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HH • 04<br />

tendenze<br />

Il cool hunter non ama<br />

più la <strong>di</strong>scoteca<br />

<strong>di</strong> Lamberto Cantoni<br />

Uno dei sintomi <strong>di</strong> decadenza più evidenti della cultura delle <strong>di</strong>scoteche è la sostanziale rimozione che i club hanno subito<br />

negli ultimi anni ad opera dei cool hunter (cacciatori <strong>di</strong> tendenze) e dei trend setter.<br />

Ma chi sono questi cool hunter e trend setter (<strong>il</strong> senso comune usa, sbagliando, queste parole come se fossero equivalenti)?<br />

Non possiamo definirli dei veri professionisti, non è infatti ben chiaro ciò che essi sanno o fanno; tuttavia molti credono che<br />

essi abbiano una particolare sensib<strong>il</strong>ità e intuito per tutto ciò che è nuovo e fresco. Si pensa che questi nuovi interpreti dei<br />

segnali deboli che consumatori e mercati ci lanciano, debbano unire ad una solida preparazione culturale sull’evoluzione<br />

dei trend più recenti, una sorta <strong>di</strong> capacitazione ad intuire le nostre propensioni estetiche statu nascen<strong>di</strong>. Il controllo delle<br />

informazioni emozionali che cambiano <strong>il</strong> comportamento permettono ad essi <strong>di</strong> costruire figurazioni del futuro che, dopo<br />

opportune congetture, verranno trasformate in idee per nuovi prodotti o consumi. In sostanza questi pseudo professionisti, <strong>di</strong><br />

solito scelti tra giovani <strong>di</strong> età compresa tra i 25 e 35 anni, sarebbero specializzati nell’in<strong>di</strong>viduare ciò che ha la proprietà <strong>di</strong><br />

essere vissuto come novità con<strong>di</strong>visa. Ed è esattamente questo <strong>il</strong> presunto “valore” che interessa <strong>di</strong> più ai produttori <strong>di</strong> merci<br />

esposti con <strong>il</strong> pubblico più ambito e <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e da affrontare: <strong>il</strong> cliente evoluto, fortemente motivato al consumo e dopato dalle<br />

dose massicce <strong>di</strong> pubblicità quin<strong>di</strong> alla ricerca <strong>di</strong> nuove sensazioni ed emozioni.<br />

In sostanza i cool hunter traggono dal presente, da ciò che <strong>di</strong>rettamente vivono, un insieme <strong>di</strong> elementi in qualche modo<br />

correlati tra loro, immaginati poter essere la struttura portante <strong>di</strong> forme o eventi proiettab<strong>il</strong>i nel futuro. In realtà ci troviamo <strong>di</strong><br />

fronte ad una mossa del pensiero vecchia come <strong>il</strong> mondo: se ve<strong>di</strong>amo <strong>il</strong> problema del mutamento con l’occhio posizionato<br />

nel futuro allora non ci resta che prendere atto, ci suggerisce l’attività del cool hunter, che le sue ragioni sono nel suo<br />

passato. Il problema sta nel coglierne i punti <strong>di</strong> passaggio (i segnali deboli). Ma non tutti hanno la sensib<strong>il</strong>ità e cultura per<br />

ascoltarne i “rumori”. Ecco dunque intervenire sulla scena un nuovo protagonista del marketing e della comunicazione,<br />

definito dagli esperti cool hunter. Come ho già detto, si tratta <strong>di</strong> giovani corteggiati dalle aziende e dai me<strong>di</strong>a, posizionati<br />

in città strategiche, i cui rapporti sullo stato dei cambiamenti in corso e delle novità del territorio possono avere implicazioni<br />

importanti sulla creazione del business.<br />

tendenze<br />

Ora, tra gli scenari del futuro prefigurati dai cool hunter sembra non esservi spazio per <strong>di</strong>scoteca.<br />

Se leggete gli articoli che questi <strong>di</strong>vinatori del futuro scrivono sulle riviste specializzate potete fac<strong>il</strong>mente accorgervi che<br />

musica, moda, spettacoli sono sempre ben focalizzati dagli autori. Ma <strong>il</strong> genius loci non è quasi mai una <strong>di</strong>scoteca. Al posto<br />

dei club c’è piuttosto un riferimento più o meno vago alla strada. Cosa intendono per “strada” i cool hunter? Intendono una<br />

sorta <strong>di</strong> non-luogo che rende possib<strong>il</strong>e una creatività spontanea. E’ chiaro che in quest’ottica la sregolata movida notturna<br />

composta da pseudo locali o ad<strong>di</strong>rittura da situazioni <strong>di</strong> <strong>il</strong>legalità, promettono maggiori informazioni sullo stato del futuro e<br />

sul presunto mutamento in atto. L’eterogeneità, la mancanza <strong>di</strong> controlli, l’entropia che caratterizza la strada possono destare<br />

più curiosità e stimolare comportamenti, preferenze, scelte impreve<strong>di</strong>b<strong>il</strong>i. Ovvero esattamente ciò <strong>di</strong> cui ha bisogno <strong>il</strong> cool<br />

hunter per riscrivere continuamente <strong>il</strong> mito del cambiamento.<br />

I club per contro, più <strong>di</strong>ventano aziende e più perdono informazioni (la ripetizione della routine evenemenziale lascia poco<br />

spazio all’improvvisazione). E’ vero che in questo modo i club <strong>di</strong>ventano più sicuri ed economicamente sostenib<strong>il</strong>i. Ma pare<br />

che <strong>di</strong> questo non freghi niente a nessuno (dei cool hunter).<br />

Vi faccio solo un esempio. Se leggete Real Fashion Trends, redatto dal Future Concept Lab <strong>di</strong> Francesco Storace (ed.<br />

Schew<strong>il</strong>ler), uno dei gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o formato dai cool hunter meglio organizzati del nostro paese, non potete non accorgervi<br />

che, nell’affrescare gli 8 mega trend del futuro, manca <strong>il</strong> benché minimo riferimento alla cultura della <strong>di</strong>scoteca.<br />

Cosa significa? A me pare che ci segnali due <strong>di</strong>mensioni del problema: i cool hunter non reputano più i locali da ballo luoghi<br />

interessanti; in <strong>di</strong>scoteca non si sperimentano più situazioni e comportamenti che possano promettere la visione <strong>di</strong> possib<strong>il</strong>i<br />

nuove mode.<br />

Si può senz’altro pensare che, preso atto della crisi conclamata della <strong>di</strong>scoteca, in questo caso le scelte dei cool hunter<br />

siano con<strong>di</strong>visib<strong>il</strong>i e scontate. Ma gli effetti negativi <strong>di</strong> questa credenza sono superiori al dato empirico rappresentato dal<br />

fatto che le <strong>di</strong>sco non sono più cool.<br />

Infatti come tutte le pseudo certezze supportate dai me<strong>di</strong>a, l’atteggiamento dei cool hunter finisce con rinforzare una sorta<br />

<strong>di</strong> profezia che amplifica i suoi effetti, trasformando le <strong>di</strong>scoteche in luoghi abitati da emozioni fasulle, preferib<strong>il</strong>mente da<br />

evitare.<br />

In realtà, proprio perché da quasi un lustro si ritiene che i club siano aut, <strong>il</strong> vero cool hunter dovrebbe pensare che<br />

l’andamento ciclico delle mode dovrebbe tornare a riscoprirne la fecon<strong>di</strong>tà.<br />

In questa prospettiva dunque, <strong>il</strong> problema della <strong>di</strong>scoteca sembra essere questo: Come fare per attirare <strong>di</strong> nuovo i cool<br />

hunter nei locali, affinché essi raccontino <strong>di</strong> nuovo <strong>il</strong> mito della notte?<br />

HH • 05

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