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Beatrice Rosso Spatafora e i Luna (XV secolo) - Mediterranea ...

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462<br />

M.A. RUSSO<br />

10. <strong>Beatrice</strong> e la sua morte<br />

I numerosi documenti diretti dal re o dal viceré a <strong>Beatrice</strong> testimoniano<br />

il ruolo ricoperto dalla contessa non solo dopo la morte dei mariti,<br />

ma anche durante la loro vita: la nobildonna non si limita a stare a<br />

fianco dei tre uomini delegando loro la gestione del patrimonio familiare,<br />

ma, al contrario, è lei che personalmente amministra la contea e<br />

le sue rendite e intrattiene i rapporti con la monarchia cui rivolge suppliche<br />

sempre ascoltate e dalla quale riceve grazie e benefici.<br />

Il 3 aprile 1473 ottiene il mero e misto imperio sulla contea di Sclafani<br />

e viene invitata a risolvere celermente con i suoi ufficiali le diverse<br />

cause criminali ancora pendenti 142 ; a novembre la licenza e facoltà di<br />

vendere a chiunque voglia cinquecento salme di frumento della contea<br />

«infra o extra regnum» con la condizione che quelle all’esterno si<br />

estraggano per la Catalogna 143 . Nel maggio dell’anno successivo la<br />

contessa ha altro frumento che deve essere trasportato da Sclafani e<br />

Caltavuturo ai magazzini della marina di Termini per essere estratto<br />

in primo luogo verso la Catalogna 144 .<br />

Dopo la morte di Sigismondo continua a occuparsi personalmente<br />

della sicurezza della contea e chiede l’aiuto del viceré per catturare<br />

alcuni delinquenti che erano fuggiti dopo essere stati condannati per<br />

i «malefici» compiuti 145 . Il 16 ottobre 1493 chiede l’intervento viceregio<br />

per imporre al secreto di Giuliana di dare il rendiconto dell’amministrazione<br />

degli ultimi due anni 146 . Nel 1494 ottiene di estrarre<br />

dal caricatore di Termini duecentodieci salme di frumento alla volta<br />

di Messina e Milazzo 147 . Due anni dopo fa sentire le sue lagnanze al<br />

viceré perché, avendo mandato alcuni suoi muli con i bordonari e «le<br />

sue robbe» a Roccella a mare, il castellano e il secreto non ne avevano<br />

consentito il rientro nella contea di Sclafani, ma li avevano trattenuti<br />

per servirsene come fossero propri; il viceré ordina, dietro pena di<br />

mille fiorini, che vengano lasciati andare liberamente 148 . Aveva<br />

chiesto ancora l’intervento regio, nel 1495, quando si era diffusa la<br />

notizia che il primo marito voleva privarla della percezione delle sessantaquattro<br />

onze sulle rendite della terra di Giuliana e, soprattutto,<br />

sulle gabelle salsuminis e della carne a lei spettanti in virtù del contratto<br />

redatto dal notaio Pietro Grasso il 23 giugno 1479 e, fino a quel<br />

momento, da lei percepite; il re aveva ordinato agli ufficiali del Regno<br />

142 Asp, P, 71, c. 191.<br />

143 Asp, P, 72, c. 121r.<br />

144 Ivi, c. 226.<br />

145 Asp, P, 97, c. 186 (23 maggio 1481).<br />

146 Nel documento si fa riferimento al contratto<br />

notarile per il quale <strong>Beatrice</strong> era<br />

titolare delle rendite della secrezia e in<br />

virtù del quale aveva nominato secreto<br />

Angilotto di Florino che non aveva presentato<br />

il rendiconto per la X e XI indizione<br />

(Asp, P, 60, cc. 106v-107v).<br />

147 Asp, P, 164, cc. 78v-79r.<br />

148 Asp, P, 169, c. 134 (15 giugno 1496).

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