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3<br />

Stabilità delle strutture soggette<br />

all’azione del vento<br />

3.1 Premesse<br />

In modo intuitivo è possibile dire che una struttura presenta una configurazione di<br />

equilibrio stabile se piccole perturbazioni inducono oscillazioni di entità limitata, i.e.<br />

confinate nell’intorno della configurazione stessa, mentre quest’ultima è instabile in<br />

caso contrario. Tale concetto di stabilità si riferisce alla teoria di Liapunov relativa<br />

alle condizioni di stabilità dinamica 1 .<br />

Si consideri un sistema conservativo, i.e. un sistema per il quale è possibile<br />

introdurre un potenziale e quindi un’energia potenziale Π. Il problema dinamico<br />

1 [3.5]Si consideri una struttura la cui evoluzione dinamica sia governata da equazioni differenziali<br />

che, nello spazio delle fasi, siano riconducibili ad un sistema del primo ordine del tipo:<br />

˙z(t) = f(z(t), t) z(0) = Zo<br />

La soluzione z(t) di tale problema è detta stabile, secondo Liapunov, se per ogni arbitrario<br />

ε > 0 è possibile trovare un δ(ε) > 0 tale che ad ogni variazione V delle condizioni iniziali Zo,<br />

rispettosa della condizione V < δ(ε), consegue una variazione nella risposta v(t) che soddisfa la<br />

disuguaglianza<br />

v(t) < ε ∀ t > 0<br />

essendo · una data norma. Se inoltre risulta, per la generica componente k-esima di v(t)<br />

lim<br />

t→∞ vk(t) = 0 ∀ k<br />

la soluzione z(t) viene detta asintoticamente stabile.<br />

71


72 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

può rappresentarsi, in forma linearizzata 2 e secondo un approccio alla Galerkin 3 ,<br />

mediante la seguente equazione di governo:<br />

M¨q(t) + Kq(t) = 0 (3.1)<br />

dove q è il vettore di spostamenti generalizzati, M è la matrice generalizzata delle<br />

masse, K = ∂2 <br />

Π<br />

la matrice tangente di rigidezza del sistema, valutata in<br />

q<br />

∂q 2<br />

corrispondenza della condizione di equilibrio q.<br />

Nell’ambito di una analisi lineare di stabilità è sufficiente considerare solo per-<br />

turbazioni nel tempo di tipo armonico, in quanto ogni evoluzione dinamica della<br />

struttura può essere decomposta in una serie di contributi armonici (modi) at-<br />

traverso uno sviluppo alla Fourier. Assegnata allora una perturbazione armonica<br />

q(t) = qoe iωt e le relative condizioni al contorno, il sistema di equazioni differenziali<br />

(3.1), che governa la risposta della struttura, ha come soluzione tutti i modi banali,<br />

i.e. non eccitati, eccetto quelli relativi alle pulsazioni ω che soddisfano l’equazione<br />

caratteristica:<br />

det[M −1 K − ω 2 I] = 0 (3.2)<br />

È noto che per i sistemi conservativi le pulsazioni caratteristiche possono risultare<br />

reali (in questo caso il sistema è stabile) o puramente immaginarie (sistema instabi-<br />

le). Pertanto, affinchè lo stato di equilibrio da stabile diventi instabile è necessario<br />

che la più piccola delle pulsazioni caratteristiche assuma valore nullo o, equivalente-<br />

mente, che la matrice di rigidezza della struttura presenti una singolarità. In altri<br />

termini, lo stato di equilibrio è instabile se esiste un’altra possibile configurazione<br />

di equilibrio stabile in un intorno di quella in considerazione. Conseguentemente, se<br />

l’equilibrio è instabile, la struttura a seguito di una perturbazione abbandona la sua<br />

2 In generale, l’analisi completa delle equazioni del moto espresse in forma non lineare non può<br />

compiersi in modo agevole, quasi mai in ambito pratico. Si procede allora ricorrendo ad una<br />

linearizzazione del problema in esame in un intorno di una sua soluzione. Si può dimostrare che,<br />

l’instabilità intesa in senso lineare implica l’instabilità anche in senso non lineare, ma in generale la<br />

stabilità linearizzata non comporta necessariamente stabilità non lineare.<br />

3 Considerato un sistema strutturale e detta ϕ(P, t) la soluzione che caratterizza la sua evoluzione<br />

dinamica in funzione della posizione P e del tempo t, è possibile dimostrare che essa può porsi<br />

equivalentemente nella forma:<br />

np <br />

ϕ(P, t) = ϕ(P, t) + N j (P )qj(t)<br />

essendo ϕ(P, t) funzioni che soddisfano le condizioni al contorno essenziali del problema, N j (P )<br />

funzioni linearmente indipendenti, dette funzioni di forma, che soddisfano le condizioni al contorno<br />

omogenee, qj(t) parametri incogniti detti spostamenti generalizzati, i quali possono raccogliersi<br />

nell’unico vettore q. È il caso di osservare che tale approccio, di base per numerosi metodi numerici<br />

di approssimazione, consente di rappresentare in modo esatto la soluzione ϕ(P, t) qualora np → ∞.<br />

j=1


Premesse 73<br />

configurazione per raggiungerne un’altra stabile. Tale forma di instabilità è detta<br />

divergenza o biforcazione statica dell’equilibrio e, com’è noto, la sua caratterizzazio-<br />

ne può compiersi senza ricorrere necessariamente ad un approccio di tipo dinamico<br />

(teoria euleriana della stabilità dell’equilibrio).<br />

È il caso di sottolineare che per i sistemi conservativi la stabilità dell’equilibrio<br />

può studiarsi in modo equivalente tramite un approccio di natura energetica. In<br />

particolare, si dimostra (teorema di Dirichlet-Lagrange) che per i sistemi conservativi<br />

una configurazione di equilibrio è stabile se corrispondentemente l’energia potenziale<br />

Π del sistema presenta un punto di minimo isolato 4 [3.5].<br />

Si considerino ora sistemi non conservativi la cui evoluzione dinamica, a partire<br />

da uno stato di equilibrio, sia rappresentata in forma linearizzata sempre tramite<br />

una condizione differenziale del tipo (3.1). In generale, in questo caso, a seguito<br />

della perdita di simmetria di K le pulsazioni caratteristiche possono essere sia reali<br />

che complesse coniugate (a parte reale non nulla). Pertanto, l’instabilità del sistema<br />

si verifica quando la più piccola di tali pulsazioni assume valore nullo, come nel caso<br />

dei sistemi conservativi, oppure quando due pulsazioni tendono l’una all’altra fino a<br />

coincidere e quindi a diventare complesse coniugate.<br />

Il caso corrispondente ad una pulsazione caratteristica nulla è simile a quello che<br />

si ha per i sistemi conservativi e può caratterizzarsi mediante l’approccio euleriano,<br />

pur essendo il sistema non conservativo. In questo caso l’instabilità è ancora detta<br />

di divergenza anche se, in generale, può non esistere una configurazione alternativa<br />

di equilibrio in cui la struttura possa portarsi. Numerosi autori hanno caratterizzato<br />

le condizioni sotto le quali sistemi non conservativi del tipo (3.1) presentano solo<br />

instabilità da divergenza ([3.9],[3.14],[3.29]). Tali sistemi sono anche detti sistemi<br />

conservativi del secondo tipo.<br />

Il caso relativo a pulsazioni caratteristiche complesse coniugate corrisponde ad<br />

un’instabilità detta di flutter e la condizione di carico per la quale si ha la coincidenza<br />

di due pulsazioni caratteristiche è detto carico di flutter. Se la condizione di carico è<br />

maggiore di quella di flutter la perturbazione iniziale indurrà oscillazioni armoniche<br />

della struttura di pulsazione pari alla parte reale delle pulsazioni caratteristiche<br />

complesse coniugate e con ampiezza di oscillazione crescente esponenzialmente nel<br />

tempo, in funzione della loro parte immaginaria.<br />

Pertanto, tale evenienza individua una soluzione dinamica instabile indipendente<br />

dalla presenza di una soluzione di equilibrio ad essa contigua (i.e. in assenza di<br />

condizioni di singolarità per K). In altri termini, i sistemi non conservativi possono<br />

presentare una condizione di biforcazione ad una soluzione totalmente dinamica.<br />

4 Per converso, si dimostra che un punto di massimo dell’energia potenziale corrisponde ad una<br />

configurazione di equilibrio instabile (Teorema di Liapunov).


74 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

Come premesso, il fenomeno del flutter configura una risposta armonica della<br />

struttura caratterizzata da ampiezza, velocità ed accelerazione crescenti nel tempo<br />

e conseguentemente da un aumento dell’energia cinetica del sistema. Chiaramente,<br />

tale energia deve essere fornita dalle forze esterne. Se esse però sono di tipo conser-<br />

vativo il loro lavoro viene compiuto a spese di un potenziale ed è quindi limitato. Si<br />

comprende, allora, come il fenomeno del flutter possa presentarsi solo per effetto di<br />

forze non conservative.<br />

Tipiche forze a carattere non conservativo sono le forze esercitate dal vento, le<br />

quali possono introdurre in modo non limitato energia in un sistema strutturale.<br />

Poichè il fenomeno del flutter presuppone la presenza di pulsazioni complesse co-<br />

niugate, per i sistemi strutturali non conservativi rappresentabili tramite la (3.1) (i.e.<br />

privi di contributi di smorzamento), esso può destarsi solo quando questi abbiano<br />

almeno due gradi di libertà. Si parla in questi casi di flutter accoppiato.<br />

D’altro canto, come evidenziato nella (2.62), le azioni aeroelastiche che si origina-<br />

no per effetto del moto della struttura all’interno di una corrente sono caratterizzate<br />

da contributi sia di rigidezza che di smorzamento, i quali vanno a sommarsi agli<br />

eventuali contributi strutturali corrispondenti. Conseguentemente, la presenza di<br />

contributi di smorzamento fa sì che la condizione critica di flutter accoppiato non<br />

sia necessariamente caratterizzata dalla coincidenza di due pulsazioni caratteristi-<br />

che, come mostrato in ambito deterministico da Lin [3.15]. Inoltre, riferendosi a<br />

strutture snelle ’a nastro’, quali possono essere considerati i cavi delle linee di di-<br />

stribuzione elettrica o gli stessi ponti di grande luce, è possibile dimostrare che può<br />

verificarsi instabilità dinamica attivando in pratica anche un solo grado di libertà<br />

della struttura. Si distinguono, in questi casi, l’instabilità dinamica di galloping ed<br />

il flutter ad un grado di libertà.<br />

La differenza fra le due tipologie di instabilità è fissata sulla base della natura<br />

del flusso circostante la struttura. In altri termini, ferma restando una condizione di<br />

separazione del flusso per effetto della natura geometrica non profilata delle strutture<br />

in esame, se si verifica un riattacco della vena fluida sul profilo si parla di flutter,<br />

altrimenti l’instabilità è detta di galloping (figura 3.1).<br />

Va inoltre tenuto presente che, a seguito del distacco periodico di vortici dalla<br />

struttura (fenomeno che può avvenire indipendentemente dal suo stato di moto) su di<br />

essa agiscono delle forze pulsanti le quali, se sufficientemente elevate ed in risonanza<br />

con una delle frequenze naturali di vibrazione del sistema, possono indurre su di esso<br />

sensibili oscillazioni (sincronizzazione o lock-in).


U<br />

B/H >>1<br />

Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 75<br />

FLUSSO NON SEPARATO FLUSSO SEPARATO<br />

Flutter accoppiato<br />

ASSENZA DI RIATTACCO<br />

B/H < 2.8<br />

U<br />

Galloping<br />

B<br />

H<br />

Vibrazioni da vortex-shedding<br />

U<br />

RIATTACCO DI VENA<br />

B/H > 2.8<br />

Flutter ad un grado di libertà<br />

Flutter accoppiato<br />

Vibrazioni da vortex-shedding<br />

Fig. 3.1: Classificazione delle instabilità dinamiche in relazione alla condizione del flusso<br />

circostante la struttura.<br />

3.2 Cilindro rigido investito da una corrente 2-D<br />

Si consideri un cilindro rigido di sezione trasversale S e per il quale valgano le con-<br />

venzioni introdotte nel capitolo 2 (cf. figura 2.14). In dettaglio, si assuma che detto<br />

cilindro abbia linea d’asse rettilinea di lunghezza infinita e sia immerso in una cor-<br />

rente bidimensionale la cui direzione media risulti ad essa ortogonale. Inoltre, si<br />

assuma che detta struttura sia vincolata elasticamente e siano K e C rispettivamen-<br />

te le relative matrici di rigidezza e smorzamento strutturale. Nell’ipotesi di piccole<br />

perturbazioni della struttura e di piccole condizioni di turbolenza incidente, que-<br />

st’ultima assunta non interagente in frequenza con eventuali fenomeni di distacco di<br />

vortici, le equazioni del moto possono scriversi come:<br />

M¨q(t) + C ˙q(t) + Kq(t) = ¯ F + F(t) + Fa(t) (3.3)<br />

essendo M la matrice delle masse,<br />

<br />

q(t) = u(t), v(t), θ(t)<br />

T<br />

(3.4)<br />

il vettore degli spostamenti di S nel suo piano di rappresentazione ed avendo indicato<br />

(cf. equazione (2.61)) con ¯ F il vettore di forze generalizzate medie aerodinamiche,<br />

F(t) le relative componenti fluttuanti dipendenti dalla turbolenza incidente e dalle<br />

condizioni di vortex-shedding, Fa(t) il vettore delle forze generalizzate aeroelastiche<br />

che si destano a seguito delle condizioni di moto di S.


76 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

Nell’ipotesi ulteriore che le frequenze di oscillazione di S nei suoi gradi di libertà<br />

risultino molto minori delle relative frequenze di vortex-shedding, i.e. K/2π ≪<br />

St, l’esperienza conferma che è possibile ritenere adeguata una rappresentazione<br />

quasi-stazionaria delle azioni aeroelastiche:<br />

Fa(t) = −C o ˙q(t) − K o q(t) (3.5)<br />

essendo C o e K o rispettivamente le matrici di smorzamento e rigidezza aerodinamiche<br />

introdotte nelle (2.64-2.65). Nel caso di sezioni da ponte caratterizzate da oscillazioni<br />

sinusoidali con frequenze molto lontane da quelle proprie del fenomeno di vortex-<br />

shedding la precedente relazione si rifrasa per il tramite delle matrici delle derivate<br />

aerodinamiche C o (K), K o (K) introdotte nelle (2.106-2.107), i.e.<br />

Fa(t) = −C o (K) ˙q(t) − K o (K)q(t) (3.6)<br />

D’altra parte, opportune matrici di derivate aerodinamiche C o ∗(K), K o ∗(K) con-<br />

sentono in generale di rappresentare le forze aeroelastiche anche nel caso in cui<br />

l’ammettenza meccanica del sistema interagisca con la frequenza caratteristica di<br />

distacco di vortici, i.e. qualora risulti K/2π ∼ St. Se le oscillazioni della struttura<br />

coinvolgono solo un suo modo, caratterizzato dalla frequenza ridotta naturale Ko,<br />

dette matrici possono linearizzarsi in un intorno di Ko e pertanto, nel caso di con-<br />

dizioni di vento prossime a quelle che inducono il distacco di vortici, i.e. (cf. eq.<br />

(2.2)) U ∼ Uw = nwB/St, si può porre:<br />

Fa(t) = −C o ∗(Ko) ˙q(t) − K o ∗(Ko)q(t) (3.7)<br />

In definitiva, le equazioni del moto (3.3) si riscrivono come:<br />

avendo posto<br />

<br />

M¨q(t) + C + C o ˙q(t) + K + K o q(t) = ¯ F + F(t) (3.8)<br />

C o = C o , K o = K o<br />

C o = C o ∗(K) ∼ = C o ∗(Ko)<br />

K o = K o ∗(K) ∼ = K o ∗(Ko)<br />

per K<br />

2π<br />

per K<br />

2π<br />

≪ St approccio quasi-stazionario (3.9)<br />

∼ Ko<br />

2π<br />

∼ St approccio unimodale linearizzato<br />

Poichè C e K sono matrici simmetriche e definite positive, in assenza di vento ed<br />

in presenza di una perturbazione la struttura manifesta un comportamento dinamico<br />

stabile. D’altro canto, la comparsa di condizioni di vento induce in generale la<br />

perdita di simmetria e di definitezza positiva dello smorzamento e della rigidezza<br />

totale del sistema e quindi la possibilità dell’insorgere di condizioni di instabilità<br />

dinamica.


Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 77<br />

Nello spazio di stato il sistema di n = 3 equazioni differenziali del secondo ordine<br />

(3.8) si trasforma nel sistema di 2n = 6 equazioni del primo ordine:<br />

avendo posto 5 :<br />

z(t) =<br />

G =<br />

p(t) =<br />

˙z(t) = Gz(t) + p(t) (3.10)<br />

<br />

q(t), ˙q(t)<br />

T <br />

O<br />

−M<br />

I<br />

−1 K + K o<br />

−M−1 C + C o<br />

<br />

<br />

0, M−1 T ¯F + F(t) <br />

(3.11)<br />

Le condizioni di stabilità del sistema si caratterizzano considerando la sua ri-<br />

sposta libera e quindi il sistema omogeneo associato alla (3.10), il cui integrale<br />

particolare risulta: z(t) = de λt . Pertanto, le soluzioni non banali si deducono dal-<br />

la valutazione degli autovalori λk (k = 1, ..., 2n) di G i quali devono soddisfare<br />

l’equazione caratteristica:<br />

det [G − λI] = 0 (3.12)<br />

Com’è noto, l’integrale generale del sistema omogeneo associato alla (3.10) si<br />

esprime attraverso la combinazione lineare dei 2n integrali particolari, i.e.<br />

z(t) =<br />

2n<br />

k=1<br />

Akdke λkt<br />

(3.13)<br />

essendo Ak costanti dipendenti dalle condizioni iniziali e dk gli autovettori associati<br />

agli autovalori λk. Questi ultimi sono detti poli del sistema e, presupponendo una<br />

risposta oscillatoria della struttura, sono in generale a valore complesso e coniugati<br />

a coppie: λk = µk + iωk. La loro parte immaginaria ωk definisce la componente<br />

oscillatoria della soluzione mentre la parte reale µk, a seconda del suo segno, ne<br />

caratterizza lo smorzamento o l’amplificazione:<br />

3 × 3.<br />

z(t) =<br />

In definitiva, il sistema risulta:<br />

2n<br />

Akdke µkt iωkt<br />

e<br />

k=1<br />

- asintoticamente stabile se tutte le parti reali µk sono strettamente negative;<br />

(3.14)<br />

5 Si indicano con O e I rispettivamente la matrice nulla e di indentità, in questo caso di ordine


78 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

q q q q q<br />

Stabilità asintotica Stabilità marginale Instabilità<br />

k<br />

t t t t t<br />

* * * * *<br />

* * * * *<br />

q q q q q<br />

t t t t t<br />

Fig. 3.2: Condizioni di stabilità al variare della posizione dei poli nel piano di Argand-<br />

Gauss.<br />

- instabile se almeno una delle µk è positiva;<br />

- marginalmente stabile se µk ≥ 0, ∀k.<br />

La figura 3.2 illustra in modo sintetico le differenti possibilità nel piano dei poli<br />

di Argand-Gauss.<br />

D’altra parte, è evidente che la posizione dei poli del sistema nel piano di Argand-<br />

Gauss è fortemente influenzata dalla condizione di velocità media U della corrente<br />

incidente. In particolare, come schematicamente rappresentato in figura 3.3, l’au-<br />

mento di U può portare il sistema da uno stato stabile ad uno instabile ed il punto<br />

di biforcazione dinamica ne caratterizza la condizione critica al limite di stabilità.<br />

3.2.1 Equazioni del moto linearizzate disaccoppiate<br />

Si assuma che le n = 3 equazioni differenziali linearizzate (3.8), le quali governano<br />

l’evoluzione dinamica della struttura perturbata dalla sua condizione di equilibrio,<br />

possano ritenersi disaccoppiate. In altri termini, si assume che i tre gradi di libertà<br />

del cilindro siano attivabili in modo indipendente l’uno dall’altro. Ciò approssima<br />

tutte quelle situazioni reali in cui le matrici strutturali K e C risultano praticamente<br />

diagonali ed i termini fuori diagonale di K o e C o non hanno intensità sufficiente ad<br />

attivare in modo significativo i gradi di libertà cui essi si riferiscono.<br />

Sotto queste ipotesi ed assumendo che il centro elastico della sezione coincida<br />

con il suo centro di massa e che ad esso si riferiscano le azioni del vento, l’equazione<br />

di governo per il generico grado di libertà ε = u, v, θ può porsi nella forma:<br />

¨ε(t) + 2(ζε + ζ o<br />

ε)ωε ˙ε(t) + ω 2 ε(1 + Ω o<br />

ε)ε(t) = ¯ Fε + Fε(t)<br />

mεε<br />

k<br />

(3.15)


1<br />

Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 79<br />

U = U 1 ) Stabilità asintotica<br />

2<br />

k<br />

3<br />

k<br />

U = U 2 ) Stabilità marginale ) punto di biforcazione<br />

U = U 3 ) Instabilità<br />

Fig. 3.3: Evoluzione qualitativa della generica coppia di poli complessi coniugati nel piano<br />

di Argand-Gauss al crescere della velocità media del vento incidente U.<br />

essendo: mεε la massa generalizzata per il grado di libertà ε, pari alla massa per<br />

unità di lunghezza della struttura m quando ε = u, v ed al momento di inerzia<br />

polare specifico Iθ rispetto al centro di massa se ε = θ; ζε =<br />

Cεε<br />

2 √ mεεKεε<br />

il coefficien-<br />

te di smorzamento strutturale rapportato alla condizione di smorzamento critico;<br />

ωε = 2πnε =<br />

Kεε<br />

mεε la pulsazione naturale in aria calma della struttura (nε è la cor-<br />

rispondente frequenza); ζ o<br />

ε =<br />

C o<br />

εε<br />

2 √ mεεKεε<br />

rapportato alla condizione di smorzamento critico; Ω o<br />

ε = Ko<br />

il coefficiente di smorzamento aerodinamico<br />

εε<br />

Kεε<br />

un termine che esprime<br />

la variazione di ωε a seguito dei fenomeni di interazione vento-struttura; Cεε e Kεε<br />

i termini diagonali di C e K.<br />

In virtù di quanto detto in precedenza, è evidente che i valori assunti da ζ o<br />

ε e Ω o<br />

ε<br />

caratterizzano le condizioni di stabilità del sistema relativamente al grado di libertà<br />

ε considerato. In dettaglio, ζ o<br />

ε caratterizza le condizioni di instabilità dinamica,<br />

mentre Ω o<br />

ε consente di caratterizzare quelle di instabilità statica (o euleriana).<br />

Risposta dinamica nella direzione del vento<br />

Si consideri il grado di libertà nella direzione della corrente media incidente, i.e.<br />

ε = u (cf. figura 2.14). In questo caso l’esperienza conferma che la risposta della<br />

struttura non è praticamente influenzata dalla condizione di distacco di vortici e<br />

quindi l’approccio quasi-stazionario può ritenersi soddisfacente, i.e. C o = C o , K o =<br />

K o . Pertanto, utilizzando le (2.64-2.65), risulta :


80 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

ζ o<br />

u =<br />

u = Kouu<br />

Kuu<br />

Ω o<br />

C o<br />

uu<br />

2 √ mεεKεε<br />

= ρUBCd<br />

2mωu<br />

(3.16)<br />

= 0 (3.17)<br />

Poichè si verifica sempre la condizione Cd = CdT (α) ≥ 0, è chiaro che il coeffi-<br />

ciente di smorzamento aerodinamico nella direzione della corrente media non è mai<br />

negativo e quindi la risposta della struttura relativamente a tale grado di libertà<br />

risulta sempre stabile in senso dinamico sotto qualunque condizione di vento.<br />

D’altro canto, la condizione (3.17) assicura che la frequenza naturale di vibra-<br />

zione della struttura nella direzione media della corrente non sia influenzata dai<br />

fenomeni di interazione vento-struttura e che quindi, nelle ipotesi dette, non possa-<br />

no occorrere condizioni di instabilità di natura euleriana, i.e. singolarità di rigidezza<br />

del sistema.<br />

Nel caso di sezioni da ponte, soggette ad oscillazioni di tipo sinusoidale con<br />

frequenza ridotta K ed in assenza di condizioni di vortex-shedding, le relazioni (3.16)<br />

e (3.17) si riscrivono, in virtù delle (2.106-2.107), come:<br />

ζ o<br />

u = − ρUBKP ∗ 1 (K)<br />

4mωu<br />

Ω o<br />

u = − ρU 2 K 2 P ∗ 4 (K)<br />

2Kuu<br />

(3.18)<br />

(3.19)<br />

In questo caso, la condizione di stabilità sia euleriana che dinamica è confermata<br />

dai risultati sperimentali ottenuti da Singh et al. [3.25] i quali hanno determinato per<br />

tipiche sezioni da ponte valori negativi sia per P ∗ 1 che, nell’intervallo della frequenza<br />

ridotta dove non risulta trascurabile, per P ∗ 4 .<br />

Risposta dinamica nella direzione ortogonale al vento<br />

Nel caso di cilindro rigido con attivo il solo grado di libertà nella direzione ortogonale<br />

alla corrente media, i.e. ε = v, la riposta dinamica della struttura può essere si-<br />

gnificativamente influenzata dal fenomeno di vortex-shedding. D’altra parte, un<br />

approccio quasi-stazionario è comunque adottabile qualora la frequenza naturale di<br />

oscillazione della struttura nv risulti lontana da quella di distacco di vortici nw (in<br />

particolare per nv ≪ nw). In questa ipotesi, dalle relazioni (2.64-2.65), risulta:<br />

ζ o<br />

v =<br />

v = Kovv<br />

Kvv<br />

Ω o<br />

C o<br />

vv<br />

2 √ mKvv<br />

= ρUB(Cd + C ′ ℓ )<br />

4mωv<br />

(3.20)<br />

= 0 (3.21)


Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 81<br />

La condizione di stabilità dinamica è quindi dipendente dal segno della quantità<br />

(Cd + C ′ ℓ ). In particolare, per (Cd + C ′ ℓ ) > 0 la risposta dinamica della struttura<br />

è sempre stabile. D’altronde, condizione necessaria affinchè vi sia instabilità è la<br />

cosiddetta condizione di Glauert-Den Hartog ([3.7], [3.6]): (Cd + C ′ ℓ ) ≤ 0. La condizione<br />

sufficiente di instabilità risulta invece ζv + ζ o<br />

v < 0. In altri termini, ricavata<br />

dalla condizione al limite di stabilità ζv + ζ o<br />

v = 0 la velocità critica<br />

si ha:<br />

Uvc = − 4mωvζv<br />

ρB(Cd + C ′ ℓ )<br />

U < Uvc ⇒ ζv + ζ o<br />

v > 0 ⇒ sistema stabile<br />

U = Uvc ⇒ ζv + ζ o<br />

v = 0 ⇒ condizione critica<br />

U > Uvc ⇒ ζv + ζ o<br />

v < 0 ⇒ sistema instabile<br />

(3.22)<br />

Inoltre, la condizione (3.21) assicura che la frequenza naturale di vibrazione<br />

della struttura nella direzione ortogonale alla corrente non risulti sostanzialmente<br />

influenzata dai fenomeni di interazione vento-struttura e che quindi non si verifichino<br />

condizioni di instabilità di natura euleriana, i.e. singolarità di rigidezza del sistema.<br />

Nel caso in cui si considerino sezioni trasversali non profilate e condizioni critiche<br />

di vento tali da non consentire il riattacco della vena fluida al profilo, l’instabilità<br />

dinamica illustrata prende il nome di galloping trasversale. Essa è tipica di strutture<br />

snelle con sezioni trasversali rettangolari (disposte con il lato maggiore contro-vento)<br />

o di forma a ’D’, quali possono essere le sezioni effettive, a seguito della formazione di<br />

ghiaccio sulla loro superficie, dei cavi di distribuzione elettrica 6 o di quelli di sostegno<br />

per ponti di grande luce. Le frequenze che caratterizzano tale fenomeno sono di<br />

norma, a parità di sezione trasversale, inferiori rispetto a quelle di vortex-shedding.<br />

Se invece si verifica una condizione di riattacco di vena sulla struttura l’instabilità<br />

dinamica in esame prende il nome di flutter trasversale ad un grado di libertà. In<br />

particolare, ciò può verificarsi per sezioni non profilate allungate nella direzione della<br />

corrente incidente, quali sono ad esempio le tipiche sezioni dei ponti di grande luce.<br />

Nel caso di sezioni da ponte, soggette ad oscillazioni di tipo sinusoidale con<br />

frequenza ridotta K ed in assenza di condizioni di vortex-shedding, le relazioni (3.20)<br />

e (3.21) si riscrivono, in virtù delle (2.106-2.107), come:<br />

6 Nel caso di due cilindri investiti da una corrente, uno dei quali è posizionato nella scia dell’altro,<br />

sotto determinate condizioni il cilindro a valle può presentare oscillazioni da galloping indotte dalla<br />

scia del cilindro a monte [3.24]. Ciò può verificarsi, ad esempio, nel caso dei cavi di distribuzione<br />

elettrica disposti a gruppi.


82 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

ζ o<br />

v = − ρUBKH∗ 1 (K)<br />

4mωv<br />

(3.23)<br />

Ω o<br />

v = − ρU 2K 2H ∗ 4 (K)<br />

∼= 0<br />

2Kvv<br />

(3.24)<br />

indicando tendenza all’instabilità dinamica per H ∗ 1 (K) > 0. La condizione di<br />

velocità critica di flutter trasversale ad un grado di libertà si scrive pertanto come:<br />

Uvc = −<br />

4mωvζv<br />

ρBKvcH ∗ 1 (Kvc)<br />

e la corrispondente pulsazione critica di oscillazione risulta:<br />

essendo Kvc = Bωvc/U.<br />

ωvc = ωv<br />

<br />

1 − ρU 2 K 2 vcH ∗ 4 (Kvc)<br />

2Kvv<br />

(3.25)<br />

(3.26)<br />

Nel caso in cui la frequenza naturale del sistema sia prossima a quella di distacco<br />

di vortici, i.e. nv ∼ nyw = nw, l’approccio quasi-stazionario non può più adottarsi in<br />

modo soddisfacente. Ricorrendo allora ad un approccio nel dominio della frequenza,<br />

considerando condizioni linearizzate in un intorno della frequenza ridotta Kv ∼<br />

Kw = 2πSt ed utilizzando le (3.7), si ricava:<br />

ζ o<br />

v = Co ∗ vv (Kv)<br />

4mωv<br />

(3.27)<br />

Ω o<br />

v = Ko ∗ vv (Kv)<br />

∼= 0 (3.28)<br />

Kvv<br />

La risposta della struttura è allora stabile se risulta ζv + ζ o<br />

v > 0 con U ∼ = Uw,<br />

altrimenti si ha una condizione di instabilità dinamica detta di sincronizzazione o<br />

di lock-in. Tale instabilità è caratterizzata da una condizione di sincronizzazione,<br />

appunto, tra le oscillazioni della struttura ed il fenomeno di distacco di vortici.<br />

La condizione critica al limite di stabilità ζv + ζ o<br />

v = 0 conduce allora, in regime<br />

linearizzato, alla relazione:<br />

C o ∗ vv (Kv) = −4mωvζv<br />

(3.29)<br />

La trascurabilità di Ω o<br />

v, espressa nella (3.28) e confermata dall’esperienza, assicura<br />

inoltre che la frequenza naturale di vibrazione della struttura nella direzione orto-<br />

gonale alla corrente continui a non essere sostanzialmente influenzata dai fenomeni<br />

di interazione vento-struttura anche in presenza di vortex-shedding.


-4m v v<br />

C d+C’<br />

C o vv (K v )<br />

*<br />

U w<br />

U vc<br />

Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 83<br />

U<br />

-4m v v<br />

C d +C’<br />

C o vv (K v )<br />

[ 0 ] [ C -4mvv ] [U Uw ] Lock-in<br />

o vv (Kv )<br />

Cd +C’<br />

*<br />

[ < 0 ] [( C > -4mvv ) (Uw > Uvc )] [U Uvc ] Galloping (o flutter)<br />

o vv (Kv )<br />

Cd +C’<br />

[ < 0 ] [ C -4mvv ] [Uw < Uvc ]<br />

U Uvc U Uw Galloping (o flutter)<br />

Lock-in<br />

o vv (Kv )<br />

Cd +C’<br />

*<br />

*<br />

Fig. 3.4: Regioni di instabilità dinamica per la risposta in direzione ortogonale alla corrente.<br />

La figura 3.4 riassume le regioni di instabilità dinamica per la risposta in direzione<br />

ortogonale alla corrente incidente. Si noti come per U ∼ = Uw possa sussistere una<br />

condizione di interazione fra il fenomeno di lock-in e l’instabilità di galloping (o<br />

flutter) qualora Uw > Uvc.<br />

Il modello sin qui considerato porterebbe a ritenere che per U ∼ Uw e C o ∗ vv (Kv) <<br />

−4mωvζv si verifica una condizione di oscillazione della struttura con un’ampiezza<br />

divergente, come nel caso del galloping o del flutter. In realtà, si osserva sperimental-<br />

mente che nelle ipotesi dette la frequenza di oscillazione della struttura si sincronizza<br />

con quella di distacco dei vortici controllandola. In altri termini, anche quando si<br />

verificano variazioni di qualche percento della velocità della corrente rispetto a quel-<br />

la nominale di distacco di vortici, quest’ultima connessa al numero di Strouhal, si<br />

osserva (figura 3.5) che detta frequenza resta praticamente ’bloccata’ (fenomeno di<br />

lock-in). Inoltre, il fatto che le oscillazioni meccaniche controllino il fenomeno di<br />

vortex-shedding e conseguentemente la scia a valle della struttura, comporta che<br />

l’ampiezza delle oscillazioni in condizioni di lock-in non sia in generale divergente 7 .<br />

7 Riferendosi a strutture flessibili ed in particolare ai ponti di grande luce, le cui tipiche sezioni<br />

sono caratterizzate da numeri di Strouhal generalmente molto inferiori all’unità, si osserva che le<br />

velocità del vento che inducono sincronizzazione con i modi di vibrare del ponte sono di intensità<br />

modesta e pertanto, tenuto anche conto degli inevitabili fenomeni di dissipazione, non comportano<br />

accumulo di elevate quantità di energia. Se ciò da un lato conferma che il fenomeno di sincroniz-<br />

zazione non induce generalmente effetti disastrosi per la struttura, dall’altro è evidente che la sua<br />

comparsa deve portarsi in conto in merito all’analisi dei cicli di fatica dei diversi elementi strutturali<br />

sollecitati.<br />

*<br />

U vc<br />

U w<br />

U


84 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

Frequenza<br />

naturale della<br />

struttura<br />

n w<br />

arctg(St/B)<br />

Regione di<br />

lock-in<br />

Fig. 3.5: Andamento della frequenza di distacco dei vortici al variare della velocità del vento<br />

per una struttura elastica [3.24].<br />

Il fenomeno può essere descritto in modo soddisfacente mediante un modello di<br />

oscillatore alla Van der Pol [3.26]. In particolare, l’equazione di governo che accoppia<br />

l’oscillazione verticale della struttura ed il fenomeno di distacco di vortici si pone<br />

nella forma [3.24]:<br />

¨v + 2ζvωvv + ω 2 vv = ρU 2 BKH ∗ 0<br />

2m<br />

U<br />

<br />

1 − τ v2<br />

B2 <br />

˙v<br />

U<br />

(3.30)<br />

essendo H∗ 0 e τ parametri da determinare sperimentalmente in condizioni di sincronizzazione.<br />

L’ampiezza del ciclo limite, cioè del ciclo ad ampiezza massima,<br />

può allora ottenersi imponendo che, per una oscillazione stazionaria con ωv ∼ ωw,<br />

l’energia media dissipata per ciclo sia nulla. Assumendo le oscillazioni a carattere<br />

praticamente sinusoidale, i.e. v = vo cos ωwt, si ricava:<br />

vo<br />

B<br />

<br />

H∗ o − 8πScrSt<br />

= 2<br />

τH ∗ 0<br />

essendo Scr il numero di Scruton definito come:<br />

Risposta dinamica torsionale<br />

Scr = ζvm<br />

ρB 2<br />

1/2<br />

(3.31)<br />

(3.32)<br />

Nel caso in cui si consideri attivo, per la struttura in esame, il solo grado di libertà<br />

corrispondente all rotazione intorno al proprio asse, i.e. ε = θ, e per nθ = nθw = nw<br />

(in particolare nθ ≪ nw), utilizzando l’approccio quasi-stazionario si ricava (cf. eq.<br />

(2.64-2.65)):


ζ o<br />

θ =<br />

Ω o<br />

Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 85<br />

θ = Koθθ<br />

Kθθ<br />

C o<br />

θθ<br />

2 √ IθKθθ<br />

= ρUB2 RoC ′ m<br />

4Iθωθ<br />

= ρU 2 B 2 C ′ m<br />

2Kθθ<br />

(3.33)<br />

(3.34)<br />

Pertanto, se si considerano sezioni compatte (per le quali risulta Ro ∼ 0) o<br />

comunque sezioni per le quali C ′ m ≥ 0, si ha che la risposta dinamica torsionale è<br />

stabile. Viceversa, se risulta Ro > 0 e C ′ m < 0 si ha una condizione di instabilità<br />

dinamica del sistema detta di galloping torsionale (o di flutter torsionale ad un grado<br />

di libertà, a seconda della natura del flusso circostante la struttura, cf. figura 3.1).<br />

La condizione critica al limite di stabilità ζθ + ζ o<br />

θ = 0 fornisce la corrispondente<br />

velocità critica della corrente:<br />

Uθc = − 4Iθωθζθ<br />

ρB2RoC ′ (3.35)<br />

m<br />

Inoltre, dalla (3.34) si deduce che, qualora C ′ m assuma valore negativo, può<br />

risultare Ω o<br />

θ = −1. Tale condizione è equivalente a considerare una singolarità nella<br />

rigidezza del sistema (cf. eq. (3.15)) ed è quindi indicativa di una instabilità di<br />

divergenza di tipo euleriano. Ricavata allora la velocità critica di divergenza come<br />

Uθd =<br />

<br />

− 2Kθθ<br />

ρB 2 C ′ m<br />

il sistema risulta staticamente instabile per U > Uθd.<br />

(3.36)<br />

Per sezioni da ponte, soggette ad oscillazioni di tipo sinusoidale con frequenza<br />

ridotta K ed in assenza di vortex-shedding, le relazioni (3.33-3.34) si riscrivono, in<br />

virtù delle (2.106-2.107), come:<br />

ζ o<br />

θ = − ρUB3 KA ∗ 2 (K)<br />

4Iθωθ<br />

Ω o<br />

θ = − ρU 2 B 2 K 2 A ∗ 3 (K)<br />

2Kθθ<br />

(3.37)<br />

(3.38)<br />

La (3.37) indica tendenza all’instabilità dinamica per A∗ 2 (K) > 0 ed in particolare<br />

la condizione di velocità critica di flutter torsionale ad un grado di libertà e la<br />

corrispondente pulsazione critica di oscillazione risultano:<br />

ωθc = ωθ<br />

Uθc = −<br />

<br />

4Iθωθζθ<br />

ρB 3 KθcA ∗ 2 (Kθc)<br />

1 − ρU 2 B 2 K 2 θc A∗ 3 (Kθc)<br />

2Kθθ<br />

(3.39)<br />

(3.40)


86 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

essendo Kθc = Bωθc/U.<br />

Inoltre, sempre imponendo la condizione critica Ω o<br />

θ = −1 e sfruttando la relazione<br />

(3.38), si ricava la velocità critica di divergenza 8<br />

Uθd = lim<br />

K→0<br />

equivalente alla (3.36) in quanto risulta<br />

<br />

2Kθθ<br />

ρB 2 K 2 A ∗ 3 (K)<br />

lim<br />

K→0 K2 A ∗ 3(K) = −C ′ m<br />

(3.41)<br />

(3.42)<br />

i.e. quando il periodo di oscillazione diviene infinitamente grande, ovvero la frequen-<br />

za ridotta tende a zero, le componenti di velocità della struttura divengono picco-<br />

lissime, le forze di smorzamento aerodinamico corrispondentemente svaniscono e le<br />

derivate aerodinamiche si portano sui corrispondenti valori di rigidezza aerodinamica<br />

(cf. eq. (2.108)).<br />

Nel caso in cui la frequenza naturale del sistema sia prossima a quella di distacco<br />

di vortici, i.e. nθ ∼ nθw, ricorrendo ad un approccio nel dominio della frequenza<br />

linearizzato in un intorno della frequenza ridotta Kθ ∼ Kθw, si ricava:<br />

ζ o<br />

θ = Co ∗ θθ (Kθ)<br />

4Iθωθ<br />

Ω o<br />

θ = Ko ∗ θθ (Kθ)<br />

Kθθ<br />

(3.43)<br />

(3.44)<br />

In particolare, la risposta della struttura è stabile se risulta ζθ + ζ o<br />

θ > 0 con<br />

U ∼ = Uw, altrimenti si ha una condizione di instabilità dinamica analoga a quella<br />

relativa al caso di risposta nella direzione ortogonale alla corrente e detta, anche in<br />

questo caso, di sincronizzazione. La condizione critica al limite di stabilità ζθ+ζ o<br />

θ = 0<br />

conduce, in regime linearizzato, alla relazione:<br />

C o ∗ θθ (Kθ) = −4Iθωθζθ<br />

(3.45)<br />

La quantità Ω o<br />

θ definita nella (3.44) è in generale non significativa se il grado di<br />

libertà torsionale θ non risulta sostanzialmente accoppiato con quello trasversale v.<br />

La figura 3.6 riassume le regioni di instabilità dinamica per la risposta torsionale<br />

della struttura. Per essa valgono considerazioni analoghe a quelle svolte per la figura<br />

3.4.<br />

8 Si tenga presente che si considera la condizione limite per K → 0, i.e. ω → 0, in quanto<br />

l’instabilità di divergenza rappresenta, come più volte detto, un fenomeno di natura statica.


-4I <br />

R oC’ m<br />

C o (K )<br />

*<br />

U w<br />

Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 87<br />

min{U c, U d}<br />

[ RoC’ m 0 ] [ C -4I ] [U Uw ] Lock-in<br />

o (K )<br />

*<br />

[ RoC’ m < 0 ] [( C > -4I ) (Uw > U*)] [U U* ] Galloping (o flutter) / Divergenza<br />

o (K )<br />

[ RoC’ m < 0 ] [ C -4I ] [Uw < U*]<br />

U U*<br />

U Uw Galloping (o flutter) / Divergenza<br />

Lock-in<br />

o (K )<br />

*<br />

*<br />

U<br />

-4I <br />

R o C’ m<br />

C o (K )<br />

*<br />

min{U c, U d}<br />

U*=min{U c, U d}<br />

Fig. 3.6: Regioni di instabilità dinamica per la risposta torsionale.<br />

È il caso di osservare che, per le strutture snelle con sezioni trasversali non<br />

compatte, qualora l’angolo medio di incidenza della corrente risulti prossimo a quello<br />

di stallo statico per la sezione può presentarsi una particolare condizione di flutter<br />

torsionale ad un grado di libertà, detto stall flutter (o stallo dinamico).<br />

In particolare, il termine stall flutter è generalmente associato alle vibrazioni<br />

periodiche autoeccitate di una struttura dotata di determinate caratteristiche di<br />

inerzia e di elasticità sulla quale, durante il suo moto di oscillazione, si presenta una<br />

condizione di accentuata o totale separazione dello strato limite del flusso [3.28].<br />

La differenza fondamentale quindi tra il flutter classico e lo stall flutter risiede nel<br />

carattere del flusso circostante la struttura. Il fenomeno, osservato ed analizzato ini-<br />

zialmente in campo aeronautico oltre che, in particolari condizioni, su pale di turbine<br />

e compressori, può dar luogo alla perdita di funzionalità e di integrità strutturale<br />

anche nel caso di ponti di grande luce. Esso si manifesta tramite vibrazioni di pre-<br />

dominante carattere torsionale, le quali, rispetto al caso di flutter classico perdono<br />

di armonicità. Inoltre, l’esperienza mostra che la frequenza principale di oscillazione<br />

risulta praticamente coincidente con quella naturale torsionale della struttura in aria<br />

calma.<br />

Come premesso, il fenomeno detto si verifica quando l’angolo di incidenza medio<br />

del flusso diviene prossimo a quello di stallo statico αst, i.e. all’angolo di incidenza, a<br />

profilo fisso nella corrente, per il quale si determina una perdita brusca di momento<br />

U w<br />

U


88 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

<br />

U<br />

<br />

<br />

Fig. 3.7: Definizione dell’angolo medio di incidenza γ.<br />

aerodinamico e/o di portanza. Da un punto di vista sperimentale si osserva che<br />

generalmente la condizione critica di stall flutter si attinge in corrispondenza di una<br />

velocità della corrente notevolmente inferiore rispetto a quella che caratterizza la<br />

corrispondente instabilità dinamica per angoli medi di incidenza prossimi a zero.<br />

Riferendosi a sezioni da ponte, se si assume che le oscillazioni della struttura<br />

attorno alla posizione di stallo statico avvengano, in prima approssimazione, in mo-<br />

do sinusoidale secondo una legge del tipo θ(t) = θ + θoe iωt , il momento torcente<br />

aeroelastico può rappresentarsi tramite una relazione lineare alla Scanlan (cf. eq.<br />

(2.95)) ([3.13], [3.17])<br />

M a 1<br />

θ (t) =<br />

2 ρU 2 B 2<br />

<br />

KA ∗ 2(K, αst) B ˙ θ(t)<br />

U + K2A ∗ <br />

3(K, αst)(θ(t) − θ)<br />

(3.46)<br />

essendo θ l’angolo medio di torsione della struttura associato al contributo medio di<br />

momento aerodinamico ed assumendo (figura 3.7) αst ∼ = γ = α − θ.<br />

Le condizioni critiche per la velocità della corrente incidente e per la pulsazione<br />

della struttura possono allora determinarsi tramite le relazioni (3.39-3.40), note che<br />

siano le funzioni A∗ 2 (K, αst) e A∗ 3 (K, αst).<br />

Se si considera una sezione trasversale profilata l’analisi dello stall flutter può<br />

compiersi mediante l’approccio di Ragget [3.19] secondo il quale, in un intorno del-<br />

l’angolo di stallo statico, il momento torcente aeroelastico (3.46) può esprimersi<br />

ponendo:<br />

KA ∗ 2 = − SM<br />

<br />

π<br />

+ FM +<br />

4 2SM<br />

4GM<br />

<br />

K<br />

K 2 A ∗ 3 = − KSM<br />

<br />

2FM GM<br />

−<br />

2 K 2<br />

(3.47)<br />

(3.48)<br />

essendo SM la pendenza dell’andamento del momento torcente statico al variare<br />

dell’angolo di incidenza ed in prossimità dell’angolo di stallo statico, i.e. SM =


dCm<br />

dγ<br />

<br />

<br />

αst<br />

Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 89<br />

9 . Nelle relazioni (3.47-3.48) le quantità FM e GM rappresentano funzioni<br />

del tipo quelle di Theodorsen, modificate rispetto a queste ultime al fine di portare<br />

in conto le condizioni di distacco del flusso in corrispondenza della parte posteriore<br />

del profilo. Esse si approssimano come:<br />

π + 2SM<br />

FM(K) = 1 − <br />

2SM 1 + π<br />

+ <br />

0.6 2<br />

K 2SM 1 + (3.49)<br />

6 2<br />

K<br />

0.3(π + 2SM)<br />

GM(K) = − <br />

KSM 1 + 3π<br />

+ <br />

0.6 2<br />

K KSM 1 + (3.50)<br />

6 2<br />

K<br />

È il caso di osservare che l’approccio di Ragget, pur basandosi sulla considera-<br />

zione di sezioni profilate di tipo aeronautico, può fornire utili indicazioni di massima<br />

anche nel caso di sezioni con un limitato carattere geometrico di tipo bluff-body,<br />

usuali nei moderni ponti di grande luce per i quali l’aspetto aerodinamico è divenuto<br />

peculiare di una corretta progettazione [3.17].<br />

3.2.2 Flutter accoppiato<br />

Alla luce delle considerazioni sin qui svolte è possibile osservare che nel caso di<br />

sezioni profilate, quali quelle adottate in ambito aeronautico, il fenomeno del flutter<br />

presenta peculiarità differenti da quelle relative a sezioni di tipo bluff-body.<br />

Per un profilo alare, assumendo che il suo centro di massa non sia eccessivamente<br />

discosto dal centro elastico (a ∼ = 0, cf. figura 2.15) e che α ∼ = 0, si ha che l’insorgere<br />

di una condizione di flutter ad un solo grado di libertà è praticamente impossibile.<br />

Infatti, in questo caso i coefficienti di Scanlan H ∗ 1 e A∗2 risultano sempre negativi<br />

qualunque sia il valore di K (cf. figure 2.19, 2.20). Conseguentemente oscillazioni<br />

disaccoppiate nei gradi di libertà v e θ sono sempre smorzate positivamente (cf.<br />

equazioni (3.23), (3.37)). Pertanto, l’unica tipologia di flutter che può occorrere<br />

nel caso di profili alari è quello di tipo accoppiato, i.e. connesso all’oscillazione<br />

combinata relativa a più gradi di libertà.<br />

Di contro, le strutture con sezioni di tipo non profilato, vista la possibilità concre-<br />

ta che H∗ 1 e A∗2 assumano valori positivi, possono essere caratterizzate da condizioni<br />

di flutter ad un grado di libertà. È questo il caso dei ponti di grande luce con par-<br />

ticolari sezioni trasversali (cf. figure 2.19, 2.20), quale quella del primo ponte di<br />

Tacoma.<br />

Va detto comunque che, anche nel caso di sezioni non profilate, qualora risulti<br />

significativa nella risposta della struttura l’influenza dei termini di accoppiamento,<br />

9 Si noti che SM tende a −π/2 quando αst tende a zero, in accordo con la teoria classica dei<br />

profili alari.


90 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

l’instabilità detta si presenta interessando contemporaneamente più gradi di libertà.<br />

In particolare, di notevole interesse pratico è la considerazione del fenomeno del<br />

flutter accoppiato flesso-torsionale, i.e. relativo ai gradi di libertà v e θ.<br />

Si consideri per il cilindro fin qui esaminato una sezione trasversale S non com-<br />

patta, quale ad esempio un profilo alare o una tipica sezione da ponte. Si adotti la<br />

notazione introdotta nella figura 2.18 e si assuma che detta sezione possa subire spo-<br />

stamenti lungo i suoi tre gradi di libertà nel piano. Inoltre, si assuma, senza perdere<br />

troppo di generalità, che le condizioni di smorzamento e rigidezza strutturali siano<br />

disaccoppiate nei tre gradi di libertà e che il centro elastico CE di S sia coincidente<br />

con il suo centro di massa CM, posizionato per simmetria nella mezzeria della corda<br />

principale della sezione. Indicati con m e Iθ rispettivamente la massa ed il momento<br />

di inerzia polare (rispetto a CM) per unità di lunghezza della struttura, le equazioni<br />

omogenee del moto possono allora porsi nella forma:<br />

m ü(t) + 2ζuωu ˙u(t) + ω 2 uu(t) = F a x (t) (3.51)<br />

m ¨v(t) + 2ζvωv ˙v(t) + ω 2 vv(t) = F a y (t) (3.52)<br />

<br />

¨θ(t) + 2ζθωθ ˙ θ(t) + ω 2 θθ(t) <br />

Iθ<br />

= M a θ (t) (3.53)<br />

avendo assunta valida la simbologia precedentemente introdotta ed avendo indicato<br />

con F a x , F a y e M a θ le azioni aeroelastiche riferite a CM 10 . Queste, nel caso di pertur-<br />

bazioni del sistema di tipo armonico ed in assenza di fenomeni di vortex-shedding,<br />

possono esprimersi per il tramite delle relazioni (2.93-2.95) 11 . In questo caso, vista<br />

la dipendenza delle forze aeroelastiche dalla frequenza ridotta di oscillazione, la ca-<br />

ratterizzazione analitica delle condizioni di instabilità da flutter non è agevole come<br />

nel caso prettamente quasi-stazionario.<br />

Ricordando che la condizione al limite di stabilità corrisponde al caso in cui i<br />

poli dell’equazione caratteristica risultino a parte reale nulla, in condizioni critiche<br />

la soluzione delle equazioni (3.51-3.53) si può porre nella forma:<br />

10 La trattazione che si presenta resta formalmente identica, a meno di una corretta interpreta-<br />

zione dei simboli, qualora sia le azioni aeroelastiche del vento che le componenti di spostamento<br />

della sezione siano rappresentate nel riferimento (O, xo, yo), i.e. (cf. figura 2.18) rispetto agli<br />

assi orizzontale e verticale piuttosto che rispetto alla direzione della corrente media ed alla sua<br />

ortogonale.<br />

11 Si vuole far notare che descrivendo le azioni aeroelastiche tramite le (2.93-2.95) non si tengono<br />

in conto in modo diretto gli eventuali effetti di interazione connessi alla turbolenza del flusso inci-<br />

dente. Questi possono tuttavia considerarsi in modo indiretto, come già osservato in precedenza (cf.<br />

capitolo 2), valutando le derivate di flutter in regime turbolento. D’altra parte, è possibile verificare<br />

[3.22] che l’utilizzo delle derivate di flutter estratte in regime laminare è conservativo relativamente<br />

alla condizione di stabilità della struttura.


assumendo ω reale.<br />

u = uoe iωt<br />

Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 91<br />

v = voe iωt<br />

θ = θoe iωt<br />

(3.54)<br />

Sostituendo le (3.54) nelle (3.51-3.53) si ottiene un sistema di tre equazioni omo-<br />

genee nelle tre incognite uo, vo, θo. La soluzione non banale si ricava allora imponen-<br />

do nullo il determinante di tale sistema. Da tale condizione, in generale complessa,<br />

considerando uguagliata a zero sia la sua parte reale che quella immaginaria, si<br />

deducono due equazioni reali. In particolare, la parte reale fornisce:<br />

mentre da quella immaginaria risulta:<br />

r6Ω 6 + r5Ω 5 + r4Ω 4 + r3Ω 3 + r2Ω 2 + r0 = 0 (3.55)<br />

g5Ω 5 + g4Ω 4 + g3Ω 3 + g2Ω 2 + g1Ω + g0 = 0 (3.56)<br />

avendo posto Ω = ω<br />

ωv .<br />

Introducendo i seguenti parametri adimensionali:<br />

φ = ωθ<br />

ωv<br />

ψ = ωu<br />

ωv<br />

i coefficienti del tipo rj, gj risultano pari a:<br />

<br />

1<br />

r2 = −<br />

2 H∗ <br />

4 β + 1<br />

r0 = ψ 2 φ 2<br />

−4ζu (ζθ + ζvφ) φψ −<br />

β = ρB2<br />

m<br />

φ 2 + 4ζvζθφ + 1<br />

<br />

1 + 1<br />

2 P ∗ 4 β<br />

Γ = mB2<br />

Iθ<br />

2 A∗ <br />

3βΓ + 1<br />

<br />

φ 2<br />

ψ 2<br />

(3.57)<br />

(3.58)<br />

(3.59)<br />

r3 = β (H ∗ 1 ζθφ + ζvA ∗ 2Γ) ψ 2 ∗<br />

+ βζu H1 φ 2 + A ∗ 2Γ ψ + βP ∗ 1 φ (ζvφ + ζθ) (3.60)<br />

r4 = 1 ∗<br />

4 − (H3 A<br />

4<br />

∗ 4 − H ∗ 4 A ∗ 3 − H ∗ 2 A ∗ 1 + H ∗ 1 A ∗ 2) Γβ 2 + 2 (A ∗ 3Γ + H ∗ 4 ) β ψ 2<br />

+2ζu [ζθ (H ∗ 4 β + 2) φ + ζv (A ∗ 3βΓ + 2)] ψ + 2ζvζθ (P ∗ 4 β + 2) φ (3.61)<br />

+ 1<br />

4<br />

(−H ∗ 6 P ∗ 6 + P ∗ 4 H ∗ 4 + H ∗ 5 P ∗ 5 − P ∗ 1 H ∗ 1 ) β 2 + 2(H ∗ 4 + P ∗ 4 )β + 4 φ 2<br />

+ 1<br />

4 (A∗ 5P ∗ 2 − A ∗ 6P ∗ 3 + P ∗ 4 A ∗ 3 − P ∗ 1 A ∗ 2) Γβ 2 + 1<br />

2 (A∗ 3Γ + P ∗ 4 )β + 1


92 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

<br />

1<br />

r5 = −ζuβ<br />

2 (H∗ 4 A ∗ 2 + H ∗ 1 A ∗ 3 − H ∗ 3 A ∗ 1 − H ∗ 2 A ∗ 4) Γβ + (H ∗ 1 + A ∗ <br />

2Γ) ψ<br />

<br />

1<br />

−ζvβ<br />

2 (P ∗ 4 A ∗ 2 + P ∗ 1 A ∗ 3 − A ∗ 6P ∗ 2 − A ∗ 5P ∗ 3 ) Γβ + (P ∗ 1 + A ∗ <br />

2Γ) (3.62)<br />

<br />

1<br />

−ζθβ<br />

2 (P ∗ 1 H ∗ 4 − H ∗ 6 P ∗ 5 − H ∗ 5 P ∗ 6 + P ∗ 4 H ∗ 1 ) β + (P ∗ 1 + H ∗ <br />

1 ) φ<br />

r6 = 1<br />

8 [(H∗ 5 P ∗ 3 + H ∗ 6 P ∗ 2 − P ∗ 1 H ∗ 3 − P ∗ 4 H ∗ 2 ) A ∗ 1<br />

+ (P ∗ 4 H ∗ 1 − P ∗ 5 H ∗ 6 − P ∗ 6 H ∗ 5 + H ∗ 4 P ∗ 1 ) A ∗ 2<br />

+ (P ∗ 1 H ∗ 1 − H ∗ 5 P ∗ 5 + H ∗ 6 P ∗ 6 − P ∗ 4 H ∗ 4 ) A ∗ 3<br />

+ (H ∗ 5 P ∗ 2 − H ∗ 6 P ∗ 3 + P ∗ 4 H ∗ 3 − P ∗ 1 H ∗ 2 ) A ∗ 4<br />

+ (P ∗ 6 H ∗ 2 − P ∗ 2 H ∗ 4 − P ∗ 3 H ∗ 1 + P ∗ 5 H3) A ∗ 5<br />

+ (P ∗ 3 H ∗ 4 + P ∗ 5 H ∗ 2 − P ∗ 6 H ∗ 3 − P ∗ 2 H ∗ 1 ) A ∗ 6] Γβ 3<br />

+ 1<br />

4 {[−H∗ 2 A ∗ 1 + (P ∗ 1 + H ∗ 1 )A2 − (H ∗ 4 + P ∗ 4 )A ∗ 3 + H ∗ 3 A ∗ 4<br />

−A ∗ 5P ∗ 2 + A ∗ 6P ∗ 3 ] Γ − P ∗ 4 H ∗ 4 + P1H1 − H ∗ 5 P ∗ 5 + H ∗ 6 P ∗ 6 } β 2<br />

− 1<br />

2 (P ∗ 4 + H ∗ 4 + A ∗ 3Γ)β − 1<br />

(3.63)<br />

g0 = 2(ζvφ 2 + ζθφ)ψ 2 + 2ζuφ 2 ψ (3.64)<br />

g1 = − 1<br />

2 β (H ∗ 1 φ 2 + A ∗ 2Γ)ψ 2 + P ∗ 1 φ 2<br />

g2 = − [ζθ(H ∗ 4 β + 2)φ + ζv(A ∗ 3βΓ + 2)] ψ 2<br />

(3.65)<br />

+ ζu(H ∗ 4 β + 2)φ 2 + 8ζuζvζθφ + ζu(A ∗ 3βΓ + 2) ψ (3.66)<br />

+ [ζv(P ∗ 4 β + 2)φ + ζθ(P ∗ 4 β + 2)] φ}<br />

g3 = 1<br />

4 β [(H∗ 4 A ∗ 2 + H ∗ 1 A ∗ 3 − H ∗ 3 A ∗ 1 − H ∗ 2 A ∗ 4)Γβ + 2(H ∗ 1 + A ∗ 2Γ)] ψ 2<br />

+2ζuβ(H ∗ 1 ζθφ + ζvA ∗ 2Γ)ψ + 2βP ∗ 1 ζvζθφ (3.67)<br />

+ 1<br />

4 β [(H∗ 4 P ∗ 1 − P ∗ 6 H ∗ 5 − H ∗ 6 P ∗ 5 + H ∗ 1 P ∗ 4 )β + 2(P ∗ 1 + H ∗ 1 )] φ 2<br />

+ 1<br />

4 β [(−A∗ 6P ∗ 2 − P ∗ 3 A ∗ 5 + A ∗ 2P ∗ 4 + A ∗ 3P ∗ 1 )Γβ + 2(A ∗ 2Γ + P ∗ 1 )]


Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 93<br />

<br />

1<br />

g4 = ζuβ<br />

2 (H∗ 2 A ∗ 1 − H ∗ 3 A ∗ 4 + H ∗ 4 A ∗ 3 − H ∗ 1 A ∗ 2)Γβ + (A ∗ 3Γ + H ∗ <br />

4 ) ψ<br />

<br />

1<br />

+ζvβ<br />

2 (P ∗ 4 A ∗ 3 − A ∗ 6P ∗ 3 + A ∗ 5P ∗ 2 − P ∗ 1 A ∗ 2)Γβ + (A ∗ 3Γ + P ∗ <br />

4 )<br />

<br />

1<br />

+ζθβ<br />

2 (−P ∗ 1 H ∗ 1 + P ∗ 4 H ∗ 4 − H ∗ 6 P ∗ 6 + H ∗ 5 P ∗ 5 )β + (H ∗ 4 + P ∗ <br />

4 ) φ<br />

+2(ζuψ + ζθφ + ζv)<br />

g5 = 1<br />

8 [(−P ∗ 1 H ∗ 2 + H ∗ 5 P ∗ 2 + P ∗ 4 H ∗ 3 − H ∗ 6 P ∗ 3 )A ∗ 1<br />

+(P ∗ 1 H ∗ 1 − P ∗ 4 H ∗ 4 + H ∗ 6 P ∗ 6 − H ∗ 5 P ∗ 5 )A ∗ 2<br />

+(P ∗ 6 H ∗ 5 − H ∗ 1 P ∗ 4 + H ∗ 6 P ∗ 5 − H ∗ 4 P ∗ 1 )A ∗ 3<br />

+(−H ∗ 6 P ∗ 2 + P ∗ 1 H ∗ 3 − H ∗ 5 P ∗ 3 + P ∗ 4 H ∗ 2 )A ∗ 4<br />

+(−P ∗ 6 H ∗ 3 − P ∗ 2 H ∗ 1 + P ∗ 5 H ∗ 2 + P ∗ 3 H ∗ 4 )A ∗ 5<br />

+(−P ∗ 5 H ∗ 3 − P ∗ 6 H ∗ 2 + P ∗ 2 H ∗ 4 + P ∗ 3 H ∗ 1 )A ∗ 6] Γβ 3<br />

+ 1<br />

4 {[H∗ 3 A ∗ 1 − (P ∗ 4 + H ∗ 4 )A ∗ 2 − (H ∗ 1 + P ∗ 1 )A ∗ 3 + H ∗ 2 A ∗ 4 + P ∗ 3 A ∗ 5<br />

+A ∗ 6P ∗ 2 ] Γ − H ∗ 1 P ∗ 4 + P ∗ 6 H ∗ 5 + H ∗ 6 P ∗ 5 − H ∗ 4 P ∗ 1 } β 2<br />

− 1<br />

2 (H∗ 1 + A ∗ 2Γ + P ∗ 1 )β<br />

(3.68)<br />

(3.69)<br />

Le equazioni (3.55) e (3.56), risolte in modo iterativo al variare della frequenza<br />

ridotta K, consentono di determinare i valori critici di flutter Kc e Ωc, i.e. equiva-<br />

lentemente Uc e ωc, essendo Uc la condizione critica di velocità del vento incidente<br />

e ωc la pulsazione critica di oscillazione della struttura.<br />

Nel caso in cui si considerino significativi solo i due gradi di libertà v e θ del<br />

sistema, dalle (3.55-3.56) è possibile banalmente ricavare le corrispondenti equazioni<br />

caratteristiche di flutter accoppiato flesso-torsionale. In particolare, dalla (3.55)<br />

risulta:<br />

Ω 4<br />

<br />

1<br />

4 (H∗ 2 A ∗ 1 − H ∗ 1 A ∗ 2 − H ∗ 3 A ∗ 4 + H ∗ 4 A ∗ 3)Γβ 2 + 1<br />

2 (A∗3Γ + H ∗ <br />

4 )β + 1<br />

+Ω 3 [β(H ∗ 1 ζθφ + ζvA ∗ 2Γ)] (3.70)<br />

−Ω 2<br />

mentre dalla (3.56) si ha:<br />

<br />

(1 + 1<br />

2 H∗ 4 β)φ 2 + 4ζvζθφ + 1 + 1<br />

2 A∗ <br />

3βΓ<br />

+ φ 2 = 0


94 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

U<br />

C A<br />

Forza<br />

aerodinamica<br />

B/4<br />

y o<br />

CE=C M<br />

x o<br />

Fig. 3.8: Riduzione della coppia aerodinamica tramite l’aggiunta della massa eccentrica<br />

∆m.<br />

m<br />

C A<br />

C M<br />


Cilindro rigido investito da una corrente 2-D 95<br />

essendo ∆m la massa eccentrica per unità di lunghezza posta all’ascissa ˆx ed avendo<br />

posto:<br />

µm = ∆m<br />

m<br />

Iθ = Iθ + mˆx 2<br />

ωv = ωv<br />

<br />

m = m(1 + µm) e = ˆx µm<br />

1 + µm<br />

1 −<br />

1<br />

µm<br />

1 + µm<br />

1 + µm<br />

2 <br />

<br />

2<br />

µm<br />

µm +<br />

1 + µm<br />

ωθ = ωθ<br />

<br />

Iθ<br />

Iθ<br />

(3.74)<br />

(3.75)<br />

(3.76)<br />

dove m, Iθ, ωv, ωθ si riferiscono alla struttura senza massa eccentrica ∆m, mentre<br />

con (·) si indicano le corrispondenti quantità nel caso in cui questa sia presente.<br />

In definitiva, le equazioni caratteristiche di flutter, analoghe alle (3.70-3.71),<br />

assumono per il caso in esame la seguente forma:<br />

Ω 4<br />

<br />

1<br />

4 (H∗ 2 A ∗ 1 − H ∗ 1 A ∗ 2 − H ∗ 3 A ∗ 4 + H ∗ 4 A ∗ 3) Γ β 2 + 1<br />

2 (A∗3 Γ + H ∗ 4 ) <br />

β + 1<br />

− Ω 4<br />

<br />

Γe2 1<br />

+<br />

B2 2B β Γ(A ∗ 4 + H ∗ <br />

3 )e<br />

+ Ω 3 β(H ∗<br />

1 ζθ φ + ζvA ∗ 2 <br />

Γ)<br />

(3.77)<br />

− Ω 2<br />

<br />

(1 + 1<br />

2 H∗ 4 β) φ 2 + 4ζvζθ φ + 1 + 1<br />

2 A∗3 β <br />

Γ + φ 2 = 0<br />

Ω 3<br />

<br />

1<br />

4 (H∗ 4 A ∗ 2 − H ∗ 2 A ∗ 4 − H ∗ 3 A ∗ 1 + H ∗ 1 A ∗ 3) Γ β 2 + 1<br />

2 (A∗2 Γ + H ∗ 1 ) <br />

β<br />

− Ω 3<br />

<br />

1<br />

2B β <br />

Γ(H2 + A1)e<br />

− <br />

2<br />

Ω (H ∗ 4 ζθ β + 2ζθ) φ + ζvA ∗ 3 β <br />

Γ + 2ζv<br />

− Ω<br />

<br />

βH ∗ 2 1 φ + βA ∗ 2Γ + 2<br />

2<br />

φ(ζv φ + ζθ) = 0<br />

(3.78)<br />

È immediato osservare che, rispetto alle (3.70-3.71), l’eccentricità e modifica<br />

solo il termine del quarto ordine per l’equazione derivante dalla parte reale della<br />

condizione di flutter e quello del terzo ordine per l’equazione relativa alla parte<br />

immaginaria.


96 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

3.3 Strutture flessibili: i ponti di grande luce. Approc-<br />

cio modale<br />

3.3.1 Equazioni del moto<br />

Si consideri la travata di un ponte di grande luce soggetta alle azioni del vento,<br />

supposto incidente ortogonalmente alla sua linea d’asse e con caratteristiche, come<br />

sin qui assunto, praticamente bidimensionali. A differenza di quanto sino ad ora<br />

analizzato, si assuma la struttura flessibile ed a comportamento elastico lineare.<br />

Detta z la coordinata lungo la linea d’asse della sua generica sezione trasversale e<br />

supposta quest’ultima indeformabile e simmetrica rispetto ad un asse ortogonale alla<br />

sua corda principale, le funzioni che ne caratterizzano lo spostamento nel suo piano<br />

di rappresentazione risultano: u = u(z, s), v = v(z, s), θ = θ(z, s), avendo introdotto<br />

il tempo adimensionale s = Ut/B ed essendo B la dimensione della corda principale<br />

del profilo, supposta costante con z.<br />

Utilizzando un approccio di decomposizione modale [3.24] è possibile porre:<br />

u(z, s) =<br />

v(z, s) =<br />

θ(z, s) =<br />

N<br />

uj(z)Bξj(s) (3.79)<br />

j=1<br />

N<br />

vj(z)Bξj(s) (3.80)<br />

j=1<br />

N<br />

θj(z)ξj(s) (3.81)<br />

j=1<br />

essendo uj(z), vj(z) e θj(z) rispettivamente le funzioni di forma relative al modo<br />

naturale j-esimo e ξj(s) la coordinata adimensionale generalizzata ad esso relativa 13 .<br />

Si assuma, senza perdere troppo di generalità, che i diversi modi naturali sia-<br />

no disaccoppiati dal punto di vista strutturale e che siano mutuamente ortogonali<br />

rispetto all’operazione di media pesata con la massa della struttura per unità di<br />

lunghezza m(z) 14 e con il momento di inerzia polare specifico Iθ(z) valutato rispetto<br />

al centro di massa della sezione, i.e.<br />

ℓ<br />

0<br />

B 2 m(z) [ui(z)uj(z) + vi(z)vj(z)] + Iθ(z)θi(z)θj(z) dz = 0 (i = j) (3.82)<br />

essendo ℓ la lunghezza dell’impalcato.<br />

13 È appena il caso di osservare che tale rappresentazione è esatta per N → ∞.<br />

14 Si assume implicitamente che la distribuzione di massa m(z) non presenti eccentricità lungo la<br />

linea d’asse della struttura.


Strutture flessibili: i ponti di grande luce. Approccio modale 97<br />

Introducendo al solito la notazione ˙<br />

(·) = d(·)<br />

dt<br />

U d(·)<br />

= B ds<br />

moto per il modo j-esimo risulta allora ([3.11], [3.23]):<br />

ξ ′′<br />

j + 2ζjKjξ ′ j + K 2 j ξj = B2<br />

U 2<br />

Qj(s)<br />

Ij<br />

= U<br />

B (·)′ , l’equazione del<br />

(3.83)<br />

essendo, per il modo in esame, Kj = ωjB<br />

U la frequenza ridotta naturale, ζj il coefficiente<br />

di smorzamento strutturale relativo alla condizione di smorzamento critico e<br />

Ij l’inerzia generalizzata del sistema definita come<br />

Ij =<br />

ℓ<br />

0<br />

B 2 m(z) u 2 j(z) + v 2 j (z) + Iθ(z)θ 2 j (z) dz (3.84)<br />

Inoltre,la quantità Qj(s) rappresenta la forza generalizzata relativa al modo j-<br />

esimo ed è definita come:<br />

Qj(s) =<br />

ℓ<br />

0<br />

[D(z, s)uj(z)B + L(z, s)vj(z)B + M(z, s)θj(z)] dz (3.85)<br />

essendo D(z, s), L(z, s) e M(z, s) rispettivamente le azioni totali per unità di lun-<br />

ghezza di resistenza, portanza e momento prodotte dal vento ed esprimibili in<br />

generale nella forma (2.112), i.e. come somma delle aliquote medie di buffeting,<br />

aeroelastiche e di interazione.<br />

Se si assumono trascurabili i contributi di interazione tra le forze di buffeting<br />

e quelle aeroelastiche ed inoltre, se la configurazione di riferimento della struttura<br />

rispetto alla quale si valutano le funzioni u, v, θ è assunta coincidente con quella<br />

deformata sotto l’azione delle forze aerodinamiche medie stazionarie, risulta:<br />

D = Dae + Db L = Lae + Lb M = Mae + Mb (3.86)<br />

essendo le quantità aeroelastiche (ae) definite rispettivamente tramite le (2.113),<br />

(2.115), (2.117) e quelle di buffeting dalle (2.37-2.39). D’altro canto, nel caso di<br />

oscillazioni puramente sinusoidali ed in assenza di fenomeni di vortex-shedding, le<br />

azioni aeroelastiche si rappresentano, al solito, nel formato alla Scanlan espresso<br />

dalle (2.93-2.95) (cf. nota 11 di questo capitolo).<br />

risulta:<br />

La trasformata di Fourier dell’equazione del moto (3.83) per il modo j-esimo<br />

2<br />

Kj − K 2 <br />

+ 2iζjKKj ξj = Qaej (K) + Qbj (K) (3.87)


98 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

essendo dalle (2.41) e (2.103-2.105)<br />

Qaej (K) =<br />

Qbj (K) = ρB4 ℓ<br />

2Ij<br />

<br />

ρB4K 2 N<br />

ℓ <br />

2Ij<br />

n=1<br />

ξn<br />

<br />

(iH ∗ 1 + H ∗ 4 ) vnvj + (iH∗ 2 + H ∗ 3 ) θnvj +<br />

+ (iH ∗ 5 + H ∗ 6 ) unvj + (iA∗ 1 + A ∗ 4) vnθj + (iA∗ 2 + A ∗ 3) θnθj<br />

+ (iA ∗ 5 + A ∗ 6) unθj + (iP ∗ 1 + P ∗ 4 ) unuj + (iP ∗ 2 + P ∗ 3 ) θnuj<br />

+ (iP ∗ 5 + P ∗ 6 ) vnuj<br />

ℓ<br />

0<br />

<br />

<br />

<br />

dz<br />

Cdb(z, K)uj + Cℓb(z, K)vj + Cmb(z, K)θj<br />

ℓ<br />

(3.88)<br />

(3.89)<br />

Nella relazione (3.88) le quantità del tipo (F )rnqj (K) con rj, qj = uj, vj o θj sono<br />

definite come:<br />

(F )rnqj (K) =<br />

ℓ<br />

0<br />

F (z, K)rn(z)qj(z) dz<br />

ℓ<br />

(3.90)<br />

Pertanto, si perviene al sistema di equazioni nel dominio della frequenza che in<br />

forma matriciale risulta:<br />

essendo<br />

E(K)ξ = Qb(K) (3.91)<br />

Ejn(K) = −K 2 δjn + iKAjn(K) + Bjn(K) (3.92)<br />

dove δjn rappresenta il simbolo di Kronecker e<br />

Ajn(K) = 2ζjKjδjn − ρB4 Kℓ<br />

2Ij<br />

(H ∗ 1 )vnvj + (H∗ 2 )θnvj + (H∗ 5 )unvj<br />

(3.93)<br />

<br />

+ (A ∗ 1)vnθj + (A∗ 2)θnθj + (A∗ 5)unθj + (P ∗ 1 )unuj + (P ∗ 2 )θnuj + (P ∗ 5 )vnuj<br />

Bjn(K) = K 2 j δjn − ρB4 K 2 ℓ<br />

2Ij<br />

(H ∗ 3 )θnvj + (H∗ 4 )vnvj + (H∗ 6 )unvj<br />

(3.94)<br />

<br />

+ (A ∗ 3)θnθj + (A∗ 4)vnθj + (A∗ 6)unθj + (P ∗ 3 )θnuj + (P ∗ 4 )unuj + (P ∗ 6 )vnuj<br />

Nelle relazioni (3.88) e (3.89) si è implicitamente assunto che sia i termini del<br />

tipo Cpb (p = d, ℓ, θ) che le derivate di flutter dipendano in generale dalla coordinata<br />

z. Tale dipendenza deriva dalla variazione con z dell’angolo di incidenza medio<br />

γ ed inoltre dalle condizioni di turbolenza, i.e. dalla variabilità stocastica delle<br />

componenti fluttuanti di velocità del vento ũ e ˜v, oltre che dalla perdita di coerenza<br />

laterale causata dall’effettiva tridimensionalità del flusso circostante la struttura.


Strutture flessibili: i ponti di grande luce. Approccio modale 99<br />

3.3.2 Condizioni di instabilità<br />

Riferendosi alla notazione introdotta in figura 3.7, al fine di caratterizzare l’angolo<br />

medio di incidenza della corrente γ(z) oltre che la condizione critica di divergenza,<br />

è necessario valutare l’angolo medio di torsione θ(z) della travata, i.e. l’angolo di<br />

torsione relativo alle componenti delle forze aerodinamiche medie.<br />

In particolare, relativamente al grado di libertà θ ed attraverso un approccio<br />

modale di tipo statico, concreto nell’utilizzo della relazione (3.83) priva dei termini<br />

derivati nel tempo, risulta:<br />

γ(z) = α − θ(z) = α −<br />

N<br />

j=1<br />

θj(z) ρB4 ℓ<br />

2I ∗ j K2 j<br />

ℓ<br />

0<br />

[C eq<br />

m (γ(z))θj(z)] dz<br />

ℓ<br />

(3.95)<br />

essendo C eq<br />

m il coefficiente di momento torcente equivalente, i.e. relativo al momento<br />

torcente aerodinamico riferito non già al centro di massa della sezione ma al centro<br />

effettivo di rotazione [3.24]. Analogamente I ∗ j<br />

rappresenta l’inerzia generalizzata as-<br />

sociata al momento di inerzia polare specifico rispetto al centro di rotazione effettivo.<br />

In particolare, si pone:<br />

C eq<br />

m (γ) = Cm(γ) − xcrCℓ(γ) + ycrCd(γ) (3.96)<br />

dove Cd, Cℓ e Cm sono riferiti al centro di massa della sezione e xcr, ycr rappresentano<br />

le coordinate del centro effettivo di rotazione nel piano di S.<br />

È evidente che la soluzione dell’equazione (3.95) per una data velocità U del vento<br />

non può che essere ottenuta iterativamente ed inoltre che il processo convergerà per<br />

ogni valore della velocità del vento eccetto che per la velocità critica di divergenza.<br />

Il problema è in un certo senso semplificato se si assume che C eq<br />

m (γ) sia approssimabile<br />

in modo lineare in un intorno di α:<br />

C eq<br />

m (γ) = C eq<br />

m (α) − dCeq<br />

<br />

m <br />

<br />

dγ<br />

cosicchè dalla condizione di equilibrio statico globale risulta:<br />

essendo<br />

Dξ = M ⇒ γ(z) = α −<br />

Dij = δij + ρB4 ℓ<br />

ℓ<br />

α<br />

θ(z) (3.97)<br />

N<br />

θj(z) D −1 M <br />

j=1<br />

dC eq<br />

m<br />

dγ<br />

2I∗ i K2 <br />

i 0 α<br />

Mi = ρB4ℓ 2I∗ i K2 ℓ<br />

C<br />

i 0<br />

eq<br />

m (α)θi(z) dz<br />

ℓ<br />

<br />

<br />

<br />

θi(z)θj(z) dz<br />

ℓ<br />

j<br />

(3.98)<br />

(3.99)<br />

(3.100)


100 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

La condizione critica di divergenza è allora espressa banalmente come:<br />

det[D] = 0 (3.101)<br />

Per quanto riguarda la stabilità dinamica della struttura, in virtù delle conside-<br />

razioni sin qui svolte e vista la natura lineare dell’equazione (3.91), è chiaro che essa<br />

non risulta influenzata dai termini di buffeting. In particolare, la condizione critica<br />

di flutter è espressa imponendo che il sistema omogeneo<br />

E(K)ξ = 0 (3.102)<br />

non abbia soluzione banale e quindi, equivalentemente, imponendo che<br />

det[E(K)] = 0 (3.103)<br />

Tale relazione è rappresentata da un’equazione complessa e quindi equivale ad<br />

imporre a zero sia la parte immaginaria che quella reale del determinante della<br />

matrice di impedenza E. Ciò corrisponde, nel senso di un’analisi multimodale, al<br />

raggiungimento di una soglia di smorzamento totale negativo per il sistema. La<br />

velocità del vento critica di flutter è banalmente determinata una volta caratterizzata<br />

la più alta frequenza ridotta che verifica la (3.103).<br />

A fronte delle prove condotte in galleria del vento su modelli completi di ponti<br />

di grande luce, l’esperienza mostra comunque che generalmente diviene instabile per<br />

una certa velocità del vento un solo modo, il quale domina, in condizioni critiche<br />

di flutter, la risposta dell’intero impalcato. Ciò è giustificabile a partire dalla consi-<br />

derazione che spesso i contributi di accoppiamento modale dovuti al vento possono<br />

ritenersi poco significativi.<br />

È allora fondamentale caratterizzare la condizione di flutter nel caso in cui si<br />

assuma che la risposta della struttura sia unimodale. In particolare, dall’equazione<br />

del moto (3.87), imponendo che lo smorzamento totale del sistema sia negativo, si<br />

ricava la condizione critica di flutter unimodale per il modo j-esimo [3.16]:<br />

(P ∗ 1 )ujuj + (P ∗ 5 + H ∗ 5 )ujvj + (P ∗ 2 + A ∗ 5)ujθj + (H∗ 1 )vjvj<br />

+(H ∗ 2 + A ∗ 1)vjθj + (A∗ 2)θjθj<br />

4Ijζj<br />

≥<br />

ρB4 Kj<br />

ℓ K<br />

(3.104)<br />

dove la quantità 4Ijζj<br />

ρB4 può vedersi come una variante del numero di Scruton introdot-<br />

ℓ<br />

to nella (3.32). Inoltre, in condizioni di flutter incipiente il rapporto fra la pulsazione<br />

naturale relativa al modo in esame e la pulsazione critica di flutter risulta:


Strutture flessibili: i ponti di grande luce. Approccio modale 101<br />

K2 j<br />

K2 = ω2 j<br />

ω2 = 1 + ρB4ℓ ∗<br />

(P4 )ujuj<br />

2Ij<br />

+ (P ∗ 6 + H ∗ 6 )ujvj + (P ∗ 3 + A ∗ 6)ujθj<br />

+(H ∗ 4 )vjvj + (H∗ 3 + A ∗ 4)vjθj + (A∗ 3)θjθj<br />

<br />

(3.105)<br />

Vista la possibile perdita di coerenza lungo la coordinata z dei coefficienti di<br />

Scanlan, è utile ricavare un criterio medio di flutter. In particolare, posto:<br />

Æζj (z, K) = P ∗ 1 (K)u 2 j(z) + H ∗ 1 (K)v 2 j (z) + A ∗ 2(K)θ 2 j (z) (3.106)<br />

+[P ∗ 5 (K) + H ∗ 5 (K)]uj(z)vj(z) + [P ∗ 2 (K) (3.107)<br />

+A ∗ 5(K)]uj(z)θj(z) + [H ∗ 2 (K) + A ∗ 1(K)]vj(z)θj(z)<br />

Ækj (z, K) = P ∗ 4 (K)u 2 j(z) + H ∗ 4 (K)v 2 j (z) + A ∗ 3(K)θ 2 j (z)<br />

+[P ∗ 6 (K) + H ∗ 6 (K)]uj(z)vj(z) + [P ∗ 3 (K) (3.108)<br />

+A ∗ 6(K)]uj(z)θj(z) + [H ∗ 3 (K) + A ∗ 4(K)]vj(z)θj(z)<br />

la condizione (3.104) può riscriversi nella forma:<br />

ℓ<br />

0<br />

Æζj (z, K)dz − 2ζj<br />

ℓ<br />

ℓ<br />

0<br />

Ækj (z, K)dz<br />

ℓ<br />

≥ 4Ijζj<br />

ρB 4 ℓ<br />

(3.109)<br />

Moltiplicando entrambi i membri della (3.109) ciascuno per il corrispondente<br />

complesso coniugato si ottiene il seguente criterio medio di flutter unimodale:<br />

ℓ ℓ<br />

0<br />

−4ζj<br />

+4ζ 2 j<br />

Æζj (z1, K)Æζj (z2, K) dz1<br />

ℓ<br />

0<br />

ℓ ℓ<br />

0 0<br />

ℓ ℓ<br />

0<br />

0<br />

dz2<br />

ℓ<br />

Ækj (z1, K)Æζj (z2, K) dz1<br />

ℓ<br />

Ækj (z1, K)Ækj (z2, K) dz1<br />

ℓ<br />

dz2<br />

ℓ<br />

dz2<br />

ℓ ≥<br />

<br />

4Ijζj<br />

ρB4 2 ℓ<br />

(3.110)<br />

In particolare, per ciascuno dei termini del tipo D ∗ i (z1, K)D ∗ j (z2, K), dove D ∗ i =<br />

P ∗<br />

i , H∗ i , A∗ i<br />

è la generica derivata di flutter (i = 1, ..., 6), possono considerarsi leggi<br />

esponenziali di perdita di coerenza del tipo (2.132):<br />

D ∗ i (z1, K)D ∗ j (z2, K) = D ∗ i (K)D ∗ j (K)e − c D ij |z 1 −z 2 |<br />

ℓ (3.111)<br />

essendo D∗ i (K) la distribuzione uniforme lungo l’asse della struttura del generi-<br />

co coefficiente di Scanlan e cDij un coefficiente valutabile sperimentalmente che<br />

caratterizza il decadimento esponenziale.


102 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

È il caso di rimarcare che in presenza di corrente incidente turbolenta le prove<br />

in galleria del vento hanno mostrato solo condizioni di miglioramento della stabilità<br />

della struttura, pur essendo possibile, in linea di principio, un decremento della<br />

velocità critica di flutter ([3.22], [3.23]).<br />

Dalla (3.87), per la frequenza ridotta che tende a zero, si ricava infine la condi-<br />

zione critica di divergenza unimodale imponendo l’uguaglianza a zero della rigidezza<br />

totale del sistema (strutturale più aerodinamica) associata al modo j-esimo [3.16]:<br />

U (j)<br />

d<br />

= lim<br />

K→0<br />

<br />

Ijω 2 j<br />

ρB 2 K 2 ℓ<br />

ℓ<br />

3.3.3 Risposta alle azioni di buffeting<br />

0<br />

Ækj (z, K)dz<br />

ℓ<br />

− 1<br />

2<br />

(3.112)<br />

Le vibrazioni della struttura connesse alle azioni di buffeting possono caratterizzarsi,<br />

in termini di densità spettrali dei parametri di risposta, attraverso la soluzione del<br />

sistema (3.91) utilizzando un’analisi standard di vibrazioni random. In particolare,<br />

dalla considerazione del vettore Qb(K) dei termini di buffeting trasformati secondo<br />

Fourier e definito tramite la (3.89), si introduce la matrice delle densità spettrali<br />

SQb (K)<br />

2<br />

SQb (K) = lim<br />

T →∞ T Qb(K) ⊗ Q ∗<br />

b(K) (3.113)<br />

di modo che, sfruttando la (3.91), la matrice delle densità spettrali relativa al vettore<br />

delle coordinate generalizzate ξ risulta:<br />

Sξ(K) = lim<br />

T →∞<br />

2<br />

ξ(K) ⊗ ξ∗(K)<br />

= [E(K)]<br />

T −1 SQb (K)[E∗ (K)] −T<br />

(3.114)<br />

essendo E ∗ (K) la matrice complessa coniugata di E(K) ed avendo indicato con il<br />

simbolo ⊗ l’operazione di prodotto tensoriale.<br />

Assumendo trascurabili nelle (2.41) i termini quadratici e misti in ũ e ˜v e ri-<br />

tenendo valida la corrispondente notazione, il generico termine di SQb<br />

a:<br />

[SQb ]ij =<br />

<br />

ρB4 2<br />

ℓ 1<br />

2U<br />

IiIj<br />

ℓ ℓ<br />

0<br />

0<br />

Sũ(z1, z2, K)Y ũũ<br />

ij (z1, z2, K)<br />

si pone pari<br />

+S˜v(z1, z2, K)Y ˜v˜v<br />

ij (z1, z2, K) + Sũ˜v(z1, z2, K)Y ũ˜v<br />

ij (z1, z2, K)<br />

+S˜vũ(z1, z2, K)Y ˜vũ<br />

ij (z1, z2, K) dz1 dz2<br />

ℓ ℓ<br />

dove le funzioni del tipo Y pq<br />

ij (z1, z2, K) risultano definite come:<br />

(3.115)


Strutture flessibili: i ponti di grande luce. Approccio modale 103<br />

Y pr<br />

ij = [qi(z1)] T Ap[ψ p(K) ⊗ ψ ∗ r(K)]Ar[qj(z2)] (3.116)<br />

essendo p, r = ũ, ˜v ed avendo introdotto:<br />

- il vettore di forma generalizzato<br />

<br />

qi(z) = ui(z), vi(z), θi(z)<br />

- i vettori delle ammettenze aerodinamiche complesse<br />

<br />

ψp(K) = ψ ′ dp (K), ψ′ ℓp (K), ψ′ mp(K)<br />

T - le matrici diagonali dei coefficienti aerodinamici<br />

⎡<br />

Cd<br />

⎢<br />

Aũ = 2 ⎣ 0<br />

0<br />

Cℓ<br />

0<br />

0<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦<br />

⎡<br />

C<br />

⎢<br />

A˜v = ⎣<br />

′ d − Cℓ<br />

0<br />

0<br />

Cd + C<br />

0<br />

′ ℓ 0<br />

0 0 Cm<br />

T<br />

0 0 C ′ m<br />

(3.117)<br />

p = ũ, ˜v (3.118)<br />

⎤<br />

⎥<br />

⎦ (3.119)<br />

Le densità spettrali relative alle componenti turbolente di velocità ũ, ˜v possono<br />

considerarsi reali (trascurando le parti immaginarie) ed essere approssimate attra-<br />

verso leggi classiche di decadimento della coerenza laterale di tipo esponenziale (cf.<br />

capitolo 1) [3.24]:<br />

Sũ(z1, z2, K) ∼ = Sũ(K)e − c ũ |z 1 −z 2 |<br />

ℓ (3.120)<br />

S˜v(z1, z2, K) ∼ = S˜v(K)e − c ˜v |z 1 −z 2 |<br />

ℓ (3.121)<br />

in funzione degli spettri atmosferici Sũ(K) e S˜v(K).<br />

I coefficienti di decadimento cũ e c˜v assumono in linea di principio valori differenti<br />

tra loro e rispettano sperimentalmente nei casi di interesse la condizione [3.24]:<br />

2Kℓ<br />

πB ≤ cp ≤ 10Kℓ<br />

πB<br />

p = ũ, ˜v (3.122)<br />

Tipiche rappresentazioni degli spettri atmosferici sono riportate nelle (1.15-1.17) 15 .<br />

Pertanto, valutata tramite la (3.114) la matrice Sξ(K), è possibile caratterizzare<br />

le densità spettrali delle singole componenti di spostamento come<br />

Su(z1, z2, K) =<br />

Sv(z1, z2, K) =<br />

Sθ(z1, z2, K) =<br />

N<br />

i=1 j=1<br />

N<br />

i=1 j=1<br />

N<br />

i=1 j=1<br />

N<br />

B 2 ui(z1)uj(z2)[Sξ]ij<br />

N<br />

B 2 vi(z1)vj(z2)[Sξ]ij<br />

N<br />

θi(z1)θj(z2)[Sξ]ij<br />

15 Lo spettro qui indicato con S˜v corrisponde allo spettro S ˜w riportato nella (1.17).<br />

(3.123)


104 Stabilità delle strutture soggette all’azione del vento<br />

e quindi i valori della varianza per le funzioni di spostamento risultano:<br />

con r = u, v, θ.<br />

σ 2 ∞<br />

r(z1, z2) = Sr(z1, z2, K)dK (3.124)<br />

0


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