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ra i rapporti annuali dell'arte - The European Foundation Centre

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14 Fondazioni di origine bancaria<br />

IL GIORNALE DELL’ARTE, N. 321, GIUGNO 2012<br />

Per alcune fondazioni l’attenzione al bene comune si sposta dai singoli progetti ai g<strong>ra</strong>nd<br />

cultu<strong>ra</strong>li sui territori: l’obiettivo è il paesaggio e i beni immateriali. Investimenti valu<br />

della coesione sociale, integ<strong>ra</strong>zione dei cittadini, partecipazione attiva al cambiamento<br />

IL PAESAGGIO, UN’ATTIVITÀ PRO-SOCIALE DELLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO<br />

Come una fondazione può modificare il paesaggio<br />

S econda<br />

fondazione nazionale e prima sul territorio piemontese<br />

con oltre 5,5 miliardi di euro di patrimonio, la Compagnia<br />

di San Paolo sceglie di riflettere per il Rapporto Annuale<br />

su un tema t<strong>ra</strong>sversale, il paesaggio, anco<strong>ra</strong> poco presente<br />

nelle politiche e nelle azioni degli enti filantropici per la crescita<br />

sociale. Una st<strong>ra</strong>tegia che ha origini lontane (a partire dagli anni<br />

Novanta la Compagnia ha investito oltre 100 milioni di euro per<br />

la riqualificazione del centro storico di Torino: il Prog<strong>ra</strong>mma<br />

Musei, i Palazzi nobiliari, il Progetto Chiese, l’accordo con il Mibac<br />

per la rifunzionalizzazione della Galleria Sabauda e il Castello<br />

di Moncalieri, con l’obiettivo di «crescere in un territorio che<br />

cresce») e che prosegue con il neo-insediato Presidente Sergio<br />

Chiamparino che ha affermato che il suo mandato «sarà in continuità<br />

col predecessore Angelo Benessia».<br />

Come definire una p<strong>ra</strong>tica del paesaggio in <strong>ra</strong>pporto all’attività di<br />

una fondazione? Il paesaggio inteso come «bene comune», una<br />

di quelle risorse che beneficiano un’inte<strong>ra</strong> collettività, solidalmente<br />

responsabile nella sua preservazione e nel <strong>ra</strong>zionale utilizzo. Per<br />

quanto possa suonare pa<strong>ra</strong>dossale, il paesaggio è un «bene immateriale»,<br />

anche se non si dà senza il suo precipitato materiale,<br />

o meglio una qualità emergente dello spazio fisico, frutto della<br />

composizione di innumerevoli azioni o astensioni dall’azione da<br />

parte dei suoi abitanti. La sua cu<strong>ra</strong>, pertanto, va al di là del regime<br />

della proprietà, privata e pubblica. Esso disvela la sua realtà di costruzione<br />

sociale e dipende dall’attitudine e dalle competenze interpretative<br />

dell’osservatore - il paesaggio è sempre «negli occhi<br />

di chi guarda». Proprio in quanto costruzione storica, il paesaggio<br />

è in continua t<strong>ra</strong>sformazione ed è tale anche quando rimane<br />

inalte<strong>ra</strong>to: l’apparente natu<strong>ra</strong>le permanenza dipende da decisioni<br />

di astensione e di manutenzione/conservazione. Infine il paesaggio<br />

può essere un valore, ma non è un tabù: esso è dentro, e totalmente<br />

coinvolto, nella t<strong>ra</strong>sformazione della società e merita il più<br />

alto rispetto come risorsa a spesa irreversibile. Secondo quali linee<br />

ope<strong>ra</strong>tive si può allo<strong>ra</strong> intervenire (prudentemente)? Le espe-<br />

Giardino di sculture di Giuseppe<br />

Penone alla Reggia di Venaria<br />

rienze della Compagnia di San<br />

Paolo possono essere organizzate<br />

intorno ad alcune chiavi: la<br />

conoscenza documentata, il<br />

paesaggio come componente<br />

della qualità territoriale/sociale,<br />

il <strong>ra</strong>pporto con l’arte. Sullo<br />

sfondo, inoltre, è presente un’attenzione<br />

alla qualità paesaggistica<br />

anche come fattore di sviluppo<br />

economico. Nell’esperienza<br />

della Compagnia, il <strong>ra</strong>pporto<br />

arte e paesaggio è stato il<br />

primo a matu<strong>ra</strong>re e a trovare applicazioni<br />

concrete. L’idea è<br />

semplice: conside<strong>ra</strong>re il bene<br />

non soltanto nel suo auto-contenimento,<br />

ma cogliere le legature<br />

filologiche e innovative per riaprire e miglio<strong>ra</strong>re il dialogo t<strong>ra</strong> i diversi<br />

registri dello spazio storico, musealizzato o abitato. Passare<br />

dalle chiese ai sag<strong>ra</strong>ti, dai musei alle st<strong>ra</strong>de adiacenti, dagli interni<br />

agli esterni, dal sepa<strong>ra</strong>to al permeabile è un principio sempre<br />

più diffuso nella cultu<strong>ra</strong> dei beni storico-artistici, che si rivela particolarmente<br />

adeguato al caso italiano e ai suoi mille epicentri storicamente<br />

complessi e st<strong>ra</strong>tificati. Un esempio che ci piace riportare,<br />

tipico e atipico al tempo stesso, è il Giardino di sculture di<br />

Giuseppe Penone alla Reggia di Venaria e la sua capacità di<br />

interpretare un passato irrecupe<strong>ra</strong>bile connettendolo alla contempo<strong>ra</strong>neità.<br />

Tutto ciò produce paesaggio dove la sua qualità<br />

diventa un mezzo e un obiettivo di ripristino o, quando necessario,<br />

di promozione, di qualità delle relazioni sociali e comunitarie.<br />

Il paesaggio, come l’architettu<strong>ra</strong> - non salve<strong>ra</strong>nno il mondo,<br />

ma il loro deg<strong>ra</strong>do può fare molto per affossarlo, mentre la loro<br />

cu<strong>ra</strong> può aiutare a costruire <strong>ra</strong>pporti umani migliori, più vitali.<br />

Un’esperienza come il bando di azione integ<strong>ra</strong>ta sui beni cul-<br />

tu<strong>ra</strong>li e paesaggistici nelle valli di Lanzo, ci ha insegnato che<br />

lavo<strong>ra</strong>re per il recupero e la condivisione della memoria territorializzata<br />

può innescare energie coope<strong>ra</strong>tive, creative e generose.<br />

Infine, conosciamo il paesaggio? Quale documentazione<br />

possediamo della sua evoluzione nel tempo? Su quali basi intervenire?<br />

Per quanto sia ampia l’accumulazione di buoni dati sul<br />

paesaggio, né dal punto di vista del loro g<strong>ra</strong>do di copertu<strong>ra</strong>, né del<br />

loro aggiornamento, né della loro archiviazione e disponibilità d’uso<br />

un paese variegato come l’Italia può essere pienamente soddisfatto.<br />

In questo campo una fondazione può trovare un ruolo effettivo,<br />

aiutando il lavoro delle istituzioni preposte, come quelle<br />

di ricerca, o le iniziative della società civile locale e anche, quando<br />

se ne presenti l’occasione, tentare qualche sperimentazione. I<br />

progetti possono essere i più diversi, come le tecniche e le metodiche:<br />

importante è che costituiscano delle basi conoscitive du<strong>ra</strong>ture<br />

e accessibili. Il progetto di campagna fotog<strong>ra</strong>fica sul territorio<br />

langarolo, cu<strong>ra</strong>to dal 2009 da Gabriele Basilico con il Centro<br />

Cultu<strong>ra</strong>le Beppe Fenoglio di Mu<strong>ra</strong>zzano (non a caso compartecipato<br />

anche da altre fondazioni piemontesi, come CRT e CRC)<br />

<strong>ra</strong>ppresenta un esempio evoluto e interessante, sulla scorta di p<strong>ra</strong>tiche<br />

cultu<strong>ra</strong>li cent<strong>ra</strong>te sulla fotog<strong>ra</strong>fia documentaristica che<br />

altrove, specialmente in F<strong>ra</strong>ncia, hanno piena affermazione. Altrettanto<br />

si può dire del progetto di regist<strong>ra</strong>zione del paesaggio<br />

lineare Torino-Milano e ritorno, t<strong>ra</strong>mite ripresa cinematog<strong>ra</strong>fica<br />

continua dal treno. Come bene comune, il paesaggio semb<strong>ra</strong> porsi<br />

come oggetto d’azione particolarmente adeguato alle fondazioni.<br />

La Compagnia sta impa<strong>ra</strong>ndo a conside<strong>ra</strong>re paesaggi e<br />

contesti fisici sempre più come componenti essenziali delle sue<br />

politiche pro-sociali e di sviluppo. Rapporto arte-paesaggio, qualità<br />

sociale e qualità paesaggistica, conoscenza documentata <strong>ra</strong>ppresentano<br />

le tre dimensioni ope<strong>ra</strong>tive di una sensibilità che pervade,<br />

più o meno esplicitamente, il suo lavoro in tutti i campi.<br />

Marco Demarie<br />

è Responsabile del Centro Studi della Compagnia di San Paolo

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