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Nelle Valli Bolognesi - Inverno 2012 - EmilBanca

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46<br />

AppenninoSlow incontra<br />

Un itinerario per apprezzare lo sfarzo di ville e castelli rurali, piccoli borghi<br />

in balia delle correnti dei fiumi, oasi incontaminate e ingegnose opere<br />

che sono servite a portare le coltivazioni dove un tempo c’era la palude<br />

A spasso per la Bassa lungo vie fluviali<br />

di Franco Pelacani<br />

Il percorso che proponiamo<br />

segue gli storici corsi d’acqua<br />

della nostra pianura, le antiche<br />

vie di comunicazione tra<br />

la città e la campagna, più precisamente<br />

il Canale Navile e il<br />

Fiume Reno.<br />

Partendo da Bologna lungo<br />

il corso del Canale Navile<br />

si incontra la città di Castel<br />

Maggiore nella sua frazione<br />

Castello, anticamente Castagnolo<br />

Maggiore, per giungere<br />

nel Comune di Bentivoglio<br />

nei pressi della frazione San<br />

Marino dove si trova il Museo<br />

della Civiltà Contadina;<br />

quest’ultimo, custode dell’antica<br />

tradizione rurale delle<br />

nostre campagne, ospita mostre<br />

permanenti e ricostruzioni<br />

dei luoghi contadini nello<br />

splendido contesto della Villa<br />

Smeraldi e dell’immenso parco<br />

secolare.<br />

Il Museo è aperto al pubblico<br />

e organizza periodicamente<br />

appuntamenti e iniziative<br />

che celebrano la cultura<br />

contadina.<br />

Proseguendo lungo il corso<br />

del canale si approda a<br />

Bentivoglio, storica località<br />

Nei sabati di gennaio,<br />

febbraio e marzo è possibile<br />

effettuare l’initerario assieme<br />

ad una guida prenotandosi<br />

presso l’associazione<br />

Orizzonti di Pianura<br />

mandando una mail a:<br />

associazione@<br />

orizzontidipianura.it - Per info:<br />

www.orizzontidipianura.it<br />

che deve il proprio nome alla<br />

antica Signoria Bolognese; a<br />

ridosso delle sponde si trovano<br />

lo splendido Palazzo Rosso<br />

con le pregevoli pitture murali<br />

della Sala dello Zodiaco e il<br />

castello di Bentivoglio, dimora<br />

rinascimentale che ospita gli<br />

affreschi della Sala del Pane.<br />

Il castello non è aperto al<br />

pubblico ma è possibile organizzare<br />

visite guidate per<br />

gruppi direttamente con l’Amministrazione<br />

comunale.<br />

Prima di arrivare nel Comune<br />

di Malalbergo e affluire<br />

nel fiume Reno, il Canale<br />

Navile, sempre a Bentivoglio,<br />

attraversa il parco dell’Oasi<br />

Naturalistica La Rizza: un vasto<br />

territorio rinaturalizzato<br />

con boschi, vasche d’acqua,<br />

siepi e fossati, una monumentale<br />

esplosione della natura<br />

che ospita numerose specie di<br />

uccelli, tra le quali la Cicogna<br />

Bianca, in un contesto costruito<br />

per ospitare i visitatori. Qui<br />

si trovano un centro visite con<br />

annesso ristorante e ostello,<br />

un’aula didattica per le attività<br />

di laboratorio proposti<br />

dall’Oasi, punti di avvistamento<br />

e capanni per gli appassionati<br />

di birdwatching.<br />

Spostandoci verso ovest<br />

in direzione Cento si incontra<br />

il Reno che attraversa i comuni<br />

di Pieve di Cento, Castello<br />

d’Argile per giungere ad Argelato<br />

nella sua frazione di<br />

Volta Reno; imboccando la<br />

Via delle Lame ci si addentra<br />

nello splendido viale alberato<br />

che porta a Villa Talon, spettacolare<br />

villa di campagna<br />

della nobile famiglia bolognese,<br />

per arrivare a un piccolo<br />

angolo di pace dove si trova<br />

l’antico oratorio del Savignano;<br />

proseguendo sulla strada,<br />

entrando e uscendo dalla golena<br />

del fiume si giunge alla<br />

frazione di Malacappa, suggestivo<br />

borgo sviluppatosi<br />

all’interno della golena del<br />

fiume dove si trova l’antica<br />

azienda agricola Arpinati, un<br />

raro esempio di avanzata tecnologia<br />

agraria dell’inizio del<br />

secolo scorso.<br />

Proseguendo si arriva al<br />

comune di Castel Maggiore<br />

nella frazione di Trebbo per<br />

raggiungere nuovamente la<br />

città di Bologna.<br />

PER POSTA NELLE VALLI BOLOGNESI<br />

Se vuoi ricevere a casa i numeri di “<strong>Nelle</strong> <strong>Valli</strong> <strong>Bolognesi</strong>” al costo del solo contributo delle spese<br />

di spedizione, scrivi a:<br />

info@appenninoslow.it oppure<br />

AppenninoSlow – Viale Risorgimento, 1 40065 Pianoro - Bo<br />

Il prezzo per ogni numero che si desidera ricevere è di € 2,50 quale rimborso spese da versare<br />

con bollettino di c/c postale n° 000099351173 intestato a Consorzio IdiceSavenaSetta<br />

Potrai comunque trovare la rivista gratuitamente in tanti punti nel territorio.<br />

La saggezza della cultura contadina<br />

nei proverbi di una volta<br />

Le notti d’inverno a lume di candela<br />

Per Senta Luzèia<br />

la giurneda piò curta<br />

ch’a si séia<br />

per Santa Lucia ( 13 dicembre)<br />

la giornata più corta che ci sia<br />

Che non è vero, il solstizio d’inverno<br />

infatti cade il 21 dicembre.<br />

Ma certo non fu la rima a trarre<br />

sul giorno della Santa protettrice<br />

della vista la notte più lunga: si<br />

temeva il buio della notte invernale<br />

come si temeva la cecità. Per<br />

di più – prima del 1582 quando<br />

papa Gregorio XIII, riformando<br />

calendario giuliano che era<br />

in ritardo rispetto al corso del<br />

sole, tolse quell’anno 11 giorni<br />

al mese di dicembre – v’era stato<br />

un tempo in cui il solstizio invernale<br />

avveniva di fatto intorno al<br />

giorno di Santa Lucia.<br />

Come che sia, con l’appressarsi<br />

dell’inverno le giornate s’accorciano,<br />

ma oggi appena ci se ne<br />

accorge. Luci abbaglianti nelle<br />

vie e nelle abitazioni tengono<br />

luogo del sole, e le tenebre fuori<br />

paiono meno spesse, bucate dagli<br />

innumerevoli fari delle auto e<br />

dai mille colori delle insegne al<br />

neon.<br />

Una volta invece, prima dell’avvento<br />

dell’elettricità, il buio<br />

sopraggiungeva in fretta e impenetrabile.<br />

Nella nostra montagna<br />

nessun lampione, o rari e<br />

fiochi nei borghi, nelle case parche<br />

candele, lumini a petrolio,<br />

a olio, a carburo o solo la fiamma<br />

del focolare. Ce lo conferma<br />

questa ninna nanna con le parole<br />

che la madre rivolge al figlioletto<br />

nell’addormentarlo:<br />

Fa la nana fala pur<br />

Ch’andarém pò a lèt a e bur<br />

Con la lóm senza stupín<br />

Fa la nana e me mimín.<br />

Fai la nanna falla pure<br />

che andremo poi a letto al buio<br />

con il lume senza stoppino<br />

fa la nanna o mio bambino.<br />

Il nonno racconta<br />

La notte premeva tetra ai vetri,<br />

alle porte. Ogni fruscio, ogni rumore,<br />

ogni passo diveniva misterioso.<br />

S’andava a letto presto<br />

e ci si affidava alla misericordia<br />

di Dio.<br />

Del resto motivazioni a pregare,<br />

a rivolgersi al cielo i montanari<br />

ne avevano in abbondanza,<br />

soprattutto al calare angoscioso<br />

della notte. Il raccolto, unica<br />

risorsa al vivere, cresceva nei<br />

campi affidato alla Provvidenza<br />

e ai Santi – non c’era riparo<br />

contro tempeste, gelo o siccità<br />

– e la stessa salute era un bene<br />

precario, lontani i dottori e sconosciute<br />

le medicine: in caso<br />

di malore improvviso non vi<br />

sarebbe stato rimedio se non di<br />

preghiere.<br />

In aggiunta la notte, cupa di tenebre<br />

quando non c’era la luna,<br />

troppi spiriti maligni e morti in<br />

pena, secondo la comune credenza,<br />

vagavano a impaurire i<br />

vivi.<br />

E il diavolo era pronto ad artigliare<br />

i peccatori impenitenti<br />

che non s’affidavano a protettori<br />

ultraterreni. Quindi rosari e trepide<br />

orazioni prima di rifugiarsi<br />

nel sonno. Come la seguente:<br />

A let a let a m’in vò<br />

tott i Sent a ciamarò<br />

tri da có e tri da pé<br />

tott i Sent iin me fradé<br />

la Madona séia me méder<br />

sen Iusèf séia me péder<br />

ch’a posa durmir sèiuv<br />

sicurament<br />

senza pòra né spavent.<br />

O Signor avgnì un pó in só<br />

perché an so s’a m’alzarò pió.<br />

A letto a letto me ne vo<br />

tutti i Santi chiamerò<br />

tre da capo e tre da piedi<br />

tutti Santi sono miei fratelli<br />

la Madonna sia mia madre<br />

san Giuseppe sia mio padre<br />

che io possa dormire<br />

salvo sicuramente<br />

senza paura né spavento.<br />

O Signore venite<br />

un po’ su perché<br />

io non so se m’alzerò più.<br />

Adriano Simoncini<br />

L’autore<br />

OPERE PRINCIPALI:<br />

Il crepuscolo<br />

della civiltà contadina<br />

Grafis, 1983 - esaurito<br />

Ugone eroe, Oscar<br />

Mondadori, 1990 - esaurito<br />

Il tempo delle favole<br />

Edagricole, 1992 - esaurito<br />

Ai cancelli del vento<br />

in proprio, 2001 - esaurito<br />

Fòia tonda. Detti e fatti<br />

della montagna d’un tempo<br />

Gruppo di Studi Savena<br />

Setta Sambro, 2006<br />

Vacanza erotica con rapina<br />

(...e altri racconti)<br />

in proprio, 2006.<br />

L’AUTORE SEGNALA<br />

l SAVENA SETTA<br />

SAMBRO<br />

è una rivista semestrale<br />

(esce a dicembre e a giugno)<br />

di storia, tradizioni, cultura<br />

e ambiente che da oltre<br />

vent’anni racconta le nostre<br />

valli. È pubblicata a cura<br />

dell’omonimo Gruppo<br />

di Studi ed è acquistabile<br />

nelle edicole<br />

o con abbonamento.<br />

Per informazioni:<br />

tel. 051-777718,<br />

e-mail: redazione@<br />

savenasetta<br />

sambro.com<br />

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