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Bonhoeffer - Lega Missionaria Studenti

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«È la fine, per me l’inizio della vita»<br />

Schönberg, Domenica in Albis<br />

1945, aula di una scuola trasformata<br />

in carcere: «Prigioniero <strong>Bonhoeffer</strong>, venite<br />

con noi». «È la fine, per me l’inizio<br />

della vita». Furono le sue ultime<br />

parole.<br />

9 aprile 1945, giorno seguente, alle<br />

prime luci dell’alba, nel campo di<br />

concentramento di Flossenbürg vengono<br />

appesi nudi ad un gancio e<br />

strangolati alcuni prigionieri eccellenti:<br />

il capo dei servizi segreti militari,<br />

l’ammiraglio Canaris, alti ufficiali<br />

del Reich, intellettuali, ed un teologo<br />

luterano trentanovenne, Dietrich<br />

<strong>Bonhoeffer</strong>, condannati da Hitler per<br />

aver organizzato un fallito complotto<br />

contro di lui. Il forno crematorio è saturo<br />

e i corpi vengono bruciati su cataste<br />

di legna insieme agli oggetti personali.<br />

GENTES 4/2005<br />

Voci notturne a Tegel<br />

Disteso sul mio tavolaccio fisso la grigia parete. Fuori una sera<br />

d’estate, che non mi conosce, cantando va per la campagna. Lievi<br />

si spengono i flutti del giorno sulla spiaggia eterna.<br />

Dormite un poco, corpo e anima stanchi, stanco capo, stanca mano!<br />

Fuori popoli, case, spiriti, cuori, sono in fiamme. Finché dopo<br />

la notte rosso sangue non spunti il tuo giorno, tu resta saldo!<br />

Disteso sul mio tavolaccio fisso la grigia parete. Fuori una mattinata<br />

d’estate che non è ancora mia giubilando va per la campagna.<br />

Fratelli, finché dopo la lunga notte non spunti il nostro giorno,<br />

restiamo saldi!<br />

Dietrich <strong>Bonhoeffer</strong> La cella del carcere di Tegel<br />

Sono passati sessant’anni da quell’alba<br />

che segna la fine della notte<br />

oscura del prigioniero <strong>Bonhoeffer</strong> e<br />

l’inizio di un nuovo giorno, il risveglio<br />

di una nuova coscienza mondiale.<br />

La nostra società, la cultura del<br />

nostro tempo – nonostante le difficoltà<br />

e i residui di morte – ha raggiunto<br />

notevoli conquiste intellettuali<br />

ed umanitarie grazie anche al setaccio<br />

di Auschwitz. Mai si possono giustificare<br />

o comprendere le atrocità dei<br />

campi di concentramento; mai si può<br />

trovare una risposta ragionevole; mai<br />

si può coglierne un benché minimo<br />

senso, ma dobbiamo riconoscere che<br />

il sacrificio di quei milioni di esseri<br />

umani non è stato invano, non è stata<br />

una morte come tante, infruttuosa insignificante.<br />

Al setaccio di Auschwitz<br />

l’umanità è stata purificata da tutte le<br />

sovrastrutture di razza, di religione,<br />

di politica. Paradossalmente, coloro<br />

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