Gennaio - Federazione Trentina della Cooperazione
Gennaio - Federazione Trentina della Cooperazione
Gennaio - Federazione Trentina della Cooperazione
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COPERTINA N° 1 gennaio 2006<br />
COOPERAZIONE<br />
TRENTINA<br />
n° 1 gennaio 2006 - Anno 93<br />
Periodico <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong><br />
<strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong><br />
Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111<br />
www.cooperazionetrentina.it - ufficio.stampa@ftcoop.it<br />
Direttore responsabile<br />
Walter Liber<br />
Comitato di Redazione<br />
Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pra<strong>della</strong>,<br />
Franco de Battaglia, Cesare Dossi, Michele Dorigatti,<br />
Paolo Tonelli, Cristina Galassi, Silvia De Vogli,<br />
Sergio Ferrari, Corrado Corradini, Umberto Folena.<br />
Hanno collaborato<br />
Luciano Imperadori e Alessandro Lucchini.<br />
Art director<br />
Gabriele Dalla Costa - www.archimede.nu<br />
Progettazione grafica<br />
Cooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu<br />
Stampa tipografica<br />
Cooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE<br />
Abbonamenti<br />
Costo singola copia: 3 euro<br />
Abbonamento annuale (11 numeri): 30 euro<br />
Abbonamento semestrale (5 numeri): 15 euro<br />
Promozione 2006<br />
Un nuovo abbonamento gratuito per ogni abbonamento<br />
attivo al 31/12/2005 e confermato per il 2006.<br />
Promozione “tutto il consiglio”<br />
La cooperativa che abbona ex novo tutti gli amministratori<br />
avrà in omaggio un pari numero di abbonamenti<br />
gratuiti.<br />
Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n.26<br />
Registro stampa di data 09.10.1950<br />
EDITORIALE di Diego Schelfi<br />
Unipol, scalata sbagliata<br />
La vicenda dell’offerta pubblica di acquisto da parte di Unipol su Banca<br />
Nazionale del Lavoro, al di là di quelle che eventualmente la magistratura<br />
individuerà come responsabilità penali e civili personali, ha giustamente<br />
sconvolto la vita interna del movimento cooperativo e non solo. Diciamo<br />
giustamente perché una questione simile non può essere vissuta con la logica<br />
di chi aspetta che passi la nottata, né con quella di chi si trincera a<br />
cieca difesa dell’operato delle venti cooperative proprietarie di Unipol<br />
davanti “all’attacco del nemico”.<br />
Va anche detto che questa vicenda ha fatto nuovamente emergere da più<br />
parti (sia a destra che a manca) l’idea che la cooperazione debba essere<br />
confinata in una specie di riserva indiana rappresentata dall'area <strong>della</strong><br />
cura alle persone deboli e da quella dei servizi a "basso spessore di intelligenza".<br />
Noi rifiutiamo un ruolo di questo tipo, convinti che la società cooperativa<br />
debba garantire economie che siano tali, rivolte cioè al bene <strong>della</strong><br />
stragrande maggioranza dei cittadini e politiche di collaborazione e di<br />
pace. Ci rifiutiamo quindi di essere "figli di un Dio minore".<br />
Premesso questo, diciamo che il problema è quindi squisitamente di principio<br />
ed attinente ai valori cooperativi. Il nostro parere è, detto in maniera<br />
necessariamente stringata, che la scalata tentata da Unipol è stata sbagliata.<br />
Prima di tutto perché non è effettivamente passata per i percorsi,<br />
lenti ma necessari, del coinvolgimento dei soci e <strong>della</strong> loro profonda e consapevole<br />
condivisione. Per contro il management Unipol ha preferito sedersi<br />
a tavoli intorno ai quali erano ben installati finanzieri che potremmo<br />
definire “molto disinvolti” e che, fatto increscioso, erano loro partner abituali.<br />
E’ sbagliata in secondo luogo perché ha alle spalle una concezione<br />
pesantemente fuorviante dell'attività delle cooperative. Infatti, assecondare<br />
la finanziarizzazione dell'economia, come fine dell’economia stessa e<br />
non come mero mezzo, non è nei compiti cooperativi. Anzi, essa va combattuta.<br />
Noi pensiamo che, in particolare nella società e nell'economia italiane,<br />
sia necessario riorientare gli sforzi imprenditoriali alla produzione di<br />
beni e di servizi. L'industria ha risentito in questi ultimi anni proprio del<br />
suo affidamento a gruppi manageriali il cui obiettivo è stato quello di fare<br />
tanti soldi in fretta senza pensare alle conseguenze a lunga scadenza. Il<br />
ruolo <strong>della</strong> cooperazione è, al contrario, quello di lavorare per consolidare<br />
territori, per garantire reddito alla gente, per migliorare e cogestire un<br />
Welfare "giusto". Insomma noi non siamo soltanto un gruppo di imprese<br />
ma anche un movimento sociale e come tale intendiamo comportarci. E’<br />
fuor di dubbio che, per intraprendere, la cooperazione ha bisogno di finanza<br />
come qualsiasi altra impresa ma è altrettanto vero che la propria finanza<br />
la cooperazione l’ha costruita. In oltre cento anni di storia la cooperazione<br />
ha edificato un sistema di banche che è cresciuto con la stessa logica<br />
delle altre cooperative. Esso va incrementato e rafforzato ma rimanendo<br />
all’interno di modalità di sviluppo cooperativo. Semmai va immediatamente<br />
avviata una pratica di cooperazione fra tutta la finanza cooperativa<br />
qualsiasi colore abbia. Diciamo questo pensando al futuro, anche a<br />
quello lontano, quando molti nodi verranno necessariamente al pettine. Il<br />
più grande sarà la verifica delle conseguenze per il mercato prodotte da<br />
quel capitalismo che prosegue nella sua marcia di monopolizzazione nella<br />
globalizzazione senza regole. Il mercato, come ci ha insegnato Zamagni, è<br />
arrivato almeno tre secoli prima del capitalismo e probabilmente saranno<br />
soprattutto le cooperative che ne dovranno garantire l’esistenza futura.<br />
Esse dovranno avere un concetto di riferimento: l’equità.<br />
diego.schelfi@ftcoop.it<br />
1
2<br />
CONVENZIONI buoni pasto<br />
Cooperatore? A tavola con lo sconto<br />
GRAZIE AD UN ACCORDO TRA FEDERAZIONE E CIR FOOD, LE COOPERATIVE POSSONO<br />
USUFRUIRE DI UN PREZZO INTERESSANTE PER IL PRANZO DEI DIPENDENTI<br />
La <strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> ha rinnovato<br />
anche per il 2006 l’accordo con la Cir Food, la cooperativa<br />
italiana ristorazione.<br />
L’offerta, studiata appositamente per il potenziale bacino<br />
d’utenza delle cooperative trentine, prevede la possibilità<br />
di scegliere tra il tradizionale blocchetto di buoni cartacei<br />
e la tessera elettronica, ottenendo un importante sconto<br />
mensile sul valore del buono pasto e un valido ribasso<br />
sul valore <strong>della</strong> tessera Bluticket.<br />
La Bluticket Card è una smart card, ovvero una carta<br />
“intelligente”, che funziona a scalare attraverso un POS<br />
installato presso l’esercente. Il circuito entro cui è possibile<br />
usare la tessera viene scelto dalla cooperativa che<br />
stabilisce anche le regole da memorizzare sul chip, come,<br />
ad esempio, valore, orario e giorni di spendibilità. Lo<br />
scopo principale di questo sistema è di eliminare il cartaceo,<br />
di budgettizzare la spesa e di controllare i relativi<br />
costi.<br />
Sono inoltre previsti interessanti servizi aggiuntivi, come<br />
assicurazioni rivolte agli utilizzatori del servizio e sistemi<br />
di verifica via web del sistema delle card.<br />
La fatturazione, ad esempio, è a consumo sull’effettivo<br />
transato e la cooperativa avrà a propria disposizione una<br />
password per visualizzare via internet, in tempo reale, la<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
spesa che sosterrà per il pasto consumato dai suoi<br />
dipendenti.<br />
A fine mese il sistema scarica in automatico le transazioni<br />
eseguite e le ricarica il primo giorno del mese successivo,<br />
eliminando così l’inoltro degli ordini Bluticket e lo<br />
smistamento cartaceo.<br />
Inoltre, la cooperativa ha l’opportunità di integrare il servizio<br />
con l’attivazione <strong>della</strong> banda magnetica posta sul<br />
retro del badge per registrare la presenza del dipendente<br />
in azienda.<br />
In caso di furto o smarrimento sarà possibile procedere<br />
al blocco immediato <strong>della</strong> card e alla sua remissione con<br />
il totale reintegro <strong>della</strong> spesa.<br />
Ogni associato potrà aderire in qualsiasi momento per<br />
usufruire delle particolari condizioni che questa convenzione<br />
offre.<br />
Cir è una cooperativa di lavoro costituita da oltre 2.600<br />
soci cooperatori, affiancati da oltre 3.800 soci finanziatori.<br />
Il gruppo Cir Food è una realtà radicata nel territorio<br />
trentino, ben distribuita in Italia ed avviata sul mercato<br />
europeo con un volume d’affari di quasi 270 milioni di<br />
euro, 47 milioni di pasti prodotti e 6.600 dipendenti.<br />
Per informazioni e adesioni: Unità di Servizio<br />
Amministrazione <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong> (0461/898626).
22 24 30 32<br />
COOPERAZIONE<br />
TRENTINA<br />
n°1 gennaio 2006<br />
nel prossimo numero<br />
Le strategie per il futuro delle<br />
Famiglie Cooperative<br />
L’EDITORIALE<br />
01 Unipol, scalata sbagliata<br />
IN PRIMO PIANO<br />
Oltre il caso Unipol<br />
04 Intervista a Ivano Barberini, presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale<br />
07 Un’operazione spericolata: le tappe <strong>della</strong> vicenda<br />
09 “Ma noi siamo diversi”: la cooperazione trentina vista dagli studiosi<br />
10 Come ti cucino la coop: il caso Unipol negli editoriali dei giornali<br />
12 Etica cooperativa: la cooperazione trentina vista dai soci<br />
15 Cooperare vuol dire avere tanti occhi: la cooperazione trentina vista dagli amministratori<br />
CULTURA COOPERATIVA<br />
Etica<br />
19 Alessandro Lucchini: raccontare con i numeri<br />
Formazione<br />
22 I compiti del collegio sindacale dopo la riforma del diritto societario<br />
Nuove leggi<br />
24 Cambia il regime dei contributi alle cooperative<br />
Internazionalizzazione<br />
26 Il caso Repubblica Ceca<br />
Buone prassi<br />
29 L’hotel <strong>della</strong> cooperazione<br />
ATTUALITA’<br />
<strong>Cooperazione</strong> in lutto<br />
30 Italo Garbari, il costruttore - Romina, morire a 28 anni<br />
Rapporto sulla cooperazione sociale<br />
32 Borzaga: “Fate valere la dimensione sociale”<br />
In cantina<br />
34 Cantina di Toblino: selling point & osteria tipica trentina<br />
RUBRICHE<br />
I servizi <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong><br />
37 Settore Casse Rurali: Costante impegno per servizi qualificati<br />
Recensioni<br />
41 Conoscere il Credito Cooperativo - Credito e Nuvole - Progettare cooperando - Inchiesta sul gioco<br />
Fotocronaca<br />
43 Foto e volti del mese<br />
OPINIONI<br />
Orizzonti<br />
47 Come la <strong>Cooperazione</strong> può perdere l’anima – di Umberto Folena<br />
La porta aperta<br />
48 Lo Cooperativa di Moena, “spaccio” di solidarietà per gli ebrei – di Franco de Battaglia
4<br />
IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />
“Un impegno comune:<br />
dobbiamo tornare<br />
a riflettere sul<br />
sistema di governance<br />
delle cooperative”<br />
Un’occasione per<br />
guardarci dentro<br />
Intervista a Ivano Barberini, presidente<br />
dell’Alleanza Cooperativa Internazionale<br />
di Walter Liber<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
“Mi dà fastidio il luogo<br />
comune che la cooperativa<br />
sia bella e buona solo<br />
quando è marginale<br />
e fuori dal mercato”<br />
“Il futuro del movimento<br />
cooperativo sta nell’idea<br />
di mercato dove non si<br />
confrontano solo i prezzi<br />
ma anche i valori”<br />
Il presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale parla <strong>della</strong> cooperazione italiana<br />
e del caso Unipol, di valori e di competitività, e lancia una sfida: cogliamo<br />
l’occasione per riflettere a fondo sul ruolo e il significato di essere impresa cooperativa.<br />
> In alto Ivano Barberini
“La responsabilità di<br />
impresa <strong>della</strong> cooperativa<br />
deriva dal suo radicamento<br />
sul territorio”<br />
E’ al suo secondo mandato come presidente dell’Aci,<br />
l’Alleanza Cooperativa Internazionale. Ivano Barberini,<br />
modenese, dalla presidenza delle coop “rosse” <strong>della</strong> Lega<br />
delle cooperative è salito – unico italiano – fino alla poltrona<br />
<strong>della</strong> massima istituzione cooperativa mondiale. Due<br />
numeri per capirne l’ampiezza: l’Alleanza rappresenta 223<br />
organizzazioni cooperative nazionali operanti in 88 Paesi.<br />
Barberini è arrivato a Trento a gennaio per incontrare i cooperatori<br />
trentini. In Italia si discuteva (e si discute tuttora)<br />
del caso Unipol, ovvero il tentativo di scalata alla Bnl da<br />
parte dell’impresa assicurativa controllata da alcune grandi<br />
cooperative italiane. Finito, come è noto, con le inchieste<br />
<strong>della</strong> magistratura in merito al comportamento del presidente<br />
Giovanni Consorte e del direttore Ivano Sacchetti.<br />
Inevitabile partire da qui per parlare con Ivano Barberini,<br />
che ora segue da un osservatorio esterno e privilegiato le<br />
vicende delle coop nostrane. Il quale, come vedremo,<br />
esprime una teoria coraggiosa e lungimirante sul futuro<br />
<strong>della</strong> cooperazione italiana.<br />
BARBERINI, È VERO CHE HA CONTRIBUITO AD<br />
ASSUMERE CONSORTE?<br />
E’ vero. Negli anni Settanta ero presidente di Coop Emilia<br />
Veneto e quattro coop di consumo su dieci rischiavano la<br />
chiusura. Convenimmo, come associazioni regionali, di<br />
assumere Giovanni Consorte assieme ad altri due manager<br />
per far fronte alla crisi. Il gruppo si mise al lavoro per riorganizzare<br />
complessivamente Coop Italia. La cura fu radicale,<br />
ma portò ottimi risultati. Così accadde per la crisi del ’96<br />
delle grandi coop di costruzioni, e poi con Unipol. Consorte<br />
aveva una grande capacità di costruire piani industriali.<br />
> In alto da sinistra: Franco Senesi, Diego Schelfi, Ivano Barberini,<br />
Giorgio Fiorini, Carlo Dellasega e Sonia Buglione<br />
COSA INSEGNA IL CASO UNIPOL?<br />
Insegnamenti ce ne possono essere tanti, bisogna rifletterci<br />
molto. Il primo è che quando si parte con un progetto<br />
così ambizioso e si urtano tanti interessi diversi, bisogna<br />
essere sicuri che non hai niente da nascondere, perché lo<br />
scontro di interesse e forse anche di potere è tale che<br />
anche la minima pecca viene fuori. Questo è stato un errore<br />
personale di Consorte, perché lui e non altri sapeva che<br />
poteva essere vulnerabile in alcuni aspetti.<br />
AL DI LÀ DELLA PERSONA, CI SI CHIEDE SE<br />
L’OPERAZIONE IN SÉ ERA GIUSTA E OPPORTUNA.<br />
Io sono convinto che la cooperativa è una impresa, che è<br />
autorizzata anche dalla legge a gestire e controllare<br />
società ordinarie, e quindi sviluppare la propria iniziativa in<br />
vista di uno sviluppo. L’Unipol è una società per azioni che<br />
ha una sua governance, una propria logica. Il punto è che<br />
dobbiamo rivedere la nostra governance, perché questo ci<br />
viene sollecitato.<br />
QUINDI LEI DICE CHE TUTTO È POSSIBILE, A PATTO<br />
CHE IL SISTEMA DEI CONTROLLI SIA EFFICACE.<br />
E’ così. Qui c’è una occasione per discutere a fondo <strong>della</strong><br />
realtà cooperativa in Italia, di cosa vuol dire essere impresa<br />
e quali sono gli ambiti di sviluppo <strong>della</strong> cooperazione. C’è<br />
chi dice che la cooperativa quando si avvicina al mondo<br />
finanziario perde la sua anima. Io credo che non sia così<br />
fatale, se consideriamo i tre fattori di sviluppo: il capitale<br />
umano, il capitale del sapere e il capitale finanziario.<br />
Devono essere equilibrati fra di loro, nessuno di questi deve<br />
mancare all’impresa e neanche all’impresa cooperativa.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
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6<br />
FRA I TANTI LUOGHI COMUNI SULLA COOPERAZIO-<br />
NE, QUALE LE DÀ PIÙ FASTIDIO?<br />
L’idea che la cooperativa è bella e buona solo quando è<br />
marginale, fuori dal mercato e non disturba. E’ una idea<br />
vecchissima, ma ancora ben radicata. Ho letto un editoriale<br />
di Giorgio Ruffolo secondo cui le coop devono dedicarsi<br />
sostanzialmente al welfare, ai beni collettivi. Questo è un<br />
campo di interesse importante, non c’è dubbio, ma non<br />
possiamo restringere solo a questo il ruolo delle cooperative.<br />
Perché cooperazione è anche la creazione di un lavoro<br />
dignitoso, la tutela <strong>della</strong> salute, dell’ambiente, la capacità<br />
di creare sviluppo, di competere nel mercato mantenendo<br />
alta l’attenzione al territorio e alla responsabilità<br />
sociale. Le multinazionali hanno un vantaggio competitivo<br />
nella loro fuga dalle responsabilità perché non sono radicate<br />
sul territorio. La cooperativa, invece, fa parte di quel<br />
sistema di imprese che ha obbligatoriamente – non fosse<br />
altro perché è radicata sul territorio – una responsabilità<br />
sociale. Ma questa è una ricchezza, che si valorizza con<br />
una presenza articolata, reticolare delle cooperative.<br />
MASSIMO CACCIARI HA DETTO CHE NEL CASO<br />
DELL’UNIPOL IL MOVIMENTO COOPERATIVO HA<br />
PERSO IL SENSO DELLA SUA MISSIONE. LEI COSA<br />
NE PENSA?<br />
Penso che questa sia una affermazione seria che richiede<br />
una risposta adeguata. Non per negare, ma per interrogarci.<br />
In realtà non esiste una missione unica, ma piuttosto<br />
tante missioni specifiche per ogni cooperativa, di ogni<br />
settore cooperativo. Se la missione cooperativa, in senso<br />
generale, è quella <strong>della</strong> finalità mutualistica, poi ogni tipologia<br />
cooperativa ha una propria interpretazione dello spirito<br />
mutualistico e dà delle risposte ad hoc. Un conto è la<br />
mutualità per la coop di lavoro, un conto è quella di credito,<br />
eccetera. Dobbiamo interrogarci quale sia, eventualmente,<br />
la missione cooperativa che si è persa e perché.<br />
A PROPOSITO DI CULTURA. L’IMPRESA COOPERA-<br />
TIVA È ANCORA POCO STUDIATA IN ITALIA.<br />
PERCHÉ?<br />
Questo è un dato di fatto e si ritrova anche storicamente.<br />
Nelle università si insegna economia, ma c’è poco spazio<br />
per l’economia cooperativa. Noi dobbiamo cercare di<br />
influenzare la cultura. Il futuro del movimento cooperativo<br />
sta in una idea di mercato dove non si confrontano solo i<br />
prezzi ma i valori: il valore <strong>della</strong> tutela <strong>della</strong> salute, dell’ambiente,<br />
<strong>della</strong> democrazia, di un lavoro dignitoso. Su questo<br />
terreno la cooperativa può coniugare solidarietà con<br />
imprenditorialità. Se passa l’idea di un confronto di mercato<br />
solo basato sui prezzi, economie di scala e dimensioni,<br />
le multinazionali saranno sempre vincenti. Se non si coglie<br />
questo aspetto e non si lavora per creare una consapevolezza,<br />
una conoscenza di queste realtà e di questi fenomeni,<br />
la cooperativa rischia di essere perdente anche sul<br />
piano imprenditoriale, c’è poco da fare.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
CINQUE CENTRALI COOPERATIVE NAZIONALI<br />
SONO TROPPE?<br />
Io credo che al punto in cui siamo sarebbero troppe anche<br />
due. Mettere insieme le centrali cooperative significherebbe<br />
enfatizzare le possibili sinergie, perché nella rappresentanza<br />
e nel peso dei vari settori fra le centrali c’è una sorta<br />
di compensazione. Insieme possono creare una maggiore<br />
forza, sinergie che possono favorire processi di razionalizzazione<br />
e maggiore capacità competitiva. Ci sono tanti<br />
vantaggi, non ultimo il segnale politico, anche se non sarà<br />
semplice. Novant’anni di separazione hanno creato anche<br />
culture di impresa differenti. Uniformare tutto può essere<br />
complicato, ma probabilmente bisogna anche semplificare<br />
le cose e non caricarle di eccessivi significati.<br />
L’importante è avviare un processo.<br />
ULTIMA DOMANDA SUL SUO RUOLO INTERNAZIO-<br />
NALE. COME È MESSA LA COOPERAZIONE FUORI<br />
DAI CONFINI EUROPEI?<br />
Ci sono cooperative in giro per il mondo che non hanno<br />
nulla da invidiare alle grandi imprese di capitale. Dall’India<br />
agli Stati Uniti, le esperienze significative sono tante, in<br />
ogni continente. Forse la vera sfida si giocherà in Africa,<br />
perché complessivamente l’ambiente è incapace di creare<br />
sistemi, manca un nesso tra cultura e tecnologia. Tutti i<br />
progetti di sviluppo sono in ritardo, e c’è il rischio concreto<br />
che il mondo vada fuori controllo, perché non è sopportabile<br />
una distanza sociale di questa natura tra nord e sud.<br />
Il problema quindi è quello di responsabilità, e qui viene<br />
fuori il bisogno e l’importanza di avere organizzazioni che<br />
abbiano vocazione solidaristica insieme alla capacità di<br />
gestire imprese. E’ responsabilità e interesse dei Paesi più<br />
ricchi aiutare il sud del mondo ad emanciparsi. La cooperazione<br />
può giocare un grande ruolo in questo.<br />
LA COOPERAZIONE NEL MONDO<br />
Oggi la cooperazione vede una presenza di forme cooperative<br />
in tutti i settori dell’economia e conta a livello<br />
mondiale circa 800 milioni di soci e 100 milioni di<br />
addetti. Sono il 20% in più delle multinazionali. Il fenomeno<br />
complessivo è poco conosciuto quanto grande.<br />
Sorprende il fatto che negli Stati Uniti, patria del capitalismo,<br />
il 40% degli abitanti sono legati alla cooperazione:<br />
solo i soci delle cooperative elettriche sono 26<br />
milioni. A New York decine di migliaia di case sono<br />
state ristrutturate in cooperativa. Dall’altra parte del<br />
mondo c’è un Paese in via di sviluppo come l’India – in<br />
cui il 70% <strong>della</strong> popolazione vive di agricoltura – dove<br />
operano 520mila cooperative, con 236 milioni di soci<br />
su un miliardo di abitanti. In Cina la cooperazione rappresenta<br />
uno strumento molto importante per costruire<br />
economie di mercato.
IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />
Un’operazione spericolata<br />
Le tappe <strong>della</strong> vicenda<br />
Unipol e Banca Nazionale del<br />
Lavoro. Tentativi di scalata che<br />
sono naufragati lasciando code<br />
penali e mettendo in luce interessi<br />
personali a fianco di quelli delle<br />
società. Tutto ciò andrà accertato<br />
attraverso il lavoro <strong>della</strong> magistratura.<br />
Una vicenda complessa, una<br />
matassa difficile da districare. I protagonisti<br />
sono nomi di primissimo<br />
piano nel mondo bancario-finanziario<br />
italiano: Giovanni<br />
Consorte, presidente di Unipol<br />
fino a fine dicembre 2005;<br />
Gianpiero Fiorani, numero uno<br />
<strong>della</strong> Banca Popolare Italiana, arrestato<br />
il 13 dicembre con l’accusa<br />
di aggiotaggio (aver diffuso notizie<br />
false per alterare il corso dei titoli in<br />
Borsa), insider trading (aver utilizzato<br />
notizie riservate), truffa, appropriazione<br />
indebita; Antonio Fazio,<br />
dimessosi da governatore <strong>della</strong><br />
Banca d’Italia il 19 dicembre.<br />
Unipol è la compagnia di assicurazione<br />
delle cooperative cosiddette<br />
“rosse”. Nasce nel 1963 e rappresenta<br />
oggi il terzo operatore assi-<br />
curativo tra quelli presenti sul mercato<br />
italiano. Dal 1986 le sue azioni<br />
sono quotate in Borsa. Titolare<br />
di una partecipazione in Bnl, a partire<br />
dal maggio scorso Unipol tenta<br />
la scalata <strong>della</strong> Banca. La delicata<br />
partita è gestita in maniera quantomeno<br />
disinvolta dal presidente<br />
Consorte. La richiesta di Unipol a<br />
Bankitalia, datata 16 maggio, di<br />
superare il 5% in Bnl e salire fino a<br />
poco meno del 10% segue di alcune<br />
settimane l’offerta di opa (offerta<br />
di pubblico acquisto) dei giganti<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
7
8<br />
spagnoli del Banco de Bilbao,<br />
azionisti di maggioranza <strong>della</strong> Bnl. Il<br />
24 maggio, spinta da movimenti<br />
anomali di Borsa e da un esposto<br />
del Banco de Bilbao, la Procura di<br />
Roma apre un fascicolo sul caso<br />
Unipol-Bnl. Nel corso dell’estate<br />
2005 gli eventi si succedono concitati.<br />
Unipol chiede di aumentare<br />
la sua partecipazione in Bnl fino al<br />
15%, suscitando la reazione degli<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
spagnoli che minacciano cause se<br />
la compagnia non lancia una contro-opa.<br />
Intanto prosegue l’attività<br />
investigativa dei giudici di Milano<br />
che intercettano, tra le altre, le<br />
telefonate di Consorte con Fiorani.<br />
A fine luglio Unipol annuncia la sua<br />
opa, il Banco de Bilbao si ritira. La<br />
Banca d’Italia temporeggia nel<br />
dare l’autorizzazione all’opa nonostante<br />
il parere positivo di Antitrust<br />
e Consob. A fine dicembre si<br />
dimette Giovanni Consorte. Il 19<br />
aveva lasciato Bankitalia il governatore<br />
Fazio. Il resto è storia di<br />
questi giorni. Il 3 febbraio la Banca<br />
d’Italia boccia in via definitiva l’opa<br />
di Unipol su Bnl. Il giorno dopo la<br />
compagnia di assicurazione cede<br />
le proprie quote ai francesi di Bnp<br />
Paribas in cambio di 4 miliardi di<br />
euro. (c.c.)
IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />
«Ma noi siamo diversi»<br />
Secondo i professori trentini Borzaga, Cerea e Cusa<br />
la cooperazione trentina presenta peculiarità organizzative e strutturali<br />
Borzaga: “Più deleghe”<br />
Dal punto di vista economico –<br />
spiega Carlo Borzaga, preside <strong>della</strong><br />
Facoltà di Economia – l’idea di far<br />
convergere l’attività assicurativa e<br />
quella bancaria poteva essere interessante<br />
sia per Unipol che per Bnl.<br />
Sono più critico, invece, sulla<br />
dimensione dell’operazione e sulla<br />
effettiva capacità di Unipol di far<br />
fronte alla scalata. Il caso Unipol<br />
lascia due insegnamenti. Primo.<br />
Quando crescono le dimensioni<br />
delle cooperative sorgono problemi<br />
di governance e di controllo dell’attività<br />
dei manager.<br />
In particolare il vincolo al numero di<br />
deleghe impedisce che si possano<br />
formare gruppi di minoranza consistenti<br />
che riescano a contrastare il<br />
management. Sopra certe dimensioni<br />
credo che serva ampliare il<br />
numero di deleghe e prevedere il<br />
limite dei mandati.<br />
In secondo luogo penso che questo<br />
caso imponga una riflessione sulle<br />
modalità di utilizzo delle riserve indivisibili.<br />
Secondo me o con un codice<br />
etico o per via legislativa, si dovrebbero<br />
porre dei limiti all’utilizzo delle<br />
riserve, solo per interventi strettamente<br />
legati all’attività specifica.<br />
Cerea: “Meno soci”<br />
I problemi sorgono – dice<br />
Gianfranco Cerea, docente <strong>della</strong><br />
facoltà di Economia – se i soci<br />
diventano milioni, perché si indebolisce<br />
la capacità di indirizzo e di controllo.<br />
Il Trentino non corre questo<br />
rischio, perché ha almeno tre forti<br />
antidoti. Anzitutto una forte sensibilità<br />
sul radicamento territoriale. Ma<br />
anche se tutte le Casse Rurali si<br />
fondessero, il numero di soci sarebbe<br />
ancora gestibile. In secondo<br />
luogo i cooperatori trentini hanno<br />
articolato la loro cooperazione su<br />
più livelli, dove il socio può influenzare<br />
direttamente anche i gradi successivi.<br />
Infine richiamerei una<br />
dimensione sociale forte.<br />
I trentini sono platonici, nel senso<br />
che vedono l’appartenere e l’operare<br />
nella comunità come un fattore<br />
fondamentale di realizzazione personale.<br />
Per quanto riguarda le possibili azioni<br />
di prevenzione suggerirei al legislatore<br />
di istituire un numero di soci<br />
oltre il quale non può essere attivata<br />
la cooperativa. E poi istituirei<br />
un’Authority <strong>della</strong> cooperazione che<br />
faccia dei controlli che vadano oltre<br />
gli aspetti formali.<br />
> In alto da sinistra: Carlo Borzaga, Gianfranco Cerea ed Emanuele Cusa<br />
Foto Studio Agf Bernardinatti - Università degli Studi di Trento<br />
Cusa: “Più mutualità”<br />
Molti degli attacchi alla cooperazione<br />
– spiega Emanuele Cusa,<br />
docente di Giurisprudenza – nascono<br />
dall’ignoranza <strong>della</strong> sua peculiare<br />
disciplina e <strong>della</strong> sua particolare<br />
rilevanza costituzionale. Il caso<br />
Unipol ha fatto emergere l’urgenza<br />
di divulgare il sapere cooperativo<br />
dentro e fuori il mondo cooperativo;<br />
il che sarebbe facilitato da una marcia<br />
decisa verso l’unità del movimento<br />
cooperativo, come è avvenuto<br />
già in Trentino. La forma cooperativa<br />
non è circoscritta a particolari<br />
attività o dimensioni aziendali. La<br />
cooperativa è però autentica solo<br />
se sa coniugare mutualità e democrazia,<br />
come impone oggi l’ordinamento<br />
giuridico. Per mutualità bisogna<br />
intendere effettivi scambi tra<br />
soci e cooperativa, per rispondere<br />
attraverso l’impresa mutualistica a<br />
determinati bisogni dei soci; quindi<br />
eventuali partecipazioni di una cooperativa<br />
in altre imprese sono possibili<br />
solo se risultino funzionali a questi<br />
bisogni. Per democrazia bisogna<br />
intendere reale partecipazione dei<br />
soci alla vita sociale, per evitare che<br />
la cooperativa sia dominata dal presidente<br />
o dal direttore. (d.p.)<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
9
10<br />
IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />
Come ti cucino la coop<br />
Allegre, immorali, distratte. Incapaci di sottrarsi all’abbraccio <strong>della</strong> politica.<br />
I quotidiani, quando parlano di cooperative, tendono troppo spesso<br />
a fare di tutta l’erba un fascio. E se lo scandalo, alla fine, avesse effetti benefici?<br />
di Umberto Folena<br />
Quando leggi titoli come questo: «L’immoralità a tutto<br />
campo del cooperativismo» (Libero, 13 gennaio), ti si<br />
stringe il cuore. E fatichi a contenere l’irritazione.<br />
Perché la fatal sintesi del titolo precipita nell’approssimazione<br />
più bieca. Il cooperativismo di cui parla Carlo<br />
Taormina – proprio lui, l’onorevole avvocato – nella<br />
sua rubrica “La Terrazza” (nome più da ristorante che<br />
da colonnino di quotidiano) è quello riferito al caso<br />
Unipol. Ma il titolo infanga il cooperativismo tutto,<br />
senza distinzioni.<br />
Stiamo esagerando? Il caso Unipol non comporta<br />
alcuna conseguenza d’immagine per la cooperazione?<br />
Lo stesso Luigi Marino, presidente di<br />
Confcooperative, in un’intervista di Nicola Pini<br />
(Avvenire, 18 dicembre), si diceva «preoccupato per<br />
le ricadute <strong>della</strong> scalata alla Bnl sull’immagine pubblica<br />
del mondo cooperativo». E sempre su Libero del<br />
14 gennaio la coordinatrice nazionale di Fi Lombardia,<br />
Mariastella Gelmini, calca i toni. D’altronde è nel suo<br />
interesse calcarli… Ma la domanda («Ci si chiede se la<br />
vicenda Unipol segni un punto di svolta nella storia del<br />
movimento cooperativo») se la pone anche Giorgio<br />
Ruffolo (La Repubblica, 8 gennaio), che non entra<br />
nel merito dell’operazione Bnl dal punto di vista <strong>della</strong><br />
sua «solidità economica», piuttosto ne contesta «la<br />
sua utilità sociale». Si chiede, Ruffolo, «se le ingenti<br />
risorse mobilitate nell’operazione non potrebbero<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
essere usate in altro modo». Ad esempio nel campo<br />
dei beni sociali, dei beni collettivi, là dove secondo lui<br />
ci sarebbe più bisogno: «Sarebbe proprio questo il terreno<br />
sul quale la natura genetica solidaristica e democratica<br />
del movimento cooperativo potrebbe trovare<br />
una rinnovata fioritura (…). La cooperazione sociale<br />
che esiste (…) è oggi il sottoscala <strong>della</strong> cooperazione<br />
(…). Non abbiamo bisogno di finanzieri, esperti di giochi,<br />
talvolta proibiti. Abbiamo bisogno di imprenditori<br />
<strong>della</strong> società del benessere, capaci di convogliare<br />
risorse organizzative, finanziarie, culturali e ideali verso<br />
bisogni produttivi e sociali insoddisfatti, non verso<br />
impieghi improduttivi e ridondanti». Il leader di<br />
Confcooperative Marino, un mese prima (Avvenire),<br />
aveva commentato: «Mi dispiace che la Lega non<br />
abbia cercato uno smarcamento più netto dalla politica.<br />
E che da parte Ds non ci sia più attenzione, concreta<br />
e praticata, all’autonomia delle coop.Mi amareggia<br />
perché la conseguenza di questa autocollocazione<br />
ed etichettatura politica è che una parte del valore<br />
<strong>della</strong> cooperazione va perso. Il “partito” <strong>della</strong> cooperazione<br />
dovrebbe attraversare gli schieramenti».<br />
Ma ha senso distinguere nettamente, come la Gelmini<br />
e altri fanno, tra i due “generi” di coop, quando la tendenza<br />
sembra semmai a un avvicinamento?<br />
Sull’Unità del 7 gennaio l’economista Giulio Sapelli<br />
lo auspica, «purché l’operazione non si voglia caricare
di significati antipolitici. Sarebbe un modo per uscire<br />
dalla crisi con uno scatto in avanti (…). Le divisioni di<br />
un tempo non hanno più senso. Infine, a unità raggiunta<br />
l’impresa cooperativa metterebbe insieme il<br />
dieci per cento del pil. Talvolta l’unità è già stata firmata:<br />
la Granarolo ne è la dimostrazione». Unità possibile,<br />
dunque? Sì, purché la cooperazione non smarrisca<br />
le sue radici: «L’essenza <strong>della</strong> cooperazione è il<br />
mutualismo, cioè cooperare sulla base di ragioni ideali.<br />
Le ragioni ideali non possono essere che la religione<br />
o la politica. Ci possono essere cooperative buddiste,<br />
cooperative cattoliche e ce ne sono tante islamiche.<br />
Ce ne possono essere altre il cui fondamento è<br />
l’appartenenza politica. Vanno bene tanto la religione<br />
quanto la politica, purché la politica o l’ideologia religiosa<br />
non creino un sistema tribale di commistione tra<br />
la gestione e gli ideali. Se la commistione esistesse,<br />
allora cadrebbe anche la trasparenza». Qui siamo a<br />
uno dei noccioli del problema: la governance.<br />
Sentiamo ancora Marino (Avvenire): «Nelle cooperative<br />
la proprietà è in mano ai soci che dovrebbe partecipare<br />
alla gestione e controllare il management.<br />
Invece quando si adottano meccanismi capitalistici,<br />
finisce che i manager hanno tutti i poteri, i controllori<br />
diventano controllati e i soci contano poco o nulla.<br />
Bisogna tornare all’ortodossia». Le radici, insomma,<br />
da non smarrire. Da parte sua Massimo Mucchetti<br />
A SAPELLI PIACE IL TRENTINO<br />
Gli apprezzamenti positivi fanno sempre piacere, specialmente<br />
se gratuiti. Quelli che provengono da Giulio<br />
Sapelli fanno piacere doppio, per il prestigio del professore<br />
- relatore alla festa In <strong>Cooperazione</strong> dello scorso 8<br />
ottobre a Terme di Comano - e perché compaiono in<br />
un’inchiesta di Paolo Baroni sulla Stampa, quotidiano<br />
nazionale ma dal cuore saldamente torinese e non diffusissimo<br />
nel Trentino. Nessuna piaggeria nei confronti<br />
dei lettori trentini, dunque. Ecco le parole di Sapelli: «A<br />
mio parere le cooperazione “bianca” è molto più vicina<br />
(Corriere <strong>della</strong> sera, 9 gennaio) agita per le coop il<br />
pericolo del bonapartismo: «Le coop hanno un problema<br />
di regole (…). Il potere dei leader è pressoché<br />
assoluto: basta guardare da quanto tempo non vengono<br />
sostituiti. Molti capi-cooperativa sono bravissimi.<br />
Ma anche Consorte e Sacchetti lo erano.<br />
Il problema, dunque, è come evitare il bonapartismo e<br />
le sue degenerazioni (…). La questione è politica e<br />
attiene alla formazione stessa dei consigli di amministrazione<br />
e delle decisioni». Anche da sinistra proviene<br />
un invito analogo. Scrive Nicola Cacace sull’Unità<br />
(22 gennaio): «L’affare Unipol Bnl indica che al movimento<br />
cooperativo, soprattutto alle imprese maggiori,<br />
si deve chiedere di migliorare “di molto” i sistemi di<br />
“corporate governance” e ridurre “di molto” le opacità<br />
di certe scelte strategiche». Tanti timori, qualche speranza<br />
e, da parte di Stefano Zamagni (La Stampa, 7<br />
gennaio), una certezza paradossale, il caso Consorte<br />
sarà salutare: «Farà l’effetto <strong>della</strong> “distruzione creatrice”<br />
evocata dal filosofo tedesco Schumpeter, secondo<br />
il quale c’è bisogno che le imprese falliscano perché<br />
sulle loro ceneri ne possano nascere altre che non<br />
ne ripetano gli errori». Il fallimento, secondo Zamagni,<br />
è <strong>della</strong> gestione Consorte; Unipol ha commesso tre<br />
errori: «Non ha rispettato le regole democratiche, ha<br />
diviso il movimento cooperativo e, infine, ha mostrato<br />
scarsa autonomia dalla politica».<br />
ai principi mutualistici di quella rossa, perché non ha<br />
avuto casi di ipergigantismo. E in particolare le coop<br />
trentine sono l’ottimale come modello cooperativo<br />
a livello mondiale. Si tratta infatti di un mondo integrato,<br />
che va dal credito cooperativo sino alle multiutility<br />
con cooperative di contadini che possiedono e gestiscono<br />
anche delle centrali elettriche. A queste realtà poi<br />
si affiancano le Famiglie Cooperative (una sorta di coop<br />
di consumo) e presenze molto forti nell’agroalimentare<br />
di qualità».<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
11
01Cosa pensa del caso Unipol? 02<br />
Può insegnare qualcosa anche ai trentini?<br />
12<br />
IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />
Etica cooperativa<br />
Le proposte dei cooperatori per valorizzare l’esperienza trentina: codice etico, limite<br />
dei tre mandati, manager che condividono i valori e forte richiamo ai principi<br />
a cura di Dirce Pra<strong>della</strong><br />
Che idea si è fatto del caso Unipol e cosa può insegnare ai trentini? Queste sono le due domande che la redazione<br />
di questa rivista ha rivolto ai cooperatori trentini, scoprendo una maturità e un senso di consapevolezza generale<br />
molto forte.<br />
Giulio Beltrami, vicedirettore Cr Alto Chiese: “Diversivo per la Popolare”<br />
01 La responsabilità è personale, che c’entra la cooperazione?<br />
Penso che si voglia spostare l'attenzione dal ben più grave<br />
caso Banca Popolare Italiana.<br />
Luciano Braito, direttore Cr Fassa Agordino: “<strong>Cooperazione</strong> snaturata”<br />
01 Quando la cooperazione si allontana dal socio si assiste ad<br />
una mancanza di controllo sull’operato dei vertici. Questo<br />
snatura l’idea di cooperativa.<br />
Guido Conci, presidente Cantine Mezzacorona: “Nessun parallelismo”<br />
01 Ritengo fuori luogo fare dei parallelismi con la nostra cooperazione.<br />
Roberto Costa, Cr Trento: “Occhio al marchio Coop”<br />
01 L’acquisizione di una banca di dimensioni quadruple rispetto<br />
alla compagnia assicurativa può comportare rischi di distorsione<br />
del ruolo delle cooperative, con possibili conseguenze<br />
sui benefici fiscali.<br />
Lorenzo Cozzini, Cr Tione, Ragoli e Montagne: “Sì al limite dei mandati”<br />
01 Credo che Unipol abbia peccato di presunzione, viste le<br />
dimensioni delle due società. Penso che Consorte abbia<br />
concentrato troppo potere su di sé.<br />
Vittorio D’Angelantonio, direttore Cr Trento: “Nessuna meraviglia”<br />
01 Ho vissuto trent’anni a Bologna. Nessuna meraviglia.<br />
Luca Filagrana, direttore Cr Rovereto: “Avanti con passo regolare”<br />
01 Una consorteria.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
02 Ai trentini può insegnare che le sponsorizzazioni di partiti mal<br />
combinano con le scelte strategiche di un ente economico.<br />
02 I vertici devono operare in un’ottica di crescita non solo economica<br />
<strong>della</strong> base sociale, ma anche di consapevolezza<br />
delle responsabilità che il movimento si è assunto verso la<br />
comunità trentina.<br />
02 Proseguire nel nostro percorso con ancora maggiore determinazione.<br />
02 La vicenda deve essere di grande attenzione per la<br />
<strong>Cooperazione</strong> <strong>Trentina</strong>, in particolare per la scelta di avere<br />
assunto in modo, secondo me, eccessivo il marchio Coop,<br />
molto “caratterizzato” politicamente.<br />
02 Credo che le cooperative debbano sviluppare regole e pratiche<br />
per preservare l’identità nella missione di dare al mercato<br />
una dimensione sociale. E’ auspicabile il limite dei mandati.<br />
02 La visione del mercato <strong>della</strong> Lega delle Cooperative è più<br />
pragmatica <strong>della</strong> nostra.<br />
02 Il valore del passo corto e regolare.
Renato Gobber, direttore Cr Valli Primiero e Vanoi: “Oligarchie pericolose”<br />
01 Pensavo che si volesse controbilanciare per speculazione<br />
politica il caso Banca Pololare. Poi ho constatato che tra<br />
Consorte e Fiorani non corre grande differenza: progetto<br />
condivisibile ma interessi personali.<br />
Arduino Leonardi, Cr Tione, Ragoli e Montagne: “Apoteosi dell’affarismo”<br />
01 E' l'apoteosi dell'affarismo, una malattia pericolosa per la<br />
dirigenza cooperativa, rossa o bianca che sia. Penso sia l’ovvia<br />
conseguenza di un affievolimento <strong>della</strong> sensibilità cooperativa.<br />
Marcello Longo, già amministratore Cr Valli Primiero e Vanoi: “Causa di attacco”<br />
01 E' una vicenda strumentalizzata dalla politica. Qualunque<br />
sarà l'esito delle prossime elezioni, la conseguenza sarà di<br />
un forte attacco alla cooperazione.<br />
Flavio Parolari, presidente Coop Sei: “Servono manager etici”<br />
01 Va fatta chiarezza, perché la cooperazione non può essere<br />
ridotta a Consorte e Sacchetti. E’ a rischio il lavoro di milioni<br />
di persone per costruire un modo diverso di fare economia.<br />
Massimo Piazzi, Cr Fiemme: “Le persone sbagliano”<br />
01 Penso che la vicenda sia stata eccessivamente politicizzata.<br />
Le anomalie esistono in tutti i sistemi, perché sono fatti di<br />
persone che a volte sbagliano.<br />
Vigilio Pinamonti, presidente La Minela: “Se la sinistra va a destra”<br />
01 Il senso di inferiorità dei dirigenti <strong>della</strong> cooperazione e dei<br />
partiti di sinistra, porta spesso a prendere decisioni di destra,<br />
come entrare nei salotti buoni dell'economia e <strong>della</strong> politica,<br />
o assumere grandi manager digiuni di cooperazione.<br />
Sergio Pontalti, vicedirettore Cr Trento: “Meglio le cooperative casalinghe”<br />
01 Non penso che per colpa di qualcuno possa essere messa<br />
in discussione un'operazione che è stata valutata come strategica<br />
.<br />
Arturo Povinelli, sost. direttore Cr Pinzolo: “Manager valutati oltre ai numeri”<br />
01 Evidenzia una assoluta mancanza di valori nella classe dirigente<br />
di Unipol.<br />
Christian Ropelato, presidente Giovani Cooperatori: “Problema di dimensioni”<br />
01 Per le cooperative di certe dimensioni si crea un problema di<br />
governance che può essere valutato e migliorato.<br />
Mauro Viesi, presidente Amalia Guardini: “Rafforzare i valori”<br />
01 Dubito che sia coerente con lo spirito cooperativo la costituzione<br />
di società che operino nel mercato con regole e finalità<br />
che non sono proprie del mondo cooperativo.<br />
Giuseppe Zorzi, Cr Fiemme: “Serve un codice etico”<br />
01 Alcune persone hanno sbagliato, indipendentemente dal<br />
fatto che l’azienda sia cooperativa o di capitali, compromettendo<br />
gravemente l'immagine <strong>della</strong> cooperazione.<br />
02 Il management, a tutti i livelli, non va mai lasciato solo.<br />
Le oligarchie sono pericolose.<br />
02 Unipol rammenta che senza una base etico-morale forte, il<br />
mondo degli affari sarà sempre terra di conquista per le scorribande<br />
dei più spregiudicati astuti.<br />
02 Devono venir definiti degli anticorpi affinché queste vicende<br />
non possano accadere, tra i quali la rotazione nelle cariche<br />
tra amministratori e tra dirigenti.<br />
02 Bisogna recuperare democrazia nelle cooperative e dotarsi<br />
di strumenti di controllo reale sui manager. Questi devono<br />
anche promuovere i nostri valori e avere responsabilità etica<br />
e sociale.<br />
02 La cooperazione deve essere un modello economico alternativo<br />
a quello capitalista. Serve una riflessione sulla scelta<br />
del management e degli obiettivi.<br />
02 Che la Banca d'Italia, istituzione privata, può fare gli interessi<br />
propri e <strong>della</strong> finanza e molto meno quelli degli italiani, lavoratori<br />
e risparmiatori.<br />
02 Insegna che debbono tenersi care le cooperative "casalinghe",<br />
senza avere troppe mire espansionistiche. Così si può<br />
tenere meglio sotto controllo la gestione ed inoltre il rischio<br />
risulta più frazionato.<br />
02 Le cooperative trentine debbono fare autoanalisi. Non si può<br />
valutare un sistema e il proprio management solo con i<br />
numeri.<br />
02 Questo evento potrebbe essere utile perché ha aperto il<br />
dibattito, per ribadire la mission, i principi e i valori delle cooperative.<br />
02 Ci insegna a rafforzare lo spirito e i valori <strong>della</strong> cooperazione.<br />
02 La necessità dell'introduzione di codici etici rigorosi, dettagliati<br />
e con un controllo esterno, soprattutto nell'ambito del<br />
credito.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
13
IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />
Cooperare vuol dire<br />
avere tanti occhi<br />
di Franco de Battaglia<br />
Anche le cooperative trentine utilizzano lo strumento delle spa. Funziona?<br />
Ecco le risposte di Fiorini, Senesi, Rizzoli e Giacomoni<br />
La bufera che ha investito il sistema delle Coop nazionali,<br />
per effetto <strong>della</strong> scalata di Unipol (una società per<br />
azioni assicurativa controllata da alcune cooperative) ad<br />
una banca (la BNL) non ha mancato di far sentire i suoi<br />
effetti, anche se indiretti e molto attenutati, sulla cooperazione<br />
trentina, che pur ha sempre rivendicato un suo<br />
stile specifico, sobrio, meno amante di un certo gigantismo<br />
vistoso, rispetto ad altre realtà nazionali.<br />
L’offensiva “anticooperativa” cui la scoperta dei cospicui<br />
conti personali del “patròn” di Unipol, Giovanni<br />
Consorte, ha fornito il pretesto, non può però essere<br />
ignorata. Occorre, invece, a fronte degli inciampi nazionali,<br />
saper “fare meglio”, non aver paura di essere diversi,<br />
rilanciando non solo un modello, ma una pratica<br />
cooperativa capace di rispondere all’obiezione che più<br />
comunemente si è sentita: “Allora anche la<br />
<strong>Cooperazione</strong> è un ‘business’ come tutti gli altri”?<br />
No, ma il caso suscita domande alle quali occorre dare<br />
risposta: Consorte s’è costruito il suo “tesoretto” personale<br />
perché aveva fra le mani una Spa che le cooperative<br />
avevano formato, invece che una cooperativa vera?<br />
E’ il sistema Spa che deve finire sotto accusa? O è l’infedeltà<br />
di un singolo manager, sia pur brillante? O sono<br />
i soci cooperatori che devono stare più attenti, indiriz-<br />
zando le società che costruiscono senza farsi trascinare<br />
dalla loro logica? Abbiamo rivolto le domande ad<br />
alcune realtà cooperative trentine che convivono con<br />
società per azioni da loro controllate, per operare in<br />
maniera più flessibile sul mercato.<br />
Giorgio Fiorini, presidente del Sait, che proprio con la<br />
Coop ha creato una Spa per gestire i negozi<br />
Superstore, non ha dubbi che sull’ “Affare Unipol”<br />
occorra discutere e dibattere, proprio per mettere a<br />
punto un modello cooperativo sempre più adeguato ai<br />
tempi: per controbattere le accuse, ma anche per<br />
superare manchevolezze. Primo punto. “Le società per<br />
azioni - dice Fiorini – sono strumenti. Se gli obiettivi che<br />
si propongono sono di crescita solidale o diventano<br />
invece di semplice business (magari a vantaggio dei<br />
manager invece che dei soci) dipende da chi questi<br />
strumenti gestisce. Ma la <strong>Cooperazione</strong> deve avere il<br />
dritto di utilizzare questi strumenti per perseguire le proprie<br />
finalità. Essenziale è però, da questo punto di vista,<br />
che il socio di riferimento sia cooperativo, che i cooperatori<br />
abbiano il controllo <strong>della</strong> maggioranza delle azioni,<br />
evitando di farsi trascinare in un gioco che non è il<br />
loro da maggioranze esterne”.<br />
Secondo punto. “Se gli interessi del sistema cooperati-<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
15
16<br />
IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />
vo non vengono tutelati perché le Spa sfuggono al controllo<br />
dei soci, il problema è di gestione, di “governance”<br />
come si dice, non di sistema. Ma non possiamo<br />
sbarazzarci di questo inciampo con una semplice alzata<br />
di spalle, perché se un insieme di cooperative viene<br />
soverchiato dagli interessi di un manager, o di un gruppo<br />
di “amici”, e se questo può verificarsi nelle grandi<br />
Spa, può ugualmente accadere nelle piccole cooperative”.<br />
Di fatto ciò è avvenuto, ma la <strong>Cooperazione</strong> ha<br />
sempre saputo reagire isolando gli interessi personali<br />
da quelli delle comunità. Se parliamo di degenerazioni –<br />
aggiunge Fiorini – le Spa controllate dalle cooperative, e<br />
quindi a proprietà frammentata, rappresentano un<br />
rischio più elevato rispetto alle Spa private. Manager<br />
disonesti (lo vediamo in Italia e negli Usa) riescono ad<br />
eludere anche il controllo dei soci più agguerriti. Ciò<br />
significa che nella <strong>Cooperazione</strong> occorre una partecipazione<br />
ancora più intensa, poiché la proprietà è molto<br />
frantumata. Occorre non delegare in bianco e che le<br />
direttive ai manager siano chiare.” Roberto<br />
Giacomoni, presidente <strong>della</strong> Cantina cooperativa di<br />
Lavis che controlla le società private Girelli e Cesarini<br />
Sforza, rivendica alle cooperative - che operano sul<br />
mercato - di poter “giocare alla pari con gli altri”.<br />
Tenendo anche conto che il patrimonio cooperativo è<br />
indivisibile e indisponibile, una garanzia quindi. Per capire<br />
come le Spa possano interagire nella cooperazione,<br />
occorre tener presente che le cooperative operano<br />
come aziende (non sono enti di beneficenza), ma non<br />
sono solo “business” e profitti. Hanno una “colonna vertebrale”,<br />
una spina dorsale “sorretta dalla fiducia e dall’etica<br />
che risulta fondamentale”. Questa “colonna portante”<br />
deve sostenere anche le società nelle quali le<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
realtà cooperative entrano a far parte, per stringere<br />
alleanze ed operare in modo più agile sul mercato.<br />
Resta comunque la “garanzia di fondo” costituita dal<br />
fatto che l’operatività delle cooperative è territoriale,<br />
matura in una realtà di “presenza e radicamento, erogazione<br />
e investimento sul territorio: i dividendi non finiscono<br />
fuori, come per le società commerciali o immobiliari”.<br />
C’è un altro aspetto su cui Giacomoni invita a<br />
riflettere: “Suddividere le cooperative in più sfaccettature<br />
aziendali, con forme societarie adeguate (da un lato<br />
la produzione, dall’altro la commercializzazione, o la<br />
penetrazione su mercati particolarmente difficili) mette<br />
al riparo la cooperativa-madre da rischi improvvisi, e<br />
rende più facili i controlli, visto che vengono predisposti<br />
budget differenziati per i diversi mercati. Certo è essenziale<br />
che le scelte strategiche restino in mano alla “cooperativa<br />
madre” che decide le alleanze (“con questo sì,<br />
con questo no”) e fissa le finalità alle quali anche le Spa<br />
devono collegarsi. La “base” non solo deve controllare,<br />
ma va coinvolta nelle scelte: “La cooperazione, nel<br />
momento in cui viene a intaccarsi la fiducia dei soci,<br />
perché si prendono decisioni che la base non capisce,<br />
è finita”. Occorre elaborare una volontà comune “prima”<br />
di procedere, così come occorre indirizzare tutte le<br />
“società” che si costituiscono ad una finalità legata al<br />
territorio. Le Spa sono strumenti utili, ma non devono<br />
diventare “realtà in se stesse”, con troppi incroci, partecipazioni,<br />
consociazioni, scatole cinesi. I passaggi<br />
devono essere nitidi ed il controllo <strong>della</strong> “cooperativa<br />
madre” sempre esplicito ed efficace. Fabio Rizzoli,<br />
amministratore delegato delle Cantine Mezzocorona,<br />
che controllano la Nosio Spa, è chiaro nel ribadire che<br />
nessun collegamento può essere tracciato fra i proble-
mi esplosi a livello nazionale e la situazione trentina per<br />
quanto riguarda i rapporti fra cooperative e Spa derivate.<br />
Una lezione dai fatti nazionali però, occorre trarla, ed<br />
è quella di capire che la cooperazione non può invischiarsi<br />
in troppe discussioni politiche. Certo la cooperazione<br />
per la sua natura “comprensiva”, per le sue<br />
dimensioni sul territorio, ha bisogno di interlocutori politici,<br />
di rapporti con la politica, di scelte sociali e civili,<br />
perché la sua funzione non è solo economica. Però<br />
occorre fare molta attenzione a non scivolare nelle<br />
cooptazioni, nei rapporti privilegiati, nelle amicizie. Sul<br />
resto Rizzoli è netto: “La trasversalità fra società cooperative<br />
e società per azioni non porta ricadute negative.<br />
Ha invece effetti positivi, e basti pensare alla Cassa<br />
Centrale delle Casse Rurali. Cosa farebbe la cooperazione<br />
se non ci fosse”? In realtà “si vogliono buttare<br />
colpe addosso a forme giuridiche che non c’entrano<br />
nulla con il controllo dei soci e la tutela dei soci”.<br />
Sembra quasi che chi solleva il problema voglia imbalsamare<br />
la cooperazione dentro un museo dei bei tempi<br />
antichi, rifiutandone la dinamica attuale e complessa, i<br />
suoi sforzi per operare su mercati competitivi (anche<br />
cattivi) senza rinunciare alla sua “mission” di solidarietà.<br />
“Le forme giuridiche sono pulite – conclude Rizzoli -<br />
sono gli uomini, semmai, che non sono puliti”.<br />
Franco Senesi è presidente <strong>della</strong> Cassa Centrale. Che<br />
lezioni trarre dal caso Consorte-Unipol? Che attinenza<br />
possiamo attribuire al vostro accordo con ITAS?<br />
“Prima di tutto mi viene da osservare che, considerando<br />
che tutta questa vicenda la si vuol far ricadere contro<br />
la cooperazione, è il caso che la cooperazione mantenga<br />
saldamente nelle proprie mani la governance e il<br />
controllo delle proprie espressioni, anche di quelle stru-<br />
mentali create in forma societaria diversa. All’interno<br />
<strong>della</strong> cooperazione infatti gli indirizzi e le decisioni sono<br />
frutto di un ampio dibattito, il cui sviluppo, anche se a<br />
volte lento, è già di per sè un momento di controllo. Si<br />
deve evitare che il potere possa essere gestito da singole<br />
persone, anche se molto preparate. A livello nazionale,<br />
il problema si è rivelato infatti la gestione personalistica<br />
affidata a un solo uomo. Quando si accentra<br />
troppo potere nelle mani di una persona, quando chi<br />
dovrebbe indirizzarlo magari non sa neppure cosa fa,<br />
allora le tentazioni di agire in proprio si moltiplicano. Per<br />
definizione cooperare significa essere in tanti. Significa<br />
avere tanti occhi. Occorre tenerli aperti. Le cooperative<br />
“dietro” le Spa costituiscono una garanzia nei confronti<br />
di un operare rischiosamente solitario. L’esperienza di<br />
Cassa Centrale, Spa di cooperative, in prevalenza<br />
Casse Rurali, si basa su un consiglio di amministrazione<br />
e un collegio sindacale costituiti da amministratori e<br />
sindaci espressione dei soci che sono anche i fruitori<br />
dei servizi e quindi i maggiori interessati al corretto<br />
andamento sociale. La <strong>Federazione</strong> e società esterne<br />
specializzate completano le varie fasi dei controlli e di<br />
certificazione. Riteniamo, così facendo, di gestire e proteggere<br />
al meglio una importante risorsa del nostro<br />
movimento e <strong>della</strong> nostra comunità.<br />
Quanto a voler azzardare parallelismi fra Unipol e Itas<br />
non ha proprio senso. I nostri recenti accordi sono<br />
basati su intese di collaborazione e sinergia e non su<br />
reciproci tentativi di scalata. I loro effetti sulla nostra attività<br />
devono essere ancora ben delineati e comunque<br />
saranno di estrema trasparenza. Collaborare, ma ognuno<br />
responsabile delle rispettive macchine. Niente quindi<br />
trasmissioni di competenze e travasi confusi.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
17
CULTURA COOPERATIVA etica<br />
MUTUALITÀ O PROFITTO?<br />
La comunicazione come chiave di volta <strong>della</strong> contraddizione<br />
di Alessandro Lucchini*<br />
Le parole sono microcosmi che racchiudono in sé una moltitudine<br />
di valori, relazioni, emozioni. Studiare il loro significato<br />
ci aiuta a superare molte apparenti contraddizioni che<br />
s’insinuano nei loro accostamenti.<br />
Perché allora non partire proprio dalle parole, per indagare<br />
una realtà così ricca come il credito cooperativo?<br />
Ci viene subito in aiuto il vocabolario <strong>della</strong> lingua italiana,<br />
che definisce<br />
sò|cio<br />
s.m.<br />
1 AD TS dir., chi partecipa a una società con finalità economiche:<br />
i vecchi soci hanno ricevuto un’azione in<br />
regalo, la maggioranza dei soci ha approvato il bilancio<br />
3a LE amico, compagno: che n’a vesti, sozio, alla buona fé?<br />
(Boccaccio)<br />
Finalità economiche e amicizia, dunque, che attraverso la<br />
co|o|pe|ra|zió|ne<br />
s.f.<br />
1 CO il cooperare e il suo risultato: il lavoro è stato eseguito<br />
con la c. di più persone<br />
2 TS econ., attività od organizzazione economica basata<br />
sull’associazione in cooperative | il complesso delle cooperative<br />
di un ramo economico o di un’area geografica<br />
creano una<br />
co|o|pe|ra|tì|va<br />
s.f.<br />
AU TS econ.<br />
1 società fondata sul contributo comune in capitale e in<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
19
20<br />
lavoro dei soci allo scopo di ottenere beni o servizi a<br />
prezzo inferiore a quello ordinario (accorc. coop)<br />
Magari addirittura una cooperativa di credito.<br />
Fermiamoci un attimo a questa definizione, dove la parola<br />
“credito” contiene, oltre a quello di denaro, i significati di<br />
fiducia, onestà, coerenza:<br />
cré|di|to<br />
s.m.<br />
1 AU buon nome, considerazione, fiducia: quell’azienda<br />
gode di molto c., la scuola ha perso c., persona di poco<br />
c. | riscuotere c., essere creduto; meritare c., essere<br />
degno di fede<br />
2 TS econ., operazione e rapporto di scambio tra due persone<br />
o enti, consistente nella cessione di un bene presente,<br />
spec. denaro, da parte del creditore, contro la promessa da<br />
parte del debitore di una controprestazione futura o rimborso<br />
<strong>della</strong> stessa somma accresciuta di interesse<br />
3 TS dir., diritto di ottenere da un dato soggetto una determinata<br />
prestazione o di riscuotere una certa somma di<br />
denaro.<br />
Uno scenario che cambia<br />
Già da qualche anno ormai pubblico e privato hanno iniziato<br />
a riflettere sull’impatto che la loro attività produce nel proprio<br />
intorno sociale - che non è mai di tipo solo economico<br />
- e ad assumere comportamenti socialmente responsabili.<br />
Sono nati allora modelli e strumenti che permettono di pianificare,<br />
monitorare e comunicare i risultati economici e di<br />
gestire le relazioni con interlocutori diversi: il bilancio sociale<br />
e il bilancio ambientale, la finanza etica, il codice etico, la<br />
certificazione etica.<br />
Tutti tasselli che compongono l’ormai ricco mosaico <strong>della</strong><br />
“responsabilità sociale d’impresa”.<br />
Questa nuova dimensione è ancor più vera se riferita al<br />
sistema delle cooperative che, per propria natura, si rifanno<br />
al concetto di mutualità, sia al proprio interno (soci e dipendenti)<br />
sia verso l’esterno (altre cooperative, istituzioni del<br />
territorio, comunità di riferimento, ambiente, collettività…).<br />
Ed è una dimensione ancor più significativa se pensiamo a<br />
quello che ha dichiarato in un recente convegno un grande<br />
esperto di cooperazione, Stefano Zamagni: «Qualcuno<br />
pensa alla cooperazione solo rivolgendo la memoria ai tempi<br />
<strong>della</strong> miseria, di quando essa è nata 150 anni fa.<br />
Altri credono che la cooperazione abbia ancora un ruolo da<br />
svolgere ma solo per settori marginali dell’economia. Io ho<br />
capito che nel futuro la forma di impresa cooperativa è destinata<br />
a diventare dominante rispetto all’impresa capitalistica<br />
perché la cooperativa è spinta da una pluralità di portatori di<br />
interessi: soci, lavoratori, clienti, territorio, comunità di riferimento».<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
Impresa e collettività:<br />
antagonisti o alleati?<br />
Sono le prime due voci <strong>della</strong> Dichiarazione sull'identità<br />
Cooperativa Internazionale del 1995 a colpire l’attenzione:<br />
definizione e valori. Nella prima si legge: “Un'associazione<br />
autonoma di persone volontariamente riunite per soddisfare<br />
le loro aspirazioni e bisogni economici, sociali e culturali<br />
comuni per mezzo di un'impresa la cui proprietà è collettiva<br />
e dove il potere è esercitato democraticamente”.<br />
Nell’altra: “La presa in carico e la responsabilità personale e<br />
reciproca, la democrazia, l'uguaglianza, l'equità e la solidarietà<br />
[…] un'etica fondata sull'onestà, la trasparenza, la<br />
responsabilità sociale e l'altruismo”.<br />
Molte, anche qui, le parole chiave: autonoma, persone,<br />
volontariamente, democraticamente.<br />
Due mi sembrano le più dense di significato: proprietà collettiva.<br />
È infatti in questa capacità di creare un’osmosi tra<br />
redditività e mutualità, tra profitto e istanze del sociale il vero<br />
punto di forza del credito cooperativo.<br />
Lo ha sostenuto anche il presidente di Federcasse<br />
Alessandro Azzi allo scorso Forum del Terzo Settore, sottolineando<br />
come a questo aspetto si debba il successo delle<br />
banche di credito cooperativo, destinate ad assumere quote<br />
di mercato sempre crescenti.<br />
Lo avevano già espresso con chiarezza i sette principi <strong>della</strong><br />
Dichiarazione sull'identità Cooperativa Internazionale approvata<br />
dal Congresso di Manchester dell'ACI (Alleanza<br />
Cooperativa Internazionale) nel 1995:<br />
• Principio 1: Adesione libera e volontaria<br />
• Principio 2: Controllo democratico esercitato dai soci<br />
• Principio 3: Partecipazione econo mica dei soci<br />
• Principio 4: Autonomia ed indipendenza<br />
• Principio 5: Educazione, formazione e informazione<br />
• Principio 6: <strong>Cooperazione</strong> tra cooperative<br />
• Principio 7: Impegno verso la collettività.<br />
E, quattro anni più tardi, lo aveva ribadito la Carta dei valori,<br />
un documento che è al tempo stesso fondamento e meta del<br />
credito cooperativo; ne esprime l’etica, la strategia, la prassi.<br />
Tra i passaggi più significativi quelli dedicati al “primato e<br />
alla centralità <strong>della</strong> persona” e agli obiettivi del credito cooperativo,<br />
ovvero “produrre utilità e vantaggi, creare valore<br />
economico, sociale e fabbricare fiducia”.<br />
Democrazia economica<br />
Nel panorama bancario e finanziario italiano, le Casse Rurali<br />
- e con esse tutte le Banche di Credito Cooperativo – rappresentano<br />
allora un’esperienza originale di democrazia economica.<br />
Nel 1883 - anno in cui nacque a Loreggia (PD) la<br />
prima Cassa Rurale – esse aiutavano a risolvere i problemi
dell'usura, stimolavano il risparmio e concedevano il credito<br />
indispensabile ai contadini.<br />
Oggi, diventate ormai moderne Banche di Credito<br />
Cooperativo, forniscono complessi servizi finanziari senza<br />
dimenticare il proprio ruolo sociale.<br />
Comunicazione e cooperazione<br />
“Democrazia economica”, “comunità ed extracomunitari”,<br />
“proprietà collettiva”, “mutualità e profitto”. Tante le coppie<br />
di parole dai significati contrastanti. In linguistica questo<br />
effetto si chiama “ossimoro” (es. lucida follia, silenzio eloquente,<br />
ghiaccio bollente), e rappresenta il fascino <strong>della</strong><br />
composizione delle diversità. Nella relazione tra i vari attori<br />
del mondo cooperativo, è responsabilità di tutti impegnarsi<br />
RACCONTARE CON I NUMERI<br />
Come presentare il bilancio ai soci<br />
Una buona comunicazione di bilancio<br />
non si limita a pubblicare i risultati economici:<br />
deve anche informare, spiegare,<br />
persuadere, motivare, dare un<br />
senso ai numeri. Soprattutto in periodi<br />
di grandi cambiamenti. E soprattutto se<br />
a parlare è una Cassa Rurale, una<br />
banca che si nutre di credibilità, affidabilità,<br />
coerenza, fiducia. Il bilancio è<br />
uno strumento di comunicazione e di<br />
marketing, perché analizza i risultati<br />
all'interno di un contesto più vasto,<br />
quello del mercato. È l’occasione dell’azienda<br />
per misurare il cammino fatto,<br />
per fare i conti con se stessa. Secondo<br />
Seth Godin, studioso di marketing e<br />
specialista delle presentazioni a slide,<br />
“PowerPoint offre una grande occasione<br />
al comunicatore, che può usare lo<br />
schermo – e quindi il canale visivo - per<br />
parlare all’emisfero destro, quello <strong>della</strong><br />
creatività, e le parole – ovvero il canale<br />
auditivo - per arrivare all’emisfero sinistro,<br />
analitico e razionale”.<br />
Fondamentale allora è usare uno stile<br />
che combini chiarezza e immaginazione,<br />
rigore ed emotività. Così il bilancio<br />
potrà diventare – nei magazine, nelle<br />
brochure, nelle slide - una storia fatta di<br />
testi e immagini efficaci. Racconterà gli<br />
eventi dell’anno trascorso con personaggi<br />
carismatici, spiegherà i termini<br />
tecnici con metafore o esempi, giocherà<br />
con la simbologia dei colori (es.<br />
rosso per i dati critici e le attività straor-<br />
dinarie, blu per le informazioni istituzionali,<br />
verde per le buone notizie…).<br />
Con le slide, in particolare, per presentare<br />
un bilancio occorre mettere insieme<br />
più competenze: progettuali, organizzative,<br />
di scrittura e di editing, di<br />
analisi, di relazione e di mediazione. A<br />
chi se ne prende carico, è richiesto di:<br />
- riflettere sull’azienda con partecipazione,<br />
ma anche con la giusta<br />
dose di distacco;<br />
- scegliere un taglio, un messaggio<br />
che combini chiarezza e immaginazione,<br />
rigore ed emotività;<br />
- raccontare una storia: organizzare<br />
l’informazione in modo fluido e<br />
lineare, ma anche con qualche<br />
“stacco” attenzionale, ossia con le<br />
opportune variazioni di tono, di<br />
ritmo, di stile;<br />
- usare uno stile preciso, asciutto,<br />
sintetico, efficace davanti a un pub<br />
blico, senza rinunciare a varietà e<br />
vivacità; magari ispirandosi alla<br />
pubblicità, con slogan o frasi brevi<br />
e contratte, che diano poi il via<br />
- sottolineare tutto ciò che proietta<br />
l'azienda verso il futuro.<br />
Un’attenzione agli aspetti emozionali<br />
<strong>della</strong> comunicazione, dunque, anche in<br />
un ambito ostico come quello finanziario.<br />
Perché anche i numeri possano<br />
parlare al cuore.<br />
nel costruire una buona relazione. Studiare il punto di vista<br />
dell’altro, prima di giudicarlo; vedere le cose dal suo punto<br />
di vista; sforzarsi di parlare la sua lingua, e quindi di rendere<br />
i propri concetti percepibili dall’altro; entrare in contatto<br />
con il suo sistema di valori e di convinzioni, e quindi con la<br />
sua realtà. Sono questi i passaggi che aiutano a spostarsi<br />
dal contrasto al confronto, dal monologo al dialogo, e che<br />
quindi possono produrre una reale cooperazione. Perché<br />
co-munic-azione e co-oper-azione, oltre all’origine linguistica,<br />
hanno in comune molti significati.<br />
* Alessandro Lucchini, professore presso l’Università Uilm<br />
di Milano, è esperto di scrittura, autore di numerosi libri sull’argomento<br />
(l’ultimo è “La magia <strong>della</strong> scrittura”) ed è<br />
docente di molti corsi organizzati da Formazione-Lavoro.<br />
Le regole d’oro<br />
01> adottare un’ottica esterna, centrata<br />
sul pubblico<br />
02> scegliere un solo messaggio di<br />
fondo<br />
03> tessere una trama, raccontare<br />
una storia<br />
04> curare al massimo l’inizio e la fine<br />
05> proiettare il messaggio al futuro<br />
06> usare uno stile sobrio, vario e<br />
vivace<br />
07> non riempire le slide di testo<br />
08> evocare, non descrivere; far<br />
pensare, non leggere<br />
09> usare solo parole chiave: titoli,<br />
verbi, cifre…<br />
10> con i numeri sollecitare l’immaginazione<br />
(es. confronti)<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
21
22<br />
CULTURA COOPERATIVA formazione<br />
ATTENZIONE AI CONTROLLI<br />
LA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO HA PORTATO ALCUNE NOVITÀ<br />
TRA I COMPITI DEL COLLEGIO SINDACALE.<br />
NE PARLA GASPARE INSAUDO, VICE PRESIDENTE DI UNIAUDIT<br />
di Sara Perugini<br />
Gestire una grande impresa è come navigare in un mare<br />
pieno di rischi e pericoli. L’avveduto navigante identifica<br />
tutti i rischi che minacciano la nave e li affronta uno per<br />
uno con accorgimenti di controllo che vanno continuamente<br />
aggiornati perché le condizioni ambientali sono in<br />
continua evoluzione.<br />
Allo stesso modo chi si occupa del controllo interno di<br />
un’impresa deve vigilare sulla gestione e sull’adeguatezza<br />
dei sistemi di verifica in modo che l’azienda prosegua la<br />
propria attività senza intoppi e, nel caso di problemi, sappia<br />
riconoscerli e risolverli velocemente.<br />
Con questo paragone Gaspare Insaudo, vice presidente di<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
Uniaudit spa e membro <strong>della</strong> Commissione nazionale dei<br />
dottori commercialisti e ragionieri per la statuizione dei<br />
principi di revisione, ha aperto la sua lezione sui doveri del<br />
collegio sindacale organizzata dalla <strong>Federazione</strong> in collaborazione<br />
con l’Airces, l’associazione italiana revisori contabili<br />
dell’economia sociale.<br />
Continua verifica <strong>della</strong> legalità<br />
L’attività di controllo contabile è affidato a società di revisione,<br />
mentre al collegio sindacale viene affidato il compito<br />
di vigilare sul rispetto dei principi di corretta amministrazione<br />
ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto
Gaspare Insaudo, vice presidente di Uniaudit s.p.a. e<br />
membro <strong>della</strong> Commissione nazionale dei dottori commercialisti<br />
e ragionieri per la statuizione dei principi di revisione<br />
organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla<br />
società e sul suo concreto funzionamento.<br />
Il sindaco non è obbligato a passare in rassegna ogni atto<br />
compiuto all’interno dell’azienda, ma deve accertarsi che<br />
esista una funzione aziendale competente per l’osservazione<br />
del rispetto <strong>della</strong> legalità.<br />
La vigilanza va svolta a partire dalla ricognizione iniziale<br />
<strong>della</strong> struttura organizzativa con la raccolta delle informazioni<br />
dal controllo contabile e dagli altri compiti e poteri e<br />
va proseguita con un monitoraggio continuo.<br />
Oltre a verificare il rispetto <strong>della</strong> legge e dei regolamenti, il<br />
sindaco deve controllare che le scelte e gli atti compiuti<br />
dagli amministratori siano ragionevoli e corretti, come, ad<br />
esempio, realizzare un investimento pluriennale con adeguato<br />
business plan o non compiere operazioni che danneggiano<br />
i soci o mettono a rischio la continuità aziendale.<br />
Lo strumento migliore: l’intervista<br />
L’assetto organizzativo è conforme alle dimensioni <strong>della</strong><br />
società? Quali sono le procedure gestionali e chi le controlla?<br />
Le competenze del personale sono rapportate al<br />
loro livello di responsabilità? Sono solo alcune delle<br />
domande a cui il sindaco deve trovare risposta quando<br />
entra in un’azienda. Per ogni operazione deve poter risalire<br />
a chi l’ha fatta, chi è il suo capo e come questo ha vigilato.<br />
Il modo migliore per raccogliere le informazioni necessarie<br />
è intervistare qualcuno non troppo in alto nella scala<br />
COME SI FA UN’INTERVISTA?<br />
È bene lavorare per cicli gestionali dell’impresa. Seguendo<br />
il modello di riferimento suggerito da Insaudo si affronta<br />
il ciclo dalle vendite, partendo dall’ordine del cliente per<br />
arrivare alla registrazione dell’incasso, e si verificano i vari<br />
controlli riguardo, ad esempio, l’affidabilità del cliente o la<br />
corrispondenza tra ordini, bolle e fatture.<br />
Per il ciclo degli acquisti si esaminano fabbisogni, ordini,<br />
ricevimento, fatture, contabilizzazione e scadenziario con<br />
i relativi controlli, come la verifica <strong>della</strong> corrispondenza tra<br />
gerarchica, che abbia una visione dei dettagli del lavoro.<br />
La figura ideale è quella del capoufficio.<br />
Il sindaco, attraverso diverse interviste e grazie alle informazioni<br />
avute dal controllo contabile, può costruirsi una<br />
mappa precisa e aggiornata delle procedure aziendali, da<br />
cui partire per esprimere una prima valutazione apparente<br />
con la quale si chiede cosa può andar male e quali sono<br />
i controlli chiave per prevenire tali errori o per identificarli<br />
per la loro correzione. La documentazione raccolta nella<br />
fase iniziale va tenuta costantemente aggiornata. La fase<br />
successiva è il controllo dei controlli, dove viene verificata<br />
a campione l’effettiva operatività dei controlli chiave.<br />
A questo punto, si può confermare la valutazione apparente<br />
oppure rivederla sulla base delle nuove informazioni<br />
acquisite.<br />
Problemi? Convoca l’assemblea<br />
Nel corso <strong>della</strong> gestione, se il sindaco riscontra delle mancanze<br />
deve verbalizzarle e comunicarle in modo formale ai<br />
suoi referenti, i consiglieri di amministrazione, ottenendo<br />
prova che la comunicazione è stata fatta tramite, ad esempio,<br />
raccomandata con ricevuta di ritorno o facendo firmare<br />
copia del verbale per presa visione.<br />
Il sindaco chiede chiarimenti al consiglio di amministrazione<br />
e se non ottiene risposte soddisfacenti chiede che<br />
venga convocata l’assemblea sull’ordine del giorno da lui<br />
stabilito. In caso di rifiuto, il sindaco ha il potere di convocare<br />
lui stesso l’assemblea. Inoltre ha il potere nonché il<br />
dovere di denunciare eventuali illeciti al Tribunale.<br />
ciò che è stato consegnato e quanto era stato ordinato.<br />
Per gli incassi si valuta il ricevimento e il versamento degli<br />
incassi, la segnalazione dalle banche, gli insoluti, i solleciti<br />
e le competenze finanziarie, controllando anche la contrapposizione<br />
di responsabilità tra chi riceve e chi contabilizza.<br />
Il quarto ciclo proposto riguarda i pagamenti, con le relative<br />
autorizzazioni, esecuzioni, contabilizzazioni e competenze.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
23
24<br />
CULTURA COOPERATIVA nuove leggi<br />
PIÙ<br />
SELEZIONE<br />
MENO<br />
BUROCRAZIA<br />
CAMBIA IL REGIME DEI CONTRIBUTI ALLE COOPERATIVE.<br />
PANIZZA: “INTERVENTI PIÙ SELETTIVI, SEMPLIFICAZIONE DELL’ITER E SOGLIE<br />
DI SPESA PIÙ ELEVATE DELLE DOMANDE IN PROCEDURA AUTOMATICA”<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
La Giunta provinciale ha ritoccato la<br />
legge che disciplina gli aiuti alle<br />
imprese (la numero 6 del 1999, detta<br />
“legge unica” dell’economia), individuando<br />
nuovi criteri e modalità d’attuazione.<br />
Anche in base ad un’osservazione<br />
<strong>della</strong> <strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong><br />
<strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> si è optato per<br />
non “riservare” alle cooperative un<br />
capitolo a sè stante. Le cooperative<br />
accederanno quindi ai contributi previsti<br />
attraverso i settori specifici di<br />
appartenenza (industria, commercio,<br />
ecc.). “Con questa modifica – spiega<br />
l’assessore provinciale alla cooperazione<br />
e artigianato Franco Panizza –<br />
è stato compiuto un primo passo,<br />
che non è destinato a rimanere isolato.<br />
Esso consiste in una maggiore<br />
selettività nell’assegnazione degli<br />
incentivi finanziari. Le risorse vengono<br />
concentrate a favore delle iniziative<br />
ritenute prioritarie, perché più<br />
innovative e competitive. Le altre<br />
vedono ridursi progressivamente le<br />
percentuali contributive”. Una mossa<br />
che si è resa necessaria a causa <strong>della</strong><br />
contrazione del bilancio provinciale e<br />
che sembra destinata a ripetersi nei<br />
prossimi anni. Entro il 2008, peraltro,<br />
è già previsto che le percentuali di<br />
contributo per iniziative che non<br />
siano “di sviluppo ed innovazione”,<br />
vengano ridotte dall’attuale 12,5 al<br />
7,5%.<br />
“Abbiamo elevato le soglie di spesa<br />
delle domande in procedura automatica<br />
– aggiunge Panizza - cioè di quel-
L’assessore provinciale alla cooperazione e artigianato<br />
Franco Panizza<br />
le presentate successivamente alla<br />
effettuazione delle spese e, conseguentemente,<br />
è aumentato il campo<br />
di azione degli enti di garanzia.<br />
Questa misura ha una importante<br />
ricaduta in termini di sburocratizzazione<br />
dei procedimenti amministrativi,<br />
semplificando la documentazione<br />
e riducendo i tempi di risposta”.<br />
I nuovi criteri trovano applicazione<br />
per le domande presentate dal 2<br />
dicembre 2005, giorno a partire dal<br />
quale cessano di avere efficacia i precedenti.<br />
I cambiamenti arrivano su alcuni fronti:<br />
Contributi. Sono diminuite le percentuali<br />
di contributo che riguardano gli<br />
investimenti materiali di routine<br />
(sostituzione di macchinari e piccoli<br />
ampliamenti), mentre aumentano<br />
quelle per le iniziative più meritevoli,<br />
prime fra tutte i progetti aziendali di<br />
ricerca, con percentuali d’intervento<br />
che arrivano al 50 e nei casi eccellenti<br />
al 70%.<br />
Priorità. Le iniziative maggiormente<br />
sostenute sono quelle in grado di<br />
contrastare le difficoltà del tessuto<br />
produttivo di fronte al mercato globale.<br />
Nei nuovi “criteri” entrano concetti<br />
quali la crescita dimensionale, le<br />
reti d’impresa, l’innovazione tecnologica,<br />
il passaggio generazionale, la<br />
brevettazione, la certificazione e le<br />
filiere. “Tutti termini – dice Panizza -<br />
che ricopiano in sé le più aggiornate<br />
e condivise ‘ricette’ per accrescere la<br />
competitività delle imprese”. Per chi<br />
si cimenta in questo genere di processi,<br />
il contributo <strong>della</strong> Provincia<br />
varia, secondo i casi, dal 17,50 al<br />
30%.<br />
Semplificazione. Le soglie di spesa<br />
per istruire le domande in procedura<br />
automatica vengono ritoccate all’insù<br />
(per il commercio al dettaglio da 125<br />
a 150 mila euro, per il commercio<br />
all’ingrosso e l’industria da 125 a 300<br />
mila euro) e viene introdotta la procedura<br />
valutativa semplificata (rispettivamente<br />
fino a 300 mila, fino a 600<br />
mila e fino a un milione), nella quale<br />
l’unico aspetto sottoposto a verifica è<br />
la presenza in azienda di un minimo<br />
di patrimonio, segno di serietà del<br />
progetto imprenditoriale.<br />
Competere<br />
ad armi pari<br />
Le cooperative accederanno ai benefici<br />
<strong>della</strong> legge 6 come tutte le altre<br />
imprese e ciò permetterà loro di competere<br />
ad armi pari nel mercato trentino.<br />
E’ possibile ottenere agevolazioni<br />
a copertura delle spese sostenute per<br />
l’acquisizione di beni strumentali, sia<br />
immobiliari che mobiliari. Inoltre, grazie<br />
alla legge provinciale 12 luglio<br />
1993, n. 17 è previsto l’accesso a contributi<br />
anche per l’acquisizione di servizi<br />
consulenziali. La legge regionale<br />
14 febbraio 1964, n. 8, consente l’abbattimento<br />
dei costi delle revisioni; la<br />
legge regionale 28 novembre 1993, n.<br />
20, prevede finanziamenti a tasso agevolato<br />
a fronte di un ampio spettro di<br />
investimenti aziendali. La gestione<br />
compete alla Provincia. Poi c’è la<br />
legge 28 luglio 1988, n. 15, che ha il<br />
fine di promuovere e sviluppare la<br />
cooperazione, l’educazione e lo spirito<br />
cooperativi. A ciò va aggiunto il ruolo<br />
di Cooperfidi che interviene attraverso<br />
il fondo rischi, finanziato anche con<br />
risorse <strong>della</strong> Provincia, per fornire<br />
garanzie su operazioni creditizie alle<br />
cooperative.<br />
“L’intento <strong>della</strong> semplificazione e<br />
<strong>della</strong> sburocratizzazione – aggiunge<br />
Panizza – ha consentito di facilitare<br />
l’iter delle domande relative a progetti<br />
di investimento con entità <strong>della</strong><br />
spesa di fascia media per le quali,<br />
accanto ad alcuni automatismi, l’analisi<br />
economico finanziaria e patrimoniale<br />
è circoscritta agli aspetti fondamentali<br />
e non prevede l’imposizione<br />
di stringenti vincoli finanziari”.<br />
Fondo di rotazione<br />
immobiliare<br />
Con la legge finanziaria 2005, la<br />
Provincia ha istituito un Fondo di<br />
rotazione alimentato con risorse<br />
pubbliche destinato all’acquisto di<br />
immobili da concedere in locazione<br />
per lo svolgimento dell’attività di<br />
cooperative ed imprese agricole<br />
aventi sede legale o unità lavorative<br />
nella provincia di Trento, fatta esclusione<br />
solo per le cooperative di credito.<br />
L’obiettivo di questo strumento di<br />
sostegno è quello di soddisfare la<br />
forte richiesta di immobili necessari<br />
allo svolgimento dell’attività aziendale,<br />
nelle situazioni in cui l’impresa<br />
non sia momentaneamente nelle<br />
condizioni finanziarie di acquisirli in<br />
proprietà, cercando di cogliere, nel<br />
contempo, le migliori condizioni presenti<br />
sul mercato immobiliare.<br />
Inoltre, attraverso l’acquisizione di<br />
immobili di cooperative che intendono<br />
cessare l’attività, si intende mantenere<br />
tale patrimonio nell’ambito<br />
<strong>della</strong> cooperazione, evitando che<br />
passi in mano alla speculazione<br />
immobiliare. (d.p.)<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
25
26<br />
CULTURA COOPERATIVA internazionalizzazione<br />
IL CASO REPUBBLICA CECA<br />
Il riconoscimento del ruolo sociale delle cooperative al centro<br />
delle richieste del movimento cooperativo ceco<br />
che, per il futuro, sarà impegnato in nuovi, particolari settori<br />
di Sara Perugini<br />
Una cooperativa che si occupa di servizi funerari e una che<br />
offre assistenza medica. Sono le nuove attività a cui punta la<br />
cooperazione ceca, che tra gli obiettivi per il futuro ha anche<br />
l’ampliamento dei servizi offerti.<br />
La priorità rimane però l’approvazione di una legge che veda<br />
le società cooperative non come forme particolari di attività<br />
imprenditoriale, ma come soggetti con una missione sociale.<br />
A questo sta lavorando l’Associazione delle cooperative<br />
<strong>della</strong> Repubblica Ceca (Cacr), fondata nel 1993 dopo la divisione<br />
<strong>della</strong> Cecoslovacchia, al posto dell’Unione cooperative<br />
cecoslovacche. La Cacr agisce come un’associazione<br />
“ombrello” per il movimento delle cooperative ceche e le<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
rappresenta sia all’esterno, nelle relazione internazionali, sia<br />
all’interno, nelle negoziazioni col governo e con le altre agenzie<br />
di Stato.<br />
UN PANORAMA COMPLESSO<br />
Le cooperative di ogni settore sono rappresentate da<br />
un’Unione, associata alla Cacr. Le cooperative di produzione<br />
sono organizzate nell’Unione delle cooperative di produzione<br />
ceche e <strong>della</strong> Moravia. Attualmente riunisce 302 società, tra<br />
cui 50 cooperative che impiegano 7.000 persone disabili.<br />
L’Unione delle cooperative di consumo ceche e <strong>della</strong> Moravia<br />
riunisce 61 cooperative, 4 consorzi, 11 istituzioni educative
e due uffici di acquisto all’ingrosso. Queste cooperative<br />
occupano una posizione dominante tra le catene di vendita<br />
del mercato ceco. Sono 726 le cooperative edilizie organizzate<br />
nell’Unione e coprono circa il 17% del mercato edilizio<br />
<strong>della</strong> Repubblica Ceca. Le cooperative agricole sono 686,<br />
organizzate nell’Associazione agricola <strong>della</strong> Repubblica<br />
Ceca. Il lavoro totale delle cooperative agricole che<br />
l’Associazione riunisce rappresenta circa il 30% <strong>della</strong> produzione<br />
agricola totale <strong>della</strong> Repubblica Ceca. Il settore finanziario<br />
è organizzato con una propria Unione, non associata<br />
alla Cacr. Attualmente sta attraversando un periodo difficile<br />
ed è di importanza marginale. Oltre alle socie <strong>della</strong> Cacr ci<br />
sono molte altre cooperative, circa 7.000, non iscritte a nessuna<br />
Unione od organizzate in proprie associazioni. Le<br />
Unioni di settore offrono assistenza sull’intero territorio<br />
nazionale attraverso degli uffici regionali, che provvedono<br />
alle cooperative con informazioni e consigli, soprattutto<br />
nella sfera tecnica, economica e legale, e trasmettono le<br />
richieste dei soci a livello nazionale.<br />
PROPRIETÀ PRIVATA: UN PROBLEMA<br />
La situazione <strong>della</strong> cooperazione ceca è complicata da un<br />
problema lasciato in eredità dall’era comunista, cioè la definizione<br />
<strong>della</strong> proprietà privata. Ancora oggi, infatti, alcuni dei<br />
terreni su cui sono costruite le cooperative appartengono<br />
allo Stato. La priorità per il sistema cooperativo ceco è, quindi,<br />
la creazione di una legge specifica sulle cooperative.<br />
Sono già stati preparati diversi disegni di legge su questa<br />
materia, tra cui la proposta di una legge sulle cooperative<br />
come società no profit, ma nessuno di essi è stato approvato<br />
dal Parlamento. Nella sua relazione con l’organo legislativo,<br />
la Cacr fa lobby e mantiene contatti personali con deputati<br />
e senatori, in particolare con quelli che sono stati eletti<br />
tra i rappresentanti del movimento cooperativo.<br />
L’Associazione delle cooperative ha anche la possibilità di<br />
prendere parte agli incontri dei comitati <strong>della</strong> Casa Bassa del<br />
Parlamento per promuovere gli interessi del movimento<br />
cooperativo. Rappresentanti <strong>della</strong> Cacr e delle Unioni socie<br />
sono membri del Concilio legislativo del Governo e di molte<br />
commissioni ministeriali di esperti.<br />
CONCORRENZA DALL’ASIA<br />
Le cooperative ceche hanno le stesse opportunità delle altre<br />
società di accedere alle varie forme di supporto governativo<br />
per le piccole medie imprese.<br />
Tra le tutele che la Cacr sta ricercando, la più attuale riguarda<br />
le importazioni illegali e i vantaggi competitivi ingiustificati.<br />
A creare i problemi maggiori, non solo alle cooperative,<br />
sono le società di importazione asiatiche, che offrono prodotti<br />
contraffatti, senza test appropriati o a prezzi troppo<br />
ridotti dovuti a manodopera sottocosto.<br />
Nel movimento cooperativo esistono diversi esempi di col-<br />
laborazione tra i settori. Anzitutto le relazioni commerciali tra<br />
le cooperative di produzione e di consumo, dove le prime,<br />
incluse quelle con persone disabili, consegnano i loro prodotti<br />
alla rete delle cooperative di vendita.<br />
L’intercooperazione ha iniziato a superare i confini nazionali<br />
prima dell’entrata <strong>della</strong> Repubblica Ceca nell’Unione<br />
Europea. Ad esempio, la costituzione <strong>della</strong> multinazionale<br />
Coop Euro in collaborazione con le società cooperative <strong>della</strong><br />
Repubblica Slovacca e dell’Ungheria allo scopo di unire le<br />
cooperative di consumo.<br />
Inoltre, le cooperative di produzione ceche esportano ogni<br />
anno beni per un totale di 5.000 miliardi di corone ceche,<br />
pari a 144.760 miliardi di euro. Il 20% circa di queste esportazioni<br />
sono prodotti semilavorati e servizi realizzati in cooperazione<br />
con partner esteri.<br />
VERSO IL RICONOSCIMENTO<br />
I programmi per il futuro sono molti. La Cacr ha preparato<br />
un progetto per la costituzione di un istituto cooperativo<br />
internazionale in collaborazione con l’università di Jan Amos<br />
Komensky a Praga. L’istituto dovrebbe offrire un’ulteriore<br />
occasione di formazione e aggiornamento sia per le organizzazioni<br />
cooperative ceche, sia per gli studenti, sia per gli<br />
iscritti provenienti dai Paesi europei o candidati a diventarlo.<br />
Tra gli obiettivi primari c’è il rinnovamento <strong>della</strong> fiducia nei<br />
confronti delle cooperative di credito e il riconoscimento<br />
sociale delle cooperative come soggetti validi per lo sviluppo<br />
sociale ed economico.<br />
Infine, il movimento cooperativo ceco punta ad offrire servizi<br />
nuovi attraverso la costituzione di cooperative di assistenza<br />
medica, culturali o di servizi funerari.<br />
I RAPPORTI CON L’ESTERO<br />
Le cooperative ceche, spiega Marie Zvolska, consulente<br />
legale <strong>della</strong> Cacr e membro del Comitato economico e<br />
sociale europeo, cercano contatti idonei alle fiere specializzate<br />
internazionali, come, ad esempio, la fiera MIDEST<br />
a Parigi o le iniziative analoghe tenute nei Paesi<br />
dell’Unione. L’Unione delle cooperative di produzione<br />
ceche, inoltre, organizza delle fiere e presenta la propria<br />
offerta anche sul sito www.scmvd.cz<br />
La partecipazione alle fiere è un’opportunità per incontrare<br />
potenziali partner dai Paesi europei.<br />
Prima dell’entrata nell’Unione Europea, le cooperative<br />
ceche potevano ricorrere, due volte all’anno, all’europartenariato<br />
per organizzare incontri con produttori dei Paesi<br />
membri e dei Paesi candidati. Attualmente non hanno più<br />
accesso a queste risorse comunitarie.
CULTURA COOPERATIVA buone prassi<br />
L’HOTEL DELLA COOPERAZIONE<br />
In aprile sarà inaugurato il Flora di Stenico, la prima esperienza di gestione diretta<br />
di una struttura alberghiera. Tante le cooperative coinvolte, anche nei lavori di ristrutturazione<br />
Il piede <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> in ambito turistico sta diventando<br />
una gamba forte e solida. Apre a Pasqua il primo<br />
albergo <strong>della</strong> cooperazione, una struttura acquistata e poi<br />
ristrutturata da Euro4, una spa formata al 55% dal<br />
Consorzio Trentino Vacanze (holding <strong>della</strong> cooperazione<br />
nel settore turistico) e per il 45% da un pool di imprenditori<br />
privati. Il credito cooperativo locale è il punto di riferimento<br />
finanziario dell’operazione. Nella ristrutturazione,<br />
poi, sono state coinvolte altre cooperative, in particolare<br />
per l’impianto elettrico e per la progettazione e realizzazione<br />
dell’immenso giardino che circonda la struttura. Altre<br />
cooperative saranno attivate nella gestione, per le forniture<br />
e per alcuni servizi. L’Hotel è situato in una zona molto<br />
favorevole, sulla collina sotto al castello di Stenico. E’<br />
esposto a sud, lontano dal traffico, a cinque minuti dal<br />
centro di Ponte Arche e vicino alle Terme di Comano, che<br />
si raggiungono anche a piedi, percorrendo un comodo<br />
sentiero attraverso il verde che circonda l’albergo. L’azione<br />
di ristrutturazione ha portato all’aggiunta di un piano, lo<br />
spostamento di sala da pranzo e cucina al livello del parco<br />
e la modifica di altri spazi interni. Tutto questo ha consentito<br />
di ricavare 47 camere di cui 7 junior suite, per un totale<br />
di 96 posti letto (prima erano 40).<br />
L’albergo è stato pensato ed organizzato come supporto<br />
dei turisti che frequentano le terme, con in più la possibilità<br />
di ospitare banchetti e feste nei periodi meno attrattivi<br />
(l’apertura sarà da Pasqua a settembre più il periodo natalizio).<br />
L’hotel (tre stelle sup), presenta quindi un’ampia<br />
scelta di servizi, tra cui spiccano bar, sala tv, servizio ristorante<br />
e banqueting (sala da pranzo con 120 posti a sedere<br />
aperta sul giardino con ulteriori 80 posti all’aperto), sala<br />
soggiorno e convegni con 60 posti, centro benessere di<br />
120 mq attrezzato con sauna, bagno turco, idromassaggio<br />
e zona relax, parcheggi auto esterni riservati, garage per<br />
moto e biciclette con spazio per manutenzioni, campo da<br />
tennis e 12.000 mq di parco, servizio bus navetta e trasporto<br />
biciclette. L’albergo servirà per testare le competenze<br />
<strong>della</strong> cooperazione in materia di turismo, per poi<br />
creare un vero e proprio circuito alberghiero cooperativo,<br />
con delle strutture in vari luoghi turistici del nostro<br />
Trentino.<br />
I tempi di rientro dell’investimento? “L’obiettivo dell’operazione<br />
– commentano i protagonisti – non è solo di ritorno<br />
economico, che pur ci sarà dal punto di vista patrimoniale,<br />
ma di attivarsi in un settore fino ad oggi di marginale<br />
interesse per la cooperazione”. (d.p.)<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
29
30<br />
ATTUALITÀ cooperazione in lutto<br />
Italo Garbari, il costruttore<br />
di Luciano Imperadori<br />
Italo Garbari è stato un costruttore nella professione, ma<br />
anche nella vita.<br />
L’enorme folla di amici, cooperatori, autorità o semplici<br />
cittadini che lo hanno accompagnato nel suo ultimo<br />
viaggio, lo dice chiaramente. Garbari ha saputo costruire<br />
relazioni durature con tantissime persone proprio per<br />
quel suo carattere fermo, coerente e leale.<br />
Era “Un uomo di buona volontà” come l’ha chiamato il<br />
presidente Diego Schelfi ai suoi funerali, ricordando la<br />
definizione di don Lorenzo Guetti per i soci delle cooperative<br />
trentine.<br />
“Uomo di cuore e di franco carattere”, sempre per citare<br />
la parola del nostro fondatore riferita alla natura dei<br />
veri cooperatori, Garbari ispirava fiducia fin dal primo<br />
incontro e la sua parola valeva come mille documenti<br />
scritti. Uomo di fede e di saldi principi riteneva fondamentale<br />
il valore <strong>della</strong> famiglia come base per la coesione<br />
sociale. Amava il Trentino e la cooperazione. Forse<br />
perché era arrivato a presiedere la Cassa Rurale di<br />
Trento, la prima del Trentino, partendo da quella di Vigo<br />
Cortesano che, all’epoca, era tra quelle più piccole,<br />
aveva sempre mantenuto il senso delle proporzioni e del<br />
limite operando con sobrietà e rigore senza fare il passo<br />
più lungo <strong>della</strong> gamba. Diceva sempre che, pur venendo<br />
da un mondo imprenditoriale diverso da quello cooperativo,<br />
aveva fatto propri i principi <strong>della</strong> cooperazione<br />
considerata una tra le maggiori ricchezze <strong>della</strong> nostra<br />
autonomia. Fedele al motto del padre: “Quello che fai<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
fallo bene” riportato su un grande affresco dedicato al<br />
Trentino che fa bella mostra all’ingresso <strong>della</strong> sua azienda,<br />
riteneva che alla base dell’agire economico fosse<br />
indispensabile un comportamento eticamente irreprensibile.<br />
Scriveva su Trento Vive, il periodico <strong>della</strong> Cassa<br />
Rurale di Trento, all’indomani degli scandali che avevano<br />
coinvolto il sistema bancario e che purtroppo non<br />
sembrano superati nemmeno oggi:<br />
“Oggi il mondo finanziario è travolto da scandali inimmaginabili<br />
e da grandi preoccupazioni. Quello che emerge<br />
dalla triste vicenda Parmalat è una vergogna che ha<br />
conseguenze pesantissime per la stessa credibilità del<br />
nostro Paese! La fiducia dei risparmiatori viene messa a<br />
dura prova. Le banche sono sul banco degli accusati.<br />
Rispetto agli altri istituti di credito però noi abbiamo qualche<br />
cosa in più: abbiamo radici trentine. E’, infatti, in<br />
questi momenti che emerge con prepotenza il ruolo di<br />
stabilità e di sicurezza del credito cooperativo che nei<br />
suoi cent’anni di storia ha superato epoche e situazioni<br />
ben peggiori; pensiamo alle guerre o alla crisi degli anni<br />
trenta. In questo difficile momento dovere primo degli<br />
amministratori è gestire con senso di responsabilità e<br />
con grande trasparenza la nostra Cassa Rurale con lo<br />
spirito del “buon padre di famiglia”.<br />
La nostra storia e la nostra missione ci devono spingere<br />
sempre più, a non cercare risultati fini a se stessi, ad<br />
affiancare il cliente ed il socio, a radicarci sul nostro territorio,<br />
a fare sistema col resto del movimento coopera-<br />
> Da sinistra Italo Garbari e Diego Schelfi in un recente viaggio a<br />
Roma. A destra una delle ultime foto di Italo Garbari
tivo, a formarci e a formare buoni amministratori, dipendenti<br />
preparati e soci consapevoli”.<br />
Pur diffidando di certi processi imposti dalla globalizzazione<br />
dell’economia, il presidente Garbari non era chiuso<br />
alle esigenze dei più poveri. Lo dimostra la sua grande<br />
sensibilità per i problemi del Terzo Mondo, soprattutto<br />
per i bambini <strong>della</strong> Guinea, come ricordato ai suoi<br />
funerali, o col progetto in favore dei ragazzi costretti a<br />
fare i cercatori d’oro nei fiumi gelidi <strong>della</strong> Bolivia che la<br />
Cassa di Trento sta portando avanti con la cooperativa<br />
Il Canale. Ma la sua sensibilità non si fermava al semplice<br />
aiuto esterno. Era conscio che i problemi del mondo<br />
si possono affrontare solo in un’ottica di finanza eticamente<br />
orientata. Per questo aveva accettato di rappresentare<br />
le Casse Rurali all’interno degli organismi <strong>della</strong><br />
finanza etica europea Febea e Sefea. La stessa Cassa<br />
Rurale di Trento, sotto la sua presidenza, decise di<br />
diventare membro <strong>della</strong> Banca Popolare Etica con una<br />
tra le quote maggiori.<br />
Si compiaceva dei risultati raggiunti in questi piccoli progetti<br />
di aiuto allo sviluppo tramite il credito cooperativo<br />
vuoi che fossero in Mozambico dove opera Andrea<br />
Patton, dipendente <strong>della</strong> Cassa di Trento in aspettativa,<br />
o a Nova Trento in Brasile con Trentocredi una piccola<br />
Banca di Credito Cooperativo che la Cassa di Trento<br />
aiutò a muovere i primi passi.<br />
“È difficile esprimere in poche parole quello che lui ha<br />
rappresentato per tutti noi - ha scritto il nuovo presidente<br />
<strong>della</strong> Cassa Rurale di Trento, Giorgio Fracalossi- ma<br />
vorrei che lo ricordassimo come era realmente. Un<br />
uomo di poche parole, ricco di umanità, sensibilità e che<br />
sapeva trasmettere fiducia ed entusiasmo”.<br />
> In alto a destra Romina Evangelisti, collaboratrice <strong>della</strong><br />
<strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong><br />
Romina, morire a 28 anni<br />
Ha scosso l’intero movimento cooperativo la morte di<br />
Romina Evangelisti, collaboratrice <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong><br />
<strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> (settore cooperative agricole).<br />
Il suo ricordo nelle parole del direttore generale Carlo<br />
Dellasega: “Romina aveva ventotto anni, tanti progetti,<br />
una personalità dolce ma grintosa. Si era fatta una famiglia<br />
sua, amava la pallavolo e lo sport, le piaceva il suo<br />
lavoro. Lei era fiduciosa, sperava che sarebbe stata più<br />
forte del male che l'aveva colpita. E invece non ce l'ha<br />
fatta. La sua forza interiore e la sua voglia di vivere non<br />
sono riuscite ad avere la meglio in questa lotta tenace<br />
ma impari.<br />
Romina lascerà un vuoto che non è certo soltanto professionale.<br />
Lascerà bianca la pagina dei progetti di vita<br />
che ha avviato con entusiasmo e non ha potuto portare<br />
avanti. Resterà il silenzio delle parole che non riuscirà più<br />
a dire. Resterà il dolore a chi le voleva bene, al marito,<br />
alla famiglia, a tutti noi e in particolare ai suoi amici e colleghi<br />
del settore cooperative agricole.<br />
La consolazione che ci rimane è la certezza che dov'è<br />
ora, nel Regno di Dio, troverà un giaciglio dove riposarsi<br />
dalla grande battaglia che ha portato avanti per cercare<br />
di sconfiggere la sua malattia. E la pace. A noi il ricordo<br />
di una collega capace, disponibile e sincera, alla<br />
quale vanno le nostre preghiere”. I colleghi di Romina<br />
hanno raccolto 525 euro da donare in suo ricordo alla<br />
Fondazione Aretè Onlus del San Raffaele di Milano; la<br />
<strong>Federazione</strong> si è impegnata a raddoppiare questa cifra.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
31
ATTUALITÀ rapporto sulla cooperazione sociale<br />
Borzaga: “Fate valere<br />
la dimensione sociale”<br />
di Silvia De Vogli<br />
IL PRESIDE DI ECONOMIA A TRENTO COMMENTA LO STATO<br />
DELLA COOPERAZIONE SOCIALE IN PROVINCIA, DOPO LA STAMPA<br />
DEL QUARTO RAPPORTO SUL SETTORE A LIVELLO NAZIONALE<br />
La cooperazione sociale nazionale cresce, sia nei<br />
numeri che nella rilevanza complessiva, dimostrando<br />
che questa forma d’impresa diventa sempre più utile<br />
per offrire servizi alla persona. Questo è quanto emerge<br />
dal quarto rapporto sulla cooperazione sociale in<br />
Italia, titolato “Beni comuni” curato dal Centro studi del<br />
Consorzio nazionale di Cgm e pubblicato dalla<br />
Fondazione Giovanni Agnelli.<br />
Crescita del 10%<br />
Sono 7100 le cooperative sociali operanti oggi in Italia<br />
e coinvolgono un numero crescente di persone:<br />
267.000 soci, 223.000 persone remunerate, 31.000<br />
volontari e 24.000 persone svantaggiate. Il 59% di<br />
queste cooperative offre servizi socio-assistenziali ed<br />
educativi, il 33% si occupa di inserimento lavorativo di<br />
persone deboli, il restante 8% opera in entrambi i settori.<br />
Il dato è il frutto di una crescita ininterrotta che si<br />
aggira intorno al 10% annuo, anche se negli ultimi<br />
tempi il fenomeno è in fase di relativo contenimento. Si<br />
tratta di uno sviluppo di tipo additivo: a fronte cioè <strong>della</strong><br />
nascita di nuove cooperative si registra un tasso di<br />
mortalità abbastanza limitato tra il 2 e il 4%. L’aumento<br />
in termini numerici si accompagna ad un consolidamento<br />
del fenomeno: è quasi triplicata infatti l’età<br />
media delle cooperative sociali (la quota di quelle costituite<br />
da più di quindici anni è passata dal 10% del 1996<br />
al 27,7 del 2003).<br />
Giro d’affari di 5 miliardi<br />
La cooperazione sociale non cresce solo in termini<br />
32 COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
numerici ma anche in dimensione aumentando la propria<br />
rilevanza sia all’interno del sistema economico<br />
nazionale (il giro d’affari si attesta intono ai 5 miliardi di<br />
euro l’anno), sia nel panorama degli attori del sistema<br />
di welfare. La lettura generale richiede però delle specificazioni<br />
per settori di attività e contesti territoriali.<br />
“Abbiamo rilevato - spiega Flaviano Zandonai, curatore<br />
<strong>della</strong> ricerca insieme al professore Carlo Borzaga<br />
- una tendenza all’allargamento dei campi di intervento<br />
che va dalla prestazione di servizi sociali in senso<br />
stretto alla produzione di servizi “comunitari” di interesse<br />
pubblico che si differenziano per un ruolo più attivo<br />
dei “consumatori” e per un ampliamento dei beneficiari<br />
delle attività dagli utenti finali delle prestazione alle<br />
comunità, per l’appunto.” Rispetto al territorio: se è<br />
vero che lo sviluppo <strong>della</strong> cooperazione sociale risulta<br />
costante negli ultimi anni, ciò deriva da un assestamento<br />
dei tassi nelle regioni del nord Italia in cui la cooperazione<br />
sociale si era notevolmente sviluppata già<br />
nella prima metà degli anni Novanta, controbilanciato<br />
da un aumento molto pronunciato del fenomeno nel<br />
sud del Paese. E’ sempre più evidente poi l’esistenza<br />
di diversi “modelli territoriali” la cui origine e il cui sviluppo<br />
dipendono da specifici fattori di contesto.<br />
Impegno in aumento<br />
Tra le variabili “ambientali” che maggiormente influiscono<br />
sullo sviluppo di questi modelli, Zandonai, cita le<br />
politiche pubbliche locali e il livello di strutturazione<br />
delle reti interorganizzative, non solo fra le cooperative<br />
sociali – come possono essere i consorzi – ma anche
con altri soggetti quali le amministrazioni pubbliche, le<br />
imprese for profit e il terzo settore. Su quest’ultimo<br />
punto si registra un impegno e un ruolo crescente <strong>della</strong><br />
cooperazione sociale sia nei tavoli di programmazione,<br />
sia nella gestione di progetti a fianco di altri importanti<br />
attori territoriali, in particolare le pubbliche amministrazioni.<br />
Molto resta ancora da fare rispetto al mondo<br />
delle imprese for profit con le quali, afferma Zandonai,<br />
“non esiste ancora un rapporto strutturato”.<br />
L’intervista<br />
PROFESSOR BORZAGA, LE COOPERATIVE<br />
SOCIALI SONO REALMENTE BENI COMUNI<br />
COME DICHIARA IL TITOLO DEL QUARTO RAP-<br />
PORTO?<br />
In parte sì, ma molto ancora rimane da fare. Più che<br />
una constatazione insomma, quello di essere “beni<br />
comuni” è un auspicio. Detto questo, credo che la<br />
cooperazione sociale trentina però – pur avendo<br />
aumentato il numero di addetti – abbia saputo, più che<br />
in altre parti d’Italia, conservare un modello “comunitario”<br />
grazie alla presenza di diverse categorie di<br />
stakeholders. Oggi però deve interrogarsi su come<br />
rendere stabile e sviluppare ulteriormente questa caratteristica.<br />
Da questo punto di vista mi sembra che non<br />
ci sia molta riflessione; la revisione degli statuti ad<br />
esempio è stata un’occasione mancata.<br />
QUESTO RAPPRESENTARE AL PROPRIO INTER-<br />
NO LA COMUNITÀ HA AVUTO UN RICONOSCI-<br />
MENTO PUBBLICO?<br />
Sì, in Trentino questo riconoscimento c’è stato nei fatti.<br />
Le istituzioni hanno affidato alla cooperazione sociale la<br />
gestione di molti servizi molto spesso sulla base di<br />
legami fiduciari.<br />
A CHE PUNTO È INVECE LA COOPERAZIONE<br />
SOCIALE TRENTINA RISPETTO ALLA PROGRAM-<br />
MAZIONE DEI SERVIZI?<br />
La cooperazione sociale nasce per rispondere a biso-<br />
gni concreti, non rilevati con indagini che generano<br />
rapporti, che poi vengono tradotti in documenti. Quindi<br />
le cooperative, da questo punto di vista, sono ottimi<br />
rilevatori dei bisogni. Tuttavia credo che in questi anni<br />
l’importanza <strong>della</strong> programmazione sia stata sopravvalutata:<br />
solo in alcuni casi (come per i servizi agli anziani)<br />
si può pianificare. In tutti gli altri le istituzioni dovrebbero<br />
intervenire finanziando l’innovazione, sostenendo<br />
cioè coloro che rispondono a nuovi o mutati bisogni.<br />
E LA COOPERAZIONE SOCIALE TRENTINA È<br />
INNOVATIVA?<br />
La situazione è composita, comunque, anche per<br />
ragioni di contesto. E’ forse meno innovativa di un<br />
tempo quando era capace di attivare risorse diverse da<br />
quelle pubbliche che le consentivano di muoversi con<br />
maggiore libertà. Oggi è troppo legata al finanziamento<br />
pubblico, in un certo senso corre il rischio di essere<br />
rovinata dal suo successo. Un’eccessiva copertura<br />
pubblica può spingere a fare quello che vuole la pubblica<br />
amministrazione, perdendo il collegamento con il<br />
territorio e la capacità di intervento sul bisogno.<br />
OGGI PERÒ LE RISORSE PUBBLICHE SI STANNO<br />
FORTEMENTE RIDUCENDO…<br />
In un certo senso questo può essere un bene, può<br />
spingere la cooperazione sociale a ritrovare la propria<br />
dinamicità ad esempio intercettando la domanda privata<br />
pagante di servizi che esiste, come ci ha dimostrato<br />
il fenomeno delle badanti. E lo stesso vale per i<br />
servizi all’infanzia. E’ anche vero che le persone di cui<br />
si occupa la cooperazione sociale in molti casi hanno<br />
bisogni ma che non sono in grado di sostenere i costi<br />
dei servizi. E allora occorre rimettere in moto la fantasia,<br />
riattivare il ricorso al volontariato, coinvolgere maggiormente<br />
i lavoratori e cercare risorse diverse da quelle<br />
pubbliche ad esempio attraverso le donazioni. Le<br />
cooperative sociali in questi anni hanno fatto poco<br />
ricorso al fund raising (cioè alla ricerca di finanziamenti)<br />
pur avendo tutte le carte in regola. La cooperazione<br />
sociale non è mai stata capace di far vedere e “valere”<br />
la sua dimensione sociale. Oggi deve imparare a farlo.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
33
34<br />
ATTUALITÀ in cantina<br />
Cantina Toblino<br />
selling point & osteria tipica trentina<br />
DALLA PROSSIMA ESTATE LA CANTINA DI TOBLINO AVRÀ UN LOOK<br />
INNOVATIVO NELL’INTERA STRUTTURA: NON SOLO NELL’EDIFICIO,<br />
MA ANCHE NELLA MISSION A SERVIZIO DEL SOCIO VITICOLTORE E DELL’OSPITE<br />
di Diego Nart<br />
Il futuro <strong>della</strong> Cantina di Toblino, a<br />
due passi dal lago omonimo e circondata<br />
dal terreno vitato, si lega alla<br />
nuova sede pronta entro l’estate, alla<br />
qualità dei suoi vini e alla promozione<br />
del prodotto trentino. Quest’ultimo si<br />
riflette nella realizzazione dell’Osteria<br />
Tipica <strong>Trentina</strong>, un punto di ristoro<br />
dove si potranno degustare (ma<br />
anche acquistare) i prodotti tipici oltre<br />
ai vini prodotti da questa Cantina<br />
fondata nel 1964. “Siamo riusciti a<br />
concretizzare un progetto antesignano<br />
– spiega il presidente Carlo<br />
Filiberto Bleggi – perché, già una<br />
quarantina di anni fa, gli amministratori<br />
avevano creato un’area ristorazione<br />
al suo interno. Non vogliamo<br />
assolutamente fare ristorazione,<br />
questo è compito di altri e desidero<br />
sottolinearlo con forza e chiarezza. Si<br />
tratterà di un punto di sosta a beneficio<br />
degli ospiti che vorranno visitarci<br />
e potranno degustare pietanze<br />
tipiche in attesa di continuare il proprio<br />
viaggio alla volta delle Dolomiti o<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
del Lago di Garda”.<br />
L’imperativo è “Vogliamo”<br />
Il progetto parte da lontano ed è il<br />
risultato di uno studio di fattibilità. A<br />
riassumerlo sono sette motivazioni.<br />
A contraddistinguerle è il verbo<br />
“vogliamo”: essere la sosta più<br />
importante sull’asse Trento-Riva del<br />
Garda; proseguire sulla strada <strong>della</strong><br />
ricerca dell’alta qualità con un prodotto<br />
genuino e autentico; includere<br />
nella vendita importanti sapori <strong>della</strong><br />
regione nell’ottica di valorizzare il<br />
nostro vino; offrire elementi di vendita,<br />
informazione, gastronomia, servizi,<br />
emozione. E ancora vogliamo rappresentare<br />
al meglio il perfetto matrimonio<br />
fra produzione e vendita;<br />
focalizzare sulla vendita il nostro prodotto<br />
cardine che sarà sempre il<br />
vino; e infine una cantina che riesca<br />
a rappresentare al meglio il nostro<br />
prodotto e sia di immagine per la<br />
qualità, il frutto <strong>della</strong> passione e del<br />
lavoro dei nostri soci viticoltori. In<br />
quest’area troverà posto anche una<br />
libreria e un punto di informazione<br />
turistica. Inoltre si conteranno le partnership<br />
di Gambero Rosso e di Slow<br />
Food.<br />
La nuova Cantina<br />
I lavori procedono spediti.<br />
L’intenzione è di inaugurare la nuova<br />
Cantina di Toblino in estate, periodo<br />
particolarmente azzeccato per contare<br />
su un’affluenza turistica non<br />
indifferente, favorita anche dalla felice<br />
collocazione di questa realtà, esattamente<br />
a metà tra il Garda Trentino e<br />
le Dolomiti. L’investimento per la<br />
nuova struttura è di 2 milioni di euro.<br />
A essere interessati sono anche gli<br />
impianti tecnologici e l’area amministrativa<br />
adeguatamente modernizzati<br />
per consentire a tutti di operare nel<br />
miglior modo possibile.<br />
I numeri<br />
La superficie vitata è di 683 ettari da<br />
cui si ottiene una quantità media di<br />
> Da sinistra: Il rendering <strong>della</strong> Cantina di Toblino, un viticoltore socio<br />
impegnato nella vendemmia, il presidente Carlo Filiberto Bleggi e
uve di 65 mila quintali. La varietà coltivata<br />
maggiormente è lo Chardonnay<br />
con oltre il 23%, seguito da Müller<br />
Thurgau con il 14,50%, Merlot 13%,<br />
Pinot Grigio 12%, Schiava 8%,<br />
Nosiola e Cabernet 5%. “In termini<br />
percentuali, riferiti all’intero territorio<br />
vitato <strong>della</strong> provincia di Trento – spiega<br />
il direttore Giannantonio<br />
Pombeni - i soci <strong>della</strong> Cantina di<br />
Toblino producono il 50% del vino<br />
Rebo (creato da Rebo Rigotti, originario<br />
di Padergnone) e il 48% di<br />
Nosiola”. Il fatturato <strong>della</strong> Cantina<br />
supera i 12 milioni di euro. Ai soci<br />
sono stati distribuiti 8 milioni 673 mila<br />
euro con un incremento del 18%<br />
rispetto alla precedente annata produttiva.<br />
Il Vino Santo per il Papa<br />
La Valle dei Laghi è terra di Vino<br />
Santo, prodotto di nicchia per il vero<br />
cultore del nettare di Bacco. La<br />
Cantina di Toblino, in possesso di<br />
una vinsantaia dove vengono appassite<br />
le uve Nosiola, lo produce dai<br />
primi anni Sessanta. Il Vino Santo è<br />
stato grande protagonista nelle scorse<br />
festività natalizie. Per quell’occasione<br />
ne sono state prodotte 300<br />
bottiglie personalizzate e indirizzate a<br />
ognuna delle 300 parrocchie <strong>della</strong><br />
provincia di Trento. La 301esima è<br />
stata consegnata al Santo Padre, a<br />
Papa Benedetto XVI.<br />
Enrosadira e Dantfora<br />
Da sempre innamorati <strong>della</strong> terra di<br />
Re Laurino, come di un po’ tutto il<br />
il direttore Giannantonio Pombeni, i vini Dantfora ed Enrosadira e<br />
un particolare delle arèle dove si custodisce l'uva per il Vino Santo<br />
Trentino, presidente e amministratori<br />
hanno dimostrato il proprio affetto<br />
alla terra ladina con la creazione di<br />
“Enrosadira” e “Dantfora”, due vini<br />
destinati alle valli di Fassa, Gardena e<br />
Badia che rappresentano oltre il cinquanta<br />
per cento delle presenze turistiche<br />
invernali <strong>della</strong> nostra regione.<br />
“L’operazione – spiega Bleggi – è<br />
nata come intervento di marketing<br />
territoriale per valorizzare le unicità<br />
dei Ladini delle Dolomiti, con il loro<br />
idioma unico, ma anche l’unicità dei<br />
nostri vini autoctoni.<br />
Il vino bianco denominato Dantfora<br />
(“dato prima” come aperitivo) è costituito<br />
per l’80% da Nosiola, 15% di<br />
Müller Thurgau e il restante<br />
Sauvignon Blanc. Il rosso<br />
(Enrosadira, i chiaroscuri rosati delle<br />
Dolomiti al calar del sole) è il risultato<br />
dell’unione tra Rebo (oltre il 70%),<br />
Cabernet e Sauvignon”.<br />
Un’azienda nell’azienda<br />
“Siamo anche tra i più grandi<br />
vignaioli del Trentino - aggiunge<br />
Bleggi - perché la Cantina di Toblino<br />
conta al suo interno l’Azienda<br />
Agricola Toblino che ha in gestione<br />
diretta 38 ettari di vigneto”.<br />
Qui si è reimpiantato il Teroldego. I<br />
risultati sono soddisfacenti. “Se noi<br />
confrontiamo il nostro territorio con la<br />
piana Rotaliana, da sempre zona<br />
vocata a questa varietà, incontriamo<br />
molti aspetti similari – spiega<br />
Pombeni”. “Noi abbiamo il Monte<br />
Daino e loro il Monte di<br />
Mezzocorona, da noi scorre il Sarca<br />
e da loro il Noce.<br />
Una differenza appartiene all’altitudine:<br />
noi, infatti, contiamo una 60 metri<br />
in più sul livello del mare rispetto a<br />
loro”.<br />
La forza del sistema<br />
“Va sottolineata l’importanza strategica<br />
– aggiunge Bleggi – per le cantine<br />
sociali trentine di essere riuscite<br />
a creare un sistema cooperativo vinicolo<br />
che il mondo intero ci invidia e<br />
che viene studiato per essere replicato.<br />
Il presidente <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong><br />
<strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong>, Diego<br />
Schelfi, segue da vicino il nostro settore<br />
e spesso ha fatto sentire la sua<br />
voce per difenderlo da attacchi ingiustificati<br />
di qualche produttore privato.<br />
Il centro di questo sistema è e dovrà<br />
essere il socio, che è ancorato e<br />
legato a una storia e a un territorio<br />
unico”.<br />
La scheda<br />
> Soci: 660<br />
> Superficie: 683 ettari<br />
> Uva conferita: 65.000 quintali annui<br />
> Vino prodotto: 45.000 ettolitri<br />
> Fatturato: 12 milioni di euro<br />
> Dipendenti: 14 (8 fissi, 6 stagionali)<br />
> Presidente: : Carlo Filiberto Bleggi<br />
> Direttore: Giannantonio Pombeni<br />
> Anno di costituzione: 1964<br />
> E-mail: info@toblino.it<br />
> Sito internet: www.cantinatoblino.it<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
35
RUBRICHE<br />
i servizi <strong>della</strong> federazione<br />
Settore Casse Rurali,<br />
costante impegno<br />
per servizi qualificati<br />
L’UFFICIO CONTA 31 COLLABORATORI ED È ARTICOLATO IN DUE AREE: INTERNAL AUDIT<br />
E CONSULENZA INTEGRATA, CHE COMPRENDE ANCHE LA STORICA ATTIVITÀ<br />
DI REVISIONE. DA NOVEMBRE 2005 IL RESPONSABILE È RUGGERO CARLI.<br />
di Corrado Corradini<br />
Sentono la responsabilità e l’orgoglio di lavorare nel<br />
comparto trainante <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> <strong>Trentina</strong>. I<br />
collaboratori del Settore Casse Rurali costituiscono il<br />
gruppo numericamente più consistente <strong>della</strong><br />
<strong>Federazione</strong>: sono 31. Fino all’anno scorso erano di<br />
più, poi alcuni sono stati trasferiti alla Divisione controllo<br />
contabile e certificazione di recente istituzione.<br />
L’età media di chi opera nel Settore è di 38 anni (il<br />
veterano è Enzo Morandi, 50 anni, mentre la<br />
“mascotte” è Krizia De Col, 28), il grado di formazione<br />
è ai massimi livelli (si contano ben 27 laureati),<br />
la rappresentanza femminile (9 colleghe) in crescita<br />
rispetto al passato. Le competenze acquisite dai<br />
componenti del gruppo sono testimoniate anche<br />
dall’appartenenza a registri o ordini professionali:<br />
due sono avvocati, due revisori contabili, uno è commercialista.<br />
Con il passaggio delle consegne di<br />
responsabile del Settore da Roberto Foresti a<br />
Ruggero Carli, il primo novembre 2005, l’assetto<br />
dell’ufficio è stato oggetto di una sostanziale razionalizzazione.<br />
Ora risulta articolato in due macro aree:<br />
l’internal audit e la consulenza integrata, che si sono<br />
affiancate all’attività di revisione ordinaria tradizionalmente<br />
gestita dal Settore. Le due aree hanno il<br />
medesimo peso in termini di personale.<br />
Il nuovo responsabile, quasi ad indicare un programma<br />
per il suo mandato, si dichiara impegnato a mantenere<br />
al passo l’attività dell’Ufficio con i cambiamenti<br />
che intervengono quasi quotidianamente sugli<br />
scenari economici, “nei quali le Casse Rurali devono<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
37
continuare a svolgere un ruolo attivo”. Per sostenere<br />
al meglio le associate, da parte del Settore – rimarca<br />
il responsabile - si dovrà ricercare una incessante<br />
qualificazione dei servizi e una continuità di relazione<br />
basata su solidissime basi di tipo gestionale e<br />
specialistico. La clientela, precisa Carli, si attende di<br />
avere accesso tramite le proprie Banche di Credito<br />
Cooperativo ai nuovi strumenti e alle innovazioni che<br />
il mercato propone.<br />
La globalizzazione non spaventa Carli, che spiega: “Il<br />
contesto di rete che caratterizza la nostra azione –<br />
valorizzando le differenze e la flessibilità - pone tutte<br />
le Casse Rurali, indipendentemente dalle loro dimensioni,<br />
nella condizione di operare con efficienza. La<br />
relazione fiduciaria stretta dalle nostre associate con<br />
i luoghi, le culture e le economie locali e la conoscenza<br />
diretta <strong>della</strong> clientela offrono un vantaggio<br />
competitivo alle Casse Rurali rispetto alle grandi<br />
banche, che invece scontano la spersonalizzazione<br />
dei rapporti con i propri clienti. Noi, che siamo radicati<br />
sul territorio, non corriamo questo rischio”.<br />
Internal audit<br />
I due termini inglesi possono essere letteralmente<br />
tradotti in: verifica interna. Fornisce una spiegazione<br />
più analitica dell’attività condotta dall’area il responsabile<br />
Marco Paissan: “In sostanza verifichiamo l’adeguatezza<br />
e la funzionalità del sistema dei controlli<br />
attivato dalle Casse Rurali secondo le istruzioni<br />
<strong>della</strong> Banca d’Italia e gli orientamenti del Comitato di<br />
Basilea”.<br />
La gamma dei controlli che le Casse Rurali sono<br />
chiamate ad eseguire è piuttosto precisa e riguarda<br />
le seguenti aree o processi: il credito, la finanza e il<br />
risparmio, gli incassi-pagamenti e le normative,<br />
l’informatica, il governo, inteso quest’ultimo come<br />
38 COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
l’insieme delle attività di pianificazione, organizzazione<br />
e gestione del personale.<br />
Gli interventi di internal audit sono realizzati da team<br />
composti da un referente esperto affiancato da alcuni<br />
auditors specializzati in uno o due processi. Per<br />
l’audit sugli aspetti informatici (I.T. audit) il Settore si<br />
avvale inoltre del supporto di due ingegneri informatici<br />
esterni.<br />
Ogni ciclo di audit presso ciascuna Cassa affronta<br />
alcuni processi (dai due a quattro). I singoli interventi<br />
durano in media poco più di una settimana.<br />
L’intervallo di verifica su uno stesso processo è indicativamente<br />
di 18 mesi, con l’eccezione dei processi<br />
di governo dove i tempi sono più dilatati: 24 – 30<br />
mesi. Nel 2005 sono stati portati a termine nelle<br />
Casse Rurali trentine 127 interventi di internal audit<br />
per un totale di 1823 giornate di lavoro.<br />
Paissan traccia un bilancio positivo: “Le Casse Rurali<br />
stanno investendo in maniera convinta nei sistemi di<br />
controllo. Quando abbiamo cominciato la nostra<br />
attività di internal audit nel 2001 l’attenzione rispetto<br />
alla materia era a livelli davvero modesti. In cinque<br />
anni sono stati fatti grandi progressi”.<br />
Consulenza integrata<br />
L’area consulenza integrata accorpa una serie di<br />
funzioni prima suddivise tra più uffici.<br />
“L’accentramento e il coordinamento delle varie attività<br />
specialistiche ci consente di offrire alle nostre<br />
associate risposte a 360 gradi. Spesso le problematiche<br />
che ci vengono sottoposte investono più competenze”,<br />
spiega il responsabile dell’Area Enzo<br />
Morandi, in <strong>Federazione</strong> dal 1978.<br />
“Nell’organizzazione del nostro lavoro – osserva<br />
Morandi – miriamo a far crescere nei colleghi la condivisione<br />
delle questioni e delle soluzioni proposte<br />
> A sinistra Ruggero Carli, responsabile del Settore. Nel gruppo a<br />
centro pagina, i colleghi <strong>della</strong> consulenza integrata e a destra<br />
quelli dell’Internal audit
con l’obiettivo di favorire la crescita professionale in<br />
un clima di collaborazione, che, mantenendo alto il<br />
livello di specializzazione, consenta di avere una<br />
visione complessiva <strong>della</strong> consulenza fornita rispetto<br />
alle esigenze delle Casse associate”.<br />
L’Area è punto di riferimento delle Casse Rurali per<br />
tutte le varie problematiche che connotano l’operatività<br />
di una banca (tecniche, legali, fiscali, di pianificazione<br />
organizzativa e strategica, ..) oltre che per l’attività<br />
di revisione ordinaria.<br />
Con riguardo a quest’ultima, sono state realizzate,<br />
nel 2005, 25 revisioni di Casse Rurali e la revisione<br />
del Fondo Comune. L’esito dei controlli è risultato<br />
positivo.<br />
Oltre all’attività di consulenza più ricorrente riguardante<br />
aspetti normativi sui servizi finanziari, sulle<br />
regole di trasparenza, sui servizi di tesoreria, e altro<br />
ancora l’anno che si è da poco chiuso ha visto i collaboratori<br />
dell’Area particolarmente impegnati - in<br />
collaborazione con gli enti competenti - sul fronte del<br />
supporto per l’adozione delle modifiche degli statuti<br />
sociali delle Casse Rurali finalizzate a rendere<br />
conformi le regole interne alle nuove norme del diritto<br />
societario. Il 2005 è stato anche l’anno degli IAS,<br />
i nuovi principi contabili internazionali, che le banche<br />
dovranno adottare dal 2006. Si tratta, in sintesi, di<br />
un complesso di regole di matrice anglosassone che<br />
gli istituti di credito dovranno osservare nella redazione<br />
del bilancio di esercizio. In Italia, unico Paese<br />
dell’Unione Europea, le norme IAS si applicheranno<br />
anche ai bilanci delle banche non quotate, tra cui le<br />
Casse Rurali.<br />
Nel futuro a breve dell’area consulenza c’è una<br />
novità interessante: si sta mettendo a punto un programma<br />
per monitorare la fedeltà dei clienti delle<br />
Rurali. A livello di sistema del credito cooperativo<br />
trentino, in base alle prime elaborazioni, l’indice di<br />
“customer retention” è stimato nel 96% rispetto ad<br />
una media Abi vicina al 90%.<br />
Fuori orario<br />
Alla fine <strong>della</strong> giornata di lavoro, nel tempo libero, quali<br />
sono gli interessi dei collaboratori del Settore Casse<br />
Rurali? Marco Paissan si diletta tra i fornelli, recentemente<br />
ha frequentato un corso di cucina sul pesce. Livia<br />
Gabos dipinge ceramiche, che cuoce in forno a mille<br />
gradi per fissare i colori. Marco Berlanda è autore di testi<br />
per il teatro, che lui stesso interpreta. Il suo “Sarò padre”<br />
è stato applaudito anche al S. Chiara. Una passionaccia<br />
per la musica dichiara Luca Carlando, che suona la chitarra<br />
dall’età di 7 anni. Evelin Endrizzi ama viaggiare e<br />
fotografare, soprattutto in bianconero. Luigi Bassetti coltiva<br />
un piccolo orto biologico. Andrea Porcelli legge libri<br />
storici, sul suo comodino in questo momento c’è la<br />
monografia di Alessandro Magno. A Giorgia Demattè<br />
piace confezionare il pane, da quello integrale a quello<br />
dolce. Stefano Corradi è appassionato di filatelia. Tra i<br />
pezzi forti <strong>della</strong> sua collezione: il 50 grana del Regno di<br />
Napoli del 1898 e il francobollo da uno scudo dello Stato<br />
Pontificio datato 1852. E’ interessato ai francobolli anche<br />
Gianni Luraschi, che ne ha accumulati 15 mila. Altro collezionista<br />
è Paolo Cristoforetti che fin da bambino raccoglie<br />
i numeri di “Tex”. Due chicche: il numero 1 del 1964<br />
e il numero 100 a colori. Marino Casagranda si misura<br />
con le grandi distanze: d’estate percorre i sentieri di<br />
montagna, d’inverno si prepara per la Marcialonga.<br />
Condivide la passione per le cime anche Roberta<br />
Girardini, pure molto attiva nel volontariato sociale.<br />
Dedita alla politica e alla cooperazione internazionale è<br />
Norma Benoni, vicesindaco di Ronzo Chienis e presidente<br />
dell’associazione Progetto Prjedor. All’apicoltura si<br />
dedica Vincenzo Visetti, che possiede tre arnie, dalle<br />
quali estrae ogni anno a fine luglio una sessantina di chili<br />
di miele. Sportivo è il bancario-tennista Gabriele Bortoli,<br />
giocatore di terza categoria, più volte campione sociale<br />
del suo circolo. Più sedentario il passatempo preferito di<br />
Ruggero Carli, che gioca a scacchi con gli amici o il computer:<br />
“quando sfido il pc mi batte sempre”. Ma dopo<br />
una giornata particolarmente pesante, si affida alla<br />
“cura” antistress di una partita di pallavolo con gli amici.<br />
12<br />
9 3<br />
6
RUBRICHE recensioni<br />
Conoscere il Credito Cooperativo<br />
Per chi vuole saperne di più sul sistema <strong>della</strong> cooperazione<br />
di credito italiana è stato pubblicato “Conoscere il credito<br />
cooperativo – Guida all’identità delle Banche di<br />
Credito Cooperativo Casse Rurali” curato da Federcasse,<br />
la <strong>Federazione</strong> nazionale di questa realtà bancaria.<br />
Il libro si struttura in sette capitoli. Il titolo di ognuno si rifà<br />
allo slogan “differenti per forza” che caratterizza le campagne<br />
pubblicitarie delle Banche di Credito Cooperativo.<br />
Il lettore affronta nell’ordine: “le Bcc-Cr differenti … per<br />
norma” con tutti gli aspetti normativi tra evoluzione storica<br />
e attuali specificità; “le Bcc-Cr differenti … per valore”<br />
dove viene esaminato il valore economico e sociale delle<br />
Banche di Credito Cooperativo e delle Casse Rurali; “le<br />
Bcc-Cr: differenti … per storia” con il percorso storico<br />
Credito e Nuvole<br />
L’esperienza del credito cooperativo in Ecuador è stata<br />
raccontata nel libro “Credito e Nuvole – Storie di banche<br />
e di campesinos tra le Ande dell’Ecuador” (edizioni Ecra,<br />
prezzo 6 euro).<br />
Questo diario di viaggio è stato scritto da sei giornalisti:<br />
Alberto Bobbio, Massimo Calvi, Sergio Gatti, Macri<br />
Puricelli, Marco Reggio, Stefano Salis. La presentazione<br />
è del presidente <strong>della</strong> Camera dei Deputati,<br />
Pierferdinando Casini.<br />
Le pagine raccontano il progetto che ha permesso agli<br />
compiuto in Italia e in Europa; “le Bcc-Cr: differenti … per<br />
organizzazione” dove si mette in luce la struttura del sistema<br />
a rete del credito cooperativo a servizio delle grandi<br />
come delle piccole comunità locali; “le Bcc-Cr: differenti<br />
… per scelta” con le prospettive legate a questo gruppo<br />
bancario. L’appendice presenta la Carta dei Valori del<br />
Credito Cooperativo, una ricca serie di grafici legati al<br />
trend delle Banche di Credito Cooperativo e delle Casse<br />
Rurali e alla loro distribuzione sul territorio. “Conoscere il<br />
credito cooperativo – si legge nella prefazione di<br />
Alessandro Azzi – può rappresentare un’occasione di<br />
riflessione, fuori dall’operare quotidiano, e fornire nuovi<br />
stimoli per interpretare al meglio la sua funzione economica<br />
e sociale”.<br />
abitanti delle Ande ecuadoriane di “provare a diventare<br />
costruttori del proprio destino” come scrive Alessandro<br />
Azzi, presidente di Federcasse, la <strong>Federazione</strong> Nazionale<br />
delle Banche di Credito Cooperativo e delle Casse Rurali.<br />
Questo è stato possibile grazie a una serie di combinazioni<br />
che si chiamano “cultura cooperativa, impegno personale,<br />
volontariato, spinta ideale”.<br />
In loro assenza questo esempio di democrazia economica,<br />
per un formidabile esempio di riscatto sociale, non si<br />
sarebbe concretizzato.<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
41
42<br />
RUBRICHE recensioni<br />
Progettare cooperando<br />
Un nuovo testo ha arricchito i materiali di educazione<br />
cooperativa. Si tratta degli atti del convegno nazionale<br />
“Progettare cooperando. Una metodologia per diffondere<br />
valori, esperienze e competenze” che si è svolto a<br />
Trento dal 19 al 21 aprile 2004. Obiettivo del convegno,<br />
che portò a Trento una settantina di insegnanti e dirigenti<br />
da tutta Italia: portare a conoscenza dei partecipanti i<br />
percorsi didattici di sperimentazione <strong>della</strong> pratica cooperativa<br />
attivati in Trentino e sviluppare forme di collaborazione<br />
tra scuole. Con lo svolgimento del convegno si è<br />
Inchiesta sul gioco<br />
Quanto, quando e con chi giocano i bambini? In che<br />
misura casa e scuola sono vissuti come luoghi di divertimento?<br />
La televisione e i videogiochi sono davvero la<br />
tomba <strong>della</strong> fantasia e del gioco creativo?<br />
Queste e molte altre domande stanno alla base dell’indagine<br />
sul gioco condotta dalle studentesse dell’Istituto di<br />
Istruzione superiore “Filzi” di Rovereto, protagoniste <strong>della</strong><br />
cooperativa scolastica “L’isola che non c’è”. Il lavoro di<br />
ricerca è durato un triennio e i suoi risultati sono stati pubblicati<br />
in un libro, intitolato “Inchiesta sul gioco”, pubblicato<br />
dal Comprensorio C 10 e presentato in occasione del<br />
“Cooperday Valentino Chiocchetti” dello scorso dicembre.<br />
Le ragazze hanno intervistato 200 bambini di 18<br />
scuole elementari <strong>della</strong> Vallagarina. Le giovani non si sono<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
data attuazione ad uno degli impegni sanciti nel protocollo<br />
d’intesa tra la nostra Provincia e il Ministero dell’istruzione,<br />
che individua l’esperienza di educazione cooperativa<br />
realizzata in Trentino come un modello da diffondere<br />
nelle altre regioni italiane.<br />
Un capitolo del volumetto è dedicato alla presentazione,<br />
ad opera degli insegnanti, di alcune esperienze di educazione<br />
cooperativa realizzate nella nostre scuole. La stampa<br />
degli atti, in mille copie, è stata curata dalla Regione<br />
Trentino Alto Adige.<br />
limitate ad indagare sui luoghi e gli spazi in cui è possibile<br />
ai più piccoli svolgere attività ludica, ma si sono interrogate<br />
sull’equivoco in cui cadono genitori ed educatori<br />
quando “sono portati a considerare di secondaria importanza<br />
il tempo dedicato da bambini e ragazzi al gioco<br />
rispetto a quello riservato allo studio o all’attività sportiva”.<br />
Da parte degli specialisti, infatti, il gioco viene considerato<br />
come una delle esperienze fondamentali <strong>della</strong> nostra<br />
vita, rimuovendo l’idea che sia un’attività marginale. In<br />
particolare il bambino, attraverso il gioco, sviluppa capacità<br />
cognitive e sociali, forma ed esprime la propria personalità.<br />
Il libro “Inchiesta sul gioco” può essere richiesto<br />
all’Istituto “Filzi” o all’Ufficio per l’educazione cooperativa<br />
<strong>della</strong> <strong>Federazione</strong>.
FOTOCRONACA<br />
SLIPEGADA: 1.200 ATLETI BANCARI SULLE PISTE<br />
E’ andato alla Cassa Rurale di Fiemme il successo nella 25° Slipegada. La due giorni è stata animata da 1.200 atleti: 400<br />
nelle prove di sci di fondo e 800 nelle gare di sci alpino. Il podio è stato polarizzato dagli istituti di credito cooperativo che<br />
hanno una maggiore familiarità con gli sport invernali. Se la vittoria è andata alla Cassa Rurale di Fiemme che ha totalizzato<br />
23.815 punti, il secondo posto se lo è aggiudicato la Cassa Rurale Val di Fassa e Agordino con 23.538 punti. Sul terzo<br />
gradino del podio è salita Cassa Centrale delle Casse Rurali Trentine – Bcc del Nord est che ha messo in saccoccia 18.115<br />
punti. Settimo posto, con 8.593 punti, per la <strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong>. Accanto all’aspetto agonistico, la<br />
manifestazione ha proposto altri momenti molto partecipati: alla cena di gala si sono contate 1300 persone. Un’occasione<br />
per degustare le pietanze tipiche locali e per approfondire conoscenze o amicizie instaurate sul posto di lavoro.
FOTOCRONACA<br />
CENTRO FINANZA PREMIATO<br />
“E’ qualcosa di bello, di diverso che abbiamo realizzato insieme a Dreika”. Si è espresso così Franco Senesi, presidente<br />
<strong>della</strong> Cassa Rurale di Pergine, pochi istanti prima di ricevere dalle mani di Klaus Kirchmaier, presidente del gruppo Dreika,<br />
il premio internazionale Sportello dell’Anno 2005 per il nuovo Centro Finanza dell’istituto di credito cooperativo <strong>della</strong> località<br />
dell’alta Valsugana. Il riconoscimento viene attribuito dal periodico tedesco “gi-geldinstitute”, rivista tra le più prestigiose<br />
e autorevoli del settore bancario e finanziario. “Idea, progettazione e realizzazione costituivano i tre criteri di valutazione<br />
<strong>della</strong> giuria di esperti – ha spiegato Kirchmaier – e il nuovo centro finanza è riuscito a raccogliere unanimi consensi nella<br />
commissione esaminatrice”. L’area è disposta secondo i più moderni concetti organizzativi per gli spazi all’interno e all’esterno<br />
di una filiale bancaria, compreso il bancomat drive-in molto apprezzato per la comodità di accesso e per la sicurezza.<br />
“Sostanzialmente è il centro nevralgico – ha aggiunto Senesi - dell’attività di finanza <strong>della</strong> Cassa Rurale. In questo cervello<br />
i collaboratori specializzati nei vari settori operativi lavorano insieme attorno a un’unica sala operativa, fatto che ottimizza<br />
la comunicazione e lo scambio di informazioni e garantisce di sfruttare al massimo le sinergie e le competenze professionali<br />
dei singoli”.<br />
STUDENTI IN VISITA<br />
Cassa Rurale di Fiemme e<br />
Istituto tecnico commerciale<br />
di Predazzo hanno stabilito<br />
da tempo un proficuo rapporto<br />
di collaborazione. Gli studenti<br />
hanno elaborato un<br />
questionario per indagare<br />
sulla conoscenza <strong>della</strong> cooperazione<br />
di credito da parte<br />
dei giovani fino a venticinque<br />
anni di età. Per favorire una<br />
conoscenza più approfondita<br />
la Cassa Rurale di Fiemme<br />
ha organizzato una visita di<br />
studio a Trento. I giovani delle<br />
quarte dell’Istituto tecnico<br />
commerciale hanno visitato la<br />
<strong>Federazione</strong>, la Cassa<br />
Centrale e la società di informatica<br />
Phoenix.<br />
MEDIOCREDITO INVESTE<br />
Mediocredito, con l’intervento<br />
del fondo MC2 Impresa, ha<br />
portato a termine un’operazione<br />
di investimento del<br />
fondo nella SWS Group srl,<br />
società che controlla la Sws<br />
Engineering spa, nel settore<br />
dei servizi di ingegneria e<br />
progettazione, e la Enginsoft<br />
spa, nel settore <strong>della</strong> CAE<br />
(Computer Aided<br />
Engineering) e dell’informatica<br />
scientifica. L’ingresso nella<br />
compagine sociale del gruppo<br />
da parte di Mediocredito<br />
(nella foto il direttore Sergio<br />
Fedrizzi), realizzato con un<br />
investimento riferito a una<br />
quota di minoranza, è funzionale<br />
a sostenere un ulteriore<br />
sviluppo dell’attività delle due<br />
società, che negli scorsi anni<br />
hanno mostrato trend di crescita<br />
elevati e costanti.<br />
POLOCOOP A CADINE<br />
E’ stato inaugurato il polo<br />
<strong>della</strong> cooperazione di Cadine.<br />
La struttura ospita la filiale<br />
<strong>della</strong> Cassa Rurale di Aldeno<br />
e Cadine e il punto vendita<br />
<strong>della</strong> Famiglia Cooperativa<br />
Terlago-Bondone.<br />
L’intenzione è stata di concentrare<br />
i servizi bancari e<br />
commerciali e di ottimizzarli a<br />
beneficio di soci e clienti che<br />
risiedono in questa località.<br />
SPORTELLO A STORO<br />
Il 2006 per ”La Cassa Rurale<br />
Giudicarie Valsabbia<br />
Paganella” ha preso avvio con<br />
l’inaugurazione <strong>della</strong> nuova<br />
filiale di Storo. Il taglio del<br />
nastro ha testimoniato la<br />
volontà dell’istituto di credito<br />
cooperativo di mettere a<br />
disposizione di soci e clienti<br />
ambienti moderni e funzionali<br />
destinati a valorizzare il rapporto<br />
con il risparmiatore e<br />
garantire un’ambientazione<br />
dove i collaboratori possano<br />
operare nel modo migliore. Il<br />
responsabile <strong>della</strong> dipendenza<br />
di Storo è Gianluca Lombardi.
CR FIEMME FORMA<br />
E’ la risposta concreta a una<br />
domanda di formazione e<br />
sviluppo <strong>della</strong> conoscenza<br />
emersa nelle aziende socie e<br />
clienti <strong>della</strong> Cassa Rurale di<br />
Fiemme che si è presa cura<br />
di esse dando vita a una<br />
sinergia tra banca e impresa.<br />
E’ nato con questo spirito il<br />
progetto “Val di Fiemme:<br />
un’opportunità di lavorare in<br />
rete per il territorio” coordinato<br />
da Formazione-Lavoro. Le<br />
motivazioni che hanno spinto<br />
la Cassa Rurale di Fiemme a<br />
sostenerlo sono riassumibili<br />
in due concetti: lo sviluppo<br />
economico e sociale del territorio<br />
sono legati allo sviluppo<br />
culturale e formativo delle<br />
persone; la banca <strong>della</strong><br />
comunità locale quale ente<br />
economico leader del territorio<br />
è sensibile a questo problema<br />
e l’efficacia degli investimenti<br />
in questo campo è<br />
maggiore se si lavora in<br />
sinergia con altre agenzie territoriali.<br />
Il via è stato dato con<br />
“Prepararsi a Basilea 2: seminari<br />
di finanza” curato<br />
dall’Università di Trento.<br />
Attenzione viene riservata<br />
anche ai giovani con “Lapis-<br />
Laboratorio per la progettualità<br />
imprenditoriale e sociale”.<br />
PREMI DI STUDIO<br />
Si è rinnovata, puntuale la<br />
manifestazione di consegna<br />
dei premi di studio delle<br />
Casse Rurali Rabbi e Caldes,<br />
di Pinzolo, di Roverè <strong>della</strong><br />
Luna, tre banche che hanno<br />
confermato la propria attenzione<br />
al mondo dei giovani e<br />
<strong>della</strong> preparazione che è<br />
bene posseggano per essere<br />
in grado di affrontare con un<br />
bagaglio di conoscenza adeguato<br />
il mondo del lavoro,<br />
ma anche la quotidianità<br />
<strong>della</strong> vita.<br />
RETTIFICA<br />
Precisiamo che a pagina 7 dello scorso numero di<br />
“<strong>Cooperazione</strong> <strong>Trentina</strong>”, nell’articolo intitolato “Ritratto di una<br />
Università moderna”, è stato attribuito alla collaborazione tra<br />
Università trentina e Università <strong>della</strong> California l’avvio del progetto<br />
“Università a colori”. La collaborazione tra i due atenei c’è,<br />
ma su altri fronti (inserimento studenti statunitensi in Trentino).<br />
RICORDANDO GABER<br />
“Scusate se parliamo di<br />
Gaber – Omaggio a Giorgio<br />
Gaber”. E’ il titolo di una<br />
serata organizzata dalla<br />
Cassa Rurale Valli di Primiero<br />
e Vanoi per ricordare questo<br />
grande artista. Genio multiforme,<br />
seppe dar vita a una<br />
forma di spettacolo che alternava<br />
monologhi dall’inconfondibile<br />
sapore dolceamaro,<br />
dalla tagliente ironia<br />
mai bonaria o accondiscendente,<br />
a canzoni e musiche<br />
dall’impatto emotivo forte e<br />
coinvolgente.<br />
MILLEBOLLE IN “FAMIGLIA”<br />
“Ricicla, risparmia, rispetta”. I<br />
tre verbi sono legati all’iniziativa<br />
<strong>della</strong> Famiglia<br />
Cooperativa Valle del Chiese,<br />
attiva da qualche giorno nel<br />
punto vendita ferramenta collocato<br />
nel Centro Vendita Ca’<br />
Rossa di Storo. Il socio e il<br />
cliente hanno la possibilità<br />
con il servizio “Mille Bolle<br />
point” di acquistare il detersivo<br />
alla spina. E’ una novità<br />
assoluta per il mondo <strong>della</strong><br />
cooperazione di consumo.<br />
“Tre sono i vantaggi di questa<br />
idea – spiega il presidente<br />
Giuliano Beltrami – Il consumatore<br />
risparmia, perché non<br />
“paga” la pubblicità; rispetta<br />
l’ambiente perché non si gettano<br />
più plastiche; con lo<br />
stesso contenitore, può comperare<br />
il detersivo tutte le<br />
volte che vuole promovendo<br />
il riuso o il riciclo”.<br />
NUOVI PRESIDENTI<br />
Giorgio Fracalossi (foto<br />
sopra) e Giorgio Gosetti (foto<br />
sotto) sono stati rispettivamente<br />
nominati presidente<br />
<strong>della</strong> Cassa Rurale di Trento<br />
e <strong>della</strong> Cassa Rurale Don<br />
Lorenzo Guetti. Quest’ultima<br />
è il risultato dell’unificazione<br />
delle Casse Rurali del<br />
Lomaso e di Quadra-Fiavè.<br />
CR CROSS SOLIDALE<br />
Una bella iniziativa a favore<br />
del Ciad è stata promossa<br />
dalla Cassa Rurale Cross –<br />
Olle, Samone, Scurelle. Si<br />
tratta di una raccolta di fondi<br />
per sostenere il progetto<br />
dell’Accri (Associazione di<br />
<strong>Cooperazione</strong> Cristiana<br />
Internazionale) con sede a<br />
Trento e a Trieste. Il denaro<br />
servirà per un progetto di formazione<br />
agricola e assistenza<br />
tecnica agli agricoltori<br />
(concimazione organica, coltivazione<br />
dei suoli, sanità animale)<br />
attraverso corsi specifici,<br />
supporto di tecnici agricoli,<br />
visite di scambio con altre<br />
realtà agricole locali, campi<br />
sperimentali.
OPINIONI orizzonti<br />
COME LA COOPERAZIONE<br />
PUÒ PERDERE L’ANIMA<br />
di Umberto Folena<br />
Sull’ascesa, il regno e la caduta di Giovanni Consorte gravano<br />
numerose cause, ora economiche ora sociali ora politiche.<br />
Guai però a sottovalutare le cause psicologiche, e<br />
perfino spirituali che stanno all’origine del caso Unipol.<br />
Caso che un giorno sarà analizzato, a bocce ferme, dagli<br />
studiosi <strong>della</strong> cooperazione. Ma già oggi possiamo e dobbiamo<br />
parlarne, sia pure sottovoce e con cautela, perché<br />
commettere uno sbaglio è umano, ma ripeterlo è stolto. Ma<br />
ripetere, purtroppo, si può. Per presunzione, per arroganza,<br />
per semplice miopia. Come se ciò che accade vicino a<br />
casa nostra non ci debba riguardare.<br />
E allora, dal punto di vista psicologico e spirituale, il caso<br />
Unipol in cui è naufragato Giovanni Consorte ha tra le sue<br />
cause la confusione. Un genere particolare di confusione<br />
che ha a che fare con il pronome possessivo “mio” e che –<br />
certo non da solo, certo in cattiva compagnia – è all’origine<br />
tutti i malanni <strong>della</strong> politica e <strong>della</strong> società che possiamo<br />
annoverare sotto la voce “sindrome da tangentopoli”.<br />
Non è confusione recente, anzi è antichissima. Tra gli autori<br />
più recenti, ne ha fornito una descrizione esemplare uno<br />
scrittore divenuto assai noto per le Cronache di Narnia,<br />
film campione al botteghino lo scorso Natale. L’autore del<br />
romanzo omonimo è Clive S. Lewis, medievalista oxfordiano,<br />
che nel 1942 pubblica The Screwtape Letters (in<br />
italiano: Le lettere di Berlicche). Immagina che negli anni<br />
<strong>della</strong> prima guerra mondiale Berlicche, diavolo d’alto<br />
rango, grosso burocrate dell’amministrazione infernale<br />
con una ragguardevole conoscenza delle cose del mondo e<br />
delle profondità dell’animo umano, scriva delle lettere al<br />
nipote Malacoda, incaricato di traviare un giovane londinese.<br />
Lettere colme di “saggi” suggerimenti, per una sorta<br />
di “manuale alla rovescia” di sapore swiftiano. La ventunesima<br />
lettera fa al caso nostro, ossia di Consorte, <strong>della</strong><br />
cooperazione e di noi tutti.<br />
«Il senso del possesso – scrive Berlicche – deve in generale<br />
essere incoraggiato (…). Noi riusciamo a produrlo non soltanto<br />
per mezzo dell’orgoglio, ma per mezzo <strong>della</strong> confu-<br />
sione». Eccola, l’avevamo annunciata ed entra in scena.<br />
Lei, la confusione: «Insegniamo loro a non far caso ai<br />
diversi significati del pronome possessivo, alle differenze<br />
sottilmente graduate che vanno dalle “mie scarpe”, attraverso<br />
“il mio cane”, “il mio servo”, “mia moglie”, “mio<br />
padre”, “il mio padrone” e “ la mia patria“, fino al “mio<br />
Dio”. Gli si può insegnare a ridurre tutti codesti significati<br />
a quello delle “mie scarpe”, al “mio” <strong>della</strong> proprietà».<br />
Possiamo rimpolpare l’elenco a piacere: la mia famiglia e i<br />
miei figli, la mia circoscrizione e il mio comune, la mia<br />
classe e la mia scuola, la mia azienda e la mia terra. La<br />
mia cooperativa. Mia non nel senso che sono chiamato io<br />
a servire lei, ma nell’altro senso – e qui Berlicche si frega<br />
le mani – che è chiamata lei a servire me. La lettera non è<br />
finita: «Perfino nella stanza dei giochi si può insegnare al<br />
bambino di voler dire, quando dice “il mio orsacchiotto”,<br />
non quel caro oggetto sul quale egli immagina di riversare<br />
il suo affetto e con il quale sta in una relazione speciale<br />
(questo infatti è quanto il Nemico – Dio, ndr – vuol insegnare<br />
loro a voler dire, se non stiamo attenti) ma “l’orso<br />
che posso fare a pezzi se ne ho voglia”». Ultime considerazioni<br />
di Berlicche: «Lo scherzo consiste nel fatto che per<br />
tutto il tempo il vocabolo “mio” in un senso possessivo<br />
completo non può essere applicato a nulla, da parte di un<br />
essere umano. Alla fine, o Nostro Padre o il Nemico diranno<br />
“Mio” di qualsiasi cosa che esiste, e particolarmente di<br />
ogni uomo. Alla fine, non temere, s’accorgeranno a chi<br />
veramente appartenevano il loro tempo, le loro anime, e i<br />
loro corpi: certo non ad essi, qualsiasi cosa capiti.<br />
Presentemente il Nemico dice “Mio” di tutte le cose, per la<br />
ragione pedante e legalistica che le ha fatte lui: Nostro<br />
Padre spera di poter in fine dire “mie” di tutte le cose, per<br />
la ragione più realistica e dinamica <strong>della</strong> conquista».<br />
La cooperazione può perdere la sua anima in tanti modi.<br />
Questo suggerito da Clive S. Lewis non è da buttar via.<br />
umberto.folena@libero.it<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
47
48<br />
OPINIONI la porta aperta<br />
LA COOPERATIVA DI MOENA “SPACCIO”<br />
DI SOLIDARIETÀ PER GLI EBREI<br />
La piccola storia di Maria “Tomasèla”: la resistenza umana di una ragazza<br />
contro le violenze <strong>della</strong> storia<br />
di Franco de Battaglia<br />
La memoria <strong>della</strong> “soluzione finale”, la Shoa, la strage di<br />
6 milioni di ebrei in Europa dal 1941 al 1945, è stata<br />
ricordata anche a Trento nella giornata del 27 gennaio,<br />
preceduta a Torre Miranda, da una mostra di immagini e<br />
documenti su Richard Loewy, un ebreo boemo che – ufficiale<br />
asburgico a Moena durante la Grande Guerra 1914-<br />
1918 - qui ottenne riparo e aiuto negli anni terribili delle<br />
persecuzioni razziali naziste, per trovare poi la morte in un<br />
lungo calvario verso Auschwitz. La mostra, ricostruita con<br />
un paziente e meritorio lavoro di ricerca negli archivi di<br />
tutta Europa da Giorgio Jellici, ladino schietto, dirigente in<br />
pensione <strong>della</strong> Siemens in Germania, merita di essere<br />
conosciuta in particolar modo dal mondo <strong>della</strong> cooperazione,<br />
soprattutto perché unisce in maniera strettissima la<br />
realtà valligiana, dove la cooperazione è nata ed opera, con<br />
la grande storia, anche terribile, del Novecento. La solidarietà<br />
dell’uomo che si oppone alla violenza <strong>della</strong> storia.<br />
Le prime immagini <strong>della</strong> mostra, le donne al lavoro “militarizzate”<br />
durante la Guerra, gli aiuti che l’ebreo Loewy<br />
cerca di prestare per alleviarne le fatiche e ottenere cibo,<br />
evidenziano infatti quel grande capitolo di solidarietà che<br />
costituisce la ragione di tutto l’operare cooperativo: l’uomo<br />
al centro, superando ogni confine di cultura, di religione,<br />
di conflitto. Per gratitudine Moena attribuì, nel 1916, la<br />
cittadinanza onoraria all’ebreo Loewy. Ma la ruota <strong>della</strong><br />
storia gira. Negli anni Venti Loewy affronta a Vienna le<br />
prime discriminazioni antiebraiche, che si trasformano in<br />
persecuzioni quando, nel 1938, l’Austria viene conglobata<br />
nel Reich. I Loewy si vedono sequestrati tutti i loro beni e<br />
cercano scampo, poveri, a Moena, dove il ricordo del benefattore<br />
asburgico è ancora vivo e la società contadina solidale.<br />
Loewy vive ritirato, è povero, ma di tanto in tanto<br />
deve scendere in paese per acquistare di che mangiare. Il<br />
riferimento, naturalmente, è lo Spaccio Cooperativo, che<br />
Loewy sente quasi come un porto sicuro, un luogo non solo<br />
dove acquistare le poche cose che gli occorrono, ma dove<br />
trovare anche un’accoglienza umana, una voce amica, una<br />
COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />
consolazione di rapporti in tanta solitudine. Commessa<br />
dello spaccio era una giovane ragazza, la Maria Del Gòti,<br />
“Tomasèla”, come viene conosciuta. Maria vive ancora,<br />
ma allora era una ventenne, forte e generosa. Lo spaccio<br />
era nella casa degli Jellici “Garbér”, la stessa dove abitava<br />
la maestra Valeria Jellici che dei Loewy costituiva il principale<br />
sostegno. Sta di fatto che la giovane si immedesimava<br />
nella tragedia dell’ebreo, cercava di aiutarlo, metteva<br />
da parte qualcosa quando avanzava. E’ toccante sentire<br />
come Loewy parli di quello “spaccio” con gratitudine.<br />
Nella gelida alba del 4 gennaio 1944 la<br />
“Feldgendarmerie” tedesca (dal 10 settembre 1943 il<br />
Trentino era Alpenvorland, di fatto annesso al Reich nazista)<br />
salì a Soméda per arrestare Loewy, sua moglie, sua<br />
sorella e suo cognato. La squadra era comandata da un<br />
sergentaccio violento, chimato “Bei Uns”. Il cagnolino di<br />
Johanna, la moglie, che abbaiava contro gli intrusi venne<br />
freddato sul posto, in casa, con un colpo di pistola che fece<br />
presagire a tutti il loro futuro. I quattro furono accompagnati<br />
a Moena dove li attendeva un carro che li avrebbe<br />
trasportati alla stazione di Predazzo, e di lì al carcere di<br />
Trento. “Bei uns” gridava, gesticolava, ma nonostante le<br />
sue intimidazioni una piccola folla si radunò a salutare gli<br />
ebrei deportati. In prima fila c’era la giovane Maria. Cercò<br />
di scambiare alcune parola con Richard, ma venne subito<br />
strattonata e allontanata da “Bei Uns”, minaccioso: “Siete<br />
tutti nemici del Reich, farete la loro stessa fine”. Maria<br />
però rimase, fino a che il carro non si allontanò. Maria. E’<br />
una storia anche per oggi. Una giovane ragazza, commessa<br />
di cooperativa, che non vendeva solo generi di prima<br />
necessità, ma “distribuiva” quella generosità del cuore e<br />
dell’amicizia che la solidarietà del suo paese le aveva insegnato.<br />
<strong>Cooperazione</strong> è anche saper vivere una piccola storia<br />
di solidarietà capace di riscattare le tante viltà che rendono<br />
possibili umiliazioni e violenze.<br />
fdebattaglia@katamail.com
Cooperfidi<br />
facilita il rapporto con le Banche<br />
Cooperfidi, cooperativa provinciale di garanzia fidi,<br />
migliora il rapporto banca-utente, garantendo i finanziamenti<br />
e le linee di credito aperte dai soci presso gli<br />
Istituti di Credito convenzionati.<br />
Cooperfidi è aperta alle cooperative, ai contadini, alle<br />
società ed agli Enti operanti nell’agricoltura.<br />
Possono associarsi al consorzio le cooperative di produzione<br />
lavoro, quelle di servizio, di consumo, edilizie,<br />
le cooperative agricole e tutti i contadini iscritti all’albo<br />
provinciale, siano essi allevatori, apicoltori, frutticoltori,<br />
coltivatori di piccoli frutti ecc. La presenza<br />
<strong>della</strong> garanzia Cooperfidi agevola l’accesso al credito,<br />
e le relative operazioni di finanziamento vengono trattate<br />
a tassi particolarmente convenienti.<br />
Tassi applicati alle convenzioni da Cooperfidi al 01/01/2006<br />
C.C.C.R.T. UNICREDIT B.N.L POPOL.AA BANCA B.T.B. BOVIO BANCA COP. MEDIOCREDITO<br />
POP. ITA CALDERARI LA VALSABBINA TRENTINO AA<br />
CREDITO IN CONTO CORRENTE 3,85 % 4,506 + 1/8 4,443% 4,25 % + 1/8 4,71 % 4 % 5 % 4,171 %<br />
SALVO BUON FINE 3,15 % 3,506% 3,943% 3,75 % 4,21 % 3,15 % 4,5 % 3,471 %<br />
ANTICIPO CONTRATTI 3,15 % 4,006% 3,943% 3,75 % 4,46 % 3,15 % 4,5 % 3,471 %<br />
ANTICIPO CREDITI PUBBLICHE AMMIN. 3,15 % 3,756% 3,943% 3,75 % 4,46 % 3,2 % 4,75 % 3,471 %<br />
ANTICIPO SU FATTURE 3,15 % 3,756% 3,943% 3,75 % 4,46 % 3,2 % 4,75 % 3,471 %<br />
MUTUO CHIROGRAFARIO 3,35 % 3,406% 4,033% 3,75 % 4,46 % 3,506% 3,73 % 3,,471% 4,3 %<br />
(SE FISSO DA 4,3%<br />
A 4,8% SE VARIABILE<br />
3,9%)<br />
Euribor (media mese precedente)<br />
1 mese 3 mesi 6 mesi 1 mese 3 mesi 6 mesi<br />
(360 gg) (360 gg) (360 gg) (365gg) (365gg) (365gg)<br />
NOVEMBRE 2005 2,199 2,341 2,480 2,229 2,347 2,515<br />
DICEMBRE 2005 2,410 2,471 2,596 2,443 2,506 2,633<br />
GENNAIO 2006 2,390 2,507 2,646 2,423 2,542 2,683<br />
Cooperfidi offre ai propri Soci ulteriori servizi quali:<br />
- consulenza ed assistenza finanziaria;<br />
- finanziamenti tramite Fondo di Solidarietà Sait;<br />
- copertura rischio cambio;<br />
- anticipo contributi ai sensi L.P. 6/99;<br />
- prestiti partecipativi ai sensi L.P. 6/99;<br />
- operazioni speciali per gli allevatori e per i caseifici sociali;<br />
Il personale del Consorzio è a disposizione dal lunedì al venerdì dalle ore<br />
8.30 alle 12.30 e dalle ore 14.30 alle 17.00, per offrire tutte le informazioni<br />
desiderate.<br />
COOPERFIDI, consorzio di garanzia <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> e dell’Agricoltura, comunica i tassi praticati ai propri Soci dagli Istituti di Credito<br />
convenzionati<br />
Trento - Via Vannetti, 1<br />
Tel 0461.260417 - Fax 0461.267663<br />
info@cooperfidi.it - www.cooperfidi.it<br />
+ archimede.nu<br />
N° QUALITÀ 2000/14533