Alma Latina n° 5 - Alac Cremona
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Associazione<br />
LatinoAmericana<br />
C R E M O N A ALMA<br />
ASSOCIAZIONE LATINOAMERICANA CREMONA - ONLUS - Via Gioconda, 3 - 26100 <strong>Cremona</strong> - Italia<br />
Tel. e Fax 0372 20713 - http//: www.alacremona.org E-mail: info@alacremona.org<br />
Spedizione in A.P. - D.L.353/2003 (conv. In L. 27/2004 <strong>n°</strong> 46) - art. 1 comma 2 - DCB <strong>Cremona</strong><br />
Riassumiamo per i nostri lettori la<br />
storia dell'evoluzione dei programmi<br />
di cooperazione che la nostra<br />
Associazione ha sostenuto nel Paese<br />
centroamericano in questi anni.<br />
I lettori di “<strong>Alma</strong> <strong>Latina</strong>” si<br />
ricorderanno dell'anno 2001, durante il<br />
quale la nostra Associazione diede vita<br />
alla circuitazione della mostra<br />
fotografica “GUATEMALA” di<br />
Claudio Ronchini in ben quattordici<br />
comuni del territorio provinciale. Essa<br />
rappresentò l'occasione per stimolare<br />
le rispettive Amministrazioni<br />
S. Martin Sacatepequez<br />
all'adesione al progetto “Sostegno<br />
ai processi di organizzazione,<br />
coordinamento e programmazione<br />
per lo sviluppo comunitario del<br />
Sud-Occidente del Guatemala”<br />
attivata da Fratelli dell'Uomo, OnG<br />
europea con sede a Milano, con la<br />
collaborazione della nostra<br />
Associazione e cofinanziato dalla<br />
Comunità Europea e dalla Provincia<br />
di <strong>Cremona</strong>.<br />
Q u e s t o p r i m o p r o g e t t o d i<br />
cooperazione si poneva l'obiettivo<br />
di elevare il livello e la capacità di<br />
LATINA<br />
Settembre 2004 N.5<br />
Noticiero<br />
FACCIAMO IL PUNTO SUI NOSTRI PROGETTI DI<br />
COOPERAZIONE IN GUATEMALA<br />
pianificazione dello sviluppo<br />
comunitario e istituzionale nella<br />
regione indicata; accompagnare le<br />
associazioni di comunità nei processi<br />
di elaborazione e di esecuzione di<br />
piani integrali di sviluppo a livello di<br />
comunità e di municipio; studiare e<br />
favorire l'applicazione di sistemi di<br />
pianificazione, monitoraggio e<br />
valutazione istituzionale.<br />
Inoltre cercava di favorire il<br />
coordinamento regionale delle<br />
organizzazioni di base e rafforzare la<br />
partecipazione, la negoziazione e<br />
l'incidenza delle associazioni<br />
regionali a livello di municipio e di<br />
regione; tendeva a diffondere tra<br />
ONG, chiese, organizzazioni del<br />
movimento popolare, agenzie di<br />
cooperazione e istituzioni pubbliche,<br />
p r o p o s t e e d e s p e r i e n z e d i<br />
organizzazione comunitaria e<br />
partecipativa, proposte teoriche e<br />
metodologiche di organizzazione<br />
comunale e di partecipazione<br />
democratica a livello locale, e<br />
promuovere l'appoggio a tali<br />
proposte.<br />
Nell'ambito di questo progetto,<br />
nell'ottobre di quell'anno abbiamo<br />
avuto ospite a <strong>Cremona</strong> per una serie<br />
di iniziative a sostegno della Mostra e<br />
del progetto, Monica Mazariegos,<br />
collaboratrice di SERJUS, la OnG<br />
partner locale in Guatemala, invitata<br />
dal Comune e dalla Provincia per<br />
partecipare alle sedute dell'ONU dei<br />
Popoli ed alla Marcia per la Pace<br />
Perugia-Assisi.<br />
La sua presenza è servita inoltre per<br />
p r e p a r a r e u n v i a g g i o d i<br />
Amministratori Cremonesi in<br />
(Segue in Ultima)
Associazione LatinoAmericana ALMA Noticiero LATINA pag. 2<br />
Sviluppo locale e rafforzamento della concertazione tra<br />
amministrazione municipale e società civile a San Martín<br />
Sacatepéquez<br />
Rapporto di Missione in Guatemala, dal 22 al 30 maggio 2004<br />
Attività previste<br />
1. Formazione a gruppi di agricoltori relativa<br />
a installazione e gestione di serre, in<br />
particolare per la produzione di pomodoro e<br />
peperone da mercato, coltivati con metodo<br />
biologico ;<br />
2. Monitoraggio del presente progetto;<br />
3. Studio di una eventuale possibilità di<br />
continuazione del progetto.<br />
Attività svolte<br />
Attività di formazione effettuata nel corso<br />
della Missione<br />
La formazione è stata effettuata in due siti di<br />
produzione, dove erano stati organizzati<br />
incontri di una giornata cadauno con gruppi di<br />
produttori. La formazione è stata di tipo<br />
partecipativo. Oltre agli agricoltori dei gruppi,<br />
ad essa hanno preso parte anche i tecnici del<br />
progetto e tecnici di altre associazioni operanti<br />
in loco. Il livello tecnico dei presenti era già di<br />
buon livello dal punto di vista pratico, mentre<br />
era più carente dal punto di vista più teorico es.<br />
F i s i o l o g i a l ' a p p o g g i o a l l a<br />
commercializzazione, funzioni queste la<br />
cui sostenibilità è al momento in fase di<br />
studio.<br />
Monitoraggio del presente progetto<br />
La produzione di prodotti orticoli in serra è<br />
effettuata da gruppi di agricoltori composti<br />
soprattutto da donne. La loro riuscita è<br />
condizionata fortemente dalla coesione dei<br />
gruppi stessi e dalla presenza di leader<br />
locali. Ad oggi, tutti i gruppi appoggiati<br />
continuano ad operare e desiderano<br />
ampliare le attività.<br />
La produzione in serra è una attività<br />
redditizia nella aree che consentono più<br />
cicli colturali durante l'annata (boca costa),<br />
mentre i suoi benefici sono inferiori nelle<br />
aree in cui è possibile effettuare solamente<br />
un ciclo colturale a causa del freddo<br />
(altipiano). I rischi della attività sono<br />
relativamente modesti, e sono limitati ad<br />
eventi climatici violenti che danneggiano il<br />
telo di copertura. Il reddito fornito dalle<br />
serre è di circa 1200 1500 Quetzales per<br />
ciclo colturale.<br />
La tecnologia ed i materiali impiegati per la<br />
costruzione di serre sono relativamente<br />
appropriati al contesto locale, ma a parità di<br />
costo sembra possibile la introduzione di<br />
teli di plastica di migliore qualità. È<br />
opportuna la messa in opera di una<br />
esperienza pilota con serre mobili di tipo<br />
migliorato. La tecnica applicata per le<br />
produzioni orticola e floricola è in linea con<br />
le migliori esperienze italiane di<br />
coltivazione tradizionale, ed è a mio avviso<br />
appropriata al livello culturale ed<br />
economico degli agricoltori della zona. La<br />
qualità dei terreni e del clima sono fattori<br />
limitanti, soprattutto nelle aree di altopiano.<br />
In entrambe le zone considerate, vi sono le<br />
condizioni per un investimento iniziale<br />
compartecipato e a credito parziale<br />
rimborsabile in due anni, mentre la attività di<br />
gestione ordinaria, legata alle anticipazioni<br />
colturali, può essere effettuata a credito totale<br />
rimborsabile in 6 mesi. Affinché la attività<br />
abbia continuità e redditività, è<br />
imprescindibile la presenza di assistenza<br />
tecnica di qualità e continuativa in campo, e<br />
l'appoggio alla commercializzazione,<br />
funzioni queste la cui sostenibilità è al<br />
momento in fase di studio.<br />
Fattori di produzione<br />
P r e s s o i n e g o z i s p e c i a l i z z a t i d i<br />
Quetzaltenango è possibile disporre di tutti i<br />
materiali (plastica, teli antiafidi) e di tutti<br />
fattori di produzione (concimi, fungicidi,<br />
insetticidi) necessari alla buona pratica<br />
agricola. Tutti i gruppi producono ed<br />
impiegano fertilizzante organico di tipo<br />
migliorato (bukashi), ma è auspicabile che la<br />
quantità normalmente impiegata aumenti.<br />
Formazione tecnica<br />
La formazione puntuale dei gruppi di<br />
agricoltori al momento non è effettuata, ma<br />
potrebbe esserlo impiegando risorse locali.
ALMA LATINA<br />
Noticiero pag. 3<br />
Già esistono esperienze in proposito. In<br />
particolare, Intecap è un istituto guatemalteco<br />
che sembra avere tutti i requisiti per una<br />
formazione in ambito tecnico ed anche<br />
economico.<br />
Il personale amministrativo di Adit necessita<br />
di formazione in modo piuttosto consistente,<br />
soprattutto nell'ambito della gestione<br />
finanziaria, mentre sembra operare ad un buon<br />
livello per quanto riguarda il supporto<br />
comunitario. Anche le associazioni di livello<br />
superiore (Unodesma) hanno manifestato la<br />
necessità di appoggio.<br />
Assistenza Tecnica<br />
La assistenza tecnica agli agricoltori è<br />
effettuata al momento da personale di Adit, di<br />
grande esperienza e capacità, il quale gode<br />
della fiducia dei gruppi. Tale personale opera<br />
anche nell'ambito delle commercializzazione.<br />
Per i tecnici del progetto sarebbe opportuno un<br />
corso di aggiornamento, da effettuarsi<br />
eventualmente in Italia.<br />
Commercializzazione<br />
È effettuata dal personale tecnico di Adit con il<br />
supporto di Peace Corps USA, mediante un<br />
originale modello di rete con i ristoranti delle<br />
cittadine limitrofe. Questo modello consente<br />
la vendita a prezzi maggiori di quelli dei<br />
mercati locali, ma richiede la produzione di<br />
varietà migliori (es. pomodoro tipo Manzano)<br />
ed una selezione di qualità. In tale nicchia la<br />
domanda di prodotti supera normalmente<br />
l'offerta, e un aumento di questa potrebbe<br />
portare ad una ottimizzazione degli stessi costi<br />
di commercializzazione.<br />
Altre attività effettuate dalle Associazioni<br />
locali, sinergiche al presente progetto<br />
Altre importanti attività in loco, svolte con la<br />
assistenza di Serjus, sono:<br />
1. Il programma di microcredito<br />
gestito da Adit, che ha ricevuto già una<br />
donazione da FIA (la seconda è in corso), e<br />
che oggi gestisce un fondo rotativo di circa<br />
600.000 Quetzales. Questo programma<br />
finanzia gruppi di agricoltori o di donne per<br />
attività di commercio, agricoltura,<br />
allevamento. All'attività di finanziamento è<br />
affiancata sempre da una attività di<br />
supporto comunitario e formazione<br />
tecnica. Sembra dare buoni risultati a<br />
livello di beneficiari ed ha un tasso di<br />
recupero vicino al 100%.<br />
2. La attività di riconversione di<br />
terreni coltivati a caffè, quale la<br />
promozione di allevamento bovino<br />
svolta dalla associazione Adespe per il<br />
gruppo omonimo.<br />
Rapporti istituzionali in loco<br />
Associazione LatinoAmericana<br />
A seguito delle elezioni e del recente cambio<br />
al vertice dell'Alcaldia municipale, i normali<br />
rapporti di collaborazione tra il Municipio e<br />
le Associazioni di base sono in parte da<br />
ricostruire. Il Municipio non considera le<br />
Associazioni di base quali interlocutori<br />
legittimi, e ne teme la competizione sul<br />
mercato del consenso. D'altra parte, l'Alcalde<br />
richiede l'appoggio delle istituzioni straniere,<br />
che tradizionalmente appoggiano le<br />
Associazioni. Nel corso della presente<br />
missione ho cercato di stimolare la<br />
collaborazione tra le parti, e mi sono<br />
impegnato per una maggiore attenzione alle<br />
esigenze dirette del Municipio.<br />
Possibilità di progetti futuri<br />
La ipotesi di lavoro principale è definire un<br />
progetto che dia continuità all'esistente,<br />
secondo le esigenze rilevate in loco, e che sia<br />
coerente con il percorso di sviluppo definito<br />
dalle Associazioni di base. In concreto, è<br />
opportuna la messa in opera di un nuovo<br />
progetto che ampli il comparto della<br />
coltivazione in serra, ed eventualmente che<br />
dia appoggio ai gruppi di agricoltori che<br />
intendono diversificare la produzione sulle<br />
terre di nuova acquisizione verso<br />
l'allevamento bovino (vedi rapporto di<br />
missione di Tagliaferri). Queste attività<br />
potranno essere inserite in un programma<br />
ampio di formazione e di appoggio<br />
istituzionale, mirati soprattutto alla gestione<br />
del microcredito. Inoltre, è opportuno che il<br />
nuovo progetto si collochi anche a livello<br />
italiano in un quadro di partenariato più<br />
ampio. In fase di design si potrebbe cercare di<br />
coinvolgere altri attori e, in particolare, la<br />
Regione Lombardia e il Consorzio Banca<br />
Etica - Etimos. (Paolo Segalla)<br />
IL NUOVO PROGETTO IN GUATEMALA:<br />
11.486 euro di speranza è la cifra che ci serve per realizzare un progetto 10 volte più grande<br />
Da oltre dieci anni la nostra attività in Guatemala contribuisce a rendere più protagoniste le comunità rurali indigene. Grazie ai<br />
progetti sostenuti finora, molte decine di dirigenti di queste comunità sono oggi in grado di analizzare la propria realtà, di elaborare<br />
piani di sviluppo, di negoziare con le istituzioni. Sono, in sostanza, i veri attori dello sviluppo locale.<br />
Un nuovo progetto viene ora realizzato con il sostegno della Fondazione Cariplo e della Provincia di <strong>Cremona</strong>. Nel corso del 2004 si<br />
lavorerà in 4 municipi del dipartimento di Quetzaltenango: San Martín Sacatepéquez,<br />
Concepción Chiquirichapa, San Juan Ostuncalco, Zunil. Realtà molto povere, dove la maggior parte delle famiglie sopravvive con<br />
un reddito di circa 50 euro al mese. Economia di sussistenza, analfabetismo diffuso, esodo rurale, sfruttamento eccessivo delle<br />
risorse naturali, sono i problemi che affliggono queste località. Ma caratteristica comune è anche la voglia di superare le difficoltà, di<br />
appropriarsi di nuove conoscenze e avviare progetti in grado di migliorare le condizioni di vita.<br />
Il nostro Partner locale, SERJUS, affianca questi sforzi con promotori e tecnici. Questo progetto consentirà di avanzare sul piano<br />
organizzativo e della formazione e dell'assistenza tecnica. I settori di intervento sono l'agricoltura, il microcredito, la salute e la<br />
promozione della partecipazione femminile. L'obiettivo strategico: unire le forze di questi quattro municipi - oltre 100.000 abitanti -<br />
per creare un polo di sviluppo capace di contaminare positivamente le località vicine.<br />
Info: info@alacremona.org<br />
Il progetto ha un costo di 114.248 Euro. Il Partner locale copre il 31%, la Fondazione Cariplo il 48%, la<br />
Provincia di <strong>Cremona</strong> l'8,75%.<br />
Dobbiamo reperire 11.849 Euro: una cifra modesta se pensiamo che essa può realmente cambiare la<br />
vita a molte famiglie! Contiamo sulla vostra generosità<br />
Sostenete questo progetto!
Associazione LatinoAmericana<br />
Nel centro di <strong>Cremona</strong>, lo scorso<br />
settembre, come da sei anni è<br />
consuetudine, si sono svolti il<br />
M o n d o I n s i e m e e l a F e s t a d e l<br />
Volontariato, che fondono in armonia<br />
tante culture differenti assieme a varie<br />
associazioni di volontariato (tra cui la<br />
nostra).<br />
Era l'ultimo giorno della manifestazione<br />
e, verso sera, iniziarono a suonare i<br />
Diamanti Neri, un gruppo etnico africano.<br />
Con loro si creò una piccola magia: …<br />
…Immaginate uno spazio all'aperto, ma<br />
ristretto (diluviava), gli spettatori a<br />
circolo sotto la pensilina e il gruppo al<br />
centro, tre percussionisti senegalesi con i<br />
propri abiti e strumenti etnici. Cercate di<br />
vedere un altro ragazzo nero con<br />
strumenti simili a maracas che<br />
gradualmente, prima segue la musica<br />
sempre più incalzante e pian piano balla;<br />
dovete pensare quest'ultimo come a<br />
qualcuno che si muove con l'energica<br />
forza che possono concepire delle<br />
p e r c u s s i o n i s u o n a t e<br />
contemporaneamente, frenetiche ma non<br />
stressanti. Poi un'altra giovane<br />
senegalese, la quale però non fa nulla, se<br />
non limitarsi a mandare occhiate severe e<br />
scostanti al ragazzo. Mi è stato detto che,<br />
nella finzione scenica, lui deve<br />
convincere lei a seguire il ritmo con lui in<br />
una sorta di corteggiamento e lei deve<br />
farsi un po' pregare ma poi cedere. E<br />
comincia pure lei quella danza magica.<br />
Il pubblico, tutti noi, eravamo caduti in<br />
trance. In quel momento non contava più<br />
il nostro passato o la nostra società, o<br />
religione, o non religione, o cultura,<br />
perché tutti vivevamo una condizione che<br />
può diventare propria di qualsiasi essere<br />
umano.<br />
L'atmosfera era intrisa di troppa energia<br />
positiva, decisamente troppa, e in qualche<br />
modo bisognava pur sfogarsi, scollarsene:<br />
i Diamanti Neri si scaricavano il “peso”<br />
suonando o ballando. Ma noi, povero<br />
pubblico, eravamo fermi, fermi a<br />
riempirci di tutta quella potenza. Infatti<br />
(aprite gli occhi: ecco il bello), i più<br />
disinvolti incominciarono un susseguirsi<br />
di persone che si accingeva in quei<br />
movimenti che ci univano tutti, tutti<br />
a s s i e m e , i l m o n d o i n t e r o<br />
passatopresentefuturo (senza retorica)<br />
in una danza che ricordava i riti e le<br />
notti magiche della Storia ma che non<br />
obbligava a religioni o culture (se non<br />
quella della convivenza pacifica di<br />
tutti e di tutto). Il culmine ultimo delle<br />
piccola magia fu proprio che si videro<br />
ballare, assieme, gente di popoli<br />
diversi che magari, in scala mondiale,<br />
si trova in conflitti violenti… Ogni<br />
colore di pelle si fuse con gli altri… Si<br />
esibirono spontaneamente donne e<br />
uomini, italiani, indiani, arabi,<br />
africani, magari anche con i vestiti dei<br />
loro Paesi, dato che erano venuti alla<br />
festa appunto per far conoscere la<br />
propria cultura celebrandola e<br />
sottolineando però che essa poteva<br />
felicemente convivere con le altre, che<br />
erano proprio lì accanto, in quel<br />
momento, a dimostrarlo.<br />
A un certo punto s'innestò una specie di<br />
frenetica sfida non detta, nella quale<br />
avrebbe vinto colui che più si sarebbe<br />
avvicinato all'esperta abilità dei veri<br />
danzatori. Le persone non vedevano<br />
l'ora che l'altro finisse per entrare nel<br />
cerchio e se ce ne erano due assieme si<br />
lanciavano occhiate come se spiassero<br />
il “nemico” e ne misurassero la<br />
bravura, per vedere fin dove l'altro si<br />
portava, e tentare di superarlo<br />
movendosi sempre più velocemente,<br />
sempre più in trance. Anche i “profani”<br />
ALMA LATINA Noticiero pag. 4<br />
FRAMMENTI DI UTOPIA<br />
Approposito di MondoInsieme e Festa del Volontariato 2003<br />
fecero un bel lavoro; forse, se si è<br />
accompagnati e ispirati come lo si<br />
poteva essere quella volta coi Diamanti<br />
Neri, basta saper seguire l'istinto,<br />
dimenticare la ragione e lasciare che<br />
siano i sensi a guidare il corpo.<br />
Adesso, adesso che sul “nostro” pianeta<br />
il bandolo di questa enorme matassa che<br />
ora si chiama “globalizzazione” è solo<br />
una chimera, sperare di tornare indietro<br />
o avere delle altre possibilità è piuttosto<br />
ingenuo. Ma vedendo quello spettacolo,<br />
ho compreso che se la Storia umana non<br />
fosse già arrivata a questo punto e fosse<br />
ancora da scrivere, forse avremmo<br />
l'opportunità di vivere in pace, non nel<br />
senso che senz'altro accadrebbe ma nel<br />
senso che le speranze non sarebbero<br />
vane. Spesso, le cause delle nostre<br />
guerre erano/sono contrasti religiosi e<br />
culturali. Ma da quella volta in cui ho<br />
visto popoli differenti unirsi danzando,<br />
ho capito che il razzismo non è per forza<br />
un sentimento naturale. Cani e gatti si<br />
odiano perché hanno dei linguaggi<br />
diversissimi e quindi non si capiscono;<br />
me se incominciano a vivere insieme fin<br />
da cuccioli, possono diventare amici<br />
inseparabili. Non è solo con il controllo<br />
dell'emotività che l'uomo può<br />
sopprimere questo sentimento<br />
devastante. Se i “razzismi puri” non<br />
f o s s e r o s t a t i a l i m e n t a t i d a<br />
strumentalizzanti cause strategiche,<br />
economiche, politiche e militari, forse<br />
l'uomo avrebbe potuto realizzare la<br />
“pace” , la convivenza armoniosa… Se<br />
la fame di potere non avesse conosciuto<br />
la tecnologia sarebbe più facile capire<br />
come funziona la grande macchina in cui<br />
viviamo, toglierci di dosso le (in)visibili<br />
catene (quelle possenti che sfruttano il<br />
mondo povero come industria<br />
sottopagabile e quelle virtuali che usano<br />
il mondo ricco come mercato), …<br />
Quella volta, in cui i colori si<br />
m i s c e l a v a n o a r m o n i o s a m e n t e<br />
nell'arcobaleno, abbiamo assistito a<br />
frammenti di utopia.<br />
A coloro che sono stati partecipi di<br />
quelle scene incredibilmente vere: non<br />
scordatele mai!!! (Eleonora)
ALMA LATINA<br />
Noticiero pag. 5<br />
La tribù viene invitata a una festa in un<br />
villaggio vicino. Il giorno dopo gli indios si<br />
avviano nella selva, in fila indiana. Avanti<br />
sono gli uomini, armati. Dietro vengono le<br />
donne, che portano i bambini, le vettovaglie e<br />
le poche masserizie. Piccoli cani<br />
accompagnano il gruppo in marcia. Questa è<br />
una festa di alleanza. I due gruppi fino a ieri<br />
erano rivali. Ora hanno deciso di fare la pace.<br />
Il sentiero passa attraverso un villaggio<br />
abbandonato dove si fermano per la notte. Le<br />
amache vengono assicurate ai pali. Si<br />
dispongono in giro i guerrieri che dovranno<br />
vegliare sul sonno dei compagni. In terra, si<br />
apparecchiano grandi foglie sulle quali<br />
brulica un'enorme quantità di formiche rosse.<br />
Gli Yanoama ne sono golosi. Giunti al<br />
villaggio, comincia la festa dell'alleanza. Un<br />
gruppi di guerrieri ospiti, adorni con le piume<br />
d'arpia che hanno un significato sacrale,<br />
irrompe con le lance puntate sul villaggio.<br />
Poi anche donne e bambini irrompono nel<br />
villaggio. Sono tutti decorati e dipinti con<br />
cura. I guerrieri agitano minacciosamente le<br />
loro armi, ma si tratta soltanto di un rito. I<br />
loro atteggiamenti bellicosi sono<br />
contraddetti dalle grida festose delle donne e<br />
dei bambini. Un gruppo di guerrieri avanza<br />
portando i doni. Uno, il più anziano, ha sulle<br />
spalle un pezzo di tronco scavato col fuoco.<br />
(Gli uomini della tribù hanno portato uno<br />
speciale recipiente scavato in un tronco. È un<br />
regalo nel quale verranno riposte le ossa<br />
bruciate di un loro compagno morto di<br />
recente).<br />
Mentre qualcuno canta una nenia, altri<br />
portano un cesto pieno di frammenti di ossa<br />
carbonizzate. Le ossa vengono poste in un<br />
recipiente di legno e frantumate fino a essere<br />
ridotte in polvere.<br />
Il rituale è compiuto da due rappresentanti<br />
delle due tribù, mentre gli altri osservano<br />
accucciati in cerchio. Questa polvere la<br />
mangeranno tutti insieme al momento<br />
culminante della festa e sarà il segno di<br />
un'alleanza che nessuno oserà infrangere.<br />
Gli uomini hanno in bocca, tra i denti, un bolo<br />
di tabacco. Lo masticano, lo succhiano e se lo<br />
passano l'un l'altro. È un segno di confidenza.<br />
La polvere delle ossa tritata viene tolta dal<br />
tronco scavato e fatta scivolare da mani<br />
esperte in una zucca vuota. Dopo questa<br />
operazione i guerrieri si liberano di ogni<br />
antica inimicizia e di ogni rancore segreto.<br />
Chi pensa di avere qualche conto in sospeso<br />
con un uomo dell'altra tribù, lo può affrontare<br />
con una sorta di pugilato rituale. I colpi<br />
vengono dati e restituiti con uguale misura e<br />
così il conto torna pari. Gli uomini, due per<br />
volta, si pongono uno di fronte all'altro.<br />
Hanno i colori e gli ornamenti di guerra.<br />
Chi deve ricevere i colpi si pone di fronte<br />
l'amico-nemico con aria spavalda, con la<br />
testa e guardando in aria come se l'altro<br />
non ci fosse. E il suo atteggiamento non<br />
cambia quando l'altro gli tira sul petto dei<br />
gran colpi col pugno chiuso, colpi che<br />
fanno risuonare la sua cassa toracica. Non<br />
batte ciglio, mentre tutti gli indios fanno<br />
cerchio e segnano la tenzone. Poi il<br />
cambio. Il picchiatore diventa il picchiato.<br />
C'è molta saggezza in questa cerimonia;<br />
essa ha un'utilità sociale, comunitaria.<br />
Dopo lo scambio di pugni e lo scarico di<br />
colpi, le tensioni fra uomo e uomo, fra<br />
gruppo e gruppo, sono definitivamente<br />
cancellate. Solo alla fine dello scontro<br />
rituale, riprende importanza la parte<br />
magica della cerimonia; lo sciamano è<br />
accucciato in terra, canta e si agita in<br />
preda a estasi mistica, al centro di un<br />
cerchio di spettatori. Versa la polvere di<br />
ossa, contenuta nella zucca, in una grande<br />
ciotola ricolma di un liquido denso e<br />
biancastro: la pappa di banana.<br />
(Le ceneri sono mescolate a pappa di<br />
banana. Il morto continuerà a vivere<br />
dentro ciascun membro della tribù.<br />
Diventerà parte del loro sangue).<br />
Sono tutti accucciati: in terra, in cerchio,<br />
con le armi ancora in pugno. La ciotola<br />
passa da uno all'altro, in silenzio, devono<br />
un lungo sorso. (Il nome del morto, che<br />
nessuno potrà mai più pronunciare ad alta<br />
voce, sarà il nome segreto che unirà per<br />
sempre le due tribù).<br />
Riflessione<br />
Una prova, una sopravvivenza per<br />
confermare che, per quanto il rito ci possa<br />
ripugnare, il cannibalismo rituale ha<br />
Associazione LatinoAmericana<br />
RITI MAGICI DEGLI INDIOS: RITO DELLA PACE<br />
PAPPA DI BANANE E POLVERE DI DEFUNTI PRESSO GLI YANOAMA<br />
rappresentato una tappa importante<br />
nell'esperienza umana. È una delle più<br />
grandi scoperte dell'umanità: quella<br />
dell'anima che non muore. È il primo<br />
sospetto dell'immortalità.<br />
Mangiare le carni dei nemici vinti<br />
(soprattutto i vari organi sedi delle virtù<br />
umane) significa impossessarsi della loro<br />
importanza sessuale, delle loro doti<br />
intellettuali, del loro coraggio, della loro<br />
anima.<br />
Il cannibalismo è presente anche nelle<br />
forme più impensate della nostra civiltà: la<br />
Comunione, il sacramento della religione<br />
cristiana. Il credente mangia il Dio che<br />
adora per assimilarne la divinità.<br />
Compiuta la cerimonia, tutti si alzano in<br />
piedi e gridando e ridendo si abbracciano<br />
violentemente, dandosi l'un l'altro manate<br />
sulla schiena. Serve a scaricare la tensione<br />
accumulata durante il rito ed affrontare il<br />
momento più impegnativo del rituale:<br />
l'incontro magico con gli spiriti degli<br />
antenati.<br />
Da una zucca un uomo versa sulla mano una<br />
polvere grigia. La fa scivolare all'estremità<br />
di una canna cava. La inserisce nella narice<br />
di un compagno e poi soffia, provocando<br />
una piccola nube. L'uomo che riceve la<br />
droga sobbalza, starnutisce, si dà alcuni<br />
colpi in testa, si agita da un istante e si ritira<br />
da una parte, restando come inebetito. Ha<br />
conati di vomito, nausea. Poi gli occhi si<br />
riempiono di lacrime. È la volta dell'altro. E<br />
così fanno tutti a turno. (La polverina che i<br />
guerrieri si soffiano nel naso è l'ebenà, una<br />
potente droga allucinogena. La droga<br />
raggiunge direttamente il cervello.<br />
All'inizio provoca dolori molto forti di testa,<br />
vertiginosi, nausee. Poi a poco a poco, gli<br />
uomini entrano in un mondo diverso.<br />
Sentono le voci dei parenti e degli antenati<br />
scomparsi).<br />
Solo lo sciamano è in piedi passeggia avanti<br />
e indietro, come invasato, salmodiando.<br />
Anche lui ha lo sguardo assente, anche lui<br />
vede un altro mondo, vede gli spiriti della<br />
foresta e parla con loro.<br />
Riflessione<br />
Forse questo rito sembra disgustoso,<br />
selvaggio, solo perché diverso da quello che<br />
fin dalla nascita ci viene insegnato a<br />
considerare civile. Ma quello che è diverso<br />
non è sempre peggiore. Gli Yanoama non<br />
sono uomini inferiori. La loro vita è più<br />
vicina della nostra all'intima verità della<br />
natura. È più vera. Anche la droga non è un<br />
vizio. Gli uomini la usano solo con rispetto e<br />
cautela solo per avvicinarsi a un sacro<br />
mistero: la morte. (Angelo)
Associazione LatinoAmericana<br />
ALMA LATINA Noticiero pag. 6<br />
Perù. Ciao Burlington<br />
La compagnia petrolifera Burlington Resources, una delle maggiori azioniste della<br />
campagna elettorale di George Bush, ha annunciato il suo ritiro dal Blocco 64<br />
dell'Amazzonia peruviana. "E' stata sconfitta", sono parole dell'agenzia Reuters,<br />
"dalla resistenza degli indigeni Achuar". Non si tratta, per ora, di una vittoria completa<br />
e definitiva, perché Burlington continua ad operare nei "Blocchi" [la definizione fu<br />
coniata dal governo Fujimori e mantenuta invariata, come molte altre cose, da quello<br />
di Toledo] 70 e 87, e perché cede la sua partecipazione al consorzio estrattivo alla<br />
degna sorella Oxy. Ma si tratta di un segnale di grande rilevanza per un territorio ricco<br />
di straordinaria biodiversità e per un popolo che ha subito secoli di genocidio: gli<br />
Achuar in Perù sono soltanto 14 mila, distribuiti in 80 comunità. Di interesse ancora<br />
maggiore, sembra tuttavia la capacità di collegamento e lotta comune in difesa della<br />
terra da parte degli Achuar peruviani ed ecuadoriani. Una sola popolazione divisa da<br />
confini statali artificiali che hanno dato origine a una guerra durata oltre cinquant'anni.<br />
Con la Oxy, la compagnia molto nota per i massacri sugli U'wa colombiani, a integrare<br />
il consorzio che pretende di estrarre il petrolio dal Blocco 64, malgrado le palesi<br />
violazioni dei soliti trattati Oil sottoscritti regolarmente dai governi del Perù, resta ora<br />
soltanto la spagnola Repsol-Ypf. Sono i soliti pochi nomi delle onnipotenti compagnie<br />
che devastano il pianeta, corrompono i governi e assoldano guardie dal grilletto facile,<br />
eppure le non-notizie che riportano importanti vittorie delle popolazioni indigene<br />
diventano sempre più frequenti in ogni angolo del mondo. Le trivelle nel Blocco 64,<br />
953.790 ettari di meravigliosi fiumi, laghi e foreste pluviali, sono ferme dal 1995.<br />
(Da Carta Mondo)<br />
Perù. Il Forum delle Americhe contro<br />
Camisea<br />
Fervono i preparativi per il Forum sociale<br />
delle Americhe che si terrà a Quito,<br />
Ecuador, a fine luglio. Nell’incontro<br />
preparatorio dei movimenti e delle<br />
organizzazioni peruviane che s’è svolto a<br />
Lima la scorsa settimana, si è parlato a<br />
lungo degli effetti sociali e ambientali<br />
dello sfruttamento minerario nelle<br />
comunità andine, dell’Alca e del Trattato<br />
di libero scambio con gli Stati uniti, per<br />
il quale negli stessi giorni, a migliaia di<br />
chilometri di distanza, erano in corso i<br />
negoziati. Nel corso degli incontri, le<br />
organizzazioni indigene hanno lanciato un<br />
allarme contro il progetto Camisea per<br />
l’estrazione, il trasporto, la distribuzione e<br />
l’esportazione di gas naturale. Finanziato<br />
d a B a n c a m o n d i a l e , B a n c a<br />
interamericana per lo sviluppo [Bid] e<br />
da alcune banche private, fra cui l’italiana<br />
Banca intesa, il progetto interessa la<br />
bassa valle dell’Urubamba, nella foresta<br />
amazzonica peruviana. Si tratta di un<br />
e c o s i s t e m a i n c o n t a m i n a t o e d<br />
estremamente delicato, caratterizzato da<br />
un elevatissimo tasso di biodiversità,<br />
definito dall’Unione internazionale per<br />
la conservazione della natura [Iucn]<br />
come l’ultimo posto sulla terra da<br />
trivellare per la ricerca di combustibili<br />
fossili. Perfino la Shell si è ritirata dal<br />
progetto, proprio per le denunce legate<br />
all impossibilità di mitigare gli elevati<br />
impatti sociali ed ambientali ad esso<br />
associati. Ora le perforazioni e la<br />
costruzione del gasdotto lo stanno<br />
distruggendo, ma l’impatto più<br />
devastante sta già ricadendo sulle<br />
popolazioni indigene che abitano la<br />
zona in condizione di forte isolamento:<br />
le attività del progetto stanno<br />
contaminando le riserve di acqua<br />
potabile e riducendo notevolmente la<br />
loro possibilità di procurarsi cibo.<br />
Abituati a vivere in completo<br />
isolamento, le comunità degli<br />
M a c h i g u e n g a , Yi n e , N a h u a e<br />
Kugapakori sono estremamente<br />
vulnerabili al contatto con i lavoratori<br />
estranei, i cui continui spostamenti sul<br />
territorio sono all’origine delle epidemie<br />
che stanno decimando gli indigeni.<br />
Rimangono vittima delle malattie<br />
infettive, soprattutto respiratorie e<br />
intestinali. Una recente missione del<br />
Dipartimento di epidemiologia del<br />
Ministero della salute peruviano ha<br />
riscontrato un alto tasso di mortalità<br />
soprattutto fra i minori: fra il 2002 e il<br />
2003, il 75 per cento dei morti per queste<br />
infezioni aveva meno di 12 anni.<br />
Considerato che in alcune comunità la<br />
metà della popolazione è costituita da<br />
minori di 15 anni, la minaccia di<br />
estinzione per queste popolazioni è<br />
estremamente reale.<br />
(Da Carta Mondo)
ALMA LATINA<br />
Noticiero pag. 7<br />
Associazione LatinoAmericana<br />
Bolivia. La repubblica di Kollasuyo<br />
Kollasuyo è il nome dato dagli Incas al<br />
proprio impero, una regione che<br />
comprendeva l’odierno altipiano<br />
boliviano e peruviano. Ricreare<br />
Kollasuyo, una nazione indigena<br />
indipendente e sovrana interamente<br />
amministrata dalle popolazioni<br />
originarie che oggi ne abitano le terre, è<br />
l’obiettivo del “Mallku” Felipe<br />
Quispe, deputato e leader del<br />
movimento contadino e indigeno<br />
Pachakuti, uno dei protagonisti delle<br />
incandescenti giornate dell’ottobre<br />
scorso. Un obiettivo che, secondo<br />
Quispe, si avvicina sempre più: sono<br />
infatti già una decina le comunità<br />
andine da cui la popolazione, stanca<br />
dei ricatti e degli abusi di potere, ha<br />
espulso le autorità ufficiali e la polizia,<br />
sostituendoli con un autogoverno<br />
che si richiama alla tradizione<br />
aymara. “Non li vogliamo più,<br />
vogliamo le nostre autorità<br />
originarie”, ha detto il “Mallku”, e<br />
ha spiegato che queste azioni<br />
rispondono a un piano di lungo<br />
termine della Centrale agraria, che<br />
si estenderà fino alle città. Fra le<br />
comunità che hanno dato avvio al<br />
progetto del leader contadino figura<br />
anche Warisata: da lì partì in ottobre<br />
la rivolta popolare che incendiò poi<br />
le strade di El Alto e di altre città<br />
della Bolivia, culminata con la fuga<br />
a Miami del presidente Gonzalo<br />
Sánchez de Lozada. Intanto il<br />
presidente che l’ha sostituito,<br />
Carlos Mesa, ha promulgato il 20<br />
f e b b r a i o l a r i f o r m a d e l l a<br />
Costituzione boliviana che potrebbe<br />
portare al referendum sul gas e alla<br />
c r e a z i o n e d i u n ’ A s s e m b l e a<br />
costituente. Una riforma che i<br />
boliviani aspettavano da tempo.<br />
(Da CartaMondo)<br />
Bolivia. Brevetti indigeni<br />
Le multinazionali farmaceutiche<br />
hanno fatto del sapere tradizionale la<br />
loro miniera d’oro e i popoli indigeni<br />
del pianeta cercano vie d’uscita al<br />
saccheggio delle loro risorse<br />
conoscitive. I guaraní dell’Izozog, nel<br />
s u d e s t d e l l a B o l i v i a , h a n n o<br />
recentemente ottenuto la registrazione<br />
del marchio Cimci [Capitanía mayor<br />
indígena de las comunidades<br />
indígenas] per una specie nativa di<br />
carruba. Apprezzata per l’alto<br />
contenuto proteico e il sapore dolce, la<br />
carruba viene da sempre lavorata dalle<br />
donne delle comunità, che dalla sua<br />
macinazione ricavano una farina con la<br />
quale è possibile preparare prodotti<br />
simili al caffè ed alla cioccolata. Il<br />
nuovo brevetto conferisce adesso la<br />
proprietà intellettuale collettiva dei<br />
prodotti derivati dalla carruba locale<br />
alle comunità dell’Izozog. Le 98 donne<br />
della cooperativa di Ibasiriri e<br />
Piquirenda che ne hanno fatto richiesta<br />
si stanno già preparando ad avviarne la<br />
commercializzazione sul mercato<br />
nazionale, con una campagna<br />
pubblicitaria che prenderà il via nei<br />
p r o s s i m i g i o r n i . M a p e r<br />
pubblicizzare i prodotti, per<br />
commercializzarli e anche per<br />
registrare un marchio, sono<br />
necessarie risorse economiche<br />
consistenti, così i guaraní hanno<br />
trovato il sostegno di Usaid,<br />
l’organizzazione governativa<br />
statunitense per la cooperazione. Una<br />
scelta che non mancherà di sollevare<br />
aspre critiche da parte dei molti<br />
gruppi indigeni che a Cancún, nel<br />
2003, si erano pronunciati contro la<br />
p r i v a t i z z a z i o n e d e l s a p e r e<br />
tradizionale, anche quando viene<br />
intesa come difesa dal saccheggio<br />
delle multinazionali. [A.M.]<br />
(Da CartaMondo)
Associazione LatinoAmericana<br />
Chilavert recupera, o meglio<br />
c o n t i n u a a r e c u p e r a r e . L a<br />
Cooperativa di tipografi che ha sede<br />
in calle Chilavert 1136, nel quartiere<br />
di Pompeya, a Buenos Aires, è nata<br />
nel 2002, quando i padroni della<br />
vecchia stamperia Gaglianone<br />
dichiararono il fallimento di<br />
un’impresa fondata sessant’anni fa.<br />
Gli anziani operai occuparono la<br />
fabbrica e decisero di autogestirla in<br />
c o o p e r a t i v a . E ’ q u e s t a ,<br />
probabilmente, la più interessante<br />
delle due diverse strade che segue il<br />
grande movimento argentino "de<br />
empresas recuperadas", l’altra è<br />
Editore:<br />
Associazione Latinoamericana di <strong>Cremona</strong> ONLUS<br />
Via Gioconda, 3 - 26100 <strong>Cremona</strong><br />
Direttore Responsabile:<br />
Mauro Castagnaro<br />
Stampa:<br />
Fantigrafica Via delle Industrie, 38 - <strong>Cremona</strong><br />
Registrazione:<br />
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di<br />
<strong>Cremona</strong> al N° 386 del 16/8/2002<br />
q u e l l a d e l l a r i c h i e s t a d i<br />
statalizzazione. Quelli della<br />
Chilavert ne sono tra i riferimenti<br />
più importanti, anche perché molti<br />
ricordano la notte in cui violarono<br />
il blocco della polizia per<br />
impedire che la stamperia fosse<br />
c h i u s a , s e c o n d o l ’ o r d i n e<br />
giudiziario. Fu in quella notte, e<br />
grazie a quelle mani esperte, che<br />
sulla rotativa cominciarono a<br />
girare le copie del primo libro<br />
sulle "asambleas de los vecinos",<br />
una delle espressioni più avanzate<br />
di democrazia della rivolta<br />
popolare del dicembre 2001,<br />
l’Argentinazo. Da qualche<br />
settimana, al secondo piano della<br />
stamperia, è stato aperto<br />
"Chilavert recupera", un centro<br />
culturale con tanto di laboratori<br />
artistici e sulla comunicazione,<br />
corsi di musica, grafica e<br />
giornalismo, ricerche sul pensiero<br />
ALMA LATINA Noticiero pag. 8<br />
Paraguay.<br />
La guerra agrotossica in tempo di pace<br />
Negli ultimi anni l’estensione delle<br />
terre del Dipartimento paraguayano<br />
di San Pedro coltivate a soia è<br />
triplicata. Della vera e propria<br />
colonizzazione dell’agricoltura<br />
latinoamericana, operata attraverso<br />
un legume del tutto estraneo alla<br />
tradizione locale, si è detto spesso;<br />
meno nota, forse, è la principale<br />
conseguenza dell’invasione di una<br />
pianta che ormai in tutto il mondo è<br />
conosciuta come l’agente principale<br />
dell’infiltrazione Ogm: l’uso<br />
dissennato di prodotti agrotossici<br />
micidiali per la salute delle persone e<br />
l’ambiente. In questi giorni, in<br />
Paraguay, lo ricorda una marcia di 80<br />
chilometri di migliaia di famiglie<br />
contadine contro l’uso di erbicidi<br />
vietati in altri paesi. Si tratta, in<br />
particolare, del Paraquat e del 2-<br />
4d, il terribile ‘agente arancio’<br />
utilizzato nelle fumigazioni a<br />
tappeto degli aerei statunitensi<br />
contro la resistenza vietnamita. La<br />
coltivazione di soia, spinta in<br />
particolare dai grandi produttori<br />
brasiliani che affittano enormi<br />
a p p e z z a m e n t i d i t e r r e n o<br />
paraguayano, consente due<br />
raccolti l’anno. Più profitti e più<br />
veleni, dunque. In pochi mesi, valli e<br />
selve incontaminate vengono<br />
‘pulite’ per meccanizzare la<br />
produzione secondo il modello caro<br />
all’Organizzazione mondiale del<br />
commercio di un agricoltura senza<br />
contadini. Con la protesta degli<br />
agricoltori, sostenuta in modo<br />
straordinario dalla gente delle<br />
comunità che offre da bere e da<br />
mangiare ai lati della ‘carrettera’ in<br />
cui si marcia, camminano anche<br />
molte delle autorità locali della<br />
zona. Fernando Recalde, che guida<br />
la Comuna di Choré, ne spiega la<br />
ragione con semplicità disarmante:<br />
‘Ormai nei fiumi e nei torrenti della<br />
nostra zona non ci sono più pesci’.<br />
[A.M.] (Da CartaMondo)<br />
Argentina. L’arte di recuperare<br />
e l’estetica, e una biblioteca che già<br />
conta 400 volumi sull’arte. Le<br />
prime adesioni danno conto in<br />
maniera significativa dell’esistenza<br />
e della qualità dei legami sociali<br />
della rete sommersa e poco visibile<br />
dell’attuale movimento argentino:<br />
ci sono un paio di altre fabbriche<br />
recuperate della capitale, Impa e<br />
Grissinopolis, il movimento<br />
piquetero 26 de Junio, l’assemblea<br />
dei "vecinos" di Pompeya e diverse<br />
associazioni culturali del quartiere<br />
di Palermo.<br />
(Da CartaMondo)
ALMA LATINA<br />
Noticiero pag. 9<br />
Il 1° gennaio '94 gli indios del Chiapas<br />
(regione del sud-est messicano) insorsero<br />
contro il Governo per rivendicare i loro<br />
diritti, calpestati da quando i coloni europei<br />
misero piede nelle loro terre. La Storia ha<br />
ammesso onestamente l'errore commesso<br />
nei confronti degli indios, eppure<br />
l'Attualità, più egoista e “interessata”,<br />
continua ad ignorare quello stesso errore<br />
che, nonostante tutto, continua a verificarsi.<br />
Quest'anno si festeggia il decennale della<br />
nascita dell'EZLN (Esercito Zapatista di<br />
Liberazione Nazionale), ma anche il<br />
ventennale, perché fu nel decennio<br />
precedente al '94 che gli zapatisti si<br />
preparano militarmente e culturalmente e si<br />
allargarono diventando cospirazione di<br />
massa.<br />
Esiste un preciso motivo per cui gli zapatisti<br />
occuparono le prime città del sud-est<br />
messicano e si rivelarono proprio il 1°<br />
gennaio '94: quel giorno entrava in vigore il<br />
NAFTA, il Trattato di libero commercio tra<br />
USA, Canada e Messico. Gli zapatisti<br />
sapevano che si sarebbe rivelato l'ennesima<br />
arma delle multinazionali per gestirsi in<br />
totale libertà, sostituendosi al potere e<br />
sfruttando gli indios esclusivamente come<br />
mano d'opera a basso costo nel migliore dei<br />
casi.<br />
Il principale scopo dell'EZLN è l'aspirata<br />
uguaglianza di diritti tra indios e resto della<br />
popolazione, ma anche il riconoscimento<br />
dell'eterogeneità nel rispetto di tutte le<br />
culture. Intanto, però, gli zapatisti hanno<br />
raggiunto un'altra meta fondamentale:<br />
hanno reso gli indios soggetto politico. A<br />
questo hanno contribuito il fatto in sé di<br />
reclamare in consapevolezza tutt'altro che<br />
ingenua i loro diritti e il modo attivo e<br />
recettivo in cui si sono porti al mondo: gli<br />
zapatisti non risultano disgraziati da<br />
compatire o folklore primitivo rispetto al<br />
progredire della società (o “regredire”?)!<br />
Bensì, si sono dimostrati degni,<br />
perfettamente in possesso della loro<br />
immagine.<br />
Come l'EZLN cerca di raggiungere la sua<br />
(u)topia? Impugna le armi, ma a modo suo:<br />
oltre a considerare il sangue “l'estremo<br />
rimedio a problemi estremi”, l'EZLN lotta<br />
con un carattere diverso dal solito… Non lo<br />
fa con la rabbia accecata (giustificata o no)<br />
del terrorista, né con la matematica<br />
freddezza da “macchina del potere”… Gli<br />
zapatisti usano la violenza nella purezza<br />
della semplicità (per quanto sia<br />
paradossale). In più adesso ci si potrebbe<br />
appellare alla vecchia teoria che<br />
considera meno vittime i militari che i<br />
civili: l'EZLN ha fatto morti<br />
esclusivamente nell'esercito federale o<br />
paramilitare, ma questo ha gentilmente<br />
ricambiato con massacri nei confronti<br />
anche di innocenti (ad esempio il<br />
tristemente famoso assassinio di 45<br />
indigeni cattolici nella chiesa di Acteal<br />
da parte di un gruppo paramilitare vicino<br />
al Partito Rivoluzionario Istituzionale);<br />
peraltro, quando il Governo dà il cessate<br />
il fuoco e magari si apre al dialogo,<br />
immediatamente anche gli zapatisti<br />
ripongono le armi e passano ai trattati, e<br />
sarebbe sempre così che vorrebbero<br />
operare: per loro sparare vuol dire<br />
“difendersi astutamente”, cioè senza<br />
abbandonare la politica e senza lasciarsi<br />
andare al vortice della furia. Infatti, un<br />
altro punto focale nel loro procedere sta<br />
nella politica del dialogo, in cui si<br />
ascolta e si parla; si capisce quanto gli<br />
zapatisti valorizzino la parola anche<br />
dalla loro scelta di usare, in certi periodi,<br />
come arma, il silenzio (questa “tattica”<br />
trova realmente origine in altre lotte<br />
indigene del passato); inoltre, proprio<br />
grazie allo scambio verbale, alla<br />
mentalità aperta (e a Internet!) l'EZLN è<br />
riuscita a farsi conoscere in tutto il<br />
mondo, raccogliere consensi e, tramite<br />
anche la sua iconografia, diventare quasi<br />
una moda tra alcuni giovani; soprattutto,<br />
l'EZLN ha avuto un'influenza poderosa<br />
sul movimento no-global, lo ha reso più<br />
realistico, possibile, ha fornito nuove<br />
idee, anche se probabilmente non potrà<br />
essere una reale forza destabilizzante<br />
l'impero U.S.A.<br />
Gli zapatisti hanno concepito un<br />
radicale cambiamento nel processo di<br />
“presa di coscienza” che solitamente<br />
caratterizzava un'insurrezione: finora<br />
c'era la mentalità di dover “assimilare”<br />
macchinalmente le tipiche nozioni<br />
rivoluzionarie e poi trasmetterle<br />
altrettanto rigidamente al popolo; questa<br />
scaletta sottintendeva, però, una<br />
costruzione in serie partendo da soggetti<br />
“limitati ed identificati” [da “Molto più<br />
che una risposta ad Atilio Boron di Jhon<br />
Holloway], che poi non potevano che<br />
formare una società limitata ed<br />
Associazione LatinoAmericana<br />
20 E 10 ANNI DI SAGGEZZA PER L'EZLN<br />
“ … Dietro i noi che vedete, dietro siamo voi…”<br />
identificata, come l'U.R.S.S. Di<br />
totalmente differente da questo modello,<br />
gli zapatisti offrono una cultura che<br />
aspetta di farsi e questa è saggezza-, una<br />
cultura che si crea, domandando mentre<br />
cammina e trovando le risposte nella<br />
propria esperienza ed interiorità: gli<br />
zapatisti sostengono che la gente comune<br />
sia ribelle, la considerano un vulcano<br />
soffocato! E lo capirono quando, col<br />
proposito di spiegare il neoliberismo, si<br />
ritrovarono ad ascoltare questa “gente<br />
comune”, che già si era formata la<br />
saggezza dell'esperienza specifica.<br />
Un nodo focale della lotta zapatista è il<br />
rapporto col potere, con la concezione di<br />
potere. Dopo la rivoluzione di Zapata,<br />
l'EZLN ha condotto la prima insurrezione<br />
del XX secolo che rifiuta la politica<br />
tradizionale (ma non certo la politica!): in<br />
primis perché non si propone sicuramente<br />
come semplice partito d'opposizione e poi<br />
(forse soprattutto) perché la sua lotta non<br />
persegue la conquista del potere; l'EZLN<br />
non mira ad abbatterlo, ma sa che lo<br />
porterà a dissolversi rendendolo inutile:<br />
gli zapatisti intendono realmente<br />
l'autogoverno e la consapevolezza, in cui<br />
la società civile è la prima a essere<br />
direttamente coinvolta nella politica e in<br />
cui si ripudia la logica dell' “obbedienza<br />
cieca”. L'EZLN ha unito utopia e realtà<br />
istituzionale nei municipi autonomi<br />
occupati a partire dal primo dicembre '94<br />
(allora erano 38); il 9 agosto '93 questi<br />
municipi autogestiti presero il nome di<br />
Caracoles (“chiocciole” in italiano) per<br />
sottolineare la lunga attesa che richiederà<br />
la trasformazione antropologica<br />
necessaria al raggiungimento della<br />
Giustizia. - […] Lo zapatismo non è una<br />
nuova ideologia o un riciclaggio di<br />
vecchie ideologie. Lo zapatismo non è,<br />
non esiste. Serve solamente a ciò a cui<br />
servono i ponti, per attraversare da un lato<br />
all'altro. […]<br />
Ecco cosa celebre il 2004. Anzi, il 2004<br />
non celebra solo questo: con l'EZLN si<br />
festeggiano anche tutti coloro aspirano ad<br />
un mondo migliore e tutti coloro in<br />
qualche modo “diversi” dalla loro società<br />
oppure finiti ingiustamente nell'oblio…<br />
Gli zapatisti alzano i loro passamontagna a<br />
simbolo di tutte queste persone (“ …<br />
Dietro i noi che vedete, dietro siamo<br />
voi…”). (Eleonora)
(Segue dalla prima)<br />
Associazione LatinoAmericana<br />
Guatemala realizzato nel marzo del<br />
2002, a cui parteciparono un Assessore<br />
della Provincia, uno del Comune di<br />
<strong>Cremona</strong> ed uno del Comune di<br />
Piadena, oltre ad un nostro<br />
rappresentante e due di Fratelli<br />
dell'Uomo.<br />
Il viaggio ha sviluppato un'agenda<br />
m o l t o f i t t a d i i n c o n t r i c o n<br />
organizzazioni di base, OnG, Alcaldes<br />
(Sindaci) istituzionali, Alcaldes<br />
indigeni rappresentanti delle<br />
comunità, rappresentanti della<br />
Comunità Europea e di alcune Agenzie<br />
per lo sviluppo dell'ONU.<br />
Negli incontri è stata ribadita da tutti<br />
gli interlocutori l'importanza per lo<br />
sviluppo, della Cooperazione<br />
Decentrata, unico strumento efficace<br />
per produrre risultati concreti senza<br />
incappare nelle maglie della<br />
corruzione governativa che azzera le<br />
risorse, sempre troppo scarse rispetto<br />
alle necessità reali.<br />
Il viaggio ha contribuito a dare avvio<br />
ad una nuova fase della cooperazione<br />
cremonese con il Guatemala ed allo<br />
sviluppo di una nuova fase progettuale<br />
che ha visto coinvolti gli Enti pubblici<br />
cremonesi in un rapporto diretto con<br />
u n M u n i c i p i o d e l P a e s e<br />
c e n t r o a m e r i c a n o , S . M a r t i n<br />
Sacatepequez: collaborazione che sta<br />
proseguendo ancora oggi.<br />
Nel marzo 2003, la Provincia di<br />
<strong>Cremona</strong> ha ospitato il Direttore di<br />
Serjus, Manolo Garcia, che ha<br />
partecipato ad un importante convegno<br />
sulla Cooperazione Decentrata<br />
organizzato dall'Ente e che ha visto la<br />
nostra Associazione tra i protagonisti<br />
dell'evento.<br />
Nel giugno del 2003 una nuova<br />
delegazione, composta questa volta<br />
dall'Assessore all'agricoltura e dal<br />
Dirigente di Settore, si è recata in<br />
Guatemala, nel Comune di S. Martin<br />
Sacatepequez, per studiare il terreno di<br />
una possibile cooperazione in ambito<br />
agricolo con quel territorio, dato che<br />
<strong>Cremona</strong> ha conoscenze importanti da<br />
poter offrire alle aree dove l'agricoltura<br />
è meno sviluppata.<br />
N e i m e s i s u c c e s s i v i q u e s t a<br />
delegazione, attraverso la nostra<br />
Associazione e Fratelli dell'Uomo,<br />
ha sottoposto alle organizzazioni di<br />
base di S. Martin una traccia di<br />
progetto che prevedeva il<br />
rafforzamento delle esperienze di<br />
coltivazione in serra del pomodoro,<br />
del peperone e del peperoncino che<br />
già vi si praticavano, l'avvio di una<br />
sperimentazione nel settore<br />
dell'allevamento di mucche da latte<br />
finalizzata a proporre, oltre alla<br />
pastorizzazione del latte per il<br />
consumo giornaliero, anche la sua<br />
trasformazione in formaggio, antico<br />
mezzo per la conservazione delle<br />
proteine nobili per l'alimentazione<br />
umana.<br />
In ottobre dello stesso anno, nuova<br />
t a p p a d e l l a c o o p e r a z i o n e<br />
cremonese col Guatemala: viene<br />
ospitato a <strong>Cremona</strong> Arnulfo<br />
Vasquez, accompagnatore dei<br />
progetti di Serjus a S. Martin, per<br />
partecipare poi alla nuova sezione<br />
dell'ONU dei Popoli ed alla Marcia<br />
per la Pace Perugina-Assisi,<br />
nell'ambito del progetto “Ospita una<br />
persona, incontra un popolo”.<br />
Il suo viaggio è servito per<br />
rafforzare lo studio del nuovo<br />
i n t e r v e n t o c h e s i s t a v a<br />
programmando.<br />
Siamo oramai giunti nel nuovo<br />
anno, il 2004, nel quale una nuova<br />
delegazione, questa volta tecnica<br />
composta da un esperto nella<br />
Una delle<br />
serre di S.<br />
Martin<br />
dove si<br />
coltivano<br />
pomodori<br />
e chili<br />
pimiento<br />
ALMA LATINA Noticiero pag. 10<br />
coltivazione del pomodoro e l'altra<br />
nel settore dell'allevamento, si è<br />
recata in Guatemala con lo scopo di<br />
fare formazione nelle comunità dove<br />
si stanno implementando gli<br />
interventi.<br />
Entrambi i tecnici avevano un<br />
secondo scopo: quello di raccogliere<br />
le informazioni necessarie per dare<br />
avvio ad nuovo progetto che dovrà<br />
essere presentato nel prossimo<br />
autunno alla regione Lombardia con<br />
la richiesta di finanziamento, ora allo<br />
studio e che vedrà coinvolti una serie<br />
di nuovi attori, dal Consorzio<br />
ETIMOS-Banca Etica alla bottega<br />
del Commercio Equo e Solidale.<br />
Ultimo atto di questo lungo elenco è<br />
stato la firma di un protocollo d'intesa<br />
per il proseguimento dei progetti in<br />
corso, tra i vari attori che in questi<br />
anni hanno lavorato in ogni fase della<br />
cooperazione col Guatemala; la fine<br />
della legislatura ed il conseguente<br />
cambio degli Amministratori<br />
pubblici, hanno suggerito la firma di<br />
questo protocollo tra la Provincia, il<br />
Comune di <strong>Cremona</strong>, il Comune di<br />
Piadena, la nostra Associazione,<br />
Fratelli dell'Uomo per la parte<br />
Italiana e Serjus, Adit e il Municipio<br />
di S. Martin Sacatepequez per la parte<br />
guatemalteca al fine di rafforzare le<br />
possibilità di continuità della<br />
c o o p e r a z i o n e d e l t e r r i t o r i o<br />
c r e m o n e s e c o l P a e s e<br />
centroamericano.