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DA HABERMAS A KANT - Società Italiana di Storia della Filosofia

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Philosophia III (2/2010 - 1/2011)<br />

2. L’etica del <strong>di</strong>scorso alla luce delle critiche a Kant<br />

Habermas riconosce tre <strong>di</strong>fferenze tra l’etica del <strong>di</strong>scorso e<br />

l’etica <strong>di</strong> tipo kantiano 11 : esse si riferiscono alla sussistenza (o<br />

meno) <strong>di</strong> un dualismo tra regno dei fini e regno fenomenico, al<br />

carattere del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> moralità (se in<strong>di</strong>viduale o collettivo), e infine<br />

alla natura <strong>della</strong> legge morale (se coercitiva e negante le istanze<br />

fenomeniche o meno). Tutte e tre le <strong>di</strong>fferenze si riassumono in una<br />

sola: se da un lato, secondo Habermas, le etiche <strong>di</strong> tipo kantiano si<br />

basano su una netta separazione tra homo noumenon e homo phenomenon<br />

(prescrivendo la sottomissione coercitiva del secondo al<br />

primo), dall’altro lato l’etica del <strong>di</strong>scorso supera tale dualismo<br />

attraverso una concor<strong>di</strong>a tra i due homines, alla luce <strong>di</strong> un’interpretazione<br />

interpersonale e non solipsistica (seconda <strong>di</strong>fferenza) dell’homo<br />

noumenon, quale momento <strong>di</strong> incontro tra i vari homines<br />

phenomena. Questo incontro ha natura <strong>di</strong>alogica, in quanto sola<br />

forma che non presenti alcun aspetto <strong>di</strong> strumentalizzazione dell’altro<br />

in<strong>di</strong>viduo, e il cui risultato possa essere considerato universale<br />

– all’interno <strong>di</strong> un contesto <strong>di</strong>alogico specifico.<br />

Da tale separazione delle sfere derivano le critiche citate nei<br />

due paragrafi precedenti – procedendo a ritroso: il problema del<br />

passaggio da massima morale ad azione morale, il problema del<br />

riferimento alla vita soggettiva (“fenomenica”), e infine l’impossibilità<br />

<strong>di</strong> una decisione in foro interno che possa essere universale,<br />

senza un confronto con altri punti <strong>di</strong> vista in un foro esterno. Il problema<br />

fondamentale per Habermas concerne, quin<strong>di</strong>, il passaggio<br />

da un’universalità prescrittiva a un’universalità che potrebbe essere<br />

definita “pragmatica”, ossia inerente all’azione – nuovamente, si<br />

tratta <strong>della</strong> classica critica inerente al fatto che le etiche <strong>di</strong> tipo kantiano<br />

ignorino o trascurino l’aspetto pragmatico relativo all’azione,<br />

per concentrarsi solo sull’aspetto intenzionale, e ad<strong>di</strong>rittura<br />

costringendo l’aspetto fenomenico-pragmatico ad annullarsi <strong>di</strong><br />

fronte alle ragioni del noumenico-intenzionale. La conciliazione<br />

11 Cfr. J. Habermas, Teoria <strong>della</strong> Morale, cit., pp. 16-17.<br />

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