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IMPAGI SICILIA .QXD - Carlomarullodicondojanni.Net

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Bibliografia<br />

R.L. RINELLA, Caltavuturo, in M.Giuffrè<br />

e G.Cardamone (a cura di), Città nuove<br />

di Sicilia XV-XIX secolo, 2, Per una storia<br />

dell'architettura e degli insediamenti<br />

urbani nell'area occidentale, Palermo<br />

1981, pp. 101-108<br />

N. MURATORE, P. MUNAFÒ, Immagini di<br />

città raccolte da un frate agostiniano<br />

alla fine del XVI secolo, Roma 1991, pp.<br />

156-157<br />

Caltavuturo.<br />

Veduta dei resti del castello sulla rupe<br />

della Terravecchia e, sullo sfondo, la<br />

Rocca di Sciara (G. R.)<br />

Atlante Sicilia<br />

le, affidato in concessione a diversi aristocratici, fra i quali Federico di Manna (nel 1296) e<br />

Orlando Cavalieri (nel 1374). Il 12 dicembre del 1396 re Martino annullava ogni precedente concessione<br />

assegnando terra e castello ad Antonio Ventimiglia e ai suoi discendenti, scatenando le<br />

proteste della popolazione che voleva conservare la demanialità della cittadina. Fra il 1398 e il<br />

1405 la concessione passò da Luis Rayadell a Raimondo de Bages, quindi, insieme con Sclafani,<br />

fu acquistata da Enrico Russo. Da questi pervenne, per via ereditaria, ai conti de Luna di<br />

Caltabellotta, che ne detennero il possesso fino al 1621, quando la baronia passò ai Moncada e<br />

da questi, nel 1716, agli Alvarez de Toledo, duchi di Ferrandina. Intanto, sotto la signoria dei<br />

Luna nel XVI secolo, era già cominciato il processo di spopolamento del sito originario la cui<br />

importanza strategica, al cessare delle lotte feudali, non costituiva più una motivazione sufficiente<br />

a tollerare l'inaccessibilità del sito, peraltro insufficiente ad accogliere l'accresciuta popolazione<br />

che spontaneamente andava spostandosi ai piedi della rupe. Mentre passava ai Moncada<br />

e ai Toledo, dunque, Caltavuturo vedeva anche l'avvio di un irreversibile processo di trasformazione<br />

che avrebbe portato alla formazione dell'attuale centro, sorto ai piedi del castrum medievale.<br />

L'area più antica di questo spostamento, posta a nordovest della nuova Matrice dedicata ai<br />

Santi Pietro e Paolo, andò formandosi già durante il XVI secolo, secondo un disegno modesto e<br />

irregolare. L'altra area, a sud e a oriente della Chiesa Madre, venne invece disegnata<br />

da una maglia regolare. Vecchio e nuovo insediamento, in realtà, continuarono<br />

a coesistere per oltre un secolo, almeno fino a tutto il Seicento, fino a<br />

quando, cioè, l'impervietà dei luoghi non portò al definitivo abbandono della<br />

parte più elevata. Una vivida testimonianza del rapporto tra vecchio e nuovo<br />

insediamento è fornita da una bellissima veduta conservata presso la Biblioteca<br />

Angelica di Roma. Nel disegno a penna eseguito alla fine del Cinquecento, una<br />

veduta a volo d'uccello pone l'accento sull'aspra orografia del sito e sulla mole<br />

minacciosa del castello, i cui ruderi occupano il punto più elevato all'estremità<br />

sudorientale della Terravecchia. Del castello si hanno notizie soltanto a partire<br />

dal XIV secolo (nel 1308 Caltavuturo è ricordata come castrum, nel 1355 circa<br />

come Calatabuturum cum castro), e pertanto è difficile stabilire cronologie<br />

attendibili sulla sua fondazione e sulle sue trasformazioni. Il ruolo strategico del<br />

sito, posto a controllo della valle percorsa dall'Imera settentrionale, autorizza,<br />

però, ad ipotizzare una precedente costruzione bizantina, poi riutilizzata<br />

dagli arabi e quindi confluita nella costruzione medievale.<br />

Del sistema difensivo originario, incentrato sul castrum<br />

medievale, rimangono soltanto i resti del castello, esteso per un'area<br />

di circa 1000 mq., e oggi ridotto alle sole mura perimetrali (ma è<br />

completamente crollato il muro meridionale) e a tre torri.<br />

Nessuna traccia, invece, è rilevabile del circuito murario che,<br />

molto probabilmente, perimetrava per intero il centro abitato medievale.<br />

(G. R.)<br />

Caltavuturo.<br />

Anonimo, Veduta a volo d'uccello della città; disegno a penna con inchiostro<br />

marrone acquerellato su carta bianca (Biblioteca Angelica, Roma, BSNS 56/43;<br />

da N.MURATORE - P. MUNAFÒ, Immagini di città raccolte da un frate agostiniano<br />

alla fine del XVI secolo, Roma 1991, p. 157). In evidenza le relazioni altimetriche<br />

tra la Rocca di Sciara, la Terravecchia, dominata dalla mole del castello, e la<br />

nuova espansione sviluppatasi intorno alla Matrice.

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