La comunità italiana in Uruguay nella seconda metà ... - RiMe - Cnr
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<strong>RiMe</strong>, n. 8, giugno 2012, pp.103‐135. ISSN 2035‐794X<br />
Più preciso e circostanziato appare il confronto dei prezzi operato<br />
nelle pag<strong>in</strong>e seguenti, presentando alcune tabelle che raffrontavano<br />
sia i costi dei pr<strong>in</strong>cipali generi alimentari e di consumo che le spese<br />
medie giornaliere di una famiglia <strong>in</strong> <strong>Uruguay</strong> e Italia. Secondo questi<br />
dati, <strong>in</strong> <strong>Uruguay</strong> una famiglia spendeva mediamente c<strong>in</strong>que lire per<br />
permettersi una dieta con un chilo di carne (L. 0,50), una buona dose<br />
di pane di frumento (L. 0,50) e mezzo litro di v<strong>in</strong>o (L. 0,40), dest<strong>in</strong>an‐<br />
do una lira all’alloggio e 1,20 lire al vestiario. Una famiglia di pari<br />
classe sociale a Milano spendeva <strong>in</strong>vece appena 2 lire, potendo però<br />
permettersi un’alimentazione fondata su pane di mistura (L. 0,40),<br />
legumi (L. 0,20) e riso (L. 0,20), senza carne e v<strong>in</strong>o. Risultava pertanto<br />
evidente, nell’esposizione del Bordoni, come <strong>in</strong> mano ad una fami‐<br />
glia emigrata risultasse un maggiore potere d’acquisto ed una diver‐<br />
sa accessibilità a generi come la carne.<br />
Il confronto dei prezzi confermava ulteriormente quanto già espo‐<br />
sto. Su tutti, la differenza maggiore stava proprio nei prezzi della<br />
carne. In <strong>Uruguay</strong>, la carne di manzo e vitello costava mediamente<br />
60 centesimi al chilo, contro le 1,60 e 2,00 lire dell’Italia. Per Bordoni<br />
era allora facile commentare che<br />
chi non vede che, salvo pochissime eccezioni, come il latte, per esem‐<br />
pio il burro ed il riso, tutti gli altri generi sono a m<strong>in</strong>or prezzo colà<br />
che <strong>in</strong> Italia? Ad ogni modo, fatta la somma d’ambe le liste, risulta<br />
che gli stessi generi costano <strong>in</strong> Italia L. 55.80, mentre verrebbero a co‐<br />
stare solamente L. 44.90 nell’<strong>Uruguay</strong>.<br />
A questa differenza di costo, aggiungasi la differenza di salario, che<br />
abbiamo fissato di due lire al giorno per il lavoratore <strong>in</strong> Italia, e di<br />
c<strong>in</strong>que per quello dell’<strong>Uruguay</strong>; e si vedrà che colui che deve compe‐<br />
rare, per esempio, un chilogramma di carne, spenderà <strong>in</strong> Italia i quat‐<br />
tro qu<strong>in</strong>ti del suo guadagno, mentre nell’<strong>Uruguay</strong> verrà a sborsare,<br />
per l’identica compra, meno di un ottavo del guadagno stesso. Sul<br />
pane spenderà un qu<strong>in</strong>to del guadagno <strong>in</strong> Italia, e solo l’undecimo<br />
nell’<strong>Uruguay</strong> 64 .<br />
64 Ibi, p. 148.<br />
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