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64<br />

L’ultima fase è quella della cicatrizzazione. I cheratinociti<br />

migrano anch’essi dai margini e, dopo aver formato il<br />

primo strato epiteliale (epitelizzazione, caratterizzata<br />

da tessuto rosa), ricoprente il tessuto di granulazione<br />

neoformato, si differenziano ulteriormente per produrre<br />

anche lo strato di cheratina. Il nuovo tessuto che si<br />

forma è un connettivo particolare, scarso di fibre elastiche<br />

per cui può facilmente cedere alla distensione.<br />

Se sopravviene l’infezione e non è controllata dalle<br />

difese dell’ospite, il normale processo di riparazione<br />

e guarigione può essere ritardato o la lesione può<br />

cronicizzarsi o aggravarsi. La cronicizzazione di una<br />

lesione è di solito indicato dal suo aspetto limaccioso e<br />

torbido (vedi foto).<br />

3.5.1. Dettagli sulla riparazione tissutale<br />

La riparazione tissutale è un evento di spiccata complessità<br />

che mette in gioco sia fattori anabolici che<br />

catabolici. Inizia dai margini della soluzione di continuo<br />

dei tessuti e si svolge in varie fasi. Possiamo dividere gli<br />

eventi oltre che nella fase infiammatoria, di granulazione<br />

e di riepitelizzazione, anche nella fase essudativa,<br />

proliferativa e riparativa. Ciascuna di queste fasi<br />

necessita di particolari condizioni per poter avvenire.<br />

La fase essudativa comprende: l’attivazione della coagulazione,<br />

la detersione della lesione, la difesa da agenti<br />

patogeni, il controllo dell’andamento del processo di<br />

guarigione. E’ caratterizzata dalla presenza di edema, eritema,<br />

calore e dolore; inizia al momento dell’insorgenza<br />

della ferita e dura dai 4 ai 6 giorni. Nella <strong>prima</strong> parte<br />

della fase essudativa (chiamata fase trombocitica), le piastrine,<br />

attivate dalla rottura dei vasi della cute, aderiscono<br />

l’un l’altra a formare il trombo. Questo, oltre ad attivare<br />

il sistema della coagulazione e trasformare il fibrinogeno<br />

in fibrina, svolge una importante azione di chemiotassi<br />

positiva sulle cellule coinvolte nella guarigione della<br />

lesione. La fibrina, a sua volta, forma una rete lungo la<br />

quale le cellule ematiche, che formeranno il coagulo, si<br />

vanno a situare. Su tale rete i granulociti e i macrofagi si<br />

spostano per raggiungere i loro obiettivi. Nella seconda<br />

parte della fase essudativa (chiamata fase granulocitaria),<br />

i granulociti sono attirati dai fattori chemiotattici e migrano<br />

lungo il reticolo di fibrina fino al centro della lesione,<br />

liberando proteasi, elastasi e collagenasi che liquefano<br />

i detriti necrotici, i batteri e i residui proteici, formando<br />

pus (detersione naturale). Infine nella cosiddetta fase<br />

macrofagocitaria, i macrofagi oltre a proseguire l’attività<br />

di detersione della lesione iniziata dai granulociti, liberano<br />

fattori di crescita e sostanze vasoattive, che determinano<br />

una reazione infiammatoria.<br />

La fase proliferativa o fibroblastica è quella fase in cui si<br />

sviluppa il tessuto di granulazione costituito da: capillari,<br />

collageno, proteoglicani, fibroblasti e cheratinociti; dura<br />

normalmente dai 4 ai 24 giorni. I processi di neo-angiogenesi,<br />

proliferazione cellulare e di produzione di mate-<br />

riale proteico, sono regolati dai macrofagi, che secernono<br />

fattori angiogenetici e fattori di crescita che spingono i<br />

fibroblasti a produrre collageno e proteoglicani, i capillari<br />

a spingersi dalla periferia verso il centro della lesione<br />

ed ai cheratinociti a migrare. L’ulcera si va progressivamente<br />

“riempiendo” di tessuto di granulazione dal basso<br />

verso l’alto e dalla periferia verso il centro.<br />

Nella fase riparativa, denominata anche rimodellante,<br />

può durare dai 21 giorni a 2 anni. La formazione di<br />

collagene inizia a prendere il sopravvento sulla neoangiogenesi<br />

ed aumenta la migrazione dei cheratinociti<br />

dai bordi della lesione promossa dalla perdita di contatto<br />

tra di loro. Inoltre si accresce la loro attività di replicazione<br />

e di differenziazione.<br />

3.5.2. Fattori ostacolanti la riparazione tissutale<br />

La riparazione tissutale non avviene sempre nei tempi<br />

fisiologici, perché esistono fattori che possono ritardare<br />

o addirittura impedire tale processo. Questi fattori possono<br />

essere locali o sistemici.<br />

Localmente la presenza di residui necrotici, pus, infezioni,<br />

vasculiti, edema, scarsa gestione degli essudati,<br />

ischemia, microtraumatismi, possono tutti determinare<br />

ostacoli a volte anche insormontabili ed il loro controllo<br />

attraverso la terapia medica e podologica o la loro “eliminazione”<br />

(ove possibile) è prerequisito indispensabile<br />

all’evoluzione positiva della lesione ulcerativa. In questo<br />

contesto può molto la Wound Bed Preparation (WBP).<br />

A livello sistemico il cattivo controllo glicometabolico<br />

nei diabetici, la vasculopatia, l’ipoproteinemia, la malnutrizione<br />

(disvitamitosi e carenze saline), le patologie<br />

autoimmuni, l’insufficienza d’organo, l’età avanzata,<br />

l’obesità, la sepsi e l’uso di farmaci quali i corticosteroidi<br />

o gli antiblastici sono i fattori più importanti nel condizionare<br />

il processo di guarigione (Sibbald, EWMA<br />

08). I normali processi riparativi sono biochimicamente<br />

controllati e strettamente bilanciati per la formazione di<br />

nuovi tessuti e per la rimozione di quelli danneggiati. Nel<br />

percorso di questa duplice risposta all’insulto, esistono<br />

molti step di controllo e regolazione dei processi biologici<br />

che sono necessari per raggiungere la riparazione<br />

tissutale. Un’alterazione in qualsiasi di questi processi o<br />

step fisiologici può portare alla cronicizzazione di lesioni<br />

che altrimenti sarebbero andate a guarigione (Sibbald).<br />

Nell’essudato delle ferite acute le citochine infiammatorie<br />

raggiungono la concentrazione massima nel giro<br />

di qualche giorno e poi, se la ferita non è infetta, tornano<br />

a livelli molto bassi. Nell’essudato delle ferite che<br />

non guariscono, invece, i livelli permangono elevati,<br />

mantenendo così l’ambiente infiammato. Il perdurare<br />

dell’infiammazione impedisce il passaggio alla fase<br />

proliferativa e la guarigione della lesione.<br />

Dunque le ulcere cutanee sono caratterizzate da una fase<br />

infiammatoria prolungata, che implica un’alta attività<br />

proteasica ed una conseguente degradazione dei fattori

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