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Percorsi per immagini

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una misurata sensualità. Le <strong>immagini</strong> rimangono “reali” pur<br />

trasformandosi <strong>per</strong> un miracolo di rielaborazione fantastica<br />

interna o<strong>per</strong>ata mentalmente, facendo così smarrire peso e<br />

crudezza alle cose. Anche negli acquarelli o nelle tem<strong>per</strong>e, in<br />

cui la libertà espressiva pare addirittura arricchirsi di astrazioni<br />

più misteriose, Piccolo riesce a soddisfare esigenze di armonia<br />

rispondenti a rigorose leggi compositive, talvolta con azzardi<br />

strutturali e coloristici di rara efficacia. Si tratta di sa<strong>per</strong> rileggere<br />

in chiave lirica una realtà <strong>per</strong> risuscitarla ai livelli alti di una<br />

metafora che investe anche segrete tematiche morali, quasi<br />

che una rivincita d’amore dovesse prevalere sul buio attuale dell’odio e dell’ingiustizia. [...]<br />

Una pittura – la sua – che si fa anche conoscenza in quanto creatrice di novità e di sussulti immaginativi che<br />

coincidono parzialmente con la razionalità del guardare e dell’esistere, attraendoci con passaggi da cielo a cielo<br />

rispondenti a precise urgenze di ricerca e di narrazione. Loffredo esaltò “l’estrema, fragile, figura” della sua pennellata<br />

e del suo tratto e parlò di una pittura che giorno giorno si faceva “conquista sull’esistenza”, cioè fatica e<br />

s<strong>per</strong>anza quotidiana di cose sottratte alla materia, al loro peso, e alzate a significati di assolutezza, anche quando<br />

sulla tela si affiancavano, unendosi, oggetti diversi – un volto, un fiore, una ciotola, un prato, una casa: tutti eventi<br />

che rientrano nella magia poetica di chi vuole condurre ogni elemento nel mistero dell’esistere <strong>per</strong> ricoglierlo poco<br />

dopo e ridonarcelo con una luce nuova e diversa. Si tratta di sa<strong>per</strong>e vivere l’esistenza non attraverso la falsa gioia<br />

della decorazione su<strong>per</strong>ficiale, ma penetrando nel nucleo essenziale del contenuto <strong>per</strong> coglierne le dis<strong>per</strong>azioni<br />

e le angosce: l’apparente tenerezza – che si avverte qua e là – è quasi motivo di difesa, un depistante ricorso alla<br />

bellezza formale <strong>per</strong> nascondere disagi e asprezze: come la stessa corposità di questa pittura diviene richiamo<br />

sanguigno di un’esistenza tutta da recu<strong>per</strong>are e da vincere. Il mondo c’è, è lì davanti a noi con la sua vocazione<br />

generosa a farsi accogliere, e l’artista ne tenta una continua epifania di forme e di verità: in una tela dell’84 il<br />

colore si diffonde con lussuosa luminosità fino a farsi ombra di se stesso <strong>per</strong> un sopravvenuto desiderio di festosa<br />

malinconia (“L’ombra del colore”, 1984). In una “Notte di primavera” (1974) un espressionismo cupo ma illuminante<br />

investe le due figure appoggiate alle spallette del fiume e sembra quasi di udire le parole di un loro dialogo che a<br />

tratti si illumina come il marciapiede sottostante o s’incupisce come i muri delle case vicine. La “sorella Ines” (1979)<br />

si accende di tenue giallo e gli occhi nascondono una loro tenace volontà di vita. Verso un’astrazione raggiante ci<br />

conduce “Giochi di luce” del 1983, col rosso delle melagrane che s’incendiano a fianco del bianco rasserenante,<br />

come “Il grappolo d’uva rossa” (1988) cela in sé una segreta follia di primi piani in movimento, a commento delle<br />

<strong>immagini</strong> appena accennate, come l’acquarello “Donna con copricapo” (1987) rivela la maestria esecutiva di<br />

una mano capace di chiudere il volto tra il nero dei capelli e le trasparenze degli occhi. La serie dei dipinti del decennio<br />

’90 è un susseguirsi di felici composizioni, libere <strong>per</strong> scansioni di piani e accordi coloristici, in cui l’invenzione<br />

si muove con libertà entro gli schemi classici di una modernità veramente illuminante (“La casa rossa”, 1991; “Paesaggio<br />

con muro rosa”, 1993; “Composizione con scatola gialla”, 1992; “Composizione”, 1993; “Composizione con<br />

melagrana”, 1994; con uno stupendo “Uva e melagrana”, 1996, in cui il contrasto tra il blu e il rosso dona al piccolo<br />

cartone una indimenticabile magia). A questa serie di o<strong>per</strong>e si aggiungono le straordinarie incisioni (dedicate a Luzi<br />

6<br />

Ernesto Piccolo e Mario Luzi nello studio di Borgo Pinti, Firenze 1996

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