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Gennaio - Federazione Trentina della Cooperazione

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COPERTINA N° 1 gennaio 2006<br />

COOPERAZIONE<br />

TRENTINA<br />

n° 1 gennaio 2006 - Anno 93<br />

Periodico <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong><br />

<strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong><br />

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. 0461.898111<br />

www.cooperazionetrentina.it - ufficio.stampa@ftcoop.it<br />

Direttore responsabile<br />

Walter Liber<br />

Comitato di Redazione<br />

Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pra<strong>della</strong>,<br />

Franco de Battaglia, Cesare Dossi, Michele Dorigatti,<br />

Paolo Tonelli, Cristina Galassi, Silvia De Vogli,<br />

Sergio Ferrari, Corrado Corradini, Umberto Folena.<br />

Hanno collaborato<br />

Luciano Imperadori e Alessandro Lucchini.<br />

Art director<br />

Gabriele Dalla Costa - www.archimede.nu<br />

Progettazione grafica<br />

Cooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu<br />

Stampa tipografica<br />

Cooperativa NUOVE ARTI GRAFICHE<br />

Abbonamenti<br />

Costo singola copia: 3 euro<br />

Abbonamento annuale (11 numeri): 30 euro<br />

Abbonamento semestrale (5 numeri): 15 euro<br />

Promozione 2006<br />

Un nuovo abbonamento gratuito per ogni abbonamento<br />

attivo al 31/12/2005 e confermato per il 2006.<br />

Promozione “tutto il consiglio”<br />

La cooperativa che abbona ex novo tutti gli amministratori<br />

avrà in omaggio un pari numero di abbonamenti<br />

gratuiti.<br />

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n.26<br />

Registro stampa di data 09.10.1950<br />

EDITORIALE di Diego Schelfi<br />

Unipol, scalata sbagliata<br />

La vicenda dell’offerta pubblica di acquisto da parte di Unipol su Banca<br />

Nazionale del Lavoro, al di là di quelle che eventualmente la magistratura<br />

individuerà come responsabilità penali e civili personali, ha giustamente<br />

sconvolto la vita interna del movimento cooperativo e non solo. Diciamo<br />

giustamente perché una questione simile non può essere vissuta con la logica<br />

di chi aspetta che passi la nottata, né con quella di chi si trincera a<br />

cieca difesa dell’operato delle venti cooperative proprietarie di Unipol<br />

davanti “all’attacco del nemico”.<br />

Va anche detto che questa vicenda ha fatto nuovamente emergere da più<br />

parti (sia a destra che a manca) l’idea che la cooperazione debba essere<br />

confinata in una specie di riserva indiana rappresentata dall'area <strong>della</strong><br />

cura alle persone deboli e da quella dei servizi a "basso spessore di intelligenza".<br />

Noi rifiutiamo un ruolo di questo tipo, convinti che la società cooperativa<br />

debba garantire economie che siano tali, rivolte cioè al bene <strong>della</strong><br />

stragrande maggioranza dei cittadini e politiche di collaborazione e di<br />

pace. Ci rifiutiamo quindi di essere "figli di un Dio minore".<br />

Premesso questo, diciamo che il problema è quindi squisitamente di principio<br />

ed attinente ai valori cooperativi. Il nostro parere è, detto in maniera<br />

necessariamente stringata, che la scalata tentata da Unipol è stata sbagliata.<br />

Prima di tutto perché non è effettivamente passata per i percorsi,<br />

lenti ma necessari, del coinvolgimento dei soci e <strong>della</strong> loro profonda e consapevole<br />

condivisione. Per contro il management Unipol ha preferito sedersi<br />

a tavoli intorno ai quali erano ben installati finanzieri che potremmo<br />

definire “molto disinvolti” e che, fatto increscioso, erano loro partner abituali.<br />

E’ sbagliata in secondo luogo perché ha alle spalle una concezione<br />

pesantemente fuorviante dell'attività delle cooperative. Infatti, assecondare<br />

la finanziarizzazione dell'economia, come fine dell’economia stessa e<br />

non come mero mezzo, non è nei compiti cooperativi. Anzi, essa va combattuta.<br />

Noi pensiamo che, in particolare nella società e nell'economia italiane,<br />

sia necessario riorientare gli sforzi imprenditoriali alla produzione di<br />

beni e di servizi. L'industria ha risentito in questi ultimi anni proprio del<br />

suo affidamento a gruppi manageriali il cui obiettivo è stato quello di fare<br />

tanti soldi in fretta senza pensare alle conseguenze a lunga scadenza. Il<br />

ruolo <strong>della</strong> cooperazione è, al contrario, quello di lavorare per consolidare<br />

territori, per garantire reddito alla gente, per migliorare e cogestire un<br />

Welfare "giusto". Insomma noi non siamo soltanto un gruppo di imprese<br />

ma anche un movimento sociale e come tale intendiamo comportarci. E’<br />

fuor di dubbio che, per intraprendere, la cooperazione ha bisogno di finanza<br />

come qualsiasi altra impresa ma è altrettanto vero che la propria finanza<br />

la cooperazione l’ha costruita. In oltre cento anni di storia la cooperazione<br />

ha edificato un sistema di banche che è cresciuto con la stessa logica<br />

delle altre cooperative. Esso va incrementato e rafforzato ma rimanendo<br />

all’interno di modalità di sviluppo cooperativo. Semmai va immediatamente<br />

avviata una pratica di cooperazione fra tutta la finanza cooperativa<br />

qualsiasi colore abbia. Diciamo questo pensando al futuro, anche a<br />

quello lontano, quando molti nodi verranno necessariamente al pettine. Il<br />

più grande sarà la verifica delle conseguenze per il mercato prodotte da<br />

quel capitalismo che prosegue nella sua marcia di monopolizzazione nella<br />

globalizzazione senza regole. Il mercato, come ci ha insegnato Zamagni, è<br />

arrivato almeno tre secoli prima del capitalismo e probabilmente saranno<br />

soprattutto le cooperative che ne dovranno garantire l’esistenza futura.<br />

Esse dovranno avere un concetto di riferimento: l’equità.<br />

diego.schelfi@ftcoop.it<br />

1


2<br />

CONVENZIONI buoni pasto<br />

Cooperatore? A tavola con lo sconto<br />

GRAZIE AD UN ACCORDO TRA FEDERAZIONE E CIR FOOD, LE COOPERATIVE POSSONO<br />

USUFRUIRE DI UN PREZZO INTERESSANTE PER IL PRANZO DEI DIPENDENTI<br />

La <strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> ha rinnovato<br />

anche per il 2006 l’accordo con la Cir Food, la cooperativa<br />

italiana ristorazione.<br />

L’offerta, studiata appositamente per il potenziale bacino<br />

d’utenza delle cooperative trentine, prevede la possibilità<br />

di scegliere tra il tradizionale blocchetto di buoni cartacei<br />

e la tessera elettronica, ottenendo un importante sconto<br />

mensile sul valore del buono pasto e un valido ribasso<br />

sul valore <strong>della</strong> tessera Bluticket.<br />

La Bluticket Card è una smart card, ovvero una carta<br />

“intelligente”, che funziona a scalare attraverso un POS<br />

installato presso l’esercente. Il circuito entro cui è possibile<br />

usare la tessera viene scelto dalla cooperativa che<br />

stabilisce anche le regole da memorizzare sul chip, come,<br />

ad esempio, valore, orario e giorni di spendibilità. Lo<br />

scopo principale di questo sistema è di eliminare il cartaceo,<br />

di budgettizzare la spesa e di controllare i relativi<br />

costi.<br />

Sono inoltre previsti interessanti servizi aggiuntivi, come<br />

assicurazioni rivolte agli utilizzatori del servizio e sistemi<br />

di verifica via web del sistema delle card.<br />

La fatturazione, ad esempio, è a consumo sull’effettivo<br />

transato e la cooperativa avrà a propria disposizione una<br />

password per visualizzare via internet, in tempo reale, la<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

spesa che sosterrà per il pasto consumato dai suoi<br />

dipendenti.<br />

A fine mese il sistema scarica in automatico le transazioni<br />

eseguite e le ricarica il primo giorno del mese successivo,<br />

eliminando così l’inoltro degli ordini Bluticket e lo<br />

smistamento cartaceo.<br />

Inoltre, la cooperativa ha l’opportunità di integrare il servizio<br />

con l’attivazione <strong>della</strong> banda magnetica posta sul<br />

retro del badge per registrare la presenza del dipendente<br />

in azienda.<br />

In caso di furto o smarrimento sarà possibile procedere<br />

al blocco immediato <strong>della</strong> card e alla sua remissione con<br />

il totale reintegro <strong>della</strong> spesa.<br />

Ogni associato potrà aderire in qualsiasi momento per<br />

usufruire delle particolari condizioni che questa convenzione<br />

offre.<br />

Cir è una cooperativa di lavoro costituita da oltre 2.600<br />

soci cooperatori, affiancati da oltre 3.800 soci finanziatori.<br />

Il gruppo Cir Food è una realtà radicata nel territorio<br />

trentino, ben distribuita in Italia ed avviata sul mercato<br />

europeo con un volume d’affari di quasi 270 milioni di<br />

euro, 47 milioni di pasti prodotti e 6.600 dipendenti.<br />

Per informazioni e adesioni: Unità di Servizio<br />

Amministrazione <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong> (0461/898626).


22 24 30 32<br />

COOPERAZIONE<br />

TRENTINA<br />

n°1 gennaio 2006<br />

nel prossimo numero<br />

Le strategie per il futuro delle<br />

Famiglie Cooperative<br />

L’EDITORIALE<br />

01 Unipol, scalata sbagliata<br />

IN PRIMO PIANO<br />

Oltre il caso Unipol<br />

04 Intervista a Ivano Barberini, presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale<br />

07 Un’operazione spericolata: le tappe <strong>della</strong> vicenda<br />

09 “Ma noi siamo diversi”: la cooperazione trentina vista dagli studiosi<br />

10 Come ti cucino la coop: il caso Unipol negli editoriali dei giornali<br />

12 Etica cooperativa: la cooperazione trentina vista dai soci<br />

15 Cooperare vuol dire avere tanti occhi: la cooperazione trentina vista dagli amministratori<br />

CULTURA COOPERATIVA<br />

Etica<br />

19 Alessandro Lucchini: raccontare con i numeri<br />

Formazione<br />

22 I compiti del collegio sindacale dopo la riforma del diritto societario<br />

Nuove leggi<br />

24 Cambia il regime dei contributi alle cooperative<br />

Internazionalizzazione<br />

26 Il caso Repubblica Ceca<br />

Buone prassi<br />

29 L’hotel <strong>della</strong> cooperazione<br />

ATTUALITA’<br />

<strong>Cooperazione</strong> in lutto<br />

30 Italo Garbari, il costruttore - Romina, morire a 28 anni<br />

Rapporto sulla cooperazione sociale<br />

32 Borzaga: “Fate valere la dimensione sociale”<br />

In cantina<br />

34 Cantina di Toblino: selling point & osteria tipica trentina<br />

RUBRICHE<br />

I servizi <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong><br />

37 Settore Casse Rurali: Costante impegno per servizi qualificati<br />

Recensioni<br />

41 Conoscere il Credito Cooperativo - Credito e Nuvole - Progettare cooperando - Inchiesta sul gioco<br />

Fotocronaca<br />

43 Foto e volti del mese<br />

OPINIONI<br />

Orizzonti<br />

47 Come la <strong>Cooperazione</strong> può perdere l’anima – di Umberto Folena<br />

La porta aperta<br />

48 Lo Cooperativa di Moena, “spaccio” di solidarietà per gli ebrei – di Franco de Battaglia


4<br />

IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />

“Un impegno comune:<br />

dobbiamo tornare<br />

a riflettere sul<br />

sistema di governance<br />

delle cooperative”<br />

Un’occasione per<br />

guardarci dentro<br />

Intervista a Ivano Barberini, presidente<br />

dell’Alleanza Cooperativa Internazionale<br />

di Walter Liber<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

“Mi dà fastidio il luogo<br />

comune che la cooperativa<br />

sia bella e buona solo<br />

quando è marginale<br />

e fuori dal mercato”<br />

“Il futuro del movimento<br />

cooperativo sta nell’idea<br />

di mercato dove non si<br />

confrontano solo i prezzi<br />

ma anche i valori”<br />

Il presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale parla <strong>della</strong> cooperazione italiana<br />

e del caso Unipol, di valori e di competitività, e lancia una sfida: cogliamo<br />

l’occasione per riflettere a fondo sul ruolo e il significato di essere impresa cooperativa.<br />

> In alto Ivano Barberini


“La responsabilità di<br />

impresa <strong>della</strong> cooperativa<br />

deriva dal suo radicamento<br />

sul territorio”<br />

E’ al suo secondo mandato come presidente dell’Aci,<br />

l’Alleanza Cooperativa Internazionale. Ivano Barberini,<br />

modenese, dalla presidenza delle coop “rosse” <strong>della</strong> Lega<br />

delle cooperative è salito – unico italiano – fino alla poltrona<br />

<strong>della</strong> massima istituzione cooperativa mondiale. Due<br />

numeri per capirne l’ampiezza: l’Alleanza rappresenta 223<br />

organizzazioni cooperative nazionali operanti in 88 Paesi.<br />

Barberini è arrivato a Trento a gennaio per incontrare i cooperatori<br />

trentini. In Italia si discuteva (e si discute tuttora)<br />

del caso Unipol, ovvero il tentativo di scalata alla Bnl da<br />

parte dell’impresa assicurativa controllata da alcune grandi<br />

cooperative italiane. Finito, come è noto, con le inchieste<br />

<strong>della</strong> magistratura in merito al comportamento del presidente<br />

Giovanni Consorte e del direttore Ivano Sacchetti.<br />

Inevitabile partire da qui per parlare con Ivano Barberini,<br />

che ora segue da un osservatorio esterno e privilegiato le<br />

vicende delle coop nostrane. Il quale, come vedremo,<br />

esprime una teoria coraggiosa e lungimirante sul futuro<br />

<strong>della</strong> cooperazione italiana.<br />

BARBERINI, È VERO CHE HA CONTRIBUITO AD<br />

ASSUMERE CONSORTE?<br />

E’ vero. Negli anni Settanta ero presidente di Coop Emilia<br />

Veneto e quattro coop di consumo su dieci rischiavano la<br />

chiusura. Convenimmo, come associazioni regionali, di<br />

assumere Giovanni Consorte assieme ad altri due manager<br />

per far fronte alla crisi. Il gruppo si mise al lavoro per riorganizzare<br />

complessivamente Coop Italia. La cura fu radicale,<br />

ma portò ottimi risultati. Così accadde per la crisi del ’96<br />

delle grandi coop di costruzioni, e poi con Unipol. Consorte<br />

aveva una grande capacità di costruire piani industriali.<br />

> In alto da sinistra: Franco Senesi, Diego Schelfi, Ivano Barberini,<br />

Giorgio Fiorini, Carlo Dellasega e Sonia Buglione<br />

COSA INSEGNA IL CASO UNIPOL?<br />

Insegnamenti ce ne possono essere tanti, bisogna rifletterci<br />

molto. Il primo è che quando si parte con un progetto<br />

così ambizioso e si urtano tanti interessi diversi, bisogna<br />

essere sicuri che non hai niente da nascondere, perché lo<br />

scontro di interesse e forse anche di potere è tale che<br />

anche la minima pecca viene fuori. Questo è stato un errore<br />

personale di Consorte, perché lui e non altri sapeva che<br />

poteva essere vulnerabile in alcuni aspetti.<br />

AL DI LÀ DELLA PERSONA, CI SI CHIEDE SE<br />

L’OPERAZIONE IN SÉ ERA GIUSTA E OPPORTUNA.<br />

Io sono convinto che la cooperativa è una impresa, che è<br />

autorizzata anche dalla legge a gestire e controllare<br />

società ordinarie, e quindi sviluppare la propria iniziativa in<br />

vista di uno sviluppo. L’Unipol è una società per azioni che<br />

ha una sua governance, una propria logica. Il punto è che<br />

dobbiamo rivedere la nostra governance, perché questo ci<br />

viene sollecitato.<br />

QUINDI LEI DICE CHE TUTTO È POSSIBILE, A PATTO<br />

CHE IL SISTEMA DEI CONTROLLI SIA EFFICACE.<br />

E’ così. Qui c’è una occasione per discutere a fondo <strong>della</strong><br />

realtà cooperativa in Italia, di cosa vuol dire essere impresa<br />

e quali sono gli ambiti di sviluppo <strong>della</strong> cooperazione. C’è<br />

chi dice che la cooperativa quando si avvicina al mondo<br />

finanziario perde la sua anima. Io credo che non sia così<br />

fatale, se consideriamo i tre fattori di sviluppo: il capitale<br />

umano, il capitale del sapere e il capitale finanziario.<br />

Devono essere equilibrati fra di loro, nessuno di questi deve<br />

mancare all’impresa e neanche all’impresa cooperativa.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

5


6<br />

FRA I TANTI LUOGHI COMUNI SULLA COOPERAZIO-<br />

NE, QUALE LE DÀ PIÙ FASTIDIO?<br />

L’idea che la cooperativa è bella e buona solo quando è<br />

marginale, fuori dal mercato e non disturba. E’ una idea<br />

vecchissima, ma ancora ben radicata. Ho letto un editoriale<br />

di Giorgio Ruffolo secondo cui le coop devono dedicarsi<br />

sostanzialmente al welfare, ai beni collettivi. Questo è un<br />

campo di interesse importante, non c’è dubbio, ma non<br />

possiamo restringere solo a questo il ruolo delle cooperative.<br />

Perché cooperazione è anche la creazione di un lavoro<br />

dignitoso, la tutela <strong>della</strong> salute, dell’ambiente, la capacità<br />

di creare sviluppo, di competere nel mercato mantenendo<br />

alta l’attenzione al territorio e alla responsabilità<br />

sociale. Le multinazionali hanno un vantaggio competitivo<br />

nella loro fuga dalle responsabilità perché non sono radicate<br />

sul territorio. La cooperativa, invece, fa parte di quel<br />

sistema di imprese che ha obbligatoriamente – non fosse<br />

altro perché è radicata sul territorio – una responsabilità<br />

sociale. Ma questa è una ricchezza, che si valorizza con<br />

una presenza articolata, reticolare delle cooperative.<br />

MASSIMO CACCIARI HA DETTO CHE NEL CASO<br />

DELL’UNIPOL IL MOVIMENTO COOPERATIVO HA<br />

PERSO IL SENSO DELLA SUA MISSIONE. LEI COSA<br />

NE PENSA?<br />

Penso che questa sia una affermazione seria che richiede<br />

una risposta adeguata. Non per negare, ma per interrogarci.<br />

In realtà non esiste una missione unica, ma piuttosto<br />

tante missioni specifiche per ogni cooperativa, di ogni<br />

settore cooperativo. Se la missione cooperativa, in senso<br />

generale, è quella <strong>della</strong> finalità mutualistica, poi ogni tipologia<br />

cooperativa ha una propria interpretazione dello spirito<br />

mutualistico e dà delle risposte ad hoc. Un conto è la<br />

mutualità per la coop di lavoro, un conto è quella di credito,<br />

eccetera. Dobbiamo interrogarci quale sia, eventualmente,<br />

la missione cooperativa che si è persa e perché.<br />

A PROPOSITO DI CULTURA. L’IMPRESA COOPERA-<br />

TIVA È ANCORA POCO STUDIATA IN ITALIA.<br />

PERCHÉ?<br />

Questo è un dato di fatto e si ritrova anche storicamente.<br />

Nelle università si insegna economia, ma c’è poco spazio<br />

per l’economia cooperativa. Noi dobbiamo cercare di<br />

influenzare la cultura. Il futuro del movimento cooperativo<br />

sta in una idea di mercato dove non si confrontano solo i<br />

prezzi ma i valori: il valore <strong>della</strong> tutela <strong>della</strong> salute, dell’ambiente,<br />

<strong>della</strong> democrazia, di un lavoro dignitoso. Su questo<br />

terreno la cooperativa può coniugare solidarietà con<br />

imprenditorialità. Se passa l’idea di un confronto di mercato<br />

solo basato sui prezzi, economie di scala e dimensioni,<br />

le multinazionali saranno sempre vincenti. Se non si coglie<br />

questo aspetto e non si lavora per creare una consapevolezza,<br />

una conoscenza di queste realtà e di questi fenomeni,<br />

la cooperativa rischia di essere perdente anche sul<br />

piano imprenditoriale, c’è poco da fare.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

CINQUE CENTRALI COOPERATIVE NAZIONALI<br />

SONO TROPPE?<br />

Io credo che al punto in cui siamo sarebbero troppe anche<br />

due. Mettere insieme le centrali cooperative significherebbe<br />

enfatizzare le possibili sinergie, perché nella rappresentanza<br />

e nel peso dei vari settori fra le centrali c’è una sorta<br />

di compensazione. Insieme possono creare una maggiore<br />

forza, sinergie che possono favorire processi di razionalizzazione<br />

e maggiore capacità competitiva. Ci sono tanti<br />

vantaggi, non ultimo il segnale politico, anche se non sarà<br />

semplice. Novant’anni di separazione hanno creato anche<br />

culture di impresa differenti. Uniformare tutto può essere<br />

complicato, ma probabilmente bisogna anche semplificare<br />

le cose e non caricarle di eccessivi significati.<br />

L’importante è avviare un processo.<br />

ULTIMA DOMANDA SUL SUO RUOLO INTERNAZIO-<br />

NALE. COME È MESSA LA COOPERAZIONE FUORI<br />

DAI CONFINI EUROPEI?<br />

Ci sono cooperative in giro per il mondo che non hanno<br />

nulla da invidiare alle grandi imprese di capitale. Dall’India<br />

agli Stati Uniti, le esperienze significative sono tante, in<br />

ogni continente. Forse la vera sfida si giocherà in Africa,<br />

perché complessivamente l’ambiente è incapace di creare<br />

sistemi, manca un nesso tra cultura e tecnologia. Tutti i<br />

progetti di sviluppo sono in ritardo, e c’è il rischio concreto<br />

che il mondo vada fuori controllo, perché non è sopportabile<br />

una distanza sociale di questa natura tra nord e sud.<br />

Il problema quindi è quello di responsabilità, e qui viene<br />

fuori il bisogno e l’importanza di avere organizzazioni che<br />

abbiano vocazione solidaristica insieme alla capacità di<br />

gestire imprese. E’ responsabilità e interesse dei Paesi più<br />

ricchi aiutare il sud del mondo ad emanciparsi. La cooperazione<br />

può giocare un grande ruolo in questo.<br />

LA COOPERAZIONE NEL MONDO<br />

Oggi la cooperazione vede una presenza di forme cooperative<br />

in tutti i settori dell’economia e conta a livello<br />

mondiale circa 800 milioni di soci e 100 milioni di<br />

addetti. Sono il 20% in più delle multinazionali. Il fenomeno<br />

complessivo è poco conosciuto quanto grande.<br />

Sorprende il fatto che negli Stati Uniti, patria del capitalismo,<br />

il 40% degli abitanti sono legati alla cooperazione:<br />

solo i soci delle cooperative elettriche sono 26<br />

milioni. A New York decine di migliaia di case sono<br />

state ristrutturate in cooperativa. Dall’altra parte del<br />

mondo c’è un Paese in via di sviluppo come l’India – in<br />

cui il 70% <strong>della</strong> popolazione vive di agricoltura – dove<br />

operano 520mila cooperative, con 236 milioni di soci<br />

su un miliardo di abitanti. In Cina la cooperazione rappresenta<br />

uno strumento molto importante per costruire<br />

economie di mercato.


IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />

Un’operazione spericolata<br />

Le tappe <strong>della</strong> vicenda<br />

Unipol e Banca Nazionale del<br />

Lavoro. Tentativi di scalata che<br />

sono naufragati lasciando code<br />

penali e mettendo in luce interessi<br />

personali a fianco di quelli delle<br />

società. Tutto ciò andrà accertato<br />

attraverso il lavoro <strong>della</strong> magistratura.<br />

Una vicenda complessa, una<br />

matassa difficile da districare. I protagonisti<br />

sono nomi di primissimo<br />

piano nel mondo bancario-finanziario<br />

italiano: Giovanni<br />

Consorte, presidente di Unipol<br />

fino a fine dicembre 2005;<br />

Gianpiero Fiorani, numero uno<br />

<strong>della</strong> Banca Popolare Italiana, arrestato<br />

il 13 dicembre con l’accusa<br />

di aggiotaggio (aver diffuso notizie<br />

false per alterare il corso dei titoli in<br />

Borsa), insider trading (aver utilizzato<br />

notizie riservate), truffa, appropriazione<br />

indebita; Antonio Fazio,<br />

dimessosi da governatore <strong>della</strong><br />

Banca d’Italia il 19 dicembre.<br />

Unipol è la compagnia di assicurazione<br />

delle cooperative cosiddette<br />

“rosse”. Nasce nel 1963 e rappresenta<br />

oggi il terzo operatore assi-<br />

curativo tra quelli presenti sul mercato<br />

italiano. Dal 1986 le sue azioni<br />

sono quotate in Borsa. Titolare<br />

di una partecipazione in Bnl, a partire<br />

dal maggio scorso Unipol tenta<br />

la scalata <strong>della</strong> Banca. La delicata<br />

partita è gestita in maniera quantomeno<br />

disinvolta dal presidente<br />

Consorte. La richiesta di Unipol a<br />

Bankitalia, datata 16 maggio, di<br />

superare il 5% in Bnl e salire fino a<br />

poco meno del 10% segue di alcune<br />

settimane l’offerta di opa (offerta<br />

di pubblico acquisto) dei giganti<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

7


8<br />

spagnoli del Banco de Bilbao,<br />

azionisti di maggioranza <strong>della</strong> Bnl. Il<br />

24 maggio, spinta da movimenti<br />

anomali di Borsa e da un esposto<br />

del Banco de Bilbao, la Procura di<br />

Roma apre un fascicolo sul caso<br />

Unipol-Bnl. Nel corso dell’estate<br />

2005 gli eventi si succedono concitati.<br />

Unipol chiede di aumentare<br />

la sua partecipazione in Bnl fino al<br />

15%, suscitando la reazione degli<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

spagnoli che minacciano cause se<br />

la compagnia non lancia una contro-opa.<br />

Intanto prosegue l’attività<br />

investigativa dei giudici di Milano<br />

che intercettano, tra le altre, le<br />

telefonate di Consorte con Fiorani.<br />

A fine luglio Unipol annuncia la sua<br />

opa, il Banco de Bilbao si ritira. La<br />

Banca d’Italia temporeggia nel<br />

dare l’autorizzazione all’opa nonostante<br />

il parere positivo di Antitrust<br />

e Consob. A fine dicembre si<br />

dimette Giovanni Consorte. Il 19<br />

aveva lasciato Bankitalia il governatore<br />

Fazio. Il resto è storia di<br />

questi giorni. Il 3 febbraio la Banca<br />

d’Italia boccia in via definitiva l’opa<br />

di Unipol su Bnl. Il giorno dopo la<br />

compagnia di assicurazione cede<br />

le proprie quote ai francesi di Bnp<br />

Paribas in cambio di 4 miliardi di<br />

euro. (c.c.)


IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />

«Ma noi siamo diversi»<br />

Secondo i professori trentini Borzaga, Cerea e Cusa<br />

la cooperazione trentina presenta peculiarità organizzative e strutturali<br />

Borzaga: “Più deleghe”<br />

Dal punto di vista economico –<br />

spiega Carlo Borzaga, preside <strong>della</strong><br />

Facoltà di Economia – l’idea di far<br />

convergere l’attività assicurativa e<br />

quella bancaria poteva essere interessante<br />

sia per Unipol che per Bnl.<br />

Sono più critico, invece, sulla<br />

dimensione dell’operazione e sulla<br />

effettiva capacità di Unipol di far<br />

fronte alla scalata. Il caso Unipol<br />

lascia due insegnamenti. Primo.<br />

Quando crescono le dimensioni<br />

delle cooperative sorgono problemi<br />

di governance e di controllo dell’attività<br />

dei manager.<br />

In particolare il vincolo al numero di<br />

deleghe impedisce che si possano<br />

formare gruppi di minoranza consistenti<br />

che riescano a contrastare il<br />

management. Sopra certe dimensioni<br />

credo che serva ampliare il<br />

numero di deleghe e prevedere il<br />

limite dei mandati.<br />

In secondo luogo penso che questo<br />

caso imponga una riflessione sulle<br />

modalità di utilizzo delle riserve indivisibili.<br />

Secondo me o con un codice<br />

etico o per via legislativa, si dovrebbero<br />

porre dei limiti all’utilizzo delle<br />

riserve, solo per interventi strettamente<br />

legati all’attività specifica.<br />

Cerea: “Meno soci”<br />

I problemi sorgono – dice<br />

Gianfranco Cerea, docente <strong>della</strong><br />

facoltà di Economia – se i soci<br />

diventano milioni, perché si indebolisce<br />

la capacità di indirizzo e di controllo.<br />

Il Trentino non corre questo<br />

rischio, perché ha almeno tre forti<br />

antidoti. Anzitutto una forte sensibilità<br />

sul radicamento territoriale. Ma<br />

anche se tutte le Casse Rurali si<br />

fondessero, il numero di soci sarebbe<br />

ancora gestibile. In secondo<br />

luogo i cooperatori trentini hanno<br />

articolato la loro cooperazione su<br />

più livelli, dove il socio può influenzare<br />

direttamente anche i gradi successivi.<br />

Infine richiamerei una<br />

dimensione sociale forte.<br />

I trentini sono platonici, nel senso<br />

che vedono l’appartenere e l’operare<br />

nella comunità come un fattore<br />

fondamentale di realizzazione personale.<br />

Per quanto riguarda le possibili azioni<br />

di prevenzione suggerirei al legislatore<br />

di istituire un numero di soci<br />

oltre il quale non può essere attivata<br />

la cooperativa. E poi istituirei<br />

un’Authority <strong>della</strong> cooperazione che<br />

faccia dei controlli che vadano oltre<br />

gli aspetti formali.<br />

> In alto da sinistra: Carlo Borzaga, Gianfranco Cerea ed Emanuele Cusa<br />

Foto Studio Agf Bernardinatti - Università degli Studi di Trento<br />

Cusa: “Più mutualità”<br />

Molti degli attacchi alla cooperazione<br />

– spiega Emanuele Cusa,<br />

docente di Giurisprudenza – nascono<br />

dall’ignoranza <strong>della</strong> sua peculiare<br />

disciplina e <strong>della</strong> sua particolare<br />

rilevanza costituzionale. Il caso<br />

Unipol ha fatto emergere l’urgenza<br />

di divulgare il sapere cooperativo<br />

dentro e fuori il mondo cooperativo;<br />

il che sarebbe facilitato da una marcia<br />

decisa verso l’unità del movimento<br />

cooperativo, come è avvenuto<br />

già in Trentino. La forma cooperativa<br />

non è circoscritta a particolari<br />

attività o dimensioni aziendali. La<br />

cooperativa è però autentica solo<br />

se sa coniugare mutualità e democrazia,<br />

come impone oggi l’ordinamento<br />

giuridico. Per mutualità bisogna<br />

intendere effettivi scambi tra<br />

soci e cooperativa, per rispondere<br />

attraverso l’impresa mutualistica a<br />

determinati bisogni dei soci; quindi<br />

eventuali partecipazioni di una cooperativa<br />

in altre imprese sono possibili<br />

solo se risultino funzionali a questi<br />

bisogni. Per democrazia bisogna<br />

intendere reale partecipazione dei<br />

soci alla vita sociale, per evitare che<br />

la cooperativa sia dominata dal presidente<br />

o dal direttore. (d.p.)<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

9


10<br />

IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />

Come ti cucino la coop<br />

Allegre, immorali, distratte. Incapaci di sottrarsi all’abbraccio <strong>della</strong> politica.<br />

I quotidiani, quando parlano di cooperative, tendono troppo spesso<br />

a fare di tutta l’erba un fascio. E se lo scandalo, alla fine, avesse effetti benefici?<br />

di Umberto Folena<br />

Quando leggi titoli come questo: «L’immoralità a tutto<br />

campo del cooperativismo» (Libero, 13 gennaio), ti si<br />

stringe il cuore. E fatichi a contenere l’irritazione.<br />

Perché la fatal sintesi del titolo precipita nell’approssimazione<br />

più bieca. Il cooperativismo di cui parla Carlo<br />

Taormina – proprio lui, l’onorevole avvocato – nella<br />

sua rubrica “La Terrazza” (nome più da ristorante che<br />

da colonnino di quotidiano) è quello riferito al caso<br />

Unipol. Ma il titolo infanga il cooperativismo tutto,<br />

senza distinzioni.<br />

Stiamo esagerando? Il caso Unipol non comporta<br />

alcuna conseguenza d’immagine per la cooperazione?<br />

Lo stesso Luigi Marino, presidente di<br />

Confcooperative, in un’intervista di Nicola Pini<br />

(Avvenire, 18 dicembre), si diceva «preoccupato per<br />

le ricadute <strong>della</strong> scalata alla Bnl sull’immagine pubblica<br />

del mondo cooperativo». E sempre su Libero del<br />

14 gennaio la coordinatrice nazionale di Fi Lombardia,<br />

Mariastella Gelmini, calca i toni. D’altronde è nel suo<br />

interesse calcarli… Ma la domanda («Ci si chiede se la<br />

vicenda Unipol segni un punto di svolta nella storia del<br />

movimento cooperativo») se la pone anche Giorgio<br />

Ruffolo (La Repubblica, 8 gennaio), che non entra<br />

nel merito dell’operazione Bnl dal punto di vista <strong>della</strong><br />

sua «solidità economica», piuttosto ne contesta «la<br />

sua utilità sociale». Si chiede, Ruffolo, «se le ingenti<br />

risorse mobilitate nell’operazione non potrebbero<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

essere usate in altro modo». Ad esempio nel campo<br />

dei beni sociali, dei beni collettivi, là dove secondo lui<br />

ci sarebbe più bisogno: «Sarebbe proprio questo il terreno<br />

sul quale la natura genetica solidaristica e democratica<br />

del movimento cooperativo potrebbe trovare<br />

una rinnovata fioritura (…). La cooperazione sociale<br />

che esiste (…) è oggi il sottoscala <strong>della</strong> cooperazione<br />

(…). Non abbiamo bisogno di finanzieri, esperti di giochi,<br />

talvolta proibiti. Abbiamo bisogno di imprenditori<br />

<strong>della</strong> società del benessere, capaci di convogliare<br />

risorse organizzative, finanziarie, culturali e ideali verso<br />

bisogni produttivi e sociali insoddisfatti, non verso<br />

impieghi improduttivi e ridondanti». Il leader di<br />

Confcooperative Marino, un mese prima (Avvenire),<br />

aveva commentato: «Mi dispiace che la Lega non<br />

abbia cercato uno smarcamento più netto dalla politica.<br />

E che da parte Ds non ci sia più attenzione, concreta<br />

e praticata, all’autonomia delle coop.Mi amareggia<br />

perché la conseguenza di questa autocollocazione<br />

ed etichettatura politica è che una parte del valore<br />

<strong>della</strong> cooperazione va perso. Il “partito” <strong>della</strong> cooperazione<br />

dovrebbe attraversare gli schieramenti».<br />

Ma ha senso distinguere nettamente, come la Gelmini<br />

e altri fanno, tra i due “generi” di coop, quando la tendenza<br />

sembra semmai a un avvicinamento?<br />

Sull’Unità del 7 gennaio l’economista Giulio Sapelli<br />

lo auspica, «purché l’operazione non si voglia caricare


di significati antipolitici. Sarebbe un modo per uscire<br />

dalla crisi con uno scatto in avanti (…). Le divisioni di<br />

un tempo non hanno più senso. Infine, a unità raggiunta<br />

l’impresa cooperativa metterebbe insieme il<br />

dieci per cento del pil. Talvolta l’unità è già stata firmata:<br />

la Granarolo ne è la dimostrazione». Unità possibile,<br />

dunque? Sì, purché la cooperazione non smarrisca<br />

le sue radici: «L’essenza <strong>della</strong> cooperazione è il<br />

mutualismo, cioè cooperare sulla base di ragioni ideali.<br />

Le ragioni ideali non possono essere che la religione<br />

o la politica. Ci possono essere cooperative buddiste,<br />

cooperative cattoliche e ce ne sono tante islamiche.<br />

Ce ne possono essere altre il cui fondamento è<br />

l’appartenenza politica. Vanno bene tanto la religione<br />

quanto la politica, purché la politica o l’ideologia religiosa<br />

non creino un sistema tribale di commistione tra<br />

la gestione e gli ideali. Se la commistione esistesse,<br />

allora cadrebbe anche la trasparenza». Qui siamo a<br />

uno dei noccioli del problema: la governance.<br />

Sentiamo ancora Marino (Avvenire): «Nelle cooperative<br />

la proprietà è in mano ai soci che dovrebbe partecipare<br />

alla gestione e controllare il management.<br />

Invece quando si adottano meccanismi capitalistici,<br />

finisce che i manager hanno tutti i poteri, i controllori<br />

diventano controllati e i soci contano poco o nulla.<br />

Bisogna tornare all’ortodossia». Le radici, insomma,<br />

da non smarrire. Da parte sua Massimo Mucchetti<br />

A SAPELLI PIACE IL TRENTINO<br />

Gli apprezzamenti positivi fanno sempre piacere, specialmente<br />

se gratuiti. Quelli che provengono da Giulio<br />

Sapelli fanno piacere doppio, per il prestigio del professore<br />

- relatore alla festa In <strong>Cooperazione</strong> dello scorso 8<br />

ottobre a Terme di Comano - e perché compaiono in<br />

un’inchiesta di Paolo Baroni sulla Stampa, quotidiano<br />

nazionale ma dal cuore saldamente torinese e non diffusissimo<br />

nel Trentino. Nessuna piaggeria nei confronti<br />

dei lettori trentini, dunque. Ecco le parole di Sapelli: «A<br />

mio parere le cooperazione “bianca” è molto più vicina<br />

(Corriere <strong>della</strong> sera, 9 gennaio) agita per le coop il<br />

pericolo del bonapartismo: «Le coop hanno un problema<br />

di regole (…). Il potere dei leader è pressoché<br />

assoluto: basta guardare da quanto tempo non vengono<br />

sostituiti. Molti capi-cooperativa sono bravissimi.<br />

Ma anche Consorte e Sacchetti lo erano.<br />

Il problema, dunque, è come evitare il bonapartismo e<br />

le sue degenerazioni (…). La questione è politica e<br />

attiene alla formazione stessa dei consigli di amministrazione<br />

e delle decisioni». Anche da sinistra proviene<br />

un invito analogo. Scrive Nicola Cacace sull’Unità<br />

(22 gennaio): «L’affare Unipol Bnl indica che al movimento<br />

cooperativo, soprattutto alle imprese maggiori,<br />

si deve chiedere di migliorare “di molto” i sistemi di<br />

“corporate governance” e ridurre “di molto” le opacità<br />

di certe scelte strategiche». Tanti timori, qualche speranza<br />

e, da parte di Stefano Zamagni (La Stampa, 7<br />

gennaio), una certezza paradossale, il caso Consorte<br />

sarà salutare: «Farà l’effetto <strong>della</strong> “distruzione creatrice”<br />

evocata dal filosofo tedesco Schumpeter, secondo<br />

il quale c’è bisogno che le imprese falliscano perché<br />

sulle loro ceneri ne possano nascere altre che non<br />

ne ripetano gli errori». Il fallimento, secondo Zamagni,<br />

è <strong>della</strong> gestione Consorte; Unipol ha commesso tre<br />

errori: «Non ha rispettato le regole democratiche, ha<br />

diviso il movimento cooperativo e, infine, ha mostrato<br />

scarsa autonomia dalla politica».<br />

ai principi mutualistici di quella rossa, perché non ha<br />

avuto casi di ipergigantismo. E in particolare le coop<br />

trentine sono l’ottimale come modello cooperativo<br />

a livello mondiale. Si tratta infatti di un mondo integrato,<br />

che va dal credito cooperativo sino alle multiutility<br />

con cooperative di contadini che possiedono e gestiscono<br />

anche delle centrali elettriche. A queste realtà poi<br />

si affiancano le Famiglie Cooperative (una sorta di coop<br />

di consumo) e presenze molto forti nell’agroalimentare<br />

di qualità».<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

11


01Cosa pensa del caso Unipol? 02<br />

Può insegnare qualcosa anche ai trentini?<br />

12<br />

IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />

Etica cooperativa<br />

Le proposte dei cooperatori per valorizzare l’esperienza trentina: codice etico, limite<br />

dei tre mandati, manager che condividono i valori e forte richiamo ai principi<br />

a cura di Dirce Pra<strong>della</strong><br />

Che idea si è fatto del caso Unipol e cosa può insegnare ai trentini? Queste sono le due domande che la redazione<br />

di questa rivista ha rivolto ai cooperatori trentini, scoprendo una maturità e un senso di consapevolezza generale<br />

molto forte.<br />

Giulio Beltrami, vicedirettore Cr Alto Chiese: “Diversivo per la Popolare”<br />

01 La responsabilità è personale, che c’entra la cooperazione?<br />

Penso che si voglia spostare l'attenzione dal ben più grave<br />

caso Banca Popolare Italiana.<br />

Luciano Braito, direttore Cr Fassa Agordino: “<strong>Cooperazione</strong> snaturata”<br />

01 Quando la cooperazione si allontana dal socio si assiste ad<br />

una mancanza di controllo sull’operato dei vertici. Questo<br />

snatura l’idea di cooperativa.<br />

Guido Conci, presidente Cantine Mezzacorona: “Nessun parallelismo”<br />

01 Ritengo fuori luogo fare dei parallelismi con la nostra cooperazione.<br />

Roberto Costa, Cr Trento: “Occhio al marchio Coop”<br />

01 L’acquisizione di una banca di dimensioni quadruple rispetto<br />

alla compagnia assicurativa può comportare rischi di distorsione<br />

del ruolo delle cooperative, con possibili conseguenze<br />

sui benefici fiscali.<br />

Lorenzo Cozzini, Cr Tione, Ragoli e Montagne: “Sì al limite dei mandati”<br />

01 Credo che Unipol abbia peccato di presunzione, viste le<br />

dimensioni delle due società. Penso che Consorte abbia<br />

concentrato troppo potere su di sé.<br />

Vittorio D’Angelantonio, direttore Cr Trento: “Nessuna meraviglia”<br />

01 Ho vissuto trent’anni a Bologna. Nessuna meraviglia.<br />

Luca Filagrana, direttore Cr Rovereto: “Avanti con passo regolare”<br />

01 Una consorteria.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

02 Ai trentini può insegnare che le sponsorizzazioni di partiti mal<br />

combinano con le scelte strategiche di un ente economico.<br />

02 I vertici devono operare in un’ottica di crescita non solo economica<br />

<strong>della</strong> base sociale, ma anche di consapevolezza<br />

delle responsabilità che il movimento si è assunto verso la<br />

comunità trentina.<br />

02 Proseguire nel nostro percorso con ancora maggiore determinazione.<br />

02 La vicenda deve essere di grande attenzione per la<br />

<strong>Cooperazione</strong> <strong>Trentina</strong>, in particolare per la scelta di avere<br />

assunto in modo, secondo me, eccessivo il marchio Coop,<br />

molto “caratterizzato” politicamente.<br />

02 Credo che le cooperative debbano sviluppare regole e pratiche<br />

per preservare l’identità nella missione di dare al mercato<br />

una dimensione sociale. E’ auspicabile il limite dei mandati.<br />

02 La visione del mercato <strong>della</strong> Lega delle Cooperative è più<br />

pragmatica <strong>della</strong> nostra.<br />

02 Il valore del passo corto e regolare.


Renato Gobber, direttore Cr Valli Primiero e Vanoi: “Oligarchie pericolose”<br />

01 Pensavo che si volesse controbilanciare per speculazione<br />

politica il caso Banca Pololare. Poi ho constatato che tra<br />

Consorte e Fiorani non corre grande differenza: progetto<br />

condivisibile ma interessi personali.<br />

Arduino Leonardi, Cr Tione, Ragoli e Montagne: “Apoteosi dell’affarismo”<br />

01 E' l'apoteosi dell'affarismo, una malattia pericolosa per la<br />

dirigenza cooperativa, rossa o bianca che sia. Penso sia l’ovvia<br />

conseguenza di un affievolimento <strong>della</strong> sensibilità cooperativa.<br />

Marcello Longo, già amministratore Cr Valli Primiero e Vanoi: “Causa di attacco”<br />

01 E' una vicenda strumentalizzata dalla politica. Qualunque<br />

sarà l'esito delle prossime elezioni, la conseguenza sarà di<br />

un forte attacco alla cooperazione.<br />

Flavio Parolari, presidente Coop Sei: “Servono manager etici”<br />

01 Va fatta chiarezza, perché la cooperazione non può essere<br />

ridotta a Consorte e Sacchetti. E’ a rischio il lavoro di milioni<br />

di persone per costruire un modo diverso di fare economia.<br />

Massimo Piazzi, Cr Fiemme: “Le persone sbagliano”<br />

01 Penso che la vicenda sia stata eccessivamente politicizzata.<br />

Le anomalie esistono in tutti i sistemi, perché sono fatti di<br />

persone che a volte sbagliano.<br />

Vigilio Pinamonti, presidente La Minela: “Se la sinistra va a destra”<br />

01 Il senso di inferiorità dei dirigenti <strong>della</strong> cooperazione e dei<br />

partiti di sinistra, porta spesso a prendere decisioni di destra,<br />

come entrare nei salotti buoni dell'economia e <strong>della</strong> politica,<br />

o assumere grandi manager digiuni di cooperazione.<br />

Sergio Pontalti, vicedirettore Cr Trento: “Meglio le cooperative casalinghe”<br />

01 Non penso che per colpa di qualcuno possa essere messa<br />

in discussione un'operazione che è stata valutata come strategica<br />

.<br />

Arturo Povinelli, sost. direttore Cr Pinzolo: “Manager valutati oltre ai numeri”<br />

01 Evidenzia una assoluta mancanza di valori nella classe dirigente<br />

di Unipol.<br />

Christian Ropelato, presidente Giovani Cooperatori: “Problema di dimensioni”<br />

01 Per le cooperative di certe dimensioni si crea un problema di<br />

governance che può essere valutato e migliorato.<br />

Mauro Viesi, presidente Amalia Guardini: “Rafforzare i valori”<br />

01 Dubito che sia coerente con lo spirito cooperativo la costituzione<br />

di società che operino nel mercato con regole e finalità<br />

che non sono proprie del mondo cooperativo.<br />

Giuseppe Zorzi, Cr Fiemme: “Serve un codice etico”<br />

01 Alcune persone hanno sbagliato, indipendentemente dal<br />

fatto che l’azienda sia cooperativa o di capitali, compromettendo<br />

gravemente l'immagine <strong>della</strong> cooperazione.<br />

02 Il management, a tutti i livelli, non va mai lasciato solo.<br />

Le oligarchie sono pericolose.<br />

02 Unipol rammenta che senza una base etico-morale forte, il<br />

mondo degli affari sarà sempre terra di conquista per le scorribande<br />

dei più spregiudicati astuti.<br />

02 Devono venir definiti degli anticorpi affinché queste vicende<br />

non possano accadere, tra i quali la rotazione nelle cariche<br />

tra amministratori e tra dirigenti.<br />

02 Bisogna recuperare democrazia nelle cooperative e dotarsi<br />

di strumenti di controllo reale sui manager. Questi devono<br />

anche promuovere i nostri valori e avere responsabilità etica<br />

e sociale.<br />

02 La cooperazione deve essere un modello economico alternativo<br />

a quello capitalista. Serve una riflessione sulla scelta<br />

del management e degli obiettivi.<br />

02 Che la Banca d'Italia, istituzione privata, può fare gli interessi<br />

propri e <strong>della</strong> finanza e molto meno quelli degli italiani, lavoratori<br />

e risparmiatori.<br />

02 Insegna che debbono tenersi care le cooperative "casalinghe",<br />

senza avere troppe mire espansionistiche. Così si può<br />

tenere meglio sotto controllo la gestione ed inoltre il rischio<br />

risulta più frazionato.<br />

02 Le cooperative trentine debbono fare autoanalisi. Non si può<br />

valutare un sistema e il proprio management solo con i<br />

numeri.<br />

02 Questo evento potrebbe essere utile perché ha aperto il<br />

dibattito, per ribadire la mission, i principi e i valori delle cooperative.<br />

02 Ci insegna a rafforzare lo spirito e i valori <strong>della</strong> cooperazione.<br />

02 La necessità dell'introduzione di codici etici rigorosi, dettagliati<br />

e con un controllo esterno, soprattutto nell'ambito del<br />

credito.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

13


IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />

Cooperare vuol dire<br />

avere tanti occhi<br />

di Franco de Battaglia<br />

Anche le cooperative trentine utilizzano lo strumento delle spa. Funziona?<br />

Ecco le risposte di Fiorini, Senesi, Rizzoli e Giacomoni<br />

La bufera che ha investito il sistema delle Coop nazionali,<br />

per effetto <strong>della</strong> scalata di Unipol (una società per<br />

azioni assicurativa controllata da alcune cooperative) ad<br />

una banca (la BNL) non ha mancato di far sentire i suoi<br />

effetti, anche se indiretti e molto attenutati, sulla cooperazione<br />

trentina, che pur ha sempre rivendicato un suo<br />

stile specifico, sobrio, meno amante di un certo gigantismo<br />

vistoso, rispetto ad altre realtà nazionali.<br />

L’offensiva “anticooperativa” cui la scoperta dei cospicui<br />

conti personali del “patròn” di Unipol, Giovanni<br />

Consorte, ha fornito il pretesto, non può però essere<br />

ignorata. Occorre, invece, a fronte degli inciampi nazionali,<br />

saper “fare meglio”, non aver paura di essere diversi,<br />

rilanciando non solo un modello, ma una pratica<br />

cooperativa capace di rispondere all’obiezione che più<br />

comunemente si è sentita: “Allora anche la<br />

<strong>Cooperazione</strong> è un ‘business’ come tutti gli altri”?<br />

No, ma il caso suscita domande alle quali occorre dare<br />

risposta: Consorte s’è costruito il suo “tesoretto” personale<br />

perché aveva fra le mani una Spa che le cooperative<br />

avevano formato, invece che una cooperativa vera?<br />

E’ il sistema Spa che deve finire sotto accusa? O è l’infedeltà<br />

di un singolo manager, sia pur brillante? O sono<br />

i soci cooperatori che devono stare più attenti, indiriz-<br />

zando le società che costruiscono senza farsi trascinare<br />

dalla loro logica? Abbiamo rivolto le domande ad<br />

alcune realtà cooperative trentine che convivono con<br />

società per azioni da loro controllate, per operare in<br />

maniera più flessibile sul mercato.<br />

Giorgio Fiorini, presidente del Sait, che proprio con la<br />

Coop ha creato una Spa per gestire i negozi<br />

Superstore, non ha dubbi che sull’ “Affare Unipol”<br />

occorra discutere e dibattere, proprio per mettere a<br />

punto un modello cooperativo sempre più adeguato ai<br />

tempi: per controbattere le accuse, ma anche per<br />

superare manchevolezze. Primo punto. “Le società per<br />

azioni - dice Fiorini – sono strumenti. Se gli obiettivi che<br />

si propongono sono di crescita solidale o diventano<br />

invece di semplice business (magari a vantaggio dei<br />

manager invece che dei soci) dipende da chi questi<br />

strumenti gestisce. Ma la <strong>Cooperazione</strong> deve avere il<br />

dritto di utilizzare questi strumenti per perseguire le proprie<br />

finalità. Essenziale è però, da questo punto di vista,<br />

che il socio di riferimento sia cooperativo, che i cooperatori<br />

abbiano il controllo <strong>della</strong> maggioranza delle azioni,<br />

evitando di farsi trascinare in un gioco che non è il<br />

loro da maggioranze esterne”.<br />

Secondo punto. “Se gli interessi del sistema cooperati-<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

15


16<br />

IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />

vo non vengono tutelati perché le Spa sfuggono al controllo<br />

dei soci, il problema è di gestione, di “governance”<br />

come si dice, non di sistema. Ma non possiamo<br />

sbarazzarci di questo inciampo con una semplice alzata<br />

di spalle, perché se un insieme di cooperative viene<br />

soverchiato dagli interessi di un manager, o di un gruppo<br />

di “amici”, e se questo può verificarsi nelle grandi<br />

Spa, può ugualmente accadere nelle piccole cooperative”.<br />

Di fatto ciò è avvenuto, ma la <strong>Cooperazione</strong> ha<br />

sempre saputo reagire isolando gli interessi personali<br />

da quelli delle comunità. Se parliamo di degenerazioni –<br />

aggiunge Fiorini – le Spa controllate dalle cooperative, e<br />

quindi a proprietà frammentata, rappresentano un<br />

rischio più elevato rispetto alle Spa private. Manager<br />

disonesti (lo vediamo in Italia e negli Usa) riescono ad<br />

eludere anche il controllo dei soci più agguerriti. Ciò<br />

significa che nella <strong>Cooperazione</strong> occorre una partecipazione<br />

ancora più intensa, poiché la proprietà è molto<br />

frantumata. Occorre non delegare in bianco e che le<br />

direttive ai manager siano chiare.” Roberto<br />

Giacomoni, presidente <strong>della</strong> Cantina cooperativa di<br />

Lavis che controlla le società private Girelli e Cesarini<br />

Sforza, rivendica alle cooperative - che operano sul<br />

mercato - di poter “giocare alla pari con gli altri”.<br />

Tenendo anche conto che il patrimonio cooperativo è<br />

indivisibile e indisponibile, una garanzia quindi. Per capire<br />

come le Spa possano interagire nella cooperazione,<br />

occorre tener presente che le cooperative operano<br />

come aziende (non sono enti di beneficenza), ma non<br />

sono solo “business” e profitti. Hanno una “colonna vertebrale”,<br />

una spina dorsale “sorretta dalla fiducia e dall’etica<br />

che risulta fondamentale”. Questa “colonna portante”<br />

deve sostenere anche le società nelle quali le<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

realtà cooperative entrano a far parte, per stringere<br />

alleanze ed operare in modo più agile sul mercato.<br />

Resta comunque la “garanzia di fondo” costituita dal<br />

fatto che l’operatività delle cooperative è territoriale,<br />

matura in una realtà di “presenza e radicamento, erogazione<br />

e investimento sul territorio: i dividendi non finiscono<br />

fuori, come per le società commerciali o immobiliari”.<br />

C’è un altro aspetto su cui Giacomoni invita a<br />

riflettere: “Suddividere le cooperative in più sfaccettature<br />

aziendali, con forme societarie adeguate (da un lato<br />

la produzione, dall’altro la commercializzazione, o la<br />

penetrazione su mercati particolarmente difficili) mette<br />

al riparo la cooperativa-madre da rischi improvvisi, e<br />

rende più facili i controlli, visto che vengono predisposti<br />

budget differenziati per i diversi mercati. Certo è essenziale<br />

che le scelte strategiche restino in mano alla “cooperativa<br />

madre” che decide le alleanze (“con questo sì,<br />

con questo no”) e fissa le finalità alle quali anche le Spa<br />

devono collegarsi. La “base” non solo deve controllare,<br />

ma va coinvolta nelle scelte: “La cooperazione, nel<br />

momento in cui viene a intaccarsi la fiducia dei soci,<br />

perché si prendono decisioni che la base non capisce,<br />

è finita”. Occorre elaborare una volontà comune “prima”<br />

di procedere, così come occorre indirizzare tutte le<br />

“società” che si costituiscono ad una finalità legata al<br />

territorio. Le Spa sono strumenti utili, ma non devono<br />

diventare “realtà in se stesse”, con troppi incroci, partecipazioni,<br />

consociazioni, scatole cinesi. I passaggi<br />

devono essere nitidi ed il controllo <strong>della</strong> “cooperativa<br />

madre” sempre esplicito ed efficace. Fabio Rizzoli,<br />

amministratore delegato delle Cantine Mezzocorona,<br />

che controllano la Nosio Spa, è chiaro nel ribadire che<br />

nessun collegamento può essere tracciato fra i proble-


mi esplosi a livello nazionale e la situazione trentina per<br />

quanto riguarda i rapporti fra cooperative e Spa derivate.<br />

Una lezione dai fatti nazionali però, occorre trarla, ed<br />

è quella di capire che la cooperazione non può invischiarsi<br />

in troppe discussioni politiche. Certo la cooperazione<br />

per la sua natura “comprensiva”, per le sue<br />

dimensioni sul territorio, ha bisogno di interlocutori politici,<br />

di rapporti con la politica, di scelte sociali e civili,<br />

perché la sua funzione non è solo economica. Però<br />

occorre fare molta attenzione a non scivolare nelle<br />

cooptazioni, nei rapporti privilegiati, nelle amicizie. Sul<br />

resto Rizzoli è netto: “La trasversalità fra società cooperative<br />

e società per azioni non porta ricadute negative.<br />

Ha invece effetti positivi, e basti pensare alla Cassa<br />

Centrale delle Casse Rurali. Cosa farebbe la cooperazione<br />

se non ci fosse”? In realtà “si vogliono buttare<br />

colpe addosso a forme giuridiche che non c’entrano<br />

nulla con il controllo dei soci e la tutela dei soci”.<br />

Sembra quasi che chi solleva il problema voglia imbalsamare<br />

la cooperazione dentro un museo dei bei tempi<br />

antichi, rifiutandone la dinamica attuale e complessa, i<br />

suoi sforzi per operare su mercati competitivi (anche<br />

cattivi) senza rinunciare alla sua “mission” di solidarietà.<br />

“Le forme giuridiche sono pulite – conclude Rizzoli -<br />

sono gli uomini, semmai, che non sono puliti”.<br />

Franco Senesi è presidente <strong>della</strong> Cassa Centrale. Che<br />

lezioni trarre dal caso Consorte-Unipol? Che attinenza<br />

possiamo attribuire al vostro accordo con ITAS?<br />

“Prima di tutto mi viene da osservare che, considerando<br />

che tutta questa vicenda la si vuol far ricadere contro<br />

la cooperazione, è il caso che la cooperazione mantenga<br />

saldamente nelle proprie mani la governance e il<br />

controllo delle proprie espressioni, anche di quelle stru-<br />

mentali create in forma societaria diversa. All’interno<br />

<strong>della</strong> cooperazione infatti gli indirizzi e le decisioni sono<br />

frutto di un ampio dibattito, il cui sviluppo, anche se a<br />

volte lento, è già di per sè un momento di controllo. Si<br />

deve evitare che il potere possa essere gestito da singole<br />

persone, anche se molto preparate. A livello nazionale,<br />

il problema si è rivelato infatti la gestione personalistica<br />

affidata a un solo uomo. Quando si accentra<br />

troppo potere nelle mani di una persona, quando chi<br />

dovrebbe indirizzarlo magari non sa neppure cosa fa,<br />

allora le tentazioni di agire in proprio si moltiplicano. Per<br />

definizione cooperare significa essere in tanti. Significa<br />

avere tanti occhi. Occorre tenerli aperti. Le cooperative<br />

“dietro” le Spa costituiscono una garanzia nei confronti<br />

di un operare rischiosamente solitario. L’esperienza di<br />

Cassa Centrale, Spa di cooperative, in prevalenza<br />

Casse Rurali, si basa su un consiglio di amministrazione<br />

e un collegio sindacale costituiti da amministratori e<br />

sindaci espressione dei soci che sono anche i fruitori<br />

dei servizi e quindi i maggiori interessati al corretto<br />

andamento sociale. La <strong>Federazione</strong> e società esterne<br />

specializzate completano le varie fasi dei controlli e di<br />

certificazione. Riteniamo, così facendo, di gestire e proteggere<br />

al meglio una importante risorsa del nostro<br />

movimento e <strong>della</strong> nostra comunità.<br />

Quanto a voler azzardare parallelismi fra Unipol e Itas<br />

non ha proprio senso. I nostri recenti accordi sono<br />

basati su intese di collaborazione e sinergia e non su<br />

reciproci tentativi di scalata. I loro effetti sulla nostra attività<br />

devono essere ancora ben delineati e comunque<br />

saranno di estrema trasparenza. Collaborare, ma ognuno<br />

responsabile delle rispettive macchine. Niente quindi<br />

trasmissioni di competenze e travasi confusi.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

17


CULTURA COOPERATIVA etica<br />

MUTUALITÀ O PROFITTO?<br />

La comunicazione come chiave di volta <strong>della</strong> contraddizione<br />

di Alessandro Lucchini*<br />

Le parole sono microcosmi che racchiudono in sé una moltitudine<br />

di valori, relazioni, emozioni. Studiare il loro significato<br />

ci aiuta a superare molte apparenti contraddizioni che<br />

s’insinuano nei loro accostamenti.<br />

Perché allora non partire proprio dalle parole, per indagare<br />

una realtà così ricca come il credito cooperativo?<br />

Ci viene subito in aiuto il vocabolario <strong>della</strong> lingua italiana,<br />

che definisce<br />

sò|cio<br />

s.m.<br />

1 AD TS dir., chi partecipa a una società con finalità economiche:<br />

i vecchi soci hanno ricevuto un’azione in<br />

regalo, la maggioranza dei soci ha approvato il bilancio<br />

3a LE amico, compagno: che n’a vesti, sozio, alla buona fé?<br />

(Boccaccio)<br />

Finalità economiche e amicizia, dunque, che attraverso la<br />

co|o|pe|ra|zió|ne<br />

s.f.<br />

1 CO il cooperare e il suo risultato: il lavoro è stato eseguito<br />

con la c. di più persone<br />

2 TS econ., attività od organizzazione economica basata<br />

sull’associazione in cooperative | il complesso delle cooperative<br />

di un ramo economico o di un’area geografica<br />

creano una<br />

co|o|pe|ra|tì|va<br />

s.f.<br />

AU TS econ.<br />

1 società fondata sul contributo comune in capitale e in<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

19


20<br />

lavoro dei soci allo scopo di ottenere beni o servizi a<br />

prezzo inferiore a quello ordinario (accorc. coop)<br />

Magari addirittura una cooperativa di credito.<br />

Fermiamoci un attimo a questa definizione, dove la parola<br />

“credito” contiene, oltre a quello di denaro, i significati di<br />

fiducia, onestà, coerenza:<br />

cré|di|to<br />

s.m.<br />

1 AU buon nome, considerazione, fiducia: quell’azienda<br />

gode di molto c., la scuola ha perso c., persona di poco<br />

c. | riscuotere c., essere creduto; meritare c., essere<br />

degno di fede<br />

2 TS econ., operazione e rapporto di scambio tra due persone<br />

o enti, consistente nella cessione di un bene presente,<br />

spec. denaro, da parte del creditore, contro la promessa da<br />

parte del debitore di una controprestazione futura o rimborso<br />

<strong>della</strong> stessa somma accresciuta di interesse<br />

3 TS dir., diritto di ottenere da un dato soggetto una determinata<br />

prestazione o di riscuotere una certa somma di<br />

denaro.<br />

Uno scenario che cambia<br />

Già da qualche anno ormai pubblico e privato hanno iniziato<br />

a riflettere sull’impatto che la loro attività produce nel proprio<br />

intorno sociale - che non è mai di tipo solo economico<br />

- e ad assumere comportamenti socialmente responsabili.<br />

Sono nati allora modelli e strumenti che permettono di pianificare,<br />

monitorare e comunicare i risultati economici e di<br />

gestire le relazioni con interlocutori diversi: il bilancio sociale<br />

e il bilancio ambientale, la finanza etica, il codice etico, la<br />

certificazione etica.<br />

Tutti tasselli che compongono l’ormai ricco mosaico <strong>della</strong><br />

“responsabilità sociale d’impresa”.<br />

Questa nuova dimensione è ancor più vera se riferita al<br />

sistema delle cooperative che, per propria natura, si rifanno<br />

al concetto di mutualità, sia al proprio interno (soci e dipendenti)<br />

sia verso l’esterno (altre cooperative, istituzioni del<br />

territorio, comunità di riferimento, ambiente, collettività…).<br />

Ed è una dimensione ancor più significativa se pensiamo a<br />

quello che ha dichiarato in un recente convegno un grande<br />

esperto di cooperazione, Stefano Zamagni: «Qualcuno<br />

pensa alla cooperazione solo rivolgendo la memoria ai tempi<br />

<strong>della</strong> miseria, di quando essa è nata 150 anni fa.<br />

Altri credono che la cooperazione abbia ancora un ruolo da<br />

svolgere ma solo per settori marginali dell’economia. Io ho<br />

capito che nel futuro la forma di impresa cooperativa è destinata<br />

a diventare dominante rispetto all’impresa capitalistica<br />

perché la cooperativa è spinta da una pluralità di portatori di<br />

interessi: soci, lavoratori, clienti, territorio, comunità di riferimento».<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

Impresa e collettività:<br />

antagonisti o alleati?<br />

Sono le prime due voci <strong>della</strong> Dichiarazione sull'identità<br />

Cooperativa Internazionale del 1995 a colpire l’attenzione:<br />

definizione e valori. Nella prima si legge: “Un'associazione<br />

autonoma di persone volontariamente riunite per soddisfare<br />

le loro aspirazioni e bisogni economici, sociali e culturali<br />

comuni per mezzo di un'impresa la cui proprietà è collettiva<br />

e dove il potere è esercitato democraticamente”.<br />

Nell’altra: “La presa in carico e la responsabilità personale e<br />

reciproca, la democrazia, l'uguaglianza, l'equità e la solidarietà<br />

[…] un'etica fondata sull'onestà, la trasparenza, la<br />

responsabilità sociale e l'altruismo”.<br />

Molte, anche qui, le parole chiave: autonoma, persone,<br />

volontariamente, democraticamente.<br />

Due mi sembrano le più dense di significato: proprietà collettiva.<br />

È infatti in questa capacità di creare un’osmosi tra<br />

redditività e mutualità, tra profitto e istanze del sociale il vero<br />

punto di forza del credito cooperativo.<br />

Lo ha sostenuto anche il presidente di Federcasse<br />

Alessandro Azzi allo scorso Forum del Terzo Settore, sottolineando<br />

come a questo aspetto si debba il successo delle<br />

banche di credito cooperativo, destinate ad assumere quote<br />

di mercato sempre crescenti.<br />

Lo avevano già espresso con chiarezza i sette principi <strong>della</strong><br />

Dichiarazione sull'identità Cooperativa Internazionale approvata<br />

dal Congresso di Manchester dell'ACI (Alleanza<br />

Cooperativa Internazionale) nel 1995:<br />

• Principio 1: Adesione libera e volontaria<br />

• Principio 2: Controllo democratico esercitato dai soci<br />

• Principio 3: Partecipazione econo mica dei soci<br />

• Principio 4: Autonomia ed indipendenza<br />

• Principio 5: Educazione, formazione e informazione<br />

• Principio 6: <strong>Cooperazione</strong> tra cooperative<br />

• Principio 7: Impegno verso la collettività.<br />

E, quattro anni più tardi, lo aveva ribadito la Carta dei valori,<br />

un documento che è al tempo stesso fondamento e meta del<br />

credito cooperativo; ne esprime l’etica, la strategia, la prassi.<br />

Tra i passaggi più significativi quelli dedicati al “primato e<br />

alla centralità <strong>della</strong> persona” e agli obiettivi del credito cooperativo,<br />

ovvero “produrre utilità e vantaggi, creare valore<br />

economico, sociale e fabbricare fiducia”.<br />

Democrazia economica<br />

Nel panorama bancario e finanziario italiano, le Casse Rurali<br />

- e con esse tutte le Banche di Credito Cooperativo – rappresentano<br />

allora un’esperienza originale di democrazia economica.<br />

Nel 1883 - anno in cui nacque a Loreggia (PD) la<br />

prima Cassa Rurale – esse aiutavano a risolvere i problemi


dell'usura, stimolavano il risparmio e concedevano il credito<br />

indispensabile ai contadini.<br />

Oggi, diventate ormai moderne Banche di Credito<br />

Cooperativo, forniscono complessi servizi finanziari senza<br />

dimenticare il proprio ruolo sociale.<br />

Comunicazione e cooperazione<br />

“Democrazia economica”, “comunità ed extracomunitari”,<br />

“proprietà collettiva”, “mutualità e profitto”. Tante le coppie<br />

di parole dai significati contrastanti. In linguistica questo<br />

effetto si chiama “ossimoro” (es. lucida follia, silenzio eloquente,<br />

ghiaccio bollente), e rappresenta il fascino <strong>della</strong><br />

composizione delle diversità. Nella relazione tra i vari attori<br />

del mondo cooperativo, è responsabilità di tutti impegnarsi<br />

RACCONTARE CON I NUMERI<br />

Come presentare il bilancio ai soci<br />

Una buona comunicazione di bilancio<br />

non si limita a pubblicare i risultati economici:<br />

deve anche informare, spiegare,<br />

persuadere, motivare, dare un<br />

senso ai numeri. Soprattutto in periodi<br />

di grandi cambiamenti. E soprattutto se<br />

a parlare è una Cassa Rurale, una<br />

banca che si nutre di credibilità, affidabilità,<br />

coerenza, fiducia. Il bilancio è<br />

uno strumento di comunicazione e di<br />

marketing, perché analizza i risultati<br />

all'interno di un contesto più vasto,<br />

quello del mercato. È l’occasione dell’azienda<br />

per misurare il cammino fatto,<br />

per fare i conti con se stessa. Secondo<br />

Seth Godin, studioso di marketing e<br />

specialista delle presentazioni a slide,<br />

“PowerPoint offre una grande occasione<br />

al comunicatore, che può usare lo<br />

schermo – e quindi il canale visivo - per<br />

parlare all’emisfero destro, quello <strong>della</strong><br />

creatività, e le parole – ovvero il canale<br />

auditivo - per arrivare all’emisfero sinistro,<br />

analitico e razionale”.<br />

Fondamentale allora è usare uno stile<br />

che combini chiarezza e immaginazione,<br />

rigore ed emotività. Così il bilancio<br />

potrà diventare – nei magazine, nelle<br />

brochure, nelle slide - una storia fatta di<br />

testi e immagini efficaci. Racconterà gli<br />

eventi dell’anno trascorso con personaggi<br />

carismatici, spiegherà i termini<br />

tecnici con metafore o esempi, giocherà<br />

con la simbologia dei colori (es.<br />

rosso per i dati critici e le attività straor-<br />

dinarie, blu per le informazioni istituzionali,<br />

verde per le buone notizie…).<br />

Con le slide, in particolare, per presentare<br />

un bilancio occorre mettere insieme<br />

più competenze: progettuali, organizzative,<br />

di scrittura e di editing, di<br />

analisi, di relazione e di mediazione. A<br />

chi se ne prende carico, è richiesto di:<br />

- riflettere sull’azienda con partecipazione,<br />

ma anche con la giusta<br />

dose di distacco;<br />

- scegliere un taglio, un messaggio<br />

che combini chiarezza e immaginazione,<br />

rigore ed emotività;<br />

- raccontare una storia: organizzare<br />

l’informazione in modo fluido e<br />

lineare, ma anche con qualche<br />

“stacco” attenzionale, ossia con le<br />

opportune variazioni di tono, di<br />

ritmo, di stile;<br />

- usare uno stile preciso, asciutto,<br />

sintetico, efficace davanti a un pub<br />

blico, senza rinunciare a varietà e<br />

vivacità; magari ispirandosi alla<br />

pubblicità, con slogan o frasi brevi<br />

e contratte, che diano poi il via<br />

- sottolineare tutto ciò che proietta<br />

l'azienda verso il futuro.<br />

Un’attenzione agli aspetti emozionali<br />

<strong>della</strong> comunicazione, dunque, anche in<br />

un ambito ostico come quello finanziario.<br />

Perché anche i numeri possano<br />

parlare al cuore.<br />

nel costruire una buona relazione. Studiare il punto di vista<br />

dell’altro, prima di giudicarlo; vedere le cose dal suo punto<br />

di vista; sforzarsi di parlare la sua lingua, e quindi di rendere<br />

i propri concetti percepibili dall’altro; entrare in contatto<br />

con il suo sistema di valori e di convinzioni, e quindi con la<br />

sua realtà. Sono questi i passaggi che aiutano a spostarsi<br />

dal contrasto al confronto, dal monologo al dialogo, e che<br />

quindi possono produrre una reale cooperazione. Perché<br />

co-munic-azione e co-oper-azione, oltre all’origine linguistica,<br />

hanno in comune molti significati.<br />

* Alessandro Lucchini, professore presso l’Università Uilm<br />

di Milano, è esperto di scrittura, autore di numerosi libri sull’argomento<br />

(l’ultimo è “La magia <strong>della</strong> scrittura”) ed è<br />

docente di molti corsi organizzati da Formazione-Lavoro.<br />

Le regole d’oro<br />

01> adottare un’ottica esterna, centrata<br />

sul pubblico<br />

02> scegliere un solo messaggio di<br />

fondo<br />

03> tessere una trama, raccontare<br />

una storia<br />

04> curare al massimo l’inizio e la fine<br />

05> proiettare il messaggio al futuro<br />

06> usare uno stile sobrio, vario e<br />

vivace<br />

07> non riempire le slide di testo<br />

08> evocare, non descrivere; far<br />

pensare, non leggere<br />

09> usare solo parole chiave: titoli,<br />

verbi, cifre…<br />

10> con i numeri sollecitare l’immaginazione<br />

(es. confronti)<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

21


22<br />

CULTURA COOPERATIVA formazione<br />

ATTENZIONE AI CONTROLLI<br />

LA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIO HA PORTATO ALCUNE NOVITÀ<br />

TRA I COMPITI DEL COLLEGIO SINDACALE.<br />

NE PARLA GASPARE INSAUDO, VICE PRESIDENTE DI UNIAUDIT<br />

di Sara Perugini<br />

Gestire una grande impresa è come navigare in un mare<br />

pieno di rischi e pericoli. L’avveduto navigante identifica<br />

tutti i rischi che minacciano la nave e li affronta uno per<br />

uno con accorgimenti di controllo che vanno continuamente<br />

aggiornati perché le condizioni ambientali sono in<br />

continua evoluzione.<br />

Allo stesso modo chi si occupa del controllo interno di<br />

un’impresa deve vigilare sulla gestione e sull’adeguatezza<br />

dei sistemi di verifica in modo che l’azienda prosegua la<br />

propria attività senza intoppi e, nel caso di problemi, sappia<br />

riconoscerli e risolverli velocemente.<br />

Con questo paragone Gaspare Insaudo, vice presidente di<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

Uniaudit spa e membro <strong>della</strong> Commissione nazionale dei<br />

dottori commercialisti e ragionieri per la statuizione dei<br />

principi di revisione, ha aperto la sua lezione sui doveri del<br />

collegio sindacale organizzata dalla <strong>Federazione</strong> in collaborazione<br />

con l’Airces, l’associazione italiana revisori contabili<br />

dell’economia sociale.<br />

Continua verifica <strong>della</strong> legalità<br />

L’attività di controllo contabile è affidato a società di revisione,<br />

mentre al collegio sindacale viene affidato il compito<br />

di vigilare sul rispetto dei principi di corretta amministrazione<br />

ed in particolare sull'adeguatezza dell'assetto


Gaspare Insaudo, vice presidente di Uniaudit s.p.a. e<br />

membro <strong>della</strong> Commissione nazionale dei dottori commercialisti<br />

e ragionieri per la statuizione dei principi di revisione<br />

organizzativo, amministrativo e contabile adottato dalla<br />

società e sul suo concreto funzionamento.<br />

Il sindaco non è obbligato a passare in rassegna ogni atto<br />

compiuto all’interno dell’azienda, ma deve accertarsi che<br />

esista una funzione aziendale competente per l’osservazione<br />

del rispetto <strong>della</strong> legalità.<br />

La vigilanza va svolta a partire dalla ricognizione iniziale<br />

<strong>della</strong> struttura organizzativa con la raccolta delle informazioni<br />

dal controllo contabile e dagli altri compiti e poteri e<br />

va proseguita con un monitoraggio continuo.<br />

Oltre a verificare il rispetto <strong>della</strong> legge e dei regolamenti, il<br />

sindaco deve controllare che le scelte e gli atti compiuti<br />

dagli amministratori siano ragionevoli e corretti, come, ad<br />

esempio, realizzare un investimento pluriennale con adeguato<br />

business plan o non compiere operazioni che danneggiano<br />

i soci o mettono a rischio la continuità aziendale.<br />

Lo strumento migliore: l’intervista<br />

L’assetto organizzativo è conforme alle dimensioni <strong>della</strong><br />

società? Quali sono le procedure gestionali e chi le controlla?<br />

Le competenze del personale sono rapportate al<br />

loro livello di responsabilità? Sono solo alcune delle<br />

domande a cui il sindaco deve trovare risposta quando<br />

entra in un’azienda. Per ogni operazione deve poter risalire<br />

a chi l’ha fatta, chi è il suo capo e come questo ha vigilato.<br />

Il modo migliore per raccogliere le informazioni necessarie<br />

è intervistare qualcuno non troppo in alto nella scala<br />

COME SI FA UN’INTERVISTA?<br />

È bene lavorare per cicli gestionali dell’impresa. Seguendo<br />

il modello di riferimento suggerito da Insaudo si affronta<br />

il ciclo dalle vendite, partendo dall’ordine del cliente per<br />

arrivare alla registrazione dell’incasso, e si verificano i vari<br />

controlli riguardo, ad esempio, l’affidabilità del cliente o la<br />

corrispondenza tra ordini, bolle e fatture.<br />

Per il ciclo degli acquisti si esaminano fabbisogni, ordini,<br />

ricevimento, fatture, contabilizzazione e scadenziario con<br />

i relativi controlli, come la verifica <strong>della</strong> corrispondenza tra<br />

gerarchica, che abbia una visione dei dettagli del lavoro.<br />

La figura ideale è quella del capoufficio.<br />

Il sindaco, attraverso diverse interviste e grazie alle informazioni<br />

avute dal controllo contabile, può costruirsi una<br />

mappa precisa e aggiornata delle procedure aziendali, da<br />

cui partire per esprimere una prima valutazione apparente<br />

con la quale si chiede cosa può andar male e quali sono<br />

i controlli chiave per prevenire tali errori o per identificarli<br />

per la loro correzione. La documentazione raccolta nella<br />

fase iniziale va tenuta costantemente aggiornata. La fase<br />

successiva è il controllo dei controlli, dove viene verificata<br />

a campione l’effettiva operatività dei controlli chiave.<br />

A questo punto, si può confermare la valutazione apparente<br />

oppure rivederla sulla base delle nuove informazioni<br />

acquisite.<br />

Problemi? Convoca l’assemblea<br />

Nel corso <strong>della</strong> gestione, se il sindaco riscontra delle mancanze<br />

deve verbalizzarle e comunicarle in modo formale ai<br />

suoi referenti, i consiglieri di amministrazione, ottenendo<br />

prova che la comunicazione è stata fatta tramite, ad esempio,<br />

raccomandata con ricevuta di ritorno o facendo firmare<br />

copia del verbale per presa visione.<br />

Il sindaco chiede chiarimenti al consiglio di amministrazione<br />

e se non ottiene risposte soddisfacenti chiede che<br />

venga convocata l’assemblea sull’ordine del giorno da lui<br />

stabilito. In caso di rifiuto, il sindaco ha il potere di convocare<br />

lui stesso l’assemblea. Inoltre ha il potere nonché il<br />

dovere di denunciare eventuali illeciti al Tribunale.<br />

ciò che è stato consegnato e quanto era stato ordinato.<br />

Per gli incassi si valuta il ricevimento e il versamento degli<br />

incassi, la segnalazione dalle banche, gli insoluti, i solleciti<br />

e le competenze finanziarie, controllando anche la contrapposizione<br />

di responsabilità tra chi riceve e chi contabilizza.<br />

Il quarto ciclo proposto riguarda i pagamenti, con le relative<br />

autorizzazioni, esecuzioni, contabilizzazioni e competenze.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

23


24<br />

CULTURA COOPERATIVA nuove leggi<br />

PIÙ<br />

SELEZIONE<br />

MENO<br />

BUROCRAZIA<br />

CAMBIA IL REGIME DEI CONTRIBUTI ALLE COOPERATIVE.<br />

PANIZZA: “INTERVENTI PIÙ SELETTIVI, SEMPLIFICAZIONE DELL’ITER E SOGLIE<br />

DI SPESA PIÙ ELEVATE DELLE DOMANDE IN PROCEDURA AUTOMATICA”<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

La Giunta provinciale ha ritoccato la<br />

legge che disciplina gli aiuti alle<br />

imprese (la numero 6 del 1999, detta<br />

“legge unica” dell’economia), individuando<br />

nuovi criteri e modalità d’attuazione.<br />

Anche in base ad un’osservazione<br />

<strong>della</strong> <strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong><br />

<strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> si è optato per<br />

non “riservare” alle cooperative un<br />

capitolo a sè stante. Le cooperative<br />

accederanno quindi ai contributi previsti<br />

attraverso i settori specifici di<br />

appartenenza (industria, commercio,<br />

ecc.). “Con questa modifica – spiega<br />

l’assessore provinciale alla cooperazione<br />

e artigianato Franco Panizza –<br />

è stato compiuto un primo passo,<br />

che non è destinato a rimanere isolato.<br />

Esso consiste in una maggiore<br />

selettività nell’assegnazione degli<br />

incentivi finanziari. Le risorse vengono<br />

concentrate a favore delle iniziative<br />

ritenute prioritarie, perché più<br />

innovative e competitive. Le altre<br />

vedono ridursi progressivamente le<br />

percentuali contributive”. Una mossa<br />

che si è resa necessaria a causa <strong>della</strong><br />

contrazione del bilancio provinciale e<br />

che sembra destinata a ripetersi nei<br />

prossimi anni. Entro il 2008, peraltro,<br />

è già previsto che le percentuali di<br />

contributo per iniziative che non<br />

siano “di sviluppo ed innovazione”,<br />

vengano ridotte dall’attuale 12,5 al<br />

7,5%.<br />

“Abbiamo elevato le soglie di spesa<br />

delle domande in procedura automatica<br />

– aggiunge Panizza - cioè di quel-


L’assessore provinciale alla cooperazione e artigianato<br />

Franco Panizza<br />

le presentate successivamente alla<br />

effettuazione delle spese e, conseguentemente,<br />

è aumentato il campo<br />

di azione degli enti di garanzia.<br />

Questa misura ha una importante<br />

ricaduta in termini di sburocratizzazione<br />

dei procedimenti amministrativi,<br />

semplificando la documentazione<br />

e riducendo i tempi di risposta”.<br />

I nuovi criteri trovano applicazione<br />

per le domande presentate dal 2<br />

dicembre 2005, giorno a partire dal<br />

quale cessano di avere efficacia i precedenti.<br />

I cambiamenti arrivano su alcuni fronti:<br />

Contributi. Sono diminuite le percentuali<br />

di contributo che riguardano gli<br />

investimenti materiali di routine<br />

(sostituzione di macchinari e piccoli<br />

ampliamenti), mentre aumentano<br />

quelle per le iniziative più meritevoli,<br />

prime fra tutte i progetti aziendali di<br />

ricerca, con percentuali d’intervento<br />

che arrivano al 50 e nei casi eccellenti<br />

al 70%.<br />

Priorità. Le iniziative maggiormente<br />

sostenute sono quelle in grado di<br />

contrastare le difficoltà del tessuto<br />

produttivo di fronte al mercato globale.<br />

Nei nuovi “criteri” entrano concetti<br />

quali la crescita dimensionale, le<br />

reti d’impresa, l’innovazione tecnologica,<br />

il passaggio generazionale, la<br />

brevettazione, la certificazione e le<br />

filiere. “Tutti termini – dice Panizza -<br />

che ricopiano in sé le più aggiornate<br />

e condivise ‘ricette’ per accrescere la<br />

competitività delle imprese”. Per chi<br />

si cimenta in questo genere di processi,<br />

il contributo <strong>della</strong> Provincia<br />

varia, secondo i casi, dal 17,50 al<br />

30%.<br />

Semplificazione. Le soglie di spesa<br />

per istruire le domande in procedura<br />

automatica vengono ritoccate all’insù<br />

(per il commercio al dettaglio da 125<br />

a 150 mila euro, per il commercio<br />

all’ingrosso e l’industria da 125 a 300<br />

mila euro) e viene introdotta la procedura<br />

valutativa semplificata (rispettivamente<br />

fino a 300 mila, fino a 600<br />

mila e fino a un milione), nella quale<br />

l’unico aspetto sottoposto a verifica è<br />

la presenza in azienda di un minimo<br />

di patrimonio, segno di serietà del<br />

progetto imprenditoriale.<br />

Competere<br />

ad armi pari<br />

Le cooperative accederanno ai benefici<br />

<strong>della</strong> legge 6 come tutte le altre<br />

imprese e ciò permetterà loro di competere<br />

ad armi pari nel mercato trentino.<br />

E’ possibile ottenere agevolazioni<br />

a copertura delle spese sostenute per<br />

l’acquisizione di beni strumentali, sia<br />

immobiliari che mobiliari. Inoltre, grazie<br />

alla legge provinciale 12 luglio<br />

1993, n. 17 è previsto l’accesso a contributi<br />

anche per l’acquisizione di servizi<br />

consulenziali. La legge regionale<br />

14 febbraio 1964, n. 8, consente l’abbattimento<br />

dei costi delle revisioni; la<br />

legge regionale 28 novembre 1993, n.<br />

20, prevede finanziamenti a tasso agevolato<br />

a fronte di un ampio spettro di<br />

investimenti aziendali. La gestione<br />

compete alla Provincia. Poi c’è la<br />

legge 28 luglio 1988, n. 15, che ha il<br />

fine di promuovere e sviluppare la<br />

cooperazione, l’educazione e lo spirito<br />

cooperativi. A ciò va aggiunto il ruolo<br />

di Cooperfidi che interviene attraverso<br />

il fondo rischi, finanziato anche con<br />

risorse <strong>della</strong> Provincia, per fornire<br />

garanzie su operazioni creditizie alle<br />

cooperative.<br />

“L’intento <strong>della</strong> semplificazione e<br />

<strong>della</strong> sburocratizzazione – aggiunge<br />

Panizza – ha consentito di facilitare<br />

l’iter delle domande relative a progetti<br />

di investimento con entità <strong>della</strong><br />

spesa di fascia media per le quali,<br />

accanto ad alcuni automatismi, l’analisi<br />

economico finanziaria e patrimoniale<br />

è circoscritta agli aspetti fondamentali<br />

e non prevede l’imposizione<br />

di stringenti vincoli finanziari”.<br />

Fondo di rotazione<br />

immobiliare<br />

Con la legge finanziaria 2005, la<br />

Provincia ha istituito un Fondo di<br />

rotazione alimentato con risorse<br />

pubbliche destinato all’acquisto di<br />

immobili da concedere in locazione<br />

per lo svolgimento dell’attività di<br />

cooperative ed imprese agricole<br />

aventi sede legale o unità lavorative<br />

nella provincia di Trento, fatta esclusione<br />

solo per le cooperative di credito.<br />

L’obiettivo di questo strumento di<br />

sostegno è quello di soddisfare la<br />

forte richiesta di immobili necessari<br />

allo svolgimento dell’attività aziendale,<br />

nelle situazioni in cui l’impresa<br />

non sia momentaneamente nelle<br />

condizioni finanziarie di acquisirli in<br />

proprietà, cercando di cogliere, nel<br />

contempo, le migliori condizioni presenti<br />

sul mercato immobiliare.<br />

Inoltre, attraverso l’acquisizione di<br />

immobili di cooperative che intendono<br />

cessare l’attività, si intende mantenere<br />

tale patrimonio nell’ambito<br />

<strong>della</strong> cooperazione, evitando che<br />

passi in mano alla speculazione<br />

immobiliare. (d.p.)<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

25


26<br />

CULTURA COOPERATIVA internazionalizzazione<br />

IL CASO REPUBBLICA CECA<br />

Il riconoscimento del ruolo sociale delle cooperative al centro<br />

delle richieste del movimento cooperativo ceco<br />

che, per il futuro, sarà impegnato in nuovi, particolari settori<br />

di Sara Perugini<br />

Una cooperativa che si occupa di servizi funerari e una che<br />

offre assistenza medica. Sono le nuove attività a cui punta la<br />

cooperazione ceca, che tra gli obiettivi per il futuro ha anche<br />

l’ampliamento dei servizi offerti.<br />

La priorità rimane però l’approvazione di una legge che veda<br />

le società cooperative non come forme particolari di attività<br />

imprenditoriale, ma come soggetti con una missione sociale.<br />

A questo sta lavorando l’Associazione delle cooperative<br />

<strong>della</strong> Repubblica Ceca (Cacr), fondata nel 1993 dopo la divisione<br />

<strong>della</strong> Cecoslovacchia, al posto dell’Unione cooperative<br />

cecoslovacche. La Cacr agisce come un’associazione<br />

“ombrello” per il movimento delle cooperative ceche e le<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

rappresenta sia all’esterno, nelle relazione internazionali, sia<br />

all’interno, nelle negoziazioni col governo e con le altre agenzie<br />

di Stato.<br />

UN PANORAMA COMPLESSO<br />

Le cooperative di ogni settore sono rappresentate da<br />

un’Unione, associata alla Cacr. Le cooperative di produzione<br />

sono organizzate nell’Unione delle cooperative di produzione<br />

ceche e <strong>della</strong> Moravia. Attualmente riunisce 302 società, tra<br />

cui 50 cooperative che impiegano 7.000 persone disabili.<br />

L’Unione delle cooperative di consumo ceche e <strong>della</strong> Moravia<br />

riunisce 61 cooperative, 4 consorzi, 11 istituzioni educative


e due uffici di acquisto all’ingrosso. Queste cooperative<br />

occupano una posizione dominante tra le catene di vendita<br />

del mercato ceco. Sono 726 le cooperative edilizie organizzate<br />

nell’Unione e coprono circa il 17% del mercato edilizio<br />

<strong>della</strong> Repubblica Ceca. Le cooperative agricole sono 686,<br />

organizzate nell’Associazione agricola <strong>della</strong> Repubblica<br />

Ceca. Il lavoro totale delle cooperative agricole che<br />

l’Associazione riunisce rappresenta circa il 30% <strong>della</strong> produzione<br />

agricola totale <strong>della</strong> Repubblica Ceca. Il settore finanziario<br />

è organizzato con una propria Unione, non associata<br />

alla Cacr. Attualmente sta attraversando un periodo difficile<br />

ed è di importanza marginale. Oltre alle socie <strong>della</strong> Cacr ci<br />

sono molte altre cooperative, circa 7.000, non iscritte a nessuna<br />

Unione od organizzate in proprie associazioni. Le<br />

Unioni di settore offrono assistenza sull’intero territorio<br />

nazionale attraverso degli uffici regionali, che provvedono<br />

alle cooperative con informazioni e consigli, soprattutto<br />

nella sfera tecnica, economica e legale, e trasmettono le<br />

richieste dei soci a livello nazionale.<br />

PROPRIETÀ PRIVATA: UN PROBLEMA<br />

La situazione <strong>della</strong> cooperazione ceca è complicata da un<br />

problema lasciato in eredità dall’era comunista, cioè la definizione<br />

<strong>della</strong> proprietà privata. Ancora oggi, infatti, alcuni dei<br />

terreni su cui sono costruite le cooperative appartengono<br />

allo Stato. La priorità per il sistema cooperativo ceco è, quindi,<br />

la creazione di una legge specifica sulle cooperative.<br />

Sono già stati preparati diversi disegni di legge su questa<br />

materia, tra cui la proposta di una legge sulle cooperative<br />

come società no profit, ma nessuno di essi è stato approvato<br />

dal Parlamento. Nella sua relazione con l’organo legislativo,<br />

la Cacr fa lobby e mantiene contatti personali con deputati<br />

e senatori, in particolare con quelli che sono stati eletti<br />

tra i rappresentanti del movimento cooperativo.<br />

L’Associazione delle cooperative ha anche la possibilità di<br />

prendere parte agli incontri dei comitati <strong>della</strong> Casa Bassa del<br />

Parlamento per promuovere gli interessi del movimento<br />

cooperativo. Rappresentanti <strong>della</strong> Cacr e delle Unioni socie<br />

sono membri del Concilio legislativo del Governo e di molte<br />

commissioni ministeriali di esperti.<br />

CONCORRENZA DALL’ASIA<br />

Le cooperative ceche hanno le stesse opportunità delle altre<br />

società di accedere alle varie forme di supporto governativo<br />

per le piccole medie imprese.<br />

Tra le tutele che la Cacr sta ricercando, la più attuale riguarda<br />

le importazioni illegali e i vantaggi competitivi ingiustificati.<br />

A creare i problemi maggiori, non solo alle cooperative,<br />

sono le società di importazione asiatiche, che offrono prodotti<br />

contraffatti, senza test appropriati o a prezzi troppo<br />

ridotti dovuti a manodopera sottocosto.<br />

Nel movimento cooperativo esistono diversi esempi di col-<br />

laborazione tra i settori. Anzitutto le relazioni commerciali tra<br />

le cooperative di produzione e di consumo, dove le prime,<br />

incluse quelle con persone disabili, consegnano i loro prodotti<br />

alla rete delle cooperative di vendita.<br />

L’intercooperazione ha iniziato a superare i confini nazionali<br />

prima dell’entrata <strong>della</strong> Repubblica Ceca nell’Unione<br />

Europea. Ad esempio, la costituzione <strong>della</strong> multinazionale<br />

Coop Euro in collaborazione con le società cooperative <strong>della</strong><br />

Repubblica Slovacca e dell’Ungheria allo scopo di unire le<br />

cooperative di consumo.<br />

Inoltre, le cooperative di produzione ceche esportano ogni<br />

anno beni per un totale di 5.000 miliardi di corone ceche,<br />

pari a 144.760 miliardi di euro. Il 20% circa di queste esportazioni<br />

sono prodotti semilavorati e servizi realizzati in cooperazione<br />

con partner esteri.<br />

VERSO IL RICONOSCIMENTO<br />

I programmi per il futuro sono molti. La Cacr ha preparato<br />

un progetto per la costituzione di un istituto cooperativo<br />

internazionale in collaborazione con l’università di Jan Amos<br />

Komensky a Praga. L’istituto dovrebbe offrire un’ulteriore<br />

occasione di formazione e aggiornamento sia per le organizzazioni<br />

cooperative ceche, sia per gli studenti, sia per gli<br />

iscritti provenienti dai Paesi europei o candidati a diventarlo.<br />

Tra gli obiettivi primari c’è il rinnovamento <strong>della</strong> fiducia nei<br />

confronti delle cooperative di credito e il riconoscimento<br />

sociale delle cooperative come soggetti validi per lo sviluppo<br />

sociale ed economico.<br />

Infine, il movimento cooperativo ceco punta ad offrire servizi<br />

nuovi attraverso la costituzione di cooperative di assistenza<br />

medica, culturali o di servizi funerari.<br />

I RAPPORTI CON L’ESTERO<br />

Le cooperative ceche, spiega Marie Zvolska, consulente<br />

legale <strong>della</strong> Cacr e membro del Comitato economico e<br />

sociale europeo, cercano contatti idonei alle fiere specializzate<br />

internazionali, come, ad esempio, la fiera MIDEST<br />

a Parigi o le iniziative analoghe tenute nei Paesi<br />

dell’Unione. L’Unione delle cooperative di produzione<br />

ceche, inoltre, organizza delle fiere e presenta la propria<br />

offerta anche sul sito www.scmvd.cz<br />

La partecipazione alle fiere è un’opportunità per incontrare<br />

potenziali partner dai Paesi europei.<br />

Prima dell’entrata nell’Unione Europea, le cooperative<br />

ceche potevano ricorrere, due volte all’anno, all’europartenariato<br />

per organizzare incontri con produttori dei Paesi<br />

membri e dei Paesi candidati. Attualmente non hanno più<br />

accesso a queste risorse comunitarie.


CULTURA COOPERATIVA buone prassi<br />

L’HOTEL DELLA COOPERAZIONE<br />

In aprile sarà inaugurato il Flora di Stenico, la prima esperienza di gestione diretta<br />

di una struttura alberghiera. Tante le cooperative coinvolte, anche nei lavori di ristrutturazione<br />

Il piede <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> in ambito turistico sta diventando<br />

una gamba forte e solida. Apre a Pasqua il primo<br />

albergo <strong>della</strong> cooperazione, una struttura acquistata e poi<br />

ristrutturata da Euro4, una spa formata al 55% dal<br />

Consorzio Trentino Vacanze (holding <strong>della</strong> cooperazione<br />

nel settore turistico) e per il 45% da un pool di imprenditori<br />

privati. Il credito cooperativo locale è il punto di riferimento<br />

finanziario dell’operazione. Nella ristrutturazione,<br />

poi, sono state coinvolte altre cooperative, in particolare<br />

per l’impianto elettrico e per la progettazione e realizzazione<br />

dell’immenso giardino che circonda la struttura. Altre<br />

cooperative saranno attivate nella gestione, per le forniture<br />

e per alcuni servizi. L’Hotel è situato in una zona molto<br />

favorevole, sulla collina sotto al castello di Stenico. E’<br />

esposto a sud, lontano dal traffico, a cinque minuti dal<br />

centro di Ponte Arche e vicino alle Terme di Comano, che<br />

si raggiungono anche a piedi, percorrendo un comodo<br />

sentiero attraverso il verde che circonda l’albergo. L’azione<br />

di ristrutturazione ha portato all’aggiunta di un piano, lo<br />

spostamento di sala da pranzo e cucina al livello del parco<br />

e la modifica di altri spazi interni. Tutto questo ha consentito<br />

di ricavare 47 camere di cui 7 junior suite, per un totale<br />

di 96 posti letto (prima erano 40).<br />

L’albergo è stato pensato ed organizzato come supporto<br />

dei turisti che frequentano le terme, con in più la possibilità<br />

di ospitare banchetti e feste nei periodi meno attrattivi<br />

(l’apertura sarà da Pasqua a settembre più il periodo natalizio).<br />

L’hotel (tre stelle sup), presenta quindi un’ampia<br />

scelta di servizi, tra cui spiccano bar, sala tv, servizio ristorante<br />

e banqueting (sala da pranzo con 120 posti a sedere<br />

aperta sul giardino con ulteriori 80 posti all’aperto), sala<br />

soggiorno e convegni con 60 posti, centro benessere di<br />

120 mq attrezzato con sauna, bagno turco, idromassaggio<br />

e zona relax, parcheggi auto esterni riservati, garage per<br />

moto e biciclette con spazio per manutenzioni, campo da<br />

tennis e 12.000 mq di parco, servizio bus navetta e trasporto<br />

biciclette. L’albergo servirà per testare le competenze<br />

<strong>della</strong> cooperazione in materia di turismo, per poi<br />

creare un vero e proprio circuito alberghiero cooperativo,<br />

con delle strutture in vari luoghi turistici del nostro<br />

Trentino.<br />

I tempi di rientro dell’investimento? “L’obiettivo dell’operazione<br />

– commentano i protagonisti – non è solo di ritorno<br />

economico, che pur ci sarà dal punto di vista patrimoniale,<br />

ma di attivarsi in un settore fino ad oggi di marginale<br />

interesse per la cooperazione”. (d.p.)<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

29


30<br />

ATTUALITÀ cooperazione in lutto<br />

Italo Garbari, il costruttore<br />

di Luciano Imperadori<br />

Italo Garbari è stato un costruttore nella professione, ma<br />

anche nella vita.<br />

L’enorme folla di amici, cooperatori, autorità o semplici<br />

cittadini che lo hanno accompagnato nel suo ultimo<br />

viaggio, lo dice chiaramente. Garbari ha saputo costruire<br />

relazioni durature con tantissime persone proprio per<br />

quel suo carattere fermo, coerente e leale.<br />

Era “Un uomo di buona volontà” come l’ha chiamato il<br />

presidente Diego Schelfi ai suoi funerali, ricordando la<br />

definizione di don Lorenzo Guetti per i soci delle cooperative<br />

trentine.<br />

“Uomo di cuore e di franco carattere”, sempre per citare<br />

la parola del nostro fondatore riferita alla natura dei<br />

veri cooperatori, Garbari ispirava fiducia fin dal primo<br />

incontro e la sua parola valeva come mille documenti<br />

scritti. Uomo di fede e di saldi principi riteneva fondamentale<br />

il valore <strong>della</strong> famiglia come base per la coesione<br />

sociale. Amava il Trentino e la cooperazione. Forse<br />

perché era arrivato a presiedere la Cassa Rurale di<br />

Trento, la prima del Trentino, partendo da quella di Vigo<br />

Cortesano che, all’epoca, era tra quelle più piccole,<br />

aveva sempre mantenuto il senso delle proporzioni e del<br />

limite operando con sobrietà e rigore senza fare il passo<br />

più lungo <strong>della</strong> gamba. Diceva sempre che, pur venendo<br />

da un mondo imprenditoriale diverso da quello cooperativo,<br />

aveva fatto propri i principi <strong>della</strong> cooperazione<br />

considerata una tra le maggiori ricchezze <strong>della</strong> nostra<br />

autonomia. Fedele al motto del padre: “Quello che fai<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

fallo bene” riportato su un grande affresco dedicato al<br />

Trentino che fa bella mostra all’ingresso <strong>della</strong> sua azienda,<br />

riteneva che alla base dell’agire economico fosse<br />

indispensabile un comportamento eticamente irreprensibile.<br />

Scriveva su Trento Vive, il periodico <strong>della</strong> Cassa<br />

Rurale di Trento, all’indomani degli scandali che avevano<br />

coinvolto il sistema bancario e che purtroppo non<br />

sembrano superati nemmeno oggi:<br />

“Oggi il mondo finanziario è travolto da scandali inimmaginabili<br />

e da grandi preoccupazioni. Quello che emerge<br />

dalla triste vicenda Parmalat è una vergogna che ha<br />

conseguenze pesantissime per la stessa credibilità del<br />

nostro Paese! La fiducia dei risparmiatori viene messa a<br />

dura prova. Le banche sono sul banco degli accusati.<br />

Rispetto agli altri istituti di credito però noi abbiamo qualche<br />

cosa in più: abbiamo radici trentine. E’, infatti, in<br />

questi momenti che emerge con prepotenza il ruolo di<br />

stabilità e di sicurezza del credito cooperativo che nei<br />

suoi cent’anni di storia ha superato epoche e situazioni<br />

ben peggiori; pensiamo alle guerre o alla crisi degli anni<br />

trenta. In questo difficile momento dovere primo degli<br />

amministratori è gestire con senso di responsabilità e<br />

con grande trasparenza la nostra Cassa Rurale con lo<br />

spirito del “buon padre di famiglia”.<br />

La nostra storia e la nostra missione ci devono spingere<br />

sempre più, a non cercare risultati fini a se stessi, ad<br />

affiancare il cliente ed il socio, a radicarci sul nostro territorio,<br />

a fare sistema col resto del movimento coopera-<br />

> Da sinistra Italo Garbari e Diego Schelfi in un recente viaggio a<br />

Roma. A destra una delle ultime foto di Italo Garbari


tivo, a formarci e a formare buoni amministratori, dipendenti<br />

preparati e soci consapevoli”.<br />

Pur diffidando di certi processi imposti dalla globalizzazione<br />

dell’economia, il presidente Garbari non era chiuso<br />

alle esigenze dei più poveri. Lo dimostra la sua grande<br />

sensibilità per i problemi del Terzo Mondo, soprattutto<br />

per i bambini <strong>della</strong> Guinea, come ricordato ai suoi<br />

funerali, o col progetto in favore dei ragazzi costretti a<br />

fare i cercatori d’oro nei fiumi gelidi <strong>della</strong> Bolivia che la<br />

Cassa di Trento sta portando avanti con la cooperativa<br />

Il Canale. Ma la sua sensibilità non si fermava al semplice<br />

aiuto esterno. Era conscio che i problemi del mondo<br />

si possono affrontare solo in un’ottica di finanza eticamente<br />

orientata. Per questo aveva accettato di rappresentare<br />

le Casse Rurali all’interno degli organismi <strong>della</strong><br />

finanza etica europea Febea e Sefea. La stessa Cassa<br />

Rurale di Trento, sotto la sua presidenza, decise di<br />

diventare membro <strong>della</strong> Banca Popolare Etica con una<br />

tra le quote maggiori.<br />

Si compiaceva dei risultati raggiunti in questi piccoli progetti<br />

di aiuto allo sviluppo tramite il credito cooperativo<br />

vuoi che fossero in Mozambico dove opera Andrea<br />

Patton, dipendente <strong>della</strong> Cassa di Trento in aspettativa,<br />

o a Nova Trento in Brasile con Trentocredi una piccola<br />

Banca di Credito Cooperativo che la Cassa di Trento<br />

aiutò a muovere i primi passi.<br />

“È difficile esprimere in poche parole quello che lui ha<br />

rappresentato per tutti noi - ha scritto il nuovo presidente<br />

<strong>della</strong> Cassa Rurale di Trento, Giorgio Fracalossi- ma<br />

vorrei che lo ricordassimo come era realmente. Un<br />

uomo di poche parole, ricco di umanità, sensibilità e che<br />

sapeva trasmettere fiducia ed entusiasmo”.<br />

> In alto a destra Romina Evangelisti, collaboratrice <strong>della</strong><br />

<strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong><br />

Romina, morire a 28 anni<br />

Ha scosso l’intero movimento cooperativo la morte di<br />

Romina Evangelisti, collaboratrice <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong><br />

<strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> (settore cooperative agricole).<br />

Il suo ricordo nelle parole del direttore generale Carlo<br />

Dellasega: “Romina aveva ventotto anni, tanti progetti,<br />

una personalità dolce ma grintosa. Si era fatta una famiglia<br />

sua, amava la pallavolo e lo sport, le piaceva il suo<br />

lavoro. Lei era fiduciosa, sperava che sarebbe stata più<br />

forte del male che l'aveva colpita. E invece non ce l'ha<br />

fatta. La sua forza interiore e la sua voglia di vivere non<br />

sono riuscite ad avere la meglio in questa lotta tenace<br />

ma impari.<br />

Romina lascerà un vuoto che non è certo soltanto professionale.<br />

Lascerà bianca la pagina dei progetti di vita<br />

che ha avviato con entusiasmo e non ha potuto portare<br />

avanti. Resterà il silenzio delle parole che non riuscirà più<br />

a dire. Resterà il dolore a chi le voleva bene, al marito,<br />

alla famiglia, a tutti noi e in particolare ai suoi amici e colleghi<br />

del settore cooperative agricole.<br />

La consolazione che ci rimane è la certezza che dov'è<br />

ora, nel Regno di Dio, troverà un giaciglio dove riposarsi<br />

dalla grande battaglia che ha portato avanti per cercare<br />

di sconfiggere la sua malattia. E la pace. A noi il ricordo<br />

di una collega capace, disponibile e sincera, alla<br />

quale vanno le nostre preghiere”. I colleghi di Romina<br />

hanno raccolto 525 euro da donare in suo ricordo alla<br />

Fondazione Aretè Onlus del San Raffaele di Milano; la<br />

<strong>Federazione</strong> si è impegnata a raddoppiare questa cifra.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

31


ATTUALITÀ rapporto sulla cooperazione sociale<br />

Borzaga: “Fate valere<br />

la dimensione sociale”<br />

di Silvia De Vogli<br />

IL PRESIDE DI ECONOMIA A TRENTO COMMENTA LO STATO<br />

DELLA COOPERAZIONE SOCIALE IN PROVINCIA, DOPO LA STAMPA<br />

DEL QUARTO RAPPORTO SUL SETTORE A LIVELLO NAZIONALE<br />

La cooperazione sociale nazionale cresce, sia nei<br />

numeri che nella rilevanza complessiva, dimostrando<br />

che questa forma d’impresa diventa sempre più utile<br />

per offrire servizi alla persona. Questo è quanto emerge<br />

dal quarto rapporto sulla cooperazione sociale in<br />

Italia, titolato “Beni comuni” curato dal Centro studi del<br />

Consorzio nazionale di Cgm e pubblicato dalla<br />

Fondazione Giovanni Agnelli.<br />

Crescita del 10%<br />

Sono 7100 le cooperative sociali operanti oggi in Italia<br />

e coinvolgono un numero crescente di persone:<br />

267.000 soci, 223.000 persone remunerate, 31.000<br />

volontari e 24.000 persone svantaggiate. Il 59% di<br />

queste cooperative offre servizi socio-assistenziali ed<br />

educativi, il 33% si occupa di inserimento lavorativo di<br />

persone deboli, il restante 8% opera in entrambi i settori.<br />

Il dato è il frutto di una crescita ininterrotta che si<br />

aggira intorno al 10% annuo, anche se negli ultimi<br />

tempi il fenomeno è in fase di relativo contenimento. Si<br />

tratta di uno sviluppo di tipo additivo: a fronte cioè <strong>della</strong><br />

nascita di nuove cooperative si registra un tasso di<br />

mortalità abbastanza limitato tra il 2 e il 4%. L’aumento<br />

in termini numerici si accompagna ad un consolidamento<br />

del fenomeno: è quasi triplicata infatti l’età<br />

media delle cooperative sociali (la quota di quelle costituite<br />

da più di quindici anni è passata dal 10% del 1996<br />

al 27,7 del 2003).<br />

Giro d’affari di 5 miliardi<br />

La cooperazione sociale non cresce solo in termini<br />

32 COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

numerici ma anche in dimensione aumentando la propria<br />

rilevanza sia all’interno del sistema economico<br />

nazionale (il giro d’affari si attesta intono ai 5 miliardi di<br />

euro l’anno), sia nel panorama degli attori del sistema<br />

di welfare. La lettura generale richiede però delle specificazioni<br />

per settori di attività e contesti territoriali.<br />

“Abbiamo rilevato - spiega Flaviano Zandonai, curatore<br />

<strong>della</strong> ricerca insieme al professore Carlo Borzaga<br />

- una tendenza all’allargamento dei campi di intervento<br />

che va dalla prestazione di servizi sociali in senso<br />

stretto alla produzione di servizi “comunitari” di interesse<br />

pubblico che si differenziano per un ruolo più attivo<br />

dei “consumatori” e per un ampliamento dei beneficiari<br />

delle attività dagli utenti finali delle prestazione alle<br />

comunità, per l’appunto.” Rispetto al territorio: se è<br />

vero che lo sviluppo <strong>della</strong> cooperazione sociale risulta<br />

costante negli ultimi anni, ciò deriva da un assestamento<br />

dei tassi nelle regioni del nord Italia in cui la cooperazione<br />

sociale si era notevolmente sviluppata già<br />

nella prima metà degli anni Novanta, controbilanciato<br />

da un aumento molto pronunciato del fenomeno nel<br />

sud del Paese. E’ sempre più evidente poi l’esistenza<br />

di diversi “modelli territoriali” la cui origine e il cui sviluppo<br />

dipendono da specifici fattori di contesto.<br />

Impegno in aumento<br />

Tra le variabili “ambientali” che maggiormente influiscono<br />

sullo sviluppo di questi modelli, Zandonai, cita le<br />

politiche pubbliche locali e il livello di strutturazione<br />

delle reti interorganizzative, non solo fra le cooperative<br />

sociali – come possono essere i consorzi – ma anche


con altri soggetti quali le amministrazioni pubbliche, le<br />

imprese for profit e il terzo settore. Su quest’ultimo<br />

punto si registra un impegno e un ruolo crescente <strong>della</strong><br />

cooperazione sociale sia nei tavoli di programmazione,<br />

sia nella gestione di progetti a fianco di altri importanti<br />

attori territoriali, in particolare le pubbliche amministrazioni.<br />

Molto resta ancora da fare rispetto al mondo<br />

delle imprese for profit con le quali, afferma Zandonai,<br />

“non esiste ancora un rapporto strutturato”.<br />

L’intervista<br />

PROFESSOR BORZAGA, LE COOPERATIVE<br />

SOCIALI SONO REALMENTE BENI COMUNI<br />

COME DICHIARA IL TITOLO DEL QUARTO RAP-<br />

PORTO?<br />

In parte sì, ma molto ancora rimane da fare. Più che<br />

una constatazione insomma, quello di essere “beni<br />

comuni” è un auspicio. Detto questo, credo che la<br />

cooperazione sociale trentina però – pur avendo<br />

aumentato il numero di addetti – abbia saputo, più che<br />

in altre parti d’Italia, conservare un modello “comunitario”<br />

grazie alla presenza di diverse categorie di<br />

stakeholders. Oggi però deve interrogarsi su come<br />

rendere stabile e sviluppare ulteriormente questa caratteristica.<br />

Da questo punto di vista mi sembra che non<br />

ci sia molta riflessione; la revisione degli statuti ad<br />

esempio è stata un’occasione mancata.<br />

QUESTO RAPPRESENTARE AL PROPRIO INTER-<br />

NO LA COMUNITÀ HA AVUTO UN RICONOSCI-<br />

MENTO PUBBLICO?<br />

Sì, in Trentino questo riconoscimento c’è stato nei fatti.<br />

Le istituzioni hanno affidato alla cooperazione sociale la<br />

gestione di molti servizi molto spesso sulla base di<br />

legami fiduciari.<br />

A CHE PUNTO È INVECE LA COOPERAZIONE<br />

SOCIALE TRENTINA RISPETTO ALLA PROGRAM-<br />

MAZIONE DEI SERVIZI?<br />

La cooperazione sociale nasce per rispondere a biso-<br />

gni concreti, non rilevati con indagini che generano<br />

rapporti, che poi vengono tradotti in documenti. Quindi<br />

le cooperative, da questo punto di vista, sono ottimi<br />

rilevatori dei bisogni. Tuttavia credo che in questi anni<br />

l’importanza <strong>della</strong> programmazione sia stata sopravvalutata:<br />

solo in alcuni casi (come per i servizi agli anziani)<br />

si può pianificare. In tutti gli altri le istituzioni dovrebbero<br />

intervenire finanziando l’innovazione, sostenendo<br />

cioè coloro che rispondono a nuovi o mutati bisogni.<br />

E LA COOPERAZIONE SOCIALE TRENTINA È<br />

INNOVATIVA?<br />

La situazione è composita, comunque, anche per<br />

ragioni di contesto. E’ forse meno innovativa di un<br />

tempo quando era capace di attivare risorse diverse da<br />

quelle pubbliche che le consentivano di muoversi con<br />

maggiore libertà. Oggi è troppo legata al finanziamento<br />

pubblico, in un certo senso corre il rischio di essere<br />

rovinata dal suo successo. Un’eccessiva copertura<br />

pubblica può spingere a fare quello che vuole la pubblica<br />

amministrazione, perdendo il collegamento con il<br />

territorio e la capacità di intervento sul bisogno.<br />

OGGI PERÒ LE RISORSE PUBBLICHE SI STANNO<br />

FORTEMENTE RIDUCENDO…<br />

In un certo senso questo può essere un bene, può<br />

spingere la cooperazione sociale a ritrovare la propria<br />

dinamicità ad esempio intercettando la domanda privata<br />

pagante di servizi che esiste, come ci ha dimostrato<br />

il fenomeno delle badanti. E lo stesso vale per i<br />

servizi all’infanzia. E’ anche vero che le persone di cui<br />

si occupa la cooperazione sociale in molti casi hanno<br />

bisogni ma che non sono in grado di sostenere i costi<br />

dei servizi. E allora occorre rimettere in moto la fantasia,<br />

riattivare il ricorso al volontariato, coinvolgere maggiormente<br />

i lavoratori e cercare risorse diverse da quelle<br />

pubbliche ad esempio attraverso le donazioni. Le<br />

cooperative sociali in questi anni hanno fatto poco<br />

ricorso al fund raising (cioè alla ricerca di finanziamenti)<br />

pur avendo tutte le carte in regola. La cooperazione<br />

sociale non è mai stata capace di far vedere e “valere”<br />

la sua dimensione sociale. Oggi deve imparare a farlo.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

33


34<br />

ATTUALITÀ in cantina<br />

Cantina Toblino<br />

selling point & osteria tipica trentina<br />

DALLA PROSSIMA ESTATE LA CANTINA DI TOBLINO AVRÀ UN LOOK<br />

INNOVATIVO NELL’INTERA STRUTTURA: NON SOLO NELL’EDIFICIO,<br />

MA ANCHE NELLA MISSION A SERVIZIO DEL SOCIO VITICOLTORE E DELL’OSPITE<br />

di Diego Nart<br />

Il futuro <strong>della</strong> Cantina di Toblino, a<br />

due passi dal lago omonimo e circondata<br />

dal terreno vitato, si lega alla<br />

nuova sede pronta entro l’estate, alla<br />

qualità dei suoi vini e alla promozione<br />

del prodotto trentino. Quest’ultimo si<br />

riflette nella realizzazione dell’Osteria<br />

Tipica <strong>Trentina</strong>, un punto di ristoro<br />

dove si potranno degustare (ma<br />

anche acquistare) i prodotti tipici oltre<br />

ai vini prodotti da questa Cantina<br />

fondata nel 1964. “Siamo riusciti a<br />

concretizzare un progetto antesignano<br />

– spiega il presidente Carlo<br />

Filiberto Bleggi – perché, già una<br />

quarantina di anni fa, gli amministratori<br />

avevano creato un’area ristorazione<br />

al suo interno. Non vogliamo<br />

assolutamente fare ristorazione,<br />

questo è compito di altri e desidero<br />

sottolinearlo con forza e chiarezza. Si<br />

tratterà di un punto di sosta a beneficio<br />

degli ospiti che vorranno visitarci<br />

e potranno degustare pietanze<br />

tipiche in attesa di continuare il proprio<br />

viaggio alla volta delle Dolomiti o<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

del Lago di Garda”.<br />

L’imperativo è “Vogliamo”<br />

Il progetto parte da lontano ed è il<br />

risultato di uno studio di fattibilità. A<br />

riassumerlo sono sette motivazioni.<br />

A contraddistinguerle è il verbo<br />

“vogliamo”: essere la sosta più<br />

importante sull’asse Trento-Riva del<br />

Garda; proseguire sulla strada <strong>della</strong><br />

ricerca dell’alta qualità con un prodotto<br />

genuino e autentico; includere<br />

nella vendita importanti sapori <strong>della</strong><br />

regione nell’ottica di valorizzare il<br />

nostro vino; offrire elementi di vendita,<br />

informazione, gastronomia, servizi,<br />

emozione. E ancora vogliamo rappresentare<br />

al meglio il perfetto matrimonio<br />

fra produzione e vendita;<br />

focalizzare sulla vendita il nostro prodotto<br />

cardine che sarà sempre il<br />

vino; e infine una cantina che riesca<br />

a rappresentare al meglio il nostro<br />

prodotto e sia di immagine per la<br />

qualità, il frutto <strong>della</strong> passione e del<br />

lavoro dei nostri soci viticoltori. In<br />

quest’area troverà posto anche una<br />

libreria e un punto di informazione<br />

turistica. Inoltre si conteranno le partnership<br />

di Gambero Rosso e di Slow<br />

Food.<br />

La nuova Cantina<br />

I lavori procedono spediti.<br />

L’intenzione è di inaugurare la nuova<br />

Cantina di Toblino in estate, periodo<br />

particolarmente azzeccato per contare<br />

su un’affluenza turistica non<br />

indifferente, favorita anche dalla felice<br />

collocazione di questa realtà, esattamente<br />

a metà tra il Garda Trentino e<br />

le Dolomiti. L’investimento per la<br />

nuova struttura è di 2 milioni di euro.<br />

A essere interessati sono anche gli<br />

impianti tecnologici e l’area amministrativa<br />

adeguatamente modernizzati<br />

per consentire a tutti di operare nel<br />

miglior modo possibile.<br />

I numeri<br />

La superficie vitata è di 683 ettari da<br />

cui si ottiene una quantità media di<br />

> Da sinistra: Il rendering <strong>della</strong> Cantina di Toblino, un viticoltore socio<br />

impegnato nella vendemmia, il presidente Carlo Filiberto Bleggi e


uve di 65 mila quintali. La varietà coltivata<br />

maggiormente è lo Chardonnay<br />

con oltre il 23%, seguito da Müller<br />

Thurgau con il 14,50%, Merlot 13%,<br />

Pinot Grigio 12%, Schiava 8%,<br />

Nosiola e Cabernet 5%. “In termini<br />

percentuali, riferiti all’intero territorio<br />

vitato <strong>della</strong> provincia di Trento – spiega<br />

il direttore Giannantonio<br />

Pombeni - i soci <strong>della</strong> Cantina di<br />

Toblino producono il 50% del vino<br />

Rebo (creato da Rebo Rigotti, originario<br />

di Padergnone) e il 48% di<br />

Nosiola”. Il fatturato <strong>della</strong> Cantina<br />

supera i 12 milioni di euro. Ai soci<br />

sono stati distribuiti 8 milioni 673 mila<br />

euro con un incremento del 18%<br />

rispetto alla precedente annata produttiva.<br />

Il Vino Santo per il Papa<br />

La Valle dei Laghi è terra di Vino<br />

Santo, prodotto di nicchia per il vero<br />

cultore del nettare di Bacco. La<br />

Cantina di Toblino, in possesso di<br />

una vinsantaia dove vengono appassite<br />

le uve Nosiola, lo produce dai<br />

primi anni Sessanta. Il Vino Santo è<br />

stato grande protagonista nelle scorse<br />

festività natalizie. Per quell’occasione<br />

ne sono state prodotte 300<br />

bottiglie personalizzate e indirizzate a<br />

ognuna delle 300 parrocchie <strong>della</strong><br />

provincia di Trento. La 301esima è<br />

stata consegnata al Santo Padre, a<br />

Papa Benedetto XVI.<br />

Enrosadira e Dantfora<br />

Da sempre innamorati <strong>della</strong> terra di<br />

Re Laurino, come di un po’ tutto il<br />

il direttore Giannantonio Pombeni, i vini Dantfora ed Enrosadira e<br />

un particolare delle arèle dove si custodisce l'uva per il Vino Santo<br />

Trentino, presidente e amministratori<br />

hanno dimostrato il proprio affetto<br />

alla terra ladina con la creazione di<br />

“Enrosadira” e “Dantfora”, due vini<br />

destinati alle valli di Fassa, Gardena e<br />

Badia che rappresentano oltre il cinquanta<br />

per cento delle presenze turistiche<br />

invernali <strong>della</strong> nostra regione.<br />

“L’operazione – spiega Bleggi – è<br />

nata come intervento di marketing<br />

territoriale per valorizzare le unicità<br />

dei Ladini delle Dolomiti, con il loro<br />

idioma unico, ma anche l’unicità dei<br />

nostri vini autoctoni.<br />

Il vino bianco denominato Dantfora<br />

(“dato prima” come aperitivo) è costituito<br />

per l’80% da Nosiola, 15% di<br />

Müller Thurgau e il restante<br />

Sauvignon Blanc. Il rosso<br />

(Enrosadira, i chiaroscuri rosati delle<br />

Dolomiti al calar del sole) è il risultato<br />

dell’unione tra Rebo (oltre il 70%),<br />

Cabernet e Sauvignon”.<br />

Un’azienda nell’azienda<br />

“Siamo anche tra i più grandi<br />

vignaioli del Trentino - aggiunge<br />

Bleggi - perché la Cantina di Toblino<br />

conta al suo interno l’Azienda<br />

Agricola Toblino che ha in gestione<br />

diretta 38 ettari di vigneto”.<br />

Qui si è reimpiantato il Teroldego. I<br />

risultati sono soddisfacenti. “Se noi<br />

confrontiamo il nostro territorio con la<br />

piana Rotaliana, da sempre zona<br />

vocata a questa varietà, incontriamo<br />

molti aspetti similari – spiega<br />

Pombeni”. “Noi abbiamo il Monte<br />

Daino e loro il Monte di<br />

Mezzocorona, da noi scorre il Sarca<br />

e da loro il Noce.<br />

Una differenza appartiene all’altitudine:<br />

noi, infatti, contiamo una 60 metri<br />

in più sul livello del mare rispetto a<br />

loro”.<br />

La forza del sistema<br />

“Va sottolineata l’importanza strategica<br />

– aggiunge Bleggi – per le cantine<br />

sociali trentine di essere riuscite<br />

a creare un sistema cooperativo vinicolo<br />

che il mondo intero ci invidia e<br />

che viene studiato per essere replicato.<br />

Il presidente <strong>della</strong> <strong>Federazione</strong><br />

<strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong>, Diego<br />

Schelfi, segue da vicino il nostro settore<br />

e spesso ha fatto sentire la sua<br />

voce per difenderlo da attacchi ingiustificati<br />

di qualche produttore privato.<br />

Il centro di questo sistema è e dovrà<br />

essere il socio, che è ancorato e<br />

legato a una storia e a un territorio<br />

unico”.<br />

La scheda<br />

> Soci: 660<br />

> Superficie: 683 ettari<br />

> Uva conferita: 65.000 quintali annui<br />

> Vino prodotto: 45.000 ettolitri<br />

> Fatturato: 12 milioni di euro<br />

> Dipendenti: 14 (8 fissi, 6 stagionali)<br />

> Presidente: : Carlo Filiberto Bleggi<br />

> Direttore: Giannantonio Pombeni<br />

> Anno di costituzione: 1964<br />

> E-mail: info@toblino.it<br />

> Sito internet: www.cantinatoblino.it<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

35


RUBRICHE<br />

i servizi <strong>della</strong> federazione<br />

Settore Casse Rurali,<br />

costante impegno<br />

per servizi qualificati<br />

L’UFFICIO CONTA 31 COLLABORATORI ED È ARTICOLATO IN DUE AREE: INTERNAL AUDIT<br />

E CONSULENZA INTEGRATA, CHE COMPRENDE ANCHE LA STORICA ATTIVITÀ<br />

DI REVISIONE. DA NOVEMBRE 2005 IL RESPONSABILE È RUGGERO CARLI.<br />

di Corrado Corradini<br />

Sentono la responsabilità e l’orgoglio di lavorare nel<br />

comparto trainante <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> <strong>Trentina</strong>. I<br />

collaboratori del Settore Casse Rurali costituiscono il<br />

gruppo numericamente più consistente <strong>della</strong><br />

<strong>Federazione</strong>: sono 31. Fino all’anno scorso erano di<br />

più, poi alcuni sono stati trasferiti alla Divisione controllo<br />

contabile e certificazione di recente istituzione.<br />

L’età media di chi opera nel Settore è di 38 anni (il<br />

veterano è Enzo Morandi, 50 anni, mentre la<br />

“mascotte” è Krizia De Col, 28), il grado di formazione<br />

è ai massimi livelli (si contano ben 27 laureati),<br />

la rappresentanza femminile (9 colleghe) in crescita<br />

rispetto al passato. Le competenze acquisite dai<br />

componenti del gruppo sono testimoniate anche<br />

dall’appartenenza a registri o ordini professionali:<br />

due sono avvocati, due revisori contabili, uno è commercialista.<br />

Con il passaggio delle consegne di<br />

responsabile del Settore da Roberto Foresti a<br />

Ruggero Carli, il primo novembre 2005, l’assetto<br />

dell’ufficio è stato oggetto di una sostanziale razionalizzazione.<br />

Ora risulta articolato in due macro aree:<br />

l’internal audit e la consulenza integrata, che si sono<br />

affiancate all’attività di revisione ordinaria tradizionalmente<br />

gestita dal Settore. Le due aree hanno il<br />

medesimo peso in termini di personale.<br />

Il nuovo responsabile, quasi ad indicare un programma<br />

per il suo mandato, si dichiara impegnato a mantenere<br />

al passo l’attività dell’Ufficio con i cambiamenti<br />

che intervengono quasi quotidianamente sugli<br />

scenari economici, “nei quali le Casse Rurali devono<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

37


continuare a svolgere un ruolo attivo”. Per sostenere<br />

al meglio le associate, da parte del Settore – rimarca<br />

il responsabile - si dovrà ricercare una incessante<br />

qualificazione dei servizi e una continuità di relazione<br />

basata su solidissime basi di tipo gestionale e<br />

specialistico. La clientela, precisa Carli, si attende di<br />

avere accesso tramite le proprie Banche di Credito<br />

Cooperativo ai nuovi strumenti e alle innovazioni che<br />

il mercato propone.<br />

La globalizzazione non spaventa Carli, che spiega: “Il<br />

contesto di rete che caratterizza la nostra azione –<br />

valorizzando le differenze e la flessibilità - pone tutte<br />

le Casse Rurali, indipendentemente dalle loro dimensioni,<br />

nella condizione di operare con efficienza. La<br />

relazione fiduciaria stretta dalle nostre associate con<br />

i luoghi, le culture e le economie locali e la conoscenza<br />

diretta <strong>della</strong> clientela offrono un vantaggio<br />

competitivo alle Casse Rurali rispetto alle grandi<br />

banche, che invece scontano la spersonalizzazione<br />

dei rapporti con i propri clienti. Noi, che siamo radicati<br />

sul territorio, non corriamo questo rischio”.<br />

Internal audit<br />

I due termini inglesi possono essere letteralmente<br />

tradotti in: verifica interna. Fornisce una spiegazione<br />

più analitica dell’attività condotta dall’area il responsabile<br />

Marco Paissan: “In sostanza verifichiamo l’adeguatezza<br />

e la funzionalità del sistema dei controlli<br />

attivato dalle Casse Rurali secondo le istruzioni<br />

<strong>della</strong> Banca d’Italia e gli orientamenti del Comitato di<br />

Basilea”.<br />

La gamma dei controlli che le Casse Rurali sono<br />

chiamate ad eseguire è piuttosto precisa e riguarda<br />

le seguenti aree o processi: il credito, la finanza e il<br />

risparmio, gli incassi-pagamenti e le normative,<br />

l’informatica, il governo, inteso quest’ultimo come<br />

38 COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

l’insieme delle attività di pianificazione, organizzazione<br />

e gestione del personale.<br />

Gli interventi di internal audit sono realizzati da team<br />

composti da un referente esperto affiancato da alcuni<br />

auditors specializzati in uno o due processi. Per<br />

l’audit sugli aspetti informatici (I.T. audit) il Settore si<br />

avvale inoltre del supporto di due ingegneri informatici<br />

esterni.<br />

Ogni ciclo di audit presso ciascuna Cassa affronta<br />

alcuni processi (dai due a quattro). I singoli interventi<br />

durano in media poco più di una settimana.<br />

L’intervallo di verifica su uno stesso processo è indicativamente<br />

di 18 mesi, con l’eccezione dei processi<br />

di governo dove i tempi sono più dilatati: 24 – 30<br />

mesi. Nel 2005 sono stati portati a termine nelle<br />

Casse Rurali trentine 127 interventi di internal audit<br />

per un totale di 1823 giornate di lavoro.<br />

Paissan traccia un bilancio positivo: “Le Casse Rurali<br />

stanno investendo in maniera convinta nei sistemi di<br />

controllo. Quando abbiamo cominciato la nostra<br />

attività di internal audit nel 2001 l’attenzione rispetto<br />

alla materia era a livelli davvero modesti. In cinque<br />

anni sono stati fatti grandi progressi”.<br />

Consulenza integrata<br />

L’area consulenza integrata accorpa una serie di<br />

funzioni prima suddivise tra più uffici.<br />

“L’accentramento e il coordinamento delle varie attività<br />

specialistiche ci consente di offrire alle nostre<br />

associate risposte a 360 gradi. Spesso le problematiche<br />

che ci vengono sottoposte investono più competenze”,<br />

spiega il responsabile dell’Area Enzo<br />

Morandi, in <strong>Federazione</strong> dal 1978.<br />

“Nell’organizzazione del nostro lavoro – osserva<br />

Morandi – miriamo a far crescere nei colleghi la condivisione<br />

delle questioni e delle soluzioni proposte<br />

> A sinistra Ruggero Carli, responsabile del Settore. Nel gruppo a<br />

centro pagina, i colleghi <strong>della</strong> consulenza integrata e a destra<br />

quelli dell’Internal audit


con l’obiettivo di favorire la crescita professionale in<br />

un clima di collaborazione, che, mantenendo alto il<br />

livello di specializzazione, consenta di avere una<br />

visione complessiva <strong>della</strong> consulenza fornita rispetto<br />

alle esigenze delle Casse associate”.<br />

L’Area è punto di riferimento delle Casse Rurali per<br />

tutte le varie problematiche che connotano l’operatività<br />

di una banca (tecniche, legali, fiscali, di pianificazione<br />

organizzativa e strategica, ..) oltre che per l’attività<br />

di revisione ordinaria.<br />

Con riguardo a quest’ultima, sono state realizzate,<br />

nel 2005, 25 revisioni di Casse Rurali e la revisione<br />

del Fondo Comune. L’esito dei controlli è risultato<br />

positivo.<br />

Oltre all’attività di consulenza più ricorrente riguardante<br />

aspetti normativi sui servizi finanziari, sulle<br />

regole di trasparenza, sui servizi di tesoreria, e altro<br />

ancora l’anno che si è da poco chiuso ha visto i collaboratori<br />

dell’Area particolarmente impegnati - in<br />

collaborazione con gli enti competenti - sul fronte del<br />

supporto per l’adozione delle modifiche degli statuti<br />

sociali delle Casse Rurali finalizzate a rendere<br />

conformi le regole interne alle nuove norme del diritto<br />

societario. Il 2005 è stato anche l’anno degli IAS,<br />

i nuovi principi contabili internazionali, che le banche<br />

dovranno adottare dal 2006. Si tratta, in sintesi, di<br />

un complesso di regole di matrice anglosassone che<br />

gli istituti di credito dovranno osservare nella redazione<br />

del bilancio di esercizio. In Italia, unico Paese<br />

dell’Unione Europea, le norme IAS si applicheranno<br />

anche ai bilanci delle banche non quotate, tra cui le<br />

Casse Rurali.<br />

Nel futuro a breve dell’area consulenza c’è una<br />

novità interessante: si sta mettendo a punto un programma<br />

per monitorare la fedeltà dei clienti delle<br />

Rurali. A livello di sistema del credito cooperativo<br />

trentino, in base alle prime elaborazioni, l’indice di<br />

“customer retention” è stimato nel 96% rispetto ad<br />

una media Abi vicina al 90%.<br />

Fuori orario<br />

Alla fine <strong>della</strong> giornata di lavoro, nel tempo libero, quali<br />

sono gli interessi dei collaboratori del Settore Casse<br />

Rurali? Marco Paissan si diletta tra i fornelli, recentemente<br />

ha frequentato un corso di cucina sul pesce. Livia<br />

Gabos dipinge ceramiche, che cuoce in forno a mille<br />

gradi per fissare i colori. Marco Berlanda è autore di testi<br />

per il teatro, che lui stesso interpreta. Il suo “Sarò padre”<br />

è stato applaudito anche al S. Chiara. Una passionaccia<br />

per la musica dichiara Luca Carlando, che suona la chitarra<br />

dall’età di 7 anni. Evelin Endrizzi ama viaggiare e<br />

fotografare, soprattutto in bianconero. Luigi Bassetti coltiva<br />

un piccolo orto biologico. Andrea Porcelli legge libri<br />

storici, sul suo comodino in questo momento c’è la<br />

monografia di Alessandro Magno. A Giorgia Demattè<br />

piace confezionare il pane, da quello integrale a quello<br />

dolce. Stefano Corradi è appassionato di filatelia. Tra i<br />

pezzi forti <strong>della</strong> sua collezione: il 50 grana del Regno di<br />

Napoli del 1898 e il francobollo da uno scudo dello Stato<br />

Pontificio datato 1852. E’ interessato ai francobolli anche<br />

Gianni Luraschi, che ne ha accumulati 15 mila. Altro collezionista<br />

è Paolo Cristoforetti che fin da bambino raccoglie<br />

i numeri di “Tex”. Due chicche: il numero 1 del 1964<br />

e il numero 100 a colori. Marino Casagranda si misura<br />

con le grandi distanze: d’estate percorre i sentieri di<br />

montagna, d’inverno si prepara per la Marcialonga.<br />

Condivide la passione per le cime anche Roberta<br />

Girardini, pure molto attiva nel volontariato sociale.<br />

Dedita alla politica e alla cooperazione internazionale è<br />

Norma Benoni, vicesindaco di Ronzo Chienis e presidente<br />

dell’associazione Progetto Prjedor. All’apicoltura si<br />

dedica Vincenzo Visetti, che possiede tre arnie, dalle<br />

quali estrae ogni anno a fine luglio una sessantina di chili<br />

di miele. Sportivo è il bancario-tennista Gabriele Bortoli,<br />

giocatore di terza categoria, più volte campione sociale<br />

del suo circolo. Più sedentario il passatempo preferito di<br />

Ruggero Carli, che gioca a scacchi con gli amici o il computer:<br />

“quando sfido il pc mi batte sempre”. Ma dopo<br />

una giornata particolarmente pesante, si affida alla<br />

“cura” antistress di una partita di pallavolo con gli amici.<br />

12<br />

9 3<br />

6


RUBRICHE recensioni<br />

Conoscere il Credito Cooperativo<br />

Per chi vuole saperne di più sul sistema <strong>della</strong> cooperazione<br />

di credito italiana è stato pubblicato “Conoscere il credito<br />

cooperativo – Guida all’identità delle Banche di<br />

Credito Cooperativo Casse Rurali” curato da Federcasse,<br />

la <strong>Federazione</strong> nazionale di questa realtà bancaria.<br />

Il libro si struttura in sette capitoli. Il titolo di ognuno si rifà<br />

allo slogan “differenti per forza” che caratterizza le campagne<br />

pubblicitarie delle Banche di Credito Cooperativo.<br />

Il lettore affronta nell’ordine: “le Bcc-Cr differenti … per<br />

norma” con tutti gli aspetti normativi tra evoluzione storica<br />

e attuali specificità; “le Bcc-Cr differenti … per valore”<br />

dove viene esaminato il valore economico e sociale delle<br />

Banche di Credito Cooperativo e delle Casse Rurali; “le<br />

Bcc-Cr: differenti … per storia” con il percorso storico<br />

Credito e Nuvole<br />

L’esperienza del credito cooperativo in Ecuador è stata<br />

raccontata nel libro “Credito e Nuvole – Storie di banche<br />

e di campesinos tra le Ande dell’Ecuador” (edizioni Ecra,<br />

prezzo 6 euro).<br />

Questo diario di viaggio è stato scritto da sei giornalisti:<br />

Alberto Bobbio, Massimo Calvi, Sergio Gatti, Macri<br />

Puricelli, Marco Reggio, Stefano Salis. La presentazione<br />

è del presidente <strong>della</strong> Camera dei Deputati,<br />

Pierferdinando Casini.<br />

Le pagine raccontano il progetto che ha permesso agli<br />

compiuto in Italia e in Europa; “le Bcc-Cr: differenti … per<br />

organizzazione” dove si mette in luce la struttura del sistema<br />

a rete del credito cooperativo a servizio delle grandi<br />

come delle piccole comunità locali; “le Bcc-Cr: differenti<br />

… per scelta” con le prospettive legate a questo gruppo<br />

bancario. L’appendice presenta la Carta dei Valori del<br />

Credito Cooperativo, una ricca serie di grafici legati al<br />

trend delle Banche di Credito Cooperativo e delle Casse<br />

Rurali e alla loro distribuzione sul territorio. “Conoscere il<br />

credito cooperativo – si legge nella prefazione di<br />

Alessandro Azzi – può rappresentare un’occasione di<br />

riflessione, fuori dall’operare quotidiano, e fornire nuovi<br />

stimoli per interpretare al meglio la sua funzione economica<br />

e sociale”.<br />

abitanti delle Ande ecuadoriane di “provare a diventare<br />

costruttori del proprio destino” come scrive Alessandro<br />

Azzi, presidente di Federcasse, la <strong>Federazione</strong> Nazionale<br />

delle Banche di Credito Cooperativo e delle Casse Rurali.<br />

Questo è stato possibile grazie a una serie di combinazioni<br />

che si chiamano “cultura cooperativa, impegno personale,<br />

volontariato, spinta ideale”.<br />

In loro assenza questo esempio di democrazia economica,<br />

per un formidabile esempio di riscatto sociale, non si<br />

sarebbe concretizzato.<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

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42<br />

RUBRICHE recensioni<br />

Progettare cooperando<br />

Un nuovo testo ha arricchito i materiali di educazione<br />

cooperativa. Si tratta degli atti del convegno nazionale<br />

“Progettare cooperando. Una metodologia per diffondere<br />

valori, esperienze e competenze” che si è svolto a<br />

Trento dal 19 al 21 aprile 2004. Obiettivo del convegno,<br />

che portò a Trento una settantina di insegnanti e dirigenti<br />

da tutta Italia: portare a conoscenza dei partecipanti i<br />

percorsi didattici di sperimentazione <strong>della</strong> pratica cooperativa<br />

attivati in Trentino e sviluppare forme di collaborazione<br />

tra scuole. Con lo svolgimento del convegno si è<br />

Inchiesta sul gioco<br />

Quanto, quando e con chi giocano i bambini? In che<br />

misura casa e scuola sono vissuti come luoghi di divertimento?<br />

La televisione e i videogiochi sono davvero la<br />

tomba <strong>della</strong> fantasia e del gioco creativo?<br />

Queste e molte altre domande stanno alla base dell’indagine<br />

sul gioco condotta dalle studentesse dell’Istituto di<br />

Istruzione superiore “Filzi” di Rovereto, protagoniste <strong>della</strong><br />

cooperativa scolastica “L’isola che non c’è”. Il lavoro di<br />

ricerca è durato un triennio e i suoi risultati sono stati pubblicati<br />

in un libro, intitolato “Inchiesta sul gioco”, pubblicato<br />

dal Comprensorio C 10 e presentato in occasione del<br />

“Cooperday Valentino Chiocchetti” dello scorso dicembre.<br />

Le ragazze hanno intervistato 200 bambini di 18<br />

scuole elementari <strong>della</strong> Vallagarina. Le giovani non si sono<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

data attuazione ad uno degli impegni sanciti nel protocollo<br />

d’intesa tra la nostra Provincia e il Ministero dell’istruzione,<br />

che individua l’esperienza di educazione cooperativa<br />

realizzata in Trentino come un modello da diffondere<br />

nelle altre regioni italiane.<br />

Un capitolo del volumetto è dedicato alla presentazione,<br />

ad opera degli insegnanti, di alcune esperienze di educazione<br />

cooperativa realizzate nella nostre scuole. La stampa<br />

degli atti, in mille copie, è stata curata dalla Regione<br />

Trentino Alto Adige.<br />

limitate ad indagare sui luoghi e gli spazi in cui è possibile<br />

ai più piccoli svolgere attività ludica, ma si sono interrogate<br />

sull’equivoco in cui cadono genitori ed educatori<br />

quando “sono portati a considerare di secondaria importanza<br />

il tempo dedicato da bambini e ragazzi al gioco<br />

rispetto a quello riservato allo studio o all’attività sportiva”.<br />

Da parte degli specialisti, infatti, il gioco viene considerato<br />

come una delle esperienze fondamentali <strong>della</strong> nostra<br />

vita, rimuovendo l’idea che sia un’attività marginale. In<br />

particolare il bambino, attraverso il gioco, sviluppa capacità<br />

cognitive e sociali, forma ed esprime la propria personalità.<br />

Il libro “Inchiesta sul gioco” può essere richiesto<br />

all’Istituto “Filzi” o all’Ufficio per l’educazione cooperativa<br />

<strong>della</strong> <strong>Federazione</strong>.


FOTOCRONACA<br />

SLIPEGADA: 1.200 ATLETI BANCARI SULLE PISTE<br />

E’ andato alla Cassa Rurale di Fiemme il successo nella 25° Slipegada. La due giorni è stata animata da 1.200 atleti: 400<br />

nelle prove di sci di fondo e 800 nelle gare di sci alpino. Il podio è stato polarizzato dagli istituti di credito cooperativo che<br />

hanno una maggiore familiarità con gli sport invernali. Se la vittoria è andata alla Cassa Rurale di Fiemme che ha totalizzato<br />

23.815 punti, il secondo posto se lo è aggiudicato la Cassa Rurale Val di Fassa e Agordino con 23.538 punti. Sul terzo<br />

gradino del podio è salita Cassa Centrale delle Casse Rurali Trentine – Bcc del Nord est che ha messo in saccoccia 18.115<br />

punti. Settimo posto, con 8.593 punti, per la <strong>Federazione</strong> <strong>Trentina</strong> <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong>. Accanto all’aspetto agonistico, la<br />

manifestazione ha proposto altri momenti molto partecipati: alla cena di gala si sono contate 1300 persone. Un’occasione<br />

per degustare le pietanze tipiche locali e per approfondire conoscenze o amicizie instaurate sul posto di lavoro.


FOTOCRONACA<br />

CENTRO FINANZA PREMIATO<br />

“E’ qualcosa di bello, di diverso che abbiamo realizzato insieme a Dreika”. Si è espresso così Franco Senesi, presidente<br />

<strong>della</strong> Cassa Rurale di Pergine, pochi istanti prima di ricevere dalle mani di Klaus Kirchmaier, presidente del gruppo Dreika,<br />

il premio internazionale Sportello dell’Anno 2005 per il nuovo Centro Finanza dell’istituto di credito cooperativo <strong>della</strong> località<br />

dell’alta Valsugana. Il riconoscimento viene attribuito dal periodico tedesco “gi-geldinstitute”, rivista tra le più prestigiose<br />

e autorevoli del settore bancario e finanziario. “Idea, progettazione e realizzazione costituivano i tre criteri di valutazione<br />

<strong>della</strong> giuria di esperti – ha spiegato Kirchmaier – e il nuovo centro finanza è riuscito a raccogliere unanimi consensi nella<br />

commissione esaminatrice”. L’area è disposta secondo i più moderni concetti organizzativi per gli spazi all’interno e all’esterno<br />

di una filiale bancaria, compreso il bancomat drive-in molto apprezzato per la comodità di accesso e per la sicurezza.<br />

“Sostanzialmente è il centro nevralgico – ha aggiunto Senesi - dell’attività di finanza <strong>della</strong> Cassa Rurale. In questo cervello<br />

i collaboratori specializzati nei vari settori operativi lavorano insieme attorno a un’unica sala operativa, fatto che ottimizza<br />

la comunicazione e lo scambio di informazioni e garantisce di sfruttare al massimo le sinergie e le competenze professionali<br />

dei singoli”.<br />

STUDENTI IN VISITA<br />

Cassa Rurale di Fiemme e<br />

Istituto tecnico commerciale<br />

di Predazzo hanno stabilito<br />

da tempo un proficuo rapporto<br />

di collaborazione. Gli studenti<br />

hanno elaborato un<br />

questionario per indagare<br />

sulla conoscenza <strong>della</strong> cooperazione<br />

di credito da parte<br />

dei giovani fino a venticinque<br />

anni di età. Per favorire una<br />

conoscenza più approfondita<br />

la Cassa Rurale di Fiemme<br />

ha organizzato una visita di<br />

studio a Trento. I giovani delle<br />

quarte dell’Istituto tecnico<br />

commerciale hanno visitato la<br />

<strong>Federazione</strong>, la Cassa<br />

Centrale e la società di informatica<br />

Phoenix.<br />

MEDIOCREDITO INVESTE<br />

Mediocredito, con l’intervento<br />

del fondo MC2 Impresa, ha<br />

portato a termine un’operazione<br />

di investimento del<br />

fondo nella SWS Group srl,<br />

società che controlla la Sws<br />

Engineering spa, nel settore<br />

dei servizi di ingegneria e<br />

progettazione, e la Enginsoft<br />

spa, nel settore <strong>della</strong> CAE<br />

(Computer Aided<br />

Engineering) e dell’informatica<br />

scientifica. L’ingresso nella<br />

compagine sociale del gruppo<br />

da parte di Mediocredito<br />

(nella foto il direttore Sergio<br />

Fedrizzi), realizzato con un<br />

investimento riferito a una<br />

quota di minoranza, è funzionale<br />

a sostenere un ulteriore<br />

sviluppo dell’attività delle due<br />

società, che negli scorsi anni<br />

hanno mostrato trend di crescita<br />

elevati e costanti.<br />

POLOCOOP A CADINE<br />

E’ stato inaugurato il polo<br />

<strong>della</strong> cooperazione di Cadine.<br />

La struttura ospita la filiale<br />

<strong>della</strong> Cassa Rurale di Aldeno<br />

e Cadine e il punto vendita<br />

<strong>della</strong> Famiglia Cooperativa<br />

Terlago-Bondone.<br />

L’intenzione è stata di concentrare<br />

i servizi bancari e<br />

commerciali e di ottimizzarli a<br />

beneficio di soci e clienti che<br />

risiedono in questa località.<br />

SPORTELLO A STORO<br />

Il 2006 per ”La Cassa Rurale<br />

Giudicarie Valsabbia<br />

Paganella” ha preso avvio con<br />

l’inaugurazione <strong>della</strong> nuova<br />

filiale di Storo. Il taglio del<br />

nastro ha testimoniato la<br />

volontà dell’istituto di credito<br />

cooperativo di mettere a<br />

disposizione di soci e clienti<br />

ambienti moderni e funzionali<br />

destinati a valorizzare il rapporto<br />

con il risparmiatore e<br />

garantire un’ambientazione<br />

dove i collaboratori possano<br />

operare nel modo migliore. Il<br />

responsabile <strong>della</strong> dipendenza<br />

di Storo è Gianluca Lombardi.


CR FIEMME FORMA<br />

E’ la risposta concreta a una<br />

domanda di formazione e<br />

sviluppo <strong>della</strong> conoscenza<br />

emersa nelle aziende socie e<br />

clienti <strong>della</strong> Cassa Rurale di<br />

Fiemme che si è presa cura<br />

di esse dando vita a una<br />

sinergia tra banca e impresa.<br />

E’ nato con questo spirito il<br />

progetto “Val di Fiemme:<br />

un’opportunità di lavorare in<br />

rete per il territorio” coordinato<br />

da Formazione-Lavoro. Le<br />

motivazioni che hanno spinto<br />

la Cassa Rurale di Fiemme a<br />

sostenerlo sono riassumibili<br />

in due concetti: lo sviluppo<br />

economico e sociale del territorio<br />

sono legati allo sviluppo<br />

culturale e formativo delle<br />

persone; la banca <strong>della</strong><br />

comunità locale quale ente<br />

economico leader del territorio<br />

è sensibile a questo problema<br />

e l’efficacia degli investimenti<br />

in questo campo è<br />

maggiore se si lavora in<br />

sinergia con altre agenzie territoriali.<br />

Il via è stato dato con<br />

“Prepararsi a Basilea 2: seminari<br />

di finanza” curato<br />

dall’Università di Trento.<br />

Attenzione viene riservata<br />

anche ai giovani con “Lapis-<br />

Laboratorio per la progettualità<br />

imprenditoriale e sociale”.<br />

PREMI DI STUDIO<br />

Si è rinnovata, puntuale la<br />

manifestazione di consegna<br />

dei premi di studio delle<br />

Casse Rurali Rabbi e Caldes,<br />

di Pinzolo, di Roverè <strong>della</strong><br />

Luna, tre banche che hanno<br />

confermato la propria attenzione<br />

al mondo dei giovani e<br />

<strong>della</strong> preparazione che è<br />

bene posseggano per essere<br />

in grado di affrontare con un<br />

bagaglio di conoscenza adeguato<br />

il mondo del lavoro,<br />

ma anche la quotidianità<br />

<strong>della</strong> vita.<br />

RETTIFICA<br />

Precisiamo che a pagina 7 dello scorso numero di<br />

“<strong>Cooperazione</strong> <strong>Trentina</strong>”, nell’articolo intitolato “Ritratto di una<br />

Università moderna”, è stato attribuito alla collaborazione tra<br />

Università trentina e Università <strong>della</strong> California l’avvio del progetto<br />

“Università a colori”. La collaborazione tra i due atenei c’è,<br />

ma su altri fronti (inserimento studenti statunitensi in Trentino).<br />

RICORDANDO GABER<br />

“Scusate se parliamo di<br />

Gaber – Omaggio a Giorgio<br />

Gaber”. E’ il titolo di una<br />

serata organizzata dalla<br />

Cassa Rurale Valli di Primiero<br />

e Vanoi per ricordare questo<br />

grande artista. Genio multiforme,<br />

seppe dar vita a una<br />

forma di spettacolo che alternava<br />

monologhi dall’inconfondibile<br />

sapore dolceamaro,<br />

dalla tagliente ironia<br />

mai bonaria o accondiscendente,<br />

a canzoni e musiche<br />

dall’impatto emotivo forte e<br />

coinvolgente.<br />

MILLEBOLLE IN “FAMIGLIA”<br />

“Ricicla, risparmia, rispetta”. I<br />

tre verbi sono legati all’iniziativa<br />

<strong>della</strong> Famiglia<br />

Cooperativa Valle del Chiese,<br />

attiva da qualche giorno nel<br />

punto vendita ferramenta collocato<br />

nel Centro Vendita Ca’<br />

Rossa di Storo. Il socio e il<br />

cliente hanno la possibilità<br />

con il servizio “Mille Bolle<br />

point” di acquistare il detersivo<br />

alla spina. E’ una novità<br />

assoluta per il mondo <strong>della</strong><br />

cooperazione di consumo.<br />

“Tre sono i vantaggi di questa<br />

idea – spiega il presidente<br />

Giuliano Beltrami – Il consumatore<br />

risparmia, perché non<br />

“paga” la pubblicità; rispetta<br />

l’ambiente perché non si gettano<br />

più plastiche; con lo<br />

stesso contenitore, può comperare<br />

il detersivo tutte le<br />

volte che vuole promovendo<br />

il riuso o il riciclo”.<br />

NUOVI PRESIDENTI<br />

Giorgio Fracalossi (foto<br />

sopra) e Giorgio Gosetti (foto<br />

sotto) sono stati rispettivamente<br />

nominati presidente<br />

<strong>della</strong> Cassa Rurale di Trento<br />

e <strong>della</strong> Cassa Rurale Don<br />

Lorenzo Guetti. Quest’ultima<br />

è il risultato dell’unificazione<br />

delle Casse Rurali del<br />

Lomaso e di Quadra-Fiavè.<br />

CR CROSS SOLIDALE<br />

Una bella iniziativa a favore<br />

del Ciad è stata promossa<br />

dalla Cassa Rurale Cross –<br />

Olle, Samone, Scurelle. Si<br />

tratta di una raccolta di fondi<br />

per sostenere il progetto<br />

dell’Accri (Associazione di<br />

<strong>Cooperazione</strong> Cristiana<br />

Internazionale) con sede a<br />

Trento e a Trieste. Il denaro<br />

servirà per un progetto di formazione<br />

agricola e assistenza<br />

tecnica agli agricoltori<br />

(concimazione organica, coltivazione<br />

dei suoli, sanità animale)<br />

attraverso corsi specifici,<br />

supporto di tecnici agricoli,<br />

visite di scambio con altre<br />

realtà agricole locali, campi<br />

sperimentali.


OPINIONI orizzonti<br />

COME LA COOPERAZIONE<br />

PUÒ PERDERE L’ANIMA<br />

di Umberto Folena<br />

Sull’ascesa, il regno e la caduta di Giovanni Consorte gravano<br />

numerose cause, ora economiche ora sociali ora politiche.<br />

Guai però a sottovalutare le cause psicologiche, e<br />

perfino spirituali che stanno all’origine del caso Unipol.<br />

Caso che un giorno sarà analizzato, a bocce ferme, dagli<br />

studiosi <strong>della</strong> cooperazione. Ma già oggi possiamo e dobbiamo<br />

parlarne, sia pure sottovoce e con cautela, perché<br />

commettere uno sbaglio è umano, ma ripeterlo è stolto. Ma<br />

ripetere, purtroppo, si può. Per presunzione, per arroganza,<br />

per semplice miopia. Come se ciò che accade vicino a<br />

casa nostra non ci debba riguardare.<br />

E allora, dal punto di vista psicologico e spirituale, il caso<br />

Unipol in cui è naufragato Giovanni Consorte ha tra le sue<br />

cause la confusione. Un genere particolare di confusione<br />

che ha a che fare con il pronome possessivo “mio” e che –<br />

certo non da solo, certo in cattiva compagnia – è all’origine<br />

tutti i malanni <strong>della</strong> politica e <strong>della</strong> società che possiamo<br />

annoverare sotto la voce “sindrome da tangentopoli”.<br />

Non è confusione recente, anzi è antichissima. Tra gli autori<br />

più recenti, ne ha fornito una descrizione esemplare uno<br />

scrittore divenuto assai noto per le Cronache di Narnia,<br />

film campione al botteghino lo scorso Natale. L’autore del<br />

romanzo omonimo è Clive S. Lewis, medievalista oxfordiano,<br />

che nel 1942 pubblica The Screwtape Letters (in<br />

italiano: Le lettere di Berlicche). Immagina che negli anni<br />

<strong>della</strong> prima guerra mondiale Berlicche, diavolo d’alto<br />

rango, grosso burocrate dell’amministrazione infernale<br />

con una ragguardevole conoscenza delle cose del mondo e<br />

delle profondità dell’animo umano, scriva delle lettere al<br />

nipote Malacoda, incaricato di traviare un giovane londinese.<br />

Lettere colme di “saggi” suggerimenti, per una sorta<br />

di “manuale alla rovescia” di sapore swiftiano. La ventunesima<br />

lettera fa al caso nostro, ossia di Consorte, <strong>della</strong><br />

cooperazione e di noi tutti.<br />

«Il senso del possesso – scrive Berlicche – deve in generale<br />

essere incoraggiato (…). Noi riusciamo a produrlo non soltanto<br />

per mezzo dell’orgoglio, ma per mezzo <strong>della</strong> confu-<br />

sione». Eccola, l’avevamo annunciata ed entra in scena.<br />

Lei, la confusione: «Insegniamo loro a non far caso ai<br />

diversi significati del pronome possessivo, alle differenze<br />

sottilmente graduate che vanno dalle “mie scarpe”, attraverso<br />

“il mio cane”, “il mio servo”, “mia moglie”, “mio<br />

padre”, “il mio padrone” e “ la mia patria“, fino al “mio<br />

Dio”. Gli si può insegnare a ridurre tutti codesti significati<br />

a quello delle “mie scarpe”, al “mio” <strong>della</strong> proprietà».<br />

Possiamo rimpolpare l’elenco a piacere: la mia famiglia e i<br />

miei figli, la mia circoscrizione e il mio comune, la mia<br />

classe e la mia scuola, la mia azienda e la mia terra. La<br />

mia cooperativa. Mia non nel senso che sono chiamato io<br />

a servire lei, ma nell’altro senso – e qui Berlicche si frega<br />

le mani – che è chiamata lei a servire me. La lettera non è<br />

finita: «Perfino nella stanza dei giochi si può insegnare al<br />

bambino di voler dire, quando dice “il mio orsacchiotto”,<br />

non quel caro oggetto sul quale egli immagina di riversare<br />

il suo affetto e con il quale sta in una relazione speciale<br />

(questo infatti è quanto il Nemico – Dio, ndr – vuol insegnare<br />

loro a voler dire, se non stiamo attenti) ma “l’orso<br />

che posso fare a pezzi se ne ho voglia”». Ultime considerazioni<br />

di Berlicche: «Lo scherzo consiste nel fatto che per<br />

tutto il tempo il vocabolo “mio” in un senso possessivo<br />

completo non può essere applicato a nulla, da parte di un<br />

essere umano. Alla fine, o Nostro Padre o il Nemico diranno<br />

“Mio” di qualsiasi cosa che esiste, e particolarmente di<br />

ogni uomo. Alla fine, non temere, s’accorgeranno a chi<br />

veramente appartenevano il loro tempo, le loro anime, e i<br />

loro corpi: certo non ad essi, qualsiasi cosa capiti.<br />

Presentemente il Nemico dice “Mio” di tutte le cose, per la<br />

ragione pedante e legalistica che le ha fatte lui: Nostro<br />

Padre spera di poter in fine dire “mie” di tutte le cose, per<br />

la ragione più realistica e dinamica <strong>della</strong> conquista».<br />

La cooperazione può perdere la sua anima in tanti modi.<br />

Questo suggerito da Clive S. Lewis non è da buttar via.<br />

umberto.folena@libero.it<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

47


48<br />

OPINIONI la porta aperta<br />

LA COOPERATIVA DI MOENA “SPACCIO”<br />

DI SOLIDARIETÀ PER GLI EBREI<br />

La piccola storia di Maria “Tomasèla”: la resistenza umana di una ragazza<br />

contro le violenze <strong>della</strong> storia<br />

di Franco de Battaglia<br />

La memoria <strong>della</strong> “soluzione finale”, la Shoa, la strage di<br />

6 milioni di ebrei in Europa dal 1941 al 1945, è stata<br />

ricordata anche a Trento nella giornata del 27 gennaio,<br />

preceduta a Torre Miranda, da una mostra di immagini e<br />

documenti su Richard Loewy, un ebreo boemo che – ufficiale<br />

asburgico a Moena durante la Grande Guerra 1914-<br />

1918 - qui ottenne riparo e aiuto negli anni terribili delle<br />

persecuzioni razziali naziste, per trovare poi la morte in un<br />

lungo calvario verso Auschwitz. La mostra, ricostruita con<br />

un paziente e meritorio lavoro di ricerca negli archivi di<br />

tutta Europa da Giorgio Jellici, ladino schietto, dirigente in<br />

pensione <strong>della</strong> Siemens in Germania, merita di essere<br />

conosciuta in particolar modo dal mondo <strong>della</strong> cooperazione,<br />

soprattutto perché unisce in maniera strettissima la<br />

realtà valligiana, dove la cooperazione è nata ed opera, con<br />

la grande storia, anche terribile, del Novecento. La solidarietà<br />

dell’uomo che si oppone alla violenza <strong>della</strong> storia.<br />

Le prime immagini <strong>della</strong> mostra, le donne al lavoro “militarizzate”<br />

durante la Guerra, gli aiuti che l’ebreo Loewy<br />

cerca di prestare per alleviarne le fatiche e ottenere cibo,<br />

evidenziano infatti quel grande capitolo di solidarietà che<br />

costituisce la ragione di tutto l’operare cooperativo: l’uomo<br />

al centro, superando ogni confine di cultura, di religione,<br />

di conflitto. Per gratitudine Moena attribuì, nel 1916, la<br />

cittadinanza onoraria all’ebreo Loewy. Ma la ruota <strong>della</strong><br />

storia gira. Negli anni Venti Loewy affronta a Vienna le<br />

prime discriminazioni antiebraiche, che si trasformano in<br />

persecuzioni quando, nel 1938, l’Austria viene conglobata<br />

nel Reich. I Loewy si vedono sequestrati tutti i loro beni e<br />

cercano scampo, poveri, a Moena, dove il ricordo del benefattore<br />

asburgico è ancora vivo e la società contadina solidale.<br />

Loewy vive ritirato, è povero, ma di tanto in tanto<br />

deve scendere in paese per acquistare di che mangiare. Il<br />

riferimento, naturalmente, è lo Spaccio Cooperativo, che<br />

Loewy sente quasi come un porto sicuro, un luogo non solo<br />

dove acquistare le poche cose che gli occorrono, ma dove<br />

trovare anche un’accoglienza umana, una voce amica, una<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

consolazione di rapporti in tanta solitudine. Commessa<br />

dello spaccio era una giovane ragazza, la Maria Del Gòti,<br />

“Tomasèla”, come viene conosciuta. Maria vive ancora,<br />

ma allora era una ventenne, forte e generosa. Lo spaccio<br />

era nella casa degli Jellici “Garbér”, la stessa dove abitava<br />

la maestra Valeria Jellici che dei Loewy costituiva il principale<br />

sostegno. Sta di fatto che la giovane si immedesimava<br />

nella tragedia dell’ebreo, cercava di aiutarlo, metteva<br />

da parte qualcosa quando avanzava. E’ toccante sentire<br />

come Loewy parli di quello “spaccio” con gratitudine.<br />

Nella gelida alba del 4 gennaio 1944 la<br />

“Feldgendarmerie” tedesca (dal 10 settembre 1943 il<br />

Trentino era Alpenvorland, di fatto annesso al Reich nazista)<br />

salì a Soméda per arrestare Loewy, sua moglie, sua<br />

sorella e suo cognato. La squadra era comandata da un<br />

sergentaccio violento, chimato “Bei Uns”. Il cagnolino di<br />

Johanna, la moglie, che abbaiava contro gli intrusi venne<br />

freddato sul posto, in casa, con un colpo di pistola che fece<br />

presagire a tutti il loro futuro. I quattro furono accompagnati<br />

a Moena dove li attendeva un carro che li avrebbe<br />

trasportati alla stazione di Predazzo, e di lì al carcere di<br />

Trento. “Bei uns” gridava, gesticolava, ma nonostante le<br />

sue intimidazioni una piccola folla si radunò a salutare gli<br />

ebrei deportati. In prima fila c’era la giovane Maria. Cercò<br />

di scambiare alcune parola con Richard, ma venne subito<br />

strattonata e allontanata da “Bei Uns”, minaccioso: “Siete<br />

tutti nemici del Reich, farete la loro stessa fine”. Maria<br />

però rimase, fino a che il carro non si allontanò. Maria. E’<br />

una storia anche per oggi. Una giovane ragazza, commessa<br />

di cooperativa, che non vendeva solo generi di prima<br />

necessità, ma “distribuiva” quella generosità del cuore e<br />

dell’amicizia che la solidarietà del suo paese le aveva insegnato.<br />

<strong>Cooperazione</strong> è anche saper vivere una piccola storia<br />

di solidarietà capace di riscattare le tante viltà che rendono<br />

possibili umiliazioni e violenze.<br />

fdebattaglia@katamail.com


Cooperfidi<br />

facilita il rapporto con le Banche<br />

Cooperfidi, cooperativa provinciale di garanzia fidi,<br />

migliora il rapporto banca-utente, garantendo i finanziamenti<br />

e le linee di credito aperte dai soci presso gli<br />

Istituti di Credito convenzionati.<br />

Cooperfidi è aperta alle cooperative, ai contadini, alle<br />

società ed agli Enti operanti nell’agricoltura.<br />

Possono associarsi al consorzio le cooperative di produzione<br />

lavoro, quelle di servizio, di consumo, edilizie,<br />

le cooperative agricole e tutti i contadini iscritti all’albo<br />

provinciale, siano essi allevatori, apicoltori, frutticoltori,<br />

coltivatori di piccoli frutti ecc. La presenza<br />

<strong>della</strong> garanzia Cooperfidi agevola l’accesso al credito,<br />

e le relative operazioni di finanziamento vengono trattate<br />

a tassi particolarmente convenienti.<br />

Tassi applicati alle convenzioni da Cooperfidi al 01/01/2006<br />

C.C.C.R.T. UNICREDIT B.N.L POPOL.AA BANCA B.T.B. BOVIO BANCA COP. MEDIOCREDITO<br />

POP. ITA CALDERARI LA VALSABBINA TRENTINO AA<br />

CREDITO IN CONTO CORRENTE 3,85 % 4,506 + 1/8 4,443% 4,25 % + 1/8 4,71 % 4 % 5 % 4,171 %<br />

SALVO BUON FINE 3,15 % 3,506% 3,943% 3,75 % 4,21 % 3,15 % 4,5 % 3,471 %<br />

ANTICIPO CONTRATTI 3,15 % 4,006% 3,943% 3,75 % 4,46 % 3,15 % 4,5 % 3,471 %<br />

ANTICIPO CREDITI PUBBLICHE AMMIN. 3,15 % 3,756% 3,943% 3,75 % 4,46 % 3,2 % 4,75 % 3,471 %<br />

ANTICIPO SU FATTURE 3,15 % 3,756% 3,943% 3,75 % 4,46 % 3,2 % 4,75 % 3,471 %<br />

MUTUO CHIROGRAFARIO 3,35 % 3,406% 4,033% 3,75 % 4,46 % 3,506% 3,73 % 3,,471% 4,3 %<br />

(SE FISSO DA 4,3%<br />

A 4,8% SE VARIABILE<br />

3,9%)<br />

Euribor (media mese precedente)<br />

1 mese 3 mesi 6 mesi 1 mese 3 mesi 6 mesi<br />

(360 gg) (360 gg) (360 gg) (365gg) (365gg) (365gg)<br />

NOVEMBRE 2005 2,199 2,341 2,480 2,229 2,347 2,515<br />

DICEMBRE 2005 2,410 2,471 2,596 2,443 2,506 2,633<br />

GENNAIO 2006 2,390 2,507 2,646 2,423 2,542 2,683<br />

Cooperfidi offre ai propri Soci ulteriori servizi quali:<br />

- consulenza ed assistenza finanziaria;<br />

- finanziamenti tramite Fondo di Solidarietà Sait;<br />

- copertura rischio cambio;<br />

- anticipo contributi ai sensi L.P. 6/99;<br />

- prestiti partecipativi ai sensi L.P. 6/99;<br />

- operazioni speciali per gli allevatori e per i caseifici sociali;<br />

Il personale del Consorzio è a disposizione dal lunedì al venerdì dalle ore<br />

8.30 alle 12.30 e dalle ore 14.30 alle 17.00, per offrire tutte le informazioni<br />

desiderate.<br />

COOPERFIDI, consorzio di garanzia <strong>della</strong> <strong>Cooperazione</strong> e dell’Agricoltura, comunica i tassi praticati ai propri Soci dagli Istituti di Credito<br />

convenzionati<br />

Trento - Via Vannetti, 1<br />

Tel 0461.260417 - Fax 0461.267663<br />

info@cooperfidi.it - www.cooperfidi.it<br />

+ archimede.nu<br />

N° QUALITÀ 2000/14533

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