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interpellato il loro Maestro spirituale, Lama Zopa Rimpoche, a proposito<br />
della sicurezza del viaggio in Nepal e lui ha risposto di riferirci che tutto<br />
andrà bene. -<br />
La mamma mi fissò tranquillizzata, poi concluse:<br />
- Speriamo bene! - Mentre ella mi fissava con un mezzo sorriso, mi alzai<br />
in piedi e l'abbracciai felice. Se ne andò sorridendo.<br />
La notte del diciotto ottobre 2001 stavo dormendo quando mi svegliai<br />
piena di gioia, perché avevo sognato che, mentre camminavo in un campo<br />
verde, vedevo il Cristo che, insieme a un gruppo di persone, mi veniva<br />
incontro sorridendo.<br />
Mi sedetti sul letto e mi venne in mente una serie di sogni flash che<br />
avevo avuto nei mesi precedenti: il ventiquattro giugno nel dormiveglia<br />
avevo visto la Madonna che lavorava nel mio campo di grano; il sedici<br />
settembre sognai Padre Pio che mi fissava serio, poi si mise la tunica e<br />
andò all'altare a pregare; il quindici ottobre sognai due grandi elefanti che<br />
procedevano uno davanti all'altro con grossi carichi, poi la scena cambiava<br />
e vedevo Padre Pio che raggiungeva ansimando la cima di una montagna;<br />
infine alcuni monaci tibetani che volavano via da me, lasciandomi la<br />
sensazione di avermi dettato qualcosa nel sonno.<br />
Raggiante mi alzai in piedi e andai a sedermi sulla sedia indonesiana a<br />
riflettere sui messaggi di quegli stupefacenti sogni flash.<br />
SECONDO CAPITOLO<br />
PARTENZA PER IL NEPAL<br />
Il mattino del primo novembre faceva un pò freddo, quindi indossai un<br />
paio di pantaloni e maglietta color ruggine, sciarpa e giacca a vento neri<br />
con cappuccio. Mi feci portare dal mio amico Silverio alla stazione di Lugo<br />
e partii per Verona. Nel pomeriggio, quando raggiunsi Verona, il sole<br />
splendeva alto. Depositai i bagagli e andai a visitare la famosa Arena, prima<br />
di incontrare Serena e Franco.<br />
Più tardi, quando ritornai alla stazione, ritirai la mia valigia e la borsa dal<br />
deposito, le caricai su un carrello e, mentre lo spingevo, vidi Serena che mi<br />
veniva incontro sorridendo allegramente. Mi ricordò subito il personaggio<br />
famoso di un serial televisivo, “Pippicalzelunghe”, una ragazzina che<br />
faceva la parte di una monella che ne combinava di tutti i colori. Anche<br />
Serena portava i suoi capelli biondi legati in due codini, aveva occhi<br />
azzurri, il volto rotondo era pieno di lentiggini, non era molto alta ma<br />
longilinea e i suoi cinquantacinque anni non li dimostrava affatto.<br />
Indossava pantaloni rossi, camicetta bianca e gilet sportivo scuro.<br />
- Ciao, Elisabetta!! - esclamò felice.<br />
Bloccai il carrello e dissi:<br />
- Ciao Serena, non ci vediamo da sette anni, ma tu non sei cambiata<br />
affatto: mi sembri una ragazzina. -<br />
Ci abbracciammo commosse.<br />
- Complimenti, anche tu sei la stessa di sette anni fa, ma dove ti sei<br />
cacciata, io e Franco ti aspettavamo fuori dalla stazione. -