M a rzo 2004 - Parrocchia di Chiari
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32<br />
Gli autisti <strong>di</strong> linea e il Polesine<br />
Luigi Aceti, Giulio Baiguera, Vittorio<br />
Cantoni, Luigi Bocchi,<br />
Attilio Antonioli, Angelo e Giuseppe<br />
Bersini, Antonio Bona, Franco Libretti,<br />
Emilio Milano, Giuseppe Olmi,<br />
Santino Siverio, Ernesto Begni, Mario<br />
Lorini, Luigi Chiecca, Tomaso Gorini,<br />
Tino Del Barba…<br />
È il lungo elenco degli autisti <strong>di</strong> pullman<br />
clarensi: li vogliamo ricordare riandando<br />
con la memoria al novembre del lontano<br />
1951 e a quel triste momento che fu, per<br />
l’intera nazione, l’alluvione del Polesine.<br />
A quel tempo non c’era la televisione che<br />
ci fa vivere tutto in tempo reale, ma soltanto<br />
la ra<strong>di</strong>o e i giornali.<br />
La storia è tristemente conosciuta: dopo<br />
un lungo periodo <strong>di</strong> maltempo il Po ruppe<br />
gli argini portando con sé case, strade,<br />
animali, persone, interi paesi… Al grido<br />
strozzato del «Si salvi chi può» la gente<br />
salì ai piani alti delle case, sui tetti dei cascinali,<br />
alla ricerca <strong>di</strong> una protezione dall’acqua<br />
che travolgeva e <strong>di</strong>struggeva ogni<br />
cosa.<br />
Da ogni parte d’Italia si mossero i soccorsi<br />
verso quelle popolazioni così crudelmente<br />
colpite e da <strong>Chiari</strong> partirono due<br />
corriere condotte da Giulio Baiguera,<br />
Vittorio Cantoni, Luigi Bocchi e Tomaso<br />
Lorini che si alternavano alla guida. Portavano<br />
generi <strong>di</strong> prima necessità, viveri,<br />
coperte. A scuola gli insegnanti ci <strong>di</strong>cevano:<br />
«Sono giorni tristi per questa gente<br />
che ha perso tutto: forse dovremo lasciare<br />
libere le aule che saranno utilizzate<br />
come alloggi provvisori per i profughi».<br />
Cosa che avvenne puntualmente, utilizzando<br />
anche alcuni ambienti nell’ex caserma<br />
Eugenio <strong>di</strong> Savoia, oggi palazzo<br />
municipale. Franco Baroni ricorda che<br />
numerose balle <strong>di</strong> paglia, da usare come<br />
giacigli <strong>di</strong> fortuna, furono portate nelle<br />
scuole elementari <strong>di</strong> piazza Rocca, e che<br />
a Natale i profughi giravano casa per casa<br />
alla ricerca <strong>di</strong> un seppur piccolo aiuto.<br />
Raccontano Virginia Baiguera e Vittorio<br />
Cantoni: «Mio padre Giulio e altri facevano<br />
la spola con i pullman per trasportare<br />
i profughi in varie località. A Monselice<br />
- prosegue Cantoni - le suore ci preparavano<br />
spaghetti al pomodoro in abbondanza<br />
e buon vino…».<br />
Più tar<strong>di</strong> Alcide De Gasperi, il grande<br />
statista allora Presidente del Consiglio, si<br />
recò assieme alla figlia sul luogo della catastrofe,<br />
per rendersi conto <strong>di</strong> persona <strong>di</strong><br />
quanto era accaduto e per portare una<br />
parola <strong>di</strong> conforto. Giulio Baiguera era<br />
lì, gli si fece incontro e i due si strinsero la<br />
mano come due vecchi amici. Giulio Baiguera<br />
(nella foto) era sposato con Giu<strong>di</strong>tta<br />
Taglietti dalla quale ebbe tre figli:<br />
Virginia, Andrea e Piero.<br />
La storia degli autisti nostri concitta<strong>di</strong>ni<br />
(se ne abbiamo <strong>di</strong>menticato qualcuno<br />
chie<strong>di</strong>amo scusa e provvederemo in seguito)<br />
è la storia <strong>di</strong> un servizio quoti<strong>di</strong>ano,<br />
<strong>di</strong> grande responsabilità, cui riservare<br />
attenzione e precisione. Da <strong>Chiari</strong> a Brescia,<br />
a Cremona, Milano, Bergamo, Pia-<br />
L ’Angelo - Ma<strong>rzo</strong> <strong>2004</strong><br />
cenza… E si intreccia con episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> solidarietà<br />
<strong>di</strong> cui, quello del Polesine, è un<br />
esempio importante.<br />
Si vorrebbe che catastrofi come quella<br />
non accadessero più, ma la natura spesso<br />
ci riserva cattive sorprese. Se poi ci mettiamo<br />
anche l’improvvida mano dell’uomo…<br />
Ricordo <strong>di</strong> Ruggero Leati<br />
Impren<strong>di</strong>tore tessile, titolare <strong>di</strong> una<br />
manifattura in via Brescia, persona<br />
ponderata e intelligente, Ruggero<br />
Leati era sposato con Nella Dall’Olio e<br />
padre <strong>di</strong> due figlie. In questa pagina lo<br />
vogliamoricordarecomeuomo<strong>di</strong>sport,<br />
entusiasta e competente.<br />
Appassionato <strong>di</strong> Karate fin dagli anni<br />
Sessanta, quando la nobile e antichissima<br />
arte marziale era sconosciuta ai più,<br />
<strong>di</strong>viene presidente dall’associazione<br />
Shotokan Karate <strong>Chiari</strong>.<br />
Un breve cenno storico: Karate significa<br />
letteralmente mano vuota ed è una <strong>di</strong>sciplina<br />
marziale che fu inventata da un<br />
gruppo <strong>di</strong> monaci cinesi, stanchi <strong>di</strong> subire<br />
angherie da certi loro rivali. Fu co<strong>di</strong>ficata<br />
per la prima volta da un certo Gikin Funakoshi.<br />
La palestra dei karatechi clarensi è quella<br />
delle scuole elementari <strong>di</strong> via Maffoni,<br />
l’istruttore Renato Turla che ha frequentato<br />
e frequenterà, a Milano, i corsi del<br />
formidabile maestro Hiroshi Shirai, a sua<br />
volta <strong>di</strong>scepolo del grande Tajgi Kase.<br />
Sono tutti cintura nera 10° dan, il massimo<br />
possibile.<br />
E dello straor<strong>di</strong>nario campione Shirai si<br />
parla con tale entusiasmo e curiosità che<br />
Leati lancia l’idea: invitiamolo a <strong>Chiari</strong>!<br />
Lui accetta l’invito e una sera è tra noi,<br />
accompagnato dal presidente della Federazione,<br />
la Fesika. La palestra <strong>di</strong> via<br />
Maffoni è stracolma <strong>di</strong> atleti e <strong>di</strong> invitati:<br />
per molti dei presenti è il primo approc-