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GIRO DI VITE AL TRAFFICO NELLA ZTL IL ... - Teramani.info

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8<br />

n.81<br />

CULTURA<br />

Due sorelle - anni ‘70<br />

Teramo culturale<br />

Alteo<br />

un anno dopo<br />

A un anno dalla morte un primo bilancio<br />

del lavoro creativo di un artista artigiano<br />

che rischia di scontare la propria autenticità<br />

Appena un anno fa Teramo perdeva uno dei suoi artisti più schivi e<br />

autentici, uno di coloro che traggono anche la più minuscola particella<br />

della propria arte da se stessi, dal proprio essere uomini,<br />

e che appunto per questo vivono la propria vocazione così come<br />

vivono ogni altra esperienza della vita. Con discrezione, persino con pudicizia,<br />

nel silenzio di uno studio o di uno spazio aperto. Alteo Tarantelli<br />

è stato uno dei non molti maestri-artigiani della teramanità pittorica del<br />

secondo Novecento. La sua arte era nata in lui, e si era sviluppata in<br />

molteplici forme, con la stessa spontaneità di una pianta da frutto. Senza<br />

aver frequentato scuole d’arte o conseguito titoli di studio dedicati,<br />

era considerato da molti, come lo è tutt’ora, un “maestro” di statura<br />

artistica, e prima di tutto umana, fuori del comune. Dire di lui e della sua<br />

vita, è capire il perché di questo suo estremo intimismo espressivo. Per<br />

Alteo l’arte, pure saldamente al centro di tutti i suoi desideri e propositi,<br />

non è mai stata un mestiere o peggio una professione. Delle occupazioni<br />

ufficiali ho già detto: in parte amministrative, in parte sindacali, in<br />

parte editoriali e tecnico-grafiche. Aspetti a loro modo importanti per<br />

comprendere l’uomo, ma fermatisi ai quali il lavorìo interiore rimane<br />

inaccessibile.<br />

di<br />

Silvio<br />

Paolini Merlo dimmitutto@teramani.<strong>info</strong><br />

Una cosa in particolare colpisce nei suoi quadri: il tono antilirico, la totale<br />

assenza di estetismi, di retoriche ammiccanti, di sbavature poetiche. Tutto<br />

è asciutto, privo di voluttà che arrestino lo sguardo alla superficie delle<br />

cose. Relitti sull’aia, oggetti d’uso comune deformi e confusi nella penombra,<br />

appaiono come delle inquietanti nature morte dell’animo. Alberi, un<br />

olio del 1960, è talmente materico nella sua suprema ruvidezza cromatica<br />

da apparire direttamente scolpito nel legno. Dalla natura si passa alla<br />

materia, e dalla materia alla natura dell’essere umano, senza soluzioni<br />

di continuità. Demolizioni, così come i ritratti di sedie ormai vecchie e<br />

usurate, denotano la sua costante attenzione per l’inutilità di tutto ciò che<br />

è funzionale a qualcosa che si svolge, e non può che svolgersi, nel tempo<br />

finito dell’esistenza umana. Le apparizioni antropomorfe, quasi per contrappasso,<br />

si manifestano invece sempre altamente vitali, come nel caso<br />

di Due sorelle, opera degli anni Settanta, nelle quali le figure appaiono vicine<br />

e nello stesso tempo distanti, avvolte in una penombra ventosa che<br />

le trasforma quasi in candele viventi, con l’intreccio apparente dei capelli,<br />

o forse dei copricapi fluttuanti. La pluralità di registri espressivi è tuttavia<br />

molto forte, e si pensi a come trapassa da tipo a tipo di esperienza visiva<br />

la dimensione della natura vegetale in un quadro come Memoria di un<br />

paesaggio italiano, del 1975/76, dove l’essenzialità del gesto pittorico è<br />

altamente metafisica, piuttosto che in lavori come Paesaggio, o come il<br />

Pianura - anni ‘80<br />

meraviglioso Pianura, o come Campagna di Chieti del 1980, dove l’erba<br />

alta e le foglie si manifestano in modo più percettivo. Ma in ogni caso<br />

lo sguardo del pittore resta vigile, vibrante, mai puramente contemplativo.<br />

La dimensione idealistico-platonica dell’arte come “copia”, come<br />

imitazione del vero, come reduplicazione, viene soppiantata ovunque da<br />

una completamente differente, a mezzo tra astrattismo e ultra-impressionismo,<br />

in tutto e per tutto propria della temperie e della sensibilità<br />

postmoderne.<br />

Sarebbe bello, oltre che altamente opportuno, proporre presto o tardi<br />

una nuova personale del pittore, simile a quella che gli venne dedicata a<br />

Bellante poche settimane prima della scomparsa. Ma è inutile nasconderselo:<br />

allestire in una città di provincia una mostra di un artista locale<br />

da poco scomparso può non essere impresa delle più semplici e naturali,<br />

specie quando questo artista non ha raggiunto quel grado di notorietà e<br />

di popolarità che sono di solito il passepartout conclamante per operatori<br />

e fruitori. Non che l’opera di Alteo non abbia ricevuto gli imprimatur di

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