Piante Succulente - Università degli Studi di Torino
Piante Succulente - Università degli Studi di Torino
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Dal momento che il fattore limitante che ha indotto l’evoluzione<br />
delle succulente è l’acqua e non la temperatura, accanto alle specie<br />
<strong>di</strong> zone tropicali, che non sopravvivono sotto i 15 °C, esistono<br />
entità adattate a vivere in climi fred<strong>di</strong>, in aree montane ed alpine,<br />
fino ai 4000 metri, dove si registrano minime invernali <strong>di</strong> oltre<br />
–30°C. In questi casi in inverno l’umi<strong>di</strong>tà dell’aria è quasi nulla<br />
e le precipitazioni esclusivamente nevose: l’acqua del terreno, allo<br />
stato solido, non può essere assorbita dall’apparato ra<strong>di</strong>cale e la<br />
pianta si trova in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> siccità per molti mesi.<br />
La collezione <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> questo tipo che sono tenute in aiole<br />
all’aperto presso l’Orto <strong>di</strong> <strong>Torino</strong> sopportano temperature<br />
anche <strong>di</strong> molti gra<strong>di</strong> sotto zero; il principale problema per la<br />
loro coltivazione in piena terra nei nostri climi consiste nell’eccessiva<br />
umi<strong>di</strong>tà invernale dell’aria, che può favorire l’insorgenza<br />
<strong>di</strong> marciumi.<br />
Opuntia compressa<br />
(Cactaceae)<br />
Opuntia hystricina<br />
(Cactaceae)<br />
Opuntia vulgaris<br />
(Cactaceae)<br />
Tra le Cactacee resistenti al freddo alcune sono ampiamente<br />
<strong>di</strong>stribuite nel continente americano, dal Canada fino alla<br />
Patagonia, in habitat <strong>di</strong>versi.<br />
Nell’America settentrionale, sulle Montagne rocciose, vegetano<br />
molte specie <strong>di</strong> Opuntia, Sclerocactus, Echinocactus. Sulle<br />
Ande si trovano, a quote elevate, i generi Rebutia, Oroya,<br />
Echinopsis, Tephrocactus. Peculiare è il caso del genere<br />
Austrocactus della Patagonia, che trascorre fino a 8 mesi ricoperto<br />
dalla neve, vegetando solo nel breve periodo estivo,<br />
immerso nell’acqua <strong>di</strong> fusione dei nevai. Le piante succulente<br />
sono ampiamente richieste come ornamentali e la loro raccolta è<br />
stata per anni in<strong>di</strong>scriminata. Oggi la loro importazione dai<br />
paesi d’origine è regolamentata da CITES, la convenzione sul<br />
commercio internazionale delle specie animali e vegetali minacciate<br />
<strong>di</strong> estinzione.<br />
Sclerocactus parviflorus<br />
(Cactaceae)<br />
Echinopsis minuana<br />
(Cactaceae)<br />
Rebutia krainziana<br />
(Cactaceae)<br />
Austrocactus patagonicus<br />
(Cactaceae)<br />
ORTO BOTANICO DELL’UNIVERSITÀ Viale P.A. Mattioli 25 - 10125 <strong>Torino</strong><br />
INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI Tel.: 011/6705985 - Fax: 011/6705962<br />
e-mail: rosanna.caramiello@unito.it<br />
ORARI visite guidate sabato, domenica e festivi dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00<br />
alle 19.00 a partire da Aprile fino alla fine <strong>di</strong> Settembre; durante la settimana visite guidate<br />
solo per scolaresche esclusivamente su prenotazione<br />
TARIFFE biglietto intero € 3,00; biglietto ridotto € 1,50;<br />
biglietto cumulativo per gruppi e per classi non superiori a 20-25 persone € 25,00<br />
(esclusivamente su prenotazione)<br />
DA VEDERE NELLE VICINANZE Parco del Valentino, Castello del Valentino, Castello<br />
me<strong>di</strong>evale, Giar<strong>di</strong>no roccioso, Promotrice delle Belle Arti, <strong>Torino</strong> Esposizioni,<br />
Fontana dei Mesi, Museo dell’Uomo, Museo della Frutta<br />
subalpina comunicazione www.subalpina.it<br />
ORTO BOTANICO<br />
DI TORINO<br />
Dipartimento <strong>di</strong> Biologia Vegetale<br />
PIANTE SUCCULENTE
Le “succulente”, comunemente dette piante grasse, comprendono<br />
specie appartenenti a ben 33 famiglie <strong>di</strong> Monocotiledoni e<br />
Dicotiledoni; una specie, Welwitschia mirabilis Hook.f., endemica<br />
<strong>di</strong> Angola e Namibia, appartiene alle Gimnosperme. Questi<br />
vegetali hanno sviluppato adattamenti che ne consentono la<br />
sopravvivenza in zone nelle quali l’acqua non è sempre <strong>di</strong>sponibile,<br />
sia per motivi climatici (piogge stagionali alternate a lunghi<br />
perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità) sia per caratteristiche fisico-chimiche del substrato,<br />
che rendono <strong>di</strong>fficile trattenere l’umi<strong>di</strong>tà (zone rocciose o<br />
terreni ghiaiosi).<br />
Lo stress idrico ha determinato lo stesso tipo <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazioni in<br />
specie anche molto lontane fra loro dal punto <strong>di</strong> vista sistematico<br />
fornendo un chiaro esempio <strong>di</strong> convergenza adattativa.<br />
Quiabentia chacoensis<br />
(Cactaceae)<br />
Euphorbia neriifolia<br />
(Euphorbiaceae)<br />
Una delle più efficaci strategie adattative consiste nella presenza,<br />
in uno o più organi, <strong>di</strong> tessuti parenchimatici acquiferi, nei quali<br />
le cellule hanno un citoplasma ricco <strong>di</strong> materiali mucillaginosi allo<br />
stato colloidale, capaci <strong>di</strong> trattenere acqua in gran<strong>di</strong> quantità e per<br />
lungo tempo. Questo parenchima può svolgere anche altre funzioni<br />
come la fotosintesi clorofilliana o l’accumulo <strong>di</strong> sostanze <strong>di</strong><br />
riserva. Altre mo<strong>di</strong>ficazioni sono date dalla scarsità <strong>di</strong> stomi,<br />
spesso infossati, e dalle cuticole eccezionalmente spesse, che limitano<br />
le per<strong>di</strong>te d’acqua per evapotraspirazione.<br />
In alcune famiglie si sono evoluti anche particolari metabolismi<br />
come, ad esempio, la cosiddetta fotosintesi CAM, che consente <strong>di</strong><br />
bloccare transitoriamente il biossido <strong>di</strong> carbonio, introdotto <strong>di</strong><br />
notte nel periodo <strong>di</strong> apertura <strong>degli</strong> stomi, rendendolo poi <strong>di</strong>sponibile<br />
<strong>di</strong> giorno per la fotosintesi, anche quando gli stomi sono<br />
chiusi.<br />
Schwantesia borchersii<br />
(Ficoidaceae)<br />
Sedum rupestre<br />
(Crassulaceae)<br />
Euphorbia heptagona<br />
(Euphorbiaceae)<br />
Crassula muscosa<br />
(Crassulaceae)<br />
Cleistocactus candelilla<br />
(Cactaceae)<br />
Paro<strong>di</strong>a erinacea<br />
(Cactaceae)<br />
Quando la <strong>di</strong>sponibilità idrica è tanto ridotta che le ra<strong>di</strong>ci non sono<br />
in grado <strong>di</strong> assorbire <strong>di</strong>rettamente dal terreno le soluzioni nutritizie,<br />
la pianta può utilizzare le riserve contenute nel parenchima acquifero,<br />
risultando così temporaneamente in<strong>di</strong>pendente dagli apporti<br />
esterni. La succulenza può manifestarsi a carico <strong>di</strong> foglie, fusto o<br />
apparato ra<strong>di</strong>cale. Le foglie sono appena succulente in habitat in cui<br />
la stagione secca non è particolarmente prolungata; se l’ari<strong>di</strong>tà è elevata<br />
l’adattamento è più spinto, con riduzione del fusto e presenza <strong>di</strong><br />
poche foglie carnose.<br />
Agave victoria reginae<br />
(Agavaceae)<br />
Nei casi estremi, le foglie e talvolta anche i rami possono essere<br />
ridotti a spine e l’intero apparato epigeo è costituito dal solo fusto.<br />
Cleistocactus strausii<br />
(Cactaceae)<br />
Le Cactaceae (Dicotiledoni) costituiscono una famiglia particolarmente<br />
significativa: l’apparato vegetativo è formato da fusti ricchi <strong>di</strong><br />
parenchimi acquiferi, che svolgono tutte le principali funzioni,<br />
inclusa la fotosintesi. Le foglie sono ridotte o assenti o trasformate in<br />
spine. Spesso presentano fioriture vistose e talvolta effimere.<br />
Echinopsis arachnacantha<br />
(Cactaceae)<br />
Lithops bromfiel<strong>di</strong>i<br />
(Aizoaceae)<br />
Lithops olivacea<br />
(Aizoaceae)<br />
Ferocactus sp.<br />
(Cactaceae)<br />
La famiglia delle Aizoaceae (Dicotiledoni) presenta situazioni<br />
altrettanto caratteristiche. Il genere Lithops è fra i più interessanti.<br />
Lithops sp.<br />
(Aizoaceae)<br />
Il nome deriva dal greco lithos (pietra) e opsis (aspetto) che bene si<br />
ad<strong>di</strong>ce alla somiglianza <strong>di</strong> queste piante con le rocce ed i sassi delle<br />
aree in cui vivono. Ogni specie è associata con un particolare tipo<br />
<strong>di</strong> formazione rocciosa, con cui risulta altamente mimetica. Il<br />
genere, originario del Sud Africa, Namibia e Sud Est Botswana,<br />
comprende 37 specie <strong>di</strong> piante erbacee, senza fusto, con due foglie<br />
carnose fuse per la maggior parte della loro lunghezza, fotosintetizzanti,<br />
talvolta fornite <strong>di</strong> epidermi<strong>di</strong> con papille e spesse cuticole.<br />
Le foglie costituiscono un corpo compatto, raramente ramificato,<br />
ancorato al suolo con una robusta ra<strong>di</strong>ce fittonante. I fiori, vistosi,<br />
con molti petali e stami, sono bianchi o gialli e si <strong>di</strong>partono a due<br />
o tre dalla sottile fessura che separa le due foglie nella parte apicale.