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Nei popoli tiranneggiati dal comunismo, questi apporto' in essi un ...

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Roma, Luglio 1958<br />

APPUNTI ALBANESI<br />

MIRDITA E IL SUO PRINCIPE<br />

A SUA SANTITA GIOVANNI XXIII<br />

Scritto da Nikole Kimeza<br />

<strong>Nei</strong> <strong>popoli</strong> <strong>tiranneggiati</strong> <strong>dal</strong> <strong>com<strong>un</strong>ismo</strong>, <strong>questi</strong> apporto’ <strong>in</strong> <strong>essi</strong> <strong>un</strong> distruttivo travolgimento <strong>in</strong> tutte le direttive<br />

della vita umana materiale, morale e culturale. Esso ha dato all’uomo <strong>un</strong>’orientamento nuovo, l’ha rimosso da<br />

tutto cio’ che fu per esso vero, reale e felicita e l’ha diretto verso il falso, verso fantastiche congetture e felicita’<br />

effimere o meglio nulla, che distruggono l’uomo nei suoi caratteri essenziali di Ente ragionevole, libero,<br />

padrone di se e membro naturale nella societa.<br />

Non piu la storia che fu, non piu la scuola che fu, no piu religione e Dio, che sono superstizioni, tutto il passato<br />

sacro e profano e delusione; il solo sistema marxista ha trovato la chiave che apre le porte a felici prospettive<br />

della vita all’uomo che era perduto.<br />

Fondati su queste retrive illusioni i com<strong>un</strong>isti <strong>in</strong> Albania ed ov<strong>un</strong>que ha calcato questa fazione, hanno distrutto<br />

o disperso tutti i libri, le biblioteche, gli archivi ed ogni documento anteriore all’avvento di <strong>questi</strong> van<strong>dal</strong>i<br />

moderni.<br />

Da questo van<strong>dal</strong>ismo nacque la costrizione di salvare il salvabile. A tal scopo, per non abbandonare all’eterno<br />

oblio la fama, il valore, la longevita e le opere del mio popolo e del suo d<strong>in</strong>asta, come pure rilevare quali furono<br />

i protettori e benefattori di <strong>questi</strong>, e di tutto il popolo albanese, mi <strong>in</strong>dussi a mettere <strong>in</strong> nota degli app<strong>un</strong>ti<br />

storici concernenti <strong>questi</strong> temi, persuaso anche che potranno essere utili agli studiosi e motivo adulteriori<br />

ricerche <strong>in</strong> proposito.<br />

L’Albania settentrionale rimase Cattolica <strong>in</strong> gran maggioranza f<strong>in</strong>o a tutto il secolo XVI, e cosi dopo, percio’<br />

sempre sull’elemento Cattolico versa questa stesura, come sul perno <strong>in</strong>torno a cui girarorno tutti i Papi, come<br />

pure tutti gli stati occidentali, ogni qualvolta ebbero occasione di fare <strong>in</strong>tese con gli albanesi, poiche’ sempre<br />

con l’elemento Cattolico svolsero trattative.<br />

E giacche’ <strong>in</strong> tutte le epoche, le premurose benemerenze dei Papi risultano splendenti nella storia dell’Albania,<br />

non si poteva escogitare migliore e piu appropriato soggetto per dedicare queste memorie se non all’odierno<br />

Sommo Gerarca del Cattolicesimo Giovanni XXIII, felicemente regnante, vivo e rifulgente simbolo che <strong>in</strong> se<br />

stesso rispecchia adeguatamente tutti gli antecedenti Pontefici romani che furono benigni e liberali benefattori<br />

del popolo albanese, sempre ed anche oggi tribolato e gemente sotto <strong>in</strong>umane pr<strong>essi</strong>oni del bestiale<br />

<strong>com<strong>un</strong>ismo</strong>.<br />

Dare oggi <strong>un</strong>o sguardo alle residenze vescovili e Parrocchiali, al Collegio Pontificio, alle case dei Gesuiti, ai<br />

Conventi dei Francescani e delle suore espulse, alle Chise Parrocchiali rese saloni di conferenze dove non esiste<br />

ne Croce, ne immag<strong>in</strong>e, fa ribrezzo e spavento vedere tutti <strong>questi</strong> luoghi sacri adibiti ad uffici governative o<br />

peggio a dimore sacrileghe.<br />

Chi <strong>in</strong> antecedenza conosceva <strong>questi</strong> Istituti e li vede dopo lo spoglio, si pente di avere appresa questa ultima<br />

visione tanta e’ la disumana rov<strong>in</strong>a operata <strong>in</strong> <strong>essi</strong> dai com<strong>un</strong>isti, che con troppo falso vanto acclamano il<br />

progresso, la liberta e l’uguaglianza, mentre il mondo e’ del tutto nauseato ed assordato <strong>dal</strong>l’eco superlativo<br />

delle loro crudelta’ e dei loro misfatti, che soffocano tutte le loro menzognere acclamazioni. Non sono<br />

espr<strong>essi</strong>oni congetturali e <strong>in</strong>considerate, ma il tutto visto ed accertato da me stesso.


I PAPI E L’ALBANIA<br />

Si ha contezza di oltre dieci Sommi Pontefici che <strong>in</strong> varie epoche s’impegnarono, con speciali e benefiche opere,<br />

a favore del popolo Albanese, il quale <strong>in</strong> molteplici riprese si trovo’ di fronte ad angusti problemi, malagevoli<br />

alternative, o attorniato da opprimenti barbare pressure che lo schiacciarono, come avvenne sul f<strong>in</strong>ire del<br />

secolo XV, e nel pr<strong>in</strong>cipio del XVI durante l’<strong>in</strong>vasione Ottomana e lo scempio da questa arrecato che non si<br />

cancellera per secoli. Anche dopo le <strong>in</strong>vasioni, se non fu possibile impedire le affluenti sciagure, i premurosi<br />

riguardi che recavano ancora di tanto <strong>in</strong> tanto i Papi, le resero sicuramente piu lievi e meno disastrose per i<br />

rimasti ancora fideli; poiche’ rimase <strong>in</strong> loro la persuasione che malgrado tutto vi erano ancora al mondo illustri<br />

personaggi misericordiosi <strong>in</strong>tenti ad asciugare le loro lacrime e rimarg<strong>in</strong>are le loro ferite.<br />

Un solo esempio esprime sufficientemente quali furono le premurose sollecitud<strong>in</strong>i che ebbero i Papai nei<br />

riguardi del popolo albanese.<br />

<strong>Nei</strong> c<strong>in</strong>que lustri delle guerre di Skanderbeg, c<strong>in</strong>que Sommi Pontefici, Eugenio VI e tutti gli <strong>in</strong>termedi, f<strong>in</strong>o a<br />

Paolo II compreso, senza alc<strong>un</strong>a <strong>in</strong>terruzione corrisposero ai frequenti richiami che l’Eroe Kastriota rimetteva ai<br />

Papi.<br />

Questi illustri personaggi, senza alc<strong>un</strong> loro <strong>in</strong>teresse, corrisposero con tutti i mezzi materiali e morali <strong>in</strong> loro<br />

potere e tanta fu la premurosa sollecitud<strong>in</strong>e, che, nel 1464 lo stesso Pontefice Poi II personalmente precedette<br />

le forze alleate da Lui stesso ri<strong>un</strong>ite per dare di Sua mano la corona meritata a Kadtriota, re dell’Albania, ed al<br />

medesimo affidare il supremo comando nell’offensiva ideata <strong>dal</strong> Papa e dagli alleati contro la barbara e<br />

dilagante prepotenza Ottomana.<br />

Ma gia’ da l<strong>un</strong>go tempo l’impero Bizant<strong>in</strong>o era stato reso <strong>un</strong> albero <strong>in</strong>fruttuoso e non dava piu degni frutti<br />

cristiani, percio’ per esso, nei giusti giudizi di Dio era arrivata l’ora di avverarsi il detto di Cristo nella parabola<br />

del fico evangelico: “Si deve schiantare, si deve p<strong>un</strong>ire” e <strong>in</strong> frase romana: ”Delenda Cartago” si deve<br />

distruggere Cartag<strong>in</strong>e, l’impero d’Oriente; qu<strong>in</strong>di tutte le precauzioni umane si rendevano <strong>in</strong>efficaci e vane, a<br />

scansare la decretata sentenza.<br />

Ed <strong>in</strong>fatti il Pontefico Pio II con gli alleati <strong>in</strong> difesa di Skanderbeg arrivarono ad Ancona, quivi improvvisamente il<br />

Pontefice si ammalo’ e mori. In seguito all Sua morte la Crociata control il Sultano ando’ a monte e Skanderbeg<br />

rimase solo a lottare contro i Turchi.<br />

I timidi alleati con tutti i grandi preparativi, atterriti <strong>dal</strong> solo eco del colosso Ottomano, lasciarono l’impresa, si<br />

disciolsero e <strong>in</strong>dietreggiarono. Skanderbeg rimase a combattare, come sempre, col suo popolo e con la morte<br />

naturale di questo Eroe, avvenuta il 17 Gennaio 1467, si eclisso la l<strong>un</strong>ga Epoca dell’eroismo albanese e<br />

tramonto’ nel silenzio dei secoli; la catastrofe dello sviato Oriente, trasc<strong>in</strong>o’ e convolse anche l’eroico popolo<br />

albanese.<br />

Unicamente i Papi compresero a fondo il vero valore delle vittoriose guerre di Skanderbeg, che col suo popolo<br />

fece fronte per 24 anni alla piu grande e barbara potenza del secolo XV, che fu l’Impero Ottomano. Per la<br />

<strong>in</strong>tuitiva conoscenza che i Sommi Pontefici avevano dell’eroe albanese, dai medesimi fu stimato degno d’essere<br />

decorato della nobile espr<strong>essi</strong>one: “Gedeone del Cristianesimo”.<br />

Il popolo albanaese, <strong>dal</strong> troppo eroismo che svolse per l<strong>un</strong>go tempo, fu tanto piu crudelmente schiacciato dai<br />

barbari a preferenza d’ogni altro popolo balcanico. E sciaguratamente, <strong>in</strong> <strong>questi</strong> ultimi tempi, anche la spetata<br />

Europa fu al pari atroce e crudele smembrando questo popolo tra gli Slavi e i Greci, i quali di cont<strong>in</strong>uo fanno<br />

venali smerci di schiavi deportandoli <strong>in</strong> Turchia per tenere le terre albanesi consegnate lor <strong>dal</strong>l’Europa come<br />

<strong>in</strong>denizzo per la guerra balcanica, della quale il popolo albanese non era affatto debitore.


Questo popolo tanto vilipeso <strong>dal</strong>la barbara tirannia dell’<strong>in</strong>vasore, aveva com<strong>in</strong>ciato <strong>in</strong> <strong>questi</strong> ultimi tempi <strong>un</strong><br />

avviamento di vita assai libera, pacifica, molto progr<strong>essi</strong>va, quando di repente piombarono ancora su di esso<br />

novi guai, nove sciagure non meno violente e crudeli di quelle dei secoli riferiti, anzi di carattere piu maligno.<br />

Come <strong>in</strong> epoche lontane, cosi’ pure nel presente, questo popolo si rivolge fiducioso all Santa Sede Apostolica,<br />

centro di misericordia e di pace, sempre favorevole e pronta a consolare i gemiti e curare le piaghe della<br />

sofferente umanita’, sicuro che la f<strong>un</strong>esta sorte demolitrice che lo conquise, a momento opport<strong>un</strong>o, si fara’<br />

anche da Vostra Santita, oggetto di Paterna considerazione, come ov<strong>un</strong>que i fatti hanno illustrato la Sua<br />

benigna attivita’.<br />

Io pero’ <strong>in</strong> questo esteso mi limito ad esporre degli app<strong>un</strong>ti di <strong>un</strong>a frazione dei Cattolici odeirni <strong>in</strong> Albania,<br />

progenie ancora viva e degna erede dei suoi gloriosi Eroi del secolo XV, dai barbari Ottomani dim<strong>in</strong>uita, ma non<br />

mai f<strong>in</strong>ita, sempre perseguitata e non mai piegata, e di questa offrire a Vostra Santita <strong>un</strong> succ<strong>in</strong>to ragguaglio,<br />

poiche’ la sola Sua esistenza e’ piena di rilevanti meriti, degni di essere riconsociuti e riguardati, e sono sicuro<br />

che presa visione, rimarra assai compiacente d’essere pervenuto a cognizione di alc<strong>un</strong>e note espresse <strong>in</strong> esso.<br />

Questa frazione per c<strong>in</strong>que secoli relitta all’arbitrio della sola volubile fort<strong>un</strong>a e al proprio valore, si difese<br />

eroicamente, ed emerse vittoriosa sull’avverso dest<strong>in</strong>o tenendo sempre <strong>in</strong> alto il v<strong>essi</strong>llo dell’antico e genu<strong>in</strong>o<br />

nazionalismo albanese, come pure il sacro v<strong>essi</strong>llo dell’avita fede Cristiana Cattolica. Per quanto pero’ assai<br />

vic<strong>in</strong>a all’Occidente e al centro del Cattolicesimo, quasi del tutto sconosciuta e proporzionalmente non tenuta<br />

<strong>in</strong> conto e non curata.<br />

Per <strong>in</strong>tuire il valore di queste asserzioni, occorre <strong>un</strong> s<strong>in</strong>tetico riferimento storico dell’elemnto e del significato<br />

dei due term<strong>in</strong>i: Mirdita e il suo Pr<strong>in</strong>cipe, e le delucidazioni di <strong>questi</strong> term<strong>in</strong>i proveranno il mio asserto.<br />

L’ORIENTE E L’ALBANIA<br />

Tra la grande moltitud<strong>in</strong>e dei <strong>popoli</strong> d’Oriente, come pure della vic<strong>in</strong>a penisola balcanica, <strong>in</strong> seguito alla caduta<br />

di Constant<strong>in</strong>opoli ed alla repent<strong>in</strong>a espansione Ottomana dopo la morte di Skanderbeg, fatti <strong>questi</strong> che<br />

scissero <strong>in</strong> gran parte l’<strong>un</strong>ita della Chiesa Cattolica, l’Albania settentrionale, Durasso e Ocrida , e <strong>un</strong>a grande<br />

maggioranza settentrionale, rimase ancora Cattolica f<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del secolo XVII.<br />

Si deve notare, a giusta lode del Cattolicesimo dell’Albania settentrionale, sia quando esso fu nell’auge della<br />

sua <strong>in</strong>tegrita sia quando fu nella menomazione e riduzione, che esso rimase sempre fedele e immutabile alla<br />

decisione del Concilio Ecumenico di Nicea del 325, il quale <strong>in</strong>qadro’ l’Illirico Superiore, oggi Albania<br />

Settentrionale, alla giurisdizione del Patriarca dell’Occidente che fu ed e’ il Pontefice romano, e tenne pure da<br />

llora sempre <strong>in</strong>alterabile il Rito Lat<strong>in</strong>o <strong>in</strong> tutta la Liturgia e Discipl<strong>in</strong>a come nella Santa Apostolica Sede romana,<br />

mentre i <strong>popoli</strong> attorno oscillarono ed oscillano tuttora coscienti pure d’essere nell’errore.<br />

La grande disfatta che la Turchia ricevette al tempo di Eugenio di Savoia nelle due guerre del 1638 e del 1697,<br />

ebbe disastrose ripercuss<strong>in</strong>i nell’Albania Superiore, dove i Cattolici erano ancora numerosi e le loro mire si<br />

atteggiavano volonterose verso l’Occidente.<br />

La Turchia per ovviare nuove e serie complicazioni nello <strong>in</strong>terno del suo Impero, fece <strong>un</strong>a fiera <strong>in</strong>cursione<br />

contro i Cattolici dell’Albania Superiore, e <strong>in</strong> questa, molte localita’ decl<strong>in</strong>arono al Mussulmanismo, come<br />

Matia, Dibra, Luma, Hasi, Krasniqia, etc, ma nella Mirdita non imperverso molto, conoscendola <strong>in</strong>fl<strong>essi</strong>bile,<br />

avendo 70 anni prima conchiusi alc<strong>un</strong>i accordi con essa, come piu avanti diremo.<br />

In tale maniera il Cattolicesimo albanese si ridusse ad <strong>un</strong>a m<strong>in</strong>oranza estrema di fronte alla preponderante<br />

maggioranza che devio’ <strong>dal</strong>la verita e s’<strong>in</strong>ch<strong>in</strong>o all’errore e conscio di esso l’apostate d’Oriente precede tuttora<br />

nel falso camm<strong>in</strong>o.


Ma quant<strong>un</strong>que <strong>in</strong> numero molto m<strong>in</strong>ore, i cattolici albanese, saranno sempre orgogliosi di non essersi rimossi<br />

mai <strong>dal</strong> vero pur avendo avuto la medesima sorte dei primi che si arresero.<br />

MIRDITA, DUKAGINI, KANUNI<br />

Veniamo al diretto elemento del nostro tema, il cui primo term<strong>in</strong>e e’ Mirdita, la quale, al limite tra l’Occidente,<br />

il mare Adriatico e la marea dei <strong>popoli</strong> balcanici che deviarono <strong>dal</strong>l’<strong>un</strong>ita, o del tutto si allontanarono <strong>dal</strong>la fede<br />

vera, quale oasis <strong>in</strong> vasto deserto, resto’ costante ed immobile f<strong>in</strong>o ai nostri giorni, sempre Cattolica nella fede<br />

di Cristo e nell’<strong>un</strong>ione col suo Vicaro.<br />

Questa frazione dell’Albania, gli Albanologi la rimontano a <strong>un</strong>a delle tribu’ Illiriche, la quale ad onta dei vari<br />

variabilissimi secoli, conservo’ <strong>in</strong>est<strong>in</strong>to il suo nome, i s<strong>in</strong>golari carattere, e la sua dist<strong>in</strong>ta e vigente<br />

omogeneita’ e <strong>in</strong> epoche remote anteriori all’era volgare il suo primitivo nome fu Mardi, e <strong>dal</strong> secolo IX appare<br />

col presente nome: Mirditi e Mirdita.<br />

Questo popolo ha caratteri tipici, non com<strong>un</strong>i alle altre tribu’, e’ <strong>in</strong>telligente, valoroso, serio, prudente, ospitale<br />

e per glie eterogenei e’ decentrico, cioe’ nei suoi centri non permette agli esteri fare convivensa; da cio’ deriva<br />

il fatto che conservo’ e apporto’ sangue, l<strong>in</strong>gua e costumi puramente nazionali, non framischiate con ness<strong>un</strong>a<br />

razza non albanese.<br />

Mirdita come elemento e’ il residuo del numeroso popolo che componeva il Pr<strong>in</strong>cipato del Ducagj<strong>in</strong>i, questa<br />

numerosita’ e’ espressa <strong>dal</strong> document che citeremo, il quale riferisce che nel 1590 Mirdita poteva mettere <strong>in</strong><br />

campo dodicimila combattenti, il che significa che il detto pr<strong>in</strong>cipato, quando era <strong>in</strong> auge, formava tutto il suo<br />

popolo, dim<strong>in</strong>uito poi <strong>dal</strong>le guerre di cento e piu anni e <strong>dal</strong> furtivo ritorno alle prime dimore di Kosovo, da dove,<br />

causa le persecuzioni, si erano ritirati.<br />

Se ness<strong>un</strong> altro argomento esistesse, questo solo basterebbe a provare che la stirpe Ducagj<strong>in</strong>i, da questo<br />

popolo ebbe orig<strong>in</strong>e e nel medesimo esiste nella famiglia Gjomarkaj, che secondo le aspre e volubili vicende<br />

cambio’ cognome restando sempre la medesima.<br />

Non si puo’ affatto ammettere che <strong>un</strong> popolo tanto longevo e tanto omogeneo non avesse nel suo centro <strong>un</strong><br />

capo della sua omogeneita’. Pensare altrimenti sarebbe <strong>un</strong> anacronismo della storia e contro il senso com<strong>un</strong>e<br />

pratico di tutto le tribu’ albanesi.<br />

Per <strong>in</strong>tanto <strong>un</strong> fatto e’ verissimo e cioe’ che, contro tutte le alternative dure e f<strong>un</strong>este dei secoli, Mirdita tenne<br />

nel suo centro, quale sciame la sua reg<strong>in</strong>a, custodi sempre e difese <strong>in</strong> pace e <strong>in</strong> guerra il nobile suo pr<strong>in</strong>cipe,<br />

<strong>un</strong>a volta Ducagj<strong>in</strong>i, piu tardi Gjon Marku. Questo fatto conferma il gia’ detto, conoscendo bene Mirdita la<br />

nobilita’, longevita’ e gesta del suo Pr<strong>in</strong>cipe. Cio sara’ reso piu chiaro <strong>in</strong> avanti.<br />

Verso la f<strong>in</strong>e del secolo XII appare nella storia albanese il Pr<strong>in</strong>cipato dei Ducagj<strong>in</strong>i, che conf<strong>in</strong>ava al Settentrione<br />

con la Serbia d’allora e f<strong>in</strong>iva al mare Adriatico con residenze nella citta’ di Prizren e Pristht<strong>in</strong>a. Era il piu’ esteso<br />

dei pr<strong>in</strong>cipati di quel tempo e duro’ f<strong>in</strong>o al secolo XVI. Fu <strong>in</strong>festato di cont<strong>in</strong>uo dai Serbi e dai Bulgari, ma <strong>questi</strong><br />

non poterono mai abbatterlo.<br />

Sono vari i personaggi di questa progenie chiamati Lek Dukagj<strong>in</strong>i, ma quale di <strong>questi</strong> formo il codice civile,<br />

penale, amm<strong>in</strong>istrativo e militare, che <strong>in</strong> Albania si chiama “Kan<strong>un</strong>i is Lekes” e “Kan<strong>un</strong>i i Leke Dukagj<strong>in</strong>it”, la<br />

storia non ha’ potuto ancora determ<strong>in</strong>are.<br />

Le leggi di questo Codice sono molto diffuse e strettamente mantenute nell’Albania del Nord a preferenza di<br />

qual<strong>un</strong>que legge nuova. Questa e’ assai compendiosa, provvede a tutti gli atti umani, per tutti determ<strong>in</strong>a<br />

laconicamente, stabilisce i diritti della chiesa di possedere e di usufruire dei beni com<strong>un</strong>i, determ<strong>in</strong>a i privilegi e<br />

i diritti del Clero, secondo i diversi gradi di ciasc<strong>un</strong>a categoria. E <strong>un</strong> compendio del Ius Romanum, o meglio la


s<strong>in</strong>tesi dei Corpus Iuris dell’Imperatore Giust<strong>in</strong>iano I, Illirico di Ocrida, <strong>un</strong>o dei tanti Imperatori che l’Illirico<br />

diede a roma <strong>in</strong>sieme a quattro papi.<br />

Questo codice esisteva nella sola tradizione orale e il Rev. Padre Stefano Gjecov, Francescano, raccolse tra i<br />

Mirditi tutti i paragrafi e gli articoli e li stampo. La famiglia Gjomarkaj viene chiamata <strong>dal</strong> popolo: “Reza e<br />

Kanus” (base o card<strong>in</strong>e del codice).<br />

Dall’attribuzione “Reza e Kanus” che il popolo adatta sempre alla progenie di Gjon Marku, si deduce come<br />

legittima conseguenza che questa progenie e l’erede naturale dei Ducagj<strong>in</strong>i, card<strong>in</strong>e orig<strong>in</strong>ale, autore del<br />

Kan<strong>un</strong>, essendo storicamente provato che questo Kan<strong>un</strong> esisteva molto prima di Gjon Marku, come <strong>in</strong>dica lo<br />

stesso nome: “Kan<strong>un</strong> i Leke Dukagj<strong>in</strong>it”.<br />

La progenie dei Lek Dukagj<strong>in</strong>i con la sua valorosa Mirdita, combatte per 24 anni a fianco del Gedeone del<br />

Cristianesimo, Giorgio Kastriota, e con questo formo l’immortale epoca del popolo albanese del secolo XV.<br />

Di <strong>un</strong>dici famiglie pr<strong>in</strong>icpesche, esistenti al tempo di Skanderge, la sola d<strong>in</strong>astia dei Dukagj<strong>in</strong>i esiste <strong>in</strong>est<strong>in</strong>ta<br />

nella famiglia Gjomarkaj, discendente per diretta l<strong>in</strong>ea genealogica <strong>dal</strong> famoso Paolo Dukagj<strong>in</strong>i, coevo di<br />

Skanderbeg. Cosi la stirpe di Dukagj<strong>in</strong>i arrivo’ a sorpassare due lontane epoche nella sua vitalita’: la gloriosa del<br />

secolo XV e questa del secolo XX, epoca ignom<strong>in</strong>iosa del nefando <strong>com<strong>un</strong>ismo</strong>, che apporto’ <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti guai e<br />

schiagure all’umanita, compreso l’eroico popolo Mirditese e il suoPr<strong>in</strong>cipe Gjomarkaj.<br />

In seguito all’<strong>in</strong>tera occupazione dell’Albania compita dai Turchi, nell’anno 1495, il sopranome Dukagj<strong>in</strong>i,<br />

troppo <strong>in</strong>viso agli <strong>in</strong>vasori, per non suscitare motivi di nuove violenze, si mise fuori uso, e poco tempo dopo si<br />

trova tra i Mirditi <strong>un</strong> Pr<strong>in</strong>cipe col sopranome Gjo-Marku, da cui Gjomarkaj. E quale altra stirpe divento’ cosi<br />

presto Pr<strong>in</strong>cipe tra i Mirditi, che non fosse quella che gia’ era o la medesima di prima, solamente mutato il<br />

nome Dukagj<strong>in</strong>i <strong>in</strong> quello Gjon-Marku? Si ascolti cosa dice il documento del 1550 o secondo altri del 1590. La<br />

seconda data e’ piu verosimile e co<strong>in</strong>cide con la terza generazione di Paolo Dukagj<strong>in</strong>i. Il documento che e’ assai<br />

l<strong>un</strong>go, descrive molte localita’ dell’Albania, ma “ex-professo” tratta dell’estensione e del numeroso popolo<br />

della Mirdita, che poteva metter <strong>in</strong> campo diecimila combattenti e afferma pure che Mirdita aveva come suo<br />

capo il Pr<strong>in</strong>cipe Gjon Marku. Il documento e’ scritto <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua lat<strong>in</strong>a.<br />

Gjon Marku aveva anche altri fratelli che formarono allora la stretta parentele Markolaj che esiste anche oggi,<br />

ma essendo Gjon-Marku primogenito, eredito il diritto di essere capostipite e di avere il titolo della famiglia,<br />

come si usa tuttora <strong>in</strong> Albania. E’ vero che qualche ramo dei Dukagj<strong>in</strong>i si fece maomettano come Maometto<br />

Dukagj<strong>in</strong>i, che la storia turca riporta come poeta di grande fama; ma e’ anche vero che <strong>un</strong> altro ramo di questa<br />

stirpe visse e mori cattolica a Zeimeni e non avendo prole maschile, con olografo testamento lascio’ la casa e i<br />

grandi possedimenti che aveva a Bragamtia, all Chiesa di S. Nicolo di Zeimeni. Mori’ nel 1648 e si nom<strong>in</strong>ava Geg<br />

Kol Lek Dukagj<strong>in</strong>i. Io che scrivo ho visto e letto questo testamento.<br />

Hasi, patria di Pietro Bokiani, che fu Arcivescovo di Scopia e mori a Prisht<strong>in</strong>a l’anno 1689, e <strong>un</strong> vasto distretto<br />

che per testimonianza di questo Bokiani, faceva parte del Pr<strong>in</strong>cipato Dukagj<strong>in</strong>i. Anche oggi nella localita’ di Va<br />

Spas, alla destra del fiume Dr<strong>in</strong>, sorgono le rov<strong>in</strong>e di <strong>un</strong>o dei castelli dei Dukagj<strong>in</strong>i, chiamato <strong>dal</strong> popolo “Kalaj e<br />

Lek Dukagj<strong>in</strong>it”, il Castello di Lek Dukagj<strong>in</strong>i.<br />

In quest distretto vi e <strong>un</strong>a giogaia di montagne, le cui falde vanno f<strong>in</strong>o alla citt’a di Prizren, e si chiama Bishtrik.<br />

In estate i villaggi circostanti mandavano il bestiame <strong>in</strong> questa montagna e per il pascolo pagavano alla famiglia<br />

Dukagj<strong>in</strong>i <strong>un</strong>a piccola tassa ciasc<strong>un</strong>o; sfasciato poi il Pr<strong>in</strong>cipato Dukagj<strong>in</strong>i, pagavano alla famiglia Gjon Marku;<br />

questo tributo cont<strong>in</strong>uo’ f<strong>in</strong>e all’anno 1700 , tempo <strong>in</strong> cui si fecero musulmani e non pagarono piu’. La<br />

tradizione orale di questo fatto esiste ancora oggi e a me’ che scrivo e’ stato confessato apertamente per la<br />

ragione che Gjon Marku discendeva <strong>dal</strong>la stirpe dei Dukagj<strong>in</strong>i. Ho <strong>in</strong>sistito su questo tema non tanto grandito


all’antagonismo religioso che ad onta del buio dei secoli avversi che seppelli’ <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti fatti, il tema <strong>in</strong> discorso<br />

non arrivo’ a demolire, perpetuata la D<strong>in</strong>astia Dukagj<strong>in</strong>i nella stirpe di Gjon Marku o Gjomarkaj.<br />

I CONVENTI BENEDETTINI<br />

<strong>Nei</strong> territori dei Mirditi, prima dell’occupazione Ottomana, si trovavano 5 conventi, fondati da Benedett<strong>in</strong>i,<br />

essendo <strong>in</strong> questo popolo ancora vigenti memoria, nome e venerazione di San Benedetto e le iscrizioni trovate<br />

nelle macerie sono <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua lat<strong>in</strong>a.<br />

Il primo convento, di fondazione e di grandezza il primo, era situato sopra <strong>un</strong> monte a 1300 metri sul livello del<br />

mare, denom<strong>in</strong>ato tutt’oggi “Mali i Shejte” (Il Monte Santo) ed aveva <strong>un</strong>ito davanti <strong>un</strong> vasto altipiano di 600<br />

ettari di estensione.<br />

Il secondon convento, presso a 5 km. <strong>dal</strong> primo, era sopra <strong>un</strong>a coll<strong>in</strong>a di poca estensione, luogo centrale dove i<br />

Mirditesi col loro Pr<strong>in</strong>cipe facevano ad<strong>un</strong>anze per affari straord<strong>in</strong>ari: si chiamo’ sempre Convento di. S. Paolo<br />

(“Kuvedi i Sh’Palit”).<br />

Il terzo a Nderfana, 3 km. <strong>dal</strong> secondo, di m<strong>in</strong>ima importanza e poca fama.<br />

Il quart a Robigo (Rrubik), presso a 5 km. <strong>dal</strong> terzo, situato sopra <strong>un</strong>a gran rupe alla riva del fiume Fani,<br />

<strong>in</strong>titolato al S. Salvatore. Nell’abside della piccola vecchia Chiesa vi sono delle pitture e la data 1252, <strong>in</strong> caratteri<br />

lat<strong>in</strong>i. Quivi i Francescani hanno Chiesa e Convento.<br />

Il qu<strong>in</strong>to convento, circa 3 km. <strong>dal</strong> quarto, situato sopra <strong>un</strong> esteso monte a 650 m. di altezza, chiamato Bokiani.<br />

Ha <strong>un</strong> magnifico panorama del mare e della pianura tra Al<strong>essi</strong>o e Croia. Aveva <strong>in</strong>genti possedimenti nella<br />

sottostante pianura e nella circostante montagna assai estesa. Questo convento lo ebbero i Francescani e fu’<br />

distrutto la seconda volta l’anno 1820, e poi abbandonato e non curato piu da ness<strong>un</strong>o.<br />

Questi conventi furono distrutti nei primordi della irruente <strong>in</strong>vasione. Dalla distruzione del primo Convento fu’<br />

salvata <strong>un</strong>a artistica croce d’argento, l<strong>un</strong>ga <strong>un</strong> metro, la quale aveva la seguente iscrizione: “1447, a di 7 Agosto<br />

questa crosi fecie fare Paolo Dukag<strong>in</strong> <strong>in</strong> tempo di Pr. Sigeli Piro Ducha, e mi Adamovici feci”.<br />

Questa croce peri’ nell’<strong>in</strong>cendio casuale che distrusse la Chiesa di Oroshi nel 1896, e per miracolo rimase illesa<br />

la reliquia donata da Urbano VIII.<br />

Una croce d’argento assai artistica, di forma e di grandezza quasi identica alla riferita, donata <strong>dal</strong>la famiglia<br />

Gjomarkaj al Vescovo Mons. Nicolo Malci Skurai, Vescovo di Al<strong>essi</strong>o, esiste nella Parrocchia di Velia, <strong>in</strong> quel<br />

tempo residenza del Vescovado della Diocesi omonima. La croce ha la data 1809.<br />

Alla rel<strong>in</strong>quia rimasta illesa <strong>dal</strong>l’<strong>in</strong>cendio, Mons. Primo Dochi, primo Abatiae Nullius, fece <strong>un</strong> <strong>in</strong>volto o scatola <strong>in</strong><br />

forma di arca equilatera da cui chiamo’: “Arka e Shejtit” (Arca del Santo). Artificioso congegno <strong>in</strong> fligrana,<br />

opearato da due periti Scutar<strong>in</strong>i, e cosi bene screziato di scanellature p<strong>un</strong>teggiate di argento e d’oro che <strong>in</strong><br />

complesso eccitava nei visitatori <strong>un</strong>a ammirazione straord<strong>in</strong>aria. Materia e lavoro costarono al riferito abate<br />

settemila franchi oro. Dai com<strong>un</strong>isti, questa reliquia e’ stata spogliata e denudata da tutto cio’ che aveva d’oro<br />

e di argento.<br />

I due parroci che avevano entro i loro conf<strong>in</strong>i parrocchali il primo e il secondo convento, tennero il titolo<br />

Abaziale f<strong>in</strong>o al tempo del Primo Concilio Albanese, tenuto a Merch<strong>in</strong>ie l’anno 1703, <strong>in</strong>di il Papa Clemente XI<br />

tolse al Parrocco di San Paolo il il titolo Abaziale, lasciandolo al solo Parrocco di Oroshi che aveva nei suoi<br />

conf<strong>in</strong>i il primo Convento di Sant’Alessandro e cosi’ cont<strong>in</strong>uo’ f<strong>in</strong>o a che il Pontefice Leone XIII l’anno 1889<br />

eresse Mirdita a Diocesi Abatie Nullius.


La Mirdita tutta, <strong>dal</strong>la <strong>in</strong>vasione Turca f<strong>in</strong>o al 1889, era <strong>in</strong>corporata alla giurisdizione dei Vescovi di Al<strong>essi</strong>o;<br />

prima alc<strong>un</strong>e zone erano con Prizren.<br />

MISURE DELLA TURCHIA COI MIRDITI<br />

Il popolo Mirditese aggruppato attorno al Pr<strong>in</strong>cipe Gjon Marku, suo capo politico e relisiosa, per assai l<strong>un</strong>go<br />

tempo diede molto filo da torcere all’<strong>in</strong>vasore ottomano, il quale, memore della disfatta subita nella battaglia<br />

di Lepanto nell’anno 1571, si <strong>in</strong>dusse a piu miti consigli e per evitare maggiori conseguenze disastrose,<br />

nell’anno 1633, emano’ <strong>un</strong> IRADE (Decreto di amnistia) per i Mirditi. Ord<strong>in</strong>o’ al governo prov<strong>in</strong>ciale di Scutari a<br />

trasmettere l’Irade al Pr<strong>in</strong>cipe Gjon-Marku:”In conformita’ di questa grazia, proibiva ogni persecuzione e<br />

<strong>in</strong>seguimento contrario all pace del suo popolo, che <strong>in</strong> avanti e’ libero di stabilirsi dover si trova, riconosceva<br />

Gjon-Marku per capo e giudice immediato del duo popolo secondo le leggi nazionali del loro Kan<strong>un</strong>”, e altre<br />

conc<strong>essi</strong>oni piu secondarie.<br />

Da questa occasione si rese celebre e resto’ <strong>in</strong>alterabile per sempre tra i Mirditesi e ov<strong>un</strong>que il congnome Gjon<br />

Marku da cui Gjomarkaj, e cosi’ esiste pure ai di nostri questa famiglia autoriatria.<br />

L’atto del Sultano IV apporto’ ai Mirditi <strong>un</strong>’era di pace e riposo, di riassetto nelle famiglie, e di solidarieta’ delle<br />

frazioni della tribu’ disgregata <strong>dal</strong>le l<strong>un</strong>ghe persecuzioni del barbaro <strong>in</strong>vasore.<br />

Queste <strong>in</strong>dulgenti misure prese <strong>dal</strong> Sultano Amurat coi Mirditi diedero notevole <strong>in</strong>coraggiamento a tutte le<br />

tribu’ della Albania Settentrionale, e <strong>in</strong> modo speciale a quelle che erano limitrofe ai Mirditi, le quali assai<br />

furono scansate <strong>dal</strong>la persecuzione che <strong>in</strong>fieri’ nel pr<strong>in</strong>cipio del secolo XVIII, sopra riferita, e anche queste tribu’<br />

che rimasero cattoliche man mano ottenero delle conc<strong>essi</strong>oni favorevoli analoghe a quelle di Mirdita.<br />

L’autorita’ concessa <strong>dal</strong> Sultano a Gjon Marku sul popolo di Mirdita, e la giurisdizione di giudicare le cause di<br />

questo popolo secondo le leggi naz<strong>in</strong>ali del Kan<strong>un</strong>, non fece altro che convalidare e ratificare due elementi gia’<br />

preesistenti non riconosciuti validi f<strong>in</strong>o allora <strong>dal</strong>la Turchia.<br />

L’Austria, coi trattati che aveva concluso coi Turchi a Karlowitz nel 1692, Passarowitz nel 1718 e a Belgrado nel<br />

1739, aveva assicurato la protezione dei diritti dei Cattolici Albanese. Questi diritti li aveva accettati anche il<br />

Papa col Concordato del 1855. Nel 1878 al Congresso di Berl<strong>in</strong>o, i rappresentanti di Franci (che s’era fatta<br />

tradizione nel secolo scorso di proteggere la Mirdita) e d’Austria chiesero ed ottenero l’<strong>in</strong>serzione nel<br />

protocollo d’<strong>un</strong> assicurazione da parte turca, che si sarebbe conservata quell’autonomia che i Mirditi godevano.<br />

HIMARA E MIRDITA<br />

Ammirabili e imperiture sono nella storia Albanese la tenace costanza e le l<strong>un</strong>ghe lotte sostenute dagli<br />

Himariotti per difendere la loro cattolica fede alla f<strong>in</strong>e del secolo XVI, come risulta <strong>dal</strong>le corrispondenze che <strong>essi</strong><br />

svolsero coi Sommi Pontefici Gregorio XIII, Clement VIII e Urbano VIII, ma <strong>in</strong> ultimo tramontarono nello scisma<br />

greco.<br />

Mancava ad <strong>essi</strong> <strong>un</strong>o stratego d’appoggio, mancava <strong>un</strong> condottiero che li precedesse e dirigesse nelle<br />

operazioni delle lotte, mentre i Mirditi avevano il loro Pr<strong>in</strong>cipe Gjomarkaj; eppure come popolo hanno<br />

caratteri, valore e prodezza al pari dei Mirditi.<br />

ESCLUVISISMO E DIFFUSIONE DI MIRDITA<br />

I Mirditi non si mescolarono mai con gli Slavi e con i Turchi e non permissero mai che nel loro territoria si<br />

stabilissero famiglie Slave o Turche o altri elementi eterogenei per fare convivenza con loro. In tale maniera<br />

ereditarono sempre sangue, l<strong>in</strong>gua e caratteri, usi <strong>in</strong>corrotti e prettamente nazionali Albanesi. Questo riserbo o<br />

discentramento, motivo’ notevolmente il loro aumento, cosicche’, esclusa la Diocesi Albatiae Nullius, tutta<br />

abitata da soli cattolici Mirditesi, senza alc<strong>un</strong>a mistura sterogenea nelle tre Diocesi di Al<strong>essi</strong>o, Sapa e Pulati,


come pure nella Diocesi di Scopia (Prizren, Peja, Gjakova ePrisht<strong>in</strong>e), la maggioranza, o meglio ¾ dei cattolici<br />

sono delle’elemento Mirditese.<br />

I territori della odierna Mirdita, come quello dello odierno Dukagj<strong>in</strong>i, erano posizioni strategiche scelte da molti<br />

secoli quali baluardi <strong>in</strong>sepugnabili <strong>in</strong> circostanza di irruzioni barbare, che <strong>in</strong> Albania furono troppo frequenti. Le<br />

loro dimore abituali erano <strong>in</strong> diverse zone del Kosovo, e ancor oggi rammentano i posti dove abitavano prima<br />

dell’<strong>in</strong>vasione Turca: i primi nel distretto di Prisht<strong>in</strong>a (Fush e Lipianit – Pianura di Ulpiana) e “Guri i Shpue”<br />

(Sasso Forato), ed i secondi nel distretto di Peja: “Rrafshi i Dukagj<strong>in</strong>it” (Pianura di Dukagj<strong>in</strong>i). Anche durante la<br />

dom<strong>in</strong>azione Turca bramavano di stabilirsi <strong>in</strong> quelle loro zone e parecchi si sono quivi recati; e qui sta la ragione<br />

dell’aumento del Cattoclicesimo di Mirdita a Kosovo, territorio oggi occupato <strong>dal</strong>la Jugoslavia.<br />

I Mirditi hanno sempre impedito lo stabilimento di mussulmani nel loro territorio composto di sole tre<br />

bandiere: Oroshi, Spaci e Kushneni. Ma i Gjomarkaj sognavano di formare <strong>un</strong> blocco di tribu’ e bandiere<br />

prettamente cristiane. Nel primo quarto del secolo scorso ottenero l’aggregazione della bandiera di Dibrri, dai<br />

Visir di Scutari, come prima avevano aggergato quella di Fandi, gia di Prizreni.<br />

I Gjomarkaj riuscirono cosi’ a creare la federazione di c<strong>in</strong>que bandiere della Mirdita. Ma i Gjomarkaj non<br />

potevano rimanere <strong>in</strong>differenti di fronte alle altre popolazioni cattoliche che soffrivano sotto la dom<strong>in</strong>azione<br />

mussulmana. E cosi <strong>in</strong>tervennero contro i Bed di Matia, nel pr<strong>in</strong>cipio del secolo scorso. Nella battaglia “Te<br />

Guret me Krene” (Le Roccie dei Capi) v<strong>in</strong>sero contro il Matia staccando cosi <strong>un</strong>a volta per sempre anche le 3<br />

bandiere di Kethella: Kethella, Selita e Rranxa e aggregare alle 5 bandiere della Mirdita. “Malsija e Lezhes”<br />

(Montagna d’Al<strong>essi</strong>o) composta di 4 bandiere stanno costantememte affiancate alla Mirdita, nonostante gli<br />

sforzi del governo Turco di tenerli legate con la citta di Al<strong>essi</strong>o dove dom<strong>in</strong>avano i mussulmani. Cosi la famiglia<br />

Gjomarkaj, attraverso is secoli della dom<strong>in</strong>az<strong>in</strong>e Turca, e’ riuscita a formare il piu forte blocco cattolico<br />

dell’Albania, raggrupando <strong>in</strong> 12 bandiere <strong>un</strong>a popolazione di piu di 40,000 abitanti. Ma l’<strong>in</strong>fluenza della famiglia<br />

Gjomarkaj si estendeva oltre, e cioe’ su 7 bandiere di Puka e su 7 bandiere di Dukagj<strong>in</strong>i. Nel 1878, noi vediamo<br />

26 bandiere <strong>un</strong>ite sollo il comando di Preng Bib Doda, capo dell’esercito albanese, contro il Montenegro. I<br />

Gjomarkaj, hanno sempre cercato di attirare a se’ Kurb<strong>in</strong>i, prevalentemente cristiana, staccandola <strong>dal</strong>la Malsija<br />

e Krues, prevalentemente mussulmana.<br />

Di tutto questo elemento Mirditese tanto diffuso nell’Albania settentrionale, le mire si atteggiano sempre al<br />

suo centro d’orig<strong>in</strong>e, dove primeggia ancora la <strong>in</strong>est<strong>in</strong>ta progenie Ducag<strong>in</strong>i nella Pr<strong>in</strong>cipesca D<strong>in</strong>astia<br />

Gjomarkaj.<br />

FATTI STORICI DI GJOMARKAJ NELL’EPOCA NOSTRA<br />

La condotta, le operazioni ed i fatti storici svolti da questo popolo col suo Pr<strong>in</strong>cipe nel l<strong>un</strong>go ciclo di generazioni<br />

succedute <strong>dal</strong> 1550, oppure 1590, data <strong>in</strong> cui si divulgo pubblicamente il nome Gjon-Marku ai di nostri, sono<br />

moltissime e differenti, e molte registrate nella Turca e Albanese; e io <strong>in</strong> questa <strong>in</strong>formazione ho notato poche<br />

e <strong>in</strong> breve, e di alc<strong>un</strong>e svolte nei nostri tempi, faremo menzione brevemente adesso.<br />

Nel 1878 nella citta di Prizren, da cui prese nome l’Unione Nazionale Albanese “La Lega di Prizren”, si tenne <strong>un</strong><br />

Congresso per formare <strong>un</strong> com<strong>un</strong>e progetto per liberare la nazione <strong>dal</strong> giogo Ottomano. Il congresso di<br />

<strong>un</strong>anime consenso elesse Preng Bib Doda Gjomarkaj, giovane di 24 anni, come il piu atto esponente a dirigere<br />

le mosse popolari e militari all’<strong>in</strong>tento di tale assemblea, la quale conosceva molto bene i meriti della Famiglia<br />

Gjomarkaj.<br />

Un’altro Congresso ancora generale si raccolse nella citta di Scopia nel 1912, per deliberare sull’autonimia<br />

dell’Albania, e fra tutte le proposte presentate, il Congresso prescelse il Memorandum <strong>in</strong> otto paragrafi redatto<br />

ed easibito da Marka Gjon Gjomarkaj, ed immutato fu’ firmato e spedito alle grandi Potenze Europee.


Le decisioni della Lega di Prizren le <strong>in</strong>tercetto’ immediatamente la Turchia, chiamando a Costant<strong>in</strong>opoli nel<br />

1883 Preng Bib Doda Gjomarkaj e Hodo Begu di Scutari, il primo lo deporto’ nell’Anatolia, dove rimase esiliato<br />

per trent’anni e il secondo fu annegato nel mare prima di arrivare a Costant<strong>in</strong>opoli. Oroshi, capoluogo della<br />

Mirdita, fu data alle fiamme.<br />

Il Congresso di Scopia si rese <strong>in</strong>efficace e nullo <strong>dal</strong>la Russia, la quale, vedendo prossimo il crollo della Turchia<br />

nei Balcani, e l’Albania alle porte della sua <strong>in</strong>dipendenza, per estendere il proprio <strong>in</strong>flusso verso l’Adriatico<br />

consiglio’ ed <strong>in</strong>cito gli Stati Balcanici ad attaccare la Turchia, la qualegia da per se’ cadente, nel 1913 fu v<strong>in</strong>ta.<br />

I v<strong>in</strong>citori per <strong>in</strong>dennita di guerra si spartirono terre e popolo Albanese e <strong>questi</strong> usci <strong>dal</strong>la schiavitu di <strong>un</strong><br />

barbaro e cadde nella sciavitu di altri barbari, peggiori del primo.<br />

Nel 1479 i Turchi presero Scutari e nelle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite distruzioni rov<strong>in</strong>arono anche la Chiesa della Madonn del Buon<br />

Congislio che era situata tra la fortezza e la citta di allora, da dove anni prima era fuggita l’immag<strong>in</strong>e e con due<br />

Scutar<strong>in</strong>i miracolosamente pervenne a Genazzano il 26 aprile 1467: 98 giorni dopo la morte dell’Eroe Albanese<br />

Giorgio Katriota Skanderbeg.<br />

Tre facciate del muro della chiesa furono demolite dai barbari, e la facciata dell’altare dove era il vano<br />

dell’immag<strong>in</strong>e distaccata, era rimasta quasi <strong>in</strong>tatta, e le secche mura scoperte, come pure il vano, rimasero<br />

sempre illese, cosicche le pioggie, i geli e le <strong>in</strong>temperie di quattro secoli non poterono togliere <strong>in</strong> <strong>essi</strong> mai <strong>un</strong><br />

m<strong>in</strong>uzioso briciolo. Tale conservazione ammirabile di oggetti puramente materiali da a significare che la<br />

potenza prottetrice della Madonna vige ancora <strong>in</strong> Albania. In queste sacre mura non permisero mai i Turchi che<br />

si celebrasse la Santa Messa , o concorse di popolo per piu di quattro secoli.<br />

Nel decorso di tanti secoli, i Mussulmani Scutar<strong>in</strong>i tentarono di reiterate volte di prendere materiale pronto nei<br />

ruderi della diroccata chiesa per costruire case e negozi, ma la Madonn difesse anche i sassi, <strong>in</strong>fliggendo ai<br />

violatori delle sacre mura miracolosi castighi, sono citati esempi nel libro Documenta. 1947.<br />

Nell’anno 1889 Marka Gjon Gjomarkaj con 500 ben armati Mirditesi, <strong>in</strong>seme col primo Abate Mons. Primo<br />

Dochi, con impavido ardimento si reco a quelle sacre mura, fece celebrare la Santa Messa della Madonna del<br />

Buon Consiglio il 26 Aprile di quell’anno, dopo quattro secoli, e <strong>in</strong> seguito si cont<strong>in</strong>uo la Messa e il concorso del<br />

popolo sempre il 26 Aprile. Dopo alc<strong>un</strong>i anni si edifico la nuova chiesa sulle antiche fondamenta.<br />

La perpetua durazione del vano <strong>in</strong>deliebile fu il sigillo che tenne sempre viva la memoria nel popolo che da esso<br />

vano si distacco l’immag<strong>in</strong>e della Madonna, fu la gemma che illustrava la tradizione.<br />

Questi persuasivi argomenti motivarono la riconstruzione della nuova chiesa sulle fondamenta e nella forma<br />

antica, e l’Arcivescovo di Scutari Mons. Giacomo Serrecci coll’aiuto del popolo cattolico la compi’, e la<br />

riedificazione distrusse il vano quadrilatero da dove si distacco l’immag<strong>in</strong>e.<br />

La collezione ed il raffronto dei documenti del Vaticano, di Genazzano e dell’Albania arrivarono a formare la<br />

certezza istorica, che l’Effigie della Madonna del Buon Consiglio fuggi’ da Scutari e si depose a Genazzano.<br />

Qu<strong>in</strong>di la scomparsa del vano che esisteva nel muro dell’antica chiesa non apporta ness<strong>un</strong> detrimento all<br />

realta’ istorica, oggi evidentemente accertata.<br />

Cio che per tanti secoli si provo da due documenti: la tradizione nel popolo, ed il vano nel muro, da oggi e nei<br />

futuri e <strong>in</strong>def<strong>in</strong>iti secoli si prova e si provera’ da <strong>un</strong> solo reale ed imperituro documento: la ricostruzione<br />

dell’antica chiesa, riedificata nelle fondamenta e nell’immutata form che aveva prima e dopo, e che <strong>in</strong> essa fu’<br />

pitturata l’immag<strong>in</strong>e della Madonna del Buon Consiglio, che oggi si vede e si ammira a Genazzano.


Nel 25 Aprile, 1890, col medesimo ardire e preparativi, ancora Marka Gjon Gjomarkaj, apri’ il concorso al Clero<br />

e al popolo nella Chiesa di San Marco a Vau-Deis, <strong>in</strong>terdetta dai Turchi <strong>dal</strong> 1478. In seguito a queste azioni e<br />

prove di coraggio, Marka Gjon Gjomarkaj fu esiliato a Mosul nel 1897.<br />

RIEPILOGO E CONCLUSIONE<br />

Il f<strong>in</strong> qui detto e’ sufficiente a significare quale <strong>in</strong>flusso, protezione e difesa apporto’ all Cattolica Fede, e<br />

parallelamente a tutta la causa Albanese, il Centro Politico-religioso Gjomarkaj, il quale accerchiato <strong>in</strong> tutti i lati,<br />

quale isoletta <strong>in</strong> vasto mare, da <strong>un</strong>’avversario <strong>in</strong>cessantamente all’erta e crudele, per tanti secoli precedette e<br />

diresse il suo valoroso popolo, e mai s’<strong>in</strong>cl<strong>in</strong>o’ al prepotente asiatico.<br />

Questo centro e il suo popolo, hanno preso di mira e fatti oggetto di speciali crudelta i van<strong>dal</strong>i moderni, i<br />

com<strong>un</strong>isti Sovieto-Albanesi.<br />

Nel 1957 occorre il 490 anniversario di due amarissimi e lagrimevoli avvenimenti del popolo Albanese; la morte<br />

di Giorgio Katriota Skanderbeg, avvennuta il 17 Gennaio 1467, e la fuga da Scutari della Madonna del Buon<br />

Consiglio, 26 Aprile del medesimo anno 1467. Scomparsa di due splendenti stelle che ann<strong>un</strong>ciavano il tramonto<br />

dell’Epopea e l’arrivo della schiavitu’ per l’eroico popolo Albanese.<br />

Data pure la scomparsa nella quale l’egoismo della Europa l’ha avviata, la storia non cessera’ mai <strong>dal</strong> narrare<br />

l’antichita’ e le nobili gesta svolte nel decorso di 40 secoli da questo popolo.<br />

Chi ha’ buon senso e senno scevro da illusioni e nebulose fantasie, resta pienamente compreso, che la rov<strong>in</strong>a e<br />

il rovescio arrecato tra molti <strong>popoli</strong> negli enti materiali e morali del Cattolicesimo <strong>dal</strong> paganesimo dei di nostri,<br />

ha purtroppo apportati alla Santa Sede Apostolica, gravi e preoccupanti problemi.<br />

Tra <strong>questi</strong> e’ pure quello della troppo vic<strong>in</strong>a Albania il quale tuttocche’ di mole ed entita <strong>in</strong>feriore a molti altri<br />

sara’ sicuramente assai suscettibile di risarcimento per rimettersi allo stato normale.<br />

Tuttavia, <strong>in</strong> prima l<strong>in</strong>ea popolo e clero albanese, guidati ed animati dai molti e benevoli esempi dei Sommi<br />

Pontefici nei tempi passati, pieni di sicura fiducia, attendono ancora la Vostra Santita’, Sommo Gerarca attuale<br />

della Sede Apostolica il benigno riguardo a <strong>un</strong> risorgimento di nuova vita.<br />

Per questa Paterna considerazione sono <strong>in</strong> attesa soprattutto i Mirditi che constituiscono l’Abatia Nullius, che<br />

dono il perno <strong>in</strong>torno a cui e’ svolta tutta questa <strong>in</strong>formazione, forse ad alquanto prolissa, ma tanto esigeva la<br />

contezza di <strong>un</strong> popolo e del suo Pr<strong>in</strong>cipe longevi di oltre sei secoli varcati tra <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite variazioni di oscure<br />

vicende, due elementi sempre omogenei e compatti di antichita’ e Cattolicita’ sicuramente <strong>un</strong>ici nella storia<br />

Balcanica.<br />

Gli app<strong>un</strong>ti espr<strong>essi</strong> <strong>in</strong> questo fascicolo sono presi <strong>in</strong> diverse storie e da qualche tradizione, e se per avventura<br />

sorgera qualche perito <strong>in</strong> materia e trovera <strong>in</strong> <strong>essi</strong> errori o gli svolgera piu’ chiari o piu’ a fondo, io gli saro’ assai<br />

grato e lo reputero sempre s<strong>in</strong>cero amico, perche’ la verita’ ricerco e togliere ad essa il velo che la coprivano i<br />

l<strong>un</strong>ghi secoli e le s<strong>in</strong>istre vicende che percorse il popolo <strong>un</strong>a volta Illirico e poi Albanese.<br />

Gjonmarkagjoni F<strong>un</strong>d<br />

©all righst reserved

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