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Febbraio 2009 - Comunità Pastorale S. Maria in Binda

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In occasione di S. Valent<strong>in</strong>o, Beppe Monticelli si è ricordato di questo<br />

articolo letto un po’ di mesi fa e lo propone come utile a tutti<br />

L’obbedienza dell’amore<br />

articolo di Luca Don<strong>in</strong>elli<br />

giovedì 14 febbraio 2008<br />

Un mio amico, che aveva perduto la moglie,<br />

disse una volta che a lui dell’immortalità<br />

dell’anima non importava niente.<br />

«Però capisco bene» aggiunse «come mai<br />

esiste il dogma della Resurrezione della<br />

carne. Sapere che l’anima di mia moglie<br />

vive <strong>in</strong> paradiso mi consola f<strong>in</strong>o a un certo<br />

punto. Quello che m’<strong>in</strong>teressa davvero è<br />

di poterla riabbracciare, un giorno».<br />

Ormai anche la festa di san Valent<strong>in</strong>o è diventata<br />

oggetto non solo di gadget e di allestimenti<br />

speciali di alcune vetr<strong>in</strong>e ma di<br />

dibattiti e discussioni. Pochi si domandano<br />

chi fosse san Valent<strong>in</strong>o e come mai gli è<br />

accaduto di diventare il protettore degli <strong>in</strong>namorati<br />

(anche quando <strong>in</strong>fastidiscono il<br />

prossimo sbaciucchiandosi <strong>in</strong> pubblico).<br />

Pensando a queste cose mi è venuta <strong>in</strong><br />

mente la frase del mio amico. Ma per capire<br />

quella frase ci vuole del tempo, e il<br />

tempo è una cosa che non si misura, ma<br />

che agisce. Quando ripenso al mio fidanzamento,<br />

o ai giorni del mio viaggio di<br />

nozze, ventuno anni fa, trovo <strong>in</strong> quelle<br />

cose una bellezza che mi sembra tale solo<br />

adesso. L'amore e la fedeltà vanno <strong>in</strong>sieme,<br />

perché l'amore non <strong>in</strong>veste solo la<br />

sfera dei sentimenti ma la totalità<br />

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dell'uomo: sentimenti, ragione, <strong>in</strong>telligenza,<br />

corpo, passione. E se a volte il<br />

sentimento si offusca, come si dice, questo<br />

non basta a dire che si è offuscato<br />

l'amore.<br />

Molti anni fa mi trovavo una sera a un bar<br />

con alcuni amici, quando entrò un uomo di<br />

mezza età grande e grosso, ubriaco, urlando<br />

e com<strong>in</strong>ciando a <strong>in</strong>fastidire i presenti.<br />

Il barista era un ragazzo come me, e<br />

aveva paura di lui. Così, quando<br />

l'energumeno gli ord<strong>in</strong>ò di dargli da bere,<br />

lui obbedì. E gli versò uno, due, tre, c<strong>in</strong>que<br />

bicchieri. E quello diventava sempre più<br />

molesto. Io e i miei amici ce ne stavamo<br />

zitti <strong>in</strong> un angolo per evitare di scatenare<br />

una rissa. A un certo punto la porta del bar<br />

si apre e compare una donna piccola e<br />

magrissima, della stessa età dell'uomo e,<br />

sempre stando sulla porta, com<strong>in</strong>cia a<br />

chiamarlo per nome. L'uomo f<strong>in</strong>ge di non<br />

averla né vista né sentita e cont<strong>in</strong>ua ad arr<strong>in</strong>gare<br />

il pubblico, come aveva com<strong>in</strong>ciato<br />

a fare da qualche m<strong>in</strong>uto.<br />

Lei cont<strong>in</strong>ua a fare il suo nome. Andiamo,<br />

dice. Andiamo a casa. Vieni, che ti porto a<br />

casa. Lui per un po' cont<strong>in</strong>ua a ignorarla,<br />

ma lei non smette di ripetere quel nome.<br />

Andiamo a casa. Dammi il braccio. È lì, <strong>in</strong><br />

piedi, dritta come una statua gotica, immobile,<br />

con due lacrime sugli occhi, immobili,<br />

che sembrano fatte di vetro.<br />

Lui d'un tratto si volta, la<br />

vede, la guarda come se realizzasse<br />

lì, per la prima volta,<br />

la sua esistenza. Chi è, questa?<br />

Come si permette? Al-<br />

lora si mette a <strong>in</strong>sultarla, le<br />

ord<strong>in</strong>a di andarsene via im-<br />

15<br />

mediatamente, le dà della puttana, la maledice.<br />

La vedete quella lì? Eh? La vedete?<br />

Ma lei, immobile, sembrerebbe non accorgersi<br />

di quelle parole vergognose se non<br />

fosse per le lacrime, che diventano sempre<br />

più grandi, e luccicano come i vetri di<br />

due orologi. Vieni, vieni a casa. Sono venuta<br />

a prenderti. Dammi il braccio, che<br />

piano piano - come lo ricordo, quel «piano<br />

piano!» - ti riporto a casa.<br />

Lui torna a <strong>in</strong>sultarla, ma poi va verso di<br />

lei, e sempre arr<strong>in</strong>gando la folla e maledicendo<br />

le donne le dà il braccio, e sempre<br />

gridando che le donne sono tutte puttane<br />

e la sua più delle altre si appoggia a lei,<br />

qualcuno apre la porta e i due se ne<br />

vanno, lungo quella strada milanese di periferia,<br />

<strong>in</strong> zona Cimiano, verso la loro casa.<br />

Mi sono chiesto tante volte come mai, ogni<br />

volta che penso all'amore, questo episodio<br />

non manca mai di tornarmi alla mente.<br />

Forse sarà per l'icona potente di quella<br />

piccola donna. O per quell'uomo, che<br />

forse non provava più amore, ma sapeva,<br />

pers<strong>in</strong>o da ubriaco, che era meglio obbedire<br />

all'amore di lei. L'amore è anche questo,<br />

io l'ho imparato allora. Inch<strong>in</strong>arsi davanti<br />

a un amore più grande del nostro.<br />

Questo è ciò che vorrei più di ogni altra<br />

cosa. Adesso e nell'ora della mia morte.<br />

Non diventare ricco, o v<strong>in</strong>cere il premio<br />

Nobel, o scrivere la nuova Div<strong>in</strong>a Commedia<br />

(aspirazioni medie da scrittore: ciascuno<br />

ci metta le proprie). Vorrei avere<br />

qualcuno che mi dice: Vieni, dammi il<br />

braccio, che ti riporto a casa.<br />

Luca Don<strong>in</strong>elli

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