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Comune di Fornace

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Il problema del bullismo<br />

Disagio giovanile<br />

e abbandono dei giovani<br />

Bullismo e vandalismo giovanili,<br />

quoti<strong>di</strong>anamente presenti nelle<br />

cronache giornalistiche, costringono<br />

ad un'urgente riflessione<br />

sui motivi che inducono i giovani<br />

a trascurare l'etica della giustizia<br />

e della responsabilità, al<br />

fine <strong>di</strong> abbracciare le nuove etiche<br />

emergenti: l'etica del Sé<br />

assoluto e del gruppo, le quali<br />

prevedono l'assolutizzazione<br />

del proprio Io (sopra a tutto e<br />

sopra a tutti) a scapito <strong>di</strong> ogni<br />

forma <strong>di</strong> equilibrata relazionalità<br />

(che renderebbe il proprio Sè<br />

relativo, ovvero situato all'interno<br />

<strong>di</strong> relazioni con altri Sè riconosciuti<br />

paritari e dunque degni<br />

<strong>di</strong> rispetto). Il nuovo "co<strong>di</strong>ce<br />

etico" si basa su un semplice (e<br />

pericoloso) criterio <strong>di</strong> base: "Agisci<br />

in modo che la tua azione sia<br />

compatibile con la possibilità <strong>di</strong><br />

acquisire e rafforzare la tua<br />

identità all'interno del gruppo".<br />

La società del benessere e del<br />

carrierismo, ove ogni valore<br />

positivo (generosità, bontà, giustizia,<br />

reciprocità, sincerità, lealtà,<br />

rispetto) viene sacrificato<br />

all'onore e al denaro, riduce i più<br />

giovani a semplici e minuscoli<br />

ingranaggi <strong>di</strong> un meccanismo<br />

anonimizzante, nel quale non<br />

conta più l'essere, bensì l'emergere<br />

me<strong>di</strong>ante un'immagine<br />

forte del proprio Sè: solo così<br />

l'ingranaggio minuscolo può<br />

ricevere "degno" riconoscimento.<br />

I giovani, sempre più messi<br />

in <strong>di</strong>sparte e trascurati, in primis<br />

dalle famiglie, si sentono annullati,<br />

privi <strong>di</strong> identità. Da che cosa<br />

può derivare il <strong>di</strong>sagio giovanile,<br />

tremendamente <strong>di</strong>ffuso, se non<br />

dal non sentirsi riconosciuti<br />

nella propria essenza <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduo<br />

umano esistente, degno <strong>di</strong><br />

rispetto, tutela e attenzione?<br />

Mentre <strong>di</strong>scutiamo <strong>di</strong> altri problemi,<br />

i giovani affogano nel<br />

mare della droga, dell'alcol, dell'illegalità<br />

e spesso, non trovando<br />

alcuna via <strong>di</strong> uscita alla<br />

società nullificante, del suici<strong>di</strong>o.<br />

Da ricondurre alla mancanza <strong>di</strong><br />

riconoscimento è anche l'elevata<br />

tendenza o<strong>di</strong>erna alla trasgressione:<br />

i valori positivi non<br />

vengono ormai più colti nella<br />

loro essenza intrinseca (essi<br />

non sono imposizioni dall'alto,<br />

ma norme da rispettare per<br />

garantire la miglior convivenza<br />

possibile), ma come elementi<br />

esterni, semplicemente prescritti.<br />

L'uomo non può vivere all'insegna<br />

della prescrizione per la<br />

prescrizione: ha bisogno <strong>di</strong><br />

comprendere che i valori garantiscono<br />

la propria ed altrui libertà,<br />

il proprio ed altrui rispetto.<br />

La conseguenza primaria e più<br />

imme<strong>di</strong>ata dell'abbandono dei<br />

giovani è la<br />

degenerazione<br />

delle relazioni<br />

interpersonali: la<br />

persona non<br />

viene rispettata<br />

in quanto tale,<br />

ma solo, eventualmente,<br />

in<br />

quanto parte del<br />

"gruppo". Solo il<br />

gruppo (o<br />

banda, o clan,<br />

che <strong>di</strong>r si voglia)<br />

decide chi è<br />

degno <strong>di</strong> riconoscimento e chi<br />

no. Il gruppo si costituisce come<br />

una mini società, nella quale i<br />

"soci" riconoscono altri in<strong>di</strong>vidui<br />

come soci solo se questi compiono<br />

azioni clamorose e visibili.<br />

Questa è l'etica della banda,<br />

unica a poter garantire il riconoscimento<br />

assoluto del proprio<br />

Sè.<br />

Attenzione: come ogni società,<br />

anche la banda ha bisogno <strong>di</strong> un<br />

curatore <strong>di</strong> riferimento, il cui Sè<br />

sia veramente assolutizzato. Il<br />

curatore del clan <strong>di</strong>venta tale<br />

solo dopo aver compiuto<br />

un'azione "rumorosa", tale da<br />

suscitare l'ammirazione altrui.<br />

Un esempio? La <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong><br />

un crocifisso in classe (fatto<br />

recentissimo), davanti a tanto <strong>di</strong><br />

riprese "cinematografiche", che<br />

ti garantiscono <strong>di</strong> essere la star.<br />

E' così che nasce il bulletto leader,<br />

che <strong>di</strong>strugge le scuole, che<br />

si impone sui deboli (anche se<br />

invali<strong>di</strong>). I soci ammirano estasiati:<br />

hanno riconosciuto che è<br />

lui il capo, lui il punto <strong>di</strong> riferimento,<br />

lui che dà le giuste in<strong>di</strong>cazioni.<br />

Non si <strong>di</strong>a la colpa a una <strong>di</strong>ffusa<br />

stupi<strong>di</strong>tà giovanile! I giovani non<br />

sono stupi<strong>di</strong>: sanno ragionare,<br />

programmare, usare la tecnologia,<br />

insegnare (...). Ma l'etica<br />

che riconosce solo il soggetto<br />

emergente è terribile: devi fare<br />

qualcosa per elevarti dal nulla, e<br />

la strada più veloce per farlo<br />

non è la virtù, giacché questa è<br />

cosa faticosa, ma il cedere<br />

all'istinto della violenza, elemento<br />

forte e rumoroso me<strong>di</strong>ante il<br />

quale gli altri ci noteranno (per<br />

timore, per ammirazione, per<br />

quel che si voglia, ma lo faranno).<br />

E' questo l'unico modo per<br />

evitare il proprio annullamento<br />

nella società nullificante.<br />

Mauro Stenico<br />

comunità<br />

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