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Premio Monte Strega 2010 L'icona di San ... - SassoferratoMia

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che hanno favorito il successo dell’esperienza<br />

comunitaria, gli psichiatri sottolineano anche<br />

la felice ubicazione del nucleo ospedaliero tra<br />

i due contigui rioni dell’abitato, che ha reso<br />

possibili, al contempo, l’autonomia, le relazioni<br />

esterne e il contatto con il mondo reale.<br />

I me<strong>di</strong>ci hanno potuto riscontrare una <strong>di</strong>sposizione<br />

decisamente benevola da parte della<br />

popolazione, una volta superato l’iniziale,<br />

comprensibile imbarazzo per la loro inusuale<br />

presenza, ciò che ha reso possibile lo stabilirsi<br />

<strong>di</strong> una coesistenza positiva, come <strong>di</strong>mostrato<br />

dal frequente scambio <strong>di</strong> piccoli favori.<br />

La comunità ospedaliera ha dovuto registrare<br />

un evento doloroso (il suici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un paziente<br />

affetto da depressione grave). A parte ciò, non<br />

si è mai manifestato alcuno dei comportamenti<br />

<strong>di</strong>ssociali tra<strong>di</strong>zionalmente attribuiti<br />

alla malattia mentale. Da parte degli psichiatri<br />

che l’hanno vissuta e sagacemente guidata,<br />

l’esperienza <strong>di</strong> Sassoferrato è stata in<br />

un secondo tempo giustamente accostata al-<br />

l’esempio delle “Comunità Terapeutiche”.<br />

Questo modello, nato nel Regno Unito nell’imme<strong>di</strong>ato<br />

dopoguerra per iniziativa <strong>di</strong> T. F.<br />

Main e <strong>di</strong> Maxwell Jones, ha finito per imporsi<br />

all’attenzione dei riformatori che hanno<br />

operato nel campo della salute mentale e per<br />

essere adottato più o meno <strong>di</strong>ffusamente, in<br />

Europa e non solo. Esso è anche alla base, nel<br />

nostro Paese, del lavoro pioneristico <strong>di</strong> Franco<br />

Basaglia, prima a Gorizia e in seguito a Trieste.<br />

Dopo la promulgazione della legge 13<br />

maggio 1978 (n. 180), che ha abolito i manicomi,<br />

il modello della Comunità Terapeutica<br />

è anche alla base delle Residenze psichiatriche<br />

(con denominazione varia a livello locale),<br />

per promuovere la riabilitazione e il reinserimento<br />

sociale dei pazienti, una volta <strong>di</strong>messi<br />

dopo la fase acuta dai reparti ospedalieri, o<br />

comunque bisognosi <strong>di</strong> un trattamento residenziale<br />

protratto.<br />

L’esperienza della Comunità psichiatrica <strong>di</strong><br />

Sassoferrato, nata nella fase acuta del con-<br />

flitto, circa a metà del periodo storico compreso<br />

tra l’istituzione dei manicomi (1904) e<br />

la loro abolizione (1978), deve essere annoverata<br />

con pieno <strong>di</strong>ritto tra i numerosi eventi<br />

che hanno precorso e anticipato la riforma<br />

dell’assistenza psichiatrica italiana. Molti fattori<br />

hanno contribuito al sorgere e allo sviluppo<br />

<strong>di</strong> quell’esperienza, alcuni <strong>di</strong> carattere<br />

generale, altri <strong>di</strong> natura locale, alcuni sotto il<br />

segno della trage<strong>di</strong>a, altri a misura della capacità<br />

<strong>di</strong> resistenza, intelligenza e volontà<br />

umana. Nel grande libro <strong>di</strong> quella nostra riforma<br />

<strong>di</strong> civiltà, modello ammirato e stu<strong>di</strong>ato<br />

nell’intero continente, anche se tuttora incompiutamente<br />

realizzato nel nostro Paese, è<br />

importante rileggere e ricordare il capitolo<br />

che descrive l’esperimento felicemente realizzato<br />

a Sassoferrato<br />

Un doveroso ringraziamento va a Luigi Artegiani<br />

per la collaborazione al reperimento<br />

della documentazione storica.<br />

L’ospedale <strong>di</strong> Sassoferrato<br />

<strong>di</strong> <strong>San</strong>dro Boccadoro<br />

Un accenno <strong>di</strong> storia - dal me<strong>di</strong>oevo ad oggi.<br />

Non mi è stato possibile consultare gli archivi storici <strong>di</strong> Sassoferrato<br />

per approfon<strong>di</strong>re la ricerca. Le notizie raccolte scaturiscono dalla fervida<br />

memoria <strong>di</strong> Mario Passarini. Le origini dell’ospedale <strong>San</strong>t’Antonio<br />

Abate risalgono al 1450, come a lui risulta da un atto originale<br />

della Confraternita fondatrice. L’evento riveste grande significato perché<br />

attesta che nel patrimonio culturale <strong>di</strong> Sassoferrato sussiste una<br />

tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ospitalità assistenziale, <strong>di</strong> cui tutti coloro che amano la<br />

città si devono sentire orgogliosi. Sono gli stessi valori <strong>di</strong> fratellanza<br />

e <strong>di</strong> volontariato che hanno promosso a Firenze nel 1280 la fondazione<br />

della Confraternita della Misericor<strong>di</strong>a.<br />

In epoca più recente, nei primi decenni del 1900, l’ospedale era ubicato<br />

Ospedale <strong>San</strong>t’Antonio Abate<br />

lungo il corso Don Minzoni e faceva parte delle Istituzioni pubbliche <strong>di</strong><br />

assistenza e beneficienza, insieme all’orfanatrofio Montanari. Nel 1935<br />

fu trasferito nella sede attuale. A seguito della legge Petragnani del<br />

1938 fu classificato come ”infermeria” e mantenne questa definizione<br />

fino al 1962 quando <strong>di</strong>venne ”ospedale <strong>di</strong> III categoria”. Nel 1968, in<br />

base alla riforma ospedaliera della legge Mariotti, assunse il ruolo istituzionale<br />

<strong>di</strong> ”Ente ospedaliero <strong>di</strong> zona”.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio originario è stato progressivamente ingran<strong>di</strong>to nel corso degli<br />

anni. Il primo intervento risale agli anni ’70. Un successivo ampliamento<br />

nel 1982-83 ha interessato la struttura del pronto soccorso. In<br />

questo periodo è stato registrato il massimo impulso <strong>di</strong> attività ed un<br />

alto tasso <strong>di</strong> utilizzo. Era dotato <strong>di</strong> 130 posti-letto: 50 me<strong>di</strong>cina, 50 chirurgia,<br />

15 pe<strong>di</strong>atria, 15 ostetricia. Nel 1992 fu introdotta l’attività <strong>di</strong><br />

riabilitazione. Il dottor Rossi Ruggero primario della me<strong>di</strong>cina, ricopriva<br />

anche il ruolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore sanitario. Il dottor Ottaviani Biagio era il primario<br />

chirurgo.<br />

La riconversione istituzionale - da ospedale generale ad ospedale<br />

specializzato.<br />

Nel 1987 Leandro Mariani, allora presidente del Comitato <strong>di</strong> gestione<br />

della USL 11, mi incaricò <strong>di</strong> analizzare il rior<strong>di</strong>no del sistema ospedaliero<br />

e in particolare il progetto <strong>di</strong> ristrutturazione dell’ospedale <strong>di</strong> Fabriano.<br />

Mi feci carico <strong>di</strong> seguire attraverso la stampa locale l’acceso<br />

<strong>di</strong>battito politico sul riassetto territoriale dei servizi sanitari, in conformità<br />

alla programmazione regionale. Pur con le inevitabili <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>are interessi contrastanti e <strong>di</strong> dover affrontare le resistenze<br />

della popolazione, si andava delineando fin da allora la necessità <strong>di</strong> razionalizzare<br />

il sistema ospedaliero, sia per il contenimento dei costi<br />

sia per garantire prestazioni adeguate al progresso scientifico e tec-<br />

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