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antillo notizie n°26 - Comune di Antillo

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Viaggio nel magico mondo dei lavoratori del legno<br />

<strong>di</strong> Albino Muscolino<br />

Sul finire degli anni ‘80, grazie alla<br />

sensibilità <strong>di</strong> alcuni citta<strong>di</strong>ni e degli<br />

amministratori del tempo con in testa<br />

il compianto Sindaco Natalino<br />

Bongiorno, l'insegnante Concetto Lo<br />

Schiavo, l’assessore Antonino<br />

Muscolino e il Dr. Agatino Lo Giu<strong>di</strong>ce<br />

responsabile dell’area socio-culturale<br />

del <strong>Comune</strong>, è stato creato un piccolo<br />

Museo etno-antropologico che via via<br />

è andato sempre più arricchendosi nel<br />

tempo.<br />

Oggi il museo <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> oltre 300<br />

oggetti, tra attrezzi e strumenti <strong>di</strong><br />

lavoro specifici della cultura agropastorale;<br />

oggetti un tempo vitali, oggi<br />

muti, ma che ci raccontano la vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> un’epoca che ai più<br />

giovani può sembrare un mondo <strong>di</strong><br />

tanti secoli fa.<br />

Eppure sono passati pochi decenni<br />

da quando nei piccoli borghi rurali<br />

come il nostro paese si intrecciavano<br />

una infinità <strong>di</strong> mestieri.<br />

Boscaioli, conta<strong>di</strong>ni, mugnai, fabbri,<br />

maniscalchi, muratori, falegnami,<br />

calzolai, davano vita, tutti insieme, ad<br />

una completa e complessa attività che<br />

rendeva del tutto autonomo e<br />

in<strong>di</strong>pendente ogni singolo borgo.<br />

Sulla parete <strong>di</strong> fondo <strong>di</strong> una delle<br />

stanze che costituiscono l’insieme del<br />

museo sono esposti il segone, (’u<br />

struncaturi) e la serra grande a telaio.<br />

In alto: esemplare <strong>di</strong> “ struncaturi”<br />

esposto al museo<br />

Q i quaderni <strong>di</strong> <strong>Antillo</strong><br />

<strong>notizie</strong><br />

Due importanti arnesi <strong>di</strong> lavoro usati<br />

un tempo dai taglialegna, che ci<br />

introdurranno nel meraviglioso mondo<br />

della lavorazione del legno: dal taglio<br />

del bosco, alla produzione <strong>di</strong> travi,<br />

tavole, masselli <strong>di</strong> vario spessore ed<br />

elementi strutturali <strong>di</strong> ogni genere, per<br />

finire ai mobili e agli oggetti <strong>di</strong> legno <strong>di</strong><br />

uso quoti<strong>di</strong>ano, realizzati un tempo<br />

esclusivamente dai falegnami e dagli<br />

ebanisti.<br />

Il lavoro più impegnativo del ciclo, era<br />

indubbiamente quello del taglio degli<br />

alberi.<br />

Prima dell’avvento della moderna<br />

motosega, per il taglio degli alberi si<br />

utilizzava il segone (“ u struncaturi”),<br />

strumento importato da oltreoceano.<br />

Ancor prima dell’avvento del segone e<br />

in tutte quelle situazioni dov e<br />

quest’ultimo non poteva essere usato<br />

a causa delle asperità del terreno,<br />

venivano utilizzate le scuri sia per il<br />

taglio che per la sfrondatura e la<br />

depezzatura del tronco e dei rami<br />

principali.<br />

Il taglio veniva spesso eseguito in<br />

coppia, su due lati opposti del<br />

tronco, e veniva effettuato in<br />

maniera da favorire la caduta<br />

dell’albero nella <strong>di</strong>rezione prescelta.<br />

Con l’utilizzo del segone, la tecnica<br />

<strong>di</strong> abbattimento degli alberi <strong>di</strong>venne<br />

più rapida e precisa.<br />

Il lavoro veniva eseguito in coppia.<br />

Decisa la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> caduta, i due<br />

boscaioli iniziavano il lavoro<br />

eseguendo un taglio orizzontale,<br />

quasi raso terra, per circa un terzo<br />

del <strong>di</strong>ametro del tronco.<br />

Quin<strong>di</strong>, veniva estratta la lama del<br />

segone, e con la scure veniva<br />

praticata un’incisione obliqua, in<br />

modo da ottenere uno spicchio <strong>di</strong><br />

tronco detto tacca <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione.<br />

Questa operazione serviva a sbilan-<br />

ciare la pianta verso la <strong>di</strong>rezione<br />

prescelta, quin<strong>di</strong> si ricominciava il<br />

taglio con il segone, dalla parte<br />

opposta alla tacca; appena possibile,<br />

venivano introdotti dei cunei <strong>di</strong> ferro<br />

nell’incisione che avevano la funzione<br />

<strong>di</strong> fare scorrere la lama dentata e <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>rizzarne la caduta nella <strong>di</strong>rezione<br />

prestabilita.<br />

Prima che l'albero iniziasse la sua<br />

roboante caduta, veniva dato il segna-<br />

le in maniera che ognuno si mettesse<br />

al riparo, mentre lo scricchiolio<br />

dell'ultima frazione <strong>di</strong> tronco, ancora<br />

attaccata alle ra<strong>di</strong>ci, accompagnava il<br />

gigante che cadendo faceva tremare<br />

la terra.<br />

Per lo più erano i falegnami e quanti<br />

dovevano costruire una casa che, per<br />

sod<strong>di</strong>sfare il proprio fabbisogno <strong>di</strong><br />

legname per la realizzazione <strong>di</strong> infissi,<br />

mobili e manufatti <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> ogni<br />

genere, o per la realizzazione dei solai<br />

e delle strutture <strong>di</strong> copertura in legno,<br />

ricorrevano a quanti erano de<strong>di</strong>ti al<br />

taglio degli alberi, al trasporto e alla<br />

loro commercializzazione.<br />

Come “mastri <strong>di</strong> serra” sino agli inizi degli<br />

anni ’60 si sono particolarmente <strong>di</strong>stinti:<br />

Prestipino Antonino<br />

<strong>di</strong> Abbondanzio<br />

nato a Novara Sic.<br />

L’11.11.1887 ma sin<br />

da giovane vissuto<br />

nella fraz. Canigliari<br />

(Foto a lato)<br />

Giuseppe Smiroldo (Peppi Ciaccatesta);<br />

Toscano Natale <strong>di</strong> Vittorio;<br />

Giuseppe Bongiorno (Peppino Frascina).<br />

Mentre per il trasporto della legname,<br />

a mezzo dei loro possenti muli, ricor<strong>di</strong>amo:<br />

i fratelli Domenico e Onofrio Crupi<br />

con lo zio Peppino <strong>di</strong> Maia;<br />

Toscano Onofrio da Giarrazza;<br />

Domenico Puglisi (Micio Girardengo);<br />

Egi<strong>di</strong>o Muscolino (Santu da Gna Maria);<br />

Giuseppe Lo Giu<strong>di</strong>ce (Pippinu Marcu);<br />

Nunzio Mastroeni ‘Ncino;<br />

Domenico Di Pietro (Miniceddu);<br />

Mario Paratore;<br />

Antonino Pagano.

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