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IL CALITRANO N. 22

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<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni<br />

Spedizione in abb. postale art. 2 comma 20/C Legge 662/96 Filiale di Firenze<br />

ANNO XXIII - NUMERO <strong>22</strong> (nuova serie) GENNAIO-APR<strong>IL</strong>E 2003<br />

VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936<br />

ISSN 1720-5638


IN COPERTINA:<br />

Via Concezione che come un fendente attraversa il<br />

cuore del vecchio paese, una volta unica via di accesso<br />

al paese con una curva a gomito strettissima<br />

e da ragazzi abbiamo assistito alle rocambolesche<br />

manovre dei militari tedeschi che dal sud risalivano<br />

la penisola e non riuscivano a manovrare i loro<br />

blindati che raschiavano vistosamente le mura delle<br />

abitazioni circostanti.<br />

Foto Flash<br />

RICORDA<br />

CHE LA TUA OFFERTA<br />

È DECISIVA<br />

PER LA PUBBLICAZIONE<br />

DI QUESTO GIORNALE<br />

IN<br />

QUESTO NUMERO<br />

La giustizia nel quotidiano<br />

di Raffaele Salvante 3<br />

Salvatore Scoca<br />

di Raffaele Salvante 4<br />

Il mito delle sirene<br />

di Damiano Pipino 6<br />

La Congregazione del<br />

Santissimo Redentore<br />

a Calitri<br />

di Emilio dott. Ricciardi 8<br />

Il dottor Alessio Nicolais<br />

di S.A.R. 14<br />

Chian’ Frat’ che faj!<br />

di Lorenzo dott. Toglia 15<br />

In ricordo<br />

di Vincenza Gallucci<br />

di Pietro prof. Cerreta 16<br />

LA NOSTRA BIBLIOTECA 18<br />

DIALETTO E CULTURA<br />

POPOLARE 20<br />

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21<br />

MOVIMENTO DEMOGRAFICO <strong>22</strong><br />

REQUIESCANT IN PACE 23<br />

AUGURI PER LA SANTA PASQUA<br />

Non so come fare a parlarti. Ogni<br />

parola mi imbarazza.<br />

Ho il cuore sconvolto e sono pieno di<br />

vergogna.<br />

Avevo giurato di esserti amico ed<br />

invece ti ho tradito.<br />

Il rossore e il disonore sono sul mio<br />

volto.<br />

Ti ho tradito abbandonandoti<br />

per correre dietro allo svolazzio delle<br />

farfalle.<br />

Ti ho tradito per un pugno di denaro<br />

ingiustamente guadagnato.<br />

Ti ho tradito perché ho nascostamente<br />

cambiato camera nuziale.<br />

Ti ho tradito perchè alla legge del<br />

perdono ho preferito la vendetta.<br />

Ti ho tradito perché mi sono<br />

vergognato della tua parola<br />

nascondendomi sotto il mantello<br />

dell’opportunismo.<br />

Mi sento come nudo davanti a Te<br />

e mi nascondo la faccia tra le mani<br />

giacchè mi sono ridotto al livello del<br />

figlio della perdizione.<br />

Degnati, Signore, di togliermi questa<br />

mia vergogna<br />

lavandomi da ogni peccato che ho<br />

fatto e che riconosco<br />

e che affido a Te per essere perdonato<br />

così che dalla tua sconfinata bontà<br />

sia di nuovo generato come figlio tuo.<br />

Amen.<br />

Averardo Dini<br />

<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

ANNO XXIII - N. <strong>22</strong> n.s.<br />

Periodico quadrimestrale<br />

di ambiente - dialetto - storia e tradizioni<br />

dell’Associazione Culturale “Caletra”<br />

Fondato nel 1981<br />

Sito Internet: www.ilcalitrano.it<br />

E-mail: info@ilcalitrano.it<br />

Direttore<br />

Raffaella Salvante<br />

Direttore Responsabile<br />

A. Raffaele Salvante<br />

Segreteria<br />

Martina Salvante<br />

Direzione, Redazione, Amministrazione<br />

50142 Firenze - Via A. Canova, 78<br />

Tel. 055/78.39.36<br />

Spedizione in abbonamento postale,<br />

art. 2 comma 20/C Legge 662/96, Firenze<br />

C. C. P. n. 11384500<br />

La collaborazione è aperta a tutti,<br />

ma in nessun caso instaura un rapporto<br />

di lavoro ed è sempre da intendersi<br />

a titolo di volontariato.<br />

I lavori pubblicati riflettono il pensiero<br />

dei singoli autori, i quali se ne assumono<br />

le responsabilità di fronte alla legge.<br />

Il giornale viene diffuso gratuitamente.<br />

Attività editoriale di natura non<br />

commerciale nei sensi previsti dall’art. 4<br />

del DPR 16.10.1972 n. 633<br />

e successive modificazioni.<br />

Le spese di stampa e postali sono coperte<br />

dalla solidarietà dei lettori.<br />

Stampa: Polistampa - Firenze<br />

Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981<br />

del Tribunale di Firenze<br />

Il Foro competente per ogni controversia è<br />

quello di Firenze.<br />

Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato<br />

a “<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong>” - Firenze oppure<br />

c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante<br />

A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa<br />

di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini,<br />

6 - 501<strong>22</strong> Firenze - ABI 6160 - CAB<br />

2800<br />

Chiuso in stampa il 31 marzo 2003


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

PER <strong>IL</strong> PRIMATO DELLA PERSONA E DELLA SUA DIGNITÀ<br />

LA GIUSTIZIA NEL QUOTIDIANO<br />

Vogliamo un mondo giusto e non siamo giusti nei rapporti diretti.Vogliamo un mondo fraterno,<br />

ma non sappiamo inventare una parola, un gesto, un rapporto che sia autenticamente fraterno.<br />

Vogliamo un mondo di pace, e non solo siamo incapaci di vera pace in famiglia, sul lavoro, fra gli amici,<br />

nel condominio, ma addirittura facciamo la guerra a chi non la pensa come noi.<br />

iviamo un momento di cambiamento cultu-<br />

Vrale, sia a livello nazionale che internazionale,<br />

che possiede tutte le caratteristiche per essere<br />

definito “epocale” e le concezioni della vita, della<br />

natura e di Dio stesso sono sottoposte a una<br />

radicale trasformazione molteplice, diversificata<br />

e accelerata, che non ha precedenti e che determinerà<br />

il modo di pensare e di concepire l’esistenza<br />

personale per i prossimi secoli. Le etnie,<br />

le religioni, le lingue del nostro Continente si<br />

stanno assoggettando ad un nuovo e ancor più<br />

vasto rimescolamento, ad una furiosa dinamica<br />

di progressiva integrazione.<br />

Come non notare la precisa reiterazione dei<br />

“corsi e ricorsi” di Vichiana memoria che ci riportano<br />

all’imperatore di Germania Federico II<br />

re di Sicilia e di Puglia, alla cui corte palermitana<br />

ebbero armonica consonanza la cultura latina,<br />

greca, ebraica, araba, germanica e francese?<br />

Nello spazio di appena dodici anni (1989-<br />

1991) abbiamo assistito alla caduta dell’URSS,<br />

allo sgretolarsi del Patto di Varsavia, al crollo<br />

del Muro di Berlino, alla riunificazione tedesca,<br />

sono fatti straordinari che nella loro positività<br />

hanno generato un vero e proprio sconvolgimento,<br />

e un conflitto di interessi, senza precedenti;<br />

infatti, si assiste allo scricchiolio dell’ONU (il<br />

grande consesso Internazionale dove però, da oltre<br />

60 anni, si pratica ancora l’anacronistico diritto<br />

di “veto”), alle spaccature interne alla UE e<br />

ad una probabile divisione all’interno della<br />

NATO; un fatto è certo, si stanno ormai delineando<br />

nuovi equilibri a livello mondiale.<br />

Si avverte, inoltre, nella società moderna un<br />

innegabile calo di tensione e una mancanza di<br />

speranza che insidia una società che ha smarrito<br />

ogni riferimento certo e trascendente, anche moltissimi<br />

giovani – purtroppo – disincantati, confusi,<br />

frastornati sembrano rassegnati a vivere alla<br />

giornata, una “cultura del niente”, sostenuta<br />

da un edonismo imperante e dalla insaziabilità libertaria,<br />

dalla libertà senza limiti e senza contenuti,<br />

dallo scetticismo vantato come conquista<br />

intellettuale per cui è necessario, al di là dei vari<br />

equilibri geopolitici possibili, di confrontarsi ed<br />

essere dentro la cultura di oggi, individuare una<br />

sintesi, un percorso lungo il quale incamminarci,<br />

con una partecipazione non puramente formale<br />

ma effettiva, insistendo sui due elementi basilari<br />

di una qualsiasi convivenza civile, primato della<br />

persona e della sua dignità, proponendo e<br />

difendendo sempre e comunque il persegui-<br />

mento del bene comune come obiettivo su cui<br />

costruire la società dell’amore, respingendo le<br />

tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano,<br />

per non ricadere nelle incomprensioni e<br />

nelle ingiustizie del passato.<br />

La caduta del senso di socialità ha prodotto<br />

tendenze egoistiche, gonfiando a dismisura il catalogo<br />

dei diritti e delle pretese dei singoli, esaltando<br />

l’individualismo e lasciando totalmente in<br />

ombra i doveri, le relazioni e le responsabilità;<br />

tutti indifferenti alle proprie responsabilità, tutti<br />

complici nel fingere di non sapere.<br />

È necessaria molta prudenza e cautela – ma<br />

nello stesso tempo un eroico coraggio – per individuare<br />

con chiarezza le implicazioni, il potenziale<br />

di bene e di male del nostro atteggiamento<br />

per affrontare in maniera creativa le sfide<br />

che il mondo di oggi ci pone e le opportunità<br />

che offre per poter contribuire efficacemente e<br />

positivamente al confronto con gli altri, coniugando<br />

ricerca dell’autenticità e accettazione dell’alterità:<br />

processo che può essere fecondo soltanto<br />

se sapremo contribuire al faticoso rinnovamento<br />

del mondo nell’unica maniera possibile:<br />

incominciando da noi stessi, con l’attivo,<br />

responsabile e generoso coinvolgimento da parte<br />

di tutti.<br />

Da una società delle fazioni, delle reciproche<br />

diffidenze, delle astiose discordie, delle annose<br />

lotte intestine, dobbiamo saper passare<br />

– con lucida e concreta consapevolezza – ad<br />

una umanità vivace ed operosa che lavora, soffre,<br />

forgia il suo presente e sogna, auspica, progetta<br />

un avvenire migliore per i suoi figli con<br />

una determinazione capace di vincere con la luce<br />

della conoscenza le tenebre dell’ignoranza e<br />

della corruttela, con un impegno generoso, testimoniato<br />

in un’epoca nella quale è diventato<br />

difficile e spesso assai poco gratificante il servizio<br />

alla comunità civile, solidale e nell’amore<br />

per i più poveri.<br />

In realtà non si tratta di fare cose nuove, ma<br />

di fare nuovamente – secondo i segni dei tempi –<br />

ciò che in passato è sempre stato fatto,valorizzando<br />

un’ampia rete di sinergie, ciascuno con<br />

la propria identità, elaborare interventi coinvolgenti<br />

che interpretando i bisogni e le attese della<br />

comunità, la aiutino a divenire più attenta alle<br />

trasformazioni culturali che stiamo vivendo, per<br />

cimentarsi coi problemi dell’oggi, nella certezza<br />

che la fede e il ricco patrimonio culturale da essa<br />

generato può alimentare soluzioni feconde.<br />

3<br />

Da tutti viene invocato – a parole – il rifiuto<br />

della disonestà, il ritorno alla cultura delle regole,<br />

il primato della legge e il ripristino dell’ordine<br />

morale, ma in pratica ognuno si arrangia come<br />

può, ed oggi “la corruzione” è sempre più<br />

estesa e travolge i principi del merito e della<br />

competenza; dalla carta stampata, alle forze dell’ordine,<br />

alla magistratura, alla medicina, in ogni<br />

campo è un vero bubbone della vita sociale, senza<br />

l’estirpazione del quale è veramente difficile<br />

rinnovare i settori della vita comunitaria e costruire<br />

un più equo tessuto sociale; una nuova<br />

società che sappia guardare dentro se stessa, e<br />

sappia educare i propri sentimenti e partecipare<br />

la propria solidarietà.<br />

Siccome il principio di responsabilità non<br />

coinvolge solo le istituzioni, ma tocca innanzitutto<br />

ogni persona, dobbiamo, perciò, stimolare<br />

la riflessione, favorire il dibattito, offrire piste<br />

di formazione, perché i cittadini siano consapevoli<br />

dei loro diritti e dei correlativi doveri, portando<br />

il contributo di esperienze, di sensibilità<br />

culturali ma, prima di tutto, la testimonianza di<br />

una vita all’insegna della trasparenza e dell’impegno<br />

onesto e disinteressato, infatti “corruzione”<br />

significa proprio infedeltà al proprio dovere<br />

e la sconfitta dell’illegalità sarebbe il passo<br />

iniziale per una rigenerazione della società civile<br />

– non velleitaria e superficiale – ma decisa<br />

e concreta.<br />

Domenica 16 marzo u.s. abbiamo visto alla<br />

TV “Reporter” sulla fine che hanno fatto centinaia<br />

di miliardi del dopo terremoto irpino: è stato<br />

veramente un sublime spettacolo d’improntitudine<br />

bronzea da parte di certi personaggi che –<br />

purtroppo – non pagheranno mai le disastrose<br />

conseguenze della loro sperimentata incompetenza…<br />

Il principio di responsabilità chiede ad ogni<br />

cittadino l’osservanza delle leggi, non solo e non<br />

tanto per timore delle sanzioni, quanto principalmente<br />

per dovere di partecipazione e di solidarietà,<br />

consapevole che la qualità della vita è<br />

bene indivisibile e tutti insieme godiamo del suo<br />

alto livello o soffriamo del suo degrado; infatti il<br />

degrado sociale non è solo legato alla corruzione<br />

o alla violazione delle leggi, ma essenzialmente<br />

alla scarsa considerazione e attuazione dei diritti<br />

fondamentali delle persone che devono sempre<br />

essere correlati ai doveri corrispondenti.<br />

Raffaele Salvante


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

lla presenza degli onorevoli deputati e<br />

Asenatori, della Provincia di Avellino,<br />

dei sindaci dei Comuni della Provincia,<br />

dei presidenti delle Comunità Montane<br />

della Provincia, del Prefetto di Avellino,<br />

dell’Arcivescovo di Sant’Angelo dei<br />

Lombardi di autorità civili, religiose e militari,<br />

con la partecipazione dei figli Maretta<br />

avvocato e impegnata in politica,<br />

Franco prestigioso professore della Luiss<br />

di Roma, presso l’aula consiliare della comunità<br />

montana Alta Irpinia di Calitri, si è<br />

svolta la commemorazione di Salvatore<br />

Scoca nel quarantennale della sua scomparsa,<br />

figura poliedrica di statista vecchio<br />

stampo, professore universitario di diritto<br />

finanziario, membro della consulta nazionale<br />

e dell’assemblea costituente, sottosegretario<br />

al Tesoro nel secondo governo<br />

Bonomi e sottosegretario alle Finanze nel<br />

secondo ministero De Gasperi, avvocato<br />

generale dello Stato, ministro senza portafoglio<br />

col governo Pella.<br />

Ospite d’onore Giulio Andreotti, costituente,<br />

ex presidente del consiglio, più volte<br />

ministro, oggi senatore a vita; il sindaco<br />

professore Vito Marchitto porge il saluto<br />

a tutti i convenuti, l’on. Nicola Mancino,<br />

che presiede ai lavori, parla della sua conoscenza<br />

di Scoca e del debito che tutti<br />

abbiamo verso di lui che fu il vero artefice<br />

dell’articolo 53 della nostra Costituzione;<br />

prende la parola l’avvocato Marcello<br />

Buono componente della commissione per<br />

la commemorazione, seguono gli interventi<br />

del prof. Avv. Andrea Amatucci docente<br />

di Scienze delle Finanze e diritto tributario<br />

all’università di Napoli, che ha detto<br />

che “Scoca ha saputo pensare ad un sistema<br />

tributario capace di assolvere ad una<br />

funzione di uguaglianza e solidarietà. Per<br />

questo la battaglia di Scoca è stata meritoria,<br />

frutto di uno sforzo enorme”; del prof.<br />

Avv. Giovanni Verde docente di diritto e<br />

procedura civile all’università di Roma, già<br />

vicepresidente del Csm, ha detto che Scoca<br />

“è stato uno di quegli uomini che Dorso<br />

avrebbe posto tra quelli utili al Meridione”<br />

e che due erano i principi cari a Scoca:<br />

la separazione dei poteri e la costruzione di<br />

un modello di Stato improntato a solidarietà<br />

e uguaglianza”.<br />

Lorenzo Acquarone, docente universitario<br />

a Genova, parla di Scoca, come un<br />

RAFFAELE SALVANTE<br />

SALVATORE SCOCA<br />

A quarant’anni dalla scomparsa<br />

“ministro culto, perché è stato capace di<br />

pensare alla prima grande riforma burocratica<br />

dello Stato, riforma che per la prima<br />

volta prevedeva il concetto di decentramento<br />

amministrativo”. Ignazio Caramazza,<br />

vice avvocato generale dello Stato<br />

ha letto una lettera scritta appositamente<br />

4<br />

per l’occasione da Luigi Manzella ministro<br />

della funzione pubblica.<br />

Al termine di quasi due ore di relazioni<br />

c’è stato l’intervento più atteso della<br />

giornata, quello del senatore Giulio<br />

Andreotti, uomo dotato di grande ironia,<br />

capace di risolvere una situazione difficile<br />

e di disintegrare un avversario con una<br />

sola battuta, il suo intervento è stato preceduto<br />

da un caloroso e convinto applauso;<br />

con la sua grande capacità di raccontare<br />

e di sintetizzare ha esordito con i ringraziamenti<br />

per l’invito che ha accettato<br />

volentieri, poi riepiloga le peculiarità di<br />

Scoca, come uomo di diritto ed uomo<br />

delle istituzioni i cui momenti particolari<br />

sono stati “La consulta nazionale, l’assemblea<br />

costituente e l’eperienza parlamentare<br />

durante la I e II legislatura, che<br />

ha messo in evidenza la sua particolare<br />

specificità, quella di essere un vero esperto<br />

di diritto delle finanze”. Per quanto riguarda<br />

il rapporto stretto di Scoca col<br />

Meridione “era capace di pensare e di<br />

realizzare forme organiche di intervento<br />

perché il sud potesse superare il dislivello<br />

con il resto del paese”; ha inoltre portato<br />

con se un discorso che Scoca tenne alla<br />

Camera in occasione dell’approvazione<br />

Calitri Scalo, 28.02.2003, all’ingresso della cappella dell’Assunta, da sinistra: maresciallo Enzo<br />

Soricelli comandante stazione di Calitri, senatore Giulio Andreotti, tenente Sabato D’Amico<br />

comandante di compagnia, maresciallo Gabrio Nocera vice comandante della stazione di Calitri,<br />

dietro: il sindaco professore Vito Marchitto e il senatore Francesco Salzano di Nocera.


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

del bilancio per l’esercizio finanziario del<br />

lontano 1956; ha inoltre raccontato, con<br />

la sua accattivante facondia, come nominato<br />

ministro delle finanze nel 1955 chiese<br />

con umiltà a Scoca qualche consiglio e<br />

ne ebbe come risposta “di agire in continuità<br />

con chi lo aveva preceduto, senza<br />

mostrare il desiderio di cambiare a tutti i<br />

costi”; poi ha avuto un gentile ricordo<br />

per la signora Lucia Carbone consorte<br />

di Scoca e donna che ha “saputo essere<br />

all’altezza del marito” infine un vibrante<br />

invito ai giovani “perché sappiano essere<br />

all’altezza delle virtù creative di cui Scoca<br />

era davvero ricco”.<br />

Nel primo pomeriggio è stata deposta<br />

una corona sulla tomba dello statista nella<br />

chiesa dell’Assunta allo Scalo ferroviario<br />

di Calitri, la benedizione è stata impartita<br />

dall’arcivescovo Salvatore Nunnari, Andreotti<br />

si è attardato per qualche minuto in<br />

preghiera, prima di ripartire.<br />

Una commemorazione che certamente<br />

gioverà alla scuola, allle famiglie, alla<br />

società, alle singole persone e in modo<br />

tutto particolare ai giovani – erano presenti<br />

i giovani dell’Istituto Tecnico Commerciale<br />

e del Liceo Scientifico – ai quali<br />

vanno segnalati i fondali e gli scogli, gli<br />

errori e gli inganni disseminati lungo le<br />

rotte della vita, per aiutarli a venir fuori<br />

dal disincanto, dalla rassegnazione, per-<br />

LETTERA AL MIO<br />

ANGELO CUSTODE<br />

ianci Vito era nato a Calitri l’11 gen-<br />

Cnaio del 1907. Era ben voluto da tutti.<br />

Ora, nonostante la sua assenza, è ancora<br />

al centro dei nostri discorsi. A volte mi<br />

sembra di sentire ancora la sua voce<br />

chiamare il mio nome. Mi mancano i<br />

suoi consigli, le sue carezze che per noi<br />

tutti erano come un tocco di un angelo…<br />

Oggi avrebbe festeggiato il suo 96° compleanno;<br />

forse lo sta festeggiando insieme<br />

agli angeli e ai suoi cari che lo hanno<br />

preceduto.<br />

Io, dopo una breve visita al cimitero<br />

lo voglio ancora ringraziare, con tutto il<br />

mio amore e la mia fede. Consapevole<br />

che lui ancora ci ascolta, gli dico immensamente:<br />

“Grazie!” e lo voglio ricordare<br />

sulle pagine di questo giornale<br />

con il manifesto a lui dedicato il giorno<br />

della sua scomparsa: “I grandi uomini<br />

per chi non li conosce diventano tali solo<br />

dopo la loro morte, era l’orgoglio dei<br />

figli. Chi lo conosceva non lo dimenticherà<br />

mai con la sua saggezza, con la<br />

sua concretezza, con il suo modo di essere<br />

umile e leale, è stato per noi nipoti<br />

Calitri Scalo 28.02.2003, un momento di preghiera nella chiesetta dell’Assunta dove è sepolto l’on.le<br />

Scoca,da sinistra: Pasquale Nannariello assessore comunale, Cosimo Bovio, maresciallo Gabrio Nocera<br />

della caserma di Calitri, senatore Nicola Mancino, senatore Giulio Andreotti, Maresciallo Enzo Soricelli<br />

comandante della stazione carabinieri di Calitri, maresciallo Giuseppe Martino del comando provinciale<br />

di Avellino, professore Vito Marchitto sindaco di Calitri, carabiniere scelto Luigi Matteucci della caserma<br />

di Calitri e Sabato D’Amico, tenente dei carabinieri, comandante di compagnia.<br />

sino dalla resa, perché “il valore del ricordo<br />

sta nel farci capire che il passato<br />

non è mai passato del tutto”.<br />

Né va dimenticato, infine, come Scoca<br />

che aveva visto nella scuola e nell’istruzione<br />

la leva potente del migliora-<br />

un punto di riferimento. Noi ti diciamo:<br />

“Grazie nonno Vito per tutto quello che<br />

ci hai insegnato”. Con la tua esperienza<br />

sei stato la nostra enciclopedia, aiutandoci<br />

lungo il cammino della vita.<br />

Adesso guardando in cielo, brillar le<br />

stelle, sapremo che ci sei tu che ci guidi.<br />

I tuoi orgogliosi nipoti e i tuoi affezionatissimi<br />

pronipoti ti dicono: “Grazie di<br />

tutto nonno Vito, grazie ancora”.<br />

La tua affezionata pronipote<br />

Alessia Nicolais<br />

5<br />

mento e del progresso degli individui e<br />

della comunità volle ed ottenne per la sua<br />

Calitri la Scuola Media, l’Istituto Tecnico<br />

Commerciale, la Scuola d’Arte, la Scuola<br />

di Avviamento Professionale e il Liceo<br />

Scientifico.<br />

I 5 REALI SITI<br />

Orta Nova - Carapelle<br />

Ordona - Stornara<br />

Stornarella<br />

Nel 15° Anno di Fondazione<br />

e a ricordo di Enzo Petrone<br />

(socio fondatore)<br />

hanno presentato<br />

domenica 9 Marzo 2003<br />

ore 19,39<br />

nella Chiesa Madre<br />

“B.V.M. Addolorata”<br />

Orta Nova<br />

“L’ORCHESTRA DA<br />

CAMERA E CORO<br />

POLIFONICO”<br />

Diretto dal M° Rino Zicolillo<br />

IN CONCERTO


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

uesti esseri ibridi, rappresentati di so-<br />

Qlito con le ali, per metà donne e per<br />

metà uccelli, perciò molto simili alle Arpie,<br />

erano considerati dotati dello straordinario<br />

potere di ammaliare con il loro canto<br />

i navigatori che incrociavano l’isola dove<br />

si pensava che abitassero (l’isola di Antemoa<br />

«la fiorita», secondo Esiodo o un’isola<br />

del Basso Tirreno, secondo il racconto<br />

di Omero). La seducente immagine che<br />

ancora oggi sopravvive di una fanciulla<br />

con la coda di pesce, appartiene a trasformazioni<br />

di età postclassica, non meglio<br />

determinate, forse riconducibili all’influenza<br />

del mondo cristiano.<br />

Tenendo presenti le varie fonti letterarie<br />

antiche, di Sirene se ne possono contare<br />

dodici e, come succede per altre figure<br />

mitiche, si hanno diverse genealogie. Figlie<br />

di Forco, il padre di altre orrende creature,<br />

le Gorgoni, o del dio fluviale Acheloo,<br />

oppure figlie di una delle Muse o della<br />

Ctonia, cioè della «profondità della terra».<br />

Ma la triade più nota, almeno per la<br />

nostra cultura, è quella costituita da Partenope<br />

la “vergine”, Leucosia la “dea Bianca”<br />

e Ligea la “voce chiara”, i cui corpi,<br />

secondo la tradizione, furono portati dalle<br />

onde sulle coste del golfo di Napoli, a Poseidonia<br />

(Paestum) e presso Terina, l’attuale<br />

S. Eufemia1. Una nota versione le vuole nate dal<br />

sangue di Acheloo quando fu ferito da Ercole,<br />

Acheloo, figlio di Oceano e Teti, è la<br />

maggiore divinità fluviale greca, capace<br />

di assumere le più varie forme, si tramutò<br />

DAMIANO PIPINO<br />

Presidente Archeoclub Contursi Terme - SA<br />

<strong>IL</strong> MITO DELLE SIRENE<br />

Fig. 2 - Una delle prime monete napoletane.<br />

Statere AR: D/testa femminile (Partenope?),<br />

dietro: ER/toro androprosopo coronato<br />

da Nike.<br />

Fig. 1 - Anfora calcidese – particolare – con<br />

dipinti Galli e Sirene della necropoli del Deserto,<br />

Massa Lubrese (NA).<br />

in serpente e poi in toro durante la lotta<br />

contro Ercole che gli contendeva la promessa<br />

sposa Deianira. Vinto dall’eroe, che<br />

gli tagliò anche uno dei corni, si gettò nel<br />

fiume Toante che prese il suo nome. Dalle<br />

gocce di sangue del corno reciso sarebbero<br />

nate le Sirene. Spesso è raffigurato come<br />

un toro dal volto umano o come serpente<br />

con volto umano e grosse corna 2.<br />

Il mito di queste Sirene giunse sul litorale<br />

tirrenico, principalmente nel golfo di<br />

Napoli, dove Stradone, in particolare, fa<br />

esplicito riferimento al sepolcro della Sirena<br />

Partenope e alle gare ginniche svolte<br />

in suo onore. Da lei prende nome la città<br />

arcaica che venne distrutta dai Cumani invidiosi<br />

della prosperità e dell’amenità dei<br />

luoghi. Intorno al 470 a.C. venne ricostruita<br />

ad opera dei medesimi Cumani; in<br />

seguito vi si stabilirono anche Calcidesi,<br />

alcuni Pitecusani e Ateniesi e fu per questo<br />

motivo chiamata Neapolis (Strabone, Geografia,<br />

4. 7).<br />

Parthenòpe, che in greco vuol dire anche<br />

“colei che ha voce di fanciulla”, è il<br />

nome della Sirena, il cui culto era senz’altro<br />

presente all’arrivo dei coloni Cumani,<br />

assimilato a particolari divinità marine e<br />

6<br />

fluviali venerate dalla gente del luogo. Negli<br />

anni che seguirono la fondazione di<br />

Thurii (444 a.C.), il navarco ateniese Diotimo<br />

rivitalizzò il culto della Sirena Partenope<br />

con una festa sacra che prevedeva<br />

una corsa notturna alla luce delle fiaccole<br />

portate dagli stessi partecipanti e il sacrificio<br />

di un toro presso l’altare della divinità.<br />

Per saperne di più sulle origini della<br />

primitiva città di Partenope dobbiamo tener<br />

conto che furono le isole di Rodi e<br />

Creta a diffondere nel mondo ellenico i<br />

miti orientali dell’Asia Minore in cui appaiono<br />

queste inquietanti creature. Il fatto<br />

che i Rodii, come afferma ancora Strabone<br />

(op. cit. XIV p. 654), stabilirono nel corso<br />

delle loro navigazioni un punto d’appoggio<br />

nel Golfo, chiamandolo col nome di<br />

una delle Sirene, è possibile proprio perché<br />

l’ambiente naturale che si travarono<br />

dinanzi suggeriva spontanei accostamenti<br />

ai luoghi in cui il mito collocava le alate<br />

incantatrici. Del resto l’intero golfo, dai<br />

Campi Flegrei alla Punta della Campanella,<br />

ha sempre evocato la presenza di queste<br />

e altre terribili creature, come la tradizione<br />

litografica ha ampiamente dimostrato.<br />

La Punta della Campanella non a caso<br />

era chiamata Promontorio delle Sirene,<br />

prima ancora di diventare il Capo Athenaion<br />

in onore della dea Minerva. Non deve<br />

apparire strano che nella zona di Napoli<br />

e di Sorrento sia attestato per l’antichità<br />

il culto di queste temibili divinità dato che<br />

le Sirene non erano solo premessa di sventura<br />

per i naviganti, ma appartenevano an-<br />

Fig. 3 - Lekythos a figure nere che rappresentano<br />

una Sirena.


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

che al regno dell’oltretomba come messaggere<br />

della regina degli Inferi Persefore,<br />

con il compito di alleviare con la melodia<br />

del canto le pene dei trapassati. In questo<br />

senso è possibile che le Sirene, come divinità<br />

della morte, venissero venerate in<br />

prossimità dei Campi Flegrei, proprio dove<br />

gli antichi collocavano il regno degli<br />

Inferi, il cui ingresso era considerato il lago<br />

d’Averno 3.<br />

Era risaputo dai naviganti che, sfuggiti<br />

alla minaccia di Scilla e Cariddi, procedendo<br />

verso nord lungo le coste del Tirreno,<br />

incontravano una nuova insidia nelle<br />

procellose Bocche di Capri, tra l’isola e il<br />

promontorio sorrentino. Alle soglie del pericoloso<br />

passaggio tre scogli isolati, gli<br />

odierni Galli di fronte a Positano, facevano<br />

aumentare il rischio. I naviganti li designavano<br />

infatti come le rupi delle Sirene,<br />

“Seirenoussai”: e l’alto promontorio che<br />

incombe sul difficile passo divenne sede di<br />

un culto destinato a placare e propiziare gli<br />

alati demoni nel cui nome riecheggiava<br />

quello della stella Sirio 4.<br />

Nella poesia di Omero e di Licofone,<br />

la loro morte è attribuita a Ulisse, mentre<br />

nelle Argonautiche di Apollonio Rodio è<br />

invece Orfeo, simbolo dell’arte poetica, a<br />

costringerle al suicidio, ineluttabile destino<br />

che accomuna le tre sorelle nel momento<br />

in cui qualcuno riesce a sottrarsi alla insidiosa<br />

malia del loro canto. In effetti gli<br />

Argonauti erano sfuggiti al loro incantesimo<br />

perché Orfeo le aveva superate nel<br />

canto; Ulisse, seguendo i consigli della<br />

maga Circe, si fece legare all’albero della<br />

nave per poterle ascoltare senza però correre<br />

presso di loro e obbligò i compagni a<br />

turarsi le orecchie con la cera. Sconfitte<br />

una seconda volta, si gettarono in mare<br />

dove divennero scogli, come aveva loro<br />

predetto un oracolo 5. Il mito non potrà mai<br />

risolvere i perché esistenziali essendo esso<br />

stesso nato da un perché. È l’uomo che<br />

pensando al divino ha generato il mito,che<br />

si fonda sulla sua unica e sola capacità<br />

espressiva: “la parola” (mythos). Tuttavia,<br />

pur non volendo considerare la «storia sacra»<br />

degli dei, il mito delle Sirene sembra<br />

non possa essere smentito da parte dell’analisi<br />

razionale o della realtà effettuale per<br />

via delle “testimonianze materiali” (opere<br />

architettoniche e reperti).<br />

La porta a oriente dell’antica città di<br />

Paestum è denominata Porta Sirena; il nome<br />

le deriva da una scultura un po’ rosa<br />

nella chiave di volta (lato esterno), definita<br />

come una Sirena 6. Nel 1979 nella necropoli<br />

del Deserto in quel di S. Agitata sui<br />

due Golfi – circoscrizione facente parte del<br />

comune di Massa Lubrense (Na) – fra altri<br />

vasi si rinvenne un’anfora calcidese con<br />

dipinti Galli e Sirene, divenuta famosa soprattutto<br />

per la riapertura del dibattito sull’ubicazione<br />

del santuario delle Sirene 7. Alcuni<br />

anni fa, nel corso di lavori agricoli, in<br />

località San Nicandro di Sicignano degli<br />

Alburni (SA), non lontano dal posto dove il<br />

tanagro confluisce nel Sele, si rinveniva un<br />

Lekythos a figure nere che rappresentano<br />

una Sirena fra motivi floreali (Fig. n. 1).<br />

Il reperto è alto cm. 10,3, diam. Max cm.<br />

8,3, diam. Piede cm. 3,3 è stato riportato<br />

sull’Inventario Generale della Soprintendenza<br />

Archeologica di Salerno/AV e BN al<br />

n. 159972 e affidato all’Archeoclub d’Italia,<br />

sede di Contursi Terme (SA). Non è<br />

stato possibile stabilire quale delle tre Sirene<br />

raffiguri l’effigie, non è improbabile che<br />

possa trattarsi della Sirena Leucoosia data<br />

la vicinanza con Paestum.<br />

Calitri 1928/29, cimitero di Calitri con sullo sfondo la tomba Zampaglione, foto eseguite dal<br />

geometra Michele Cerreta (u’ p’rit’) che fu anche progettista del monumento stesso.<br />

7<br />

Infine, le prime monete napoletane dimostrano<br />

chiaramente l’esistenza di culti<br />

indigeni associati a quelli di matrice ellenica,<br />

come nel caso delle emissioni con<br />

l’effigie della Sirena Partenope e del fiume<br />

Acheloo, considerato il padre delle Sirene<br />

e raffigurato con il corpo di toro e il<br />

volto umano (Fig. n. 2). Altre monete della<br />

fine del V secolo a.C. mostrano la Ninfa<br />

Sebetthis e la testa di una divinità identificata,<br />

grazie all’iscrizione Sepeitos, con<br />

il fiume Sebeto 8.<br />

Abbastanza complessa è la localizzazione<br />

dei fiumi storici (e per certi aspetti<br />

mitici), della città di Napoli. Tra le varie<br />

ipotesi proposte, la più accreditata è quella<br />

di Mario NAPOLI che identifica il fiume<br />

Sebeto con il corso d’acqua che lungo<br />

le attuali via Pessina – piazza Dante –<br />

S.Anna dei Lombardi – via Medina finisce<br />

in mare tra Piazza Municipio e Pizzofalcone,<br />

là dove Partenope aveva il suo<br />

porto 9.<br />

NOTE<br />

1 Enrico Calamaro, Napoli greca e romana - Le<br />

origini della città fra mito e storia, ed. T.E. Newton,<br />

Roma, 1995, p. 34 ss.<br />

2 Anna Maria Carassito, Dizionario di mitologia<br />

greca e romana, ed. G.T.E. Newton, Roma, 1996,<br />

p. 4. 3 Enrico Calamaro, op. cit., pp. 33/34.<br />

4 G. Pugliese Carratelli, Il mondo mediterraneo<br />

e le origini di Napoli, Napoli 1967, p. 30.<br />

5 Anna Maria Carassiti, op. cit. pp. 288/89<br />

6 Salvatore Lo Piccolo, Paestum, ed. Plurigraf,<br />

Narni-Terni, 1977, p. 6<br />

7 AA.VV., La necropoli arcaica di S. Agata sui<br />

due Golfi, a cura della Soprintendenza Archeologica<br />

di Napoli e Caserta, ed. Incisivo, Salerno, 1997, p. 9.<br />

8 Enrico Calamaro, op. cit., p. 32.<br />

9 Mario Napoli, Napoli greco-romana, 1959<br />

p. 44.<br />

Cimitero di Calitri. Anni ’30, il vecchio custode<br />

“Squarcione” presso la lapide di Michele<br />

Cerreta (1838-1918).


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

el 1997 la Provincia Napoletana della<br />

NCongregazione del Santissimo Redentore<br />

(CSSR) ha commissionato alla<br />

società Èulogos il progetto Opera Omnia<br />

di S. Alfonso Maria de Liguori, con lo<br />

scopo di raccogliere e trascrivere secondo<br />

criteri scientifici le opere di S. Alfonso,<br />

tra cui anche le quasi duemila lettere<br />

scritte dal santo. Il progetto è stato curato<br />

da p. Salvatore Brugnano CSSR e realizzato<br />

sotto la direzione del dottor Nicola<br />

Mastidoro.<br />

Tutti gli scritti sono stati pubblicati<br />

su Internet in un formato ipertestuale<br />

chiamato Intra Text, utilizzabile sia per<br />

leggere un testo, sia per analizzarlo adoperando<br />

le liste di parole ricorrenti, oltre<br />

che le concordanze e le statistiche di tutte<br />

le parole chiave. In questo modo le ricerche<br />

sui testi diventano molto più facili<br />

e veloci; ad esempio è possibile, con<br />

una rapida indagine, scoprire che nell’epistolario<br />

del santo la parola Calitri ricorre<br />

12 volte e, se lo si desidera, consultare<br />

tutte le lettere nelle quali è citato<br />

il nostro paese. IntraText è registrato in<br />

pagine HTML che possono essere lette<br />

con facilità e sono predisposte per essere<br />

stampate1. Così è stato possibile leggere<br />

le lettere che S. Alfonso indirizzò al sacerdote<br />

calitrano Francesco Maria Margotta,<br />

uno dei suoi primi e più devoti collaboratori,<br />

e avere notizie anche su alcuni<br />

giovani di Calitri che nel Settecento<br />

aderirono alla nuova congregazione; il<br />

confronto tra le pagine Web, i documenti<br />

d’archivio e le principali biografie del<br />

santo e della congregazione da lui fondata2<br />

hanno permesso di raccogliere e<br />

mettere in ordine le notizie biografiche<br />

disponibili sui religiosi calitrani3. La biografia<br />

di p. Francesco Margotta ha aggiunto<br />

nuovi particolari sull’origine in<br />

Calitri della devozione per l’Immacolata<br />

e sulle vicende della Congregazione dell’Immacolata<br />

Concezione.<br />

EM<strong>IL</strong>IO RICCIARDI<br />

LA CONGREGAZIONE DEL<br />

SANTISSIMO REDENTORE<br />

A CALITRI -I PARTE<br />

P. Francesco Margotta e il culto dell’Immacolata Concezione<br />

S. Alfonso e la Congregazione del SS. Redentore<br />

Alfonso Maria de Liguori, figlio di<br />

una nobile famiglia napoletana, nacque il<br />

27 settembre 1696 nella villa di campagna<br />

che i suoi genitori possedevano a Marianella.<br />

Laureatosi in diritto civile ed ecclesiastico<br />

(in utroque iure), esercitò per pochi<br />

anni la professione di avvocato; nel<br />

1723, dopo un grave insuccesso professionale,<br />

rinunciò alla carriera forense per<br />

abbracciare la vita religiosa e aderì a una<br />

congregazione di missionari gesuiti fondata<br />

dal P. Francesco Pavone per evangelizzare<br />

le province più remote del Regno<br />

di Napoli. Nel 1727 fu ordinato sacerdote<br />

e fino al 1729 continuò ad abitare nella<br />

casa di famiglia, in via Vergini a Napoli,<br />

prestando nella parrocchia dei Vergini<br />

gran parte della sua opera pastorale, prima<br />

presso i Padri della Missione, quindi nella<br />

Congregazione delle Apostoliche Missioni<br />

e infine nel Collegio dei Cinesi, aperto<br />

nel 1729 dal missionario Matteo Ripa. Fu<br />

proprio nel borgo dei Vergini che Alfonso<br />

aprì le prime cappelle serotine, destinate<br />

ai fedeli delle classi più povere, che così<br />

potevano ascoltare la messa dopo il lavoro.<br />

Nel 1732, insieme con mons. Tommaso<br />

Falcoia e con suor Maria Celeste Crostarosa,<br />

decise di fondare un nuovo istituto<br />

di vita consacrata, la Congregazione<br />

del SS. Redentore, con lo scopo di compiere<br />

missioni nelle province più interne<br />

del Regno di Napoli.<br />

In Età Moderna molte zone del Regno<br />

erano quasi sconosciute 4 e avevano<br />

grande bisogno di cura pastorale; per questo<br />

motivo erano state fondate diverse<br />

congregazioni con finalità missionarie, a<br />

partire da quella istituita nel 1611, nel<br />

Collegio Massimo dei Gesuiti in Napoli,<br />

dal p. Francesco Pavone (1569-1637). Negli<br />

anni successivi seguirono la congregazione<br />

dei Pii Operai del venerabile Car-<br />

8<br />

lo Carafa, quella delle Apostoliche Missioni,<br />

quella dei Missionari di S. Vincenzo<br />

de Paoli (Padri Lazzaristi) e quella dei Padri<br />

Passionisti, fondata nel 1728 da S.<br />

Paolo della Croce 5. Il nuovo istituto alfonsiano<br />

si proponeva di continuare la tradizione<br />

missionaria della congregazione di<br />

p. Pavone e di assistere le diocesi più bisognose<br />

del Regno di Napoli; tuttavia, vivendo<br />

Alfonso in un periodo storico nel<br />

quale si tendeva a limitare il grande potere<br />

del clero e a non autorizzare la fondazione<br />

di nuovi istituti, egli dovette affrontare<br />

non pochi ostacoli per realizzare il<br />

suo proposito.<br />

Nonostante le difficoltà, in pochi anni<br />

la congregazione alfonsiana riuscì ad a<br />

aprire quattro case nel Regno: Ciorani, vicino<br />

Mercato S. Severino, in provincia di<br />

Salerno, nel 1736; Pagani, nei pressi di<br />

Salerno, che divenne la casa principale<br />

dei Redentoristi, nel 1743; Deliceto, in<br />

provincia di Foggia, nel 1745; Materdomini<br />

di Caposele, nel 1747. In Materdomini<br />

sorgeva da età antichissima un santuario<br />

mariano intitolato a S. Maria de Silere,<br />

poi, dal XVI secolo, a S. Maria Mater<br />

Domini; nel 1747 l’arcivescovo di<br />

Conza, Francesco Nicolaj (1731-1758),<br />

affidò ai Redentoristi la cura del sacro<br />

luogo e della bella chiesa, danneggiata dal<br />

sisma del 1732 6. Ecco come p. Tannoia,<br />

confratello e primo biografo di S. Alfonso,<br />

racconta le vicende della fondazione di<br />

Materdomini: “Mentre Alfonso stava in<br />

Foggia, Iddio aprì la strada ad un’altra<br />

fondazione nell’arcidiocesi di Conza. Viveva<br />

in una somma afflizione monsignor<br />

Nicolai arcivescovo di quella metropoli,<br />

vedendo che quella diocesi quanto era vasta<br />

e bisognosissima di spirituale aiuto,<br />

altrettanto era destituita di operai evangelici.<br />

Un giorno aprendo egli il suo cuore<br />

a d. Giovanni Rossi, un tempo pio operaio,<br />

poi zelante arciprete in Contursi, e a<br />

d. Francesco Margotta gentiluomo, e


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

grande operaio nella terra di Calitri, uomini<br />

tutti e due eminenti in santità, e zelantissimi<br />

nella gloria di Gesù Cristo,<br />

questi gli proposero, come mezzo al suo<br />

fine molto opportuno, lo stabilire in diocesi<br />

una casa di operai diretti dal p. Liguori.<br />

Informatosi l’arcivescovo dell’opera<br />

di Alfonso e dell’utile ch’ella recava<br />

alle altre diocesi, non ne volle di più per<br />

seguire il loro consiglio. Si fecero vari divisamenti;<br />

ma alla fine considerandosi<br />

che al di fuori della terra di Caposele vi<br />

era una chiesa dedicata a Maria ss. dotata<br />

di qualche rendita, fu risoluto di cederla<br />

ai missionari e veder di stabilirli in<br />

quel luogo 7”.<br />

Nella casa di Materdomini visse e<br />

morì, consumato dalle privazioni, S. Gerardo<br />

Maiella (1726-1755), il giovane fratello<br />

coadiutore che acquistò fama di<br />

grande taumaturgo in tutto il Regno e che<br />

compì alcuni miracoli anche in Calitri 8.<br />

Canonizzato nel 1904, a lui è stato intitolato<br />

l’attuale santuario di Materdomini.<br />

Nel 1762 Alfonso de Liguori fu nominato<br />

vescovo di S. Agata dei Goti, ma<br />

dopo tredici anni di episcopato rinunciò<br />

alla carica e si ritirò in Pagani, da dove<br />

continuò a dirigere la sua congregazione<br />

fino alla morte, avvenuta il 1 agosto 1787,<br />

a 91 anni di età. Fu canonizzato nel 1839<br />

e nel 1871 Pio IX lo annoverò tra i Dottori<br />

della Chiesa 9.<br />

Uomo versatile e dai molteplici interessi,<br />

dilettante di disegno e di architettura,<br />

S. Alfonso fu poeta e musicista di buon<br />

livello. A lui si devono alcune tra le più<br />

popolari canzoni sacre, che si diffusero<br />

subito in tutto il Regno di Napoli, grazie<br />

alla capacità del santo di rivolgersi agli<br />

strati più umili della popolazione con un<br />

linguaggio semplice e accattivante. Tra le<br />

sue canzoni più famose vanno ricordate<br />

Tu scendi dalle stelle, Salve del Ciel Regina<br />

e Gesù mio con dure funi, quest’ultima<br />

tuttora cantata a Calitri dai confratelli<br />

dell’Immacolata durante la processione<br />

del Venerdì Santo.<br />

A proposito delle canzoni di S. Alfonso<br />

vale la pena di riportare un brano di<br />

uno storico della congregazione redentorista,<br />

p. Capone, il quale, in una lettera<br />

indirizzata a un musicologo impegnato a<br />

ricostruire le melodie autentiche del santo,<br />

scriveva: “Le canzoncine alfonsiane sono<br />

belle se cantate dal popolo (…) purtroppo<br />

si è lasciata perdere la tradizione. Chissà<br />

se in qualche luogo recondito della Basilicata<br />

o Irpinia, dove non è ancora arrivata<br />

la civiltà moderna, ci sono ancora<br />

vecchie dai 60 anni in su che ricordano<br />

qualche cosa. Ma i cinque o sei padri<br />

(che ormai stanno con le valigie in mano<br />

per l’estremo volo sottoterra), dovrebbero<br />

avere qualche copia (…). Io ne avevo fat-<br />

to una copia, non so a chi la regalai negli<br />

anni Quaranta: p. Toglia, Di Chio Leonardo<br />

o qualche altro. Vedi se riesci a pescare.<br />

Non lasciare l’iniziativa. Ma pensa<br />

che S. Alfonso canta pregando e prega<br />

cantando e tutto fa amando col popolo” 10.<br />

Il p. Toglia citato nel brano è il calitrano<br />

Vincenzo Toglia CSSR (1903-1983).<br />

I Redentoristi calitrani.<br />

I rapporti tra Calitri e i Missionari<br />

alfonsiani furono stretti fin dall’inizio e<br />

questo spiega la grande influenza che S.<br />

Alfonso ebbe sulla spiritualità e sulla cultura<br />

religosa dei calitrani; numerosi giovani<br />

aderirono alla congregazione redentorista,<br />

e alcuni di loro ebbero un ruolo<br />

importante nella gerarchia dell’istituto.<br />

Nei repertori biografici della congregazione<br />

compaiono tredici religiosi nati in<br />

Calitri 11. Prima del 1841, oltre a p. Francesco<br />

Margotta (1699-1764), di cui si parlerà<br />

a parte, si ritrovano i seguenti nomi:<br />

Vito Polestra; nacque il 7 settembre<br />

1730 e fu ammesso al noviziato il 2 febbraio<br />

1750; professò il 2 febbraio 1751 a<br />

Ciorani; morì il 15 febbaio 1788 a Deliceto.<br />

Donato Melaccio, di Giuseppe e di<br />

Emerenziana Di Napoli; nacque il 18 luglio<br />

1732 e fu ammesso al noviziato il<br />

17 luglio 1751, dopo avere vissuto un anno<br />

e mezzo da semplice convittore; pro-<br />

9<br />

fessò il 16 luglio 1752 a Ciorani; morì di<br />

tubercolosi, a soli 32 anni, il <strong>22</strong> aprile<br />

1764, a Pagani. Di lui parla anche p. Landi<br />

nel suo manoscritto: “Fece poi gli studi<br />

con gran profitto spirituale e temporale.<br />

Dopo il sacerdozio, fu applicato all’officio<br />

della santa predicazione con<br />

molto vantaggio delle anime. Pareva uno<br />

stupore come un uomo di statura piuttosto<br />

bassa che alta avesse una voce così<br />

ampia, che faceva rimbombare tutta la<br />

chiesa e scuoteva i cuori dei peccatori<br />

più duri ed ostinati. Ma col tanto sforzarsi<br />

nel predicare, gli venne nel pulpito<br />

medesimo un butto di sangue che col<br />

tempo si andò sempre avanzando in maggior<br />

quantità. Egli era sempre allegro,<br />

perché moriva per amor di quel Redentore<br />

che aveva dato per noi il suo sangue e<br />

la sua vita. Spirò finalmente la sua bella<br />

anima il <strong>22</strong> aprile 1764 nel collegio di<br />

Pagani, dove fu sepolto 12”. È citato in più<br />

lettere di S. Alfonso; tra queste una del<br />

gennaio 1750, quando stava per essere<br />

ammesso in noviziato insieme con Vito<br />

Polestra e con Domenico Blasucci, un<br />

confratello originario di Ruvo del quale è<br />

in corso la causa di beatificazione 13; l’altra,<br />

datata 1764 e indirizzata direttamente<br />

a lui, in cui S. Alfonso, sapendolo in punto<br />

di morte, lo conforta e gli invia la sua<br />

benedizione 14.<br />

Michele Tozzoli (Tuozzolo) 15; nacque<br />

il 9 ottobre 1749 e fu ammesso al noviziato<br />

l’8 dicembre 1765; professò l’8 di-<br />

Calitri 13 giugno 1953, in occasione nella venuta in Italia della signora Angela Rosa Toglia dagli<br />

USA, da sinistra: Padre Vincenzo Toglia redentorista, di Michelantonio e di Di Milia Lucia nato<br />

il 18.02.1903 e deceduto il 09.05.1983, Giuseppe Toglia (P’pp’niell’) nato il 02.01.1894 e deceduto<br />

il 31.01.1976,Angela Rosa Toglia nata il 06.07.1883 e deceduta negli USA il 05.05.1959,<br />

Pasqualina Toglia, insegnante, nata il 23.02.1896 e deceduta il 28.09.1976, Michelantonio Toglia<br />

di Michelantonio e di Di Milia Lucia (con occhiali scuri) nato il 18.05.1909 e deceduto il<br />

20.04.1992, Padre Giovanni Michele Toglia, redentorista e priore di Materdomini, nato il<br />

11.03.1886 e deceduto il 03.02.1967,Vittoria Adele Toglia, coniugata Del Re, nata il 24.03.1905<br />

e deceduta il 18.05.1996, Francesca Toglia nata il 01.11.1888 e deceduta il 17.10.1971, Suor<br />

Clara al secolo Maria Giuseppina Toglia nata il 15.05.1891 e deceduta il 09.10.1969.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

cembre 1766 a Deliceto, nelle mani di p.<br />

Antonio Tannoia, il famoso storico della<br />

congregazione, autore della prima biografia<br />

di S. Alfonso. Fu consultore generale<br />

della congregazione dal 1817 al 1820 nella<br />

casa di Caposele. Morì il 24 giugno<br />

1820 a Calitri, dove era andato per curarsi<br />

e per necessità familiari.<br />

Andrea Zabatti (Zabatta), di Francesco<br />

e di Elisabetta Metallo; nacque il 4<br />

dicembre 1731; fu ammesso in noviziato<br />

il 1 novembre 1750 e il 7 novembre dell’anno<br />

successivo professò a Ciorani, nelle<br />

mani del P. Andrea Villani; morì due<br />

anni dopo a Ciorani di tubercolosi, mentre<br />

era ancora studente.<br />

Dopo il 1841, nel catalogo della provincia<br />

napoletana, si trovano i seguenti<br />

calitrani:<br />

Canio Polestra, nato il 27 febbraio<br />

1828 e morto il 14 aprile 1889 in Napoli,<br />

nella casa redentorista di S. Antonio a<br />

Tarsia.<br />

Francesco Antonio Ricciardi, di Vito<br />

e Filomena Carpinella; nacque il 31 luglio<br />

1883 e fu ammesso al noviziato il 12<br />

ottobre 1898; professò il 13 ottobre dell’anno<br />

successivo a Ciorani e il 15 settembre<br />

1907 fu ordinato sacerdote a Nocera<br />

Inferiore da mons. Luigi del Forno,<br />

vescovo della stessa cittadina. Uscì dalla<br />

congregazione il 23 dicembre 1914.<br />

Luigi Cicoira, studente, di Vito Gaetano<br />

e Vincenza Januale; nacque il 15<br />

marzo 1887 e fu battezzato il giorno seguente;<br />

novizio l’11 gennaio 1903, fu ammesso<br />

alla professione l’11 gennaio 1904.<br />

Risulta dispensato il 23 maggio 1911, il<br />

che fa pensare che nel frattempo fosse stato<br />

ordinato sacerdote.<br />

Donato Di Cairano, studente, di Canio<br />

e di Teresa De Milia; nacque il 14<br />

febbraio 1886 e nello stesso giorno ricevette<br />

il battesimo. Vestì l’abito di novizio<br />

il 1 novembre 1901 e l’anno dopo professò<br />

nella casa di Ciorani, nelle mani del<br />

p. Gerardo Biscotti, insieme con il compaesano<br />

Giovanni Michele Toglia. Uscì<br />

dalla congregazione il 27 ottobre 1905.<br />

Giovanni Michele Toglia, di Michele<br />

Antonio Giovanni e di Lucia Giuseppa Di<br />

Milia, nato il 13 marzo 1886 e battezzato<br />

il giorno successivo. Fu ammesso in noviziato<br />

con il compaesano Donato Di Cairano<br />

e l’anno dopo i due giovani professarono<br />

insieme in Ciorani. L’8 settembre<br />

del 1909, in Pagani, fu ordinato sacerdote<br />

da mons. Luigi Del Forno. Morì il 3 febbraio<br />

1967 a Napoli, in S. Antonio a Tarsia;<br />

la sua salma fu traslata e sepolta a<br />

Calitri.<br />

Vincenzo Toglia, fratello del precedente;<br />

nacque il 18 febbraio 1903 e fu<br />

battezzato il <strong>22</strong> febbraio dello stesso anno;<br />

novizio il 29 settembre 1919, professò<br />

il 20 settembre 1920 a Pagani. Nel 1927<br />

fu ordinato sacerdote in Cortona dal vescovo<br />

Riccardo Carlesi. Storico della congregazione,<br />

nel 1940 scrisse con tre confratelli<br />

un volume di studi su S. Alfonso<br />

16. È morto il 09.05.1983.<br />

Canio Buglione, fratello coadiutore,<br />

figlio di Vincenzo e di Vincenza Caposele<br />

(Capossela). Nacque il 29 agosto 1902 e<br />

fu ammesso in noviziato il 20 novembre<br />

1926; l’anno successivo, il 21 novembre,<br />

professò nella casa di Pagani, ma tre anni<br />

dopo, il 31 dicembre 1930, moriva di tubercolosi.<br />

Vincenzo Del Re, di Michele e di<br />

Maria Luigia Nicolais; è nato il 2 giugno<br />

1919 ed è stato battezzato il 19 giugno<br />

dello stesso anno. Novizio il 28 settembre<br />

1935, fu ammesso alla professione il 29<br />

settembre dell’anno successivo a Ciora-<br />

I poveri e gli infermi ci faranno<br />

vedere il volto di Dio.<br />

(S. Camillo de Lellis)<br />

ni. Il 30 agosto 1942 fu ordinato sacerdote<br />

nella chiesa di Materdomini dal vescovo<br />

di Caserta, Bartolomeo Mangino.<br />

Attualmente è parroco di S. Maria a Toro<br />

(BN).<br />

Padre Francesco Margotta e la confraternita<br />

dell’Immacolata Concezione<br />

Tra i redentoristi calitrani la figura più<br />

importante è senza dubbio quella di padre<br />

Francesco Maria Margotta, definito da Vito<br />

Acocella, che ne traccia un breve profilo<br />

nella Storia di Calitri, un “sacerdote<br />

di grande pietà e dottrina 17”. Parlano di<br />

lui tutti gli storici della congregazione 18; è<br />

citato nelle principali opere a stampa, come<br />

quelle di Tannoia e di Berthe, ma anche<br />

nei manoscritti di Landi e di Kuntz 19.<br />

Francesco Margotta nacque a Calitri<br />

il 10 febbraio 1699 da Donato e da Orazia<br />

(oppure Grazia) Urso. I suoi genitori erano<br />

di condizione economica abbastanza<br />

agiata e appartenevano a quel ceto di galantuomini<br />

che nel corso dell’Età Moderna,<br />

pur senza essere nobili, avevano raggiunto<br />

un discreto status economico e sociale;<br />

la madre veniva da una ricca famiglia<br />

di Nusco, il padre era agente del feudatario<br />

di Montepeloso, in Lucania, e un<br />

suo prozio, don Francesco Margotta, era<br />

stato arciprete di Calitri dal 1688 al 1692;<br />

la famiglia abitava in via Sant’Antuono,<br />

nell’attuale palazzo Berrilli 20.<br />

Ancora neonato Francesco rimase orfano<br />

del padre e fu cresciuto dalla madre e<br />

10<br />

dallo zio paterno, il sacerdote don Giuseppe<br />

Margotta, che gli impartirono un’educazione<br />

molto pia. Egli visse proprio<br />

negli anni in cui i missionari gesuiti giravano<br />

le province del Regno per promuovere<br />

la devozione verso l’Immacolata<br />

Concezione e non è difficile immaginare<br />

che tutta la prima parte della sua vita si sia<br />

svolta sotto l’influenza della Vergine di<br />

Calitri; aveva 11 anni quando, dopo una<br />

missione dei Gesuiti guidati da p. Castellano,<br />

fu fondata la confraternita calitrana,<br />

e ne aveva 15 quando fu iniziata la costruzione<br />

della chiesa dell’Immacolata.<br />

Il giovane Francesco ricevette l’istruzione<br />

elementare da un sacerdote calitrano,<br />

don Franesco de Alisi, che lo utilizzò<br />

per un paio di anni come suo aiutante; nel<br />

1714, per le sue non comuni doti di intelligenza,<br />

fu inviato a Santomenna a studiare<br />

filosofia; dopo due anni, raggiunta<br />

l’età necessaria, andò a Napoli a studiare<br />

diritto. Laureatosi in utroque iure (diritto<br />

civile ed ecclesiastico), esercitò per un<br />

po’ di tempo la professione di avvocato.<br />

Ritornato a Calitri nel 17<strong>22</strong>, dopo sei anni<br />

di assenza, per alcuni mesi fu governatore<br />

della città di Andretta, lasciandovi un<br />

buon ricordo. Nel 1724 decise di abbracciare<br />

la carriera ecclesiastica e nel 1731 fu<br />

ordinato sacerdote dall’arcivescovo di<br />

Conza Giuseppe Nicolai (1731-1758), che<br />

in seguito lo nominò rettore del seminario<br />

episcopale di S. Andrea e lo scelse come<br />

suo vicario episcopale.<br />

Monsignor Nicolai gli affidò la cura<br />

della chiesa di Sant’Antonio di Padova al<br />

posto del defunto don Francesco de Alisi e<br />

negli stessi anni p. Margotta aderì, con altri<br />

sacerdoti missionari, alla congregazione<br />

pavoniana. Eletto padre spirituale della<br />

confraternita dell’Immacolata, si interessò<br />

dell’acquisto e del trasporto in Calitri della<br />

statua della Vergine che si porta in processione<br />

l’8 settembre, e fu ancora lui ad<br />

acquistare in Napoli, nel 1747, le statuette<br />

lignee di S. Filippo Neri e S. Giuseppe<br />

che ornano tuttora l’altare maggiore della<br />

chiesa 21. “Sino al 1748, che si partì alla<br />

Congregazione del SS. Redentore, non fece<br />

altro che essere stato Padre spirituale<br />

dell’Immacolata Concezione, congregazione<br />

di laici extra moenia. Lui predicava<br />

ogni festa, faceva l’esercizii spirituali a’<br />

detti Fratelli per otto giorni continui in<br />

detta Congregazione nelle feste del S. Natale,<br />

faceva la coronella tutti li sabbati e ci<br />

predicava; fece mettere dalli Padri Riformati<br />

d’Atella la Via Crucis in detta chiesa,<br />

fu ancora confessore di queste reverende<br />

moniche e trattò con l’arcivescovo D.<br />

Giuseppe Nicolai, che fu nella santa visita<br />

del 1732, di farle mettere alla vita comune<br />

e, con gran strepito di qualche monica,<br />

anche coll’aiuto del Signore sortì e fra


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

pochi mesi sentirono gran consolazione.<br />

Lui non mancava in ogni anno, nella novena<br />

di S. Michele arcangelo, a settembre,<br />

fare gli esercizii e si contentava stare<br />

rinserrato nella chiesa della Concezione e<br />

si cibava solamente la sera. Poi nel 1748<br />

se n’andò nella Congregazione del SS. Redentore<br />

e lasciò al sacerdote D. Michelangiolo<br />

Zarrillo da dette sue entrate riserbate<br />

colla licenza del Superiore n’avesse<br />

dato ogni anno docati dieci all’infermeria<br />

di detto monastero delle monache,<br />

e per cinque anni continui s’osservò<br />

detta carità, dando parimenti la facoltà<br />

al detto sacerdote che avesse fatto carità<br />

alli più bisognosi, e si pose in esecuzione<br />

quanto da lui fu imposto <strong>22</strong>”.<br />

P. Margotta conobbe S. Alfonso durante<br />

la visita pastorale dell’arcivescovo<br />

Nicolai in Calabritto, nel 1746, e lo sollecitò,<br />

insieme con altri religiosi, a compiere<br />

una missione nella diocesi di Conza, che<br />

ebbe luogo nel gennaio 1747 23: “All’entrare<br />

del 1747 Alfonso si portò con altri<br />

compagni a predicare anch’esso nella diocesi<br />

di Conza. A prima giunta predicò la<br />

penitenza nella terra di Teora e ne’ contorni;<br />

poscia in Conza e in s. Andrea residenza<br />

dell’arcivescovo. Fu soddisfatto il<br />

Margotta colla missione di Calitri, ed il<br />

Rossi con quella di Contursi. Indi si passò<br />

in s. Menna patria del dottor Zoppi, poi in<br />

Laviano, Buccino, Pescopagano, ed altrove<br />

(…) Nello stesso tempo monsignor arcivescovo<br />

volle che si dessero gli esercizi<br />

di s. Ignazio al clero, e alla numerosa gioventù<br />

del seminario di s. Andrea (…) In<br />

questi esercizi guadagnò la congregazione<br />

il dotto sacerdote e maestro di quel seminario<br />

d. Girolamo Ferrara, come già nella<br />

missione di Calitri aveva acquistato il<br />

gran servo di Dio d. Francesco Margotta,<br />

che fece erede di tutto il suo la chiesa di<br />

Mater Domini di Caposele. Questi furono<br />

i frutti primaticci, ma ben maturi della<br />

casa di Caposele che in seguito fecero<br />

molto onore, e serviron di saldi sostegni<br />

alla nascente congregazione 24”.<br />

Il 7 dicembre dello stesso anno p.<br />

Margotta, dopo aver devoluto gran parte<br />

dei suoi beni alla nuova casa di Materdomini<br />

di Caposele, veniva ammesso come<br />

novizio nella Congregazione del Redentore,<br />

con grande gioia di S. Alfonso, e<br />

l’anno dopo, il 2 luglio, professava a Ciorani<br />

nelle mani di p. Andrea Villani. Nel<br />

frattempo aveva lasciato la carica di padre<br />

spirituale della confraternita dell’Immacolata.<br />

Pochi mesi prima, il 25 marzo,<br />

aveva professato in Ciorani anche p. Girolamo<br />

Ferrara, nato a Teora nel 1715 e<br />

poi divenuto insegnante nel seminario arcivescovile<br />

di S. Andrea. All’interno della<br />

Congregazione p. Margotta ricoprì cariche<br />

importanti; fu rettore della casa di<br />

Materdomini di Caposele, poi di quella<br />

di S. Angelo a Cupolo, in provincia di Benevento.<br />

Nel 1749 fu nominato procuratore generale<br />

della Congregazione, un incarico<br />

che lo costringeva a recarsi spesso in Napoli,<br />

dove aveva una fitta rete di conoscenze<br />

nell’ambiente intellettuale e religioso<br />

del tempo; nell’estate del 1754 portò<br />

con sé nella capitale anche S. Gerardo<br />

Maiella, che vi operò molti miracoli; finito<br />

il soggiorno in Napoli, i due religiosi si<br />

trattennero per un po’ di tempo a Calitri,<br />

dove S. Gerardo si fece presto conoscere<br />

per le profezie e per i miracoli operati.<br />

Nel 1764 p. Margotta si ammalò di<br />

colera e in brevissimo tempo la malattia lo<br />

condusse alla morte. In una lettera datata<br />

21 luglio 1764 Alfonso de Liguori scriveva<br />

al confratello p. Andrea Villani: “Il P.<br />

Margotta ieri a 23 [ore] si estremò [ricevette<br />

l’Estrema Unzione] e fu licenziato<br />

da’ medici”, e una chiosa alla lettera aggiunge<br />

altri particolari sugli ultimi giorni<br />

di vita del religioso: “Il P. D. Francesco<br />

Maria Margotta era allora in Napoli, ove<br />

pel suo officio di Procuratore generale dimorava<br />

quasi di continuo. La malattia gli<br />

fu cagionata dalla epidemia che, in seguito<br />

della carestia, cominciò a serpeggiar<br />

in maggio, e scoppiò poi violentissima.<br />

Al 21 luglio, data di questa lettera,<br />

erano già morte cinquemila persone.<br />

S. Alfonso, appena informato dell’infermità<br />

del Margotta, spedì in Napoli il P.<br />

Gallo, perché lo assistesse, come con tutta<br />

carità fece per ben 17 giorni. Saputosi<br />

della malattia, molte persone distinte per<br />

nobiltà e dottrina furono spesso a visitarlo.<br />

Fra gli altri, il Principe di Caposele<br />

non passò giorno che nol facesse. Peg-<br />

11<br />

giorando ogni giorno dì più il Margotta, e<br />

dovutosi richiamare il P. Gallo, S. Alfonso<br />

mandò in sua vece il P. Ferrara, dal quale<br />

assistito l’infermo e da altri due Fratelli,<br />

con tutti i conforti della Religione, abbracciato<br />

al Crocifisso e pieno di fiducia<br />

nell’intercessione di Maria SS.ma, il giorno<br />

undici agosto si addormentava nel Signore<br />

25”. La salma di p. Margotta fu portata<br />

a Pagani.<br />

Come si è detto, prima di aderire alla<br />

congregazione alfonsiana, p. Margotta<br />

aveva ricoperto l’incarico di padre spirituale<br />

della confraternita dell’Immacolata<br />

Concezione di Calitri. Un manoscritto della<br />

congregazione redentorista, narrando<br />

della vita del religioso calitrano, ricorda<br />

che p. Margotta era conosciuto anche da p.<br />

Francesco Pepe (1684 - 1749), un famoso<br />

predicatore della Compagnia di Gesù, strenuo<br />

propugnatore del culto dell’Immacolata<br />

e amico della famiglia reale 26, vissuto<br />

in quegli stessi anni e morto in odore di<br />

santità; il documento ricorda come in un<br />

libro che raccoglieva le prediche di p. Pepe<br />

si parlasse molto bene di p. Margotta<br />

(“multa cum laude de eo loquitur”) e riporta,<br />

tratto dalle Novene del gesuita, il<br />

seguente brano: “Nella terra di Calitri si è<br />

eretta una Congregazione in onor dell’Immacolata<br />

Concezione sotto la direzione<br />

del reverendo sacerdote Francesco Maria<br />

Margotta, edificante per la sua esemplare<br />

pietà, amore e divozione alla gran Madre.<br />

È ella situata fuor dell’abitato: una mattina<br />

fu trovata aperta forzatamente e trovossi<br />

fatto un bottino di quanto si conservava<br />

in quella di più prezioso in argento e<br />

altre suppellettili, per fino smossa un poco<br />

la corona di 12 stelle di argento sopra la<br />

statua; ma nulla però vi mancava, che anzi<br />

trovossi un fiasco pieno di vino. Tutti<br />

conobbero la protezione di Maria in custodirsi<br />

il suo santuario senza però sapere<br />

il come. Passato un anno, un uomo, che<br />

probabilmente si suppose essere stato uno<br />

de’ladri, si abbatté in uno di quella terra,<br />

e udito il di lui paese, gli disse: voi avete<br />

quella cappella tanto maravigliosa e narrogli<br />

come fusse accaduto ad altri come<br />

portatisi di notte i ladri per rubarla e, preso<br />

molto, facevano violenza per rapire la<br />

corona, quando uscì una voce dalla statua<br />

che disse: finitela, altrimenti vi farò divorare<br />

da questo dragone. Preme sotto a’<br />

pie’ la statua un dragone. In tal modo difese<br />

la divina Madre il luogo a lei consagrato,<br />

perché atterriti gli empii si diedero<br />

alla fuga.<br />

Questa divina Madre, siccome è terribile<br />

a’nemici, così mostrasi favorevole a’<br />

suoi divoti. Nella festa del 1738 i Congregati<br />

vollero celebrarla con più di pompa,<br />

per lo ché eressero una nicchia più<br />

alta e bene adorna per collocarvi la sta-


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

tua. Erano tre soli, e la statua è di legno<br />

molto pesante; perché, oltre la grandezza,<br />

è sostenuta da una base con un gruppo di<br />

molti angioli e con un dragone sotto i piedi<br />

della divina Madre; pure, fidati nella<br />

gran Signora, vollero essi riporre la statua<br />

nella nicchia, la quale con somma<br />

maraviglia divenne loro leggiera, a guisa<br />

di una piuma. È molto cresciuta la divozione<br />

in questo luogo alla Immacolata<br />

Madre; onde in tutti i bisogni sotto questo<br />

titolo la invocano e la misericordiosissima<br />

Madre concorre colla loro fede con moltissime<br />

grazie 27”.<br />

È certo che il sacerdote calitrano e il<br />

predicatore gesuita si conobbero di persona;<br />

p. Pepe era di una decina di anni più<br />

grande di p. Margotta e viveva in Napoli<br />

nel Collegio Massimo dei Gesuiti (il Gesù<br />

Vecchio); forse si erano incontrati in Napoli,<br />

negli anni in cui la fama di predicatore<br />

di p. Pepe era al culmine, o forse avevano<br />

avuto modo di conoscersi anni prima,<br />

nel corso di una delle tante missioni<br />

gesuitiche in Irpinia.<br />

Comunque sia, il brano di p. Pepe è<br />

ricco di informazioni sull’origine della<br />

confraternita calitrana: esalta il ruolo di<br />

Francesco Margotta come padre spirituale<br />

della congrega, narra due miracoli della<br />

Vergine di Calitri, aggiungendo numerosi<br />

particolari sul tentato furto nella chiesa, ricordato<br />

brevemente anche nelle carte della<br />

confraternita 28, e permette di fissare al<br />

1738 l’anno di costruzione dell’altare ligneo<br />

che tuttora si vede e che sostituì un<br />

altare più antico e di fattura più semplice,<br />

messo in opera nel 1721, appena terminata<br />

la chiesa 29. Ma soprattutto lo scritto<br />

conferma che in Calitri, dopo la fondazione<br />

della congrega dell’Immacolata, la<br />

devozione verso la Vergine era “molto<br />

cresciuta”, e che la fama della confraternita<br />

calitrana nel giro di pochi anni (il brano<br />

è del 1744) si era sparsa anche nelle<br />

terre vicine, fino a giungere alla capitale<br />

del Regno.<br />

Appendice<br />

Si riportano due lettere di S. Alfonso, una<br />

indirizzata a p. Margotta e l’altra a p. Melaccio.<br />

1<br />

Lettere di S. Alfonso Maria de’ Liguori<br />

(…) pubblicate nel primo centenario della sua<br />

beata morte,I,Corrispondenza generale,Roma<br />

1897, lettera 92, pp. 140-142.<br />

Al sacerdote D. Francesco Maria Margotta<br />

in Calitri.<br />

Grande consolazione del Santo in riceverlo<br />

nella Congregazione, ed individuazione della<br />

preghiera a farsi per esso lui.<br />

Viva Gesù, Maria, Giuseppe e Teresa!<br />

Ciorani, 7 dicembre 1747.<br />

Don Francesco mio caro e amatissimo, io<br />

le so a dire che, ieri sera, qui si lessero le lettere<br />

colla notizia della fondazione [del collegio<br />

di Caposele] già stabilita, e poi la lettera vostra<br />

della vostra risoluzione; e non so se fu più la<br />

consolazione di tutti, per la notizia della fondazione,<br />

che per la notizia della risoluzione di<br />

V. Carità: dico di V. Carità, perché sin da oggi<br />

intendo e le fo sapere di averlo già ricevuto<br />

per fratello e compagno dilettissimo nella Congregazione;<br />

sicché da oggi comincia già il tempo<br />

del vostro noviziato, benché vi tratteniate<br />

per quanto bisogna in Calitri per aggiustare le<br />

cose vostre. Voi avete donato tutto quello che<br />

potevate alla Congregazione, ma sappiate che<br />

la Congregazione e tutti vi amiamo tanto che,<br />

Beato l’uomo pietoso<br />

che da in prestito e dona<br />

largamente ai poveri.<br />

senza niente, vi avremmo accettato e gradito<br />

ugualmente; perché sappiamo di aver per compagno<br />

uno che vuole farsi veramente santo, e<br />

così spero certamente che vi avete da fare, specialmente<br />

ora che vi è interceduta tanta riflessione<br />

a sangue freddo, e tutto il consenso del<br />

Padre spirituale e dell’Arcivescovo.<br />

V. C. si stia a Calitri, per quanto le piace e<br />

bisogna per aggiustar le sue cose, senza minima<br />

angustia: è vero che tutti abbiamo l’ansia<br />

di abbracciarlo quanto più presto qui, ma io<br />

ancora desidero che con pace accomodi le cose<br />

sue. Al suo spirito di fuoco non vi vogliono<br />

insinuazioni che si ritiri presto. Io, che la conosco<br />

bene, m’immagino e so certo che V. C.<br />

ora anela i momenti, per ritirarsi nel nido che<br />

Dio l’ha predeterminato dall’eternità per farlo<br />

santo.<br />

Avrei certamente a caro di vederla qui,<br />

prima che io parta per Napoli per li consaputi<br />

affari della Congregazione, il che sarà dopo il<br />

primo dell’anno, o dopo l’Epifania. Ma, torno<br />

a dire, non voglio che V. C. stia con angustia:<br />

se non potrò avere questa consolazione, la sacrifico<br />

a Gesù Cristo. Sappiate però che qui vi<br />

stanno aspettando tutti con le braccia aperte.<br />

D. Paolo [Cafaro] specialmente e [D. Girolamo]<br />

Ferrara hanno avuta una consolazione indicibile.<br />

Oggi tutti i novizi fanno la comunione<br />

per V. C., acciocché Gesù Cristo sopisca tutti i<br />

suoi affari più necessari, acciò possa presto ritirarsi.<br />

Da oggi avanti V. C. preghi, come ha da<br />

pregare, d’altro modo per me che non ha fatto<br />

per lo passato. Da ora gliel’impongo per obbedienza,<br />

perché già è nostro. V. C. ogni mattina,<br />

alla messa ed al ringraziamento, mi raccomandi<br />

a Gesù Cristo, acciò mi doni l’amore<br />

suo e di Maria, e mi faccia perfettamente<br />

adempiere la divina volontà. Lo segno, acciò<br />

tenga per sempre a mente la preghiera e non la<br />

lasci mai. Ed io anche lo farò per V. C. In nome<br />

dunque di tutta la ss. Trinità, di Gesù sacramentato<br />

e di Maria Immacolata, l’accetto,<br />

12<br />

(Salmo CXII – 5)<br />

lo ricevo e lo benedico, acciò diventi tutto, tutto<br />

di Dio, come Dio senz’altro lo vuole. Subito<br />

che può scrivere a D. Angelo suo direttore,<br />

le impongo che, da mia parte, lo ringrazî della<br />

licenza che vi ha data; e ditegli che tutta la<br />

Congregazione perciò gli conserverà una perpetua<br />

obbligazione. Viva Gesù, Maria, Giuseppe<br />

e Teresa!<br />

Conforme alla edizione romana.<br />

2<br />

Ivi,I,lettera 409, pp. 513-514<br />

Al P. D. Donato Melaccio, nella casa di<br />

Pagani.<br />

Lo conforta soavemente nella morte imminente.<br />

Viva Gesù, Maria e Giuseppe!<br />

Airola, 12 Gennaio 1763.<br />

Figlio mio caro, Dio sa la pena che mi ha<br />

cagionata la vostra infermità sin dal principio;<br />

ma mi rassegno alla volontà di Dio che così dispone.<br />

E così rassegnatevi ancora voi, abbandonandovi<br />

tutto nelle braccia del vostro buon Dio<br />

che vi vorrà togliere da questo mare così pericoloso<br />

del mondo, perché vi vuole salvo.<br />

Consolatevi e statevi sicuro della vostra<br />

salute eterna, perché morite in Congregazione.<br />

Poveri coloro che sono stati nostri, e muoiono<br />

fuori della Congregazione! Che serve la vita,<br />

se non per fare una buona morte in grazia di<br />

Dio?<br />

Della vostra buona morte io ve ne assicuro,<br />

e così che andate più cercando? Che più<br />

bella cosa, finire il tempo di fare più peccati ed<br />

uscire dal pericolo di perdere più Dio?<br />

Quando dunque vi affliggerà il pensiero<br />

della morte, ravvivate la confidenza e la rassegnazione,<br />

e dite: Mentre ora Dio vuole che io<br />

lasci il mondo, questo è il meglio per me. Chi<br />

sa, se foste campato, che non vi si fosse svoltato<br />

il cervello, come si è svoltato a tanti, e<br />

sareste morto fuori della Congregazione, e Dio<br />

sa in quale stato?<br />

Allegramente! Dio vi vuole salvo. Se egli<br />

vi chiama all’altra vita, non lasciate di raccomandarmi<br />

alla Madonna, alla quale io vi raccomando<br />

prima e dopo la vostra morte, se la<br />

vostra sarà prima della mia. Ma se voi andate<br />

prima di me all’eternità, poco potrò io tirare a<br />

seguitarvi. E così spero tra poco di rivederci in<br />

luogo di salute ad amare Dio, senza pericolo<br />

d’esserne più separati.<br />

Vi priego ora a stare attento a non perdere<br />

cosa da offerire a Dio, così in quanto alle pene<br />

dell’infermità, come in quanto alla poca assistenza<br />

che qualche volta proverete.<br />

Quando vi vedete più solo e più abbandonato,<br />

allora stringetevi più con Dio, perché allora<br />

certamente Iddio più v’assiste. Ora sieno<br />

sempre nella vostra bocca questi nomi: Gesù<br />

Cristo mio caro; Mamma mia cara, acciocché<br />

così dicendo possiate morire.<br />

Sì signore, io vi assolvo d’ogni difetto<br />

commesso intorno a’ voti. Prendete i rimedi<br />

che vi danno, ma tutta la vostra speranza e volontà<br />

sia di volere solo quel che vuole Dio.<br />

Terminate, come mi avete scritto, la vostra vita<br />

con fare l’ubbidienza; ché così non potete<br />

errare.


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

In fine vi mando mille benedizioni. A rivederci<br />

in Paradiso tra breve! Siate benedetto!<br />

Amen, amen.<br />

Di nuovo vi abbraccio e vi benedico. A rivederci<br />

nell’eternità beata!<br />

Viva Gesù e Maria!<br />

Fratello Alfonso del SS. Redentore vescovo<br />

di Sant’Agata.<br />

Conforme all’originale che si conserva<br />

nell’archivio della nostra casa di Pagani.<br />

NOTE<br />

1 È possibile vedere le pagine all’indirizzo<br />

www.intratext.com/BAI. Inoltre la Eulogos ha riunito<br />

in un volume virtuale (volume IV) tutte le lettere<br />

del santo pubblicate in diverse riviste ma non ancora<br />

raccolte in un unico libro a stampa.<br />

2 Su S. Alfonso Maria de Liguori e sulla Congregazione<br />

del Santissimo Redentore cfr. A.M. Tannoia,<br />

Della vita ed istituto di S. Alfonso Maria de Liguori<br />

vescovo di S. Agata dei Goti e fondatore della<br />

Congregazione del SS. Redentore libri quattro<br />

[1797], ed. cons. Torino 1860; A. Berthe, S. Alfonso<br />

Maria de Liguori,Firenze 1903; T. Roy-Mermet, Il<br />

santo del secolo dei lumi. Alfonso de Liguori (1696-<br />

1787), Roma 1983; F. Ferrero, voce Santissimo Redentore,<br />

in Dizionario degli Istituti di perfezione, IX,<br />

Roma 1988, coll. 808-819; Alfonso M. de Liguori e<br />

la società civile del suo tempo,atti del Convegno internazionale<br />

per il bicentenario della morte del santo<br />

(1787-1987) Napoli, S. Agata dei Goti, Salerno, Pagani<br />

15-19 maggio 1988, a cura di P. Giannantonio,<br />

2 voll., Firenze 1990; Un umanista del ‘700 italiano.<br />

Alfonso M. de Liguori,Verona 1992.<br />

3 Devo alla competenza e alla squisita cortesia<br />

di P. Giovanni Vicidomini CSSR, archivista della<br />

Provincia Napoletana dei Missionari del SS. Redentore,<br />

le notizie d’archivio sui Redentoristi calitrani.<br />

4 “In Napoli si conosce forse più lo stato dell’isola<br />

degli Otaiti che quello delle nostre provincie”.<br />

(L. Galanti, Descrizione geografica e politica delle<br />

Sicilie, [1787], I, Bologna 1969, p. XII).<br />

5 “Ricorrenze che ormai solo i vecchi ricordano<br />

erano le periodiche “missioni” dei Padri Passionisti.<br />

Si trattava di una settimana di predicazione e di penitenza.<br />

Vi erano prediche per solo donne e prediche<br />

per solo uomini, alla fine di queste ultime, i presenti,<br />

dietro l’esempio del predicatore, si davano la “disciplina”,<br />

cioè si picchiavano le spalle con cilici,<br />

implorando da Dio misericordia e pietà. Durante la<br />

settimana si verificavano le “conversioni”; si rappacificavano<br />

le discordie familiari; si ricredevano i<br />

peccatori. (…) La “missione” si chiudeva con una<br />

grande processione di penitenza a piedi scalzi, e con<br />

il seppellimento in una buca, appositamente scavata,<br />

delle “vanità”: coltelli da tasca, fisarmoniche da bocca,<br />

libri e immagini proibite.” (G. Acocella, Calitri.<br />

Vita di un grosso borgo rurale dell’alta Irpinia<br />

dal 1861 al 1971, Calitri 1977, p. 121).<br />

6 Su Materdomini cfr. P. Di Fronzo, I santuari<br />

dell’Alta Irpinia. Storia ecclesiastica e religiosa,<br />

Lioni 1971; G. Chiusano, La Cronista conzana,<br />

Conza della Campania 1983; U. Dovere, Materdomini<br />

di Caposele, in Santuari della Campania, Napoli<br />

2000, p. 326. Nella Cronista conzana,alla fine<br />

del Seicento, Materdomini è descritta così: “Bellissima<br />

chiesa con famosa cupola, con la miracolosa<br />

immagine di Maria; fu edificato detto tempio con<br />

molte elemosine di forestieri che solevano venire e<br />

in atto vengono”.<br />

7 A.M. Tannoia, Della vita ed istituto di S.<br />

Alfonso Maria de Liguori…, cit., lib. II, cap. XXIV,<br />

ed. cons. Torino 1860, p. 130.<br />

8 Alla permanenza di S. Gerardo in Calitri sarà<br />

dedicato un prossimo articolo su questa rivista.<br />

9 Di recente S. Alfonso è stato proposto come<br />

protettore degli utenti di Internet. Vedi all’indirizzo<br />

www.santibeati.it.<br />

10 La lettera di p. Capone è riportata in P. Saturno,<br />

La tradizione musicale alfonsiana,in Alfonso<br />

M. de Liguori e la società civile del suo tempo…,<br />

cit., pp. 623-639.<br />

11 Cfr. F. Minervini, Catalogo dei redentoristi<br />

d’Italia 1732-1841 e dei redentoristi delle province<br />

meridionali d’Italia 1841-1869, Romae 1978; Id.,<br />

Catalogo dei redentoristi della provincia napoletana<br />

1841-1978, Romae 1979. Nei due repertori sono<br />

presenti alcuni errori di trascrizione (Micolais per<br />

Nicolais, Jannale per Januale, Caposele per Capossela),<br />

corretti nel presente articolo.<br />

12 F. Landi, Istoria della Congregazione del SS.<br />

Redentore,2 tomi mss. [1782].<br />

13 Per un breve profilo di Domenico Blasucci<br />

cfr. M.D. Grieco (Vice presidente del settore giovanile<br />

per la diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa), Il venerabile<br />

Domenico Blasucci. Un Santo della nostra<br />

terra,in “Il Calitrano”, n.s., 17 (2001), pp. 14-15.<br />

14 Vol. I, lettere 132, 207, <strong>22</strong>3, 280, 352, 409,<br />

432. Vol. IV, lettere 102, 113 e 118.<br />

15 Nel catalogo dei Redentoristi non sono riportati<br />

i genitori di p. Michele Tozzoli, tuttavia egli era<br />

figlio di Francesco Tuozzolo e di Marianna Vitamore<br />

Cioglia. Il nonno, Donato Tuozzolo, “massaro di<br />

campo”, nel catasto del 1753 risultava essere l’uomo<br />

più ricco di Calitri, con un reddito imponibile di<br />

quasi 5.000 ducati; tutta la famiglia abitava in una<br />

“casa palaziata consistente in più stanze tra soprane<br />

e sottane e mezzane” di fianco al monastero dell’Annunziata.<br />

(Napoli, Archivio di Stato, Catasto<br />

Onciario,voll. 4974 e 4977).<br />

16 O. Gregorio, D. Capone, A. Freda, V. Toglia,<br />

S. Alfonso de Liguori. Contributi bio-bibliografici,<br />

Brescia 1940.<br />

17 V. Acocella, Storia di Calitri [1946], r.a.,<br />

Calitri 1984, pp. 249-250.<br />

18 “Ecco quanto si legge, nel Catalogo della<br />

Congregazione, di questo esimio soggetto: “A’ 7 dicembre<br />

1747, fu ammesso in Congregazione il sacerdote<br />

D. Francesco Maria Margotta della terra di<br />

Calitri, avendo 48 anni di età ed essendo già missionario<br />

e confratello della Venerabile Congregazione<br />

del P. Pavone, eretta nel Collegio Massimo de’ PP.<br />

Gesuiti di Napoli; e perché si trovava necessariamente<br />

impedito da molti affari domestici, che pure<br />

ridondavano in beneficio della Congregazione, stante<br />

una vantaggiosa donazione da lui fatta in favore<br />

della nuova casa che stava erigendosi nella terra di<br />

Caposele, perciò gli fu permesso dal R. mo nostro<br />

Padre il poter principiare il noviziato in sua casa,<br />

che poi a’ dì 3 marzo venne a proseguire nella casa<br />

di Ciorani. Fece l’oblazione nelle mani del P. Villani<br />

a’ dì 2 luglio 1748. Dopo grandissimi servizi resi<br />

alla Congregazione, che fece erede de’ suoi beni,<br />

morì santamente in Napoli, il dì 11 agosto 1764.””<br />

(Lettere di S. Alfonso Maria de’Liguori (…) pubblicate<br />

nel primo centenario della sua beata morte, I,<br />

Corrispondenza generale, Roma 1897, lettera 92,<br />

pp. 140-142). Su p. Margotta cfr. anche A. M. Tannoia,<br />

Della vita ed istituto di S. Alfonso Maria de<br />

Liguori…, cit., lib. II, capp. XXIV-XXV, pp. 130-<br />

136; A. Berthe, S. Alfonso…, cit., I, Firenze 1903,<br />

pp. 312-313.<br />

19 F. Landi, Istoria della Congregazione…, cit.;<br />

F. Kuntz, Annales Congregationis SS. Redemptoris,<br />

3 volumi mss. [notizie dal 1696 al 1737]; Id., Commentaria<br />

de vita D. Alphonsi et de rebus Congregationis<br />

SS. Redemptoris, 11 volumi mss. in folio,manoscritto<br />

conservato nell’Archivio Generale dei Redentoristi<br />

in Roma (copia in Archivio Provincia Napoletana<br />

dei PP. Redentoristi - Pagani).<br />

20 Il palazzo, donato da p. Margotta alla Congregazione<br />

del SS. Redentore, fu acquistato nel 1749<br />

da Giovanbattista Berrilli.<br />

21 Calitri, Archivio della Confraternita dell’Immacolata<br />

Concezione, Reggistro dove si annotano li<br />

conti,f. 107, riportato in G. Cioffari, La storia e la<br />

Regola dell’arciconfraternita “Immacolata Concezione”<br />

di Calitri,inL’Arciconfraternita dell’Imma-<br />

13<br />

colata Concezione di Calitri, a cura di V. A. Cerreta<br />

e G. Cioffari, I,Bari 1997, p. 31. La statua<br />

della Vergine fu commissionata allo scultore Giacomo<br />

Colombo (comunicazione di Vito Alfredo<br />

Cerreta).<br />

<strong>22</strong> F. Kuntz, Commentaria…, cit., VII, f. 195.<br />

23 Durante la missione di Calitri, il 6 gennaio<br />

1746, professò il novizio Domenico Corsano (1716-<br />

1801), di Corato, diocesi di Trani, nelle mani del<br />

p. Cesare Sportelli, un sacerdote che partecipò con<br />

S. Alfonso alla missione nella diocesi di Conza e di<br />

cui è in corso la causa di beatificazione.<br />

24 A. M. Tannoia, Della vita ed istituto di<br />

S. Alfonso Maria de Liguori…,cit., lib. II, cap. XXV,<br />

p. 134-135.<br />

25 Lettere di S. Alfonso Maria de’ Liguori …,<br />

cit., I, Corrispondenza generale, Roma 1897, lettera<br />

540, pp. 63-64.<br />

26 Su p. Francesco Pepe cfr. P. Degli Onofri,<br />

Elogj storici di alcuni servi di Dio, Napoli 1803,<br />

pp. 131-252; F. Iappelli - A. Schiattarella, Gesù<br />

Nuovo, ediz. con note, Castellammare di Stabia<br />

1997, pp. 41-43. Ringrazio p. Filippo Iappelli S. I. e<br />

Stefano Pepe per la cortesia e per le preziose indicazioni.<br />

27 Il brano è in F. Kuntz, Commentaria…,cit.,<br />

III, f. 210, e riporta, con lievi varianti, un passo del<br />

gesuita Francesco Pepe. Qui di seguito si riporta il<br />

testo preciso tratto dal libro di p. Pepe. “Nella Terra<br />

di Calitri vi è eretta una Congregazione in onor dell’Immacolata<br />

Concezione, sotto la direzione del R.<br />

D. Francesco M. Margotta, e vive con molta pietà, e<br />

molto addetta all’amore e divozione alla Gran Madre.<br />

È ella situata fuor dell’abitato: una mattina fu<br />

trovata aperta forzatamente e trovossi fatto un bottino<br />

di quanto si conservava in quella di più prezioso<br />

in argento, e altre suppellettili, per fino smossa<br />

un poco la Corona di 12 stelle di argento sopra la<br />

statua; ma nulla però vi mancava. Che anzi trovossi<br />

un fiasco pieno di vino, tutti conobbero la protezione<br />

di Maria in custodirsi il suo Santuario, senza<br />

però sapere il come. Passato un’anno, un’Uomo<br />

che probabilmente si suppose essere stato un de’<br />

ladri si abbatté in uno di quella Terra; e udito il di<br />

lui Paese, gli disse: Voi avete quella Cappella tanto<br />

miracolosa, e narrogli come fusse accaduto ad’altri<br />

come portatisi di notte i ladri per rubbarla, e preso<br />

molto, facevano violenza per rapire la Corona,<br />

quando uscì una voce dalla statua, che disse: Finitela,<br />

altrimente vi farò divorare da questo Dragone.<br />

Preme sotto a pie’ la statua un Dragone. In tal modo<br />

difese la Divina Madre il luogo a Lei consegrato,<br />

perché atterriti gli Empj si diedero in fuga. Ma questa<br />

divina Madre, siccome è terribile a nimici, così<br />

mostrasi favorevole a’ suoi Divoti. Nella Festa del<br />

1738 i Congregati vollero celebrarla con più di<br />

pompa, perloché eressero una nicchia più alta, e<br />

bene adorna per collocarvi la statua. Erano tre soli, e<br />

la Statua è di legno molto grieve, perché oltre la<br />

grandezza, è sostenuta da una base con un gruppo di<br />

molti Angioli e con un gran Dragone sotto i piedi<br />

della divina Madre; pure fidati nella gran Signora<br />

vollero essi riporre la Statua nella nicchia, la quale<br />

con somma maraviglia divenne loro leggiera a guisa<br />

di una piuma. È molto cresciuta la divozione in<br />

questo luogo alla Immacolata Madre, onde in tutti i<br />

bisogni sotto questo titolo la invocano, e la misericordiosissima<br />

Madre concorre colla loro fede con<br />

moltissime Grazie, non meno a pro delle Anime,<br />

che de’ Corpi; anche a pro de’ Campi, de’ Bruti;<br />

che per brevità tralascio”. (F. Pepe, Terza Novena di<br />

sabati dell’Immacolata Concezione della Divina<br />

Madre Maria Santissima. Sabato secondo. Esempi,<br />

Napoli 1744, pp. 101-103.).<br />

28 Calitri, Archivio della Confraternita dell’Immacolata<br />

Concezione, Reggistro …, cit., f. 65, riportato<br />

in G. Cioffari, La storia e la Regola …,<br />

cit., p. 31.<br />

29 Ivi, f. 30, in G. Cioffari, La storia e la Regola…,cit.,<br />

p. 27. L’altare, in legno di tiglio, è opera<br />

del siciliano Baldàssare Abate.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

<strong>IL</strong> DOTTOR ALESSIO NICOLAIS<br />

pesse volte sfuggono alla nostra atten-<br />

Szione le lodevoli e magnifiche imprese<br />

di tanti figli di Calitri, che si resero benefattori<br />

dell’umanità, con profondi studi di<br />

scienza e che dettero lustro alla Terra natia..<br />

È proprio il caso del nostro concittadino<br />

dottor Alessio, Canio, Maria Nicolais<br />

nato a Calitri il 25 agosto 1877, da<br />

Giuseppe e da Mazzeo Mostiola, bresciano<br />

di adozione e medico della Provincia di<br />

Brescia, dove morì il 3 novembre 1929 a<br />

soli 52 anni di età.<br />

Giovane e promettente studente al liceo-ginnasio<br />

di Avellino, compì gli studi<br />

universitari presso l’Ateneo Pisano dove<br />

insegnava un altro illustre scienziato calitrano<br />

Angelo Maria Maffucci e dove si<br />

laureò in medicina e chirurgia. Risultò vincente<br />

nel concorso per 3 posti di segretario<br />

dell’Ufficio sanitario del Regno d’Italia<br />

fra uno stuolo di un centinaio di validissimi<br />

concorrenti.<br />

Assunto in servizio, dimostrò tale attitudine,<br />

acume, competenza nel disimpegno<br />

del suo ufficio che al Ministero fu notato<br />

come uno dei migliori funzionari; per<br />

cui quando il Governo decise la conquista<br />

della Libia egli sbarcò a Tripoli col generale<br />

Caneva per assumere la Direzione del<br />

servizio d’igiene e sanità; a Salerno durante<br />

l’imperversare dell’epidemia vaiolosa, a<br />

Verbicaro, in provincia di Cosenza, dove il<br />

LAUREA<br />

“Secondo Botto”<br />

In casa Landi-Toglia a Grottaminarda<br />

Con 110 e lode Maria Landi ha conseguito<br />

la Laurea in “Ingegneria Gestionale”<br />

presso l’Università Federico II di<br />

Napoli il 21.03.2003 discutendo brillantemente<br />

una tesi in Economia ed Organizzazione<br />

Aziendale, dal titolo: “Valutazione<br />

di business in nuovi settori I.C.T.: analisi<br />

di un caso aziendale” con i relatori chiarissimi<br />

prof.ri Guido Capaldo e Mario Raffa<br />

e correlatore l’ing. Claudio Balzamo.<br />

Rallegramenti e felicitazioni ai genitori<br />

Rocco e Lucia, ai fratelli Michele e<br />

Francesco e alle sorelle Elvira e Chiara.<br />

La secondogenita Maria ha “bissato” l’eploit<br />

di Elvira, per cui particolarmente<br />

commossi, partecipi e soddisfatti sono stati<br />

la nonna Maria Gaetanina Nicolais da<br />

Figlio illustre di Calitri<br />

colera mieteva a centinaia le sue vittime, in<br />

Sicilia, ovunque c’era da affrontare una<br />

emergenza il dottor Nicolais veniva mandato<br />

espressamente dal Ministero per porre<br />

in atto i rimedi suggeriti dalla scienza contro<br />

la tubercolosi, il colera, il tifo, il vaiolo.<br />

Per il terremoto del 1910 fu inviato a<br />

Calitri, dove tante e tali furono le prove<br />

di abnegazione e di solerzia che gli venne<br />

conferita la medaglia d’argento ai bene-<br />

Calitri e gli zii Maria e Giovanni Toglia<br />

con i cugini Michele e Carmen.<br />

Alla neo dottoressa auguri di ulteriori<br />

e prestigiose affermazioni e dalla grande<br />

famiglia dei lettori del giornale un sincero<br />

“ad maiora”.<br />

<br />

LAUREA<br />

Il giorno 20 febbraio 2003 presso<br />

l’Università<br />

Statale di Milano si è brillantemente<br />

laureata in<br />

Ingegneria la signorina<br />

Chiara CODELLA<br />

Alla neo laureata<br />

e ai genitori Paola e Donato<br />

gli auguri più sinceri e sentiti<br />

della Redazione.<br />

14<br />

meriti della salute pubblica. Il suo infaticabile<br />

operare nella città di Brescia, gli<br />

meritò la stima e l’affetto, senza riserve e<br />

senza veli, di tutta la cittadinanza che lo<br />

stimava, e giustamente, come un vero apostolo,<br />

un indefesso animatore che si prodigava<br />

senza riserve: il consorzio antitubercolare,<br />

l’Opera per la maternità e infanzia,<br />

le numerose Istituzioni ospitaliere e<br />

benefiche della Provincia, tutti i sanitari<br />

della vasta giurisdizione non ricorrevano<br />

mai invano a lui, che per ciascuno, sapeva<br />

essere maestro e consigliere prezioso; e il<br />

Governo che più volte l’aveva giustamente<br />

premiato ed incoraggiato, ne apprezzava<br />

i meriti di funzionario e, attraverso le sue<br />

pubblicazioni, quelli di scienziato.<br />

Negli ultimi tempi della sua pur breve<br />

vita terrena, fu chiamato a Roma, dove gli<br />

offrirono il posto eminente di Ispettore<br />

Generale di Sanità, che rifiutò con garbo,<br />

non volendo distaccarsi dalla nuova famiglia<br />

che si era formata a Brescia, sposando<br />

la signorina Maria Fattorini l’11 febbraio<br />

1926.<br />

È doveroso, da parte nostra, recuperare<br />

la memoria storica di tanti, come il dottor<br />

Nicolais, che con spirito di sacrificio e di<br />

abnegazione, offrirono la loro opera di<br />

scienza a noi, che ne riscopriamo il valore<br />

e l’additiamo ai giovani di oggi.<br />

S.A.R.<br />

Portici 21 gennaio 2003, tra l’affetto di conoscenti<br />

e parenti, i coniugi Vallario hanno<br />

festeggiato i 50 anni di matrimonio, con gli<br />

auguri dei figli Rosa col marito Lorenzo,<br />

Salvatore con la moglie Rosanna, Luca con<br />

la fidanzata Valeria e dalla prediletta nipote<br />

Raffaella col fidanzato Alessio. La Redazione<br />

del giornale porge sincere felicitazioni.<br />

L’amico fraterno Michele Marotta segretario<br />

dell’Istituto Pennese di Portici.


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

n una domenica piovosa dello scorso<br />

I dicembre mentre riordinavo un po’ di<br />

carte nel mio studio, mi è capitato tra le<br />

mani un vecchio album di fotografie.<br />

Nel mentre lo sfogliavo. innumerevoli<br />

sono stati i ricordi che tumultuosamente<br />

mi hanno assalito. Una foto in<br />

particolare mi ha colpito (che viene qui<br />

pubblicata) poichè presumo sia della<br />

metà degli anni trenta e ritrae un folto<br />

gruppo di persone che spero il direttore<br />

di questa rivista o i lettori aiuteranno ad<br />

individuare. Non so se sia una riunione<br />

di regime (siamo in piena epoca fascista),<br />

ma penso che, a distanza di sessant’anni<br />

circa dalla caduta del fascismo,<br />

si possa anche parlare di quell’epoca<br />

a Calitri attraverso alcuni episodi<br />

che mio padre Vincenzo Toglia,, mi raccontava<br />

con quel grande senso dell’umorismo<br />

che lo distingueva.<br />

Sicuramente nella foto dovrebbe esserci<br />

il Capitano “Chiappariello”, al secolo<br />

il Geom. Giovanni Lampariello così<br />

chiamato per la sua piccola statura, detto<br />

anche (da don Peppe Stanco) il mostro<br />

della rivoluzione (fascista, ovviamente)<br />

per la non particolare avvenenza.<br />

Probabilmente potrebbe trovarsi nel<br />

gruppo anche lo Stanco, detto Scollarossa,<br />

autore delle battute più corrosive<br />

di quel tempo (anche contro il regime),<br />

memore che l’arma del ridicolo spesso<br />

fa più male della spada. Penso che sia<br />

l’Avv. Stanco ad aver ammaestrato mio<br />

padre all’arte dello sfottò che gli procurò<br />

anche qualche problema.<br />

Non dovrebbe esserci invece Pasquale<br />

Antonio Capossela (Panch’tieggh’)<br />

perché antifascista, ma, malgrado<br />

ciò, soprannominato (da Stanco) la prima<br />

camicia nera d’Italia per la poca dimestichezza<br />

con il sapone (d’altronde<br />

in quei tempi erano pochi i possessori di<br />

un bagno in casa).<br />

Ebbene, l’episodio che spesso mi<br />

raccontava mio padre aveva, quale protagonista<br />

proprio Panch’tieggh’ che, in<br />

quanto dissidente, non veniva regolarmente<br />

invitato alle famose battute di<br />

caccia a Castiglione organizzate dall’allora<br />

Podestà (l’equivalente del Sindaco<br />

di oggi) don Ciccio Zampaglione.<br />

Ogni anno il Podestà organizzava<br />

nella sua tenuta (il bosco di Castiglio-<br />

LORENZO TOGLIA<br />

CHIAN’ FRAT’ CHE FAJ!<br />

ne) la caccia al cinghiale cui erano invitati<br />

i più alti gerarchi della Provincia<br />

e finanche l’industriale Giuseppe Alberti<br />

produttore del celeberrimo liquore<br />

Strega. Ovviamente erano numerosi, in<br />

qualità di ospiti, anche i Calitrani.<br />

Tutti venivano alloggiati in un casino<br />

appositamente attrezzato con letti a<br />

cuccetta.<br />

Chi non fosse al corrente, deve sapere<br />

che la caccia al cinghiale si svolge<br />

col metodo della battuta del terreno.<br />

I bracconieri, accompagnati dai cani,<br />

si inoltrano nel bosco battendolo<br />

con metodo e facendo il maggior rumore<br />

possibile, in modo che i cinghiali<br />

escano dai loro nascondigli e fuggano<br />

verso i sentieri in precedenza previsti<br />

dove, strategicamente appostati, i<br />

cacciatori possano prendere la mira e<br />

sparare.<br />

Anche quell’anno Panch’tieggh’,<br />

appassionato dell’arte venatoria, si appostò<br />

insieme a Romolo Beltrami (padre<br />

di Nazareno) in territorio demaniale<br />

e cioè nel letto asciutto dell’Ofanto,<br />

nella speranza che qualche porco selvaggio,<br />

uscito indenne dalla battuta, si<br />

indirizzasse verso il bosco di Monticchio<br />

separato da quello di Castiglione<br />

per l’appunto dal fiume.<br />

La coppia di provetti cacciatori si<br />

era posta a circa due-trecento metri di<br />

15<br />

distanza l’uno dall’altro, in modo da<br />

controllare la maggior parte possibile<br />

di territorio, quando, all’improvviso,<br />

due cinghiali, provenienti da Castiglione,<br />

saltarono dall’argine nel fiume.<br />

Il primo passò nei pressi di Beltrami,<br />

ma fu talmente lesto a guadagnare<br />

l’altra riva che la fucilata tempestivamente<br />

sparata da questi andò a vuoto.<br />

L’altro, nel salto, cadde malamente<br />

e rimase inginocchiato per qualche<br />

istante a pochi metri da Panch’tieggh’<br />

che, preso dall’emozione, non riuscì a<br />

puntare l’arma, né tantomeno a sparare.<br />

Il cinghiale, forse anch’esso sorpreso<br />

per l’inattesa grazia ricevuta, riprese la<br />

corsa verso Monticchio e si dileguò<br />

nella fitta vegetazione.<br />

Il Beltrami imprecò verso Panch’tieggh’<br />

– che ovviamente se ne stava<br />

mogio – per tutto il tempo del ritorno in<br />

paese e, com’era consuetudine, la cosa<br />

fu commentata nel bar di mio padre.<br />

Nessuno però seppe trovare una qualche<br />

spiegazione al comportamento di<br />

Panch’tieggh’ cui era peraltro unanimemente<br />

riconosciuta una consumata abilità<br />

di cacciatore.<br />

Fu come sempre l’Avv. Stanco a<br />

chiarire l’accaduto: il cinghiale, inginocchiato<br />

davanti a Panch’tieggh’ lo<br />

implorò: chian’ frat’ che faj e così fu<br />

graziato.<br />

Calitri anni ’30? Invitiamo i lettori a segnalarci il riconoscimento dei vari personaggi.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

IN RICORDO DI<br />

VINCENZA GALLUCCI<br />

o scorso 17 gennaio 2003 è scomparsa<br />

L la signora Vincenza Gallucci. Non era<br />

una mia parente, né ho avuto con lei<br />

profonde relazioni di amicizia, eppure<br />

sento di doverla ricordare in modo particolare,<br />

per quello che ha fatto per la cultura<br />

e la storia di Calitri. E’ importante<br />

dire che Vincenza, nata nel 19<strong>22</strong>, era sorella<br />

di Michele Gallucci, un sacerdote<br />

calitrano colto e vivace, di dodici anni più<br />

anziano di lei. Egli era stato anche Parroco<br />

di Morra, prima di abbandonare l’abito<br />

talare per contrasti con i suoi superiori ed<br />

è facile comprendere come questo fatto<br />

abbia segnato la sua vita.<br />

In seguito, e per alcuni decenni, Vincenza<br />

e «Don Michele» vissero a Napoli,<br />

dove condussero un negozio di vasi di terracotta<br />

insieme ad un altro fratello, Vincenzo.<br />

Quando «Don Michele» morì improvvisamente,<br />

e ciò avvenne nel febbraio<br />

del 1980, a Vincenza venne a mancare<br />

l’appoggio morale a cui era ormai abituata<br />

e ne soffrì molto. Decise di ricordarlo e<br />

di farlo ricordare anche dagli altri, dedicando<br />

alla sua memoria impegno e danaro<br />

affinché avesse quel lustro che, secondo<br />

lei, gli era mancato in vita. S’incaricò innanzitutto<br />

di far stampare i lavori letterari<br />

che egli aveva prodotto, ma che non aveva<br />

voluto pubblicare, e istituì il Premio Città<br />

di Calitri «Michele Gallucci» per far apprezzare<br />

il valore delle opere storiche e<br />

letterarie dei ricercatori locali. Chi volesse<br />

conoscere «don Michele» dai suoi scritti,<br />

ora può trovarli presso la Biblioteca Comunale<br />

di Calitri.<br />

Il Premio «Gallucci» ebbe diverse edizioni,<br />

a cominciare dal 1988. Esse furono<br />

rese possibili grazie alla volontà e alla<br />

competenza di Raffaele Salvante il quale,<br />

con il Calitrano, diede ospitalità sia al<br />

bando annuo del Concorso sia ai suoi risultati.<br />

Egli si preoccupò, inoltre, di collegare<br />

il Premio al mondo universitario e<br />

divulgarlo presso tutti i possibili interessati<br />

fino ai cultori di dialetto.<br />

Dopo alcuni anni, però, la signora<br />

Vincenza dovette rinunciare a finanziare<br />

l’iniziativa perché fu obbligata ad occuparsi<br />

anche della salute del fratello Vincenzo,<br />

che era stato colpito da una dura<br />

infermità. Le Istituzioni locali non intesero<br />

continuare il lavoro da lei iniziato,<br />

forse perché avrebbero dovuto accollarsi<br />

un onere finanziario e organizzativo non<br />

indifferente. A causa di ciò, venne meno il<br />

puntale incontro per la premiazione dei<br />

vincitori, che si teneva ogni anno, in una<br />

delle giornate della Fiera Interregionale<br />

di Calitri. Un evento che aveva sempre la<br />

cornice di numerose personalità della cultura<br />

e della politica ed era allietato da un<br />

ricco buffet. Cessò, secondo me, il più<br />

importante appuntamento annuale di studiosi<br />

e di cultori di fatti locali che si tenesse<br />

in Alta Irpinia.<br />

Quando ho appreso della scomparsa<br />

della signora Vincenza, ho pensato che<br />

fosse mio dovere rivolgerle pubblicamente<br />

un ringraziamento. Infatti, io sono stato<br />

tra coloro che hanno concorso a quel Premio.<br />

Stimolato da questa interessante<br />

competizione, nell’arco di quattro anni ho<br />

portato a termine tre lavori sulla storia di<br />

Calitri che, probabilmente, non avrei mai<br />

scritto. In seguito ho avuto il piacere di<br />

verificare che essi vengono consultati<br />

presso la Biblioteca Comunale di Calitri,<br />

dove sono custoditi, e che almeno uno di<br />

questi lavori ha inciso, a sua volta, sul<br />

pensiero di ricercatori più giovani. Un risultato<br />

che non avrei immaginato, dal momento<br />

che si tratta di ricerche compiute<br />

fuori dal campo della mia professione.<br />

Scrivere con competenza sul proprio<br />

paese non è da tutti. Non basta essere<br />

semplicemente appassionati degli avvenimenti<br />

storici per saper scrivere di storia<br />

locale. Bisogna saper cercare e trovare i<br />

documenti e bisogna saperli studiare, attingendo<br />

a validi modelli storiografici. Ciò<br />

16<br />

lo si fa imparando dalle figure esemplari<br />

che ogni comunità ha. Il Premio «Gallucci»<br />

ha invogliato le persone a far pratica in<br />

questo campo e nel contempo ha valorizzato<br />

le esperienze già mature. Ora che<br />

questo incitamento non c’è più, non si sa<br />

se c’è ancora chi si preoccupa di esplorare<br />

gli archivi, di cercare documenti nelle case<br />

private e di illuminare con saggi e ricerche<br />

tempi ancora oscuri del passato del<br />

paese. I nomi che conosciamo sono quelli<br />

che in genere collaborano con il Calitrano<br />

o con Ofanto. Ad essi va il nostro<br />

ringraziamento per le notizie che ci danno,<br />

ma ancor di più perché tengono viva<br />

la fiaccola che dà luce all’identità nostrana.<br />

Si sa bene che negli ultimi tempi questa<br />

identità è in discussione. I legami affettivi<br />

tradizionali, parentali ed amicali,<br />

si sono allentati anche a Calitri, al punto<br />

che non è più ovvio che esista davvero<br />

una comunità calitrana. Dobbiamo sperare<br />

che le Istituzioni o le Associazioni del<br />

paese rafforzino il senso della comune appartenenza.<br />

Se ciò non accadrà, allora<br />

dobbiamo augurarci che sorgano spontaneamente<br />

singole persone, come la signora<br />

Vincenza, che amino Calitri e che dedichino<br />

tempo e risorse alla conservazione<br />

della sua cultura.<br />

Pietro Cerreta<br />

Calitri 07 novembre 2002, una stupenda foto<br />

con cinque generazioni, scattata nella ricorrenza<br />

del 93° compleanno della nonna Maria<br />

Giuseppa Di Maio (1910) la prima a sinistra,<br />

Filomena Tarcredi (1932) la figlia, Rosa Toglia<br />

(1956) la nipote, Rossana Caputo (1977) pronipote<br />

e il piccolo Angelo Cappelletti (2002)<br />

il tris nipote.A tutti un augurio di ogni bene<br />

da parte della Redazione del giornale.


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

Calitri 10 gennaio 1953, Maria Rosa Maffucci (nzacch’tegghia) nata<br />

23.11.1931e Alessandro Cesta (c’stariegghj’) nato il 19.02.1925 festeggiano<br />

il loro 50° anniversario di matrimonio, auguri vivissimi<br />

dai figli, dai nipoti, dai parenti e dalla Redazione del giornale.<br />

Calitri 04 febbraio 2002, festeggiamento delle nozze d’oro dei coniugi<br />

Mariantonia Codella e Marino Tornillo nella foto con i figli<br />

Donato (1952) a sinistra e Michele (1957) a destra, con i vivissimi<br />

auguri della Redazione del Giornale.<br />

NOZZE D’ORO<br />

17<br />

Calitri 28 gennaio 1953, 50° anniversario di matrimonio di Giuseppina<br />

Borea (figlia di Mannina a Carr’zzera) e di Giuseppe Capossela<br />

(C’ccon’). Sinceri auguri dalla Redazione.<br />

Calitri 13 ottobre 2002, il 50° di matrimonio dei signori Vincenza Lettieri<br />

(1928) e di Antonio Di Roma (1929) a sedere nella foto, in piedi da<br />

sinistra Davide Solazzi (1970), Gaetanina Di Roma di Antonio (1959),<br />

Danilo Vigorito (1987),Anastasia Karlashuk (1959) e Giovanni Di Roma<br />

di Antonio (1953, con gli auguri più sinceri della Redazione del giornale.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

LA NOSTRA<br />

BIBLIOTECA<br />

C<strong>IL</strong>ENTO… una terra da camminare, una terra da raccontare<br />

di Andrea Perciato – Associazione di cultura, sport<br />

e ricreazione “Arci Postiglione” – Edizioni Arci Postiglione<br />

– Salerno 2002<br />

ndrea Perciato, 43 anni, giornalista e fotoreporter, esperto<br />

Adella progettazione di itinerari escursionistici e della promozione<br />

turistica mirata all’ambiente e alla natura appenninica<br />

nei territori del Sud Italia, vive ed opera a Salerno. Dal 1989 ha<br />

fondato il Centro Documentazione Trekking Campania, oggi<br />

OFFININAE ITINERIS – LABORATORIO del CAMMINA-<br />

RE, una importante realtà in campo escursionistico che da 13<br />

anni viene indicata tra i primi punti di riferimento in Campania<br />

per quanto riguarda la promozione dell’escursionismo naturalistico<br />

e ambientale.<br />

Scrive e collabora con molteplici testate giornalistiche e riviste,<br />

autore di numerose raccolte di itinerari, ha realizzato alcune tra<br />

le più interessanti guide di itinerari escursionistici presenti in<br />

Campania; ultimo frutto di questa ricca produzione è il presente<br />

volume, che con 50 itinerari escursionistici ci porta a riscoprire<br />

paesi e luoghi poco noti di questo meraviglioso angolo di<br />

terra italiana che è il Cilento considerato da Renan nel 1850<br />

“l’ultimo confine della civiltà verso il Sud”, che ci appare tanto<br />

simile, nel titolo, al celebre libro di Levi “Cristo si è fermato<br />

ad Eboli”.<br />

Il Cilento che conserva ancora immagini segrete e misteriose,<br />

pareti a strapiombo, scogliere rocciose e spiagge bianche, contro<br />

cui si infrangono, da secoli, le profumate onde di un mare<br />

incredibilmente azzurro, e che rappresentarono, migliaia di anni<br />

fa, la porta d’accesso verso le intricate e montagnose contrade<br />

dell’interno per l’antica via del Sale, la via del Grano e la<br />

via del Ferro. Luoghi di lavoro duro, paziente e molto spesso<br />

avaro, riparo dalle incursioni, ricovero per gli armenti, sicuro<br />

nascondiglio per i ladroni, ma nello stesso tempo richiamo per<br />

insediamenti di conventi e monasteri, sparsi fra le colline e le<br />

vallate, con i santuari rupestri e piccole chiese arrampicate su<br />

inaccessibili e tortuose creste montuose.<br />

Sono ancora vivi i “segni” di quell’isolamento ultrasecolare,<br />

che ha portato al consolidarsi di usi e costumi, che ancora oggi<br />

costituiscono un prezioso patrimonio di cultura popolare, ove il<br />

fondersi di emozioni e sensazioni, godibili attraverso le meraviglie<br />

di una natura a tutt’oggi inviolata, rende chiunque desidera<br />

avventurarsi per queste contrade, libero di muoversi, di<br />

camminare, di vedere, di toccare, di sentire, di godere e di sognare…<br />

LA VITA, <strong>IL</strong> TEATRO E LO SPETTACOLO A NOVOLI<br />

NEI SECOLI XIX-XXI di Alfredo Mangeli – Biblioteca<br />

Minima – Novoli 2002<br />

ibro veramente interessante che partendo dall’attuale stato fa-<br />

L tiscente e di assoluto abbandono dell’ultracentenario Teatro<br />

Comunale, sottolineandone l’importante ruolo culturale-educativo<br />

oltrechè ricreativo avuto nel passato, suffragato dalla<br />

notevole attività delle locali Filodrammatiche, non solo ne au-<br />

18<br />

spica e sostiene strenuamente un decoroso e sollecito restauro,<br />

ma delinea i tratti essenziali della storia, le condizioni economiche,<br />

l’aspetto, la vita di questo nobile paese in quella metà<br />

dell’800, quando venne costruito il Teatro.<br />

Superata la difficile e triste situazione del primo decennio postunitario<br />

per le gravi condizioni economiche in cui versava e per<br />

la gravissima calamità del colera, il paese si apprestava a diventare<br />

quella “industriosa cittadina dalle strade lunghe e dritte”<br />

con l’impianto, nel 1873, di una fabbrica per la estrazione<br />

dell’alcool dalle vinacce voluto da Giuseppe Capozza, regio<br />

subeconomo nella diocesi di Barletta e quando sempre nel<br />

1873 con la nuova amministrazione comunale, capeggiata da<br />

Pietro Longo, il paese conobbe una nuova era con la sistemazione<br />

di tutte le strade interne, la piantagione di tanti alberi, la<br />

nuova casa comunale, le nuove prigioni mandamentali e soprattutto<br />

con il Regolamento edilizio approvato dal Consiglio<br />

comunale nella seduta del 5 ottobre 1879, che fu l’espressione<br />

seria e decisa di dare un nuovo assetto urbanistico che fece di<br />

Novoli un paese avanzato, civile, moderno.<br />

Novoli era anche sede di pretura e capoluogo di mandamento<br />

elettorale, aveva la caserma dei carabinieri, l’ufficio telegrafico<br />

e postale, un’agenzia di pegni, un collettore del lotto, un albergo,<br />

una stazione termo-pluviometrica, quattro classi elementari<br />

maschili e tre femminili, una scuola privata elementare femminile<br />

diretta da Caterina Bianco, un circolo per l’elite, una Società<br />

operaia di mutuo soccorso e non poteva mancare una<br />

banda musicale; inoltre non mancavano diversi qualificati professionisti<br />

e un folto clero composto da ben 23 sacerdoti.<br />

Il 15 maggio 1881 il Consiglio comunale su proposta del consigliere<br />

Celestino Andrioli delibera la costruzione di un teatro<br />

da dedicare ad Oronzo Bernardini ingegnere progettista che<br />

per improvvisa morte non potè firmare il progetto stesso; ci<br />

vorranno ben dieci anni per i lavori con l’avvicendarsi di molti<br />

ingegneri e moltissime modifiche al progetto originario, per<br />

cui il nome ufficiale divenne Teatro Comunale<br />

Una analisi dettagliata della costituzione di varie filodrammatiche<br />

e dello spirito musicale quasi innato negli abitanti di Novoli<br />

prosegue per un bel numero di pagine che certamente non<br />

solo rappresentano la memoria storica, ma danno lustro e decoro<br />

a tutta la città, che questo libro degnamente ha saputo<br />

trarre da un oblio molto lungo e che non meritava.<br />

RACCOLTA UNICA DI “PENSIERI E POESIE “ dei libri<br />

pubblicati dal 1976 al 2000 di Lucia Tumino - Ed. Iblea<br />

Grafica – Ragusa 2000<br />

on è certamente cosa facile mettere insieme la produzione<br />

Nletteraria di un unico autore senza soffermarsi sulla formazione<br />

stessa del medesimo che attraverso i suoi scritti ci offre il<br />

metro e la progressione del suo lavoro che ha inizio con una<br />

raccolta di versi molto semplice, puramente sperimentale per<br />

chi non ha ancora nessun titolo di studio, ne tantomeno una<br />

preparazione ad hoc.<br />

È il caso della nostra poetessa N.D. Lucia Tumino dei marchesi<br />

Cannata che con la sua prima pubblicazione del 1976 “Primo<br />

Maggio” mostra la sua particolare semplicità e vorremmo dire<br />

inesperienza, oltre la quale, però, si avverte una tenuta, una<br />

dimensione costantemente vigile e forte unitamente ad un indirizzo<br />

di melanconica rappresentazione della sua memoria<br />

storica.<br />

La seconda raccolta di versi del giugno 1978 “Monserrato”,che<br />

l’autrice ha voluto dedicare alla splendida ed aristocratica collina<br />

iblea, parla non soltanto di ricordi giovanili ma più ancora<br />

della storia di un grande amore, con un serio e genuino lavoro


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

maturato nella solitudine e nel dolore, che benchè “posseduta<br />

dal fastidio di vivere” sa raccontare le sue storie penose con<br />

quella schiettezza che può venire soltanto da un cuore martoriato.<br />

La terza silloge dell’ottobre del 1978 “Note e Pianti” pur in una<br />

forma più aggraziata e studiata segna una ulteriore tappa di<br />

sofferto tormento interiore che non riesce a capacitarsi della sua<br />

condizione di prigioniera degli “altri, l’aridità dei quali mi<br />

sommerse”e del dolore che come un “ferro rovente” le strugge<br />

il cuore.<br />

L’ultima raccolta di questo interessante volume si intitola “Il libro<br />

della vita” dove l’autrice, sempre afflitta da una pessimistica<br />

visione della vita ripensa alla sua giovinezza che scopre<br />

già trascorsa e smemorata prima di averne coscienza: “trasparenza<br />

di gioie, mai avute, affogate nel pianto!”.<br />

UN UOMO UNA VITA di Lorenzo Franchi – Prefazione di<br />

Paolo Ruffilli - Edizioni Del Leone – Venezia 2002<br />

l modo schietto e sereno che ha Lorenzo Franchi di guardare<br />

Ile cose e giudicarle appare qui maturato da una lunga esperienza,<br />

prima umana e poi formale. I modi dello stile, il linguaggio<br />

piano e familiare, la sintassi scarna e parlata, rispecchiano<br />

una semplicità di approdo e una generosa purezza d’animo,<br />

e insieme il consapevole proposito di una letteratura dell’autentico<br />

vissuto.<br />

Pur mirando alla sostanza della sua ricerca, l’autore dimostra<br />

una vena, una disposizione a descrivere, un gusto di narratore<br />

capace di rappresentare con vivacità e con piglio rapido figure,<br />

ambienti, paesaggi, scene di vita quotidiana sullo sfondo della<br />

Certaldo, 27.04.2002 Elisabetta e Francesco sposi;<br />

un anno è passato dal giorno del tuo matrimonio,<br />

carissima bambina nostra, e nei nostri cuori c’è<br />

ancora una ridda di sentimenti contrastanti: gioia,<br />

malinconia, speranza, a volte c’è un senso di vera<br />

solitudine. Sì, perché noi siamo contenti con te,<br />

condividiamo la tua felicità, ma, nello stesso tempo,<br />

siamo malinconici, perché sei andata via da questa<br />

casa, dove, ovunque esplodeva la tua vivace voglia<br />

di vivere! Ora babbo ed io, viviamo di ricordi.<br />

Auguri tesoro, per il tuo primo anniversario di<br />

nozze. Ripetiamo insieme le parole di S. Matteo<br />

XIX, 6 “quod Deus coniunxit, homo non separet” e<br />

preghiamo il Signore che renda sempre più saldo il<br />

vostro matrimonio, e continui ad illuminare i toui<br />

occhi di quella luce splendida, che è l’insieme dell’amore,<br />

della fede e della speranza.<br />

Mamma Grazia e babbo Saverio<br />

19<br />

Storia di questi anni, del nostro paese e non solo di quello. Un<br />

uomo una vita, con i suoi ricordi, testimonianze, confessioni,<br />

annotazioni, diaristiche, organizzati con sincerità, precisione,<br />

concisione, ricostruisce la memoria personale come una scena<br />

storica, gli avvenimenti individuali come episodi di una “favola”<br />

esemplare, i sentimenti delle persone che si incrociano con<br />

l’io protagonista come modelli di psicologia e gli imprevisti<br />

della vita quotidiana come meccanismi romanzeschi. In un romanzo,<br />

appunto, dal narrare oggettivo ed espressivo, senza divagazioni<br />

moralistiche o enfasi didascaliche, proprio per questo,<br />

di autentica valenza etica. Il romanzo di una Vita.<br />

(dalla prefazione di Paolo Ruffilli)<br />

IN MEMORIA DI NICOLA DI NAPOLI E GENEROSA<br />

RICCIARDI di Vincenzo Di Napoli – Litografia “Azzurra”<br />

dei f.lli Nigro - Ponteromito 2002<br />

i sono tanti modi per ringraziare dei beni ricevuti o per<br />

Conorare la memoria di persone care verso le quali si è in debito<br />

di profonda e sentita riconoscenza, Vincenzo Di Napoli ha<br />

scelto di scrivere uno snello libretto per offrire una vera e propria<br />

“gratiarum actio” per gli zii Nicola e Generosa ed enumerandone<br />

le benemerenze, esaltandone la magnanimità, la<br />

generosità e la nobiltà d’animo, in un certo qual modo, li consegna<br />

alla storia locale, alla storia particolare del suo loco natio.<br />

Un modo semplice per dire grazie.<br />

È sinceramente ammirevole e condivisibile questa iniziativa<br />

editoriale, proprio in questa società che sta perdendo, purtroppo,<br />

quei valori essenziali che furono alla base dell’educazione<br />

umana di intere generazioni.<br />

ISTITUTO SUPERIORE<br />

DI RICERCA E FORMAZIONE<br />

SOCIO-POLITICA<br />

“G. LAZZATI”<br />

Nel corso di una conferenza stampa tenuta il giorno 8 marzo<br />

2003 presso l’Episcopio di Sant’Angelo dei Lombardi, il presule<br />

padre Salvatore Nunnari ha comunicato di aver nominato il<br />

prof. Pietro Cerreta di Calitri Direttore dell’Istituto Superiore<br />

di Ricerca e di Formazione Socio-Politica “G. Luzzati” e che la<br />

sede dell’Istituto sarà Lioni. Il programma di quest’anno si svolgerà<br />

in tre moduli, secondo una ripartizione suggerita dal prof.<br />

Pietro Schiavone di Montella, docente presso l’Università di<br />

Salerno.<br />

Nel pomeriggio dell’11 aprile a Lioni si terrà l’apertura ufficiale<br />

della Scuola e verranno spiegate le modalità di iscrizione,<br />

che comunque sarà gratuita. Sinceri e sentiti auguri all’amico<br />

prof. Pietro Cerreta per il compito di grande responsabilità che<br />

gli è stato assegnato, sicuri che la Scuola avrà un validissimo timoniere.


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

DIALETTO E CULTURA POPOLARE<br />

PER LA MIETITURA DEI CEREALI<br />

Fauc’, cannegghj’ e scarfugghj’<br />

Nei tempi passati l’attento contadino,<br />

prima dell’inizio della mietitura, preparava la<br />

semplice e povera attrezzatura che, il più<br />

delle volte, allestiva con le proprie mani.<br />

«Uandiera e vrazzal’» (grembiule e bracciali)<br />

erano rimediati con pelle leggera di<br />

agnello o di pecora, legati al corpo ed alle<br />

braccia da correggioli. Quando non era possibile<br />

fornirsi di pelle ovina, venivano usati<br />

tela pesante e cordicelle di canapa. «A’<br />

fauc’» = la falce messoria era scelta ed acquistata<br />

presso il fabbro; doveva essere leggera,<br />

di buona fattura e di acciaio temperato.<br />

Veniva affilata “segata” dal fabbro con paziente<br />

impiego di un piccolo scalpello «tagliatur’»<br />

e martello per ravvivare i piccoli e<br />

stretti denti perché tagliassero più facilmente<br />

i duri culmi dei cereali. La “segatura” della<br />

falce era opera attenta e certosina del fabbro<br />

che faceva scorrere la falce opportunamente<br />

stretta da due anelli sopra ad un pezzo<br />

di marmo, affinché il piccolo scalpello, battuto<br />

obliquamente, potesse incidere parte<br />

della lama e parte del marmo, effettuando<br />

così piccoli ed acuminati denti.<br />

Da tale operazione viene fuori l’espressione<br />

di «sega fauc’» detta di persona scaltra<br />

e maligna. Il mietitore, affondando la<br />

mano sinistra nella messe, stringeva un<br />

mannello di cereali che tagliava con la falce<br />

impugnata con la destra; egli, però, non vedendo<br />

distintamente l’estremità della mano<br />

sinistra e la falce, che ambedue entravano<br />

Per la mietitura dei cereali “Fauc’, cannegghj e scarfugghj”?<br />

A CURA DI MICHELE CERRETA<br />

nel folto della messe,<br />

metteva a rischio<br />

di ferite le dita durante<br />

il taglio. Per<br />

proteggere le dita e<br />

parte del dorso della<br />

mano si faceva uso<br />

delle «cannegghj’»:<br />

corti pezzi di canna<br />

cavi, tagliati longitudinalmente<br />

per circa<br />

metà della lunghezza;<br />

il dito indice veniva<br />

protetto con lo<br />

«scarfugghj»: un<br />

cappuccio di pelle<br />

con cinturino intorno<br />

al polso, affinché<br />

più facile fosse la<br />

presa del dito che stringeva il mannello.<br />

Le mani e le braccia erano soggette a<br />

continuo logorio non solo per la fatica estiva,<br />

ma anche per il peso e la ruvidità dei<br />

culmi, delle spighe e delle ariste che, rompendosi,<br />

entravano nella pelle.<br />

Staderina o bilancia a molla<br />

Strumento per pesare, basato sul principio<br />

fisico del dinamometro. Esso è costituito<br />

da una molla ad arco di acciaio temperato,<br />

da un settore di bronzo, opportunamente graduato<br />

e da un indice messo in movimento<br />

dalle estremità dei due bracci. Su di essi sono<br />

montati due anelli e due uncini, rispettivamente<br />

per la presa e la sospensione degli<br />

oggetti da pesare.<br />

Con l’anello e l’uncino,<br />

montati quasi<br />

alle estremità dei<br />

bracci, si può pesare<br />

fino a 25 kg.; con<br />

l’anello e l’uncino,<br />

montati sui due dorsi<br />

dei bracci, si può pesare<br />

fino a 150 kg.<br />

La vecchia staderina<br />

a molla veniva<br />

costruita dai fabbri<br />

molto bravi per<br />

maestria, precisione<br />

e tecnica, che a Calitri<br />

non mancavano.<br />

La flesso-trazione<br />

dei due bracci, per<br />

20<br />

Staderina o bilancia a molla.<br />

essere così regolare, si otteneva da una molla<br />

di acciaio, sottoposta ad una tempera molto<br />

accurata. In un passato non recente trovava<br />

un uso non solo domestico, ma, soprattutto<br />

nei negozi di derrate, nelle masserie e<br />

nel commercio in genere, per la facilità del<br />

suo trasporto, date le sue dimensioni molto<br />

contenute, e per la sua maneggevolezza.<br />

Calitri 1960, famiglia Gautieri (quagliariegghj’)<br />

da sinistra in piedi: Giuseppe (1946), il capofamiglia<br />

Vincenzo (07.11.1915 † 02.07.2002),<br />

Vito (1943), in prima fila Donato (1954),Anna<br />

Bruniello (1921) con in braccio Luciano<br />

(1960), Marianna (1948) e Silvana (1957) sulle<br />

ginocchia della sorella.


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

DA CALITRI<br />

SOLIDARIETÀ COL GIORNALE<br />

Euro 5: Covino Teresa – Fasulo Vito – Caruso Luigi – Siconolfi Anna<br />

Euro 7: Cialeo Canio Vincenzo<br />

Euro 8: Cesta Maria Irene – Pastore Maria Rosa<br />

Euro 10: Stingone Antonio – Gallo Mario – Di Milia Rosa Maria –<br />

Rabasca Antonio Mario – Della Valva Letizia M.– Nannariello<br />

Migliorina – Cerreta Mariannina – Lo Priore Antonio – Maffucci<br />

Angelomaria via Concezione 145 – Cestone Raffaele – Margotta<br />

Angela – Maffucci Michele Fontana della Noce – Di Roma Antonio –<br />

Capossela Mario – Quaranta Vincenzo – Del Cogliano Luciano –<br />

Santoro Giuseppina – Di Maio Giovanni Via Sotto Concezione –<br />

Cialeo Francesco – Fasulo Sergio – Cianci Francesco Contrada<br />

Sambuco 7 – Rainone Michelantonio – Zarrilli Antonietta – Maffucci<br />

Canio via F. Tedesco – Del Cogliano Antonia – Fierravanti Pietro – Di<br />

Milia Salvatore – Di Cecca Berardino – Di Cecca Maria<br />

Euro 12: Maffucci Di Maio Benedetta<br />

Euro 15: Caruso Michelina – Cicoira Romualdo – Basile Francesco<br />

Vincenzo – Martiniello Canio – Scilimpaglia Pasqualino – Cardinale<br />

Raffaele – Cerreta Angelomaria – Galgano Bernardino – Cialeo<br />

Vincenzo – Zarrilli Donato – Maffucci Berardino e Carmina<br />

Euro 20: Melaccio Giovanni – Zarrilli Maria Concetta – Cialeo<br />

Canio – Metallo Fiorina – Di Napoli Antonietta corso Garibaldi 170<br />

Euro 25: Acocella Vito e Lucia<br />

Euro 30: Cicoira Osvaldo<br />

Euro 50: Paolantonio Francesco – Nicolais Salvatore via<br />

Circonvallazione 140 – Di Napoli Giulio<br />

DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE<br />

Euro 5: D’Onofrio Giuseppe (Castellammare di Stabia) – Cestone<br />

Canio (Monza) – Caputo Rossana (Ribano Riccione) – Briuolo Luigi<br />

(Alessandria)<br />

Euro 6: Zabatta Pasquale (Lentate S.S.) – Cerreta Giuseppe<br />

(Cambiano)<br />

Euro 7: Romano Sabato (Bellizzi) – Cecere Marco (Firenze) – Zarrilli<br />

Pasqualina (Giussano)<br />

Euro 7,75: De Nicola Rosa (Avellino)<br />

Euro 8: Cerreta Michele (Carrara) – Gautieri Canio (Mariano C.se)<br />

– Cerreta Rosa Maria (Nova M.se) –<br />

Euro 10: Vallario Antonio (Portici) – Famiglie Corcione/Rabasca<br />

(Caserta) – Pipino Damiano (Contursi Terme) – Proverbio Pietro<br />

Pasquale (Salerno) – Grippo Francesco (Morra De Sanctis) –<br />

Cantarella Maria (Genova) – Di Carlo Attilio (Cordenons) – De Rosa<br />

Canio (Lavello) – Di Napoli Giuseppe (Brescia) – Di Cairano Antonio<br />

(Guidonia) – Di Napoli Lucia (Pioltello) – Zarrilli Maria (Tricesimo) –<br />

Cerreta Ciro (Avellino) – Stanco Salvatore (Lecco) – Stanco Franco<br />

(Malgrate) – Santoro Lucia (Reggio Emilia) – Codella Berardino<br />

(Roma) – Caprio Donato (Quarto) – Mollica Antonio (Novara) –<br />

Gautieri Vito (Granarolo dell’Emilia) – Lo Vecchio Paolo (Brindisi) –<br />

Marra Sigismondo (Milano) – Battaglia Domenico (Firenze) – Don<br />

Pasquale Di Fronzo (Mirabella Eclano) – Cestone Giuseppe<br />

(Poggibonsi) – Sagliocco Antonio (Nichelino) – Galgano Olindo<br />

(Pordenone) – Mastronicola Domenico (Frosinone) – Sauda Roberto<br />

(Roma) – Alfieri Liliana ved. Frucci (Napoli) – Zabatta Francesco<br />

Gaetano (Ostia Lido) – D’Ettorre Angelo Raffaele (Carife) – Cestone<br />

Vincenzo (Bergamo) – Cianci Michele (Brioso) – Cestone Canio e<br />

Giuseppina (Treviglio) – De Felice Michele (Avellino) – Scoca Donato<br />

(Anzio) – Palermo Antonio (Arosio) – Pastore Umberto (Verona) –<br />

Zarrilli Luigi (Poggibonsi) – Zarrilli Antonio (Poggibonsi) – Lombardi<br />

Beniamino (Ordona) – Acocella Vitantonio (Lentate S.S.) – Metallo<br />

Vincenzo (S. Giovanni V.no) – Di Napoli Rosanna (Bollate) – Scoca<br />

Giuseppe (Roma) – Bardo Giuseppe (Bergamasco) – Ruggiero Giulia<br />

(Napoli)<br />

Euro 10,33: Malanca Canio (Lentate S.S. Copreno)<br />

Euro 12: Polestra Pasqualino (Milano)<br />

Euro 13: Paoletta Erminio (Portici)<br />

21<br />

Euro 14: Marino Angela in Di Milia (Nova M.se)<br />

Euro 15: Melaccio Mario (Aquilonia) – Borea Michele (Scandiano)<br />

– Frasca Rosetta (Roma) – De Matteo Di Maio Ersilia (Roma) – Di<br />

Napoli Antonio (Rho) – Cerreta Margherita (Milano) – Donatiello<br />

Giovanni (Usmate Velate) – Di Cairano Teresa (Torino) – Rabasca<br />

Italo (Avellino) – Cerreta Mario (Avellino) – Gautieri Vito (Moncalieri)<br />

– Leone Michele (Sologno di Caltignaga) – Zarrilli Michele (Roma) –<br />

Araneo Vincenza (Mariano C.se) – Zabatta Salvatore (Milano) –<br />

Maffucci Vincenzo (Bregnano) – Cristiani Salvatore (Poggibonsi) –<br />

Nicolais Maria (Latina) – Zarrilli Canio (Roma) – Rubino Canio<br />

(Brioso) – Di Napoli Mario (Bollate) – Armiento Giuseppina<br />

(Castellabate) – Galgano Amedeo (Melfi) – Fastiggi Luciana<br />

(Pomezia) – Tornillo Vito (Monte S. Pietro) – Luiso Vito (Mariano C.se)<br />

– Cerreta Orazio (Caselle) – Capossela Michelina in Maffucci<br />

(Scandiano)<br />

Euro 15,50: Buldo Cesare Giovanni (Varese) – Cianci Salvatore<br />

(Candela) – N.N. (Pinerolo)<br />

Euro 18: Scoca Antonio (Trento)<br />

Euro 20: Del Cogliano Antonio (Salerno) – Fastiggi Michele<br />

(Salerno) – Mons. Di Milia Michele (Senerchia) – Cerreta Francesca<br />

(Rignano) – Don Lorenzo Sena (Fabriano) – Acocella Nicola (Limidi di<br />

Soliera) – Della Badia Angelo (Napoli) – Toglia Lidia (Roma) – Cubelli<br />

Padre Francesco (Pistoia) – Miano Mario (Napoli) – Metallo Maria<br />

(Scandiano) – Metallo Vincenza (Roma) – Margotta Canio (Meda) –<br />

Acocella Filippo (Cugliate Fabiasco) – Di Giuseppe Egidio (Foggia) –<br />

Gautieri Giuseppe (Moncalieri) –Nicolais Luigi (Como) – Errico<br />

Salvatore (Cargo) – Di Carlo Alfredo (Avellino) – De Vito Antonietta<br />

(Roma) – Cubelli Lucia (Bologna) – Di Napoli Vincenzo (Bollate) –<br />

Melaccio Mario (Avellino) – Margotta Giovanni (Poggibonsi) – Buldo<br />

Antonia (Varallo Pombia) – Cioffari Drago Anna (Genova) – Zarrilli<br />

Vittorio Vito (Pianopoli) – Di Milia Antonietta (Milano) – Scoca<br />

Michele (Mariano C.se) – Del Vecchio Modesto (Torrecuso)<br />

Euro 21: De Nicola Vincenzo (Pavia)<br />

Euro 24: Cerreta Canio (Valmadrera)<br />

Euro 25: Tuozzolo Giovannino (Roma) – Spatola Saverio (Brescia) –<br />

Abate Michele (Roma) – Giuliano Angela (Casalgrande) –<br />

Lampariello Franchino (Garbagnate M.se) – Galgano Antonio<br />

(Novara) – Di Napoli Attilio (Torino) – Galgano Vincenzo (Melfi) –<br />

Mantella Salvatore (Torino) – Maffucci Mario (Casale Monferrato) –<br />

Zarrilli Canio via Cardinal Mistrangelo (Roma) – Cianci Michelina<br />

(Pisa)<br />

Euro 25.82 Di Maio Gaetano (Trento)<br />

Euro 26: Chirico Ettore ed Angela (Teora) – Losasso Rocco (Avellino)<br />

– Codella Gerardo (Cellatica) – Di Cairano Giuseppe (Milano)<br />

Euro 30: Sacchitella Caterina (Siena) – Caputo Canio (Carosino) –<br />

Di Napoli Antonio (Galatina) – Polestra Vincenzo (Bolzano) – Toglia<br />

Lorenzo (Ariccia) – Acocella Giovanni (Avellino) – Gervasi Francesco<br />

(S. Mauro T.se) – Zarrilli Canio (via Gaslini, 35–Roma) – Metallo<br />

Teresa (Roma) – Cerreta Donato (Teramo) – Di Napoli Francesco<br />

(Biella)<br />

Euro 50: Zabatta Michele (S. Giorgio a Cremano) – Cestone<br />

Vincenzina (Melfi) – Zarrilli Canio (Parma) – Galgano Anna (Milano)<br />

– Di Cairano Vincenzo (Francavilla a Mare) – Leone Angelo Mario<br />

(Bari) – Di Cairano Giovanni (Siena) – Salvante Maria Teresa (Roma)<br />

– Cerreta Enzo (S. Lazzaro di Savena) – Della Valva Francesco<br />

(Bollate) – Tuozzolo Donato (Roma)<br />

Euro 55: Montagnani Roberto (Bagno a Ripoli)<br />

Euro 100: Polestra Vincenzo (Milano)<br />

DALL’ESTERO<br />

BELGIO: Euro 50 Simone Michele – Euro 5 Maffucci Giovanni<br />

FRANCIA: Euro 50 Cianci Rosetta – Cianci Michele<br />

CANADA: Euro 20 Margotta Vincenzo<br />

U.S.A.: $ 100 Di Cairano Giuseppe – $ 60 Di Napoli Antonio –<br />

$ 50 Abate Vitale – Euro 30 Cerreta Giovanni<br />

URUGUAY: Euro 20 Lampariello Vito


<strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong> N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003<br />

MOVIMENTO DEMOGRAFICO<br />

Rubrica a cura di Anna Rosania<br />

I dati, relativi al periodo dal 23 ottobre 2002 al 21 febbraio 2003,<br />

sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.<br />

NATI<br />

Gervasi Giuseppe di Emilio e di Di Cosmo Maria 16.10.2002<br />

Cetta Marta Pia di Gianluca e Mazzeo Marianella 04.11.2002<br />

Sgobbo Antonio di Sergio e di Maffucci Angelina 04.11.2002<br />

Cestone Andrea di Canio e di Frino Maria Pompea 17.11.2002<br />

Margotta Mario di Pietro e di Tozzi Antonietta 20.11.2002<br />

Zarrilli Annalucia di Canio e di Scotece Carmela 01.12.2002<br />

Maffucci Matteo di Franco Mario e di Fierravanti Maria 01.12.2002<br />

Maffucci Giada di Mario e di Cubelli Silvana <strong>22</strong>.12.2002<br />

Zarrilli Stefano di Crescenzo e di Donatiello Gerarda 23.12.2002<br />

Marino Francesco di Gianfranco e di Frino Rosanna 04.01.2003<br />

Bavosa Martina di Antonio e di Buscami Marina Agnese 04.01.2003<br />

Racioppi Mattia Pascal di Nunzio e di Acocella Assunta 16.01.2003<br />

Rossi Michele di Agostino e di Di Maio Linda 08.02.2003<br />

Zarrilli Maria Chiara di Luigi Franco e di Di Guglielmo Angela 18.02.2003<br />

Natale Lorenza Rosa Pia di Gerardo e di Marzullo Annunziata 19.02.2003<br />

Xhango Evelin di Lirin e di Xhango Etleva 21.02.2003<br />

MATRIMONI<br />

Russoniello Gerardo e Pali Anna Rita 04.01.2002<br />

Russo Donato e Fastiggi Marilù 28.12.2002<br />

MORTI<br />

Cestone Giacinta 18.07.1926 - † 12.07.2002<br />

Nicolais Rocco 08.03.1926 - † 08.08.2002<br />

Cestone Canio 19.06.1913 - † 26.10.2002<br />

Cianci Vito 11.01.1907 - † 31.10.2002<br />

Caruso Maria Antonia 16.06.1930 - † 01.11.2002<br />

Cirminiello Maria Antonia 15.05.1929 - † 01.11.2002<br />

Acocella Antonio 28.06.1928 - † 09.11.2002<br />

Cestone Giuseppe 01.01.1935 - † 16.11.2002<br />

Gallucci Maria Rosa 02.01.1915 - † 21.11.2002<br />

Cestone Bartolomeo 20.12.1937 - † 25.11.2002<br />

Galgano Berardino 13.05.19<strong>22</strong> - † 06.12.2002<br />

Di Maio Angela <strong>22</strong>.10.1915 - † <strong>22</strong>.12.2002<br />

Tornillo Vincenzo 19.04.1914 - † <strong>22</strong>.12.2002<br />

Codella Maria Antonia 09.03.1912 - † 03.01.2003<br />

Di Cairano Michele 05.01.1926 - † 03.01.2003<br />

Zarrilli Antonio <strong>22</strong>.02.1906 - † 08.01.2003<br />

Donatiello Mario 17.11.1934 - † 12.01.2003<br />

Lantella Concetta 17.11.1908 - † 06.02.2003<br />

Pinto Giovanna 28.07.1926 - † 06.02.2003<br />

Di Milia Incoronata 24.08.1910 - † 09.02.2003<br />

Fierravanti Pietro 09.02.1938 - † 19.02.2003<br />

AUGURI<br />

Un augurio particolare per i<br />

tuoi ottant’anni che compirai il 12<br />

maggio 2003 da tua moglie Antonietta,<br />

dai figli Nicolina, Michele,<br />

Maria, Vito, Lidia, dai generi, dalle<br />

nuore, dai nipoti tutti e dalla Redazione<br />

del giornale.<br />

Luigi Caruso<br />

<strong>22</strong><br />

Remigio Schiavo<br />

Contursi Terme Salerno<br />

20.01.1936 † 08.01.2003<br />

Dopo aver ricordato tanti personaggi,<br />

purtroppo, ci tocca ricordare anche<br />

l’immatura scomparsa di Remigio<br />

Schiavo cui oltre ai legami di parentela<br />

ci univa una reciproca stima ed ammirazione,<br />

suffragata da una sintonia tutta<br />

particolare, che nasceva dal nostro modo<br />

affine ed eccezionale di vivere le comuni<br />

radici di fede e di cultura.<br />

Un rapporto che ci è cementato in<br />

anni di stretta frequentazione che lo hanno<br />

sempre visto esempio di sposo felice<br />

e padre responsabile, che sapeva diventare<br />

insegnamento, delicata attenzione<br />

alle grandi e piccole cose, fiduciosa ed<br />

insieme distaccata saggezza mai arrogante,<br />

serenità mai turbata dalle private<br />

e pubbliche delusioni.<br />

Presidente dell’Azione Cattolica di<br />

Contursi, educatore impegnato che esercitò<br />

sempre diligentemente tutti gli anni<br />

della sua operosa vita ad insegnare a<br />

giovani non propriamente fortunati e<br />

con seri problemi di varia natura, ma anche<br />

questi furono per lui anni di feconda<br />

e positiva esperienza che arricchì il suo<br />

già ricco patrimonio di conoscenze.<br />

Uomo alieno quant’altri mai dall’enfasi<br />

retorica, ma di grande esperienza<br />

maturata anche in due/tre anni di<br />

emigrazione in Svizzera, ricco di<br />

profonda umanità con molteplici interessi<br />

di studio e di ricerca che gli permisero<br />

di salvare dall’incuria certa del tempo,<br />

alcuni interessanti scritti che nel<br />

1986 pubblicò in uno snello volume sul<br />

medico contursano Nicola Pisani, morto<br />

alla giovanissima età di 26 anni, fondatore<br />

del Circolo Mazziniano di Contursi<br />

e corrispondente di Giovanni Bovio e<br />

Felice Cavallotti.<br />

Riscuoteva profonda stima e ammirazione<br />

per le sue doti intellettuali ed<br />

umane sia a Salerno che a Contursi come<br />

a Calitri dove era molto conosciuto e<br />

rispettato; ha lasciato in noi tutti parenti,<br />

amici e conoscenti un profondo dolore,<br />

pieno – però – di speranza nel Signore.


N. <strong>22</strong> n.s. – Gennaio-Aprile 2003 <strong>IL</strong> <strong>CALITRANO</strong><br />

REQUIESCANT IN PACE<br />

Salvatore Caruso<br />

13.01.1920 † 25.01.2002<br />

I suoi cari ne serbano<br />

nel cuore la memoria<br />

e il dolore.<br />

Giovanna Galgano<br />

31.03.1929 † 26.03.2001<br />

Il tuo ricordo è il<br />

conforto del nostro<br />

dolore.<br />

Le figlie Rosetta e<br />

Angela, i generi, i nipoti<br />

dalla Francia, unitamente<br />

agli amici e parenti del<br />

paese natio.<br />

Maria Teresa Rainone<br />

in Metallo<br />

25.04 1875 † 14.04.1970<br />

Da lontano continua a<br />

starci vicino, perché le<br />

anime dei giusti sono<br />

nelle mani di Dio.<br />

Angelo Benedetto<br />

Cestone<br />

24.06.1925 † 28.07.2002<br />

Il Signore esalta<br />

chi gli è fedele<br />

(Salmo 4)<br />

Vincenzo Metallo<br />

17.02.1875 † 31.01.1960<br />

Sei scomparso dalla vita,<br />

ma non dai nostri cuori.<br />

Attilio Borea<br />

Calitri Pescopagano<br />

10.11.1926 † 26.02.1986<br />

L’amore dura in eterno e<br />

tiene avvinti i nostri<br />

cuori, fino a quando ci<br />

incontreremo lassù.<br />

Michele Zarrilli<br />

30.05.1928 † 04.01.2002<br />

Ci ha semplicemente<br />

preceduto nella casa<br />

del padre e ci protegge<br />

dal cielo.<br />

Cesare Buldo<br />

25.08.1941 † 09.01.2002<br />

La moglie, le figlie, i<br />

generi e chi l’ha<br />

conosciuto lo ricordano.<br />

Canio Zabatta<br />

16.10.1898 † <strong>22</strong>.04.1982<br />

La certezza che riposi fra<br />

i giusti è la nostra unica<br />

consolazione. I figli e i<br />

parenti tutti.<br />

23<br />

Pasquale Scoca<br />

02.01.1921 † 01.09.2002<br />

Giusto è il Signore,<br />

e ama la giustizia,<br />

e i giusti vedranno<br />

il suo volto.<br />

(Salmo 11)<br />

Francesco Gautieri<br />

24.06.1915 † 16.01.1959<br />

Lo ricordano,con amore,<br />

la moglie, la figlia e i<br />

parenti tutti.<br />

Mons. Giuseppe<br />

Antonio Rossi<br />

Trevico Roma<br />

10.12.1911 † 04.03.1994<br />

Profumo che non andrà<br />

mai perduto sono le<br />

preghiere dei santi nel<br />

cielo e delle anime giuste<br />

in terra.<br />

Flavia Lettieri<br />

19.03.1924 † 02.03.2002<br />

I familiari tutti la<br />

ricordano con l’amore<br />

di sempre.<br />

Riposa nella serenità<br />

dei giusti.<br />

Vincenza Di Maio<br />

01.04.1933 † 14.12.2001<br />

Ad un anno dalla sua<br />

scomparsa, con<br />

immutato affetto la<br />

ricordano il marito, la<br />

figlia e i parenti tutti.<br />

Nicola Fasulo<br />

06.09.1936 † 09.03.1983<br />

Nel ventesimo<br />

anniversario della sua<br />

scomparsa lo ricordano<br />

con immutato affetto la<br />

moglie Alba, i figli Vito,<br />

Sergio, Ester, Ciro,<br />

genero, nuore e<br />

nipoti tutti.<br />

Savino Caporale<br />

09.10.1926 † 16.10.2002<br />

Papà ti sentiamo<br />

sempre vicino.<br />

La moglie e i figli.<br />

Giuseppe Santoro<br />

15.11.1919 † 29.06.1995<br />

La moglie, le figlie lo<br />

ricordano con l’amore di<br />

sempre.<br />

Vito Borea<br />

Calitri Canada<br />

08.06.1920 † 13.04.1994<br />

Sarai sempre vivo nei<br />

cuori di chi ti ha amato e<br />

conosciuto.


Calitri 24 agosto 2002, festeggiando i nostri quarant’anni, dall’ultima fila a sinistra: Vitantonio Rubino (il dottore/cicch’p’ndigghj’), Massimo Belmonte (con occhiali scuri), Giuseppe Zarrilli<br />

(scatozza, con occhiali scuri), Rocco Borea (pangh’),Vito Fernando Gautieri (sacchett’, il più alto di tutti), Francesco Tornillo (p’stier’), seconda fila:Vito Mario Zabatta (archimed’, vicino al muro),<br />

Raffaele Lucrezia (pr’hatorij, con occhiali scuri), Canio Luciano Di Maio (br’zzill’, con baffi), Filomena Scoca (a’ baggiana, con maglia rossa e occhiali scuri), Crescenzo Martiniello (papp’lon’,con giacca),<br />

Canio Margotta (capp’tiegghj’, con capelli brizzolati), Leonardo Cicoira (man’man’, con occhiali scuri), Giuseppe Rosalia (u’ puet’/p’card’, con maglia bianca e occhiali scuri),Anna Maria Fastiggi (mmec’,<br />

con vestito rosa), Michele Maffucci (u’ casier’, con baffi), Elisa Zabatta (cap’zappa), Salvatore Giuliano (innarucc’), Giovanni Fierravanti (halecchia, con baffi e occhiali scuri), terza fila: Giuseppe Zabatta<br />

(pr’c’tella, con la mano appoggiata al muro), Giovanni Coppola (cupp’licchj’, con giacca), Sergio Fasulo (u’ p’stier’/sergiolin’, con camicia bleu e occhiali scuri), Vito Cestone, Filomena Cestone<br />

(paracarrozza),Angela Toglia (curcigghj’), Maria Antonietta Stanco (r’ss’legghia),Antonietta Di Maio (palusc’, con borsetta), Donatina Russo (u’ puglies’, dietro), Rosa Fastiggi (cangh’ion’), Rosa Di Cairano<br />

(a’ quequa), Lucia Maffucci (cap’ianch’), Angelo Lettieri (z’mm’ron’), Canio Russo (prendi una pasta), Vittorio Cerreta (baffin’), Pasquale Toglia (con camicia a strisce), a sedere: Angelo Corazzelli,<br />

Michele Maffucci (m’scion’), Angelo Sibilia, Vitale Cialeo, Angelo Russo (u’ scrim’). Sono assenti nella foto, pur avendo partecipato alla festa: Rosa Galgano (zampaglion’), Pietro Sacino<br />

(u’ pahanes’/pierino), Vincenzo Codella (u’ carpat’), Mario Di Cairano (pind’), Maria Antonietta Vallario (bubban’), Lucia Rauseo, Giuseppe Canio Claudio Di Muro (cacciabball’).<br />

In caso di mancato recapito, si prega di voler restituire all’Ufficio C.M.P. Firenze<br />

per la riconsegna al mittente, che si impegna ad accollarsi le spese postali.

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