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Beatrice Rosso Spatafora e i Luna (XV secolo) - Mediterranea ...

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452<br />

M.A. RUSSO<br />

6. Libertà o coercizione?<br />

Le vicende di cui è protagonista <strong>Beatrice</strong> si prestano a più chiavi<br />

interpretative.<br />

La contessa di Sclafani sposa in prime nozze il futuro conte di Caltabellotta,<br />

Carlo <strong>Luna</strong>, sancendo con il matrimonio l’unione di due<br />

ingenti patrimoni. La famiglia che si viene a creare possiede una notevole<br />

ricchezza ma rischia di perderla, a pochi anni dalla sua formazione,<br />

nel momento della crisi provocata dall’annullamento del matrimonio. La<br />

lettura del processo in cui, ovviamente, vengono chiamati per fornire<br />

delle prove testimoni di parte non permette di chiarire quali fossero le<br />

reali cause che portarono alla frattura, se si trattasse realmente dell’impotentia<br />

coeundi di Carlo o se questa fosse solo un pretesto, un’accusa<br />

infondata costruita ad arte per mascherare l’interesse di <strong>Beatrice</strong> per<br />

Sigismondo o per un terzo uomo. <strong>Beatrice</strong>, comunque, ottiene l’annullamento<br />

e poco dopo sposa il cognato. Sembrerebbe, dunque, che abbia<br />

trionfato l’amore e che la contessa, costretta a subire l’unione con un<br />

uomo che non voleva, fosse riuscita a realizzare i suoi progetti, a mutare<br />

il suo destino e a gettare con le sue scelte le basi per la fortuna sua e<br />

dei figli, procedendo con pervicacia nella causa pur consapevole che di<br />

rado e solo per gravi motivi veniva concesso l’annullamento del matrimonio<br />

89 ; ma è questa la corretta lettura o l’unica lettura degli eventi?<br />

Sicuramente no. Un’altra se ne prospetta, più interessante, ma destinata<br />

anch’essa, come la precedente, a rimanere, alla luce dei documenti<br />

rinvenuti, un’ipotesi: si presenta una difficile crisi in uno dei lignaggi<br />

più rilevanti per ruolo e patrimonio nella Sicilia del Quattrocento e i<br />

<strong>Luna</strong> la risolvono imponendo a <strong>Beatrice</strong> di sposare il cognato, evitando,<br />

così, il pericolo della restituzione della dote. In questo caso non sarebbe<br />

più la storia della libertà, ma quella della coercizione di una donna che<br />

subisce la volontà e le scelte di altri per una, forse, due volte.<br />

L’accusa dell’aborto mossa a <strong>Beatrice</strong> non aiuta a chiarire i fatti:<br />

ammesso che la contessa avesse realmente abortito, di chi era il figlio?<br />

Di Sigismondo o di un altro uomo? Nel primo caso si confermerebbe<br />

la lettura dell’amore fra i due, osteggiato dal matrimonio con Carlo e<br />

coronato in seguito all’annullamento; nel secondo caso l’ipotesi della<br />

costrizione di <strong>Beatrice</strong> che per ben due volte non era riuscita a sposare<br />

l’uomo che voleva. La contessa diverrebbe, dunque, una vittima<br />

89 «Poche erano, dunque, le giovani mogli<br />

che avevano il coraggio di abbandonare<br />

un marito violento, caratterialmente<br />

incompatibile o sgradito fisicamente, rifugiandosi<br />

in un convento o riuscendo ad<br />

ottenere dal tribunale ecclesiastico l’annullamento<br />

del proprio matrimonio. Gene-<br />

ralmente le malmaritate accettavano il<br />

proprio destino, rassegnandosi a vivere<br />

con un marito-padrone, che imponeva la<br />

propria volontà anche in campo sessuale»<br />

(P. Sardina, La sessualità femminile in<br />

Sicilia fra trasgressione, mercificazione e<br />

violenza cit., p. 78).

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