Beatrice Rosso Spatafora e i Luna (XV secolo) - Mediterranea ...
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M.A. RUSSO<br />
6. Libertà o coercizione?<br />
Le vicende di cui è protagonista <strong>Beatrice</strong> si prestano a più chiavi<br />
interpretative.<br />
La contessa di Sclafani sposa in prime nozze il futuro conte di Caltabellotta,<br />
Carlo <strong>Luna</strong>, sancendo con il matrimonio l’unione di due<br />
ingenti patrimoni. La famiglia che si viene a creare possiede una notevole<br />
ricchezza ma rischia di perderla, a pochi anni dalla sua formazione,<br />
nel momento della crisi provocata dall’annullamento del matrimonio. La<br />
lettura del processo in cui, ovviamente, vengono chiamati per fornire<br />
delle prove testimoni di parte non permette di chiarire quali fossero le<br />
reali cause che portarono alla frattura, se si trattasse realmente dell’impotentia<br />
coeundi di Carlo o se questa fosse solo un pretesto, un’accusa<br />
infondata costruita ad arte per mascherare l’interesse di <strong>Beatrice</strong> per<br />
Sigismondo o per un terzo uomo. <strong>Beatrice</strong>, comunque, ottiene l’annullamento<br />
e poco dopo sposa il cognato. Sembrerebbe, dunque, che abbia<br />
trionfato l’amore e che la contessa, costretta a subire l’unione con un<br />
uomo che non voleva, fosse riuscita a realizzare i suoi progetti, a mutare<br />
il suo destino e a gettare con le sue scelte le basi per la fortuna sua e<br />
dei figli, procedendo con pervicacia nella causa pur consapevole che di<br />
rado e solo per gravi motivi veniva concesso l’annullamento del matrimonio<br />
89 ; ma è questa la corretta lettura o l’unica lettura degli eventi?<br />
Sicuramente no. Un’altra se ne prospetta, più interessante, ma destinata<br />
anch’essa, come la precedente, a rimanere, alla luce dei documenti<br />
rinvenuti, un’ipotesi: si presenta una difficile crisi in uno dei lignaggi<br />
più rilevanti per ruolo e patrimonio nella Sicilia del Quattrocento e i<br />
<strong>Luna</strong> la risolvono imponendo a <strong>Beatrice</strong> di sposare il cognato, evitando,<br />
così, il pericolo della restituzione della dote. In questo caso non sarebbe<br />
più la storia della libertà, ma quella della coercizione di una donna che<br />
subisce la volontà e le scelte di altri per una, forse, due volte.<br />
L’accusa dell’aborto mossa a <strong>Beatrice</strong> non aiuta a chiarire i fatti:<br />
ammesso che la contessa avesse realmente abortito, di chi era il figlio?<br />
Di Sigismondo o di un altro uomo? Nel primo caso si confermerebbe<br />
la lettura dell’amore fra i due, osteggiato dal matrimonio con Carlo e<br />
coronato in seguito all’annullamento; nel secondo caso l’ipotesi della<br />
costrizione di <strong>Beatrice</strong> che per ben due volte non era riuscita a sposare<br />
l’uomo che voleva. La contessa diverrebbe, dunque, una vittima<br />
89 «Poche erano, dunque, le giovani mogli<br />
che avevano il coraggio di abbandonare<br />
un marito violento, caratterialmente<br />
incompatibile o sgradito fisicamente, rifugiandosi<br />
in un convento o riuscendo ad<br />
ottenere dal tribunale ecclesiastico l’annullamento<br />
del proprio matrimonio. Gene-<br />
ralmente le malmaritate accettavano il<br />
proprio destino, rassegnandosi a vivere<br />
con un marito-padrone, che imponeva la<br />
propria volontà anche in campo sessuale»<br />
(P. Sardina, La sessualità femminile in<br />
Sicilia fra trasgressione, mercificazione e<br />
violenza cit., p. 78).