PIER ELEONORO NEGRI - Pontelandolfo news
PIER ELEONORO NEGRI - Pontelandolfo news
PIER ELEONORO NEGRI - Pontelandolfo news
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
solo dal comando Piemontese ma anche da quello inglese e ottomano durante la guerra di Crimea<br />
cui partecipò con il corpo dei bersaglieri spedito da Cavour.<br />
A VIcenza c'è via Pier Eleonoro Negri. Si tratta di una medaglia d'oro un cittadino che si è distinto<br />
in modo eccezionale in fatti d'arme durante il risorgimento. E' un cittadino illustre, e quindi il<br />
Comune gli ha dedicato anche una targa, apposta nella Piazzetta S. Stefano a memoria della<br />
medaglia d'Oro ricevuta per la battaglia sul Garigliano.<br />
Pier Eleonoro Negri era un assassino, che insieme ai bersaglieri che comandava fu autore di una<br />
strage efferata almeno quanto quella di Marzabotto.<br />
Era l'agosto del 1861. <strong>Pontelandolfo</strong> è un paese nel Molise (successivamente aggregato alla<br />
provincia di Benevento) di circa 5000 anime di origini toscane, poiché un gruppo di senesi vi si<br />
trasferì durante il periodo più cruento delle lotte tra guelfi e ghibellini, e ancora oggi il paese è<br />
diviso in contrade e vi si svolge il palio. il 7 agosto arriva un gruppo di circa 200 irregolari<br />
dell'esercito di Francesco II capitanati da Cosimo Giordano per la festa del paese. I notabili liberali<br />
fuggono via, e nel paese scoppia la rivolta contro i Savoia. Ne vengono abbattuti i simboli e viene<br />
issata di nuovo la bandiera dei Borbone. La rivolta si estende ai paesi vicini, soprattutto Casalduni<br />
che ha circa 2000 abitanti, dove i borghesi vengono cacciati o uccisi e viene ripristinato il Regno dei<br />
Borboni.<br />
Il colonnello Negri di stanza a Campobasso con il grosso dei bersaglieri dell'esercito savoiardo,<br />
non capisce la gravità della situazione e improvvidamente manda in avanscoperta il Tenente Bracci<br />
con quaranta uomini dell'esercito e quattro carabinieri. Pochi per combattere i duecento soldati del<br />
Re e troppi per esplorare: in breve vengono circondati e sterminati dai rivoltosi, chiamati briganti<br />
dagli storici prezzolati - come li definì Gramsci - che scrissero la cronaca dalla parte del vincitore.<br />
Dopo il massacro, Negri ebbe l'ordine di intervenire in modo energico: il 14 agosto condusse<br />
personalmente 500 bersaglieri a <strong>Pontelandolfo</strong> e altri 400 li mandò a Casalduni, con l'ordine di<br />
distruggere entrambi i paesi. I duecento irregolari borbonici sostennero un primo scontro nel quale<br />
venti bersaglieri rimasero uccisi e poi si ritirarono nei boschi stante la supremazia numerica del<br />
nemico. Negri non cercò di inseguirli, non era quello il suo obiettivo. Non voleva fare la guerra ad<br />
un esercito allo sbando ma che comunque difendeva la sua terra dall'invasore, doveva dare una<br />
lezione alle popolazioni, compiere un'impresa che restasse nella memoria di tutti per far capire chi<br />
fossero realmente i nuovi padroni. I bersaglieri e i Carabinieri arrivarono a <strong>Pontelandolfo</strong> con le<br />
baionette innestate, sparando a qualsiasi cosa si muovesse. Sfondarono le porte delle case,<br />
stuprarono le donne, le fucilarono insieme ai bambini ed ai vecchi. Il parroco fu assassinato davanti<br />
alla chiesa. Le case furono saccheggiate e poi date alle fiamme con gli abitanti dentro. Un liberale<br />
che durante la rivolta era stato chiuso in casa e che era improvvidamente uscito alla vista dei soldati<br />
piemontesi, fu fucilato davanti a casa sua. Del paese non restò una sola pietra in piedi, come<br />
orgogliosamente rivendicò Pier Eleonoro Negri in un telegramma al Comando Generale: "Giovedì<br />
15 agosto 1861. Ieri all'alba, giustizia fu fatta contro <strong>Pontelandolfo</strong> e Casalduni. Essi bruciano<br />
ancora". Non contro i ribelli, i briganti che avevano massacrato i soldati, ma contro i paesi, la gente<br />
inerme, le case, gli animali.<br />
A Casalduni il sindaco, che conosceva l'efferatezza dei piemontesi, aveva convinto la popolazione a<br />
fuggire sui monti e i morti furono poche decine. Tutti quelli che erano rimasti. Il massacro avvenne<br />
a <strong>Pontelandolfo</strong>. Il Popolo d'Italia riporta 164 morti, ma il comando piemontese si è sempre rifiutato<br />
di dare le cifre esatte. Molte famiglie furono interamente sterminate e nessuno ne denunciò la