Settembre 2010 - Belluno Magazine

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km zero Belluno Magazine il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno 8 Rocce, di Benedetto Fiori Presidente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi boschi, camosci Da dieci anni la “Carta Qualità” del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi promuove l’economia locale. La presenza di un Parco Nazionale è certamente un “valore aggiunto” per le imprese del settore agricolo, turistico ed artigianale che si trovano nell’area. Allo stesso tempo molte attività tradizionali, soprattutto quelle agricole ed artigianali, rappresentano un patrimonio storico e culturale che contribuisce a rendere unico il territorio di un Parco, basti pensare ad esempio alle attività di alpeggio in malga. Partendo da queste semplici considerazioni è nato, dieci anni fa, il progetto “Carta Qualità” del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi. Si tratta di un sistema volontario che prevede la concessione della campanula, simbolo del Parco, ai prodotti agricoli e artigianali, alle strutture turistiche, ai negozi e ai ristoranti, che si impegnano a rispettare protocolli tecnici, defi niti dal Parco, che fi ssano precisi standard di qualità dei prodotti e di rispetto dell’ambiente. Le prescrizioni da rispettare per entrare nel circuito sono relative al risparmio di acqua ed energia, al riciclo e riduzione dei rifi uti, ai servizi minimi garantiti al turista, all’uso di prodotti locali e tipici nelle attività di ristorazione. La “Carta Qualità” è uno strumento per promuovere gli operatori locali: i prodotti e le strutture turistiche segnalate acquistano infatti visibilità nei confronti di turisti e residenti; in questo modo si concilia la e… pastin tutela dell’ambiente con la promozione del territorio e la sua corretta fruizione turistica: uno degli obiettivi (e delle grandi sfi de) delle aree protette. Il logo del Parco può essere richiesto da chi svolge un’attività economica all’interno dei 15 Comuni del Parco (Belluno, Cesiomaggiore, Feltre, Forno di Zoldo, Gosaldo, La Valle Agordina, Longarone, Pedavena, Ponte nelle Alpi, Rivamonte Agordino, San Gregorio nelle Alpi, Santa Giustina, Sedico, Sospirolo, Sovramonte). Il marchio può essere utilizzato anche da commercianti e ristoratori che si trovano all’esterno dei 15 Comuni, a patto che vendano prodotti tradizionali dei nostri territori o che li utilizzino per preparare il “menù del Parco”. Il sistema “Carta Qualità” si articola su tre livelli: Campanula d’oro, Campanula d’argento e Amici del Parco. La Campanula d’oro rappresenta l’eccellenza ed è destinata ai prodotti agricoli biologici e ai servizi turistici che hanno ottenuto la certifi cazione europea Ecolabel. Casera Camporotondo. Foto di Settimo Rizzotto - www.settimorizzotto.it La Campanula d’argento è destinata ai prodotti agroalimentari e artigianali, ai servizi turistici, ai ristoratori, alle attività di educazione ambientale che rispettano i disciplinari tecnici elaborati dall’Ente. Gli Amici del Parco sono aziende fornitrici di servizi (come negozi, ristoranti, agenzie di viaggio), possono trovarsi anche all’esterno dei 15 Comuni del Parco e collaborano con l’Ente per raggiungere gli obiettivi di conservazione delle risorse naturali e di sviluppo sostenibile. Queste aziende sono degli “ambasciatori” del Parco presso grandi centri urbani in Italia e all’estero, ma anche nei Comuni limitrofi al Parco. Le aziende di questa terza fascia sono identifi cate da una campanula viola. Entrare nel circuito “Carta Qualità” è semplice: l’operatore compila il modulo di adesione (scaricabile dal sito Internet del Parco all’indirizzo: www.dolomitipark.it), un comitato tecnico del Parco verifi ca il rispetto dei requisiti e concede l’uso del logo. A questo punto l’azienda benefi cia delle attività di promozione curate dall’Ente Parco a livello locale e nazionale, che comprendono: la stampa di pieghevoli in distribuzione gratuita, la partecipazione a Fiere locali e nazionali, l’inserimento in un’apposita sezione del sito Internet del Parco (che solo lo scorso anno è stato visitato da oltre 130.000 persone, che hanno sfogliato più di mezzo milione di pagine). Il progetto “Carta Qualità”, ideato nel 2000, è partito uffi cialmente nel 2001 e, in quasi dieci anni di applicazione, ha registrato un interesse ed un successo crescenti: nel 2002 le aziende aderenti erano una ventina, sono salite a 51 nel 2003 e, nel 2005, erano già raddoppiate arri- SOLUZIONI ASSICURATIVE SU MISURA PRESSO LE NOSTRE AGENZIE DI: BELLUNO via V. Veneto, 115 - tel. 0437/930038 BELLUNO via Caffi, 81 - tel. 0437/943822 TRICHIANA (BL) via Roma, 15 - tel. 0437/555122 PONTE NELLE A. (BL) piazzetta Bivio, 2 - tel. 0437/99345 SEDICO (BL) viale Venezia, 47 - tel. 0437/852047 PIEVE DI CADORE (BL) via Cortina, 43 - tel. 0435/30757 PIEVE D’ALPAGO (BL) via dell’Industria, 8 - tel. 0437/980278 FELTRE (BL) via Peschiera, 1 - tel. 0439/2847 AGORDO (BL) via Carrera, 9 - tel. 0437/640003 MONTEBELLUNA (TV) via Ospedale, 55 - tel. 0423/619855 CASTELFRANCO VENETO (TV) via San Pio X, 79 - tel. 0423/492914 CONEGLIANO (TV) via Battisti, 5 - tel. 0438/34102 TREVISO città via Manin, 76 - tel. 0422/545258 Pascolo al rifugio Boz presso malga Nevetta. Foto di Settimo Rizzotto - www.settimorizzotto.it vando a 109; nel 2007 le adesioni raggiungono quota 197 e, oggi, le aziende che si fregiano del logo del Parco sono 250. Si tratta della più numerosa “comunità” di imprenditori legati ad un Parco esistente in Italia. Un terzo degli aderenti sono produttori agricoli e un altro terzo operatori turistici; poco più del 10% sono commercianti, il 12 % sono ristoratori e la quota rimanente è suddivisa tra artigiani, associazioni culturali e imprese che erogano servizi. Un gruppo di imprenditori che crede nel Parco e che, assieme al Parco, lavora per far conoscere ad un pubblico sempre più vasto un patrimonio unico (come ha riconosciuto anche l’Unesco) che è fatto non solo di rocce, boschi e camosci, ma anche di pastin, formaggio di malga e kodinzon. • Il nostro passato è la migliore garanzia per un futuro sereno. Felici di tutelarvi. Interno di malga Errera, ai Piani Eterni. Foto di Settimo Rizzotto - www.settimorizzotto.it CARITÀ DI VILLORBA (TV) via Galvani, 29/i - tel. 0422/910506 RIESE PIO X (TV) Vallà, via Toti, 26/a - tel. 0423/746184 ONE’ DI FONTE (TV) via Kolbe, 10 - tel. 0423/946164 ODERZO (TV) via Martiri della Libertà, 28 - tel. 0422/710132 SAN POLO DI PIAVE (TV) via Mura, 81 - tel. 0422/856517 MESTRE via Einaudi, 82 - tel. 041/984479 ROVIGO via Oberdan, 17/a - tel. 0425/23185 LUGAGNANO DI SONA (VR) p.zza Martiri della Libertà, 8 - tel. 045/8699186 PADOVA piazza De Gasperi, 22 - tel. 049/651825 PIONCA DI VIGONZA (PD) via Meucci, 1 - tel. 049/646583 TRIESTE via Udine, 32/c - tel. 040/415688 GORIZIA via Codelli n. 4 - tel. 0481/30489 CIVIDALE DEL FRIULI (UD) viale Libertà n. 33/3 - tel. 0432/280115 S. DANIELE DEL FRIULI (UD) via Cavour n. 2 - tel. 0432/955848 > km zero Belluno Magazine il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno 9
km zero Belluno Magazine il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno 10 il futuro dell’agricoltura? di Franco Manzato Assessore Regionale all’agricoltura Che cos’è il km 0? E’ l’atteggiamento culturale, produttivo, economico e politico di chi vuole premiare i nostri imprenditori agricoli, la qualità che sanno esprimere, il territorio e la stagionalità a fronte di una mondializzazione condizionata soprattutto da gruppi multinazionali, che hanno a cuore per prima cosa il loro legittimo profi tto ma non la varietà. Le vette di qualità e l’identità alimentare che abbiamo conquistato spaccandoci la schiena per secoli, che manteniamo con la fatica, la ricerca e la sperimentazione, che difendiamo dagli attacchi di chi ci vuole imporre sapori eguali e omogenei, magari spingendoci a regimi alimentari che possono rivelarsi malsani. Per dirla anche con altre parole, la scelta del km 0 (ripeto politica, produttiva, economica e culturale) è una scelta libera e liberale, che non impone nulla ad alcuno ma vuole soprattutto orientare le coscienze e il mercato e sostenere il reddito delle nostre aziende, sulla scia anche dell’apprezzamento che il made in Veneto e il Made in Italy godono nel mondo, dove addirittura le imitazioni dei nostri prodotti ad inganno dei consumatori sono superiori alla produzione. E, per chiarire ancora meglio, sostenere la scelta del km 0 signifi ca capire che non si può pretendere di gustare il più buon vino del mondo, che è Veneto, di non usare trucioli per barricare, di assaporare formaggi italiani eccellenti, ma nello stesso tempo consentire l’uso di sementi industriali ogm sterili (che cioè non daranno nuove piante l’anno successivo), far rischiare la chiusura di molti allevamenti da latte, eliminare la promozione dei prodotti made in Italy su molti fronti interni e internazionali, farsi un vanto del consumo di frutta tropicale maturata durante lunghi viaggi ad alta produzione di anidride carbonica e che non dà reddito ai nostri agricoltori. Il claim “km 0” è stato coniato da Coldiretti, ma corrisponde alle esigenze della politica veneta e della nostra agricoltura regionale. L’indicazione “km 0” indica una propensione, più che un fatto: rivolgetevi a prodotti che vengono coltivati più vicino a voi, ai consumatori, dei quali potete sapere tutto, a partire dalla serietà di chi li produce, che ha elaborato secoli di professionalità per esprimere il meglio e il tipico a livello qualitativo, con attento rispetto della stagionalità e delle caratteristiche del territorio. Il quale è un bene così fondamentale che A km 0 nessuno dei nostri agricoltori sfrutta fi no a spremerlo e desertifi carlo, ma lo conserva per mantenerlo per sé e le generazioni future. Per il consumatore ci sono la sicurezza alimentare, la qualità, il gusto singolare e magari anche personale, il sostegno materiale alla propria economia e al proprio territorio, un contributo contro l’inquinamento. A quei benpensanti che considerano con suffi - cienza la cosa, e dicono che non si può sostenere il km 0 perché dobbiamo esportare, diciamo subito che solo una persona poco attenta o condizionata, senza escludere anche un po’ di malafede, vede una contraddizione tra le due cose: chi come noi ama la qualità della vita, la cerca e la concretizza, è in grado di offrirla anche agli altri, e con i nostri prodotti noi appunto esportiamo il nostro territorio ma anche il nostro stile di vita. Saremmo pessimi testimonial di ciò che produciamo, se per primi non ne fossimo i consumatori. Del resto, proprio questi critici, pur con le legittime “trasgressioni” alimentare che tutti noi ci permettiamo e che costituiscono tra l’altro un buon metro di confronto, sono loro per primi i migliori consumatori del made in Italy. Il claim Coldiretti “km 0” si è trasformato in una proposta di legge popolare regionale, le cui fi rme sono state raccolte in un batter d’occhio, sposata dalla Giunta di allora e approvata quasi subito e a larga maggioranza dal consiglio regionale del Veneto. Certo, si è dovuto attendere il gennaio di quest’anno per apportare le modifi che che la Commissione Europea ci chiedeva per poterle conferire il visto di conformità. Ma ormai l’obiettivo è raggiunto. Tra parentesi, la principale modifi ca di conformità ha riguardato la sostituzione dell’aggettivo “veneto” proprio con km 0, a signifi care che se pure l’Unione Europea contrasta specifi cazioni territoriali non conformi ai regolamenti, non ha nulla da obiettare ad una politica che sostiene le produzioni di vicinato. L’auspicio ora è che i contenuti di legge che si rivolgono anche alla ristorazione collettiva e lo spirito che li sottende si estendano sempre più, come sta effettivamente avvenendo, tra l’altro con estrema soddisfazione economica di chi ha scelto questa strada sia sul versante produttivo sia della commercializzazione. Perché la gente spende più volentieri, quando sa davvero cosa compra e si rapporta più volentieri con produttori e commercianti all’interno di una fi liera della quale conosce direttamente i protagonisti. E in più il “km 0” crea immagine, anche per il nostro turismo, moltiplicando gli effetti positivi di questa “new economy” molto concreta e molto antica. • Il prosecco bellunese di Roberta De Salvador Il bellunese è diventato area prosecco Doc, ma esiste una lunga tradizione di vitigni autoctoni, tutti da riscoprire. Con la nuova denominazione d’origine controllata e garantita (Docg) Valdobbiadene e Conegliano hanno difeso il primato qualitativo per il nettare frizzante e dorato prodotto con autoclavi in acciaio, mentre la zona di produzione del prosecco, controllato ma non garantito (Doc) si estenderà ora a 9 province del Veneto, Belluno compresa. Un nuovo simbolo con altrettante punte segnalerà il prodotto e alcune importanti cantine, prima fra tutte Bisol, hanno già esposto la loro intenzione di espandersi verso nord, anche se per trovare il terreno ed entrare in produzione ci vorranno diversi anni. Il futuro ci dirà se opere di zonazione e nuovi impianti porteranno risultati qualitativamente positivi per il prosecco, ma al di là di questa “viticoltura d’importazione” il bellunese ha già una sua storia in fatto di vino nella parte bassa della provincia. Nel feltrino, tra Arsiè e Fonzaso più di 200 anni fa si produceva un ottimo nettare degli dei, conosciuto per la sua qualità. Un vino ricco, oltre che nel gusto, grazie ai particolari sentori di montagna, anche di una forte componente acida, fondamentale per mantenere il prodotto durante i lunghi periodi di trasporto verso la corte degli imperatori di Casa Asburgo o, persino nella Corte d’oltre Manica. Shell foto di Settimo Rizzotto - www.settimorizzotto.it Queste conoscenze sono state in gran parte perdute e oggi si cerca di riscoprirle. Come ogni anno a Fonzaso si terrà a settembre la festa dell’uva e proprio da qui è nata l’idea di creare una cantina sociale del vino bellunese su modello Trentino, anche se le quantità molto modeste faticano ancora supportarla. Nel bellunese sono coltivati 23 ettari. Molti vitigni abbandonati dopo la seconda guerra mondiale, comunque, sono stati rimessi a nuovo grazie anche al contributo del Centro Sperimentale di Conegliano grazie al progetto interregionale Italia-Austria. Così diverse aziende stanno crescendo. Tanto per citarne qualcuna: l’agricola De Bacco o la Turrin si Fonzaso, ma anche la Vieceli di Mugnai di Feltre stanno lavorando bene e conquistando piccole nicchie. Il segreto? Puntare sui vitigni autoctoni tra i quali la bianchetta, per i bianchi, vinifi cata anche in versione frizzante molto aromatica e la pavana e la paialonga, per rossi non di lungo invecchiamento, ma molto fruttati. Resta aperta nel territorio provinciale la possibilità di creare produzioni con vitigni internazionali che ricade nell’Igt (Indicazione geografi ca tipica) Dolomiti, condivisa con i vicini a statuto speciale. • Via Feltre, 79 - BELLUNO - Tel. 0437 944750 > cucina & salute Belluno Magazine il periodico gratuito di informazione ed attualità della Provincia di Belluno 11
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