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ottobre 2011 - ANTO Brescia

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26<br />

Medico-paziente: quale rapporto?<br />

Su un argomento continuamente<br />

al centro del dibattito, qual è<br />

il rapporto medico-paziente, il<br />

cardiologo del nostro ospedale<br />

Paolo Gei ha scritto una riflessione<br />

che volentieri pubblichiamo<br />

sulla nostra rivista<br />

Lo spunto per questo articolo<br />

viene da una notizia proveniente<br />

dagli USA, ove il Rettore dell’Università<br />

della Virginia, tra i vari<br />

test d’ingresso alla Facoltà di<br />

Medicina, ha deciso di inserire<br />

un test attitudinale che, tramite<br />

brevi ed articolate interviste, valuti<br />

la capacità del futuro dottore<br />

di saper curare il fondamentale<br />

rapporto medico-paziente, una<br />

relazione che si può ben configurare<br />

come alleanza terapeutica e<br />

che, infatti, agisce spesso, se ben<br />

fatta, come una vera e propria<br />

medicina. Saper comunicare,<br />

non solo con il paziente, ma con<br />

i parenti, i colleghi, gli infermieri,<br />

è quindi ritenuta, a piena ragione,<br />

da quegli accademici come<br />

un requisito indispensabile, oltre<br />

alla necessaria bravura tecnica<br />

e culturale, per accedere ai corsi<br />

di Medicina. Chi dimostra di<br />

non saper parlare agli ammalati,<br />

chi si altera o si spazientisce<br />

con troppa facilità, non soddisfa<br />

i requisiti minimi e non viene<br />

ammesso. In sostanza, viene ribadito<br />

ciò che si diceva una volta:<br />

per fare il dottore bisogna anche<br />

essere “portati”a questo tipo di<br />

professione. Anche il governo in-<br />

glese ha in via ufficiale esortato<br />

i propri medici a trattare gli ammalati<br />

con cortesia, a comunicare<br />

efficacemente con loro, ad informarli<br />

correttamente sulle loro<br />

condizioni di salute e rispettare<br />

le loro decisioni, qualsiasi esse<br />

siano. E’ importante sottolineare<br />

che, quando un medico visita<br />

un ammalato, si instaura sempre<br />

una forma di comunicazione. Ma<br />

la comunicazione non si compone<br />

solo di parole: molto di più<br />

(almeno l’80% contro il 20%) con<br />

il linguaggio cosiddetto non verbale,<br />

cioè l’espressione del volto,<br />

lo sguardo, il sorriso, il movimento<br />

delle mani, la posizione del<br />

corpo, il tono della voce e tanti<br />

altri aspetti che la pubblicità, ad<br />

esempio, ben conosce e sfrutta<br />

per i propri messaggi promozionali.<br />

Nell’ambito di una visita<br />

medica, ascoltare con pazienza<br />

ed attenzione ciò che il paziente<br />

dice talora non è facile, soprattutto<br />

se i tempi per una visita sono<br />

prefissati, rigidi e troppo stretti,<br />

ma le statistiche dicono che un<br />

medico interrompe un paziente<br />

mediamente dopo 18 secondi!<br />

Inoltre, spesso un gesto gentile<br />

e garbato come una carezza,<br />

una battuta, una stretta di mano,<br />

una pacchetta di incoraggiamento<br />

e di solidarietà, comunque<br />

l’espressione di un’emozione da<br />

parte del medico può essere di<br />

notevole importanza per il malato.<br />

Tutto ciò, se vogliamo usare<br />

il linguaggio tecnico degli psicologi,<br />

viene definito “metalinguaggio”<br />

. Inoltre, per raccogliere dal<br />

paziente le informazioni necessarie<br />

alla diagnosi è importante<br />

da parte del dottore la capacità<br />

di “ascolto” che presuppone<br />

un’attenzione attiva ed empati-

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