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Gennaio - Federazione Trentina della Cooperazione

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IN PRIMO PIANO oltre il caso unipol<br />

«Ma noi siamo diversi»<br />

Secondo i professori trentini Borzaga, Cerea e Cusa<br />

la cooperazione trentina presenta peculiarità organizzative e strutturali<br />

Borzaga: “Più deleghe”<br />

Dal punto di vista economico –<br />

spiega Carlo Borzaga, preside <strong>della</strong><br />

Facoltà di Economia – l’idea di far<br />

convergere l’attività assicurativa e<br />

quella bancaria poteva essere interessante<br />

sia per Unipol che per Bnl.<br />

Sono più critico, invece, sulla<br />

dimensione dell’operazione e sulla<br />

effettiva capacità di Unipol di far<br />

fronte alla scalata. Il caso Unipol<br />

lascia due insegnamenti. Primo.<br />

Quando crescono le dimensioni<br />

delle cooperative sorgono problemi<br />

di governance e di controllo dell’attività<br />

dei manager.<br />

In particolare il vincolo al numero di<br />

deleghe impedisce che si possano<br />

formare gruppi di minoranza consistenti<br />

che riescano a contrastare il<br />

management. Sopra certe dimensioni<br />

credo che serva ampliare il<br />

numero di deleghe e prevedere il<br />

limite dei mandati.<br />

In secondo luogo penso che questo<br />

caso imponga una riflessione sulle<br />

modalità di utilizzo delle riserve indivisibili.<br />

Secondo me o con un codice<br />

etico o per via legislativa, si dovrebbero<br />

porre dei limiti all’utilizzo delle<br />

riserve, solo per interventi strettamente<br />

legati all’attività specifica.<br />

Cerea: “Meno soci”<br />

I problemi sorgono – dice<br />

Gianfranco Cerea, docente <strong>della</strong><br />

facoltà di Economia – se i soci<br />

diventano milioni, perché si indebolisce<br />

la capacità di indirizzo e di controllo.<br />

Il Trentino non corre questo<br />

rischio, perché ha almeno tre forti<br />

antidoti. Anzitutto una forte sensibilità<br />

sul radicamento territoriale. Ma<br />

anche se tutte le Casse Rurali si<br />

fondessero, il numero di soci sarebbe<br />

ancora gestibile. In secondo<br />

luogo i cooperatori trentini hanno<br />

articolato la loro cooperazione su<br />

più livelli, dove il socio può influenzare<br />

direttamente anche i gradi successivi.<br />

Infine richiamerei una<br />

dimensione sociale forte.<br />

I trentini sono platonici, nel senso<br />

che vedono l’appartenere e l’operare<br />

nella comunità come un fattore<br />

fondamentale di realizzazione personale.<br />

Per quanto riguarda le possibili azioni<br />

di prevenzione suggerirei al legislatore<br />

di istituire un numero di soci<br />

oltre il quale non può essere attivata<br />

la cooperativa. E poi istituirei<br />

un’Authority <strong>della</strong> cooperazione che<br />

faccia dei controlli che vadano oltre<br />

gli aspetti formali.<br />

> In alto da sinistra: Carlo Borzaga, Gianfranco Cerea ed Emanuele Cusa<br />

Foto Studio Agf Bernardinatti - Università degli Studi di Trento<br />

Cusa: “Più mutualità”<br />

Molti degli attacchi alla cooperazione<br />

– spiega Emanuele Cusa,<br />

docente di Giurisprudenza – nascono<br />

dall’ignoranza <strong>della</strong> sua peculiare<br />

disciplina e <strong>della</strong> sua particolare<br />

rilevanza costituzionale. Il caso<br />

Unipol ha fatto emergere l’urgenza<br />

di divulgare il sapere cooperativo<br />

dentro e fuori il mondo cooperativo;<br />

il che sarebbe facilitato da una marcia<br />

decisa verso l’unità del movimento<br />

cooperativo, come è avvenuto<br />

già in Trentino. La forma cooperativa<br />

non è circoscritta a particolari<br />

attività o dimensioni aziendali. La<br />

cooperativa è però autentica solo<br />

se sa coniugare mutualità e democrazia,<br />

come impone oggi l’ordinamento<br />

giuridico. Per mutualità bisogna<br />

intendere effettivi scambi tra<br />

soci e cooperativa, per rispondere<br />

attraverso l’impresa mutualistica a<br />

determinati bisogni dei soci; quindi<br />

eventuali partecipazioni di una cooperativa<br />

in altre imprese sono possibili<br />

solo se risultino funzionali a questi<br />

bisogni. Per democrazia bisogna<br />

intendere reale partecipazione dei<br />

soci alla vita sociale, per evitare che<br />

la cooperativa sia dominata dal presidente<br />

o dal direttore. (d.p.)<br />

COOPERAZIONE TRENTINA n° 1 gennaio 2006<br />

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