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Profezia dell'anima - only fantasy

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<strong>Profezia</strong> dell’anima<br />

(Bluenocturne N° 55)<br />

Body of Sin<br />

The otherkin 04<br />

Lokan Krayl è vivo, il suo corpo si è<br />

ricongiunto all'anima che gli era stata sottratta.<br />

Ora, per scoprire chi lo ha ucciso e perché,<br />

deve fuggire dagli Inferi, e c'è un solo modo<br />

per farlo: varcare i Dodici Cancelli di Osiride, il<br />

suo eterno nemico. E per farlo ha bisogno di<br />

Bryn, la guida mandata dai suoi fratelli. Un<br />

baratro di menzogne e verità taciute li divide,<br />

eppure quella donna seducente e bellissima<br />

suscita in lui un desiderio travolgente e<br />

inspiegabile che nemmeno il tempo ha saputo<br />

spegnere. Ma come può mettere il proprio<br />

destino e quello del mondo mortale e<br />

immortale nelle mani dell'unica persona di cui<br />

non può fidarsi?<br />

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VOLUME DLB 220


La loro bellezza è incantevole.<br />

Il loro potere senza limiti. Per secoli la solitudine<br />

ha dato loro la caccia, ma all'improvviso un raggio<br />

di luce illumina<br />

le tenebre della loro esistenza con la promessa di<br />

un amore destinato a durare per l'eternità.


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:<br />

Body of Sin<br />

HQN Books<br />

©2011 Eve Silver<br />

Traduzione di Caterina Pietrobon<br />

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale<br />

o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo<br />

con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è<br />

un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita<br />

reale è puramente casuale.<br />

© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A. Milano<br />

Prima edizione Bluenoeturne<br />

gennaio 2012<br />

Questo volume è stato stampato nel dicembre 2011<br />

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)<br />

BLUENOCTURNE<br />

ISSN 2035 - 486X<br />

Periodico quindicinale n. 55 del 13/01/2012<br />

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi<br />

Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009<br />

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale<br />

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA<br />

Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione<br />

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)<br />

Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati<br />

al numero: 199 162171<br />

Harlequin Mondadori S.p.A.<br />

Via Marco D'Aviano 2-20131 Milano


1<br />

Miami, Florida, sette anni prima<br />

«E tu... di che segno sei?» Bryn si fece mentalmente piccola piccola<br />

mentre le parole le scappavano di bocca. Avrebbe dovuto escogitare<br />

qualcosa di meglio. E l'avrebbe fatto, se solo avesse avuto una qualche<br />

idea di come dovesse proseguire quella conversazione. Ma non aveva<br />

esperienza in quel genere di cose.<br />

I tre tentativi precedenti erano stati un completo disastro. Quattro<br />

era ormai il numero magico: o ci riusciva o avrebbe perduto<br />

l'occasione. E non l'avrebbe mai più riavuta.<br />

L'uomo appoggiato al nero bancone lucente era alto e biondo, e i<br />

vestiti addosso gli stavano bene. Non troppo aderenti né troppo<br />

larghi. Era muscoloso, senza essere però corpulento. Fino ad allora lo<br />

aveva solo visto di profilo, ma era un bel profilo. Naso dritto.<br />

Mascella decisa. Considerò che tanta bellezza non nuoceva, anche se<br />

ciò che lui era contava molto di più dell'aspetto.<br />

Era un soprannaturale, di un qualche tipo. Bryn avvertiva l'aria<br />

formicolare scintillando per il suo potere. Forse si trattava di un<br />

qualche demone minore o di un medium di alto livello.<br />

Non era una guida, come lei. Le guide erano tutte di sesso<br />

femminile e non emanavano vibrazioni soprannaturali, cosa che<br />

invece lui faceva con assoluta certezza. Due fattori importanti che<br />

provavano che era qualcosa di diverso. Solo che lei non sapeva di<br />

preciso che cosa. La sua sola presenza lì indicava che era in grado di<br />

salire sulla Terra e quelli davvero potenti erano confinati negli Inferi.<br />

Le sue cognizioni in materia però finivano lì. Avrebbe voluto saperne<br />

di più, ma i suoi fratelli l'avevano protetta, tenendola all'oscuro di<br />

tutto. Avevano stabilito che quanto meno lei sapeva tanto più facile<br />

sarebbe stato controllarla.<br />

E, per un certo periodo, avevano avuto ragione.<br />

«Di che segno sono?» Lui voltò la testa, inchiodandola con uno


sguardo divertito. Aveva gli occhi di un'interessante sfumatura azzurro<br />

chiaro. Proprio come quella dei suoi jeans preferiti. Piacevole,<br />

morbida, calda.<br />

Un brivido le percorse la spina dorsale.<br />

Ma chi voleva prendere in giro?<br />

Quel tizio non era piacevole. Né caldo. Aveva qualcosa di scuro<br />

negli occhi, a prescindere dal fascino del colore.<br />

Eppure era la sua unica speranza e ciò le impedì di fare marcia<br />

indietro e andarsene.<br />

«E tra un po' mi chiederai anche se ci vengo spesso, qui.»<br />

Lentamente lui prese un sorso di birra.<br />

Lei s'inumidì le labbra, più per il nervosismo che altro. Poi notò che<br />

le fissava la bocca e avvertì una prima scintilla di ottimismo: forse, solo<br />

forse, ci sarebbe riuscita. «E tu... ehm... vieni spesso qui?» gli chiese,<br />

felice di dargli ragione.<br />

Lui batté le palpebre e poi rise, di una risata dal suono ricco e caldo,<br />

in forte contrasto con il ritmo martellante della musica. «Non doveva<br />

essere la mia battuta?»<br />

«La tua battuta...? Perché? Te ne servi spesso?» Stava praticamente<br />

urlando per sovrastare il frastuono.<br />

Lui scoppiò a ridere di nuovo. «Stai scherzando, vero?» La fissò fino<br />

a farla sentire come un vetrino sotto il microscopio. Quindi gli occhi gli<br />

si spalancarono e lei ci intravide un barlume di sorpresa. «No, non<br />

scherzi. Okay, ora abbocco. E tu ci vieni spesso qui?»<br />

«Oh, continuamente, lo...» Espirò e scelse la verità perché, in fin dei<br />

conti, che motivo aveva di mentire? «No.» Non era mai stata prima in<br />

quel locale. Proprio come non era mai entrata in nessuno dei pub in<br />

cui si era recata nelle sei notti precedenti. Quel posto lo conosceva<br />

solo perché suo fratello gliene aveva parlato più di una volta: gli<br />

piaceva frequentarlo quando era a Miami. E dal momento che<br />

tendenzialmente andava nei locali bazzicati anche da altri<br />

soprannaturali, Bryn aveva dedotto che probabilmente lì ce ne<br />

sarebbero stati altri come lui.<br />

Normalmente lei non era il tipo di ragazza da


feste-che-durano-tutta-la-notte. A eccezione di tre occasioni, nel corso<br />

dell'anno precedente, in cui era riuscita a sfuggire ai propri fratelli e<br />

ogni volta aveva passato una settimana compiendo gli stessi passi di<br />

quella sera, alla ricerca di un'opportunità per fare ciò che doveva.<br />

Quella era la sua ultima possibilità. Tutti gli insuccessi non<br />

avrebbero contato, se solo fosse finalmente riuscita nel proprio<br />

intento.<br />

Doveva farcela.<br />

Lui la stava ancora guardando.<br />

«È la prima volta che vengo qui» ammise infine.<br />

Il suo sguardo indugiò a scatti su di lei, scrutandola da capo a piedi<br />

e poi risalendo. Bryn resistette al bisogno di abbassare gli occhi per<br />

controllare che la maglietta non avesse macchie.<br />

Lui si sporse facendola ritrarre di scatto, colta di sorpresa. Si raggelò<br />

per un secondo, quindi, con attenzione, le tolse l'elastico rivestito di<br />

tessuto dai capelli, sciogliendole la coda di cavallo così che i lisci capelli<br />

castani ricaddero sulle spalle. «Sono più sexy» le spiegò. «Se cerchi di<br />

rimorchiare qualcuno, così hai sempre una marcia in più.» Quindi si<br />

volse di nuovo verso il bancone, sollevò la bottiglia davanti a sé e si<br />

scolò il resto della birra.<br />

«Potrei offrirti io da bere» disse lei d'un fiato.<br />

Lui le indirizzò un'occhiata eloquente. «Sto aspettando una<br />

persona» si scusò. Era un manifesto rifiuto, ma almeno non se ne era<br />

andato. Si limitò a riappoggiarsi contro il bancone, studiandola come<br />

se lei fosse un puzzle da ricomporre.<br />

«Be', io potrei sempre offrirti un drink intanto che aspetti. E tu<br />

potresti berlo.» Ogni parola era intrisa di disperazione. Non dubitò<br />

nemmeno per un secondo di ricordare un qualche film di infima<br />

categoria. Però aveva ancora la sua attenzione ed era esattamente ciò<br />

che voleva. Per lei non esisteva nessun altro, neppure in<br />

quell'immenso locale. In quel momento, nemmeno nell'intera città.<br />

Aveva sentito dire che ai soprannaturali piaceva Miami. E anche Las<br />

Vegas. Ma Las Vegas non rientrava nella gamma delle possibilità.<br />

Così aveva optato per Miami e quella era la settima - e ultima -


notte che avrebbe trascorso aggirandosi per i locali alla ricerca di un<br />

soprannaturale maschio. Quel tizio accanto a lei era stato il primo che<br />

aveva trovato. Era la sua unica occasione.<br />

O restava incinta quella notte o non lo sarebbe mai stata.<br />

E se non fosse rimasta incinta, non sarebbe mai potuta essere libera.<br />

«Forse sono io la persona che stai aspettando» gli suggerì, senza<br />

prima rifletterci meglio. Per la verità, le sembrò che suonasse<br />

abbastanza bene. Facendosi coraggio, piegò il capo di lato e spinse in<br />

fuori un fianco cercando di avere un'aria sexy.<br />

Lui la guardò di sottecchi. Quindi fece un esame lento e accurato del<br />

suo atteggiamento e infine scosse la testa. «Sul serio?» Sollevò il capo e<br />

si guardò intorno ammiccando perplesso. «Mi sento come se dovessi<br />

accorgermi della telecamera.»<br />

«Telecamera?»<br />

«Già. Su, che cos'è? Una specie di reality televisivo? Una nuova<br />

versione di Candid Camera?»<br />

«Come, scusa?» Bryn scosse il capo.<br />

Lo sguardo gli saettò di nuovo per il locale, mentre le luci<br />

intermittenti gli ballavano addosso, ondeggiandogli sulla pelle.<br />

Bryn si accorse di perdere il suo interesse. Di lì a qualche secondo se<br />

ne sarebbe potuto andare.<br />

Gli si avvicinò furtiva, di poco.<br />

Lui si scostò di poco, altrettanto furtivo, e la scrutò con sguardo<br />

assorto. «È un'idea di Mal?»<br />

«Mal?» Mal era forse una donna? Qualcuno che avrebbe saputo con<br />

precisione che cosa dire per adescare un uomo come quello. Cavolo.<br />

Un tuffo al cuore. «E chi è Mal?»<br />

«Mio fratello.» '<br />

Un senso di sollievo liscio e dolce come il miele. «Ne ho uno<br />

anch'io. Di fratello» gli chiarì. «Anzi, tre. Tutti più vecchi di me. E di un<br />

bel po'.»<br />

«Ah sì?» Lui si guardò di nuovo intorno mentre una parte di quel suo<br />

piacevole umorismo svaniva. «E sono qui?»


Al solo pensiero le venne la nausea. «No. Grazie a dio. Cioè...»<br />

Sventolò in aria una mano, «lo non so se in realtà un dio esista<br />

veramente... È solo un modo di dire, ecco. Quindi... ehm...»<br />

L'attenzione del soprannaturale tornò di scatto su di lei. Le sorrise,<br />

incurvando lentamente le labbra in un modo che lo fece sembrare<br />

quasi... carino. «Tre fratelli, eh? Allora abbiamo questa cosa in comune<br />

noi due...»<br />

«Anche tu hai tre fratelli? Be', avevi già detto di averne uno. Mal,<br />

giusto? Sono più grandi di te anche loro?»<br />

«Tu parli molto» osservò, strascicando le parole con indolenza. «E<br />

fai un sacco di domande. Sei sempre così?»<br />

Bryn aprì la bocca, quindi si bloccò riflettendo sulla propria<br />

risposta. Lei era sempre così. Una volta un amico - o meglio, una<br />

compagnia a pagamento ingaggiata dai suoi fratelli - le aveva<br />

rimproverato di essere una ragazza senza filtro e di avere la tendenza<br />

a saltare di palo in frasca per riempire il silenzio. «Sì.»<br />

«Sincera, eh?» Arcuò un sopracciglio. «E strana.» Scosse il capo e un<br />

angolo della bocca gli si sollevò in un sorrisetto ironico.<br />

«Combinazione che io, normalmente, non troverei attraente.» Il modo<br />

in cui lo disse la indusse a pensare che invece quella volta fosse così.<br />

Lui sollevò la bottiglia di birra vuota facendo un cenno al barista.<br />

«Un'altra, grazie. E questa mia nuova e graziosa amica prende...»<br />

Inarcò le sopracciglia.<br />

Che cosa ordinare? Bryn non beveva alcol spesso. In realtà il gusto<br />

non le piaceva e poi aveva letto qualcosa sul fatto che le donne incinte<br />

non dovevano bere: la cosa valeva anche per quelle che speravano di<br />

diventarlo?<br />

Il barista e il soprannaturale erano rimasti a guardarla in attesa.<br />

Lei appoggiò una mano sul braccio del secondo e per poco non<br />

sobbalzò al bruciore che avvertì: pelle calda su muscoli lisci e compatti,<br />

«lo prendo... te» asserì d'un fiato.<br />

Lui la fissò per un istante più lungo del dovuto, ma lei superò la<br />

situazione da vera sfacciata, sostenendo il suo sguardo.<br />

Infine, lui lanciò un'ultima occhiata al locale intorno a sé e si strinse


nelle spalle. «E perché no?»<br />

Lokan non aveva idea del motivo per cui quella ragazza smaniasse<br />

tanto dalla voglia di calargli i calzoni. Non che di solito non riscuotesse<br />

la sua fetta di attenzione, ma gli sembrava troppo ansiosa. Quasi<br />

disperata.<br />

Era abbastanza carina. Occhi castani. Capelli castano scuro che le<br />

scendevano in una coltre lucente dietro le spalle, da quando lui li<br />

aveva sciolti dalla coda di cavallo.<br />

Doveva avere un antenato asiatico, da qualche parte nell'albero<br />

genealogico. Forse giapponese? Difficile da dire. Avrebbe spiegato<br />

quel bellissimo colore della pelle, la forma degli occhi. La delicatezza<br />

dei lineamenti.<br />

Aveva labbra piene. Da baciare.<br />

Buffo che non l'avesse notato che in quell'istante. Quando lei gli<br />

aveva rivolto la parola, era rimasto divertito, poi aveva diffidato,<br />

pensando che Mal gli stesse giocando qualche strano scherzo. Ma in<br />

quel momento era di vedute più ampie.<br />

C'erano modi ben peggiori di trascorrere alcune ore che non<br />

facendo sesso con un donna graziosa, anche se completamente<br />

sconosciuta. E visto che Mal e Dagan sembravano averlo piantato in<br />

asso, aveva giusto giusto alcune ore a disposizione. Spedì loro un sms<br />

per informarli di aver lasciato il locale, quindi le fece un ampio gesto<br />

con la mano.<br />

«Fammi strada, dolcezza» la invitò, osservando il movimento<br />

oscillante del sedere mentre lei ubbidiva.<br />

Una bella figura. Prima non aveva notato nemmeno quella. E<br />

invece sembrava divenire più attraente a ogni istante che passava.<br />

Forse perché lui la trovava... interessante. Di sicuro era diversa.<br />

Nonostante il fatto che le espressioni e il linguaggio del corpo la<br />

rendessero un libro quasi completamente aperto, Lokan aveva la<br />

sensazione che esistessero in lei diversi strati da portare alla luce. Strani<br />

e forse anche affascinanti.<br />

Lei gli scoccò un'occhiata da sopra una spalla come se fosse


preoccupata di averlo valutato male, e lui la guardò dritto negli occhi,<br />

in profondità. Era una cosa da mietitore d'anime, la capacità di vedere<br />

il Ka - l'anima. E la sua era brillante e aggraziata e...<br />

Wow.<br />

Fu come se lei gli sbattesse una porta in faccia.<br />

Le vide gli occhi, castano scuro, orlati dalle ciglia nere e dolcemente<br />

ricurve. E non vide niente altro, niente di più profondo. L'anima che<br />

aveva osservato gli fu di colpo completamente schermata.<br />

Aveva sentito parlare di rari umani che sapevano mascherare la<br />

propria anima ai sensi dei mietitori, ma in tutti i secoli in cui era stato<br />

agli ordini di Sutekh non ne aveva mai incontrato uno. Fino a quel<br />

momento.<br />

E quindi, sì, c'erano decisamente degli strati da portare alla luce.<br />

Fuori del locale, lei si fermò sul bordo del marciapiede e portò lo<br />

sguardo su e giù per la strada, come incerta sulla direzione da<br />

prendere.<br />

«Da me o da te?» le chiese Lokan, senza credere che lei scegliesse una<br />

delle due alternative proposte. Quasi quasi si aspettava che un<br />

gruppetto di amici sghignazzanti saltasse fuori dal vicolo e gli spiegasse<br />

che si era trattato solo di una qualche prova di coraggio, perché quella<br />

ragazza non sembrava proprio il tipo da prendersi un uomo in un<br />

locale, per una notte.<br />

In quell'istante lei lo guardò, indugiando con gli occhi sul suo volto<br />

prima di abbassarli sul suo corpo. Se la prese comoda, assimilando i<br />

particolari. Per qualche ragione, lui si sentì come se gli stessero<br />

prendendo le misure per un vestito piuttosto che per un incontro<br />

sessuale, cosa un tantino snervante. Che però lo incuriosì.<br />

Quanto gli ci sarebbe voluto per scovare i suoi pulsanti e spingerli<br />

nel modo giusto? Lui era sempre pronto per le sfide.<br />

«Sei molto bello» constatò infine. Un'osservazione, non un<br />

complimento. «Non che importi.»<br />

Lokan rise. «Censuri sempre ciò che dici?»<br />

Lei si batté una mano sulle labbra. «Mi dispiace» mormorò. «Non lo<br />

intendevo come l'ho detto.»


«Bene. Perché tu non mi vuoi per la mia faccia e per il mio corpo,<br />

bensì per la mia grande intelligenza e per il mio scoppiettante senso<br />

dell'umorismo, doti che hai scoperto in me nel corso della nostra<br />

prolissa conversazione.»<br />

«No. Sì. Cioè, no.» Scosse il capo. «Voglio solo fare sesso.»<br />

Lui scoppiò a ridere, non poté farne a meno, e notò che corrugava<br />

le sopracciglia e assumeva un'espressione turbata e adorabile. Avrebbe<br />

voluto allungare due dita e passargliele sui due piccoli solchi sottili che<br />

le segnavano l'espressione, ma aveva la sensazione che, se l'avesse<br />

toccata, sarebbe potuta scappare via. E, stranamente, non si sentiva<br />

pronto alla sua fuga.<br />

«Che ne dici di cominciare con un nome?» le propose. «Il mio è<br />

Lokan. Lokan Krayl.» Le tese la mano.<br />

Lei la osservò così a lungo che lui per poco non la ritrasse. Infine<br />

premette il proprio palmo contro il suo dicendogli: «Ehm... Bryn...<br />

Carr. No, cioè, Carrie».<br />

«Quale è? Bryn o Carrie?» Stranamente, si era aspettato che avesse<br />

la mano fredda. Forse perché gli sembrava tanto nervosa. E invece la<br />

pelle era liscia e calda, e, quasi senza rendersene conto, al suo<br />

tentativo di ritrarre la mano si ritrovò a rafforzare la presa solo di un<br />

po'. Le passò il polpastrello del pollice sulle nocche. Una pelle morbida<br />

su un'ossatura delicata.<br />

«Per stasera dovevo essere Carrie.» Abbassò gli occhi e rimase a<br />

fissare le loro mani intrecciate, senza più cercare di sciogliersi dalla<br />

stretta, mentre lui le faceva scivolare il pollice lungo la piega interna<br />

del polso fino a raggiungere il centro del palmo. Trasse un rapido<br />

respiro, quindi aggiunse: «Tu potresti chiamarmi anche Bryn».<br />

«Okay. Bryn è il tuo vero nome?»<br />

«Ma è importante?» Un lampo nei suoi occhi.<br />

Lokan scorse una nuova velatura di umorismo e una presa di<br />

coscienza più che accennata: sapeva che stava ingarbugliando le cose<br />

per bene. «Avevi progettato di servirti di un falso nome.»<br />

«Sì. Purtroppo non sono brava con il genere avventuroso. Né<br />

con...» Scosse il capo e fece un gesto vago con la mano sinistra perché


la destra era ancora intrappolata nella sua. «... questo.»<br />

«Questo?»<br />

Lei agitò l'indice avanti e indietro tra di loro. «Questo. Noi due.<br />

Questo.»<br />

«Ah, intendi, nel rimorchiare un tizio in un locale?» Trovava quella<br />

conversazione, così com'era, altamente piacevole.<br />

Lei sollevò gli occhi, che luccicarono alla luce del lampione. Occhi<br />

davvero belli. E il profumo della sua pelle poi, dei suoi capelli... Lokan<br />

si sporse leggermente a inspirarlo profondamente. Aveva un buon<br />

odore. Più che buono. Avrebbe voluto appoggiarle le labbra sul collo,<br />

lì dove pulsava, e leccarla.<br />

«Profumi di biscottini appena sfornati» mormorò. «E io ho una<br />

passione per i dolci.»<br />

«Non avevo profumi, di solito non ne uso. Ma, siccome venivo qui,<br />

ho pensato che avrei dovuto metterlo e avevo letto che si può usare<br />

l'estratto di vaniglia.» Una frase rincorreva l'altra, come se lei si volesse<br />

affrettare a pronunciarle tutte. Si strinse nelle spalle. «Mi piace<br />

cucinare, soprattutto al forno. Biscotti. Ma non mangiarli. I biscotti,<br />

intendo. Solo cuocerli. Non è che mi piacciano i dolci.»<br />

Lokan non era certo di aver seguito bene quel mini monologo, ma<br />

gli piaceva la sua voce perché leniva, liscia, morbida, come la sua pelle.<br />

«No? A me invece piacciono.»<br />

In realtà lui e i suoi fratelli avevano preso l'abitudine di cacciarsi<br />

continuamente in bocca dolciumi per soddisfare quel loro<br />

metabolismo per metà divino con una rapida carica di glucosio.<br />

Facendo un passo avanti, colmò il vuoto tra loro. La testa le si<br />

riversò all'indietro mentre traeva un respiro mozzato. Gli occhi le si<br />

spalancarono e lui notò le pupille dilatarsi. Paura? Desiderio? Gli<br />

sarebbe piaciuto pensare che si trattasse della seconda ipotesi, ma non<br />

l'avrebbe portata da nessuna parte fino a quando non ne fosse stato<br />

sicuro. La sua reazione a un bacio glielo avrebbe rivelato e in quel<br />

momento il dolce che desiderava maggiormente era lei.<br />

Lokan abbassò lentamente la testa, concedendole molto tempo per<br />

cambiare idea, per fermarlo. Inspirò profondamente. Profumava


davvero di vaniglia. E di qualcos'altro, di altrettanto delizioso.<br />

«Shampoo alla fragola?» Aveva le labbra a un respiro da quelle di lei.<br />

«Sì. Si chiama Strawberry Blast. Cercavo quello al cocco, ma<br />

l'avevano finito e quello alla fragola era scontato, così ne ho comprate<br />

due bottiglie e io...»<br />

Lui la baciò, arginando quel fiume di parole. Le labbra le si<br />

dischiusero per la sorpresa, poi fu lui a essere colto alla sprovvista. Era<br />

come se le avessero premuto il pulsante dell'accensione. Lei non si<br />

limitò a lasciarsi baciare. Passò al comando. Sollevandosi sulle punte,<br />

modellò il proprio corpo contro il suo e con la lingua gli diede un<br />

colpetto prima di scivolare via.<br />

Un assaggio. Per stuzzicarlo.<br />

Lui voleva di più.<br />

La voglia lo prese con un'intensità inaspettata.<br />

Per un secondo dimenticò dove si trovavano. Richiuse la mano a<br />

pugno sui lunghi capelli setosi e le tirò indietro la testa.<br />

Lei ancheggiò con i fianchi contro quelli di lui e gli premette i seni<br />

sul torace. Gli risalì con le mani appiattite lungo le braccia e sulle<br />

spalle, e infine gli intrecciò le dita tra i capelli. Non era schiva, al<br />

contrario. Liberò il proprio ardore in un'ondata che lo travolse<br />

completamente. Quella ragazza era davvero una da o-tutto-o-niente.<br />

Quando lui inclinò la bocca sulla sua e approfondì con forza il<br />

bacio, lei emise un suono meraviglioso, a metà tra il gemito e il<br />

sospiro.<br />

Era un mare di contraddizioni, la piccola signorina Bryn. Ed era<br />

calda come la sabbia della spiaggia sotto il sole di luglio.<br />

Con una mano lui le sfiorò il fianco, la curva della vita, poi si arrestò<br />

ricordando dove si trovavano. Per strada. Fuori, all'aperto.<br />

Continuando a cingerle la vita con un braccio, le domandò di<br />

nuovo: «Da te oppure da me?».<br />

Passarono secondi, quindi lei si ritrasse a fissarlo, le pupille dilatate,<br />

le labbra umide e rosee, lasciandogli l'impressione che stesse<br />

riordinando i pensieri. «Da te» scelse infine, e lo sguardo le cadde sulla<br />

sua bocca.


A lui non serviva altro invito. La baciò di nuovo e quel suo sapore<br />

delizioso unito al suono sottile che emise mentre gli apriva la bocca<br />

non fecero che alimentare la voglia. Bryn gli afferrò la maglietta<br />

estraendone l'orlo dai jeans prima di affondarci sotto le mani e di<br />

conficcargli le unghie nella schiena. In lei il desiderio compensava<br />

quella che lui sospettava fosse una mancanza di esperienza.<br />

Non c'era da preoccuparsi. Lui era più che felice di offrirle un<br />

servizio da tutor. Quando la baciò, gli si sciolse tra le braccia. Quando<br />

le accarezzò la schiena con le mani fino a stringerle le natiche, lei<br />

rispecchiò le sue mosse e premette i fianchi contro i suoi. Era<br />

un'inaspettata combinazione dolce-piccante e lui era sbigottito da<br />

quanto ne fosse eccitato.<br />

Lokan strappò la bocca dalla sua e lei sospirò. Aveva le labbra un<br />

po' gonfie e umide per i baci, gli occhi lucidi, le palpebre semichiuse, i<br />

capelli arruffati.<br />

Era sexy da morire, ma da qualche parte, nel fondo della mente, gli<br />

suonò un campanello d'allarme. Perché era apparsa nel locale con i<br />

capelli raccolti in una coda di cavallo e con pochissimo trucco, a parte<br />

il gloss rosa per le labbra. Perché aveva addosso solo un normalissimo<br />

paio di jeans e una maglietta sotto la giacca denim. Non si trattava<br />

esattamente del tipo di abbigliamento da vieni-e-scopami che la<br />

maggior parte delle donne avrebbe esibito andando in cerca di preda.<br />

E anche... perché, a prescindere dalla voglia e dall'interesse che<br />

dimostrava, era sfacciatamente chiaro che non era molto esperta.<br />

Nell'insieme aveva per le mani tutti gli ingredienti per una torta<br />

sta'-in-guardia-e-sta'-attento.<br />

Sollevandola contro di sé, abbassò la testa e la baciò di nuovo. Non<br />

aveva mai veramente imparato a stare attento. A essere politico sì.<br />

Attento no. Altrimenti, che razza di divertimento ci sarebbe stato?<br />

Malthus Krayl gettò uno sguardo al cellulare. Il messaggio di Lokan<br />

non aveva senso. Non aveva in programma di incontrare il fratello a<br />

Miami. Ma che importava? Lokan probabilmente aveva voluto<br />

mandare il messaggio ad Alastor o a Dae.<br />

Con una scrollata di spalle, si ricacciò il telefono in tasca. Quindi


schiaffò la mano contro il fianco dell'aeroplano. L'equilibrio era un po'<br />

una sfida visto che il Cessna, privo di guida, stava precipitando a terra.<br />

Sollevando la testa, osservò il pilota in piedi, giusto davanti a lui.<br />

Be', non era esattamente in piedi: era più ciondolante.<br />

«Dove eravamo?» chiese Mal con un sorrisetto, pregustando il<br />

brivido d'eccitazione. «Ah, sì. Stavamo per arrivare al punto.»<br />

Estrasse la mano dal torace dell'uomo con le dita strette intorno al<br />

cuore. Il corpo si afflosciò sul pavimento della cabina con un tonfo<br />

sordo, quindi scivolò in avanti sotto la spinta della forza di gravità.<br />

Lasciò cadere l'organo nella sacca di cuoio che portava a tracolla,<br />

quindi si accucciò e rificcò la mano nella cavità, senza perdere mai di<br />

vista gli alberi che si ergevano verso di loro. Non aveva che secondi.<br />

Solo secondi.<br />

«T'ho presa» disse mentre l'anima nera gli si arricciava intorno al<br />

polso, risalendogli poi su per il braccio.<br />

Era un po' a corto di tempo. La parte inferiore del velivolo grattò<br />

contro le punte degli alberi più alti proprio mentre lui si raddrizzava e<br />

apriva un portale per gli Inferi. Del fumo nero si sollevò verso di lui<br />

unito a un freddo indescrivibile.<br />

Entrò nel buco interdimensionale proprio nel momento in cui il<br />

Cessna scoppiava in una gigantesca palla di fuoco.<br />

L'adrenalina lo fece vacillare. Proprio una bella scarica. Avrebbe<br />

dovuto riprovarci una volta o l'altra. E magari aspettare solo un attimo<br />

in più prima di uscire.<br />

Aveva una vera e propria passione per il brivido da filo del rasoio.


2<br />

L'atrio dell'hotel era deserto a eccezione di due uomini dietro il<br />

banco della reception, che erano più interessati alla loro<br />

conversazione che a qualsiasi altra cosa accadesse intorno.<br />

Lokan appoggiò l'avambraccio di traverso alla porta aperta<br />

dell'ascensore e lo trattenne mentre Bryn si affrettava a entrare e a<br />

schiacciare la schiena contro il fondo dell'abitacolo: lo guardò, gli<br />

occhi scuri grandi e guardinghi, calmi però, per la prima volta da<br />

quando l'aveva incontrata.<br />

Be', tranne nei momenti in cui l'aveva baciata.<br />

Lo sguardo gli si abbassò sulle sue labbra e lei si appiattì contro la<br />

parete.<br />

«Che odore di mele» notò. «Ma è una specie di odore chimico.<br />

Penso che si tratti di un deodorante per ambienti. Non ho visto un<br />

potpourri nell'atrio, lo credo che, se vuoi mettere della mela in un<br />

potpourri, allora la cannella è...»<br />

«Sono io che ti rendo nervosa?» Teneva ancora aperta la porta<br />

dell'ascensore, senza accennare a entrarci.<br />

Avevano camminato fin lì dal locale e lei aveva parlato per tutto il<br />

tempo, quasi sempre di dolci fatti al forno. Cosa che, in realtà, gli<br />

aveva messo fame. Aveva un debole per i dolci. Bryn lo fissò, strinse le<br />

labbra, quindi gli disse: «Ho sempre la sensazione di dover riempire il<br />

silenzio». Gli occhi le si spalancarono, come se, con quell'ammissione,<br />

l'avesse colta alla sprovvista.<br />

«Okay.» Lokan entrò, ma rimase sul lato opposto a lei. «Allora<br />

continua a parlare.»<br />

«Davvero?»<br />

«Sì. Mi piace ascoltarti mentre parli.»<br />

«Sul serio?»<br />

Rise. «Sì. Perché ti sorprende tanto?»


Qualcosa le guizzò negli occhi. Poi si strinse nelle spalle. «Credo di<br />

parlare così tanto che la gente in pratica non presta attenzione a ciò<br />

che ho da dire.»<br />

«Peggio per loro.»<br />

Lo sguardo che gli rivolse non era né scherzoso né sexy.<br />

Esaminatore forse... meditabondo. Come se lei fosse rimasta sgomenta<br />

nel trovare più di quanto si fosse aspettata. La cosa lo fece sentire<br />

strano.<br />

Si diede uno scossone mentale. Lei lo divertiva e lo confondeva. Per<br />

essere una donna che se ne era uscita dicendo di voler fare sesso, non<br />

stava facendo molto per spingere le cose in quella direzione.<br />

Ma il suo comportamento non era la cosa più strana di quella<br />

combinazione. No, la cosa che più sorprendeva Lokan era la propria<br />

stessa reazione. Gli piaceva ascoltarla parlare. Gli piaceva la sua voce.<br />

In lei non c'erano sotterfugi. Lui di solito ascoltava conversazioni<br />

concentrato sulla decifrazione del vero significato celato dietro ogni<br />

singola parola.<br />

Con Bryn ciò che sentivi era ciò che sentivi. Niente stratagemmi.<br />

Soltanto ricette.<br />

Per un istante Lokan pensò che dopo il sesso avrebbe potuto<br />

desiderare di conoscerla un pochino. O molto. Avrebbe anche solo<br />

potuto provare il desiderio di sperimentare alcune di quelle ricette di<br />

tanto in tanto.<br />

Era rischioso. Se da un lato un incontro di una o due notti non era<br />

escluso, lui attribuiva una grande importanza all'evitare rapporti di<br />

qualsiasi tipo con una donna umana. Sarebbe stato troppo complicato<br />

mantenere segrete certe cose oppure spiegare perché non invecchiava<br />

mai.<br />

Alla fine, si sarebbe trovato a corto di menzogne.<br />

Nonostante il suo incoraggiamento, Bryn aveva smesso di parlare.<br />

Se ne stava semplicemente lì a fissarlo. E quando l'ascensore iniziò a<br />

salire, gli occhi le si spalancarono: sembrava molto più che nervosa.<br />

Sembrava spaventata.<br />

«Ehi» le disse, avvicinandosi di un passo per accarezzarle la curva


della guancia. «Niente pressioni. Questa cosa non deve andare da<br />

nessuna parte. Possiamo anche solo...» Non riuscì a terminare.<br />

Con un suono inarticolato, lei gli si lanciò contro, le dita si<br />

intrecciarono ai suoi capelli, e la bocca pretese una reazione, quando<br />

la lingua lo stuzzicò con piccoli guizzi.<br />

La voglia lo travolse, scorrendogli impazzita nel sangue, giù, dritta<br />

all'inguine. Da zero a cento chilometri all'ora in meno di quattro<br />

secondi. Maledizione, era eccitante da morire e nemmeno lo sapeva.<br />

Ma forse quello faceva proprio parte dell'attrazione.<br />

La fece aderire alla parete, mettendole una coscia tra le sue,<br />

suscitando quel particolare suono sottile, bellissimo, a metà tra un<br />

brontolio mozzato e un gemito. Assunse il comando, approfondì il<br />

bacio, le mordicchiò il labbro inferiore, glielo succhiò delicatamente.<br />

Lei si occupò dei bottoni della sua camicia finché non restò aperta.<br />

Le mani le tremavano mentre gli toccava la pelle nuda e con le unghie<br />

scendeva a rigargli l'addome.<br />

«Siamo in un ascensore» le ricordò quando le dita raggiunsero il<br />

bottone dei suoi calzoni. Una parte di lui stava urlando che non<br />

importava, che avrebbe potuto colpire il pulsante di arresto di<br />

emergenza, abbassarle i jeans con uno strattone e prenderla lì, contro<br />

la parete.<br />

Solo che non voleva precipitare le cose. La voleva completamente<br />

nuda, un vero e proprio banchetto del quale poter godere, e la sua<br />

suite era a un solo minuto di distanza.<br />

Dietro di lui, la porta dell'ascensore si aprì ritirandosi nella parete.<br />

Un'occhiata da sopra una spalla gli rivelò un corridoio vuoto. Di<br />

slancio la sollevò tra le braccia, un gesto romantico del tutto insolito<br />

nel suo repertorio, ma adatto a quel momento.<br />

Lei gli affondò il viso nel collo e percorse la pelle con la lingua,<br />

quindi lo morse con forza sufficiente a infondere piacere. «Hai un<br />

buon odore» gli sussurrò. «Sai di lime, lo adoro cucinare la torta al lime<br />

delle Keys e mi piace che mi riesca proprio bene. Ottenere la giusta<br />

misura di dolce e agro e...»<br />

Lui voltò la testa e la baciò, con passione, esigente, mentre lei lo<br />

tratteneva, lo tirava verso di sé, verso la sua bocca aperta, così


dannatamente dolce. «Tessera della camera, tasca destra dei calzoni» le<br />

mormorò contro le labbra.<br />

La mano serpeggiò nella tasca e le dita sfiorarono il membro sotto il<br />

tessuto sottile. Le si mozzò il fiato. «Oh.»<br />

«Già.» Non riuscì a trattenere un sorriso. «Quello non è la tessera<br />

della camera.»<br />

Le dita si spinsero nel fondo della tasca e ne uscirono con la tessera<br />

che poi Bryn inserì nella serratura. Un lampeggio prima rosso e poi<br />

verde. La maniglia si abbassò. La porta si spalancò.<br />

Una volta all'interno, lui la richiuse con un calcio e lasciò scivolare<br />

Bryn a terra davanti a sé. Le braccia di lei gli cinsero la vita. Una mano<br />

si sistemò sul sedere e l'altra risalì sotto la camicia fin sulle reni, pelle<br />

contro pelle, tirandolo più vicino, impaziente. Quindi inclinò il capo<br />

all’indietro offrendogli quella sua bocca, così seducente e allettante,<br />

turgida per i baci.<br />

Allora lui si prese ciò che gli veniva offerto.<br />

Le sbottonò i jeans e le fece scivolare le dita sotto le mutandine. Era<br />

calda e bagnata, ed ebbe un brivido contro la sua mano mentre lui le<br />

faceva scorrere il palmo contro le pieghe umide.<br />

«Sei così bella. Così dannatamente bella.» Il sangue gli esplodeva<br />

nelle vene. Il membro gli faceva male. Voleva entrare dentro di lei,<br />

subito, lì, dov'era. L'avrebbe spogliata dopo. Con il secondo giro se la<br />

sarebbe presa comoda. E anche con il terzo.<br />

Bryn gli ficcò una mano nei calzoni e s'impossessò del suo sesso e<br />

Lokan aggiunse mentalmente un quarto giro.<br />

Bryn si sentiva andare a fuoco. Non poteva smettere di muoversi -<br />

il dondolio del bacino, la schiena che si arcuava per premere i seni<br />

contro il petto di Lokan, le dita che si stringevano intorno al pene<br />

lungo e duro, caldo sotto le sue dita.<br />

Gli teneva una mano appoggiata di piatto sul torace: i muscoli sotto<br />

le dita erano tesi, il cuore impazzito.<br />

Emise un grido quando lui strappò di scatto le labbra dalle sue e<br />

ritrasse la mano dalle mutandine: la voglia di quel contatto era tanta


da far male. Poi sentì i suoi denti graffiarle la mascella e la gola e la<br />

giacca scivolare giù per le braccia e cadere sul pavimento, subito<br />

seguita dalla maglietta. Fu costretta a lasciargli il membro e,<br />

all'improvviso, l'aria fredda le investì la pelle.<br />

«Per favore» sussurrò, senza nemmeno sapere bene di che cosa lo<br />

stesse pregando. Lo voleva toccare. Voleva che lui la toccasse. Voleva<br />

scendere sulle ginocchia, prenderglielo in bocca, stuzzicarlo e<br />

morderlo. Così gli succhiò la lingua.<br />

«Bryn» mormorò lui roco. E in quell'istante lei fu profondamente<br />

lieta di avergli detto la verità riguardo al proprio nome.<br />

Le mordicchiò la gola. Le morse una spalla. Un calore incandescente<br />

la trapassò, lasciandola tremante, mentre lui le premeva le labbra sulla<br />

curva del seno, proprio sopra la coppa di pizzo del reggiseno. La vide<br />

mordersi un labbro per non gridare, mentre un'ondata di desiderio la<br />

travolgeva.<br />

Sollevata la testa, la fissò, gli occhi azzurro denim resi più scuri dal<br />

desiderio. «Su, rallentiamo un attimo.» La fissò mentre le spingeva giù i<br />

jeans, sui fianchi, sulle cosce.<br />

Lei si servì del tacco per abbassare una gamba del tessuto fino alla<br />

caviglia, poi spostò il peso per liberarsi il piede, e infine ripeté quella<br />

danza goffa con l'altra gamba. Notare che un angolo della bocca gli si<br />

incurvava in un cupo sorriso sexy le innescò una reazione calda, che le<br />

risalì a spirale dal ventre, come quando una stufa a gas da una scintilla<br />

prende fuoco.<br />

Allungando una mano, Lokan trascinò la punta dell'indice lungo la<br />

spallina del reggiseno e poi più giù, sul rigonfiamento del seno e là<br />

dove il capezzolo sbirciava tra il pizzo. Questo la fece arcuare,<br />

trattenere di scatto il respiro, e poi restare di nuovo senza fiato<br />

quando staccò la mano.<br />

«Carini, i fiocchi» commentò prima di scuotere la testa. «In fondo<br />

perché non mi sorprende? lo quasi quasi mi aspettavo che fossero<br />

bianche.»<br />

Lei abbassò lo sguardo sulle proprie mutandine in pizzo color<br />

lavanda e sul reggiseno coordinato con i fiocchetti color porpora.<br />

«Non ti piacciono i fiocchetti?» Era la sua voce quella, così bassa e roca?


Le dita si mossero di nuovo, più in basso, lungo la curva esterna del<br />

seno, sfiorandole la vita, poi più giù fino a toccare il fiocchetto<br />

porpora sul fianco.<br />

«Be', in questo esatto momento, mi piacciono dannatamente.»<br />

Abbassando la testa, le prese un capezzolo coperto dal pizzo e<br />

glielo morse. Non forte. Soltanto una graffiatina con i denti, una<br />

pressione sufficiente a farla gemere.<br />

Quando smise, lei gli sussurrò: «Fallo di nuovo».<br />

Lui non ubbidì. Si servì dei denti per abbassare il bordo del<br />

reggiseno in pizzo, scoprendole il capezzolo. Quindi lo accarezzò con<br />

la lingua mentre lei gli serrava una mano tra i capelli e con l'altra gli<br />

artigliava una spalla.<br />

Le dita si sostituirono alla bocca e lui si spostò sull'altro seno,<br />

scoprendole il capezzolo e prendendolo in bocca.<br />

Lei inarcò la schiena. «Voglio...» Le si mozzò il respiro quando lui la<br />

succhiò più forte, tirando. Le parole scomparvero, e anche i pensieri.<br />

Non c'erano che lui e la voglia che scatenava. Non esisteva che la<br />

sensazione della sua bocca sui seni e delle sue dita che si facevano<br />

strada tra le gambe. Le carezze non furono più delicate. Lui spinse le<br />

dita su, dentro, premendole il palmo della mano contro il clitoride,<br />

facendola contorcere, andare in fiamme.<br />

Allora gli percorse la schiena con una mano, scendendo fino sui<br />

glutei. Frenetica, gli strattonò i pantaloni, agganciandogli con le dita<br />

l'elastico dei boxer, e tutto scivolò giù.<br />

Portandosi una mano tra le cosce, Bryn intrecciò le proprie dita a<br />

quelle di lui, quindi le richiuse - umide del suo stesso corpo - intorno al<br />

membro pulsante e lo stuzzicò dalla base all'apice, facendolo gemere.<br />

Lokan non si preoccupò di toglierle le mutandine, si limitò a<br />

spostarle il lembo di tessuto di lato e richiuse la mano su quella di lei,<br />

premendole le dita contro il pene mentre si posizionava.<br />

Lui portò in avanti i fianchi quanto bastava per spingerle dentro la<br />

punta liscia e lei, sentendolo grosso e caldo tra le gambe, appoggiò il<br />

capo contro la parete, mordendosi il labbro inferiore con i denti. Era<br />

bello. Molto più che bello.


Quando Lokan affondò completamente dentro di lei, il fiato le<br />

abbandonò i polmoni di colpo.<br />

«Cazzo.» La parola pronunciata con voce bassa e dura, a fatica,<br />

come se lui non volesse lasciarla andare. Poi si mosse, lento, con spinte<br />

profonde che la allargavano e la riempivano, sciogliendole le ossa.<br />

Inserì una mano tra i loro corpi. Dita abili che si mossero a un ritmo<br />

perfetto, fino a quando lei non poté più pensare e a malapena<br />

respirare.<br />

La pressione dentro di lei crebbe e si sentì sul punto di urlare.<br />

In sincronia si univa a ogni sua spinta, prendendolo più in fondo<br />

dentro di sé, dimentica del proprio scopo. In quel momento non<br />

esisteva che la sensazione del corpo di Lokan e della reazione fisica che<br />

lui le stava strappando.<br />

«Sei così dolce. Così dannatamente dolce, cazzo.» Le dita la<br />

accarezzarono un po' più in fretta. Il pene era così grosso e duro<br />

dentro di lei.<br />

Stringendo le mani a pugno tra i suoi capelli, Bryn di scatto gli prese<br />

la bocca e lo baciò, lo morse, frenetica, famelica. Si sentiva come un<br />

violino a cui stessero tendendo al massimo le corde, sempre di più,<br />

sempre di più...<br />

Con un grido salì a spirale oltre l'apice del piacere. Il corpo ebbe un<br />

tremito, volando a frantumarsi in migliaia di pezzi, i muscoli irrigiditi,<br />

la schiena inarcata, e lui lì, dentro di lei e tutto intorno.<br />

Lokan emise un suono basso e cupo e si spinse con forza, e poi<br />

ancora, e ancora fino a che Bryn non lo sentì pulsare dentro di sé, il<br />

fisico che si irrigidiva sotto le sue mani, il respiro convulso contro le<br />

labbra.<br />

Per un secondo chiuse gli occhi e si concesse di godere perché ciò<br />

era molto diverso, era molto di più di quanto si fosse aspettata.<br />

«Letto» mormorò lui e ce la portò. E con dei baci leggeri come<br />

piuma sui seni e con carezze delicate tra le cosce, ricominciò tutto da<br />

capo.<br />

Ore più tardi, Bryn rotolò su un fianco e scorse Lokan seduto sulla


sponda del letto, nudo, la lampadina sul comodino lo inondava di<br />

luce dorata. Per un lungo istante, rimase a fissarlo, stordita da ciò che<br />

era accaduto tra loro. Tanta intimità tra due estranei. «Mi piace il tuo<br />

naso. Pensavo che fosse perfettamente dritto, ma non è vero. Ha una<br />

gobba sottile.» Sollevò un dito e ve lo passò sopra.<br />

Lui rimase del tutto immobile, con un'espressione impassibile. Che<br />

lo avesse offeso?<br />

«In un primo momento non me ne ero accorta» si affrettò ad<br />

aggiungere. «Cioè, ti ho visto di profilo prima che in viso, ma non<br />

avevo notato la gobba. È un fattore positivo, non negativo...»<br />

Lui arcuò le sopracciglia nello stesso istante in cui si fece scuro in<br />

volto. Bryn non avrebbe mai pensato che si potesse assumere<br />

un'espressione simile. Le venne da ridere. E la cosa intensificò<br />

l'espressione corrucciata.<br />

«Ti ho offeso. Non volevo. Sei molto bello, davvero. Ho pensato<br />

subito che avevi un profilo stupendo, ma di viso, be', sei...» Le parole<br />

le mancarono mentre abbassava il capo, imbarazzata e spaventata.<br />

Era bello. Niente da dire. Aveva un fisico slanciato dai muscoli<br />

lunghi e scolpiti e dalla pelle liscia.<br />

«Oh, accidenti» inveì poi in un soffio.<br />

Lui scoppiò in una risata dal suono basso e pieno che la avvolse<br />

tutta, invitandola a unirsi a lui e facendole provare un brivido di<br />

piacere. «Sei davvero unica, Bryn. Davvero. Proprio unica.»<br />

«Ho quest'abitudine di parlare incessantemente. I miei fratelli mi<br />

prendono sempre in giro per questo.»<br />

«A me piace.»<br />

E a me piaci tu. Nell'istante in cui la frase le si formulò nella mente,<br />

la scacciò. Non voleva che gli piacesse, non voleva nemmeno osare<br />

rivederlo. Non era quello lo scopo di quella notte.<br />

«Mi piaci tu» specificò lui in tono caldo e divertito.<br />

La testa le si sollevò di scatto e Bryn vide qualcosa guizzargli negli<br />

occhi. «Quando mi guardi in quel modo, mi sento come se fossi<br />

immersa in un bagnoschiuma caldo» sussurrò, catturata dal momento.


«Quando mi guardi tu così, mi viene tanta voglia di tenerti<br />

compagnia in quel bagno caldo.» Si sporse a baciarla, la bocca gentile,<br />

le labbra e la lingua che la stuzzicavano. Pose fine al bacio lentamente,<br />

quindi si raddrizzò e le tese una mano. «Per la vasca da bagno, da<br />

questa parte.»<br />

Lei lo fissò, rimpiangendo di non potergli fare una fotografia, per<br />

avere un ricordo del momento, del modo in cui lui la stava<br />

guardando. Quindi appoggiò la mano nella sua e si lasciò mettere in<br />

piedi.<br />

Lokan si risvegliò con un sorriso sul volto. La stanza era immersa<br />

nella penombra, ma attraverso una fessura delle tende si scorgeva la<br />

luce del sole.<br />

Rotolando sul fianco, cercò Bryn. Così innocente, dolce e più<br />

focosa dell'inferno. Si era rivelata una sorpresa sotto tutti i punti di<br />

vista. L'aveva avuta nella vasca da bagno, poi contro la parete, e a<br />

letto. Poi anche sul tappeto perché lei, ridendo, si era allontanata a<br />

passo di danza e, quando lui si era tuffato per afferrarle la caviglia e<br />

l'aveva atterrata, entrambi avevano deciso che il tappeto era più che<br />

comodo. Si era ritrovato con un'escoriazione sul sedere, ma era valsa<br />

la pena di averla a cavalcioni sopra di sé.<br />

Un altro giretto sul letto non avrebbe affatto guastato.<br />

E così fu una vera e propria delusione scoprire che non si trovava<br />

più lì.<br />

Si sollevò portando le gambe oltre la sponda del letto e lanciò uno<br />

sguardo alla porta del bagno. Era aperta. La luce spenta.<br />

Si alzò in piedi, afferrò i pantaloni di una tuta, quindi avanzò scalzo<br />

nel salottino, aspettandosi di trovarla lì. Non c'era, ma la porta che<br />

dava sul balcone era parzialmente aperta e le tende fluttuavano al<br />

vento leggero.<br />

Bello. Sesso di mattina sul balcone con vista sull'oceano. Era pronto.<br />

In più che in un solo senso.<br />

Stava per uscire quando un bussare alla porta lo trattenne.<br />

Nel corridoio c'era un fattorino con un'enorme scatola bianca


legata da un nastro color lavanda. Un leggero profumo di vaniglia<br />

permeava l'aria.<br />

«Il signor Krayl? Hanno consegnato questo per lei alla reception.»<br />

Lokan ebbe un tuffo al cuore. Per colpa del fiocco color lavanda.<br />

«Ha visto chi l'ha lasciato?»<br />

«Sì, signore.»<br />

«Maschio? Femmina?» Lo sapeva già.<br />

«Femmina.»<br />

Lokan non guardò neanche più la porta del balcone. Lei non era lì.<br />

A quel pensiero si sentì stranamente debole. E si chiese come avesse<br />

fatto a sgattaiolare via senza svegliarlo.<br />

Stese una mano, arraffò un rotolo di banconote dalla console<br />

dietro la porta e allungò un paio di biglietti da venti al ragazzo. «Me la<br />

puoi descrivere?»<br />

«Capelli scuri. Legati a coda di cavallo. Maglietta rossa. Short neri,<br />

lunghi al ginocchio.» Il ragazzo si arrestò. «O forse blu scuro. Non ne<br />

sono sicuro.»<br />

La descrizione era sufficiente a confermare la sua identità. Bryn si<br />

era data un gran da fare quella mattina.<br />

«Che ore sono?» chiese, sfregandosi la mascella con il palmo della<br />

mano.<br />

«Le quattro, signore.»<br />

Il che significava che si era data un bel da fare quel pomeriggio.<br />

Passò un'altra banconota al ragazzo e quello gli diede la scatola.<br />

Quindi si ritrovò solo.<br />

La cosa lo turbava, senza che riuscisse a trovare un solo motivo<br />

all'origine della cosa. Sesso alla grande era sesso alla grande. Che<br />

diavolo gli prendeva? Perché aveva pensato anche per un solo<br />

secondo che ci potesse essere qualcosa di più?<br />

Che cosa si era aspettato? Che si sarebbero frequentati all'infinito?<br />

Improbabile, considerato il fatto che per lui l'espressione all'infinito<br />

aveva un significato ben diverso che per lei.


Chinò il capo e annusò la scatola. Vaniglia. Cioccolato. Forse una<br />

sfumatura di cocco. Tirò l'estremità del nastro color lavanda e il fiocco<br />

si slacciò, sciogliendosi sui lati. Quindi aprì la scatola e ci trovò dozzine<br />

di biscottini: alle gocce di cioccolato, al cocco, al cioccolato bianco e<br />

alla noce di macadamia. Fragranti. Una vera tentazione. Ancora<br />

leggermente caldi.<br />

Sopra c'era un semplice bigliettino bianco: due sole parole, scritte<br />

con morbida calligrafia femminile.<br />

Ti ringrazio.<br />

«Be', che io sia fottuto» borbottò, prendendo in prestito<br />

un'espressione di Dae, suo fratello maggiore. Perché calzava alla<br />

perfezione. Lo avevano scopato e lo avevano piantato. E per quel<br />

motivo, inspiegabilmente, lui si sentiva incazzato nero.<br />

Ma con Bryn non aveva ancora finito. Non solo per il sesso, che era<br />

stato inaspettato e senza dubbio spettacolare. Gli era piaciuto<br />

ascoltarla chiacchierare. Gli era piaciuto il suo profumo. Gli era<br />

piaciuto che lei lo facesse sorridere. Gli era piaciuta... lei.<br />

Senza pensare, prese un biscotto, gli diede un morso e poi si bloccò<br />

a metà. Oh, maledizione. Chiuse gli occhi, lasciando che l'aroma gli si<br />

sciogliesse lentamente sulla lingua.<br />

Lo assaporò, ne mangiò un altro e poi un terzo. E a ogni morso, la<br />

sensazione di essere stato ingannato cresceva. Per quanto buoni<br />

fossero i biscotti, non rimpiazzavano adeguatamente la donna che li<br />

aveva sfornati. La donna che aveva trascorso la notte nel suo letto.<br />

Come diavolo aveva fatto a svignarsela senza che lui se ne<br />

accorgesse? Come aveva potuto lasciarsela sfuggire?<br />

In quell'istante prese una decisione. Con Bryn non aveva ancora<br />

finito. Le avrebbe dato la caccia. E l'avrebbe trovata.<br />

Lui era un mietitore d'anime. Quanto difficile poteva mai essere<br />

rintracciare una donna mortale?


Detroit, Michigan, oggi<br />

3<br />

Ti ho nascosto da coloro che sono sulla Terra...<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

«Niente luci, tesoro.» Brynja richiuse con dolcezza le dita intorno al<br />

polso della figlia mentre la piccola allungava la manina verso la<br />

lampadina sul comodino. Una lampada rosa con dei gattini bianchi<br />

stampati sul paralume, uguale a quella che avevano dovuto<br />

abbandonare tempo prima. Una scoperta fortunata a una vendita di<br />

oggetti usati. O forse non tanto fortunata. Dalla piega che stava<br />

assumendo quella notte, sembrava proprio che non si sarebbero<br />

portate dietro nemmeno quella.<br />

«Non mi piace il buio» sussurrò Dana.<br />

Il senso di colpa colpì un punto dietro lo sterno di Bryn, come una<br />

stilettata, denso e orribile.<br />

«Lo so. Però la luna fa abbastanza luce.» Mascherando il proprio<br />

nervosismo, baciò il palmo della mano di Dana, quindi le rovesciò la<br />

manina. «Ne fa tanta che riesco a vedere il tuo smalto rosa per le<br />

unghie.» La luce era più che solo abbastanza. La luna era un pallone<br />

luminoso, sospeso un po' sopra l'orizzonte del cielo, e spediva i propri<br />

raggi oltre i bordi della tenda avvolgibile abbassata. Cavolo. Tra tutte<br />

le notti, proprio a quella qualche nuvola non avrebbe davvero<br />

nuociuto.<br />

Dana rimase in piedi accanto al letto, immobile in modo innaturale,<br />

una bambolina dai capelli d'oro sommersa da ombre notturne. Erano<br />

veramente trascorsi solo pochi mesi da quando aveva riso felice,<br />

avvolta dalla luce del sole, mentre il suo papà la spingeva sull'altalena?<br />

Allora non aveva avuto paura del buio. Non aveva avuto paura di


niente.<br />

«Adesso calze e scarpe.» Bryn abbassò il mento in direzione del<br />

cassettone a misura di bambino, costringendosi a non tradire nulla<br />

della paura e della fretta che la travolgevano interiormente, come<br />

spruzzi di una tempesta. Ciò che avrebbe voluto fare era afferrare la<br />

figlia, infilarle le scarpette ai piedi e correre. Nascondersi. Ma darla<br />

vinta al panico e fuggire a capofitto nella notte era un modo sicuro per<br />

commettere altri errori.<br />

Peggio ancora, in quel modo avrebbe terrorizzato Dana. Allora<br />

meglio lasciarle credere che si trattasse solamente di un'altra corsa di<br />

allenamento.<br />

Forse lo era. Forse la sua era soltanto una reazione eccessiva.<br />

Ma l'aria scoppiettava di un'elettricità selvaggia che le spediva<br />

brividi lungo la spina dorsale. Conosceva quella sensazione, la<br />

riconosceva per la minaccia che era. Là fuori c'era qualcuno, o<br />

qualcosa...<br />

Voltatasi, sbirciò attraverso la fessura sottile che si formava tra il<br />

bordo della tenda e l'intelaiatura della finestra. La casa che avevano<br />

preso in affitto - un accordo stipulato in contanti, senza firme né<br />

contratti - si trovava su un lotto a forma di fetta di torta, sito proprio<br />

nel punto in cui la strada curvava, il che le consentiva un'ottima visuale<br />

in ogni direzione. C'era il gatto dei vicini, grasso e color arancione, che<br />

si aggirava per il prato, ma a parte lui non si muoveva niente.<br />

Non importava.<br />

Loro erano là fuori. Il potere minaccioso della loro presenza vibrò<br />

nell'aria tanto che si sentì la pelle tesa al punto di scoppiare. Non<br />

sapeva chi fossero e non importava. Non si faceva illusioni: lei e Dana<br />

erano sole contro quasi tutti gli altri.<br />

«Dobbiamo esercitarci.» Si costrinse a sorridere mentre parlava<br />

perché la figlia avrebbe avvertito il suo sorriso e ne sarebbe stata<br />

tranquillizzata, o almeno lo sperava. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per<br />

risparmiarle la paura. Dana si svegliava ancora quasi tutte le notti<br />

raccontando in lacrime di uomini cattivi e di armadi. Chiedeva<br />

piangendo del suo papà. Bryn non poteva fare nessun'altra<br />

stramaledettissima cosa a parte lasciare accesa la luce dell'armadio


tutta la notte, stringersi al petto la sua bambina e cullarla mentre<br />

quegli orribili ricordi scemavano.<br />

Non era stata capace di proteggere sua figlia quando gli eventi<br />

erano davvero precipitati, quando la piccola era stata strappata al<br />

padre, rapita, segregata nell'armadio di una lurida stanza di un motel.<br />

Una verità amara, che divorava Bryn come un cancro. Proprio come<br />

gli interrogativi sul perché avessero ucciso Lokan, e sul come e sul<br />

perché si fossero presi Dana.<br />

In quel momento là fuori c'erano loro? Quelli che avevano<br />

assassinato il padre di sua figlia? O forse erano i segreti di Bryn a<br />

portarli a sollevare le loro scaltre teste di serpenti?<br />

«Di nuovo?» Dana emise un grosso sospiro. «Non possiamo<br />

esercitarci dopo?»<br />

«No. Ci esercitiamo adesso.» Le lanciò un'occhiata da sopra una<br />

spalla, rivolgendole quello che si augurava fosse un sorriso<br />

rassicurante. «Però poi possiamo prenderci una focaccina.» Voltatasi di<br />

nuovo verso la finestra, iniziò a fissare l'albero al di là della strada.<br />

Lì. Si era mosso qualcosa?<br />

La scarica di adrenalina l'investì con la forza di un treno.<br />

«Con lo zucchero a velo?»<br />

«Con lo...?» Ah, sì. Le focaccine. «Certo.» La battaglia per impedire<br />

alla tensione di trapelare dalle parole era persa. «Le calze, prima.<br />

Veloce come un coniglietto. Le focaccine dopo.» Molto dopo. Dopo<br />

essersi lasciate Detroit un bel po' alle spalle. Le dispiaceva dover<br />

scappare di nuovo: quel posto aveva cominciato a piacerle.<br />

Seguì un istante di silenzio e infine Dana le rispose con un okay<br />

diffidente.<br />

Osservando la via, Bryn sollecitò la figlia a sbrigarsi. Il movimento<br />

dall'altra parte della strada era provocato solo da alcuni rami che si<br />

agitavano al vento, ma subito dopo si spostò un'ombra che poteva<br />

preannunciare qualcosa di molto più sinistro. E, appena chiunque fosse<br />

là fuori avesse deciso di passare all'azione, le cose sarebbero<br />

precipitate a velocità supersonica. Dritte all'inferno.<br />

Alle sue spalle, un cassetto si aprì, poi si richiuse, piano, proprio


come si erano esercitate a fare. Nulla che le tradisse. Solo che quella<br />

non era una fuga di addestramento. Dovevano uscire da quella casa.<br />

Subito.<br />

«Calze nere» le ricordò. In sintonia con calzoncini e pullover,<br />

cappotto e scarpe. Tutto per confondersi con la notte.<br />

«Quelle rosa.» Il tono di Dana tendeva a essere combattivo.<br />

Indesiderato, un ricordo della voce di Lokan colse Bryn di soppiatto<br />

e si insinuò in quel loro momento. Vuoi che mi metta a discutere con<br />

una bambina di sei anni? Ma perderò sempre io. Era stato così bravo<br />

con Dana. Non perdeva mai la calma e non si arrabbiava mai. Forse<br />

era facile essere pazienti quando si faceva solo il genitore part-time,<br />

uno che arrivava quasi esclusivamente per giocare e per divertirsi.<br />

Aveva tentato di convincersi che fosse così molte volte, perché non<br />

aveva voluto ammettere il suo diritto a far parte della vita di Dana. Lui<br />

non era stato previsto. Non sarebbe dovuto essere niente di più che un<br />

donatore di sperma.<br />

Lei è mia. La prima volta che aveva visto Dana, Lokan aveva<br />

pronunciato quell'asserzione con voce meravigliata, incredula. No.<br />

Certa.<br />

Non ne aveva mai dubitato un solo secondo.<br />

Dall'istante in cui aveva messo gli occhi sulla figlia, Lokan l'aveva<br />

saputo. Bryn non aveva avuto uno straccio di speranza di convincerlo<br />

del contrario, non quando i lineamenti della bambina erano una<br />

versione infantile, femminile, di quelli del padre. Non quando i suoi<br />

capelli biondi e gli occhi azzurro denim, in netto contrasto con i capelli<br />

scuri e gli occhi castani della mamma, la marchiavano come sua figlia.<br />

Lei si era risentita con lui per la sua insistenza ad avere un posto nelle<br />

loro vite e, per quello stesso motivo, in quel momento pensava di<br />

poterlo anche odiare dato che, avanzando pretese sulla piccola, lui<br />

l'aveva messa dritta dritta sulla via del pericolo.<br />

Però Lokan non deteneva il monopolio del fattore rischio: Bryn<br />

stessa, anche solo dandola alla luce, l'aveva esposta al rischio.<br />

Era tutto un tale casino... Entrambi erano colpevoli di aver mentito,<br />

di aver omesso particolari, di aver nascosto verità pericolose. Non<br />

poteva fare a meno di chiedersi se le cose non sarebbero andate


diversamente nel caso in cui entrambi avessero invece scelto la<br />

sincerità.<br />

Probabilmente no. Anzi. Le cose sarebbero anche potute andare<br />

peggio.<br />

Serrò i pugni, quindi costrinse le dita a raddrizzarsi, soffocando il<br />

pensiero di essere ugualmente responsabile per il modo in cui le cose<br />

erano finite. Non poteva assumere veramente il ruolo della parte<br />

innocente e offesa, quando era stata proprio lei a mentire a Lokan.<br />

Continuamente.<br />

«Le calze nere con i cuoricini rosa sull'orlo» mediò Bryn dolcemente.<br />

Un compromesso. I cuori non si sarebbero visti e avrebbero dato a<br />

Dana la sensazione di avere una qualche voce in capitolo. Ne aveva<br />

bisogno. Se doveva avere una minima speranza di uscirne priva di<br />

cicatrici profonde, doveva sentire di avere un po' di controllo sulla<br />

situazione.<br />

Silenzio. Per un secondo Bryn credette di doversi preparare ad<br />

affrontare un ammutinamento. Sospirò sollevata quando infine Dana<br />

accondiscese: «Okay».<br />

«Vuoi che ti aiuti con le scarpe?» Non distoglieva lo sguardo dalla<br />

strada. I rami oscillavano. Una nuvola si mise di traverso davanti alla<br />

luna. E il formicolio strisciante che le mordicchiava la pelle si acuì.<br />

In quanti erano là fuori? Tra quanto avrebbero fatto la loro mossa?<br />

Alle sue spalle un sospiro esasperato. «Non ho bisogno di aiuto,<br />

mamma. Lo faccio da sola.»<br />

«Doppio nodo» le ricordò. Allacciarle per strada le avrebbe<br />

rallentate.<br />

«Fatto.» Il tono di Dana divenne incerto e diffidente mentre le<br />

chiedeva: «Posso prendere il mio zainetto?».<br />

Il senso di colpa si insinuò di nuovo dentro di Bryn. La volta prima<br />

si erano dovute muovere in fretta e Dana aveva dovuto lasciare tutto:<br />

giocattoli, vestiti, persino Flopsy, il gattino di pezza che possedeva da<br />

quando non aveva che un mese. Ricordava ancora lo sguardo sul<br />

volto di Lokan quando lui aveva...<br />

No. Non avrebbe pensato a Lokan Krayl né a quanto avesse amato


la sua bambina. Non avrebbe ammesso il fatto che a una parte di lei lui<br />

mancava in modo spaventoso. Era morto. Andato. Non sarebbe mai<br />

più tornato. E lui era il motivo per cui davano loro la caccia.<br />

«Te lo porterò io.» Si allontanò dalla finestra e raccolse lo zainetto<br />

nero che Dana ogni sera prima di andare a letto riempiva di tesori, nel<br />

caso fossero dovute fuggire all'improvviso. «Hai preso l'inalatore di<br />

scorta?»<br />

Bryn aveva con sé uno degli inalatori per l'asma e la piccola ne<br />

aveva un altro, per ogni evenienza. Quando era stata rapita, era<br />

rimasta senza inalatore e lei era stata terrorizzata all'idea che le venisse<br />

un attacco.<br />

Dana annuì. «Ma non ne ho più bisogno.»<br />

«Non si sa mai.» Se era vero che Dana non aveva più avuto un<br />

attacco d'asma dai giorni terribili del rapimento, per sua madre ciò<br />

non significava che non si sarebbero mai più ripresentati.<br />

Lanciò un'occhiata alla finestra. Ma come diavolo erano riusciti a<br />

trovarle? Nessuno era riuscito a rintracciarle per quasi sette anni...<br />

tranne Lokan. E, dal sequestro di Dana, Bryn era stata maledettamente<br />

attenta. Aveva fatto tutto ciò che Roxy Tarn le aveva consigliato e<br />

anche alcune altre cosette. Tuttavia non era stato sufficiente.<br />

Ora non pensarci. I motivi non avevano importanza. Ciò che<br />

invece ne aveva era portare sua figlia al sicuro, da qualche parte, in un<br />

posto dove potesse sparire. Una minuscola bambina umana in un<br />

mare di umani.<br />

Perché, a prescindere da ciò che erano i suoi genitori, Dana era<br />

assolutamente e completamente umana. Almeno in quel momento.<br />

Gli scalini non scricchiolarono mentre scendevano.<br />

Bryn se ne era preoccupata appena avevano preso possesso della<br />

casa, grazie ad alcuni chiodi ben piazzati, infilati in diagonale. Aveva<br />

oliato porte e finestre. Aveva pianificato uscite alternative. Aveva<br />

fatto tutto ciò che le era venuto in mente in previsione del momento<br />

in cui la situazione sarebbe precipitata. Aveva persino predisposto dei<br />

depositi in alcune cassette di sicurezza e nuove identità in una dozzina<br />

di città. Non dovevano che riuscire a scappare di lì quella sera.


I dubbi spiegarono le ali dentro di lei come un seme velenoso che<br />

germogliava in un terreno fertile. Aveva commesso così tanti errori...<br />

Espirò di scatto. Quello era il peggiore dei momenti per sciogliere le<br />

catene dei dubbi su se stessa. Qualunque sbaglio avesse commesso in<br />

passato doveva ignorarlo e convincersi che quella notte, invece,<br />

avrebbe compiuto le scelte giuste. Lei era l'unica cosa che si<br />

frapponeva tra Dana e coloro che altrimenti l'avrebbero presa, le<br />

avrebbero fatto del male e l'avrebbero usata per i loro scopi.<br />

Soffocò l'impulso a stringere più forte la mano della figlia, a<br />

scappare imbizzarrita dalla casa e a correre via. A correre fino a farsi<br />

scoppiare i polmoni e a martellarsi le costole con il cuore. Correre non<br />

avrebbe portato loro il benché minimo dannatissimo vantaggio.<br />

Perché qualunque cosa ci fosse là fuori era più veloce.<br />

Lei doveva essere più furba.<br />

Loro si aspettavano che uscissero dal retro.<br />

E invece condusse Dana giù per la seconda rampa di scale, nel buio<br />

del seminterrato. Spingendo, aprì la finestra, sollevò la figlia e l'aiutò a<br />

passare, quindi si arrampicò dietro di lei e insieme si strinsero nella<br />

macchia di cespugli che cresceva fitta e intricata sul lato della casa.<br />

Richiuse la finestra alle loro spalle. Non lasciava mai nessuna traccia, se<br />

riusciva a evitarlo.<br />

Dritta davanti a loro, la strada. Sulla sinistra della casa c'erano il<br />

vialetto e la sua macchina. L'auto non la interessava: prenderla era<br />

troppo rischioso. Dovevano lasciarsi alle spalle qualsiasi cosa potesse<br />

identificarle. Sulla destra, separato dal suo cortile da un semplice<br />

reticolato ad anelli, un ampio sentiero tortuoso si immergeva in una<br />

fitta area boschiva composta di sempreverdi e di querce, che confinava<br />

con un parco industriale. Il percorso si allungava per tre isolati,<br />

conducendo dalla loro strada fino alla scuola elementare del quartiere.<br />

Una scorciatoia con un sacco di posti in cui nascondersi. E un sacco di<br />

posti in cui potevano nascondersi quelli, che davano loro la caccia. Era<br />

un rischio calcolato.<br />

Portandosi un dito davanti alle labbra, fece cenno a Dana di<br />

seguirla mentre iniziava a muoversi gradualmente lungo il lato della<br />

casa. Tre metri, due, uno... Erano quasi allo scoperto. Ancora pochi


passi e avrebbero dovuto attraversare di corsa quindici metri di prato<br />

sotto la brillante luce avorio della luna. Lanciò uno sguardo ai capelli<br />

luminosi come il sole di Dana rimpiangendo di non aver pensato a un<br />

cappello. Provò un moto di rabbia contro se stessa, ma lo ricacciò<br />

nella fossa dal quale era strisciato fuori, perché la rabbia avrebbe<br />

solamente alimentato altri errori.<br />

Come soluzione di ripiego, si tirò su il cappuccio della felpa nera,<br />

sollevata nel vedere Dana imitarla e mettersi il cappuccio della giacca,<br />

nascondendo i capelli. Non era perfetto, ma meglio che niente.<br />

La vibrazione di energia soprannaturale che le aveva stanate da casa<br />

ora era diversa, come se chiunque ci fosse li fuori la stesse<br />

nascondendo di proposito.<br />

Acquattata sul terreno e coperta dai cespugli, Bryn scrutò la strada<br />

in lungo e in largo, soffermandosi con lo sguardo su ogni cortile. Tutto<br />

restò immobile. Ma la notte respirava, carica di attesa. La minaccia<br />

non si riusciva a vedere, ma era lì.<br />

In quel momento la sentiva.<br />

Si raddrizzò. Le avevano scoperte.


Inferi<br />

Morirei per lei.<br />

Dana, mia figlia.<br />

Sono veramente morto per lei. Ma non riesco a ricordare<br />

esattamente né come né perché. So solo che ho permesso che<br />

qualcuno mi uccidesse per tenere mia figlia al sicuro. Cosa che non ha<br />

senso.<br />

Il pensiero mi scivola via e, con esso, tutti gli altri pensieri e tutte te<br />

speranze. Questa è la mia eternità.<br />

Fluttuo in un luogo che è nulla e nessun luogo. Non ho né forma né<br />

fattezze. Una tale agonia - perdere me stesso e avere dei lampi di<br />

lucidità in cui so che cosa mi è stato fatto e ciò che ho perso - è<br />

indescrivibile. Il momento si dissolve e con esso ogni mia conoscenza.<br />

Chi sono? Non lo so. La paura mi perseguita.<br />

Un attimo - oppure un secolo - dopo, batto le palpebre e porto lo<br />

sguardo dritto davanti a me. Sono stato nell'oscurità così tanto che ho<br />

dimenticato che cosa significhi conoscere la luce. Tranne lì, una<br />

puntura di spillo, così luminosa da far male. Non solo agli occhi, ma<br />

anche alle braccia, alle gambe, al cuore.<br />

Il dolore porta con sé la consapevolezza. Ho il lampo di un ricordo.<br />

Ho tre fratelli. Devo avvertirli. Salvarli.<br />

Il bisogno pressante sfuma in confusione. E poi non ho che oscurità.<br />

Un vortice di dolore mi riporta indietro, un turbine incredibile,<br />

simile a quello di un aspirapolvere gigante, che mi succhia le membra.<br />

Parole, confuse ed estranee, si ritrovano sulla punta della mia lingua.<br />

Mi sento parlare come se il suono giungesse da un luogo<br />

lontanissimo. «Guardiano, sorveglia il mio corpo. Non permettere che<br />

sia trucidato. Possa non essere distrutto per sempre.»<br />

Punte metalliche roventi mi trafiggono. Coltelli mi tagliano la<br />

carne. Il dolore è più forte di quanto io possa sopportare, mi dilania,<br />

artigli acuminati che mi affondano nelle ossa. Il non sapere è persino<br />

peggio, ma con il dolore giungono tizzoni di consapevolezza. Quindi


mi protendo verso la sofferenza estrema. Le do il benvenuto. La<br />

abbraccio. Perché la conoscenza che l'accompagna è il premio finale.<br />

I ricordi volano a me, come scintille e scoppi lucenti. Ora lo so chi<br />

sono. Mietitore d'anime. Figlio di Sutekh. Eterno. Immortale, lo non<br />

posso morire.<br />

Eppure sono morto. Assassinato. Da Sutekh, mio padre.<br />

Mia figlia è in pericolo; a sua sola tutela, il giuramento di sangue del<br />

mio assassino.<br />

Abbasso gli occhi sulla mia mano - la mia mano - e so che, in<br />

qualche modo, ho di nuovo una forma. Posso solo pensare che i miei<br />

fratelli abbiano trovato una maniera di riunire il mio corpo alla mia<br />

anima. Come? Non lo so e in questo momento non ha importanza.<br />

Stringo il pugno godendo della stilettata delle unghie che affondano<br />

nel palmo.<br />

Non esistono parole per le emozioni che fremono in me. Sollievo,<br />

rabbia, rimpianto e così tante altre. Non sono più morto.<br />

Sono vivo. Il mio nome è Lokan Krayl e sono vivo.<br />

Se avesse consumato il cibo dei morti, non ne sarebbe mai potuto<br />

uscire. Era una regola tassativa. Così Lokan Krayl portò lo sguardo<br />

dritto davanti a sé e si costrinse a oltrepassare i piatti da portata ricolmi<br />

di prelibatezze: riso con uvetta e zafferano, agnello speziato, tenere<br />

verdure grigliate.<br />

Gli odori lo assaltarono, facendogli venire l'acquolina in bocca,<br />

stuzzicandolo al punto che quasi cedette alla tentazione di cadere in<br />

ginocchio e cacciarsi manciate di cibo in bocca. Stava morendo dalla<br />

fame, che lo dilaniava, come se un attizzatoio arroventato gli avesse<br />

bruciato le interiora e non avesse lasciato di lui che un guscio straziato.<br />

Inoltre il suo metabolismo per metà umano e per metà divino<br />

richiedeva quantitativi esorbitanti di energia e ciò lo schiacciava<br />

esattamente tra l'incudine e il martello. Se non avesse mangiato, si<br />

sarebbe indebolito fino a svanire. Se invece avesse mangiato, sarebbe<br />

stato come chiudere la porta a chiave e poi gettarla via. Un morso al<br />

cibo dei morti e sarebbe rimasto intrappolato lì per l'eternità -


ovunque fosse quel lì.<br />

Il cibo dei morti. Non era una combinazione di termini<br />

sorprendente?<br />

Lokan non poteva morire.<br />

Era un mietitore d'anime. Figlio di Sutekh.<br />

Sutekh. Set. Seteh. Signore del Deserto. Signore del Caos. Il dio più<br />

potente degli Inferi. Aveva molti nomi. Quello con cui lo aveva<br />

chiamato Lokan era padre.<br />

Quindi lui non poteva morire, non poteva essere ucciso.<br />

Eppure così era stato.<br />

Era stato assassinato e il suo corpo fatto a pezzi. La sua anima era<br />

stata bandita in una zona nulla, un luogo tra Terra e Inferi, un posto<br />

che era stato la sua prigione. Ogni suo tentativo di fuga era stato un<br />

insuccesso.<br />

Poi qualcosa era mutato. In qualche modo - e lui sospettava<br />

l'intervento dei fratelli - il suo corpo era tornato. Aveva di nuovo una<br />

forma e una sostanza. Ma era ancora intrappolato in una zona nulla.<br />

O almeno lui credeva di esserlo...<br />

Allungando il braccio, appoggiò la mano sulla pietra. La sentiva:<br />

ruvida, fredda sotto le dita. Non voleva osare alimentare una<br />

speranza, ma essa si insinuò ugualmente dentro di lui. Forse,<br />

finalmente, avrebbe trovato una via d'uscita.<br />

Si voltò a fissare il corridoio. Sembrava senza fine, proprio come gli<br />

era parso infinito il tempo trascorso nella zona nulla. Smisurato. Era<br />

andato alla deriva, senza sapere né chi era né dove era. Aveva perduto<br />

se stesso, smarrito i propri ricordi del passato e le proprie speranze per<br />

il futuro. Non gli avevano lasciato che brevi sprazzi di lucidità e il<br />

morso della disperazione che li aveva sempre accompagnati, prima<br />

che tutto svanisse di nuovo come fumo nel vento. A parte quei brevi<br />

istanti di chiarezza, non aveva più ricordato nulla.<br />

Ma, con il ritorno del corpo, erano ricomparsi anche alcuni ricordi.<br />

Sua figlia. I suoi fratelli. Bryn. La memoria era ancora incompleta:<br />

aveva ancora delle chiazze di confusione grigie e dense, unite alla<br />

dilaniante certezza di aver dimenticato delle cose importanti. Piano


piano stavano ritornando pure loro.<br />

Ricordava il nome e la faccia del mietitore d'anime che lo aveva<br />

ucciso e il vero volto del suo primo traditore. Sutekh. Suo padre.<br />

Il suo assassino.<br />

Lui le sapeva quelle cose e ciò significava che non era più<br />

completamente perduto, che aveva oltrepassato di un passo i confini<br />

della propria prigione. Gli avevano restituito il suo passato e il suo<br />

presente. Non gli restava che trovare il modo di salvare il proprio<br />

futuro.<br />

Doveva avvertire i fratelli del tradimento di Sutekh. Doveva<br />

conoscere i motivi dell'azione del padre e doveva mettere a punto un<br />

piano per ripagarlo pienamente. Sangue per sangue.<br />

Ma non era quello il momento di pensare alla vendetta. Non<br />

ancora. Non avrebbe fatto altro che frammentare i suoi sforzi.<br />

La priorità numero uno era sua figlia. Aveva dato la propria vita in<br />

cambio della promessa che a Dana non sarebbe stato torto un capello.<br />

Quella era stata una promessa di suo padre. Quello stesso padre che<br />

non aveva avuto nessuno scrupolo a uccidere suo figlio. Non poteva<br />

contare sul fatto che Sutekh tenesse fede alla propria parola.<br />

Quindi, per prima cosa, si sarebbe accertato che la piccola fosse al<br />

sicuro.<br />

E poi avrebbe incontrato suo padre.<br />

Il problema era che, per farlo, doveva prima trovare un modo per<br />

tornare sulla Terra e fino a quel momento i suoi sforzi erano stati un<br />

fiasco.<br />

Fece un passo, incespicò, schiaffeggiando la pietra con le mani nel<br />

tentativo di mantenere l'equilibrio. La vista gli si annebbiò e i piatti da<br />

portata colmi di cibo gli ballarono davanti agli occhi. Accidenti, se era<br />

debole! L'ombra di se stesso. Ragione in più per tenere a freno i<br />

pensieri vendicativi. Avrebbe avuto bisogno di tutte le forze e ancor di<br />

più di astuzia per fare la parte del leone e per spuntarla su Sutekh,<br />

ripagandolo per ciò che gli aveva fatto.<br />

Fu solo la pura e semplice forza di volontà a mantenerlo in<br />

movimento, a fargli appoggiare un piede davanti all'altro, gli occhi


puntati sulla parete invece che su quei piatti allettanti. Sui massicci<br />

blocchi di pietra grigia erano dipinti geroglifici e figure. Le riconobbe.<br />

C'era Anubi. E c'era Ra. E poi Ammit, la Divoratrice.<br />

Continuò a camminare fino a quando pensò di non farcela più e a<br />

quel punto si accorse che lo scenario era mutato. Davanti a lui il<br />

corridoio si ampliava e su ciascun lato era schierato un cordone di<br />

anime morte - tuttavia corporee anche lì, negli Inferi. Indossavano un<br />

semplice tessuto in cotone intorno ai fianchi ed erano a torso nudo.<br />

Erano le prime anime che incontrava. Nella sua prigione oscura e<br />

vuota non c'era stato nessun altro. Solo lui, i suoi pensieri incoerenti e<br />

le false immagini di coloro che lui stesso evocava dai propri ricordi.<br />

«E voi chi siete?» chiese, mettendosi di fronte al primo uomo. Le<br />

parole gli uscirono a fatica dalla gola, la voce aspra e secca per il<br />

prolungato inutilizzo.<br />

L'uomo sollevò la testa e lo fissò tacendo. Aveva gli occhi di un<br />

bianco immacolato, opaco e lugubre. Incisi nella parete alle sue spalle<br />

si trovavano delle raffigurazioni di schiere di uomini che si<br />

inchinavano al Dio del Sole, Ra. Simili alle file di uomini che in quel<br />

momento si trovavano di fronte a Lokan.<br />

Un formicolio premonitore gli pizzicò la pelle. «Dove sono?» E, di<br />

fronte al silenzio dell'uomo, gli ordinò: «Parlai».<br />

«Il Cancello per i Cancelli. L'anticamera» gli fu data quale risposta, e<br />

le parole echeggiarono lungo le pareti.<br />

A quel suono Lokan si raggelò all'istante. Quando era stato<br />

prigioniero delle proprie allucinazioni, era stato come un fantasma<br />

privo di sostanza, di forma e di una vera voce. Quando aveva parlato,<br />

nessuno gli aveva risposto, tranne negli echi dei suoi ricordi. L'uomo di<br />

fronte a lui invece gli aveva risposto davvero. Un'altra minima prova<br />

del fatto che era reale.<br />

«L'anticamera di chi?»<br />

«Del figlio di Geb. Del figlio di Nut. Colui che è re dei vivi e re dei<br />

morti. Il Signore del Silenzio.»<br />

«Osiride» mormorò Lokan. Be', questo non completava alla<br />

perfezione la giornata?


Si trovava nel Territorio di Osiride. O forse solo davanti al cancello<br />

del suo Territorio. Quella via d'accesso però non la riconosceva, anche<br />

se, nel ruolo di ambasciatore del padre presso le altre divinità degli<br />

Inferi, aveva già fatto visita al dio in precedenza. Ciò non significava<br />

niente. Poteva essere un ingresso sul retro. Ogni Territorio degli Inferi<br />

disponeva di molteplici punti d'accesso.<br />

Il problema era che Sutekh non era amico di Osiride e l'inimicizia<br />

era reciproca. Quindi, per la proprietà transitiva, Osiride non era<br />

nemmeno amico di Lokan.<br />

Considerato il fatto che in quel momento Lokan non rientrava<br />

esattamente nell'elenco dei favoriti del padre - e viceversa - Osiride si<br />

sarebbe potuto rivelare un alleato. Una via d'uscita. Come recitava<br />

quel detto umano? Il nemico del mio nemico è mio amico?<br />

Sutekh si era trasformato nel nemico di Lokan quando lo aveva<br />

macellato.<br />

«E voi che cosa siete? Guardie? Ambasciatori?» indagò.<br />

«Noi siamo qui per voi.»<br />

«Buono a sapersi. Non per sembrarvi ingrato o roba del genere, ma<br />

in che funzione?»<br />

Gli rispose il silenzio.<br />

Lokan tentò con una tattica leggermente diversa. «Come fate a<br />

sapere che siete qui per me?»<br />

«È scritto.» Voltandosi, l'uomo gli indicò con un gesto la parete e i<br />

dipinti dettagliati che vi erano raffigurati.<br />

Gli antichi egizi - coloro che avevano creato quelle opere -<br />

credevano che, se si scriveva una cosa, questa diventava realtà e tale<br />

convinzione si era talmente radicata da essere ormai un dato di fatto.<br />

Allora comprese. Quelle anime erano lì a causa sua, trattenute dalla<br />

potente magia che impregnava il Libro dei Morti, e ciò significava che<br />

potevano andarsene solo se se ne andava lui.<br />

«Voi siete rinchiusi qui dentro proprio come me.» Non erano lì per<br />

fargli da guida. Erano lì per seguirlo.<br />

Merda.


Mentre passava di fronte a ciascuna coppia, loro si inchinavano<br />

profondamente, uno sulla sua destra e uno sulla sua sinistra, e<br />

restavano fermi in quella posizione mentre proseguiva.<br />

Alla sua sinistra, l'acqua scura di un fiume immenso si increspò al suo<br />

passaggio. Il suo riflesso e quelli delle anime che gli si inchinavano<br />

ondeggiarono sfarfallando, mentre l'acqua lambiva dolcemente la<br />

pietra grigia sulla quale si trovavano. Fu solo allora che si accorse di<br />

essere nudo. I suoi fratelli avevano di certo trovato il modo di<br />

restituirgli il corpo, ma non si erano dati la pena di escogitare qualcosa<br />

per inviargli anche dei vestiti.<br />

Probabilmente perché il suo corpo in quel momento era a pezzi.<br />

L'ultima coppia della schiera protese le braccia in avanti, mentre si<br />

inchinava. Uno reggeva una striscia di stoffa bianca, ripiegata con cura,<br />

e l'altro una collana in oro battuto e perle, dall'ornamento intricato.<br />

Lokan si avvolse il tessuto intorno alla vita. Per poco non rifiutò la<br />

collana, poi cambiò idea, prima che le parole gli uscissero dalla bocca.<br />

Aveva la sensazione che quella cerimonia fosse una parte importante<br />

di ciò che gli avrebbe consentito di uscire da quel posto. Così prese il<br />

pesante gioiello in oro e se lo mise al collo. L'ornamento gli si spiegò a<br />

ventaglio sulle spalle e sulla parte alta del torace.<br />

Davanti a lui c'era una barca provvista di due rematori.<br />

Naturale! Doveva essere una barca.<br />

Provò un senso di disagio. Nel ventre gli si snodava l'immagine<br />

terrificante di un fiume rosso, di una barca e di un vogatore dalle mani<br />

di sole ossa, private della carne. Il ricordo poi divenne più nitido e<br />

chiaro. Avrebbe quasi potuto allungare una mano e toccarlo. C'era<br />

stata anche una donna. La ricordava. Aveva la pelle chiara come il<br />

latte, i capelli scuri come il carbone e gli occhi una via di mezzo tra<br />

l'azzurro e il grigio.<br />

Nello scorgerla, si era sentito terribilmente impaurito, non per se<br />

stesso, ma per qualcun altro. Si bloccò di colpo e scosse la testa,<br />

cercando di ricordare.<br />

Maledizione! Quella donna era Bryn. L'aveva vista nella propria<br />

evocazione spettrale del fiume Stige quando era intrappolato nella<br />

zona nulla. Ricordò che, nello scorgerla, era rimasto impietrito dalla


paura per sua figlia. Perché, se Bryn si trovava negli Inferi, chi restava a<br />

proteggere Dana?<br />

Chiuse gli occhi, chiarendosi le idee. Logica. Ragionamento. Erano<br />

quelle le sue uniche alleate in quel viaggio.<br />

Bryn non poteva comunque proteggere Dana, non contro una cosa<br />

del genere. Era una madre fantastica, ma completamente sprovvista<br />

dei mezzi per affrontare il soprannaturale. E che diavolo, lei non<br />

sapeva nemmeno chi lui fosse veramente. Non glielo aveva mai<br />

rivelato e lei lo credeva un qualche figlio di un padrino della mafia. Lo<br />

credeva un umano.<br />

Se Sutekh avesse cercato di prendersi Dana, la capacità di Bryn di<br />

proteggerla sarebbe stata tanto efficace quanto un esile ombrellino da<br />

cocktail contro un monsone.<br />

E poi la donna che lui aveva visto non poteva essere stata Bryn. Se<br />

quell'immagine aveva potuto assomigliarle, i colori di quel volto non<br />

erano assolutamente i suoi.<br />

Bryn non era negli Inferi.<br />

Era viva e sulla Terra, a prendersi cura di sua figlia. Doveva essere<br />

così. Quella notte lui l'aveva chiamata e l'aveva messa in guardia: non<br />

doveva fidarsi che delle Figlie di Aset. Le sue nemiche. Le uniche<br />

potenti a sufficienza da poterla aiutare a tenere Dana al sicuro. Le<br />

uniche con un odio tanto scuro e profondo nei confronti di Sutekh da<br />

rischiare la sua ira con un'azione del genere.<br />

L'immagine di Bryn che aveva visto in quell'allucinazione non era<br />

reale.<br />

E la barca che gli stava di fronte in quel momento... era reale<br />

quella? La possibilità che non lo fosse lo raggelò.<br />

Lungo e stretto, il vascello non poteva trasportare che un pugno di<br />

uomini in un'unica fila. Era fatto di canne di papiro legate strette che si<br />

restringevano verso la prua e la poppa, dove le punte si arcuavano<br />

verso l'alto secondo la struttura tradizionale. C'erano un rematore<br />

davanti e uno dietro, entrambi a torso nudo e con i fianchi avvolti in<br />

una stoffa.<br />

«Dove mi porterà questa barca?»


«Alla bocca dei Dodici Cancelli» gli venne risposto.<br />

«I Dodici Cancelli di Osiride?»<br />

Un cenno d'assenso. «I Cancelli dell'avvento del giorno.»<br />

La speranza si seminò nel suolo sterile della sua disperazione. Eccola<br />

lì l'opportunità di entrare non solo nel Territorio di Osiride, ma anche<br />

di tornare sulla Terra. Era lì che conducevano i Dodici Cancelli. Un<br />

ritorno nel regno degli umani. Da sua figlia.<br />

E quelle anime sulla barca erano le sue guide.<br />

Non doveva fare altro che oltrepassare i Dodici Cancelli. Il polso<br />

accelerò i battiti mentre l'adrenalina aumentava. Ma niente arrivava<br />

mai per niente.<br />

«Che cosa mi serve per varcare quei cancelli?»<br />

«Purezza di cuore» fu la risposta.<br />

Non bene. Lui i cuori li mieteva e dubitava che tali azioni lasciassero<br />

nel suo qualcosa di anche lontanamente puro. «E anche...?»<br />

«Forze magiche.»<br />

Cartellino giallo.<br />

«Sapere.»<br />

Cartellino rosso. Non aveva appresso una copia tascabile del Libro<br />

dei Morti che potesse fargli da guida. Non aveva incantesimi né<br />

pozioni. E di qualunque potere avesse disposto in qualità di mietitore,<br />

si ritrovava esaurito. Il suo metabolismo per metà umano e per metà<br />

divino, infatti, poteva anche aver permesso alla sua anima e alla sua<br />

forma corporea di ricongiungersi, ma lo stava anche divorando dalla<br />

fame. Era debole. Solo la mera forza di volontà lo spingeva ad andare<br />

avanti.<br />

Tutto considerato, Lokan nutriva lo spiacevole sospetto che tutta<br />

quella storia poteva anche non finire bene.<br />

Cazzo. Gli avevano offerto quell'occasione per scappare<br />

dall'inferno nel quale suo padre lo aveva relegato e lui la coglieva sì,<br />

ma del tutto impreparato.<br />

Non era una bella sensazione per uno che aveva sempre avuto<br />

almeno tre piani alternativi per ogni situazione che affrontava.


Tuttavia procedere era comunque un'opzione molto migliore che<br />

tornare indietro oppure restare dove si trovava. Quindi salì a bordo.<br />

Sotto il suo peso la barchetta oscillò ondeggiando, poi iniziò a<br />

muoversi scivolando leggera sulle acque nere come l'inchiostro,<br />

quando gli uomini a poppa e a prua immersero i remi.<br />

Lokan esaminò le incisioni e i dipinti sulle pareti davanti alle quali<br />

passavano: dei e dee, fiamme, stelle. Un sole d'oro. E serpenti. Tanti<br />

serpenti. Uno in particolare, molto più grande e più minaccioso di tutti<br />

gli altri, attrasse la sua attenzione.<br />

Gli unici suoni erano il debole sciabordio dei remi che si<br />

immergevano nell'acqua e il suo respiro. Uno sguardo da sopra una<br />

spalla gli rivelò solo un tunnel scuro interminabile, e l'acqua che si<br />

assottigliava fino a divenire in lontananza un nastro sottile. Le pareti<br />

erano grigie e umide, e si incurvavano ad arco sopra la sua testa. Se<br />

avesse steso un braccio, le punte delle dita ne avrebbero sfiorato la<br />

superficie.<br />

Tutto intorno a loro un suono sibilante si sollevò e crebbe<br />

echeggiando contro le pareti. L'uomo a prua smise di remare,<br />

fremendo per la tensione. Sulla sinistra le acque si agitarono e, con uno<br />

sciabordio, la testa di un rettile ruppe la superficie per poi scomparire<br />

di nuovo negli abissi.<br />

«I serpenti hanno un qualche significato particolare?» si informò<br />

Lokan, osservando le increspature dell'acqua che si dissolvevano.<br />

Nessuno dei due uomini rispose. Per quanto riguardava le guide,<br />

non le avrebbe di certo consigliate al suo successore.<br />

I rematori immersero di nuovo i remi. La barca si mosse sulla<br />

superficie dell'acqua liscia color ossidiana, ma poi qualcosa - un suono,<br />

il guizzo di un movimento - gli fece sollevare lo sguardo. Si raggelò,<br />

l'attenzione rapita da ciò che gli stava davanti: un'imponente apertura<br />

quadrata, decorata in blu e oro e contornata da segnali. Era ancora<br />

troppo lontano per leggere che cosa dicevano, ma sospettò che si<br />

trattasse di avvertimenti.<br />

Come un sol uomo, i due rematori cessarono di vogare e la barca<br />

restò immobile. Il fiume era completamente calmo, non c'era alcuna<br />

corrente che li trasportasse.


La parete rocciosa che circondava le fauci spalancate dell'ingresso<br />

era contorta e scanalata, e sembrava scorrere in un'onda increspata,<br />

come se della lava si fosse riversata sulla parete e vi si fosse solidificata<br />

sopra.<br />

«Dite il nome» lo invitò l'uomo alle sue spalle.<br />

Nell'acqua Lokan intravide dei bagliori di scaglie e di occhi a fessura.<br />

«Ditelo.» Nel tono di voce, impellenza e terrore.<br />

«Che nome?» Lokan non aveva idea di che cosa si aspettavano che<br />

dicesse. E prima che potesse chiedere altre spiegazioni, la lava si mosse,<br />

increspandosi e sollevandosi tutt'intorno al cancello.<br />

Si irrigidì. No, non lava.<br />

Serpenti.<br />

E ciascuno di loro lo stava puntando con lo sguardo.


4<br />

Per loro lui aveva decretato un luogo, la Montagna Nascosta,<br />

Detroit, Michigan, oggi<br />

che consumava uomini e dei...<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Il cuore martellava contro le costole di Bryn. La paura la paralizzava<br />

e non poteva permetterlo. Doveva mantenere la mente fredda.<br />

Doveva portare in salvo Dana. E nonostante tutto quel suo ripetersi di<br />

essere più furba degli altri. quello era il momento di...<br />

«Corri!» ordinò, rafforzando la presa sulla figlia e trasformando in<br />

azione il proprio comando.<br />

Gli arbusti le ghermirono e Dana lanciò un grido quando uno le si<br />

impigliò nella giacca, tirandola bruscamente. Bryn afferrò il tessuto e<br />

lo strattonò. Ma non mollava.<br />

Con il panico che le attanagliava la gola, tirò con maggior forza. Si<br />

sentì uno strappo secco e si ritrovarono libere, con i piedi che<br />

pestavano impazziti contro il terreno indurito dal freddo della notte e<br />

con l'odore umido della terra che si sollevava a ogni loro passo.<br />

Non udiva rumori dietro di loro e ciò era peggio che sentirli.<br />

Chiunque fosse... voleva giocare con loro come un subdolo predatore<br />

che coglieva la propria preda all'improvviso.<br />

Dovevano raggiungere la zona industriale, poi il carrozziere, quindi<br />

la seconda macchina che, dietro pagamento, era tenuta in serbo per<br />

lei. E dovevano sbarazzarsi degli inseguitori prima che giungessero lì,<br />

perché anche un veicolo veloce non garantiva di sfuggire a quelli che<br />

davano loro la caccia. Alcuni soprannaturali erano più svelti delle<br />

auto.


Non le rimaneva che una sola opzione.<br />

E le avrebbe fatto un male da morire.<br />

Concentrandosi, strinse i denti contro il dolore mentre si liberava<br />

con uno strappo di una parte della propria anima dividendo se stessa<br />

in due parti. Mantenne metà della propria forza vitale legata al<br />

proprio corpo, disseminando il resto in un velo che si adagiò come un<br />

enorme ombrello sopra il proprio involucro mortale e sopra il corpo<br />

prezioso di sua figlia.<br />

Quella era la sua eredità. Quello era il suo potere. Lei era una guida.<br />

Era in grado di lasciare il corpo a propria discrezione, a quanto pareva<br />

per fungere da guida ai morti. Però ci si aspettava che la sua anima<br />

rimanesse intatta. E invece lei stava infrangendo ogni legge e ogni<br />

regola di natura fendendo in due parti un'entità che non era nata per<br />

essere divisa. Per Dana lo faceva. Per Dana avrebbe fatto qualsiasi<br />

cosa.<br />

Ansimando per il dolore straziante più che per il fiato corto,<br />

continuò a correre, tenendo stretta intorno a loro quella bolla che era<br />

una parte della sua anima, a mo' di copertura e di scudo.<br />

In quel modo era avvantaggiata. Chiunque ci fosse là fuori, si stava<br />

aspettando una coppia madre-figlia. Di certo non si attendevano Bryn.<br />

Le sue doti potevano sì essere di ben poco aiuto in una battaglia per il<br />

tutto per tutto, ma erano perfette per le manovre furtive.<br />

Mano nella mano, piegarono per il prato verso il sentiero di ghiaia<br />

che si estendeva davanti ai loro occhi, simile a un nastro chiaro. Bryn<br />

trascinò Dana verso gli alberi. Lì potevano nascondersi: si erano<br />

esercitate e conoscevano il luogo, quelli che le cercavano no.<br />

Però i loro inseguitori erano dotati di vista e udito soprannaturali<br />

e...<br />

No. Doveva sforzarsi di essere ottimista, non importava quanto<br />

sottile e consunta fosse diventata la sua speranza.<br />

Si mise al riparo dietro un albero enorme, dal tronco spesso.<br />

Boccheggiando, schiacciò la schiena contro la corteccia dura e ruvida.<br />

Si chinò, avvolse la figlia tra le braccia perlustrando l'area. Valutò il<br />

buio e le loro possibilità. Niente di buono. Niente affatto di buono.


Però non del tutto terribile. Una possibilità l'avevano.<br />

«Ho paura» sussurrò Dana, parole che dilaniarono il cuore di Bryn<br />

come artigli.<br />

Dunque il suo stratagemma aveva fallito: la piccola sapeva che non<br />

si trattava di una corsa per finta.<br />

Non poté che rivolgerle un cenno di assenso e stamparle un bacio<br />

sulla fronte prima di sporgersi a controllare il perimetro ancora una<br />

volta. La vibrazione soprannaturale che aveva percepito prima non<br />

era più forte e nemmeno più vicina. Non importava. Non poteva<br />

fidarsi. Non poteva fidarsi di niente.<br />

Accidenti a Lokan. Accidenti a lui e al suo insistere a volere fare<br />

parte della vita della figlia. Accidenti alla sua morte che l'aveva lasciata<br />

sola a protezione della bambina. Lei era una guida, non un guerriero.<br />

Tuttavia, per Dana, lo sarebbe diventata. Un guerriero. Ebbene sì,<br />

sarebbe diventata qualunque cosa.<br />

«Non ci stiamo esercitando, vero, mamma?»<br />

Bryn aprì la bocca, pronta a mentire. Poi cambiò idea. «Ma<br />

abbiamo un buon vantaggio alla partenza» bisbigliò decisa. «E tu sai<br />

correre più veloce del vento. Nessuno riuscirà a prenderti.»<br />

Appoggiandole le labbra contro l'orecchio, le mormorò: «Te lo ricordi<br />

il numero?».<br />

La piccola annuì.<br />

Le aveva inculcato in testa che, se mai le avessero separate, se mai si<br />

fosse ritrovata sola e spaventata, avrebbe dovuto chiamare la donna<br />

che era andata a prenderla la volta precedente.<br />

Settimane prima, aveva eseguito le istruzioni di Lokan e aveva<br />

telefonato alla Guardia Asetiana. Loro le avevano inviato una donna -<br />

un soldato. Il suo nome era Roxy Tarn, e aveva ritrovato Dana e<br />

l'aveva riportata a casa.<br />

Sebbene a malapena la conoscesse, Bryn era convinta che Roxy<br />

sarebbe stata disposta a rientrare in scena e a salvare Dana di nuovo, se<br />

ce ne fosse stato bisogno, e non solo perché si trattava del compito<br />

assegnatole. Era chiaro che qualcosa le aveva unite.<br />

Quando Bryn aveva chiesto a Roxy della notte in cui aveva


iportato la bambina a casa, lei aveva scrollato le spalle bofonchiando<br />

di sapere tutto degli aspetti più orribili della vita.<br />

Lei non aveva insistito con altre domande, ma dalla frase aveva<br />

intuito che la sua infanzia doveva essere stata difficile e che la ragazza<br />

comprendeva intimamente quanto per Dana fossero stati duri i<br />

momenti della morte di Lokan e del sequestro. Tuttavia, per quanto a<br />

Bryn Roxy piacesse e la rispettasse, non aveva osato confidarle la<br />

verità. Così le si era presentata nella sua veste puramente umana, da<br />

ragazza svampita, perché lasciare che sospettasse che lei fosse qualcosa<br />

di diverso da un essere umano era troppo pericoloso.<br />

«Non lasciarmi.» Il tono di Dana era fiero e nervoso allo stesso<br />

tempo.<br />

«Non ti lascerò, tesoro. È solo una precauzione. Tu chiami Roxy se<br />

hai bisogno di lei. Nessun altro. Solo Roxy.» Perché, per quanto fosse<br />

difficile fidarsi di una donna incontrata una volta sola, Bryn sapeva che<br />

non avevano altra scelta. Non c'era nessun altro.<br />

Lokan l'aveva messo bene in chiaro nel corso della sua ultima,<br />

tesissima telefonata. Molto tempo prima le aveva dato dei numeri di<br />

emergenza e l'ordine di chiamare i suoi fratelli, se mai avesse avuto<br />

bisogno di aiuto e lui fosse stato irraggiungibile. Ma non aveva mai<br />

portato i fratelli a conoscere Dana e non aveva mai portato Dana a<br />

conoscere gli zii. Bryn aveva sempre avuto l'impressione che preferisse<br />

tenere la bambina separata dal resto della sua vita e a lei la cosa era<br />

andata bene.<br />

Poi, prima di morire, nel corso della sua ultima telefonata, quella in<br />

cui le aveva rivelato che Dana era in pericolo, quella che Bryn<br />

rimpiangeva di non poter rivivere solo per dirgli... Be', non aveva<br />

importanza ciò che avrebbe potuto dirgli. Ciò che contavano erano<br />

l'improvviso voltafaccia di Lokan e il suo insistere nel dirle di non<br />

chiamare i fratelli. Le aveva intimato di non fidarsi di loro. Di non<br />

fidarsi di nessuno che avesse fatto parte della vita che gli era<br />

appartenuta. Di chiamare solo il numero che le aveva dato - quello<br />

della Guardia di Aset.<br />

Strano che alla fine lui sentisse di potersi fidare solamente di coloro<br />

che erano nemiche della sua stirpe.


Ma gli aveva creduto. Gli credeva anche in quel momento,<br />

nonostante le sue istruzioni fossero state intrise di menzogne. Persino<br />

in punto di morte, Lokan non aveva mai ammesso con lei di essere un<br />

soprannaturale. Aveva accennato al fatto che la Guardia Asetiana era<br />

una mafia rivale e Bryn l'aveva lasciato restare fermo sulle proprie<br />

posizioni, perché dal suo tono di voce febbrile aveva compreso che<br />

non era quello il momento per parlarsi con il cuore in mano e per<br />

confidarsi verità taciute.<br />

Lei aveva telefonato e agito esattamente come lui le aveva ordinato<br />

di fare, senza mai menzionare il suo nome oppure il proprio rapporto<br />

con lui, limitandosi a implorare aiuto per la figlia scomparsa e<br />

invocando il nome di Aset. Aveva funzionato. Roxy Tarn le aveva<br />

aiutate, ma in seguito anche lei era diventata paranoica e diffidente e<br />

le aveva intimato di non fidarsi di nessun altro.<br />

Bryn si rammaricava di non poter fare affidamento solo su se stessa.<br />

Desiderava solo che lei e Dana potessero semplicemente dileguarsi tra<br />

la folla.<br />

Ma i suoi desideri non valevano un accidente e contare su degli<br />

estranei costituiva un'opzione molto più positiva che non dover<br />

chiedere aiuto alla sua stessa gente. In quel caso il prezzo sarebbe stato<br />

troppo elevato, inaccettabile.<br />

«Solo Roxy» ribadì.<br />

Dana emise un singhiozzo sommesso e annuì.<br />

A quel suono il cuore di Bryn si spezzò.<br />

Il dolore provocato dal mantenere divisa la propria forza vitale si<br />

stava intensificando. Bryn per poco non si piegò in due quando si<br />

infranse su di lei come un'onda impetuosa. Il trucco consisteva nel<br />

cavalcare la sofferenza, lasciandole fare ciò che voleva senza opporsi a<br />

essa. Facile in linea di principio, in pratica non tanto.<br />

Intorno a lei la percezione dell'energia soprannaturale crebbe,<br />

gonfiandosi. Più vicini. Erano più vicini. Non poteva dire chi - o, con<br />

precisione, che cosa - fossero. Le sue doti soprannaturali non erano<br />

tanto estese. Sapeva soltanto che non erano umani e ciò li rendeva<br />

pericolosi.<br />

«Dobbiamo muoverci» sussurrò, divorata dal panico mescolato al


dolore, che si alimentavano reciprocamente.<br />

Le dita di Dana si strinsero convulse sulle sue, ma la piccola annuì,<br />

calma e coraggiosa, come una bambina di sei anni non sarebbe mai<br />

dovuta essere.<br />

«Ora.» Serrandole la mano, Bryn scattò e la piccola la seguì.<br />

Si accovacciarono tra i cespugli, costeggiando la parte più scura del<br />

bosco.<br />

Bryn costrinse la propria anima a frammentarsi ulteriormente e il<br />

dolore divenne più forte. Era come una lama nel ventre, una sega che<br />

le tagliava le membra, ma obbligò la bolla protettiva a modellarsi<br />

intorno a loro.<br />

Più intensa, più vicina, l'elettricità che scintillava nell'aria le inseguì,<br />

assillante.<br />

Con un grido Dana inciampò.<br />

Bryn la sollevò tra le braccia e corse con la piccola stretta con<br />

delicatezza al petto, il respiro affannato, il cuore a martello come un<br />

pistone.<br />

Sulla sua sinistra scorse una luce tra gli alberi e il luccichio delle auto<br />

nel parcheggio che terminava nei pressi del sentiero.<br />

C'erano quasi. Non doveva che raggiungere la collina, la siepe,<br />

attraversarla e poi arrivare al parcheggio della carrozzeria. La<br />

macchina era nell'angolo a nord-est, vicino all'uscita sul retro. Le<br />

braccia le si tesero intorno a Dana, aggrappata a lei come una<br />

scimmietta, le dita strette nel tessuto della sua maglietta.<br />

Poteva farcela. Doveva farcela.<br />

Se gli inseguitori erano demoni, l'anello di sale che aveva seppellito<br />

intorno al parcheggio li avrebbe rallentati appena lei lo avesse<br />

invocato con il proprio sangue. Il problema era che, se non si trattava<br />

di demoni, il sale non sarebbe servito a un bel niente.<br />

Raggiunse la collina con una corsa disperata, l'erba scivolosa sotto i<br />

piedi. Cadde pesantemente con un grido, torcendosi per proteggere<br />

Dana e assorbendo il colpo della caduta sulla spalla e sul fianco. A<br />

dolore si aggiunse dolore. Per poco non perse la concentrazione, per<br />

un pelo non perse il controllo sulla propria anima. Un solo istante e


l'avrebbe spedita a esplodere nella notte per poi con uno schianto<br />

farla rientrare nel proprio corpo.<br />

Con impazienza tentò di raddrizzarsi, ma il peso della figlia e l'erba<br />

sdrucciolevole la ostacolarono. Rinunciando all'idea, si spinse su con i<br />

calcagni, raspando e scivolando giù sul sedere per la collina ricoperta<br />

d'erba umida.<br />

Tra la violenza della caduta e lo strazio di doversi tenere in due<br />

parti divise, il fisico non era che un unico e continuo urlo di dolore.<br />

Non poteva continuare. Non poteva...<br />

Ansimando, sciolse la presa. La sua anima pulsò in avanti quindi le si<br />

riversò contro come un elastico, investendola bruscamente, di scatto.<br />

La loro protezione era andata. Doveva muoversi.<br />

Tentò di nuovo di sollevarsi e ce la fece per metà. Subito dopo<br />

inciampò e rotolò fermandosi solo quando urtò con il fianco contro<br />

un paio di piedi rivestiti da stivali da motociclista.<br />

In quell'istante comprese di avere scaricato la colpa sulle spalle<br />

sbagliate: non stavano inseguendo Dana perché era figlia di Lokan, ma<br />

perché era figlia sua.


Inferi<br />

A dozzine di strati, i serpenti formavano una massa che si<br />

contorceva sibilando e circondava il primo cancello riversandosi sui<br />

suoi lati. Ormai il sibilo li attorniava completamente, echeggiando<br />

nelle pareti cavernose e facendo agitare nervosamente le guide sulla<br />

poppa e sulla prua della barca.<br />

Quella davanti volse la testa e guardò Lokan da sopra una spalla.<br />

Aveva occhi bianchi lisci come marmo. «Dobbiamo tornare indietro.»<br />

«Non se ne parla.» Per lui, il ritorno significava un luogo ben<br />

peggiore di quello. «Dobbiamo andare avanti» insistette Lokan e,<br />

quando l'uomo si limitò a fissarlo, gli strappò il remo di mano, abbassò<br />

un ginocchio e immerse lui stesso la pala nell'acqua. Quello era il<br />

primo cancello, il primo passo per trovare la strada che conduceva<br />

sulla Terra.<br />

L'eccitazione gli fremette nelle vene unita a una forte dose di<br />

apprensione. Non aveva alcun problema con i rettili, ma quelli erano<br />

particolari. I serpenti potevano anche essere sacri. Negli Inferi<br />

esistevano sia dei-serpenti sia demoni-serpenti e Lokan non aveva<br />

alcun dubbio sulla natura di quelli che aveva davanti.<br />

Un serpente grosso come il suo braccio si lasciò cadere dall'alto del<br />

cancello e affondò nell'acqua. Sotto la superficie ci fu uno sferzare<br />

selvaggio e un rettile molto più grande risalì verso l'alto a bocca<br />

aperta.<br />

Inghiottì quello più piccolo in un boccone.<br />

Biascicando parole e scongiuri sottovoce, il rematore a poppa iniziò<br />

a vogare all'indietro, ad allontanare la barca dai serpenti che si<br />

avvinghiavano alla pietra strisciando giù dai lati del cancello.<br />

«Tienila ferma!» ordinò Lokan in tono piatto e tranquillo. «Il panico<br />

non ci sarà di alcun aiuto.»<br />

«Voi dovete parlare, altrimenti dobbiamo tornare indietro.»<br />

«Parlare? Bene. Volete che io faccia un nome. Quale nome?»<br />

Si trovavano ormai quasi completamente al di sotto del groviglio di


serpenti che si contorceva ingrossandosi sopra di loro e sui lati.<br />

Questione ancora solo di attimi e la punta a canne ricurve della prua<br />

sarebbe entrata nell'oscurità color ossidiana del cancello.<br />

Un serpente si lasciò cadere, e poi un altro. E infine un terzo che<br />

sbatté contro la prora e ci rimase appeso, le scaglie che luccicavano<br />

nella luce soffusa. Aveva un corpo grosso come una coscia di Lokan.<br />

«Lo dovete fare adesso!» gridò l'uomo dietro di lui.<br />

«Fare che cosa?» Gli lanciò uno sguardo da sopra una spalla mentre<br />

si sporgeva in avanti e, servendosi della pala, cercava di allontanare<br />

l'animale dalla prua.<br />

Il secondo rematore si precipitò verso di lui, il respiro affannato e il<br />

corpo ricoperto da uno strato lucente di sudore. «Provate di essere<br />

colui che è puro, che è magico, colui che merita di passare. Altrimenti<br />

tutto è perduto.»<br />

Lokan nutriva seri dubbi sull'essere puro e meritevole.<br />

«Pronunciate il nome segreto, dovete dirlo!» insistette l'uomo alle<br />

sue spalle in tono teso e impaurito.<br />

Entrambi i rematori avevano ormai cessato di vogare e la barca<br />

stava lì, sul punto di attraversare il cancello. Ma non c'erano correnti a<br />

spingerla in avanti.<br />

I serpenti iniziarono a cadere a pioggia, ciascuno più grande del<br />

precedente.<br />

«Lo direi, se lo sapessi» rispose Lokan, togliendo un altro rettile dalla<br />

barca con la punta del remo. «Perché non lo dice uno di voi? Non siete<br />

voi a dovermi fare da guida?» Fece passare lo sguardo dall'uno<br />

all'altro. L'uomo davanti si era rannicchiato a palla, lamentandosi tra i<br />

singhiozzi, e non era di nessuna utilità. L'altro alle sue spalle si limitava<br />

a fissarlo con occhi bianchi e opachi, l'espressione decisa.<br />

«Noi non siamo guide, siamo solo dei rematori.» Scagliò le braccia<br />

verso l'alto e si rannicchiò subito dopo mentre un serpente enorme gli<br />

cadeva addosso.<br />

Solo dei rematori. Cazzo. Lokan girò il remo e se ne servì come<br />

mazza per colpire il serpente. «Potevate anche dirlo subito.»<br />

Un senso di disagio si insinuò in lui. La fiducia in se stesso che


possedeva prima che Sutekh lo uccidesse era soltanto un ricordo.<br />

Aveva osato avventurarsi al cancello solo perché aveva creduto che le<br />

sue guide potessero farglielo attraversare. Ma non potevano. E lui<br />

nemmeno.<br />

E ciò non lasciava nessuno di loro in una posizione buona.<br />

Il serpente che aveva sbattuto via colpì l'acqua con un gran tonfo.<br />

Sotto di loro si mosse un'ombra. A una velocità incredibile un serpente<br />

più grosso emerse rompendo la superficie dell'acqua, la testa pari a un<br />

buon terzo della barca. Si slogò l'articolazione e inghiottì l'altro rettile<br />

per intero.<br />

Sul suo lungo corpo, due rigonfiamenti indicavano il punto che<br />

ospitava i resti in digestione delle sue prede.<br />

La scena era eccessivamente familiare per essere di conforto.<br />

Proprio come quel serpente, anche Sutekh si slogava l'articolazione<br />

della mascella quando inghiottiva anime intere.<br />

Per la preda di Sutekh significava l'annientamento, nessuna<br />

possibilità di rinascita, una vera e propria fine.<br />

A Lokan non piaceva l'idea che quel destino potesse essere anche il<br />

suo, se fosse finito a fare da pasto a un serpente.<br />

Non avrebbe mai più rivisto Dana né i suoi fratelli.<br />

Né Bryn.<br />

L'aver incluso il suo nome nell'elenco lo sorprese. Non era quello<br />

però il momento di rimuginare sul motivo.<br />

Sotto la superficie scura dell'acqua si mosse un'altra ombra, che<br />

sollevò la prua della barca e poi la lasciò ricadere, e mandò un geyser<br />

di acqua a innaffiare il cancello e la brulicante massa di serpenti che si<br />

contorceva.<br />

Lokan si afferrò al lato dell'imbarcazione per cercare di mantenere<br />

l'equilibrio, fino a quando la barca non fu di nuovo stabile.<br />

Vide all'improvviso un altro serpente cadere dentro e scivolare<br />

verso di lui scoprendo i denti coperti di veleno. Tentò di scaraventarlo<br />

in acqua con la punta del remo e, quando l'animale la evitò e balzò su<br />

di lui, mancandolo per un pelo, si tuffò, lo prese con una mano alla<br />

base della testa - una testa così grande che non sarebbe stato in grado


di circondarla con due mani - e con l'altra a metà del corpo, scansando<br />

per poco i lunghi denti. Lottò e riuscì a buttarlo fuori, e si ritrovò<br />

madido di sudore e con il respiro affannato.<br />

Lanciò uno sguardo all'uomo a poppa. Non c'era da aspettarsi un<br />

aiuto: il tipo era rimasto impietrito, bianco come un cencio, gli occhi<br />

sbarrati a fissare il fiume.<br />

Un nome. Gli serviva un dannatissimo nome per oltrepassare<br />

quello stramaledetto cancello.<br />

«Osiride!» ruggì e poi ancora più forte: «Osiride!». Era quello il<br />

nome. Ma, considerata la mancanza di reazioni, doveva essere<br />

sbagliato.<br />

I serpenti riempivano ormai l'ingresso, formando con i loro corpi<br />

una barriera che si sollevava contorcendosi. Non c'era quasi più<br />

spazio. Ancora un istante e l'apertura sarebbe stata troppo piccola.<br />

E che diavolo sarebbe successo se la barca non fosse riuscita a<br />

passare? Sarebbe stato quello il suo nuovo purgatorio? Sarebbe<br />

rimasto a galla su quella parte del fiume, intrappolato in quel posto<br />

fino alla fine dei tempi?<br />

La possibilità lo raggelò. C'era già passato. L'aveva già<br />

sperimentato. Rifarlo non era una prospettiva attraente.<br />

Acqua e aria gli si schiantarono sulla pelle mentre il serpente si<br />

ergeva dall'acqua e strappava via il rematore dalla poppa. L'urlo<br />

dell'uomo echeggiò e si amplificò nella caverna di pietra. Sangue,<br />

caldo e denso, spruzzò il volto, le braccia e il torace di Lokan.<br />

E poi non restò che il silenzio.<br />

Ecco qua. Ecco che cosa gli sarebbe successo se non fossero riusciti a<br />

passare.<br />

«Indietro!» ringhiò al compagno rimasto, afferrando il remo e<br />

immergendolo nell'acqua.<br />

Non ebbe bisogno di impartire l'ordine una seconda volta. Mentre<br />

remava all'indietro con colpi forti e decisi, sentiva l'uomo alle sue<br />

spalle fare la stessa cosa.<br />

Lokan non sapeva un cazzo di niente dei Dodici Cancelli, ma<br />

sembrava proprio che, oltre a uno spirito puro e alle conoscenze di


magia, per passare gli servisse anche il nome di un serpente, almeno<br />

per quel primo cancello.<br />

L'unico che gli venne in mente non avrebbe funzionato. Senza<br />

crederci, tentò ugualmente. «Apophis!» ringhiò e, quando non<br />

accadde nulla, riprovò con la versione diversa dello stesso nome,<br />

ignorando il grido strozzato per l'orrore che gli giunse alle spalle.<br />

«Apep!»<br />

Bel tentativo. Ma niente da fare.<br />

Alle sue parole i serpenti divennero ancora più irrequieti e l'acqua<br />

sotto la barca ribollì turbolenta.<br />

«Non ditelo!» lo implorò l'uomo. «Se pronunciate il suo nome, lo<br />

chiamerete, e tutto sarà perduto.»<br />

Chiamare Apophis. Non era una grande idea. Se Sutekh era il<br />

signore Supremo del Caos e del Male degli Inferi, Apophis gli era sotto<br />

di un solo scalino sulla scala delle divinità più malvagie. O meglio,<br />

Apophis si meritava una scala tutta sua. Sutekh, perlomeno, aveva dei<br />

motivi per ciò che faceva, a prescindere da quanto vili e oscuri<br />

potessero essere. E le sue azioni creavano un equilibrio di poteri negli<br />

Inferi.<br />

Ma Apophis era privo di qualsiasi logica o motivazione. Era il male,<br />

la deificazione dell'oscurità. Non conosceva motivi. Non aveva né<br />

amici né alleati. Cercava solo la distruzione di tutto e il ritorno a ciò<br />

che lo aveva generato: il caos. Solo il caos assoluto e completo.<br />

Se Sutekh traeva profitto dal caos, ne godeva, lo ricercava per il<br />

proprio piacere, Apophis non conosceva godimento. Sperimentava<br />

solo un bisogno impulsivo.<br />

Mettendocela tutta, Lokan affondò la pala nell'acqua nel tentativo<br />

di invertire il corso della barca. Senza quel nome, non sarebbero<br />

passati, era evidente.<br />

I serpenti si erano moltiplicati e ormai oscuravano quasi<br />

completamente l'ingresso. Niente più cancello. Solo serpenti. Crossi e<br />

contorti, dalle scaglie che rilucevano nero-verdastre alla luce fioca e<br />

dai denti che grondavano veleno.<br />

La barca ondeggiò oscillando, rovesciandosi quasi completamente


su un lato. Lokan spalancò in aria le braccia, lottando per restare in<br />

equilibrio.<br />

Perse e cadde malamente sulle ginocchia, serrando i pugni sui fasci<br />

di canne che formavano il bordo.<br />

L'uomo dietro di lui urlò. Un grido breve e acuto, bruscamente<br />

interrotto. Afferratosi al bordo della barca, Lokan si voltò su un fianco<br />

giusto in tempo per vedere le gambe dell'uomo scomparire nella gola<br />

dell'enorme serpente. Non restò che il torace, gli occhi bianchi fissi a<br />

guardare il soffitto cavernoso.<br />

Ci fu un tonfo sordo contro lo scafo seguito subito da un secondo.<br />

La barca si rovesciò e Lokan si ritrovò nel fiume, talmente freddo che<br />

gli sembrò di essere immerso nell'azoto liquido.<br />

La sensazione gli ricordò un altro fiume gelido, un treno e una<br />

giornata in cui era stato sicurissimo che non sarebbe mai potuto<br />

morire. Ricordò di essersi chiesto quanto duramente avrebbe mai<br />

lottato per restare in vita.<br />

Alla fine invece non aveva lottato affatto, non quando era stata la<br />

vita di sua figlia a essere in gioco. La notte in cui Sutekh e quei suoi<br />

seguaci gli si erano scagliati contro, lui aveva permesso loro di<br />

ucciderlo per poter salvare Dana.<br />

Quel giorno, invece, avrebbe lottato. Con tutto se stesso avrebbe<br />

lottato per quanto duro sarebbe stato riportare a galla la volontà di<br />

credere di poter vincere. Perché doveva tornare da Dana, doveva<br />

tenerla al sicuro. Doveva avvertire i suoi fratelli.<br />

Qualcosa gli sfiorò una gamba, uno scivolare lungo e liscio,<br />

interminabile. Il serpente gli si avvolse intorno al corpo e lo tirò sotto.<br />

Lokan lottò dibattendosi, mentre le spire gli si stringevano addosso<br />

sempre più serrate.<br />

Nel cuore gli si incendiò la rabbia, come un tizzone scuro. Quel<br />

serpente stava tentando di rubargli la sua vendetta. Attingendo a<br />

riserve di energia che non avrebbe mai immaginato di possedere, si<br />

dibatté opponendosi alle spire sempre più serrate, liberando prima<br />

una mano, poi l'altra, e incidendo la carne del rettile con le unghie,<br />

lasciandoci delle scanalature profonde. Per un istante credette di avere<br />

vinto. Poi l'acqua gli si richiuse sopra la testa e lui avrebbe giurato di


vedere Bryn, con i capelli che le fluttuavano intorno al viso, che gli<br />

tendeva le braccia.


5<br />

... magnificate il dio maggiore sul minore tra gli dei che sono nel<br />

Duat, per mettere i morti benedetti sui loro troni e i dannati nel luogo<br />

al quale sono stati condannati dal giudizio e per distruggere i loro<br />

corpi per mezzo di una morte malvagia.<br />

Detroit, Michigan, oggi<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Il cuore impazzito, Bryn si distese sull'erba ai piedi della collina.<br />

Rotolò e si mise carponi, nascondendo Dana sotto il proprio corpo,<br />

pronta a graffiare, a mordere, a scalciare... a fare qualsiasi cosa per<br />

proteggere la propria bambina. Nessuno gliel'avrebbe portata via.<br />

Sollevò lo sguardo, oltrepassando gli stivali neri da motociclista<br />

dalle grosse suole, i jeans sbiaditi, la giacca di pelle nera consumata le<br />

cui fibbie argentate luccicavano alla luce della luna. Sapeva ciò che<br />

avrebbe visto ancor prima di raggiungere il volto bello e deciso. «Jack»<br />

mormorò.<br />

Occhi azzurro chiaro dal bordo più scuro ricambiarono l'occhiata.<br />

«Ne è passato di tempo, Brynja.» La voce così familiare da far male<br />

le riportò alla mente un mare di ricordi. Alcuni belli. Altri... be', non<br />

tanto.<br />

Rifiutandosi di restare distesa a terra con lui che incombeva, si<br />

sollevò tirando su anche Dana. Doveva scappare. Doveva far scappare<br />

Dana. I pensieri aumentarono vertiginosamente, passando da un'idea<br />

all'altra, scartandole tutte ed esaminando la successiva.<br />

«E tu che ci fai qui?» gli chiese con voce roca.<br />

Lui lanciò uno sguardo alla bambina che le si rannicchiò contro,<br />

stringendole entrambe le braccia intorno alla coscia.


Che razza di domanda stupida. Jack era lì per lei. Peggio. Era lì<br />

anche per sua figlia.<br />

«Devi venire con me.» Non era una richiesta. Non c'era da<br />

sorprendersi. Non lo era mai. Con Jack non esisteva che un modo: il<br />

suo. Diceva alla gente che cosa doveva fare e si aspettava che<br />

ubbidisse. Non chiedeva mai.<br />

Non aveva l'abitudine di offrire nemmeno un'illusione di una<br />

possibilità di scelta.<br />

«Devo proprio rifiutare il tuo gentile invito.» Bryn accarezzò con<br />

una mano i capelli di Dana, tenendo l'altra allacciata intorno alla spalla<br />

della figlia. L'istinto le urlava di correre, di nascondersi. Ma, se lei<br />

avesse ceduto a quell'impulso, Jack le avrebbe raggiunte e catturate.<br />

Doveva usare la testa, la logica, come le aveva insegnato Lokan. Se<br />

permetteva che il panico prendesse il sopravvento, erano perdute.<br />

Cercò nel profondo di se stessa e chiamò a raccolta il resto del<br />

potere che aveva quasi esaurito. Doveva solo escogitare un modo<br />

efficace di utilizzarlo. Il trucco che aveva già usato, quello di fendere la<br />

propria anima in due parti per nascondersi a cielo aperto, non avrebbe<br />

funzionato una seconda volta. Jack se lo sarebbe aspettato. E poi le<br />

sue riserve erano talmente scarne che dubitava di riuscirci di nuovo.<br />

Il suo potere sprizzò scintillando lungo gli arti, formando una luce<br />

spettrale lì, tra le ombre scure degli alberi.<br />

Jack arcuò un sopracciglio per la frazione di un millimetro. «Non<br />

ricordavo che disponessi di un trucchetto del genere.»<br />

Perché all'epoca non lo aveva. L'ultima volta che lo aveva visto,<br />

non era stata nemmeno lontanamente tanto forte quanto in quel<br />

momento.<br />

«Sono diversa» ammise, il tono calmo nonostante l'angoscia affilata<br />

che la divorava e le attanagliava lo stomaco in una morsa. Lo era, ma<br />

non a sufficienza. Non era abbastanza potente. La sua unica<br />

consolazione era che lui non aveva modo di saperlo. E anche se lo<br />

avesse sospettato, non ne avrebbe avuto la prova. Non era il tipo da<br />

correre dei rischi per un forse.<br />

«Pax.» Pace. Lui le tese le mani, a palmi in avanti. «Parliamo prima,<br />

Bryn. Parliamo e basta.»


«Ti aspetti che io mi fidi di te?»<br />

La testa di Jack ebbe uno scatto all'indietro, come se la domanda<br />

avesse avuto su di lui l'effetto di uno schiaffo. «Ti do la mia parola che,<br />

se dopo aver ascoltato tutto ciò che ho da dirti, vorrai ancora<br />

andartene, ti lascerò andare.»<br />

La sua parola. Di tutti loro, Jack era quello che si atteneva alla<br />

lettera a ogni accordo che stipulava. Il trucco consisteva nell'accertarsi<br />

che l'accordo non contenesse scappatoie.<br />

Era un vero maestro e lei non poteva tenergli testa. Non c'era mai<br />

riuscita.<br />

Quella considerazione era come un brutto alberello contorto che le<br />

germogliava nel cuore. Lo ricacciò nella crepa scura dalla quale era<br />

spuntato. Dana aveva bisogno che lei fosse forte e quindi lo sarebbe<br />

stata. Avrebbe lasciato la valigia del passato a marcire nel cassonetto<br />

nel quale l'aveva scagliata sette anni prima, quando si era lasciata alle<br />

spalle Jack e gli altri.<br />

«Vediamo di riformulare la cosa.» Si costrinse a restare calma, a<br />

mantenere un tono pacato e a non tradire minimamente la propria<br />

disperazione. Dana le prese la mano, le piccole dita si aggrapparono<br />

alle sue e lei diede una breve stretta rassicurante. «Dunque l'accordo è<br />

questo, Jack. Una volta che avrai finito di parlare, Dana e io saremo<br />

libere di andarcene e tu non farai nulla per ostacolarmi.» Trasse un<br />

respiro misurato, quindi si corresse: «Per ostacolarci. Non farai niente<br />

per metterci i bastoni tra le ruote. Non ci seguirai né manderai nessun<br />

altro a farlo. Tu e tutti quelli che stanno con te: voi non mi darete la<br />

caccia. E non darete la caccia a mia figlia. Mai».<br />

Lui annuì lentamente, con un'espressione assolutamente<br />

impassibile, e occhi calcolatori.<br />

Tuttavia un cenno d'assenso a Bryn non bastava. «Dillo. Ripeti i<br />

termini dell'accordo e dammi la tua parola.»<br />

«lo parlo, tu mi ascolti. Se dopo te ne vuoi andare, io ti lascerò<br />

andare.» Abbassò il mento in direzione di Dana e la sua espressione si<br />

addolcì per un istante. «E lei con te. Non vi verrò dietro.»<br />

Bryn non aveva intenzione di lasciarsi intenerire da quel tono<br />

smorzato. «E non ordinerai a nessun altro né permetterai a nessun


altro di venirmi dietro, di venirci dietro. Né adesso né in futuro.»<br />

Un angolo della sua bocca svolazzò verso l'alto. «Quindi non solo<br />

devo accettare di non seguirti e di non metterti nessuno alle calcagna,<br />

ma vuoi anche che io fermi chiunque cerchi di darti la caccia.»<br />

«Bel sunto, Jack.»<br />

«lo però non sono sicuro che tu sia nella posizione di avanzare<br />

richieste simili.»<br />

Bryn si rifiutò di tradire qualsiasi reazione. Si limitò a stringere di<br />

nuovo la mano di Dana, leggermente, per infonderle silenziosamente<br />

coraggio, e ribatté: «Non puoi nemmeno essere certo che non la sia».<br />

Di nuovo si fece guizzare sulla pelle un lampo di potere, visibile a<br />

chiunque possedesse l'abilità di scorgerlo. E Jack la possedeva di sicuro.<br />

Lui non poteva sapere quanto profonda fosse la fonte di quel potere,<br />

però, quindi avrebbe dovuto porsi delle domande. Lei almeno se lo<br />

augurava.<br />

«Dove hai imparato a rigirare un affare così bene?» le domandò.<br />

«Da uno con una mente da politico.»<br />

Da Lokan. Era stato un maestro nei negoziati e, dopo che una volta<br />

aveva scoperto che un rivenditore d'auto l'aveva fregata, si era<br />

assicurato di insegnarle come guardarsi le spalle. Come pizzicarsi la<br />

pelle con le unghie tra il pollice e l'indice creando un dolore sufficiente<br />

a ricordare di non parlare tanto per colmare il silenzio. Ad apparire<br />

forte anche se si sentiva come l'interno di una caramella tenera. Lui<br />

l'aveva fatto per amore di Dana, così le aveva detto. Ma una piccola<br />

vocina le aveva sussurrato che forse era stato anche per amor suo. Che<br />

magari gli era importato anche di lei, chissà, forse un pochino.<br />

Poi aveva schiacciato quella parte di se stessa perché prendersi a<br />

cuore Lokan Krayl oppure immaginare che lui le fosse affezionato non<br />

soltanto come madre di sua figlia era un cammino stupido e pericoloso<br />

da intraprendere.<br />

Non poteva fidarsi di nessuno all'infuori di se stessa. Né<br />

preoccuparsi di nessun altro all'infuori della figlia. Era così che doveva<br />

essere. Lokan era un soprannaturale e ciò implicava che era un nemico.<br />

Loro due avevano una tregua instabile solo a causa della loro figlia.


Però, con il tempo, la tregua era divenuta stabile.<br />

Sollevò il mento e guardò Jack dritto negli occhi. «Allora siamo<br />

d'accordo?»<br />

Si chiedeva perché mai avesse accettato: era lui ad avere la carta<br />

vincente. Lei poteva solo augurarsi che non lo sapesse. O che, se lo<br />

sapeva, esistesse un'ombra di dubbio sufficiente a farlo esitare.<br />

Con il palmo della mano Jack si sfregò la barba corta e ispida sulla<br />

mascella. «Non posso prometterti che non tenterò mai più di cercarti.<br />

Ma vi lascerò andare - tutte e due - se sarà questo che vorrai dopo<br />

avermi ascoltato. E non vi seguirò. Ma, se deciderò di cercarti in<br />

futuro, le poste saranno di nuovo in gioco. Starà a te assicurarti che io<br />

non riesca a trovarvi.»<br />

Non era un patto perfetto, ma meglio di quanto si fosse aspettata.<br />

«Ho la tua parola?»<br />

Jack si passò le dita tra i capelli scuri. Un gesto strano. Per un<br />

secondo Bryn pensò che fosse perché lei era abituata a vederlo con i<br />

capelli corti, non dritti e lunghi al punto che le punte gli sfioravano il<br />

colletto. Poi comprese che era perché quel minimo gesto lo tradiva.<br />

Era preoccupato per qualcosa.<br />

Ma che cosa poteva esserci di tanto grande e tanto negativo da<br />

preoccuparlo?<br />

Un brivido le percorse la spina dorsale.<br />

«Se è l'unico modo perché ascolti» disse lui, «allora, sì. Hai la mia<br />

parola.»<br />

Bryn trasse il primo respiro rilassato da quando aveva avvertito un<br />

soprannaturale fuori di casa.<br />

Avrebbe voluto guardare Dana e dirle di non avere paura, che tutto<br />

sarebbe finito bene. Ma non voleva riportare l'attenzione di Jack sulla<br />

piccola, nemmeno per un secondo.<br />

Quindi le diede un'altra stretta rassicurante alla mano, mentre<br />

fissava Jack dritto negli occhi sollecitandolo: «E allora parla».<br />

Lokan tirò indietro la testa - ma plano perché ogni minimo


movimento avrebbe potuto fargli perdere l'equilibrio oppure farlo<br />

vomitare - ed esaminò la piramide che incombeva su di lui. Un senso<br />

di vertigine lo afferrò e lo fece girare come una trottola. Il mondo si<br />

inclinò in strane angolazioni.<br />

E forse lui soffriva davvero di allucinazioni perché quella<br />

piramide...<br />

«Ma che cazzo...?» borbottò e la mano scattò ad appoggiarsi contro<br />

la parete di vetro fredda e liscia. Si obbligò a restare completamente<br />

immobile, a concentrarsi su ciascun respiro fino a quando non si sentì<br />

ragionevolmente sicuro di non ricadere sul sedere. Allora tentò di<br />

rispondere alle domande che gli ronzavano nella testa, come uno<br />

sciame di calabroni.<br />

L'ultima cosa che ricordava era di essere stato sul punto di affogare<br />

o di essere divorato da un serpente dalla testa grossa quanto una<br />

monovolume. Non aveva idea se una delle due opzioni avrebbe<br />

potuto ucciderlo veramente perché in quel momento lui non era quel<br />

che si diceva vivo. Oltretutto Sutekh l'aveva macellato spedendogli<br />

l'anima in quello che corrispondeva a un purgatorio.<br />

Portò lo sguardo dritto davanti a sé e tentò di mettere a fuoco ciò<br />

che vedeva.<br />

La caverna scura, la barca e i serpenti erano scomparsi. Al loro<br />

posto la parete obliqua di un'enorme piramide, nera e splendente, che<br />

gli ballava oscillando davanti agli occhi.<br />

Maledizione, era pietoso. L'ombra di se stesso. Sporco, affamato.<br />

Tormentato da un dolore così profondo e costante che aveva<br />

difficoltà a ricordare un periodo in cui non aveva sofferto. Che cazzo<br />

di semidio onnipotente era! Piuttosto un micetto impaurito.<br />

Trasse un respiro profondo, riempiendosi i polmoni fino a quando<br />

protestarono per la dilatazione.<br />

Proprio a quel punto, la festina di autocommiserazione terminò. La<br />

fiducia in se stessi era uno stato d'animo e, se lui se lo fosse lasciato<br />

sfuggire di mano, non sarebbe mai più stato in grado di tornare da<br />

Dana. Quindi, anche se non si sentiva così, avrebbe fatto<br />

dannatamente meglio a trovare un modo per fingere.<br />

Inclinando il capo di un altro po', esaminò la piramide nei dettagli.


Le luci risalivano lungo i giunti dove le superfici in vetro nero si<br />

univano, lucenti sullo sfondo del cielo notturno. Al vertice della<br />

costruzione un riflettore abbagliante era puntato dritto verso lo<br />

spazio.<br />

Quello non era né gli Inferi né una zona nulla.<br />

Era l'hotel Luxor. Nella stramaledettissima Las Vegas.<br />

Scoppiò a ridere, cingendosi l'addome con un braccio per<br />

controllare il dolore, per mantenersi intero perché sentiva che<br />

altrimenti si sarebbe frantumato in un migliaio di pezzi che si<br />

sarebbero sparati a spirale nell'etere.<br />

Aveva pensato di essere intrappolato in un purgatorio e invece era<br />

finito a Las Vegas.<br />

Di certo significava qualcosa, ne era sicuro. Però la decifrazione del<br />

messaggio poteva aspettare.<br />

Un attimo si trovava in un fiume gelato e l'attimo successivo sulla<br />

Terra. Solo un pazzo avrebbe guardato nella bocca del cavallo<br />

donato, quindi se da un lato le domande sul perché e sul come<br />

potevano implorare una risposta, dall'altro non era quello il momento<br />

per trovarle. Era lì e doveva trarre il maggior profitto possibile dalla<br />

situazione.<br />

Aveva tentato di escogitare un modo per tornare alla realtà da...<br />

Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso. Il tempo passava in<br />

modo diverso negli Inferi e quindi non aveva avuto modo di misurare<br />

le settimane e i mesi. O gli anni.<br />

Dana.<br />

Sua figlia era umana e fin troppo mortale.<br />

Poteva anche essersi perso tutta la sua vita. Poteva anche essere già<br />

adulta. Oppure morta e sepolta, con l'anima finita in un luogo al di<br />

fuori della sua portata. Era ciò che era accaduto a suo fratello Alastor.<br />

Quando era giunto per la prima volta nel regno di Sutekh, non aveva<br />

compreso le discrepanze nel trascorrere del tempo così, quando infine<br />

era tornato nel mondo degli uomini, tutta la sua famiglia umana era<br />

ormai morta.<br />

Lokan non voleva pensare che potesse essergli successa la stessa


cosa. O che l'anima di Dana potesse anche essere finita da Sutekh.<br />

Doveva tornare da lei. Doveva accertarsi che fosse sana e salva.<br />

Doveva avvertire i suoi fratelli.<br />

E doveva vedere Bryn.<br />

Appena quell'ultima considerazione gli si formulò nella mente,<br />

tentò di metterla da parte.<br />

Non aveva alcuna intenzione di pensare a lei. Era la madre di sua<br />

figlia. E basta. E lui sarebbe stato saggio a ricordarsene. Aggiungendola<br />

all'elenco delle preoccupazioni, avrebbe solamente frammentato la<br />

propria concentrazione.<br />

A prescindere dal fatto che si ricordava di avere pensato a lei<br />

durante il proprio purgatorio. Di averla vista continuamente nelle<br />

immagini febbrili che si era fabbricato. Di averla scorta presso il fiume<br />

rosso sangue. Di averla vista di nuovo quando aveva rivissuto il giorno<br />

in cui aveva accompagnato Dana al parco. Non sapeva spiegarsi<br />

perché lei avesse infestato i suoi pensieri, perché lui l'avesse sentita<br />

come se fosse stata veramente lì, tanto vicina da poterla quasi toccare.<br />

Ma in quel momento proprio non importava.<br />

Si guardò intorno alla ricerca di un indizio per capire che anno<br />

fosse. Una fila di persone si allargava lungo un tappeto rosso,<br />

trattenuta da un cordone di velluto e sorvegliata da un corpulento<br />

buttafuori vestito di nero e con indosso degli avvolgenti occhiali da<br />

sole. Di notte.<br />

Le donne in fila indossavano dei ritagli inesistenti molto simili ai<br />

ritagli pressoché inesistenti che avevano indossato prima che lui...<br />

morisse. Quindi, o le mode non erano cambiate di molto da quando<br />

lui se ne era andato oppure non era stato via molto tempo.<br />

Non osava aprire un portale per farsi condurre là dove voleva<br />

recarsi. Non aveva idea di come fosse finito lì, all'ombra del Luxor, e<br />

non voleva rischiare di restare di nuovo intrappolato nella zona tra la<br />

Terra e gli Inferi. Inoltre si sentiva talmente sfibrato che dubitava di<br />

avere in sé la forza per afferrare le energie che si sprigionavano tra i<br />

due mondi e per unirle creando una frattura.<br />

I suoni gli sbatterono addosso: clacson di una macchina, musica a


tutto volume, clamore delle voci umane, grida di conversazioni.<br />

Risate. Sobbalzò di scatto sotto quell'assalto. Solo allora si rese conto<br />

di non essere stato consapevole dei rumori fino a quell'esatto secondo.<br />

La cacofonia della Terra. Era come se una bolla di silenzio fosse<br />

esplosa, lasciando che quell'ondata assordante s'infrangesse su di lui.<br />

Quindi era lì per davvero. Era veramente scappato. Il polso<br />

aumentò, mandando il sangue a sfrecciargli nelle vene.<br />

Si scostò dalla parete della piramide e s'allontanò camminando.<br />

Fece sei passi prima di venire tirato indietro con uno strattone, come<br />

se una mano gigante l'avesse preso per il colletto o una corda lo avesse<br />

tenuto al guinzaglio. La frustrazione si fece sentire, ma lui la soffocò e<br />

tentò di nuovo nella direzione opposta. Stesso risultato.<br />

Non sarebbe andato da nessuna parte.<br />

Ma non ebbe il tempo di rifletterci sopra.<br />

Alla sua sinistra, si aprì una porta e la raffinata facciata in vetro della<br />

piramide vomitò un secondo buttafuori, vestito esattamente come<br />

quello che sorvegliava la fila di gente oltre il cordone di velluto.<br />

Incrociò le braccia sul torace e gli disse: «Il boss vuole vederti».<br />

Lokan incrociò a sua volta le braccia sul petto e gli chiese con voce<br />

sommessa: «E chi sarebbe mai questo boss?».<br />

Per quel che lo riguardava, non ne esisteva che uno: Sutekh. Suo<br />

padre. Il suo assassino.<br />

Il buttafuori si limitò a restare fermo, solo la testa si girò a fissare un<br />

punto sulla sinistra a circa un metro da Lokan.<br />

Strano.<br />

Trascorsero dei secondi, quindi il buttafuori aprì la porta<br />

allungando una mano dietro di sé e spostò la testa di scatto con un<br />

cenno da datti-una-mossa.<br />

Tenne la porta aperta quanto bastava a permettere a qualcuno di<br />

passarci. Quindi procedette come se qualcuno ci fosse davvero<br />

passato.<br />

Qualcosa non andava. Il buttafuori non aveva guardato lui. Non<br />

aveva parlato direttamente con lui e non aveva neppure risposto alla<br />

sua domanda. Quasi come se Lokan non ci fosse nemmeno stato.


Osservò l'uscio richiudersi mentre un senso di disagio gli si dipanava<br />

nel ventre.<br />

Che fosse fottuto l'intero inferno!<br />

Ruotò di scatto su se stesso e fissò il vetro nero della piramide. Le<br />

luci di Las Vegas danzavano riflettendosi luccicanti su di essa e lui ci<br />

vide riflessa la fila dei frequentatori del club che si allungava alle sue<br />

spalle.<br />

Ma non riusciva a vedere se stesso.<br />

A tutti gli effetti, lui non si trovava lì.<br />

Il panico gli annodò lo stomaco mentre prendeva forma la<br />

possibilità di non essere davvero a Las Vegas, piuttosto intrappolato in<br />

un mondo frutto dell'immaginazione. Tutto ciò che aveva<br />

sperimentato lì non erano state che ombre spettrali di ricordi che lui<br />

aveva fabbricato. Niente era stato reale.<br />

Era ancora imprigionato in un purgatorio?<br />

Si era solo immaginato che avessero riunito il suo corpo alla sua<br />

anima, che i suoi Ka, Ba, Sheut, Ren e Ib fossero stati ricollegati e lui<br />

fosse ridiventato un'unica entità? Era stata anche quella solamente una<br />

creazione febbrile della sua mente disperata?<br />

Forse in fin dei conti non era poi scappato dalla zona nulla.<br />

Il terrore che si impadronì di lui fu così orribile e potente che quasi<br />

lo mise in ginocchio. Non si fidava di nulla, tanto meno di se stesso.<br />

Nella sua vita mortale, pre-Sutekh - quella in cui era stato un<br />

ragazzo con genitori mortali e un fratello fin troppo mortale che era<br />

annegato in un lago grigio e tenebroso - aveva conosciuto la paura,<br />

proprio come ogni essere della Terra. Era parte inscindibile dell'umana<br />

esistenza.<br />

In seguito aveva scoperto la verità sulle proprie origini: era il figlio<br />

di Sutekh. E da allora la paura non era mai più stata presa in<br />

considerazione.<br />

Fino al giorno in cui aveva scoperto di avere una figlia. Allora<br />

aveva temuto per lei, per ciò che le sarebbe potuto accadere se i<br />

Signori degli Inferi, rivali tra loro, avessero saputo della sua esistenza.


Il suo assassinio aveva scavato di un altro livello quella paura.<br />

Perché il suo omicida non era una divinità rivale, bensì il suo stesso<br />

padre.<br />

E la cosa gli procurava ancora dolore.<br />

Lokan disprezzava la propria debolezza, sia fisica sia emotiva.<br />

Ma poteva rendersi più forte. Poteva servirsi della propria mente<br />

persino se il corpo lo abbandonava. Aveva bisogno di riflettere. Di<br />

logica. Di razionalità. Poteva combattere i dubbi che lo assalivano e<br />

determinare la realtà della propria situazione.<br />

Di nuovo il suono della risata di una donna ubriaca gli giunse al di<br />

sopra del frastuono generale, riportandolo a terra. Si voltò e seguì il<br />

suono della risata fino alla sua fonte. Il rumore era tutto intorno a lui,<br />

come non ce ne era mai stato nella zona nulla.<br />

Allora era sulla Terra.<br />

La porta si aprì di nuovo e ne uscì un uomo. Alto, capelli e occhi<br />

scuri, gli parve vagamente familiare. Lokan tentò, ma non riuscì a<br />

ricordare dove l'aveva già visto. Un umano? Non lo credeva,<br />

nonostante il fatto che non riuscisse a individuare nessuna traccia<br />

energetica soprannaturale. Da mietitore d'anime, sapeva camuffare la<br />

propria, quindi non si poteva escludere che anche altri lo sapessero<br />

fare.<br />

Girando il capo, l'uomo guardò dritto verso di lui. Lo vide.<br />

«Le mie scuse per il comportamento di Graham» esordì in tono<br />

colloquiale. «Gli avevo detto di spiegarti che non poteva vederti e di<br />

chiederti di seguirlo all'interno. Le mie istruzioni erano state<br />

chiarissime, ma lo sai come vanno le cose. Manda uno scagnozzo<br />

terreno a svolgere un compito semplicissimo e...» Si strinse nelle spalle.<br />

«Quel deficiente ha davvero pensato che tu gli stessi dietro passo<br />

passo, come la coda al cane.»<br />

A Lokan occorse un attimo per elaborare il fatto che qualcuno sulla<br />

Terra potesse vederlo, parlargli, quindi gli domandò: «Chi sei e io<br />

come sono arrivato qui?».<br />

«Che negligenza da parte mia... Boone Falconer. Ti porgerei la<br />

mano, ma tu non saresti in grado di stringerla. Non siamo veramente


sullo stesso livello in questo momento.»<br />

Non sullo stesso livello. «Dunque fisicamente non mi trovo a Las<br />

Vegas?»<br />

«Ci sei e non ci sei. Pensala come una specie di scatola<br />

interdimensionale, una frattura definita tra i regni.»<br />

Come i portali che Lokan e i suoi fratelli evocavano per muoversi<br />

tra Terra e Inferi. Ma quella era una scatola, più che un tunnel, il che<br />

spiegava perché non poteva muovere che alcuni passi in qualsiasi<br />

direzione.<br />

«E così, adesso che abbiamo chiarito il chi, lavoriamo su altre<br />

risposte, più semplici. Perché portarmi qui? E come ci sei riuscito?»<br />

Boone sorrise, un fugace lampo di denti bianchi che ricordò a Lokan<br />

quello di Mal. Un sorriso da, pirata. Del tipo che illuminava il volto<br />

del fratello quando stava per lasciare qualcuno in mutande. E per<br />

godersi lo spasso.


6<br />

Lasciate che radiosità sorga da ciò che mi ha divorato, e che ha<br />

ucciso uomini ed è colmo di massacro...<br />

Inferi, Territorio di Sutekh<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Alastor Krayl aveva un problemino a tenere a freno la propria<br />

irascibilità. La sua compagna, Naphré Kurata, era stata rapita dalle<br />

Matriarche della Guardia di Aset, perché fosse preservata dal pericolo.<br />

Ma lui non se la beveva. Poiché era un mietitore, un nemico della<br />

stirpe di Aset. Naphré restava in pericolo, mentre lui era costretto a<br />

stare negli Inferi e ad affrontare suo padre. Che guarda caso era anche<br />

l'assassino di suo fratello. All'inferno, maledizione!<br />

A grandi falcate percorse la galleria in pietra arenaria che<br />

conduceva al salone di ricevimento, con la rabbia, l'astio e la<br />

preoccupazione che lo divoravano come fiamme. Doveva trovare il<br />

modo di mettere al guinzaglio quelle emozioni prima di giungere alla<br />

presenza di Sutekh, che si alimentava di rabbia e di caos. E lui non<br />

aveva alcun interesse a provvedere alla sua fame.<br />

Spalancò le porte e attraversò l'ampio salone fino a raggiungere un<br />

secondo ingresso dalle ante spalancate sull'estremità opposta. A quel<br />

punto si arrestò e trasse un lento respiro. Doveva dominare i propri<br />

demoni, la propria rabbia e il proprio dolore.<br />

Oltrepassate le porte, vide il giardino con occhi nuovi, non più<br />

come un'oasi di palme che circondava un laghetto dalle acque placide,<br />

ma come la rappresentazione di tutto ciò che Sutekh bramava. Per<br />

seimila anni, era stato vincolato dall'accordo sul cessate il fuoco, che<br />

prevedeva che le divinità più potenti degli Inferi restassero recluse nei<br />

propri territori. Aveva creato un giardino con alberi e acqua e si era


perfino fatto portare un pesce dal Nilo. Ma non poteva riprodurre il<br />

sole. Non poteva camminare sulla Terra. E così aveva ucciso Lokan e<br />

cercato di prendere il suo corpo, di servirsene per eludere l'antico<br />

accordo.<br />

In quel momento Alastor lo odiò, quel giardino. Proprio come<br />

odiava suo padre, con un disgusto profondo e maligno. Ma lui e i suoi<br />

fratelli gli erano ancora legati, ancora soggetti al suo volere, ancora<br />

costretti a presentarsi quando lui comandava.<br />

E lui aveva convocato Alastor alla sua presenza.<br />

«Figlio mio» esordì Sutekh, rivolgendogli il saluto per primo.<br />

La cosa in sé era insolita. Un'offerta di pace? Ma Sutekh credeva<br />

davvero che sarebbe servita in qualche modo a lenire l'orrore che lui<br />

aveva nel cuore?<br />

La rabbia gli ostruì la gola. Pensò che fosse una buona cosa perché,<br />

se avesse parlato in quel momento, non avrebbe potuto garantire<br />

nulla riguardo a ciò che gli sarebbe uscito di bocca.<br />

Sutekh si alzò dal masso sul quale si era seduto e si voltò. Suo padre<br />

aveva la capacità di assumere qualsiasi sembianza gli andasse a genio,<br />

ma Alastor non aveva mai visto il suo vero volto. Quel giorno aveva<br />

deciso di assumere il viso di Lokan - il viso di Lokan! I capelli<br />

biondo-miele, la corporatura alta dai muscoli slanciati. Solo gli occhi<br />

non erano quelli. Lokan li aveva azzurro chiaro con una sfumatura di<br />

grigio. Quelli di Sutekh invece erano di un nero piatto e inanimato,<br />

privi di emotività e di profondità.<br />

In ogni caso era un orrore fissare il volto del fratello, il viso del<br />

fratello assassinato, indossato dallo stesso assassino.<br />

La furia di Alastor aumentò e in quello stesso istante si sentì divorare<br />

dal desiderio di avere il potere di annientare il padre.<br />

«Sì» lo incitò Sutekh, incontrando il suo sguardo, «nutrimi. Sazia la<br />

mia fame.»<br />

E allora tutto divenne chiaro. Sutekh aveva scelto di proposito<br />

quelle sembianze per far affiorare l'odio e il dolore del figlio, per<br />

nutrirsene visto che Alastor era giunto a mani vuote, senza recargli<br />

un'anima nera da consumare.


Quindi stava a lui tenere a freno le emozioni, stava a lui negare al<br />

padre il pasto che tanto ambiva.<br />

Pensò a Naphré, il suo amore, la sua compagna. Ricordò come lei<br />

fosse in grado di non tradire minimamente la propria agitazione<br />

interiore, di avere solo una facciata calma e fredda. Si attaccò a quel<br />

pensiero mentre ricacciava le proprie emozioni nella palude nascosta e<br />

scura nella quale risiedevano abitualmente.<br />

Quando il padre strinse gli occhi, avvertì il suo tentativo di<br />

raggiungere il caos, il suo dolore, la sua rabbia, ma glielo impedì. Gli<br />

sbarrò l'ingresso. Si limitò a incrociare le braccia sul petto e a tenere<br />

sotto controllo tutto ciò che provava. «Hai chiamato?» gli chiese<br />

infine.<br />

«Sei arrabbiato.»<br />

L'aria oscillò scintillando e Alastor non si ritrovò più a guardare<br />

Lokan, ma capelli neri, dritti, un fisico atletico e un sorriso che formava<br />

delle fossette su ciascuna guancia. Un sorriso agghiacciante.<br />

«Meglio così?» gli domandò Sutekh con la voce di Naphré.<br />

Il giovane si sentì come se gli avessero stretto una fascia intorno al<br />

torace e un'altra intorno alla testa. Non riusciva a respirare. Non<br />

riusciva a pensare. Poi capì. Sutekh non aveva mai incontrato Naphré,<br />

non l'aveva mai vista, quindi l'unico luogo dal quale poteva aver<br />

tratto quell'immagine era la sua stessa mente. «Che ne dici di un occhio<br />

per occhio?» chiese al padre, facendo piazza pulita nella mente, a<br />

eccezione di un unico pensiero: l'immagine che secondo l'arte<br />

kemetica era l'unica vera forma di suo padre. Quella di una creatura<br />

dalla testa canina, dal muso di un oritteropo e dalla coda biforcuta.<br />

L'aria ondeggiò di nuovo scintillante ed eccola là, la creatura che<br />

Sutekh non gli aveva mai mostrato. Accurata? Non importava. Non<br />

era né Naphré né Lokan e ciò gli bastava.<br />

«Sei furbo» considerò il padre e Alastor non seppe se prenderlo<br />

come complimento o come critica. Non importava, non gliene<br />

fregava nulla di quelle opinioni in quel momento. «Forse ti addestrerò<br />

perché diventi il mio braccio destro, ora che tuo fratello è scomparso.<br />

Potresti avere una predisposizione.»<br />

Alastor ignorò l'osservazione. Si trattava di un'esca, una lusinga per


farlo arrabbiare, e lui non aveva intenzione di nutrire quella bestia.<br />

«E sei privo di paura.»<br />

«È questo che vuoi? La mia paura?»<br />

«La tua fedeltà.»<br />

«Ce l'avevi. Avevi la lealtà di tutti noi. Fino a quando non hai ucciso<br />

nostro fratello.» Ma perché? Riuscì a malapena a rimangiarsi la<br />

domanda. Non aveva intenzione di dargli la soddisfazione di<br />

sentirglielo chiedere. Come se poi gli avrebbe risposto la verità!<br />

Tuttavia Sutekh lo sorprese, fornendogli l'informazione gratis. Ma<br />

lo era? Con lui niente era mai gratuito.<br />

«La profezia.»<br />

«Sì, certo. È ovvio. Hai ucciso Lokan per rubargli il corpo e<br />

camminare di nuovo sulla Terra.»<br />

«Non vedi che le cose ovvie» lo rimproverò e, con un movimento<br />

languido, fece cenno a una serva di avvicinarsi.<br />

La donna gli portò un vassoio, da cui lui prese un dolcetto al miele,<br />

prima di indicarle con un gesto ondeggiante della mano di<br />

allontanarsi.<br />

Mentre si voltava, Alastor le scorse il volto: aveva gli occhi e la<br />

bocca cuciti.<br />

Di recente Sutekh aveva preso provvedimenti per assicurarsi che<br />

nessun servo potesse tradirlo.<br />

Aveva iniziato a farlo subito dopo che il suo comandante in<br />

seconda, Gahiji, era stato ucciso. Aveva proclamato che ci doveva<br />

essere stato un traditore tra loro. Ma, osservando il viso della serva<br />

menomata, Alastor si rese conto che l'assassino era solo Sutekh, che<br />

non c'era nessun traditore, e tanta brutalità non aveva altro scopo<br />

recondito che quello di celare qualsiasi possibile rivelazione della<br />

colpa del padrone.<br />

Non che Alastor facesse caso alla brutalità. Era parte del gioco. Era<br />

arduo fare il mietitore d'anime e strappare cuori e anime nere con<br />

grazia. Ma era diverso. Quelle erano anime immerse in melma fetida.<br />

Questo era diverso.


Nauseato, distolse lo sguardo.<br />

«Che cosa dovrei vedere se non il cadavere smembrato e sventrato<br />

di mio fratello, con te che hai addosso un cartello con la scritta<br />

colpevole?»<br />

«La colpa è relativa.»<br />

«Stai sostenendo di non aver ucciso Lokan?» Non poté trattenere la<br />

propria incredulità, che trasparì dal tono di voce.<br />

«No.»<br />

«E pur sapendolo, ci si aspetta che Dae, Mal e io ti serviamo ancora.<br />

Si presume che restiamo nei ranghi e che ti nutriamo di anime nere,<br />

fiduciosi che tu non farai a pezzi uno di noi la prossima volta?»<br />

«A voi la scelta. Potete andarvene.»<br />

«E con andarvene intendi essere consumati e annientati.»<br />

«Sì.»<br />

«Non è un granché come scelta.»<br />

«Oppure potete trovarvi un'altra divinità disposta ad accettarvi.»<br />

Come no! Come se quella fosse una stramaledettissima opzione.<br />

Nessuno si sarebbe fidato ad accogliere i figli di Sutekh nelle proprie<br />

fila. E lui lo capiva. Nemmeno lui, se fosse stato un intermediario degli<br />

Inferi con potere decisionale, si sarebbe mai fidato.<br />

A un tratto suo padre lo sorprese affermando con voce sommessa:<br />

«È stato necessario sacrificare Lokan, perdere uno dei miei figli. E<br />

questo rende solo il resto della mia progenie molto più...». Si arrestò e<br />

un'espressione insolita gli attraversò il volto, come se fosse alla ricerca<br />

di un termine talmente estraneo e poco familiare da avere grosse<br />

difficoltà a trovarlo. «Molto più preziosa per me.»<br />

«Preziosa?» ripeté Alastor incredulo. «Vuoi farmi credere che io...<br />

che noi... siamo di gran pregio? Che siamo molto amati? Da te?»<br />

La coda biforcuta di Sutekh ebbe un guizzo e il padre assunse una<br />

sembianza differente, stavolta quella di un giovane uomo avvolto in<br />

un drappo regale con una barbetta stretta e gli occhi incorniciati dal<br />

kohl. «Questo dialogo inizia a non interessarmi più. Ti ho convocato<br />

per affrontare proprio la tua stessa domanda. Lokan era quello giusto,


quello puro, magico. Lui solo tra tutti voi poteva fungere da<br />

contenitore.»<br />

Qualcosa nel modo in cui pronunciò le parole tra tutti voi risaltò<br />

come una luce al neon. I pensieri di Alastor corsero a vagliare ipotesi e<br />

possibilità e infine chiese: «Perché? Perché Lokan?».<br />

«Perché lui aveva un livello di potere che a voi manca. Lui ha fatto<br />

l'impossibile. Ha creato un figlio e con ciò ha dimostrato di possedere<br />

il potere della vita. Quel potere che mi sosterrebbe nel mondo<br />

dell'Uomo.»<br />

Alastor lo fissò. Il potere della vita. Lui solo tra tutti voi. «Quindi né<br />

Dae né Mal né io siamo all'altezza.»<br />

«Infatti.»<br />

Alastor provò una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco.<br />

«lo ti offro un dono, come anche ai tuoi fratelli. Potete tornare sulla<br />

Terra e dare la caccia alle vostre compagne.»<br />

«Così puoi vedere se magari anche uno di noi crea un figlio? Se uno<br />

di noi ha il potere della vita?»<br />

«Non ce l'hai. Né tu né Dagan né Malthus.»<br />

Alastor fu travolto dalla nausea perché sapeva cosa comportava<br />

quella risposta e a che cosa stava pensando suo padre, che inclinò il<br />

capo in un languido cenno di assenso.<br />

«E così voi avete il mio permesso di recuperare le vostre<br />

compagne...» Il disgusto grondava da quell'ultima parola, come cera<br />

calda. «E di utilizzare le loro capacità uniche per assistermi nella ricerca<br />

di ciò che bramo, quel qualcosa che avevo ma mi è stato portato via<br />

da Roxy Tarn della Guardia Asetiana. Un contenitore che non è<br />

ancora maturo.»<br />

Un contenitore. Avendo fallito con il corpo di Lokan, Sutekh era<br />

alla ricerca di un'altra opzione.


Detroit, Michigan<br />

«Mamma?» Dana sollevò lo sguardo su Bryn, occhi sgranati, visino<br />

pallido, le braccia ancora più strette intorno alla sua coscia. «Voglio<br />

andare a casa.»<br />

A casa. E dov'era? Era la casa che avevano appena lasciato? O quella<br />

di prima? Oppure quella a Oklahoma City, in cui avevano vissuto<br />

dalla nascita di Dana?<br />

Bryn sorrise, con la sensazione di avere il viso sul punto di<br />

sgretolarsi. «Devo finire di parlare con Jack e poi ci andremo.» Andare<br />

dovei Non ne aveva idea. Nessun posto era sicuro.<br />

«Jack.» Dana ripeté il nome e annuì come se capisse. Un po' della<br />

tensione abbandonò la sua figurina. Forse dargli un nome lo aveva<br />

reso meno spaventoso.<br />

«Quello sarei io. Ciao, fiorellino» la salutò lui con gentilezza.<br />

Il cuore di Bryn si strinse in una morsa. Non voleva che lui parlasse<br />

con Dana. Troppo tardi. Non voleva nemmeno che lui sapesse della<br />

sua esistenza. Di nuovo, troppo tardi. Non che lui le avrebbe fatto del<br />

male. Di certo non gliene avrebbe fatto.<br />

In realtà, lui l'avrebbe protetta. Solo che la sua definizione di<br />

protezione prevedeva di rinchiuderla in una gabbia di vetro come un<br />

tesoro inestimabile privo di qualsiasi autonomia, di vita, di speranze e<br />

di sogni.<br />

Bryn lo sapeva. Lei c'era stata in quella gabbia. E quello era il<br />

motivo per cui aveva dato la caccia a Lokan Krayl tanti anni prima, il<br />

motivo per cui era rimasta incinta. Per potere scappare da quella<br />

prigione dorata.<br />

Ma con la gravidanza e la nascita di Dana tutto era cambiato. Lei<br />

era cambiata.<br />

«Fuori i motivi della visita, Jack.» Concisa, andò dritta al sodo,<br />

soffocando quella parte che era incline a continuare a parlare, a<br />

farfugliare all'infinito per riempire il silenzio. Jack l'avrebbe messa nel<br />

sacco in quattro e quattr'otto. Lei doveva essere una donna che sapeva<br />

rispondere per le rime per salvare la propria figlia.


Lui si agganciò un pollice al passante per la cintura. «Mi ci è voluto<br />

un pochino a trovarti.»<br />

Tipico. Le avrebbe esposto i propri motivi solo quando sarebbe<br />

stato pronto a farlo, e non un secondo prima.<br />

«Un pochino? Sei sempre stato un maestro nell'uso delle parole.» Gli<br />

ci erano voluti sette anni di sforzi. Bryn trasse un lento respiro<br />

costringendosi a mantenere la calma, anche se il polso le batteva così<br />

forte che si sentiva il sangue scorrere nelle orecchie. «Be', davvero una<br />

chiacchierata che valeva la pena di fare. Ora noi ce ne andiamo. Non<br />

venirci dietro.»<br />

«Bryn, per favore...» La trattenne per l'avambraccio con una stretta<br />

delicata ma decisa. «Ascoltami fino in fondo.» Non lo aveva sentito<br />

muoversi, ma non si era aspettata che lui la lasciasse andare via tanto<br />

facilmente.<br />

Fu il per favore a fermarla. Non lo aveva mai sentito usare quelle<br />

parole prima. Almeno non quando si rivolgeva a lei.<br />

La luna luccicò sulle file di cerchi d'argento che lui portava in ciascun<br />

orecchio.<br />

«Vuoi che io ti ascolti fino in fondo? Allora dimmi ciò che devi.»<br />

Lui sollevò le sopracciglia e le rivolse un veloce cenno di assenso.<br />

«Non puoi più correre, piccola Brynja...»<br />

«Non chiamarmi così.» Era la sua voce quella? Così calma, bassa e<br />

carica di autorità? L'ultima volta che aveva visto Jack, non era stata che<br />

una sciocca sconclusionata.<br />

Lui strinse le labbra e la pelle intorno agli occhi gli si raggrinzì. «Tu<br />

non ti rendi conto di quante cazz...» Lanciò uno sguardo a Dana. «Di<br />

quanto sia complesso ciò in cui ti sei imbattuta.»<br />

Una risata amara. «Oh, invece io penso proprio di rendermene<br />

conto benissimo.» Immaginava di saperne molto più di lui, ma non<br />

aveva intenzione di dirglielo. Sarebbe stato come sventolare carne<br />

cruda davanti a una belva affamata. Poi si guardò intorno, solo<br />

nell'eventualità in cui la minaccia fosse ben maggiore del solo Jack. Lui<br />

le aveva scovate. Ciò significava che potevano riuscirci anche altri. «Sei<br />

solo?»


«Sì. Abbiamo pensato di avere più possibilità di convincerti ad<br />

ascoltare. Che tu odiassi me meno degli altri.»<br />

«lo non...» Non odiava nessuno di loro. Ma costituivano una<br />

minaccia per lei. Lo erano stati allora e lo erano anche in quel<br />

momento. E soprattutto, erano una minaccia per Dana. L'avrebbero<br />

usata proprio come avevano usato Bryn fino a quando non era<br />

scappata.<br />

Quasi le avesse letto nei pensieri, Jack scosse il capo. «Noi siamo<br />

l'ultimo dei tuoi problemi adesso.» Inviò un'occhiata eloquente alla<br />

testa della bambina e Bryn lesse in quel gesto le parole non<br />

pronunciate: erano anche l'ultimo dei problemi di Dana.<br />

«Lei non mostra alcun segno» specificò, mettendo in chiaro che la<br />

piccola non poteva essergli di alcuna utilità.<br />

Jack si strinse nelle spalle. «I bambini spesso non lo fanno. A volte<br />

viene fuori dopo.» Osservò Dana per un istante mentre un'espressione<br />

indecifrabile gli attraversava il viso. «Ha paura di tutti gli estranei o<br />

solo di me?»<br />

La domanda le rivelò moltissime cose. Jack non sapeva che Dana<br />

era stata rapita dai Setnakht e salvata dalla Guardia di Aset. Se lo<br />

avesse saputo, non le avrebbe rivolto quella domanda. E lei non gli<br />

passò l'informazione. Meno ne sapeva meglio era.<br />

Dana le si fece ancora più vicina, attorcigliandole le braccia di<br />

nuovo intorno alla coscia.<br />

Jack aprì la bocca, la richiuse, quindi si fece scuro in volto e infine<br />

lanciò uno sguardo a Bryn che si irrigidì per un secondo fino a quando<br />

non comprese il significato di quello sguardo. Le chiedeva il permesso<br />

di parlare a sua figlia.<br />

«Quando mai mi hai chiesto il permesso di fare qualcosa?»<br />

mormorò.<br />

«Te lo sto chiedendo adesso.»<br />

Al suo cenno d'assenso, lui si accovacciò fino a quando non fu occhi<br />

negli occhi con la bambina. «Ciao, fiorellino, che cos'hai nell'orecchio?»<br />

Dana gli indirizzò uno sguardo di sottecchi. «Niente» sussurrò.<br />

«No... Qualcosa c'è...» Allungò una mano con estrema lentezza e


solo quando Dana non si allontanò di scatto le sfiorò l'orecchio e ne<br />

estrasse una monetina. «E in quest'altro?»<br />

«Niente» rispose la piccola senza sussurrare.<br />

Lui tirò fuori un altro quarto di dollaro dal secondo orecchio.<br />

Trascorsero dei secondi e infine Dana sospirò, si appoggiò una<br />

manina sul fianco e tenne l'altra stretta intorno alla coscia di Bryn.<br />

«Mamma me l'ha già mostrata quella magia. Lo so come funziona.»<br />

«La sai una cosa?» le chiese Jack con espressione solenne. «Quella<br />

magia l'ho insegnata io alla tua mamma.»<br />

Dana lanciò uno sguardo a Bryn, quindi prese la monetina dalla<br />

mano di Jack. «Avvicinati» gli ordinò.<br />

Quando lui obbedì, lei sollevò la manina e, con un gesto plateale,<br />

gli tirò fuori il soldino dall'orecchio. «Visto?»<br />

Jack scoppiò in una profonda risata e dopo un attimo di esitazione<br />

Dana lo imitò. Bryn si raggelò, mentre i ricordi le martellavano nel<br />

cuore. Perché le era tornato in mente come era stata la vita prima della<br />

morte di Lokan, quando Dana rideva sempre in quel modo.<br />

E perché molto tempo prima, prima di capire che lui era il suo<br />

nemico, il suo carceriere, anche lei aveva riso così dei trucchetti di Jack.<br />

«lo... ho portato una cosa» annunciò lui. «Per lei.»<br />

Bryn gli rivolse un gelido cenno d'assenso. Quali che fossero le<br />

colpe e i difetti che guastavano la sua indole, qualsiasi regalo le avesse<br />

portato era del tutto inoffensivo.<br />

A quel cenno, lui disse: «Ho un regalino per te, fiorellino».<br />

«I fiori sono di tanti colori e profumano, ma se li tieni troppo<br />

nell'acqua puzzano» sentenziò Dana solennemente. «lo sono una<br />

bambina.»<br />

Jack batté le palpebre. Arcuò le sopracciglia. «Lo vuoi il regalo?»<br />

«Sì, grazie.»<br />

Lui estrasse un pacchettino incartato dalla tasca della giacca.<br />

A vederlo Bryn si sentì colpire da un pugno allo stomaco.<br />

Veniva a portarle dei regali avvolti in una carta rosa con dei gattini


ianchi - la preferita di Dana. Il che significava che era stato là fuori<br />

chissà quanto tempo, a osservarla. A osservare Dana. E lei non ne<br />

aveva avuto la minima dannatissima percezione.<br />

«Da quanto è che sei qui?» gli chiese, con voce tesa.<br />

«Solo da stanotte. Prima avevo ingaggiato un tipo. Investigatore<br />

privato, un umano. È per questo che non mi hai avvertito. Mi avresti<br />

sentito, se mi fossi avvicinato quanto bastava.»<br />

Quelle parole erano molto più numerose di quelle che Jack<br />

metteva insieme di solito in una volta sola. Dunque stava facendo una<br />

considerazione di enorme importanza, pungente come una stilettata:<br />

Bryn poteva avvertire i soprannaturali quindi l'avrebbe saputo se<br />

qualcuno le si fosse avvicinato al punto da costituire una minaccia. E<br />

allora? Chiaramente, bastava solo che chiunque ingaggiasse un umano<br />

per sorvegliarla e lei non sarebbe più stata in grado di proteggere la<br />

figlia.<br />

Perché diavolo non ci aveva pensato? Sarebbe mai riuscita a<br />

pensare come uno di loro? E se non fosse stato così, come avrebbe<br />

potuto proteggere la piccola?<br />

Dana teneva lo sguardo fisso su di lei con un'espressione<br />

circospetta, e non dava cenno di voler prendere il pacchettino.<br />

«Va tutto bene, tesoro» la incoraggiò Bryn. «Perché non lo scarti così<br />

vediamo che cosa c'è dentro?»<br />

«Adesso?» Dana si guardò intorno. «Qui?» Le emozioni confuse che<br />

provava erano evidenti nel tono della voce. Moriva dalla voglia di<br />

scoprire che cosa c'era nel pacchettino, ma la paura e gli avvenimenti<br />

concitati di poco prima - la loro fuga a capofitto nella notte - l'avevano<br />

intimorita e innervosita.<br />

Bryn strinse le labbra. Detestava che sua figlia dovesse sempre essere<br />

pronta a fuggire. Ma l'alternativa era decisamente peggiore. «Su, dai,<br />

aprilo, Dana. I regali di Jack sono sempre bellissimi.» Era la verità. Non<br />

erano i regali il problema. Erano i cordoncini che si portavano<br />

attaccati, che poi si sarebbero intrecciati fino a formare una gabbia.<br />

Dana strappò la carta e la porse alla madre, che la ripiegò e se la<br />

infilò in tasca. Sollevò il coperchio della scatolina e restò senza fiato.


«Flopsy» sussurrò.<br />

All'interno c'era un gattino bianco di pezza, vecchio e logoro.<br />

Consumato. Amatissimo. Un peluche che erano state costrette ad<br />

abbandonare insieme a tutti i loro effetti personali la notte in cui Roxy<br />

le aveva telefonato intimandole di fuggire.<br />

Jack doveva essere stato in quella casa. Le aveva anche osservate<br />

mentre erano lì?<br />

L'alzata di una sola spalla che le rivolse fu la risposta. Sì, c'era stato.<br />

O meglio, aveva assoldato qualcuno per sorvegliarle, sapendo che<br />

Bryn avrebbe avvertito la sua presenza se lui avesse agito di persona.<br />

E da quanto tempo sapeva esattamente dove si trovava Bryn, dove<br />

si trovava Dana? E perché non si era fatto avanti e non aveva chiesto<br />

ciò che desiderava, cioè una guida che conducesse le anime negli Inferi<br />

al fine di ingraziarsi potenti divinità a suon di lusinghe?<br />

«Guarda, mamma.» Dana tirò fuori l'animaletto dalla scatola e se lo<br />

strinse al cuore. «È Flopsy. Mi ha ritrovato.»<br />

«Sì, ti ha davvero trovato.»<br />

Dana sorrise timidamente a Jack. «Grazie.»<br />

«Prego.» Le sorrise, rivolgendole uno di quei grandi sorrisi-da-Jack<br />

che gli trasformava il volto e lo faceva apparire molto meno<br />

minaccioso. «C'è un posto dove possiamo parlare?» s'informò poi,<br />

raddrizzandosi dalla posizione accovacciata che aveva mantenuto<br />

mentre parlava con Dana.<br />

«Di qua.» Bryn fece strada lungo il sentiero fino a quando non si aprì<br />

sul piccolo parco dietro la scuola elementare. «Se hai voglia, puoi<br />

andare sull'altalena, Dana.»<br />

«Okay.» Canticchiando una canzoncina a Flopsy, la bambina si<br />

allontanò di alcuni passi e si sedette, senza però muoversi.<br />

Jack rimase in silenzio a guardarla per un paio di minuti e infine le<br />

chiese: «Bisogna spingerla oppure fare qualcosa di particolare?».<br />

«Le viene la nausea» spiegò Bryn. «Le piace starsene seduta sopra.<br />

Non è che voglia davvero dondolarsi.» Non aggiunse che, prima<br />

dell'assassinio del padre, Dana adorava andare in altalena. Rideva<br />

gridandogli di spingerla più in alto.


«Mmh.»<br />

Nel silenzio che seguì, sentirono Dana che teneva una lezione al<br />

gattino di pezza su come non perdere la strada. Bryn represse<br />

l'impulso di chiamarla a sé, di tenerla fisicamente stretta al cuore. Ma si<br />

costrinse a riconoscere che la distanza che le separava era esigua, ma<br />

che le concedeva la riservatezza sufficiente a tenere una veloce<br />

conversazione con Jack.<br />

«Parla» lo sollecitò.<br />

«Devi davvero venire via con me, Bryn» iniziò lui, quindi voltò il<br />

capo per fissare la china del sentiero che avevano appena percorso.<br />

Lei seguì il suo sguardo con i peli della nuca che le si rizzavano in un<br />

brivido. C'era qualcun altro là fuori? «La risposta è no.» Si avvicinò di<br />

un passo verso Dana mentre Jack si girava dritto verso il sentiero.<br />

«Non ho intenzione di essere la tua prigioniera né la tua pedina. E mia<br />

figlia non servirà a riscattare la mia libertà. E, per la cronaca, lei è<br />

un'umana.»<br />

«Può cambiare. È ancora piccola. A quell'età, eri umana anche tu.»<br />

Per un attimo due adolescenti entrarono nel fascio di luce mentre<br />

lasciavano il sentiero, le braci di una sigaretta, o di una canna,<br />

incandescenti sullo sfondo del buio della notte.<br />

Alla vista di Jack si bloccarono per un istante, quindi cambiarono<br />

direzione, tagliando attraverso il Campetto dietro la scuola.<br />

«lo sono ancora umana» asserì Bryn. Non lo era. Non importava<br />

quanto fingesse che non fosse così, non era umana, non<br />

completamente. «Non ti permetterò di prenderla.» Lo guardò dritto<br />

negli occhi. «Non te lo permetterò, Jack.»<br />

«Tu...» Non proseguì e cambiò tattica, lo sguardo ancora sul<br />

sentiero buio, l'atteggiamento di allerta. «Non si tratta di questo. Si<br />

tratta di Lokan Krayl.»<br />

«Shh.» Il nome di Lokan sulle labbra di Jack fu per lei uno shock.<br />

Gettò un'occhiata alla figlia, che teneva la testa abbassata mentre<br />

parlava a bassa voce con il gattino che aveva in grembo. «Che c'entra<br />

lui?»<br />

«Era un mietitore d'anime.»


«Lo so.» Lo aveva immaginato. Non subito. All'inizio aveva pensato<br />

che fosse un veggente o un demone minore o forse uno Djinn. Poi,<br />

con il tempo, gli indizi erano diventati abbondanti e lei aveva capito<br />

di chi si trattava.<br />

«C'è dell'altro.»<br />

Lei batté le palpebre, sgomenta per l'esitazione di Jack: era un tipo<br />

schietto, vedere in lui tanta titubanza la innervosiva. «Okay.» Formulò<br />

a fatica la parola, in un vortice di pensieri. Quindi attese.<br />

«Stanno dando la caccia...» Lo sguardo gli scattò su Dana,<br />

indicandole con precisione chi inseguivano.<br />

Nelle orecchie iniziò a risuonarle un ronzio, come di uno sciame<br />

d'api. «E chi sono?» gli chiese. E nei suoi occhi fissi lesse un intero<br />

mondo di preoccupazione.<br />

«I mietitori d'anime di Sutekh.»<br />

Le si mozzò il respiro, il terrore le annodò il torace. In quel preciso<br />

istante Bryn comprese che la cosa era grande abbastanza e brutta<br />

abbastanza da innervosire Jack.<br />

Sutekh. Il Signore del Caos, il Signore del Deserto, il. Possente dalla<br />

Duplice Forza. Era un dio conosciuto per la crudeltà e per la rabbia<br />

cieca, la più potente delle divinità degli Inferi. Era il Signore del Male e<br />

stava dando la caccia a sua figlia. «Perché?» Le parole le uscirono<br />

strozzate, tese. Perché Sutekh doveva volere Dana? Forse perché<br />

Lokan era stato un mietitore d'anime? E allora? Sutekh ne aveva un<br />

intero esercito. «Perché?» gli domandò di nuovo.<br />

«Lui era figlio di Sutekh.»<br />

Un silenzio mortale. Quindi Bryn scoppiò a ridere, di un suono<br />

letale e vuoto. Jack si sbagliava. Lokan non poteva essere figlio di<br />

Sutekh.<br />

Lokan era morto. Assassinato. Era già impensabile che qualcuno<br />

avesse osato uccidere un mietitore. Ma addirittura... il figlio di Sutekh?<br />

«Lokan Krayl era il figlio minore di Sutekh.» Jack lanciò un'altra<br />

occhiata a Dana. «Il che fa di lei la sua nipotina.»<br />

«No» sussurrò Bryn, scuotendo la testa. La nausea le ribollì nello<br />

stomaco.


«Ti ho mai mentito, Bryn?»<br />

Lei scosse il capo, incapace di proferire anche una sola parola<br />

strozzata.<br />

«Non lo sto facendo nemmeno ora.»<br />

Lokan le aveva lasciato intuire di essere figlio di qualcuno di molto<br />

pericoloso. Aveva finto di essere il figlio di qualche signore del crimine.<br />

E lei glielo aveva lasciato fare. Perché, mettendolo alle strette,<br />

dicendogli di sapere che lui non era umano, lei avrebbe tradito anche<br />

i propri segreti, e non aveva mai voluto farlo.<br />

In quell'attimo comprendeva che, intrecciato alle bugie, vi era<br />

anche un granello di verità.<br />

E ciò mutava ogni cosa.<br />

Indietreggiò di un passo con il desiderio di correre a nascondersi e<br />

di scoppiare a piangere, quando ormai non c'era nessun posto in cui<br />

rifugiarsi. Nessun nascondiglio.<br />

Sutekh.<br />

«C'è dell'altro...» Jack tese una mano verso di lei, poi sembrò<br />

ripensarci e la lasciò cadere. Per Bryn quell'espressione sul suo viso era<br />

assolutamente nuova. Compassione. Empatia. Tristezza. Quella fu la<br />

cosa che più la terrorizzò sebbene non ne conoscesse il motivo.<br />

Poi Jack le parlò e allora lei comprese chiaramente il motivo.<br />

«Bryn» le disse con voce sommessa, «è stato Sutekh a ucciderlo.»<br />

Lo sguardo le scattò su sua figlia. La figlia di Lokan. La bambina alla<br />

quale il killer di Lokan stava già dando la caccia.


7<br />

Che nessuno ti chiuda la porta contro e Che il dannato non entri<br />

dopo di te.<br />

Massiccio dello Zugspitze, Germania<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Dagan Krayl sapeva che cosa significasse lottare e combattere,<br />

soffrire per la libertà. Anche la sua compagna, Roxy Tarn, lo sapeva.<br />

La prima volta che l'aveva vista, lei era prigioniera, legata e<br />

imbavagliata nello scantinato di un magazzino abbandonato di<br />

Chicago, tutta fegato e grinta mentre lavorava alla propria fuga.<br />

In quel momento Roxy era di nuovo prigioniera, solo che stavolta<br />

non lo era di un qualche bastardo perverso dedito allo stupro e<br />

all'assassinio. Lo era della sua stessa gente, della Guardia Asetiana, la<br />

forza elitaria alla quale aveva dato un decennio della propria vita.<br />

Le nemiche di Dagan.<br />

Ma lui era lì per liberarla e non era arrivato da solo.<br />

Al suo fianco suo fratello Mal, fermo sull'orlo di un precipizio arido<br />

e roccioso.<br />

Dagan spostò lo sguardo dalla montagna dritta di fronte a loro e lo<br />

abbassò sempre di più. La distanza faceva apparire gli alberi là sotto<br />

così piccoli da assomigliare a dei ramoscelli. Era un bene che non<br />

avesse problemi con l'altezza. E Mal, poi... Be', Mal l'adorava. Se si<br />

fossero sporti ancora solo di poco, sarebbero precipitati entrambi.<br />

Mantenne la propria posizione, mentre il fratello dondolava il peso<br />

all' infuori, avvicinandosi al limite estremo del precipizio quanto più<br />

poteva.<br />

«Vedi niente di interessante?» gli chiese Calliope Kane alle loro


spalle, con voce fredda e pacata, liscia come l'acqua che scorreva su<br />

una roccia. Si trovava lì per un bel mucchio di ragioni, alcune delle<br />

quali erano note a Dagan, altre invece dovevano essere sepolte tanto<br />

profondamente che nemmeno la stessa Calliope sarebbe riuscita a<br />

ritrovarle.<br />

Era stata la mentore di Roxy nella Guardia Asetiana ed era anche<br />

sua amica. E poi era diventata la compagna di Mal. Dagan le aveva<br />

salvato la vita una volta, quando quelli che lui aveva creduto<br />

semplicemente dei mietitori d'anime spietati avevano cercato di<br />

uccidere sia lei sia Roxy. Ormai sapeva che non era che fossero<br />

spietati: avevano agito su ordine di suo padre, mentre davano la<br />

caccia alla figlia di Lokan e coprivano il fatto che era stato Sutekh ad<br />

assassinare il suo stesso figlio.<br />

Dagan e i suoi fratelli non erano ancora riusciti a digerire la cosa.<br />

«Non vedo un dannatissimo nulla» rispose Mal. «Se là sotto c'è un<br />

castello, sta giocando a nascondino.»<br />

Una raffica di aria gelata gli sfiorò la pelle e Dagan gettò uno<br />

sguardo da sopra una spalla mentre Alastor, appena uscito da un<br />

vortice di fumo e oscurità, li raggiungeva.<br />

«Scoperto nulla sulla piccola?» s'informò immediatamente, appena<br />

il portale si fu richiuso.<br />

Avevano cercato Dana da quando il meeting degli alleati si era<br />

concluso, temendo che il padre la trovasse per primo. Lokan aveva<br />

tenuto segreta la sua esistenza, persino a loro, ma aveva agito così solo<br />

per proteggerla, era chiaro.<br />

Purtroppo Lokan non c'era più e il compito di proteggere la<br />

bambina ricadeva su di loro. Il problema era che dovevano trovarla<br />

prima di poter escogitare un modo per tenerla al sicuro.<br />

E fino a quel momento non avevano cavato un ragno dal buco.<br />

«Potrebbe anche essere svanita nel nulla» considerò Alastor. «E io<br />

devo stare attento a come parlo e a dove guardo perché non voglio<br />

attirare l'attenzione su di lei. Non possiamo rischiare che qualcun altro<br />

la trovi prima di noi e faccia una soffiata a pap...» Si bloccò di colpo,<br />

evidentemente non ancora del tutto abituato a riferirsi a Sutekh con<br />

un termine diverso da papà. Si appoggiò contro un grosso masso


tondeggiante, infilandosi una mano nella tasca dei calzoni dal taglio<br />

impeccabile. «In tutto questo dannato casino l'unica minima buona<br />

notizia è che nemmeno nostro padre l'ha trovata.»<br />

«E tu come lo sai?» chiese Dagan.<br />

«Ho parlato con Kai ed è tutto ciò che mi ha detto. Lui è<br />

comprensivo, ma ha le mani legate.»<br />

Kai Warin era il nuovo comandante in seconda di Sutekh. E aveva<br />

le mani davvero legate. Se si fosse messo contro il capo, sarebbe stato<br />

annientato. Il suo unico vantaggio era di avere per compagna la figlia<br />

di Asmodeo. Se da un lato ciò non lo avrebbe necessariamente salvato<br />

nel caso avesse scelto di mettere i bastoni tra le ruote a Sutekh,<br />

dall'altro poteva almeno garantirgli un po' di tempo perché, negli<br />

Inferi, le alleanze politiche erano di vitale importanza ed eliminare il<br />

genero del tuo alleato non era una buona mossa politica.<br />

«Quindi Kai sa di Dana?» chiese Mal, e Dagan comprese perché<br />

avesse un tono di voce teso. Kai avrebbe potuto in qualche modo<br />

rivelare l'esistenza della piccola alla propria compagna, Amber, che a<br />

sua volta avrebbe potuto passare l'informazione al padre.<br />

«Lui sa solo che il vecchio la sta cercando» spiegò Dagan.<br />

«Non sa perché» Alastor terminò il pensiero.<br />

«E allora tu... ehm... hai parlato con Sutekh?» s'informò Mal.<br />

«Sfortunatamente sì. E, a dire il vero, lui si è giocato la carta:<br />

i-miei-figli-significano-qualcosa-per-me.»<br />

Mal sogghignò. «Come se qualcuno di noi adesso potesse crederci.»<br />

Seguì un silenzio colmo di disagio perché ciascuno di loro ci aveva<br />

creduto prima. Avevano creduto che una creatura incapace di tutto a<br />

parte il proprio egoismo avesse nutrito una qualche forma di affetto<br />

nei loro confronti.<br />

«Qualcosa di nuovo da queste parti?» chiese Alastor con gli occhi<br />

adombrati e la bocca atteggiata a una smorfia.<br />

«Stiamo ancora cercando» replicò Mal.<br />

«Verrebbe da pensare che una fortezza con una moltitudine di<br />

guardie non dovrebbe essere difficile da individuare. A quanto


icordo, i castelli sono piuttosto grandini.»<br />

«Ma va' un po' a farti fottere.»<br />

Alastor sollevò perplesso un sopracciglio in direzione del fratello,<br />

quindi lanciò un'occhiata a Calliope. «Sei sicura che il posto sia<br />

questo?»<br />

«Sì.»<br />

«E allora dove cazzo è?» ringhiò, con il suo accento inglese più<br />

pronunciato del solito. Gli piaceva avere la situazione sotto controllo,<br />

ma dalla scomparsa di Naphré se la sentiva sfuggire dalle dita. Dagan<br />

lo capiva: anche lui avvertiva la stessa sensazione.<br />

Mal ruotò su se stesso e guardò Alastor torvo, chiaramente<br />

incazzato per il tono assunto dal fratello rivolgendosi alla sua<br />

compagna. Ma, prima che uno dei due potesse esplodere, la stessa<br />

Calliope si mise tra loro, stendendo le braccia, il palmo della mano<br />

rivolto verso l'esterno.<br />

«Ricordatevi perché siamo qui» li ammonì, la normale serenità della<br />

voce infranta da un filo di acciaio.<br />

«Al diavolo» borbottò Alastor e guardò Dagan con un'espressione<br />

decisa. «Roxy era una di loro. La potrebbero proteggere. Ma<br />

Naphré...» Si interruppe e il muscolo sulla mascella gli si irrigidì.<br />

«Naphré aveva rifiutato ogni contatto. Non avranno un occhio di<br />

riguardo per lei.»<br />

Loro. La Guardia di Aset, il gruppo militare elitario della dea Aset, e<br />

le Matriarche - le entità potentissime al comando della Guardia.<br />

«La calma deve prevalere» ricordò Calliope. «Aset ha affermato che<br />

sono state prese per la loro stessa tutela.»<br />

Dagan non se la beveva. Non senza una prova concreta. «Per<br />

trecento anni Aset e la Guardia Asetiana sono state le mie nemiche»<br />

ribatté roco. «Per migliaia di anni sono state le nemiche di mio padre.<br />

Adesso hanno la mia compagna e la compagna di mio fratello. Per me<br />

è davvero dura fidarmi delle loro affermazioni.» Strinse le mascelle,<br />

rifiutandosi di aggiungere altro, rifiutandosi di dare sfogo all'angoscia<br />

che lo divorava come vermi sulla carne in putrefazione. La sensazione<br />

non gli piaceva. Le emozioni non erano il suo forte.


Lo sguardo di Calliope scivolò su Mal, che si strinse nelle spalle.<br />

«Aset aveva assicurato che Roxy e Naphré sarebbe state liberate alla<br />

fine del meeting degli alleati» ricordò. «Ma ormai è più che finito. Non<br />

ce ne saranno più. Niente più alleanze. Ormai gli Inferi sono solo<br />

sull'orlo di una guerra in cui quasi tutti vogliono un pezzo di Sutekh. E<br />

tra questi ci siamo anche noi.»<br />

«lo credo che le esatte parole di Aset siano state che loro ci saranno<br />

restituite quando questo sarà finito. Ma non ha mai specificato che<br />

cosa intendeva con quel questo» precisò Calliope, con una logica e una<br />

razionalità capace di innervosire.<br />

Dagan non poteva criticarla. Anzi. Una mente fredda e lucida era<br />

meglio di un'emozione sconvolgente. L'emozione significava sbagli,<br />

errori di calcolo, specialmente per un mietitore d'anime che non era<br />

abituato a provare un dannatissimo accidente di niente, a parte una<br />

costante incazzatura. Ma dall'assassinio di Lokan e dal suo rapporto<br />

con Roxy gli sembrava di vivere in uno stato di continuo<br />

sconvolgimento emotivo. E non era che la cosa gli piacesse molto,<br />

«lo...»<br />

Mal lo interruppe. «Il meeting degli alleati sarà anche terminato»<br />

esordì, «ma non abbiamo riavuto Lokan. Non sappiamo né quando né<br />

se ci verrà restituito.» La voce si abbassò. «E dobbiamo ancora<br />

affrontare il fatto che nostro padre è l'assassino di nostro fratello.» Li<br />

guardò a turno dritto negli occhi. «Abbiamo bisogno di lavorare<br />

insieme e non di aggredirci a vicenda come bambini che bisticciano.»<br />

Tutti si raggelarono e piombò il silenzio. Perché il termine bambini<br />

che bisticciano era uno di quelli che usava Lokan. Era sempre stato lui<br />

il politico, il più ragionevole tra tutti loro. E più di una volta aveva<br />

fatto da paciere anche tra i fratelli.<br />

«Pensate che il suo corpo abbia ritrovato la sua anima?» chiese Mal,<br />

dando voce all'interrogativo sul quale avevano rimuginato tutti da<br />

quando, nel corso del meeting degli alleati, avevano inserito a forza i<br />

resti smembrati del fratello in uno squarcio interdimensionale.<br />

Nessuno di loro aveva avuto il coraggio di formulare quella domanda<br />

ad alta voce fino a quel momento.<br />

Avevano avuto al posto giusto tutti gli elementi della profezia: il<br />

sangue di Aset, il sangue di Sutekh. L'unione dei due doveva


permettere al dio di varcare i Dodici Cancelli e di camminare di nuovo<br />

sulla Terra. Ma avevano rovinato il piano a Sutekh, impedendogli di<br />

servirsi del corpo che aveva rubato a Lokan. Loro se lo erano ripreso e<br />

ne avevano spedito le quattordici parti a incontrare l'anima, in modo<br />

che, sebbene non fosse un dio, potesse essere lui a camminare<br />

nuovamente sulla Terra.<br />

Tuttavia il fratello non era ancora tornato.<br />

Dall'istante in cui avevano saputo del suo assassinio, i fratelli<br />

avevano rivoluto Lokan tanto quanto desiderato la vendetta. Spietata,<br />

sanguinosa. Ma come cazzo potevano vendicarsi se l'assassino era il<br />

loro Attutissimo padre?<br />

Il silenzio si prolungò.<br />

«Non parliamone adesso» propose Dagan.<br />

«Dovremo farlo, a un certo punto» li avvertì Mal.<br />

«Non ora.» Il tono di Alastor non tollerava discussioni. «Un passo<br />

alla volta. Per ora, faremo dannatamente meglio a concentrarci su<br />

Roxy e Naphré. Ce le riprendiamo e poi andiamo alla ricerca di<br />

risposte. Con l'aiuto di Roxy, troveremo Dana Carr e la terremo alla<br />

larga da Sutekh.»<br />

«E da noi.» Tutti gli occhi si volsero su Dagan quando aggiunse<br />

quelle parole. «Ridurremo i contatti con Dana al minimo. Dato che<br />

Lokan non ci ha mai parlato della sua esistenza, è ovvio che era questo<br />

che desiderava.»<br />

«Le cose sono cambiate» obiettò Mal.<br />

Dagan sollevò la mano con il palmo in avanti e, mentre lo faceva,<br />

quel gesto gli ricordò Roxy. Lasciò cadere la mano. Per nascondere il<br />

proprio disagio, estrasse un lecca lecca dalla tasca, tolse la plastica<br />

protettiva e se lo ficcò in bocca. «Ne discuteremo quando la<br />

troveremo» concluse poi. «Per ora, dobbiamo concentrarci sul<br />

compito da svolgere per primo.»<br />

«Piuttosto che prendere d'assalto gli spalti e rapire Roxy e Naphré,<br />

dovremo chiedere udienza alle Matriarche.»<br />

Tutti gli occhi si volsero su Calliope. Era lei la loro carta migliore per<br />

le informazioni di carattere interno perché era - era stata - un ufficiale


di alto rango all'interno della Guardia di Aset. E inoltre aveva il dono<br />

della premonizione, fuggenti visioni di ciò che il futuro probabilmente<br />

aveva in serbo. Era quello il motivo per cui era stata in grado di<br />

comunicare loro il luogo in cui dovevano cercare. Aveva visto quella<br />

montagna e la foresta ai suoi piedi. E quindi, tra tutti loro, era lei ad<br />

avere l'idea migliore su ciò che dovevano aspettarsi e le informazioni<br />

privilegiate su coloro che cercavano di trovare.<br />

«Loro sanno moltissime cose e potrebbero sapere dove si trova la<br />

bambina, lo sospetto che abbiano risposte a domande alle quali noi<br />

non abbiamo nemmeno ancora pensato.»<br />

«Lo credi davvero? Si sono già sbagliate in passato.» Dagan riuscì a<br />

trattenere a stento la rabbia dal proprio tono di voce, ma non era<br />

colpa di Calliope e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era di far<br />

incazzare il fratello litigando con la sua compagna. «Non erano loro<br />

quelle che dicevano che il traditore che aveva ucciso Lokan era uno dei<br />

figli di Sutekh?»<br />

Calliope lanciò uno sguardo a Mal inarcando un sopracciglio.<br />

«Sì, gliel'ho raccontato io» spiegò lui.<br />

Lei fissò di nuovo Dagan. «A dire il vero, no. La conclusione errata è<br />

stata mia. Loro avevano detto soltanto che il vero traditore era di<br />

rango più alto di Gahiji e io avevo replicato che non esisteva un rango<br />

più alto, a parte i figli di Sutekh. Loro non sono state più chiare di così<br />

e io ho tratto quella conclusione. Non mi era mai passato per la testa<br />

che il killer potesse essere lo stesso Sutekh.»<br />

«Già. Non era mai venuto in mente nemmeno a noi.» Il che<br />

significava che lui non poteva usare quella congettura contro di lei.<br />

Il silenzio rimase nell'aria. Il vento fischiò lungo il versante della<br />

montagna.<br />

«lo ho una proposta» disse Calliope. «Che ne dite se non bussiamo<br />

all'ingresso principale e invece ci rechiamo dritti dritti nella sala delle<br />

Matriarche?»<br />

«Prima dovremmo trovarla» mise in chiaro Mal.<br />

Lei inclinò la testa. «La troveremo.»<br />

«Loro sanno che siamo qui?» chiese Dagan.


«Probabilmente sì. Sono davvero potenti.» Gli scoccò un'occhiata<br />

maliziosa. «E molto probabilmente vendicative.»<br />

«Aset e Izanami sono complici nel rapimento di Roxy e Naphré»<br />

puntualizzò Mal. «Pensi che Izanami permetterebbe che venisse fatto<br />

del male a una sua discendente?»<br />

«No» gli assicurò Calliope. «Ma non avranno scrupoli a farne a me.<br />

Mi vedono come una traditrice.» Si interruppe. «lo sono una<br />

traditrice.»<br />

«Perché?» chiese Alastor, avanzando di un passo. «Perché hai preso<br />

un mietitore d'anime per compagno? Allora, per lo stesso motivo,<br />

vedranno delle traditrici anche in Roxy e Naphré. Non è che mi stai,<br />

come si dice, rassicurando.»<br />

«Nell'eventualità che tu abbia ragione» s'intromise Mal, «tu starai<br />

indietro. Non intendo rischiare né la tua incolumità né la tua libertà.»<br />

Un sopracciglio si arcuò per la frazione di un centimetro. «Non è<br />

una decisione tua.»<br />

Non lo era. E Dagan immaginò che Mal detestasse la cosa.<br />

Sapeva come si sentiva il fratello. Tutti e tre si erano innamorati di<br />

donne ugualmente testarde, che non erano propense a permettere che<br />

fosse l'uomo della loro vita a prendere le decisioni, il che comportava<br />

delle dinamiche interessanti quando ciascuno di quegli uomini<br />

provava l'impulso irrefrenabile di proteggere la propria compagna.<br />

«Avremo dei problemi a entrare» proseguì Calliope. «Ci sono<br />

barriere tecnologiche che sbarrano l'ingresso, così come incantesimi e<br />

magie. Le Matriarche sono esperte e la loro abilità è smisurata.»<br />

«lo mi sono già infiltrato una volta in uno dei loro complessi di<br />

sicurezza» puntualizzò Mal. Era riuscito a penetrare nella fortezza sulla<br />

cima della montagna all'interno del Parco Provinciale di Bugaboo.<br />

Aveva aperto un portale proprio nella stanza in cui era detenuta<br />

Calliope e l'aveva fatta uscire di lì allo stesso modo. «Le guardie che<br />

avevano predisposto non sono servite a niente contro i portali<br />

interdimensionali.»<br />

«Ora che lo sanno, però, potrebbero avere rimediato a quella falla<br />

nel sistema di sicurezza.» Il tono era sarcastico. «Ma...»


«Ma... cosa?» la incalzò Alastor quando la voce le si affievolì.<br />

«Se invece non l'avessero sistemata? È questo il nodo cruciale del<br />

mio piano.» A turno guardò negli occhi ciascuno dei tre fratelli. «Per<br />

poter aprire un portale, voi dovete sapere con precisione dove vi state<br />

recando, giusto?»<br />

«Giusto» confermò Dagan. «Dobbiamo esserci già stati oppure ci<br />

serve un indirizzo specifico, un'immagine esatta del luogo... un<br />

qualcosa che ci fornisca la precisa ubicazione.»<br />

«E allora come sei riuscito a entrare nella fortezza l'altra volta?»<br />

indagò Alastor, rivolto a Mal.<br />

«Un sogno condiviso che mi ha fornito la posizione, così ho aperto<br />

un portale.»<br />

Nessuno gli chiese di che cosa stesse parlando. Dagan aveva<br />

trascorso anni a sognare di Roxy. Nonostante il fatto che, di regola, i<br />

mietitori d'anime non sognavano, la condivisione dei sogni era<br />

successa a ciascuno di loro dopo che le loro compagne avevano<br />

assaggiato il loro sangue. Le Figlie di Aset si nutrivano di prana.<br />

Succhiavano la forza vitale degli altri per alimentare il proprio potere.<br />

E, traendola da un altro soprannaturale, instauravano con lui un<br />

legame psichico.<br />

«Non vedo come questo potrebbe esserci d'aiuto, amico»<br />

commentò Alastor. «Calliope ha già detto che ormai avranno aperto<br />

gli occhi, quindi da quella parte non si passa.»<br />

Ma a Dagan pareva quasi di vedere il movimento delle rotelle che<br />

turbinavano nella mente di Calliope mentre intesseva il suo piano.<br />

«Ti dispiacerebbe condividere, tesoro?» le domandò Mal.<br />

«Le misure di sicurezza e le scale che conducono al nascondiglio<br />

delle Matriarche saranno quasi identiche a quelle del complesso di<br />

Bugaboo.»<br />

«E tu come lo sai?»<br />

«Perché la disposizione è identica in ciascuna delle loro roccaforti<br />

sparse in tutto il mondo. Si basa sull'antica numerologia egizia. Sette ali<br />

di sette scale di legno, quindi sette ali di sette scale di legno che si<br />

restringono a ogni gradino che si scende. Potrei toccare le pareti con le


spalle sui due lati.»<br />

«Perché tanto strette?» s'informò Dagan.<br />

«Così ci può passare solo una persona alla volta e si ha a<br />

disposizione poco spazio per manovrare, nell'evenienza che loro<br />

debbano difendersi.»<br />

«Carino.» Dagan avanzò, riflettendo sulle possibilità. «Nessun<br />

incantesimo o magie associati al numero sette?»<br />

«Incantesimi e magie no, il simbolismo sì. Il sette è il simbolo<br />

dell'efficacia, della completezza. Della perfezione. Ma esistono anche<br />

incantesimi e magie nelle vicinanze del salone da ricevimento delle<br />

Matriarche. lo sono già stata nel salone due volte. So che aspetto ha.<br />

Forse qui sarà un po' diverso, ma, come ho già detto, ci saranno<br />

elementi assolutamente uguali. Se ve li descrivo in dettagli minuziosi,<br />

sarà sufficiente a farvi aprire un portale?»<br />

Dagan si passò una mano sulla mandibola. «Potrebbe essere.»<br />

Scoccò un'occhiata a Mal, che si strinse nelle spalle e concordò:<br />

«Potrebbe funzionare».<br />

«Qual è il caso peggiore?» chiese Calliope.<br />

«Che evochiamo un portale e finiamo in una delle loro fortezze<br />

identica a questa» le spiegò Alastor. «Oppure che non finiamo da<br />

nessuna parte.»<br />

Lei inarcò un sopracciglio. «Non suona particolarmente disastroso.»<br />

«Lui intende proprio da nessuna parte, Callie» sottolineò Mal.<br />

«Come dire che finiamo ovunque e da nessuna parte. In una zona<br />

nulla. In un territorio degli Inferi in cui non abbiamo alcun diritto di<br />

entrare, in uno strafottutissimo spazio cosmico. Ovunque.»<br />

«Questo potrebbe essere un disastro» concesse lei.<br />

«Qualcuno ha un piano migliore?» chiese Alastor. Quando nessuno<br />

gli rispose, sorrise a denti stretti. «E allora vada per il piano di Calliope,<br />

ragazzi.»<br />

Mal sorrise. «Ho sempre avuto una voglia matta di visitare uno<br />

spazio cosmico.»


Las Vegas, Nevada<br />

«Vieni con me.» Boone tirò indietro la porta e sventolò un braccio<br />

davanti a lui.<br />

«Non sono sicuro di sapere esattamente a che razza di festa mi stai<br />

invitando» esitò Lokan. «Ma non sono tipo da sorprese.»<br />

Boone scoppiò a ridere. «Hai intenzione di rendermi la cosa<br />

difficile, vero? Allora ascolta, lo ho del cibo che puoi mangiare e una<br />

doccia che puoi usare.» Lo osservò intenzionalmente da capo a piedi.<br />

«E un cambio di vestiti, sempre che tu non preferisca la gonna e quel<br />

bel collanone luccicante.»<br />

Lokan non ebbe bisogno di abbassare lo sguardo per sapere che<br />

aveva ancora addosso la fascia di tessuto intorno alla vita e la collana<br />

ornata di pietre preziose - e nient'altro. Quindi, sì, dei vestiti sarebbero<br />

andati bene. Il cibo e la doccia ancora meglio. Ma lui non era tipo da<br />

afferrare la carota che gli penzolava davanti agli occhi. «E io dovrei<br />

fidarmi di te perché...»<br />

«Perché non hai nulla da perdere.» Scosse le spalle. «Che cosa posso<br />

fare? Ucciderti? Ma tu sei già morto, amico mio.»<br />

Lo era. Morto e, a tutti gli effetti, sepolto. A quanto sembrava, non<br />

riusciva a trovare il modo di tornare sulla Terra e a trovare un cancello<br />

che si aprisse sugli Inferi. Sebbene si trovasse lì, all'ombra della<br />

piramide del Luxor, non era libero di spostarsi a proprio piacimento. A<br />

prescindere dal ricongiungimento con il proprio corpo, tanto valeva<br />

che fosse rimasto bloccato nella zona nulla: l'unica differenza era che,<br />

invece di essere un'entità informe, era un cadavere che camminava.<br />

Che figata.<br />

Boone agitò di nuovo il braccio invitandolo a passare. «Dopo di te.»<br />

E quando Lokan non accennò a muoversi, si guardò intorno. «Mi<br />

sentirò più a mio agio a conversare in un luogo sicuro.»<br />

«Sicuro.» Lokan rimuginò sul termine per un secondo. «Sicuro per<br />

me o per te?»<br />

«Per entrambi.» Quando Lokan lo inchiodò con un'occhiata ferrea,<br />

un angolo della bocca di Boone ebbe un guizzo. «E va bene, più per


me che per te» ammise. «Sono pochi quelli che possono veramente<br />

piegare le dimensioni per arrivare fino a te.» Lasciata andare la porta<br />

che si richiuse, lo raggiunse a passo sicuro, quindi gli premette il lato<br />

della mano contro il torace, trapassandoglielo come se stesse<br />

fendendo l'aria, senza ferirlo in alcun modo.<br />

«Non c'è nulla qui che possa farti del male, Lokan Krayl, perché non<br />

c'è nulla qui che possa toccarti...» Tornò verso la porta e la spalancò.<br />

«... quindi puoi anche ripulirti e mangiare mentre chiacchieriamo.»<br />

Vero. E vera anche la seconda cosa. Ma dentro di sé non riusciva a<br />

fidarsi con tanta facilità. Oltre quella porta poteva sempre nascondersi<br />

una trappola.<br />

«Tu non mi riconosci, vero?» gli chiese Boone.<br />

Lokan scosse il capo, chiedendosi se avesse strappato il cuore e<br />

l'anima nera di qualche suo amico o parente. Si trattava di una<br />

vendetta? Se lo era, che motivo c'era di sprecare un quantitativo senza<br />

dubbio enorme di risorse per andarlo a prendere dal purgatorio e poi<br />

ammazzarlo e rispedircelo? «Non sono al mio meglio, visti i recenti<br />

avvenimenti» ammise, esaminando l'uomo con attenzione. Capelli<br />

scuri, occhi scuri. Lineamenti che una mascella decisa, ombreggiata da<br />

una barba ispida, rendeva meno vezzosi. Eppure qualcosa di familiare<br />

in lui c'era. «Ti spiace spiegarti?»<br />

«Hai l'abitudine di salvare gli umani?»<br />

«No. Tu hai quella di salvare i soprannaturali?»<br />

«No.» Abbassò la testa e fissò il pavimento. «Ma per te ho deciso di<br />

fare un'eccezione, mietitore.» Risollevò il capo e il suo sguardo entrò in<br />

collisione con quello di Lokan: occhi blu che brillavano di una luce<br />

innaturale.<br />

Blu. Solo che un minuto prima erano castani.<br />

Proprio come...<br />

Lokan scosse il capo. «Sapevo che sarebbe arrivato il giorno in cui<br />

me la prendevo in culo.»


8<br />

Che tu possa concedere potere nel cielo, potenza sulla terra e<br />

giustificazioni nel dominio del dio, un viaggiare verso valle come<br />

un'anima in vita, un viaggiare a monte come un airone, per entrare e<br />

uscire senza ostacoli da tutti i cancelli del Duat.<br />

Ponte sullo Spanish River, 21 gennaio 1910<br />

Libro egizio dei morti<br />

Lokan era in attesa della morte e la morte fu ciò che ottenne. Solo<br />

che doveva essere lui a uccidere e non un qualche accidentale capriccio<br />

del destino, che lo aveva privato della sua preda.<br />

Il vento proveniente da nord mugghiò, amaro e spietato, e lo<br />

sferzò. Sotto i suoi piedi, il guscio di metallo di un vagone ferroviario<br />

spalancò di colpo un buco seghettato sulla superficie liscia e ghiacciata<br />

dello Spanish River.<br />

Mezzo vagone, per essere esatti. L'altra metà rimase attaccata al<br />

ponte in ferro, avvolta dalle fiamme che eruttavano fumo nel cielo<br />

grigio di metà pomeriggio.<br />

Solo pochi attimi prima, Lokan si trovava su un lato del binario in<br />

attesa del treno, ma all'improvviso, in uno scoppio di scintille, grida e<br />

cigolii metallici, il vagone di seconda classe si era messo di traverso e<br />

aveva sbattuto contro il ponte fendendosi in due parti. Una metà finì<br />

appunto oltre il parapetto nel fiume, e fu seguita dal vagone di prima<br />

classe. La carrozza ristorante, trascinata a sua volta, in quel momento<br />

era verticale, con i tavoli sommersi e la cucina del vagone che<br />

spuntava dal ghiaccio.<br />

Nella speranza di poter ancora acchiappare la propria preda, Lokan<br />

volteggiò oltre il parapetto del ponte e scivolò giù sull'argine, ma si<br />

fermò quando si accorse della vanità dei propri sforzi. Non aveva


alcuna intenzione di mietere di fronte a un pubblico e non c'era modo<br />

di prendere la propria preda da solo ormai.<br />

Ai diavolo, maledizione! Quello doveva essere un lavoretto facile.<br />

Aspettare il treno, saltarci sopra, sorprendere Karl Gilbert Bell e<br />

mietergli cuore e anima nera. Perché era quello che facevano i<br />

mietitori d'anime. Non che quel bastardo non meritasse di morire. Per<br />

anni aveva sfruttato il proprio impiego presso le ferrovie per spostarsi<br />

per il continente e macellare donne innocenti. La qual cosa faceva di<br />

lui il bersaglio perfetto di Lokan: un'anima che puzzava di lordura e<br />

malvagità.<br />

Toccava a Karl ora conoscere il terrore più abietto. Sanguinare.<br />

Morire.<br />

Il nome era iscritto sul registro di Sutekh - il più potente signore<br />

degli Inferi - un registro tenuto aperto su un piedistallo al centro della<br />

sala di ricevimento. Nella moltitudine di nominativi Sutekh aveva<br />

scelto quello di Karl perché la sua anima era nera come la pece,<br />

immersa nella melma. Un bocconcino perfetto per il suo appetito<br />

insaziabile.<br />

E l'essere suo figlio non avrebbe risparmiato a Lokan l'ira del padre,<br />

se fosse ritornato a mani vuote, possibilità che sembrava concretizzarsi<br />

lentamente. In quel momento Karl o si stava incenerendo all'interno<br />

del vagone in fiamme sul ponte oppure si trovava in fondo al fiume. E<br />

solitamente i mietitori d'anime non prendevano le anime dei morti.<br />

Troppo complicato. L'anima nera poteva essere già stata pignorata da<br />

un'altra divinità degli Inferi e rubarla avrebbe sollevato un mare di<br />

guai.<br />

Il che significava il fallimento del suo piano.<br />

Se ne sarebbe dovuto andare.<br />

C'erano altre anime nere che poteva rivendicare e portare al padre<br />

negli Inferi. New York City ne aveva sempre uno splendido<br />

schieramento, così come Londra, Parigi o Berlino.<br />

Ma qualcosa lo tratteneva lì. Mentre il vento mugghiante gli<br />

afferrava il soprabito facendolo svolazzare come le ali di un corvo, le<br />

acque del fiume sotto di lui s'incresparono e la testa di un uomo ruppe<br />

la superficie. Boccheggiando il tipo lottò per trarsi fuori dell'acqua fin


sul ghiaccio.<br />

Lokan lo osservò, senza provare nulla. Offrire assistenza a un<br />

mortale morente non rientrava nella sua natura di mietitore - né era<br />

suo compito.<br />

Erano trascorsi quasi due secoli da quando suo padre l'aveva<br />

mandato a chiamare, strappandolo alla vita umana che era stato tutto<br />

ciò che aveva conosciuto. Aveva passato quasi duecento anni a<br />

eseguire i suoi ordini, asportando cuori ancora palpitanti e scucendo le<br />

anime nere dal loro involucro mortale, che sarebbero diventati pasti di<br />

energia pura di Sutekh.<br />

Ma Lokan non era un semplice mietitore: tra la sua gente era un<br />

principe, secondo solo al dio.<br />

Aveva abbandonato la propria umanità molto tempo prima.<br />

Alla fine l'uomo si tirò fuori dall'acqua e, tremante e scosso da<br />

brividi, rimase disteso sul torace sulla superficie ghiacciata, le gambe<br />

ancora penzoloni dentro l'acqua.<br />

Un cigolio di metallo che si torceva e uno scoppio di vetri squarciò<br />

l'aria. Lokan girò di scatto su se stesso giusto in tempo per vedere la<br />

carrozza letto che si appollaiava restando in bilico sull'argine, e<br />

abbassandosi piano piano. Con un lungo grido funereo alla fine il<br />

vagone si liberò del proprio trespolo traballante e scivolò sulla neve,<br />

scalpellando rapide canalette nel terreno al proprio passaggio.<br />

Contorti dal terrore e dalla disperazione, i volti ai finestrini gli<br />

sfrecciarono davanti in un'immagine confusa.<br />

Il treno raggiunse il ghiaccio, slittando e girando vorticosamente su<br />

se stesso e infine andando a sbattere contro la parte della carrozza<br />

ristorante che sporgeva ancora dalla superficie ghiacciata del fiume.<br />

Quindi sprofondò nell'oscurità, le grida degli intrappolati nel vagone<br />

spazzate via dall' ululare del vento.<br />

Giratosi, Lokan vide che l'uomo si era ormai tirato completamente<br />

fuori dall'acqua. Senza riuscire a controllare il tremito, tentò di<br />

sollevarsi, tendendo una mano verso la voragine gigantesca, poi le<br />

ginocchia gli cedettero e si afflosciò cadendo in un ammasso agitato.<br />

Lokan lo osservò barcamenarsi per distendersi supino e tendere la


mano a un altro uomo che si dibatteva spasmodico vicino al bordo<br />

frastagliato. Il tipo in acqua si stringeva qualcosa al petto, intralciando<br />

così gli stessi tentativi di trascinarsi fuori dal fiume.<br />

«Maledizione» inveì Lokan quando vide di che cosa si trattava.<br />

Un bambino.<br />

Ed eccola lì, pronta a dispiegarsi dentro di lui, quella parte di sé che<br />

aveva creduto di aver sradicato molto tempo prima. Avanzò di un<br />

passo, quindi si raggelò, atterrito da quell'insolito impulso a dare una<br />

mano. Non era proprio da lui conservare brandelli di compassione e<br />

bontà d'animo. Eppure quel bambino...<br />

Per un istante si limitò a restare immobile, osservando la carneficina<br />

e tentando di convincersi che non provava nulla.<br />

Poi si ritrovò in movimento, di corsa, a testa bassa, dritto verso il<br />

fiume, senza avere la benché minima idea di che cosa intendeva fare. E<br />

nemmeno del perché volesse farlo.<br />

Attraversando il ghiaccio a grandi passi e in perfetto equilibrio, si<br />

tolse il soprabito, muovendosi con una velocità non umana.<br />

Abbassatosi, artigliò le dita intorno al polso della mano libera<br />

dell'uomo e lo trascinò in salvo senza il minimo sforzo.<br />

«Togliti cappotto e camicia, amico. E in fretta. E anche quelli del<br />

bambino» gli ordinò. Non aveva alcun senso salvarli<br />

dall'annegamento per poi lasciarli morire congelati. Il piccolo era<br />

pallido come un cencio, aveva gli occhi chiusi, le labbra bluastre. Ma<br />

respirava. A stento.<br />

Per un brevissimo istante Lokan vide un ragazzino diverso, bagnato<br />

fradicio, pallido, non scuro e magrolino, ma paffuto, dai capelli<br />

biondo rossiccio e con le lentiggini sul naso. Vide una barchetta, un<br />

lago e un cielo carico di nuvole: da allora non aveva mai superato la<br />

propria avversione per le imbarcazioni. Batté le palpebre e il ricordo<br />

svanì, sepolto da due secoli di ricordi diversi. Ricordi migliori.<br />

Le dita dell'uomo erano maldestre e la temperatura bassa e il<br />

tessuto bagnato ostacolavano ogni sua azione mentre trafficava con i<br />

bottoni della camicia del bambino. Impaziente, Lokan richiuse le mani<br />

a pugno sul tessuto e lo strappò in due, quindi lo aiutò a sfilarlo. Con<br />

mosse rapide e sapienti, fece lo stesso anche per l'uomo, gli cacciò il


ambino tra le braccia e avvolse entrambi nel proprio soprabito caldo<br />

e asciutto. Per i pantaloni fradici non aveva soluzioni.<br />

Si strappò di dosso la giacca del vestito e la porse all'altro uomo, il<br />

primo a essere uscito dall'acqua. Un ripensamento: della vita degli<br />

adulti non gliene fregava un accidente. Solo di quella del bambino.<br />

«State stretti e vicini!» ordinò. «In questo modo vi terrete più caldi.»<br />

Entrambi gli uomini sollevarono gli occhi su di lui prima di<br />

affrettarsi a stringersi l'un l'altro. E fu solo in quel momento che lui si<br />

rese conto di aver permesso a degli umani di vedere la sua faccia. Per<br />

quanto non fosse strettamente proibito, si disapprovava che i mietitori<br />

d'anime si rivelassero. Ma lui si diede uno scossone mentale: tanto i<br />

cavalli ormai avevano lasciato le scuderie, non aveva alcun senso stare<br />

a preoccuparsi di chiudere la porta.<br />

Non aveva alcuna idea del perché li avesse aiutati, nessuna<br />

spiegazione sul motivo per cui se ne stava ancora lì, in maniche di<br />

camicia, preda della morsa del vento di gennaio. Non che il freddo<br />

potesse nuocergli, ma era dannatamente spiacevole.<br />

Lo sguardo gli scivolò di nuovo sul bambino, pallido e immobile.<br />

Un senso di premonizione gli percorse veloce la spina dorsale.<br />

Doveva andarsene. Vattene! Messo, subito! Aveva la stranissima<br />

sensazione che la sua condotta di quel giorno lo avrebbe perseguitato<br />

in un qualche futuro.<br />

Pensiero stupido.<br />

Le vite di quei mortali non erano pari nemmeno a un battito del<br />

suo cuore eterno. Sarebbero invecchiati e poi morti, mentre lui<br />

sarebbe rimasto esattamente com'era. Nessun mortale poteva<br />

influenzare la sua esistenza. Nessun mortale poteva nuocergli. Era un<br />

mietitore d'anime, figlio di Sutekh. Poteva anche sanguinare, soffrire e<br />

conoscere il dolore, ma sarebbe guarito. Sarebbe sempre guarito.<br />

E non sarebbe mai morto.<br />

Nonostante gli indumenti che Lokan aveva dato, tutti e tre erano<br />

scossi da tremiti incontrollabili. Il bambino gemette. Le palpebre<br />

fluttuarono, quindi balzò a sedere di scatto, lottando contro il peso<br />

del cappotto che lo avvolgeva. Gli occhi gli schizzarono verso le acque


nere contornate dal ghiaccio blu e bianco e tentò di sollevarsi dalle<br />

braccia dell'uomo che lo sorreggeva.<br />

«I... i... i mi... mi... mi... ei fra... fra... fra... telli.»<br />

Parole farfugliate e confuse. Ma Lokan le comprese, come le<br />

emozioni celate dietro di esse.<br />

Per la frazione di un secondo, il suo sguardo entrò in collisione con<br />

quello del piccolo. Occhi blu, iridi chiare, gelide, contornate di un<br />

bordo color indaco, lucenti. Occhi colmi di paura e di disperazione. E<br />

senso di colpa.<br />

Lokan sapeva tutto sul senso di colpa. Lui era rimasto in vita mentre<br />

suo fratello era morto. Il fratello della sua infanzia. Il fratello maggiore<br />

che aveva giocato e scherzato con lui, che l'aveva guidato. Il fratello<br />

che lui aveva abbandonato.<br />

Soltanto in seguito, dopo che Sutekh l'aveva mandato a prendere e<br />

lui aveva appreso di essere un soprannaturale, un mietitore d'anime<br />

dato in affidamento per la crescita a una famiglia umana, solo allora<br />

Lokan aveva compreso che Richard poteva essere stato suo fratello nel<br />

cuore, tuttavia non lo era nel sangue. Solo allora aveva saputo di<br />

averne tre di fratelli di sangue, tutti mietitori d'anime. Dagan, Alastor e<br />

Malthus.<br />

Guadagnare tre fratelli di cui non conosceva l'esistenza non aveva<br />

attenuato il dolore per la perdita di Richard. Tuttavia proprio quel<br />

lutto gli aveva reso i fratelli in vita ancora più preziosi, legandolo a<br />

loro come se avesse trascorso gli anni della formazione crescendo<br />

insieme. Per loro avrebbe ucciso. Per loro avrebbe sacrificato qualsiasi<br />

cosa. Avrebbe versato il proprio stesso sangue. E loro avrebbero fatto<br />

lo stesso per lui.<br />

Mentre guardava quel bambino lottare contro le braccia che lo<br />

stringevano, combattere per tornare nell'acqua ghiacciata a cercare i<br />

propri fratelli, Lokan sapeva quali pensieri e quale angoscia gli<br />

tempestavano la mente.<br />

Accidenti, maledizione. Non voleva provare nessun tipo di affinità<br />

con un umano, tanto meno con un bambino umano.<br />

E invece era così.


«Te li ritrovo io.»<br />

Il bambino girò la testa e per un secondo non ci furono che loro due<br />

in un luogo molto diverso da quello in cui si trovavano in quel<br />

momento. Il rumore, il vento, il fumo, le grida, tutto scomparve.<br />

«Prometti.» La voce di un bambino con la determinazione di un<br />

uomo.<br />

«Sì.» Una promessa che avrebbe mantenuto. Ma non aveva<br />

promesso che li avrebbe ritrovati vivi.<br />

Il vento riprese furioso, amaro e selvaggio.<br />

Con un ringhio Lokan si voltò e si immerse nell'acqua nera. Colpi<br />

potenti lo portarono in profondità. Il freddo lo penetrò, arrivandogli<br />

alle ossa. Non vedeva come dei mortali dentro quel treno sarebbero<br />

potuti sopravvivere a una cosa del genere. Le loro strutture fragili non<br />

potevano resistere alla temperatura glaciale dell'acqua.<br />

Anche se era soltanto metà pomeriggio, l'oscurità sotto il ghiaccio<br />

era fitta e untuosa. La prima carrozza che oltrepassò conteneva dei<br />

corpi che galleggiavano nelle loro fosse tenebrose. Poi si accorse che<br />

alcuni erano ancora vivi. Aggrappandosi ai ganci per i cappelli,<br />

tenevano la testa nella piccola bolla d'aria che era rimasta a galleggiare<br />

sul soffitto del vagone.<br />

Una donna. Un uomo. Due bambine piccole.<br />

Nessun segno dei fratelli di cui aveva parlato il bambino.<br />

Lokan si girò, deciso ad abbandonarli al loro destino.<br />

Il diavolo, maledizione. Era per quello che lui evitava i bambini. Lo<br />

indebolivano. Agli adulti avrebbe voltato le spalle con facilità, ma<br />

quelle bambine...<br />

Si voltò di scatto e spaccò il vetro con un pugno ignorando il dolore<br />

dei frammenti che gli affettavano la pelle e lo lasciavano sanguinante.<br />

L'acqua si riversò all'interno, rubando il resto dell'aria. Loro nuotarono<br />

verso di lui e lui verso di loro. Lokan afferrò la donna e tentò di<br />

spingerla verso il finestrino, ma lei si oppose, l'attenzione spasmodica<br />

rivolta alle bambine.<br />

Afferrata la più piccola, Lokan la scagliò tra le braccia dell'uomo<br />

che, rivolto uno sguardo disperato alla donna, prese a nuotare verso la


superficie, abbandonandola.<br />

Lokan agguantò la seconda bambina e la donna, e tenendole per il<br />

colletto, uno in ciascuna mano, le fece passare per il finestrino e quindi<br />

risalì tirandosele dietro entrambe.<br />

Gli abiti, le scarpe e la sacca di cuoio a tracolla gli ostacolavano i<br />

movimenti e immaginò che per gli umani l'intralcio fosse maggiore.<br />

Ma la volontà di sopravvivenza di un mortale era un elemento<br />

potente. In qualche parte confusa della propria mente se ne ricordava.<br />

Si chiese quanto duramente avrebbe lottato lui vedendo la morte in<br />

faccia, poi lasciò cadere l'interrogativo perché non era un quesito al<br />

quale sarebbe mai stato chiamato a rispondere.<br />

Spinse la donna e la bambina fuori dal buco e poi sopra il ghiaccio<br />

e notò che erano sopraggiunte altre persone. Soccorritori con coperte<br />

e mani pronte ad aiutare. Presero la bambina e la portarono via in<br />

fretta. Afferrarono la madre e la avvolsero in una coperta. Quindi gli<br />

tesero le mani per aiutarlo a uscire dall'acqua buia.<br />

I due uomini ai quali aveva dato la propria giacca e il proprio<br />

soprabito non erano più da nessuna parte. Ma il bambino che aveva<br />

salvato prima sedeva sul ghiaccio sul bordo della voragine, avvolto nel<br />

suo soprabito, ignorando le mani e le parole che lo sollecitavano ad<br />

alzarsi. Lo fissava con occhi enormi e terrorizzati. Aspettava che<br />

portasse in salvo i suoi fratelli. Si aspettava che loro uscissero vivi.<br />

Proprio come Lokan, tanto tempo prima, aveva atteso sul bordo<br />

del lago.<br />

Nonostante l'immensità del suo potere soprannaturale, in<br />

quell'istante lui si sentì inadeguato. Le sue doti particolari erano adatte<br />

a uccidere gli umani, non a salvarli.<br />

Si immerse un'altra volta, perlustrando gli abissi scuri. Il petto gli<br />

doleva e i polmoni urlavano. Ma, a differenza degli umani, non<br />

poteva morire per la mancanza d'ossigeno: avrebbe solo provato<br />

dolore. Sofferenza.<br />

Poi li vide. Due forme minuscole vicine al bordo della carrozza di<br />

seconda classe squarciata, minuti e dai capelli scuri, proprio come il<br />

fratellino. Avevano gli occhi aperti, di un blu lucente nella luce<br />

offuscata. Però erano morti. Dovevano essere morti. Erano stati


troppo a lungo sott'acqua.<br />

Un'ondata di disgusto per se stesso lo investì, carica di ricordi e di<br />

emozioni risalenti a due secoli prima. Aveva creduto che il tempo li<br />

avesse offuscati. Aveva creduto di essersi perdonato. E invece si era<br />

sbagliato.<br />

Forse era quello che lo aveva spinto ad agire così. L'espiazione.<br />

Afferrò entrambi i ragazzi per i colletti e nuotò con loro verso la<br />

superficie, quindi li spinse su, fuori dall'acqua, sulla superficie<br />

ghiacciata del fiume. Ci fu un'ondata di commozione. I soccorritori si<br />

precipitarono verso di loro. Il bambino sul ghiaccio, quello avvolto nel<br />

soprabito, voltò la testa e lo guardò dritto negli occhi.<br />

Blu. Lokan avrebbe giurato che gli occhi del piccolo fossero stati<br />

blu.<br />

Eppure erano castani in quel momento, di una tonalità così scura da<br />

sembrare neri.<br />

Lokan si tirò fuori dal fiume con l'acqua che gli scivolava di dosso in<br />

torrentelli, formando una pozza sul ghiaccio. Voleva dirgli qualcosa.<br />

Ma che cosa? Tutte le cose che avevano detto a lui quando Richard era<br />

annegato non erano servite a un accidente di niente.<br />

La gente si mosse in massa tutta intorno a loro. Coloro che erano<br />

scappati al massacro erano o fradici e tremanti oppure anneriti dalla<br />

fuliggine del fuoco. Quelli che erano giunti a soccorrerli lavoravano<br />

con tranquilla efficienza.<br />

Avrebbe lasciato quei fratelli alla loro gente. Non c'era più nulla che<br />

potesse fare. Lui le anime le prendeva, non le restituiva.<br />

Voltatosi, s'incamminò verso il ponte e le ultime due carrozze del<br />

treno. Una era ancora in fiamme. Un'altra era chinata di lato<br />

sull'argine. I passi divennero veloci e spasmodici. Lo prese la furia, la<br />

rabbia nei confronti di se stesso: non sapeva spiegarsi il proprio<br />

comportamento.<br />

Ma la rabbia era un'emozione dispendiosa, consumava energia e<br />

storpiava i pensieri. Doveva restare impassibile, come gli aveva<br />

insegnato suo padre. Doveva considerare ogni aspetto e sfruttarlo.<br />

Però, quale aspetto? Eppure doveva esistere un modo per volgere gli


avvenimenti del giorno a proprio vantaggio.<br />

Un gemito attrasse la sua attenzione e si accorse che c'era qualcuno<br />

alla base del ponte, dietro un grande cumulo di neve. Si portò dietro<br />

di esso e il suo umore migliorò in modo sensazionale.<br />

«Ciao, Karl» salutò con un sogghigno. Il sangue sbocciava di un<br />

colore cremisi sulla neve e dall'addome spuntava un palo. Lokan<br />

sollevò lo sguardo verso il ponte quindi lo riabbassò. «Sembra proprio<br />

che tu abbia fatto un bel capitombolo.»<br />

Karl gemette di nuovo e voltò la testa verso di lui. Il dolore e la<br />

paura gli incidevano i lineamenti. L'uomo accennò con un debole<br />

gesto al palo che lo teneva inchiodato come un coleottero.<br />

«Lascia che sia io a prendermi cura di te» gli disse Lokan, chinandosi<br />

sulla figura supina fino a quando i loro volti non furono vicinissimi e<br />

l'odore dolciastro e metallico del sangue più forte.<br />

La speranza si accese negli occhi dell'uomo.<br />

Tendendo le dita e poi curvandole come artigli, Lokan gli conficcò<br />

la mano nel torace. Un suono secco mentre le costole si spezzavano e<br />

un risucchio mentre la cavità toracica si apriva, entrambi annegati nella<br />

cacofonia della scena dell'incidente. La bocca di Karl si aprì in un grido<br />

muto, il respiro rubato ai polmoni.<br />

La speranza nello sguardo si spense.<br />

Poi, mentre il mietitore gli strappava il cuore, la vita gli abbandonò<br />

lo sguardo. Il sangue uscì in uno spruzzo, schizzando la neve e i calzoni<br />

di Lokan.<br />

«Per fortuna che sono neri» borbottò, infilando il cuore nella sacca<br />

di cuoio che portava a tracolla. Quindi affondò la mano nella cavità e<br />

blandì l'anima nera. «Su, tesoro, vieni da papà.»<br />

L'anima nera gli si attorcigliò intorno alle dita e al polso, simile a un<br />

fumo viscido, fetido e scuro, il gelo del contatto mascherato dalla<br />

temperatura glaciale e dalla sua pelle fredda e umida. Gli si snodò<br />

allungandosi su per il braccio, contorcendosi, avanzando e poi<br />

arretrando come se non riuscisse a decidere se voleva essere presa<br />

oppure no.<br />

Non che avesse scelta.


Liberata ormai dal corpo di Karl, l'anima nera si abbassò fluttuando<br />

e infine si sollevò fino a raggiungere un punto sopra la spalla di Lokan,<br />

che la legò con una cavezza di fuoco. Rimase appesa lì, un pallone<br />

nero e amorfo, che strattonava avanti e indietro a ogni raffica di<br />

vento.<br />

Lokan trasse un lento respiro. Nonostante il freddo che intorpidiva<br />

la mente, si sentiva meglio, più sereno. Era venuto per uccidere e per<br />

mietere ed era esattamente ciò che aveva fatto, a prescindere da quella<br />

deviazione un po' atipica.<br />

Avrebbe dimenticato l'aberrazione che lo aveva spinto a tuffarsi in<br />

un fiume gelato e a strappare alla morte una manciata di mortali.<br />

Avrebbe scordato quel bagliore di umanità che aveva fatto capolino<br />

da sotto gli strati ossidati del suo animo.<br />

Lui era un mietitore d'anime, il servo consenziente di suo padre,<br />

una creatura votata all'oscurità e alla morte. E a lui piaceva così.<br />

Sapendo che gli umani che avrebbero trovato le spoglie di Karl<br />

avrebbero attribuito all'incidente la colpa di quella carneficina, si girò,<br />

pronto ad andarsene.<br />

Per poco non sbatté contro il bambino che gli stava a un braccio di<br />

distanza, fermo a guardarlo.<br />

Il ragazzino fissava proprio l'anima nera che lui - un umano - a<br />

rigore di ogni logica non sarebbe dovuto essere in grado di vedere. Poi<br />

incontrò gli occhi del mietitore, i suoi di nuovo blu e lucenti.<br />

E il sussurro premonitore che Lokan aveva avvertito poco prima<br />

divenne un ruggito.


9<br />

Vostra è la verità, cibatevi del vostro cibo.<br />

Voi stessi siete la verità. Libro egizio dei cancelli<br />

Las Vegas, Nevada, oggi<br />

Lokan si sentiva a milioni di miglia di distanza dal proprio io più<br />

giovane e impudente. Lui era il figlio di Sutekh e non poteva morire.<br />

Giusto. Lo sguardo gli scivolò su Boone. «Quel treno... Sei<br />

sopravvissuto.»<br />

«Sì. E anche i miei fratelli. Grazie a te.» S'interruppe. «È stato un po'<br />

di tempo fa, Lokan Krayl.»<br />

«Me la sentivo che avrei pagato per quel salvataggio. A quanto pare<br />

non mi sbagliavo.» Un sorriso sardonico gli stirò le labbra. Aveva<br />

salvato tre bambini. Che ormai erano adulti. Tre adulti soprannaturali.<br />

Quell'unica azione sarebbe potuta costargli carissima. «Immagino però<br />

che tu non mi abbia portato qui per fare una chiacchierata sui vecchi<br />

tempi. Che cosa vuoi da me?»<br />

Boone allargò le mani, i palmi verso l'alto. «Sei sospettoso di<br />

natura.»<br />

«È un normale effetto collaterale del tradimento. Una volta che ti<br />

hanno pugnalato alla schiena, tendi a guardare di traverso chiunque<br />

abbia un coltello.»<br />

«Affermazione piuttosto aspra ed esplicita. Avevo sentito dire di te<br />

che eri un oratore affascinante, un uomo di grande pazienza ed<br />

eloquenza. Un politico. Ho sentito male?»<br />

L'osservazione lo colse di sorpresa. Ripassò mentalmente la propria<br />

conversazione con Boone e si rese conto che il modo in cui aveva<br />

svolto la trattativa era molto diverso da quello che aveva usato in<br />

passato. Era cambiato. E non in maniera positiva. Era precipitoso,


permetteva alla rabbia e alla frustrazione di guidare le sue azioni e le<br />

sue parole. Si costrinse a restare calmo, ad attendere la mossa<br />

successiva.<br />

«Pensi che io voglia qualcosa di diverso dallo sdebitarmi per le vite<br />

che ti devo?» domandò Boone. «Forse ora non siamo mortali, ma da<br />

bambini lo eravamo, lo e i miei fratelli saremmo potuti morire quel<br />

giorno se non fosse stato per te.»<br />

Lokan non dubitò della sincerità di quella asserzione. Da bambino<br />

era stato mortale anche lui e le sue doti soprannaturali si erano<br />

manifestate solo quando era stato adulto. Stessa cosa per i suoi tre<br />

fratelli. Tuttavia non aveva intenzione di fidarsi di Boone Falconer.<br />

«Mi sono sempre chiesto perché mi hai aiutato» rivelò l'uomo con<br />

voce sommessa.<br />

«Quindi capisci perché io mi sto domandando la stessa cosa di te,<br />

adesso. Sì, penso che tu da me voglia qualcosa. Non conosco nessun<br />

soprannaturale che agisca senza avere un occhio per il proprio<br />

tornaconto personale.»<br />

«E tu che cosa ci hai guadagnato a salvare i miei fratelli?»<br />

«Adesso non parliamo di me» tagliò corto. «Parliamo piuttosto di te.<br />

Tutta quella storia di ripagare un debito non me la bevo. Allora,<br />

perché mi hai portato qui, Boone?»<br />

«Sarò più che lieto di informarti.»<br />

E perché diavolo no? A quel punto non aveva tonnellate di altre<br />

opzioni a disposizione.<br />

Lokan seguì Boone lungo un corridoio fino a una stanza lussuosa<br />

dai colori scuri e dalla luce soffusa, un locale all'interno del locale.<br />

C'erano tre baristi dietro un bancone luccicante e un certo numero di<br />

clienti abituali seduti su lussuosi divanetti in pelle. Proseguirono lungo<br />

un altro corridoio, alla fine del quale c'erano delle porte metalliche<br />

ricoperte di cuoio imbottito e, mentre queste si aprivano<br />

silenziosamente, Lokan si aspettò di ritrovarsi davanti all'interno di un<br />

ascensore. Invece vide una seconda serie di porte in metallo. Boone<br />

pronunciò il proprio nome e si sporse in avanti per la scannerizzazione<br />

della retina. La seconda serie di porte si aprì senza emettere alcun<br />

rumore.


Lokan smise di camminare. Avvertiva il potere e la magia scintillare<br />

nell'acciaio.<br />

«Che c'è?» gli chiese Boone, lanciandogli uno sguardo da sopra una<br />

spalla. «Pensavo che avessimo già affrontato il problema della tua<br />

paranoia.»<br />

«Be', ma paranoia è il mio secondo nome.» Gli rivolse un sorrisetto<br />

a denti stretti. «E immagino che, dato che la serratura è sintonizzata<br />

sulla tua retina e sul tuo tono di voce per l'entrata, lo stesso valga<br />

anche per l'uscita...»<br />

«Quindi...?»<br />

«Come faccio a sapere che posso andarmene quando voglio?»<br />

Per un istante lui si limitò a guardarlo accigliato. Poi scoppiò in una<br />

breve risata. «Pensi che questa sia una specie di prigione? Che, una<br />

volta dentro, non sarai capace di uscirne?»<br />

Lokan incrociò le braccia sul petto. «È un pensiero che mi ha<br />

attraversato la mente, sì.»<br />

«lo stavo aprendo la porta per me» chiarì Boone. «Non per te. Tu<br />

puoi entrare e uscire come ti pare. Queste porte non costituiscono una<br />

barriera per te. Aperte, chiuse... Al momento tu giochi secondo regole<br />

diverse, amico mio.»<br />

«Fuori ho provato ad andarmene. Non sono riuscito a fare che<br />

alcuni passi.»<br />

Boone gli inviò un'occhiata in tralice. «Sei legato alla piramide, ma<br />

all'interno di essa puoi spostarti liberamente. Fuori hai un campo<br />

d'azione di cinque metri.» Quindi oltrepassò le porte che si richiusero<br />

alle sue spalle, lasciando Lokan da solo.<br />

Aspettandosi di incontrare una superficie fredda e liscia, lui<br />

appoggiò le dita contro la porta. Ma non sentì nulla. Esercitò una<br />

leggera pressione e le dita ci passarono attraverso affondando fino alle<br />

nocche. «Nessuna barriera.» Sbuffò espirando di colpo. «Proprio come<br />

un fottutissimo fantasma.» Non che il fatto lo elettrizzasse...<br />

Ma ciò che lo elettrizzava ancora meno era ritrovarsi in quel luogo<br />

senza avere un piano di fuga concreto. Al momento pareva proprio<br />

che Falconer fosse la sua unica possibilità. Camminò attraverso le


porte e lo trovò ad attenderlo, seduto a un tavolo da pranzo in vetro,<br />

imbandito per un banchetto.<br />

I profumi erano così potenti - di carne arrosto e spezie, di funghi<br />

rosolati al burro - da investirlo con la forza di un treno e quasi da<br />

stenderlo. Ogni sua cellula ululava per balzare in avanti e scagliarsi<br />

sulla tavola imbandita, proprio come una bestia vorace.<br />

«E il prezzo qual è?» chiese con una voce che gli sembrò quella di<br />

qualcun altro: tesa, arrabbiata. Disperata. Oppure quelle sfumature se<br />

le era sognate solo perché era così che si sentiva. Lo imbarazzava tanta<br />

disperazione.<br />

«Il prezzo l'hai già pagato» assicurò Boone, fissandolo con uno<br />

sguardo aperto e schietto. «La mia vita e quelle dei miei fratelli. Sono in<br />

debito con te. Così ripago.»<br />

Lokan annuì. Gli credeva, anche se non completamente. C'era<br />

qualcos'altro, qualcosa appena al di sotto della superficie. E lui aveva<br />

così tante dannatissime domande da fargli, e la più importante di tutte<br />

riguardava Dana.<br />

Moriva dalla voglia di chiedere di sua figlia, di scoprire se avesse<br />

sentito qualcosa su di lei. Ma non osava rivelare la sua esistenza. E poi<br />

dubitava che ci fosse un qualsiasi motivo per cui un soprannaturale di<br />

Las Vegas avesse sentito parlare di una ragazzina umana di Oklahoma<br />

City.<br />

«Accomodati. Prego» lo invitò Boone indicando con un gesto la<br />

tavola. Muovendo la mano però, la passò attraverso la bottiglia di<br />

vino.<br />

Il che suggerì a Lokan che il cibo si trovava soltanto nella sua<br />

dimensione. E ciò non fece che accrescere l'immensità della sua fame.<br />

Ma tenne duro, ancora diffidente. «Tu stai piegando le dimensioni.<br />

Come?» I mietitori d'anime lo potevano fare, ma solo per creare dei<br />

portali che consentissero loro di viaggiare tra due punti. Ciò che<br />

Boone stava facendo superava di gran lunga le sue capacità. Socchiuse<br />

gli occhi. «Ma chi sei?»<br />

«In questo momento? Il tuo ospite. Mangia, per favore, prima che si<br />

raffreddi. Sempre che tu non preferisca fare la doccia...»<br />

Lokan esitò un lungo istante, quindi si strinse nelle spalle. Ogni


momento che passava a interrogare Boone era un momento che gli<br />

impediva di trovare un modo per tornare da sua figlia. Quindi si<br />

sedette silenziosamente al posto libero e si riempì il piatto fino a che<br />

non poté più contenere nulla. Per poco non assaltò letteralmente il<br />

pasto, scaraventandosi a manate il cibo in bocca, come un barbaro.<br />

Tuttavia lui non era così. Era più astuto, più attento. Fare una scena<br />

simile davanti a un uomo che si proclamava un alleato, ma poteva<br />

benissimo essere un nemico, era una follia. Perché dargli un'ulteriore<br />

prova della propria debolezza?<br />

Si obbligò a spiegare con uno schiocco il tovagliolo immacolato e<br />

ad appoggiarselo in grembo. Sollevò coltello e forchetta d'argento e sì<br />

tagliò un boccone di arrosto di grandezza moderata. Quindi si mise il<br />

cibo in bocca e soffocò un gemito di gratitudine.<br />

Si prese tempo, assaporando ogni boccone, mentre Boone parlava<br />

di cose insignificanti, irrilevanti. Il punteggio di una partita di baseball.<br />

L'infortunio a una spalla di un lanciatore.<br />

Lokan si sentiva guarire, avvertiva il proprio fisico ristrutturare<br />

rapidamente se stesso mentre riceveva energia dal cibo. Riempì il<br />

piatto una seconda volta. Ma prima di ricominciare fu preso da<br />

un'ondata di vertigini e lo stomaco fu colto da spasmi, come se gli<br />

avessero piantato un coltello dritto in fondo alla base dello sterno.<br />

Lo sguardo gli scattò su Boone. Veleno? Se ne sarebbe dovuto<br />

accorgere. Tentò di rimettersi in piedi con la stanza che girava<br />

vorticosamente e le viscere in subbuglio.<br />

Boone tese verso di lui i palmi delle mani. «Non c'è nulla nel cibo,<br />

Lokan. È solo il tuo stomaco che si ribella a cose non familiari.»<br />

Le cose non familiari erano gli alimenti di qualsiasi tipo.<br />

Sapeva che Boone aveva ragione, ma la cosa non allentò il suo<br />

disagio: il sudore gli imperlò la fronte e si sentì sul punto di rigettare<br />

ogni boccone appena ingerito.<br />

E poi comprese che era proprio per quello che Boone si era tenuto<br />

a distanza parlando del più e del meno.<br />

«Sapevi l'effetto che mi avrebbe fatto.»<br />

«Ci sono passato anch'io, una volta o due. La prima volta che ho


saltato le dimensioni, sono stato male per tre settimane. Per niente<br />

piacevole. Non possiedo la tua capacità di guarigione, io.»<br />

«Non guarisci?» Una ghiottoneria da conservare nel caso alla fine si<br />

fosse rivelato un nemico.<br />

«Sì, ma più lentamente di te.»<br />

Il senso di vertigine iniziò a passare e il nodo allo stomaco si allentò.<br />

«Maledizione, sei proprio ridotto male» commentò Boone.<br />

«Giornatina dura.»<br />

«Giornatina? lo direi che sono stati dei mesetti duri.»<br />

Mesi. Era stato morto per così tanto tempo? «E tu lo sai perché...?»<br />

«Perché le voci in strada girano. Avevano ucciso uno dei figli di<br />

Sutekh. Lo avevano tatuato e scuoiato, mandato la sua pelle al padre<br />

in una cornice per provargli la sua morte.»<br />

«Con lo scuoiamento ci arrivo in modo molto personale» disse<br />

Lokan. «Ma la storia della cornice mi giunge nuova.» Perché mai<br />

Sutekh avrebbe dovuto autoinviarsi un trofeo dell'assassinio?<br />

«Sempre secondo voci di strada, il braccio destro di Sutekh era<br />

coinvolto nell'omicidio. Come si chiamava?» Schioccò le dita, quindi<br />

puntò l'indice verso Lokan, invitandolo a rispondere alla domanda.<br />

«Gahiji» lo informò. Ricordava ogni particolare del proprio<br />

assassinio in una serie di istantanee chiare e nitide. Ricordava ogni<br />

propria tetra emozione a mano a mano che i veli venivano rimossi,<br />

proprio come la sua pelle, e l'entità del tradimento appariva in piena<br />

luce. Si appoggiò allo schienale della sedia, fingendosi annoiato. «Stai<br />

rimaneggiando notizie vecchie. Ci sono passato. L'ho vissuto e ne sono<br />

morto.»<br />

«Scusami, non intendevo annoiarti. Che ne dici allora di qualcosa di<br />

nuovo? Gahiji che ha perso la propria testa?»<br />

Lokan annientò l'impulso a balzare a sedere in avanti, tradendo la<br />

propria sorpresa. «Opera dei miei fratelli?» Si chiese se avessero dovuto<br />

affrontare l'ira di Sutekh per quell'azione.<br />

«Sempre secondo le voci. no. Al momento, il dito della<br />

responsabilità sembra puntato contro tuo padre.»


Ancora una volta Lokan celò la propria sorpresa. La cosa in realtà<br />

aveva senso. Minuzie quali lealtà e millenni di fedele servizio non<br />

avrebbero impedito a Sutekh di ammazzare il proprio braccio destro.<br />

Che diavolo, non gli avevano nemmeno impedito di assassinare il suo<br />

stesso figlio. Eppure era stato Sutekh a ordinare a Gahiji di rapire Dana<br />

e di servirsene come ricatto per rendere Lokan complice della sua<br />

stessa morte. Ma perché mai uccidere Gahiji dopo che aveva eseguito<br />

gli ordini?<br />

In risposta ai muti interrogativi di Lokan, Boone si strinse nelle<br />

spalle. «Sembra che Sutekh abbia fatto fuori Gahiji per sviare i sospetti,<br />

per far sembrare che avesse agito da solo. E poi ha pubblicamente<br />

incolpato chiunque altro della tua morte.»<br />

«Ah.» Ecco spiegata la pelle tatuata e incorniciata. Una cortina di<br />

fumo per celare la colpevolezza di Sutekh fino al momento più<br />

indicato per rivelarla. Forse persino uno stratagemma per indurre dei e<br />

semidei degli Inferi a puntare il dito l'uno contro l'altro e a tradire le<br />

alleanze.<br />

«Non sei in vena di chiacchierare oggi?» gli chiese Boone. «Credevo<br />

che morissi dalla voglia di fare conversazione.»<br />

Infatti. «Ti sei sbagliato» lo contraddisse, «lo sono uno che parla<br />

quando ha qualcosa da dire.» E in quel preciso istante era molto più<br />

interessato ad ascoltare. «Tu sei a conoscenza di particolari affascinanti<br />

e sembri propenso a raccontarli. Lungi da me l'idea di chiudere un<br />

rubinetto dal flusso spontaneo.»<br />

Boone lo fissò per un lungo istante, con un'espressione familiare,<br />

ma anche no. Lokan ebbe la sensazione di avere già visto quello<br />

sguardo prima, non quando Boone era stato bambino, più di recente.<br />

Solo che non riusciva a ricordarsi dove.<br />

«Tuo padre ha indetto un meeting degli alleati e ha svelato le tue...»<br />

Sollevò una mano con il palmo volto verso l'alto. «... spoglie davanti<br />

alla folla.»<br />

«E ha svelato anche qualcos'altro?» Qualcun altro? Dana. Ogni<br />

cellula del suo corpo vibrò di angoscia in attesa della risposta.<br />

Gli occhi dell'uomo si fecero ombrosi. «Hai in mente qualcosa in<br />

particolare?»


Sapeva qualcosa, Lokan ne era certo, ma non osò punzecchiarlo.<br />

Un solo accenno a Dana e gli interi Inferi avrebbero potuto sapere di<br />

lei.<br />

Gli rivolse un'alzata di spalle. «Stavo solo tentando di farmi un<br />

quadro preciso della situazione. Allora che cosa è successo con quella<br />

grande rivelazione?»<br />

«Apparentemente, progettava di insediarsi nella tua forma<br />

corporea e voleva un pubblico per quando avesse dimostrato la sua<br />

supremazia.»<br />

«Insediarsi nella mia forma corporea. Un eufemismo per il sequestro<br />

di un corpo.» Lokan non sapeva perché ciò lo sconvolgesse. Suo padre<br />

lo aveva assassinato: doveva esserci stato un motivo. Rubargli il corpo<br />

era una ragione come un'altra. «I miei fratelli sanno ciò che ha fatto?<br />

L'hanno fermato?»<br />

«Sì.»<br />

Anche se aveva posto lui quella domanda, non si era veramente<br />

aspettato quella risposta. Persino uniti insieme, i poteri dei suoi fratelli<br />

non potevano competere con quelli del padre. «E qualcuno ha<br />

rimandato il corpo da me. Ma come?»<br />

«Il sangue di Aset. Il sangue di Sutekh. E il dio oltrepasserà i Dodici<br />

Cancelli e camminerà di nuovo sulla Terra.»<br />

Parole che per lui non significavano nulla, però Lokan considerò<br />

che forse avrebbero dovuto. «È un indovinello?»<br />

Lo sguardo di Boone si fece assorto. «Una profezia.»<br />

«Che non mi spiega come abbiano fatto a rimandarmi il mio<br />

corpo.» Attese che Boone gli fornisse una spiegazione e, quando la<br />

reazione si limitò a una semplice alzata di spalle, proseguì: «Ma mi dice<br />

perché Sutekh lo volesse per sé. Aveva in mente di attuare la profezia,<br />

di interrompere l'accordo di seimila anni che lo vedeva relegato negli<br />

Inferi e di servirsi del mio corpo per tornare sulla Terra».<br />

«Questo è quanto suppongo anch'io.»<br />

«Mentre invece ogni altro dio e semidio sarebbe ancora confinato<br />

negli Inferi... Quindi il suo potere sarebbe incommensurabile.»<br />

«Un prezzo per cui valeva la pena di uccidere suo figlio» commentò


Boone con voce sommessa.<br />

Un buon motivo per avere un figlio, in primo luogo. La<br />

considerazione lo colpì in pieno petto, mozzandogli il fiato. Per tutto<br />

quel tempo lui e i suoi fratelli avevano creduto che Sutekh li avesse<br />

generati perché potessero essere i suoi inviati sulla Terra e negli altri<br />

territori degli Inferi. Forse non si era trattato solo di quello. Forse<br />

aveva generato quattro figli sapendo fin dal primo istante che doveva<br />

solo attendere il momento adatto per poter rubare il corpo a uno di<br />

loro.<br />

Da quanto tempo aveva progettato quel piano? E perché proprio<br />

Lokan? Perché servirsi di lui invece degli altri?<br />

Non si preoccupò di dare voce ai propri interrogativi. Boone non<br />

avrebbe avuto le risposte. Esisteva un unico luogo dove trovarle:<br />

Sutekh.<br />

«Quella parte a proposito dei Dodici Cancelli...» rifletté Lokan. «lo<br />

non me lo vedo Osiride che permette a Sutekh di andarsene a spasso<br />

per il suo territorio e il vincolo magico dell'accordo sulla tregua glielo<br />

impedisce.» Tentò di decifrare l'espressione di Boone.<br />

«Tu però non sei vincolato dalle stesse regole» sottolineò lui, quindi<br />

accennò con un gesto ai piatti che non aveva ancora vuotato. «Serviti<br />

pure, ti prego.»<br />

«E allora che cos'è che mi stai dicendo?» domandò Lokan<br />

sospettoso, mentre si serviva altre porzioni. I crampi che gli erano<br />

venuti prima erano passati e aveva di nuovo una fame da lupi. «Che<br />

conosci il modo di uscirne?»<br />

«Tu ce l'hai già. I Dodici Cancelli.»<br />

«Be', ci sono già stato, grazie tante. E non è andata poi così bene,<br />

visto che per poco non sono stato mangiato da un serpente.» Si prese<br />

un pezzo di pollo in salsa di albicocche e masticò molto lentamente,<br />

assaporando ogni minima sfumatura di quel gusto. «Una alternativa?»<br />

«No.» Boone sorrideva, ma la sua espressione aveva qualcosa di<br />

spento. Qualcosa di simile a un rimpianto. Persino... triste. «Però ho<br />

una guida che te li può fare oltrepassare.»<br />

«Una guida...» Le parole di Lokan si affievolirono mentre a un tratto


comprendeva. Quel sorriso, il modo in cui le ombre cadevano sugli<br />

occhi di Boone. Familiare, ma anche no.<br />

La sensazione di riconoscimento che provò lo indusse a pensare di<br />

essere andato del tutto fuori di testa.<br />

Nella camera d'albergo Bryn sedeva accanto al letto e osservava la<br />

figlia dormire. Dana teneva le braccia allargate, la testa girata di lato e<br />

Flopsy infilato contro la guancia.<br />

Una striscia di luce cadde di traverso al tappeto mentre la porta alle<br />

sue spalle si apriva. Quindi si richiuse e la luce scomparve, lasciando<br />

nuovamente lei e Dana nell'oscurità. Ma non erano sole. Non faceva<br />

alcun suono, ma lei sapeva di avere Jack in piedi dietro di sé che stava<br />

osservando lei che a sua volta osservava Dana.<br />

«Mi dispiace» le disse il fratello.<br />

Bryn gli credette. Anche a lei dispiaceva, molto di più di quanto<br />

non potesse esprimere a parole. Aveva ascoltato tutto ciò che lui<br />

aveva da dirle e sapeva che aveva ragione. Non aveva altra scelta che<br />

andare. Per così tanto tempo era scappata e si era nascosta, aveva<br />

usato le proprie doti solo quando era stato assolutamente necessario<br />

per tenere la figlia al sicuro, le aveva sfruttate per nascondersi da Jack<br />

e da chiunque altro potesse darle la caccia.<br />

Ma quelle sue doti ormai non bastavano più, non quando a darle la<br />

caccia era Sutekh.<br />

Buffo come il luogo più sicuro per Dana fosse proprio nelle mani di<br />

quelle persone dalle quali lei si era nascosta per sette anni. E l'unico<br />

modo per tenerla al sicuro era che la lasciasse con loro.<br />

Volgendo la testa, guardò Jack da sopra una spalla.<br />

«La terrai al sicuro. E non la obbligherai a diventare la persona che<br />

ero io. Non permetterai che altri la costringano a fare qualcosa che<br />

non vuole. Ti assicurerai che abbia una possibilità di scelta e che non<br />

venga costretta.»<br />

Un leggero cenno d'assenso.<br />

Questa volta, lei non gli chiese di promettere a voce. Non doveva.<br />

Gli leggeva il crepacuore e il dispiacere in ogni tratto teso del corpo,


così come la sincerità negli occhi. «Avete sempre saputo dove mi<br />

trovavo, non è vero?»<br />

«Sì, infatti.»<br />

Lo sbuffo di una risata priva di allegria. «Perché non me lo avete<br />

detto? Perché mi avete lasciato continuare a credere di essere riuscita a<br />

scappare?»<br />

Per un lungo istante lui non le rispose, e quando poi parlò lo fece<br />

con voce sommessa. «Perché tu sei scappata davvero, mia piccola<br />

Brynja. Quando te ne sei andata, alla fine noi abbiamo capito. Ti<br />

avevamo tenuta troppo stretta. Eravamo stati noi a scacciarti. Noi a<br />

perderti.» S'interruppe. «E ce ne siamo dispiaciuti più di quanto riesca a<br />

dire a parole.»<br />

Le lacrime le bruciarono le palpebre e lei le batté per ricacciarle<br />

indietro, non volendo che le rigassero le guance. Se avesse iniziato a<br />

piangere, non avrebbe più smesso.<br />

«Il meglio che potevamo sperare era che saresti tornata, quando<br />

fossi stata pronta a farlo» terminò lui.<br />

Con un cenno d'assenso, Bryn si rigirò verso la figlia, il cuore<br />

stritolato da una morsa. Aveva quell'ultima notte per guardarla<br />

dormire.


Inferi<br />

10<br />

Vieni dunque,<br />

o viaggiatore che compi il tuo viaggio nell'Amentet.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Lokan si risvegliò nell'oscurità e con un'erezione furiosa.<br />

Aveva sognato Bryn, cosa che non aveva senso, perché i mietitori<br />

d'anime non sognavano. Le fantasie febbrili che aveva avuto nella<br />

zona nulla non contavano. Non erano sogni, erano più simili a...<br />

ricordi.<br />

Ecco, forse era quella la spiegazione. Non aveva sognato Bryn,<br />

l'aveva ricordata, aveva ricordato l'incredibile intesa sessuale che<br />

aveva vissuto con lei quella notte a Miami.<br />

Aveva passato mesi a darle la caccia, saltuariamente. L'aveva<br />

cercata, poi si era detto di dimenticarla, poi l'aveva cercata ancora. Di<br />

lei non c'era stata nessuna traccia bancaria, nessuna carta di credito,<br />

nessuna auto a suo nome. Si era meravigliato di come riuscisse a<br />

esistere in un mondo tutto imperniato sulla registrazione dei dati.<br />

Rintracciarla si era rivelato maledettamente più arduo di quanto<br />

avesse pensato.<br />

Alla fine era stato un biscotto a condurlo da lei. Si era fermato in un<br />

bar-ristorante di Cincinnati e aveva adocchiato una pila di biscottini<br />

sotto una campana di vetro. Un morso e aveva subito riconosciuto chi<br />

li aveva sfornati. Cosa ridicola. Però non era stato in grado di scrollarsi<br />

di dosso quella certezza, così aveva tenuto sotto controllo il locale fino<br />

alla consegna successiva e aveva seguito la pista fino alla fonte, un<br />

fornaio che riforniva un gruppo di ristorantini.


Scovarla non era stato affatto semplice: era come se lei non volesse<br />

essere trovata. Da nessuno.<br />

Ma quando Lokan l'aveva trovata non si trattava più di lei.<br />

Lokan era fermo sul marciapiede, dall'altro lato della strada, a tre<br />

edifici di distanza.<br />

Bryn era seduta, lo sguardo abbassato, il volto velato dai capelli<br />

scuri e lucenti. In un primo momento non aveva avuto alcun sentore<br />

della sua presenza, poi. dopo un momento, aveva sollevato il capo, e<br />

quando i loro occhi si erano incontrati lui aveva compreso che in<br />

realtà lo aveva percepito fin dal primo momento.<br />

E che la sua presenza li la terrorizzava.<br />

Ebbe un attimo di disorientamento. Che diavolo le aveva mai fatto<br />

per incuterle tanto timore?<br />

Poi notò con esattezza che cos'era che lei si era chinata a guardare.<br />

Un passeggino bianco e grigio.<br />

Il suo cuore aumentò i battiti. E un'intuizione sconvolgente, quando<br />

a lei si spalancarono gli occhi, lo centrò in pieno. Allora lo seppe.<br />

Quel bambino era suo. Bryn aveva dato alla luce suo figlio.<br />

Impossibile.<br />

I mietitori d'anime non potevano riprodursi. Lui non poteva<br />

riprodursi.<br />

Eppure era stato così.<br />

Lei lo guardò attraversare la strada e avvicinarsi con un'espressione<br />

piatta e inespressiva.<br />

«Maschio o femmina?» La burbera domanda fu tutto ciò che riuscì a<br />

proferire.<br />

Lei esitò, le spalle irrigidite. Lokan era più che sicuro che non avesse<br />

intenzione di rispondergli. Poi lo fece. «Femmina.» La voce bassa, la<br />

parola strappata di bocca.<br />

Una bambina. Lui restò a fissarla, senza trovare parole. Era il papà<br />

di una bambina. Dovette fare appello a tutte le proprie forze per non


precipitarsi a prenderla dal passeggino, a stringerla tra le braccia per<br />

tenerla al sicuro.<br />

La calma che riuscì a infondere alle proprie parole era l'opposto<br />

dell'uragano emotivo che lo stava devastando. Ma lo avevano<br />

addestrato a tenere a bada le emozioni, a prescindere dalle<br />

circostanze. In quel momento era più che lieto di aver trascorso ore<br />

infinite all'ombra del padre perché aveva la sensazione che, se avesse<br />

avuto un'espressione che non rifletteva solo una calma assoluta, Bryn<br />

sarebbe scappata.<br />

«Perché non me l'hai detto?»<br />

«Non ho mai voluto che lo sapessi.»<br />

Le parole lo trapassarono, infondendogli un dolore pungente,<br />

inaspettato.<br />

Che non sapesse di sua figlia...? La sua stessa figlia. La sua figlioletta<br />

mortale sarebbe vissuta, cresciuta, morta senza che lui nemmeno<br />

sapesse della sua esistenza.<br />

In quell'istante credette di odiare Bryn Carr. E se l'espressione sul<br />

suo viso poteva essere di una qualche indicazione, lei doveva provare<br />

proprio lo stesso identico sentimento nei suoi confronti.<br />

Bryn non tentò di sostenere di non avere avuto il modo di mettersi<br />

in contatto. E se lo avesse fatto, sarebbe stato chiaro che mentiva. Le<br />

aveva lasciato un recapito all'hotel nel quale avevano trascorso la<br />

notte, nella speranza che lei tornasse a chiedere informazioni.<br />

Tuttavia, non aveva creduto davvero che l'avrebbe fatto. E non aveva<br />

capito davvero il motivo per cui aveva desiderato che lo facesse.<br />

«Non mi aspetto niente da te.» La voce acuta, le parole pronunciate<br />

d'un fiato, sul manico del passeggino le mani strette al punto da<br />

sbiancare le nocche.<br />

«lo ho il diritto di conoscerla.» Dominò lo shock, la rabbia, si<br />

costrinse ad assumere un tono ragionevole, persino persuasivo. «Lei è<br />

mia.»<br />

Bryn trasalì, la testa le scattò all'indietro, come se l'avessero colpita.<br />

«No.» La voce sommessa. Alzò gli occhi nei suoi, lo sguardo duro, la<br />

mascella tesa. Nonostante il panico e la paura, era risoluta. In


quell'istante non sembrava più la donna morbida, calda e ardente di<br />

desiderio che aveva passato la notte nel suo letto. Sembrava dura e<br />

determinata. «Lei non ha padroni. Né li avrà mai. Crescerà per<br />

appartenere a se stessa. Crescerà amata e libera. Sarà forte e prenderà<br />

le decisioni da sola.»<br />

Il tono lo sfidava a ribattere. Ma non poteva. Non voleva. Perché<br />

tutto ciò che aveva detto lei era ciò che anche lui desiderava per sua<br />

figlia. La loro figlia. «Sì» concordò sincero. «Sarà così.»<br />

Il torace di Bryn si allargò mentre traeva un profondo respiro. Lo<br />

fissò per un lungo istante, con un'espressione triste, cauta e sospettosa,<br />

come se stesse cercando di vedergli nella testa, di giudicare la sincerità<br />

delle sue parole.<br />

Lokan pensò che avrebbe continuato a rifiutarlo e, con il passare dei<br />

secondi, silenziosamente elaborò migliaia di argomentazioni e di<br />

suppliche.<br />

Lei voleva scacciarlo, era più che evidente. Ma qualcosa - forse la<br />

sincerità che aveva colorato le sue parole - le fece cambiare idea. Voltò<br />

il passeggino in modo che lui potesse vedere bene la bambina che ci<br />

dormiva dentro, con le braccine spalancate e le labbra sottili che si<br />

muovevano come per succhiare.<br />

Poi sua figlia aprì gli occhi - quegli occhi azzurro denim - e guardò<br />

dritto verso di lui.<br />

Il cuore gli si frantumò in un milione di pezzi, quindi si ricompose<br />

con al centro l'immagine di lei.<br />

«Puoi farle visita» sussurrò Bryn, con parole intrise di dolore e di<br />

risentimento. E anche di un accenno di paura.<br />

Per qualche strano motivo, ciò lo addolorò. Ridicolo. Era un<br />

mietitore d'anime, un essere votato alla morte e alla distruzione. Lei<br />

doveva avere paura di lui.<br />

Eppure lui non lo voleva.<br />

«In orari prestabiliti» proseguì Bryn. «Puoi venire a trovarla in<br />

determinati giorni. Sotto la mia sorveglianza, però. E ancora non la<br />

puoi prendere in braccio, non fino a quando non sarò sicura che sai<br />

come sostenerle la testolina. O cambiarle il pannolino. Be', magari tra


un po', ma prima devi guardare me e vedere come faccio io. E poi lei<br />

ha bisogno di dormire molto, non puoi svegliarla e...»<br />

«Ecco la Bryn che avevo incontrato! Mi chiedevo dove fosse andata<br />

a finire.»<br />

Lei lo fissò con due tenui linee verticali tra le sopracciglia, che gli<br />

fecero venire voglia di allungare un dito e eliminarle sfiorandole, dirle<br />

che non aveva niente da temere. Che non avrebbe mai permesso che<br />

venisse fatto loro alcun male. Le labbra le si dischiusero. Per un<br />

secondo lui pensò che sarebbero riusciti a parlare, che finalmente<br />

avrebbe saputo perché lei non lo aveva mai rintracciato, che<br />

avrebbero potuto ridimensionare qualunque cosa fosse quella che la<br />

impauriva.<br />

Poi lei abbassò lo sguardo e le spalle le si irrigidirono di nuovo.<br />

«La Bryn che hai incontrato quella volta non c'è più. Aveva<br />

commesso troppi sbagli. Questa Bryn deve essere più sveglia, ha<br />

qualcun altro a cui pensare adesso.» Sollevò di nuovo gli occhi nei suoi:<br />

le sue emozioni erano ormai inaccessibili. «Puoi vederla in orari<br />

prestabiliti» ribadì.<br />

Avrebbe potuto anche mettersi a discutere, ma l'animale politico<br />

che suo padre l'aveva addestrato a essere ebbe il sopravvento. Elabora<br />

un piano. Osserva. Valuta. Rivedi. E invece Lokan le rivolse solo un<br />

breve cenno d'assenso assicurando: «Va bene».<br />

Lokan agguantò il ricordo e se lo tenne stretto. Ogni scheggia di<br />

memoria che ritornava aveva per lui un valore incommensurabile.<br />

Così aveva avuto inizio la loro tregua. Erano stati reciprocamente<br />

gentili e piacevoli per quasi sette anni. Che diavolo, si sarebbe quasi<br />

potuto spingere a dire che erano stati sul punto di diventare amici.<br />

Però non aveva mai più rivisto la Bryn sexy, libera e spregiudicata che<br />

aveva incontrato quella prima notte. Era barricata dietro un muro alto<br />

e spesso nel quale lui non aveva speranza di aprire una breccia.<br />

Oh, certo, lei chiacchierava sempre con la stessa disinvoltura.<br />

Avevano persino fatto qualche giretto insieme, portando Dana al<br />

cinema o allo zoo. C'erano state una o due volte nel corso degli anni in<br />

cui lui l'aveva colta alla sprovvista e per un fuggevole istante aveva


pensato di volerla baciare e che lo volesse anche lei. Ma quegli attimi<br />

passavano sempre. E Bryn non gli permetteva di scalfire nemmeno di<br />

un millimetro la superficie del suo guscio. Aveva messo in chiaro che<br />

l'unica cosa che li univa era Dana.<br />

La sua bambina.<br />

La sua ragazzina.<br />

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerla. Aveva fatto qualsiasi<br />

cosa per proteggerla.<br />

Era morto per lei.<br />

E per lei doveva vivere. Doveva tornare da lei perché la sua morte<br />

le aveva permesso di guadagnare solo un minimo istante di tempo e<br />

niente di più. Aveva acconsentito che suo padre lo uccidesse in cambio<br />

di un giuramento di sangue che a Dana non sarebbe stato torto un<br />

capello.<br />

Purtroppo non era propenso a fidarsi del giuramento di sangue di<br />

Sutekh.<br />

Il primo passo sulla strada per ritornare sulla Terra era trovare la<br />

guida che Boone gli aveva promesso.<br />

Si guardò intorno, ma l'oscurità era fitta e opaca. La sua vista da<br />

mietitore gli consentiva di vederci bene al buio tanto quanto alla luce,<br />

pertanto il fatto di non scorgere nulla lo irritò. Si sforzò di percepire la<br />

luce, poi smise di tentare, si chiarì i pensieri, cambiò oggetto di<br />

concentrazione e il modo di respirare. Si costrinse a restare calmo, a<br />

essere paziente, a guardare dentro di sé invece che fuori.<br />

Aveva imparato moltissimo sulla pazienza mentre era intrappolato<br />

nella zona nulla. Aveva imparato che tutta quella pazienza che<br />

credeva di aver acquistato sedendo alla destra di suo padre e<br />

negoziando con altre divinità per conto del genitore era stata<br />

un'illusione.<br />

Gradualmente l'oscurità si dileguò, il nero sfumò nel grigio e infine<br />

in un marrone tinta seppia che colorò l'ambiente che lo circondava. In<br />

lontananza si stagliavano delle montagne e davanti a esse si allungava<br />

una vasta distesa di sabbia, sabbia e poi ancora sabbia.<br />

Il Luxor non c'era. Non che fosse una sorpresa. L'aria era diversa e


lui sapeva di non trovarsi più sulla Terra e tanto meno rinchiuso in una<br />

scatola interdimensionale ai suoi confini.<br />

Voltandosi scorse un falcone su un drappo fluttuante, gli occhi color<br />

ambra guardinghi e in allerta, le penne marroni arruffate dal vento.<br />

«Senti, volevo chiederti...» Anche se era quasi certo di conoscere già<br />

la risposta. «Non è che, per caso, saresti tu la mia guida...?»<br />

Con un grido l'uccello prese il volo librandosi in cielo.<br />

«Immagino che equivalga a un no.»<br />

E a un tratto non vi furono più né cielo né montagne né sabbia. Era<br />

solo, in un luogo grigio su grigio, roccia e pietra, ed era disteso di<br />

schiena su un lastrone freddo, le braccia incrociate sul petto. Come un<br />

cadavere.<br />

Con una spinta si mise a sedere e si passò rapidamente in rassegna.<br />

Era pulito. Indossava la maglietta nera e i semplici calzoni sportivi neri<br />

che gli avevano lasciato nel bagno mentre faceva la doccia.<br />

Non poteva nemmeno iniziare a calcolare il dispendio di potere<br />

che aveva consentito a Boone di spostare in una scatola<br />

interdimensionale un intero bagno, con tanto di articoli da toeletta,<br />

vestiti puliti e asciugamani.<br />

La cosa non fece che rendergli ancora più sospetti i suoi motivi.<br />

Contraccambiare era un conto, però quel tipo l'aveva fatto in stile<br />

stratosferico.<br />

C'era sotto qualcos'altro.<br />

Una corrente pulsò nell'aria e Lokan ebbe la sensazione che presto<br />

avrebbe saputo di che cosa si trattava.<br />

Si sintonizzò sul crepitio elettrico che sfrigolava ribollendo e tentò<br />

di decifrare la direzione dalla quale proveniva. Avvertì l'energia<br />

scintillargli sulla pelle, nelle ossa e tra le cellule dei tessuti.<br />

Lì c'era sicuramente qualcuno. Solo che non sapeva dire con<br />

precisione dove. E la traccia energetica non era una di quelle che<br />

conosceva. Chiunque fosse il soprannaturale che spartiva quel luogo<br />

con lui era uno che non aveva mai incontrato prima.<br />

Si alzò, si girò, ma non individuò nulla a parte le rocce grigie e le


ombre.<br />

Alla fine, però, vide qualcosa. Scuro sullo sfondo dell'oscurità.<br />

Un'ombra nell'angolo più lontano si spostava leggermente sulla<br />

sinistra.<br />

Se era la guida che gli avevano promesso, allora non c'era motivo di<br />

tanti sotterfugi. Se invece il suo compagno nascosto non era una guida,<br />

poteva essere una potenziale minaccia.<br />

Si costrinse a rimettersi a sedere sul lastrone di pietra e ad attendere.<br />

Avrebbe lasciato all'avversario la mossa di scoprire le carte, senza<br />

rivelar subito le proprie.<br />

Di nuovo uno spostamento nell'aria. Una sensazione talmente<br />

impercettibile che lui avrebbe potuto non accorgersene, se non fosse<br />

stato sintonizzato su di essa. Chiunque ci fosse lì in giro si stava<br />

avvicinando.<br />

Il silenzio era assordante.<br />

Più vicino. Solo un po' più vicino.<br />

Una mano incontrò la gola del suo avversario, l'altra si richiuse su<br />

un polso. Il battito del cuore gli bombardò le orecchie. L'impulso a<br />

ficcare la mano tra muscoli e ossa, a richiudere le dita intorno al cuore<br />

pulsante per poco non lo sopraffece. Aveva dentro un calderone di<br />

rabbia, risentimento e odio che ribolliva ronzando. Un colpo omicida<br />

avrebbe placato i suoi demoni personali, almeno per un po'.<br />

L'altra opzione, quella molto più razionale, di sopraffare e<br />

interrogare non era che un debole luccichio sul limitare dei pensieri. Si<br />

tese verso di esso e si costrinse a intraprendere quel cammino.<br />

Con una torsione fulminea girò il proprio prigioniero di spalle<br />

contro di sé, torcendogli bruscamente il braccio verso l'alto e contro la<br />

scapola. Ci fu un respiro strozzato seguito da un grido di donna.<br />

E allora se ne rese conto. La figura era piccola e sinuosa e aveva un<br />

sedere rotondo che gli premeva contro l'inguine.<br />

Un profumo gli solleticò i sensi.<br />

Vaniglia.<br />

«No, non è possibile. Non è assolutamente possibile!» Sciolse la


presa, balzò all' indietro respirando a fatica, in un turbine di pensieri.<br />

Rimase lì, ansimando, mentre ogni pensiero razionale gli urlava che<br />

era impossibile.<br />

«Lokan» sussurrò lei, voltandosi e sollevando gli occhi nei suoi,<br />

strofinandosi il polso che lui aveva appena sciolto dalla presa.<br />

«Tu sei...» Non è vero che sei qui. Era ciò che stava per dirle. Solo<br />

che lei c'era davvero. Un istinto viscerale gli gridava che era là. «Bryn»<br />

mormorò con voce roca, un nodo tremendo che gli serrava il petto. La<br />

paura lo sommerse, cruda, velenosa e tagliente. Se Bryn si trovava lì...<br />

«Dov'è Dana? L'ha presa lui? È...»<br />

Lei gli appoggiò una mano sull'avambraccio. Un contatto elettrico,<br />

dal quale era facile comprendere che nessuno lo aveva toccato per un<br />

periodo lunghissimo.<br />

«Dimmelo.» L'ordine quasi lo strozzò.<br />

«Dana sta bene. È al sicuro.» Il solo sentire quelle parole allentò il<br />

nodo, sebbene la logica urlasse che lei si sbagliava. «Lei...»<br />

«Lei cosa?»<br />

«Lei sente la tua mancanza» gli disse e a Lokan parve che gli avesse<br />

affondato la mano nel torace mettendogli a nudo il cuore. Quelle<br />

parole erano una benedizione e uno strazio.<br />

«Dov'è?» riuscì a chiederle con voce tesa e affaticata. «Dimmi che lui<br />

non l'ha presa. Dimmi che non ce l'ha Sutekh.»<br />

La sua esitazione lo fece sentire come se gli avessero iniettato<br />

dell'azoto liquido e il sangue gli si stesse ghiacciando nelle vene.<br />

«Bryn...»<br />

«È con i miei fratelli.»<br />

I suoi fratelli. Gli ci volle un secondo, quindi ricordò una<br />

conversazione che avevano avuto un tempo, la notte in cui si erano<br />

incontrati per la prima volta. Bryn gli aveva raccontato di avere tre<br />

fratelli. Ma nei sette anni trascorsi da allora non aveva mai più<br />

accennato a loro, nemmeno una volta. E nemmeno Dana, il che lo<br />

spingeva a concludere che la bambina non avesse mai conosciuto gli zii<br />

da parte di madre, proprio come non aveva mai incontrato quelli da


parte di padre.<br />

Lui non aveva osato far sapere a nessuno della sua esistenza.<br />

Ma come mai Bryn non aveva coinvolto i propri fratelli nella vita<br />

della figlia?<br />

«E a Dana va bene? Essere lasciata con degli estranei, intendo.»<br />

Aveva colpito nel segno. Un guizzo sorpreso la tradì. Ma Bryn si<br />

ricompose subito dicendogli: «A Jack si è abituata fin dal primo istante.<br />

Lui le ha restituito Flopsy e lei sprizzava gioia da tutti i pori, era tutta<br />

gridolini e sorrisi felici». Deglutì e la sua espressione si fece più cupa.<br />

«Non avevo scelta, Lokan. Non l'avrei lasciata se ci fosse stata una<br />

possibilità di scelta.»<br />

«C'è sempre una possibilità.» Lui scosse il capo, sentendosi come se il<br />

cervello avanzasse sbuffando a velocità ridotta. «Loro non saranno in<br />

grado di tenerla al sicuro.»<br />

L'espressione di lei si fece più dura. «Faranno del loro dannatissimo<br />

meglio. E faranno un lavoro molto migliore di chiunque altro a cui io<br />

possa pensare.»<br />

«Il numero che ti avevo dato, quello delle Figlie di Piset...»<br />

«Mi hanno aiutato a ritrovare Dana quando è stata rapita dalla setta<br />

del culto di Setnakht.» Era così tesa che tremava. «È tutto a posto,<br />

Lokan. Dana è con i miei fratelli. Non ha senso elaborare altre<br />

soluzioni ora, perché non posso tornare indietro a cambiare le cose. E<br />

la verità è che non lo farei, lo sono convinta che i miei fratelli siano la<br />

migliore possibilità per nostra figlia.»<br />

Gli sembrava di guardare un'estranea. Suonava tagliente, fredda e<br />

sicura. Non suonava come Bryn e...<br />

Lokan si fece scuro in volto nel tentativo di comprendere tutto ciò<br />

che gli aveva raccontato e il fatto che lei si trovasse davvero lì. «Bryn,<br />

che cazzo ci fai qui?»<br />

Le sopracciglia le si sollevarono di scatto. Okay, non avrebbe<br />

dovuto scegliere quei termini, ma ormai era fatta. Servirono<br />

comunque allo scopo.<br />

«Te lo spiegherò, lo prometto. Avremo moltissimo tempo per<br />

parlare lungo la strada.»


«La strada per dove?»<br />

«Anch'io ho delle domande da farti. Non ora. Ora dobbiamo<br />

andare.»<br />

«Dana...»<br />

«È sana e salva. Te lo giuro. Ti devi fidare di me per questo.»<br />

«Sana e salva? Bryn, tu non hai idea di che cosa potrebbe darle la<br />

caccia.» Sutekh. Un dio talmente abietto da scuoiare e fare a pezzi il<br />

suo stesso figlio. Il fatto che Dana fosse la sua nipotina non sarebbe<br />

servito a proteggerla. Ed era colpa di Lokan se Bryn non ne sapeva<br />

niente perché lui aveva scelto di non parlargliene, di non prepararla.<br />

«Non esiste un posto dove Dana sia al sicuro.»<br />

«Sì, invece. Almeno temporaneamente. Fino a quando tu potrai<br />

fare ritorno.» Allungò una mano, ma un attimo prima che le dita gli<br />

sfiorassero il braccio lei la richiuse nel pugno e la lasciò cadere. «Tu...<br />

stai bene?»<br />

A quella domanda per poco non scoppiò a ridere. Chiacchierona<br />

com'era, il meglio che le veniva da chiedergli era quello? «Già» le<br />

rispose e si concesse di guardarla.<br />

La vista di lei ebbe l'effetto di un balsamo sulle ferite profonde che<br />

si portava dentro e Lokan non seppe spiegarsi il motivo di quel<br />

risultato.<br />

La guardò e immaginò un vassoio di biscotti e un bicchiere di latte<br />

freddo. Udì la risata di sua figlia. Avvertì il calore di una stanza colma<br />

di... amore.<br />

Il pensiero lo mise a disagio. Oppure forse stava solamente<br />

cogliendo la vibrazione del disagio di Bryn. Gli sembrava diffidente,<br />

sulle spine, nel guardarsi intorno e nell'assimilare guardinga la zona. Il<br />

modo in cui lo fece lo indusse a pensare che stesse cercando qualcosa<br />

in particolare e che fosse dannatamente nervosa per il fatto di trovarsi<br />

lì.<br />

«lo ti credevo morto» gli disse, guardando tutto tranne lui. Tuttavia,<br />

pronunciò la frase così a fatica che a Lokan si strinse il cuore in una<br />

morsa.<br />

Io ero morto. Per alcuni versi lo sono ancora, ma ho intenzione di


trovare il modo per porci rimedio.<br />

Lei riportò lo sguardo su di lui, gli occhi lucenti per le lacrime che<br />

non aveva versato. Lui provò il bisogno irrefrenabile di passarle il<br />

pollice sulle ciglia inferiori per assaggiare quelle lacrime.<br />

«Stai piangendo per me?» le chiese, sgomento di fronte alla<br />

possibilità.<br />

«Non sto piangendo.» La punta della lingua scattò a umettarle le<br />

labbra.<br />

Lokan allora non pensò più. Agì e basta.<br />

Avvolgendole le dita intorno alla base della nuca, la trasse contro di<br />

sé, senza incontrare resistenza, anzi... lei gli si appoggiò addosso e<br />

inspirò profondamente.<br />

«Sai di te» gli sussurrò. «Cioè, il sapone è diverso da quello che usi di<br />

solito, ma, sotto, profumi di te.»<br />

«Di torta al lime delle Keys?» chiese lui con voce roca e profonda.<br />

Lei scosse il capo. «Di te.»<br />

Il suono della sua voce e la sua pelle calda sotto le dita gli fecero<br />

venire in mente cose alle quali non aveva alcun diritto di pensare.<br />

Ma aveva vissuto quella che gli sembrava un'eternità nella zona<br />

nulla, senza provare niente tranne dolore. E in quel momento aveva<br />

davvero Bryn tra le braccia, non era più un ricordo. Avvertiva la sua<br />

pelle sotto il palmo della mano e il suo corpo, soffice e caldo, stretto<br />

contro il proprio.<br />

Sentiva il profumo della sua pelle, il respiro leggermente rauco, un<br />

po' superficiale, un po' affrettato. Se si fosse chinato soltanto di poco,<br />

avrebbe potuto sentirne il sapore. La prova della vita. La prova che lei<br />

era reale.<br />

La prova che davvero non era più solo. «Cazzo.» L'imprecazione gli<br />

sfuggì di bocca mentre i pensieri entravano in collisione con le<br />

emozioni.<br />

Quindi abbassò la testa e la bocca incontrò subito quella di lei.


11<br />

Ho conseguito il ritorno alla Barca del Duat che reca le mie forme e<br />

in verità viaggio nella nascosta dimora per eseguire i piani che in essa<br />

sono portati a compimento.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Bryn si raggelò, colta di sorpresa, mentre Lokan la stringeva più<br />

forte a sé e la baciava. Con passione, famelico. La baciò come se lei<br />

fosse la fonte della vita e lui in punto di morte.<br />

E per un attimo infinito, glielo permise. Era così bello sentire la sua<br />

bocca, il suo cuore che batteva sotto il palmo della mano che gli aveva<br />

disteso sul petto.<br />

Il suo cuore.<br />

Vivo.<br />

Lui era vivo. Aveva corpo e sostanza ed era lì quando lei aveva<br />

pensato che se ne fosse andato per sempre.<br />

Aveva le labbra calde e lisce, e lei si lasciò sprofondare in quel<br />

bacio, pur sapendo che non avrebbe dovuto, che avrebbe dovuto<br />

ritrarsi. Quando fu lui a strappare la bocca dalla sua, soffocò l'impulso<br />

di afferrarlo e trarlo di nuovo a sé.<br />

«Mi dispiace» sussurrò lui con voce aspra.<br />

«Ti dispiace di avermi baciata?»<br />

Silenzio.<br />

Forse gli dispiaceva di essere morto, di aver lasciato Dana con la<br />

solo protezione di Bryn, o di averle mentito su tante cose.<br />

Le aveva mentito su chi e che cosa era stato per sette anni. Le aveva<br />

raccontato di essere umano. Certo, lei sapeva che era un<br />

soprannaturale e alla fine aveva anche capito che era un mietitore<br />

d'anime. Però non aveva mai sospettato che fosse il figlio di Sutekh.<br />

Le sue menzogne avevano messo Dana in pericolo. Bryn avrebbe


dovuto odiarlo, anche solo per quello. Ma, se fosse stato così, avrebbe<br />

dovuto odiare anche se stessa. Perché anche lei aveva delle bugie sulla<br />

coscienza, non certo migliori.<br />

«Lokan» gli sussurrò, senza nemmeno essere certa di che cosa<br />

volesse dirgli. Inclinò il capo all'indietro per guardarlo negli occhi e lui,<br />

con un gemito, la baciò di nuovo. Avvertì una punta di disperazione<br />

mescolata al suo potere e al suo desiderio. Fu diverso da tutti i baci che<br />

si erano dati. Sia dalla fusione impetuosa della prima notte in cui si<br />

erano incontrati sia dal bacio da amico che lui di tanto in tanto le<br />

aveva posato sulla guancia durante gli ultimi anni.<br />

Avrebbe voluto affondargli le mani nei capelli, aprirsi a lui e restare<br />

così, mentre quel bacio le nutriva gli orli inariditi <strong>dell'anima</strong>.<br />

Gli aveva permesso di baciarla perché lui era scomparso, deceduto,<br />

e lei era stata costretta ad affrontare quella parte di se stessa che lo<br />

aveva compianto.<br />

Così gli premette le mani sul torace e sentì il battito del suo cuore,<br />

mentre si accendevano la voglia nel sangue e le emozioni nel cuore.<br />

Per poco non si lasciò travolgere dal suo sapore, dalla sensazione del<br />

suo fisico compatto, dal fatto che Lokan si trovava lì ed era reale e la<br />

stava toccando come l'aveva toccata tanto tempo prima, quella notte<br />

lontana.<br />

Per poco.<br />

Ma non accadde.<br />

Perché, se si fosse concessa di provare quelle emozioni, tutto<br />

sarebbe stato perduto. Se si fosse aperta a lui appena un pochino,<br />

sarebbe andata in pezzi. Si sarebbe spezzata. Invece, mantenendo le<br />

distanze, sarebbe stato più facile. Alla fine, al momento di lasciarlo<br />

andare, sarebbe stato più facile.<br />

Se lo ripeté, pur sapendo che si trattava di un'altra bugia, che si<br />

aggiungeva allo strato di tutte le altre.<br />

Aveva commesso talmente tanti errori. Ma quello non si sarebbe<br />

aggiunto all'elenco.<br />

Dopo un istante, lui allontanò le labbra e appoggiò la fronte contro<br />

la sua, il respiro affannato. E l'ansimare era anche l'unico segno


esteriore della tempesta che quel bacio aveva scatenato nell'animo di<br />

Bryn.<br />

Poi Lokan sollevò il capo e abbassò gli occhi nei suoi. Occhi<br />

grigio-blu, come quelli della loro bambina.<br />

Aveva i capelli più lunghi del solito e gli ricadevano in ciocche<br />

arruffate dai riflessi dorati. Delle rughe sottili, che prima lei non aveva<br />

mai notato, gli incidevano gli angoli degli occhi. Nei sette anni in cui<br />

l'aveva frequentato lui non era mai cambiato, non era mai<br />

invecchiato. E comunque non sembrava invecchiato, solo... indurito.<br />

Affilato. Quasi scarno.<br />

Senza riflettere, sollevò una mano e gli sfiorò lo zigomo con le<br />

nocche. Occhi negli occhi per un istante. Poi l'aria le uscì dai polmoni<br />

in uno sbuffo stizzito mentre allontanava la mano e distoglieva lo<br />

sguardo.<br />

«Boone l'aveva detto che avevi un aspetto infernale» commentò,<br />

servendosi di quelle parole aspre come di uno scudo.<br />

«Boone» ripeté Lokan. «Sei tu la guida.» Scuotendo il capo, scoppiò<br />

in una risata incredula. «Tu sei una soprannaturale e io non ne avevo il<br />

minimo fottutissimo sospetto.»<br />

Non suonava felice della cosa e lei non poteva fargliene una colpa.<br />

«Sì.»<br />

«Avevo pensato che Boone mi ricordasse qualcuno, poi ho creduto<br />

di essere impazzito.»<br />

«Non lo eri.»<br />

«Lui è tuo...»<br />

«Fratello maggiore.»<br />

Lokan la fissò con un'espressione indecifrabile. E Bryn non riuscì a<br />

immaginare a che cosa stesse pensando.<br />

«Dana è con lui?»<br />

«E con Jack e Cahn.»<br />

«Gli altri tuoi fratelli.»<br />

Un cenno di assenso.


«E come diavolo hanno intenzione di proteggerla?»<br />

«Nello stesso modo in cui hanno portato te a Las Vegas. Creeranno<br />

per lei una scatola interdimensionale unendo i loro poteri. Niente<br />

potrà entrare né uscire.»<br />

Lui restò in silenzio per un lungo momento. «Quella è una gabbia,<br />

Bryn.»<br />

Come se lei non lo sapesse. Era stata la sua gabbia per la maggior<br />

parte della sua vita.<br />

«È l'unico posto dove Sutekh non può raggiungerla» gli spiegò. «Lì<br />

lei sarà al sicuro fino al tuo ritorno.»<br />

Lokan scoppiò in una risata amara. «E quando sarò ritornato? Che<br />

cosa ne sarà di lei allora?»<br />

«Te ne occuperai tu. La proteggerai tu.»<br />

«Come ho protetto me stesso?» Aveva un tono irritato, colmo di<br />

autoderisione.<br />

Bryn rimase sgomenta nell'udirlo: non suonava come Lokan, non<br />

come il Lokan che aveva conosciuto. «Il sacrificio che hai fatto è stato<br />

per lei» disse. «Me l'ha riferito Boone.»<br />

«Ah, sì? Boone sembra molto versato in un sacco di cose. Che<br />

cos'altro ti ha raccontato?»<br />

«Che eri disposto a morire perché Dana potesse vivere. Che hai<br />

barattato la tua vita con il giuramento di sangue di tuo padre che non<br />

le avrebbe fatto del male.»<br />

Lui le chiuse le mani sulle braccia. «Il giuramento di sangue di mio<br />

padre non vale una merda.» Abbassò lo sguardo e si fissò le mani,<br />

quindi le lasciò cadere come se il contatto con lei bruciasse più di<br />

qualsiasi fuoco.<br />

«È valso abbastanza a permettere a Roxy Tarn di soccorrere Dana»<br />

gli raccontò. «È valso a farmi riavere nostra figlia sana e salva.»<br />

«Perché lei non era di alcuna utilità per Sutekh. Non ancora. Non<br />

prenderti in giro, Bryn. Nell'istante in cui penserà di poter trarre<br />

qualche vantaggio da Dana, se la prenderà. Se ne servirà. La ucciderà.<br />

Non gliene importerà un accidente che si tratti di sua nipote.»


Bryn lo sapeva. Era quello il motivo all'origine di ogni decisione che<br />

aveva preso da quando Jack aveva iniziato a parlarle nel parco, quella<br />

notte. Lasciare Dana ai propri fratelli era stata la cosa più difficile che<br />

avesse mai fatto. «Proprio così come non gliene è fregato un accidente<br />

che tu fossi suo figlio.»<br />

Lokan annuì, quindi si fece scuro in volto. «Chi è Roxy Tarn?»<br />

«È lei che mi hanno mandato quando ho chiamato il numero che mi<br />

avevi dato tu.»<br />

«Allora poi ti hanno aiutato. Speravo che lo facessero. Era tutto<br />

quello a cui sono riuscito a pensare in quelle circostanze.» Le rivolse un<br />

sorriso cupo, un accenno di ciò che aveva sofferto quella notte.<br />

Le molecole nell'aria intorno a loro vibrarono ronzando. L'angoscia<br />

aumentò, lasciandole il petto serrato in una morsa e i nervi a fior di<br />

pelle.<br />

«Dobbiamo andare.» Si costrinse a scostarsi.<br />

Lui le richiuse di nuovo la mano intorno al braccio, non tanto<br />

stretta da farle male, ma quanto bastava a trattenerla. «Bryn...»<br />

«No, noi...» Si raggelò, l'attenzione di colpo puntata sulla parete<br />

dietro le sue spalle: la roccia sembrava sul punto di sciogliersi. Lei<br />

accennò con il capo in quella direzione e quando lui si girò a guardare<br />

gli disse: «Dobbiamo andare. Ho bisogno che tu ti fidi di me».<br />

«Fidarmi di te?» Arcuò un sopracciglio. «Temo che il mio pozzo<br />

della fiducia si sia quasi esaurito.»<br />

Perché era stato tradito dal proprio padre? Oppure perché sapeva<br />

che lei gli aveva mentito tutto il tempo? Erano domande che<br />

avrebbero dovuto aspettare.<br />

Lokan seguì il suo sguardo sul punto in cui la parete si stava<br />

trasformando, assumendo una forma contorta e arzigogolata. «Non ti<br />

seguirò così, alla cieca. Non posso. Mi devi dare un motivo, Bryn.<br />

Qualsiasi cosa.»<br />

Lei lo capiva. Era lui quello che aveva sempre avuto il controllo,<br />

quello che riusciva a mantenere la calma persino quando era sotto la<br />

pressione più intensa. Non riusciva a immaginare che cosa avesse<br />

significato essere tradito su tutti i fronti, assassinato dal padre. Perdere


ogni parvenza di controllo.<br />

«Dove ci troviamo adesso? In un passaggio temporaneo, creato da<br />

Boone e Jack, una soglia che si affaccia sulla direzione che dobbiamo<br />

prendere» gli spiegò. «Avevano bisogno di un terreno neutrale dove io<br />

potessi trovarti. Ma non lo possono tenere in piedi a lungo e Boone è<br />

ormai a corto di energie perché gli è costato moltissimo portarti a Las<br />

Vegas in modo da fare quattro chiacchiere con te. E, inoltre, sono tutti<br />

concentrati nel proteggere Dana. Questo luogo...» Accennò con una<br />

mano alle pareti. «... non esiste. Non è nemmeno una scatola<br />

interdimensionale. È solo una soglia, frutto del pensiero e della<br />

volontà, e sta andando a pezzi. Se non ce ne andiamo in tempo,<br />

finiremo in pezzi pure noi.»<br />

«Questo è ben di più di un motivo qualsiasi» commentò lui, mentre<br />

un lato della bocca gli si sollevava in una smorfia amara.<br />

Lei non poté fare a meno di sorridere perché l'aveva di nuovo<br />

ascoltata in quel modo tutto suo, dandole la sensazione che ogni<br />

parola che diceva fosse importante. Nessuno l'aveva mai ascoltata<br />

così.<br />

Abbassandosi, Lokan afferrò uno zaino nero che doveva avergli<br />

dato Boone e se lo mise in spalla di slancio. Quindi la prese per mano.<br />

«Seguimi.»<br />

«No» gli sì oppose lei. «Tu segui me. È per questo che sono qui.»<br />

Quasi si aspettava che si mettesse a discutere. Era lui il leader<br />

politico, lei solo la sostenitrice. In precedenza era accaduto solo una<br />

volta che gli si fosse opposta: il giorno in cui gli aveva permesso di<br />

vedere Dana, ma solo alle sue condizioni. Poi non era più accaduto.<br />

Forse perché da quella volta Bryn aveva esaurito le proprie riserve di<br />

audacia. O forse perché lui non l'aveva più messa in una posizione in<br />

cui si fosse sentita minacciata. Quando si era trattato di Dana, lui si era<br />

sempre mostrato perfettamente ragionevole e ogni loro interazione<br />

era stata incentrata sulla bambina.<br />

Ma in quel preciso momento doveva essere lei ad assumere il<br />

comando. Doveva portarli fuori di lì.<br />

Un rumore assordante risuonò tutto intorno a loro e le pareti della<br />

grotta ondeggiarono. La loro riunione era giunta al termine.


«Sta implodendo.» Bryn diede un brusco strattone alla mano di<br />

Lokan. Si voltò e si mise a correre, i piedi che pestavano il terreno, il<br />

cuore un martello nel petto, mentre lui teneva il passo al suo fianco, le<br />

dita intrecciate.<br />

Le pareti pulsarono, minacciando di richiudersi su di loro da un<br />

momento all'altro. Il rombo crebbe al punto da mandarle i capelli a<br />

sferzarle il viso e da appiccicarle gli indumenti al corpo. La roccia sotto<br />

i loro piedi si contorse fremendo come un essere vivo, rendendo<br />

precario ogni loro passo.<br />

Bryn lanciò uno sguardo da sopra le spalle. La grotta si stava<br />

richiudendo, la roccia si arrotolava su se stessa, divorando il terreno<br />

solo attimi dopo che i loro piedi si erano sollevati da esso.<br />

Rifiutò di permettere alla paura di prendere il sopravvento e si<br />

concentrò su ogni passo, sul colpo che la suola infliggeva sulla roccia<br />

davanti a lei piuttosto che sul vuoto che si stava formando dietro di<br />

loro.<br />

Come se avesse percepito le sue emozioni, Lokan le strinse più forte<br />

la mano.<br />

Il suono ruggente divenne così forte che le parve che i timpani le<br />

stessero per scoppiare. Il freddo le arpionò la schiena. Sulla pelle e sulle<br />

ciglia le si formò il ghiaccio e ogni respiro affannato le uscì bianco dalla<br />

bocca.<br />

Ora Lokan correva davanti a lei, trascinandola, la stretta sulla mano<br />

così forte che le parve di sentire schioccare le ossa.<br />

Mentre il vuoto si spalancava alle loro calcagna, la roccia diede una<br />

potente sgroppata, come un cavallo che si oppone al peso del proprio<br />

cavaliere. L'equilibrio di Bryn venne compromesso e un piede le<br />

scivolò nell'oscurità ghiacciata che dava loro la caccia.<br />

Con un grido cadde all' indietro. La mano si liberò dalla stretta di<br />

Lokan. Spalancò le braccia nel tentativo di aggrapparsi al... nulla.<br />

Non c'era niente a cui aggrapparsi.<br />

Stava cadendo, precipitando, con solo i propri rimpianti e il terrore<br />

a cui aggrapparsi.


Massiccio dello Zugspitze, Germania<br />

Dagan arrivò per primo. Uscì dal portale, lasciandosi alle spalle quel<br />

freddo che intirizziva le ossa, e si voltò in tempo per veder arrivare<br />

Alastor e poi Mal, con le braccia strette intorno a Calliope.<br />

Mentre il buco di fumo nero si richiudeva alle loro spalle, Calliope<br />

si allontanò e scattò in modalità sentinella, perlustrando rapidamente<br />

il perimetro.<br />

Appena capì che si trovavano su un pianerottolo che era a metà di<br />

due rampe di sette scalini di legno, fece cenno agli altri di restare al<br />

proprio posto, quindi salì, la schiena schiacciata contro il muro, e<br />

controllò la zona superiore.<br />

Dagan tenne a freno il proprio fastidio: stare con le mani in mano<br />

mentre lei andava in avanscoperta grattava come carta vetrata, ma<br />

quello era il suo territorio e lasciarle il compito di valutare i rischi era la<br />

soluzione più intelligente.<br />

Calliope si muoveva come un fantasma, silenziosa, fondendosi alle<br />

ombre. Non poteva che ammirarla.<br />

Quando accennò il via libera con un gesto e lo sguardo si addolcì<br />

posandosi su Mal, si sentì un peso schiacciato contro il torace.<br />

Quell'espressione gli ricordava il modo in cui Roxy fissava lui. E gli<br />

mancava. Gli mancava lei.<br />

Aveva trascorso tutta la vita senza di lei, senza nemmeno sapere di<br />

avere dentro di sé la capacità di provare affetto per qualcuno nel<br />

modo in cui lo provava per Roxy. In quel momento la rivoleva.<br />

Molto semplice. Molto complicato.<br />

E sapeva che anche Alastor provava gli stessi sentimenti. Tra fratelli<br />

avevano in comune un collegamento, non proprio un legame<br />

telepatico, piuttosto la capacità di percepire il dolore degli altri e di<br />

avvertire quando uno di loro era nei guai. E così Dagan avvertiva ciò<br />

che stava passando Alastor e sapeva che Mal e Alastor captavano il suo<br />

subbuglio. Non che gli piacesse condividere con loro il proprio<br />

disagio, ma non c'era modo di evitarlo, quindi non sprecò energia a


desiderare che le cose fossero diverse.<br />

Calliope fece cenno di seguirla verso il basso, ma Mal la prese per il<br />

braccio e le chiese: «Loro sanno che siamo qui?».<br />

Si riferiva alle Matriarche.<br />

«Sì, senza dubbio» gli rispose. «Voi...» Lo sguardo le scivolò dall'uno<br />

all'altro, iniziando e terminando con Mal. «Voi potete affievolire la<br />

vostra traccia energetica, ma io sono un membro della Guardia.<br />

Avranno rilevato la mia vibrazione già quando ero ancora fuori, sulla<br />

montagna.»<br />

Si voltò di scatto verso le scale e iniziò a scendere con Mal dietro.<br />

Dagan scambiò un'occhiata con Alastor. Loro due erano stati<br />

dell'idea che Calliope dovesse restare alle loro spalle, mentre loro tre<br />

andavano avanti a salvare Roxy e Naphré. Ma Mal aveva ritenuto che<br />

lei possedesse una posizione di vantaggio, e ciò ne faceva il loro<br />

strumento più prezioso in quella trattativa.<br />

Nulla da eccepire.<br />

E così loro si trovavano lì, lei si trovava lì, e nella mente di Dagan<br />

non sussisteva alcun dubbio che le Matriarche ne fossero<br />

perfettamente a conoscenza.<br />

La domanda era: come avrebbero reagito?<br />

Alastor scese dietro Mal e Dagan chiuse il gruppo.<br />

«Non trovate strano che non ci sia un'anima in giro?» mormorò<br />

Alastor. «Uno si sarebbe aspettato che avrebbero almeno messo su una<br />

protesta simbolica contro la nostra incursione.»<br />

«A meno che la nostra incursione non sia proprio ciò che vogliono.»<br />

«Pensi che Calliope ci stia conducendo in una trappola?»<br />

«Conducendoci lei? No.» Una parte di lui voleva sospettare della<br />

donna, ma Dagan aveva imparato un po' a conoscerla, prima tramite<br />

Roxy, poi tramite Mal, e sapeva che, sebbene la sua fedeltà fosse<br />

dibattuta tra il compagno e la Guardia alla quale aveva giurato la<br />

propria vita, non avrebbe mai tradito Mal. L'aveva già provato<br />

quando aveva unito il proprio sangue al loro per aiutarli a mandare il<br />

corpo di Lokan a raggiungerlo nella zona nulla. Ciò che aveva fatto


doveva essere stato contrario a ogni istinto che provava quale<br />

membro della Guardia. Ma l'aveva fatto per Mal.<br />

«Ciò non significa che non ci sia una trappola» proseguì. «lo penso<br />

solo che, quando scatterà, lei ci resterà imprigionata dentro, con noi.»<br />

«Be', quel che si dice incoraggiante.»<br />

Continuarono la discesa in silenzio, con le pareti che si<br />

restringevano al punto che Dagan dovette torcersi un po' di lato<br />

perché ci passassero le spalle. Alla fine si ammucchiarono in fila<br />

indiana.<br />

Davanti a loro, una porta in acciaio a scanner biometrico. Aperta...<br />

«Siamo attesi» disse Calliope. «E ci stanno invitando a entrare.»<br />

«Ci invitano per una tazza di tè oppure per il macello?» Il tono di<br />

Alastor era asciutto.<br />

«Potrebbe essere per entrambe le cose» replicò lei. «Questa porta è<br />

dotata di un meccanismo di autodistruzione. O almeno era così quella<br />

del complesso nella Columbia Britannica.»<br />

«Praticamente ci stai dicendo che, nell'attimo stesso in cui la<br />

varchiamo, potrebbero spedirci dritti all'inferno facendola esplodere.»<br />

«Esatto.»<br />

«Roxy è qui» asserì Dagan. «Lo sento.» Lo sguardo gli scattò su<br />

Alastor, che gli rivolse un secco cenno d'assenso. Anche Naphré era lì.<br />

Facendosi largo a spallate, passando davanti ai suoi fratelli e a<br />

Calliope, che arcuò un sopracciglio di un millimetro ma non fece<br />

commenti, li costrinse a schiacciarsi contro la parete per consentirgli di<br />

passare. Non indugiò, passò semplicemente nel corridoio oltre la<br />

porta spalancata.<br />

«Fermo!» gli ordinò Calliope, nel vedere che si accingeva a<br />

proseguire lungo lo stretto corridoio, verso una seconda porta. «Non<br />

un passo di più altrimenti combinerai un bel casino!»<br />

Dagan esitò. Si erano portati dietro quella donna esattamente per<br />

quella ragione, perché li avvertisse delle insidie nascoste. Ma lui lì non<br />

vedeva nessuna insidia e voleva proseguire. Se qualcuno doveva<br />

restarci secco, sarebbe toccato a lui, era il maggiore. Era compito suo


proteggere gli altri, anche se ciascuno di loro avrebbe rivendicato per<br />

sé tale funzione. Viveva già con la colpa di aver perso Lokan. Non<br />

aveva intenzione di perdere nessuno degli altri fratelli.<br />

«Ehi, ma che cazzo!» ringhiò Mal, e con un affondo gli afferrò<br />

l'avambraccio. «L'abbiamo portata con noi perché lei sa cose che noi<br />

non sappiamo, Dae. Forza, piantala di comportarti da coglione!»<br />

Dagan per poco non si liberò della presa con uno strappo. Poi<br />

controllò la propria rabbia, fece un secco cenno d'assenso e si mosse in<br />

modo da afferrare a sua volta l'avambraccio di Mal. «Faccio coglione<br />

di secondo nome.»<br />

«Come se non lo sapessi.» Gli rivolse il proprio sorriso da pirata, per<br />

quanto un po' tirato.<br />

Calliope e Alastor si unirono a loro, accalcandosi gli uni contro gli<br />

altri in quello che poteva essere il loro crematorio. Ma tornare<br />

indietro a mani vuote non costituiva un'opzione e quella era l'unica<br />

via per la quale procedere.<br />

La porta alle loro spalle si richiuse silenziosamente, seguita<br />

immediatamente da un debole click.<br />

«E quello era...» iniziò Mal.<br />

«L'autodistruzione.»<br />

«Lo pensavo.» Si avvicinò a Calliope, appoggiandole il torace<br />

contro la schiena, quasi per formare uno scudo vivente tra lei e<br />

l'esplosione, nel caso fosse arrivata. Sarebbe stata la stessa cosa che<br />

Dagan avrebbe fatto con Roxy, se fosse stata lì, ciò che progettava di<br />

fare appena l'avesse riavuta al proprio fianco: frapporsi tra lei e<br />

qualsiasi minaccia.<br />

Tuttavia dovette lasciare spazio a un barlume di divertimento nello<br />

scorgere Calliope comportarsi esattamente come avrebbe fatto anche<br />

Roxy e lanciare a Mal uno sguardo colmo di esasperazione.<br />

«Aspettiamo qualcosa di speciale?» s'informò Dagan.<br />

Lei gli rivolse un'occhiata. «Sì.» E dopo un secondo aggiunse:<br />

«Questo».<br />

Allora lo sentì. Quel primo movimento di umide volute di magia<br />

che gli leccavano la pelle. Erano... nauseanti.


Non si trattava propriamente di magia nera né solo di luce. Era una<br />

combinazione delle due. Calliope lo guardò, gli occhi da gatto verdi e<br />

freddi. Se la sensazione di essere assaggiata e toccata le dava fastidio<br />

non lo lasciava trasparire. Immaginò che ci fosse già passata. Ne aveva<br />

accennato quando aveva descritto loro che cosa avrebbero affrontato<br />

lungo il cammino per incontrare le Matriarcale.<br />

«Andiamo» li esortò lei un attimo dopo, mentre il contatto<br />

nauseante diminuiva. Quindi si diresse lungo il corridoio, assumendo<br />

di nuovo il comando.<br />

«Ora non c'è alcun dubbio» mormorò Alastor. «Lo sanno che siamo<br />

qui.»<br />

«Non sto nella pelle dalla voglia di vedere che cosa diavolo hanno<br />

escogitato» annunciò Mal con un largo sorriso.<br />

«Te la stai godendo.» Calliope non suonava sorpresa. A lui piaceva<br />

qualsiasi cosa gli desse una bella scarica di adrenalina. Entrare nel covo<br />

del nemico e affrontare misure di sicurezza sia tecnologiche sia<br />

soprannaturali rientrava decisamente nella categoria.<br />

«Queste le avevi notate?» chiese Alastor, indicando con uno scatto<br />

del mento delle incisioni sulle pareti in pietra, raffigurazioni dei Dodici<br />

Cancelli di Osiride.<br />

«Sì.»<br />

«Coincidenza?» chiese Mal.<br />

«Ne dubito» rispose Dagan.<br />

«La profezia parlava del sangue di Aset, del sangue di Sutekh e dei<br />

Dodici Cancelli» ricordò Alastor. «Le Matriarche avrebbero potuto<br />

scegliere qualsiasi dipinto per adornare le pareti. Loro hanno scelto<br />

questi. Ci si deve chiedere perché.»<br />

Proseguirono con Dagan in avanscoperta e arrivarono a una<br />

seconda porta in acciaio, anche questa aperta.<br />

Questa volta nessuno esitò. L'oltrepassarono in rapida successione.<br />

E sbatterono contro una parete di vetro.<br />

Dagan ruotò di scatto su se stesso. Troppo tardi. La porta dietro di<br />

loro era già chiusa. Mal ringhiò scagliandosi contro il metallo.


Erano caduti in una trappola, proprio come volevano le loro<br />

nemiche.<br />

E Calliope non era lì con loro.


12<br />

Questo grande dio giunge a questa soglia e la oltrepassa e gli dei che<br />

sono al di là di essa lo acclamano.<br />

Inferi<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Lokan agguantò il davanti della maglietta di Bryn e la sollevò di<br />

scatto contro di sé, balzando contemporaneamente all' indietro per<br />

evitare quell'oscurità che fluiva lentamente, lambendogli le punte dei<br />

piedi. Si girò su se stesso, la mise in piedi, soffermandosi solo quanto<br />

bastava ad assicurarsi che stesse in equilibrio, quindi ringhiò: «Corri!».<br />

Ne aveva abbastanza di lasciarle credere di avere il comando. Lui<br />

aveva perso tutto. Persino la vita. Non aveva alcuna intenzione di<br />

perdere anche lei.<br />

Le avvinghiò le dita intorno al polso e la trascinò con sé, i piedi che<br />

pestavano pesantemente contro la pietra grigia che evaporava alle<br />

loro spalle, senza lasciare nulla a eccezione del vuoto.<br />

Il sentiero davanti a loro si biforcava.<br />

«Da che parte?» Stava già virando a sinistra.<br />

«A destra» gli ordinò Bryn.<br />

Non poteva permettersi di indugiare o di fare domande.<br />

Lei era la guida che gli aveva inviato Boone.<br />

Quindi avrebbe fatto dannatamente meglio a lasciarla guidare.<br />

Non a condurre.<br />

Lokan cambiò direzione e continuarono a correre. Forse la pietra<br />

sotto i piedi era più solida? Si concentrò su ogni colpo del calcagno e<br />

decise che. sì, lo era. E che il ruggito dietro di loro era calato di un<br />

decibel o due. Scoccò uno sguardo da sopra una spalla: il vuoto aveva


allentato la sua corsa.<br />

Un attimo dopo, quando controllò di nuovo, aveva rallentato<br />

ancora di più.<br />

Svoltarono a un angolo e il terreno mutò. Sembrava vagamente<br />

familiare - un corridoio formato da massicci blocchi di pietra.<br />

«Fermati.» Bryn gli strattonò il braccio e, quando lui non la lasciò<br />

subito andare, lo tirò più forte, il respiro ridotto a rantoli acuti e la<br />

pelle lucente di sudore. Si piegò in due sulla vita, appoggiandosi i<br />

palmi delle mani sulle cosce, la testa penzoloni mentre tentava di<br />

riprendere fiato.<br />

«Dobbiamo andare avanti, Bryn.»<br />

Lei scosse il capo. «Va tutto bene.» Trasse un altro respiro a pieni<br />

polmoni. «Non ci seguirà.»<br />

Uno sguardo alle spalle confermò la sua asserzione. Il tunnel<br />

scompariva dietro la curva e non c'era più alcun segno del vuoto che<br />

aveva divorato ogni cosa.<br />

«Immagino che avessi ragione sul non andare a sinistra» ammise lui.<br />

Lei girò la testa e lo guardò attraverso le lunghe ciocche scure dei<br />

capelli. Un'immagine nitida di sua figlia gli si sovrappose nella mente.<br />

Dana adorava lanciarsi i capelli davanti al viso e guardarlo attraverso<br />

le ciocche dorate.<br />

Cucù, cucù. Una risatina da bambina. La nostalgia e la voglia di<br />

rivederla lo colsero in un'ondata improvvisa, che gli mozzò il respiro e<br />

lo lacerò dentro, infliggendogli un dolore vero, fisico.<br />

«Qui, in questo luogo, avrò sempre ragione io» affermò lei,<br />

riportandolo alla situazione presente. «Questa è l'unica cosa in cui non<br />

ho mai commesso errori.»<br />

Qualcosa nel suo tono di voce lo irritò. L'amarezza? Forse. Anche<br />

qualcos'altro.<br />

«Già, e, a proposito... ti dispiacerebbe definire questa unica cosa?<br />

Vuoi dirmi che cosa diavolo sta succedendo? Ti conosco da sette anni<br />

e in tutto questo tempo non ti ha mai sfiorata l'idea di accennare al<br />

fatto che non eri umana?» Eccola là. La menzogna nuda e cruda. Non<br />

poté fare a meno di domandarsi su che cosa altro gli avesse mentito.


Né di interrogarsi sulle dannate conseguenze del fatto che Bryn fosse<br />

ciò che era: che cosa avrebbe comportato per Dana?<br />

Ma in fondo lui chi cazzo era per puntarle il dito contro? Un<br />

mietitore, figlio di Sutekh. E non aveva idea neanche di come quello<br />

avrebbe influenzato il futuro della loro bambina.<br />

Lei si raddrizzò e lo fissò con attenzione, gli occhi cupi e scintillanti.<br />

Se lui avesse allungato una mano per sfiorarla, quel fuoco lo avrebbe<br />

scottato? Poteva essere una scoperta interessante: Bryn furiosa non era<br />

una cosa che aveva visto spesso. Anzi, mai. Non l'aveva mai vista così.<br />

Era sempre stata una Bryn serena, loquace. Il suo rifugio. L'unico luogo<br />

in cui non doveva stare acceso, l'unico posto in cui poteva rilassarsi ed<br />

essere ciò che era.<br />

Maledizione. E quel pensiero da dove era arrivato?<br />

Lo afferrò e lottò per eliminarlo. Sulla punta della lingua l'impulso<br />

di confessarle che gli era mancata. Che aveva pensato a lei. Che le<br />

immagini di lei lo avevano ossessionato. Tese la mano, ma proprio<br />

quando stava per toccarla il muro venne rialzato di scatto. Era come se<br />

si fosse allontanata di un passo, sebbene non si fosse spostata di un<br />

millimetro.<br />

Qualsiasi cosa avesse pensato di volerle dire scivolò nel buco dal<br />

quale era strisciata fuori. Meglio così.<br />

«Ti conosco da sette anni» gli fece eco lei. «E in tutto questo tempo<br />

non ti ha nemmeno sfiorato l'idea di accennare al fatto che sei un<br />

mietitore d'anime? E non un mietitore qualunque, ma il figlio di<br />

Sutekh...»<br />

Occhi negli occhi, tra loro un abisso di falsità e dolore.<br />

Alla fine Lokan si strinse nelle spalle. «Non era mai il momento<br />

giusto.» Non era quello che intendeva dirle.<br />

Bryn annuì con un'espressione impenetrabile. «Idem.»<br />

Mentivano entrambi. Di nuovo. Eccome se c'erano state le<br />

occasioni! Quante volte lei gli aveva dato l'opportunità di confidarle<br />

chi e che cosa era, e lui le aveva mentito lasciandole credere di essere il<br />

figlio di un signore della mafia? Cosa che in effetti era, in un modo<br />

contorto e complicato. Solo che non si trattava di un capomafia


umano.<br />

E lui le aveva dato le stesse opportunità. Eppure tutto ciò che lei gli<br />

aveva confidato era di essersi allontanata dalla propria famiglia.<br />

Già, tra loro si era spalancato un abisso di inganni. E lui non voleva<br />

che la loro figlia, cadendo, annegasse in quel pantano.<br />

La loro bambina...<br />

«Ma Dana è...» Lokan fece un gesto vago. «... quello che sei anche<br />

tu, qualunque cosa tu sia?» Sapeva che Bryn non era un mietitore<br />

d'anime. Erano invariabilmente maschi. E nemmeno uno spirito del<br />

fuoco - le concubine di Xaphan emanavano una traccia energetica<br />

particolare e il loro aspetto era tutt'altro che umano. Non era una<br />

Shikome di Izanami - da quanto aveva notato, non possedevano altra<br />

forma che un drappo vivente composto da un costante brulichio di<br />

ragni, centopiedi, insetti e vermi.<br />

E non faceva parte della Guardia Asetiana. L'aveva vista nuda e<br />

sapeva che non aveva inciso il marchio di Aset su nessuna parte del<br />

corpo.<br />

Quale ambasciatore del padre, aveva visitato i regni di molte delle<br />

altre divinità degli Inferi e quindi ne sapeva molto di più degli altri<br />

sulle diverse entità soprannaturali. Ma lei non era simile a niente che<br />

avesse mai incontrato.<br />

Bryn gli lanciò un'occhiata in tralice da sotto le ciglia. «Dana è<br />

umana.» Una semplice affermazione che, a fagiolo, le evitava di<br />

spiegargli chi era lei.<br />

«Anch'io sono stato umano, Bryn, fino a quando sono cresciuto. E<br />

immagino che sia stato così anche per te. Dana è umana adesso, ma tra<br />

dieci o vent'anni?»<br />

Lei chinò il capo come se sulla pietra ai suoi piedi fossero incise le<br />

sette meraviglie del mondo. «Non lo so.»<br />

«Non lo sai o non vuoi dirmelo?» la incalzò, deciso a non mollare.<br />

La prese per un braccio e, quando lei sollevò la testa, le lesse nello<br />

sguardo un mondo di sofferenza. Di angoscia. Di paura.<br />

«Non lo so» ribadì, «lo so solo che, per ora, è umana. E questo<br />

significa che è in pericolo, che può essere uccisa. Da tuo padre.


Sutekh.» Sputò il nome come se si trattasse di veleno. E lo era. Sutekh<br />

era veleno. «È per questo che sono qui, Lokan. Perché tu devi tornare.»<br />

Aveva un tono profondo, secco, e a stento si fermò a inspirare prima<br />

di proseguire: «Devi proteggerla tu. Sei il solo che può farlo. Chiunque<br />

altro ci può provare, ma alla fine fallirà. Se Sutekh la vuole, se la<br />

prenderà. A meno che non lo fermi tu».<br />

Lui si sentì come se gli avesse conficcato un pugnale nel cuore.<br />

«Pensi che io non voglia proteggerla? Tu non credi che io abbia<br />

trascorso ogni istante di lucidità che avevo pensando a lei, a quanto mi<br />

mancava, a quanto mi manca...» Mi mancavi tu. Per poco non glielo<br />

aveva detto. Si era trattenuto appena in tempo.<br />

Bryn gli era mancata. Maledizione, da quando aveva iniziato a<br />

significare qualcosa per lui? Era la madre di sua figlia. Era in quei<br />

termini che pensava a lei. O no? La pensava affettuosa, sorridente, con<br />

un profumo di vaniglia, intenta a preparare la cena per Dana<br />

chiacchierando con lui, chiedendogli di fermarsi con loro. E a lui ormai<br />

piaceva quella pasta gratinata al formaggio fatta in casa.<br />

Lei c'era... sempre. E, fino a quell'istante, con lei che gli stava di<br />

fronte, le mascelle serrate e gli occhi scintillanti di rabbia, non si era<br />

reso conto di averla sempre data per scontata.<br />

Si era aspettato che loro andassero perfettamente d'accordo, che<br />

fosse una madre fantastica, che allevasse la loro bambina, mentre lui<br />

compariva all'improvviso a illuminare la giornata di Dana, come un<br />

compagno di giochi cresciuto.<br />

Oh, certo, lui aveva anche fatto la propria parte tranquillizzando la<br />

figlia quando era malata, tenendola in braccio quando aveva la<br />

febbre, portandola dal dentista per il primo controllo. Solo che lui<br />

aveva scelto di presentarsi per assolvere quei compiti. Non aveva mai<br />

dubitato per un istante che Bryn si sarebbe presa cura di tutto se lui per<br />

caso quel giorno non si fosse fatto vedere. Lei si prendeva sempre cura<br />

di tutto quando lui non c'era.<br />

Non era solo una Bryn affettuosa e loquace, non era solo il suo<br />

rifugio. Era una Bryn in gamba che affrontava qualsiasi problema le si<br />

parasse davanti. Persino quell'ultimo.<br />

E lui moriva dal desiderio di toccarla. Di baciarla, di scostarle i


capelli dalle tempie con una carezza e baciargliele.<br />

Le si dilatarono le pupille, lasciandolo a chiedersi se non stesse<br />

pensando la stessa cosa.<br />

«Che c'è?» gli chiese. «Perché mi guardi in quel modo?»<br />

«In che modo?»<br />

«Come se mi vedessi per la prima volta.»<br />

Forse era così.<br />

I secondi trascorsero. E lui non riuscì a trattenersi. Le sfiorò la<br />

tempia con le nocche, lasciandola completamente immobile e infine<br />

con gli occhi chiusi. Le si mozzò il respiro.<br />

Voleva baciarla. E voleva fare ben di più. Voleva schiacciarla sotto<br />

di sé, abbassarle i jeans sui fianchi con uno strattone e spingersi dentro<br />

di lei. Perché così avrebbe avuto la prova di essere sopravvissuto.<br />

Ma se fingeva che quello fosse l'unico motivo, allora era lui il<br />

peggiore dei bugiardi: quello che mentiva anche a se stesso.<br />

Si sporse verso di lei, che spalancò gli occhi e girò su se stessa.<br />

«Forza» lo spronò. «Dobbiamo muoverci. La finestra delle<br />

opportunità si sta chiudendo e, se noi perdiamo la nostra occasione,<br />

resteremo bloccati qui dentro.» Gli inviò uno sguardo perplesso. «Che<br />

ne diresti, Lokan Krayl? Di restare bloccato qui per l'eternità in mia<br />

compagnia?»<br />

Quindi, senza attendere risposta, si incamminò lungo il corridoio.<br />

La parte sul restare bloccati là per l'eternità non era per niente<br />

allettante. Quella sulla compagnia di Bryn... be', quella era<br />

stranamente affascinante.<br />

«Qui ci sono già stato» considerò Lokan, dopo un po' che<br />

camminavano lungo il tunnel.<br />

«E quando?» chiese Bryn, spostandosi sulla sinistra per evitare un<br />

enorme vassoio di piccioni ripieni con contorno di riso allo zafferano.<br />

Il cibo dei defunti. Non era una cosa che aveva in mente di mangiare.<br />

Non fino a quando non avesse dovuto.


Lokan rigò con le punte delle dita uno degli imponenti blocchi in<br />

pietra che formavano la parete. «Proprio prima di salire sulla...» La<br />

testa gli si sollevò di scatto, mentre si arrestava di botto. «... barca.» La<br />

inchiodò con uno sguardo incredulo. «Non vorrai dirmi che la via<br />

d'uscita è questa, vero? Ci sono già passato. Ci ho provato e per poco<br />

non ho fatto da pranzo a un serpente.»<br />

Di fronte a loro le doppie file di anime e, al di là, una barca di canne<br />

di papiro.<br />

Bryn non vedeva il problema. «Boone non ti ha detto che ti<br />

avrebbe mandato una guida per farti oltrepassare i Dodici Cancelli?»<br />

«E l'unico modo di farlo è con la barca?»<br />

«Hai qualcosa contro le barche?» gli chiese mentre un ricordo le<br />

saettava nella mente. Una giornata di sole. Lokan. Dana. Un traghetto.<br />

Lui era rimasto accanto al parapetto a fissare l'acqua e si era rifiutato di<br />

lasciare la mano della figlia per l'intero il tragitto.<br />

Lei tese la mano verso di lui, esitò, poi gliela appoggiò sul braccio.<br />

Sotto le dita la pelle calda, i muscoli compatti e forti. Fissò la dorata<br />

peluria sottile sull'avambraccio, senza sapere bene perché fosse tanto<br />

bello toccarlo. Lo sguardo scivolò in quello di lui. «Che c'è che non<br />

va?»<br />

«Che non va? lo sono il figlio di Sutekh. Questa è l'anticamera ai<br />

Dodici Cancelli di Osiride. C'è ancora quel vecchio problemino di<br />

Sutekh che uccide Osiride e lo macella in tanti pezzettini.» Si interruppe<br />

e Bryn si chiese se stesse ricordando come suo padre avesse fatto la<br />

stessa cosa anche a lui. Le si straziò il cuore al pensiero di ciò che aveva<br />

sofferto. «L'altra volta sono uscito da qui solo perché tuo fratello è<br />

riuscito a creare una specie di frattura tra le dimensioni. A me non pare<br />

che tornare a farci un secondo giro sia uno dei piani migliori.»<br />

«È l'unico che abbiamo. Pensavo che Boone te l'avesse spiegato. E<br />

poi lui ha sistemato le cose. Ha patteggiato. Osiride non farà nulla per<br />

ostacolarti.»<br />

Lokan non si lasciò ingannare dalla sua attenta scelta dei termini.<br />

«Non farà nulla per ostacolarmi, nemmeno mi aiuterà, però.»<br />

«No. Ma se tu riesci a trovare la tua strada passando i cancelli, lui<br />

non ti metterà i bastoni tra le ruote.»


«E Boone lo sa perché è un veggente?»<br />

Il tono di Lokan era affilato. Non si fidava di Osiride e lei non<br />

poteva biasimarlo. Era stato tradito dal suo stesso padre. Perché<br />

avrebbe dovuto credere che un suo nemico non avrebbe fatto di<br />

peggio? E, logicamente, perché avrebbe dovuto credere a quelle sue<br />

rassicurazioni di seconda mano?<br />

«lo ti posso guidare attraverso i Dodici Cancelli, Lokan» gli assicurò<br />

con voce sommessa, sul punto di rivelargli di più. Ma senza osare. Se<br />

gli avesse confessato tutta la verità, lui non sarebbe mai stato<br />

d'accordo. Lo sapeva bene. Proprio come sapeva che non c'era altro<br />

modo. «Non sarà come la prima volta perché ci sarò io con te. Il tuo<br />

primo tentativo è fallito perché ti mancavano le parole» gli spiegò.<br />

«Non avevi né un cartiglio né incantesimi né magia.»<br />

«E tu ce le hai tutte queste cose, Bryn, sì? E dove le nascondi?» La<br />

guardò dall'alto in basso, chiarendo il concetto.<br />

Poi batté le palpebre. La guardò di nuovo dall'alto in basso, però<br />

più lentamente, soffermandosi sui seni per un istante. Un gesto nuovo.<br />

Così come lo era lo sfrigolio che scatenava in lei quella perlustrazione.<br />

L'aveva frequentato per quasi sette anni. Con lui aveva mangiato,<br />

passeggiato, diviso il sofà sul quale avevano guardato l'ultima mania<br />

televisiva per bambini - sempre con Dana seduta in mezzo a loro. E<br />

nemmeno una volta lui l'aveva guardata in quel modo, da quella<br />

prima notte a Miami non era più accaduto. E nemmeno una volta da<br />

allora lei si era sentita... avvampare.<br />

Che cavolo le prendeva per mettersi a pensare a Lokan Krayl in quel<br />

modo proprio in un momento del genere e in un posto del genere?<br />

«lo non ho tutte quelle cose.» Piegò le labbra all'interno della bocca<br />

e ci passò sopra la lingua, «lo sono tutte quelle cose. Porto quelle<br />

conoscenze dentro di me.»<br />

Lui incrociò le braccia sul torace. «Bryn, parla. Sii chiara e concisa<br />

perché io ho chiuso con i giri di parole.» Un cupo sorriso. «Cosa, a dire<br />

il vero, abbastanza buffa, detta da uno come me. Sono io di solito<br />

quello dei giri di parole.»<br />

«Come ambasciatore di Sutekh.»


Gli si sollevarono le sopracciglia. «Già. Te l'ha detto Boone?»<br />

«Sì.»<br />

Il silenzio si dilatò mentre Lokan si limitava a restare lì, in attesa.<br />

Lei sentì la roccia crollarle addosso da ogni parte. Dicendogli la<br />

verità su come sarebbe terminato quel viaggio, lui si sarebbe rifiutato<br />

di proseguire. Non fornendogli spiegazioni... lui si sarebbe rifiutato di<br />

proseguire.<br />

Mentire non era possibile. Non voleva mentirgli, non più. Aveva<br />

passato così tanto tempo soppesando ogni parola che gli diceva,<br />

mentendogli per omissione, quando non direttamente. Non voleva<br />

più menzogne tra loro. Non voleva che gli ultimi ricordi che avrebbe<br />

avuto di lei fossero macchiati dalla disonestà. C'erano però tante cose<br />

che non osava rivelargli, non ancora. Però poteva sempre<br />

raccontargliele in parte e si sarebbe accertata che quelle parti fossero la<br />

verità.<br />

«lo non so tutto su come funziona questa cosa.» Scelse le parole<br />

successive con cura. «I miei fratelli mi hanno tenuta all'oscuro per<br />

molto tempo. Si sono serviti delle mie doti senza spiegarmene la<br />

fonte.»<br />

Lui socchiuse gli occhi, ma lei sollevò una mano scuotendo il capo.<br />

Molto tempo prima aveva superato la propria rabbia nei confronti dei<br />

fratelli, però non aveva mai veramente superato quella nei confronti<br />

di se stessa. Era stata una ragazzina così stupida e ingenua a pensare di<br />

risolvere tutti i guai con una gravidanza.<br />

Non era stato così. Li aveva solo aumentati.<br />

Era rimasta incinta con un unico scopo nella mente: fuggire.<br />

Tuttavia durante la gravidanza era cambiato qualcosa. Non avrebbe<br />

saputo dire in quale esatto secondo. Si era trattato più di un<br />

mutamento impercettibile. E così aveva iniziato a fare progetti e a<br />

mettere in moto le cose.<br />

La certezza non si era cristallizzata nell'attimo in cui aveva stretto<br />

Dana tra le braccia e nemmeno la prima volta che l'aveva allattata.<br />

Buffo, ma era stato la prima volta che le aveva cambiato il pannolino.<br />

Fino ad allora Bryn non ne aveva saputo molto di bambini, non aveva<br />

nemmeno capito quando il pannolino era bagnato. E nell'istante in cui


glielo aveva tolto, Dana le aveva fatto la pipì sulle mani. Poi aveva<br />

aperto gli occhi, quei suoi occhi azzurri, e le aveva rivolto un sorriso<br />

sbilenco, da neonata.<br />

Era stato in quel momento che si era innamorata di sua figlia.<br />

Il progetto originario prevedeva di affidarla ai fratelli e scappare. E<br />

invece l'aveva infagottata ed era scappata con lei, imparando a<br />

nascondersi, a cancellare le proprie tracce. Ad assicurarsi che loro non<br />

la trovassero.<br />

Che ironia che avessero sempre saputo come trovarla e avessero<br />

deciso di non farlo. Ancora più ironico il fatto che il luogo più sicuro<br />

per Dana in quel momento fosse proprio con Boone, Jack e Cahn,<br />

quando Bryn aveva sempre fatto l'impossibile per impedire loro di<br />

venire anche solo a sapere di sua figlia e di essere in grado di<br />

rintracciarla.<br />

Lokan la stava fissando, in attesa. Aspettava che gli spiegasse cose<br />

che lei non osava rivelargli. Ma, no, non era del tutto vero. Si trattava<br />

di cose che lei non osava non dirgli. Lui aveva bisogno di saperle. Per<br />

il bene di Dana.<br />

«lo sono una guida delle anime. Uno psicopompo. Non nel senso<br />

junghiano. Voglio dire, non sono un mediatore tra conscio e<br />

inconscio. Anche se immagino che in senso lato potresti obiettare che<br />

sia abbastanza pertinente perché, a volte, io posso camminare<br />

attraverso i sogni. Non tutti i sogni, solo quell...»<br />

«Bryn» la interruppe lui, inarcando le sopracciglia. Niente di più.<br />

Solo il suo nome. Il modo in cui l'aveva pronunciato, intriso di un<br />

affetto divertito e di qualche altro ingrediente che lei non riusciva a<br />

identificare, le suscitò un brivido sottile sulla pelle.<br />

Lo fissò per un istante e poi si rese conto che le vecchie abitudini<br />

erano dure a morire... Stava parlando per riempire gli spazi, per<br />

mascherare il proprio nervosismo, e la cosa serviva invece soltanto ad<br />

accentuarlo.<br />

«A volte posso camminare nei sogni di un altro, ma non è questa la<br />

cosa più importante, lo sono una guida, so guidare le anime negli<br />

Inferi.» E, per una volta, riuscì a essere breve e indolore. Non sviluppò<br />

l'informazione, non gli confidò di poter strappare la propria anima dal


corpo e spingersi anche più in là. Di potersi dividere in due parti. Non<br />

c'era motivo per rivelargli tutti i suoi segreti e aveva invece tutti i<br />

motivi per non farlo.<br />

«Una guida» le fece eco lui. «Uno psicopompo.»<br />

Qualcosa nel modo in cui pronunciò la parola la portò a chiedergli:<br />

«Ne hai già sentito parlare?».<br />

«È quello che sono le Valchirie, giusto? Che guidano i morti nel<br />

Valhalla. Shinigami anche. Allora una guida è qualcosa del genere?»<br />

Lei annuì.<br />

«E tuo fratello Boone, anche lui è... una guida?»<br />

Lei scosse il capo. «No. Sono solo femmine.» Ed era quello il motivo<br />

per cui lei era scappata per tutti quegli anni. Perché lei era in grado di<br />

fare ciò che invece Boone, Jack e Cahn non potevano. Possedeva una<br />

dote che a loro mancava, una di un tale valore che l'avevano rinchiusa<br />

in una gabbia figurata - a volte, quando ritenevano la situazione<br />

rischiosa, in una gabbia nel senso letterale del termine - e l'avevano<br />

fatta uscire solo per usarla. Era stata coccolata e protetta. E soffocata.<br />

Era stata una loro proprietà. Ma anche quelle erano cose che scelse di<br />

non rivelargli, almeno non in quel momento, quando aveva bisogno<br />

che Lokan si fidasse dell'aiuto di Boone.<br />

Era il ruolo che aveva avuto all'interno della gerarchia del fratello<br />

ciò da cui era scappata veramente. La vita che aveva conosciuto lei<br />

non era quella che desiderava per sua figlia. Eppure il posto più sicuro<br />

per Dana in quel momento era proprio con loro. Almeno fino a<br />

quando Lokan non fosse stato libero.<br />

Lui si limitò a fissarla con uno sguardo assorto, che la fece sentire un<br />

libro aperto: non voleva che vedesse certe cose, che leggesse nei suoi<br />

occhi la vera motivazione di quella notte a Miami, tanto tempo prima.<br />

Non poteva sopportare l'idea che lui sapesse che era rimasta incinta<br />

con la chiara intenzione di offrire sua figlia al proprio posto. Una<br />

verità orribile.<br />

«E Dana?» le chiese lui.<br />

Lei trasalì, poi si rese conto che lui non aveva idea dell'argomento<br />

sul quale la sua mente si era soffermata. «Te l'ho già detto. Non lo so.


Non so se sarà come me. Non so che cosa uscirà dall'unione tra un<br />

mietitore d'anime e una guida.»<br />

«Non un semplice mietitore d'anime» precisò lui. «Il figlio di<br />

Sutekh.»<br />

Lei detestava quell'orribile verità, l'odiava con tutta se stessa. Ma<br />

non poteva cambiarla. Poteva solo andare avanti. Poteva solamente<br />

fare tutto ciò che era in suo potere per accertarsi che Dana fosse al<br />

sicuro. E ciò comportava condurre Lokan fuori di lì. Riportarlo sulla<br />

Terra, da sua figlia.<br />

«Okay, allora concentriamoci su ciò che sai.» Suonava calmo,<br />

razionale, nonostante il fatto che quanto gli aveva rivelato doveva<br />

avere su di lui l'effetto di uno sballo. «Dimmi soltanto come pensi di<br />

tirarci fuori di qui senza una mappa.»<br />

La scelta delle parole non le sfuggì. Lui non le chiedeva come<br />

pensava di portarli via di lì, piuttosto come li avrebbe fatti uscire di lì.<br />

«Suona come se fossi convinto che io lo possa fare.»<br />

«Infatti. È solo che voglio un rapporto dettagliato sulla meccanica<br />

della cosa.» Si interruppe. « Bryn, nei sette anni in cui ci siamo<br />

frequentati, io ho imparato che tu non ti vanti mai di fare qualcosa a<br />

meno che non la possa fare davvero. Ti ricordi la torta-trenino?»<br />

Certo che se la ricordava. Per il suo quarto compleanno Dana<br />

aveva voluto la torta a forma di trenino. Non un treno sopra la torta,<br />

o una torta piatta a forma di treno, ma un treno tridimensionale<br />

completo di motore, vagoni e binari. E Bryn gliel'aveva fatta. Aveva<br />

promesso di preparargliela e l'aveva fatto. Lei non aveva mai pensato<br />

che fosse una cosa tanto eccezionale e la sorprendeva che Lokan se ne<br />

ricordasse.<br />

«Era solo una torta» osservò con voce neutra. «Questa è una sfida un<br />

po' più grande, direi.»<br />

«Sfida o no, quello che intendevo è che tu mantieni sempre la<br />

parola.» Le sorrise, denti bianchi, occhi azzurri. Bello da toglierle il<br />

respiro. Le ci volle un secondo per comprendere. Per capire che il<br />

calore che la riscaldava dal di dentro non dipendeva solamente dal<br />

suo sorriso, ma anche dalla fiducia che lui riponeva in lei. Lui credeva<br />

in lei senza nemmeno essere a conoscenza di tutto ciò di cui era


veramente capace. Buffo quanto fosse importante quel fatto.<br />

«Dimmi come ci tirerai fuori di qui» le ripeté lui.<br />

«Tu hai accennato alle Valchirie... lo sono una discendente di Kàra.»<br />

«Allora sei una valchiria? Mi porterai in volo nel Valhalla? E questo<br />

in che modo migliorerà la nostra situazione rispetto a ora?»<br />

Lei aprì la bocca. La richiuse. Tutto in lei si ribellava all'idea di dargli<br />

il potere che lui avrebbe trovato nell'apprendere ciò che era. Ma<br />

aveva bisogno di dirglielo. Era necessario che lui sapesse che cosa<br />

sarebbe potuta diventare Dana. Se non l'avesse saputo, non avrebbe<br />

potuto proteggerla in alcun modo.<br />

«Sono anche discendente della bisnipote di Izanami-no-mikoto, una<br />

Shinigami» spiegò.<br />

«Okay.» Si fece scuro in volto. «Quindi sei una Shinigami e una<br />

Valchiria?»<br />

Le avevano insegnato a non rivelare mai la verità. L'avevano<br />

indottrinata alla necessità di tenerla solo per sé e per i suoi fratelli.<br />

E in quel momento stava per confidare a Lokan Krayl, mietitore<br />

d'anime, figlio di Sutekh, il proprio segreto. Era sul punto di fidarsi<br />

dell'uomo che le aveva mentito fin dal primo istante del loro incontro.<br />

Perché era necessario che sapesse. Doveva sapere perché ogni divinità<br />

degli Inferi avrebbe dato la caccia a Dana se lei fosse divenuta ciò che<br />

era sua madre. Doveva saperlo in modo da poter proteggere<br />

adeguatamente la loro bambina.<br />

Eppure non riusciva a decidersi a pronunciare quella frase. Quindi<br />

gli diede un altro indizio.<br />

«E discendo da Pinga.»<br />

Dalla sua espressione, Bryn comprese che ci impiegò un secondo a<br />

collocare quel nome, ma quando l'ebbe fatto commentò: «La dea degli<br />

Inuit che guida coloro che sono morti da poco tempo». Lokan rimase<br />

in silenzio per un lungo momento e la sua espressione divenne fredda<br />

e imperscrutabile. Click. Le parve quasi di sentire i pezzi che si univano<br />

nella sua testa.<br />

Lui socchiuse gli occhi. «Qualcun'altra?»


Doveva aspettarselo. Avrebbe mirato al punto cruciale.<br />

«Qualsiasi altra» gli rispose, guardandolo negli occhi e sapendo che<br />

ormai la sua risposta non lo sorprendeva più. «Fammi il nome di uno<br />

spirito guida e io posso far risalire le mie origini a lui. Sono un punto di<br />

fusione. Nel mio patrimonio genetico ho una coperta patchwork di<br />

divinità degli Inferi.»<br />

«Spiegati in dettaglio, Bryn.» Ma lei non ne aveva più bisogno, lui<br />

ormai lo sapeva già.<br />

Incrociò le braccia sul petto e si strofinò i palmi delle mani su e giù<br />

sugli avambracci finché Lokan non la prese per i polsi, placando quel<br />

movimento irrequieto, «lo conservo una memoria genetica.<br />

Nominami un territorio degli Inferi e, pur non avendoci mai messo<br />

piede, lo saprò attraversare. Sono io la mappa. Sono io la guida, lo<br />

posso portare qualsiasi anima ovunque.»<br />

Silenzio di tomba. La sua espressione non tradiva nulla.<br />

Quando alla fine parlò, aveva un tono di voce piatto. «Allora tu sei<br />

quel maledettissimo passe-partout per gli Inferi. Puoi aprire qualsiasi<br />

cancello, attraversare ogni regno.» Si interruppe. «Puoi andare dove<br />

vuoi, infiltrarti in qualsiasi territorio degli Inferi. Senza che ti rilevino?»<br />

Lei deglutì e annuì.<br />

«Quindi senza conseguenze.»<br />

Eccola, ormai era sotto i suoi occhi. Ciò che lei aveva temuto più di<br />

ogni altra cosa: la possibilità di essere scoperta e intrappolata,<br />

imprigionata, sfruttata per l'interesse di qualche divinità degli Inferi.<br />

Lokan Krayl, figlio di Sutekh - il più vile e potente dio degli Inferi -<br />

sapeva ciò che era.<br />

Lei era destinata a guidare le anime negli Inferi. Non a guidarle<br />

fuori. Il prezzo del passaggio era sempre un'anima.<br />

Se lei aveva intenzione di farlo uscire guidandolo attraverso i<br />

Dodici Cancelli, avrebbe dovuto pagare. Un'altra anima per<br />

equilibrare quella che lei portava via.<br />

La sua.<br />

Boone si era recato dal loro padre, che a sua volta era andato da


Osiride e aveva stipulato il patto.<br />

Non sarebbe mai stata libera.<br />

Sarebbe rimasta relegata lì, costretta a salutare le anime che<br />

giungevano nell'anticamera, costretta a guidarle oltre i Cancelli fino<br />

alla presenza di Osiride. Quei Dodici Cancelli erano tutto il suo<br />

mondo ormai.<br />

Aveva scelto. Era una scelta che doveva fare.<br />

Per amore di Dana.<br />

Avrebbe portato Lokan fuori di lì. L'avrebbe mandato a camminare<br />

di nuovo sulla Terra. Sua figlia sarebbe stata al sicuro. Lui era l'unico<br />

che poteva garantirlo.<br />

E ancora nemmeno lo sapeva.


13<br />

Sulla via del Duat c'è dell'oscurità.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Boone aveva insistito perché si scordassero dei rematori e<br />

continuassero da soli. Solo loro due. Lokan non era stato incline a<br />

obiettare. I rematori che lo avevano accompagnato nel tentativo di<br />

varcare il primo cancello non gli erano stati davvero d'aiuto. E lui<br />

aveva la loro fine sulla coscienza: secondo la sua logica, la<br />

responsabilità di farli passare era stata sua e aveva fallito.<br />

Lui e l'insuccesso si mescolavano come l'olio e l'acqua. E ogni nuova<br />

sconfitta corrodeva la fiducia in se stesso, già a brandelli. Non se lo<br />

poteva permettere, non se doveva ricondurre se stesso e Bryn sulla<br />

Terra, non se doveva affrontare suo padre negli Inferi. Doveva<br />

superare ciò che gli avevano fatto.<br />

Un gioco da ragazzi.<br />

Il fiume era esattamente come la prima volta che aveva navigato<br />

sulla sua superficie ingannevole: acque stagnanti e lisce come uno<br />

specchio. Nessuna corrente che li spingesse. Si muovevano solo se<br />

remavano.<br />

«Bryn, tornatene da dove sei entrata» le intimò, cercando di<br />

convincerla ad andarsene per la terza volta da quando erano saliti in<br />

barca. Non la voleva li. Soprattutto dopo le sue ultime rivelazioni. «Se<br />

un qualsiasi signore degli Inferi scopre ciò che sei, e che sei qui, a<br />

portata di mano, ti darà la caccia.»<br />

«Ci sei tu con me.»<br />

«E tu pensi che io possa proteggerti?»<br />

Lei si voltò a lanciargli un'occhiata cupa e insondabile. «Sì.»<br />

Quanta fiducia! Peccato che lui non la condividesse. Non più. Non


da quando lo avevano ucciso.<br />

La consapevolezza dei propri limiti gli dilaniava l'anima. Per secoli<br />

si era sentito tronfio di potere, certo che come mietitore, figlio di<br />

Sutekh, niente avrebbe potuto toccarlo.<br />

Era stato ambasciatore ed era stato bravo. Era riuscito a negoziare<br />

persino con i nemici meno recettivi del padre. Aveva supposto di<br />

essere invincibile e ogni fitta nervosa che aveva provato nell'entrare<br />

nella tana di un nemico era stata più d'eccitazione che di paura.<br />

Era riuscito persino a negoziare con Sutekh riguardo alla sicurezza di<br />

Dana. In quel momento doveva trattare per la sicurezza di sua madre.<br />

Ma era un osso duro.<br />

«Basta che mi indichi le direzioni e mi dai un elenco dei nomi che mi<br />

servono per oltrepassare ogni cancello e io me la sbrigherò da solo» le<br />

disse. «Ci vediamo sulla Terra e, quando torno, porteremo Dana a<br />

Disneyland.»<br />

Lei immerse il remo una volta. Due. «Non posso farlo» si oppose<br />

infine.<br />

«Non puoi o non vuoi?»<br />

«Non posso.»<br />

Lokan sentì crescere la frustrazione dentro di sé, ma mostrandolo<br />

non sarebbe riuscito nel proprio intento. «Perché no?»<br />

«Per molte ragioni, la più importante delle quali è che io non<br />

conoscerò il percorso né i nomi fino a quando il sentiero non si aprirà<br />

davanti a me. È così che funziona.» Qualcosa nel suo tono di voce lo<br />

indusse a pensare che quello fosse sì un motivo, ma non il più<br />

importante.<br />

«Quindi non sai che cosa c'è dietro la prossima curva? Non conosci<br />

i nomi che dobbiamo pronunciare per oltrepassare il cancello?»<br />

«No, ancora no.»<br />

Lokan rifletté per un secondo e riconobbe in quel sistema un fattore<br />

decisamente positivo. «In questo modo tu sei protetta, giusto? Se ti<br />

mettono nella posizione di costringerti a guidare qualcuno attraverso<br />

un territorio degli Inferi, ti devono per forza mantenere in vita.» Notò


le sue spalle irrigidirsi e si chiese perché una garanzia di sopravvivenza<br />

la innervosisse. Forse era talmente abituata a mantenere i segreti che<br />

l'averli rivelati la rendeva inquieta. E quello lo capiva. Anche lui si<br />

sentiva strano all'idea che lei conoscesse la sua vera identità dopo tutti<br />

gli anni in cui aveva finto di essere qualcos'altro. «Non puoi<br />

semplicemente dare loro le informazioni necessarie per passare: tu<br />

devi essere presente e cosciente.»<br />

Lei non aggiunse nulla. E la cosa non era di buon auspicio.<br />

«Bryn?»<br />

«Il cancello ci sta proprio davanti. Ho bisogno di concentrarmi.»<br />

Il suo rifiuto a discutere lo portò a chiedersi che diavolo stesse<br />

succedendo. In ogni caso lei aveva ragione. Il primo cancello si ergeva<br />

dritto davanti a loro, con la sua massa di serpenti in perenne<br />

contorsione che scivolava su e giù per le pareti, e l'acqua sotto di loro<br />

che ribolliva mentre i rettili risalivano in superficie dagli abissi.<br />

«Adesso sarebbe un buon momento per dirmi quel nome» la<br />

sollecitò, alzandosi e servendosi del remo per schiacciare di lato un<br />

serpentello che pendeva dall'alto. «Tutto questo dejà vu non mi piace<br />

per niente.»<br />

L'ultima volta che era passato da quelle parti, i suoi compagni erano<br />

stati ingoiati da un serpente. Il ricordo ebbe l'effetto di un Boeing 747<br />

contro il torace: non poteva permettere che accadesse a Bryn. Peccato<br />

però che dalla notte in cui Sutekh lo aveva fatto scuoiare e smembrare<br />

lui non fosse stato più tanto bravo a prendersi cura di qualcun altro,<br />

compreso se stesso.<br />

E se non fosse riuscito a proteggerla? E se...<br />

No. Quel genere di pensieri serviva solo ad alimentare il mostro, a<br />

tenderlo come una corda di violino, pronta a spezzarsi in due. E così<br />

ripensò alla cucina di Bryn, al profumo di biscotti, al suono della sua<br />

voce che lo sommergeva quando gli parlava del più e del meno.<br />

E la pressione si allentò.<br />

Le lanciò uno sguardo, ma lei non stava parlando in quel momento.<br />

Era immobile, fin troppo immobile. Lokan si spostò in avanti, le si<br />

acquattò dietro, quindi la prese per una spalla e la voltò verso di sé.


Il rosso le striava le guance. Stava piangendo lacrime di sangue, gli<br />

occhi fermi e sollevati su di lui, senza però vederlo. Occhi di un blu<br />

elettrico. Solo che di solito erano castani, di una tonalità talmente<br />

scura da essere quasi neri.<br />

«Cazzo» ringhiò, scacciando di scatto un serpente quando gli cadde<br />

sul braccio. La scosse. «Bryn!»<br />

«Saa-Set.» La voce metallica echeggiò contro le pareti.<br />

Lokan sollevò la testa e gridò il nome: «Saa-Set!».<br />

In un'ondata il sibilo crebbe. La massa brulicante si ingrossò<br />

sollevandosi verso di loro. Lokan si alzò in piedi e si mise a gambe<br />

divaricate sopra la figura prona di Bryn e si servì del remo come di una<br />

clava per proteggerla dai serpenti.<br />

«Saa-Set!» gridò di nuovo, ma essi avanzarono ancora, in una massa<br />

pullulante di rettili aggrovigliati. A un tratto qualcosa da sotto diede<br />

uno scossone sordo alla barca e lui ebbe la sensazione che il colpo<br />

successivo non sarebbe stato solo un sobbalzo.<br />

Bryn si mosse. «Insieme» gli disse rauca. «Dobbiamo dirlo insieme.»<br />

«Ora!» gridò Lokan e le loro voci si unirono.<br />

«Saa-Sef!»<br />

E i serpenti retrocessero.<br />

Lui rimase in piedi sopra di lei, ansimante, il sangue che gli scorreva<br />

impazzito nelle vene. Scagliò il remo sul fondo della barca e si accosciò<br />

per prenderla tra le braccia. Era inerte, la testa ciondoloni riversa<br />

all’indietro. Lokan fu invaso da un terrore più gelido di un vento<br />

polare, notando che il sangue le rigava ancora le guance e delle<br />

occhiaie profonde le segnavano gli occhi.<br />

«Un ottimo argomento a favore della cooperazione» considerò, in<br />

tono spensierato, deciso a non farle sapere che, per un istante, aveva<br />

dubitato che sarebbero riusciti a passare. Che aveva dubitato di se<br />

stesso.<br />

Aveva creduto che avrebbe di nuovo fallito. E quella non era forse<br />

la pura verità, tutta bella e infiocchettata?<br />

Lei fece una risatina cupa. «Puoi dirlo forte.»


«Stai bene?»<br />

Lei si sfiorò le guance con le nocche. E se le ritrovò sporche di<br />

sangue. Rimase a fissarle per un lungo momento, in silenzio. Quindi<br />

sollevò gli occhi nei suoi. «Questa è nuova.»<br />

«Mai successo prima?»<br />

Scosse il capo. Sembrava allo stesso tempo dura e vulnerabile, a<br />

pezzi e coraggiosa.<br />

E tenerla tra le braccia era così... bello. Lo sguardo si abbassò sulla<br />

sua bocca. Voleva baciarla, assaggiarla. E lo fece. Chinò il capo, le<br />

labbra incontrarono quelle di lei in una unione che significava così<br />

tante cose che era impossibile dar loro un nome.<br />

Per un istante lei ricambiò, le labbra si dischiusero, accogliendolo.<br />

Poi si ritrasse.<br />

Premendogli i palmi delle mani contro il petto, innalzò una<br />

barriera, come se non volesse aprire nemmeno una crepa minuscola<br />

che gli consentisse di avvicinarsi. «Faremmo meglio ad andare.»<br />

«Sì.» Emise un lungo sospiro. «Faremmo meglio.»<br />

Ma Lokan non voleva smettere di tenerla tra le braccia. Aveva la<br />

strana idea che lasciandola andare si sarebbe staccato da qualcosa di<br />

prezioso, da qualcosa che avrebbe perduto.<br />

«Sarebbe meglio andare» ribadì lei e gli sgusciò via dalle braccia<br />

allungandosi a prendere il remo.<br />

Lui afferrò il proprio, si risistemò a poppa e rimise la barca in<br />

movimento, concentrandosi su quel compito per evitare di impazzire<br />

riflettendo su quelle emozioni bizzarre e sgradite.<br />

Il cancello era un massiccio rettangolo nero, incorniciato in blu e<br />

oro. Affondando il remo nell'acqua, Lokan remò con colpi forti e<br />

decisi fino a che non lo oltrepassarono. L'acqua assomigliava a onice<br />

lucidata, le pareti del tunnel invece erano grigie e ruvide.<br />

«Sarà così facile anche con tutti gli altri?» s'informò.<br />

Entrambi avevano varcato il cancello integri, senza aver perso<br />

nemmeno un capello, il che significava che era stato quasi fin troppo<br />

facile. E lui non si fidava. Quali che fossero le doti speciali di cui


godeva Bryn, si trovavano pur sempre nel Territorio di Osiride, e<br />

Osiride non accettava di buon grado i trasgressori.<br />

Non poteva scrollarsi di dosso la sensazione che, quale che fosse<br />

stata la sfida che avevano appena affrontato, non si trattava che della<br />

punta dell'iceberg.<br />

Bryn gli aveva confidato di potersi spostare senza farsi notare. Lui<br />

non aveva la stessa capacità. Lui era figlio del nemico di Osiride e, se<br />

Osiride metteva le mani su di lui, be', non era sicuro di come sarebbe<br />

andata a finire. L'ultima volta che aveva affrontato il signore della<br />

Morte, lo aveva fatto nella veste di ambasciatore di Sutekh, tutelato<br />

dal nome di suo padre. Se lo avesse affrontato in quel momento,<br />

sarebbe stato nudo e solo. La fiducia in se stesso vacillò come una<br />

fiamma al vento.<br />

Bryn si voltò a guardarlo, il viso pallido come il gesso, gli occhi<br />

enormi e scuri. «Facile?» Sulle labbra le si formò un sorriso forzato, «lo<br />

ne dubito.»<br />

Lokan frugò nello zaino che Boone gli aveva preparato e ne estrasse<br />

un sacchetto di lecca lecca. Non erano i suoi preferiti, ma costituivano<br />

una carica di zucchero. Ne prese due e ne passò uno a Bryn. «Lo<br />

zucchero ti farà bene» le disse.<br />

Lei girò sulle gambe in modo da stargli di fronte, all'estremità<br />

opposta della barca, e prese il dolcetto. «Perché Boone ti ha dato i<br />

lecca lecca?» gli chiese, fissandolo pensierosa. «So che hai un debole per<br />

i dolci, ma mi sembra una cosa un po' superflua.»<br />

«Scarica di glucosio» chiarì Lokan. «Qualsiasi cosa mangino gli umani<br />

viene convertita in glucosio come fonte di energia per le loro cellule. Il<br />

mio metabolismo, però, è per metà divino e questo comporta che non<br />

posso morire di fame, ma anche che ho bisogno di maggiore energia e<br />

di più carburante.»<br />

«Quindi non puoi morire di fame, tuttavia provi il dolore della<br />

fame.»<br />

«Sì, hai riassunto bene la cosa.» Notando il suo sguardo, immaginò<br />

che stesse pensando al tempo che aveva trascorso perduto nella zona<br />

nulla. Non voleva la sua pietà. Voleva il suo...<br />

Che cosa? Che cos'era che voleva esattamente da Bryn?


Rifiutandosi di dare una risposta a quell'interrogativo, aggiunse<br />

semplicemente: «I dolcetti sono un modo rapido di rifornirsi di<br />

energia».<br />

Lei annuì, ma stranamente non parve sconcertata dalla sua<br />

spiegazione.<br />

«Da quanto lo sapevi?» le chiese.<br />

«Sapevo che cosa?»<br />

«Che non sono umano.»<br />

Lei distolse lo sguardo di scatto. Soltanto per un secondo. Ma fu<br />

sufficiente a dirgli che stava per mentirgli. Bryn stava per mentirgli. Di<br />

nuovo. Allora comprese. Era rimasto talmente sconcertato nel vederla<br />

lì, talmente sconvolto, che aveva dimenticato di concentrarsi sul<br />

fattore più importante. Lei gli aveva mentito continuamente.<br />

«Non mentirmi» le intimò, scagliando da parte le emozioni e i<br />

pensieri cupi che vorticavano sotto la superficie e concentrandosi<br />

invece sul fatto che, visto che anche lui le aveva raccontato la sua parte<br />

di menzogne, stavano entrambi giocando su un campo di gioco<br />

regolare. «Non stavolta. Tra noi due ci sono già menzogne sufficienti a<br />

pavimentare la strada per l'inferno, non credi?»<br />

Lei staccò un pezzetto di lecca lecca e luì glielo sentì sminuzzare con<br />

i denti.<br />

«L'ho saputo dal primo istante in cui ti ho visto» gli rivelò. «E anche<br />

prima di allora. Ero andata in quel club perché Jack lo frequentava e io<br />

sapevo che, se ci andava mio fratello, ci dovevano essere altri<br />

soprannaturali, lo contavo sul fatto che almeno uno di loro sarebbe<br />

stato maschio. Ed eccoti là. Ti ho percepito nello stesso istante in cui sei<br />

entrato.»<br />

Gli avvenimenti della notte del loro incontro gli scattarono nella<br />

mente una serie di diapositive. «Quindi sarebbe potuto essere<br />

chiunque. Un soprannaturale qualsiasi. Non dovevo essere io.»<br />

Lei annuì, leccando il lecca lecca, poi se lo ficcò in bocca e... lo<br />

succhiò. Lui osservò il movimento della lingua, delle labbra, e i pensieri<br />

gli scivolarono a quella notte di tanto tempo prima, quando nella<br />

doccia lei era scesa sulle ginocchia e gli aveva avvolto il pene con le


labbra.<br />

Agguantato lo zaino, ci ficcò dentro il sacchetto di dolci e richiuse<br />

con calma la cerniera. Perché, se l'avesse guardata mentre succhiava<br />

quel lecca lecca per un secondo di troppo, gli sarebbe diventato di<br />

pietra. Ed era già a metà strada.<br />

«Un vero e proprio complimento, grazie.» S'interruppe, ricordando<br />

i commenti sul suo aspetto e come lei avesse poi sottolineato che la sua<br />

bellezza non era un criterio. Allora non ci aveva badato. Ma in quel<br />

momento era evidente che avrebbe dovuto farlo. «Mi vuoi spiegare<br />

che cazzo sta succedendo? Mi vuoi spiegare che motivi avevi quella<br />

notte? Eri venuta a cercarti un soprannaturale per...»<br />

Lei sussultò e lui provò una fitta di dispiacere. Non era stata sua<br />

intenzione far suonare la cosa in quel modo.<br />

«La tua eloquenza sembra aver perso un po' di smalto» notò lei. E<br />

leccò di nuovo quel dannatissimo dolciume prima di spingerselo in<br />

bocca.<br />

Lui la fissò per un momento finché non si rese conto che lei lo stava<br />

osservando con un'espressione interdetta.<br />

Al diavolo. Non sapeva davvero a che cosa stava pensando?<br />

Le due rughe sottili tra le sopracciglia divennero più profonde<br />

fornendogli la risposta: no, lei non ne aveva idea, lo stava fissando nel<br />

tentativo di capire. E lui non era pronto a farglielo sapere. Non voleva<br />

darle quella consapevolezza: il potere di sapere che la desiderava.<br />

«Quella notte volevi fare sesso e volevi farlo con un<br />

soprannaturale» si corresse in tono più gentile. «Non vuoi dirmi<br />

perché?»<br />

«No. Non voglio dirti perché. Non voglio mentirti e non è una cosa<br />

sulla quale direi la verità. Non in questo momento. Quindi limitiamoci<br />

alla verità che sono disposta a raccontarti, Lokan. Limitiamoci a ciò che<br />

ti ho spiegato e a nient'altro. Niente più bugie. Da entrambe le parti.»<br />

Poi si voltò spostando le gambe in modo da piegarsi in avanti,<br />

girandogli la schiena.<br />

Ottima scappatoia. Doveva riconoscerlo. Buona quanto una di<br />

quelle che sarebbero potute venire in mente a lui quando era stato


sciolto e loquace, e non confuso da un groviglio di emozioni ridicole<br />

che non aveva alcun diritto di provare.<br />

«Non in questo momento» ripeté. «Questo implica che in un altro<br />

momento me lo dirai?»<br />

Gli scoccò un'occhiata da sopra una spalla.<br />

«Scacco matto.»<br />

Lei sbuffò e si rigirò, scuotendo il capo.<br />

La sua piccola signorina Bryn era composta di strati inaspettati. E lui<br />

provava un intenso bisogno di toglierglieli di dosso tutti, prima che il<br />

loro viaggio in barca giungesse al termine.<br />

«Voglio che tu torni indietro.»<br />

«Ti stai ripetendo.» Bryn sospirò. «Ne abbiamo già discusso, Lokan.<br />

Non posso tornare indietro. Posso soltanto andare avanti. Pensa a me<br />

come alla tua guida turistica lungo una strada a senso unico. I cancelli<br />

si aprono per lasciarci passare e poi si richiudono ermeticamente alle<br />

nostre spalle. Non esiste la possibilità di tornare indietro.»<br />

Lokan si sporse e l'afferrò per un polso, le dita calde e forti, la stretta<br />

decisa, ma non dolorosa, «lo non ci credo. Se torni indietro, puoi<br />

uscire così come sei entrata. Va' da Dana. Tienila al sicuro.»<br />

Lei si appoggiò il remo sulle cosce, prendendo tempo, raccogliendo<br />

i propri pensieri e le proprie parole perché, se avesse dato loro libero<br />

corso, avrebbero riunito tutta la sua paura, la sua insicurezza e la sua<br />

disperazione. Per se stessa, per Lokan, ma soprattutto per la loro figlia.<br />

Quando parlò, mantenne di proposito un tono monocorde e lo<br />

sguardo dritto davanti a sé.<br />

«E anche se io potessi trovare il modo di farlo, di tornare indietro,<br />

come farei a proteggere Dana? Come potrei riuscire a battere tuo<br />

padre in astuzia? I miei fratelli sono potenti, però non possono<br />

competere con Sutekh, e lui la troverà. La prenderà. Farà a lei ciò che<br />

ha fatto a te.» Deglutì, provando un senso di nausea alla sola idea, «lo<br />

non ho altra scelta che proseguire con te, guidarti fuori di qui. Tu sei<br />

l'unico che possa tenerla al sicuro.»


Lokan emise un suono strozzato. «Non ho tenuto al sicuro<br />

nemmeno me stesso.»<br />

Bryn avvertì nella sua voce tutta la paura, tutto il dolore e<br />

l'autoderisione per gli errori commessi. Lei stessa non era estranea alla<br />

cosa. Non passava giorno senza che dedicasse un momento o due al<br />

rimproverarsi gli sbagli del passato. Forse era giunto il momento di<br />

cambiare le cose.<br />

A quel punto lo fissò, voltando il capo e ritrovandoselo vicino.<br />

Troppo vicino. Nella luce soffusa aveva gli occhi più scuri, non del blu<br />

a cui era abituata, ma di una tonalità che si accostava al grigio, simile a<br />

quello di una nuvola tempestosa. Si trovavano talmente vicini che<br />

Bryn riusciva a vedergli ogni singola ciglia e quelle nuove linee sottili,<br />

intagliate agli angoli della bocca dalle sue esperienze più recenti.<br />

«Forse l'unico modo per poter andare avanti è quello di lasciarci il<br />

passato alle spalle. Senza dimenticarlo, ma imparando da esso,<br />

servendocene per rendere il cammino di fronte a noi meno<br />

accidentato del sentiero che abbiamo già percorso.»<br />

Le labbra gli si strinsero in una linea sottile mentre si risiedeva al<br />

proprio posto e immergeva il remo nell'acqua prendendo velocità.<br />

Bryn stese la pala dritta verso la parete del tunnel. La punta graffiò<br />

la roccia.<br />

«È già un po' che si sta restringendo» le confermò Lokan.<br />

Lei non gli chiese che cosa intendesse con un po'. Probabilmente<br />

non sarebbe stato in grado di dirglielo. Se anche la sua stessa vita fosse<br />

dipesa dal saper determinare con precisione da quanto tempo si<br />

trovavano laggiù, non avrebbe saputo affermarlo. Un anno. Dieci<br />

minuti. Ogni cancello doveva rappresentare un'ora della notte, ma<br />

misurare quell'ora con un orologio degli Inferi era una cosa<br />

complicata.<br />

Le spezzava il cuore perdersi persino un solo istante della vita di<br />

Dana. E non riusciva a iniziare a elaborare il fatto che stava per<br />

perdere tutti i momenti, che non l'avrebbe mai più rivista. Così non lo<br />

fece. Pensò unicamente al proprio compito, cioè quello di far passare<br />

Lokan, e si concentrò su come e quando gli avrebbe rivelato tutto ciò<br />

che aveva bisogno di sapere.


«Quel disegno sulla parete...» osservò lui rimuginando.<br />

Spesse linee scure marchiavano la roccia su ciascun lato. Lei allungò<br />

il collo per vedere quanto si estendessero. Non molto, ma divennero<br />

più spesse mentre la barca seguiva la dolce curvatura di un'ansa del<br />

fiume.<br />

«Che cos'ha il disegno?» Si girò a guardarlo, ma lui si limitò a<br />

scrollare le spalle. «Che odore...» notò allora. «Come di zolfo.»<br />

«Forse c'è una sorgente di... Bryn!» Lokan balzò di scatto e le diede<br />

una forte spinta sulle spalle. La barca oscillò pericolosamente mentre<br />

lei scivolava sul fondo, evitando per un pelo di essere impalata da un<br />

enorme spuntone che era schizzato fuori dalla parete rocciosa. La<br />

punta però la colpì e le disegnò una scanalatura profonda lungo la<br />

spalla.<br />

Il dolore fu acuto e pungente, il sangue un rivolo caldo giù per il<br />

braccio.<br />

Lokan si arcuò all' indietro, ma la punta gli sfiorò la maglietta,<br />

lasciando un lungo strappo nel tessuto. «Tutto bene?» Lo sguardo<br />

incollato alla spalla sanguinante.<br />

«Un graffio» minimizzò lei, sperando di avere ragione. Non era il<br />

momento di guardare.<br />

«Sta' giù!» le ordinò, come se fosse necessario dirglielo.<br />

Spuntoni enormi schizzarono fuori dalle pareti, formando un<br />

intrico mortale tra loro e il cancello in oro opaco che splendeva più<br />

avanti.<br />

Lei inclinò il capo all' indietro per osservare Lokan che, a velocità<br />

sovrumana, schivava gli spuntoni, recuperava il remo e rimetteva in<br />

movimento la barca spingendola in avanti.<br />

Nell'espressione nessuna traccia di paura e nessuna esitazione. La<br />

mascella decisa, io sguardo risoluto.<br />

Aveva l'aspetto del semidio che era.<br />

Bryn non era abituata a vederlo in quei termini.<br />

Lei non possedeva né la forza né la velocità di Lokan e non voleva<br />

distrarlo, quindi rimase zitta e immobile sul fondo della barca in attesa


che arrivasse il momento di assumere il suo ruolo.<br />

Il cancello si stagliava dritto di fronte a loro e le vogate li portavano<br />

sempre più vicini. Poi negli angoli in ombra su ciascun lato del<br />

cancello, Bryn scorse un movimento e un riflesso di luce che scintillava<br />

da... scaglie. Le si mozzò il respiro.<br />

Serpenti. Molto più grossi di quelli del cancello precedente. Questi<br />

potevano inghiottire un uomo intero. No, cavolo, questi potevano<br />

inghiottire un intero pullman.<br />

L'odore di zolfo le pizzicò le narici.<br />

Lo sguardo le scattò sulle pareti annerite. Il motivo non era dipinto<br />

o disegnato, era bruciacchiato.<br />

I serpenti si dipanarono dalle spire, sollevandosi.<br />

Il terrore le fece attorcigliare lo stomaco. «Lokan!»<br />

«Li ho visti. Pare proprio che si stiano preparando per una cenetta<br />

all'aperto e noi siamo il piatto principale.» Remava con foga,<br />

abbassandosi e oscillando per evitare gli spuntoni. Uno però gli<br />

scorticò il cuoio capelluto. Dalla ferita uscì sangue, che gli gocciolò<br />

sugli occhi e gli oscurò i capelli lucenti come il sole.<br />

«Giù!» strillò Bryn con il cuore che le martellava contro le costole<br />

mentre una punta arrivava dritta contro di lui. Ma Lokan l'aveva già<br />

vista - o forse avvertita - prima di lei e si era tenuto fuori della sua<br />

portata mentre passavano.<br />

Proprio davanti a loro, i serpenti sembravano crescere e ingrossarsi,<br />

mentre si snodavano dalla massa e si slogavano l'articolazione della<br />

mascella, scoprendo i denti velenosi e lasciando guizzare nell'aria le<br />

lingue biforcute. L'odore di zolfo divenne più intenso. Con un ruggito,<br />

le fiamme sgorgarono dalla loro bocca, annerendo la parete vicina.<br />

Bryn ne avvertì il calore sulla pelle, simile a quello generato<br />

dall'esplosione di una fornace.<br />

Il terrore la colpì mentre brancolava alla ricerca del nome e del<br />

cammino che dovevano prendere, e tutto le sfuggiva. Solo nebbia. Poi<br />

una risposta che non poteva essere quella giusta.<br />

Dentro le fiamme.


Avrebbe voluto dire a Lokan di tornare indietro. L'istinto di<br />

sopravvivenza urlava, ribellandosi alla certezza di dover proseguire<br />

dritti dentro il fuoco. Era troppo caldo, troppo forte. Le fiamme<br />

rotolavano verso l'alto fin sulla volta e poi sulla superficie dell'acqua.<br />

La certezza l'ebbe vinta.<br />

«Dentro le fiamme!» gli ordinò, con una voce che non era la sua. Si<br />

sentiva parlare come se si trovasse all'estremità opposta di un tunnel<br />

lunghissimo, enunciava parole indipendenti dalla sua volontà. La<br />

stessa cosa le era accaduta quando avevano varcato il primo cancello,<br />

ma stavolta la sensazione era più forte. Si sentì inumidire le guance e<br />

pensò di aver di nuovo versato lacrime di sangue.<br />

Le ci vollero uno sforzo di volontà e un'energia immensi per girarsi<br />

a incontrare lo sguardo di Lokan. Lo vide, ma in realtà non vide lui. La<br />

sua immagine era una sagoma distorta in oro e in bronzo, che<br />

tremolava lucente, come l'aria sopra il manto stradale incandescente.<br />

L'aura della sua anima.<br />

Ne aveva già viste quando aveva guidato i defunti. Tuttavia non ne<br />

aveva mai vista una simile, in cui luce e buio si fondevano in una trama<br />

colorata, bella e allarmante allo stesso tempo.<br />

«Dentro le fiamme!» gli ripeté, ributtandosi giù a fissare il cancello<br />

che era ormai talmente luminoso che a stento riusciva a fissarlo. E poi<br />

vide ciò che fino a quel momento le era stato nascosto. Un altro<br />

serpente, scaltro, consapevole, che li osservava avvicinarsi mentre con<br />

la propria forma massiccia ostruiva l'ingresso alla terza circoscrizione<br />

del Duat, gli Inferi di Osiride, il re dei morti.<br />

Bryn si sentiva così debole, gli arti di gelatina, i muscoli del collo<br />

flaccidi. Impiegò un'eternità a portare lo sguardo dietro la barca,<br />

spinta da una spaventosa sensazione premonitrice. E infine vide ciò<br />

che avevano alle spalle, la spira curva di un altro serpente che si stava<br />

immergendo sotto la superficie dell'acqua. Maligno. Orrendo. Peggio<br />

di qualsiasi altro stesse loro di fronte.<br />

Apophis.<br />

Il sangue le si ghiacciò nelle vene.<br />

Se fossero andati avanti, sarebbero stati inceneriti. Se fossero tornati


indietro, avrebbero affrontato l'incarnazione del male, peggiore<br />

persino di Sutekh. Purtroppo non avevano scelta. Forse non l'avevano<br />

mai avuta. Non lei. L'istinto prese il sopravvento e guidò le sue parole,<br />

millenni di memoria genetica parlarono attraverso le sue labbra.<br />

«Nel fuoco!» esclamò, guardando le spinte del corpo di Lokan che<br />

remava vigorosamente. «Le fiamme completano. Le fiamme<br />

incendiano. E il dio camminerà di nuovo sulla Terra.»<br />

L'odore dello zolfo divenne più forte e le pizzicò gli occhi, il naso, le<br />

danzò sulla lingua. Ne avvertì il sapore.<br />

A un tratto si rese conto che lui stava remando al contrario,<br />

allontanandosi dal cancello e dalle fiamme che eruttavano dalle<br />

bocche dei serpenti.<br />

Non si fidava di lei. In quell'istante Bryn pensò che forse non si<br />

fidava di nessuno. Nemmeno di se stesso.<br />

«Nel fuoco!» ripeté con una voce proveniente da una parte di sé che<br />

funzionava a istinto, sfuggendo al suo pieno controllo. «Attraverso il<br />

cancello di Aqebi.»<br />

Avrebbe voluto implorare la sua fiducia, dirgli che dovevano<br />

andare avanti. Avrebbe voluto scongiurarlo di ascoltarla, di prestarle<br />

veramente ascolto, così come aveva sempre fatto in passato, ma le<br />

parole le restavano conficcate in gola. Non poteva che ripetere<br />

continuamente il nome. Continuamente.<br />

Ancora una volta i serpenti spalancarono le bocche, scagliando il<br />

fuoco a colmare quell'esiguo spazio vuoto e a danzare sulla superficie<br />

dell'acqua. Un calore incandescente riempì la grotta e gli spuntoni<br />

iniziarono a muoversi più in fretta, pulsando dentro e fuori.<br />

La volontà non era la sua. La forza le scivolò via.<br />

La barca continuava ad arretrare, centimetro dopo centimetro, le<br />

fiamme un muro di calore incandescente rosso-arancio davanti a loro.<br />

Apophis in agguato alle loro spalle.<br />

No.<br />

Ascoltami.<br />

Lokan. ti prego.


Voltando il capo, Bryn incontrò il suo sguardo e gli impose di<br />

vedere la verità nei suoi occhi. Non c'era altra via che quella di fronte<br />

loro. Nessun'altra chance se non quella che gli offriva lei.<br />

Non sapeva che cosa lui vedesse. Il suo aspetto era quello usuale<br />

oppure in quel momento gli appariva come un'estranea dal volto<br />

segnato da lacrime di sangue?<br />

Con le fiamme che si riversavano ruggendo intorno a loro, Bryn<br />

sostenne il suo sguardo per quella che le parve un'eternità.<br />

Gli disse l'unica cosa che poteva, l'unica parola che le sue labbra<br />

formulavano. «Aqebi.»<br />

La bocca di Lokan si ridusse a una linea sottile e severa. Tic. Tac.<br />

Tic... I secondi delle loro vite scorrevano via come sabbia.<br />

Poi lui remò con forza verso il cancello.<br />

«Adesso» le disse, mentre i serpenti su entrambi i lati si sollevavano,<br />

pronti a sommergerli di fiamme un'altra volta, e il dio del cancello si<br />

palesava, enorme e spaventoso, le mascelle spalancate pronte a<br />

riceverli.<br />

Ad annientarli.<br />

«Aqebi!» gridarono all'unisono, mentre le fiamme si abbattevano<br />

feroci su di loro, travolgendoli.


14<br />

Venite a noi, o voi che veleggiate nella vostra barca.<br />

Massiccio dello Zugspitze, Germania<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Dagan ruotò di scatto su se stesso esaminando la loro prigione.<br />

Dietro di loro la porta in metallo, tutt'intorno una gabbia di vetro. Ci<br />

picchiettò contro un dito saggiandola.<br />

«Secondo me è vetro antiproiettile con rinforzi in Alon» considerò<br />

Mal, la voce vibrante di rabbia. Gli avevano portato via la sua<br />

compagna.<br />

Dagan non dubitava che le Matriarche sperassero che lui e Alastor<br />

avrebbero accusato Calliope di averli traditi, di averli adescati in quella<br />

trappola. Indebolire il legame esistente tra i tre fratelli, spargendo il<br />

seme della diffidenza, era un'ottima strategia. Solo che lui non ci<br />

cascava. Conosceva i loro sistemi. Quindi tacque.<br />

«Se così fosse, sarebbe a prova di proiettili perforanti calibro<br />

cinquanta» osservò Alastor.<br />

Mal tirò indietro il braccio e sferrò un pugno contro il vetro con<br />

tutte le sue forze. La pelle sulle nocche si aprì e il sangue gli gocciolò<br />

dalla mano, il vetro, però, non venne minimamente scalfito. «Il che<br />

significa anche a prova di mietitore.»<br />

Dagan annuì e cercò un'alternativa. Il pavimento era in pietra, il<br />

soffitto dello stesso tipo di vetro. Non c'era nient'altro. Tranne lui e i<br />

suoi fratelli, e la potenza della loro rabbia.<br />

Si tese verso le energie che fluivano tra la Terra e gli Inferi. Se solo<br />

fosse riuscito ad afferrarne le fila, sarebbe stato in grado di fonderle in<br />

modo da creare una frattura tra i regni e aprire un portale. Le sentiva


scorrere proprio appena al di fuori della propria portata. Quanto più<br />

cercava di afferrarle, tanto più aumentava la distanza.<br />

Alastor scosse la testa, indicando che non aveva maggior successo<br />

nell'aprire un portale.<br />

«E io nemmeno» comunicò Mal, e compì un giro completo su se<br />

stesso alla ricerca di altre possibilità.<br />

Arricciando le dita, Alastor colpì la porta in metallo. I risultati non<br />

furono di grande effetto. Neanche un segnetto. Tirò indietro la mano<br />

e sferrò un secondo colpo e poi un terzo. I movimenti erano metodici,<br />

controllati, e non tradivano minimamente il tormento interiore che<br />

provava in quel momento, come sapeva bene Dagan.<br />

«Aspetta» lo fermò, afferrandolo per il polso.<br />

Al di là del vetro le luci si accesero illuminando un ambiente vasto e<br />

vuoto. No, non vuoto. C'erano dei mobili: tre sedie su una predella in<br />

pietra all'estremità opposta della stanza. La vista ricordò loro il trono<br />

dorato che usava Sutekh nel proprio salone di ricevimento.<br />

«Sedie degne di un dio» mormorò Alastor.<br />

Mal inarcò un sopracciglio. «Mi chiedo se abbiano fatto uno sconto<br />

per grossi quantitativi.»<br />

Nello spazio che li confinava l'energia aumentò d'intensità e le<br />

molecole iniziarono a vibrare, frenetiche. Dagan si girò a fissare<br />

l'estremità opposta della stanza, il punto da cui proveniva<br />

quell'impennata di potere. Stava arrivando qualcuno.<br />

«Si va in scena» annunciò.<br />

Alastor e Mal si disposero ai suoi fianchi e rimasero a osservare le<br />

guardie armate che entravano da quel punto della stanza formando<br />

una falange intorno a tre donne. Le Matriarche. Le tonache rosso scuro<br />

ricamate con fili neri le coprivano dalla testa ai piedi. Nessuna parte<br />

del corpo era visibile, persino le maniche si estendevano oltre le punte<br />

delle dita.<br />

Ma non erano le Matriarche ad attrarre la sua attenzione, bensì la<br />

donna che entrava al loro seguito.<br />

Con un suono inarticolato si sollevò, pronto a scagliarsi contro il<br />

vetro. La solida barriera del braccio di Alastor scattò dritta davanti al


torace di Dagan. «Buono» lo calmò. Due sillabe brevi, cariche di<br />

tensione. Nel frattempo Mal gli richiudeva il pugno intorno al dorso<br />

della maglietta.<br />

Dagan si accorse a malapena di loro, gli occhi fissi su Roxy.<br />

Sembrava stanca. Preoccupata. Poi gli occhi verdi dai riflessi bronzei<br />

incontrarono i suoi, fieri e inflessibili. Si fermò, portò un fianco in<br />

fuori, con un atteggiamento temerario e del tutto impudente<br />

nonostante le occhiaie sotto gli occhi. Lui capì: era il suo modo per<br />

dirgli che stava bene.<br />

Solo quando la pressione diminuì e dopo aver tratto un respiro<br />

profondo, Dagan si accorse di aver smesso di respirare nell'attimo<br />

stesso in cui lei era entrata, il petto stritolato da una morsa.<br />

Dietro c'era Naphré Kurata, la compagna di Alastor. Fredda e<br />

composta. Impassibile. Voltò il capo e gli occhi incontrarono quelli del<br />

compagno. Le labbra le si incurvarono in un sorriso impercettibile e, in<br />

un sospiro che perforò il silenzio, gli disse: «Sei arrivato in tempo. Di<br />

nuovo».<br />

Le parole per Dagan non avevano alcun significato, ma era<br />

evidente che per Alastor sì, perché parte della tensione lo abbandonò.<br />

Le Matriarche si raggelarono di colpo e si voltarono come un sol<br />

uomo. Di certo, parlando Naphré aveva infranto qualche protocollo.<br />

Dagan s'irrigidì, pronto a scagliarsi su Alastor e a trattenerlo. Ma, con<br />

sua grande sorpresa, le figure incappucciate si limitarono a procedere<br />

con movimenti fluidi ed essenziali, talmente aggraziate che sembrava<br />

fluttuassero sul pavimento. Forse era così. Difficile a dirsi con le<br />

tonache che ricoprivano loro i piedi.<br />

Le Matriarche si sedettero e le guardie si dispersero sul fondo della<br />

sala. E poi nessuno disse un cazzo di niente. Il silenzio si prolungò.<br />

Erano in attesa di qualcosa e Dagan si guardò bene dal fare<br />

osservazioni sarcastiche sulla superiorità propria e dei fratelli, perché<br />

quello non era un buon modo di aprire un dialogo.<br />

La sua piccola incursione nel regno di Osiride, dove aveva dovuto<br />

estrarsi il cuore e metterlo su una bilancia perché ne giudicassero la<br />

dignità, gli aveva insegnato un paio di cosette sul tenere a freno la<br />

lingua.


Incrociando le braccia sul torace, mantenne un'espressione<br />

impassibile e i suoi fratelli lo imitarono.<br />

La figura incappucciata sulla sinistra parlò per prima, «lo sono<br />

Amunet» si presentò e quindi, accennando con un gesto di volta in<br />

volta a ciascuna delle Matriarche, rivelò i loro nomi. «Beset. Hathor.»<br />

Anche Dagan fece le presentazioni e, quando ebbe terminato, Mal<br />

pronunciò una parola. «Calliope.»<br />

Quella dal nome Beset sussultò quasi impercettibilmente, ma<br />

quanto bastava a indurre Dagan a credere che fosse sorpresa.<br />

La donna girò la testa, annuì in direzione della zona non illuminata<br />

e, un attimo dopo, Calliope fece il proprio ingresso, scortata da<br />

guardie vestite di nero, in numero doppio rispetto a quelle che<br />

sorvegliavano Naphré e Roxy.<br />

Mal inveì a fior di labbra e avanzò. «Lei non aveva scelta» spiegò.<br />

«L'ho costretta io a portarci qui. lo l'ho minacciata. Se c'è qualcuno che<br />

deve essere ritenuto responsabile, quello sono io. lo...»<br />

«Voi state tentando di difendere ciò che non lo è» lo interruppe<br />

secca Beset. «Un membro della Guardia di Aset ha condotto i nostri<br />

nemici in mezzo a noi.»<br />

«Il nemico del mio nemico è mio amico.» Le parole di Mal<br />

echeggiarono nei pensieri di Dagan, lasciandolo disorientato, come se,<br />

invece che con le orecchie, le stesse sentendo nella mente e<br />

pronunciate da un'altra voce. La voce di Lokan.<br />

Lanciò uno sguardo ai fratelli, ma nessuno dei due sembrava avere<br />

sentito nulla. O era vero, oppure quei due erano molto più bravi di lui<br />

nei sotterfugi.<br />

Mal non aveva occhi che per Calliope. «Stai bene, tesoro?» Un<br />

impercettibile cenno d'assenso fu la sola risposta, ma sembrò<br />

sufficiente. Lui avanzò verso la parete in vetro fino a inumidirla con il<br />

proprio respiro, mentre si rivolgeva alle Matriarche. «Lei non avrebbe<br />

mai potuto condurci qui, se voi non l'aveste permesso» sottolineò in<br />

tono sicuro e deciso. «Voi ci volevate qui, quindi bando ai giochetti<br />

politici e, invece di sprecare il tempo, diteci che cosa proponete. E, già<br />

che ci siete, diteci anche come riavere nostro fratello.»


I cappucci oscuravano loro il volto quindi Dagan non sapeva<br />

spiegarsi il perché di quell'idea, ma avrebbe giurato che le Matriarche<br />

fossero più divertite che offese.<br />

Hathor si rivolse a Calliope. «Ma è un insolente!»<br />

«Non lo nego» fu la replica.<br />

«Collaborerà con noi?»<br />

Collaborare con loro. Musica per le sue orecchie.<br />

Calliope incontrò il suo sguardo al di là del vetro. «Lo faranno. In<br />

questo momento i nemici sono gli alleati, uniti da uno scopo comune.»<br />

«E quale sarebbe questo scopo!» chiese Dagan.<br />

«lo desidero esprimere formalmente la mia disapprovazione,<br />

ancora una volta» obiettò una donna, emergendo dalla zona in ombra<br />

dietro le Matriarche. Era alta ed elegante. Aveva la pelle e gli occhi<br />

scuri, gli zigomi alti e le labbra piene. I capelli una cuffia di riccioli folti,<br />

tagliati corti sulla testa.<br />

Hathor le lanciò un'occhiata. «Ne abbiamo preso debitamente<br />

nota, Zalika.»<br />

Zalika. Calliope aveva menzionato quel nome. Calliope aveva<br />

fiducia in lei, la stimava. E, a quanto pareva, valeva lo stesso per le<br />

Matriarche.<br />

«E i vostri argomenti sono validi» proseguì Hathor. «Tuttavia è<br />

questa la soluzione migliore. La collettività anteposta al singolo. Voi<br />

metterete da parte la vostra ripugnanza nei confronti dei mietitori<br />

d'anime e noi collaboreremo con loro per conseguire un bene<br />

maggiore.»<br />

Dagan non guardò i propri fratelli, ma avvertiva la tensione<br />

scuoterli come una scarica elettrica proveniente da un cavo scoperto.<br />

Come poteva costituire il bene maggiore il fatto di riavere Lokan?<br />

Sapeva per quali motivi lui, Alastor e Mal la vedevano così, ma non<br />

riusciva a intuire quale beneficio ne avrebbero tratto Aset o le sue<br />

Figlie.<br />

Gli occhi di Zalika scivolarono su Dagan, poi su Alastor e infine su<br />

Mal, valutandoli. Giudicandoli. Su Mal si soffermarono più a lungo.<br />

Quindi chinò la testa e indietreggiò.


Mentre si muoveva, Calliope allungò una mano e le strinse<br />

l'avambraccio, rassicurandola, in un segno di amicizia. Forse quello<br />

spiegava lo sguardo fisso su Mal: Zalika gli aveva inviato un messaggio<br />

silenzioso, del tipo che gli prometteva vendetta certa se lui avesse<br />

tradito la sua amica.<br />

Stranamente la cosa fece provare a Dagan una certa affinità nei<br />

confronti della donna.<br />

«Allora collaborate con i mietitori d'anime, giusto?» si accertò<br />

Dagan mentre lo sguardo gli scivolava su Roxy. Voleva uscire da<br />

quella gabbia. La voleva tra le braccia, voleva far scorrere le mani su<br />

ogni centimetro del suo corpo e assicurarsi che non fosse ferita. Il<br />

dolore di averla quasi persa quando Gahiji le aveva strappato il cuore<br />

era ancora troppo vivo, troppo crudo.<br />

Quella situazione non gli piaceva, non gli piaceva nessuna<br />

situazione che costituisse una minaccia per Roxy. Ma sembrava che lei<br />

stesse bene. Illesa, forse solo un po' stanca. Fu solo grazie a quella<br />

considerazione che riuscì a tenere sotto controllo la propria furia.<br />

«Forse potreste volerci chiedere come ci sentiamo all'idea di<br />

lavorare insieme a stretto contatto. Meglio ancora, potreste dirci con<br />

precisione su che cosa collaboreremo.»<br />

Non aveva ancora terminato la frase, che Beset non fu più dall'altro<br />

lato della stanza, ma di fronte a loro, con la sola parete di vetro a<br />

dividerli. A quella distanza, Dagan riusciva a distinguere ogni singolo<br />

filo nero che le decorava la tonaca e il bagliore della catena d'oro che<br />

le pendeva dal collo.<br />

Non poteva scorgere gli occhi, ma la avvertì scrutarlo per un lungo<br />

istante, prima di sentirla affermare: «Voi non mi consentite di vedere i<br />

vostri pensieri».<br />

«Ma va?» Non era sua intenzione reagire in quel modo, doveva<br />

ricordarsi di essere diplomatico. «Cioè, esatto. Niente da fare. I miei<br />

pensieri sono privati.»<br />

«Roxy» chiamò Beset, e lei avanzò di qualche passo.<br />

Lui la osservò camminare, notando la consueta spavalderia. Le<br />

gambe erano a posto: niente fratture né distorsioni. Esaminò mani e<br />

braccia: anche quelle sembravano a posto. Niente escoriazioni né


segni di corde intorno ai polsi. Le sue condizioni apparentemente<br />

buone furono di conforto.<br />

In quei momento era a fianco di Beset e Dagan assaporò<br />

lentamente la sua immagine.<br />

«Voi avete un legame con lui?» le chiese la Matriarca.<br />

«Sì» ammise Roxy, riferendosi al legame psichico che li legava da<br />

quando aveva bevuto per la prima volta il suo sangue.<br />

«Ve ne servirete per ottenere delle risposte per me.»<br />

«No.» Roxy sostenne lo sguardo del mietitore. «No, non lo farò.<br />

Non tradirò la Guardia, ma non posso tradire nemmeno lui. Non vi<br />

consentirò di intrufolarvi nella sua mente tramite me.»<br />

«Dunque ci tradireste per lui?»<br />

«Non più di quanto tradirei lui per voi.»<br />

Beset allora tacque e lui avvertì la sua intrusione quando frugò ai<br />

margini dei suoi pensieri alla ricerca di una crepa nelle difese. Davvero<br />

fottutamente improbabile. Per secoli aveva eretto barriere contro<br />

Sutekh. Beset non era nulla in confronto al vecchio.<br />

Certo era potente, immensamente potente. Ma, in fondo, lo era<br />

anche lui.<br />

«Non riuscirete a rovistare nella mia testa, quindi smettete di<br />

provarci» intimò. «Se avete una domanda, fatemela. Vi risponderò.»<br />

«Ah, sì, lo farete davvero, mietitore? E le vostre parole<br />

corrisponderanno a verità?»<br />

«Così sarà. A certe condizioni. Voi liberate la mia compagna e le<br />

compagne dei miei fratelli, senza minacce, e noi ce ne staremo tutti qui<br />

buoni buoni. Soddisfatte le condizioni, avrete le vostre risposte.»<br />

«E se rifiutassi?»<br />

Un lento respiro. Poi una mano scattò attraverso il vetro, dritta<br />

contro la gola di Beset. Dagan richiuse le dita intorno a essa quanto<br />

bastava per trattenerla senza farle del male, quindi attraversò la parete<br />

di vetro e rimase, torace contro torace, fuori della gabbia che lei aveva<br />

fatto costruire per lui.<br />

«Allora avreste un problemino» concluse.


Inferi, Dodici Cancelli di Osiride<br />

Andavano alla deriva.<br />

Lokan rovistò nello zaino, ne estrasse una bottiglia d'acqua e si<br />

trascinò in avanti fino a raggiungere Bryn. Aveva il volto rigato di<br />

sangue. Ma non vi era traccia della devastazione del fuoco: gli<br />

indumenti non erano bruciati, la pelle non aveva vesciche. Gettò uno<br />

sguardo alle proprie mani e si rese conto che anche lui era illeso.<br />

Poi si accorse di sentirsi meglio, più forte. Lei gli aveva detto che le<br />

fiamme completavano e aveva avuto ragione. Si sentiva come se<br />

avesse ingerito due chili di zucchero o avesse dormito per dodici ore di<br />

seguito.<br />

Ma anche quando le sollevò il capo per appoggiarselo in grembo,<br />

Bryn non si mosse. Lo colse l'ansia. Appoggiò la bottiglia sul fondo<br />

della barca e si strappò l'orlo della camicia. Lo inumidì con un po'<br />

d'acqua e le accarezzò le guance, ripulendole dal sangue, quindi fece la<br />

stessa cosa con la ferita sulla spalla, quella che lei aveva definito solo<br />

un graffio. Per fortuna era davvero superficiale.<br />

Le palpebre si mossero e lei aprì gli occhi, ricambiando il suo<br />

sguardo. Un sollievo dolce e profondo.<br />

Bryn dagli occhi scuri tanto belli, così caldi e dolci. Le fissò le labbra.<br />

Quello inferiore portava il segno di un morso che doveva essersi<br />

procurata in un qualche momento durante quella traumatica<br />

esperienza. Moriva dalla voglia di baciare quella macchiolina, di<br />

baciare lei. Si chinò solo di poco e si ritrovò frustrato e deluso quando<br />

lei si servì dei gomiti per scostarsi, mettendosi a sedere. Mentre<br />

prendeva la bottiglia dell'acqua, non lo guardò negli occhi. Svitò il<br />

tappo e ne prese un sorso.<br />

Avrebbe dovuto lasciar perdere. Avrebbe dovuto limitarsi ad<br />

afferrare il remo e a proseguire. Tutto nella sua postura e nei suoi gesti<br />

lasciava intendere che lei non voleva incamminarsi per quella strada.<br />

Non con lui.<br />

Ma Lokan non poteva lasciar perdere.<br />

Con delicatezza le passò le dita lungo la mandibola e le girò il capo


fino a quando lei non lo fissò dritto negli occhi.<br />

«lo voglio baciarti» le disse. «Voglio tenerti tanto stretta da sentire il<br />

tuo cuore battere contro il mio.»<br />

Lei trasalì, le labbra le si dischiusero senza che gli occhi si staccassero<br />

mai dai suoi.<br />

Lokan lasciò scivolare le dita lungo il collo fino a quando percepì il<br />

battito contro le punte delle dita. Lei si irrigidì, ma non si allontanò.<br />

«Voglio baciarti qui...» E spostò le dita lungo la clavicola, facendole<br />

poi scivolare nello scollo della camicia. Le si mozzò il respiro. «E qui...»<br />

Le infilò le dita nel colletto e le nocche finirono sempre più in basso,<br />

fino al rigonfiamento del seno. «E qui.»<br />

Lei abbassò le palpebre e deglutì.<br />

Le dita scesero ancora, e le sfiorarono il bocciolo duro del<br />

capezzolo. Lei espirò bruscamente, pur restando completamente<br />

immobile.<br />

«E tu me lo lascerai fare» le disse.<br />

Gli occhi le si spalancarono e il dolore che lui vi lesse lo lasciò<br />

sgomento.<br />

«Lokan, ti prego. Non...» Scosse il capo, il respiro affrettato, quindi<br />

gli richiuse le dita intorno al polso e allontanò la mano. «Scusa.» Prese<br />

il remo e si scostò quanto la barca consentiva.<br />

Lui glielo permise. Insistere a quel punto non gli sarebbe servito a<br />

niente. Avrebbe atteso, studiando la propria preda. E al momento<br />

giusto, avrebbe convinto Bryn a spiegargli quei segnali tanto confusi<br />

che gli inviava, e quell'angoscia.<br />

Remarono per un po' di tempo. Pensò che dovessero essere<br />

trascorse ore, ma era difficile determinarlo. Tecnicamente sapeva che i<br />

Dodici Cancelli rappresentavano le dodici ore della notte, ma gli Inferi<br />

erano un luogo contorto. Le ore potevano essere tradotte in anni o in<br />

secondi, a seconda del territorio in cui si entrava.<br />

Il fiume era liscio come l'olio e la corrente inesistente. Se non<br />

avessero remato, non si sarebbero mossi. Quindi ce la mise tutta,<br />

immaginando che procedere velocemente fosse meglio che<br />

lentamente.


«Perché non ti distendi?» propose a Bryn. Aveva le spalle afflosciate<br />

e il suo atteggiamento urlava sfinimento. Lokan aveva la forza di un<br />

semidio, lei no. «Riposati.»<br />

«Mi opporrei, se probabilmente non si trattasse di una buona idea.»<br />

«Distenditi qui.» Chinò il mento verso il proprio grembo.<br />

Lei lo guardò negli occhi. «Tu devi remare.»<br />

«Non remo con il grembo.» Al solo pensiero della sua testa lì...<br />

Lo zaino era tra loro, a metà della barca. Lei lo prese, se lo avvicinò,<br />

se ne servì come cuscino e allungò le gambe verso la prua.<br />

«Coniglio» la rimproverò lui con voce sommessa.<br />

«Che cosa mi ha tradito? Le orecchie?» Si spostò alla ricerca di una<br />

posizione più comoda. Aveva chiuso gli occhi e dall'elastico della coda<br />

di cavallo i capelli le si allargavano a ventaglio.<br />

Lokan avrebbe voluto intrecciare le dita a quelle ciocche lisce e<br />

scure, affondare il volto contro il suo collo e inspirare il suo profumo.<br />

Sì. Doveva ammettere che, qualsiasi cosa fosse quella che provava per<br />

Bryn, se la portava dentro da un po'. Era solo che non si era mai<br />

permesso di vederla.<br />

L'attrazione non era a senso unico. E nemmeno l'emozione. Eppure<br />

lei teneva sempre sollevato il segnale rosso fiamma dello stop e lui<br />

doveva escogitare il modo di farglielo sostituire con quello verde del<br />

via libera.<br />

Continuò a remare, con le pareti della cavità che non mutavano<br />

mai, sempre la stessa pietra grigia, interrotta qua e là da zone scure e<br />

da fessure. Aveva la sensazione che degli occhi osservassero il loro<br />

passaggio, ma non si soffermò per esaminare più attentamente. Non<br />

ce n'era motivo: se fosse apparsa qualche minaccia, l'avrebbe<br />

affrontata.<br />

Qualche tempo dopo, Bryn si mosse. Prese la bottiglia d'acqua, ne<br />

bevve un sorso, quindi gliela porse. Poi spezzò una barretta energetica<br />

in due parti e gli passò la metà più grande. Particolare che non gli<br />

sfuggì. Per un istante restarono occhi negli occhi mentre le dita si<br />

sfioravano.<br />

Bryn distolse lo sguardo.


A volte Lokan era assolutamente favorevole a un silenzio tra amici,<br />

però rimase deluso quando lei non iniziò a parlare. La Bryn che<br />

conosceva era una chiacchierona. Divagava e faceva associazioni di<br />

idee che non avevano sempre senso. Però sempre in un modo...<br />

carino.<br />

Quella Bryn era diversa. Era come se, scendendo negli Inferi, avesse<br />

indossato i panni di un'altra persona.<br />

Nella zona nulla, Lokan si era ritrovato solo, con nient'altro che i<br />

pensieri, i ricordi e le immagini a tenergli compagnia.<br />

Era stato segregato nel silenzio.<br />

E in quel momento desiderava sentire la voce di Bryn, quel<br />

chiacchierio spensierato che era stato una parte inscindibile della sua<br />

personalità.<br />

Ripensando agli anni in cui si erano frequentati, si rese conto di<br />

quanto gli fosse piaciuto ascoltarla parlare di tutto e di niente, in un<br />

pasticcio intricato.<br />

Masticò e deglutì un pezzo della barretta, quindi abbassò lo<br />

sguardo guardandola schifato. «Ma a che gusto è?»<br />

Lei diede un'occhiata all'involucro prima di rimetterlo nello zaino.<br />

«Toffoletta al cioccolato. Perché?»<br />

«Sa di segatura...» S'interruppe mentre un ricordo gli vagava nella<br />

mente. «Te la ricordi quella volta che hai fatto quei biscotti con la<br />

farina d'avena? Quelli con il cioccolato fuso sopra? E poi ci hai messo<br />

dentro una toffoletta scottata al punto da essere marrone dorato?» Ne<br />

sentiva ancora il sapore.<br />

Lei gli lanciò un'occhiata in tralice da sopra una spalla, espressione<br />

che non riuscì a interpretare, ma pensò di aver scorto anche un angolo<br />

della bocca sollevarsi in un sorriso.<br />

«Fammene qualcuno quando torniamo.»<br />

Come stroncare l'umore di una persona! Bryn si rattrappì, curva<br />

sulla barretta, escludendolo.<br />

Lokan avrebbe voluto toccarla, costringerla a dirgli che cazzo stava<br />

accadendo, perché era tanto volubile. Avrebbe desiderato assicurarle<br />

che l'avrebbe protetta, che li avrebbe riportati entrambi a casa, dalla


loro bambina.<br />

Però non voleva mentirle. Chi era lui per garantirle la salvezza<br />

quando lei si era dovuta spingere fin lì per cercarlo?<br />

«Come li avevi chiamati, quei biscotti?» le chiese nella speranza di<br />

indurla a parlare. Voleva sentirsi inondato dal suono della sua voce e<br />

sapeva che Bryn poteva chiacchierare all'infinito di ingredienti, ricette<br />

e aggeggi da cucina.<br />

Di nuovo lei gli lanciò un'occhiata. Negli occhi ombre che lui non<br />

riusciva a interpretare.<br />

«S'mores» gli ricordò.<br />

Dopodiché si rigirò verso la prua e sollevò il proprio remo,<br />

lasciandolo a guardare la curva della sua schiena, il movimento delle<br />

braccia e delle spalle, e a chiedersi perché mai si sentiva come se lo<br />

avessero privato di qualcosa di importante.


15<br />

Ciò che a voi spetta, o sacri serpenti che siete in questo lago, è la<br />

sorveglianza delle vostre fiamme e dei vostri fuochi in modo che<br />

possiate scagliarli contro i nemici, e il vostro calore bruciante contro<br />

coloro le cui bocche sono malvagie.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Quando Lokan aprì gli occhi, il fiume era un nastro scuro e lucente<br />

davanti a loro. Avevano fatto a turno per dormire: uno si riposava e<br />

l'altro stava di guardia. Non l'avrebbe definito ideale, ma con lo zaino<br />

come cuscino non era stato male. Tutto era relativo. E, paragonato<br />

alla zona nulla, quello rasentava la perfezione.<br />

In lontananza distinse un cancello enorme e, al di là di esso, fiamme<br />

che guizzavano contorcendosi. Dopo un istante si accorse che non si<br />

trattava di semplici fiamme. Erano le anime dei dannati e i movimenti<br />

la danza straziata dell'agonia, mentre venivano consumate dal fuoco.<br />

«Lago di fuoco» constatò. «Mi fa rimpiangere di non avere Mal al<br />

mio fianco per questo passaggio. Lui ha avuto a che fare con alcune<br />

delle concubine di Xaphan.»<br />

«Xaphan?» Sulla barca Bryn si era seduta rivolta all' indietro e lo<br />

guardava in faccia, mentre si riposava da quella remata<br />

interminabile.A Lokan pareva che avessero vogato per un secolo e lei<br />

doveva sentirne maggiormente l'effetto, dato che non possedeva il<br />

suo super metabolismo. Ciononostante aveva insistito per fare la<br />

propria parte e non limitarsi al semplice ruolo di passeggero, scelta<br />

degna di rispetto.<br />

Guidò l'imbarcazione verso la riva del fiume e lasciò che la prua<br />

appoggiasse il muso sulla spiaggia rocciosa. Scese e le porse la mano.<br />

«Pausa per lo stretching» dichiarò notando la sua espressione<br />

confusa. La prese per mano e la mise in piedi. Poi, quando lei inclinò la


testa ali f indietro e lo fissò, dovette soffocare l'impulso ad avvolgerle la<br />

vita con le braccia e stringerla a sé.<br />

«Se resto seduto in questa barca ancora per un secondo, diventerò<br />

di pietra.» Scelta di termini infelice, visto che una parte di lui aveva già<br />

iniziato a indurirsi come pietra.<br />

Bryn distolse lo sguardo. «E allora... chi è Xaphan?»<br />

«Il custode dei bracieri che accendono i laghi di fuoco.»<br />

«Lo conosci? Ci può aiutare?»<br />

«Sì, alla prima domanda. Ho stretto patti con lui nel corso degli<br />

anni. Non sono molti i potenti degli Inferi con i quali io non abbia<br />

dialogato in qualità di ambasciatore di mio padre.»<br />

«E la seconda domanda?»<br />

«A quella un forse. Ma io penso che il punto più pertinente sia se ci<br />

aiuterebbe. Quello è quasi sicuramente un no. Xaphan non è il tipo da<br />

fare qualcosa che non gli procuri un diretto beneficio. E io non vedo<br />

che cosa ci possa guadagnare ad aiutarci.»<br />

«E le sue concubine? Che cosa sono?»<br />

«Spiriti del fuoco.»<br />

Lei arcuò le sopracciglia. «Tuo fratello Mal se ne va a letto con gli<br />

spiriti del fuoco? Ma non è... pericoloso?»<br />

Lokan le rivolse un ampio sorriso ripensando al fratello e a quanto<br />

gli piacesse pattinare il più vicino possibile al bordo del precipizio.<br />

«Infatti» rispose. «Sì, lo è. A Mal piace rendere le cose piccanti.»<br />

Bryn abbassò il mento e si allontanò di un passo.<br />

«Che c'è?» le chiese, sicuro che stesse per domandargli qualcosa e<br />

incerto sul motivo per cui esitava.<br />

«Vai a letto anche tu con gli spiriti del fuoco?» gli chiese d'un fiato.<br />

Aveva evidentemente frainteso il motivo del suo sorriso. «Cioè... lo so<br />

che non sono affari miei, e in realtà non dovrei neanche chiedertelo...»<br />

«No.»<br />

Lei trasse un brusco respiro.<br />

«Non sono un santo, Bryn, mentirei se ti dicessi che lo sono e penso


che ormai siamo più che d'accordo: niente più bugie. Però io non vado<br />

a letto con ogni gonnella che mi passa davanti.»<br />

«Tu non lo fai.»<br />

Era una domanda o un'affermazione? Non sapeva dirlo. Scosse il<br />

capo allargando le braccia. «E tu lo sai che non lo faccio perché sai<br />

bene dove passo la maggior parte del tempo. Quante notti ho<br />

dormito sul tuo divano?»<br />

Era stato così. Non all'inizio, successivamente sì. Mentre Dana<br />

cresceva, lui e Bryn passavano il tempo insieme. Era diventata una<br />

routine. Lokan aveva dormito sul suo sofà più volte di quante riuscisse<br />

a contarne, e non perché doveva. Sarebbe stato facilissimo aprire un<br />

portale e filare nel suo letto.<br />

Aveva dormito su quel divano perché lei glielo aveva offerto e<br />

perché lui non voleva andarsene. Perché gli era piaciuta l'idea di<br />

sapere che sua figlia dormiva nel lettino in quella stessa casa e che, al<br />

risveglio al mattino, con quei suoi occhioni blu e la sua risata<br />

argentina, lui sarebbe stato lì. Perché gli piaceva vedere Bryn nel<br />

pigiama di flanella color porpora e con i capelli raccolti nella coda di<br />

cavallo. Perché gli era piaciuto avere la sensazione che...<br />

No, lascia perdere.<br />

Poi lo colpì una constatazione. Lei era sempre stata lì. Lui era<br />

passato per caso, inatteso, e lei era lì. Si era svegliato la mattina e lei<br />

era lì.<br />

Non aveva mai avuto compagnia a letto.<br />

In quell'istante Lokan si rese conto che, seppur inconsciamente, lo<br />

aveva sempre saputo. E se fosse stato in un qualsiasi altro modo, se ne<br />

sarebbe dispiaciuto.<br />

Quando si diceva due pesi e due misure. Lui non l'aveva rivendicata<br />

come sua, ma sarebbe andato fuori di testa se qualcun altro l'avesse<br />

fatto.<br />

Si chinò a raccogliere un sasso piatto, lo soppesò nella mano e lo<br />

scagliò a rimbalzare sulla superficie liscia del fiume. Rimbalzò una, due<br />

volte...<br />

Proprio prima della terza la testa di un serpente ruppe la superficie


e lo inghiottì in un boccone.<br />

«Oh» mormorò Bryn, emettendo un suono simile a un palloncino<br />

che si sgonfiava. Non si poteva rimproverarla. Quella bestia era<br />

grande abbastanza da inghiottire per intero quella dannatissima barca.<br />

«Per te non c'è mai stato nessun altro» constatò lui, mantenendo il<br />

proprio sguardo sull'acqua, senza fissarla. Senza osare guardarla<br />

perché, se lo avesse fatto, l'avrebbe presa tra le braccia e l'avrebbe<br />

baciata con passione. Rivendicandola come sua. «Non sei mai uscita<br />

una volta in tutti questi anni.»<br />

«Che co...?» Bryn scoppiò in una risata colma di incredulità. Quindi<br />

sospirò. «No, non c'è mai stato nessuno.»<br />

Lui si chinò, prese un altro sasso e lo lanciò sull'acqua. Un altro<br />

serpente si sollevò dagli abissi.<br />

«Come mai sembri tanto compiaciuto e soddisfatto della cosa?» gli<br />

chiese.<br />

«Lo sono. Compiaciuto e soddisfatto.» Allora voltò la testa e la<br />

guardò.<br />

Il respiro l'abbandonò di colpo. Gli scudi difensivi le vennero a<br />

mancare e la sua espressione tradì sorpresa, confusione e...<br />

qualcos'altro che lui non riuscì del tutto ad afferrare. Pensò che potesse<br />

essere rimpianto. Poi lei si richiuse ermeticamente. Glielo aveva visto<br />

fare altre volte. Spesso. Era una strategia di cui si serviva quando<br />

voleva tenerlo a distanza. Quando voleva dirgli che qualcosa era<br />

off-limits. Che lei era off-limits.<br />

Coscientemente non l'aveva mai notato prima. Tutti quegli anni...<br />

Eppure Lokan non si era mai reso conto che aveva eretto un muro<br />

invisibile tra loro, dividendo con lui l'amore per la figlia, ma senza mai<br />

davvero condividere se stessa. Gli permetteva di sfiorare la superficie,<br />

ma non gli aveva mai mostrato che cosa si portava dentro, nel<br />

profondo. E lui non se ne era mai accorto perché era sempre stato così<br />

fottutamente assorbito da se stesso.<br />

Al pensiero si vergognò.<br />

Pian piano allungò una mano e le tolse l'elastico dai capelli. Ciocche<br />

scure le ricaddero sulle spalle e lungo la schiena.


«Ti ricordi la prima volta che l'ho fatto?» le chiese con voce<br />

profonda e roca.<br />

«Sì.» Si passò la punta della lingua sul labbro inferiore.<br />

«E ti ricordi che cosa ho detto?»<br />

«Che erano più sexy.»<br />

«Lo sono.» Si sporse in avanti. Lei all' indietro.<br />

Lokan si sporse di un altro po', ma stavolta lei rimase immobile,<br />

tremante da capo a piedi. Lui inspirò, inalando il profumo della sua<br />

pelle, dei suoi capelli. Bryn non si mosse. Non respirò.<br />

«Ti prego» gli sussurrò e, anche se lui voleva illudersi che stesse<br />

implorando un suo bacio, la verità era che sapeva benissimo che gli<br />

stava chiedendo di lasciarle spazio.<br />

Lui non si mosse, le labbra a pochi centimetri dalle sue e l'impulso<br />

urgente di colmare quella distanza, di baciarla.<br />

Ma tutto in lei lo pregava di indietreggiare.<br />

E così fece. Si allontanò quanto bastava per abbassare lo sguardo e<br />

scorgerle negli occhi quel guizzo di tristezza, solo un attimo prima che<br />

lei lo mettesse sotto chiave e lo nascondesse.<br />

«Dobbiamo fare in modo che tu esca di qui» affermò lei. «È di<br />

questo che si tratta, Lokan.»<br />

«D'accordo. E una volta fuori, Bryn, guarda che abbiamo delle<br />

faccende da sistemare. Ti credevo umana mentre io invece non lo ero.<br />

E non è che la cosa aprisse tante possibilità.»<br />

«E le possibilità non ci sono nemmeno ora, Lokan. Neanche una.»<br />

«E allora perché hai quello sguardo triste quando lo dici?»<br />

«lo sono...» Una smorfia di disapprovazione e un gran sospiro,<br />

quindi volse il viso verso il fiume e le fiamme in lontananza.<br />

«Dovremmo andare.»<br />

Sì, sarebbero dovuti andare. Quanto prima si mettevano in marcia<br />

tanto prima avrebbero potuto sostenere le ardue prove di Osiride.<br />

Lokan le tenne ferma la barca mentre lei ci risaliva, quindi ci montò<br />

a sua volta e la mandò al largo con un colpo deciso del remo. «Che


cosa sai del prossimo cancello?»<br />

«Le fiamme mettono alla prova l'anima» gli comunicò in tono<br />

solenne. «Cercano ogni sua impurità e danno fuoco a quelle indegne.<br />

Le anime vengono giudicate.»<br />

Giudicate. La cosa non gli giungeva nuova, ma di colpo la<br />

situazione gli appariva da un'altra prospettiva, completamente nuova.<br />

Appoggiò il remo e si precipitò ad afferrare il polso di Bryn mentre si<br />

accingeva a immergere il proprio nell'acqua.<br />

Lei si fermò e lo guardò da sopra una spalla.<br />

«Tu sei protetta, vero? Se sei una guida, significa che non sei<br />

soggetta alle regole. Tu mi indichi la via e mi stai a fianco mentre io<br />

affronto le prove, giusto?»<br />

«Le guide di solito sono protette.»<br />

Non bastava come risposta. Quell'affermazione vaga faceva<br />

scattare l'allarme. «Bryn, le guide sono soggette al giudizio?»<br />

«Normalmente no.»<br />

Cazzo. «E stavolta non è normale, giusto?»<br />

Una minima esitazione gli rivelò che non voleva dirglielo.<br />

«È così?»<br />

«Sì. lo non sto guidando un'anima negli Inferi. La sto guidando<br />

fuori. E questo comporta che le regole siano diverse. C'è un prezzo da<br />

pagare, lo affronto ciò che affronti tu. Vengo giudicata, come vieni<br />

giudicato tu.»<br />

«Giudicata come vengo giudicato io? Il che significa che la mia<br />

purezza, il mio valore determinano i tuoi?» Qualcosa di simile al<br />

panico lo colse. Lokan riteneva che l'anima di Bryn fosse purissima. Era<br />

convinto che, se avesse affrontato il lago di fuoco, avrebbe<br />

attraversato le fiamme incolume. Non poteva affermare lo stesso di sé,<br />

ma non importava. Lui un po' di dolore lo poteva tollerare.<br />

«Bryn, se mi brucio, io sentirò dolore, ma sopravvivrò, lo guarirò.»<br />

Lei invece no.<br />

E la possibilità che fosse giudicata per le sue azioni e non per le<br />

proprie, che se lui fosse stato ritenuto carente sarebbe stata bruciata lei


non era accettabile. «Dimmi che sarai giudicata per i tuoi meriti.»<br />

«lo...»<br />

Quando fece per girarsi e andarsene, Lokan la strinse con più forza,<br />

notando la pelle calda, morbida e liscia, avvertendo la tensione nella<br />

sua muscolatura.<br />

Lei abbassò gli occhi, fissò quelle dita strette intorno al proprio<br />

polso.<br />

«Bryn.» Un semplice nome, anche se erano molte di più le parole<br />

che avrebbe voluto rivolgerle. Purtroppo non era in grado di trovarle.<br />

Proprio lui. Il negoziatore. Non riusciva a capire che cosa voleva dirle<br />

esattamente né come dirglielo. Perché non era più la persona che era<br />

stato un tempo e non aveva ancora compreso che cos'era diventato.<br />

Non aveva alcun diritto di trascinarla in quel pantano. Era già<br />

sufficiente che lei fosse venuta a cercarlo, che si fosse buttata nel<br />

pericolo, lasciando sola la figlia. Non aveva alcuna intenzione di<br />

peggiorare la cosa riversandole addosso le proprie angosce.<br />

Bryn sollevò il capo e lo guardò negli occhi, e, prima che celasse di<br />

nuovo la propria espressione, lui vi lesse un mondo di dolore.<br />

Ormai erano prossimi al cancello e il sottofondo delle grida dei<br />

dannati consumati dalle fiamme non faceva di quello il momento<br />

ideale per aprirle la propria anima. E così, quando Bryn distolse lo<br />

sguardo, lui la lasciò andare nella speranza che avrebbero superato<br />

quella prova e che avrebbe avuto l'occasione di dirle...<br />

Che cosa?<br />

Oh, non lo sapeva proprio.<br />

«Credi che questo viaggio riguardi solo te?» gli domandò.<br />

«No. Riguarda anche te. E Dana.»<br />

«Riguarda ben più di questo. Osiride ti sta concedendo di varcare i<br />

Dodici Cancelli. Ti sta offrendo una via d'uscita. Che cosa pensi che<br />

comporti questo per l'equilibrio? Così sta rischiando grosso. Se Sutekh<br />

decide di sfidare...»<br />

«Non lo farà» tagliò corto Lokan. «Sutekh ha giocato la propria<br />

carta. Voleva liberarsi della mia anima e avere il mìo corpo a


disposizione.»<br />

Da oltre il cancello un lamento agonizzante giunse a colmare il<br />

momento di silenzio nella loro conversazione.<br />

Lei rabbrividì. «Perché te? Perché non prendere un umano oppure<br />

un altro soprannaturale? Perché Sutekh ha voluto te?»<br />

«Me lo sono chiesto anch'io e penso di averlo capito. Un umano<br />

non gli sarebbe andato bene. Anche se fosse riuscito a sradicare l'anima<br />

mortale, sussìsteva sempre il problema di un dio dentro un corpo che<br />

sarebbe invecchiato e morto, oppure, peggio ancora, il potere di<br />

Sutekh avrebbe consumato ogni forma corporea che lui avesse<br />

requisito. Invece il mio metabolismo per metà divino bilancerebbe il<br />

lato umano. Quindi potrebbe possedere il mio corpo senza<br />

distruggerlo e io poi non invecchio, dunque, problema risolto.»<br />

«E che cosa gli impedirà di riprovarci?» Nulla. «Che cosa ti dice che<br />

lui non ti attaccherà nell'attimo in cui uscirai dal Dodicesimo Cancello<br />

per rubarti il corpo di nuovo?» Nulla, anche stavolta. Sutekh poteva<br />

benissimo riprovarci. Possibilità non particolarmente affascinante.<br />

«Adesso so che cos'è che cerca» sostenne Lokan, sforzandosi di<br />

suonare rassicurante. «Mi guarderò le spalle. I miei fratelli, non so in<br />

che modo, mi hanno restituìto il corpo, il che significa che anche loro<br />

sanno che cosa mi ha fatto. La loro fedeltà nei suoi confronti deve<br />

essere andata in frantumi. E, a meno che Sutekh non ci voglia perdere<br />

tutti in un sol colpo, non oserà muovere un dito contro nessuno di<br />

noi. Dovrà pensare a un'altra soluzione.»<br />

«Dana» concluse lei con voce tremante.<br />

Fantastico. I suoi tentativi di rassicurarla non erano serviti che a<br />

condurla su un cammino peggiore. Stava davvero facendo una gaffe<br />

dietro l'altra a regolarità spaventosa. «Non ancora. È una bambina. Lui<br />

non vorrà trasferirsi in una forma infantile. E poi lei è mortale, almeno<br />

per il momento.»<br />

Per un lungo istante, lei tacque. «Forse c'è anche un'altra ragione per<br />

la quale Sutekh non ti darà di nuovo la caccia» rifletté infine. «Forse<br />

tutto questo ti ha cambiato. Forse non sei più lo stesso di prima.»<br />

«Non lo sono.»


Lei annuì senza aggiungere altro. E a lui rimase la sensazione che<br />

sapesse qualcosa che non gli diceva e che stesse semplicemente<br />

attendendo che lui capisse di che diavolo si trattava.<br />

«Non ci sono sentinelle» constatò Lokan, mentre giungevano<br />

all'altezza del cancello.<br />

Bryn ne aveva notato l'assenza, così come quella di un nome che<br />

avrebbe dovuto trovarsi sulla punta della sua lingua, «lo non penso<br />

che questo sia uno dei Dodici Cancelli.»<br />

«Eppure sembra un cancello.»<br />

«Sembra un passaggio a volta» lo corresse. «Non necessariamente un<br />

cancello. Se lo fosse, io starei gridando nomi e piangendo sangue.»<br />

«E non lo stai facendo.»<br />

«No.»<br />

«Quindi è un ingresso, non un Cancello.» Inarcò un sopracciglio.<br />

«Forse l'ingresso a un Cancello?»<br />

Si avvicinarono e al di là dell'enorme passaggio a volta, Bryn scorse<br />

un lago dalle acque di un verde salmastro. Delle erbe galleggiavano<br />

sulla sua superficie in un intreccio di steli e di foglie, ed emanavano un<br />

profumo di timo e salvia misto ad altre cose. Cose molto meno<br />

piacevoli. Ad Asafetida, pensò Bryn. E, mischiato a quello, l'odore di<br />

capelli e di carne bruciati.<br />

Sulla superficie danzavano fiamme e forme umane che si<br />

dibattevano. Le contò: dodici. Una di esse affondò sott'acqua con un<br />

ultimo grido orribile. A quel punto un'anima ferma all'inizio di una fila<br />

interminabile, che si snodava lungo riva, entrò in quello stufato verde<br />

in ebollizione con un primo passo incerto.<br />

Per un secondo Bryn pensò che l'avrebbe attraversato incolume. Le<br />

acque bruciavano solo i malvagi e di certo alcune delle anime in attesa<br />

sulla riva erano pure.<br />

E invece, con un suono violento, le fiamme gli sgorgarono dalla<br />

pelle e le sue grida agonizzanti si unirono a quelle degli altri.<br />

Le mani di Bryn si avvinghiarono intorno al remo con maggior


forza. Continuò a remare, mettendo tutta la forza che aveva in ogni<br />

colpo, desiderosa di superare quel luogo. La terrorizzava come non<br />

avevano fatto le altre sfide che avevano affrontato. Forse perché<br />

quello non era un vero e proprio cancello e non le venivano in mente<br />

né parole magiche né incantesimi. Erano soli, lei e Lokan e i fuochi dei<br />

dannati.<br />

Pur remando con foga, la barca rimaneva esattamente nella stessa<br />

posizione. Con un'occhiata da sopra una spalla vide che Lokan vogava<br />

in perfetta sincronia con lei. Lui alzò lo sguardo, la guardò dritto negli<br />

occhi e le disse: «In questo modo non lo varcheremo. Dobbiamo<br />

uscire».<br />

Piano piano Bryn comprese, e con la comprensione la colse un<br />

terrore gelido. Dovevano uscire dalla barca. Dovevano nuotare nelle<br />

acque del lago di fuoco.<br />

«La fila delle anime...» Non si scorgeva la fine. Era una parata di<br />

anime infinita. Se si mettevano in fila con loro, aspettando il turno,<br />

chissà per quanto tempo sarebbero rimasti intrappolati là dentro.<br />

«Non ci metteremo in coda.» Lokan le indirizzò un sorriso forzato,<br />

quindi appoggiò il remo, volteggiò oltre il bordo della barca e<br />

sprofondò nell'acqua.<br />

Il cuore nel petto di Bryn quasi si fermò.<br />

Lokan rimase immobile e per un istante non accadde nulla. Poi,<br />

all'improvviso, sulle punte delle dita gli si accesero delle scintille che gli<br />

corsero su per le braccia verso le spalle. I lineamenti gli si contorsero<br />

fino a diventare una maschera di dolore, ma lui mantenne la presa<br />

sulla barca e iniziò a spingerla verso la riva lontana. La pelle sembrava<br />

sciogliersi e il respiro era un ansimare stridulo e roco.<br />

Bryn, però, si accorse che non si muovevano.<br />

A causa sua. Perché lei era ancora sulla barca.<br />

A prescindere da quanto duramente Lokan la spingesse, non<br />

sarebbero andati da nessuna parte finché lei non fosse entrata nel lago.<br />

Un sudore freddo la inzuppò e tremava come se avesse avuto<br />

quaranta di febbre.<br />

Il torace di Lokan era ormai inghiottito dalle fiamme e lui grugniva


a ogni respiro. Il dolore doveva essere inimmaginabile. Stava per<br />

provarlo anche lei.<br />

Sentì le lacrime rigarle le guance e la paura paralizzarla, allora<br />

attinse mentalmente a un'immagine della figlia, la ragione di tutto ciò<br />

che stava facendo lì, e con un grido si costrinse a scavalcare il bordo.<br />

Tutto intorno, il ruggito delle grida di coloro che venivano<br />

consumati dal fuoco aumentò.<br />

Affondò le dita nella fiancata dell'imbarcazione e la tenne stretta,<br />

scalciando con tutte le sue forze nel tentativo di aiutarlo a spingerla in<br />

avanti.<br />

Un pensiero raccapricciante la inchiodò. Lokan non sarebbe uscito<br />

intero da quel lago: solamente alle anime che il fuoco non consumava<br />

era concesso di andarsene liberamente. E solo in quell'istante si rese<br />

conto che il fuoco lei non l'aveva sfiorata.<br />

E ne comprese anche il motivo.<br />

Istintivamente, con uno strappo aveva librato l'anima fuori di sé,<br />

l'aveva lacerata in due parti come aveva fatto la notte in cui lei e Dana<br />

erano fuggite. Aveva circondato se stessa con una bolla, uno scudo.<br />

Resasene conto, comprese anche che i suoi pietosi sforzi di spingere<br />

avanti la barca erano sprecati. Della sua forza poteva fare un uso<br />

migliore.<br />

L'estrema sofferenza che la investì fu implacabile, simile a coltelli<br />

che la pugnalavano, a seghe che la facevano a pezzi, ma si costrinse ad<br />

affondare ancora di più, ad accogliere con gioia il dolore, a cavalcarne<br />

ogni ondata, mentre costringeva la bolla della propria anima a<br />

dilatarsi ancora di più, estendendola in uno strato sottile tra Lokan e il<br />

fuoco.<br />

Lui boccheggiò e poi lo fece anche lei, lui per il sollievo, lei per il<br />

dolore. Perché il calore e l'orrore erano stati trasferiti su di lei, con il<br />

fuoco che scintillava ardendo contro quella bolla protettiva formata<br />

dalla sua anima scissa.<br />

«Ma che cazzo stai facendo?» ringhiò Lokan. La camicia gli pendeva<br />

di dosso a brandelli carbonizzati, scoprendogli il torace e le braccia, la<br />

pelle escoriata e ustionata. Scintille vaganti gli avevano lasciato il<br />

segno su una guancia e gli avevano bruciacchiato le punte dei capelli.


Bryn non sapeva che cosa si celasse sotto il pelo dell'acqua. Ustioni più<br />

vaste. Altro dolore.<br />

«Ti sto... salvando... il culo» riuscì a dirgli, mentre il dolore<br />

provocato dal mantenere l'anima divisa in due la privava delle parole,<br />

dei pensieri. Il fuoco si gonfiò, rabbioso, famelico, e tentò di<br />

annientare tutto ciò che lei era per non lasciarne che un guscio<br />

carbonizzato. «Nuota!» gli ordinò.<br />

Lui strinse i denti. Gli occhi gli s'incendiarono furiosi. Ma nuotò.<br />

Soffrendo centimetro dopo centimetro, raggiunsero la riva<br />

opposta. E per tutto il tempo le fiamme dell'eternità le lambirono<br />

l'anima con le loro lingue calde e rosse.<br />

Non riusciva a sopportarlo.<br />

Non poteva farlo.<br />

«Bryn!» Riconobbe il dolore nel suo tono di voce: sapeva che Lokan<br />

soffriva più per lei che per se stesso. «Qualunque cazzo di cosa sia<br />

quella che stai facendo, smettila! lo guarirò. Sopravvivrò.»<br />

Ma non poteva esserne sicuro e lei non poteva rischiare che si<br />

sbagliasse. Lui doveva uscire di lì a costo di qualsiasi sacrificio.<br />

Quindi lei poteva farlo e l'avrebbe fatto. Non aveva altra scelta.<br />

I secondi trascorsero con la lentezza di ore. Tutto intorno a loro le<br />

grida di coloro che venivano consumati si alzavano e si abbassavano in<br />

una sinfonia terrificante.<br />

«Là.» Bryn boccheggiò. Quell'unica parola per poco non le<br />

prosciugò qualsiasi riserva di energia ancora in suo possesso. Ma fu<br />

sufficiente.<br />

Lui voltò la testa, vide il cancello che si ergeva di fronte a loro al di<br />

là del muro di fuoco e nuotò con foga verso dì esso, trascinandola con<br />

sé.<br />

Più vicino, sempre più vicino. Il cancello incombeva ormai di fronte<br />

a loro e Bryn si sforzò di restare cosciente. Le parole giunsero e le voci<br />

dentro di lei invocarono la libertà. Per poco non fu sopraffatta dal<br />

bisogno frenetico di pronunciare il nome, di perdere se stessa,<br />

necessità resa ancora più pungente dal dolore che la consumava<br />

dall'esterno e dall'interno.


Se avesse perduto se stessa, l'anima le sarebbe rimbalzata dentro il<br />

corpo e non ci sarebbe stata più alcuna protezione, per nessuno dei<br />

due.<br />

Incontrò gli occhi di Lokan. In essi danzava il riflesso del fuoco e<br />

anche il riflesso di lei, minuscola, proprio come era minuscola a<br />

paragone delle fiamme, del lago e della prova dei Cancelli.<br />

Poi tutto ciò che vide e sentì provenne da molto, molto lontano. Si<br />

trovava ancora in quel posto, che però non era più quello, le capacità<br />

di scelta e di controllo completamente sottratte alla sua presa.<br />

«Tchetbi.» La parola uscì in un rantolo nello stesso istante in cui la<br />

protezione della sua anima venne meno.<br />

Lokan balzò in avanti, la agguantò per il dorso della maglietta e con<br />

una potente spinta la scaraventò nella barca proprio nel momento in<br />

cui entrambi gridarono: «Tchetbi!».<br />

L'imbarcazione si inclinò su un fianco e per poco non si capovolse.<br />

Scure e luccicanti, le spire di un enorme serpente - molto più grosso di<br />

tutti quelli che avevano incontrato - ruppero la superficie dell'acqua e<br />

Bryn desiderò potersi aggrappare alla barca, a un remo, a Lokan... a<br />

qualsiasi cosa. Ma era intrappolata in se stessa, incapace di fare altro<br />

che cadere sul fondo con un tonfo sordo mentre il serpente si<br />

immergeva in profondità e la barca sbatteva contro l'acqua,<br />

sollevando getti altissimi su entrambi i lati.<br />

Un'ondata di fuoco incombeva su di lei, un inferno, un calore che<br />

non aveva mai sperimentato prima. Gridò e poi gridò di nuovo, senza<br />

che di bocca le uscisse alcun suono. Gridava dentro la sua stessa mente<br />

mentre il muro di fiamme si abbatteva su di lei.


16<br />

Sono giunto, così da poter fare i conti con il mio corpo.<br />

Massiccio dello Zugspitze, Germania<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

«Dae.» Roxy si scrollò di dosso le guardie e attraversò la stanza cupa<br />

dirigendosi verso di lui. Abbassò il mento accennando alla mano che<br />

ancora stringeva la gola della Matriarca. «Non saprei» esordì, «ma<br />

credo che strozzare la tua ospite possa rientrare nella categoria<br />

maleducazione.» La bocca dalle labbra piene si incurvò in un sorriso.<br />

«Hai fatto presto ad arrivare qui.»<br />

«Conosci il patto.» Occhi negli occhi con lei, si costrinse a restare<br />

calmo, sforzandosi di non afferrarla, baciarla e andarsene impettito<br />

con la propria compagna al seguito. Anche perché non sarebbe stato<br />

un gesto gradito. «Se scappi, ti riprendo.»<br />

«Non sono scappata. Si è trattato di un invito formulato con<br />

estrema efficacia al quale non ho saputo resistere.» Alzò gli occhi al<br />

cielo, poi li spostò sulla gola della Matriarca. «Lasciala andare. Non<br />

sono qui per farvi la guerra, ma di questo passo tu ne farai comunque<br />

scoppiare una.»Gli stava ormai di fianco e gli appoggiò una mano sul<br />

petto, facendogli battere forte il cuore, mentre un senso di sollievo lo<br />

travolgeva. Roxy era lì. Proprio lì.<br />

Sollevò lo sguardo e vide che anche Mal e Alastor avevano<br />

oltrepassato lo squarcio nel vetro e che Naphré e Calliope erano al<br />

loro fianco. Nessuna guardia aveva tentato di fermarle, cosa che<br />

andava a sostegno dell'asserzione di Roxy: le Matriarche non<br />

cercavano la guerra.<br />

«Visto?» proseguì lei seguendo il suo sguardo. «Nessuno ha fermato<br />

me né loro. Non ci sono minacce qui.»


«Niente minacce?» Scoccò un'occhiata a Beset. «Perché allora ci<br />

hanno rinchiusi in una cella?»<br />

«Per assicurarci che foste calmi e non aggressivi» spiegò Beset.<br />

«Già. Ha funzionato proprio benissimo.»<br />

Roxy si intromise tra loro. «Abbiamo bisogno di lavorare insieme.»<br />

«Insieme. Con Aset.» Quelle parole grondavano incredulità, ma<br />

non poteva pronunciarle in un altro modo. La sola idea dei figli di<br />

Sutekh che collaboravano con le Figlie di Aset... Quando Alastor<br />

commentò silenziosamente arcuando un sopracciglio e Mal rese palese<br />

la propria opinione in proposito spalancando gli occhi e poi<br />

socchiudendoli, Dagan concluse che i suoi fratelli la pensavano allo<br />

stesso modo.<br />

Ma in fondo i figli di Sutekh avevano per compagne delle Figlie di<br />

Aset. Più di così non potevano essere uniti.<br />

Era tutta una situazione dannatamente fottuta.<br />

«Qui è in gioco più della vostra misera inimicizia. Tutti devono<br />

collaborare» replicò Beset e solo in quel momento Dagan si accorse<br />

che si trovava di nuovo all'estremità opposta della stanza, seduta sul<br />

trono in legno. «Siete più forte di quanto mi aspettassi, mietitore. E<br />

meno aggressivo. Avevo pensato che, se mi aveste messo le mani<br />

addosso, avreste provveduto a terminare la mia esistenza. Il mio cuore<br />

e la mia anima compiacerebbero senza dubbio vostro padre.»<br />

«Non sono particolarmente interessato a compiacere mio padre al<br />

momento. E non ho alcuna lamentela nei vostri confronti.» Dagan<br />

indicò Roxy con la testa. «Finché lei sta bene, tra me e voi filerà tutto<br />

liscio. Fatele del male e...» Sollevò una spalla.<br />

«Oh... ma che... primitivo» commentò Hathor in tono neutro.<br />

«Già. È così che siamo. Primitivi fino al midollo. E adesso che<br />

abbiamo messo bene in chiaro le cose» continuò Mal, «perché non ci<br />

dite che diavolo sta succedendo qui?»<br />

Le Matriarche tacquero.<br />

«Avete detto che dobbiamo lavorare insieme» ricordò Alastor.<br />

«Tutti. Illustrateci questi tutti, se non vi dispiace.»


Forse dipese dai suoi modi eleganti. O forse dal fatto che aveva<br />

puntato su una domanda specifica, in ogni caso ottenne ciò che a<br />

Dagan e a Mal non era riuscito. Una risposta.<br />

«Aset, e il suo fratello-marito, Osiride, nutrono un particolare<br />

interesse per gli eventi e per l'esito dell'assassìnio di Lokan Krayl»<br />

rispose Hathor.<br />

«Un interesse politico?» s'informò Dagan.<br />

Silenzio accolse la sua domanda. Poi Amunet parlò: «Politico, sì. Ma<br />

anche personale».<br />

Il tono suggeriva che si sarebbe mangiata la lingua piuttosto di<br />

fornire loro quell'informazione, ma allora... perché?<br />

«Noi non ci fidiamo di voi né di nessuno della vostra gente,<br />

mietitore d'anime» rispose alla domanda che lui non aveva formulato<br />

ad alta voce. «Tuttavia, voi vi siete guadagnati un'esigua misura di<br />

fiducia, ciascuno di voi, e questo grazie alle vostre azioni recenti. Un<br />

vero enigma.»<br />

Nonostante non le vedesse il viso né l'espressione, dal modo in cui<br />

la Matriarca mosse la testa, lui ebbe l'impressione che avesse guardato<br />

prima Roxy, poi Naphré e infine Calliope.<br />

«Voi le avete protette.»<br />

«Non per Aset» mise in chiaro. «Né per nessun altro a parte noi<br />

stessi. Perdere Roxy...» Lanciò uno sguardo agli altri, sottolineando che<br />

parlava anche a nome dei fratelli e delle rispettive compagne. «... non<br />

è un'opzione da considerare.»<br />

«Sincerità ed emozioni dal seme di Sutekh. Sorprendente e<br />

inaspettato.»<br />

«E perché?» domandò Alastor. «Perché nostro padre è un serpente<br />

menzognero che ha assassinato il suo stesso figlio? Pensate dunque che<br />

la mela non possa cadere lontano dal ramo?» S'interruppe, dominando<br />

palesemente le proprie emozioni e, quando riprese a parlare, aveva di<br />

nuovo un tono secco e distaccato. «Be', queste sì.»<br />

Naphré lo inchiodò con uno sguardo implacabile e gli chiarì:<br />

«Queste sono le Matriarche, Alastor. Le anziane della mia stirpe. Ti<br />

prego». Ma nonostante la richiesta fosse cortese, la frase non lo era. Lei


in realtà stava dicendo chiaro e tondo al compagno di comportarsi<br />

bene.<br />

Lo sguardo che lui le indirizzò le assicurò condiscendenza, per il<br />

momento, e che la ricompensa sarebbe venuta dopo. Lei gli rivolse un<br />

sorriso appena percettibile.<br />

«E allora che ci facciamo qui?» indagò Dagan. «Perché rapire le<br />

nostre compagne? Per adescarci fin qui? lo non ho dubbi che sapeste<br />

del nostro arrivo.»<br />

«Non abbiamo rapito nessuna» precisò Beset. «Abbiamo offerto<br />

loro protezione per il timore che vostro padre tentasse di servirsi delle<br />

nostre Figlie come pedine per il suo gioco.»<br />

«Be', diciamo che ci crediamo. Ancora non spiega perché non le<br />

abbiate rilasciate al termine del meeting degli alleati.»<br />

«Perché non è ancora terminato» intervenne una nuova voce.<br />

Quella di un uomo che Dagan non aveva mai visto prima e che uscì<br />

dall'ombra. Alto, capelli scuri, gli occhi di un'insolita sfumatura di blu -<br />

un ghiaccio chiaro, orlato di un blu più scuro. E troppo luminosi, come<br />

se fossero illuminati. Quando poi Dagan girò la testa solo di poco,<br />

l'immagine dell'uomo sfumò sui contorni, come se da lui si irradiasse<br />

un calore che diveniva vapore a contatto con l'aria fredda. O come se<br />

non fosse veramente lì.<br />

Non era umano, ma lui non riuscì a leggere la sua traccia energetica<br />

e a dire con precisione di che tipo di soprannaturale si trattasse. Non<br />

era uno che aveva incontrato prima. Scambiò uno sguardo con i<br />

fratelli. Una veloce scossa del capo bastò a fargli capire che nemmeno<br />

loro sapevano attribuirgli un nome.<br />

«Il meeting è stato solo trasferito, con uno o due giocatori-chiave in<br />

meno» proseguì lo straniero. «E, quando verrà il momento, sarà<br />

indetto di nuovo alla presenza di tutte le divinità.»<br />

«E che cosa determinerà questo momento?» chiese Dagan.<br />

«Il ritorno di Lokan Krayl.»<br />

La stanza sprofondò nel silenzio. Così assoluto che Dagan sentì<br />

scorrere il proprio sangue.<br />

Lokan.


Non aveva osato sperare.<br />

«Avete informazioni che a noi sono oscure?»<br />

Lo straniero gli rivolse un sorriso forzato. «Credo di sì.»<br />

«E noi dovremmo fidarci di voi perché...»<br />

«Permettete che mi presenti. Il mio nome è Cahn Falconer e sono<br />

qui perché noi abbiamo un interesse comune.» Si interruppe, «lo sono<br />

lo zio di vostra nipote. Da parte di madre. E mi chiedevo se qualcuno<br />

di voi signori potrebbe prestarci assistenza per assicurarci che vostro<br />

padre non metta le sue mani assassine su di lei.» Lo sguardo scivolò su<br />

Roxy. «Roxy Tarn?» Il sorriso gli si allargò, facendo arruffare le penne<br />

di Dagan. «Dana mi ha chiesto di te.»


Inferi, i Dodici Cancelli di Osiride<br />

Bryn aprì gli occhi e rimase assolutamente immobile, in attesa del<br />

dolore. Che non arrivò.<br />

Voltò la testa e vide Lokan seduto per terra a cinque metri di<br />

distanza, la schiena appoggiata contro un grosso masso tondeggiante.<br />

«Ehi» lo salutò. Gracchiò, più esattamente. Le sembrava di aver<br />

mangiato batuffoli di cotone ma, a parte quello, si sentiva... bene.<br />

Lokan si mise in piedi con una spinta e fu in quel momento che lei<br />

notò che cosa aveva addosso. E ciò che non aveva addosso. I calzoni<br />

neri e nient'altro. Niente camicia. Niente scarpe.<br />

Nella mente le passarono in un flash immagini unite a sensazioni.<br />

Ricordò il fuoco. Ricordò il suono della voce di Lokan che urlava il suo<br />

nome e la sensazione di essere tenuta stretta da lui contro il petto, le<br />

braccia forti e sicure. Ricordò di avergli avvolto le mani intorno al<br />

collo e di averlo abbracciato perché era l'unica ancora di salvezza in<br />

quel mondo alla deriva.<br />

Si era sentita al sicuro. Ma da quando Lokan Krayl aveva iniziato a<br />

rappresentare un posto sicuro? Da quando si era permessa di fidarsi<br />

così tanto di lui?<br />

Anni prima, comprese. Nel corso del tempo, aveva smesso di<br />

vederlo come un nemico e aveva iniziato a considerarlo un partner<br />

con cui crescere la loro figlia, senza mai pensarci, senza mai analizzare<br />

la cosa. Era solo... andata così.<br />

«Che ne è stato delle tue scarpe?»<br />

«Un serpente se ne è presa una» raccontò in tono secco. «E per poco<br />

non si prendeva anche il mio piede. Non mi è sembrato valesse la<br />

pena di tenere solo l'altra.»<br />

Un serpente.<br />

«E la camicia?»<br />

«Carburante per il fuoco della dannazione.» Suonava teso.<br />

Arrabbiato.<br />

Cingendosi con le braccia, lei annuì, quindi lanciò uno sguardo alla


spiaggia di sassi. La barca era là, integra, intatta. Aveva esattamente<br />

l'aspetto che aveva avuto all'inizio di quel loro viaggio -<br />

un'imbarcazione in canne di papiro, dalla poppa e la prua ricurve,<br />

marchiata con simboli degli Inferi.<br />

«Non sei ansiosa di tornare a bordo?» Nella domanda una punta di<br />

irritazione.<br />

Lei gli rispose con una risata soffocata. «Nemmeno per idea.»<br />

Lokan si sollevò e avanzò fino a quando non fu in piedi dritto di<br />

fronte a lei, che gli fissò i piedi nudi, trovandone la vista stranamente<br />

intima. E molto più sicura che non guardargli il torace nudo.<br />

Lui si accovacciò, lasciando penzolare con noncuranza una mano<br />

tra le cosce divaricate. Allora lei non poté fare a meno di fissarlo:<br />

aveva un torace compatto e forte, dai muscoli snelli. Una sottile linea<br />

di peli castani gli percorreva il centro dell'addome e Bryn la seguì con<br />

lo sguardo fino alla cintura dei pantaloni.<br />

Lo aveva visto più di una volta senza camicia, quando si era<br />

fermato per la notte sul suo divano. E allora che cosa aveva quel<br />

momento da indurla a fissarlo fino a saziarsi di lui, da spingerla a<br />

desiderare di appoggiargli le mani sui muscoli del torace e a sentire il<br />

cuore che batteva? Era perché era stata così vicina a perderlo?<br />

Oppure perché lei lo avrebbe perso - e lui lei - al termine di quel<br />

viaggio?<br />

Chiudendo gli occhi, inspirò lentamente, senza sapere di preciso<br />

che cosa non andava in lei. Però, qualunque cosa fosse non le piaceva.<br />

Si sentiva come se il fuoco avesse raso al suolo le pareti e non le fossero<br />

rimaste che nude emozioni. Forse il fatto di non essere stata ridotta in<br />

cenere per un pelo faceva quell'effetto.<br />

Aprì gli occhi e prese la bottiglia d'acqua aperta, quindi ne tracannò<br />

diverse sorsate prima che lui le appoggiasse una mano sulla sua<br />

dicendole: «Piano». Brusco e conciso. Si chiese che cosa lo stesse<br />

tormentando.<br />

«Okay.» Contò mentalmente fino a tre, quindi bevve un sorso più<br />

piccolo. Lo sguardo tornò a scivolare sul suo petto e poi si abbassò<br />

sull'addome scolpito.


«E che ne è stato del tatuaggio?» gli chiese.<br />

Lui abbassò lo sguardo, poi lo sollevò. «E tu come sai del<br />

tatuaggio?»<br />

«Me l'ha detto Boone.»<br />

«Ti ha detto anche il resto?»<br />

Il fratello le aveva raccontato che Lokan era stato scuoiato e che il<br />

tatuaggio con il simbolo di Aset era stato spedito a suo padre quale<br />

trofeo dell'omicidio. Solo che era stato proprio suo padre ad<br />

assassinarlo e tutto quel trofeo non era stato altro che uno<br />

stratagemma per sviare i sospetti.<br />

Bryn si era sentita prendere dalla nausea nell'ascoltare i dettagli di<br />

quanto aveva sofferto.<br />

«Il tatuaggio l'hanno tagliato via.» Suonava pratico, come se un<br />

coltello che gli affettava la carne non fosse niente di straordinario, «lo<br />

sono guarito. Fa parte del mio metabolismo per metà divino. Guarisco<br />

molto in fretta.»<br />

«È per questo che non sei ustionato?» Bryn rabbrividì, pervasa dal<br />

ricordo ruggente delle fiamme e del dolore. Poi si accorse di non<br />

portarne traccia sulla pelle, di avere gli indumenti intatti, come se il<br />

muro di fiamme non l'avesse inghiottita. «E io? Perché non lo sono?»<br />

«Perché le anime dei dannati vengono consumate dalle fiamme.» Di<br />

nuovo quel tono secco, come se stesse azzannando le parole.<br />

«Quelle fiamme hanno tentato di consumare noi» precisò lei. «lo<br />

l'ho visto, l'ho avvertito. Il fuoco. L'ho visto dappertutto. E ti stava<br />

bruciando le braccia, il corpo... proprio come a me. E tu sei guarito<br />

così in fretta? Guarisci sempre tanto velocemente?»<br />

«No a entrambe le domande, lo ero in fiamme, ma non venivo<br />

consumato dal fuoco.»<br />

«E perché sembri tanto arrabbiato per questo?»<br />

«Non per questo.» Le prese la bottiglia di acqua di mano, le dita<br />

calde contro le sue. Con estrema attenzione, come se quel compito<br />

richiedesse la sua più completa e piena attenzione, appoggiò la<br />

bottiglia a terra e ci avvitò il tappo. Poi le prese il mento tra il pollice<br />

e l'indice, e la guardò dritto negli occhi. Era molto più che arrabbiato.


In quel momento Bryn se ne rese conto. Praticamente vibrava di una<br />

furia tenuta a stento a freno.<br />

«Il fuoco non mi consumava perché non consumava te. Tu hai fatto<br />

qualcosa che mi ha protetto, mi ha fatto da scudo e questo per poco<br />

non ti ha ucciso» la rimproverò con voce bassa e controllata.<br />

Lei scosse il capo. O quantomeno ci provò. Ma lui la stava tenendo<br />

per il mento e non le riuscirono che dei minimi movimenti laterali. Era<br />

furioso con lei perché lo aveva protetto?<br />

«Tu hai rischiato la tua vita per me, dannazione.» Non più tanto<br />

controllata. «Ma tu pensi che io lo voglia? Pensi che mi serva un altro<br />

carico di sensi di colpa sul mio carretto? Dana è stata rapita dai<br />

Setnakht a causa mia. lo ho messo mia figlia in pericolo e dovrò<br />

accettarlo. E adesso sei qui tu, in questo posto dove niente e nessun<br />

passo è sicuro.» Si arrestò, allontanò di scatto la mano e si passò le dita<br />

tra i capelli. «Riesco a malapena a sopportare di averti qui...»<br />

Le parole fecero breccia nelle sue difese, annientando i resti del<br />

muro che lei aveva eretto intorno alle proprie emozioni per poter fare<br />

ciò che doveva, affinché lui varcasse i Cancelli.<br />

Riusciva a malapena a sopportare di averla lì?<br />

Il dolore che si era aspettata di provare prima la investì in pieno,<br />

non fisicamente, ma straziandola e sbriciolando le sue emozioni e le<br />

sue difese. Si sentiva come se fosse scivolata sul marciapiede e<br />

l'avessero abbandonata lì, ferita e sanguinante. Aveva arginato tutto in<br />

bell'ordine in un serbatoio, e tenuto tutto sotto controllo. Ma in quel<br />

momento le crepe del muro stavano cedendo e tutto si sollevava<br />

pronto a liberarsi. Tutta la rabbia e la paura, tutto il dolore e il<br />

rimpianto.<br />

Con un grido rotolò di fianco, si alzò in piedi e rimase lì, lo sguardo<br />

abbassato su di lui, il respiro affrettato. «A malapena sopporti di<br />

avermi qui? Ti ho salvato il culo. Mi sono strappata in due...»<br />

Lui si mosse con una rapidità tale da essere su di lei prima che<br />

potesse rendersi conto che si era spostato. La prese per un braccio e la<br />

girò di scatto perché lo guardasse dritto in faccia. «Certo, tu mi hai<br />

salvato il culo ed è proprio questo il problema, lo non ti voglio in<br />

pericolo, lo ti voglio fuori dai rischi. Non ti voglio qui. Ti voglio nella


tua cucina a cucinare i biscotti insieme a nostra figlia.»<br />

«Tu non hai voce in capitolo.» Le parole le sfuggirono di bocca,<br />

legate a tutta la disperazione, la rabbia e la paura represse che aveva<br />

rinchiuso dentro di sé per così tanto tempo. Credeva davvero che a lei<br />

la cosa piacesse? Che avrebbe scelto quella strada se fosse esistita<br />

un'altra possibilità? «Che cosa ti fa pensare di avere voce in capitolo?<br />

lo...»<br />

Con uno strattone Lokan la trasse a sé e la baciò, famelico,<br />

insistente. E lei ricambiò il bacio, riversandoci tutta la paura e il dolore,<br />

aprendogli la bocca e prendendogli tra i denti il labbro inferiore e<br />

mordendolo persino quando le mani strette in un pugno si<br />

sollevarono a colpirgli il petto. Voleva picchiarlo, fargli male, perché<br />

era morto e perché aveva abbandonato lei e Dana. E poi perché era il<br />

figlio di Sutekh, e per tutte le notti che era rimasta a letto sveglia, con<br />

le lacrime che scivolavano dagli angoli degli occhi mentre spiegava le<br />

proprie antenne negli Inferi alla ricerca di lui, ritornando sempre a<br />

mani vuote.<br />

Prendendola per i polsi, lui le abbassò le mani lungo i fianchi con<br />

uno strattone, quindi passò al comando con un bacio che le tolse il<br />

respiro, i pensieri, la volontà.<br />

Bryn avvertì il freddo della pietra contro la schiena quando lui la<br />

inchiodò al masso, schiacciandola con il proprio peso, il membro già<br />

duro e pronto.<br />

La mano libera le percorse il dorso su e giù, chiudendosi sul suo<br />

sedere, poi sulla coscia, di nuovo sul sedere.<br />

Non aveva un tocco gentile o delicato. E non voleva esserlo.<br />

Liberando di scatto i polsi dalla sua presa, Bryn gli premette i palmi<br />

contro il torace e avverti il suo cuore bombardarle le mani. E la pelle<br />

liscia, e i muscoli compatti. Lokan era esattamente come nel suo<br />

ricordo di quella notte di tanto tempo prima, a Miami.<br />

No.<br />

Era più duro, più scarno. E l'allegria era svanita.<br />

Quella era fame. Necessità.<br />

E lei aveva stratificazioni nell'animo che allora non erano esistite,


formatesi nel corso di sette anni sulle fondamenta dell'affetto e della<br />

cura della loro bambina. E in seguito innalzate con mattoni di lutto e<br />

di lacrime quando aveva creduto di averlo perduto per sempre.<br />

Strappando la bocca dalla sua, Bryn gli premette le labbra sul petto,<br />

sopra il cuore, quindi gli affondò i denti nella carne, marchiandolo, le<br />

dita tra i suoi capelli.<br />

Lokan le tirò la testa all’indietro in modo da poter rivendicare di<br />

nuovo la sua bocca. Le loro lingue danzarono, i loro corpi si<br />

premettero con forza l'uno contro l'altro.<br />

Sollevatasi sulle punte, Bryn si plasmò contro di lui. Anche una sola<br />

molecola d'aria era di troppo tra loro. Avvertiva solo fame e necessità.<br />

Troppi vestiti e troppo poca pelle.<br />

Si strappò di dosso la maglietta, e cincischiò con il reggiseno. E<br />

infine il gancetto cedette.<br />

«Cazzo» mormorò lui, trascinandole i denti lungo la gola. «Sei così<br />

dannatamente dolce, Bryn.» Una mano scivolò sul sedere,<br />

stringendola a sé così che sentisse la pressione dell'erezione contro i<br />

genitali, e l'altra le si richiuse sul seno, con il pollice che le stuzzicava il<br />

capezzolo mentre lei, al contatto, inarcava la schiena. «Cazzo»<br />

mormorò di nuovo, prima di abbassare la testa per prendere in bocca<br />

il capezzolo e succhiarlo con un'intensità sufficiente a provocare<br />

l'effetto di una scossa elettrica al basso ventre.<br />

I fianchi si premettero contro quelli di lei, inchiodandola alla roccia,<br />

mentre lui godeva dei suoi seni, muovendosi dall'uno all'altro fino a<br />

lasciarla ansimante a ogni carezza della lingua e a ogni graffio dei denti<br />

sulla carne sensibile.<br />

«Oh, ti prego, Lokan. Per favore, per favore.» Aveva il fiato corto e<br />

la schiena inarcata.<br />

Intrecciando una mano ai suoi capelli, lui le tirò indietro la testa in<br />

maniera da poterla baciare esattamente dove voleva con le labbra, la<br />

lingua e i denti, in profondità.<br />

Lei armeggiò con il bottone dei calzoni, poi con la cerniera, le dita<br />

impacciate, il respiro roco. Infine le mani sfiorarono il rigonfiamento<br />

compatto dell'erezione. Gli strattonò i calzoni finché non gli<br />

scivolarono di alcuni centimetri sui fianchi e il pene balzò fuori di


scatto.<br />

La voglia la prese, calda e liquida, mentre ci richiudeva intorno una<br />

mano e ne sentiva la pelle di velluto e il calore bruciante.<br />

Lui ebbe uno scatto, il respiro gli abbandonò i polmoni in un sibilo<br />

veloce. Poi si preoccupò di abbassarle i jeans con strappi rapidi finché<br />

non le imbottirono le ginocchia. La bocca incontrò una spalla, una<br />

clavicola e la curva del seno.<br />

Ansimando, Bryn si liberò con un calcio di una gamba dei pantaloni<br />

senza preoccuparsi dell'altra perché lui le stava passando le braccia<br />

sotto le cosce e la sollevava, posizionandola con la schiena contro la<br />

roccia, le gambe divaricate che gli cingevano i fianchi, aprendola per<br />

sé. La tenne ferma così mentre portava la punta del pene contro la<br />

vagina. Era così bagnata e pronta.<br />

Sì spinse dentro di lei, allargandola, aprendola. Quindi si ritrasse di<br />

poco e le strappò un grido quando la riempì con una spinta più forte,<br />

la sensazione quasi troppo intensa.<br />

Bryn rovesciò il capo all’indietro contro la roccia mentre lui si<br />

muoveva su di lei, duro, con spinte profonde che la inchiodavano,<br />

non permettendole che di aspettare e sentire.<br />

Lokan affondò completamente, digrignando i denti contro il<br />

piacere così intenso e puro che pensò che si sarebbe lasciato andare e<br />

sarebbe venuto all'istante. Non erano né il luogo né il momento per<br />

fare una cosa del genere. Non era da furbi e non era prudente. Ma non<br />

gliene fregava niente. Non poteva fare altro che perdersi dentro Bryn,<br />

sentire la stretta calda della sua vagina, le unghie che gli mordevano<br />

pungenti la pelle e il piacere di essere dentro di lei. Di essere<br />

esattamente dove voleva e aveva il bisogno di essere.<br />

«Sei così calda. Così stretta. Maledizione, è così bello» mormorò<br />

rauco, affondando il viso contro il suo collo.<br />

Non sapeva che diavolo stesse provando. Sapeva soltanto che,<br />

qualunque cosa fosse, lo governava, lo incitava, lo faceva impazzire<br />

mentre spingeva con forza in profondità. L'aveva desiderata per così<br />

tanto tempo, negandosi il diritto di dirglielo o di dimostrarglielo<br />

perché preferiva avere quel pratico cameratismo piuttosto che niente


del tutto.<br />

E lei aveva messo ben in chiaro che tra loro esistevano dei muri ben<br />

definiti. Per quei lunghi anni Bryn gli aveva chiarito abbondantemente<br />

il concetto.<br />

Be', al diavolo i muri e al diavolo i confini, al diavolo anche il fatto<br />

che lei gli dovesse delle spiegazioni sul motivo preciso per cui lui non<br />

era potuto entrare nel suo letto per tutto quel tempo. Lei gli<br />

apparteneva. Era sua.<br />

E in quel momento lui la stava rivendicando prima che uno di loro<br />

- o forse entrambi - fosse annientato e quell'occasione non si<br />

ripresentasse mai più.<br />

Non si era permesso di riconoscere i propri sentimenti fino a quel<br />

momento. Fino a quando non aveva visto quel muro di fuoco<br />

inghiottirla, incenerirla, e lui si era sentito pronto a ridurre in brandelli<br />

gli interi Inferi pur di liberarla, pur di vederla al sicuro. Pur di stringerla<br />

un'altra volta tra le braccia.<br />

Potevano anche non uscirne vivi. Uno dei due poteva morire. Non<br />

era forse un dannatissimo richiamo a darsi una mossa? Non aveva<br />

intenzione di aspettare per rivendicarla.<br />

Lei lo afferrò per i capelli e gli riportò con uno strattone la bocca<br />

sulla propria, baciandolo con ardore mentre i fianchi si muovevano<br />

contro i suoi e quel calore delizioso lo avvolgeva stretto, guidandolo.<br />

Lokan non pensò più, si limitò a sentire, la sua bocca, i suoi seni, le<br />

sue unghie che gli rigavano la pelle. Bryn gemette, aggrappandosi a lui<br />

e spingendo i fianchi al ritmo dei suoi.<br />

Il corpo di Lokan tremò. La testa gli girava, non riusciva a pensare<br />

che a lei, a nient'altro che a Bryn. Che gli apparteneva. Era sua. Lo era<br />

sempre stata.<br />

Spinse una mano tra i loro corpi, trovò il rigonfiamento caldo e<br />

umido del clitoride e premette.<br />

Le unghie gli affondarono nella pelle, gli occhi le si serrarono. Bryn<br />

pronunciò il suo nome in un soffio, continuamente, mentre<br />

raggiungeva l'orgasmo, il corpo stretto in spasimi contro quello di<br />

Lokan e il piacere che la travolgeva.


Una ultima spinta più forte e lui la raggiunse, il membro che le<br />

pulsava dentro mentre la teneva stretta a sé. E non aveva alcuna<br />

intenzione di lasciarla andare.


17<br />

Questo dio avanza verso questo pilastro, e lo oltrepassa, e gli dei<br />

che sono net luogo segreto lo acclamano.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Bryn si aggrappò a Lokan, osando a stento respirare. Era caldo e<br />

forte e, per quel momento, era suo. Come avrebbe potuto lasciarlo<br />

andare? Come avrebbe potuto perderlo un'altra volta?<br />

Una stretta al cuore. Eppure stava per succedere. Senza possibilità di<br />

obiettare. Aveva accettato il prezzo che Osiride aveva negoziato con i<br />

suoi fratelli. Il dio avrebbe lasciato passare Lokan Krayl, ma la sua<br />

guida sarebbe rimasta negli Inferi. Un'anima per un'anima. Non c'era<br />

modo di cambiare le cose.<br />

Boone glielo aveva comunicato con le lacrime agli occhi. L'aveva<br />

scongiurata di non accettare. L'aveva pregata di lasciare che fossero lui,<br />

Jack e Cahn a proteggere Dana. E anche lei.<br />

Ma tutti loro sapevano che esisteva un unico modo grazie al quale<br />

Bryn sarebbe riuscita a proteggere la propria figlia: doveva riportare<br />

Lokan a casa.<br />

Lo fissò, fissò i suoi capelli color del sole, ispidi e arruffati, e gli occhi<br />

blu che la scrutavano intensamente,come se potessero vedere fino in<br />

fondo alla sua anima.<br />

Ma non poteva. E lei doveva dirglielo. Aveva bisogno di spiegargli<br />

il patto. Lokan aveva il diritto di sapere che uno dei due non avrebbe<br />

fatto ritorno. Come poteva farlo, specialmente in quel momento?<br />

Abbassando la testa, lui la baciò, piano e con dolcezza, indugiando<br />

con le labbra sulle sue. Quindi la prese tra le braccia e la portò sulla<br />

riva del fiume.<br />

«Non possiamo mangiare né bere nulla qui» gli ricordò lei, fissando


la superficie liscia dell'acqua, «ma dato che una nuotatina nel lago di<br />

fuoco l'abbiamo già fatta immagino che ci si possa anche fare un<br />

bagno...»<br />

«Ma...?»<br />

«Be', mi preoccupano un po' i serpenti.»<br />

Lui scoppiò a ridere, un suono aspro che la colpì dritto al cuore,<br />

serrandoglielo in una morsa. «Ti proteggerò io.»<br />

Nascondendo il viso contro il suo collo, lei annuì. «Lo so.» Era così.<br />

E lei ci contava, non per se stessa, ma perché sapeva che lui avrebbe<br />

spostato le montagne per tenere la propria figlia lontana dai pericoli,<br />

ed era quello che contava.<br />

Lei non poteva competere con Sutekh, ma, a quanto diceva Boone,<br />

Lokan sì. Secondo Boone la morte aveva cambiato il mietitore e la sua<br />

rinascita ancora di più. Al punto che sarebbe stato in grado di<br />

competere con il padre, il quale non avrebbe più potuto avere la<br />

supremazia. Bryn non aveva capito esattamente come potesse essere<br />

possibile e suo fratello aveva giocato la carta<br />

a-meno-che-tu-non-abbia-un'idea-migliore, che l'aveva portata a<br />

concludere che forse nemmeno lui era a conoscenza di tutto.<br />

E così, se da un lato lei non era completamente all'oscuro dei fatti,<br />

dall'altro non era nemmeno una vera e propria fonte di informazioni.<br />

Su un punto Boone era stato chiaro: Lokan doveva scoprire da solo i<br />

cambiamenti in se stesso. Lei non poteva rivelargli nemmeno quel<br />

poco che sapeva.<br />

E nonostante avesse tutti i migliori propositi di lasciare solo la verità<br />

tra loro, non riusciva a metterli in pratica.<br />

Lokan entrò deciso nell'acqua fino a quando non gli raggiunse il<br />

torace, quindi le passò le mani sugli arti, sulla schiena e sull'addome.<br />

Lei ricambiò il favore, lavandolo e assaporando la sensazione di avere<br />

sotto le dita le cosce, la vita e il dorso muscoloso. Non aveva nessuna<br />

cicatrice del tormento che aveva patito nel fuoco e nemmeno tracce<br />

dello scuoiamento precedente. Non esternamente.<br />

«Non sei più lo stesso» gli disse, chiedendosi se lui, a quelle parole,<br />

non avrebbe guardato con maggior attenzione in se stesso, se non si<br />

sarebbe accorto dei cambiamenti.


Lui si ritrasse e la osservò, quindi le fissò una ciocca di capelli dietro<br />

un orecchio. «Ah, no?»<br />

Lei gli sorrise, tuttavia ebbe la sensazione che lui riuscisse a scorgere<br />

la tristezza che aveva dentro .e che tentava di nascondere. «Hai i<br />

capelli un po' più lunghi» osservò. Poi gli passò la punta del dito<br />

dall'angolo dell'occhio fino alla tempia. «E l'espressione un po' più<br />

dura.»<br />

Purtroppo i cambiamenti erano molto più profondi. Bryn dovette<br />

mordersi un labbro per non lasciarsi scappare di bocca domande e<br />

congetture, dicendogli tutto ciò che le passava in un lampo per la<br />

mente, perché parlare tanto per riempire il silenzio - quel silenzio<br />

terribile che aveva fatto da testimone alla sua sofferenza - era una cosa<br />

che non desiderava.<br />

Infine Lokan si strinse nelle spalle. «Qualcosa doveva pur cambiare.»<br />

Lei rimase in attesa, sperando e temendo che aggiungesse dell'altro.<br />

Non lo fece. Le accarezzò la pelle, come se non riuscisse a staccarle le<br />

mani di dosso, quindi la baciò e la toccò.<br />

«Dovremmo andare» gli ricordò alla fine trattenendolo per i polsi,<br />

anche se non erano quelle le parole che desiderava mormorare e<br />

anche se avrebbe desiderato godere di quel momento di intimità,<br />

magari non proprio in quel posto...<br />

«Già.» La baciò di nuovo. Un bacio che era più che solo passione. Le<br />

cinse la vita con un braccio e s'incamminò con lei verso il punto in cui<br />

avevano lasciato gli indumenti.<br />

Una volta rivestiti, l'aiutò a montare in barca, quindi ci salì a<br />

propria volta e se la tenne contro un fianco dicendole: «Cerca di<br />

dormire, Bryn. Resterò io di guardia».<br />

Lei pensò di protestare. Ma la verità era che, nell'attimo stesso in cui<br />

Lokan le aveva detto di dormire, si era sentita esausta, come se avesse<br />

avuto le membra di gelatina e il collo pieno di piume.<br />

«Parlami, Bryn. Lascia che ti ascolti.»<br />

«Vuoi che parli finché non mi addormento?»<br />

«Be', se funziona...»<br />

Lei scoppiò a ridere, ma per una volta non le venne in mente


nemmeno una parola. Sapeva che lui voleva sentirla chiacchierare del<br />

più e del meno, di quelle cose sulle quali divagava sempre mentre<br />

impastava gli ingredienti per i biscotti. Tuttavia quello poteva essere<br />

l'unico momento di calma a sua disposizione per rivelargli le cose che<br />

lui aveva davvero bisogno di sapere. Su di lei. Su Dana.<br />

La sonnolenza la travolse, ma si costrinse a restare ben sveglia.<br />

«Dana dovrebbe restare umana almeno fino alla pubertà.»<br />

Sotto la sua guancia, il torace di lui si sollevò e si abbassò. «È stato<br />

allora che sono comparse le tue doti?»<br />

Le sfuggì una cupa risata che echeggiò contro le pareti cavernose.<br />

«No. lo sono stata una fioritura tardiva. Sono apparse alcuni anni<br />

prima che ti incontrassi. Boone mi ha fornito una spiegazione secca e<br />

chiara: mi ha detto che cos'ero e che cosa i miei fratelli si aspettavano<br />

da me.»<br />

Lui le prese una ciocca di capelli e se la passò tra le dita. Poi lo fece<br />

di nuovo, più volte. «Quegli stessi fratelli con i quali hai lasciato mia<br />

figlia.»<br />

Le parole erano aspre, il tono no. Non contenevano alcuna accusa<br />

e Bryn era certa che lui fosse persuaso che fosse stata l'unica scelta<br />

possibile.<br />

Non poteva volergliene se era scettico. Preoccupato. E lei<br />

apprezzava il fatto che non fosse passato all'attacco. E se l'era<br />

aspettato in fondo, perché così era stato il Lokan che aveva conosciuto<br />

prima della sua morte.<br />

«Proprio quelli» confermò, «lo non posso proteggere Dana. Non da<br />

tuo padre. E nemmeno da qualsiasi altra divinità sappia ormai della<br />

sua esistenza. I miei fratelli invece sì. Almeno fino al tuo ritorno. Tu la<br />

libererai da loro. E la terrai al sicuro da tuo padre.»<br />

«E vivrà felice e contenta.»<br />

Lei allungò il collo per sollevare gli occhi nei suoi. «Lokan...»<br />

«La libererò.» Nella voce nemmeno la più pallida ombra di dubbio.<br />

Si fece di nuovo scivolare i suoi capelli tra le dita. «È ciò che hai fatto<br />

anche tu...? Ti sei liberata?»<br />

«Non era poi così male, Lokan, ma io avevo bisogno di sfuggire alla


vita che loro avevano pianificato per me. Di liberarmi dal loro<br />

controllo. Di essere libera di vivere.»<br />

«E poi come è andata?»<br />

Sentendo la sua risata breve e secca, Bryn si chiese se non stesse<br />

ripensando alla propria esistenza. Da quanto aveva capito, a<br />

prescindere dalla libertà e dai poteri di cui godevano, i mietitori erano<br />

fondamentalmente vincolati a Sutekh. «Non proprio come me<br />

l'aspettavo.» Tentò di scegliere le parole, quelle giuste, ma in<br />

qualunque modo glielo avesse raccontato sarebbe comunque suonata<br />

come una cosa terribile. Perché lo era. Ciò che aveva pianificato. Ciò<br />

che aveva fatto. Il casino che aveva combinato perché era stata una<br />

ragazzina che si ribellava, proprio come facevano tantissime ragazzine.<br />

Solo che le altre non si trasformavano in bombe a orologeria<br />

soprannaturali. Si limitavano a diventare giovani e sciocche.<br />

«Su, Bryn, va' avanti.»<br />

«Non è bello.» Esitò. «E io non ne esco sotto la migliore delle luci.»<br />

Lui immerse il remo e si chinò in avanti per appoggiarle<br />

leggermente il mento sulla testa prima di raddrizzarsi di nuovo,<br />

mentre lei chiudeva gli occhi desiderando che... «Dimmelo lo stesso.»<br />

«lo non ho mai conosciuto mia madre. Mi ha abbandonata appena<br />

nata.»<br />

«Era una soprannaturale. Una guida.»<br />

«Sì.» Era difficile. Troppo difficile. Stava per mettere a nudo tutta la<br />

più cruda verità riguardo a ciò che era e alle scelte che aveva<br />

compiuto, ogni errore e ogni passo falso. Ma se non glielo avesse<br />

detto lui sarebbe ritornato impreparato e Dana ne avrebbe sofferto.<br />

«Mi hanno cresciuto i miei fratelli.»<br />

«E tuo padre?»<br />

Oh, no! Non voleva proprio pensarci. Quello era un barattolo<br />

pieno di vermi che non voleva assolutamente aprire. «Non rientra<br />

nella storia.»<br />

«Una volta mi hai raccontato che i tuoi fratelli erano un po' più<br />

vecchi di te.»<br />

«Di circa settantacinque anni.»


Lokan restò in silenzio per un momento, «lo li ho salvati, lo sapevi?»<br />

«No. Sì. Cioè, non l'ho saputo che poco tempo fa. Boone mi ha<br />

raccontato del treno proprio prima che arrivassi qui.»<br />

«Tu non eri ancora nata.»<br />

Lei rise. «No. lo ho davvero ventisette anni, non cento. Sai, quando<br />

ero bambina, non avevo mai notato che ci fosse qualcosa di strano<br />

nella mia vita o nei miei fratelli. Loro assumevano delle bambinaie che<br />

si prendevano cura di me e un gran numero di guardie armate, lo<br />

credevo che fossero lì per proteggermi dai nemici dei miei fratelli. Dal<br />

genere umano. E infatti era così. Ma erano anche lì per proteggermi da<br />

qualsiasi minaccia soprannaturale.»<br />

Bryn sentiva il cuore di Lokan batterle sotto la guancia, nel punto in<br />

cui lei gli si appoggiava sul petto. Chiuse gli occhi ad ascoltarne ogni<br />

singolo battito sordo, pensando a quanto fosse bello udirlo, a quanto<br />

fosse bello stargli vicina. Non si era mai concessa di riconoscere quanto<br />

avesse desiderato un momento così, quanto quella notte a Miami le<br />

fosse rimasta impressa nella mente.<br />

«Vai avanti» la sollecitò lui, strappandola alla foschia nella quale era<br />

andata alla deriva.<br />

«Da piccola non avevo mai notato che i miei fratelli maggiori<br />

restavano sempre sulla soglia dei trent'anni. Erano così quando io<br />

avevo cinque anni. Erano così quando ne ho compiuti dieci. Quando<br />

ho raggiunto i quindici, scherzavo con loro sul fatto che fossero ricorsi<br />

a un chirurgo plastico fantastico. E a diciotto non scherzavo più con<br />

loro perché a quel punto mi avevano messa al corrente di ciò che ero.»<br />

Avvertì la tensione invadere i muscoli di Lokan.<br />

«E a quel punto ti stavano già usando. Sfruttavano le tue doti a loro<br />

vantaggio.»<br />

Stranamente, Bryn avvertì il bisogno di difenderli. Una cosa<br />

davvero pazzesca perché aveva trascorso anni a detestarli, a odiare le<br />

restrizioni nelle quali la costringevano. Aveva trascorso ogni singolo<br />

secondo aspettando l'occasione per liberarsi. Poi aveva avuto una<br />

figlia e aveva visto alcune delle loro azioni con occhi diversi.<br />

«Non è che io li voglia difendere e non è che io possa sopportare il<br />

pensiero di quella vita per Dana, ma sono giunta a capire che i miei


fratelli hanno agito in parte per amore.» Scoppiò in una risatina. «Che<br />

fratelli stupidi. Non si ingabbia ciò che si ama.»<br />

Lokan rimase in silenzio per un lungo momento. «No» concordò.<br />

«Non si fa. Ma io capisco il motivo per cui possono essersi comportati<br />

in quel modo.»<br />

Lei si raddrizzò e lo guardò negli occhi. «Tu non lo faresti mai a<br />

Dana.»<br />

«No.»<br />

Certo, lo sapeva. Ma ascoltarlo dalle sue labbra la fece sentire come<br />

se le avesse fatto un regalo. «Penso che lavorare per i miei fratelli non<br />

sia stato molto diverso dal farlo per tuo padre.» Accidenti. Pessima<br />

scelta dei termini. Lavorare per suo padre aveva portato al suo<br />

assassinio. «O molto diverso dall'aiutare i tuoi fratelli» si affrettò ad<br />

aggiungere.<br />

«lo una possibilità di scelta l'ho avuta» osservò. «A quanto pare, tu<br />

invece no.»<br />

«Davvero hai avuto scelta, Lokan?» gli chiese con voce sommessa.<br />

Lui la trasse di nuovo contro di sé. E dopo un secondo dichiarò:<br />

«Una storia alla volta. Intanto atteniamoci alla tua».<br />

«All'inizio era quasi... eccitante, lo facevo il mio dovere, eseguivo i<br />

loro ordini, guidavo le anime dal dio degli Inferi con il quale loro<br />

avevano bisogno di cementare un'alleanza in quel momento. Vivevo<br />

sotto la loro protezione. Certo, questo in realtà significava sotto il loro<br />

controllo. Poi le cose sono cambiate. A mano a mano che, crescendo,<br />

diventavo più esperta, il loro controllo si faceva serrato al punto che<br />

ero disperata. Soffocavo. Non ero mai da sola. Nemmeno per un<br />

secondo. Riesci a immaginare cosa significa? Ero sempre sorvegliata<br />

dalle guardie.» Deglutì. «Persino in bagno. Dicevano che era per la mia<br />

stessa sicurezza. Be', avendo le conoscenze attuali, penso che, forse, in<br />

parte lo fosse. Ma in quel periodo vedevo solo che ero prigioniera,<br />

senza via d'uscita e senza alcuna speranza.»<br />

«Ti facevano del male?»<br />

Dal modo in cui glielo domandò, Bryn comprese che, in quel caso,<br />

lui avrebbe reso il piacere con gli interessi. «No. No, nulla del genere.


Mi coccolavano e mi viziavano, mi tenevano chiusa a chiave per<br />

proteggermi da qualsiasi pericolo o minaccia. Jack mi portava regali.<br />

Continuamente. Gioielli, vestiti, libri. Avevo una cucina che avrebbe<br />

fatto la felicità di qualsiasi chef a cinque stelle.»<br />

«È stato allora che hai iniziato a sfornare biscotti?»<br />

«Un giorno, durante una crisi adolescenziale, una delle mie guardie<br />

ha tirato fuori gli ingredienti in un disperato tentativo di distrarmi.<br />

Funzionò. Dopo quella volta, Jack mi fece progettare la cucina. Però<br />

ero la principessina rinchiusa. Mi mandavano a guidare un'anima che<br />

dovevano consegnare per il loro tornaconto politico e poi mi<br />

rispedivano nella mia torre d'avorio.»<br />

«Quando ti ho incontrata io, non eri in una torre d'avorio.»<br />

«Ero scappata.»<br />

«E come, se ti guardavano a vista?»<br />

«Non è mai venuto loro in mente che io potessi scappare. I miei<br />

custodi erano lì per la mia protezione, non per la mia detenzione.<br />

Quando l'ho capito, ho iniziato a fare ricerche. Sapevo di essere<br />

imparentata per metà con i miei fratelli. Lo stesso padre, ma madri<br />

diverse. E sapevo che mia mamma se ne era andata, lo non l'ho mai<br />

conosciuta, avevo sempre supposto che fosse morta dandomi alla<br />

luce. Avevo una guardia che era con me da quando ero piccola: non<br />

ricordo una sola volta in cui non ci fosse. Un tipo burbero, non molto<br />

loquace. Si chiamava Crandall Butcher. E lui mi ha insegnato dei<br />

trucchi su come nascondermi. Su come sopravvivere, solo nel caso in<br />

cui ne avessi bisogno. È stato lui a dirmi come stavano le cose. Mia<br />

madre era ciò che sono io e io ero stata il prezzo della sua libertà. Una<br />

guida per rimpiazzare una guida.»<br />

Lokan la strinse con maggior forza. «Come sei finita a Miami? Che<br />

cosa cercavi quella notte?»<br />

«Te» sussurrò lei, rimpiangendo che non fosse vero. Non lo era.<br />

Con sua immensa vergogna era andata a cercare un maschio<br />

soprannaturale, un maschio soprannaturale qualsiasi, per generare un<br />

figlio. E si era ritrovata in quel locale solo perché suo fratello ne<br />

parlava continuamente, raccontandole quanti soprannaturali lo<br />

frequentassero. Naturalmente, la notte in cui lei aveva scelto di


andarci, c'era stato solo Lokan.<br />

«Sono lusingato» commentò lui in tono secco e leggermente<br />

divertito. «Ma sappiamo entrambi che è un po' stiracchiata come<br />

risposta.»<br />

Lei trasse un respiro. «Sono scappata. Da Boone, da Jack e da Cahn»<br />

raccontò d'un fiato. «Erano mesi che lo progettavo. Avevo nascosto i<br />

soldi, assunto una falsa identità. Avevo preparato tutto ciò a cui ero<br />

riuscita a pensare mi servisse per la fuga. Quando entravo...» Si sentì le<br />

guance avvampare all'istante. Non esisteva un modo piacevole per<br />

raccontare quella storia.<br />

«Entravi... dove?»<br />

«Immagino che si potrebbe affermare che sono entrata in calore.<br />

Quattro volte. Le uniche quattro volte della mia vita in cui sarebbe<br />

dovuto accadere. Le guide hanno un periodo di tempo limitato per<br />

riprodursi. E quando è terminato è terminato, lo per la maggior parte<br />

del tempo cercavo qualcuno con cui accoppiarmi.» Cavolo, se era<br />

dura. Si sentiva venire la nausea a mettere tutto sul piatto, così nudo e<br />

crudo. Lei non era più la stessa ragazza che aveva fatto quelle cose, che<br />

aveva commesso quei terribili errori.<br />

Lokan doveva aver percepito la sua angoscia perché le stampò un<br />

bacio sulla testa e le disse: «Eri una ragazzina. Qualsiasi cosa tu abbia<br />

fatto, qualsiasi scelta tu abbia compiuto, eri una ragazzina. Lo conosci,<br />

no, il detto: del senno di poi...».<br />

«Tu di quella notte cambieresti qualcosa?» gli chiese d'un fiato,<br />

quindi chiuse gli occhi e affondò i denti nel labbro inferiore,<br />

chiedendosi per quale motivo gli avesse chiesto una cosa del genere.<br />

Per quella che le parve un'eternità, lui non aprì bocca, infine<br />

rispose: «Sì.». Quell'unica parola. Bryn trattenne il fiato in attesa di una<br />

spiegazione, che non giunse. «La tua storia, Bryn. lo sto aspettando il<br />

resto» si limitò ad aggiungere poi.<br />

Lei strinse le labbra e ci passò sopra la lingua, «lo dovevo<br />

accoppiarmi. E non ero brava in quel genere di cose. Non riuscivo a<br />

trovare un soprannaturale, quindi ci ho provato con un umano e non<br />

è successo niente. Non sono rimasta incinta. Ho incontrato uno<br />

scagnozzo terreno con un basso livello di traccia energetica, ma era


così ubriaco che si è addormentato prima che finissimo.» Deglutì e<br />

allontanò il braccio di Lokan da sé, non sentendosi più stanca e non<br />

volendo affrontare la cosa da codarda. Si raddrizzò e lo guardò dritto<br />

negli occhi. «Be', alla fine sei arrivato tu. Sono rimasta incinta. lo avevo<br />

progettato di dare il bambino ai miei fratelli proprio come mia madre<br />

aveva fatto con me. Un baratto. Una sostituzione. A quel punto loro<br />

mi avrebbero lasciato andare e io sarei stata libera.»<br />

Lokan aveva le pupille scure e dilatate, l'unica reazione che tradiva<br />

le sue emozioni.<br />

Bryn non sapeva se l'aveva disgustato. Se la odiava. Oppure la<br />

disprezzava. Qualunque cosa provasse, non poteva mai essere tanto<br />

brutta quanto quelle che lei aveva provato per se stessa.<br />

Gli parve che lo avessero colpito alla bocca dello stomaco con un<br />

mattone. Dana. Sua figlia. Sarebbe stata il pagamento che Bryn aveva<br />

pianificato di offrire ai suoi fratelli per riscattare la propria libertà.<br />

Dentro di lui montò la rabbia. Non nei confronti di Bryn, ma dei<br />

fratelli di lei.<br />

La soffocò. Non era da lui. Lui era il riflessivo, quello calmo, il<br />

politico in grado di cogliere ogni sfaccettatura e scegliere la via<br />

migliore nel labirinto più intricato. Si aggrappò a quella parte di se<br />

stesso e la tenne ben stretta. Perché proprio quella parte gli stava<br />

evidenziando che Bryn non aveva dato Dana ai suoi fratelli. Che<br />

aveva tenuto la figlia con sé e l'aveva protetta. E che invece era stato<br />

lui, Lokan, a metterla in pericolo a causa di ciò che era, di chi era. E che<br />

inoltre, in quel momento, erano proprio quegli stessi fratelli di Bryn<br />

l'unico ostacolo che si frapponeva tra sua figlia e Sutekh, il suo padre<br />

assassino.<br />

Bryn scosse il capo, «lo avevo progettato tutto. Trovare un<br />

soprannaturale, restare incinta, lasciare il neonato con i miei fratelli e<br />

andarmene alla svelta, proprio come aveva fatto mia madre, lo avrei<br />

avuto la mia vita. Non sarei mai più stata una pedina.»<br />

Emise un suono soffocato, intriso di autoderisione. «La credevo una<br />

cosa così facile. Tuttavia i miei primi tre momenti di fertilità sono<br />

andati sprecati e trovare un soprannaturale si è rilevato più arduo del


previsto. La notte in cui ho incontrato te era la mia quarta volta. La<br />

mia ultima possibilità eri tu.»<br />

«Lusingato» mormorò. Solo che non riusciva a racimolare<br />

nemmeno un briciolo di sarcasmo da aggiungere a quell'osservazione.<br />

Una parte di lui capiva. Ehi, in fondo era stato il figlio obbediente,<br />

quello che giocava attenendosi alle regole, che faceva qualsiasi cosa<br />

Sutekh gli chiedesse o si aspettasse da lui. Ed ecco qual era stato il<br />

risultato. Suo padre lo aveva fatto a pezzetti, aveva spedito la sua<br />

anima in un purgatorio e aveva tentato di rubargli il corpo.<br />

La storia di Bryn spiegava un sacco di cose. A un fatto però non<br />

dava una risposta. Lui era un mietitore d'anime e i mietitori d'anime<br />

non erano in grado di riprodursi. E allora che cosa era accaduto di<br />

preciso quella notte a Miami? Di colpo aveva sviluppato dello sperma<br />

magico soltanto perché Bryn era una guida? Be', la cosa non aveva<br />

davvero nessun senso.<br />

Nel corso degli anni, lui si era domandato spesso come aveva fatto<br />

a generare Dana, ma aveva creduto che Bryn fosse umana e non aveva<br />

osato rivelare a nessuno l'esistenza della figlia, quindi non aveva avuto<br />

nessuno a cui chiedere.<br />

Un altro grande interrogativo a cui dare una risposta una volta che<br />

fosse uscito da quel posto.<br />

«Ti ho cercata» le raccontò. «Dopo quella notte. Ed è stata dura<br />

ritrovarti. È stato perché i tuoi fratelli ti tenevano nascosta?»<br />

«Nascosta. Per i miei fratelli è un termine che equivale a protetta.»<br />

«Quando ti ho ritrovata, tu eri sfuggita loro?»<br />

«Pensavo di sì.»<br />

«Pensavi di sì?»<br />

«Poi ho scoperto che loro avevano sempre saputo dove mi<br />

trovavo. Mi tenevano d'occhio da lontano. Jack mi ha detto che anche<br />

loro avevano imparato la lezione troppo tardi. Pensavano che, se<br />

avessero tentato di avvicinarmi, io sarei scappata. Quindi mi avevano<br />

lasciato la mia libertà in attesa del giorno in cui avrei deciso di<br />

riprendere i contatti con loro.»<br />

«E questo è uno dei motivi per cui tu adesso hai affidato loro Dana:


perché sono cambiati.»<br />

«Sì. E perché anch'io lo sono. Anch'io ho commesso degli sbagli. Ho<br />

fatto cose di cui mi pento. Pensavo di dare vita a una figlia, di lasciarla<br />

ai miei fratelli e di andarmene. Non avevo mai pensato che...» Scosse il<br />

capo.<br />

«Non avevi mai pensato che l'avresti amata quanto la ami.»<br />

«No.»<br />

«Nemmeno io.» E non aurei mai pensato che aurei amato te.<br />

Perché era così. Lui l'amava.<br />

Come diavolo era successo? Come aveva fatto a innamorarsi di<br />

Bryn? E quando era stato? A ripensarci, in quel momento, si rendeva<br />

conto di avere atteso con impazienza di rivederla ogni volta che aveva<br />

fatto visita alla figlia. Che gli era piaciuto il modo in cui la cosa si era<br />

evoluta: semplice, naturale.<br />

Bryn non si era mai lamentata quando lui aveva cambiato<br />

programma, non limitando le proprie visite ai mercoledì sera e a ogni<br />

due sabati. Non si era lamentata nemmeno se si presentava anche i<br />

venerdì. O le domeniche. Lei gli aveva sempre semplicemente<br />

permesso di inserirsi in qualsiasi cosa fosse in programma per quel<br />

giorno.<br />

In realtà gli era parsa sempre felice di averlo intorno. Erano stati...<br />

una famiglia.<br />

Avrebbe dovuto dirglielo. Doveva dirglielo.<br />

Bryn gli premette le dita sulle labbra scuotendo il capo. «No» lo<br />

fermò.<br />

Lokan pensò che lei non avesse idea di che cosa le stesse per<br />

confessare. Probabilmente si aspettava qualche duro commento sulla<br />

storia che gli aveva appena confidato. Ma nessuno meglio di lui<br />

sapeva che cosa significasse compiere la scelta migliore quando ogni<br />

opzione era una merda. Bryn aveva fatto del proprio meglio, pur<br />

essendo stata trattata ingiustamente, e lui la rispettava per quello.<br />

L'ammirava.<br />

Le accarezzò i capelli.


Non era quello il momento di confidarle le emozioni che da poco<br />

aveva ammesso di provare anche a se stesso. Non poteva scaricarle<br />

addosso una cosa del genere quando lui stesso a malapena la capiva. E<br />

rischiare che lei magari non provasse la stessa cosa nei suoi confronti.<br />

Lokan non credeva che sarebbe riuscito a gestire quella notizia a<br />

così poca distanza dal tradimento del padre.<br />

E così, sì, forse avrebbe atteso un po' prima di parlarle con estrema<br />

franchezza.


18<br />

I suoi nemici sono sotto i suoi piedi, gli dei e gli spiriti sono innanzi<br />

a lui; è lui il nemico dei morti e dei dannati tra<br />

gli esseri del Duat, Osiride priva della libertà i suoi nemici, lui li<br />

annienta e ne esegue il massacro.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Riuscirono a varcare anche il quinto Cancello, ma non andarono<br />

oltre. A prescindere dalla foga con cui remavano, la barca restava<br />

sempre esattamente dov'era.<br />

Bryn si guardò attorno: l'istinto le suggeriva che le stava sfuggendo<br />

un punto del processo. «Lì» disse poi, indicando un'ombra rettangolare<br />

che intaccava la parete in pietra della caverna e, appena l'ebbe<br />

individuata, l'imbarcazione prese a scorrere verso di essa, come<br />

trascinata da una gomena invisibile.<br />

L'ombra si rivelò un corridoio intagliato nella pietra al cui termine<br />

c'era la sagoma di una porta.<br />

«Pare che l'unico modo di entrarci sia passare di là.»<br />

«Sicura che dobbiamo abbandonare il fiume?» chiese Lokan.<br />

No. Non ne era affatto sicura, ma gli istinti che la guidavano, le<br />

memorie genetiche di migliaia di anni le dicevano che, se volevano<br />

procedere, dovevano prima fermarsi là. «Non sono sicura che<br />

possiamo scegliere.»<br />

Lokan guidò la barca verso riva e, mentre la prua si avvicinava alla<br />

spiaggia, Bryn saltò giù e la tirò fuori dall'acqua. Nel giro di secondi lui<br />

le fu a fianco, le mani a pochi centimetri dalle sue mentre la aiutava.<br />

«Dubito che possa andare alla deriva: non c'è corrente» le fece<br />

notare.<br />

«Sarebbe una gran rottura se dovessimo uscire alla svelta, arrivare


fin qui e scoprire che non abbiamo un mezzo per fuggire. È un rischio<br />

che io non voglio correre.»<br />

Lui rise, di una risata dal suono pieno e caldo, che le toccò dei posti<br />

nell'animo che erano pericolosi e che stavano meglio sotto chiave, al<br />

sicuro. Poi voltò la testa verso di lei e le arrivò così vicino che Bryn<br />

sentì il suo respiro sulla guancia e rimase a fissarlo. «Come se tutto<br />

questo viaggio non fosse un unico dannatissimo enorme rischio.»<br />

Non lo era. Non per lei, che sapeva già dove si sarebbe trovata al<br />

termine di quella storia. Intrappolata lì, per l'eternità.<br />

Il rischio per lei consisteva nel fatto che per quell'eternità lui le<br />

sarebbe mancato, che avrebbe sentito nostalgia di lui e che si sarebbe<br />

straziata dalla voglia di sentire la sua voce, la sua risata. Ne aveva già<br />

avuto un assaggio quando era rimasta sulla Terra ad affrontare la sua<br />

scomparsa. E stavolta a quel dolore si sarebbe aggiunto anche quello<br />

per la perdita della figlia.<br />

Distolse lo sguardo.<br />

«Niente rischi, niente ricompense» sentenziò infine, dirigendosi<br />

verso il corridoio. Chiuse gli occhi e deglutì quando lui intrecciò<br />

delicatamente le dita alle sue, come se quella fosse una specie di<br />

passeggiata in un giardino, invece che un viaggio in un luogo orribile e<br />

pericoloso.<br />

Davanti alla porta, si arrestò. Non aveva né maniglia né serratura,<br />

era una semplice superficie in legno liscia, lucidata fino a divenire<br />

brillante. Per un secondo, non fece che restare ferma, in attesa che le<br />

giungessero le parole e gli incantesimi che l'avrebbero aperta, e<br />

quando non accadde nulla rivolse a Lokan uno sguardo perplesso.<br />

«Suggerimenti?»<br />

Con un'alzata di spalle, lui diede una spinta e l'uscio si spalancò. Lei<br />

rise incredula, poi insieme oltrepassarono la soglia e scoprirono delle<br />

colonne gigantesche torreggiane sui due lati, talmente alte che la<br />

sommità spariva inghiottita dall'ombra.<br />

Lokan appoggiò una mano sulla colonna più vicina, e percorse con<br />

le dita i simboli incisi nella pietra. Quindi girò su se stesso, scrutando le<br />

ombre. «Ci dovrebbero essere delle sentinelle. Una per ogni colonna.»<br />

«Conosci questo posto?»


«Ci sono già stato. Questo è il corridoio che conduce alla Sala delle<br />

Due Verità.»<br />

Bryn non sapeva che cosa fosse, ma un brivido gelido le percorse la<br />

spina dorsale, come se in un angolo recondito lo sapesse. E ciò che<br />

sapeva la terrorizzava. «E quando ci sei stato?»<br />

«Quando venivo inviato da mio padre a negoziare con Osiride.»<br />

«Deve essere stato... interessante.»<br />

Lui emise un suono a metà tra la risata e il grugnito. «Di tanto in<br />

tanto persino i nemici si ritrovano ad aver bisogno di una<br />

conversazione.»<br />

«È questo ciò che hai fatto con Osiride? Conversare?» Aveva la<br />

sconvolgente sensazione che in quegli incontri ci fosse qualcosa di<br />

oscuro, qualcosa di spaventoso.<br />

Quando lo vide serrare le mascelle, considerò che, quali che fossero<br />

i ricordi che aveva di quel posto, fosse comunque meglio relegarli nel<br />

passato. «Che cosa è che ti spaventa?» gli chiese. «Questo non può<br />

essere peggio dei ripetuti episodi a base di fuoco e di serpenti.»<br />

«Lo è. Bryn...»<br />

Qualunque cosa stesse per dirle andò perduta per l'intromissione di<br />

una voce sconosciuta, incorporea e terrificante. «Sarete giudicati.»<br />

Bryn si voltò e scrutò l'oscurità socchiudendo gli occhi, inutilmente.<br />

Non c'era nessun altro là, solo uno spazio enorme, delimitato da<br />

colonne mostruose, illuminate da una misteriosa luce verdognola.<br />

«Lokan Krayl potrebbe passare. Ma Lokan Krayl è morto» recitò la<br />

voce.<br />

«Grazie dell'aggiornamento. Lokan Krayl però era morto» precisò<br />

lui. «Dovreste lavorare sulla scelta dei tempi verbali.»<br />

«Sarete giudicati.»<br />

«Ci sono già passato. Già fatto. So bene in che modo funziona.»<br />

La conoscenza le si snodò nello stomaco unita alla paura, perché un<br />

giudizio negli Inferi non era mai una cosa buona. Bryn non sapeva con<br />

precisione a che cosa stavano per andare incontro, ma era certa che<br />

sarebbe stato tutto tranne che piacevole.


Lokan la prese per mano e la condusse lungo la via che lentamente<br />

veniva loro illuminata, la luce verdastra che divorava l'oscurità, passo<br />

dopo passo, per mostrare loro il cammino. «Questo potrebbe finire<br />

per essere un vantaggio» le confidò sottovoce. «Potrebbe portarci a<br />

una scorciatoia. Tu lascia parlare me. E lascia a me anche fette e cubetti<br />

di carne.»<br />

«Fette e cubetti di carne?» Non capiva a che cosa si riferisse, ma<br />

qualcosa nel suo tono di voce la rese diffidente: suonava teso e<br />

arrabbiato.<br />

Un fruscio, come di unghie di ratto che grattavano la roccia, la fece<br />

girare. Con l'angolo dell'occhio credette di intravedere una figura<br />

incappucciata dagli occhi di un rosso incandescente e dalla testa di<br />

sciacallo, ma quando guardò il punto con estrema attenzione non<br />

scorse niente. Il suono alle sue spalle si ripeté e lei si voltò di nuovo,<br />

con gli stessi risultati.<br />

«Sentinelle» mormorò Lokan. «Ignorale e procedi. Non sono loro la<br />

cosa più spaventosa quaggiù.»<br />

Incoraggiante, eh?<br />

Dal buio comparve, incombente di fronte a loro, un'enorme scala<br />

di pietra. Lokan si raggelò, cosa che la fece fermare.<br />

In cima alle scale una creatura dal corpo di uomo e dalla testa di<br />

sciacallo.<br />

Nell'incavo del braccio aveva un correggiato e in mano teneva un<br />

ankh d'oro, il simbolo della vita.<br />

«Anubi.» Lokan gli rivolse un inchino poco profondo, quanto<br />

bastava per essere un segno di rispetto senza che venisse interpretato<br />

come debolezza o sottomissione. Bryn si chiese come ci riuscisse:<br />

probabilmente grazie a una grande pratica.<br />

«Lokan Krayl.» La voce di Anubi echeggiò nei pensieri di Bryn. «Non<br />

siete morto.»<br />

«Nemmeno tanto vivo.»<br />

Con l'angolo dell'occhio lei notò uno scintillio e in un lampo si<br />

voltò verso di esso. Su un trono in oro battuto era apparsa una<br />

seconda divinità. Trasalì quando il dio girò la testa e la fissò con occhi


scuri e insondabili, contornati con il kohl. Aveva la pelle verde, gli abiti<br />

di un bianco candido, così luminoso da risplendere. Sulla testa una<br />

corona Atef bianca con due piume ai lati e in mano un correggiato e<br />

un bastone ricurvo.<br />

Lokan le strinse più forte la mano per metterla in guardia. Quindi<br />

rivolse alla divinità un inchino leggermente più profondo e disse:<br />

«Figlio di Nut. Figlio di Geb. Dio della vita. Dio della morte. A voi,<br />

Osiride, i miei saluti e il mio rispetto».<br />

«Lokan Krayl, figlio di Sutekh.» Il tono di Osiride era freddo e<br />

distaccato, e trapassò il cuore di Bryn come una freccia gelida. Quindi<br />

il dio volse il capo verso di lei, in attesa che parlasse.<br />

Allora toccò a Bryn stritolare la mano di Lokan. «I miei saluti e i miei<br />

rispetti, Osiride, dio della vita, dio della morte, lo sono Brynja» si<br />

presentò. «Figlia di Izanami e di Pinga e di Daena. Figlia di Sekhmet,<br />

dea guerriera, protettrice di Faraoni. Figlia di Valchirie e di Shinigami.»<br />

«Voi siete la guida.»<br />

«Sì.» Silenziosamente, Bryn costrinse il dio a non aggiungere altro.<br />

Quello sarebbe stato il momento peggiore per rivelare a Lokan il patto<br />

che i suoi fratelli avevano stretto. Un patto che l'avrebbe vista relegata<br />

per sempre in quel Territorio.<br />

Le ombre alle spalle di Osiride si mossero e lei non poté fare a meno<br />

di indietreggiare di un passo quando si fece avanti una creatura<br />

enorme, orribile per proporzioni e per aspetto.<br />

«Ammit» sussurrò. La Divoratrice. La consumatrice d'ossa. In parte<br />

leone, in parte ippopotamo, in parte coccodrillo, era un demone<br />

mostruoso, l'incarnazione della distruzione eterna.<br />

«Conosco il vostro sangue, figlia mia» disse Osiride.<br />

Bryn avvertì Lokan irrigidirsi al suo fianco nell'udire il dio servirsi di<br />

quel termine. Sì, nelle sue vene scorreva il sangue di Osiride, mescolato<br />

a quello di tutti gli altri.<br />

Lokan le strinse la mano più forte. «Lo immaginavo» mormorò. «È<br />

difficile essere guidati da una memoria genetica nel territorio di un dio,<br />

se nelle cellule non si ha anche il patrimonio genetico di quel dio.»<br />

Bryn mandò fuori il fiato tutto in un colpo. Certo che Lokan ci era


arrivato! E naturalmente lei avrebbe dovuto dirglielo prima. Ma<br />

quando avrebbe imparato? Glielo aveva giurato, niente più bugie,<br />

niente più omissioni e invece ecco un'altra informazione che sarebbe<br />

dovuta stare in cima all'elenco delle rivelazioni. La verità però era che<br />

lei non aveva pensato che la cosa sarebbe venuta fuori, non l'aveva<br />

ritenuta importante, fino a quel preciso momento.<br />

«Perché guidate il figlio di Sutekh?» s'informò Osiride.<br />

La domanda la colse alla sprovvista e le lasciò un senso di nausea. Di<br />

vertigine. Boone le aveva detto che il patto era stato stipulato. Osiride<br />

aveva accettato di permettere a Lokan di provare a varcare i Dodici<br />

Cancelli e, in cambio, Bryn sarebbe dovuta restare nel suo Territorio.<br />

Una sua pedina. Una guida nei suoi ranghi.<br />

E allora perché le rivolgeva quella domanda? Sapeva esattamente<br />

per quale motivo si trovava lì.<br />

Il cuore le batteva forte, la bocca secca. La risposta sbagliata e tutto<br />

poteva essere perduto. «Lokan non viene quale figlio di Sutekh, solo<br />

come viaggiatore che attraversa questo luogo. E io vengo quale sua<br />

guida.»<br />

Osiride restò impassibile, ma le sue parole dovevano aver<br />

contenuto qualcosa che voleva sentirsi dire perché fece un gesto<br />

ampio e lento con la mano e un'enorme bilancia gli comparve davanti.<br />

«Lokan Krayl, sarete giudicato.» Quindi fece loro cenno di avvicinarsi.<br />

«Solo per curiosità» mormorò Lokan sottovoce mentre salivano gli<br />

scalini splendenti. «Sei imparentata anche con altre divinità, Bryn? Sei<br />

anche una Figlia di Aset?»<br />

«No. Le Figlie di Aset sono le figlie biologiche del sangue di Aset. E<br />

io non sono di quel sangue.»<br />

Lui le credette. Gli stava dicendo la verità. Eppure c'era qualcosa<br />

che gli teneva nascosto. Però quello, con Anubi e Osiride che li<br />

fissavano dall'alto e con la bilancia d'oro da cui dipendeva il loro<br />

destino, non era il momento di insistere per avere delle risposte. Forse<br />

si trattava di un'informazione che lei non voleva rivelare di fronte a<br />

loro. Poteva capirlo, quindi lasciò perdere.


Un piatto della bilancia era vuoto. Sull'altro un'unica piuma bianca,<br />

lucente.<br />

«La piuma di Maat» spiegò a Bryn. «La piuma delle verità.» Si voltò<br />

a guardarla. «Sai che cosa comporta questa cerimonia?»<br />

Era pallida e i suoi occhi scuri erano enormi. E, quando per<br />

rispondergli scosse il capo, lui si sentì quasi del tutto sicuro che, prima<br />

della fine del rito, sarebbe impallidita ancora di più.<br />

Uno sguardo ad Anubi e poi a Osiride non lasciò trapelare alcun<br />

indizio che rivelasse i loro pensieri. Ma Lokan conosceva i propri<br />

pensieri e la propria determinazione. Bryn non avrebbe dovuto<br />

pagare il passaggio con il sangue. Lui aveva escogitato un modo per<br />

evitarle di dover affrontare la sofferenza estrema che li attendeva.<br />

Non sapeva un accidente sulle guide e sulle loro capacità, ma sapeva<br />

che lei non avrebbe dovuto sottoporsi al giudizio come lui.<br />

La vostra dichiarazione si è alterata dall'ultima volta che avete<br />

percorso questo cammino? Anubi formulò la domanda proiettandola<br />

nei pensieri di Lokan e, da come Bryn si era fatta scura in volto,<br />

doveva averla proiettata anche nei suoi.<br />

«Le quarantadue dichiarazioni di purezza» spiegò Lokan.<br />

Pronunciarle macchiate di una menzogna era un invito<br />

all'annientamento immediato. Ma anche dicendo la verità non ci si<br />

garantiva un passaggio sicuro. «La mia diesarazione è la stessa di<br />

quando sono passato di qui l'ultima volta» assicurò. Non c'era nulla da<br />

modificare o da aggiungere. L'essere stato ucciso dal padre non<br />

mutava l'accumulo massiccio dei suoi peccati.<br />

«La cerimonia richiede il vostro /fa» ricordò Anubi, tendendogli<br />

l'ankh d'oro, il simbolo della vita.<br />

«Conosco la procedura.» Era vero. Non che ne fosse un<br />

appassionato.<br />

L'ankh gli si adattò perfettamente al palmo della mano e, mentre lo<br />

sollevava, la luce riflessa evidenziò il pugnale alla sua estremità.<br />

«Lokan?» Bryn suonava impaurita e inquieta.<br />

«Va tutto bene» la tranquillizzò lui, senza guardarla. Perché lei<br />

aveva paura e leggergliela negli occhi avrebbe reso tutto ancora più


arduo. Fissò la bilancia e con voce bassa annunciò: «O grande Osiride,<br />

ho una domanda da farvi».<br />

«In cambio di una risposta non avete nulla da offrire.»<br />

Punto a suo favore. «Se supero questo esame e ritornerò a essere ciò<br />

che ero prima, sarò in grado di ripagarvi.»<br />

«Voi non tornerete mai più a essere ciò che eravate prima, Lokan<br />

Krayl. La vostra guida non ve lo ha detto?»<br />

Le parole lo trafissero e lo sguardo gli scattò verso Bryn. «Detto che<br />

cosa?»<br />

«No» rispose lei, scuotendo la testa, come colta dal panico. «Non è<br />

come sembra. Tu potrai tornare sulla Terra, solo che non sarai più lo<br />

stesso di prima. Ma dopo ciò che hai passato pensavi che sarebbe stato<br />

possibile? Pensavi di poter tornare a essere il mietitore d'anime di<br />

Sutekh, di sedere alla sua destra, di fargli da ambasciatore? L'avresti<br />

voluto?»<br />

Tutto ciò che aveva detto aveva senso. Tutto ciò che aveva detto<br />

era la verità. Ma c'era dell'altro, qualcosa su cui lui non riusciva a<br />

mettere le dita. Qualcosa che sentiva come di dover sapere, di poter<br />

sapere, se solo si fosse proteso verso di essa e l'avesse afferrata.<br />

Guardò Osiride. «Dunque posso fare ritorno sulla Terra. Solo che<br />

non sarò più ciò che ero.»<br />

Il dio inclinò il capo. «Potrete farvi ritorno se il giudizio deporrà in<br />

vostro favore.»<br />

«E allora in che modo sarò diverso? Sarò mortale?»<br />

Con sua grande sorpresa, Osiride gli rivolse un vero e proprio<br />

sorriso. «No, Lokan Krayl, voi non sarete mai mortale.»<br />

La voce di Anubi gli echeggiò nel cranio, stroncando il dialogo.<br />

Procedete oppure perderete il diritto a essere giudicato.<br />

«E Bryn? È necessario che lo faccia anche lei?»<br />

«No.»<br />

Sollievo. Dolce come zucchero.<br />

«Quella era la risposta che cercavo. Vi ringrazio.»


Si fece saltare il pugnale nella mano in modo che la lama puntasse<br />

verso il torace. Si appoggiò pollice e indice della mano sinistra sulla<br />

quarta e sulla quinta costola.<br />

L'aveva già fatto altre volte, come ambasciatore di Sutekh, ma<br />

allora tutto ciò che il suo cuore doveva provare era di non contenere<br />

alcun intento criminale nei confronti di Osiride. Stavolta era diverso.<br />

Stavolta doveva davvero dare prova di purezza e bontà. Ne avrebbe<br />

riso se la situazione non fosse stata tanto atroce.<br />

Gli occhi incontrarono quelli di Bryn, che tremava, le pupille<br />

dilatate. Le rivolse un sorriso rassicurante, quindi affondò la lama tra le<br />

dita, tagliando pelle e strati di muscolo. Il respiro gli sfuggì dalle labbra<br />

in un'espirazione roca. Faceva un male del demonio, cazzo.<br />

Lei gettò un grido e serrò i pugni, slanciandosi di mezzo passo verso<br />

di lui, che scosse la testa. Raggelata, trasse un respiro profondo e tornò<br />

indietro. Sì, la sua Bryn era così. Dolce e tenera, calda come un<br />

biscotto alle scaglie di cioccolato e una vera dura quando doveva.<br />

Il sangue gli corse in rivoli giù per il petto e gocciolò a terra,<br />

lasciando sentire un plic a ogni goccia. Lokan fece fare un altro giro al<br />

pugnale e lo porse dalla parte del manico ad Anubi, che lo prese e se lo<br />

ripulì addosso.<br />

Bryn si stava mordendo il labbro con tanta forza da farlo<br />

sanguinare.<br />

Servendosi di entrambe le mani, Lokan avvolse le dita sulla quarta e<br />

quinta costola e le allargò. Il suono della cartilagine che si spezzava<br />

echeggiò come uno sparo. Il dolore era orribile, aggravato dalla<br />

consapevolezza dell'orrore e dell'angoscia di lei. Ma ci era già passato<br />

e solo per soddisfare i capricci di Sutekh. Poteva anche rifarlo, visto<br />

che stavolta era in gioco la sua stessa vita.<br />

Si infilò la mano destra nel petto, richiuse le dita intorno al cuore, lo<br />

sentì pulsare e contrarsi mentre se lo strappava in un colpo. Il sangue<br />

sprizzò fuori, disegnando un arco nell'aria e andando a colpire la<br />

bilancia, il pavimento, Anubi. E le scarpe di Bryn.<br />

Lei lanciò un grido soffocato, ma non si mosse. E poi lo fece restare<br />

completamente senza parole, quando tese una mano per tenere fermo<br />

il piatto vuoto della bilancia mentre lui ci poneva sopra il proprio


cuore perché venisse pesato.<br />

La parte con l'organo si abbassò, trascinata verso il basso da una vita<br />

di azioni oscure. Poi risalì, centimetro dopo centimetro. E scese di<br />

nuovo.<br />

Dall'ombra alle spalle di Osiride, si fece avanti Ammit, la<br />

Divoratrice, scoprendo le file seghettate di denti da coccodrillo,<br />

pronta a divorargli l'anima.<br />

«No!» Bryn prese fiato a fatica e fece per intromettersi, ma lui le<br />

sbarrò il passo, bloccandola con un braccio all'altezza del petto.<br />

Un senso di vertigine lo prese facendolo girare. Oppure era il<br />

mondo che gli vorticava intorno. Non sapeva dirlo. Sapeva solo di<br />

non avere nulla a cui aggrapparsi, nulla che lo potesse salvare. Ricordi<br />

gli attraversarono la mente come granelli di sabbia, ricordi scuri,<br />

sanguinosi. Alla fine ne restò uno che si congelò e gli si impresse nella<br />

mente, come un fotogramma.<br />

Un vento freddo e amaro. Due persone: una donna e un uomo, e<br />

due bambine. Li rivide nell'acqua e poi di nuovo, nel ghiaccio. Poi tre<br />

bambini dai lucenti occhi blu.<br />

Infine si ritrovò davanti alla bilancia, in ginocchio a testa china. Il<br />

palmo di una mano appoggiato a terra, l'altro schiacciato contro il<br />

petto. Il sangue gli filtrava tra le dita. Il dolore trasudava da ogni<br />

cellula.<br />

Ma il piatto della bilancia era vuoto. E lo squarcio nel torace<br />

guarito.<br />

Era stato giudicato.<br />

E aveva superato la prova. Chissà come, l'aveva superata!<br />

Quando barcollò nel tentativo di rimettersi in piedi di fronte ad<br />

Anubi e Osiride, Bryn cadde in ginocchio, gli infilò una spalla sotto un<br />

braccio e si risollevò con lui. Ammit era scomparsa, inghiottita dalle<br />

ombre.<br />

Solo in quel momento Lokan si accorse di quanto la scena fosse<br />

stata diversa dalle volte in cui si era presentato lì quale ambasciatore<br />

del padre. Quelle volte c'erano stati solo la bilancia e Anubi. Per poter<br />

entrare e vedere Osiride, aveva dovuto prima superare la prova.


Perché quella differenza? Il metodo di giudizio era stato più<br />

approfondito. Più oscuro. E perché poi Osiride lo aveva atteso?<br />

Perché stavolta era diverso. Lui non stava solo cercando di entrare<br />

per vedere Osiride. Stava cercando di oltrepassare l'insieme dei Dodici<br />

Cancelli e di sorgere come il sole. Un procedimento diverso per un<br />

esito diverso.<br />

Si volse verso Osiride. «Ecco fatto. Abbiamo terminato. lo sono<br />

stato giudicato e, visto che sono ancora intero, devo essere degno.<br />

Posso passare.» Inclinò il capo in direzione di Bryn. «E lei con me.»<br />

«Voi potete passare» concesse Osiride.<br />

Ma Lokan aveva trascorso troppi anni a fianco del padre e gli aveva<br />

fatto troppe volte da ambasciatore e negoziatore per caderci. «Avete<br />

usato il voi per comprenderci entrambi?»<br />

Osiride batté le palpebre. In tutti gli anni in cui aveva trattato con il<br />

signore della Morte, Lokan non lo aveva mai visto tradire il minimo<br />

accenno di un'emozione. Quel giorno invece aveva battuto le<br />

palpebre e, poco prima, aveva sorriso. Dovette meravigliarsene e, per<br />

un istante, si irrigidì, insospettito e diffidente.<br />

«Potete passare entrambi.»<br />

«Vi ringrazio» mormorò sinceramente. Si inchinò quanto bastava a<br />

dimostrare una deferenza priva di debolezza e di servilismo. «Un<br />

beneficio, se posso chiedere.»<br />

«Potete chiedere senza però alcuna garanzia che vi sia poi<br />

concesso.»<br />

«Essendo passato più volte per la Sala delle Due Verità, so che voi<br />

avete la capacità di muovere le cose. So che Bryn e io non dobbiamo<br />

tornare in quella barca, che voi potete farci uscire anche per un'altra<br />

via.»<br />

Al suo fianco lei restò senza fiato e lui non ne capì bene il motivo.<br />

Non poteva credere che lei desiderasse tornare a quel fiume infinito, ai<br />

suoi Cancelli e ai serpenti.<br />

«Lokan...»<br />

«Infatti, posso farlo» ammise Osiride, osservandolo intensamente.<br />

«È questo ciò che veramente desiderate, una via più diretta e più


eve?»<br />

Strana domanda. Come se lui volesse combattere contro laghi di<br />

fuoco, serpenti ed essere inseguito da Apophis per altri sette Cancelli.<br />

«Dipende dal prezzo. A quanto pare al momento non ho molto a<br />

disposizione.» Rovesciò le tasche dei calzoni con le mani che<br />

lasciavano macchie di sangue sul tessuto. Il suo sangue.<br />

«Il prezzo è stato pagato in anticipo» lo informò Osiride e il suo<br />

sguardo scattò su Bryn.<br />

Per un attimo, il panico serrò la gola di Lokan. No, non Bryn. Il<br />

prezzo non era lei. Non poteva esserlo. Aprì la bocca per ribattere, ma<br />

prima che riuscisse a pronunciare una parola Osiride proseguì.<br />

«Potete procedere entrambi fino all'ora finale del Duat.»<br />

L'ora finale. La dodicesima ora. E anche l'ultimo cancello. Ottima<br />

notizia. Che però lo lasciava a chiedersi perché Bryn al suo fianco<br />

tremasse tanto da avere la pelle fredda e le labbra blu.<br />

E perché l'inquietudine gli si contorcesse nello stomaco come le<br />

larve nella carne in putrefazione.


19<br />

Loro sono coloro che sorvegliano il cancello nascosto di A ment e<br />

che passano avanti al seguito di questo dio.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Si ritrovarono in un corridoio spazzato da fiamme e con delle<br />

rientranze predisposte in tutta la sua lunghezza. Niente fiume, niente<br />

spiaggia di sassi. Niente caverna. Solo un soffitto imponente, pareti a<br />

blocchi e un pavimento che proseguiva dritto all'infinito. Un attimo<br />

erano davanti a Osiride e l'attimo dopo erano lì, loro due da soli.<br />

Bryn si chiese se era ciò che Lokan aveva avuto in mente quando<br />

aveva chiesto a Osiride una scorciatoia in modo da evitare i Cancelli.<br />

Forse lui aveva tentato di ottenere un ritorno diretto sulla Terra, ma<br />

così sarebbe stato troppo facile.<br />

E Bryn non avrebbe potuto accompagnarlo.<br />

Una parte di lei era felice di non dover più affrontare le prove dei<br />

Cancelli rimasti. Un'altra invece rimpiangeva amaramente il tempo<br />

che non avrebbe potuto passare con lui.<br />

Una fiammata spazzò il corridoio, mancandoli per un pelo perché<br />

Lokan l'agguantò per il braccio e la trascinònella rientranza più vicina,<br />

scura e poco profonda.<br />

«Sei pallida» notò, stringendola al petto. Quindi la esaminò con<br />

attenzione, concentrato, assorto. «E tremi.» Si ficcò una mano in una<br />

tasca e ne estrasse delle caramelle alla menta bianche e rosse, che lei<br />

aveva intravisto nello zaino mandato da Boone. «Prendi. Lo zucchero<br />

forse ti restituirà un po' di colore sulle guance.»<br />

«Una carica di glucosio è la tua risposta a tutto?» domandò,<br />

tentando di recuperare un po' di normalità, ma sospettando di non<br />

riuscirci tanto.


Lui arcuò le sopracciglia, chiaramente di buon umore dopo il<br />

successo riportato nella Sala delle Due Verità. «No, non a tutto.»<br />

Il sorriso che le rivolse le fermò il cuore. Poi le fiamme inondarono<br />

di nuovo il corridoio con un ruggito e lui la trasse più indietro,<br />

proteggendola con un braccio.<br />

Bryn tentò di mettere insieme quello che si augurava fosse un<br />

sorriso, «lo sono felice di essermi sbarazzata di quella barca» dichiarò.<br />

«Però tutto questo fuoco comincia a darmi la nausea.»<br />

«Quando torniamo, vi porto a sciare sulle Alpi. Te e Dana. So che<br />

non sei mai stata una fanatica della neve, però credo che<br />

quest'esperienza possa averti fatto cambiare idea.»<br />

A sciare sulle Alpi. Un sogno irrealizzabile, tuttavia annuì, perché il<br />

nodo in gola le impediva di rispondere. E che cosa avrebbe dovuto<br />

dirgli? Una bugia? Dirgli che, sì, sarebbe stato bellissimo? Certo, lo<br />

sarebbe stato solo che lei non avrebbe partecipato.<br />

«A Dana piacerebbe tanto.» Abbassò la testa e fissò il pavimento,<br />

mentre la caramella le si scioglieva in bocca, dolce e fresca.<br />

Lokan le agganciò un dito sotto il mento e le sollevò il viso. Si chinò<br />

e la baciò.<br />

Bryn aprì le labbra, invitandolo a entrare, facendo tesoro della<br />

sensazione della sua bocca sulla propria e del suo fisico forte contro il<br />

proprio.<br />

Quello poteva essere il loro ultimo bacio. Quelli potevano essere<br />

gli ultimi momenti che trascorrevano insieme e c'erano ancora così<br />

tante cose che non gli aveva detto.<br />

Quando lui si ritrasse, lo inseguì, le labbra ancora attaccate. Voleva<br />

ricordarsi il suo sapore, la sensazione della bocca sulle labbra e delle<br />

sue braccia che la circondavano. Il profumo della sua pelle. Il modo in<br />

cui la guardava e la ascoltava, come se in quel momento lei fosse<br />

l'unica persona al mondo. Come se ciò che aveva da dire fosse<br />

davvero importante, anche quando si trattava di un semplice elenco di<br />

ingredienti o gli raccontava della giornata al parco.<br />

Dalla prima notte in cui l'aveva incontrato, Lokan aveva ascoltato.<br />

Per lei era stata una cosa talmente importante! Per quella ragazzina


dentro di lei alla quale non era mai stato chiesto che cosa desiderasse e<br />

tantomeno era stato dato ascolto.<br />

Lui le prese il viso tra le mani e abbassò lo sguardo, le pupille<br />

dilatate dalla luce soffusa e circondate da un anello di un azzurro<br />

chiaro. Passandogli le dita sulla mandibola, memorizzò i suoi<br />

lineamenti. Quella gobba sottile sul dorso del naso. Il modo in cui le<br />

labbra gli si incurvavano agli angoli, sia pur leggermente. Quelle<br />

piccole, nuove rughe che gli si aprivano a ventaglio ai lati degli occhi.<br />

Quel momento sarebbe dovuto bastare per l'eternità...<br />

Ricordò la prima volta che lo aveva visto. L'espressione sulla sua<br />

faccia la prima volta che aveva visto Dana. Ricordò così tante cose.<br />

Ma aveva bisogno che lui ne ricordasse una in particolare, di<br />

immensa importanza.<br />

Doveva dirglielo. Aveva bisogno che lui lo sapesse e non era affatto<br />

sicura che ci sarebbe stata una altra occasione.<br />

«Lokan, io ti amo» gli sussurrò e si sollevò sulle punte per baciarlo.<br />

Sentì il gusto salato delle proprie lacrime misto al calore della bocca di<br />

lui e, quando si ritrasse e lui accennò a parlare, gli posò le dita sulle<br />

labbra, imponendogli di lasciarla terminare, «lo ti amo. Ti amerò per<br />

l'eternità. Ho bisogno che tu lo sappia. Che tu sappia che le scelte che<br />

ho compiuto sono state le migliori che potevo fare in quel momento.<br />

Non...» Si interruppe e trasse un respiro profondo. «Non odiarmi per i<br />

miei errori.»<br />

Occhi negli occhi, lui la prese per un polso, le voltò il palmo ali'insù<br />

e ci posò un bacio. «Se tu non odi me per i miei.»<br />

Lokan intuiva che qualcosa non andava. Bryn glielo leggeva negli<br />

occhi. Solo che non sapeva di che cosa si trattava e lei non riusciva a<br />

confessarlo. Non in quel momento. Non ancora.<br />

«Bryn...»<br />

«No, per favore, lasciami finire. Devo finire. Credo di averti sempre<br />

amato. Ma fidarmi mi riesce difficile. E rinunciare a una qualsiasi parte<br />

di me lo è ancora di più. Avevo commesso così tanti sbagli e non<br />

potevo correre il rischio che tu ti aggiungessi all'elenco. Perché non si<br />

trattava più solo di me. Non volevo correre il rischio di fare qualcosa


di sbagliato: il nostro rapporto si sarebbe guastato e Dana ne avrebbe<br />

sofferto. Ma ora ho bisogno che tu lo sappia.» Scrollò le spalle<br />

sollevandole perché non sapeva che altro fare, che altro aggiungere.<br />

«Ti amo.»<br />

Lokan le passò una mano intorno al collo e la trasse contro di sé, di<br />

scatto. Era tra le sue braccia, stretta a lui, i cuori che battevano<br />

all'unisono.<br />

Il mondo scomparve. Non esistevano che loro due lì, uniti da quel<br />

bacio. Niente Inferi, niente pericoli. Niente bugie né omissioni. Solo lei<br />

e Lokan. Per l'ultima volta.<br />

Mentre lui la baciava, Bryn gli passò le mani su tutto il corpo. Era<br />

felice che fosse ancora senza camicia, felice di sentire la sua pelle calda<br />

sotto le mani.<br />

Fu un bacio profondo e sensuale, nel quale lei riversò tutto il<br />

proprio cuore e la propria anima per trasmettergli le proprie<br />

sensazioni, per fargli conoscere la canzone che le cantava il cuore.<br />

Ecco. Un ultimo ricordo splendente che poteva accompagnarlo sulla<br />

Terra.<br />

Le mani scesero sulla vita e gli aprì prima il bottone dei calzoni e poi<br />

la cerniera. Quindi si abbassò sulle ginocchia, ardente di desiderio.<br />

Gli leccò la linea del muscolo che scompariva all'interno della<br />

cintura, quindi rovesciò il capo all' indietro sollevando lo sguardo.<br />

Notò che non aveva più gli occhi azzurro denim: avevano assunto una<br />

sfumatura più scura, simile a quella di un cielo grigio in inverno. Lo<br />

leccò di nuovo, spingendo la lingua più giù, mentre un sorriso<br />

stiracchiato gli compariva sul volto, gli occhi si facevano ancora più<br />

scuri e le dita s'intrecciavano ai suoi capelli.<br />

Il rigonfiamento dell'erezione la stuzzicò, tentandola. Gli abbassò i<br />

pantaloni, liberandogli il pene in tutta la sua lunghezza, e glielo leccò<br />

tutto, dalla base alla punta. Il sorriso gli sparì dal volto, il respiro gli si<br />

inceppò e le dita si chiusero a pugno nei suoi capelli.<br />

Anche lei fu travolta dal piacere, quando una sensazione calda le si<br />

diffuse nel ventre.<br />

La lingua gli deliziò la punta del membro, quindi lo succhiò con<br />

avidità. Era grosso e duro.


Lo graffiò con i denti per l'intera lunghezza, strappandogli un lento<br />

sibilo di piacere. Il suono le accarezzò i sensi, accrescendo il suo<br />

desiderio. Lo prese di nuovo quanto più poteva, con la voglia di<br />

assaggiarlo tutto, di inghiottirlo.<br />

Lui inarcò il bacino, iniziando un ballo erotico, riempiendole la<br />

bocca e accrescendo il piacere di lei con il proprio.<br />

«Merda» sibilò a denti stretti, liberandosi e affondando sulle<br />

ginocchia davanti a lei, fino a quando non si ritrovarono faccia a<br />

faccia. La baciò, con una fame e una potenza che le rubarono il<br />

respiro, sciogliendola per la voglia.<br />

Le dita lavorarono sul bottone dei jeans di Bryn, sulla cerniera, il cui<br />

sordo stridio metallico ruppe il silenzio che li circondava. Le abbassò i<br />

calzoni sui fianchi, sulle cosce. Lina torsione goffa e con un calcio fu<br />

libera, nuda dalla vita in giù, bagnata, pronta.<br />

Abbassandosi all' indietro in modo da appoggiare le natiche sulle<br />

caviglie lui si aprì di più la patta dei calzoni, il pene grosso e gonfio. La<br />

trasse verso di sé, ritrovando la sua bocca e, con mani calde ed esperte,<br />

la posizionò sopra, mettendole le cosce a lato delle proprie.<br />

Una mano scivolò nel mezzo e le dita incontrarono le pieghe umide<br />

e lisce. Quando la accarezzò e poi fece scivolare prima uno e poi due<br />

dita dentro di lei, le fece mozzare il respiro. Mosse la mano con grande<br />

maestria finché lei non seguì i suoi movimenti ondeggiando i fianchi e<br />

ansimando il suo nome a ogni contatto.<br />

Era in fiamme. Era elettricità e calore allo stato puro. E lui era<br />

l'interruttore.<br />

«Bryn» le mormorò contro le labbra. «Sei così bella. Così calda. Così<br />

dannatamente dolce.»<br />

Quando le richiuse le mani sulle natiche, la sollevò e la fece<br />

scendere sulla punta del membro, Bryn tremava.<br />

Sentirlo mentre scivolava completamente dentro di lei era così<br />

bello, così giusto. Tremava e gemeva, l'intero fisico consumato da ogni<br />

spinta. Affondò il viso contro la sua spalla. Scoprì i denti e lo morse,<br />

assaporando il suo gusto salato e di maschio. I sentimenti che lui le<br />

stava tirando fuori erano troppo intensi: sesso, amore e paura di<br />

perderlo presto. Di lì a poco, lui sarebbe scomparso dalla sua vita.


Afferrare quel momento. Ecco che cosa aveva bisogno di fare.<br />

E così gli si aggrappò, assecondando il suo ritmo, i muscoli compatti<br />

sotto le mani, il pene grosso e liscio nel suo corpo.<br />

Si mossero all'unisono. Loro due in una danza perfetta, i loro corpi<br />

come uno solo, in completa sintonia. Occhi negli occhi.<br />

Era così bello. Con lui era così bello.<br />

Fu solo quando le accarezzò una guancia con il pollice e portò le<br />

lacrime a sfiorarle le labbra, che Bryn si accorse che stava ancora<br />

piangendo. Gli succhiò il dito, avvertì il sapore salato delle lacrime e<br />

poi gli affondò i denti nella pelle.<br />

Lokan gemette spingendosi più in fondo. Portò le mani sui suoi<br />

fianchi, stringendoglieli forte mentre si muoveva più veloce, su e giù,<br />

ogni spinta più potente.<br />

La pressione crebbe fino a divenire troppo intensa, troppo<br />

pungente, e lei iniziò a gemere ansimando, il corpo talmente teso che<br />

credette fosse sul punto di spezzarsi, le unghie conficcate nella schiena.<br />

La mano di lui le scivolò su un seno, le dita le sfiorarono il<br />

capezzolo.<br />

«Ora» digrignò, stringendoglielo più forte. «Vieni per me, Bryn.<br />

Adesso.»<br />

Lo fece. Con un grido raggiunse l'orgasmo. Rovesciò il capo<br />

all'indietro sul dorso inarcato.<br />

Le dita di lui ebbero uno spasimo. Gliele affondò nei fianchi, nel<br />

seno. Il corpo gli si contrasse, fremendo sotto di lei. Lokan raggiunse<br />

l'orgasmo con il suo nome sulle labbra, un gemito profondo.<br />

Lasciando cadere il capo in avanti fino ad appoggiargli la fronte su<br />

una spalla. Bryn riprese fiato a fatica e si sforzò di scendere dal<br />

paradiso in cui lui l'aveva portata. Non avrebbe saputo dire quanto<br />

tempo aveva trascorso riposandosi contro di lui, ma dopo un po' si<br />

accorse che gli stava accarezzando lentamente la schiena con tocchi<br />

rilassati e che lui la stava imitando, come se nessuno dei due potesse<br />

sopportare l'idea di smettere di toccare l'altro.<br />

«Scusami, sono proprio un innaffiatoio. Credo di avere pianto di<br />

più durante questo viaggio che in tutti gli anni che ci conosciamo» gli


sussurrò contro la pelle. Non voleva intaccare così il ricordo che lui<br />

avrebbe avuto di quel momento. Non voleva che la ricordasse in<br />

lacrime.<br />

«Bryn» la chiamò. «Guardami.»<br />

Lei obbedì. Lo guardò e lo vide, vide tutto di lui. Non solamente il<br />

suo bellissimo aspetto, ma tutto ciò che aveva dentro. E allora lo<br />

seppe. In quell'istante capì. Ancora prima che lui lo rivelasse con le<br />

parole.<br />

«lo ti amo, Bryn. Amo tutto di te. Le lacrime. Quel tuo<br />

chiacchierare. La tua forza.» Le sorrise. «I biscottini.»<br />

Lei trasse un respiro rotto dall'emozione. Ora. Era arrivato il<br />

momento di confessarlo.<br />

Ma le parole non le uscirono. Non sopportava di rovinare la<br />

perfezione di quell'istante intenso.<br />

Lokan doveva aver scorto qualcosa nello sguardo perché le disse:<br />

«Lo so che hai paura. Lo so che pensi di non riuscire a guidarmi fuori di<br />

qui. Ma il peggio lo abbiamo già affrontato. Non ci resta che questo<br />

ultimo Cancello, e poi io sorgerò con il sole. Non resterò qui. lo<br />

ritornerò indietro, lo camminerò di nuovo sulla Terra». La baciò. «Ti<br />

amo.»<br />

Lei annuì e riuscì a dirgli tra le lacrime: «Lo so, lo so». Era così. Ogni<br />

parola di Lokan era vera. Lui si sarebbe liberato di quel posto. Lui<br />

sarebbe riuscito a tornare di nuovo sulla Terra.<br />

Ma lei non avrebbe potuto seguirlo. Al momento di sorgere con il<br />

sole, sarebbe stato solo.<br />

«Niente serpenti. Inizio promettente» constatò Lokan mentre<br />

percorrevano il corridoio. Oltrepassarono coppie di sentinelle a due<br />

teste, armate di un'asta. Su una delle due teste c'era un disco<br />

luminescente, sull'altra uno scarabeo.<br />

La mano di Bryn era fredda nella sua e lui immaginò di conoscerne<br />

il motivo. Quello era l'ultimo Cancello, il passo finale, ma non l'ultima<br />

delle sfide da affrontare. Una volta liberati dagli Inferi, restavano loro<br />

ancora i fratelli di Bryn, che non avrebbero mollato Dana. Su quello lui


non aveva dubbi. E lui e Bryn invece rivolevano la loro bambina.<br />

Ma anche lui aveva dei fratelli e... be', poteva capitare di giungere a<br />

un punto critico. Allora lui avrebbe scatenato una guerra per riavere<br />

sua figlia.<br />

Si augurava solo che non si arrivasse a tanto. Non voleva fare del<br />

male a Bryn.<br />

Nonostante il suo allontanamento dalla famiglia e nonostante ciò<br />

che i suoi fratelli le avevano fatto, Lokan aveva la sensazione che li<br />

amasse ancora. E inoltre lei aveva aggiunto qualcosa su come loro poi<br />

si fossero resi conto degli errori commessi, su come si fossero ravveduti<br />

e, pur avendo sempre saputo dove Bryn si trovasse, avesserò scelto di<br />

rispettare la sua privacy. Lokan si augurava solo che fosse vero. Ma<br />

sperare non era lo stesso che credere.<br />

Se non fosse stato vero, non gli sarebbe rimasto che scavare in<br />

profondità in se stesso, riscoprire l'abilità che aveva sviluppato al<br />

fianco di Sutekh e servirsene per negoziare una tregua accettabile.<br />

«E che cosa farai con tuo padre?» gli domandò Bryn con voce tesa e<br />

sommessa.<br />

Non era quello però l'interrogativo-chiave? «Non lo so. Da lui non<br />

posso tornare. Ma se non trovo un'altra divinità che mi prenda non<br />

posso andare da nessun'altra parte. È un problema.» La mano di lei si<br />

agitò nella sua. «Un problema che risolverò, Bryn. Per ogni problema<br />

esiste una soluzione.» Vero, indubbiamente. Solo che forse la soluzione<br />

non gli sarebbe poi piaciuta tanto perché, al fine di garantire la propria<br />

sopravvivenza, sarebbe forse dovuto ritornare nell'azienda di famiglia.<br />

Sai che divertimento? Lavorare per il padre che lo aveva già<br />

assassinato una volta, passare ogni secondo di ogni giornata a<br />

chiedersi quale altro tradimento stesse perpetrando in quel momento.<br />

Nulla di personale. Gli affari sono affari. Quasi udiva la spiegazione<br />

di Sutekh dentro la testa.<br />

«E se tu invece non dovessi cercare un'altra divinità che ti accetti? E<br />

se tu potessi semplicemente... che so... esistere per te?»<br />

Lui scoppiò a ridere. «Splendido sogno, però irrealizzabile. Mi serve<br />

un'alleanza con un Territorio. O con quello di Sutekh oppure con


quello di qualcun altro. L'accordo sulla tregua non permette che ci<br />

siano contraenti indipendenti negli Inferi. È impossibile non<br />

appartenere a una divinità.»<br />

Lei si fermò e si girò a guardarlo. Fu sul punto di dirgli qualcosa<br />

quando all'improvviso una palla di fuoco roteò lungo il corridoio,<br />

dritta verso di loro.<br />

Lui la afferrò e la spinse di scatto nella rientranza. Il calore li<br />

ammantò. Quando fu passato, uscirono, le dita intrecciate.<br />

«Senti, volevo chiederti una cosa» esordì lui poco dopo. «Perché<br />

Boone mi ha aiutato?»<br />

«Non te l'ha detto?»<br />

«Sì, ma io non credo che sia stato completamente sincero. Diciamo<br />

che mi sono bevuto il concetto di ripagare il debito.» Per gli abitanti<br />

degli Inferi, per i soprannaturali di qualsiasi tipo, i debiti avevano<br />

importanza. «E diciamo anche che credo che Boone l'abbia fatto per te<br />

perché sei sua sorella. In tutta questa storia restano comunque un sacco<br />

di falle.»<br />

Boone aveva messo in pericolo la sorella e Lokan non era convinto<br />

al cento per cento che quella non fosse solamente la punta di un<br />

iceberg profondissimo.<br />

Purtroppo le risposte dovettero attendere perché Bryn gli<br />

annunciò: «Siamo arrivati». E lui si girò e vide che il corridoio era finito.<br />

Strabuzzò gli occhi. Solo fino a un attimo prima non c'era stato che<br />

un corridoio interminabile e invece in quel momento erano comparse<br />

due porte, ciascuna sorvegliata da un serpente mostruoso, sollevato<br />

sulla coda. «Ancora serpenti» constatò.<br />

«Sebi» disse Bryn, indicando con un gesto una delle porte, quindi<br />

indicò l'altra. «Reri.»<br />

Le dita le si strinsero su quelle di Lokan e gli occhi incontrarono i<br />

suoi. «Ti amo» gli sussurrò. «E amo mia figlia. Ricordatene quando<br />

avrai la tentazione di odiarmi.»<br />

Il suono di quelle parole non gli piacque. «Che cosa...?»<br />

I serpenti si sollevarono e l'odore di zolfo nell'aria si fece fortissimo.<br />

Era quella la fonte delle fiamme che li avevano tormentati lungo tutto


il corridoio. E sembravano proprio sul punto di sputare fuoco di<br />

nuovo.<br />

«Di' i nomi! Adesso!» gli ordinò Bryn con voce tesa.<br />

Insieme pronunciarono i nomi. «Sebi. Reri.»<br />

I serpenti si tranquillizzarono abbassandosi e insieme le due porte si<br />

spalancarono.<br />

Bryn si sporse vacillando verso di lui e gli posò le labbra sulla bocca<br />

in un bacio maldestro. Lokan pensò che fosse dovuto all'euforia.<br />

Anche lui la provava. Erano arrivati fino a lì. Erano giunti al termine<br />

del viaggio. Non restava altro da fare che varcare le soglie e saltare<br />

sulla barca del sole che li avrebbe riportati alla luce del giorno.<br />

Al di là delle porte spalancate intravedeva i primi accenni rosa e<br />

dorati dell'alba.<br />

«Fa differenza da che porta usciamo?» le chiese con la gola secca e il<br />

polso affrettato.<br />

Bryn tremava, la mascella tesa, gli occhi enormi mentre scuoteva il<br />

capo. «No. Va' avanti.»<br />

Un allarme gli scattò nella mente. Qualcosa non andava. «Dopo di<br />

te» la pregò allora, indietreggiando di un passo e allontanandosi dal<br />

serpente e dalla porta spalancata.<br />

Con un grido Bryn gli si scagliò contro le gambe, gettandogli<br />

addosso di peso e mandandolo a cadere dall'altra parte, mentre lei<br />

restava nel corridoio, rannicchiata a terra, singhiozzando.<br />

«Ma che cazzo...?» ringhiò lui, rimettendosi in piedi. Tentò di<br />

oltrepassare la soglia per ritornare da lei. Ma non ci riuscì. Il cammino<br />

gli veniva sbarrato e la porta si stava lentamente richiudendo. «Bryn!»<br />

urlò, tentando di ficcare un piede e poi le mani nel vano. Ma nessuna<br />

parte del suo fisico poté attraversarla. «Bryn!» ruggì.<br />

«Mi dispiace.» Lei sollevò il capo e gli occhi incontrarono i suoi<br />

attraverso la fessura ormai minima. Tese una mano e le loro dita quasi<br />

si sfiorarono. «Il prezzo sono io. Mi dispiace.»<br />

E la porta si richiuse con uno schianto.


20<br />

Questo è il Cerchio segreto del Duat, all'interno del quale viene<br />

generato il dio maestoso, quando fa la propria apparizione nel Nu e<br />

prende il suo posto nel corpo di Nut.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

«Bryn!» urlando impazzito il suo nome, Lokan premette i palmi<br />

delle mani contro la porta. Ma per quanto ci sbattesse i pugni contro,<br />

per quanto facesse scorrere più volte le dita intorno alla cornice alla<br />

ricerca di una fessura, per quante lacrime gli rigassero le guance non<br />

riuscì a riaprire quel dannatissimo portone. «Non ti posso lasciare qui.<br />

Non posso andarmene e basta.»<br />

Lei non poteva aver desiderato una cosa del genere. Bryn voleva<br />

tornare da Dana. Ciò che desiderava era stare con lui.<br />

E invece non avrebbe ottenuto nessuna delle due cose.<br />

Perché si trovava ormai dalla parte sbagliata della porta. Quante<br />

volte nel corso di quel viaggio gli aveva detto che non c'era ritorno?<br />

«Il portone è sigillato, Lokan Krayl.»<br />

Lo sapeva. E cazzo se lo sapeva. Lasciando cadere la fronte contro il<br />

legno, tentò di riprendere il controllo del-le proprie emozioni. Tentò<br />

di affrontare il passo successivo.<br />

La logica era sua nemica. Perché era la logica a dirgli che non poteva<br />

rimanere lì a piangere. Doveva liberarsi degli Inferi. Doveva<br />

soccorrere sua figlia. E solo a quel punto poteva escogitare un modo<br />

per tornare, un modo per far ritornare anche Bryn. Doveva credere<br />

che una possibilità ci fosse persino quando tutto dentro di lui gli<br />

suggeriva il contrario.<br />

Maledizione. Maledizione! Voleva colpire qualcosa. Uccidere<br />

qualcosa. Strappare un cuore pulsante da un torace squarciato e sentire<br />

il sangue che gli spruzzava la faccia. Voleva che il dolore primordiale


che provava lo abbandonasse.<br />

E invece si girò e osservò la stanza.<br />

Su ciascuno dei due lati si trovavano altri serpenti, più piccoli però<br />

dei due che erano nel corridoio. Non cobra, aspidi.<br />

«Lei è perduta.»<br />

Ah, bello. Un serpente parlante. Che per giunta gli diceva proprio<br />

ciò che non voleva udire. Tuttavia quei due serpenti avevano qualcosa<br />

di strano. Quando girò la testa e li intravide con la coda dell'occhio,<br />

essi intrapresero una danza e brillando mutarono forma. Non erano<br />

più serpenti. Donne, pensò, pur non riuscendo a vederle abbastanza<br />

da poterlo accertare.<br />

Però la voce... quella voce la conosceva.<br />

Voltò la testa portando lo sguardo oltre la figura invece di fissarsi su<br />

di essa, e per la frazione di un secondo al posto del serpente fu una<br />

donna a stargli davanti. Aveva i capelli neri come la notte e un viso<br />

grazioso e interessante. I lineamenti forti e decisi, gli occhi contornati<br />

dal kohl e la bocca piena. Indossava una veste bianca e diafana,<br />

intessuta di un filo d'argento e al suo muoversi la stoffa, i capelli e<br />

persino l'aria intorno sembravano seguirla in perfetta sintonia. Era<br />

pura grazia e bellezza, e lui la conosceva.<br />

«Aset.» Sorella-moglie di Osiride. Madre di Horus, progenitrice di<br />

tutte le Figlie di Aset e della Guardia Asetiana.<br />

Era la nemica di Sutekh e, fino alla sua morte, lo era stata anche di<br />

Lokan.<br />

E in quel momento era l'ultimo ostacolo tra lui e la libertà. E forse<br />

anche colei che poteva porre rimedio a quel disastro.<br />

«O Aset» la invocò con la voce ruvida come carta vetrata.<br />

«Concedetemi ciò che vi chiedo. Restituitemi ciò che è a me più<br />

prezioso.»<br />

Il tintinnio di una risata permeò leggera l'aria intorno a lui. Come<br />

acqua. Come campanelle nel vento. Ma con un fondo di tristezza, in<br />

un certo senso. Come se lei conoscesse il suo dolore.<br />

Lokan voltò la testa mentre la dea diveniva di nuovo un aspide,<br />

cercò di vedere di nuovo la figura di Aset, ma non scorse che il


serpente, le scaglie di un marrone-nero brillante.<br />

«Più prezioso?» gli chiese. «E di che cosa si tratta, Lokan Krayl?<br />

Rispondetemi. Ditemelo. Della vostra vita? Di quella di vostra figlia?<br />

Della vita dei vostri fratelli? Che cosa è più prezioso? Di quale dono mi<br />

pregate? O forse è la vendetta che desiderate?»<br />

Tutto quanto e anche di più.<br />

La rabbia e il rammarico lo soffocavano, come un grumo di<br />

porridge freddo incastrato nella gola. Sua figlia. Bryn. I suoi fratelli. Lui<br />

stesso. La vendetta contro Sutekh.<br />

Un elenco lunghissimo. Vi era un qualche significato nell'ordine<br />

delle priorità? Era in quell'ordine che gli si erano presentate alla mente.<br />

Era in quello che le collocava? Con soltanto Dana a precedere Bryn nel<br />

suo cuore?<br />

«Non voglio abbandonarla qui» affermò con certezza.<br />

«Vi è un prezzo per la vostra vita. Un sacrificio che doveva essere<br />

fatto» fu la replica.<br />

Sembrava che la voce provenisse da ogni parte: da davanti, da<br />

dietro, da sopra, da sotto. Compì di scatto un giro completo su se<br />

stesso, terminandolo dove lo aveva iniziato.<br />

«Per un'anima a cui è concesso di andare un'altra deve restare.<br />

Volete rimanere voi qui e rimandare indietro lei?»<br />

«Sì.»<br />

«Allora tutto ciò che lei ha compiuto e sofferto sarà stato invano.<br />

Sutekh la troverà. Troverà vostra figlia. Brynja non può tenergli testa.<br />

Vostro padre prenderà ciò che desidera e non lascerà che sterminio<br />

alle proprie spalle.»<br />

Lokan lo sapeva. Non poteva contestarle una sola affermazione.<br />

Perché per secoli era stato proprio lui a portare lo sterminio a coloro<br />

che ostacolavano Sutekh. «Nemmeno io posso competere con lui. Mi<br />

ha già ucciso una volta.»<br />

«Con il vostro consenso.»<br />

Vero. Perché lui aveva barattato la propria vita con quella della<br />

figlia. Ma chi poteva assicurare che non si sarebbe ritrovato nella stessa


posizione un'altra volta? La possibilità ribollì sibilando dentro di lui<br />

come piombo fuso.<br />

«A prescindere, la domanda non è pertinente» tagliò corto Aset. «La<br />

decisione era già stata presa ancora prima che lei giungesse qui. Bryn<br />

conosceva il prezzo.»<br />

Lokan si sentì come se Ammut, la Divoratrice, gli avesse dato un<br />

morso al petto, trapassandogli il cuore da parte a parte. Fu sul punto<br />

di dare ad Aset della bugiarda, ma si trattenne.<br />

Perché, per quanto volesse inveire contro quell'affermazione,<br />

sapeva benissimo che era la verità. I segnali erano stati chiari, fin<br />

dall'inizio, solo che lui non aveva voluto riconoscerli.<br />

«Non c'è nulla che possiate fare?» Nella mente passò in rassegna un<br />

turbine di ipotesi, ma non ne uscì che con un filo di discorso<br />

ingarbugliato. «Bryn è della stirpe di Izanami. E di Pinga. E forse anche<br />

della vostra» azzardò, facendo una prima mossa disperata, sebbene lei<br />

gli avesse detto di non essere una Figlia di Aset.<br />

«È figlia di tutti, discendente di molti.» Ma qualcosa nei secondi che<br />

trascorsero prima della risposta di Aset lo indusse a pensare che tra<br />

Bryn e la dea un qualche collegamento ci fosse. Poi ci arrivò. Bryn<br />

aveva il sangue di Osiride. Aset era la sua compagna e questo<br />

significava che lei doveva essere della stirpe di Aset. Ma se non era una<br />

Figlia...<br />

«Horus» concluse. «Bryn è figlia di vostro figlio.»<br />

Aset inclinò il capo. «È della discendenza di Horus.»<br />

Il che comportava che lo fossero anche i suoi fratelli. Un vortice di<br />

pensieri nella mente. Lokan sapeva che Horus aveva avuto quattro<br />

figli, consiglieri di faraoni e di re, ma non aveva mai saputo dove<br />

conducesse poi la sua stirpe.<br />

Considerazioni da mettere da parte per un altro giorno. In quel<br />

momento gli interessava solo lasciare quel posto con Bryn al fianco.<br />

«Voi avete il sangue, o Aset. Voi avete il potere, o Aset. Voi avete la<br />

magia, o Aset. In questo momento detenete voi ogni potere. Voi siete<br />

qui e i molti che rivendicano un'origine comune con Bryn non sono<br />

presenti.»


S'interruppe, soffocando il panico che nasceva in lui. Non poteva<br />

sopportare l'idea di lasciarla lì. Di non vederla mai più, di non<br />

stringerla tra le braccia, di non baciarla. Di privare sua figlia della<br />

madre. «Voi siete qui e loro no.»<br />

«Non posso.»<br />

«Di certo una divinità l'ha rivendicata.»<br />

«Infatti» rispose Aset. «Osiride l'ha rivendicata. Bryn guiderà le<br />

anime attraverso i Cancelli. È cosa stabilita. È scritto.»<br />

Lui digrignò i denti sostenendo il suo sguardo e, quando parlò, la<br />

voce aveva un suono aspro e cupo. «Mio padre si è servito della magia<br />

nera per possedere brevemente una forma umana. Lui e i suoi seguaci<br />

mi hanno scuoiato vivo. E, a ogni ferita inferta dalle loro lame, io<br />

guardavo dritto davanti a me. Lui mi ha mozzato gli arti dal corpo, a<br />

uno a uno, e io trattenevo le urla, sapendo solo che avevo dato la mia<br />

vita in cambio di qualcosa di molto più importante.» La vita di sua<br />

figlia. Deglutì e continuò: «lo non ho mai implorato nessuno. Sono<br />

stato assassinato. La mia anima è stata relegata in un luogo infernale,<br />

una zona nulla. E io non ho mai implorato. Ma ora...». Lentamente si<br />

lasciò cadere sulle ginocchia e la voce gli si incrinò: «... adesso imploro<br />

voi, o Aset. Liberate Bryn. Lasciate che io la riporti indietro. Lasciatela<br />

vivere».<br />

Aset rimase in silenzio così a lungo che lui pensò che non gli avrebbe<br />

risposto. Quando finalmente parlò, lo fece con voce dolce. E triste.<br />

«Non ho alcun potere in questo, Lokan Krayl. Non posso restituirvi il<br />

vostro amore. Tuttavia posso restituirvi alla figlia che avete generato<br />

insieme. Posso far ritornare voi e in lei vedrete sua madre. In lei<br />

troverete conforto come io ho trovato conforto in mio figlio Horus<br />

quando suo padre, Osiride, mi è stato tolto.»<br />

Tolto da Sutekh, il padre di Lokan. Il dolore straziante del lutto<br />

aveva richiuso il cerchio su se stesso.<br />

Quelle parole lo straziarono. Lui sarebbe tornato, sarebbe stato ciò<br />

che era prima: un semidio. Un mietitore d'anime nei ranghi di suo<br />

padre - del suo assassino. Immortale. Invincibile. Ma Osiride aveva<br />

ragione. Non sarebbe mai potuto tornare a essere ciò che era prima<br />

perché senza Bryn non sarebbe mai stato completo.


Ciò che Bryn aveva sacrificato per lui... il sacrificio che aveva scelto<br />

per il bene della figlia... Sapere che non esisteva una via di scampo lo<br />

uccideva.<br />

«Perché credete questo di me? Perché mi credete l'unico in grado di<br />

tenere a bada gli sciacalli, l'unico che può impedire a mio padre di<br />

prendersi mia figlia e spedirne l'anima in una zona nulla come ha fatto<br />

con me? Mi ha ucciso. Ha rubato il mio corpo. Che cosa vi fa pensare<br />

che io possa impedirgli di fare lo stesso a lei?»<br />

Aset scoppiò in una risata incredula. «Voi non lo sapete? Davvero<br />

non lo sapete?»<br />

«Sapere che cosa?» ringhiò Lokan. «Maledizione, sono stanco dei<br />

sotterfugi.»<br />

«Tutta la vostra vita è stata un sotterfugio.»<br />

«È stata. Tempo al passato.»<br />

Lei gli si avvicinò, gli occhi neri come l'onice, i capelli neri che<br />

ondeggiavano come le pieghe della veste bianca e diafana. Era tutta<br />

grazia e bellezza, ed era molto più gentile con lui, il figlio del suo<br />

nemico, di quanto Lokan avesse diritto di aspettarsi. Sutekh le aveva<br />

fatto a pezzi il marito, Osiride, le aveva spezzato il cuore.<br />

Aveva sentito quella storia migliaia di volte, ma fino a quel<br />

momento non aveva mai compreso che cosa la dea avesse sofferto.<br />

Aset gli appoggiò una mano sul dorso con tocco gentile. «Accettate.<br />

Piangete la perdita. Se vi opponete, questo vi arrecherà solo maggior<br />

dolore. Avete una figlia per la quale vivere.»<br />

Lokan sollevò il capo e alzò lo sguardo su di lei, con un nodo alla<br />

gola. Lacrime. Avrebbe voluto gridare. Avrebbe voluto ridurre<br />

qualcosa in poltiglia con i soli pugni. Non lei, ma... qualcosa.<br />

Qualcuno. Suo padre. Alla fine il responsabile di tutto era Sutekh.<br />

«Non posso tornare da lui. Non posso fargli da ambasciatore né da<br />

soldato. Non posso mietere anime e portargliele per alimentare ciò<br />

che è. E allora... che succederà ora? Esiste almeno un modo per cui io<br />

possa scegliere un'altra strada?»<br />

Aset lo fissò per quella che gli parve un'eternità e lui rimase in<br />

attesa, certo che lei gli rivelasse qualcosa di colossale. Ma alla fine la


dea si limitò a voltarsi indicandogli la barca in oro brillante che lo<br />

attendeva.<br />

E certo. Non poteva essere che una barca.


21<br />

La dimora nascosta è nel buio, così che le trasformazioni di questo<br />

dio possano avere luogo.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Bryn urlò. Sferzate di dolore la travolsero mentre tentava di<br />

liberare l'anima e proiettarla all'inseguimento di Lokan. Sapeva di non<br />

potersi unire a lui. L'aveva saputo fin dall'inizio. Ma lo voleva al sicuro,<br />

voleva assicurarsi che ce la facesse, che l'ultimo passo di quel viaggio<br />

fosse compiuto. Che la loro figlia sarebbe stata al sicuro.<br />

Nonostante si fosse strappata l'anima, essa non riuscì a oltrepassare<br />

il Cancello. Ripeté i nomi più volte, i portoni restarono chiusi e lei non<br />

poté passare.<br />

«Basta.»<br />

Sollevando il capo, batté le palpebre per eliminare il velo di lacrime<br />

e vide Osiride in piedi davanti a lei.<br />

«È andato?» gli chiese, senza riuscire a trattenere le parole, anche se<br />

il dio non le doveva una risposta.<br />

E infatti lui non gliela diede, si limitò a fissarla, muto e inespressivo.<br />

«Alzatevi!» le ordinò poi.<br />

Lei obbedì, facendo forza su mani e piedi, e poi sfor-zandosi di<br />

mettersi in piedi. Quella scelta era stata sua. Lei era stata consenziente.<br />

Non sarebbe rimasta stesa a terra come uno straccio da buttare.<br />

Raddrizzatasi, si riempì i polmoni e attese le istruzioni. Non aveva<br />

idea di che cosa si aspettassero da lei da quel momento in poi.<br />

«Osservate» le disse il dio. Quindi si voltò e sollevò una mano<br />

davanti a sé.<br />

Bryn trasalì, indietreggiando di un passo mentre davanti agli occhi<br />

le si apriva una visione.


C'era Lokan, su una barca. Si aspettava di vederlo veleggiare verso<br />

l'alba, ma non era così. Si trovava in un tunnel, scuro e umido. Il fiume<br />

era immobile e lui remava, da solo.<br />

«No!» si ribellò. «Doveva essere libero. Ha affrontato i Cancelli. Ha<br />

superato tutte le prove.»<br />

«Deve affrontare il demone, Apophis» chiarì Osiride.<br />

Il cuore di Bryn sembrava una tonnellata di piombo appesa nel suo<br />

petto. Apophis. L'incarnazione del male.<br />

«Ma come...» Balzò in avanti, a mani tese, ma l'immagine vacillò e<br />

scomparve per riapparire a diversi metri di distanza.<br />

Dietro la barca, l'acqua si aprì per lasciar apparire le spire di un<br />

enorme serpente mentre si immergeva in profondità. Lokan stava<br />

guardando avanti, non indietro. Non sapeva nemmeno della presenza<br />

del serpente, non aveva modo di saperlo perché il demone scivolava<br />

nell'acqua più scura, silenzioso e mortifero.<br />

Il cuore di Bryn prese a battere impazzito e lei non riuscì a soffocare<br />

l'istinto di urlare, di protendersi verso di lui con l'unico risultato di far<br />

sparire di nuovo l'immagine, che riapparve più lontana.<br />

Obbligandosi a stare immobile, si cinse la vita con le braccia e la<br />

strinse forte, il cuore in gola.<br />

La testa del serpente ruppe la superficie dell'acqua davanti alla<br />

barca, sollevando onde alte come case. Si impennò sempre di più, una<br />

torre sopra Lokan, i denti bianchi e acuminati, gli occhi di un rosso<br />

incandescente. Grosse gocce d'acqua gli volarono via di dosso in tutte<br />

le direzioni.<br />

Afferrando il remo a due mani, Lokan lo sollevò in un<br />

atteggiamento di difesa.<br />

Apophis si slogò l'articolazione della mandibola: la preda era in<br />

vista.<br />

Con un ruggito Lokan gli si scagliò contro, con il remo quale unica<br />

arma.<br />

Un remo contro un demone divino alimentato dal male. Nessuna<br />

possibilità di vincere. Nessuna di sopravvivere.


«Aiutatelo.» Bryn si voltò di scatto a guardare in viso Osiride, che si<br />

limitò a volgere il capo per fissarla, nel trascorrere vitale dei secondi.<br />

Infine le disse: «lo non posso. Questo lo deve affrontare da solo».<br />

Bryn si affondò le unghie nei palmi delle mani, senza quasi sentirne<br />

il graffio. Con suo grande orrore il serpente prese a scendere, la testa<br />

due volte più grande della barca, lo sguardo fisso su Lokan, che schivò<br />

il colpo e si sollevò dal basso, colpendo con forza la parte inferiore<br />

della mandibola di Apophis. Ma il serpente si avvicinò inesorabile.<br />

Ogni cellula del suo essere le urlava di andare da lui, di trovare un<br />

modo per raggiungerlo, per stare al suo fianco. Di nuovo, librò l'anima<br />

al di fuori di se stessa, ma Osiride si volse verso di lei e con espressione<br />

solenne le intimò: «Non dovete farlo. Lui deve provare a se stesso ciò<br />

che è destinato a essere. Non dovete interferire». Si interruppe. «Non<br />

potete interferire.»<br />

L'anima rientrò in Bryn con una forza tale da farla vacillare.<br />

Ansimando, sbatté le mani contro la parete, lottando per restare in<br />

equilibrio, quindi si girò a guardare la scena che proseguiva.<br />

Il serpente colpì di nuovo, a una velocità incredibile. Lokan schivò,<br />

rotolò e le mandibole del serpente si richiusero sul centro della barca,<br />

spezzandola in due. Il rettile scagliò la prima metà contro la parete<br />

della caverna con una torsione della testa. Quindi si voltò verso la<br />

seconda metà, la metà alla quale Lokan si teneva aggrappato.<br />

Aveva perso il remo. La poppa della barca puntò verso l'alto<br />

mentre il suo centro lacerato affondava negli abissi neri come<br />

l'inchiostro.<br />

Bryn non si mosse, non respirò, il petto stritolato in una morsa così<br />

stretta che pensò le si rompessero le costole.<br />

I resti della barca scivolarono sempre più giù fino a quando la sua<br />

estremità ricurva non sparì sotto la superficie dell'acqua. E Lokan<br />

scomparve con essa.<br />

Lokan si immerse al di sotto della barca servendosene come scudo.<br />

Le spire di Apophis si sollevarono contorcendosi mentre il serpente<br />

scandagliava le acque alla ricerca della preda.<br />

Sarebbe stato carino da parte di Aset avvertirlo che avrebbe


affrontato il demone serpente uscendo di lì.<br />

Forse il punto era proprio quello. Niente avvisi. Niente possibilità<br />

di prepararsi. Una specie di test per saggiare il suo diritto a seguire il<br />

sole nel giorno.<br />

I polmoni gli scoppiavano e il cuore gli bombardava il petto.<br />

Ciononostante si tenne sotto il guscio squassato dell'imbarcazione.<br />

L'enorme circonferenza del corpo di Apophis lo oltrepassò<br />

scivolando. Poi la coda. Lokan sapeva di avere a disposizione<br />

solamente una manciata di secondi prima che il demone serpente si<br />

girasse per un altro giro di perlustrazione.<br />

Gli serviva un piano, e subito. Aveva già perso Bryn. Non poteva<br />

permettere che sua figlia fosse privata di entrambi i genitori.<br />

Non aveva armi. Non aveva modo di combattere contro<br />

quell'essere maligno. Cazzo, avrebbe avuto bisogno di un intero<br />

esercito...<br />

Un esercito.<br />

Ricordò il cordone di anime e i rematori che gli dicevano di essere lì<br />

per lui.<br />

Quante volte nel corso dei secoli suo padre gli aveva ripetuto che<br />

un leader guida? Aveva imparato da un vero maestro. Era ormai<br />

tempo di mettere a frutto quelle lezioni.<br />

Scalciando poderosamente, riemerse, rompendo la superficie<br />

dell'acqua con la testa e il torace mentre ruggiva: «lo chiamo a me le<br />

anime dei morti. Chiamo alle armi le anime prigioniere nel Duat. Ecco,<br />

a me appartengono queste parole di potere, destinate a chiunque le<br />

tenga avvinte a sé. Più leste di levrieri, più veloci di un'ombra -<br />

qualunque sia il loro nome, più veloci di un'ombra, lo chiamo a me le<br />

anime del Duat».<br />

L'acqua ribollì agitata e Lokan vide Apophis avvicinarsi, gli occhi<br />

rossi e incandescenti sotto il livello dell'acqua.<br />

«A me!» ruggì Lokan.<br />

Tutto intorno a lui, l'acqua si sollevò in un gorgoglio di geyser e la<br />

sponda del fiume fu inondata da una luce azzurrina. Le anime dei<br />

morti giunsero non appena furono chiamate, brandendo reti magiche,


adunando il suo potere e il potere del Duat, imbrigliando il caos<br />

creato da Apophis e trasformandolo in ordine.<br />

Apophis attaccò, la bocca spalancata a scoprire i denti affilati come<br />

un rasoio.<br />

Lokan avvolse le braccia intorno a uno degli enormi denti di<br />

Apophis e ci rimase appeso. Quando il serpente si sollevò al di sopra<br />

dell'acqua, venne trascinato verso l'alto con lui, sbattuto da una parte<br />

all'altra nel tentativo del serpente di toglierselo di dosso.<br />

«A me appartengono queste parole di potere. Venite a me.»<br />

Aveva le mani scivolose per l'acqua e per il veleno del serpente. Lo<br />

stomaco in una morsa, il cuore che gli batteva talmente veloce che<br />

nelle orecchie non sentiva altro che l'infuriare del proprio sangue nelle<br />

vene.<br />

Apophis sferzò la testa di lato e la mano di Lokan scivolò, perse una<br />

presa, restando appeso lì, in alto sulla superficie dell'acqua. Il serpente<br />

scagliò il capo dall'altra parte e l'altra mano di Lokan scivolò giù per il<br />

dente lunghissimo. Giù, sempre più giù. Strinse quanto più poteva, ma<br />

non riuscì ad arrestare la propria caduta.<br />

Le dita strinsero il vuoto e lui volò nell'aria per quella che gli sembrò<br />

un'eternità. Infine si schiantò contro una roccia. Il dolore gli rimbalzò<br />

dal polso in tutto il braccio.<br />

Scivolò lungo la parete della caverna, poi su una sporgenza e,<br />

quando infine cadde sul polso ferito, gli sfuggì un grugnito di dolore.<br />

La mano pendeva inerte dall'articolazione del polso e dalla carne<br />

lacerata spuntavano le terminazioni ossee.<br />

E Apophis torreggiava impennato sopra di lui.<br />

Con un grido terribile si rimise in piedi e concentrò tutto ciò che<br />

aveva nel pensiero di un attacco. Un attacco mortale. Alimentò la<br />

propria rabbia e il proprio dolore insieme all'orrore di dover lasciare<br />

Bryn, facendoli confluire nel bisogno di annientare il demone<br />

serpente.<br />

Sotto di lui, la luce blu si sollevò diventando più intensa. La sua<br />

luce, intensificata ed esaltata da un migliaio di anime, le cui teste<br />

oscillarono all’indietro. Gli occhi si volsero su di lui, in attesa, in


venerazione.<br />

Lokan si gettò su qualsiasi riserva di potere gli fosse rimasta.<br />

Visualizzò una rete composta di fili di fuoco, gli stessi fili che aveva<br />

usato per legare le anime nere per quasi trecento anni.<br />

Ed essi s'intrecciarono danzando e gli occhi dell'esercito si<br />

spostarono da lui sul serpente. Le mani della sua armata si sollevarono,<br />

collegate da filamenti di luce. Quindi quella stessa luce intrecciò i fili in<br />

una rete di magia e di potere. E insieme trattennero il demone<br />

serpente.<br />

Ansante, Lokan lasciò cadere la testa, cercando di riprendere fiato.<br />

La luce svanì e la caverna ripiombò nel buio. Ma la via divenne chiara.<br />

No, non una barca.<br />

Un khepher. Uno scarabeo, incarnazione del dio sole.<br />

Sanguinante, distrutto, Lokan si trascinò lungo la parete della<br />

caverna, centimetro dopo doloroso centimetro, il polso ferito stretto<br />

contro l'addome. Quindi si portò a fatica sul dorso dorato dello<br />

scarabeo e rimase lì, mentre avanzava verso il giorno, portando con sé<br />

dolore, rimpianti e confusione.<br />

Ma il cuore l'aveva lasciato nell'oscurità della notte della morte


22<br />

Il mate è la sentenza che è stata decretata per voi innanzi a mio<br />

padre. Siete voi ad aver commesso peccati e ad aver commesso<br />

ingiustizie nella Sala Qrande; i vostri corpi corruttibili saranno fatti a<br />

pezzi e le vostre anime non avranno alcuna esistenza, e voi non<br />

vedrete mai più Ra.<br />

Libro egizio dei cancelli<br />

Lokan scagliò le chiavi al portiere e girò intorno al cofano della<br />

Porsche. Il sole era caldo sulla pelle e si concesse un istante per<br />

inclinare il viso verso di esso. Sarebbe stato un pazzo a ignorare il<br />

dono che gli era stato fatto. Una seconda possibilità di vivere.<br />

Aveva impiegato molto più di quanto gli sarebbe piaciuto per<br />

arrivare fin lì. Non era stato in grado di scegliere il luogo in cui il<br />

giorno l'avrebbe portato. Fosse dipeso da lui, sarebbe andato dritto da<br />

Dana. A cercare i suoi fratelli. Avrebbe portato con sé rinforzi.<br />

Purtroppo niente andava mai secondo i piani. Si era ritrovato,<br />

pesto e sanguinante, con addosso solo un paio di calzoni sporchi e a<br />

brandelli, nel mezzo del fottutissimo Mar Mediterraneo, e con riserve<br />

di energia talmente basse che i suoi migliori sforzi di evocare un<br />

portale l'avevano condotto solo fino alla terraferma.In realtà si<br />

meravigliava di essere arrivato fin lì, considerato che per mesi non<br />

aveva mangiato nulla tranne delle barrette energetiche, delle<br />

caramelle e il solo pasto completo messogli a disposizione da Boone.<br />

Si stava esaurendo.<br />

Eppure si sentiva... non sapeva esattamente come descriverlo. Era<br />

guarito troppo in fretta. I tagli, le escoriazioni, persino la frattura del<br />

polso che si era procurato quando Apophis lo aveva scagliato contro<br />

la parete della caverna... tutto era sparito nel giro di minuti appena era<br />

giunto a terra.<br />

Tutti i mietitori d'anime guarivano in fretta. Ma non così in fretta.


Soprattutto quando avevano sofferto la fame e la sete per mesi. Per<br />

non parlare della morte.<br />

E inoltre c'erano altre cose. Cose strane. Aveva tentato di stabilire<br />

un contatto con i fratelli. Sarebbe dovuto essere in grado di percepirli.<br />

Invece no... Non riusciva a trovarli e non voleva dare ascolto a quel<br />

freddo terrore ai margini dei suoi pensieri, alla paura che fossero<br />

morti, come era stato ucciso lui. Assassinati da Sutekh. Ma Sutekh<br />

poteva esserne stato capace? Di ucciderli tutti? Il pensiero era un acido<br />

che gli disintegrava lo stomaco.<br />

Ma per affrontare Boone gli serviva una mente fredda. Anche<br />

perché aveva la sensazione che ci sarebbero stati anche gli altri fratelli<br />

di Bryn.<br />

Bryn.<br />

Deglutì per allentare il pugno che gli si era serrato intorno al cuore<br />

al pensiero di lei. Un pugno che era lì ogni secondo di ogni giorno. A<br />

volte più stretto, a volte più lasco, solo di un po'. Ma il dolore non<br />

spariva mai del tutto.<br />

Si bloccò, sollevando all'indietro la testa per esaminare la facciata in<br />

vetro nero del Luxor. Era tempo di stringere tra le braccia sua figlia. E<br />

avrebbe eliminato chiunque avesse tentato di mettersi sulla sua strada.<br />

Incantesimi e sigilli magici lo sfiorarono con dita gelide. Erano<br />

elementi che avrebbero potuto trattenerlo prima. Il politico che era<br />

stato non avrebbe voluto arruffare il pelo a nessuno. Avrebbe preso<br />

una strada alternativa, si sarebbe conquistato l'ingresso con il dialogo.<br />

All'inferno.<br />

Si diresse verso la porta nascosta sul lato della piramide. Quando al<br />

suo tocco non si aprì, ne sfasciò il vetro con un pugno. Il suo potere si<br />

scaricò sui sigilli, arrostendoli come fili elettrici difettosi.<br />

Una novità. Un beneficio aggiuntivo per essere ritornato dal regno<br />

dei morti?<br />

S'incamminò per il corridoio lungo il quale aveva seguito Boone<br />

l'ultima volta che era stato lì. Avanzò poi a grandi passi nel locale<br />

deserto e avvolto dall'oscurità. Quando raggiunse la prima serie di<br />

porte metalliche, si fermò solo quanto bastava ad appoggiare per un


istante le dita sulla superficie e a sentirla fredda e liscia sotto i<br />

polpastrelli.<br />

Quindi inserì le dita nella minuscola fessura sul bordo e tirò.<br />

«Pagherai per quella. E anche per il vetro che hai spaccato.»<br />

Lokan girò di scatto su se stesso e vide Boone appoggiato al<br />

bancone che lo guardava. «Non è un problema. Dov'è Dana?»<br />

«Al sicuro.»<br />

Quel termine ebbe l'effetto del sale strofinato su una ferita aperta.<br />

«Voglio vederla. Ora.»<br />

Boone annuì. «Da questa parte.»<br />

Lokan gli fu accanto in tre passi e gli afferrò il braccio in una stretta<br />

inesorabile. «Tu prova solo a fottermi» lo minacciò in un soffio, «e io ti<br />

distruggerò.»<br />

«Non ne dubito, amico mio.» Boone abbassò lo sguardo sulle<br />

scintille di fuoco blu che gli correvano lungo il braccio sprizzando dalle<br />

punte delle dita di Lokan.<br />

L'odore della pelle e del tessuto bruciati si diffuse in zaffate.<br />

Lokan ritrasse di scatto la mano e lo sguardo scoccò in quello di<br />

Boone, che non sembrava affatto sorpreso. Cosa piuttosto buffa, dato<br />

che lui era sconvolto. Quel misto luce-fuoco blu non rientrava nel<br />

repertorio di un mietitore d'anime. Ma, a quanto sembrava, rientrava<br />

nel suo.<br />

«Dana sta bene» lo rassicurò Boone e gli fece strada attraverso la<br />

serie di porte che Lokan, la volta precedente, aveva attraversato senza<br />

aprire. Soltanto che questa volta non davano su una stanza, ma su<br />

delle scale che scendevano nelle viscere della terra. «Per lei abbiamo<br />

creato una scatola interdimensionale e abbiamo reclutato delle<br />

guardie per proteggerla e per tenerle compagnia.»<br />

«Guardie?»<br />

«La donna che ha salvato tua figlia dai Setnakht...»<br />

«Roxy Tarn, giusto?»<br />

«Sì. Ha acconsentito ad aiutarci. È stata Dana a chiedere di lei. A


quanto pare, Bryn le aveva detto che se le cose si fossero messe male<br />

doveva contattare Roxy.»<br />

Il nome di Bryn pronunciato dalle labbra di Boone fu un dolore.<br />

Così Lokan si concentrò sulla figlia, pensò solo a Dana e a ciò che<br />

Boone gli stava spiegando, perché pensare a Bryn era come sventrarsi<br />

con un coltello seghettato.<br />

«Ma... hai detto guardie, al plurale.»<br />

Boone ricambiò lo sguardo. «Ci sono altre due Figlie di Aset con lei.<br />

Naphré Kurata e Calliope Kane.»<br />

«Sono nomi che dovrei conoscere?» Non li conosceva, ma aveva la<br />

sensazione che sarebbe dovuto essere il contrario.<br />

«Forse no» gli rispose Boone, iniziando a scendere le scale. «Non<br />

ancora, comunque.»<br />

Lokan sentiva i sigilli magici divenire più forti a ogni passo che<br />

faceva. Lo toccarono con lingue di magia umide e nauseanti. Quindi,<br />

no, non erano guardiani di pura luce, ma incantesimi intessuti di<br />

oscurità. «Chi ha disposto queste guardie?»<br />

«Le Matriarche.»<br />

Lokan si fermò di botto. «Le Matriarche. Mi stai parlando dei cani<br />

più feroci della Guardia Asetiana.»<br />

Boone si arrestò pochi gradini più sotto e si voltò a guardarlo.<br />

«Infatti. Hanno un interesse legittimo.»<br />

«Per mia figlia?» Incrociò le braccia sul petto. «Spiegati. E, mentre lo<br />

fai, dimmi con esattezza che cosa troverò in questa scatola<br />

interdimensionale. Le sorprese non mi piacciono più tanto.»<br />

«L'hai detto anche un'altra volta.» Un minimo accenno di sorriso.<br />

«Ci troverai tua figlia, viva e vegeta. Ci troverai le Figlie di Aset di cui ti<br />

ho già parlato. Ci troverai il lusso e gli svaghi che ci abbiamo messo per<br />

tenere Dana occupata.» S'interruppe. «E ci troverai i tuoi fratelli.»<br />

«I miei fratelli.» Forse per quello non era stato in grado di percepire<br />

le loro emozioni. Perché non si trovavano nella sua stessa dimensione.<br />

Non era stato in grado di raggiungerli nemmeno mentre era nella zona<br />

nulla. E ci aveva provato. Maledizione se ci aveva provato. Poi fu<br />

colpito da un'altra considerazione. «I miei fratelli. In un scatola


interdimensionale insieme a tre Figlie di Aset.»<br />

«Una delle quali è anche, guarda caso, parente di<br />

Izanami-no-mikoto.»<br />

«Giusto. Okay. E tu sei riuscito a impedire loro di ammazzarsi... E<br />

come?»<br />

Boone sorrise, un gattino davanti a una ciotola colma di latte. «Lo<br />

vedrai.» E, voltatosi, lo condusse giù, sempre più giù.<br />

«E allora... com'è che funziona?» chiese Lokan quando raggiunsero il<br />

fondo. «Basta che io ci entri?»<br />

«No.» Non fu Boone a rispondergli.<br />

Sollevò la testa e scorse altri due uomini, familiari, ma non del<br />

tutto. Assomigliavano a Boone e un po' a Bryn, se li osservava bene. E<br />

così smise di farlo perché riconoscere lei in loro era troppo doloroso.<br />

Uno dei due indossava jeans e stivali da motociclista e aveva diversi<br />

cerchi d'argento alle orecchie. L'altro portava calzoni sportivi e una<br />

camicia stretta sulle spalle e sul torace, che si allargava un po' in vita.<br />

«Jack.» Il primo gli tese la mano, che lui prese, reprimendo<br />

coscientemente il fuoco che aveva scorticato Boone poco prima.<br />

Anche il secondo gli strinse la mano presentandosi come Cahn.<br />

Lokan provava sentimenti contrastanti. Quelli erano gli zii di Dana,<br />

i fratelli di Bryn. Quegli stessi fratelli che l'avevano sfruttata e tenuta<br />

prigioniera e poi spedita negli Inferi per restarci per sempre. Quegli<br />

stessi fratelli che potevano sfidarlo e tentare di tenersi Dana per i loro<br />

scopi. Di loro non si fidava. Eppure era anche in debito perché<br />

avevano tenuto sua figlia al sicuro. E in qualche modo avevano<br />

persino convinto la Guardia di Aset ad aiutarli e persuaso i suoi fratelli<br />

a collaborare con il nemico. Tutto per amore di Dana.<br />

Il che gli suggerì che, a prescindere dalle loro pecche, erano dei<br />

bastardi convincenti e quello contava per lui come un pregio.<br />

Alle spalle dei tre fratelli Falconer l'aria si piegò oscillando, come se<br />

la parete e la porta fossero un'illusione. Lokan comprese i limiti della<br />

scatola interdimensionale. E si stupì di non esserne stato in grado, la<br />

volta che aveva incontrato Boone.


«Voglio vederla.»<br />

Boone annuì. «Però dobbiamo portarli fuori uno alla volta. Dana<br />

sarà l'ultima.»<br />

Lokan fissò dritto di fronte a sé, ogni nervo a fior di pelle. Sentiva<br />

l'elettricità formicolare sulla pelle, come se fosse sul punto di scintillare<br />

e andare in fiamme.<br />

«Forse... ehm... forse non ti dispiacerebbe magari trattenerle...<br />

quelle» suggerì Jack rivolgendo un cenno del capo a Lokan.<br />

«Quelle cosa?» Abbassò lo sguardo e notò scintille blu che gli<br />

danzavano sulla pelle. Non sapeva spiegarselo. Era solo qualcosa che<br />

si era portato dietro fin sulla Terra.<br />

Avrebbe fatto meglio a portarsi dietro Bryn.<br />

No. Non ci pensare. Non avrebbe pensato a lei. In quel momento<br />

avrebbe pensato solo a Dana.<br />

L'aria di fronte a lui scintillò piegandosi e ne uscì un uomo, poi un<br />

altro e poi un terzo.<br />

Lokan non riusciva a respirare, a muoversi. E se l'espressione sul<br />

volto di Dae aveva un qualche significato, il fratello si doveva sentire<br />

allo stesso modo.<br />

«Che mi venga... un colpo!» sussurrò Dae, prima di precipitarsi a<br />

soffocare Lokan in un enorme abbraccio. Lo sollevò da terra e poi lo<br />

rimise giù. Infine gli diede un colpetto sullo stomaco. Solo che il pugno<br />

non lo raggiunse. Si arrestò a un centimetro di distanza, trattenuto da<br />

una forza invisibile.<br />

«Maledizione» mormorò Mal, mentre Dae ritraeva la mano<br />

scuotendola, come se si fosse davvero scontrata con qualcosa. Poi<br />

dovette decidere che non gli importava perché strinse Lokan in un<br />

abbraccio simile.<br />

Quindi fu il turno di Alastor. Si avvicinò a grandi passi e si fermò<br />

proprio davanti, gli occhi offuscati, la bocca dal taglio severo. «Razza<br />

di coglione. Proprio tu mi avevi salvato la vita. Tu mi avevi impedito<br />

di impazzire. E invece ti togli dalle palle e ti fai ammazzare. Menti, ti<br />

scordi di dirci che abbiamo una nipote e alla fine risorgi come un<br />

fottutissimo...» Scosse la testa.


E Lokan, con suo grande orrore, avrebbe potuto giurare di scorgere<br />

una strana lucentezza negli occhi del fratello.<br />

Un attimo dopo Alastor gli gettò un braccio sulla spalla, traendolo<br />

a sé e abbracciandolo.<br />

Lokan li guardò, uno alla volta. «Grazie» disse loro infine.<br />

«E di che?» chiese Dae.<br />

«Per aver tenuto mia figlia al sicuro. Per aver collaborato con le<br />

vostre nemiche per farlo.»<br />

«Nemiche?» chiese Mal e lanciò uno sguardo a Boone.<br />

«La Guardia Asetiana. Boone ha detto che sono qui con voi.»<br />

Accennò con il mento alla soglia che i fratelli avevano appena<br />

oltrepassato.<br />

«La Guar...» Dae s'interruppe scoppiando a ridere. Cosa che portò<br />

Lokan a guardarlo sbigottito, dal momento che non lo faceva mai.<br />

Alastor si voltò tendendo la mano e una donna varcò la soglia<br />

mettendosi al suo fianco. O meglio, appoggiandosi contro di lui,<br />

standogli addosso al punto da incollarsi a lui per poi cingergli la vita<br />

con un braccio. Era bella. Capelli scuri e lucenti, tagliati alla maschietta,<br />

occhi scuri, fisico atletico. E guardava Alastor come se lui le avesse<br />

preso la luna.<br />

«La parente di Izanami?» si accertò Lokan.<br />

«Nipote a molte generazioni di distanza» replicò la donna. «Naphré<br />

Kurata» si presentò poi, avanzando di un passo per stringergli la mano.<br />

«Sei una Figlia di Aset» considerò Lokan, sentendosi come se il<br />

mondo si fosse capovolto.<br />

«Sì.»<br />

«E di Alastor tu sei la...» Scoccò uno sguardo confuso al fratello,<br />

senza avere la minima idea di che cosa dovesse dire.<br />

«Compagna.» Un ampio sorriso, del tutto insolito per lui, si dipinse<br />

su volto di Alastor.<br />

Compagna. Era un termine con il quale di solito indicava i fratelli,<br />

altri mietitori d'anime, o persino delle compagnie casuali. Ma, in quel<br />

caso, Lokan era praticamente certo che la relazione non fosse casuale.


Alastor aveva una compagna.<br />

In un lampo ricordò di aver chiesto a Boone come avesse impedito<br />

ai suoi fratelli e alle Figlie di Aset di uccidersi a vicenda.<br />

Lo sguardo gli scattò su Dagan, poi su Mal. «Non ditemi che anche<br />

voi...»<br />

Altre due donne uscirono dalla porta.<br />

Quella sulla sinistra aveva la pelle di un color crema chiaro, i capelli<br />

quasi neri che le ricadevano folti e lisci fino a metà della schiena. Gli<br />

occhi da gatto verdi rilucevano accentuati dalle ciglia scure. Irradiava<br />

un'aria fredda e controllata e Lokan sussultò nel vederla mettersi al<br />

fianco di Mal.<br />

«Lei è Callie» gli disse il fratello.<br />

«Calliope Kane» si presentò, la voce melliflua ed educata.<br />

Infine Lokan portò l'attenzione sull'ultima donna. Spavalda e<br />

impertinente, aveva la pelle scura, riccioli castano scuro che le<br />

ricadevano sulle spalle e occhi verdi dai riflessi bronzei. Si fermò<br />

accanto a Dagan spingendo un fianco in fuori.<br />

«Roxy Tarn?» chiese Lokan.<br />

«Sono io.»<br />

Quella era la donna che aveva salvato Dana dai Setnakht. «Sono in<br />

debito con te. Tu ci sei stata per mia figlia e per la mia... per Bryn<br />

quando io non ho potuto aiutarle.»<br />

Lei inarcò le sopracciglia. «Nessun debito, Lokan. È a questo che<br />

serve la famiglia.»<br />

La famiglia. I suoi fratelli ne avevano una. Avevano delle<br />

compagne. Figlie di Aset. Le nemiche di Sutekh.<br />

«Ma come...» iniziò a chiedere, poi si limitò a scuotere la testa. Se<br />

avesse cominciato a sparare domande, non si sarebbe più arrestato.<br />

Voleva chiedere come l'aveva presa Sutekh. Come facessero a<br />

sopportare di stare nella stessa stanza del padre dopo ciò che aveva<br />

fatto. Se c'erano state ripercussioni. Chi fosse il comandante in seconda<br />

dopo la morte sua e di Gahiji.<br />

Talmente tante domande, ma solo una era quella che contava in


quel momento.<br />

Lo sguardo gli ritornò sulla porta e si sentì sul punto di esplodere<br />

per l'emozione.<br />

Eccola lì, sua figlia, la sua bambina, con i codini con i nastrini rosa<br />

che si teneva Flopsy stretto al cuore.<br />

«Papà!»<br />

Lokan cadde in ginocchio tendendole le braccia, poi le richiuse<br />

intorno a lei che gli gettava le braccine al collo, stringendoglielo con le<br />

dita sottili, il visino contro il suo torace. Lui affondò il volto nei suoi<br />

capelli di bambina.<br />

«Papà. Papà. Papà.»<br />

Non c'erano parole per ciò che provava né modo per descrivere<br />

l'emozione che gli era scoppiata dentro.<br />

Sollevando il capo, incontrò lo sguardo di Boone. Aveva pensato di<br />

dover combattere per lei. Si era aspettato di dover assaltare la<br />

roccaforte. Non certo una capitolazione e... le lacrime negli occhi di<br />

Boone.<br />

«E mia sorella?» gli chiese l'uomo, e Lokan avvertì angoscia dietro<br />

quella domanda.<br />

Non riuscì a rispondergli. Non a parole. Potè solo scuotere la testa.<br />

Perduta. Bryn era perduta e non sarebbe mai più ritornata, e lui<br />

avrebbe dovuto trovare il modo di convivere con quel lutto.<br />

Dana gli stava dando dei colpetti sulle spalle, dei colpettini da<br />

bambina, «lo lo sapevo che tornavi» gli disse. «Mamma era triste.<br />

Piangeva. Ma io lo sapevo.»<br />

Lokan la strinse a sé. Mentalmente aveva esaminato un migliaio di<br />

opzioni per cercare di immaginare un modo per dire a sua figlia che<br />

sua madre non sarebbe mai più tornata. E non era stato in grado di<br />

trovare le parole adatte. Non esistevano parole adatte.<br />

«Ma tu mi hai visto?» chiese Dana, tirando indietro la testa e<br />

premendogli le manine sulle guance. Lo fissò tenendogli fermo il capo.<br />

«Mi hai visto? lo ho fatto piano. Mamma non sapeva nemmeno che<br />

ero lì. Però io ti ho visto. Ho visto quella lunga fila e la barca.» Si fece


scura in viso. «Però l'uomo sulla barca mi ha fatto paura. E anche i<br />

ragni.»<br />

Lokan la fissò sbigottito. La piccola gli stava descrivendo una scena<br />

che aveva vissuto mentre era intrappolato nella zona nulla. C'erano<br />

stati un fiume rosso sangue, una barca e un traghettatore dalle mani<br />

scheletriche coperte di ragni. Dana li aveva visti, ma... come?<br />

Non era quello il tema che aveva pensato di affrontare la prima<br />

volta che la rivedeva dopo tutto quel dannatissimo tempo. Ma i piani<br />

cambiavano. Nella stanza tutti intorno a loro stavano in silenzio, a<br />

guardare, ad ascoltare.<br />

Poi Lokan fissò Boone ed ebbe la sensazione che fosse giunto alla<br />

sua stessa conclusione.<br />

Dana era stata nella zona nulla, il che significava che era<br />

esattamente come Bryn.<br />

«Sono sicuro che hai fatto pianissimo» le disse, ripensando a come<br />

aveva creduto di aver visto Bryn, lì negli Inferi, però con occhi e con<br />

capelli di diverso colore. In quel momento comprese. Lei non era stata<br />

lì da sola. L'immagine che aveva visto era stata una sovrapposizione di<br />

Bryn e di Dana. Gli occhi di sua figlia. Il viso di Bryn. Erano venute<br />

insieme negli Inferi a cercare lui. E lo avevano trovato, ma non erano<br />

state in grado di stabilire un contatto.<br />

Aveva un milione di domande da rivolgerle, ma non aveva<br />

intenzione di farlo in presenza di Boone, Jack e Cahn. Il fatto che lo<br />

avessero aiutato a liberarsi non li rendeva affidabili.<br />

Lokan sapeva solo che avevano usato Bryn per anni finché lei era<br />

sfuggita al loro controllo. E non avrebbe mai dato loro l'occasione di<br />

servirsi di Dana.<br />

«Non lo farei mai» assicurò Boone.<br />

«Che fai? Leggi anche il pensiero?» chiese Lokan.<br />

«Sono soltanto bravo a tirare a indovinare e a leggere le espressioni<br />

degli altri. Immagino che tu abbia pensato ciò che avrei pensato<br />

anch'io al tuo posto.» Incrociò le braccia sul petto, «lo ho imparato la<br />

lezione anni fa.<br />

Ho concluso che il miglior modo per provarlo a Bryn fosse di


lasciarla andare, di lasciarle vivere la vita che voleva.»<br />

«Tu hai sempre saputo dove trovarla.»<br />

«Già. E abbiamo tenuto un occhio su di lei, controllando di tanto in<br />

tanto.» S'interruppe, scuro in volto. «E ora mia sorella non c'è più e io<br />

non avrò mai la possibilità di rimediare.»<br />

«Voi sapevate di me?» chiese Lokan, sospettando di conoscere già la<br />

risposta.<br />

«Sì.» E poi Boone lo sconvolse aggiungendo: «Sapevamo ciò che<br />

voleva. L'abbiamo mandata noi a cercarti».<br />

Lokan lo fissò, ripensando a come Bryn gli avesse raccontato che<br />

Jack aveva frequentato il locale in cui loro due si erano incontrati e che<br />

era stato il fratello ad assicurarle che ci andavano dei soprannaturali.<br />

Poi gli tornò in mente che, qualche notte dopo l'incontro con Bryn a<br />

Miami, Mal aveva più volte ribadito di non aver mai progettato di<br />

trovarsi con lui in quel bar. Lui all'epoca non si era preoccupato di<br />

trovare una spiegazione all'inghippo. Ma in quel momento ne aveva<br />

trovata una. E di certo non si avvicinava minimamente a ciò che si<br />

sarebbe aspettato.<br />

Lokan si strinse Dana al cuore, come se non volesse più lasciarla<br />

andare. Perché non l'avrebbe mai fatto.<br />

«Lokan...» La voce di Dae era preoccupata e circospetta.<br />

Alzò gli occhi in quelli del fratello e vi trovò rispecchiata la<br />

preoccupazione del tono di voce.<br />

E in quel momento ne comprese il motivo. Lui e Dana erano avvolti<br />

dalla luce. Una luce blu che danzava intorno a loro ondeggiando<br />

come delle fiamme. Solo che non li bruciava. Li fasciava, riscaldandoli,<br />

proteggendoli.<br />

Dae tese le mani in avanti interdetto, ma Lokan non aveva risposte<br />

da dargli.<br />

Sapeva di essere tornato diverso da come era prima. Era quanto<br />

aveva detto Osiride.<br />

Ma, di preciso, che cos'era diventato?


23<br />

Il sangue di Aset II sangue di Sutekh.<br />

E il dio varcherà i Dodici Cancelli e camminerà di nuovo sulla Terra.<br />

Inferi, fiume Stige<br />

«Lasciatemi indovinare...» disse Lokan. «Una barca.»<br />

«Conosci un mezzo migliore per attraversare lo Stige?» gli chiese<br />

Dagan.<br />

Mal e Alastor lo stavano guardando con un interrogativo negli<br />

occhi. Le compagne dei suoi fratelli - le compagne dei suoi fratelli!... a<br />

quel termine doveva ancora fare l'abitudine - avevano concordato di<br />

non accompagnarli in modo da rientrare nella scatola<br />

interdimensionale insieme ai fratelli di Bryn e tenere Dana al sicuro.<br />

Lokan si sarebbe recato negli Inferi, sulla riva dello Stige, per<br />

affrontare il padre di fronte a un tribunale di suoi pari.<br />

Non che ci fosse qualcosa che lui potesse fare contro Sutekh. Però<br />

assicurarsi che le divinità più potenti degli Inferi fossero pienamente<br />

coscienti della perfidia del genitore era un piano valido. A sentire Dae,<br />

tutte quante avevano già assistito al tentativo di Sutekh di rianimare<br />

ilsuo corpo e di rubarglielo. Tuttavia conoscere anche la versione della<br />

vittima su quella storia poteva consentirgli di ricevere un'offerta a<br />

entrare nei ranghi di un'altra divinità.<br />

Non probabile, ma possibile, e Lokan voleva tentare il tutto per<br />

tutto, perché tornare al servizio di Sutekh era un orrore che non<br />

voleva essere costretto ad affrontare.<br />

E poi si chiedeva... Se fosse riuscito a convincere Osiride a prenderlo<br />

con sé, avrebbe avuto la possibilità di rivedere Bryn? Il pensiero<br />

sollevava in lui angoscia e speranza in pari misura.


Se chiudeva gli occhi, riusciva quasi a vedere il suo viso, a sentire la<br />

sua voce. E così in quel momento li richiuse, lasciandosi permeare dai<br />

ricordi, sperando...<br />

La speranza non aveva senso.<br />

Riaprì gli occhi, spazzando via quei pensieri. Facevano troppo<br />

male. Si chiese se ci sarebbe mai stato un giorno in cui non sarebbe<br />

stato così. Forse, come era accaduto con il suo fratello umano,<br />

Richard, anche Bryn sarebbe divenuta un ricordo dai toni sfocati, che<br />

lui rievocava, toccava e poi rimetteva a posto, ripiegato con cura.<br />

La barca era massiccia, il legno con dei segni scuri lasciati dal tempo.<br />

Non c'erano posti né assi trasversali su cui sedere, così rimasero tutti in<br />

piedi, mentre un silenzioso traghettatore incappucciato si serviva di un<br />

lungo remo in legno per governare l'imbarcazione. Lokan lanciò uno<br />

sguardo alle sue mani, giusto per accertarsi che non fossero<br />

scheletriche, con le ossa tenute insieme dalle ragnatele intessute da<br />

migliaia di ragni.<br />

Era dura cancellare il ricordo delle cose che aveva sperimentato<br />

nella zona nulla. Un barcaiolo scheletrico era la meno difficile.<br />

Raggiunsero il centro del fiume e l'acqua di colpo si sollevò in un<br />

enorme geyser che li sovrastò per poi sgorgare in un muro di fiamma<br />

dal calore insostenibile.<br />

Fiamme. Calore. Ci mancava solo un fottutissimo serpente.<br />

Lokan fece un gesto brusco e le fiamme si smorzarono, lasciando<br />

davanti a loro solo la superficie liscia del fiume.<br />

«Molto meglio» commentò, poi sollevò la testa e vide che i suoi<br />

fratelli lo fissavano esterrefatti. Ebbe la sensazione che perfino il<br />

traghettatore lo stesse guardando sorpreso, per quanto avesse il volto<br />

nascosto dal cappuccio della tonaca. «Che c'è?»<br />

«Ma sei stato tu?» chiese Dagan.<br />

Lokan scoppiò a ridere. «Come no! Come se adesso potessi fermare<br />

un fiume di fuoco. Una coincidenza.»<br />

«Mmh.»<br />

«Mi sembra che attraversare lo Stige per noi stia diventando<br />

un'abitudine» osservò Mal e, quando Lokan si girò verso di lui, si


affrettò a spiegargli: «Ci siamo già stati per il meeting degli alleati».<br />

«Non ci sono molte altre possibilità» gli ricordò.<br />

La riva opposta dello Stige era un crocevia, una zona neutrale. Alle<br />

maggiori potenze degli Inferi non era consentito spostarsi sulla Terra e<br />

non potevano attraversare i confini dei Territori degli altri. E così<br />

quello era uno dei pochi luoghi in cui si potevano incontrare di<br />

persona, invece che tramite ambasciatori.<br />

«Niente ostaggi?» s'informò Lokan. Di solito una riunione di quel<br />

calibro comportava un meccanismo complicato per lo scambio di<br />

ostaggi e metterlo in moto poteva richiedere molto tempo.<br />

Alastor scosse il capo. «Sutekh ha ucciso il suo stesso figlio. Questo<br />

ha complicato un po' le cose.»<br />

Lokan comprendeva. Se Sutekh si abbassava al punto di assassinare<br />

il proprio figlio, allora nessun ostaggio era sicuro. «Il che significa che<br />

non c'è alcuna garanzia che vengano tutti» concluse.<br />

«Verranno.» Dae lo inchiodò con lo sguardo, gli occhi freddi e<br />

inespressivi. «Li hai invitati tu. Nessuno vorrà perdersi i fuochi<br />

d'artificio quando tu e il vecch...» Si bloccò e strinse i denti. «Quando tu<br />

e Sutekh vi affronterete.»<br />

Lokan non era sicuro che ci sarebbero stati fuochi d'artificio. Per<br />

quanto sconfinati fossero il suo odio e la sua rabbia, lui era ancora un<br />

servo del padre. Non era un dio degli Inferi, non poteva affrontare<br />

Sutekh da pari. E il pensiero lo dilaniava come un cancro perché<br />

voleva vendetta per ciò che gli avevano fatto e per ciò che gli avevano<br />

tolto. Bryn. Se Sutekh non l'avesse ucciso, lei sarebbe stata ancora nella<br />

sua dannatissima cucina a sfornare biscottini.<br />

La sua mancanza era un pugnale nel cuore, una frusta che gli<br />

flagellava l'animo.<br />

La barca toccò la sponda opposta e Lokan saltò giù prima ancora<br />

che il natante smettesse di muoversi.<br />

Non erano i primi.<br />

Passò velocemente in rassegna i volti delle persone in piedi sulla<br />

riva.<br />

C'era Asmodeo con una falange di femmine guerriere alle proprie


spalle. Il demone della lussuria chinò il capo in direzione di Lokan e<br />

poi gli porse la mano.<br />

Sorprendente, dal momento che gli risultava fosse un alleato di<br />

Sutekh.<br />

«Hai un bell'aspetto» commentò Asmodeo.<br />

Ci fu uno strano sfrigolio al contatto delle loro mani, una scossa<br />

elettrica che risalì a Lokan su per il braccio e che lui respinse<br />

cacciandola indietro.<br />

Asmodeo sobbalzò spalancando gli occhi. «Ma che ca...» Si bloccò,<br />

la bocca tesa. «È bello rivedervi» terminò infine e in realtà suonava<br />

davvero sincero.<br />

Lokan si girò e vide Alastor salutare una donna minuta, delicata,<br />

vestita completamente di bianco. Nessuna parte di lei era visibile. Né<br />

le mani né il viso. Il tessuto l'avvolgeva completamente.<br />

Mentre le si avvicinava, il cammino gli venne sbarrato da otto<br />

creature che si frapposero tra lui e la donna in bianco. A una prima<br />

occhiata si poteva credere che fossero vestite di un velluto grigio, in<br />

realtà portavano strati brulicanti di ragni, centopiedi e larve vivi che<br />

strisciavano loro sulla pelle e sparivano in ogni orifizio.<br />

Erano le Shikome, guardie e alleate della donna in bianco,<br />

lzanami-no-mikoto, la progenitrice di Naphré Kurata. Izanami disse<br />

qualcosa ad Alastor, quindi si diresse verso Lokan, con una grazia e<br />

un'eleganza regali. Passando davanti a Mal però, si fermò, volse il<br />

capo verso di lui e gli disse: «È ancora in fiore».<br />

Mal rispose con una scrollata di spalle allo sguardo interrogativo di<br />

Lokan. «Le avevo portato dei fiori.»<br />

«Nello Yomi?» Lokan c'era stato in qualità di ambasciatore di<br />

Sutekh. Nessun fiore sarebbe mai fiorito nel regno di Izanami: era<br />

privo di luce.<br />

«Il fiore della luna» chiarì Mal.<br />

Alastor si fece avanti e guardò Izanami dritto negli occhi. Lanciò<br />

uno sguardo inquieto a Lokan, quindi con un profondo inchino si<br />

rivolse alla dea. «lzanami-no-mikoto, bisavola della mia compagna e<br />

quindi anche mia, io vi supplico, vi imploro. Accogliete mio fratello


nel vostro regno, non rimandatelo al servizio di mio padre, l'assassino<br />

di mio fratello.»<br />

Gli altri dei cessarono di parlare e Lokan avvertì tutti gli occhi<br />

puntati su di loro. Il suo sguardo incontrò quello di Alastor e vide che<br />

al fratello sanguinava il cuore per lui. Ma non riusciva a sentirlo. Lokan<br />

aveva perduto la capacità di sintonizzarsi sulle emozioni dei fratelli. E<br />

sapeva che anche loro non riuscivano più ad avvertire lui. Lo aveva<br />

notato anche in precedenza, ma allora si era dato delle spiegazioni. A<br />

Las Vegas si era detto che era perché loro erano in una scatola<br />

interdimensionale e lui invece no. Non era così. Tra loro esisteva una<br />

qualche barriera. Gli altri tre riuscivano ancora a sentirsi a vicenda, lui<br />

era quello fuori dal giro.<br />

Un altro cambiamento verificatosi al suo ritorno nel mondo dei<br />

vivi. Un altro prezzo che aveva pagato per ciò che gli aveva fatto<br />

Sutekh.<br />

Ma, con o senza legame, Alastor capiva perfettamente la sua<br />

angoscia, sapeva quale tormento sarebbe stato per lui dover rientrare<br />

nei ranghi di Sutekh. E così cercava di porvi rimedio. Di tenere tutto<br />

sotto controllo. Proprio un suo tipico atteggiamento.<br />

Izanami si volse verso Lokan, il quale pensò che avrebbe<br />

semplicemente declinato la richiesta. E invece gli posò sul braccio una<br />

mano completamente avvolta dal tessuto. La stessa cosa che era<br />

accaduta con Asmodeo si verificò anche con lei, quella strana scintilla<br />

elettrica che di nuovo lo percorse, stavolta persino più forte.<br />

Lei lasciò cadere la mano quindi si volse verso Alastor e gli disse:<br />

«Mi è impossibile». E le Shikome serrarono i ranghi, rendendola<br />

invisibile.<br />

«Ma che cazzo...?» inveì Dagan.<br />

«Bella formulazione» si complimentò Alastor, facendosi scuro in<br />

volto mentre seguiva Izanami con lo sguardo.<br />

E andò sempre avanti così mentre si dirigevano verso uno spazio<br />

aperto sulla riva. Lokan parlò con diverse divinità minori con le quali<br />

aveva intrattenuto rapporti piacevoli quale ambasciatore di Sutekh e,<br />

di volta in volta, a ciascuno di loro accennò alla possibilità di diventare<br />

uno dei suoi soldati. Ognuno di loro lo toccò, come avevano fatto


Asmodeo e Izanami, e tutti rifiutarono.<br />

Infine approdò un'altra imbarcazione. A bordo, Aset. Lokan si<br />

soffermò a guardarla scendere dalla lancia, la veste bianca che<br />

fluttuava a ogni passo e i capelli neri come la notte che le ricadevano<br />

sul dorso. Nel vederla, un coltello gli affondò in una ferita da poco<br />

risanata. Gli ricordò quell'ultimo Cancello e il portone che si<br />

richiudeva con Bryn da una parte e lui dall'altra.<br />

Dritto dietro di lei, un uomo alto, dalla testa di falco, e dai muscoli<br />

slanciati. Mentre Lokan lo osservava, la forma del capo mutò e<br />

diventò di uomo, bello, dai capelli e dagli occhi scuri. Era Horus, il<br />

figlio, concepito quando lei si era ripresa il suo marito-fratello Osiride<br />

dal regno dei morti quanto bastava per darle un figlio.<br />

E infine giunse Osiride, maestoso, regale.<br />

«Non mi aspettavo di vederlo qui» mormorò Mal.<br />

Osiride era conosciuto per l'attaccamento al proprio Territorio: lo<br />

lasciava solo quando doveva.<br />

Evidentemente, per qualche motivo, a quell'incontro doveva<br />

partecipare anche lui.<br />

Ed era quello di cui Lokan si sorprendeva.<br />

A un tratto Osiride si girò portando lo sguardo lontano, sull'acqua,<br />

con un'espressione carica d'odio. Lokan non ebbe bisogno di voltarsi<br />

per capire che cosa stesse guardando.<br />

Sutekh era arrivato.<br />

Sutekh era arrivato accompagnato da un solo mietitore d'anime.<br />

Kai Warin, il suo nuovo comandante in seconda. Lokan conosceva<br />

Kai. Gli piaceva e questo rendeva ancora più sgradevole il vederlo a<br />

fianco del padre. Come se il mietitore avesse avuto scelta. O così<br />

oppure l'annientamento e, da quanto gli avevano riferito i suoi fratelli,<br />

Kai aveva ormai più che un buon motivo per vivere: era il compagno<br />

della figlia di Asmodeo. Un'altra informazione interessantissima:<br />

Lokan non sapeva nemmeno che Asmodeo ce l'avesse, una figlia.<br />

Si concentrò e si girò. Bando ai rinvii. Aveva evitato di guardare suo<br />

padre mentre faceva il giro delle altre divinità perché non era stato


sicuro di poter controllare la rabbia e il dolore.<br />

Lo guardò, chiudendo le emozioni distruttive dietro un muro<br />

impenetrabile e indossando una maschera di calma indifferenza. Quel<br />

giorno Sutekh aveva deciso di indossare una sembianza umana, di<br />

assumere il colorito chiaro di tre dei suoi quattro figli. E in quel<br />

momento sembrava un misto di Dagan, Alastor e Lokan, e a Lokan la<br />

cosa bruciava da morire.<br />

Ma non lo mostrò. Non intendeva offrire a Sutekh il benché<br />

minimo appiglio.<br />

«Inizia!» comandò Sutekh facendo un gesto languido in direzione di<br />

Lokan, come se fosse stato un supplice che gli implorava un favore.<br />

Come se lui non fosse il traditore. Il mostro. L'assassino.<br />

La rabbia lo travolse al pensiero di tutto ciò che Sutekh aveva fatto.<br />

Soprattutto in relazione a Bryn. In relazione al sacrificio che lei era<br />

stata costretta a compiere a causa del tradimento di Sutekh. E con la<br />

rabbia venne anche il fuoco scintillante che si era portato dietro dai<br />

Dodici Cancelli.<br />

Lo sentì nelle ossa, nei tessuti, negli organi e nelle cellule. E non<br />

poté controllarlo, non poté fermare quel bagliore di luce che si sollevò<br />

e lo avvolse.<br />

«Iniziare?» chiese, la voce ridotta a un sospiro sommesso. «Con che<br />

cosa vuoi che cominci? Con un racconto dei tuoi tradimenti? Con una<br />

litania dei tuoi peccati?»<br />

Sutekh lo fissò con occhi piatti, senz'anima. «Non è forse una delle<br />

prime cose che ti ho insegnato, Lokan? Un corpo colmo di peccati si<br />

sostiene per suo stesso merito.»<br />

«Il merito implica la dignità.» Trasse un lento respiro, costringendosi<br />

a mantenere la calma, a negare a Sutekh il gusto della sua rabbia e del<br />

suo dolore, visto che suo padre si alimentava di quegli stati d'animo,<br />

solo che...<br />

Solo che non sembrava godere affatto di quel confronto. Non<br />

pareva assorbire nulla delle emozioni di Lokan.<br />

Cosa che non aveva alcun senso. Gli unici esseri insensibili alla<br />

natura parassitaria di Sutekh erano...


Si raggelò e si voltò di scatto a fissare Aset, voltando le spalle a<br />

Sutekh e guardando in faccia il suo nemico. Quindi guardò Osiride che<br />

ricambiò lo sguardo con espressione calma e distaccata.<br />

Con quattro passi gli si parò davanti.<br />

«Che cos'è che mi avevate detto quando sono stato giudicato con la<br />

piuma di Maat?» chiese con voce roca.<br />

«Ho detto molte cose, Lokan Krayl.»<br />

«Infatti. Ma una in particolare. A proposito di ciò che sarei<br />

diventato una volta oltrepassato il Dodicesimo Cancello.»<br />

Osiride chinò il capo e recitò: «Voi non tornerete mai più a essere<br />

ciò che eravate prima, Lokan Krayl». Le stesse esatte parole che aveva<br />

impiegato l'altra volta.<br />

Solo che assumevano un significato diverso.<br />

Lokan si sentiva perforare la schiena dagli occhi di tutti i presenti al<br />

raduno, ma non si voltò a guardarli. Tendendo la propria mano a<br />

Osiride, domandò: «Posso?».<br />

Osiride chinò di nuovo il capo e gli tese il braccio, stringendo poi la<br />

mano di Lokan nella propria. La stessa scintilla elettrica che aveva<br />

sperimentato con le altre divinità lo percorse da capo a piedi. Più<br />

forte. A ogni stretta di mano l'aveva sentita intensificarsi fino a<br />

gonfiarsi e a fargli fare un salto indietro. Stavolta fu così potente da<br />

strappargli la mano dalla presa, sbalzandolo all' indietro di tre passi.<br />

Il suo sguardo scattò su Dagan, poi su Alastor e infine su Mal.<br />

Era pazzesco. Ciò che stava pensando era pazzesco.<br />

«L'accordo sul cessate il fuoco» ricordò. «Non permette agli dei di<br />

sconfinare nei Territori degli altri.» Girò di nuovo su se stesso<br />

trovandosi di fronte a Osiride e proseguì: «Impedisce anche loro di<br />

toccarsi, respingendoli come magneti di carica opposta?».<br />

«All'inizio funzionava così. Ciascuno di noi ha dovuto imparare a<br />

dominare la cosa. Adesso riusciamo a tollerarci a vicenda abbastanza<br />

bene, in modo da poterci dare la mano, se necessario.»<br />

Ansimante, si voltò verso Dagan. «La profezia. Quella di cui<br />

abbiamo parlato. Quella a proposito dell'unione del sangue.


Ripetimela.» Le parole gli uscirono d'un fiato perché, se non avesse<br />

fatto così, non sarebbe mai riuscito a pronunciarle. Ciò che stava<br />

pensando era pazzesco, impossibile, non poteva essere preso in<br />

considerazione. Eppure lui lo stava facendo.<br />

«Il sangue di Aset» recitò Dae. «Il sangue di Sutekh.» Lokan si volse<br />

verso il padre e lo guardò in faccia mentre Dagan terminava: «E il dio<br />

varcherà i Dodici Cancelli e camminerà di nuovo sulla Terra».<br />

«Tu pensavi che si trattasse di te» gli disse Lokan, un tono duro come<br />

il diamante. «Hai pensato di uccidermi e di servirti del mio corpo per<br />

camminare alla luce del sole. Credevi che la profezia si riferisse a te.»<br />

Avvertì i fratelli avvicinarsi alle proprie spalle, pronti ad affrontare<br />

il padre insieme a lui, pronti a rischiare tutto. «Ma non si è mai trattato<br />

di te.» Sollevò le mani e le fiammate di potere gli sgorgarono dalla<br />

pelle consumandolo, consumando i suoi fratelli e avvolgendoli tutti in<br />

una bolla di potere.<br />

«Si trattava di me. Sono io il dio che ha oltrepassato i Dodici<br />

Cancelli. Sono io il dio che cammina di nuovo sulla Terra.»<br />

Per la prima volta nel corso della sua esistenza, vide suo padre<br />

tradire emozioni. Shock. Sgomento. E infine astuzia.<br />

«Lokan Krayl» lo apostrofò Sutekh superando il frastuono con voce<br />

piana e regolare. «Stringiamo un'alleanza.»<br />

«Per risarcimento sono dovute delle anime» sentenziò Osiride, una<br />

volta che il pandemonio si fu quietato. Si volse verso Lokan e gli disse.<br />

«Scegliete. Lui ha infranto il patto. Ha agito contro un'altra divinità...»<br />

«Non era ancora una divinità quando io ho agito contro di lui»<br />

obiettò Sutekh. «Era un mio suddito. Una mia proprietà. Mia per<br />

disporne secondo mia volontà.»<br />

«Era tuo figlio» precisò Mal nello stesso istante in cui Alastor<br />

compiva un passo in avanti, sollevando un dito.<br />

«A dire il vero, no» dichiarò in tono gelido, assolutamente<br />

controllato. Nessuna traccia di emozione si infiltrò nelle sue parole.<br />

«Sei tu la divinità che ha stabilito le regole sul passaggio del tempo. Sei<br />

tu che hai deciso che il tempo nel regno umano e negli altri Territori


non abbia alcun significato. E dunque, il tuo appellarti a una<br />

successione temporale come difesa è discutibile.»<br />

«Rivendicate le vostre anime» disse Osiride a Lokan.<br />

«Le mie anime? Che cosa intendete?»<br />

«Vostro padre deve compiere una rinuncia per compensare le<br />

proprie azioni. Lo richiede la tregua. Non può agire contro un'altra<br />

divinità senza ripercussioni.» Un sorriso forzato. «Nemmeno contro un<br />

dio minore che adesso deve trovare la propria strada.»<br />

«Dunque sono un dio poco potente e senza Territorio?» si accertò<br />

Lokan, cercando di guadagnare tempo mentre soppesava<br />

silenziosamente le opzioni a sua disposizione.<br />

«Lo avete già il Territorio, Lokan Krayl. Siete sopravvissuto a ciò che<br />

era la zona nulla. Ora essa è vostra, potete risiederci.»<br />

Lokan lo fissò, mentre un altro, orribile pensiero gorgogliava in<br />

superficie. Se era una divinità degli Inferi, ciò comportava che... «Sono<br />

intrappolato qui negli Inferi come...» Come tutti voi siete intrappolati<br />

negli Inferi? Forse non era la domanda migliore da rivolgere.<br />

«Voi siete il dio che cammina di nuovo sulla Terra» gli ricordò Aset.<br />

Lokan sentì ciò che diceva e anche ciò che non diceva. Lui era<br />

l'unico dio degli Inferi che poteva recarsi sulla Terra. Oh, Sutekh ci era<br />

riuscito per un breve momento, quando si era appropriato di una<br />

forma umana la notte in cui lo aveva ucciso. Ma non era stato in grado<br />

di restarci a lungo e gli ci erano voluti millenni per accumulare l'energia<br />

sufficiente a compiere quell'unica azione. Non sarebbe riuscito a<br />

ripetere la cosa tanto presto.<br />

«Voi siete un alleato prezioso per noi tutti» specificò Aset, maestra<br />

delle affermazioni troppo modeste.<br />

Un alleato prezioso? Lui era unico tra loro. Molto più che prezioso.<br />

Era unico nel suo genere.<br />

«E io stessa sarò lieta di incontrarvi e stipulare con voi un'alleanza<br />

non appena avrete scelto il contenuto del risarcimento che vi deve<br />

vostro padre.»<br />

Un'alleanza. Con Aset. Le cui figlie erano le compagne dei suoi<br />

fratelli.


Lo sguardo gli ritornò di scatto su Osiride. «Quante anime?»<br />

«Tradimento. Assassinio. Furto del vostro corpo. Tre crimini<br />

nefandi da risarcire con tre anime.» Osiride inchiodò Sutekh con uno<br />

sguardo spietato. «Anime che saranno la vostra mano destra e che vi<br />

difenderanno su tutti i fronti. Sceglietele con saggezza.»<br />

Lokan avrebbe giurato di vedere Sutekh battere ciglio.<br />

«Riuscite a pensare a tre anime, Lokan Krayl?»<br />

«Sì, certo.» Guardò prima Dae, rivolgendogli una muta domanda,<br />

lasciando al fratello la scelta. Dagan gli fu subito a fianco.<br />

Sutekh emise un verso di diniego e avanzò di un passo. Lokan<br />

avrebbe giurato di scorgere un lampo di dolore attraversargli il viso.<br />

«lo ho scelto di sacrificare un figlio per ottenere qualcosa di maggior<br />

valore. Non ho scelto di perderli tutti» disse. Parole prive di<br />

modulazione, piatte come la prateria del Kansas, ma pronunciandole<br />

Sutekh tradì se stesso. Che si trattasse di un affetto genuino oppure del<br />

semplice bisogno di controllare ciò che considerava suo, non voleva<br />

perdere i figli che gli restavano.<br />

Lokan distolse lo sguardo e ripeté quell'interrogativo silenzioso con<br />

Alastor e con Mal, e, quando li ebbe entrambi al proprio fianco, si<br />

rigirò verso il padre e gli disse: «Queste sono le anime che io voglio da<br />

te, quale sanzione, quale espiazione. Queste anime mi appartengono.<br />

Dagan Krayl. Alastor Krayl. Malthus Krayl».<br />

E con quelle parole Sutekh perse non uno, ma quattro figli.<br />

Per la frazione di un secondo Lokan provò la soddisfazione della<br />

vendetta. Poi svanì nel nulla e gli rimase la consapevolezza che non<br />

era ancora abbastanza. Il desiderio di farla pagare al padre l'aveva<br />

sostenuto per tanto tempo e tuttavia quella vittoria appena raggiunta<br />

suonava vuota.<br />

Un vuoto che non sarebbe mai stato colmato.<br />

«Aspettate!» lo fermò Osiride. «C'è ancora un crimine da scontare. Il<br />

sequestro della vostra compagna, la cui perdita può essere imputata a<br />

Sutekh.»<br />

Parole con l'effetto di una pugnalata profonda. La perdita della sua<br />

compagna. Bryn.


«Un'altra anima, Lokan Krayl.»<br />

Il torace di Lokan si sollevò e abbassò mentre traeva respiri rotti<br />

dall'emozione. Lo sguardo gli scivolò su Kai Warin. Una scelta politica.<br />

Kai aveva per compagna la figlia di Asmodeo. Se Kai si alleava con lui,<br />

forse suo suocero avrebbe potuto seguirlo. E Lokan sapeva che Kai<br />

aveva aiutato i suoi fratelli, fornendo loro informazioni e rischiando<br />

così la pelle.<br />

Ma non glielo avrebbe domandato. Sostenne invece lo sguardo di<br />

Kai e lasciò a lui la scelta.<br />

Kai lanciò un'occhiata ad Asmodeo, ma Lokan non vide la reazione<br />

del demone della lussuria perché lui rimase fermo, lo sguardo fisso<br />

davanti a sé, nel tentativo di assimilare tutto ciò che stava accadendo.<br />

Infine Kai si mise a fianco di Dagan.<br />

«Rivendico a me quest'anima, quale sanzione, quale espiazione.<br />

Quest'anima mi appartiene. Kai Warin» dichiarò Lokan.<br />

Non potendo uccidere Sutekh - cosa impossibile - portargli via i figli<br />

era un modo dolce di ricambiare. E rubargli anche il suo comandante<br />

in seconda la ciliegina sulla torta. Ma era un dolce che Lokan non<br />

poteva gustare pienamente.<br />

Bryn.<br />

«Abbiamo terminato» dichiarò Lokan.<br />

Il padre lo fissò, quindi chinò il capo. Era ancora la divinità più<br />

potente degli Inferi. Nulla poteva cambiare le cose. Ma Lokan<br />

possedeva qualcosa in più: la capacità di recarsi sulla Terra. Di tutti<br />

loro, lui era l'unico dio in grado di farlo.<br />

Ma ciò che non aveva era Bryn.<br />

Deglutì e fece per andarsene, mentre la gloria momentanea della<br />

vendetta conseguita si spegneva come un fiammifero. Perché ciò che<br />

voleva sopra ogni altra cosa era Bryn. E ciò che più desiderava non<br />

l'avrebbe ottenuto.<br />

«Lokan Krayl» lo trattenne Osiride. «Un momento ancora.»<br />

Lokan si voltò verso di lui, riassumendo il proprio volto da<br />

giocatore. Tutto aveva avuto inizio lì, le trattative, le alleanze, le


strategie politiche infinite. Ma davvero un tempo aveva amato quei<br />

giochetti? Davvero li aveva trovati eccitanti?<br />

Forse avrebbe potuto imparare ad amare di nuovo quel mondo.<br />

Forse sarebbe riuscito a colmare quel vuoto enorme che si portava<br />

dentro.<br />

«In presenza di testimoni, io vi propongo un'alleanza» esordì<br />

Osiride. «Vi tendo la mano in amicizia...» S'interruppe e Lokan avrebbe<br />

giurato di vederlo sorridere. «Anche se, in considerazione del vostro<br />

potere non ancora imbrigliato, vi chiedo di perdonarmi se al posto<br />

della mano vi offro qualcos'altro... Magari un'anima, in pegno del mio<br />

sincero interesse ad approfondire la nostra associazione.»<br />

Lokan restò senza fiato di botto. Un'anima.<br />

Solo una volontà ferrea gli impedì di agguantare Osiride e di<br />

domandargli di spiattellare ciò che aveva in mente. Non poteva<br />

intendere che...<br />

«Rivendicatevi un'anima, Lokan Krayl» lo invitò Osiride con voce<br />

sommessa. «Così voi sarete nelle mie grazie e io nelle vostre.»<br />

«lo vi sarò debitore» lo corresse, aspettandosi che gli cadesse la<br />

tegola in testa e il dio aggiungesse: Qualsiasi anima, tranne quella di<br />

Bryn.<br />

«Il nemico del mio nemico è mio amico.»<br />

Ed eccolo lì, il barlume di speranza che gli si accendeva nel cuore.<br />

«Qualsiasi anima?»<br />

«C'è ne è una in particolare che desiderate?» Indicò con un gesto<br />

languido l'imbarcazione con la quale era arrivato.<br />

Il cuore di Lokan si fermò. Poi riprese a battere con un sobbalzo<br />

improvviso. Bryn era lì, uguale a come l'aveva vista l'ultima volta.<br />

L'amore le brillava negli occhi, un faro nella notte. Avanzò verso di<br />

loro, poi si fermò, come trattenuta da una cavezza.<br />

«Non può raggiungervi, a meno che non la rivendichiate.»<br />

Rivendicarla. Renderla sua. Stringerla di nuovo tra le braccia.<br />

Il nodo alla gola era così grosso che faticò a pronunciare le parole,<br />

e al primo tentativo non gli uscì che un gracidio. Il secondo andò


meglio.<br />

«Questa è l'anima che io rivendico da voi, a simbolo della nostra<br />

alleanza. Quest'anima è mia. Brynja, figlia degli Inferi.» Sua. Lei era<br />

sua.<br />

Le parole non avevano ancora lasciato del tutto le sue labbra che lei<br />

gli correva incontro attraverso la riva. E poi se la ritrovò tra le braccia,<br />

e parlava, parlava, e anche se il fluire impazzito del sangue nelle<br />

orecchie gli impediva di comprendere le parole, il suono della sua<br />

voce lo inondò travolgendolo, come aveva fatto nei suoi ricordi. Quel<br />

suono che lo aveva sostenuto nei momenti più cupi.<br />

La trasse a sé con forza e abbassò la testa. La sua bocca fu sulla sua e<br />

quella di lei fece altrettanto. Bryn lo stava baciando, stretta a lui, calda,<br />

e reale.<br />

Era lì. Non era perduta.<br />

«Sei morta per me» sussurrò rauco. «Ma ora vivrai per me. Per me e<br />

per Dana.»<br />

Aveva così tante cose da dirle, da raccontarle.<br />

Ma prendendogli il volto tra le mani, occhi negli occhi, lei gli disse<br />

l'unica cosa veramente importante, «lo ti amo, Lokan Krayl.»

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