da maratea a napoli una strada lastricata di successi - Associazione ...
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8<br />
SOGGETTI DI RICERCA<br />
APPUNTI SULLA RELAZIONE MEDICO-PAZIENTE<br />
NELLA ST DAL CONVEGNO DI NAPOLI 2012<br />
Inizio l’osservazione con la circostanza che dà l’ispirazione<br />
al titolo <strong>di</strong> questo articolo: nella relazione della dott.ssa<br />
Roberta D’amato l’oggetto <strong>di</strong> ricerca, il caso clinico<br />
riportato nelle proprie slide, <strong>di</strong>venta <strong>una</strong> persona fisica che<br />
si presenta e accompagna la dottoressa al microfono,<br />
assentendo e partecipando alla relazione della ricerca. In<br />
questo caso la paziente <strong>di</strong>viene soggetto <strong>di</strong> ricerca non solo<br />
nella relazione personale e continuativa con il me<strong>di</strong>co che la segue, ma anche<br />
nell’esposizione del proprio caso: l’empowerment della paziente può avvenire<br />
non solo al livello <strong>di</strong> partecipazione e scelta consapevole sulle cure che riceve,<br />
ma può <strong>di</strong>venire in<strong>di</strong>rizzo e partecipazione, attraverso l’associazione, anche<br />
del processo <strong>di</strong> ricerca.<br />
Allo stesso modo altre famiglie hanno <strong>da</strong>to un contributo alla riflessione<br />
attraverso la loro partecipazione al convegno: penso a un papà che dopo l’ennesima<br />
relazione me<strong>di</strong>ca sugli effetti del farmaco Everolimus, interviene <strong>di</strong>cendo: “Mia<br />
figlia, durante il trattamento con Everolimus, ha migliorato l’umore, le relazioni<br />
sociali … abbiamo notato <strong>una</strong> grande <strong>di</strong>fferenza, un generale e visibile miglioramento.<br />
Durante questo convegno ho sentito parlare <strong>di</strong> molti effetti del farmaco, ma non<br />
ho sentito ancora nominare questo effetto.”<br />
Il me<strong>di</strong>co in questione risponde <strong>di</strong> non aver riferito su questo effetto poiché il<br />
tono dell’umore non era l’oggetto specifico della sua ricerca, ma aggiunge <strong>di</strong> aver<br />
notato lo stesso effetto in molti casi durante la sua pratica clinica. Un brusio dei<br />
genitori <strong>da</strong>vanti a me in<strong>di</strong>ca che questo intervento è molto sentito, la traduttrice ha<br />
infatti tradotto che l’argomento non era “relevant” (importante per la ricerca) “non<br />
è importante per la ricerca ma per i genitori si!”<br />
Questi contributi mi fanno sorgere altre domande: se l’in<strong>di</strong>catore del tono<br />
dell’umore, della vivibilità quoti<strong>di</strong>ana non era oggetto <strong>di</strong> questa specifica ricerca,<br />
è forse oggetto <strong>di</strong> qualche altra ricerca in corso ? È un in<strong>di</strong>catore molto importante<br />
per il paziente e i familiari, lo è anche per i me<strong>di</strong>ci? E come si possono concertare<br />
le priorità nella ricerca, tra me<strong>di</strong>ci e pazienti?<br />
Qui entriamo nel vivo della materia, con la nostra Segretaria Nazionale,<br />
Francesca Macari, che restituisce a ognuno il proprio ruolo: “Noi genitori<br />
siamo i più esperti dei nostri figli, della malattia: siamo professionisti, ma<br />
noi abbiamo anche bisogno <strong>di</strong> voi, abbiamo bisogno dei Professionisti<br />
professionisti!”<br />
Il passaggio <strong>da</strong> <strong>una</strong> lingua all’altra a volte arricchisce, poiché il prof. Petrus de<br />
Vries raccoglie l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Francesca e traduce il ruolo del me<strong>di</strong>co in Professional<br />
professionals, ovvero in Professionisti professionali, appellativo che, chiarisce<br />
subito, gli piace moltissimo, e spiega perché: “noi me<strong>di</strong>ci siamo stati educati a<br />
pensare che dobbiamo <strong>da</strong>re le risposte, invece è importante e ci rende effettivamente<br />
professionali sapere che non sappiamo tutte le risposte. Quello che mi ha colpito<br />
quando ho iniziato a lavorare con la ST è stato proprio rendermi conto che conosco<br />
molte poche risposte.” E questa consapevolezza apre le porte a professionisti e<br />
genitori che fanno domande e ascoltano risposte, a uno stile collaborativo e<br />
partecipativo <strong>di</strong> altre energie.<br />
Me<strong>di</strong>ci e pazienti alleati, dunque, non solo nell’affrontare la malattia, ma<br />
anche nell’affrontare altri colleghi, professionisti meno professionali, come vengono<br />
Speciale Congresso Internazionale<br />
Per il convegno <strong>di</strong> Napoli abbiamo pensato e organizzato <strong>una</strong> Tavola Roton<strong>da</strong> sul tema della relazione<br />
me<strong>di</strong>co-paziente, un tema molto vicino e vissuto <strong>da</strong>lle famiglie Ast e <strong>da</strong>i me<strong>di</strong>ci che collaborano con<br />
loro. Ci siamo presi l’impegno col prof. De Vries <strong>di</strong> raccogliere le relazioni dei partecipanti alla Tavola<br />
roton<strong>da</strong> <strong>di</strong> Napoli e approfon<strong>di</strong>re l’argomento. Per ora questo è un assaggio, <strong>una</strong> mia osservazione su<br />
come il tema si è sviluppato durante le giornate del convegno.<br />
descritti i membri <strong>di</strong> <strong>una</strong> commissione tecnica dell’Asl <strong>da</strong>l nostro delegato della<br />
Sardegna, Efisio Bachis. Nel suo racconto che qui sintetizzo brevemente: Efisio<br />
per tre volte ripete la doman<strong>da</strong> per il riconoscimento del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> usufruire della<br />
legge 104, le prime due volte viene convocato <strong>da</strong>lla commissione tecnica e<br />
racconta <strong>di</strong> entrare in <strong>una</strong> stanza con i me<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>sposti a mezzal<strong>una</strong> <strong>da</strong>vanti a<br />
lui: “nemmeno mi guar<strong>da</strong>vano, sfogliavano le carte che avevano <strong>da</strong>vanti, <strong>una</strong><br />
dottoressa mi ha <strong>da</strong>to un’occhiata breve <strong>da</strong> sopra gli occhiali, io gli <strong>di</strong>cevo: leggete,<br />
informatevi sulla malattia, solo perché cammino e parlo non vuol <strong>di</strong>re che non<br />
sono malato… ma quelli niente …” e per due volte la sua doman<strong>da</strong> viene bocciata.<br />
La terza volta Efisio chiede a un me<strong>di</strong>co, un primario molto noto <strong>di</strong> Cagliari che<br />
segue la ST, <strong>di</strong> accompagnarlo: “appena entrato i me<strong>di</strong>ci si alzano tutti in pie<strong>di</strong><br />
come <strong>da</strong>vanti a un generale, perché lui nella sua ventennale carriera questi li<br />
conosceva tutti … lui ha parlato e ha spiegato, e <strong>di</strong> lì in poi non c’è stato più<br />
nessun problema.”<br />
Il ruolo dell’associazione nell’empowerment del paziente in questi casi è dunque<br />
un ruolo <strong>di</strong> sussi<strong>di</strong>arietà riguardo alle strutture pubbliche, nel senso <strong>di</strong> fornire <strong>una</strong><br />
rete <strong>di</strong> relazioni anche a chi ne è sprovvisto personalmente, in modo <strong>da</strong> assicurare<br />
un’adeguata assistenza a tutti.<br />
Molti no<strong>di</strong> restano ancora <strong>da</strong> sciogliere e <strong>da</strong> approfon<strong>di</strong>re su questo tema così<br />
coinvolgente, un argomento particolare sarà l’introduzione degli aspetti<br />
neuropsichiatrici (<strong>di</strong>sturbi del comportamento, dell’appren<strong>di</strong>mento etc.) all’interno<br />
delle linee gui<strong>da</strong> internazionali per la ST, l’introduzione all’interno dell’equipe che<br />
sta svolgendo le Linee gui<strong>da</strong> per la ST in Italia <strong>di</strong> professionalità non me<strong>di</strong>che come<br />
psicologhe e pe<strong>da</strong>gogiste, e prossimamente tutti i suggerimenti e le suggestioni<br />
dei relatori della Tavola Roton<strong>da</strong>, me<strong>di</strong>ci e familiari.<br />
Giulia Mariani<br />
giulia-mariani@libero.it<br />
I partecipanti al Congresso