Beatrice Rosso Spatafora e i Luna (XV secolo) - Mediterranea ...
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M.A. RUSSO<br />
10. <strong>Beatrice</strong> e la sua morte<br />
I numerosi documenti diretti dal re o dal viceré a <strong>Beatrice</strong> testimoniano<br />
il ruolo ricoperto dalla contessa non solo dopo la morte dei mariti,<br />
ma anche durante la loro vita: la nobildonna non si limita a stare a<br />
fianco dei tre uomini delegando loro la gestione del patrimonio familiare,<br />
ma, al contrario, è lei che personalmente amministra la contea e<br />
le sue rendite e intrattiene i rapporti con la monarchia cui rivolge suppliche<br />
sempre ascoltate e dalla quale riceve grazie e benefici.<br />
Il 3 aprile 1473 ottiene il mero e misto imperio sulla contea di Sclafani<br />
e viene invitata a risolvere celermente con i suoi ufficiali le diverse<br />
cause criminali ancora pendenti 142 ; a novembre la licenza e facoltà di<br />
vendere a chiunque voglia cinquecento salme di frumento della contea<br />
«infra o extra regnum» con la condizione che quelle all’esterno si<br />
estraggano per la Catalogna 143 . Nel maggio dell’anno successivo la<br />
contessa ha altro frumento che deve essere trasportato da Sclafani e<br />
Caltavuturo ai magazzini della marina di Termini per essere estratto<br />
in primo luogo verso la Catalogna 144 .<br />
Dopo la morte di Sigismondo continua a occuparsi personalmente<br />
della sicurezza della contea e chiede l’aiuto del viceré per catturare<br />
alcuni delinquenti che erano fuggiti dopo essere stati condannati per<br />
i «malefici» compiuti 145 . Il 16 ottobre 1493 chiede l’intervento viceregio<br />
per imporre al secreto di Giuliana di dare il rendiconto dell’amministrazione<br />
degli ultimi due anni 146 . Nel 1494 ottiene di estrarre<br />
dal caricatore di Termini duecentodieci salme di frumento alla volta<br />
di Messina e Milazzo 147 . Due anni dopo fa sentire le sue lagnanze al<br />
viceré perché, avendo mandato alcuni suoi muli con i bordonari e «le<br />
sue robbe» a Roccella a mare, il castellano e il secreto non ne avevano<br />
consentito il rientro nella contea di Sclafani, ma li avevano trattenuti<br />
per servirsene come fossero propri; il viceré ordina, dietro pena di<br />
mille fiorini, che vengano lasciati andare liberamente 148 . Aveva<br />
chiesto ancora l’intervento regio, nel 1495, quando si era diffusa la<br />
notizia che il primo marito voleva privarla della percezione delle sessantaquattro<br />
onze sulle rendite della terra di Giuliana e, soprattutto,<br />
sulle gabelle salsuminis e della carne a lei spettanti in virtù del contratto<br />
redatto dal notaio Pietro Grasso il 23 giugno 1479 e, fino a quel<br />
momento, da lei percepite; il re aveva ordinato agli ufficiali del Regno<br />
142 Asp, P, 71, c. 191.<br />
143 Asp, P, 72, c. 121r.<br />
144 Ivi, c. 226.<br />
145 Asp, P, 97, c. 186 (23 maggio 1481).<br />
146 Nel documento si fa riferimento al contratto<br />
notarile per il quale <strong>Beatrice</strong> era<br />
titolare delle rendite della secrezia e in<br />
virtù del quale aveva nominato secreto<br />
Angilotto di Florino che non aveva presentato<br />
il rendiconto per la X e XI indizione<br />
(Asp, P, 60, cc. 106v-107v).<br />
147 Asp, P, 164, cc. 78v-79r.<br />
148 Asp, P, 169, c. 134 (15 giugno 1496).