II brigantaggio 1861 - Pontelandolfo news
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La provincia di Benevento<br />
Quando Garibaldi fece lo sbarco in Sicilia e l'impresa dei Mille andava conseguendo<br />
risultati positivi, in Benevento ed in altri centri dell'Alto Sannio si formarono comitati<br />
di liberazione. Si formò un battaglione denominato Cacciatori degli Irpini; nacque la<br />
Legione del Matese ed in Campobasso per la Provincia del Molise la Legione Sannita,<br />
comandata da Nicola De Luca.<br />
A Benevento il comitato, dopo aver dichiarato decaduto il governo pontificio, costituì un<br />
governo provvisorio : In nome di Vittorio Emanuele Re d'Italia - Dittatore Garibaldi -<br />
Provincia di Benevento.<br />
L'intitolazione degli Atti a "Vittorio Emanuele - Garibaldi - Provincia di Benevento"<br />
esprimeva la fiducia che la vecchia città pontificia diventasse capoluogo di provincia.<br />
"La nuova provincia di Benevento spuntava fra i subiti entusiasmi di Garibaldi.<br />
Qualunque possa essere stato il suo pensiero nell'udire e suscitare ricordi superbi di questa<br />
città - più antica del Campidoglio... la prima spinta alla simpatia gli veniva dallo<br />
scorgere che era quella la prima terra soggetta al Papa che nel '60 respingeva la<br />
bandiera bianca e gialla". Così scrive Antonio Mellusi.<br />
Per la delimitazione della nuova provincia di Benevento resta ancora il primo disegno<br />
formato dal geometra Francesco Mozzilli con il titolo : Cenno di mappa corografica e<br />
popolazione approssimativa della nuova provincia di Benevento da annettersi al Regno<br />
di Vittorio Emanuele Il.<br />
Per la costituzione territoriale della nuova provincia dovevano essere sottratti comuni<br />
dalle provincie limitrofe del Principato Ultra, Terra di Lavoro, Molise. Il documento<br />
reca la data dell'undici settembre 1860, la firma è del Governo Provvisorio.<br />
Per quanto riguarda la Provincia di Molise, che ci interes<br />
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sa più da vicino, il disegno prevedeva che passassero alla nuova provincia i seguenti comuni : il<br />
Circondario di <strong>Pontelandolfo</strong> : <strong>Pontelandolfo</strong> - Casalduni - Ponte - S. Lupo. Il Circondario di<br />
Colle : Colle - Circello - Reino. Il Circondario di Morcone : Morcone - Sassinoro - Campolattaro..<br />
Questo primo disegno lasciava ancora alla Provincia del Molise il Circondario di S. Croce con<br />
Castelpagano e Cercemaggiore.<br />
Il 2 ottobre dello stesso anno giungeva il decreto firmato da Vittorio Emanuele <strong>II</strong> che<br />
dichiarava l'antico Ducato di Benevento Provincia del Regno d'Italia. Dal primo gennaio<br />
<strong>1861</strong> la nuova provincia di Benevento sarebbe stata retta da leggi, decreti e regolamenti di<br />
questa parte meridionale d'Italia.<br />
Intanto diversi comuni, quelli più vicini a Benevento, avevano manifestato la loro piena<br />
adesione. Fra i comuni della vecchia provincia del Molise aderirono senza discussioni : Carnpolattaro<br />
- Circello - Ponte - <strong>Pontelandolfo</strong>.<br />
Morcone manifestò la sua adesione alla nuova provincia "per affetto a questa città onoranda<br />
fra le italiane per gloriose antiche ricordanze, per numerosa civilissima popolazione, come per<br />
favorire l'utile dei cittadini".<br />
Ma in un memoriale al Luogotenente del Re, il sindaco Colesanti osservava che il<br />
comune di Morcone non poteva accontentarsi di un atto di adesione puro e semplice ma reclamava<br />
che nell'ambito della nuova provincia, Morcone venisse prescelta come capoluogo di<br />
Distretto. A ciò le davano diritto la sua situazione, le antiche glorie, il numero della<br />
popolazione, la estensione del territorio di 160.000 moggia.<br />
Ma la petizione dei morconesi non fu accolta. Come capoluogo del Distretto fu prescelta<br />
Cerreto Sannita. Il nuovo sindaco di Morcone Giuseppe Piombo protestava col Governatore di<br />
Benevento in data sei marzo <strong>1861</strong> "Morcone - scriveva il sindaco Piombo - spiegò la sua adesione<br />
a. far parte della novella provincia di Benevento a condizione di poter divenire capoluogo di<br />
Distretto. A questo patto solo riducevasi a rinunciare all'originaria sua patria, il Molise. Da<br />
parte di questo Municipio in conseguenza saranno fatte tutte le reclamazioni necessarie al<br />
Luogotenente, al Parlamento e al Re d'Italia, per<br />
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ché o si corregga la subordinazione a Cerreto o rimanga alla originaria<br />
provincia del Molise".<br />
Ma nel successivo progetto del territorio della nuova provincia<br />
presentato dal Luogotenente Pallavicino veniva aggiunto anche il Circondario<br />
di S. Croce, Castelpagano, Cercemaggiore, con la motivazione che questi<br />
comuni avevano maggiori relazioni commerciali con Benevento, perché<br />
facenti parte della diocesi di Benevento. Il decreto fu firmato dal<br />
luogotenente generale di S. Maestà nelle provincie napoletane : Eugenio<br />
Principe di Savoia Carignano, il 17 febbraio <strong>1861</strong>.<br />
La notizia non fu accolta con molto entusiasmo dalle autorità e dalla<br />
popolazione di S. Croce. Le lagnanze presentate dal comune di S. Croce e di<br />
Cercemaggiore contro il Decreto del Luogotenente esplosero alla Camera<br />
quando il 2 aprile <strong>1861</strong> passò alla discussione del Parlamento di Torino.<br />
Nella relazione che accompagnava il progetto di legge si riconosceva<br />
che alcuni comuni potevano stare meglio con la provincia di Campobasso, ma<br />
manifestandosi qualche inconveniente con il tempo ci si poteva mettere riparo.<br />
Molti deputati impugnarono il Decreto di Garibaldi ritenendolo illegale.<br />
La Commissione, di cui faceva parte Federico Torre, era molto titubante<br />
per l'annessione alla nuova provincia dei comuni di Morcone, S. Croce. Il<br />
giornale Il Sannita criticava violentemente il Decreto del luogotenente per lo<br />
smembramento della Provincia di Molise.<br />
La Commissione della Camera a maggioranza approvò di attuare il decreto<br />
della Luogotenenza di Napoli ma di modificarlo per modo che i circondari di<br />
Morcone, S. Croce, Baiano, Montore, Cartellone e Venafro ed i Comuni di<br />
Castelvetere e Faicchio non fossero tolti alle provincie a cui appartenevano.<br />
Ma in sede di discussione generale l'assemblea votò l'ordine del giorno del<br />
Deputato Caracciolo. Si trattava di compromesso fra la proposta della<br />
Commissione e il Decreto del Luogotenente : "La Camera, fermo intanto il<br />
Decreto del 17 febbraio, invita il Ministero a proporre, nel più breve<br />
termine, una legge per la riforma della circoscrizione territoriale della<br />
provincia di Benevento, udito il parere dei nuovi Consigli Pro<br />
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vinciali e comunali...".<br />
La decisone quindi passò ai Consigli Provinciali. Le proteste dei Comuni di S. Croce di<br />
Morcone non furono accolte dal Consiglio Provinciale di Benevento. Solo per Cercemaggiore<br />
il Consiglio ammetteva "dover essere riaggregato al Molise". Poi messo ai voti se Morcone<br />
dovesse far parte del circondario di Cerreto, il Consiglio approvava all'unanimità.<br />
I santacrocesi protestarono per i1 passaggio alla nuova provincia di Benevento nella<br />
Seduta del Consiglio Comunale del 3 novembre 1867:<br />
"Questo giorno 3 Novembre 1867 in Santa Croce di Morcone e nella sala delle adunanze si è<br />
riunito il Consiglio Comunale in sessione ordinaria presenti i Signori Serafino Vitelli,<br />
Ubaldo Gioia, Francesco del Donno, Antonio di Maria di Giuseppe, Giuseppe Anzovino,<br />
Luigi di Maria, Nicola Gioia, Angelo Cristoforo, Vincenzo Bozza, Giuseppe Saccone, Saverio<br />
Damiani, Pietro Morelli., Antonio di Maria di Giovanni, Luigi Gioia, Cesare Zappone. Assenti i<br />
Signori Giuseppe de Mariarosa, Michele di Maria.<br />
Il Signor Girolamo Capozzi, Assessore delegato dal Sindaco, assunta la presidenza ha<br />
dichiarato aperta la seduta, ed ha fatto noto al Consiglio che avendo preinteso dei clamori di<br />
questa popolazione la quale si è sempre doluta e si duole di essere stata distaccata dall'antica<br />
Provincia di Molise e menata alla Sottoprefettura di S. Bartolomeo, Benevento, propone al<br />
Consiglio medesimo se intende rinnovare le preghiere a S. E. il Ministro per il ritorno di<br />
questo Mandamento a Campobasso:<br />
Il Consiglio dichiara pubblica la seduta e facendo eco alla proposta del Signor Presidente fa<br />
osservare :<br />
Che il distacco di questo Mandamento dalla provincia di Molise è stato di comune<br />
dispiacenza essendosi finora verificato un generale malcontento, atteso la breve distanza che<br />
intercedeva da questo Mandamento a Campobasso, centrale della Provincia, da cui vedesi<br />
distaccato mercé termini lapidei che divide l'un territorio dal Mandamento di Campobasso,<br />
ed il continuo traffico per tali strade, pel quale il viaggiatore vede<br />
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si non poco agevolato. Che al contrario la immensa distanza c'a S. Bartolomeo in Galdo<br />
ove è stato aggregato, le frane nei mesi jemali, i varii torrenti, i due fiumi che vi<br />
tramezzano Tammarecchia e Fortore, i quali sogliono gonfiarsi in tempo di pioggia,<br />
senza potersi attraversare, donde la massima difficoltà del commercio, pericoli di vita<br />
ed i continui inconvenienti di veder cessata la comunicazione postale, come spesse<br />
volte si è già verificato.<br />
Quindi ad unanimità di voti approva per alzata e seduta.<br />
Prega per la quarta fiata S. E. il Ministro dell'Interno a volersi degnare far ritornare<br />
questo Mandamento alla sua antica Provincia di Molise, Campobasso, ritenendolo come<br />
grazia speciale.<br />
Del che se ne è redatto il presente verbale che dietro lettura ed approvazione si è<br />
sottoscritto dal Presidente, Consigliere Anziano e Segretario".<br />
L'emarginazione delle zone dell'Alto Tammaro<br />
Fra le prerogative presentate da Morcone per essere designata come capoluogo di<br />
Distretto vi era quella di possedere una strada rotabile che la congiungeva con la<br />
Sannitica, fatta costruire da Ferdinando di Borbone da Maddaloni a Termoli e che<br />
passava per la piana di Morcone ed attraverso la salita di Sferracavallo si immetteva<br />
nella piana di Sepino.<br />
Il comune di S. Croce riuscirà a collegarsi con la Sannitica soltanto nel 1890 con<br />
l'attuale strada rotabile, fatta costruire dai cittadini di S. Croce a proprie spese,<br />
grazie anche alla intraprendenza di D. Ubaldo Gioia.<br />
Ma nel frattempo due decisioni dovevano comportare una ulteriore<br />
emarginazione delle zone dell'Alto Tammaro. Il 18 settembre <strong>1861</strong> il Consiglio<br />
Provinciale di Benevento deliberava "farsi dal governo il tronco di strada Morcone-<br />
Sassinoro in rettifica della Sannitica".<br />
Nel 1869 il sette gennaio la Camera approvava la rettifica della Sannitica per<br />
Campobasso e Vinchiaturo. Le autorità di S. Croce e di Cercemaggiore capirono che<br />
tali modifiche avrebbero ulteriormente isolata la zona dell'Alto Tammaro e presen-<br />
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tarono un altro progetto tendente a deviare il traffico per Campobasso dalla Piana di Morcone<br />
- S. Croce - Cercemaggiore - Gildone - Campobasso, con la promessa di realizzarlo a proprie spese<br />
e soltanto con qualche contributo del Governo : "dando così la vita - così leggiamo nel Verbale<br />
della seduta della Giunta del comune di S. Croce - a questi comuni che marciscono nel languore e<br />
nel totale abbandono".<br />
Il 18 giugno 1879 il deputato Mascilli presentava alla Camera una petizione "per<br />
l'aggregazione al Molise dei Comuni di S. Croce e di Castelpagano".<br />
Intanto una lotta ad oltranza si sviluppa fra vecchi comuni capoluoghi di mandamento per<br />
conservare o estendere la propria zona di influenza.<br />
La lotta è animata dal più fiero campanilismo fra S. Croce e Morcone; fra Morcone,<br />
Cerreto Sannita e <strong>Pontelandolfo</strong>.<br />
Nel 1833 grandi festeggiamenti ebbero luogo in S. Croce poiché assumeva la<br />
denominazione di S. Croce del Sannio e non più di S. Croce di Morcone.<br />
Viene posta in discussione l'esistenza della Pretura in S. Croce. Nel 1890 il Comune fa stampare<br />
un opuscolo contenente una petizione al ministro Guardasigilli per mantenere la Pretura a S.<br />
Croce. Si parla dell'importanza commerciale del paese e, rifacendosi alla petizione dei<br />
cercesi di passare alla provincia di Campobasso, i santacrocesi dimostrano che o bisognava<br />
staccare tutto il Mandamento dalla nuova provincia di Benevento oppure lasciare le cose come<br />
stabilito dall'assetto territoriale della nuova provincia.<br />
E' la lotta fra i poveri per difendersi dall'emarginazione e dall'abbandono.<br />
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<strong>II</strong> <strong>brigantaggio</strong> <strong>1861</strong><br />
Il 21 luglio <strong>1861</strong> il Governatore di Benevento comunicava al Segretario Generale del<br />
Dicastero dell'Interno e Polizia la seguente notizia "la truppa ha arrestato quattro individui<br />
in S. Croce di Morcone e due in Castelpagano".<br />
Il diciannove luglio <strong>1861</strong> Giuseppe De Cecco si offrì alle autorità di recarsi, insieme al<br />
Guardiaboschi, nel bosco comunale per verificare se colà si fosse stabilita una squadra di briganti<br />
comandata dal famigerato Francesco Basile, detto Pelorosso, di Colle, la quale minacciava di<br />
occupare il paese per restaurare l'antica monarchia borbonica. Il De Cecco si recò nel bosco e<br />
colà fu aggredito insieme al Guardiaboschi. Il guardiaboschi riuscì a fuggire. Il De Cecco fu<br />
fucilato. Il cadavere fu trovato il giorno dopo dai parenti.<br />
Il 22 luglio dello stesso anno, riconfermando gli avvenimenti del giorno precedente, il<br />
Governatore aggiungeva : "Il comune di S. Croce di Morcone trovasi nella massima costernazione<br />
perché benanche minacciato. Ed infatti, nella sera del 19, tre guardie nazionali venivano<br />
aggredite nel vicino bosco ed una di esse ammazzata. Otto o dieci guardie nazionali appena<br />
vegliano alla difesa del paese che è già pronto ad aprire le porte ai briganti. I tristi<br />
insolentiscono e si beffano delle autorità locali, con viso arcigno le minacciano. I poveri<br />
funzionari locali hanno fatto di tutto come rianimar lo spirito pubblico e chiamare i cittadini<br />
alla difesa. Il Giudice ripetute volte ha fatto suonare le campane a stormo per radunare gente, ma<br />
nessuno è corso alle armi. Ha fatto fortificare un campanile per difendere la vita a caro<br />
prezzo ma egli certamente resterà vittima ove non sia prontamente soccorso".<br />
Il 21 luglio <strong>1861</strong>, i briganti di Caruso entrano in Castelpagano, disarmano la Guardia<br />
Nazionale, distruggono gli stemmi sabaudi e l'effige di Vittorio Emanuele '<strong>II</strong>, saccheggiano<br />
poi<br />
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varie abitazioni ed uccidono una guardia nazionale.<br />
Il giorno 6 agosto <strong>1861</strong>, mentre la popolazione era in preda alla costernazione, a S. Croce, nella<br />
pubblica piazza, alla presenza del popolo terrorizzato, furono fucilati dalla truppa Luigi<br />
Capozzi, fu Francesco, di anni cinquanta, Antonio Zeoli, fu Nicola, ambedue appartenenti al<br />
corpo delle ex-guardie, accusati di reazione e di <strong>brigantaggio</strong>. "Addì sei agosto <strong>1861</strong>, Luigi<br />
Capozzi, fu Francesco e fu Tommasina Guerrera, di anni 50 nel grembo della S. Madre<br />
Chiesa ed in mezzo alla piazza è morto con colpi di schioppo, punito dall'umana giustizia, dopo<br />
essere stato confessato da D. Nicola D'Uva, nelle carceri, ma non è stato né comunicato, né<br />
stremato, né assistito".<br />
"Addì sei agosto <strong>1861</strong> Antonio Zeoli fu Nicola e Carmina Santucci, di S. Croce di<br />
Morcone, di anni quaranta ed in mezzo alla piazza è morto fucilato dall'umana giustizia ed è<br />
sepolto nel convento dopo essere stato confessato da D. Nicola D'Uva".<br />
Il 21 settembre dello stesso anno la Guardia Nazionale di S. Croce di Morcone arrestava un<br />
pericoloso capobrigante : Antonio Mucciacciaro, detto "pilo di, capra", come informava il<br />
Governatore di Benevento Gallarini alla Luogotenenza.<br />
Il bosco di S. Croce e di Castelpagano erano diventati il quartiere generale del<br />
capobrigante Michele Caruso di Torremaggiore. Ivi si trovavano circa duecento briganti a<br />
cavallo, come informava il Sottointendente Paces al Governatore di Benevento.<br />
Il 13 Marzo 1862 furono uccisi dai briganti di Caruso due ex-guardie urbane : D'Uva Giovanni<br />
fu Domenico e D'Uva Saverio fu Carlo. Mentre Carmine Petrillo di Annibale, anche lui exguardia<br />
urbana, accusato di reazione muoriva di febbre petecchiale non appena tornato dal<br />
carcere di Benevento, il 28 marzo 1863. Suo padre, invece, preso dai briganti di Caruso, mentre<br />
tornava da Cerreto, fu impiccato durante la notte del 25 aprile 1863.<br />
Nei mesi di luglio e agosto del <strong>1861</strong>, S. Croce era sotto la minaccia di essere occupata dai<br />
Briganti di Caruso; molti liberali si rifugiarono nella Casa dei Galanti, come apprendiamo<br />
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dalla seguente nota aggiunta al Giornale di spesa di vitto delle spese giornaliere : 'Tel<br />
<strong>brigantaggio</strong>, che minacciava di aggredire Santacroce si sono riuniti nel nostro Palazzo, il<br />
Giudice con un buon nerbo di liberali per difenderci : quindi ho dovuto per dovere far loro<br />
trattamento per molti giorni nel mese di luglio, perché pernottavano ancora" (Luglio, <strong>1861</strong>).<br />
Ed ancora nell'Agosto <strong>1861</strong>: . "Pel <strong>brigantaggio</strong> organizzato dall'infame partito borbone ed<br />
austroclericale obbligato a tenere in Casa a pernottare dieci e dodici valenti individui, in casa<br />
bene armati, fra i quali il Giudice, a tutto trattamento, pronti sempre a far fronte ad<br />
un'aggressione di detti assassini".<br />
Nel mese di agosto in Casa Galanti fu organizzato un trattenimento per gli Ufficiali Italiani<br />
intervenuti a S. Croce.<br />
Nell'estate del <strong>1861</strong> a Santa Croce vi era un distaccamento di soldati piemontesi, come<br />
riferisce Mario de Agostini in una lettera al padre : "Io intanto ogni giorno mandava corrieri<br />
dappertutto e al Governatore e all'Intendente, insistendo per avere qualunque piccola forza. Il<br />
primo mi .diceva di chiederla al comandante Piemontese in Santa Croce ove era un distaccamento<br />
di truppa; il secondo non aver che farci esser minacciato d'aggressione. Spiccai due<br />
corrieri a Santa Croce. Quel comandante mi rispose non poter sparpagliare i suoi uomini per<br />
non capitare come a Colle ove i soldati avevano dovuto posare le armi all'entrata dei briganti".<br />
Nel 1862 il paese era ancora minacciato dai briganti. La popolazione era terrorizzata dalla<br />
presenza nel bosco di tredici briganti con a capo Giuseppe del Grosso, detto Mastropellecchia, di S.<br />
Croce. Al sindaco Giuseppe De Mariarosa si erano presentate diverse persone che avevano<br />
dichiarato di aver visto Mastropellecchia.<br />
Il 25 marzo furono convocati in seduta straordinaria i Galantuomini e il Clero di S. Croce<br />
per decidere di "doversi barricare il paese per difenderlo dall'invasione dell'orda dei brigarti<br />
che infestano queste provincie napoletane".<br />
Il 25 Aprile 1863 il Sottoprefetto di S. Bartolomeo avvisava il Sindaco di S. Croce : "La<br />
banda di Caruso di 50 individui è penetrata in territorio di Castelpagano. Lei faccia stare la Guar<br />
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dia Nazionale sotto le armi per impedire che penetrassero i malfattori in codesto territorio".<br />
Il 25 Agosto la banda di Caruso è segnalata nel territorio di Cercemaggiore, come<br />
avvisava il Sottoprefetto Berni di S. Bartolomeo al Sindaco di S. Croce.<br />
Finalmente la notizia dell'arresto del brigante Caruso S. Bartolomeo, 10 Dicembre 1863<br />
Al Sign. Sindaco di Santa Croce di Morcone.<br />
"Il Capo Banda Caruso è stato arrestato questa mattina alle 4 a. m. con la sua fidanzata ed<br />
un altro brigante dalla Guardia Nazionale di Molinara.<br />
Si compiaccia farlo pubblicare a rullo di tamburo e a termini della Circolare del Sign.<br />
Prefetto 2 Ottobre, n. 1724, raccomando nel contempo continue perlustrazioni nelle masserie e<br />
luoghi sospetti, ove può nascondersi qualche ultimo e malcomico avanzo della già distrutta<br />
immane banda".<br />
Nel 1863, da un rapporto fatto dal Sindaco la situazione del <strong>brigantaggio</strong> a S. Croce era la<br />
seguente. I cittadini santacrocesi datesi al <strong>brigantaggio</strong> erano:<br />
Giuseppe D'Uva, in libertà vigilata; Antonio D'Uva, che si era presentato spontaneamente, in<br />
carcere a Decorata. Giuseppe del Grosso "Mastropellecchia" era stato preso e fucilato a S.<br />
Croce di Magliano; Giuseppe di Maria era stato preso e fucilato in S. Marco la Catola;<br />
Angelo Zeoli, arrestato, era nelle carceri di Benevento; Emilio de Cecco, preso e fucilato a<br />
Venafro; Giuseppe di Maria fu Nicola, disperso. Forse ucciso; Antonio Pilla, arrestato ed in<br />
libertà vigilata.<br />
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Le imprese del brigante Mastropellecchia descritte da testimoni .<br />
L'anno 1862 il giorno quindici Maggio in S. Croce di Mortone - Noi Giuseppe De Mariarosa,<br />
sindaco di questo Comune ed uffiziale di polizia ordinaria, assistito dal Segretario Sign.<br />
Saccone.<br />
Informati dalla pubblica voce che un'orda. 'di briganti già dal giorno otto corrente mese si<br />
trovi annidata in questo bosco comunale per essere stata veduta da diversi individui e specialmente<br />
da Giovanni Festa, Gaetano Capozzi, Nardone, Giuseppe De Maria, Coscia, Antonio<br />
Galante, Antonio di Micco. Volendo constatare in modo non dubbio una tale notizia abbiamo fatto<br />
venire alla nostra presenza i cennati individui che abbiamo inteso l'un dopo l'altro nel modo<br />
che siegue. Giovanni Festa<br />
Interrogato analogamente<br />
ha risposto che nella mattina del suddetto giorno otto andante ritornando dal Comune di<br />
Castelpagano, giunto alla contrada Fontana Avellana del bosco di questo comune s'imbatté con<br />
tredici briganti fra i quali riconobbe il Giuseppe del Grosso, altrimenti Mastropellecchia che già<br />
dall'anno scorso fa parte delle bande armate che scorrono la campagna e che è di questo<br />
Comune, essendo tutti g11 a1tr1 di )ontani paesi. Che 11 detto Del Grosso volle sapere dal<br />
dichiarante se in Castelpagano erari inalberata la bandiera Rossa e se altrettanto si era<br />
praticato in S. Croce e rispostogli negativamente si allontanò dai medesimi...<br />
Gaetano Capozzi Nardone<br />
Interrogato opportunamente<br />
ha risposto - che nella sera del giorno otto di questo stesso mese, stando nella sua casa rurale alla<br />
contrada S. Angelo poco lungi da questo bosco comunale, ivi si recarono verso le ore<br />
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ventiquattro circa venti briganti fra i , quali distinse soltanto il paesano Giuseppe del Grosso<br />
Mastropellecchia, essendo tutti gli altri di alieno paese. Tre di essi si avvicinarono al dichiarante e<br />
gli chiesero un agnello che fu obbligato non solo di consegnarlo agli stessi ma dovette anche<br />
cuocere la carne che mangiarono tutti nella detta casa rurale e dopo se ne andiettero nel bosco<br />
vicino ove accesero un gran fuoco durante tutta la notte.<br />
Giuseppe De Maria Coscia<br />
Domandato analogamente:<br />
Ha risposto che nel giorno dodici corrente i suddetti briganti si portarono nella masseria che<br />
egli possiede vicino a questo bosco comunale e chiestogli del formaggio e della ricotta che<br />
diede loro, si posero a mangiare, essendo provveduti di pane e dopo poco tempo ritornarono nel<br />
bosco donde erano venuti.<br />
Antonio Galante<br />
Interrogato analogamente<br />
ha risposto che nella sera degli undici corrente mese i briganti, dopo un'ora di notte si recarono<br />
nella sua masseria alla contrada Piana d'Olmo non lontano dal bosco comunale e gli chiesero un<br />
agnello per mangiarlo. Avendo fatto loro intendere che gli agnelli li aveva già venduti si<br />
contentarono del latte che li offrì con dargli pure del formaggio e della ricotta e dopo mangiato<br />
tali cose andarono nel bosco.<br />
Domenicantonio Di Maria.<br />
Domandato analogamente<br />
ha risposto - che nel giorno dieci andante, passando egli pel bosco di questo Comune, alla contrada<br />
Fontana Finocchi s'imbatté con i ripetuti briganti ed avendo fra essi riconosciuto il paesano<br />
Giuseppe del Grosso - Mastropellecchia, e il disertore Giuseppantonio di Maria d'Ambrosio,<br />
domandò al primo a quale oggetto trattenevasi con i compagni in questo bosco, ed il medesimo rispose<br />
di aver avuto incarico da non pochi proprietari di masserie attigue al detto bosco di uccidere<br />
il Guardia-boschi, che dopo di ciò il prefato del Grosso scrisse una lettera al Capitano di questa<br />
Guardia Nazionale Signor Capozzi che fu dettata da un di lui<br />
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compagno a nome Domenicangelo e la consegnò ad esco dichiarante con incarico di portarla al<br />
Signor Capozzi; come fece. Che lo stesso Del Grosso gli disse che dovevano anche assaltare<br />
questo paese ed attendeva gli ordini del suo superiore, non senza manifestargli che era stato<br />
sotto il comando di Chiavone nel mese di Ottobre sino a tutto Marzo ultimo, e quindi avendo<br />
tirato un colpo di fucile uscirono da diversi punti del bosco circa venti suoi compagni fra i quali vi<br />
erano quattro soldati papalini che dopo tutto ciò il dichiarante si concedò dai detti briganti e<br />
se ne venne in paese.<br />
Le imprese di Michele Caruso nei rapporti dei sindaci<br />
Il sindaco di Morcone scriveva al Sottoprefetto del Circondario dì Cerreto informandolo<br />
sugli ultimi eventi della banda Caruso.<br />
Morcone, 16 Marzo, 1863. Signore,<br />
in continuazione del mio rapporto in data di ieri, speditole per espresso, mi rendo sollecito di<br />
passare a sua conoscenza i dettagli delle vessazioni commesse dai briganti nei giorni ieri e<br />
l'altro.<br />
Verso le ore cinque e mezzo del giorno 14, la comitiva Caruso, dalla direzione di<br />
Fragneto sbucava nella pianura di Selvapiana; tenimento di Morcone e distante dall'abitato<br />
oltre sei miglia ed al confine del tenimento di Campolattaro e non più di due miglia è<br />
discosto da quell'abitato.<br />
Ieri, giunta con tutto agio, si dette a frugare le diverse case rurali dei fratelli Fusco, miei<br />
amministrati, ai quali tolse pochi viveri ed una scarsa quantità di foraggi pei cavalli, In atto<br />
stava ciò praticando, apparve dal lato opposto, verso Casal di Danni di Reino, una forte mano di<br />
truppa, sicché la comitiva, senza indugio lasciava Selvapiana e dirigevasi alla volta di<br />
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S. Croce per la via di Coffiano ed altre poco discoste dal tenimento di Circello. Via facendo,<br />
comunque inseguiti dalla forza anzidetta, entrarono nelle masserie di Tommaso Rinaldi Laganella<br />
e degli eredi di Giambattista di Fiore, anche essi naturali di questo comune e pur<br />
dimoranti in questo tenimento, appropriandosi ivi di altri foraggi e giungendo poscia di internarsi<br />
nel bosco di S. Croce. La sera appresso però verso un'ora di notte scendeva per questa consolare<br />
e nella Osteria dei fratelli Paolucci, tenuta a fittanza da Alfonso Falasca, al quale derubava una<br />
somma di ducati 50, poche camicie ed un calzone, s'impossessava di cinque cavalli della corriera<br />
postale e di altri tre di un calessiere di Maddaloni sequestrando pure un Frate dei Minori<br />
Osservanti il quale recavasi a vedere i suoi in S. Croce (P. Ilario da S. Croce di Morcone).<br />
Indi a ciò nel corso della notte si diresse alla volta di Sepino, dove quasi a sfida del piccolo<br />
drappello del quarantacinquesimo ivi stanziato, si fece a scaricare diverse fucilate alle finestre<br />
di una delle tre osterie ivi esistenti e poscia soli sulle alture di Canepino, lungo il confine di S.<br />
Croce e Cercemaggiore, lasciando poscia sei cavalli che forse non si prestavano a camminare e dei<br />
quali si impossessò il detto distaccamento di Sepino. Null'altro mi è riuscito sapere sulle<br />
ulteriori mosse della comitiva.<br />
Il distaccamento incaricato alla perlustrazione di' questa rotabile, come ella ben sa, ha il<br />
suo quartiere nell'abitato e nel momento in cui avvenne l'oppressione della Osteria Paolucci,<br />
era ritornato nella caserma.<br />
Debbo assicurarle che le perlustrazioni vengono eseguite tutto il giorno nella massima<br />
scrupolosità, come pure che non si ebbe notizia qui della presenza dei briganti su questo tenimento;<br />
diversi corrieri furono spediti nei comuni di <strong>Pontelandolfo</strong>, Fragneto, Colle, Circello e<br />
Sassinoro onde accorrere colà rispettive. Forse nel luogo minacciato; ieri poi tutti i soldati<br />
qui distaccati, in compagnia di un drappello di queste guardie nazionali si recaron in S.<br />
Croce per appoggiare i movimenti della forza uscita da Campobasso, non senza la<br />
cooperazione di questi Real Carabinieri.<br />
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Infine mi permetto osservare che fino a tanto che il Governo tollererà che rimanga aperto<br />
l'uscio della casa, ogni conato da parte della popolazione non giungerà affatto a spegnere un<br />
tanto male il quale va recrudescendo alla giornata,.<br />
Amministrazione Municipale - S. Croce, il 15 marzo, 1863<br />
Signore,<br />
devo metterlo a conoscenza che il giorno 14 nelle ore pomeridiane si osservò la solita<br />
banda- dei briganti capitanati dai famosi Caruso e Varanello in numero di circa 80<br />
transitare pel tenimento di Morcone in quello di Castelpagano, fermandosi alla contrada<br />
S. Angelo sul far della sera. E persone degne di fede mi riferirono che la sera stessa essi<br />
briganti, conoscendo che dal vicino Comune di Circello moveva la truppa, fossero<br />
risoluti a battere la strada che mena al Bosco di Riccia. Per tali notizie io mi restringeva<br />
a dare ordini a questa Guardia Nazionale di sorvegliare al buon ordine del paese,<br />
stante la solennità del Natalizio del Re.<br />
Intanto fuori ogni previsione son venuto a conoscenza di buon mattino che la banda suddetta<br />
sotto un cielo rigido e piovoso a due ore di notte fece tutta la strada da S. Angelo alla piana<br />
di Morcone, comunque le tenebre fossero state densissime, ivi assalirono le taverne sulla strada<br />
consolare e precisamente quella ove ferma la posta, ivi catturarono otto cavalli e presero il<br />
religioso di nome P. Ilario di questo comune appartenente alla famiglia Di Maria, che<br />
menandolo seco loro, gli chiesero per riscatto docati ventimila.<br />
I briganti al ritorno fecero la stessa strada di prima, il preso religioso con un coraggio<br />
esimio saltò dalla vettura e si salvò dalle loro mani con la fuga protetto dalla densa oscurità<br />
notturna. Si è saputo ancora che la banda stessa abbia raggiunto il tenimento di<br />
Castelpagano ove credesi che vi sia tuttora.<br />
Ormai si conosce troppo che questi briganti fanno sempre la stessa via, e non meglio che<br />
nella contrada S. Angelo ove essi fanno alto tutte le volte che vi ritornano potrebbero sterminarsi<br />
per la felice posizione del luogo. Sulla Guardia Nazio-<br />
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nale non vi è da fondare perché si sanno troppo ben le notizie che gli stessi soldati sono stati<br />
soccombenti in diversi incontri. Quindi io sarei d'avviso che, un numeroso distaccamento di truppa<br />
stanziato per pochi giorni tra Colle, Cercemaggiore e Santacroce potrebbe coglierli in mezzo<br />
una volta per sempre con l'accorgimento di saperne il loro movimento per via di corrieri ed<br />
esploratori continui.<br />
Amministrazione Comunale di S. Croce di Morcone<br />
Signore,<br />
S. Croce, 26 Aprile, 1863<br />
Cinquanta briganti a cavallo capitanati dai famigerati Varanello e Caruso comparivano<br />
quest'oggi in questo tenimento, a l'una pomeridiana si dicevano davanti la casa rurale di un<br />
tal Angelo Gioia a poca distanza dall'abitato. Ho creduto di riunire subito un numero di 33<br />
Guardie Nazionali con alla testa il Capitano Sig. Capozzi, il Ricevitore Sig. De Mariarosa, i<br />
Luogotenenti Sig. D'Uva, Saccone, e molti altri, non escluso il Sacerdote Sig. D. Leonardo<br />
Gioia e 5 carabinieri con il loro maresciallo Sig. Antonini... dove quei tristi si erano raccolti.<br />
Un altro drappello di cittadini e Guardie comandati dal Sottotenente Sig. Nicola D'Uva e con<br />
alla testa il Giudice Regio Leopoldo Stanzione e dal Consigliere Provinciale Sig. Ubaldo<br />
Gioia si diressero per altro punto onde impedire la fuga e tenerli circoscritti. Ma a vista della<br />
forza quei sciagurati fuggirono e nell'inseguirli abbandonarono una giumenta e tre cavalli che<br />
indi catturammo e consegnammo al Giudice per esporli venali e dividerne il prodotto agli<br />
intervenuti. Al secondo drappello mancò il tempo fisico per chiudere quella masnada la<br />
quale fuggendo giungeva alla masseria di Angelo Di Maria ed uccideva quest'ultimo insieme<br />
con due bovi dello stesso sol perché negò loro il fucile, a quanto si dice.<br />
Nel mattino pria di rifugiarsi nel casolare di Angelo Gioia freddarono un'altra Guardia<br />
Nazionale : Giovanni del Grosso che smontando dal posto di guardia si ritirava nel suo abituro<br />
e verso le tre pomeridiane si videro da tutti percorrere le campagne del fu Bosco di Morcone<br />
dirigendosi alla strada rotabile.<br />
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Verso le 5 sulla strada istessa rubavano, spogliando diversi naturali di questo comune i quali<br />
facevano ritorno dalla fiera di Cerreto e seco loro condussero un proprietario di qui Annibale<br />
Petrillo chiedendo D. 4000 per riscatto. Lo ligarono con una fune alla gola e dopo trascinato<br />
per qualche tempo da un cavallo, a vista degli altri paesani, lo uccisero con un colpo di fucile.<br />
Il pubblico entusiasmato contro quei malfattori correva sfrenato per averli nelle mani, ma<br />
quel brio fu tosto cangiato in lutto alla notizia suindicata, e ai fatti compiuti.<br />
Tutto ciò perché Ella ne abbia conoscenza.<br />
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