M. Piccirillo--Le due iscrizioni della cappella ... - Christus Rex

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534 M. PICCIRILLO Fig. 2 Ceramica dalle stanze di nord (1-6) e dalle pendici della montagna (7).
ISCRIZIONI DELLA CAPPELLA DELLA THEOTOKOS 535 Alcuni vasi scelti dell’ultima occupazione del monastero di ‘Ain Kanisah (E. Alliata) Il contesto stratigrafico dei vasi qui presentati è quello dell’ultima occupazione del monastero, cronologicamente da situarsi certamente dopo l’anno 762 d. C. In questo anno infatti fu intrapresa una importante azione di ricostruzione non solo della chiesa, ma di tutto il monastero, come appare dall’iscrizione apposta nel mosaico presso la porta della chiesa. Come si vede dai disegni, si tratta di vasi di medie e grandi dimensioni che è stato possibile restaurare in forma quasi completa a partire dai frammenti raccolti nello scavo. I vasi sono stati per lo più rinvenuti nelle stanze a nord della cappella (ambienti B e C) dopo aver liberato i vani dal crollo delle murature, in uno strato di terra gialla più o meno spesso che scendeva fino alla roccia. La superficie rocciosa non era regolarizzata che molto approssimativamente da un unico livello di battuto non contenente cocci più antichi. La raccolta e catalogazione della ceramica è stata curata da Manuela Derosas e il restauro dal padre Marian Arndt. I migliori paralleli per questa ceramica, globalmente presa, si rinverranno nello scavo della cittadella di Amman (G. L. Harding, “Excavations on the Citadel, Amman”, ADAJ 1, 1951, pp. 7-16), soprattutto per la decorazione ad incroci piuttosto disordinati (n. 1: cfr fig. 3,39.47.65), per l’anfora d’impasto bianco con linee finemente incise a pettine (n. 2: cfr fig. 4,38) e per il catino decorato a strette ondulazioni (n. 8: cfr fig. 3,50). Un’anforetta strettamente imparentata a quella presentata al n. 4 è stata trovata ad ‘Ayoun Mousa in un contesto legato alla fase terminale del dayr del Diacono Tommaso (E. Alliata, “Ceramica bizantina e omayyade di ‘Uyun Musa”, LA 40, 1990, p. 248, fig. 1,8). Per le tazze a superficie con brunitura a bande, impasto fine, cottura metallica e spirale fortemente incisa sul fondo (n. 5), si usa rimandare allo scavo di Abu Ghosh (R. De Vaux - A. M. Stève, Fouilles à Qaryat el-‘Enab, Abu Ghosh, Palestine, Paris 1950, pp. 123-124), dove la datazione proposta è del nono e decimo secolo. Numerose ciotole decorate ad excisione sono state pubblicate dallo scavo di Kursi, località che ha offerto una considerevole quantità di ceramica di epoca araba (A. Amr, “Handmade Umayyad Bowls with excised decoration from Rujm al-Kursi, Jordan”, Berytus 38, 1990, pp. 171-178). Il nostro frammento è stato raccolto sulle pendici della montagna a valle del monastero. Particolarmente pregevole è stata la possibilità di ricomporre due vasi da cucina (nn. 9-10) dall’impasto assai caratteristico, di colore rosso scuro, granuloso ma con le superfici brillanti. La sottigliezza delle pareti, la precisione con cui sono realizzate le costolature e la bontà della
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