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Eri sempre di poche parole, papa, capace a volte di<br />
passare giornate intere senza esprimere una frase.<br />
Saranno gli anni che hai passato in carcere e nella<br />
cella d'isolamento, che ti hanno disabituato ad utilizzare<br />
le parole. Non avevi con chi comunicare e non<br />
dovevi nemmeno, conscio che il solo modo per salvarsi<br />
dall'ergastolo o dalla fucilazione era di cucirsi la<br />
bocca. Ma la tua bocca è rimasta cucita per tanti anni<br />
dopo la caduta del fascismo e ancora adesso rimani<br />
nebuloso su alcuni avvenimenti che hanno segnato la<br />
tua vita in quel periodo.<br />
Durante le nostre passeggiate siamo riusciti<br />
comunque rievocare tanti ricordi, ma che fatica collegarli<br />
insieme, trovarci un nesso, una scala consecutiva.<br />
A volte certi episodi ti appaiono con estrema<br />
lucidità, ma non ricordi piu se erano recenti o molto<br />
lontani, se sono successi prima o dopo la guerra.<br />
Certo, papà, ricordi ben poco delle cose appena successe;<br />
non ricordi che qualche giorno fa stavi ancora<br />
in ospedale a Lubiana, stenti a ricordare il nome dei<br />
tuoi nipoti e a volte dimentichi anche il mio, ma ricordi<br />
con tutta precisione fatti avvenuti quasi settanta<br />
anni fa, come quella notte trascorsa nella piccola<br />
officina da falegname ad Acetura dove eri confinato.<br />
● ● ●<br />
Era una calda notte d'agosto del 1931. La piccola bottega<br />
odorava di legno, colla e vernice. Tu eri intento a<br />
piallare le tavole e intagliarle con lo scalpello: un lavoro<br />
di precisione, che esigeva impegno fisico e mentale.<br />
Quanti problemi hai avuto al tuo arrivo ad Acetura,<br />
quante diffidenze della gente, che ti vedeva sorvegliato<br />
dai carabinieri, hai dovuto superare; ma alla fine<br />
c'è l'hai fatta. I paesani ora si fidavano di te e<br />
Francesco ti ha offerto qualche lavoro nella sua piccola<br />
bottega di falegname.<br />
Erano pochi spiccioli quello che riuscivi a<br />
guadagnare, ma tu avresti accettato tutto, pur da poter<br />
mandare qualcosa a casa, alla mamma e alla sorella.<br />
Il lavoro era poco, giacché nessuno costruiva case,<br />
nessuno ordinava mobili, armadi e letti si tramandavano<br />
di generazione in generazione. Si può dire che<br />
l'unico articolo che era ordinato con regolarità erano<br />
le bare. I morti avevano pur sempre diritto ad una<br />
cassa tutta propria.<br />
Poi venne Giuseppe a ordinare la bara per la figlioletta<br />
di quattro anni. La piccola aveva la febbre alta da<br />
alcuni giorni, poi mori. Medici nelle vicinanze non ce<br />
n'erano.<br />
"Fatemi una cassa semplice per favore, non ho molti<br />
soldi", disse Giuseppe.<br />
Ma tu avevi deciso che una bambina di quattro anni<br />
si meritava qualcosa di particolare.<br />
Perché papà? Eri commosso per il dolore di<br />
Giuseppe o ti faceva tanta pena la bambina morta?<br />
Erano ricordi di tua sorella morta alla stessa età? Ti<br />
eri affezionato a quella gente?<br />
Hai finito di intagliare il legno, hai preso quindi il pennello.<br />
Non era la prima volta che tenevi un pennello<br />
in mano e già quando facevi il garzone nell'officina di<br />
falegname, il regalo più bello che poteva farti il capomastro<br />
era di lasciarti fare qualche rifinitura con i colori.<br />
Non era nemmeno la prima volta che ricorrevi<br />
alle immagini nascoste nel tuo cervello per rendere in<br />
qualche modo sopportabile la realtà. Guai se nell'oscurità<br />
della cella d'isolamento non saresti riuscito<br />
a rievocare i colori, le forme e le persone della tua<br />
infanzia, era l'unico modo per sopportare quelle<br />
eterne giornate fatte di sola notte. Era pero la prima<br />
volta che hai pensato di dare una vita autonoma a<br />
queste tue immagini tanto da poter essere osservate<br />
anche dagli altri.<br />
Perso nella cognizione del tempo continuavi a maneggiare<br />
il pennello. Cosa sarebbe piaciuto ad una bambina<br />
di quattro anni. Ricordavi le immagini dei santi<br />
pitturate sui vetri, che a te, ragazzino, tanto piacevano<br />
durante i tuoi soggiorni a Kostanjevica, ricordavi le<br />
decorazioni sulla cassapanca nella quale tua nonna<br />
nascondeva i suoi tesori, ma poi alcune immagini,<br />
che mai avevi visto sono scaturite direttamente dalla<br />
tua mente ed il pennello che tenevi nella mano cominciava<br />
a scorrere sulle tavole tracciando le figure con<br />
una leggerezza ed una facilità impensate. Sara proprio<br />
una bella bara!<br />
Le immagini variopinte sarebbero piaciute a quella<br />
bambina: fiori, animali, piccoli angeli. Non hai<br />
dimenticato di aggiungerci un gallo. Mentre il tuo<br />
lavoro progrediva sentivi allentare la tensione dentro<br />
di te. Diminuiva l'afflizione per il lutto toccato a<br />
Giuseppe, ma anche il tormento per tutte le disgrazie<br />
che ti toccarono negli ultimi anni: carcere, confino, la<br />
preoccupazione per la madre e la sorella delle quali<br />
avevi poche notizie e non sapevi come facessero a<br />
sopravvivere senza il tuo aiuto. Sentivi attenuarsi il<br />
dolore per gli amici fucilati a Basovizza, quelli condannati<br />
all'ergastolo, a te era andata bene e te la sei<br />
cavata con cinque anni di confino. Anche nel tuo<br />
futuro, che ti appariva oscuro e senza vie d'uscita,<br />
Nočni let<br />
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