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ottobre 2011 - ANTO Brescia

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16<br />

La testimonianza<br />

del dono<br />

C’è una parola che ritorna frequentemente nel percorso donazione prelievo e trapianto ed è GRA-<br />

ZIE, parola che tutti i giorni, quando passo nell’atrio dell’ospedale, vedo incisa sul monumento marmoreo<br />

che l’<strong>ANTO</strong>, a nome di tutti i trapiantati, ha voluto porre con la condivisione della Direzione<br />

Ospedaliera e rivolta a tutti i donatori.<br />

Persone che tra di loro non si conoscono, e non potranno conoscersi, ma che vivono in poche ore,<br />

su versanti diversi, una miriade di sentimenti oltre a quello della gratitudine: prima di tutto il dolore<br />

derivante dalla perdita di una vita, dolore spesso misto a rabbia, angoscia, disperazione, ma anche<br />

la gioia di contribuire alla vita di altri.<br />

Nel 2010 dagli ospedali della provincia sono stati recuperati 90 organi provenienti da 25 donatori<br />

deceduti nei diversi centri di rianimazione. Il numero apparentemente piccolo non si correla al<br />

valore del gesto: ricordiamo che in tutta Italia i donatori sono stati 1095.<br />

Dal 2004 questo numero ristagna per una serie di motivazioni recentemente analizzate anche dal<br />

Responsabile del Centro Nazionale Trapianti.<br />

Nelle rianimazioni italiane, ma non solo, si muore di meno che negli anni scorsi, la popolazione è<br />

decisamente invecchiata (dato confermato anche da recente segnalazione del CENSIS) e le cause<br />

di morte sono prevalentemente di tipo vascolare invece che traumatico.<br />

La conseguenza di queste modificazioni di campo nosologico comportano da un lato una maggiore<br />

complessità per la valutazione di idoneità al trapianto dall’altro la contrazione del numero di<br />

organi prelevabili.<br />

Anche se, a giudizio di molti, il rischio maggiore per il paziente in lista di attesa è il non trapianto,<br />

la ricerca del maggior livello di sicurezza possibile comporta oggi, più di ieri, una interazione tra<br />

diverse specialità talmente complessa che solo pochi ospedali possono garantire.

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