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Giulio Montenero<br />
<strong>Spacal</strong> vivo: Un’ introduzione<br />
ale sue opere<br />
"Io non capisco - disse Sirio - che su due miliardi<br />
d'uomini, quanti ne ha la terra, solo in questo piccolissimo<br />
punto e solo per noi il Sole abbia girato<br />
abbastanza per farci raggiungere la calma."<br />
"Oh - rispose Cèrilo abbassando la voce - io sono<br />
certo che ci sono altre isole simili alla nostra, una<br />
qua una là un po' dappertutto, ma isole davvero,<br />
tutte fuori del gioco della geografia umana, per<br />
questo credo che siamo irraggiungibili. E ognuno<br />
non conosce che l'isola propria".<br />
Massimo Bontempelli, Giro del sole<br />
A cent'anni dalla nascita e a a sei anni dalla<br />
morte, <strong>Spacal</strong> è più che mai vivo nell'interesse che le<br />
sue opere destano a chi sa intenderne l'energia virtuale<br />
ancora da espandere, gli interrogativi ancora<br />
senza risposta.<br />
Bisogna entrare nel corpus compatto della sua opera<br />
grafica, narrazione consequenziale sviluppata su oltre<br />
cinquecento matrici nell'arco di 65 anni di assiduo,<br />
prolifico, incalzante lavoro. Bisogna interpretare poi<br />
ogni singola tavola, perché nell'apparente semplicità,<br />
quasi puerile, ciascuna cela un gioco interno di scatole<br />
cinesi, di rimandi dei significati. <strong>Spacal</strong> trasse ispirazione<br />
dal realismo magico di Bontempelli, all'inizio<br />
con intenti illustrativi, per cui "Isola della felicità" del<br />
1937, è probabilmente un commento a "Giro del sole".<br />
Vi sono già i termini essenziali della sua poetica.<br />
Quanto Bontempelli persegue l'antiletterario, altrettanto<br />
<strong>Spacal</strong> l'antipittoricistico. Da artigiano, figlio dello<br />
spaccapietra, vuole misurarsi con la durezza del legno,<br />
dal quale scavare fuori con forza, quasi violenza, ”il<br />
troppo e il vano”. Dal gioco degli scarti fra le campiture<br />
bianche e quelle nere, emerge l'isola felice, dove il<br />
poeta trova la beatitudine a prezzo dell'isolamento. Già<br />
nel 1951 Giuseppe Marchiori individuò in quella "contrapposizione<br />
tra linee e spazi un valore assolutamente<br />
nuovo, gli elementi di uno stile 'esatto', aderente alla<br />
personalità dell'artista. Unico in Italia ad aver superato<br />
i limiti del virtuosismo tecnico, eluso il decorativismo<br />
postsecessionista dannunziano, eliminate le influenze<br />
culturali e i riferimenti folcloristici, <strong>Spacal</strong> era arrivato<br />
a una visionaria trasfigurazione del dato reale nell'armonia<br />
pura del sogno, della contemplazione cosmica". 1<br />
Ma <strong>Spacal</strong> è stato, prima che incisore, pittore.<br />
Nell'estrema vecchiaia mi confessò che egli in verità<br />
non sapeva se in fondo fosse stato più pittore o più<br />
incisore. Anche per la pittura è da saggiare dipinto<br />
dopo dipinto la consistenza cromatica e materica, la<br />
forza che investe le cose familiari e che le trasfigura in<br />
forme generali e universali della realtà, forza che consolida<br />
l'identità dei colori, specie di quelli più tenui,<br />
assecondando quella lezione elegiaca del maestro<br />
suo, Pio Semeghini, che egli già prima, per proprio<br />
conto, aveva imparato da un antico metodo popolare<br />
di pitturazione delle facciate. <strong>Spacal</strong> ricorda una scena<br />
a cui assistette da giovane in Carso. "Gli uomini scopavano<br />
la strada, settacciavano l'insieme di terra<br />
rossa e di detriti di calcare, aggiungevano calce e<br />
acqua, mescolavano e con questo composto intonacavano<br />
la loro casa, appena costruita. Quando, di li a<br />
qualche giorno, sotto il sole cocente, l'intonaco si era<br />
asciugato, ne era risultato un delicato tono arancione,<br />
con una lieve vibrazione, dovuta al fondo del muro<br />
non levigato. E' questo il colore base dei miei lavori.<br />
Anch'io uso pietra del Carso macinata e mescolata ai<br />
colori ad olio." 2 Dai dipinti di <strong>Spacal</strong> si sente il Carso,<br />
"atmosfera, a un tempo, eroica e patetica, grandiosa<br />
e fragile", come ha detto bene Gillo Dorfles. Il critico<br />
triestino ravvisa "nella zona che va da Prosecco a<br />
Comeno, da Erpelle a Lipica, dall'Auremiano al<br />
Nanos la vera Patria di chi, da Gorizia a Trieste, da<br />
Fiume a Pisino ha respirato quell'aria sin dall'infanzia".<br />
Nei suoi anni giovanili, <strong>Spacal</strong> è stato un<br />
fedele interprete dei riti e dei miti della nostra terra -<br />
ed è ancora Dorfles a seguirlo amorevolmente - fino<br />
al momento in cui il Maestro raggiunse "il culmine<br />
dell'astrazione in una pittura che sembra avere il proprio<br />
fine soltanto in se stessa e che ha saputo invece<br />
conservare - sublimandola e emblimatizzandola - tutta<br />
la sua originaria carica iconico-simbolica", 3 proveniente<br />
dal Carso triestino.<br />
Nočni let<br />
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