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8-un amore selvaggio - only fantasy

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Dedicato a Te:<br />

Non riesco a credere che tu e io abbiamo fatto tanta strada insieme, il tuo libro, però, non è <strong>un</strong> addio...<br />

solo <strong>un</strong> altro inizio. Ma ci sei abituato...<br />

[eBL 086]


Certe cose è destino che accadano...<br />

Per arrivarci, ci occorrono solo <strong>un</strong> paio di tentativi.


Prologo<br />

CAMPO MILITARE DEL CARNEFICE, VECCHIO CONTINENTE, 1644<br />

Avrebbe voluto avere più tempo.<br />

Anche se, in verità, cosa sarebbe cambiato? Il tempo conta solo se ci si fa qualcosa, e lui, lì, aveva già<br />

fatto ciò che poteva.<br />

Darius, figlio di Tehrror, figlio abbandonato di Marklon, sedeva su <strong>un</strong> pavimento in terra battuta col<br />

suo diario aperto sulle ginocchia e <strong>un</strong>a candela di cera d’api davanti a sé. La sua illuminazione era la<br />

fiammella che fluttuava nella corrente, la sua stanza l’angolo estremo di <strong>un</strong>a grotta. I suoi abiti erano di<br />

cuoio grezzo, e così pure gli stivali.<br />

Nelle narici, l’afrore di sudore maschile e l’odore p<strong>un</strong>gente di terriccio si mescolavano al lezzo dolciastro<br />

di morte-decomposizione del sangue di lesser.<br />

Ogni suo respiro sembrava moltiplicare il tanfo.<br />

Sfogliando le pagine di pergamena, risalì indietro nel tempo, <strong>un</strong> giorno dopo l’altro, fino all’epoca in cui<br />

non era lì, al campo di addestramento militare.<br />

La nostalgia di “casa” gli procurava <strong>un</strong> malessere fisico, il soggiorno in quel campo era <strong>un</strong>’amputazione,<br />

più che <strong>un</strong> trasferimento.<br />

Era cresciuto in <strong>un</strong> castello dove eleganza e grazia erano la trama stessa della vita. Entro le solide mura<br />

che avevano protetto la sua famiglia tanto dagli umani quanto dai lesser, ogni notte era calda e<br />

profumata di rose come a luglio, i mesi e gli anni scorrevano sereni tra agi e ozi. Le cinquanta stanze<br />

che tanto spesso aveva attraversato erano tappezzate con seta e raso, arredate con mobili intagliati in<br />

legni preziosi, ricchi tappeti e passatoie in tessuto, non povere stuoie di gi<strong>un</strong>co. Adorno di dipinti a olio<br />

in cornici dorate e statuedi marmo in pose solenni, era <strong>un</strong>o scenario di platino a cui ancorare<br />

<strong>un</strong>’esistenza di diamante.<br />

Sarebbe stato d<strong>un</strong>que inconcepibile, allora, che lui potesse mai finire dove si trovava adesso. C’era,<br />

tuttavia, <strong>un</strong>a debolezza cruciale nelle fondamenta di quella sua vita.<br />

Il cuore palpitante di sua madre gli aveva conferito il diritto di abitare sotto quel tetto, in quel focolare<br />

privilegiato. Quando tuttavia quell’organo vitale e colmo d’<strong>amore</strong> aveva cessato di battere nel suo petto,<br />

Darius aveva perso non solo la sua mahmen, ma anche la sola dimora che avesse mai conosciuto.<br />

Il suo patrigno lo aveva cacciato di casa, relegandolo lì, in virtù di <strong>un</strong>a ostilità a l<strong>un</strong>go celata.<br />

Non c’era stato il tempo di piangere la dipartita di sua madre, di interrogarsi sull’odio repentino del<br />

vampiro che lo aveva cresciuto,seppur non generato, di struggersi per la sua passata identità di<br />

rampollo di buona famiglia, membro della glymera.<br />

Era stato scaricato all’ingresso di quella grotta come <strong>un</strong> umano colpito dalla peste. E le battaglie erano<br />

cominciate ancor prima di vedere <strong>un</strong> lesser o di iniziare l’addestramento volto a combattere i non<br />

morti. La prima notte e il primo giorno all’interno del campoera stato attaccato dai compagni, i quali<br />

vedevano nei suoi begli abiti, l’<strong>un</strong>ico bene che Darius aveva potuto recare con sé, la prova evidente della<br />

sua debolezza fisica.<br />

In quelle ore buie egli aveva sorpreso se stesso, oltre che i suoi aggressori.<br />

Proprio allora, infatti, aveva scoperto insieme a loro che, pur essendo stato allevato da <strong>un</strong> aristocratico,<br />

aveva nel sangue le doti di <strong>un</strong> guerriero. Non di <strong>un</strong> semplice soldato, no: di <strong>un</strong> fratello. Senza che gli<br />

fosse stato insegnato nulla, il suo corpo aveva saputo cosa fare, reagendo all’aggressione fisica con<br />

prontezza stupefacente. La mente non si capacitava della brutalità dei suoi gesti, ma mani, piedie zanne


avevano agito d’istinto, con perizia e precisione.<br />

In lui albergava <strong>un</strong> lato ignoto, inconsapevole… che in qualche modo lo rifletteva meglio dell’immagine<br />

tanto a l<strong>un</strong>go contemplata allo specchio.<br />

Col tempo la sua maestria nel combattere era vieppiù migliorata…<br />

e l’orrore che provava per se stesso era diminuito. Non c’era altra via da percorrere, in verità: il seme del<br />

suo vero padre, del padre di suo padre e del padre di suo nonno aveva determinato la sua natura –<br />

pelle, ossa e muscoli; la stirpe di guerrieri purosangue da cui discendeva lo aveva trasformato in <strong>un</strong>a<br />

forza indomabile.<br />

E in <strong>un</strong> avversario feroce e letale.<br />

Darius trovava oltremodo inquietante quest’altra identità. Era come proiettare due ombre, come se,<br />

ov<strong>un</strong>que andasse, il suo corpo fosse illuminato da due fonti luminose distinte. Pur tuttavia, sebbene <strong>un</strong>a<br />

condotta tanto abominevole e violenta offendesse la sensibilità che gli era stata insegnata, egli la<br />

riconosceva come parte della causa superiore che era destinato a servire. E lo aveva salvato in più di<br />

<strong>un</strong>’occasione… da coloro che cercavano di fargli del male lì al campo, e da colui che sembrava augurarsi<br />

la morte di tutti quanti loro. Il Carnefice avrebbe dovuto essere il loro whard, ma si comportava più<br />

come <strong>un</strong> nemico, pur istruendoli nell’arte della guerra.<br />

O forse il p<strong>un</strong>to era proprio quello: la guerra era orribile in ogni sua sfaccettatura, sia che ci si<br />

preparasse a combatterla sia che la si combattesse.<br />

Il metodo di insegnamento del Carnefice era brutale e i suoi dettami sadici imponevano azioni che<br />

Darius si rifiutava di eseguire.<br />

Negli scontri tra reclute egli era sempre il vincitore, in verità… ma non prendeva parte agli stupri, il<br />

castigo inflitto ai vinti. Il suo rifiuto era l’<strong>un</strong>ico a essere onorato. Una volta il Carnefice lo aveva sfidato<br />

per tale insubordinazione, ma allorché Darius lo aveva quasi battuto, non aveva più osato avvicinarlo.<br />

Gli sconfitti per mano di Darius, tra cui figuravano tutti gli ospiti dell’accampamento, venivano p<strong>un</strong>iti<br />

da altri, ed era in tali occasioni, quando il resto del campo era occupato dallo spettacolo, che più di<br />

frequente egli trovava conforto nel suo diario. Come al momento presente: non osava volgere lo sguardo<br />

verso la conca principale dove si accendeva il fuoco, poiché lì era in corso <strong>un</strong>a delle sessioni.<br />

Detestava essere nuovamente la causa di tanta brutale violenza… ma non aveva altra scelta. Doveva<br />

allenarsi, doveva combattere e doveva vincere. E la somma risultante da tale equazione era determinata<br />

dalla legge del Carnefice.<br />

Dall’arena si levarono grugniti e sguaiate grida di derisione.<br />

Col cuore gonfio di dolore, Darius chiuse gli occhi. Il compagno che stava infliggendo la p<strong>un</strong>izione in<br />

vece sua era <strong>un</strong> giovane crudele, della stessa pasta del Carnefice. Si offriva di frequente come volontario<br />

al posto di Darius, poiché dispensare dolore e umiliazione lo faceva godere quanto ingollare idromele.<br />

Forse però quella sarebbe stata l’ultima volta. Almeno per Darius.<br />

Quella notte doveva affrontare la sua prova sul campo. Dopo <strong>un</strong> anno di addestramento sarebbe uscito<br />

a combattere non con dei semplici guerrieri, ma con i fratelli. Era <strong>un</strong> onore raro… e il segno che la<br />

guerra contro la Lessening Society era, come sempre, spaventosa. L’innata abilità di Darius non era<br />

passata inosservata e Wrath, il Re Giusto, aveva dato ordine di portarlo fuori dal campo affinché potesse<br />

perfezionarsi sotto la guida dei migliori guerrieri di cui disponeva la razza dei vampiri.<br />

La Confraternita del Pugnale Nero.<br />

Tutto poteva risolversi in nulla, tuttavia. Se quella notte non si fosse dimostrato all’altezza del compito,<br />

Darius sarebbe stato ributtato nella grotta per riprendere con i suoi pari il genere di “insegnamento”<br />

impartito dal Carnefice.<br />

I fratelli non lo avrebbero mai più messo alla prova; sarebbe stato relegato per sempre al ruolo di<br />

soldato.. Con la confraternita si aveva <strong>un</strong>a sola possibilità, e la prova, in quella notte di l<strong>un</strong>a, non<br />

verteva sugli stili di combattimento o sui diversi tipi di armi. Era <strong>un</strong>a prova di coraggio. Darius era in


grado di guardare il nemico negli occhi, di fiutare il suo odore dolciastro mantenendo la calma, mentre<br />

si scatenava contro quegli assassini?<br />

Darius alzò gli occhi dalle parole che aveva affidato alla pergamena tanto tempo prima. Sulla soglia<br />

della grotta c’erano quattro guerrieri, alti, robusti e armati fino ai denti.<br />

Membri della confraternita.<br />

Li conosceva per nome tutti e quattro: Ahgony, Throe, Muhrder,Tohrture.<br />

Darius chiuse il diario, lo infilò dentro <strong>un</strong>a fessura della roccia e si leccò il taglio al polso che si era fatto<br />

per procurarsi l’“inchiostro”.<br />

Il calamo, ricavato da <strong>un</strong>a penna della coda di <strong>un</strong> fagiano, si stava consumando in fretta, e non sapeva<br />

se sarebbe mai tornato lì per usarlo di nuovo, ma lo mise via com<strong>un</strong>que.<br />

Prendendo la candela per avvicinarla alla bocca, rimase colpito dalla qualità burrosa della luce.<br />

Quante ore aveva trascorso a scri-vere con quella illuminazione fioca e soffusa… quello sembrava l’<strong>un</strong>ico<br />

legame tra la sua vita di <strong>un</strong> tempo e quella presente.<br />

Gli bastò <strong>un</strong> soffio per spegnere l’esile fiammella.<br />

Alzandosi in piedi, raccolse le sue armi: <strong>un</strong> pugnale d’acciaio che gli avevano dato dopo averlo sfilato<br />

dal cadavere ancora caldo di <strong>un</strong>’altra recluta, e <strong>un</strong>a spada proveniente dall’arsenale com<strong>un</strong>e del campo.<br />

Né l’<strong>un</strong>o né l’altra aveva <strong>un</strong>’impugnatura adatta al suo palmo, ma la mano con cui le brandiva non se<br />

ne curava.<br />

I fratelli lo guardavano senza il minimo cenno di saluto o di congedo. Darius rimpiangeva che tra loro<br />

non vi fosse il suo vero padre. Come tutto sarebbe stato diverso se al suo fianco avesse avuto qualc<strong>un</strong>o<br />

interessato al buon esito della sua prova: non cercava clemenza né <strong>un</strong>a dispensa speciale, ma ora si<br />

sentiva più che mai solo, diverso da chi gli stava intorno, separato da <strong>un</strong>o spartiacque che egli poteva<br />

oltrepassare con lo sguardo, ma mai cancellare.<br />

Non avere <strong>un</strong>a famiglia è <strong>un</strong>a prigione strana, invisibile; le sbarre di solitudine e sradicamento, che si<br />

fanno vieppiù robuste con l’accumularsi degli anni e dell’esperienza, isolano l’orfano da tutto e da tutti.<br />

Senza guardarsi indietro, Darius avanzò verso il quartetto recatosi lì per lui. Il Carnefice sapeva che<br />

Darius doveva scendere in campo, e non gli importava che tornasse o meno. E così pure i suoi compagni.<br />

Sperava di avere più tempo per prepararsi a quella prova di volontà, forza e coraggio. Ma così non era:<br />

doveva affrontarla lì e ora.<br />

Il tempo corre e vola, invero, anche quando si vorrebbe rallentarlo fino a farlo strisciare.<br />

Darius si fermò di fronte ai fratelli, bramando <strong>un</strong>a parola di incoraggiamento, <strong>un</strong> augurio o <strong>un</strong>a<br />

promessa di lealtà. In assenza di tutto ciò, rivolse <strong>un</strong>a breve preghiera alla sacra madre della razza:<br />

Vergine Scriba, ti prego, aiutami a non fallire.


Un'altra cazzo di farfalla.<br />

Capitolo 1<br />

Nel vedere chi stava entrando nel suo negozio di tatuaggi, RIP già sapeva che sarebbe finito a fare<br />

<strong>un</strong>'altra cazzo di farfalla. O addirittura due.<br />

Già. Data la coppia di biondine spumeggianti che si avvicinavano ridacchiando alla cassiera, non<br />

aveva ness<strong>un</strong>a speranza di disegnare sulla loro pelle <strong>un</strong> bel teschio-e-tibie-incrociate.<br />

Le due Paris Hilton, con la loro euforia da quanto-siamo-fiche, lo spinsero a guardare l'orologio... e a<br />

desiderare di chiudere subito, invece che all'<strong>un</strong>a.<br />

Dio... le porcherie che faceva per soldi. Il più delle volte era accomodante con le mezzeseghe che<br />

entravano per farsi marchiare, ma quella sera le brillanti idee delle bamboline-carine gli davano <strong>un</strong><br />

gran fastidio. Difficile entusiasmarsi per il classico campionario alla Hello Kitty quando avevi<br />

passato le ultime tre ore a fare <strong>un</strong> ritratto commemorativo per <strong>un</strong> motociclista che aveva perso sulla<br />

strada il suo migliore amico. Uno era vita vera, l'altro <strong>un</strong> cartone animato.<br />

Mar, la cassiera, gli andò vicino. «Hai tempo per <strong>un</strong>a sveltina?» Le sopracciglia con i piercing si<br />

sollevarono, quando alzò gli occhi al cielo. «Non dovrebbe volerci molto.»<br />

«Sì», fece lui con <strong>un</strong> cenno del capo in direzione della poltroncina imbottita. «Porta qui la prima.»<br />

«Vogliono farlo insieme.»<br />

Naturale. «Okay. Vai nel retro a prendere lo sgabello.»<br />

Mar sparì dietro <strong>un</strong>a tenda e lui si preparò a cominciare, mentre le ragazzine vicino alla cassa si<br />

tenevano per mano cinguettando sui moduli di consenso che dovevano firmare. Ogni tanto tutte e<br />

due gli scoccavano occhiate sbalordite, come se, con tuttiquei tatuaggi e quei piercing, fosse <strong>un</strong>a tigre<br />

esotica che erano andate ad ammirare allo zoo... e che approvavano senza riserve.<br />

Uh-huh. Già. Si sarebbe tagliato le palle piuttosto che gratificarle anche solo con <strong>un</strong>a scopata pietosa.<br />

Dopo aver incassato i soldi, Mar le accompagnò da lui presentandole come Keri e Sarah. Meglio di<br />

quanto pensasse. Era già pronto per Tiffany e Brittney.<br />

«Io voglio <strong>un</strong>a carpa arcobaleno», esordì Keri, accomodandosi sulla poltroncina con quella che<br />

chiaramente voleva essere <strong>un</strong>a contorsione seducente. «Proprio qui.»<br />

Così dicendo tirò su la camicetta attillata, tirò giù la cerniera dei jeans e abbassò il bordo del tanga<br />

rosa. All'ombelico aveva <strong>un</strong> anellino con appeso <strong>un</strong> cuoricino rosa di strass ed era chiaro che aveva<br />

<strong>un</strong> debole per l'elettrocoagulazione.<br />

«Bene», fece RIP. «Grande quanto?»<br />

Keri la Seduttrice si sgonfiò <strong>un</strong> filino... forse il successone riscosso con i giocatori di football del<br />

college l'aveva convinta che RIP avrebbe sbavato di fronte a tutto quel ben di dio messo<br />

generosamente in mostra.<br />

«Uhm... non troppo grande. I miei mi uccidono se scoprono che mi sono fatta fare <strong>un</strong> tatuaggio...<br />

per cui non deve sp<strong>un</strong>tare fuori dalla mutandina del bikini.»<br />

Certo che no. «Cinque centimetri?» RIP alzò la mano tatuata per darle <strong>un</strong>'idea delle dimensioni.<br />

«Magari... <strong>un</strong> po' più piccola.»<br />

Con <strong>un</strong>a penna nera RIP le fece <strong>un</strong>o schizzo sulla pelle e, dopo che lei gli ebbe raccomandato di


mantenersi all'interno dei contorni, si infilò i guanti neri, tirò fuori <strong>un</strong> ago nuovo e regolò la<br />

macchinetta elettrica.<br />

In meno di <strong>un</strong> secondo, Keri aveva già le lacrime agli occhi e si teneva aggrappata alla mano di Sarah<br />

neanche stesse partorendo senza epidurale. Ma il p<strong>un</strong>to era proprio quello, no? C'è <strong>un</strong>a bella<br />

differenza tra essere <strong>un</strong>o coi controcazzi e <strong>un</strong> aspirante tale. Farfalline, carpe e graziosi cuoricini non<br />

sono...<br />

La porta del negozio si spalancò... e RIP si raddrizzò leggermente sullo sgabello girevole.<br />

I tre uomini che entrarono non erano in <strong>un</strong>iforme militare, ma di sicuro non erano dei civili. Vestiti<br />

da capo a piedi di pelle nera, dai giubbotti ai calzoni, agli stivali, erano dei colossi; bastava la loro<br />

presenza a risucchiare tutto lo spazio del suo studio, rimpicciolendolo come se le pareti si fossero<br />

ristrette e avvicinate tra loro e il soffitto si fosse abbassato sul pavimento. E sotto quei giubbotti<br />

c'erano <strong>un</strong> mucchio di rigonfiamenti. Del tipo dovuto a pistole e, forse, coltelli.<br />

Senza farsi notare, RIP si spostò verso il banco, dove c'era il bottone per l'allarme di emergenza.<br />

Il tizio sulla sinistra aveva gli occhi di due colori diversi, dei piercing grigio piombo e <strong>un</strong>o sguardo<br />

gelido da killer. Quello a destra sembrava <strong>un</strong> po' più nella norma, coi suoi capelli rossi e la faccia da<br />

bravo ragazzo... a parte il fatto che si muoveva come <strong>un</strong> reduce di guerra.<br />

Quello in mezzo, però, prometteva guai. Leggermente più grosso dei suoi compari, aveva i capelli<br />

castano scuro tagliati corti e <strong>un</strong> viso dalla bellezza classica... ma gli occhi azzurri erano senza vita:<br />

come l'asfalto consumato delle strade, non riflettevano la luce.<br />

Un cadavere ambulante. Senza niente da perdere.<br />

«Ehilà», fece RIP a mo' di saluto. «Volete farvi dei tatuaggi, ragazzi?»<br />

«Lui sì», disse quello con i piercing, annuendo in direzione del suo amico con gli occhi azzurri. «Ha<br />

già il disegno. Lo vuole sulle spalle.»<br />

RIP si affidò all'istinto. Gli uomini non guardavano Mar in modo lascivo, non p<strong>un</strong>tavano al<br />

registratore di cassa e non avevano estratto armi. Aspettavano cortesemente... ma con <strong>un</strong>a certa<br />

impazienza. Come a dire che, o lui li accontentava o si sarebbero cercati qualc<strong>un</strong> altro.<br />

RIP si rilassò, pensando che quelli facevano proprio al caso suo. «Perfetto. Qui ho quasi finito.»<br />

«Ma dovevamo chiudere tra neanche <strong>un</strong>'ora...» protestò Mar da dietro al bancone.<br />

«Te lo faccio lo stesso», disse RIP rivolto a quello al centro. «Non preoccuparti per l'orario.»<br />

«Allora credo che mi fermerò anch'io», disse Mar, adocchiando quello con i tatuaggi.<br />

Il tipo con gli occhi azzurri sollevò le mani e cominciò a muoverle con gesti marcati. Quando si<br />

fermò, quello con i piercing tradusse, «Dice che la ringrazia. E ha portato anche l'inchiostro, se non è<br />

<strong>un</strong> problema.»<br />

Non era proprio normale e andava contro i regolamenti sanitari, ma con il cliente giusto RIP era<br />

sempre pronto a mostrarsi flessibile. «Ness<strong>un</strong> problema, amico.»<br />

RIP tornò a concentrarsi sulla carpa e Keri ricominciò a mordersi il labbro e a frignare come <strong>un</strong>a<br />

bambinetta. Alla fine non fu per nulla sorpreso che Sarah, dopo aver assistito alle "atroci sofferenze"<br />

dell'amica, decidesse di riprendersi i soldi, invece di farsi fare anche lei <strong>un</strong> grazioso tatuaggio coi<br />

colori dell'arcobaleno.<br />

Ottima notizia. Significava che poteva mettersi subito al lavoro sul tizio dagli occhi spenti.<br />

Si tolse i guanti neri e pulì bene tutto, chiedendosi che razza di disegno gli avrebbe chiesto. E quanto<br />

ci avrebbe messo Mar a infilarsi nei calzoni del tipo coi piercing.<br />

Il primo non doveva essere male.<br />

Quanto alla seconda domanda... <strong>un</strong>a decina di minuti potevano Listare, perché Mar aveva già


intercettato il suo sguardo bicolore ed era <strong>un</strong>a sveglia, <strong>un</strong>a che non perdeva tempo... e non solo alla<br />

cassa.<br />

Dall'altra parte della città, lontano dai bar e dai negozi di tatuaggi su Trade Streed, in <strong>un</strong>a enclave di<br />

palazzi signorili in arenaria e viuzze lastricate di ciottoli, Xhex, ritta davanti a <strong>un</strong> bovindo, guardava<br />

fuori dagli antichi vetri ondulati.<br />

Era nuda, infreddolita e coperta di lividi.<br />

Ma non era debole.<br />

Giù di sotto, sul marciapiede, <strong>un</strong>'umana col cellulare attaccato all'orecchio portava a passeggio <strong>un</strong><br />

cagnolino che abbaiava in continuazione. Sull'altro lato della strada, in altri eleganti edifici senza<br />

ascensore, c'era gente che beveva, mangiava e leggeva. Le auto procedevano adagio, sia per rispetto<br />

verso i vicini sia per timore che l'acciottolato rovinasse le sospensioni.<br />

L'homo sapiens non poteva vederla né sentirla. E non solo perchè le capacità della razza umana<br />

erano così ridotte, rispetto a quelle dei vampiri.<br />

O dei vampiri per metà symphath, come nel suo caso.<br />

Poteva accendere il lampadario e urlare fino a mettere fuori uso la laringe, poteva slogarsi le braccia<br />

a furia di agitarle, ma gli uomini e le donne tutt'intorno avrebbero continuato a fare quello che<br />

stavano facendo, ignari che lei era prigioniera in quella camera da letto, proprio lì, in mezzo a loro. E<br />

non poteva neanche sollevare il cassettone o il comodino e rompere il vetro. Così come non poteva<br />

sfondare la porta a calci o strisciare fuori attraverso il condotto d'aerazione del bagno.<br />

Le aveva già provate tutte.<br />

La killer in lei era sinceramente impressionata dalla natura pervasiva di quella cella invisibile: non<br />

c'era modo di uscirne, nel vero senso della parola.<br />

Diede le spalle alla finestra, girò intorno all'enorme letto matrimoniale con le sue lenzuola di seta e i<br />

suoi ricordi orribili... passo davanti al bagno di marmo... e proseguì fino alla porta che dava sul<br />

corridoio. Per come andavano le cose col suo aguzzino, non aveva ness<strong>un</strong> bisogno di ulteriore<br />

esercizio fisico, ma non riusciva a stare ferma per la tensione nervosa.<br />

Già <strong>un</strong>'altra volta le era capitato di trovarsi in trappola e sapeva che la mente, come <strong>un</strong> corpo<br />

affamato, può cannibalizzare se stessa dopo troppo tempo, se non la si nutre con qualcosa.<br />

La sua distrazione preferita? Miscelare gli alcolici. Dopo aver lavorato per anni nei club conosceva<br />

<strong>un</strong>'infinità di cocktail e intrugli vari e li ripassava mentalmente, figurandosi le bottiglie, i bicchieri,<br />

l'atto di versarli, il ghiaccio e tutto il resto.<br />

Quella specie di "Barista-pedia" le aveva impedito di impazzire.<br />

Fino a quel momento aveva confidato in <strong>un</strong> errore, <strong>un</strong>a svista, <strong>un</strong>'opport<strong>un</strong>ità di fuga. Non ce<br />

n'erano state e la speranza cominciava a svanire, lasciando <strong>un</strong> enorme buco nero pronto a<br />

inghiottirla. Così continuava a preparare drink nella sua testa e a cercare <strong>un</strong>a possibile via d'uscita.<br />

La sua precedente esperienza le tornava stranamente utile. Qual<strong>un</strong>que cosa accadesse lì, in quella<br />

casa, per quanto si mettesse male, per quanto fosse doloroso sul piano fisico, non era niente se<br />

paragonato a quello che aveva già passato.<br />

Quello era il campionato di serie B.<br />

O almeno... era quello che lei si ripeteva. A volte sembrava peg-gio.<br />

Continuò a camminare: davanti ai due bovindi, accanto al comò e poi di nuovo intorno al letto.<br />

Questa volta entrò nel bagno. Non c'erano rasoi, spazzole o pettini, solo alc<strong>un</strong>i asciugamani<br />

leggermente umidi e <strong>un</strong> paio di saponette.<br />

Quando Lash l'aveva rapita, usando lo stesso tipo di magia che adesso la teneva prigioniera lì dentro,


l'aveva portata in quella sua tana elegante e la loro prima nottata e giornata insieme era stata<br />

indicativa di come sarebbe andata in seguito.<br />

Xhex si guardò nello specchio sopra i lavandini gemelli e procedette a <strong>un</strong>o spassionato esame del suo<br />

corpo. Aveva ematomi dappertutto. .. e anche tagli e graffi. Lash era brutale e lei reagiva con<br />

altrettanta violenza perché per nulla al mondo si sarebbe fatta ammazzare. .. quindi era difficile dire<br />

quali segni le aveva fatto lui e quali invece erano la conseguenza accidentale di ciò che gli aveva fatto<br />

lei.<br />

Se si fosse messo nudo davanti a <strong>un</strong>o specchio, quel bastardo non avrebbe avuto <strong>un</strong> aspetto migliore<br />

del suo, era pronta a scommetterci.<br />

Occhio per occhio.<br />

Il malaugurato corollario, tuttavia, era che Lash godeva nel vederla rispondere colpo su colpo. Più se<br />

le davano di santa ragione, )iù lui andava su di giri, sorpreso dalle sue stesse emozioni, Xhex o<br />

sentiva. Per il primo paio di giorni, Lash era entrato in moda-ità castigo, tentando di fargliela pagare<br />

per quello che lei aveva fatto alla sua ultima fidanzata... evidentemente le pallottole che aveva ficcato<br />

nel petto di quella troia lo avevano fatto incavolare di brutto. Poi, però, le cose erano cambiate. Lash<br />

aveva cominciato a parlare meno della sua ex e più di parti anatomiche e fantasie su <strong>un</strong> futuro in cui<br />

lei, Xhex, avrebbe portato in grembo suo figlio.<br />

Confidenze intime per sociopatici.<br />

Adesso quando andava a trovarla gli brillavano gli occhi per <strong>un</strong> motivo ben diverso e, se la metteva<br />

ko, di solito quando rinveniva se lo trovava avvinghiato addosso.<br />

Xhex diede le spalle al proprio riflesso e, prima di fare <strong>un</strong> altro passo, si bloccò.<br />

Al piano di sotto c'era qualc<strong>un</strong>o.<br />

Uscita dal bagno, andò alla porta che dava sul corridoio. Inspirò a fondo, lentamente, e quando le<br />

narici si riempirono di <strong>un</strong> dolciastro fetore di carogna, capì che l'essere al pianterreno era <strong>un</strong> lesser...<br />

ma non era Lash.<br />

No. Era il suo tirapiedi, quello che ogni sera, prima dell'arrivo del suo aguzzino, passava a<br />

preparargli qualcosa da mangiare. Il che significava che Lash stava per rincasare.<br />

La sua solita fort<strong>un</strong>a: era stata catturata dall'<strong>un</strong>ico membro della Lessening Society in grado di<br />

mangiare e scopare. Tutti gli altri lesser erano impotenti come vecchietti novantenni e campavano<br />

d'aria. Lash invece? Quello stronzo f<strong>un</strong>zionava a pieno ritmo.<br />

Xhex tornò alla finestra e tese <strong>un</strong>a mano verso il vetro. Il confine che delimitava la sua prigione era<br />

<strong>un</strong> campo d'energia che al minimo contatto si manifestava in <strong>un</strong>a sorta di caldo formicolio. Era<br />

come <strong>un</strong>o steccato invisibile per qual<strong>un</strong>que cosa più grande di <strong>un</strong> cane... col vantaggio aggi<strong>un</strong>tivo di<br />

non richiedere collari o guinzagli.<br />

Notò <strong>un</strong> piccolo cedimento... premendo il palmo davanti a sé sentì <strong>un</strong> accenno di flessibilità, ma solo<br />

fino a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to. Poi le molecole agitate si ricompattarono e il bruciore divenne così acuto che<br />

dovette scuotere la mano con forza, camminando fino a far passare il dolore.<br />

Nell'attesa che Lash si rifacesse vivo, la sua mente tornò al vampiro a cui tentava di non pensare mai.<br />

Specie se Lash era in circolazione. Non era chiaro fino a che p<strong>un</strong>to il suo rapitore potesse insinuarsi<br />

nella sua testa, ma lei non voleva correre rischi. Se il bastardo subodorava che quel soldato muto era<br />

il suo "pozzo dell'anima", come lo chiamava la sua gente, lo avrebbe usato contro di lei... e contro<br />

John Matthew.<br />

Le tornò in mente <strong>un</strong>a sua immagine, i suoi occhi azzurri così vividi, nel ricordo, che riusciva a<br />

scorgere le pagliuzze blu scuro dell'iride. Dio, quei bellissimi occhi azzurri.


Ricordava la prima volta che lo aveva visto, prima della transizione. L'aveva guardata con <strong>un</strong> tale<br />

misto di soggezione e meraviglia, come se fosse straordinaria, <strong>un</strong>a rivelazione. All'epoca,<br />

naturalmente, Xhex sapeva solo che lui aveva introdotto <strong>un</strong>a pistola allo ZeroSum e, in qualità di<br />

responsabile della sicurezza del club, era fermamente decisa a disarmarlo e a sbatterlo fuori. Poi,<br />

però, aveva scoperto che il Re cieco era il suo whard. e questo aveva cambiato tutto.<br />

In seguito a quella simpatica notiziola sul suo padrino d'eccezione, John non solo poteva girare<br />

armato per il locale, ma insieme ai suoi due amici era <strong>un</strong>a specie di ospite d'onore. Dopo, John era<br />

tornato regolarmente e non aveva mai smesso di guardarla, quegli occhi azzurri non la mollavano <strong>un</strong><br />

secondo. Poi aveva superato la transizione. Porca miseria se era diventato grosso, e tutt'a <strong>un</strong> tratto<br />

alla dolce timidezza dello sguardo si era aggi<strong>un</strong>to qualcosa di molto sexy.<br />

Ce n'era voluto, per uccidere quella dolcezza. Ma, fedele alla sua natura di assassina, alla fine Xhex<br />

era riuscita a strangolarla, eliminando tutto il calore dal... modo in cui John la guardava.<br />

Concentrandosi sulla strada sottostante, ripensò a quella volta che erano stati insieme, nel suo<br />

appartamento al seminterrato. Dopo il sesso, quando John aveva provato a baciarla, quando i suoi<br />

occhi avevano cominciato a brillare con la tipica vulnerabilità e compassione che aveva imparato ad<br />

associare a lui, lei si era scostata, respingendolo.<br />

Si era spazientita. Proprio non ce la faceva a reggere la pressione di tutto quell'idillio in stile "cuore e<br />

<strong>amore</strong>"... o la responsabilità derivante dallo stare con qualc<strong>un</strong>o che provava quei sentimenti per lei...<br />

o la consapevolezza che lei aveva la capacità di ricambiare il suo <strong>amore</strong>.<br />

Era stata p<strong>un</strong>ita: il risultato era stata la morte di quello sguardo tutto speciale.<br />

L'<strong>un</strong>ica consolazione era che, tra tutti quelli che con ogni probabilità si sarebbero messi a cercarla -<br />

Rehvenge, iAm e Trez... i fratelli - John non si sarebbe imbarcato in <strong>un</strong>a crociata. Se la stava cercando<br />

era perché rientrava tra i suoi doveri di soldato, non perché si sentiva in obbligo di farlo come parte<br />

di <strong>un</strong>a sua personale missione suicida.<br />

No, John Matthew non sarebbe sceso sul sentiero di guerra per quello che provava per lei.<br />

Avendo già visto <strong>un</strong> vampiro di valore distruggersi nel tentativo di salvarla, almeno non era costretta<br />

a ripetere quell'esperienza.<br />

Mentre l'odore di carne alla griglia si diffondeva per tutta la casa, scacciò quei pensieri e si avvolse<br />

nella forza di volontà come ci si chiude in <strong>un</strong>'armatura.<br />

Il suo "amante" era in arrivo da <strong>un</strong> momento all'altro, perciò doveva correre ai ripari, corazzarsi<br />

mentalmente e prepararsi alla battaglia di quella notte. Si sentiva schiacciata dallo sfinimento, ma<br />

con <strong>un</strong> supremo sforzo di volontà scalciò via quella zavorra. Doveva nutrirsi, aveva bisogno di<br />

sangue molto più che di <strong>un</strong>a bella dormita, ma chissà per quanto ancora avrebbe dovuto rin<strong>un</strong>ciare a<br />

entrambe le cose.<br />

Doveva solo resistere, andare avanti, mettere <strong>un</strong> piede davanti all'altro finché non si rompeva<br />

qualcosa.<br />

Questo, e far fuori il bastardo che osava trattenerla lì contro la sua volontà.


Capitolo 2<br />

Dal p<strong>un</strong>to di vista cronologico, Blaylock figlio di Rocke conosceva John Matthew da poco più di <strong>un</strong><br />

anno. Ma quella non era <strong>un</strong>a rappresentazione veritiera della loro profonda amicizia. Esistono due<br />

linee temporali nella vita delle persone: quella assoluta e quella percepita. Quella assoluta è il ciclo<br />

<strong>un</strong>iversale del giorno e della notte, che nel loro caso ammontava a qualcosa come<br />

trecentosessantacinque. Poi c'è il modo in cui quel periodo di tempo è trascorso, gli eventi, le morti,<br />

la distruzione, l'addestramento, i combattimenti.<br />

Nel complesso per loro due il totale equivaleva pressappoco a quattrocentomila anni.<br />

Come minimo, pensò, guardando il suo amico.<br />

John Matthew osservava i disegni a china sulle pareti dello studio, facendo scorrere lo sguardo su<br />

teschi e pugnali, bandiere americane e ideogrammi cinesi. Con la sua stazza, faceva apparire<br />

minuscolo il negozio di tre stanze... tanto da sembrare <strong>un</strong> alieno piovuto da <strong>un</strong> altro pianeta. In netto<br />

contrasto col suo fisico pre-transizione, adesso aveva la massa muscolare di <strong>un</strong> professionista del<br />

wrestling; essendo molto alto, tuttavia, il peso era distribuito su ossa molto l<strong>un</strong>ghe che gli<br />

conferivano <strong>un</strong> aspetto più elegante rispetto a quegli umani in calzamaglia gonfi di muscoli e<br />

steroidi. Aveva preso l'abitudine di rasarsi la testa, cosa che gli induriva i lineamenti, facendoli<br />

apparire spigolosi piuttosto che belli... e i cerchi scuri sotto gli occhi rafforzavano ancor di più<br />

l'aspetto da duro.<br />

La vita lo aveva strapazzato di brutto ma, invece di piegarlo, ogni colpo, ogni batosta lo aveva<br />

forgiato rendendolo più tosto, più forte e più resistente. Adesso era d'acciaio dalla testa ai piedi,<br />

senza più l'ombra del ragazzino di <strong>un</strong> tempo.<br />

Crescere è così, d'altronde. Non è solo il corpo a cambiare, ma anche la testa.<br />

Guardando il suo amico, Blay si disse che quella perdita dell'innocenza sembrava <strong>un</strong> crimine.<br />

Sull'onda di quel pensiero, la sua attenzione venne attratta dalla cassiera dietro al banco. Se ne stava<br />

appoggiata alla vetrinetta dov'erano esposti i piercing, con le tette che traboccavano dal reggiseno<br />

nero e dalla canotta attillata nera. Aveva due maniche di tatuaggi, <strong>un</strong>a in nero e bianco e <strong>un</strong>a in nero<br />

e rosso, e anellini grigio piombo al naso, alle sopracciglia e a entrambe le orecchie. In mezzo a tutti i<br />

disegni alle pareti, era <strong>un</strong> esempio vivente del lavoro che, volendo, potevi farti fare. Un esempio<br />

molto sexy e hard... con labbra rosse come il vino e capelli neri come la notte.<br />

In lei tutto si combinava alla perfezione con Qhuinn. Sembrava la sua versione femminile.<br />

E, come da copione, Qhuinn le aveva già messo gli occhi addosso, col suo tipico sorriso da<br />

marpione.<br />

Blay infilò la mano nel giubbotto di cuoio, cercando a tastoni il pacchetto di D<strong>un</strong>hill rosse. Niente gli<br />

faceva venir voglia di fumare come la vita amorosa di Qhuinn.<br />

E, chiaramente, quella sera, <strong>un</strong>a sigaretta dopo l'altra, avrebbe piantato <strong>un</strong> altro paio di chiodi nella<br />

bara: Qhuinn si avvicinò lento alla cassiera e se la bevve neanche lei fosse <strong>un</strong> bel boccale di birra<br />

appena spillata e lui avesse sgobbato per ore sotto il sole. Con gli occhi fissi sui suoi seni, si presentò<br />

e le chiese come si chiamava, mentre lei lo aiutava a farsi <strong>un</strong> quadro più preciso della sua mercanzia


sporgendosi in avanti sugli avambracci.<br />

Meno male che i vampiri non si beccano il cancro, pensò Blay.<br />

Dando le spalle al canale porno vicino alla cassa, andò a piazzarsi vicino a John Matthew.<br />

«Questo qui è forte», disse, indicando lo schizzo di <strong>un</strong> pugnale.<br />

Pensi di farti <strong>un</strong> tatuaggio, prima o poi? chiese John nella lingua dei segni.<br />

«Non saprei.»<br />

Dio, quanto gli piacevano, sulla pelle...<br />

Riportò lo sguardo su Qhuinn. Il suo enorme corpo si stava inarcando contro l'umana; le spalle<br />

larghe, i fianchi stretti e le gambe l<strong>un</strong>ghe e muscolose le garantivano <strong>un</strong>a cavalcata della miseria.<br />

Era incredibile, a letto.<br />

Non che Blay lo sapesse per esperienza. Lo aveva visto in azione e l'aveva sentito... e aveva<br />

immaginato come doveva essere. Ma quando si era presentata l'occasione, era stato relegato in <strong>un</strong>a<br />

piccola classe speciale: respinto.<br />

Più che <strong>un</strong>a classe era <strong>un</strong>a categoria, in realtà... perché era l'<strong>un</strong>ico con cui Qhuinn si rifiutava di fare<br />

sesso.<br />

«Uhm... farà sempre così male?» chiese <strong>un</strong>a voce femminile.<br />

Le rispose <strong>un</strong> profondo borbottio maschile; Blay lanciò <strong>un</strong>'occhiata alla poltroncina. La biondina si<br />

stava infilando con cautela la camicetta dentro i jeans, sopra la pellicola protettiva di cellofan, gli<br />

occhi fissi sull'uomo che l'aveva appena tatuata neanche fosse <strong>un</strong> medico che le stava illustrando le<br />

probabilità di sopravvivenza alla rabbia.<br />

La coppia di ragazze poi si avviò alla cassa, dove quella senza tatuaggi che aveva cambiato idea si fece<br />

rimborsare, e tutte e due diedero <strong>un</strong>a bella lumata a Qhuinn.<br />

Era sempre così, ov<strong>un</strong>que andasse, ed era anche ciò che <strong>un</strong> tempo spingeva Blay a venerare il suo<br />

migliore amico. Adesso, invece, era <strong>un</strong> rifiuto infinito: ogni volta che Qhuinn diceva di sì,<br />

quell'<strong>un</strong>ico no detto a lui risuonava ancora più forte.<br />

«Io sono pronto, se per voi va bene, ragazzi», disse il tatuatore.<br />

John e Blay si avviarono verso il retro del negozio e Qhuinn li seguì, abbandonando la cassiera come<br />

<strong>un</strong>a brutta abitudine. Un suo pregio era la serietà con cui prendeva il suo ruolo di ahstrux nohstrum<br />

di John. Era tenuto a stargli accanto ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette, ed era <strong>un</strong>a<br />

responsabilità che prendeva ancora più seriamente del sesso.<br />

Seduto sulla poltroncina al centro dello studio, John tirò fuori <strong>un</strong> pezzo di carta, aprendolo sul banco<br />

del tatuatore.<br />

L'uomo si accigliò, guardando lo schizzo che John aveva abbozzato. «Allora vuoi questi quattro<br />

simboli in cima alle spalle?»<br />

John annuì dicendo, Può abbellirli come vuole, ma devono essere ben chiari.<br />

Dopo che Qhuinn ebbe tradotto, il tatuatore annuì. «Ottimo.» Prese <strong>un</strong>a penna nera e cominciò a<br />

tracciare <strong>un</strong>'elegante cornice di svolazzi intorno al disegno nudo e crudo. «Cosa sono, a proposito?»<br />

«Sono solo simboli», rispose Qhuinn.<br />

Il tatuatore annuì di nuovo, continuando a disegnare. «Così vi piace?»<br />

Tutti e tre si piegarono in avanti.<br />

«Cribbio», mormorò Qhuinn. «Che libidine.»<br />

Aveva ragione. Era assolutamente perfetto, il genere di tatuaggio che John poteva sfoggiare con<br />

orgoglio - non che qualc<strong>un</strong>o avrebbe visto i caratteri nell'Antico Idioma o quello spettacolare intrico<br />

di segni. Non ci teneva a far sapere in giro cosa c'era scritto, ma il bello dei tatuaggi è proprio questo:


non devono per forza essere pubblici, e a lui le T-shirt con cui coprirlo non mancavano.<br />

Quando John annuì, il tatuatore si alzò in piedi. «Vado a prendere la carta di trasferimento. Non ci<br />

vorrà molto a copiarlo sulla pelle, così poi ci mettiamo al lavoro.»<br />

John posò sul bancone <strong>un</strong>a boccetta di cristallo piena d'inchiostro e cominciò a sfilarsi il giubbotto;<br />

Blay allora si sedette sullo sgabello e tese le braccia. Con tutte le armi che il suo amico aveva in tasca<br />

non era il caso di appenderlo a <strong>un</strong> gancio.<br />

A torso nudo, John si piegò in avanti, con le braccia appoggiate a <strong>un</strong>a sbarra imbottita. Dopo aver<br />

trasferito l'immagine su carta, il tatuatore appiattì bene il foglio sulla parte superiore della schiena di<br />

John, facendolo aderire alla pelle prima di staccarlo.<br />

Il disegno formava <strong>un</strong> arco perfetto sopra la distesa di muscoli, coprendo le spalle in tutta la loro<br />

ragguardevole ampiezza.<br />

L'Antico Idioma era proprio bello, pensò Blay.<br />

Fissando quei simboli, per <strong>un</strong> attimo fugace quanto ridicolo, immaginò il proprio nome sulle spalle<br />

di Qhuinn, inciso su quella pelle liscia secondo il rito nuziale.<br />

Impossibile. Loro due erano destinati a restare migliori amici... il che, paragonato a essere due<br />

sconosciuti, era <strong>un</strong>a cosa enorme. Paragonato a essere due amanti? Era il lato freddo di <strong>un</strong>a porta<br />

chiusa a chiave.<br />

Guardò Qhuinn. Teneva <strong>un</strong> occhio su John e <strong>un</strong>o sulla cassiera... che, chiusa a chiave la porta<br />

d'ingresso, si era piazzata al suo fianco.<br />

Dietro la patta dei calzoni di pelle c'era <strong>un</strong>a protuberanza anche troppo evidente.<br />

Blay abbassò lo sguardo sul mucchio di vestiti che aveva sulle ginocchia. Uno dopo l'altro, piegò con<br />

cura la maglietta, la T-shirt a maniche l<strong>un</strong>ghe e infine il giubbotto di John. Quando alzò gli occhi,<br />

Qhuinn stava facendo scorrere lentamente l'indice l<strong>un</strong>go il braccio della donna.<br />

Avrebbero finito per infilarsi dietro la tenda in fondo a sinistra. La porta d'ingresso del negozio era<br />

ben chiusa, la tenda era abbastanza leggera e Qhuinn si sarebbe fatto l'umana senza neanche togliersi<br />

le armi. Così John non avrebbe corso rischi... e lui si sarebbe tolto quella certa voglia.<br />

Il che significava che Blay doveva solo sentirli.<br />

Sempre meglio che sorbirsi tutto lo spettacolo. Specie perché Qhuinn era bellissimo da vedere,<br />

quando faceva sesso. Proprio... bellissimo.<br />

In passato, quando Blay aveva provato ad avere rapporti etero, loro due si erano scopati in coppia<br />

<strong>un</strong>a quantità di umane... non che Blay si ricordasse le facce, i corpi o i nomi di quelle donne.<br />

Lui aveva occhi solo per Qhuinn. Da sempre.<br />

Il dolore sottile procurato dall'ago era <strong>un</strong> piacere.<br />

John chiuse gli occhi con <strong>un</strong> respiro lento e profondo, pensando all'intersezione tra metallo e pelle;<br />

l'app<strong>un</strong>tito penetrava nel morbido, il sangue sgorgava... e tu sapevi esattamente dove avveniva la<br />

penetrazione.<br />

Come adesso: il tatuatore stava lavorando proprio in cima alla spina dorsale.<br />

John aveva molta esperienza in materia di taglia-e-affetta, solo su <strong>un</strong>a scala molto più vasta, e più<br />

come donatore che come ricevente. Era stato affettato sul campo <strong>un</strong> paio di volte, certo, ma aveva<br />

lasciato la sua bella quota di buchi dietro di sé. E, come il tatuatore, si portava sempre dietro tutta<br />

l'attrezzatura: dentro il giubbotto aveva ogni sorta di pugnali e coltelli a serramanico, persino <strong>un</strong>a<br />

catena. Oltre a <strong>un</strong> paio di pistole, per la serie "non si sa mai".<br />

Be'... e anche <strong>un</strong> paio di cilici.<br />

Non che li usasse mai sul nemico.


No, quelli non erano armi. E anche se da quasi quattro settimane non venivano agganciati alle cosce<br />

di ness<strong>un</strong>o, non erano inutili. Al momento, erano <strong>un</strong>a specie di perversa coperta di Li-nus. Senza di<br />

loro si sentiva nudo.<br />

Quei brutali strumenti di tortura erano l'<strong>un</strong>ica cosa che lo legava alla persona amata. Il che,<br />

considerato come si erano lasciati, aveva <strong>un</strong> significato importantissimo.<br />

A lui però ancora non bastavano. I cilici che Xhex si era stretta intorno alle gambe per domare il suo<br />

lato symphath non gli offrivano il tipo di permanenza che cercava, ecco cosa l'aveva spinto verso<br />

quell'operazione metallo-su-pelle. Una volta terminato il tatuaggio, Xhex sarebbe stata sempre con<br />

lui. Sulla sua pelle oltre che nel suo cuore. Sulle sue spalle oltre che nella sua mente.<br />

Sperando che quell'umano facesse <strong>un</strong> bel lavoro.<br />

Quando ai fratelli servivano dei tatuaggi, per <strong>un</strong> qual<strong>un</strong>que motivo, era Vishous a maneggiare l'ago<br />

da vero professionista... cavolo, la lacrima rossa sulla faccia di Qhuinn e la data nera dietro il suo<br />

collo erano <strong>un</strong>a ficata pazzesca. Il guaio era che, se andavi da V a farti fare <strong>un</strong> lavoro come quello, di<br />

botto cominciavano le domande... non solo da parte sua, ma anche da parte di tutti gli altri.<br />

Nella confraternita non c'erano molti segreti, e John preferiva tenere per sé i suoi sentimenti per<br />

Xhex.<br />

La verità era... che era innamorato di lei. Perdutamente, follemente, irrimediabilmente, eternamente<br />

innamorato di lei, roba che neanche morto l'avrebbe lasciata. E anche se il suo <strong>amore</strong> romantico non<br />

era corrisposto, non importava. Sapeva che l'oggetto del suo desiderio non lo ricambiava e si era<br />

messo il cuore in pace.<br />

Ciò che non riusciva ad accettare era che venisse torturata o andasse incontro a <strong>un</strong>a morte lenta e<br />

atroce.<br />

O di non riuscire a darle degna sepoltura.<br />

Era ossessionato dalla sua scomparsa. Determinato al p<strong>un</strong>to di rasentare l'autodistruzione. Sarebbe<br />

stato brutale e spietato verso chi l'aveva catturata. Ma questi erano affari suoi e di ness<strong>un</strong> altro.<br />

L'<strong>un</strong>ico lato positivo della faccenda era che anche la confraternita era impegnata a capire cosa<br />

diavolo le era successo. I fratelli non abbandonavano mai ness<strong>un</strong>o nel corso di <strong>un</strong>a missione e,<br />

quando erano andati in quella colonia di symphath a liberare Rehvenge, Xhex era a tutti gli effetti <strong>un</strong><br />

membro della squadra. Quando le acque si erano calmate e non l'avevano più vista, avevano dedotto<br />

che era stata rapita e le alternative erano due: o erano stati i symphath oppure i lesser.<br />

Un po' come dire: preferisci che si becchi la polio oppure Eboia?<br />

Tutti, compresi John, Qhuinn e Blay, erano impegnati a risolvere il caso. Risultato? In apparenza,<br />

trovarla faceva parte dei suoi doveri di soldato in guerra.<br />

Il ronzio dell'ago cessò e il tatuatore gli passò <strong>un</strong> panno sulla schiena.<br />

«Sta venendo bene», disse l'umano, rimettendosi a lavorare. «Preferisci farlo in due sessioni oppure<br />

tutto adesso?»<br />

John guardò Blay e rispose a gesti.<br />

«Dice che vuole finirlo stasera, se lei ha tempo», tradusse Blay.<br />

«Sì, si può fare. Mar? Chiama Rick e avvertilo che farò tardi.»<br />

«Subito», disse la cassiera.<br />

No, John non avrebbe mostrato ai fratelli quel tatuaggio... anche se veniva da dio.<br />

Per come la vedeva lui, era nato in <strong>un</strong>a stazione degli autobus ed era stato abbandonato lì, dato per<br />

morto; sbattuto negli orfanotrofi del sistema per l'assistenza all'infanzia degli umani; raccolto da<br />

Tohr e dalla sua compagna, solo per vedere lei assassinata e lui volatilizzato. E adesso Z, che aveva


avuto il compito di seguirlo, era comprensibilmente occupato con la sua shellan e la loro figlioletta<br />

appena nata.<br />

Persino Xhex lo aveva tagliato fuori, prima della tragedia.<br />

Così, amen, aveva capito l'antifona. E poi era curiosamente liberatorio fregarsene dell'opinione<br />

altrui. In questo modo era libero di alimentare la sua ossessione violenta: braccare il rapitore di Xhex<br />

e farlo a pezzettini.<br />

«Ti spiace dirmi cosa rappresenta?» chiese il tatuatore.<br />

John alzò gli occhi, pensando che non c'era motivo di mentire all'umano. E poi, Blay e Qhuinn<br />

conoscevano già la verità.<br />

Blay parve <strong>un</strong> po' sorpreso, ma tradusse lo stesso. «Dice che è il nome della sua ragazza.»<br />

«Ah. Sì, l'avevo immaginato. Dovete sposarvi?»<br />

John rispose e Blay tradusse, «E' <strong>un</strong> tatuaggio alla memoria.»<br />

Ci fu <strong>un</strong>a pausa, poi il tatuatore posò la macchinetta sul tavolino girevole dove c'era l'inchiostro. Si<br />

tirò su la manica della camicia nera e piazzò l'avambraccio davanti a John. Sopra c'era il ritratto di<br />

<strong>un</strong>a donna magnifica, col vento tra i capelli, sciolti sulle spalle, e gli occhi p<strong>un</strong>tati su chi la guardava.<br />

«Questa era la mia ragazza. Anche lei adesso non c'è più.» Dando <strong>un</strong>o strattone alla manica, l'uomo<br />

coprì il tatuaggio. «Quindi ti capisco.»<br />

Quando l'ago tornò al lavoro, John faticò a respirare. L'idea che Xhex ormai fosse morta, con ogni<br />

probabilità, lo faceva impazzire... ma il peggio era immaginare come poteva essere morta.<br />

John sapeva chi l'aveva presa. C'era <strong>un</strong>'<strong>un</strong>ica spiegazione logica: quando Xhex era entrata nel<br />

labirinto per aiutare a liberare Rehvenge, era comparso Lash, e quando lui era sparito era sparita<br />

anche lei. Non era <strong>un</strong>a coincidenza. Ness<strong>un</strong>o aveva visto niente, ma nella grotta dov'era<br />

imprigionato Rehv c'erano almeno <strong>un</strong> centinaio di symphath e stava succedendo di tutto... e Lash<br />

non era <strong>un</strong> lesser qual<strong>un</strong>que.<br />

Eh, no... a quanto pareva era il figlio dell'Omega. Il figlio del Male. Il che significava che quel figlio di<br />

puttana conosceva <strong>un</strong> mucchio di trucchetti strabilianti.<br />

John ne aveva visti alc<strong>un</strong>i da molto vicino, durante lo scontro alla colonia: se quel bastardo riusciva a<br />

lanciare bombe di energia e ad affrontare faccia a faccia la bestia di Rhage, poteva benissimo<br />

trascinare via qualc<strong>un</strong>o sotto il naso di tutti. Se Xhex fosse rimasta uccisa quella notte, avrebbero<br />

trovato il suo cadavere. Se fosse stata ferita, ma viva, sarebbe entrata in contatto telepatico con Rehvenge,<br />

da symphath a symphath. E se era viva ma bisognosa di <strong>un</strong>a piccola vacanza, se ne sarebbe<br />

andata solo dopo essersi assicurata che tutti gli altri erano tornati sani e salvi all'ovile.<br />

I fratelli stavano lavorando sulla base di quelle stesse supposizioni logiche, quindi erano tutti fuori a<br />

caccia di lesser. Dopo i raid dell'estate precedente, la maggior parte dei vampiri aveva lasciato<br />

Caldwell per rifugiarsi nelle case sicure oltreconfine; la Lessening Society, sotto la guida di Lash, per<br />

far quadrare i conti si era data al traffico di droga, e lo spaccio si concentrava principalmente intorno<br />

ai club lì in città, l<strong>un</strong>go Trade Street. La parola d'ordine era battere i vicoli più malfamati in cerca di<br />

non morti con addosso <strong>un</strong> tanfo a metà tra <strong>un</strong>a puzzola dissanguata e <strong>un</strong> Giade assorbiodori.<br />

Quattro settimane e non avevano trovato niente, a parte svariati indizi che i lesser spacciavano droga<br />

agli umani per le strade.<br />

John stava impazzendo, soprattutto per la paura e perché ignorava che fine avesse fatto Xhex, ma in<br />

parte anche perché era costretto a tenersi dentro tutta quella violenza. Per quanto, è stupefacente<br />

quello che si riesce a fare quando non si ha scelta... doveva apparire normale ed equilibrato se non<br />

voleva essere estromesso dalle ricerche, quindi era così che si presentava.


E quel tatuaggio? Era <strong>un</strong> paletto piantato nel territorio in cui si trovava. Una dichiarazione che,<br />

anche se lei non lo voleva, Xhex era la sua compagna e lui l'avrebbe onorata, viva o morta che fosse.<br />

Ecco il p<strong>un</strong>to: <strong>un</strong>o si sentiva come si sentiva e non era colpa sua, non era colpa di ness<strong>un</strong>o se era <strong>un</strong><br />

rapporto a senso <strong>un</strong>ico. Era così... e basta.<br />

Dio, quanto avrebbe voluto trattarla con meno freddezza, quando avevano fatto sesso per la seconda<br />

volta.<br />

Per l'ultima volta.<br />

Scacciò via brusco quelle emozioni, richiudendo nella lampada quel genio fatto di tristezza,<br />

rimpianto e <strong>amore</strong> non corrisposto. Non poteva permettersi di crollare. Doveva continuare a<br />

resistere, continuare a cercare, continuare a mettere <strong>un</strong> piede davanti all'altro. Il tempo non si<br />

fermava, anche se lui voleva rallentarlo per avere più possibilità di trovarla viva.<br />

Ma all'orologio non interessavano le sue opinioni.<br />

Dio del cielo, pensò. Ti prego, aiutami a non fallire.


« Cosa? Affiliazione? Tipo come in <strong>un</strong> club?»<br />

Capitolo 3<br />

Le parole rimbalzarono dentro la Mercedes e Lash strinse le mani sul volante, mentre guardava fuori<br />

dal parabrezza. Aveva <strong>un</strong> coltello a serramanico nella tasca interna del completo Canali e la<br />

tentazione di estrarlo e sgozzare quell'umano era fortissima.<br />

Certo, poi si sarebbe ritrovato con <strong>un</strong> cadavere da far sparire e sangue su tutti gli interni in pelle<br />

dell'auto.<br />

Due seccature.<br />

Guardò il ragazzino seduto accanto a lui. L'aveva selezionato tra altre centinaia ed era il classico<br />

figlio di buona donna opport<strong>un</strong>ista che spacciava droga e muoveva gli occhi frenetico. La storia delle<br />

violenze subite da bambino era scritta nella cicatrice circolare sulla faccia - perfettamente tonda e<br />

grande come la brace incandescente di <strong>un</strong>a sigaretta - e la sua dura vita di strada era negli occhi<br />

svegli e in perenne movimento. La sua avidità era nel modo in cui si guardava intorno, dentro l'auto,<br />

quasi cercasse il modo di impossessarsene, e la sua intraprendenza risultava evidente dalla rapidità<br />

con cui si era fatto <strong>un</strong> nome come pusher.<br />

«È più di <strong>un</strong> club», disse a bassa voce Lash. «Molto di più. Avrai <strong>un</strong> futuro in questo settore e te lo sto<br />

offrendo su <strong>un</strong> piatto d'argento. Ti faccio venire a prendere dai miei uomini, qui, domani sera.»<br />

«E se non mi presento?»<br />

«Sta a te scegliere.» Naturalmente lo stronzo si sarebbe svegliato morto, la mattina dopo, ma quello<br />

era <strong>un</strong> dettaglio...<br />

Il ragazzino guardò Lash negli occhi. Non aveva il fisico del lottatore, ma piuttosto quello di <strong>un</strong>o a<br />

cui hanno attaccato le chiappe con lo scotch nello spogliatoio della scuola. Ormai però era chiaro<br />

che adesso alla Lessening Society servivano due tipi di membri: gente capace di fare soldi e soldati.<br />

Lash aveva ordinato a Mr D di battere a tappeto l'Xtreme Park per vedere chi piazzava più roba e<br />

quello stronzetto dallo sguardo di rettile era in cima alla classifica.<br />

«Sei finocchio?» chiese il ragazzino.<br />

Lash concesse a <strong>un</strong>a delle mani di lasciare il volante per infilarsi nella giacca. «Perché me lo chiedi?»<br />

«Puzzi come <strong>un</strong>o di loro. E ti vesti come <strong>un</strong>o di loro, anche.»<br />

Lash si mosse così in fretta che il suo bersaglio non ebbe neanche il tempo di piegarsi all'indietro sul<br />

sedile. Con <strong>un</strong> balzo fulmineo estrasse il coltello e spinse la lama affilata contro la vena che palpitava,<br />

vitale, sul lato di quel collo bianco.<br />

«L'<strong>un</strong>ica cosa che faccio ai maschi è ucciderli», disse. «Vuoi che ti fotta così? Perché io sono pronto,<br />

se ti va.»<br />

Il ragazzino sgranò gli occhi come nei cartoni animati, tutto tremante sotto i vestiti lerci. «No... non<br />

ho ness<strong>un</strong> problema con i finocchi.»<br />

Quell'idiota del cazzo non aveva capito niente, ma pazienza. «Allora, affare fatto?» chiese Lash,<br />

aumentando la pressione sulla p<strong>un</strong>ta del coltello. Il sangue sgorgò in <strong>un</strong>a bolla e rimase così per <strong>un</strong>a<br />

frazione di secondo, quasi stesse cercando di decidere se colare l<strong>un</strong>go il metallo lucente della lama o


l<strong>un</strong>go la pelle liscia del collo.<br />

Scelse la lama, serpeggiando in <strong>un</strong> rivolo rosso rubino.<br />

«Ti prego... non uccidermi.»<br />

«Qual è la tua risposta?»<br />

«Okay. Ci sto.»<br />

Lash premette più forte, guardando scorrere il sangue, momentaneamente stregato dal fatto che, se<br />

premeva ancora di più, quell'umano avrebbe cessato di esistere, come <strong>un</strong> filo d'aria che svanisce in<br />

<strong>un</strong>a notte gelida.<br />

Gli piaceva sentirsi come <strong>un</strong> dio.<br />

Quando dalle labbra screpolate del ragazzo uscì <strong>un</strong> lamento, Lash allentò la pressione, scostandosi.<br />

Pulì la lama con <strong>un</strong>a leccata veloce e chiuse il coltello di scatto. «Ti troverai bene, vedrai.<br />

V '<br />

E <strong>un</strong>a promessa.»<br />

Diede al ragazzino il tempo di riprendersi; sapeva che non ci avrebbe messo molto a rialzare la<br />

cresta. Gli stronzi come quello hanno <strong>un</strong> ego grande come <strong>un</strong>a mongolfiera. La pressione, in<br />

particolare quella dovuta a <strong>un</strong> coltello alla gola, li fa afflosciare, ma passato lo stress si gonfiano di<br />

nuovo.<br />

Il ragazzino si raddrizzò con <strong>un</strong>o strattone il sudicio giubbotto di pelle. «Mi trovo già bene dove sto<br />

adesso.»<br />

Tombola. «Allora perché guardi la mia macchina come se la volessi nel tuo garage?»<br />

«Io ne ho <strong>un</strong>a più bella di questa.»<br />

«Ah, davvero?» Lash lo squadrò da capo a piedi. «Vieni qui ogni sera su <strong>un</strong>a bici da cross. Hai i jeans<br />

strappati, e non perché sono di <strong>un</strong> famoso stilista. Quanti giubbotti hai nell'armadio? Oh, aspetta,<br />

tieni la tua roba in <strong>un</strong>a scatolone sotto il ponte.» Lash fece roteare gli occhi come se dal sedile del<br />

passeggero fosse sp<strong>un</strong>tata <strong>un</strong>a sorpresa strabiliante. «Credevi che non ti avremmo controllato? Ci hai<br />

preso per scemi?»<br />

Lash p<strong>un</strong>tò <strong>un</strong> dito verso l'Xtreme Park, dove i patiti dello skateboard scivolavano sulle rampe con la<br />

precisione di metronomi, su e giù, su e giù. «Tu sei il boss di questo parco giochi. Benissimo.<br />

Congratulazioni. Ma noi vogliamo farti fare carriera. Se entri nella nostra squadra avrai alle spalle i<br />

muscoli dei miei uomini... avrai grana, roba, protezione. Se ti metti con noi non sarai più solo <strong>un</strong><br />

delinquentello da strapazzo che se lo mena in giro per <strong>un</strong> parcheggio di cemento. Noi possiamo darti<br />

<strong>un</strong> futuro.»<br />

Lo sguardo calcolatore del ragazzino si spostò sulla sua fettina di territorio, lì a Caldwell, e poi si<br />

allargò, spingendosi lontano, all'orizzonte, dove si stagliavano i grattacieli. Quella era ambizione,<br />

ecco perché era stato scelto. Quel bastardello aveva bisogno di <strong>un</strong> ascensore sociale e di <strong>un</strong>a via<br />

d'uscita.<br />

Il fatto che dovesse vendere l'anima per ottenerli gli sarebbe stato chiaro solo quando ormai era<br />

troppo tardi. Con la Società f<strong>un</strong>zionava così. Da quanto gli avevano detto i lesser che adesso erano<br />

sotto il suo comando, ness<strong>un</strong>o aveva mai saputo tutta la verità prima di venire iniziato... ed era<br />

comprensibile. Chi avrebbe creduto che, al di là della porta a cui stavano bussando, li aspettava il<br />

Male? Chi si sarebbe offerto volontario per compiere quel passo?<br />

Sorpresa, coglione. Questa non è Disney World, e <strong>un</strong>a volta salito sulla giostra non potrai mai più<br />

scendere.<br />

Lash, com<strong>un</strong>que, non aveva problemi a ingannare la gente.


«Sono pronto per roba più grossa», mormorò il ragazzo.<br />

«Bene. Adesso scendi dalla mia macchina. Il mio socio passerà a prenderti domani sera alle sette.»<br />

«Okay.»<br />

Ora che l'affare era concluso, Lash era impaziente di levarselo di torno. Quel piccolo bastardo<br />

puzzava come <strong>un</strong>a fogna; più che di <strong>un</strong>a doccia aveva urgente bisogno di essere annaffiato a canna,<br />

come <strong>un</strong> tratto lurido di marciapiede.<br />

Appena la portiera si richiuse, Lash uscì in retromarcia dal parcheggio e imboccò la strada che<br />

correva parallela al fiume Hudson, p<strong>un</strong>tando verso casa, le mani strette sul volante per <strong>un</strong> motivo<br />

diverso dalla smania di uccidere.<br />

La smania di scopare era <strong>un</strong>a motivazione altrettanto forte, per lui.<br />

Abitava nella parte vecchia di Caldwell, in <strong>un</strong> viale alberato di bei palazzi in arenaria di epoca<br />

vittoriana del valore immobiliare non inferiore al milione di dollari. I vicini portavano a passeggio il<br />

cane, non facevano mai rumore e mettevano l'immondizia solo nei vicoli sul retro e solo nei giorni<br />

giusti. Passò davanti a casa sua e fece il giro dell'isolato, diretto al garage; c'era da sganasciarsi dalle<br />

risate al pensiero che tutti quei bacchettoni alto borghesi avevano <strong>un</strong> vicino come lui: poteva anche<br />

sembrare <strong>un</strong>o di loro e vestire come loro, ma nelle sue vene scorreva sangue nero ed era senz'anima<br />

come <strong>un</strong>a statua di cera.<br />

Prese il telecomando del garage, sorridendo, e le zanne, <strong>un</strong> regalino per parte di madre, si<br />

all<strong>un</strong>garono: non vedeva l'ora di rincasare dalla sua bella.<br />

Era sempre <strong>un</strong> piacere. Tornare a casa da Xhex era sempre <strong>un</strong> piacere.<br />

Dopo aver parcheggiato la AMG, scese e dovette sgranchirsi <strong>un</strong> po'. Lei lo strapazzava di brutto,<br />

altro che storie, e lui andava pazzo per come lo lasciava tutto rigido... e non solo nell'uccello.<br />

Non c'è come <strong>un</strong> ottimo avversario per tirarsi su di morale.<br />

Tagliando per il giardino sul retro, entrò dalla cucina e subito sentì <strong>un</strong> profumino di lombata alla<br />

griglia e pane fresco.<br />

Al momento, però, non gli andava di mangiare. Grazie alla chiacchieratina al parco, quel piccolo<br />

spacciatore sarebbe stata la sua prima affiliazione, la prima offerta che recava a suo padre, l'Omega.<br />

Il che gli faceva venire <strong>un</strong>a gran voglia di sesso.<br />

«Mangia subito?» chiese Mr D dai fornelli, rivoltando la fetta di carne. Il piccolo texano si era<br />

rivelato utile non solo come iniziale guida turistica attraverso la Lessening Society, ma anche come<br />

killer e cuoco piuttosto decente.<br />

«No, adesso salgo di sopra.» Lash buttò le chiavi e il cellulare sul piano di granito della cucina.<br />

«Lasciami da mangiare nel frigo e chiudi la porta a chiave quando esci.»<br />

«Signorsì.»<br />

«L'app<strong>un</strong>tamento è per domani sera. Vai a prelevare l'obiettivo alle sette. Sai già dove.»<br />

«Signorsì.»<br />

Il trisillabo era la risposta preferita di quel figlio di puttana... altro motivo per cui era ancora vivo e<br />

suo vice.<br />

Attraversata la dispensa e la sala da pranzo, Lash prese a destra verso lo scalone intagliato. La prima<br />

volta che l'aveva vista, la casa era vuota, restavano solo le vestigia di <strong>un</strong>a vita agiata: tappezzeria di<br />

seta, tendaggi damascati e <strong>un</strong>a poltrona. Adesso si stava riempiendo di pezzi d'antiquariato, statue e<br />

splendidi tappeti. Ci avrebbe messo più del previsto ad arredarla come si deve, ma mica si può fare<br />

tutto dall'oggi al domani.<br />

Salì le scale di corsa, tutto fremente, sbottonandosi il soprabito e poi la giacca.


Quella che per lui era partita come <strong>un</strong>a vendetta, si era trasformata in <strong>un</strong>a dipendenza, ne era ben<br />

consapevole: ciò che lo attendeva oltre la porta della camera da letto era molto più di quanto avesse<br />

messo in conto.<br />

Era stato così semplice, all'inizio: lui l'aveva presa per quello che lei aveva preso a lui. In quella grotta,<br />

su alla colonia, Xhex aveva p<strong>un</strong>tato la pistola e premuto il grilletto, pompando <strong>un</strong>a vagonata di<br />

piombo nel petto della sua puttana. Inaccettabile. Gli aveva portato via il suo giocattolo preferito e<br />

lui credeva fermamente nella legge del taglione.<br />

Quando l'aveva portata lì e rinchiusa in quella stanza, il suo obiettivo era di spolparla a poco a poco,<br />

<strong>un</strong> pezzetto dopo l'altro - della sua mente, dalle sue emozioni e del suo corpo - sottoporla a torture e<br />

angherie tali da piegarla fino a spezzarla.<br />

Poi, come <strong>un</strong> qualsiasi altro rottame, l'avrebbe buttata via.<br />

Almeno quello era il piano iniziale. Stava diventando sempre più chiaro, però, che lei non si lasciava<br />

ammorbidire.<br />

Eh, no, era fatta di titanio, quella. Le sue riserve di forza si stavano rivelando inesauribili, prova ne<br />

erano i lividi di cui era pieno.<br />

Davanti alla porta si fermò <strong>un</strong> attimo per spogliarsi completamente. In linea generale, se i vestiti che<br />

aveva addosso gli piacevano, doveva levarseli prima di entrare, perché appena le andava vicino, lei lo<br />

aggrediva selvaggiamente.<br />

Sfilò dai calzoni la camicia di seta button-down e, prima di toglierla, si sganciò i gemelli e li lasciò sul<br />

tavolo in corridoio.<br />

Aveva segni su tutto il corpo. Dei pugni di Xhex. Delle sue <strong>un</strong>ghie. Delle sue zanne.<br />

Guardando l'ampia varietà di ferite ed escoriazioni, sentì <strong>un</strong> fremito di eccitazione. Guariva in fretta,<br />

grazie al sangue di suo padre, ma a volte i danni che lei gli procurava duravano a l<strong>un</strong>go, e questo lo<br />

rendeva euforico.<br />

Se eri il figlio del Male c'era ben poco che non potessi fare, possedere o uccidere, e tuttavia la natura<br />

mortale di Xhex era <strong>un</strong> trofeo sfuggente che poteva toccare, ma non esporre su <strong>un</strong>o scaffale.<br />

Questo la rendeva rara. Questo la rendeva preziosa.<br />

Questo... lo aveva fatto innamorare di lei.<br />

Tastando con delicatezza <strong>un</strong>a contusione violacea all'interno dell'avambraccio, sorrise. Quella sera<br />

doveva andare da suo padre a confermargli l'affiliazione, ma prima avrebbe passato <strong>un</strong> po' di tempo<br />

con la sua femmina, arricchendo la sua collezione di graffi. E prima di uscire le avrebbe lasciato<br />

qualcosa da mangiare.<br />

Come tutti gli animali di pregio, andava sfamata.<br />

All<strong>un</strong>gò la mano verso la maniglia, accigliandosi. Il nutrimento, in senso più generale, era <strong>un</strong> bel<br />

problema. Xhex era solo per metà symphath e il suo lato vampiresco lo preoccupava. Prima o poi<br />

avrebbe avuto bisogno di qualcosa che non si può comprare al supermercato di quartiere... qualcosa<br />

che lui non poteva darle.<br />

I vampiri avevano bisogno di attaccarsi alla vena del sesso opposto. Era <strong>un</strong> bisogno immutabile<br />

perché legato alla biologia. Se non mettevi a buon uso l'hardware che avevi in bocca e non succhiavi<br />

sangue fresco, morivi. E Xhex non poteva bere da Lash: tutto quello che scorreva dentro il suo<br />

organismo era nero. Di conseguenza i suoi uomini - quei pochi che gli erano rimasti - stavano<br />

cercando <strong>un</strong> vampiro dell'età giusta, ma finora non avevano trovato niente di niente. Caldwell era <strong>un</strong><br />

mezzo deserto, quando si trattava di vampiri civili.<br />

Anche se... in effetti, lui ne aveva <strong>un</strong>o nel surgelatore.


II guaio era che, nella sua vecchia vita, Lash conosceva quello stronzo, e l'idea che Xhex si attaccasse<br />

alla vena di <strong>un</strong>o che era stato suo amico lo faceva incazzare come <strong>un</strong>a iena.<br />

Oltre tutto, quel bastardo era il fratello di Qhuinn... per cui no, neanche a parlarne: non voleva che<br />

Xhex avesse a che fare con quella stirpe.<br />

Pazienza. Presto o tardi i suoi uomini avrebbero rimediato qualc<strong>un</strong>o... per forza. Perché non aveva<br />

ness<strong>un</strong>a intenzione di rin<strong>un</strong>ciare tanto presto al suo nuovo giocattolino.<br />

Aprì la porta col sorriso sulle labbra. «Ciao, dolcezza. Sono a casa.»<br />

All'altro capo della città, nel negozio di tatuaggi, Blay era concentrato soprattutto sulla schiena di<br />

John. C'era qualcosa di ipnotico in quell'ago che ripassava i contorni azzurri del disegno. Ogni tanto<br />

il tatuatore si fermava per pulire la pelle con <strong>un</strong> asciugamano di carta bianco, prima di rimettersi al<br />

lavoro, e il ronzio della macchinetta riempiva di nuovo il silenzio.<br />

Purtroppo, per quanto tutto ciò fosse affascinante, gli restava abbastanza capacità di concentrazione<br />

per notare quando Qhuinn decise di sbattersi quell'umana. Dopo aver chiacchierato <strong>un</strong> po' sottovoce<br />

ed essersi scambiati con nonchalance <strong>un</strong>a quantità di carezze sulle braccia e sulle spalle, quegli<br />

stupefacenti occhi di due colori diversi si posarono sulla porta d'ingresso.<br />

Un istante dopo, Qhuinn attraversò il negozio per accertarsi che fosse chiusa a chiave.<br />

Tornando verso la postazione del tatuatore, il suo sguardo verde e azzurro non incrociò quello di<br />

Blay.<br />

«Tutto bene?» chiese a John.<br />

Quando John guardò in su, annuendo, Qhuinn in fretta disse, nella lingua dei segni, Ti spiace se<br />

faccio <strong>un</strong> po' di ginnastica dietro quella tenda?<br />

Ti prego dì di sì, dì che ti dispiace, pensò Blay. Ti prego, digli che deve stare qui.<br />

Per niente, rispose John. Divertiti.<br />

Arrivo subito, se hai bisogno, a costo di uscire con l'uccello di fuori.<br />

Ecco, apprezzerei molto se potessimo evitarlo.<br />

Qhuinn ridacchiò. «Mi pare giusto.» Una pausa quasi impercettibile e si voltò, sempre senza<br />

guardare Blay.<br />

La donna andò nell'altra stanza per prima e, da come sculettava, era pronta quanto Qhuinn per<br />

quello che stava per succedere. Poi anche le spalle larghe di Qhuinn uscirono dalla sua visuale e la<br />

tenda ricadde al suo posto.<br />

Il lampadario sul soffitto e le fibre anoressiche della tenda offrivano <strong>un</strong>'immagine molto chiara della<br />

scena, così Blay ebbe <strong>un</strong>a visione distillata di Qhuinn che all<strong>un</strong>gava le braccia e attirava per il collo<br />

l'umana contro di sé.<br />

Blay deviò lo sguardo sul tatuaggio di John, ma quel cambio di direzione non durò a l<strong>un</strong>go. Due<br />

secondi dopo aveva gli occhi fissi su quel peep-show, non tanto per guardarlo, quanto per<br />

metabolizzarne i dettagli. Com'era tipico di Qhuinn, la donna adesso era in ginocchio e lui le infilava<br />

le mani tra i capelli. Le accarezzava la testa, flettendo e rilassando i fianchi, mentre le trapanava la<br />

bocca.<br />

I mugolii soffocati erano incredibili quanto l'effetto visivo, tanto che Blay dovette cambiare posizione<br />

sulla sedia, eccitato. Voleva essere lì dentro, in ginocchio, guidato dalle mani di Qhuinn. Voleva<br />

essere lui a prenderlo in bocca. Voleva essere lui a farlo gemere e ansimare.<br />

Ma non era destino.<br />

Che cavolo, Qhuinn si era scopato cani e porci nei club, nei gabinetti, in macchina, nei vicoli bui e<br />

ogni tanto anche a letto. Si era fatto almeno diecimila sconosciuti, uomini e donne, vampiri e


vampire, indifferentemente... era <strong>un</strong> Casanova con le zanne. Venire respinti da lui era come essere<br />

chiusi fuori da <strong>un</strong> parco pubblico.<br />

Blay fece <strong>un</strong> altro tentativo di distogliere lo sguardo, ma l'eco di <strong>un</strong> gemito gutturale attrasse <strong>un</strong>'altra<br />

volta i suoi occhi verso...<br />

Qhuinn aveva voltato la testa in modo da guardare fuori dalla tenda. Quando i loro occhi si<br />

incontrarono, il suo sguardo bicolore brillò... quasi fosse eccitato più da chi lo stava guardando che<br />

da chi si stava trombando.<br />

Blay ebbe <strong>un</strong> tuffo al cuore. Specie quando Qhuinn tirò su la donna e, voltandola, la fece chinare<br />

sopra la scrivania. Uno strattone e le aveva abbassato i jeans all'altezza delle ginocchia. E poi...<br />

Dannazione. Possibile che il suo migliore amico stesse pensando la stessa cosa che stava pensando<br />

lui?<br />

Poi però Qhuinn la fece raddrizzare, premendola contro il petto. Le sussurrò qualcosa all'orecchio e<br />

lei rise, voltando la testa per farsi baciare. Cosa che lui fece.<br />

Brutto scemo, pensò Blay rivolto a se stesso. Brutto scim<strong>un</strong>ito.<br />

Quello sa benissimo chi si sta sbattendo... e chi no.<br />

Scuotendo la testa, disse, «John, ti spiace se esco a fumarmi <strong>un</strong>a sigaretta?»<br />

Quando John scosse la testa, Blay si alzò e mise i vestiti sulla sedia. «Basta far scattare la serratura?»<br />

chiese al tatuatore.<br />

«Sì, e se resti fuori dalla porta puoi anche lasciarla aperta.»<br />

«Grazie, amico.»<br />

«Non c'è di che.»<br />

Allontanandosi dal ronzio della macchinetta e dalla sinfonia di gemiti dietro la tenda, Blay uscì dal<br />

negozio e si appoggiò contro il palazzo, proprio accanto all'ingresso. Prese <strong>un</strong> pacchetto di D<strong>un</strong>hill<br />

rosse, tirò fuori <strong>un</strong>a sigaretta, se la infilò tra le labbra e l'accese con <strong>un</strong> accendino nero.<br />

Il primo tiro fu celestiale. Sempre il migliore di tutti quelli che sarebbero seguiti.<br />

Soffiò fuori il fumo. Detestava la sua mania di leggere tra le righe, di scorgere connessioni inesistenti,<br />

di equivocare azioni, sguardi e carezze del tutto casuali.<br />

Patetico, davvero.<br />

Qhuinn non aveva alzato la testa durante il pompino per incrociare il suo sguardo. Stava<br />

controllando John Matthew. E aveva voltato la donna per prenderla da dietro perché a lui piaceva<br />

farlo così.<br />

Accidenti... si dice che la speranza è l'ultima a morire, ma più che altro uccide il buon senso e l'istinto<br />

di conservazione.<br />

Aspirò a fondo, talmente assorto nei suoi pensieri da non notare l'ombra all'imbocco del vicolo<br />

dall'altra parte della strada. Ignaro di essere osservato, continuò a fumare; la gelida notte primaverile<br />

inghiottì le boccate di fumo che gli uscivano dalle labbra.<br />

La consapevolezza che non poteva più andare avanti così gli penetrò fin dentro le ossa, come <strong>un</strong>a<br />

doccia fredda.


«Okay, credo che abbiamo finito.»<br />

Capitolo 4<br />

John sentì <strong>un</strong> ultimo strattone alla spalla, poi la macchinetta si zittì. Raddrizzandosi dal sostegno<br />

contro cui era rimasto piegato nelle ultime due ore, si sgranchì le braccia, alzandole sopra la testa, e<br />

rimise in sesto la schiena.<br />

«Un secondo che ti pulisco.»<br />

Mentre l'umano spruzzava <strong>un</strong> disinfettante su alc<strong>un</strong>e salviettine di carta, John si rimise in piedi,<br />

lasciando riverberare in tutto il corpo il formicolio dovuto al lavoro dell'ago.<br />

In quell'attimo di tregua fu assalito da <strong>un</strong>o strano ricordo, <strong>un</strong>a cosa a cui non pensava da anni.<br />

Risaliva all'epoca in cui viveva nell'orfanotrofio di Nostra Signora, quando ancora non sapeva chi era<br />

veramente.<br />

Tra i benefattori della chiesa c'era <strong>un</strong> riccone proprietario di <strong>un</strong>a grande casa sulle rive del Saranac<br />

Lake. Ogni estate gli orfani venivano invitati a trascorrervi <strong>un</strong>a giornata, giocando sul prato grande<br />

come <strong>un</strong> campo da football, solcando il lago sulla sua bellissima barca di legno e mangiando panini<br />

imbottiti e anguria.<br />

John si scottava sempre. Per quanto lo <strong>un</strong>gessero di crema solare, la sua pelle, immancabilmente, si<br />

ustionava... finché lo relegarono all'ombra, sulla veranda. Costretto a starsene in disparte, aveva<br />

guardato giocare gli altri bambini, ascoltando le loro risate riecheggiare sull'erba verde smeraldo,<br />

aspettando che gli portassero da mangiare e consumando i pasti da solo, spettatore invece che<br />

protagonista.<br />

Buffo, adesso sentiva sulla schiena la stessa sensazione di allora: la pelle tirava e prudeva,<br />

specialmente quando il tatuatore passava il panno umido sulle ferite, muovendolo in senso circolare<br />

sull'inchiostro fresco.<br />

Dio, ricordava ancora il terrore che gli ispirava quello strazio annuale al lago. Quanto avrebbe voluto<br />

stare insieme agli altri... anche se, a essere onesti, più che condividere quello che facevano, moriva<br />

dalla voglia di far parte del gruppo. Quelli avrebbero potuto decidere di masticare cocci di vetro<br />

sanguinando sulle magliette, e lui avrebbe com<strong>un</strong>que gridato: okay, ci sto.<br />

Le sei ore passate su quella veranda, con <strong>un</strong> misero giornalino a fumetti o magari il nido di <strong>un</strong><br />

uccello caduto dall'albero da guardare e riguardare, gli erano sembrate mesi. Troppo tempo per<br />

pensare e struggersi. Aveva sempre sperato di essere adottato e, in momenti solitari come quello, il<br />

desiderio lo aveva consumato: ancor più che stare in mezzo agli altri bambini, lui voleva <strong>un</strong>a<br />

famiglia, <strong>un</strong>a vera madre e <strong>un</strong> vero padre, non dei semplici guardiani pagati per crescerlo.<br />

Voleva appartenere a qualc<strong>un</strong>o. Voleva che qualc<strong>un</strong>o gli dicesse, Sei mio.<br />

Naturalmente, ora che sapeva chi era... ora che viveva da vampiro tra i vampiri, capiva con molta più<br />

chiarezza quella smania di "appartenenza". Anche gli umani avevano <strong>un</strong> concetto di famiglia, di<br />

matrimonio eccetera, certo, ma la sua razza assomigliava più alle bestie da soma: i vincoli di sangue e<br />

le <strong>un</strong>ioni tra maschi e femmine erano molto più viscerali e totalizzanti.<br />

Pensando al suo Io più giovane e più triste sentì <strong>un</strong>a fitta al cuore... non per la voglia di tornare


indietro nel tempo e dire a quel bambino che i suoi genitori stavano per arrivare, no; soffriva perché<br />

proprio la cosa che più desiderava lo aveva quasi distrutto. L'adozione era arrivata, in effetti, ma<br />

l"appartenenza" non era durata. Wellsie e Tohr erano entrati allegramente nella sua vita, gli avevano<br />

svelato la sua vera natura e per <strong>un</strong> attimo gli avevano fatto intravedere cos'era <strong>un</strong> focolare<br />

domestico... e poi erano spariti.<br />

D<strong>un</strong>que poteva affermare senza tema di smentita che aver avuto dei genitori e poi averli persi era<br />

molto peggio che non averli avuti affatto.<br />

Sì, certo, tecnicamente Tohr era tornato, ma per John continuava a essere lontano; anche se adesso<br />

diceva le cose giuste, partenze e abbandoni erano stati troppi: ora che finalmente poteva esserci <strong>un</strong><br />

ritorno, <strong>un</strong> ricongi<strong>un</strong>gimento, era troppo tardi.<br />

John aveva chiuso definitivamente con Tohr.<br />

«Ecco <strong>un</strong>o specchio. Vai a darti <strong>un</strong>'occhiata, amico.»<br />

John annuì a mo' di ringraziamento e si avviò verso <strong>un</strong>o specchio a figura intera, nell'angolo; mentre<br />

Blay rientrava dalla l<strong>un</strong>ga pausa sigaretta e Qhuinn riemergeva da dietro la tenda della stanzetta<br />

laterale, si voltò per guardare il tatuaggio sulla schiena.<br />

Oh, Dio. Era proprio quello che voleva. E la decorazione, con tutti quei ricci, era <strong>un</strong>o sballo.<br />

Annuì, muovendo lo specchio che aveva in mano per controllare ogni particolare. Dio, peccato che<br />

ness<strong>un</strong> altro, a parte i suoi due amici, potessero ammirarlo. Era spettacolare.<br />

Ma soprattutto, qual<strong>un</strong>que cosa succedesse, che la ritrovasse viva o morta, Xhex sarebbe sempre<br />

stata con lui.<br />

Le ultime quattro settimane, da quando l'avevano rapita, erano state le più l<strong>un</strong>ghe della sua vita,<br />

maledizione. E sì che gliene erano già capitate di giornate l<strong>un</strong>ghe da far spavento. Non sapere<br />

dov'era, non sapere cosa le era successo, averla perduta... Era come essere ferito a morte, anche se la<br />

pelle era illesa, braccia e gambe non erano rotte e il petto non era stato trafitto da lame o proiettili.<br />

D'altronde, in fondo al cuore, lei era sua. L'avrebbe salvata solo per permetterle di vivere <strong>un</strong>a vita da<br />

cui lui era escluso? Okay, benissimo, ness<strong>un</strong> problema. Voleva solo saperla viva e al sicuro.<br />

John guardò il tatuatore, si mise la mano sul cuore e si piegò in <strong>un</strong> profondo inchino per<br />

manifestargli la propria gratitudine. Quando si raddrizzò, l'uomo gli tese la mano.<br />

«Non c'è di che, amico. Il tuo apprezzamento significa molto per me. Adesso però fammelo coprire<br />

con <strong>un</strong> velo di pomata e <strong>un</strong>a benda.»<br />

Si strinsero la mano; poi John disse qualcosa e Blay tradusse, «Non è necessario. Il mio amico<br />

guarisce in <strong>un</strong> lampo.»<br />

«Ma ci vorrà del tempo per...» Il tatuatore si protese in avanti per ispezionare il suo lavoro e si<br />

accigliò.<br />

Prima che cominciasse a fare domande, John si scostò e prese la maglietta dalle mani di Blay.<br />

L'inchiostro che avevano portato era stato trafugato dalla scorta di V - il che significava che<br />

conteneva del sale. Quel nome e quelle favolose volute erano permanenti... e la sua pelle era già<br />

guarita.<br />

Uno dei vantaggi di essere <strong>un</strong> vampiro quasi purosangue.<br />

«Quel tatuaggio è grandioso», disse Qhuinn. «Puro sesso.»<br />

Neanche a farlo apposta, proprio in quel momento la donna che si era appena ingroppato uscì da<br />

dietro la tenda. Difficile non notare l'espressione addolorata di Blay, specie quando lei infilò <strong>un</strong><br />

foglietto nella tasca posteriore dei calzoni di Qhuinn. Con sopra il suo numero, garantito; ma non<br />

doveva farsi troppe illusioni. Dopo che si era fatto qualc<strong>un</strong>o, per Qhuinn era finita... come se i suoi


partner sessuali fossero <strong>un</strong> pasto che non si poteva mangiare <strong>un</strong>a seconda volta e che non lasciava<br />

mai avanzi. Purtroppo per lei, la sosia di Kat von D aveva gli occhi che brillavano d'<strong>amore</strong>.<br />

«Chiamami», gli sussurrò con <strong>un</strong>a fiducia destinata a svanire col passare dei giorni.<br />

Qhuinn abbozzò <strong>un</strong> sorriso. «Stammi bene.»<br />

Nel sentire quelle due parole, Blay si rilassò e raddrizzò le spalle. A Qhuinn-landia stammi bene era<br />

sinonimo di non ti rivedrò, non ti chiamerò e non ti scoperò mai più.<br />

John tirò fuori il portafoglio, traboccante di banconote ma senza il minimo indizio sulla sua identità,<br />

e sfilò quattrocento bigliettoni. Il doppio di quanto costava il tatuaggio. Mentre il tatuatore<br />

cominciava a scuotere la testa dicendo che era troppo, John rivolse <strong>un</strong> cenno del capo a Qhuinn.<br />

Insieme alzarono il palmo destro verso gli umani e si insinuarono nelle loro menti per coprire i<br />

ricordi dell'ultimo paio d'ore. Né il tatuatore né la cassiera avrebbero rammentato con precisione<br />

quanto era successo. Tutt'al più potevano fare dei sogni indistinti, ma forse gli sarebbe toccato solo<br />

<strong>un</strong> po' di mal di testa.<br />

Mentre la coppia di umani entrava in trance, John, Blay e Qhuinn uscirono dal negozio sparendo<br />

nell'ombra. Attesero solo che il tatuatore si riscuotesse e andasse a chiudere a chiave la porta... era<br />

tempo di darsi da fare.<br />

«Si va da Sai?» chiese Qhuinn, la voce più bassa del solito grazie alla soddisfazione postcoitale.<br />

Blay si accese <strong>un</strong>'altra D<strong>un</strong>hill mentre John annuiva dicendo, Ci stanno aspettando.<br />

Uno dopo l'altro, i suoi amici svanirono nella notte. Prima di sparire a sua volta, John sostò <strong>un</strong><br />

istante, messo in allarme dall'istinto.<br />

Guardò a destra e a sinistra, penetrando l'oscurità con gli occhi acuti come laser. Trade Street era<br />

piena di luci al neon e c'erano ancora auto in circolazione perché erano appena le due del mattino,<br />

ma a lui non interessavano le zone illuminate.<br />

I vicoli bui, ecco su cosa era concentrato il suo interesse.<br />

Qualc<strong>un</strong>o li stava spiando.<br />

Infilò la mano dentro il giubbotto di pelle e strinse il palmo intorno al manico del pugnale. Non<br />

aveva ness<strong>un</strong> problema a uccidere il nemico, specie ora che sapeva con certezza chi teneva in pugno<br />

la sua femmina... sperava proprio di veder sbucare <strong>un</strong> essere che puzzava come <strong>un</strong> cervo morto da<br />

<strong>un</strong>a settimana.<br />

Niente da fare. Invece, dal suo cellulare partì <strong>un</strong> fischio. Qhuinn e/o Blay si stavano chiedendo dove<br />

cavolo era, garantito.<br />

Attese <strong>un</strong> altro minuto, poi decise che le informazioni che sperava di ottenere da Trez e iAm erano<br />

più importanti che massacrare di botte il lesser eventualmente acquattato nell'ombra.<br />

Con <strong>un</strong>a rinnovata sete di vendetta, John si smaterializzò nel nulla riprendendo forma nel<br />

parcheggio del ristorante Da Sai. Non c'erano macchine e le luci solitamente accese all'esterno<br />

dell'edificio in mattoni erano spente.<br />

II portone a due battenti si aprì subito e Qhuinn mise fuori la testa. «Perché cavolo ci hai messo<br />

tanto?»<br />

Paranoia, pensò John.<br />

Ho ricontrollato le armi, rispose avvicinandosi.<br />

«Avresti potuto chiedermi di aspettare. Oppure potevi farlo qui.»<br />

Sì, mamma.<br />

L'interno del ristorante era vecchio stile, l'arredamento ricordava i locali frequentati da Frank Sinatra<br />

e compagni, il famoso Rat Pack: carta da parati rossa con motivi in rilievo e morbida moquette a


perdita d'occhio. Tutto, dalle poltrone di cuoio imbottito ai tavoli con le tovaglie di lino, dai piatti<br />

all'argenteria, era <strong>un</strong>a riproduzione di quello che andava di moda negli anni Sessanta e l'atmosfera<br />

era Dean Martin redivivo: raffinata, lussuosa e di classe come all'Hotel-Casinò Sands.<br />

Il buon vecchio The Voice stava anche cantando "Fly Me to the Moon. "<br />

Gli altoparlanti incassati nel soffitto probabilmente avrebbero rifiutato qual<strong>un</strong>que altro tipo di<br />

musica.<br />

I tre amici oltrepassarono la postazione della direttrice di sala, diretti alla sala bar dove, in barba alla<br />

normativa antifumo di New York, aleggiava <strong>un</strong> p<strong>un</strong>gente aroma di sigaro. Blay girò dietro al bancone<br />

di tek per versarsi <strong>un</strong>a Coca, John invece si fece <strong>un</strong> giretto - mani sui fianchi, occhi sul pavimento di<br />

marmo - l<strong>un</strong>go <strong>un</strong> percorso delineato dai séparé di cuoio tutt'intorno.<br />

Qhuinn si accomodò in <strong>un</strong>o di essi. «Hanno detto di bere qualcosa. Arrivano tra <strong>un</strong> secondo...»<br />

In quel mentre, dalla stanza riservava al personale, sul retro, <strong>un</strong> tump-tump e <strong>un</strong> gemito gi<strong>un</strong>sero a<br />

interrompere i vocalizzi di Sinatra. Con <strong>un</strong>'imprecazione, John seguì l'esempio di Qhuinn, andando<br />

a sedersi di fronte a lui. Se le Ombre si stavano lavorando qualche pezzo di merda, era probabile che<br />

ci mettessero più di <strong>un</strong> secondo.<br />

Qhuinn all<strong>un</strong>gò le gambe sotto il tavolo nero, facendo scrocchiare la schiena; era ancora raggiante, le<br />

guance arrossate per lo sforzo, le labbra gonfie di baci. Per <strong>un</strong> attimo, John fu tentato di chiedergli<br />

perché insisteva a scoparsi la gente davanti a Blay ma, alla vista della lacrima rossa tatuata sulla<br />

guancia dell'amico, cassò la domanda.<br />

In che altro modo avrebbe potuto farsi <strong>un</strong>a scopata? In pratica, lui e John erano <strong>un</strong>iti come due<br />

gemelli siamesi ed erano sempre fuori a combattere... e della squadra faceva parte anche Blay.<br />

Blay si avvicinò con la sua Coca, si sedette accanto a John e rimase in silenzio.<br />

Quando si dice l'imbarazzo, pensò John, mentre ness<strong>un</strong>o dei tre apriva bocca.<br />

Dieci minuti dopo, la porta sul retro con su scritto RISERVATO AL PERSONALE si spalancò e ne<br />

uscì Trez. «Scusate l'attesa.» Prese <strong>un</strong>o strofinaccio da dietro il bancone e si pulì il sangue dalle<br />

nocche. «iAm sta buttando la spazzatura nel vicolo. Arriva subito.»<br />

Si sa niente? chiese John nella lingua dei segni.<br />

Dopo che Qhuinn ebbe tradotto, Trez aggrottò le sopracciglia; gli occhi dell'Ombra si fecero<br />

calcolatori. «A che proposito?»<br />

«Xhex», rispose Qhuinn.<br />

Trez fece gran mostra di piegare lo strofinaccio, che adesso era macchiato di rosso. «Mi risulta che<br />

Rehv adesso vive al quartier generale insieme a voi.»<br />

«È così, infatti.»<br />

L'Ombra piantò i palmi sul bancone di tek e si piegò in avanti, gonfiando i muscoli delle spalle.<br />

«Allora perché venite a chiedere a me a che p<strong>un</strong>to sono le ricerche?»<br />

Tu la conosci molto bene, spiegò John.<br />

Dopo la traduzione, negli occhi scuri di Trez si accese <strong>un</strong> lampo verde brillante. «E vero. Xhex è<br />

come <strong>un</strong>a sorella, anche se non abbiamo lo stesso sangue.»<br />

Allora che problema c'è?, chiese John.<br />

Vedendo che Qhuinn esitava, quasi ad assicurarsi che l'amico volesse davvero esprimersi in quei<br />

termini con <strong>un</strong>'Ombra, John gli fece segno di tradurre.<br />

Qhuinn scosse leggermente la testa. «Dice che capisce. Vuole solo essere sicuro che si stiano<br />

battendo tutte le piste.»<br />

«Ma va?! Non credo che abbia detto questo.» Il sorriso di Trez era gelido. «Vuoi sapere qual è il mio


problema? Ti accontento subito. Se venite qui in cerca di notizie ne deduco che voi e il vostro re non<br />

vi fidate di Rehv, forse pensate che non vi tenga aggiornati... o magari siete convinti che non si stia<br />

sbattendo abbastanza per trovarla. E, sapete... questa cosa proprio non mi va giù.»<br />

iAm uscì dalla porta riservata al personale e, raggi<strong>un</strong>gendo suo fratello, li salutò con <strong>un</strong> cenno del<br />

capo... che era più o meno il suo massimo in fatto di benvenuto. Risparmiava sulle parole, ma non<br />

sui pugni, a giudicare da tutto il sangue che gli macchiava la T-shirt grigia. E non chiese <strong>un</strong> riass<strong>un</strong>to<br />

della conversazione. Sembrava aggiornatissimo: o aveva visto la scena da <strong>un</strong>a telecamera di sicurezza<br />

nel retro o aveva interpretato correttamente la tensione che irrigidiva il possente fisico di suo fratello.<br />

Non siamo venuti qui per litigare o per offendere, disse John. Vogliamo solo trovarla.<br />

Dopo che Qhuinn ebbe fatto la sua parte ci fu <strong>un</strong>a pausa. Poi Trez sparò la domanda da <strong>un</strong> milione<br />

di dollari. «Il vostro re sa che siete qui?»<br />

Quando John scosse la testa, Trez socchiuse ancora di più gli occhi. «E cosa vi aspettate di ottenere<br />

da noi, di preciso?»<br />

Qual<strong>un</strong>que cosa sappiate o riteniate attendibile su dove si trova Xhex. E qual<strong>un</strong>que informazione sul<br />

traffico di droga qui a Caldwell. John attese che Qhuinn traducesse, prima di continuare. Ammesso<br />

che Rehv abbia ragione, e che sia stato Lash a far fuori quegli spacciatori, in città, allora è ovvio che<br />

lui e la Lessening Society riempiranno il vuoto che hanno creato. Un'altra pausa per Qhuinn. Allora<br />

la gente dove va a comprarsi la roba, a parte i club sulla Trade? C'è <strong>un</strong> centro di spaccio di crack? E<br />

chi sono i grossi fornitori con cui lavorava Rhev? Se Lash sta cercando di spacciare, deve pur<br />

prendere la roba da qualc<strong>un</strong>o. Un ultimo attimo di respiro per permettere a Qhuinn di tradurre. Noi<br />

abbiamo battuto i vicoli, ma finora non siamo approdati a nulla. Solo umani che spacciano ad altri<br />

umani.<br />

Trez staccò le mani dal bancone e si raddrizzò; stava facendo lavorare il cervello, si poteva quasi<br />

sentire il rumore degli ingranaggi. «Posso chiederti <strong>un</strong>a cosa?»<br />

Sicuro, disse John.<br />

Trez si guardò intorno, poi lo fissò ancora negli occhi. «In privato.»


Capitolo 5<br />

Quando l'Ombra buttò lì la sua richiesta, John vide Qhuinn e Blay irrigidirsi e capì subito cosa<br />

stavano pensando. Trez era <strong>un</strong> alleato, ma era anche pericoloso per definizione. Le Ombre seguivano<br />

<strong>un</strong> codice tutto loro, indifferenti a qual<strong>un</strong>que altra regola, ed erano capaci di cose che avrebbero fatto<br />

accapponare la pelle anche a <strong>un</strong> symphath.<br />

Ma, trattandosi di Xhex, era pronto anche a gettarsi nel fuoco.<br />

Per me possiamo andare, mi servono solo <strong>un</strong> blocco e <strong>un</strong>a penna, disse. Vedendo che né Blay né<br />

Qhuinn traducevano, si accigliò, dando <strong>un</strong>a gomitata a tutti e due.<br />

Qhuinn si schiarì la gola e guardò Trez, dietro al bancone del bar. «Sono il suo ahstrux nohstrum,<br />

quindi dove va lui vado anch'io.»<br />

«Non in casa mia. O in quella di mio fratello.»<br />

Qhuinn si alzò in piedi, quasi fosse pronto ad affrontare l'Ombra, se necessario. «E così che<br />

f<strong>un</strong>ziona.»<br />

John scivolò fuori dal séparé e gli si piantò davanti, prima che quello scemo partisse all'attacco. Con<br />

<strong>un</strong> cenno del capo verso il retro del locale, dove immaginava che volesse portarlo Trez, attese che<br />

l'Ombra facesse strada.<br />

Naturalmente Qhuinn non riuscì a tenere a freno la lingua. «Cazzo, John.»<br />

John si voltò di scatto e disse, Devo darti <strong>un</strong> fottutissimo ordine? Adesso io vado con lui e tu resti<br />

qua fuori. P<strong>un</strong>to. Discorso chiuso.<br />

Quanto sei stronzo, ribatté Qhuinn nella lingua dei segni. Mica mi diverto a farti da balia...<br />

Il trillo di <strong>un</strong> campanello interruppe l'alterco; entrambi guardarono le Ombre. iAm lanciò<br />

<strong>un</strong>'occhiata al monitor di sicurezza sotto il bancone e disse, «È arrivato il nostro app<strong>un</strong>tamento delle<br />

due e mezzo.»<br />

Mentre suo fratello girava intorno al bancone diretto alla porta d'ingresso, Trez fissò Qhuinn per <strong>un</strong><br />

l<strong>un</strong>go momento, poi rivolto a John disse, «Dì al tuo amico che è dura proteggere qualc<strong>un</strong>o da<br />

morto.»<br />

Qhuinn rispose con <strong>un</strong>a voce dura come <strong>un</strong> pugno. «Sarei pronto a morire per lui.»<br />

«Continua così e non sarà più <strong>un</strong>'ipotesi.»<br />

Qhuinn scoprì le zanne ringhiando, trasformandosi nella belva letale che aveva ispirato agli umani<br />

<strong>un</strong>a ricchissima quanto orripilante mitologia. Mentre guardava in cagnesco Trez, era chiaro che nella<br />

sua mente stava già scavalcando il bancone per avventarsi alla gola dell'Ombra.<br />

Trez sorrise gelido, senza arretrare di <strong>un</strong> millimetro. «Tipo tosto, il ragazzo, eh? O sei tutta scena?»<br />

Difficile decidere su chi p<strong>un</strong>tare, tra i due. L'Ombra aveva <strong>un</strong> sacco di assi nella manica, e tuttavia<br />

Qhuinn sembrava <strong>un</strong> bulldozer pronto a buttare giù <strong>un</strong> palazzo. Ma quella era Caldwell, non Las<br />

Vegas, e John non era <strong>un</strong> allibratore pronto ad accettare scommesse.<br />

Bisognava impedire che la forza inarrestabile si scontrasse con l'oggetto irremovibile.<br />

John picchiò il pugno sul tavolo. Il colpo risuonò così forte che tutti voltarono la testa e Blay dovette<br />

afferrare al volo la Coca che era rimbalzata per aria.


Adesso che l'attenzione dei due contendenti era tutta concentrata su di lui, John alzò il medio di<br />

entrambe le mani e glielo mostrò. Essendo muto, era il modo migliore per dire vedete di stare <strong>un</strong> po'<br />

calmini.<br />

Qhuinn riportò il suo sguardo bicolore sull'Ombra. «Faresti lo stesso per Rehv. Non puoi farmene<br />

<strong>un</strong>a colpa.»<br />

Ci fu <strong>un</strong>a pausa... poi l'Ombra si rilassò leggermente. «Verissimo.» Mentre l'ondata di testosterone si<br />

placava in <strong>un</strong> rombo sommesso, Trez annuì. «Sì... verissimo. Non gli farò del male. Se si comporta da<br />

gentiluomo, lo farò anch'io. Ti do la mia parola.»<br />

Resta qui con Blay, disse John, prima di voltarsi verso l'Ombra.<br />

Trez fece strada verso <strong>un</strong> ampio corridoio pieno di casse di birra e alcolici. La cucina era in fondo,<br />

separata da <strong>un</strong> paio di porte a vento che si aprivano senza il minimo rumore.<br />

Illuminato a giorno e col pavimento piastrellato di rosso, il cuore del ristorante era lucido come <strong>un</strong>o<br />

specchio e grande come <strong>un</strong>a casa, con <strong>un</strong>a sfilza di fornelli, <strong>un</strong>a cella frigorifera e chilometri di piani<br />

di lavoro in acciaio inossidabile. In alto e in basso erano appesi tegami e padelle, e qualcosa di<br />

squisito stava cuocendo a fuoco lento su <strong>un</strong> fornello lì davanti.<br />

Trez andò a sollevare il coperchio, inspirò a fondo e si voltò verso John con <strong>un</strong> sorriso. «Mio fratello<br />

è <strong>un</strong> cuoco coi fiocchi.»<br />

Senza il minimo dubbio, pensò John. Anche se, con le Ombre, bisognava sempre chiedersi quale<br />

fosse la fonte proteica. Girava voce che amassero mangiare i loro nemici.<br />

Trez rimise a posto il coperchio e all<strong>un</strong>gò la mano verso <strong>un</strong>a pila di blocchi per app<strong>un</strong>ti. Ne prese<br />

<strong>un</strong>o, lo fece scivolare sul bancone verso John e tirò fuori <strong>un</strong>a penna da <strong>un</strong>a tazza.<br />

«Eccoti servito.» Trez incrociò le braccia sul petto enorme appoggiandosi all'indietro, contro la<br />

cucina a gas. «Quando hai chiamato per chiedere di vederci, sono rimasto sorpreso. Come ho già<br />

detto, Rehv abita sotto il vostro stesso tetto, quindi non potete non sapere cosa sta facendo su al<br />

nord, alla colonia. Quindi saprete, come lo sanno i vostri capi, che questa settimana passerà al<br />

setaccio il settore più settentrionale del labirinto... e saprete anche che non ha trovato niente di<br />

niente che induca a pensare che Xhex è stata catturata da <strong>un</strong> symphath.»<br />

John non batté ciglio, senza confermare o smentire niente.<br />

«E trovo anche curioso che tu voglia chiedermi dei traffici di droga, dato che Rehv sa tutto dello<br />

spaccio, qui a Caldwell.»<br />

A quel p<strong>un</strong>to iAm entrò in cucina. Diede <strong>un</strong>a mescolata anche lui alla pentola sul fuoco, poi si<br />

piazzò vicino a suo fratello, assumendo la stessa posa. A John non risultava che fossero gemelli ma,<br />

accidenti, veniva proprio da pensarlo.<br />

«Allora, cosa bolle in pentola, John?» mormorò Trez. «Perché il tuo re non sa cosa stai combinando e<br />

perché non vuoi parlare col mio amico Rehvenge?»<br />

John li guardò entrambi, poi prese la penna e scrisse per qualche secondo. Quando all<strong>un</strong>gò il foglio,<br />

le Ombre si protesero in avanti.<br />

Sai benissimo cosa bolle in pentola. Piantala di sprecare il nostro tempo.<br />

Trez rise e iAm addirittura sorrise. «Già, possiamo leggere le tue emozioni. Pensavo solo che magari<br />

volessi spiegarti.» Quando John scosse la testa, Trez annuì. «Okay, mi sta bene. E condivido la tua<br />

politica del "niente giri di parole". Chi altri sa che è <strong>un</strong>a faccenda personale?»<br />

John ricominciò a scrivere sul blocco. Rehv, molto probabilmente, dato che è <strong>un</strong> symphath. Qhuinn<br />

e Blay. Ma ness<strong>un</strong>o dei fratelli.<br />

iAm prese la parola. «Allora quel tatuaggio che ti sei appena fatto fare... c'entra con lei?»


John rimase momentaneamente sorpreso, ma poi pensò che potevano aver fiutato l'inchiostro fresco<br />

o percepito gli echi del dolore, ormai quasi del tutto scomparso.<br />

Con tutta calma scribacchiò, Non sono affari vostri.<br />

«Okay, posso capirlo», disse Trez. «Senti... senza offesa, ma perché non puoi parlarne con i fratelli? E<br />

perché lei è <strong>un</strong>a symphath e ti preoccupa come la prenderebbero? Perché sono pappa e ciccia con<br />

Rehv?»<br />

Usa la testa. Metti che parto in quarta, gli racconto tutto e poi la troviamo. Tutti in quella casa si<br />

aspetteranno <strong>un</strong>a cerimonia nuziale, appena rientrati alla base. Credi che lei apprezzerebbe? E se<br />

invece è morta? Non voglio sedermi a tavola ogni mattina con davanti <strong>un</strong> mucchio di persone che<br />

aspettano di vedere se mi impicco nel bagno.<br />

Trez scoppiò in <strong>un</strong>a risata fragorosa. «Be'... non posso darti torto. Niente da dire, non fa <strong>un</strong>a grinza.»<br />

Quindi mi serve il vostro aiuto. Aiutatemi ad aiutarla.<br />

Le due Ombre si scambiarono <strong>un</strong>'occhiata e ci fu <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go silenzio, che John interpretò nel senso che<br />

stavano facendo <strong>un</strong>a conversazione da materia grigia a materia grigia.<br />

Qualche minuto dopo lo guardarono e, come al solito, fu Trez a prendere la parola. «Be', allora...<br />

visto che ci hai fatto la cortesia di andare dritto al sodo, faremo altrettanto. Parlare con te così ci<br />

mette in <strong>un</strong>a posizione difficile. Il nostro rapporto con Rehv è molto stretto, come sai, e lui è<br />

coinvolto personalmente quanto te in questa faccenda.» John stava già cercando <strong>un</strong> modo per<br />

aggirare l'ostacolo, quando Trez mormorò, «Ma te lo diciamo lo stesso... ness<strong>un</strong>o di noi due ha<br />

percepito la minima traccia di Xhex. Da ness<strong>un</strong>a parte.»<br />

John deglutì a fatica. Non era <strong>un</strong>a bella notizia.<br />

«No, non lo è. O è morta... oppure la stanno trattenendo da qualche parte con <strong>un</strong> blocco.» Trez<br />

imprecò. «Anch'io penso che sia nelle grinfie di Lash. E mi convince l'idea che Lash stia spacciando<br />

per strada per tirare su <strong>un</strong> po' di grana, e che questo sia l'<strong>un</strong>ico sistema per trovarlo. Se dovessi tirare<br />

a indovinare, direi che sta mettendo alla prova gli spacciatori umani prima di farli entrare nella<br />

Lessening Society... e, fidati, comincerà appena possibile ad affiliarli. Vorrà avere <strong>un</strong> controllo<br />

assoluto sulla sua squadra di pusher, e l'<strong>un</strong>ico modo per ottenerlo è trasformarli in lesser. Quanto ai<br />

maggiori centri di spaccio, i centri commerciali vanno sempre forte. E così pure la scuola superiore,<br />

anche se per te sarà dura, visti i tuoi problemi con la luce del sole. I cantieri edilizi, anche... i tizi in<br />

quei camion che vendono da mangiare e da bere a manovali e muratori si servivano sempre da noi. E<br />

anche quel posto dove fanno skateboard, l'Xtreme Park. Lì gira parecchia roba. E sotto i ponti...<br />

anche se lì sono quasi tutti barboni, rifiuti della società, <strong>un</strong>a clientela troppo miserabile per la fame<br />

di soldi di Lash.»<br />

John annuì, quelle erano proprio le informazioni che sperava di ottenere. Cosa mi dici dei fornitori?,<br />

scrisse. Se Lash ha preso il posto di Rehv, non deve avere rapporti con loro?<br />

«Sì, il pesce più grosso in città, Ricardo Benloise, è piuttosto ben protetto, però.» Trez lanciò<br />

<strong>un</strong>'occhiata al fratello, e ci fu <strong>un</strong> altro silenzio. Quando iAm annuì, Trez si voltò verso John. «Okay.<br />

Vedremo di riuscire a trovarti qualcosa su Benloise... almeno abbastanza da permetterti di seguire le<br />

sue tracce, nel caso si incontri con Lash.»<br />

Soprappensiero, John usò la lingua dei segni. Grazie infinite.<br />

I due fratelli annuirono, poi Trez disse, «Due avvertimenti.»<br />

Con le mani John lo incitò a continuare.<br />

«Primo, mio fratello e io non abbiamo segreti con Rehv. Quindi gli diremo che sei venuto a trovarci.»<br />

John si accigliò, ma Trez scosse la testa. «Spiacente, ma f<strong>un</strong>ziona così.»


«Per noi va bene se scavi a fondo», intervenne iAm. «Non che i fratelli non lo stiano facendo, solo<br />

che più mani ci sono a scavare, più possibilità ha Xhex di uscirne viva.»<br />

John era d'accordo, ma preferiva com<strong>un</strong>que mantenere riservato il suo coinvolgimento. Prima che<br />

avesse il tempo di scrivere, Trez riprese a parlare.<br />

«Secondo, devi passarci assolutamente tutte le informazioni che raccogli. Rehvenge ci ha ordinato di<br />

starne fuori, maledetto bastardo maniaco del controllo. Ma se sei tu a venire qui? Be', quale modo<br />

migliore per farci rientrare in gioco?»<br />

Mentre John si chiedeva perché diavolo Rehv voleva tagliare fuori i due guerrieri, iAm spiegò, «Ha<br />

paura che ci facciamo ammazzare.»<br />

«E per via del nostro...» Trez fece <strong>un</strong>a pausa, quasi stesse cercando il termine giusto. «... "rapporto"<br />

con lui, abbiamo le mani legate.»<br />

«Tanto valeva che ci incatenasse al muro.»<br />

Trez si strinse nelle spalle. «Ecco perché abbiamo accettato di vederti. Appena abbiamo ricevuto il<br />

tuo SMS abbiamo capito...»<br />

«... che era lo spiraglio che...»<br />

«... cercavamo.»<br />

Mentre le Ombre si completavano le frasi a vicenda, John fece <strong>un</strong> gran sospiro. Almeno capivano il<br />

suo p<strong>un</strong>to di vista.<br />

«Assolutamente», confermò Trez. Poi tese il pugno e, quando John ci batté contro il suo, annuì. «E,<br />

mi raccomando, teniamo per noi questa chiacchieratina a quattr'occhi.»<br />

John si chinò sul bloc notes. Ma non dovevi dire a Rehv che sono stato qui?<br />

Trez lesse quello che aveva scritto e rise di nuovo. «Oh, gli diremo che sei venuto a trovarci e a<br />

mangiare.»<br />

iAm sorrise, misterioso. «Non c'è bisogno che sappia proprio tutto.»<br />

Quando Trez e John si appartarono nel retro del ristorante, Blay finì la sua Coca, seguendo con la<br />

coda dell'occhio Qhuinn che camminava su e giù per la sala bar, come se gli avessero tarpato le ali e<br />

lui non gradisse affatto.<br />

Proprio non gli andava giù di essere tagliato fuori. Che fosse <strong>un</strong>a cena, <strong>un</strong>a ri<strong>un</strong>ione o <strong>un</strong>o scontro,<br />

preferiva <strong>un</strong> lasciapassare senza limitazioni alla vita.<br />

Il suo silenzio cinetico era peggio di <strong>un</strong>a sfilza di parolacce, francamente.<br />

Blay si alzò e andò dietro al banco del bar col bicchiere vuoto per versarsi <strong>un</strong>'altra Coca. Guardando<br />

la cascata scura e schiumosa colpire i cubetti di ghiaccio, si chiese perché mai fosse tanto attratto da<br />

Qhuinn. Lui era <strong>un</strong> bravo ragazzo tutto "per favore e grazie", mentre Qhuinn era più <strong>un</strong> tipo alla<br />

"vaffanculo e crepa".<br />

Forse era proprio vero che gli opposti si attraggono. Almeno da parte sua...<br />

iAm tornò dall'ingresso con quella che si poteva descrivere solo come <strong>un</strong> persona distinta: vestito in<br />

modo impeccabile, dal taglio del soprabito grigio scuro alle lucidissime scarpe stringate e con <strong>un</strong><br />

foulard al posto della cravatta. I folti capelli biondi erano corti sulla nuca e l<strong>un</strong>ghi sul davanti e gli<br />

occhi erano color perla.<br />

«Gesù Cristo santissimo, cosa cazzo ci fai tu qui?» tuonò la voce di Qhuinn quando iAm scomparve<br />

nel retro. «Brutto bastardo!»<br />

La prima reazione di Blay fu di irrigidirsi tutto. Non aveva ness<strong>un</strong>a voglia di farsi <strong>un</strong> altro giro sulla<br />

giostra degli spettatori, ammesso che Qhuinn fosse attratto da quel tizio.<br />

Però poi si accigliò. Possibile che fosse...


Il tizio appena entrato rise e abbracciò Qhuinn. «Certo che ci sai proprio fare con le parole, cugino.<br />

Un incrocio tra <strong>un</strong> camionista e <strong>un</strong>o scaricatore di porto, direi... con <strong>un</strong> pizzico di dodicenne.»<br />

Saxton. Era Saxton, figlio di Tyhm. Blay ricordava di averlo già visto <strong>un</strong>a o due volte, in passato.<br />

Qhuinn si scostò leggermente. «Cazzo è <strong>un</strong>a specie di virgola, in realtà. Non te l'hanno insegnato a<br />

Harvard?»<br />

«Erano più interessati al Diritto contrattuale. Proprietà. Illeciti civili... che comprendono gli illeciti<br />

contro terzi perseguibili legalmente, a proposito. Mi sorprende non averti visto all'esame finale.»<br />

Qhuinn sorrise di gusto, mostrando per <strong>un</strong> attimo le zanne bianchissime. «Quella è la legge degli<br />

umani e loro non possono toccarmi.»<br />

«Perché, c'è forse qualc<strong>un</strong>o in grado di farlo?»<br />

«Allora, cosa fai da queste parti?»<br />

«Transazioni immobiliari per i fratelli Ombra. O credi che abbia studiato tutta quella giurisprudenza<br />

umana per divertimento?»<br />

Saxton incrociò lo sguardo di Blay e subito cambiò espressione, facendosi serio e meditabondo. «Be',<br />

ciao.»<br />

Dando le spalle a Qhuinn, si avvicinò a Blay con <strong>un</strong> interesse che spinse quest'ultimo a voltarsi per<br />

controllare se per caso c'era qualc<strong>un</strong>o alle sue spalle.<br />

«Blaylock, giusto?» Il biondo tese il braccio elegante sopra il bancone. «Sono anni che non ci<br />

vediamo.»<br />

Blay si era sempre sentito <strong>un</strong> po' impacciato in presenza di Saxton, perché il "brutto bastardo" aveva<br />

sempre la battuta pronta. E dava l'idea di <strong>un</strong>o che non solo sa le risposte a tutte le domande, ma che<br />

può anche scegliere di non dirtele, se non ti trovava alla sua altezza.<br />

«Piacere» disse Blay, quando i loro palmi si incontrarono.<br />

Saxton aveva proprio <strong>un</strong> buon profumo e <strong>un</strong>a stretta di mano ferma e decisa. «Sei cresciuto<br />

parecchio.»<br />

Ritirando la mano, Blay si scoprì ad arrossire. «Tu invece sei sempre lo stesso.»<br />

«Davvero?» Quegli occhi di perla brillarono. «E <strong>un</strong> bene o <strong>un</strong> male?»<br />

«Oh... <strong>un</strong> bene. Non intendevo...»<br />

«Allora, dimmi, come stai? Sei sposato con qualche bella fanciulla? I tuoi genitori ti hanno<br />

appioppato qualc<strong>un</strong>o?»<br />

Blay reagì con <strong>un</strong>a risata aspra, dura. «Dio, no. Non c'è ness<strong>un</strong>o per <strong>un</strong>o come me.»<br />

Qhuinn si inserì nella conversazione, quasi infilandosi fisicamente tra i due. «E tu come stai,<br />

Saxton?»<br />

«Abbastanza bene.» Nel rispondere, Saxton non degnò neanche di <strong>un</strong>o sguardo Qhuinn, concentrato<br />

com'era su Blay. «Anche se i miei vogliono che me ne vada via da Caldwell. Io però non sono<br />

dell'idea.»<br />

Ansioso di guardare da <strong>un</strong>'altra parte, Blay si diede <strong>un</strong> gran da fare a bere la sua bibita e a contare i<br />

cubetti di ghiaccio che ci galleggiavano dentro.<br />

«E tu cosa ci fai qui?» chiese Saxton.<br />

Ci fu <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pausa; alla fine Blay alzò gli occhi, chiedendosi perché Qhuinn non avesse risposto.<br />

Ah. Ecco. Saxton non si stava rivolgendo a suo cugino.<br />

«Perché non parli, Blay?», lo incitò Qhuinn, accigliato.<br />

Per la prima volta da... Dio, <strong>un</strong>a vita, o almeno così gli pareva... Blay fece per guardare dritto negli<br />

occhi il suo migliore amico. Anche se stavolta non aveva bisogno di farsi forza. Come sempre, quegli


occhi spaiati erano p<strong>un</strong>tati su qualc<strong>un</strong> altro: Saxton stava subendo <strong>un</strong> esame che avrebbe messo in<br />

imbarazzo maschi meno coraggiosi di lui. Ma non se n'era accorto, o forse se ne sbatteva.<br />

«Sì, rispondimi, Blaylock», mormorò il cugino di Qhuinn.<br />

Blay si schiarì la gola. «Siamo qui per aiutare <strong>un</strong> amico.»<br />

«Ammirevole.» Saxton sorrise, mostrando <strong>un</strong> paio di zanne scintillanti. «Sai, penso che dovremmo<br />

uscire insieme, qualche volta.»<br />

La voce di Qhuinn suonò tesa. «Sicuro. Ottima idea. Ecco il mio numero.»<br />

Proprio mentre lo snocciolava, John, Trez e iAm tornarono. Seguirono le presentazioni e <strong>un</strong>o<br />

scambio di battute, a cui Blay però non prese parte; si scolò la Coca e mise il bicchiere nella<br />

lavastoviglie.<br />

Quando girò intorno al banco passando davanti a Saxton, questi tese la mano. «E stato bello<br />

rivederti.»<br />

Istintivamente, Blay strinse il palmo proteso... e dopo la stretta di mano si accorse che tra le dita gli<br />

era rimasto <strong>un</strong> biglietto da visita. Nel vederlo nascondere la propria sorpresa, Saxton sorrise.<br />

Blay si infilò il cartoncino in tasca e Saxton voltò la testa verso Qhuinn. «Ti farò <strong>un</strong>o squillo,<br />

cugino.»<br />

«Sì. Certo.»<br />

I saluti di congedo furono notevolmente meno cordiali da parte di Qhuinn ma, di nuovo, Saxton<br />

sembrava infischiarsene, o forse non ci aveva fatto caso... anche se era difficile credere a questa<br />

seconda ipotesi.<br />

«Se volete scusarmi», disse Blay, senza rivolgersi a ness<strong>un</strong>o in particolare.<br />

Uscì dal ristorante solo, e sotto il portone si accese <strong>un</strong>a sigaretta e si appoggiò alla fresca parete di<br />

mattoni, sollevando la suola di <strong>un</strong> anfibio contro l'edificio.<br />

Fumando, tirò fuori il biglietto da visita. Cartoncino spesso, color panna. Stampato, ma non in<br />

rilievo... naturalmente. Caratteri neri, vecchio stile. Avvicinandolo alle narici sentì quella fragranza<br />

di colonia.<br />

Buona. Molto buona. Qhuinn non credeva nell'acqua di colonia. .. per cui il più delle volte odorava<br />

di cuoio e di sesso.<br />

Infilandosi il biglietto nel giubbotto, Blay diede <strong>un</strong> altro tiro e buttò fuori il fumo in <strong>un</strong>o sbuffo<br />

l<strong>un</strong>go e lento. Non era abituato a essere guardato. O abbordato. Era sempre lui a p<strong>un</strong>tare lo sguardo<br />

e, per quel che ricordava, il bersaglio era sempre stato Qhuinn.<br />

La porta si spalancò di colpo e i suoi amici uscirono.<br />

«Dio, quanto odio il fumo di sigaretta», borbottò Qhuinn, agitando la mano per dissipare la nuvola<br />

appena esalata.<br />

Blay spense la D<strong>un</strong>hill contro il tacco dell'anfibio, infilandosi in tasca la metà rimasta. «Dove<br />

andiamo?»<br />

All'Xtreme Park, rispose John. Quello vicino al fiume. E ci hanno dato anche <strong>un</strong>'altra pista, ci<br />

vorranno <strong>un</strong> paio di giorni per verificarla.<br />

«Non è quel posto nel territorio delle bande?» chiese Blay. «Non c'è <strong>un</strong> mucchio di polizia che<br />

bazzica lì intorno?»<br />

«Perché preoccuparsi degli sbirri?» Qhuinn scoppiò in <strong>un</strong>a risata secca e dura. «Se ci mettiamo nei<br />

guai con la polizia, Saxton può sempre tirarci fuori pagando la cauzione. Giusto?»<br />

Blay lo guardò, e stavolta avrebbe dovuto farsi forza. Lo sguardo verde e azzurro di Qhuinn lo stava<br />

trafiggendo e, quando se ne accorse, nel petto sentì il vecchio brivido familiare.


Dio... era quello il suo <strong>amore</strong>, pensò. E lo sarebbe sempre stato.<br />

Era il profilo marcato di quella mascella volitiva, le sopracciglia scure e nette come due tagli, e quei<br />

piercing, su tutto il lobo dell'orecchio e nel carnoso labbro inferiore. Erano quei folti capelli neri e<br />

lucidi, la carnagione dorata e quel fisico così muscoloso. Era il modo in cui rideva e il fatto che non<br />

piangeva mai e poi mai. Erano le cicatrici che aveva dentro e che ness<strong>un</strong>o conosceva e la certezza che<br />

sarebbe sempre stato il primo a gettarsi dentro <strong>un</strong> palazzo in fiamme, in <strong>un</strong>a rissa sanguinosa o sul<br />

luogo di <strong>un</strong> incidente stradale.<br />

Erano tutte le cose che Qhuinn era stato e sarebbe sempre stato.<br />

Ma le cose non sarebbero mai cambiate.<br />

«Cos'è che non cambierà?» chiese Qhuinn, accigliato.<br />

Oh, merda. Aveva parlato ad alta voce. «Niente. Andiamo, John?»<br />

John guardò prima <strong>un</strong>o e poi l'altro. Quindi annuì. Ci restano solo tre ore prima dell'alba.<br />

Sbrighiamoci.<br />

[eBL 086]


«Mi piace come mi guardi.»<br />

Capitolo 6<br />

Dall'angolo opposto della camera da letto, Xhex non rispose alle parole di Lash. Dal modo in cui era<br />

steso davanti al comò, con <strong>un</strong>a spalla più alta dell'altra, era possibilissimo che gli avesse slogato il<br />

braccio. E non era l'<strong>un</strong>ico danno. Un rivolo di sangue nero gli colava sul mento dal labbro spaccato e,<br />

dopo il morso che gli aveva dato alla coscia, avrebbe camminato zoppicando.<br />

Sentiva i suoi occhi su di sé e non si curò di coprirsi con le mani. Se era pronto per il secondo ro<strong>un</strong>d,<br />

le serviva ogni briciolo di energia rimastole. E poi, il pudore conta solo se ci tieni al tuo corpo, e lei<br />

quell'interesse l'aveva perso da <strong>un</strong> pezzo.<br />

«Credi nell'<strong>amore</strong> a prima vista?» chiese Lash. Con <strong>un</strong> grugnito si tirò su da terra e dovette<br />

appoggiarsi al bordo del cassettone mentre provava a muovere il braccio.<br />

«Allora?» la incalzò.<br />

«No.»<br />

«Cinica.» Lash zoppicò fino all'arco che portava al bagno. Ritto sulla soglia, appoggiò <strong>un</strong>a mano<br />

contro il muro, voltò la faccia verso sinistra e inspirò a fondo.<br />

Poi, con <strong>un</strong>o strappo deciso, rimise a posto la clavicola; si sentì <strong>un</strong> crac e <strong>un</strong>a sonora imprecazione.<br />

Quando si accasciò in avanti, respirando a fatica, i tagli sulla faccia lasciarono macchie nere di<br />

sangue di lesser sul montante bianco. Voltandosi verso di lei, sorrise.<br />

«Ti andrebbe di fare <strong>un</strong>a doccia con me?» di fronte al silenzio di Xhex, scosse la testa. «No? Peccato.»<br />

Sparì dentro la distesa di marmo del bagno e, <strong>un</strong> istante dopo, si sentì scorrere l'acqua.<br />

Solo quando sentì che si stava lavando e fiutò la fragranza del sapone finissimo che usava sempre,<br />

Xhex spostò con cautela braccia e gambe.<br />

Ness<strong>un</strong>a debolezza. Non gli aveva mostrato ness<strong>un</strong>a debolezza. Non era solo questione di apparire<br />

forte per indurlo a pensarci due volte prima di tornare all'attacco. La sua natura si rifiutava di cedere<br />

davanti a lui come davanti a chi<strong>un</strong>que altro. Sarebbe morta lottando.<br />

Era fatta così e basta: era invincibile... e non era il suo ego a parlare. Il succo della sua esperienza era<br />

che, qual<strong>un</strong>que cosa le facessero, lei lo avrebbe sopportato.<br />

Però, Cristo santissimo, odiava lottare con Lash. Odiava tutta quella maledetta storia.<br />

Quando lui uscì dal bagno, poco dopo, era pulito e già quasi guarito, i lividi quasi del tutto<br />

scomparsi, i graffi svaniti, le ossa rinsaldate come per magia.<br />

La mia solita fort<strong>un</strong>a, pensò amaramente Xhex. Il fottuto coniglietto della Duraceli.<br />

«Vado a trovare mio padre.» Quando le andò vicino, lei scoprì le zanne e per <strong>un</strong> attimo lui parve<br />

lusingato. «Adoro il tuo sorriso.»<br />

«Non è <strong>un</strong> sorriso, stronzo.»<br />

«Com<strong>un</strong>que tu voglia chiamarlo, mi piace. E <strong>un</strong> giorno ti presenterò al caro vecchio paparino. Ho<br />

dei progetti, per noi due.»<br />

Lash fece per chinarsi, senza dubbio per tentare di baciarla, ma nel sentirla ringhiare si fermò e<br />

cambiò idea.


«Torno presto», sussurrò. «Amore mio.»<br />

Lo faceva apposta, sapendo che lei odiava tutte quelle smancerie, quindi Xhex si trattenne dal<br />

ribattere. Soffocò anche l'impulso di provocarlo, quando lui si voltò e uscì.<br />

Più lei si rifiutava di stare al gioco, più lui sembrava coinvolto e più le si schiarivano le idee.<br />

Ascoltandolo mentre si muoveva nella stanza accanto, se lo figurò mentre si vestiva. Teneva gli<br />

indumenti nell'altra stanza, li aveva spostati quando ormai era stato chiaro come sarebbero andate le<br />

cose tra loro: odiava il disordine e ci teneva al suo guardaroba.<br />

Quando i rumori si smorzarono e lo sentì scendere le scale, con <strong>un</strong> gran sospiro si tirò su da terra. Il<br />

bagno era ancora pieno di vapore e torrido per la doccia che aveva fatto Lash; detestava usare il suo<br />

stesso sapone, ma detestava ancora di più quello che aveva sulla pelle.<br />

Appena s'infilò sotto il getto bollente, il marmo ai suoi piedi si colorò di rosso e di nero via via che i<br />

due tipi di sangue, scivolando via dal corpo, venivano inghiottiti dallo scarico. Si insaponò e si<br />

sciacquò in fretta, perché Lash se n'era andato da qualche minuto, ma con lui non si poteva mai<br />

sapere. A volte tornava subito, altre volte spariva per <strong>un</strong> giorno intero.<br />

La fragranza di quel cavolo di sapone francese con cui Lash insisteva a riempire il bagno la faceva<br />

vomitare, anche se la maggior parte delle femmine avrebbero adorato quella miscela di lavanda e<br />

gelsomino, c'era da scommetterci. Dio, quanto le mancava il buon vecchio Dial di Rehv. Il bruciore<br />

sui tagli sarebbe stato atroce, ma soffrire non la spaventava, e l'idea di sfregarsi la pelle fino a<br />

levarsela era allettante.<br />

Ogni passata su per il braccio o giù per la gamba era accompagnata da fitte di dolore, quando si<br />

piegava di lato o si chinava in avanti; ripensò ai cilici che aveva sempre portato per tenere sotto<br />

controllo la sua natura di symphath. Tutte le botte che si erano dati in quella camera da letto erano<br />

bastate a placare le sue inclinazioni malvagie... non che avesse importanza, in realtà. Non aveva a che<br />

fare con persone "normali", e quella parte oscura di lei l'aiutava ad affrontare la situazione.<br />

E tuttavia, dopo vent'anni che li portava, era strano non averli con sé. Li aveva lasciati nella grande<br />

casa della confraternita... sul comò della stanza in cui aveva dormito il giorno prima della spedizione<br />

alla colonia, con l'intenzione di tornare alla fine della nottata, farsi <strong>un</strong>a doccia e rimetterseli... ma<br />

adesso di sicuro si stavano impolverando in attesa del suo ritorno.<br />

Oramai stava perdendo le speranze in <strong>un</strong>'allegra rimpatriata con quella coppia di bande chiodate.<br />

Buffo come la vita può interrompersi: uscivi di casa pensando di tornare, ma poi la strada che avevi<br />

imboccato ti portava a sinistra invece che di nuovo a destra.<br />

Per quanto tempo i fratelli avrebbero conservato i suoi effetti personali? Quanto tempo sarebbe<br />

passato prima che le sue poche cose - che fossero al quartier generale della confraternita, nel suo<br />

capanno di caccia o nell'appartamento al seminterrato - venissero relegate tra le cianfrusaglie? Due<br />

settimane erano più o meno il limite massimo, probabilmente... per quanto, visto che ness<strong>un</strong>o, a<br />

parte John, sapeva del suo rifugio sotterraneo, la roba che c'era là dentro avrebbe resistito molto più<br />

a l<strong>un</strong>go.<br />

Dopo <strong>un</strong> paio di settimane le sue cose sarebbero finite in qualche ripostiglio. Poi dentro <strong>un</strong>a scatola<br />

in solaio.<br />

O forse, semplicemente, buttate in pattumiera.<br />

E quello che succede quando la gente muore. Quello che è stato <strong>un</strong> oggetto personale diventa<br />

immondizia... a meno che non venga adottato da qualc<strong>un</strong> altro.<br />

E non è che ci fosse tutta questa richiesta di cilici.<br />

Chiuse il rubinetto, uscì dalla doccia, si asciugò e tornò in camera da letto. Si era appena seduta


vicino alla finestra quando la porta si aprì e il piccolo lesser che si occupava della cucina entrò con<br />

<strong>un</strong> vassoio pieno di roba da mangiare.<br />

Sembrava sempre confuso, quando posava sul cassettone quello che aveva preparato e si guardava<br />

intorno... come se, dopo tutto quel tempo, ancora non capisse perché diavolo doveva lasciare dei<br />

pasti caldi in <strong>un</strong>a stanza vuota. Ispezionava anche le pareti, facendo scorrere le dita sui buchi più<br />

recenti e sulle scie di sangue nero. Dato il suo aspetto così lindo e ordinato, di sicuro era tentato di<br />

lanciarsi in <strong>un</strong> po' di "fai da te": la prima volta che Xhex era entrata lì dentro, la tappezzeria di seta<br />

era in perfetto stato; adesso sembrava che l'avessero passata nell'asciugatrice.<br />

Il lesser si avvicinò al letto per sistemare il piumone tutto spiegazzato e i guanciali sparpagliati in<br />

giro per la stanza, lasciando la porta spalancata; Xhex spinse lo sguardo fino in corridoio e giù per le<br />

scale.<br />

Inutile correre verso l'uscita. Neanche placcare il piccoletto aveva f<strong>un</strong>zionato. Così come non era<br />

servito imboccare la via tipica dei symphath, perché era bloccata mentalmente, oltre che fisicamente.<br />

Poteva solo osservarlo, sperando di riuscire in qualche modo a stabilire <strong>un</strong> contatto con lui. Dio,<br />

quell'impulso impotente di uccidere doveva essere lo stesso dei leoni allo zoo, quando gli inservienti<br />

entrano nella gabbia con le ramazze e i pasti: quelli potevano andare e venire e modificare l'ambiente<br />

in cui vivevi, mentre tu eri bloccato.<br />

Roba da prendere a morsi qualc<strong>un</strong>o.<br />

Dopo che il lesser se ne fu andato, Xhex si avvicinò al vassoio. Prendersela con la bistecca non<br />

sarebbe servito a niente, e per lottare aveva bisogno di calorie, quindi mangiò tutto quello che c'era.<br />

Tutto quello che metteva in bocca sapeva di cartone; chissà se <strong>un</strong> giorno avrebbe ricominciato a<br />

mangiare di gusto, perché ne aveva voglia.<br />

Tutta la storia del cibo come carburante era molto logica, ma per nulla esaltante, all'ora di pranzo.<br />

Finito di mangiare tornò alla finestra, si sedette in poltrona, raccolse le ginocchia contro il petto e<br />

ricominciò a guardare giù in strada. Era immobile, ma la sua mente non era a riposo.<br />

Dopo tutte quelle settimane cercava ancora <strong>un</strong>a via di fuga... e l'avrebbe fatto fino al suo ultimo<br />

respiro.<br />

Di nuovo, come l'impulso di ribellarsi a Lash, non era <strong>un</strong> bisogno dettato dalle circostanze, ma insito<br />

nella sua stessa natura; quella consapevolezza la fece pensare a John.<br />

Era stata così determinata nell'allontanarsi da lui.<br />

Ripensò a quando erano stati insieme... non l'ultima volta, quando lui gliel'aveva fatta pagare per<br />

come lo aveva respinto, ma l'altra, nel suo appartamento al seminterrato. Dopo il sesso, lui aveva<br />

tentato di baciarla... chiaramente voleva qualcosa di più che <strong>un</strong>a scopata veloce e scatenata. E lei<br />

come aveva reagito? Si era scostata ed era andata in bagno, dove si era lavata da capo a piedi come se<br />

lui l'avesse insozzata. Poi se n'era andata.<br />

Quindi non lo biasimava per com'era andato il loro ultimo addio.<br />

Si guardò intorno, nella sua prigione verde scuro. Probabilmente sarebbe morta lì dentro. E presto,<br />

anche, visto che da <strong>un</strong> pezzo non si attaccava a <strong>un</strong>a vena ed era sottoposta a <strong>un</strong>o stress fisico ed<br />

emotivo enorme.<br />

La concreta prospettiva della sua dipartita la fece pensare ai tanti volti che aveva guardato mentre la<br />

vita, a poco a poco, lasciava i loro corpi e l'anima si librava, finalmente libera. In quanto killer, la<br />

morte era il suo mestiere. In quanto symphath, era <strong>un</strong> sorta di vocazione.<br />

Quel processo l'aveva sempre affascinata. Ogn<strong>un</strong>a delle persone che aveva ucciso aveva lottato<br />

contro l'inevitabile, anche se tutte sapevano, mentre lei incombeva su di loro con in mano <strong>un</strong>a o


l'altra delle armi a sua disposizione, che quand'anche fossero riuscite a sfuggire alla sua presa, lei le<br />

avrebbe colpite di nuovo. Ma sembravano non curarsene. L'orrore e il dolore avevano agito come<br />

<strong>un</strong>a fonte d'energia, cibo per la loro lotta, e lei sapeva come ci si sentiva. Lottavi per respirare anche<br />

se non riuscivi a far entrare l'aria in gola, sulla pelle surriscaldata ti si formava <strong>un</strong> velo di sudore<br />

gelato, i muscoli si indebolivano, ma tu li imploravi com<strong>un</strong>que muovetevi, muovetevi, muovetevi,<br />

maledizione.<br />

In passato, quelli che l'avevano catturata l'avevano spinta più volte fin sull'orlo del rigor mortis.<br />

I vampiri credevano nella Vergine Scriba, mentre i symphath non concepivano <strong>un</strong> aldilà. Per loro la<br />

morte era <strong>un</strong>a bretella d'uscita, non verso <strong>un</strong>'altra autostrada, ma verso <strong>un</strong> muro di mattoni contro<br />

cui andavi a schiantarti. Dopo di che non c'era niente.<br />

Personalmente, lei non si era mai bevuta tutte le stronzate sulla santa divinità; che ci fosse arrivata<br />

per via dell'educazione ricevuta o col semplice ragionamento, il risultato era lo stesso. Con la morte<br />

si spegne tutto, fine della storia. L'aveva vista da vicino tante di quelle volte, per l'amor del cielo;<br />

dopo tutto quel lottare c'era... il nulla. Le sue vittime avevano smesso di muoversi, semplicemente,<br />

erano rimaste fissate nella posizione in cui erano quando i loro cuori si erano fermati. Forse certi<br />

muoiono col sorriso sulle labbra, ma in base alla sua esperienza si trattava di <strong>un</strong>a smorfia, non di <strong>un</strong><br />

sorriso.<br />

Se stavano per entrare nel regno dei cieli, con la sua vagonata di luce bianca e compagnia bella,<br />

avrebbero dovuto essere raggianti come se avessero vinto alla lotteria.<br />

Forse però erano così afflitti non tanto per dove stavano andando, ma per dov'erano stati.<br />

I rimpianti... in quei momenti estremi pensavi ai tuoi rimpianti.<br />

A parte il fatto che avrebbe voluto nascere in circostanze diverse, tra le sue tante trasgressioni ce<br />

n'erano due che le pesavano più di tutte le altre.<br />

Avrebbe voluto confessare a Muhrder, tanti anni prima, che lei era per metà symphath. Così, quando<br />

l'avevano portata alla colonia, non si sarebbe scomodato a salvarla. Avrebbe visto come inevitabile<br />

che l'altro ramo della sua famiglia la reclamasse, e non avrebbe fatto la fine che aveva fatto.<br />

Avrebbe voluto poter tornare indietro anche per dire a John Matthew che le dispiaceva. Lo avrebbe<br />

respinto com<strong>un</strong>que, perché era l'<strong>un</strong>ico modo per impedirgli di ripetere gli errori dell'altro suo<br />

amante. Ma gli avrebbe spiegato che non era per lui. Era per lei.<br />

Per lo meno non avrebbe corso rischi. Aveva i fratelli e il re della razza che si prendevano cura di lui<br />

e, grazie alla brutalità con cui lei lo aveva tagliato fuori dalla sua vita, non avrebbe commesso<br />

stupidaggini.<br />

Lei era da sola, in quella vicenda, e sarebbe andata come doveva andare.<br />

Avendo condotto <strong>un</strong>a vita violenta, era del tutto prevedibile che andasse incontro a <strong>un</strong>a fine<br />

violenta... ma, tanto per non smentirsi, prima di uscire di scena avrebbe lottato fino all'ultimo e si<br />

sarebbe levata anche qualche soddisfazione, senza ness<strong>un</strong>a pietà.


Merda, stava già facendo chiaro.<br />

Capitolo 7<br />

John guardò l'orologio, ma era tutta fatica sprecata. Il bruciore agli occhi gli diceva tutto quello che<br />

c'era da sapere: la notte era agli sgoccioli.<br />

La sola promessa del giorno bastava a fargli battere le palpebre in modo frenetico.<br />

D'altra parte, il movimento all'Xtreme Park stava com<strong>un</strong>que scemando, per quella sera, gli ultimi<br />

tossici ritardatari si sdraiavano sulle panchine o si infilavano nei gabinetti pubblici per <strong>un</strong>'ultima<br />

pera. A differenza degli altri parchi di Caldwell, quello era sempre aperto, e alti pali della luce<br />

illuminavano la distesa di cemento. Difficile dire cosa avessero in mente gli urbanisti con<br />

quell'apertura ininterrotta, perché il risultato era che lì si facevano "affari" ventiquattr'ore su<br />

ventiquattro, sette giorni su sette. Con tutte le droghe che passavano di mano, quel posto era come<br />

<strong>un</strong> bar lontano dai bar sulla Trade.<br />

Niente tesser, però. Solo umani che spacciavano ad altri umani, che poi si facevano nell'ombra.<br />

Tuttavia era <strong>un</strong>a pista promettente. Se Lash non si era ancora infiltrato in quella zona, prima o poi<br />

l'avrebbe fatto. Malgrado gli sbirri di pattuglia, c'era molta privacy, ma anche ottime possibilità di<br />

avvistamento. Il parco era strutturato come <strong>un</strong>a immensa terrazza, con <strong>un</strong>a pista per lo skateboard<br />

in cui si alternavano conche, rampe e salti. Morale della favola: vedevi subito quando arrivava la<br />

polizia e potevi correre dietro o dentro nascondigli di ogni sorta.<br />

E Cristo se erano bene allenati, i frequentatori abituali. Dal loro p<strong>un</strong>to di osservazione privilegiato,<br />

dietro il capanno degli attrezzi, John e i suoi amici avevano assistito in continuazione al ripetersi<br />

di quella scena. Veniva da chiedersi come mai la polizia non girasse su auto civetta o non infiltrasse<br />

agenti in borghese.<br />

O forse lo facevano già. Forse c'erano altri che, come loro tre, erano invisibili alla folla. Be', non<br />

proprio come loro tre. Impossibile per <strong>un</strong> membro del Dipartimento di polizia di Caldwell, per<br />

quanto bene addestrato e decorato, annullarsi completamente... come da tre ore stavano facendo<br />

John e i suoi amici. Ogni volta che passava qualc<strong>un</strong>o, loro gli ripulivano la memoria.<br />

Era abbastanza strano trovarsi in <strong>un</strong> posto, ma non esserci esattamente... venire avvertiti, ma non<br />

visti.<br />

«Leviamo le tende?» chiese Qhuinn.<br />

John guardò il cielo che rischiarava; nel giro di tredici ore, grosso modo, il sole, quella dannata<br />

lampada con riscaldamento incorporato, sarebbe tornato a nanna e loro avrebbero potuto appostarsi<br />

di nuovo in quell'angolino nascosto e ricominciare ad aspettare.<br />

Maledizione.<br />

«John? Andiamo.»<br />

Per <strong>un</strong>a frazione di secondo fu quasi sul p<strong>un</strong>to di mangiarsi vivo il suo amico, le mani già pronte a<br />

stramaledirlo con ogni sorta di "vaffanculo, non sei la mia babysitter".<br />

Ciò che lo fermò fu il pensiero che, proprio come prol<strong>un</strong>gare l'attesa non avrebbe fatto comparire<br />

Lash, neanche strapazzare Qhuinn sarebbe servito ad avvistarlo.


Annuì, prima di dare <strong>un</strong>'ultima occhiata in giro. C'era <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico spacciatore che sembrava mandare<br />

avanti la baracca e, a quanto pareva, il ragazzino era intenzionato a fermarsi fino all'ultimo. Di solito<br />

se ne stava appoggiato contro la rampa centrale; mossa astuta, perché da lì godeva di <strong>un</strong>a visuale<br />

privilegiata su tutto il parco, dagli angoli più estremi alla strada da cui andava e veniva la polizia.<br />

Sembrava sui diciassette-diciott'anni, i vestiti gli pendevano addosso, larghi come nello stile degli<br />

skater, ma probabilmente anche in conseguenza del fatto che consumava quello che spacciava. Aveva<br />

<strong>un</strong> gran bisogno di <strong>un</strong>a bella lavata e strigliata , ma era sveglio e furbo. E all'apparenza lavorava da<br />

solo. Il che era interessante. Per controllare <strong>un</strong> territorio, di solito lo spacciatore si serve di qualche<br />

scagnozzo pronto a farsi rispettare con la forza... altrimenti è esposto alle aggressioni di chi vuole<br />

fregargli la merce o la grana. Quel ragazzino invece... era sempre per conto suo.<br />

O aveva qualche tirapiedi nascosto nell'ombra, oppure rischiava di farsi ammazzare.<br />

John si raddrizzò dal fianco del capanno a cui era rimasto appoggiato e annuì ai suoi amici.<br />

Andiamo.<br />

Quando riprese forma, sentì scricchiolare la ghiaia sotto le suole degli stivali e <strong>un</strong>a brezza tesa lo<br />

investì in pieno viso. Il cortile della grande casa della confraternita era delimitato dalla facciata della<br />

magione e dal muro di cinta alto oltre sei metri che correva intorno a tutta la proprietà. La fontana di<br />

marmo bianco al centro non era ancora stata riempita e rimessa in f<strong>un</strong>zione per i mesi più caldi e<br />

anche la mezza dozzina di auto parcheggiate in fila aspettava di entrare in azione.<br />

Un ronzio sommesso di ingranaggi ben oliati gli fece alzare la testa. In <strong>un</strong>a discesa coordinata, le<br />

tapparelle di acciaio si stavano abbassando sulle finestre, i pannelli si srotolavano a coprire i vetri<br />

piombati come le palpebre di tanti occhi che si chiudono per dormire.<br />

Temeva di entrare. Dovevano esserci più di cinquanta stanze in quella casa, eppure il fatto di essere<br />

bloccato lì dentro fino al tramonto la faceva assomigliare a <strong>un</strong>a scatola da scarpe.<br />

Quando Qhuinn e Blay si materializzarono al suo fianco, salì i gradini fino all'enorme portone a due<br />

battenti ed entrò nel vestibolo.<br />

All'interno, mostrò la faccia alla telecamera di sicurezza. Subito la serratura scattò e lui entrò in <strong>un</strong><br />

atrio uscito dritto dritto dalla Russia degli zar. Colonne di malachite e marmo rosso scuro<br />

sostenevano <strong>un</strong> soffitto affrescato alto tre piani. Lampadari e specchi dorati generavano e<br />

riflettevano <strong>un</strong>a luce calda che arricchiva ulteriormente i colori. E quello scalone... era come <strong>un</strong>a<br />

pista d'atterraggio coperta da <strong>un</strong>a passatoia che si stendeva fino al cielo; in cima, la balaustra dorata<br />

si dipartiva in due tronconi, a formare la balconata al primo piano.<br />

Suo padre non aveva badato a spese, e chiaramente aveva <strong>un</strong>o spiccato senso teatrale. Con<br />

l'accompagnamento musicale di <strong>un</strong>'orchestra, si poteva facilmente immaginare <strong>un</strong> sovrano che<br />

scendeva solenne, ammantato nella sua l<strong>un</strong>ga veste...<br />

In cima alla scalinata comparve Wrath, l'enorme corpo fasciato di cuoio nero, i l<strong>un</strong>ghi capelli neri<br />

sciolti sulle spalle poderose. Come sempre, portava gli occhiali da sole avvolgenti e, pur trovandosi<br />

in cima a <strong>un</strong>a vasta distesa di gradini da cui era facile ruzzolare, non guardava in giù. Non ce n'era<br />

motivo. I suoi occhi ormai erano completamente ciechi.<br />

Ma non si poteva dire che fosse privo della vista. Al suo fianco, George aveva tutto sotto controllo.<br />

Uniti dall'imbragatura agganciata al petto del golden retriever, il cane guida e il re formavano <strong>un</strong>a<br />

rivisitazione estremizzata di Mutt and Jeff, la "strana coppia" dei fumetti. Un buon samaritano<br />

canino degno di partecipare a <strong>un</strong> concorso di bellezza e <strong>un</strong> feroce guerriero capacissimo di sgozzarti<br />

per il solo gusto di farlo. Insieme lavoravano bene, tuttavia, e Wrath era innamorato pazzo del suo<br />

cane; l'animale era il cocco del re e come tale veniva trattato... altro che banali crocchette Iams,


George mangiava tutto quello che mangiava il suo padrone, ovvero tagli di manzo e di agnello di<br />

primissima qualità. Girava addirittura voce che il retriever dormisse nel lettone insieme a Beth e<br />

Wrath - anche se la notizia non era stata confermata da ness<strong>un</strong>a fonte indipendente, e ness<strong>un</strong>o era<br />

autorizzato a entrare negli appartamenti della Prima Famiglia.<br />

Wrath cominciò a scendere verso l'atrio; zoppicava leggermente, risultato di qualcosa che aveva fatto<br />

dall'Altra Parte, nel regno della Vergine Scriba. Ness<strong>un</strong>o sapeva chi vedesse, al Santuario, o perché<br />

tornasse regolarmente con <strong>un</strong> occhio nero o <strong>un</strong> labbro spaccato, ma tutti, persino John, erano lieti di<br />

quegli incontri. Lo aiutavano a mantenere l'equilibrio mentale e lo tenevano lontano dal campo di<br />

battaglia.<br />

Col re che scendeva e qualche fratello che varcava il portone da cui era appena entrato lui, John<br />

doveva svignarsela alla svelta. Come le Ombre avevano fiutato il tatuaggio fresco, quelli che si<br />

stavano rad<strong>un</strong>ando per l'ultimo pasto se ne sarebbero accorti in <strong>un</strong> baleno, se li lasciava avvicinare<br />

troppo.<br />

Per fort<strong>un</strong>a in biblioteca c'era <strong>un</strong> mobile bar, e fu lì che John andò a versarsi <strong>un</strong> Jack Daniel's. Il<br />

primo di <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga serie.<br />

Appoggiato contro il piano di marmo, cominciò a versare depositi sul suo "conto alcolici". Quanto<br />

avrebbe voluto disporre di <strong>un</strong>a macchina del tempo... anche se era difficile decidere se usarla per<br />

tornare indietro o per andare avanti.<br />

«Ti va di mangiare qualcosa?» chiese Qhuinn dalla soglia.<br />

Senza guardarlo, John scosse la testa versandosi <strong>un</strong> altro goccio di sollievo liquido.<br />

«Okay, ti porto <strong>un</strong> panino.»<br />

Con <strong>un</strong>'imprecazione, John si voltò di scatto. Ho detto di no.<br />

«Al roast beef? Va bene. E anche <strong>un</strong>a bella fetta di torta di carote. Ti lascio il vassoio in camera tua.»<br />

Qhuinn si voltò. «Se aspetti altri cinque minuti qui dentro, tutti saranno seduti a tavola, così avrai via<br />

libera su per le scale.»<br />

Ciò detto, Qhuinn se ne andò; a parte spaccargli la testa tirandogli addosso il bicchiere, non c'era<br />

modo di fargli capire che lui non aveva bisogno di niente e di ness<strong>un</strong>o.<br />

Ma sarebbe stato <strong>un</strong> inutile spreco di ottimo whisky... Qhuinn aveva la testa così dura che potevi<br />

prenderlo a sprangate sul lobo frontale senza ottenere il minimo risultato.<br />

Per fort<strong>un</strong>a l'alcol cominciò a fare effetto, stendendogli addosso la sua coperta di torpore, prima sulle<br />

spalle e poi su tutto il resto del. corpo. Non servì a placargli la mente, ma ossa e muscoli si<br />

rilassarono.<br />

Dopo i cinque minuti di attesa suggeritigli da Qhuinn, John afferrò bicchiere e bottiglia e salì i<br />

gradini due per volta. Le voci ovattate provenienti dalla sala da pranzo lo seguirono durante la salita,<br />

ma nulla di più. Ultimamente non c'era stato molto da ridere, a tavola.<br />

Gi<strong>un</strong>to davanti alla sua stanza, aprì la porta ed entrò in <strong>un</strong>a specie di gi<strong>un</strong>gla. C'erano indumenti<br />

sparsi su ogni superficie possibile e immaginabile: comò, poltrona, letto, televisore al plasma. Come<br />

se l'armadio avesse vomitato sul resto della mobilia. I due comodini ai lati del letto erano ingombri<br />

di bottiglie vuote di Jack Daniels come tanti soldati morti; da lì, la distesa di cadaveri arrivava fino al<br />

pavimento, annidandosi anche tra il piumone e le lenzuola aggrovigliate.<br />

Erano due settimane che non lasciava entrare Fritz e la sua squadra di domestici a fare i mestieri; al<br />

ritmo attuale, quando finalmente si fosse deciso ad aprire loro la porta, avrebbero avuto bisogno di<br />

<strong>un</strong>a ruspa.<br />

John si svestì, lasciando per terra calzoni e maglietta, ma fece attenzione al giubbotto. Almeno finché


non tirò fuori le armi. Poi lo buttò sull'angolo del letto. In bagno controllò con cura i due coltelli, poi<br />

in fretta pulì le pistole col kit che aveva poggiato accanto al secondo lavandino.<br />

Già, i suoi standard di ordine e pulizia erano precipitati al di sotto di quelli - già infimi - degli<br />

<strong>un</strong>iversitari, ma con le armi era diverso. Lì, la manutenzione era cruciale.<br />

Fece <strong>un</strong>a doccia veloce. Insaponandosi petto e addominali, ripensò a quando il semplice contatto<br />

con l'acqua calda bastava a farglielo venire duro. Ora non più. Non aveva <strong>un</strong>'erezione... dall'ultima<br />

volta che era stato con Xhex.<br />

Aveva perso interesse, tutto qua... perfino in sogno, il che era <strong>un</strong>a novità. Che cavolo, prima della<br />

transizione, quando in teoria non doveva avere la minima consapevolezza della propria sessualità, il<br />

suo subconscio aveva tirato fuori tutto <strong>un</strong> campionario di fantasie a luci rosse. Orge e ammucchiate<br />

così realistiche, così dettagliate, che assomigliavano più a ricordi che a prodotti della fase REM.<br />

Adesso, invece, sul suo schermo onirico venivano proiettate solo scene di inseguimenti in stile Blair<br />

Witch Project, in cui lui correva a perdifiato in preda al panico, senza sapere chi o che cosa lo stesse<br />

inseguendo... o se sarebbe mai riuscito a mettersi in salvo.<br />

Uscito dal bagno, trovò <strong>un</strong> vassoio con <strong>un</strong> panino al roast beef e <strong>un</strong>a fettona gigantesca di torta di<br />

carote. Da bere niente: Qhuinn sapeva che, per i beveraggi, lui si serviva solo da Mister Daniel.<br />

John mangiò in piedi davanti al comò, nudo come <strong>un</strong> verme, e, quando il cibo gli arrivò nello<br />

stomaco, gli risucchiò tutta l'energia che aveva in corpo, prosciugandogli il cervello. Pulendosi la<br />

bocca col tovagliolo di lino, mise il vassoio fuori in corridoio e andò al gabinetto, dove si lavò i denti<br />

solo per abitudine.<br />

Spense le luci in bagno. Spense le luci in camera da letto.<br />

Lui e il Jack seduti sul letto.<br />

Per quanto fosse esausto, non era ansioso di sdraiarsi. C'era <strong>un</strong> rapporto inversamente proporzionale<br />

tra il suo livello di energia e la distanza tra le sue orecchie e il pavimento: anche se era stanco morto,<br />

appena posava la testa sul cuscino i pensieri cominciavano a vorticare e si ritrovava sveglio come <strong>un</strong><br />

grillo a fissare il soffitto, contando le ore e i dolori.<br />

Scolò il whisky rimasto nel bicchiere e poggiò i gomiti sulle ginocchia. Nel giro di pochi istanti aveva<br />

la testa ciondoloni e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Quando cominciò a inclinarsi di lato si<br />

lasciò andare, anche se non sapeva bene da che parte stava cadendo, verso i cuscini o verso il<br />

piumone imbottito?<br />

I cuscini.<br />

Sollevando i piedi sul letto, si tirò le coperte sui fianchi ed ebbe <strong>un</strong> momento di crollo estatico. Forse<br />

quella notte il ciclo si sarebbe spezzato. Forse quel meraviglioso senso di sollievo lo avrebbe<br />

risucchiato nel buco nero in cui sperava di sprofondare. Forse...<br />

Spalancò gli occhi e rimase a fissare la fitta oscurità della stanza.<br />

No, era stremato al p<strong>un</strong>to da essere in fibrillazione, non solo sveglio come <strong>un</strong> grillo... ma in stato di<br />

massima allerta, neanche gli avessero ficcato <strong>un</strong> dito nel culo. Stropicciandosi la faccia, pensò che<br />

quella contraddizione paradossale era l'equivalente cognitivo della capacità di volare dei bombi: i<br />

fisici sostengono che è impossibile, eppure succede di continuo.<br />

Rotolò sulla schiena, incrociando le braccia sul petto e sbadigliando fin quasi a slogarsi la mascella.<br />

Difficile decidere se accendere la lampada. Il buio amplificava il turbinio dentro il suo cranio, ma la<br />

luce gli faceva bruciare gli occhi, dandogli l'impressione di piangere sabbia. Di solito alternava le due<br />

cose, tenendo la lampada <strong>un</strong> po' accesa e <strong>un</strong> po' spenta.<br />

Fuori, nella galleria delle statue, sentì Zsadist, Bella e Nalla dirigersi verso la loro stanza. La coppia


parlava della cena, mentre la piccola faceva i versetti tipici dei neonati quando hanno la pancia piena<br />

e sono tranquilli e beati, coi loro genitori.<br />

Poi fu la volta di Blay. A parte V, lui era l'<strong>un</strong>ica altra persona della casa a fumare, ecco da cosa l'aveva<br />

riconosciuto. E con lui c'era Qhuinn. Per forza. Altrimenti Blay non si sarebbe acceso <strong>un</strong>a sigaretta<br />

davanti alla sua stanza.<br />

Voleva fargliela pagare per quella cassiera al negozio di tatuaggi, e chi poteva biasimarlo?<br />

Seguì <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go silenzio. Poi ecco <strong>un</strong> ultimo paio di stivali.<br />

Tohr stava andando a letto.<br />

Si capiva che era lui più dal silenzio che dal rumore... i passi erano lenti e relativamente leggeri per<br />

<strong>un</strong> fratello: Tohr ce la stava mettendo tutta per rimettersi in forma fisicamente, ma non era ancora<br />

autorizzato a scendere sul campo di battaglia. Logico. Doveva mettere su minimo altri venti chili di<br />

muscoli prima di poter affrontare il nemico in <strong>un</strong> corpo a corpo.<br />

Non sarebbe passato ness<strong>un</strong> altro. Lassiter, ovvero l'ombra dorata di Tohr, non dormiva; l'angelo, di<br />

solito, se ne stava giù nella sala del biliardo a guardare in TV programmi intellettuali tipo il Maury<br />

Show, coi suoi test di paternità, Forum, con la giudice Mi-lian, e maratone di Real Housewives, <strong>un</strong><br />

reality sulle casalinghe.<br />

Silenzio... silenzio... silenzio.<br />

Quando il battito del suo cuore cominciò a infastidirlo, John si tirò su con <strong>un</strong>'imprecazione e accese<br />

la luce. Poi si appoggiò contro i cuscini, lasciando ricadere le braccia. Non condivideva la passione di<br />

Lassiter per la tele, ma qual<strong>un</strong>que cosa era meglio del silenzio. Rovistando tra le bottiglie vuote trovò<br />

il telecomando; quando premette il tasto on ci fu <strong>un</strong> attimo di pausa, come se quel coso si fosse<br />

scordato a cosa serviva... poi, però, comparve <strong>un</strong>'immagine.<br />

Linda Hamilton correva, il fisico che trasudava potenza. In fondo al corridoio <strong>un</strong> ascensore si aprì...<br />

mostrando <strong>un</strong> bambino br<strong>un</strong>o coi capelli corti e Arnold Schwarzenegger.<br />

John spense il televisore.<br />

L'ultima volta che aveva visto quel film era in compagnia di Tohr... subito dopo che il fratello lo<br />

aveva tirato fuori da <strong>un</strong>'esistenza triste e pietosa, svelandogli la sua vera identità... prima che le loro<br />

vite venissero sconvolte.<br />

All'orfanotrofio, nel mondo umano, John aveva sempre saputo ili essere diverso... e quella sera il<br />

fratello gli aveva spiegato il "perché". Gli era bastato mostrargli per <strong>un</strong> attimo le zanne.<br />

Naturalmente, la scoperta di non essere quello che aveva sempre pensato di essere era stata<br />

accompagnata da <strong>un</strong>a vagonata d'ansia. Ma Thor era rimasto al suo fianco a guardare la TV, calmo e<br />

rilassato, anche se era di turno sul campo e per di più aveva <strong>un</strong>a shellan incinta a cui badare.<br />

Era il gesto più gentile che avessero mai fatto per lui.<br />

Tornando alla realtà, John gettò il telecomando sul comodino; l'oggetto rimbalzò, facendo cadere<br />

<strong>un</strong>a delle bottiglie vuote. L'ul-limo dito di bourbon si rovesciò e lui si all<strong>un</strong>gò a prendere <strong>un</strong>a<br />

maglietta per asciugare quel pasticcio. Considerato il casino in cui era il resto della stanza, era come<br />

ordinare <strong>un</strong> Big Mac con con-lorno di patatine fritte e poi berci insieme <strong>un</strong>a Diet Coke.<br />

Amen, poco importava.<br />

Asciugò il piano del comodino, alzando le bottiglie <strong>un</strong>a a <strong>un</strong>a, poi aprì il cassettino per pulire<br />

anche...<br />

Gettò la T-shirt per terra, infilò dentro la mano e prese <strong>un</strong> libro antico rilegato in pelle.<br />

Il diario era in suo possesso più o meno da sei mesi, ma non l'aveva ancora letto.<br />

Era l'<strong>un</strong>ica cosa che gli restava di suo padre.


Non avendo altro da fare e ness<strong>un</strong> posto dove andare, lo aprì.<br />

Le pagine erano di pergamena e odoravano di vecchio, ma l'inchiostro era ancora perfettamente<br />

leggibile.<br />

John ripensò alle frasi che aveva scritto per Trez e iAm, da Sai; chissà se la sua calligrafia<br />

assomigliava a quella di suo padre. Impossibile saperlo, visto che il diario era scritto nell'Antico<br />

Idioma.<br />

Sforzando gli occhi stanchi, all'inizio si limitò a esaminare la forma dei caratteri, i simboli tracciati a<br />

inchiostro, notando l'assenza di errori e di cancellature e la precisione della scrittura, ordinarissima<br />

malgrado l'assenza di righe da seguire. Si figurò Darius chino sopra le pagine, al lume di candela, che<br />

intingeva <strong>un</strong>a penna d'oca nel...<br />

Fu pervaso da <strong>un</strong>a strana sensazione, quasi stesse per sentirsi male... ma la nausea passò quando fu<br />

assalito da <strong>un</strong>'immagine.<br />

Una enorme casa di pietra, non molto diversa da quella in cui abitavano adesso. Una stanza<br />

ammobiliata con grande gusto, piena di cose bellissime. Frasi buttate giù in fretta su quelle pagine, a<br />

<strong>un</strong>o scrittoio, prima di <strong>un</strong> sontuoso ballo.<br />

La luce delle candele, calda e soffusa.<br />

John si riscosse e riprese a voltare le pagine. A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to cominciò a leggere, invece di limitarsi<br />

a contemplare le file di caratteri. ..<br />

Il colore dell'inchiostro passò dal nero al marrone quando suo padre scrisse della prima notte<br />

trascorsa al campo di addestramento militare. Che freddo faceva. Com'era spaventato. Quanto gli<br />

mancava casa sua.<br />

Quanto si sentiva solo.<br />

John si immedesimò al p<strong>un</strong>to da annullare quasi la separazione tra padre e figlio: malgrado tutti<br />

quegli anni e <strong>un</strong> intero continente di distanza, gli sembrava di essere nei panni di suo padre.<br />

Bella forza. Era nella stessa identica situazione: <strong>un</strong>a realtà ostile con <strong>un</strong>a quantità di angoli oscuri... e<br />

ness<strong>un</strong> genitore a spalleggiarlo, ora che Wellsie era morta e Tohr era imo spettro ambulante.<br />

Difficile dire quando le sue palpebre si abbassarono e restarono chiuse.<br />

Ma a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to si addormentò, con quel poco che gli restava di suo padre stretto con reverenza<br />

tra le mani.


1671, PRIMAVERA, VECCHIO CONTINENTE<br />

Capitolo 8<br />

Darius si materializzò nel folto della foresta, riprendendo forma accanto all'ingresso di <strong>un</strong>a grotta.<br />

Aguzzando la vista nella notte, si pose in ascolto di rumori degni di nota... Cervi si aggiravano<br />

silenziosi l<strong>un</strong>go il ruscello che scorreva tranquillo, la brezza fischiava tra gli aghi di pino e sentiva il<br />

proprio respiro. Ma non avvertiva la presenza di umani né di lesser.<br />

Un istante ancora... e, infilatosi sotto la sporgenza rocciosa, entrò in <strong>un</strong>a cavità naturale creata<br />

millenni prima. Addentrandosi nella caverna, l'aria era vieppiù satura di <strong>un</strong> lezzo stantio che<br />

detestava: l'odore di muffa e di terra e la fredda umidità gli rammentavano il campo di<br />

addestramento. Malgrado i ventisette anni trascorsi da quando aveva abbandonato quel luogo<br />

infernale, i ricordi del tempo passato col Carnefice bastavano tuttora a farlo rabbrividire.<br />

Gi<strong>un</strong>to davanti alla parete di fondo, fece scorrere la mano sulla roccia bagnata e irregolare, fino a<br />

trovare la leva di ferro che sbloccava il meccanismo di chiusura della porta segreta. I cardini<br />

ruotarono con <strong>un</strong> cigolio sommesso e <strong>un</strong>a sezione della parete scivolò verso destra; senza attendere<br />

che rientrasse del tutto, Darius sgattaiolò all'interno appena riuscì a infilare di sghembo il robusto<br />

petto. Dall'altro lato, abbassò <strong>un</strong>'altra leva e attese che il lastrone tornasse a posto.<br />

Il l<strong>un</strong>go percorso verso il sancta sanctorum della confraternita era illuminato da torce che ardevano<br />

feroci; ombre dai contorni nitidi sì agitavano tremolanti sul fondo e sul soffitto della caverna. Più o<br />

meno a metà strada gli gi<strong>un</strong>sero all'orecchio le voci dei suoi fratelli.<br />

Dovevano essere in tanti, alla ri<strong>un</strong>ione, a giudicare dalla sinfonia di toni bassi e virili che si<br />

accavallavano, facendo a gara per imporsi.<br />

Lui era l'ultimo ad arrivare, probabilmente.<br />

Gi<strong>un</strong>to al cancello di ferro, prese <strong>un</strong>a pesante chiave dalla tasca interna e la infilò nella serratura.<br />

Aprirsi <strong>un</strong> varco richiedeva <strong>un</strong>o sforzo notevole anche per lui; l'enorme cancellata si schiudeva solo<br />

se chi cercava di entrare riusciva a spalancarla a forza.<br />

Nell'ampio salone scavato nelle viscere della terra vide la confraternita al gran completo; con la sua<br />

comparsa, la ri<strong>un</strong>ione ebbe inizio.<br />

Appena Darius andò ad affiancarsi ad Ahgony, tutti ammutolirono e Wrath il Giusto guardò i<br />

presenti. I fratelli rispettavano il condottiero della razza, anche se non era <strong>un</strong> guerriero come loro,<br />

poiché era <strong>un</strong> sovrano di valore i cui saggi consigli e la cui prudente moderazione erano di grande<br />

pregio nella guerra contro la Lessening Society.<br />

«Miei prodi», esordì il re. «In questa circostanza vi reco notizie gravi e <strong>un</strong>a richiesta. Un doggen mi<br />

ha raggi<strong>un</strong>to nella mia residenza privata in pieno giorno, in qualità di messaggero, chiedendomi<br />

udienza. Dopo essersi rifiutato di rivelare al mio segretario il motivo della sua visita, è scoppiato in<br />

lacrime.»<br />

Mentre il monarca posava gli occhi verde chiaro sui volti dei convenuti, raccolti in circolo intorno a<br />

lui, Darius si chiese a cosa preludesse tale preambolo. Nulla di buono, pensò.<br />

«Fu allora che acconsentii a riceverlo.» Il re abbassò brevemente le palpebre. «Il suo padrone lo aveva


inviato da me con la più ferale delle notizie. La sua giovane figliola è scomparsa. Si era ritirata presto<br />

nei suoi appartamenti e tutto sembrava normale fino a quando, a mezzodì, la cameriera non le ha<br />

recato il pasto, in caso gradisse desinare. La stanza era vuota.»<br />

Ahgony, il capo laico della confraternita, prese la parola. «Quando è stata vista per l'ultima volta?»<br />

«Prima dell'Ultimo Pasto. Si era recata dai genitori dicendo che non aveva appetito e che sentiva il<br />

bisogno di stendersi.» Il re continuava a far scorrere lo sguardo sui presenti. «Suo padre è <strong>un</strong>a brava<br />

persona. Mi ha reso dei favori personali. Di maggior rilievo, tuttavia, è il servigio che ha reso alla<br />

razza nel suo complesso in qualità di leahdyre del Consiglio.»<br />

Nella grotta riecheggiarono alc<strong>un</strong>e imprecazioni e il sovrano annuì. «Si tratta invero della figlia di<br />

Sampsone.»<br />

Darius incrociò le braccia al petto. Era <strong>un</strong>a notizia terribile. All'interno della glymera, le figlie erano<br />

come gioielli preziosi per i loro padri... fino al momento in cui venivano affidate alle cure di <strong>un</strong> altro<br />

maschio facoltoso che si impegnava a trattarle di conseguenza. Tali femmine conducevano<br />

<strong>un</strong>'esistenza protetta e ritirata... Non sparivano semplicemente dalla dimora di famiglia.<br />

Potevano essere rapite, tuttavia.<br />

Come ogni oggetto raro, le femmine di buona famiglia avevano <strong>un</strong> altissimo valore... e come sempre,<br />

nel caso della glymera, l'individuo era meno importante della famiglia: i riscatti venivano pagati non<br />

per salvare la vita della sventurata, ma la reputazione della sua stirpe. Non era insolito che tali<br />

vergini venissero rapite e trattenute per estorcere denaro, facendo leva <strong>un</strong>icamente sul terrore<br />

sociale.<br />

La Lessening Society non era l'<strong>un</strong>ica fonte di malvagità al mondo. Era risaputo che anche alc<strong>un</strong>i<br />

vampiri aggredivano i loro simili.<br />

La voce del re risuonò in tutta la caverna, profonda e autorevole. «In qualità di mie guardie del<br />

corpo, vi affido il compito di porre rimedio a tale stato di cose.» Gli occhi regali si app<strong>un</strong>tarono su<br />

Darius. «E a <strong>un</strong>o in particolare tra voi chiedo di riparare tale torto.»<br />

Darius si piegò in <strong>un</strong> profondo inchino, prima ancora che la richiesta venisse esplicitata. Come<br />

sempre, era pronto a compiere qual<strong>un</strong>que missione per il suo re.<br />

«Grazie, mio prode. La tua abilità di statista sarà di grande aiuto sotto il tetto di quella casa afflitta<br />

dal dolore, così come il tuo senso del protocollo. E quando scoprirai il malfattore, confido nelle tue<br />

capacità per garantire <strong>un</strong> adeguato... esito alla vicenda. Puoi avvalerti dell'aiuto di chi sta spalla a<br />

spalla con te e, soprattutto, trova quella sventurata. Ness<strong>un</strong> padre dovrebbe mai patire <strong>un</strong> tale<br />

orrore.»<br />

Darius non poteva essere più d'accordo.<br />

Era <strong>un</strong>a scelta saggia compiuta da <strong>un</strong> re saggio. Darius era <strong>un</strong> autentico statista, vero, ma dopo aver<br />

perso sua madre aveva anche sviluppato <strong>un</strong>a sensibilità particolare verso il gentil sesso. Non che gli<br />

altri fratelli non vi si sarebbero applicati con la medesima dedizione - fatta eccezione per Hharm,<br />

forse, che non teneva in gran conto il valore femminile. Darius più di chi<strong>un</strong>que altro, tuttavia,<br />

avrebbe avvertito tale responsabilità, e <strong>un</strong> buon re ne era ben consapevole.<br />

Ciò detto, egli avrebbe avuto bisogno d'aiuto; d<strong>un</strong>que si guardò intorno per decidere chi scegliere tra<br />

i fratelli, passando in rassegna quei volti arcigni quanto familiari. S'interruppe alla vista di <strong>un</strong> viso<br />

sconosciuto.<br />

Di fronte all'altare, il fratello Hharm era ritto accanto a <strong>un</strong>a versione più giovane e snella di se stesso.<br />

Il ragazzo aveva gli stessi capelli scuri e gli occhi azzurri del padre e con lui condivideva anche le<br />

spalle larghe e l'ampio petto. Ma le somiglianze finivano lì. Hharm era appoggiato contro la parete


della grotta in <strong>un</strong>a posa insolente... il che non era <strong>un</strong>a sorpresa. Il fratello preferiva i combattimenti<br />

alle conversazioni, avendo poco tempo o poca capacità di concentrazione da dedicare a queste<br />

ultime. Il giovane, al contrario, appariva profondamente assorto, gli occhi intelligenti fissi sul re con<br />

timore reverenziale.<br />

Teneva le mani dietro la schiena.<br />

A dispetto dell'apparente calma esteriore, si torceva le dita di nascosto, <strong>un</strong> gesto nervoso tradito<br />

dall'incessante movimento delle braccia all'altezza dei gomiti.<br />

Darius capiva come doveva sentirsi. Dopo il discorso del re, tutti sarebbero scesi in campo a<br />

combattere e il figlio di Hharm si sarebbe cimentato per la prima volta contro il nemico.<br />

Non era armato in modo consono.<br />

Fresco di campo di addestramento, le sue armi non erano migliori di quelle che <strong>un</strong> tempo aveva<br />

avuto Darius... altri scarti del Carnefice. Il che era deplorevole. Darius all'epoca non aveva <strong>un</strong> padre<br />

che provvedesse ai suoi bisogni, ma Hharm avrebbe dovuto prendersi cura di suo figlio, fornendogli<br />

strumenti adeguati, validi quanto i suoi.<br />

Il re alzò le braccia levando gli occhi al soffitto. «Voglia la Vergine Scriba vegliare sui valorosi soldati<br />

qui ri<strong>un</strong>iti con tutta la sua grazia e benedizione allorché essi scenderanno sul campo di battaglia.»<br />

I fratelli esplosero in <strong>un</strong> grido di guerra e Darius si <strong>un</strong>ì agli altri con tutto il fiato che aveva in gola; il<br />

ruggito riecheggiò contro le pareti della grotta, prol<strong>un</strong>gandosi anche dopo che venne intonato <strong>un</strong><br />

canto rituale. Mentre la tonante melodia si alzava sempre più, il re tese il palmo all'infuori. Dalle<br />

tenebre della grotta emerse il giovane erede al trono, l'espressione di gran l<strong>un</strong>ga più vecchia dei suoi<br />

sette anni. Wrath, figlio di Wrath era, al pari di Tohrment, il ritratto dì suo padre, ma lì finivano i<br />

p<strong>un</strong>ti di contatto tra le due coppie. Il principe era sacro, non solo per i suoi genitori, ma per la razza.<br />

Quel piccolo era il futuro, il condottiero di domani... la dimostrazione che, malgrado le nefandezze<br />

perpetrate dalla Lessening Society, i vampiri sarebbero sopravvissuti.<br />

Ed era impavido. Molti suoi coetanei si erano nascosti impauriti dietro il padre o la madre,<br />

trovandosi di fronte a <strong>un</strong>o solo dei fratelli; il giovane Wrath, al contrario, non arretrò di <strong>un</strong> passo<br />

mentre li guardava, quasi sapesse, malgrado la tenera età, che <strong>un</strong> giorno avrebbe comandato le<br />

poderose schiene e le braccia armate dei guerrieri che gli stavano di fronte.<br />

«Andate, miei prodi», disse il re. «Andate e brandite i pugnali con intento letale.»<br />

Parole sanguinarie da pron<strong>un</strong>ciare davanti a orecchie tanto tenere, ma nel bel mezzo della guerra<br />

non era d'uopo tenere all'oscuro la futura generazione della casa reale. Wrath, figlio di Wrath, non<br />

sarebbe mai sceso in campo a combattere - essendo troppo importante per la razza - ma la sua<br />

formazione gli avrebbe consentito di apprezzare ciò che i guerrieri sottoposti alla sua autorità<br />

dovevano affrontare.<br />

II re abbassò lo sguardo sul suo virgulto, e i suoi occhi si velarono di orgoglio, gioia, speranza e<br />

<strong>amore</strong>.<br />

Quant'erano diversi, Hharm e suo figlio. Anche quel giovane era accanto al suo genitore, ma, per<br />

l'attenzione che ne riceveva, avrebbe potuto trovarsi vicino a <strong>un</strong>o sconosciuto.<br />

Ahgony si chinò verso Darius. «Qualc<strong>un</strong>o deve vegliare su quel ragazzo.»<br />

Darius annuì. «Già.»<br />

«L'ho condotto qui dal campo, stanotte.»<br />

Darius guardò il fratello. «Veramente? E suo padre dov'era?»<br />

«Tra le gambe di <strong>un</strong>a fanciulla.»<br />

Darius imprecò sottovoce. In verità, malgrado le sue origini, il fratello Hharm era <strong>un</strong> barbaro e, a


causa dei suoi bassi istinti, aveva figli a frotte, cosa che forse poteva spiegare, anche se non certo<br />

giustificare, la sua noncuranza. Gli altri suoi rampolli, naturalmente, non potevano candidarsi a<br />

entrare nella confraternita poiché le loro madri non erano Elette.<br />

Hharm, tuttavia, sembrava del tutto indifferente.<br />

La vista di quel povero giovane così isolato risvegliò in Darius <strong>un</strong> vivido ricordo della sua prima<br />

notte sul campo di battaglia: rammentò la sua mancanza di legami con chi<strong>un</strong>que... rammentò come<br />

fosse spaventato all'idea di affrontare il nemico col solo ausilio della propria astuzia e del poco<br />

addestramento ricevuto a sostegno del suo coraggio. Non che i fratelli non si curassero di lui, ma<br />

dovevano badare a difendersi e lui doveva dimostrare di cavarsela da solo.<br />

Quel giovane, palesemente, viveva la sua stessa difficoltà... ma aveva <strong>un</strong> padre che avrebbe dovuto<br />

spianargli la strada e recargli conforto.<br />

«Abbi cura di te, Darius», disse Ahgony mentre i reali si mescolavano ai fratelli, stringendo mani e<br />

preparandosi a congedarsi. «Devo scortare il re e il principe.»<br />

«Abbi cura di te, fratello.» I due si scambiarono <strong>un</strong> rapido abbraccio, poi Ahgony raggi<strong>un</strong>se i due<br />

Wrath e uscì dalla grotta insieme a loro.<br />

Mentre Tohrture assegnava i territori da presidiare per quella notte, cominciarono a formarsi le<br />

coppie e Darius, tra le teste dei compagni, guardò il figlio di Hharm. Il ragazzo se ne stava rigido in<br />

disparte, a ridosso della parete, le mani sempre dietro la schiena. Hharm sembrava interessato solo a<br />

scambiare fanfaronate con gli altri.<br />

Tohrture si infilò due dita in bocca e fischiò. «Fratelli! Attenzione!» Sulla grotta scese <strong>un</strong> silenzio di<br />

tomba. «Grazie. Siamo intesi sui territori?»<br />

Dopo <strong>un</strong> "sì" collettivo, i fratelli cominciarono a uscire... compreso Hharm che, senza neanche<br />

volgersi a guardare suo figlio, p<strong>un</strong>tò dritto verso l'uscita.<br />

A quel p<strong>un</strong>to il ragazzo spostò le mani davanti a sé, sfregandole nervosamente. Facendosi avanti,<br />

chiamò suo padre per nome <strong>un</strong>a... due volte.<br />

Il fratello si volse con l'espressione di chi deve affrontare <strong>un</strong> obbligo sgradito. «Su, forza, dai...»<br />

«Se posso permettermi», disse Darius, infilandosi tra i due. «Sarei lieto di averlo come assistente<br />

nella mia missione. Se non hai nulla in contrario.»<br />

In verità non gli importava nulla se Hharm era d'accordo o meno. A quel giovane serviva molto più<br />

di quanto suo padre fosse disposto a offrirgli, e Darius non era tipo da assistere a <strong>un</strong>'ingiustizia senza<br />

reagire.<br />

«Credi forse che non sappia badare al sangue del mio sangue?» sbottò Hharm.<br />

Darius si volse verso di lui e gli andò sotto a muso duro. Preferiva negoziati pacifici, in presenza di<br />

<strong>un</strong> conflitto... ma con Hharm era impossibile ragionare. E Darius era perfettamente in grado di<br />

rispondere alla forza con la forza.<br />

Gli altri membri della confraternita rimasero impietriti; Darius abbassò la voce, anche se tutti<br />

avrebbero sentito ogni parola. «Dammi il ragazzo e te le lo riconsegnerò tutto intero prima<br />

dell'alba.»<br />

Hharm emise <strong>un</strong> ringhio simile a quello di <strong>un</strong> lupo davanti al sangue fresco. «Proprio come farei io,<br />

fratello.»<br />

Darius si fece ancora più vicino. «Se lo conduci fuori a combattere ed egli soccombe, sul tuo<br />

lignaggio peserà in eterno l'onta della sua morte.» Anche se in verità era difficile sapere se la<br />

coscienza di Hharm ne sarebbe rimasta turbata. «Affidalo a me e ti risparmierò <strong>un</strong> tale fardello.»<br />

«Non mi sei mai piaciuto, Darius.»


«Eppure al campo di addestramento eri sempre pronto a usare violenza a chi perdeva negli scontri<br />

con me.» Darius scoprì le zanne. «Visto quanto te la godevi, dovresti mostrarmi più rispetto. Ti<br />

avverto... se non mi permetterai di seguire il ragazzo, ti abbatterò al suolo e ti percuoterò finché non<br />

cederai.»<br />

Hharm distolse lo sguardo, alzando gli occhi sopra la spalla di Darius, risucchiato dal passato. Darius<br />

sapeva quale momento era emerso dalle brume della sua memoria: la notte in cui Darius lo aveva<br />

battuto, al campo... quando Darius si era rifiutato di umiliarlo, p<strong>un</strong>endolo per la sua debolezza,<br />

l'aveva fatto il Carnefice. Brutale era <strong>un</strong>a pallida descrizione di quanto era accaduto e, sebbene<br />

Darius fosse restio a rivangare tale episodio, la sicurezza del ragazzo era <strong>un</strong> fine sufficientemente<br />

degno a giustificare l'uso di mezzi indegni.<br />

Hharm sapeva chi avrebbe vinto, se fossero venuti alle mani.<br />

«Prendilo», disse in tono piatto. «E facci quello che ti pare. Lo rinnego come figlio.»<br />

Ciò detto, si volse e uscì a grandi passi...<br />

Risucchiando tutta l'aria della caverna.<br />

I guerrieri lo guardarono allontanarsi in <strong>un</strong> silenzio più assordante del grido di guerra di poco<br />

prima. Ripudiare la propria discendenza era contrario alla razza, come la luce del giorno per <strong>un</strong><br />

pasto in famiglia: era la catastrofe.<br />

Darius si avvicinò al giovane. Quel volto... Beata Vergine Scriba, quel volto cereo e raggelato non era<br />

mesto né affranto, non era neppure vergognoso.<br />

Era <strong>un</strong>'autentica maschera mortuaria.<br />

Darius gli tese il palmo, dicendo, «Salve, figliolo. Io sono Darius, e ti farò da whard.»<br />

II giovane batté le palpebre <strong>un</strong>a volta.<br />

«Figliolo? Dobbiamo partire senza indugio.»<br />

D'<strong>un</strong> tratto, Darius venne investito da <strong>un</strong>o sguardo penetrante; il ragazzo stava palesemente<br />

cercando indizi di obbligo e commiserazione. Ma non ne avrebbe trovati. Darius sapeva con<br />

esattezza quant'era arido e duro il terreno su cui si trovava quel giovane, d<strong>un</strong>que era ben consapevole<br />

che ogni forma di mollezza sarebbe sfociata solo in ulteriore ignominia.<br />

«Perché?», fu la domanda che si sentì rivolgere con voce roca.<br />

«Dobbiamo recarci senza indugio alle scogliere a cercare quella fanciulla», rispose Darius con calma.<br />

«Ecco perché.»<br />

Il ragazzo p<strong>un</strong>tò gli occhi in quelli di Darius. Poi si portò <strong>un</strong>a mano al petto e, con <strong>un</strong> inchino, disse,<br />

«Mi adopererò per essere d'aiuto invece che di peso.»<br />

È arduo scoprirsi indesiderati. Ancora più arduo camminare a testa alta dopo <strong>un</strong> simile affronto.<br />

«Come ti chiami?», chiese Darius.<br />

«Tohrment. Sono Tohrment, figlio di...» Si schiarì la gola. «Sono Tohrment.»<br />

Darius andò a mettersi al suo fianco e posò la mano su <strong>un</strong>a spalla che ancora doveva svilupparsi in<br />

tutto il suo potenziale.<br />

«Vieni con me.»<br />

Il ragazzo lo seguì con passo deciso... fuori dalla portata degli altri fratelli... fuori dal santuario della<br />

confraternita... fuori dalla grotta... nella notte.<br />

Il cambiamento nel petto di Darius ebbe luogo a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, tra quell'iniziale passo in avanti e il<br />

momento in cui di smaterializzarono insieme.<br />

Per la prima volta gli parve invero di avere <strong>un</strong>a famiglia tutta sua... poiché sebbene quel giovane non<br />

fosse sangue del suo sangue, si era ass<strong>un</strong>to l'impegno di accudirlo.


Pertanto era pronto a offrire il petto a <strong>un</strong>a lama destinata a lui, se necessario, sacrificandosi al suo<br />

posto. Tale era il codice d'onore della confraternita... ma solo verso i propri fratelli. Tohrment non<br />

rientrava ancora in quel novero; era solo <strong>un</strong> iniziato in virtù della sua stirpe, cosa che gli era valsa<br />

l'accesso alla Tomba, ma nulla di più. Se non si dimostrava all'altezza, sarebbe stato bandito per<br />

sempre da quel luogo.<br />

In realtà, in base al codice della confraternita, il ragazzo poteva perdere la vita sul campo di battaglia.<br />

Ma Darius non lo avrebbe consentito.<br />

Aveva sempre desiderato <strong>un</strong> figlio suo.


Capitolo 9<br />

TRENTA CHILOMETRI FUORI CHARLESTON, CAROLINA DEL SUD.<br />

«Porca... miseria. Certo che hanno dei gran begli alberi, da queste parti.»<br />

Be', sì, in sintesi si poteva dire così. Mentre il furgone per il collegamento via satellite degli<br />

Investigatori del Paranormale lasciava la Provinciale SC 124, Greg Winn frenò, chinandosi sul<br />

volante.<br />

Assolutamente... perfetto.<br />

L'ingresso della dimora storica tipica delle piantagioni del sud degli Stati Uniti era fiancheggiato su<br />

entrambi i lati da querce grosse come camper; appesa ai loro rami massicci, la tillandsia ondeggiava<br />

nella brezza leggera. In fondo al viale d'accesso, a setteottocento metri di distanza, la villa con<br />

colonne se ne stava placida come <strong>un</strong>a gentildonna in poltrona, col sole di mezzogiorno che le<br />

tingeva il volto di <strong>un</strong>a luce giallo limone.<br />

Dal sedile di dietro, Holly Fleet, la "conduttrice" del programma, si sporse in avanti. «Sei sicuro?»<br />

«È <strong>un</strong> Bed and Breakfast, giusto?» Gregg pigiò sull'acceleratore. «Aperto al pubblico.»<br />

«Hai telefonato quattro volte.»<br />

«Non hanno detto di no.»<br />

«Ma non ti hanno richiamato.»<br />

«Pazienza.» Doveva assolutamente entrare lì dentro. Gli speciali in prima serata di IP erano sul<br />

p<strong>un</strong>to di fare <strong>un</strong> salto di qualità, in termini di introiti pubblicitari sul network. Non erano allo stesso<br />

livello di American Idol, vero, ma con l'ultimo episodio dal titolo La magia smascherata avevano<br />

fatto il picco di ascolti e se quel trend continuava, i soldi avrebbero cominciato a scorrere a fiumi.<br />

Il l<strong>un</strong>go viale d'accesso era come <strong>un</strong>a pista che consentiva non solo di addentrarsi nella tenuta, ma di<br />

tornare indietro nel tempo. Guardando i terreni erbosi tutt'intorno, Gregg si aspettava di veder<br />

passeggiare sotto gli alberi ammantati di tillandsia dei soldati della Guerra Civile e delle Vivien<br />

Leigh d'anteguerra.<br />

Il viottolo coperto di ghiaia conduceva i visitatori direttamente all'elegante ingresso anteriore; Gregg<br />

parcheggiò lì accanto, nel caso qualche altra macchina dovesse passare.<br />

«Voi due state qui. Io entro.»<br />

Scendendo dal posto di guida, coprì la maglietta Ed Hardy con <strong>un</strong>a leggera giacca a vento nera e<br />

abbassò il polsino sopra il Ro-lex d'oro. Il furgone col logo del programma - <strong>un</strong>a lente<br />

d'ingrandimento sopra <strong>un</strong> indistinto fantasma nero - era già abbastanza vistoso, e la casa di sicuro<br />

apparteneva a gente del posto. Lo stile hollywoodiano non è necessariamente <strong>un</strong> valore aggi<strong>un</strong>to,<br />

fuori da Los Angeles, questo è il fatto... e <strong>un</strong> luogo tanto signorile non poteva essere più lontano dalla<br />

chirurgia plastica e dalle abbronzature artificiali.<br />

Gregg si avviò verso l'entrata, calpestando coi mocassini Prada i coriandoli di pietra del viale.<br />

L'edificio era <strong>un</strong>a semplice scatola bianca su tre piani, con verande al pianterreno e al primo piano e<br />

<strong>un</strong> tetto a padiglione con abbaini, ma erano l'armonia delle proporzioni e la mole stessa a collocarlo


a pieno titolo nella categoria delle dimore di gran pregio. A coronamento dell'aspetto da gran dama,<br />

tutte le finestre erano incorniciate da tendaggi a tinte vivaci e, attraverso i vetri piombati, si vedevano<br />

i lampadari a bracci appesi agli alti soffitti.<br />

Alla faccia del "bed and breakfast".<br />

Il portone d'ingresso avrebbe potuto appartenere a <strong>un</strong>a cattedrale, tanto era grande, e il pesante<br />

batacchio d'ottone a forma di testa di leone sembrava quasi a grandezza naturale. Gregg lo sollevò e<br />

lo lasciò ricadere.<br />

Mentre aspettava, controllò che Holly e Stan fossero dove li aveva lasciati. Non aveva ness<strong>un</strong> bisogno<br />

di rinforzi quando era impegnato nell'equivalente di <strong>un</strong>a promozione vendite... specie quando la sua<br />

presenza non gi<strong>un</strong>geva gradita. Venivano da <strong>un</strong> incarico a Charleston, questa era la verità; se non<br />

fosse stato per quello, forse non avrebbe azzardato <strong>un</strong> faccia a faccia, ma quel posto era di strada, per<br />

cui valeva la pena di all<strong>un</strong>gare il viaggio di <strong>un</strong>a mezz'oretta. Le riprese per lo speciale di Atlanta non<br />

sarebbero cominciate prima di <strong>un</strong> paio di giorni, quindi avevano tutto il tempo. Ma soprattutto lui<br />

era pronto a fare carte false pur di...<br />

Il portone si spalancò e Gregg non potè fare a meno di sorridere. Cavolo... di bene in meglio. Il tizio<br />

sulla soglia aveva stampato in fronte maggiordomo inglese, bastava guardarlo: dalle scarpe tirate a<br />

lucido alla giacca nera con panciotto.<br />

«Buon pomeriggio, signore.» E aveva anche <strong>un</strong> accento. Non proprio britannico, e neanche<br />

francese... <strong>un</strong> raffinato accento europeo. «Desidera?»<br />

«Gregg Winn», disse lui, tendendo la mano. «L'ho chiamata <strong>un</strong> paio di volte, ricorda? Non sono<br />

sicuro che abbia ricevuto i miei messaggi.»<br />

«Capisco», disse il maggiordomo con <strong>un</strong>a frettolosa stretta di mano.<br />

Gregg attese che continuasse. Davanti al suo silenzio, si schiarì la voce. «Ehm... speravo di ottenere il<br />

suo permesso per svolgere qualche indagine sulla vostra incantevole proprietà. La leggenda di Eliahu<br />

Rathboone è davvero notevole, voglio dire... i racconti dei vostri ospiti sono sorprendenti. La mia<br />

squadra e io...»<br />

«Mi permetta di interromperla. All'interno dell'edificio, filmati e registrazioni sono vietati...»<br />

«Siamo disposti a pagare.»<br />

«... senza eccezioni.» Il maggiordomo gli rivolse <strong>un</strong> sorriso stiracchiato. «Preferiamo tutelare la<br />

nostra privacy, sono certo che comprenderà.»<br />

«In tutta franchezza no, non capisco. Che male c'è se diamo <strong>un</strong>'occhiatina in giro?» Gregg abbassò la<br />

voce e si sporse in avanti. «A meno che, naturalmente... non sia lei ad aggirarsi per casa nel cuore<br />

della notte. O ad appendere <strong>un</strong>a candela a <strong>un</strong>a lenza nella camera da letto all'ultimo piano.»<br />

Il maggiordomo non cambiò espressione, pur trasudando sdegno da tutti i pori. «Abbiamo<br />

terminato, mi pare.»<br />

Non era <strong>un</strong> commento né <strong>un</strong> suggerimento. Era <strong>un</strong>a richiesta. Ma che cazzo, si disse Gregg, aveva<br />

avuto a che fare con gente ben più tosta di quella specie di finocchio vestito da pinguino.<br />

«Quelle storie sulla casa infestata dai fantasmi devono portarvi <strong>un</strong> sacco di clienti.» Gregg abbassò<br />

ancora di più la voce. «Noi abbiamo <strong>un</strong>a grandissima audience. Se già adesso avete molti visitatori, si<br />

immagini quanto ne guadagnerebbero i vostri affari con <strong>un</strong> passaggio televisivo su scala nazionale. E<br />

se anche è stato lei a montare tutta la messinscena su Rathboone, possiamo lavorare con lei, invece<br />

che contro di lei. Se capisce cosa intendo.»<br />

Il maggiordomo arretrò di <strong>un</strong> passo e fece per chiudere il portone. «Buona giornata, signore...»<br />

Gregg si infilò nella porta. All'inizio non moriva dalla voglia di controllare quegli strani racconti, ma


non era tipo da accettare <strong>un</strong> no come risposta. E, come al solito, essere respinto aumentava come<br />

non mai il suo interesse.<br />

«Allora vorremmo fermarci per la notte. Stiamo facendo dei sopralluoghi in alc<strong>un</strong>i siti della Guerra<br />

Civile, qui in zona, e ci serve <strong>un</strong> posto dove dormire.»<br />

«Temo che siamo al completo.»<br />

Proprio in quel momento, come <strong>un</strong> dono del cielo, <strong>un</strong>a coppia scese il lussuoso scalone con le valigie<br />

in mano. Gregg sorrise, all<strong>un</strong>gando lo sguardo sopra la spalla del maggiordomo.<br />

«Adesso <strong>un</strong> po' meno.» Dal suo mazzo di carte della personalità tirò fuori la sua migliore espressione<br />

della serie "non le darò ness<strong>un</strong> fastidio". «Un no è <strong>un</strong> no, l'ho capito. Quindi non registreremo<br />

niente, né in audio né in video. Lo giuro sulla testa di mia nonna.» Alzando la mano in segno di<br />

saluto, gridò, «Ehi, gente... piaciuta la permanenza?»<br />

«Oh, mio Dio, è stato incredibile!» esclamò la fidanzata, moglie, scopata occasionale o quello che<br />

era. «Eliahu esiste per davvero!»<br />

Il fidanzato, marito, aspirante stallone annuì. «Io non le credevo. Cioè, insomma, fantasmi... dai,<br />

figuriamoci. Ma invece sì... l'ho proprio sentito.»<br />

«Abbiamo visto anche la luce. Ha sentito della luce?»<br />

Gregg si mise <strong>un</strong>a mano sul petto, scioccato. «No, che luce? Ditemi tutto...»<br />

Mentre quei due si lanciavano in <strong>un</strong> resoconto dettagliato di tutte le "cose incredibilmente<br />

straordinarie" che erano così "incredibili e straordinarie da vedere" durante il loro "incredibile...", gli<br />

occhi del maggiordomo si ridussero a due fessure. Chiaramente le sue buone maniere ebbero la<br />

meglio sull'impulso omicida, spingendolo a farsi da parte per permettere a Gregg di avvicinarsi alla<br />

coppia in partenza, ma la temperatura nell'atrio era precipitata sottozero.<br />

«Un momento... ma quello non sarà mica...» L'uomo si accigliò, sporgendosi di lato. «Porco cane, lei<br />

lavora per quel programma...»<br />

«Investigatori del paranormale», suggerì Gregg. «Sono il produttore.»<br />

«E la presentatrice...» Il tipo lanciò <strong>un</strong>'occhiata alla sua amica. «E qui anche lei?»<br />

«Sicuro. Vuole che le presenti Holly?»<br />

Quello mise giù la valigia per infilarsi meglio la polo nei calzoni. «Magari, davvero posso?»<br />

«Ma ce ne stavamo andando», intervenne la sua dolce metà. «Vero, Dan?»<br />

«Ma se io... se noi... abbiamo la possibilità di...»<br />

«Se ci mettiamo in strada subito saremo a casa prima che faccia buio», fece lei, voltandosi verso il<br />

maggiordomo. «Grazie di tutto, Mr Griffin. Siamo stati benissimo.»<br />

Il maggiordomo le rivolse <strong>un</strong> inchino impeccabile. «Tornate pure quando volete, signora.»<br />

«Oh, stia tranquillo... è l'ideale per le nostre nozze, a settembre. È <strong>un</strong> posto incredibile.»<br />

«Proprio straordinario», confermò il fidanzato, apparentemente ansioso di rientrare nelle sue grazie.<br />

La coppia uscì dal portone e Gregg non insistette per l'incontro con Holly - anche se l'uomo esitò <strong>un</strong><br />

attimo e rimase a guardarlo, quasi sperasse che li avrebbe seguiti.<br />

«Allora vado a prendere le borse», disse Gregg al maggiordomo. «Intanto lei può far preparare la<br />

stanza, Mr Griffin.»<br />

L'aria intorno al domestico parve subire <strong>un</strong>a deformazione. «Abbiamo due camere.»<br />

«Ottimo. E siccome vedo che lei è <strong>un</strong> uomo di sani principi, io e Stan dormiremo nella stessa stanza.<br />

Per senso del decoro.»<br />

Il maggiordomo inarcò le sopracciglia. «Capisco. Se lei e i suoi amici volete avere la cortesia di<br />

attendere nel salotto alla sua destra, darò disposizione alle cameriere di preparare le vostre camere.»


«Fantastico.» Gregg gli diede <strong>un</strong>a pacca sulla spalla. «Non si accorgerà neanche della nostra<br />

presenza.»<br />

Il maggiordomo si scostò di <strong>un</strong> passo in modo plateale. «Un avvertimento, se posso.»<br />

«Spari.»<br />

«Non salite all'ultimo piano.»<br />

Be', se non era <strong>un</strong> invito quello... oltre che <strong>un</strong>a battuta uscita il ritta dritta da <strong>un</strong> film horror tipo<br />

Scream. «Assolutamente no. Glielo giuro.»<br />

Il maggiordomo si avviò l<strong>un</strong>go il corridoio e Gregg si sporse fuori dal portone per fare cenno alla sua<br />

troupe di avvicinarsi. Holly scese facendo ballonzolare le maxitette quinta misura sotto la T-shirt<br />

nera e offrendo <strong>un</strong>a fugace visione del pancino piatto e abbronzato grazie ai jeans Seven a vita<br />

bassissima. Gregg non l'aveva ass<strong>un</strong>ta per il suo cervello, ma per le misure da Barbie, eppure si era<br />

rivelata meno peggio del previsto. Come molte oche giulive non era completamente stupida, solo <strong>un</strong><br />

bel po', e aveva l'inquietante capacità di occupare sempre la posizione più vantaggiosa per la sua<br />

carriera.<br />

Stan fece scorrere il portello laterale del furgone e scese, battendo freneticamente le palpebre e<br />

scostando i l<strong>un</strong>ghi capelli arruffati. Perennemente "fatto", era la persona perfetta per quel genere di<br />

lavoro: tecnicamente esperto, ma docile al p<strong>un</strong>to di ubbidire senza tante storie.<br />

L'ultima cosa che Gregg voleva era <strong>un</strong> artista dietro la telecamera.<br />

«Prendete i bagagli», gridò loro Gregg. Era <strong>un</strong> messaggio in codice che stava per Oltre alle borse da<br />

viaggio prendete anche l'attrezzatura portatile.<br />

Non era il primo posto in cui riusciva a intrufolarsi grazie alla sua parlantina.<br />

Nel tornare dentro, vide passare la coppia in partenza a bordo di <strong>un</strong>a Sebring decappottabile; invece<br />

di guardare dove stava andando, l'uomo aveva gli occhi fissi su Holly, china dentro il furgone.<br />

Holly tendeva a fare quell'effetto sugli uomini. Un altro motivo per tenerla.<br />

Be', quello, e il fatto che non si faceva problemi a darla via.<br />

Gregg entrò nel salotto e fece lentamente <strong>un</strong> giro panoramico. I dipinti a olio erano degni di <strong>un</strong><br />

museo, i tappeti erano persiani e le pareti erano dipinte a mano con <strong>un</strong>a scena pastorale. C'erano<br />

candelabri d'argento su ogni superficie e neanche <strong>un</strong>o dei mobili era stato fabbricato nel<br />

vent<strong>un</strong>esimo o nel ventesimo - e forse neanche nel diciannovesimo - secolo.<br />

Il giornalista in lui rizzò subito le antenne. I Bed and Breakfast, anche quelli di prima categoria, mica<br />

si presentano così. Qui gatta ci cova, pensò.<br />

O altrimenti voleva dire che la leggenda di Eliahu attirava <strong>un</strong>a quantità spropositata di ospiti.<br />

Gregg si avvicinò a <strong>un</strong>o dei ritratti più piccoli. Raffigurava <strong>un</strong> giovane sui venticinque anni, dipinto<br />

in <strong>un</strong> altro tempo e in <strong>un</strong> altro luogo. Il soggetto, seduto su <strong>un</strong>a sedia dallo schienale rigido, aveva le<br />

gambe accavallate mentre le belle mani, posate sulle ginocchia, pendevano elegantemente di lato. I<br />

capelli scuri, pettinati all'indietro e legati con <strong>un</strong> nastro, rivelavano <strong>un</strong> volto che lasciava a bocca<br />

aperta. Gli abiti erano... Be', chi cavolo lo sapeva, Gregg non era <strong>un</strong>o storico, ma di sicuro<br />

assomigliavano a quelli indossati da George Washington e dai suoi contemporanei.<br />

Quello era Eliahu Rathboone, pensò Gregg. L'abolizionista che in segreto lasciava sempre <strong>un</strong>a luce<br />

accesa per incoraggiare i fuggitivi a trovare riparo in casa sua... l'uomo che era morto per difendere<br />

<strong>un</strong>a causa prima ancora che essa prendesse piede su al Nord... l'eroe che aveva salvato tante vite, solo<br />

per perdere la sua nel fiore degli anni.<br />

Quello era il loro fantasma.<br />

Gregg piegò <strong>un</strong>a mano davanti agli occhi e, fingendo che fosse l'obiettivo di <strong>un</strong>a telecamera, fece <strong>un</strong>a


panoramica della stanza prima di stringere su quel volto.<br />

«È lui?» chiese Holly, da dietro. «È proprio lui?»<br />

Gregg le sorrise raggiante da sopra la spalla; fremeva, letteralmente. «E io che credevo che le<br />

immagini su Internet fossero buone.»<br />

«È, tipo... stupendo.»<br />

E lo erano anche la sua storia, la sua casa e tutta quella gente che usciva da lì parlando di spettri.<br />

Al diavolo il viaggio in quel manicomio di Atlanta. Quello era il loro prossimo speciale in diretta.<br />

«Voglio che ti lavori il maggiordomo», disse piano Gregg. «Sai cosa intendo. Voglio avere accesso a<br />

tutto quanto.»<br />

«Mi rifiuto di andare a letto con lui. Va bene tutto, ma la necrofilia no e poi no. Quello è più vecchio<br />

di Matusalemme.»<br />

«Ti ho forse chiesto di metterti in orizzontale? Esistono altri metodi. E hai a disposizione stanotte e<br />

domani. Lo speciale voglio girarlo qui.»<br />

«Vuoi dire...»<br />

«Che tra dieci giorni andiamo in onda in diretta da qui.» Gregg andò alle finestre affacciate sul viale<br />

alberato; a ogni passo le assi del pavimento scricchiolavano.<br />

Emmy Award aspettateci che arriviamo, pensò Gregg.<br />

Assolutamente perfetto.


Capitolo 10<br />

John Matthew si svegliò con la mano sull'uccello, O meglio, si svegliò solo a metà.<br />

Ciò su cui aveva il palmo era prontissimo a entrare in azione, però.<br />

Nella sua mente annebbiata, immagini di se stesso e Xhex lo stavano infiammando dal profondo...<br />

Vedeva loro due sul letto di Xhex, in quel suo appartamento al seminterrato, e c'erano <strong>un</strong> sacco di<br />

scene di nudo; lei seduta a cavalcioni sopra il suo inguine, lui che si protendeva a toccarle i seni. Era<br />

bello sentirla sopra di sé, la vulva calda e bagnata contro la sua erezione, il corpo poderoso che si<br />

inarcava e si rilassava, strofinandosi sul membro che smaniava per penetrarla.<br />

Sentiva il bisogno di entrare dentro di lei. Di lasciarle dentro qualcosa di se stesso.<br />

Di marchiarla.<br />

Era <strong>un</strong> istinto incontenibile, quasi compulsivo... eppure gli rimordeva la coscienza quando si rizzò a<br />

sedere per prendere in bocca <strong>un</strong>o dei capezzoli. Mentre prendeva la sua carne tra le labbra,<br />

succhiandola, leccandola, mordicchiandola con estrema delicatezza, <strong>un</strong>a parte di lui sapeva che non<br />

stava succedendo davvero... e che, anche se era solo <strong>un</strong>a fantasia erotica, era sbagliato. Non era giusto<br />

verso di lei, verso il suo ricordo, ma quelle immagini erano troppo potenti, la mano con cui si stava<br />

masturbando troppo salda... e il momento troppo irresistibile ed elettrizzante per censurarlo<br />

bruscamente.<br />

Impossibile tornare indietro.<br />

John immaginò di rovesciarla sulla schiena torreggiando sopra di lei, guardando quei suoi occhi<br />

grigio piombo. Xhex aveva le cosce spalancate, pronta a ricevere quello che lui voleva darle; il suo<br />

odore gli penetrò nelle narici finché a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to non capì più niente, sentiva solo lei, vedeva<br />

solo lei. Facendo scorrere le mani sui suoi seni e sul ventre, si meravigliò di quanto fossero simili i<br />

loro due corpi. Lei era più bassa e più minuta, ma i loro muscoli erano identici, sodi e tonici, pronti<br />

all'uso, duri come l'acciaio quando erano all'opera. Gli piaceva da morire sentirla così solida sotto la<br />

pelle morbida e liscia, così forte, così granitica...<br />

La desiderava da impazzire.<br />

Solo che all'improvviso non riuscì ad andare avanti.<br />

Era come se la fantasia si fosse bloccata, il nastro rotto, il DVD graffiato, il file digitale corrotto.<br />

L'<strong>un</strong>ica cosa che gli restava era quell'attrazione e quell'estasi straziante, appena accennata, che lo<br />

avrebbe mandato al manicomio...<br />

Xhex gli prese il volto tra le mani e, con quel contatto delicato, d'<strong>un</strong> tratto lo dominò completamente,<br />

testa, anima e corpo: lo possedeva, e con lui possedeva tutto ciò che lui era, dagli occhi alle cosce. Lui<br />

era suo.<br />

«Vieni da me», gli disse, piegando la testa di lato.<br />

Le lacrime gli annebbiavano la vista. Finalmente si sarebbero baciati. Finalmente. Quello che lei gli<br />

aveva negato si sarebbe avverato...<br />

Quando si chinò... lei gli guidò di nuovo la bocca verso il capezzolo.


Lui provò <strong>un</strong>a momentanea fitta di delusione, ma poi fu sopraffatto da <strong>un</strong>a strana esaltazione. Il<br />

modo in cui lo aveva deviato era così fedele all'originale che forse non era <strong>un</strong> sogno. Forse stava<br />

succedendo veramente. Mettendo da parte la tristezza, si concentrò su quello che lei era disposta a<br />

dargli.<br />

«Marchiami», disse Xhex con voce profonda.<br />

Scoprendo le zanne, John fece scorrere la p<strong>un</strong>ta bianca e affilata intorno all'areola, girando in tondo,<br />

accarezzando. Voleva chiederle se era sicura, ma non ce ne fu bisogno: con mossa repentina, Xhex si<br />

sollevò dal materasso premendogli la testa contro la pelle per costringerlo a trafiggerla, per fare<br />

sgorgare il sangue.<br />

John si ritrasse bruscamente, timoroso di averle fatto male... ma non era così e, quando lei si inarcò<br />

in modo erotico, la sua scintillante sorgente di vita lo spinse all'orgasmo.<br />

«Succhiami», ordinò lei mentre il suo uccello eiaculava, inondandole le cosce di spruzzi roventi.<br />

«Fallo, John. Subito.»<br />

Non se lo fece ripetere due volte. Stregato da quel rivolo rosso scuro che colava l<strong>un</strong>go il seno pallido,<br />

con lenta grazia si chinò a catturarlo con la lingua, leccandolo su, su, fino al capezzolo...<br />

Nel sentire il suo sapore venne <strong>un</strong>'altra volta, scosso da spasmi violenti, marchiandole di nuovo la<br />

pelle. Il sangue di Xhex era incredibile e inebriante in bocca, come <strong>un</strong>a droga che dà dipendenza sin<br />

dal primo assaggio, <strong>un</strong>a meta che non voleva più lasciare, ora che l'aveva raggi<strong>un</strong>ta. Mentre lo<br />

assaporava, gli parve di sentirla ridere soddisfatta, ma poi si smarrì in quello che lei gli stava dando.<br />

Fece scorrere la lingua sull'areola e sul taglio, poi chiuse le labbra intorno al capezzolo e succhiò,<br />

facendo scendere in gola e nelle viscere quel gusto intenso. Quella com<strong>un</strong>ione con Xhex era ciò che<br />

aveva sempre voluto, e adesso che si stava nutrendo da lei venne sopraffatto dalla gioia, oltre che<br />

dall'energia nucleare procuratagli dal suo sangue.<br />

Desideroso di darle qualcosa in cambio, abbassò il braccio e fece scorrere la mano sul suo fianco e<br />

tra le sue cosce. Seguendo i muscoli tesi, trovò il suo sesso... Oh, Dio, era liscia, bagnata e caldissima,<br />

pronta e smaniosa di accoglierlo. Non ne sapeva molto di anatomia femminile, ma lasciò che fossero<br />

i suoi mugolìi e i suoi movimenti scomposti a guidarlo, a dirgli dove dovevano andare le dita e cosa<br />

dovevano fare.<br />

La mano con cui la toccava, ben presto si coprì di umori, bagnandosi come l'oggetto delle sue<br />

carezze; fu allora che affondò il medio dentro di lei. Col pollice massaggiò la sommità del suo sesso,<br />

allo stesso ritmo con cui le succhiava il seno.<br />

La stava spingendo verso il limite, portandola con sé, restituendole ciò che lei gli stava dando,<br />

quando capì che non gli bastava. Aveva bisogno di qualcosa di più. Voleva stare dentro di lei al<br />

momento del suo orgasmo. Allora si sarebbe sentito completo in <strong>un</strong> modo etereo, intero, appagato.<br />

Era l'istinto e la necessità di ogni vampiro innamorato. Ciò che gli serviva per sentirsi in pace.<br />

Sollevando le labbra dal suo seno, tolse la mano dalla vulva e cambiò posizione, in modo che il pene<br />

stillante fosse sospeso sopra le sue gambe aperte. Guardandola negli occhi in quel momento<br />

incendiario, accarezzò i capelli corti che le incorniciavano il viso. Lentamente abbassò la bocca...<br />

«No», fece lei. «No, questo non c'entra.»<br />

John Matthew balzò su di colpo, la fantasia onirica in frantumi, il petto stretto da gelide f<strong>un</strong>i di<br />

dolore.<br />

Disgustato, lasciò andare l'erezione... non che fosse ancora duro. Il suo uccello si era rattrappito<br />

letteralmente, malgrado l'orgasmo già in arrivo.<br />

No, questo non c'entra.


A differenza del sogno, che era tutto su <strong>un</strong> piano ipotetico, quelle erano le parole che Xhex gli aveva<br />

effettivamente detto... e proprio nello stesso contesto.<br />

John abbassò gli occhi sul proprio corpo nudo: il ventre e le lenzuola erano imbrattate del suo seme,<br />

quello che aveva immaginato di riversare sopra di lei.<br />

Non c'era immagine più potente per esemplificare la solitudine.<br />

Lanciando <strong>un</strong>'occhiata alla sveglia, vide che non l'aveva sentita suonare. O più probabilmente non si<br />

era preso la briga di p<strong>un</strong>tarla. Uno dei vantaggi dell'insonnia è che non devi ricaricare in<br />

continuazione il cellulare perché sei sempre lì a premere il tasto che interrompe la suoneria della<br />

sveglia.<br />

Nella doccia si lavò in fretta, a cominciare dall'uccello. Detestava quello che aveva fatto in quello<br />

strano dormiveglia. Gli sembrava assolutamente sbagliato farsi le seghe, date le circostanze; d'ora in<br />

avanti avrebbe dormito coi jeans addosso, se necessario.<br />

Per quanto, conoscendo la sua mano, quella maledetta si sarebbe infilata com<strong>un</strong>que dentro la patta.<br />

'Fanculo, si sarebbe incatenato i polsi alla testiera del letto.<br />

Dopo essersi fatto la barba - cosa che, come lavarsi i denti, faceva più per abitudine che per interesse<br />

verso il proprio aspetto - appoggiò i palmi contro la parete di marmo della doccia, piegandosi verso<br />

il soffione principale e lasciandosi scorrere l'acqua addosso.<br />

I lesser sono impotenti. I lesser... sono impotenti.<br />

Abbandonando la testa sul petto, sentì il getto bollente sulla<br />

nuca.<br />

II sesso faceva scattare nella sua mente ricordi terribili, rievocando ogni sorta di porcheria; quando<br />

l'immagine di <strong>un</strong>a squallida rampa di scale si allargò a macchia d'olio nel suo cervello, John spalancò<br />

le palpebre costringendosi a tornare al presente. Non che fosse <strong>un</strong> miglioramento.<br />

Era pronto a rivivere <strong>un</strong> migliaio di volte quello che gli era capitato pur di risparmiare a Xhex lo<br />

strazio di subire anche solo <strong>un</strong>a volta le stesse molestie. Oh... Dio...<br />

I lesser... erano impotenti. Lo erano sempre stati.<br />

Muovendosi come <strong>un</strong>o zombie, uscì dalla doccia, si asciugò e andò in camera da letto a vestirsi. Si<br />

stava infilando i calzoni di pelle, quando gli squillò il cellulare; all<strong>un</strong>gò la mano verso il giubbotto<br />

per tirarlo fuori.<br />

Lo aprì e... trovò <strong>un</strong> SMS di Trez.<br />

Diceva solo: 189 st. francis ave 10 stanotte.<br />

Chiuse il telefono col cuore che batteva a mille. Una crepa qual<strong>un</strong>que nelle fondamenta... cercava<br />

solo <strong>un</strong>a piccola crepa nel inondo di Lash, <strong>un</strong>a fessura, qualcosa dentro cui potersi inc<strong>un</strong>eare per far<br />

crollare l'intero edificio del cazzo.<br />

Xhex poteva benissimo essere morta, e quella nuova realtà senza ili lei poteva essere la sua realtà per<br />

il resto della vita, ma non significava che non potesse vendicarla.<br />

In bagno si agganciò il fodero al petto, prese le armi e, dopo aver afferrato il giubbotto, uscì in<br />

corridoio. Si fermò <strong>un</strong> attimo a pensare a tutte le persone che si stavano rad<strong>un</strong>ando al piano di<br />

sotto... e all'ora. Le tapparelle erano ancora abbassate.<br />

Invece di andare a sinistra, verso lo scalone e l'atrio, prese a destra... camminando senza fare rumore<br />

malgrado i pesanti stivali.<br />

Blaylock uscì dalla sua stanza <strong>un</strong> po' prima delle sei perché voleva passare a vedere come stava John.<br />

Di solito il suo amico bussava intorno all'ora di pranzo, ma quella volta non l'aveva fatto. Il che<br />

significava che era morto oppure ubriaco fradicio.


Davanti alla stanza di John si fermò <strong>un</strong> attimo, accostando l'orecchio alla porta. Niente, ness<strong>un</strong><br />

rumore.<br />

Bussò piano e, non ottenendo risposta, aprì imprecando tra sé. Dio, la stanza sembrava reduce da <strong>un</strong><br />

saccheggio: c'erano vestiti dappertutto e il letto sembrava <strong>un</strong>a di quelle piste automobilistiche in cui<br />

tutti cercano di sfasciare le macchine degli avversari.<br />

«È lì dentro?»<br />

Nel sentire la voce di Qhuinn, Blay si irrigidì e dovette trattenersi dal voltarsi. Non ce n'era motivo.<br />

Sapeva già che l'amico indossava <strong>un</strong>a T-shirt con sopra Sid Vicious, i Nine Inch Nails o gli Slipknot<br />

infilata nei calzoni neri di pelle, che aveva il viso liscio e ben rasato e che i capelli neri con gli spike<br />

da p<strong>un</strong>k erano ancora umidi per la doccia.<br />

Quindi entrò e si diresse verso il gabinetto, pensando che bastasse quello come risposta. «J? Dove sei,<br />

J?»<br />

Si fece strada in mezzo a tutto quel marmo; l'aria era satura di umidità e del profumo di Ivory, il<br />

sapone che usava John. Sul piano del lavandino c'era <strong>un</strong> asciugamano bagnato.<br />

Voltandosi per uscire, andò a sbattere contro il petto di Qhuinn.<br />

Fu come essere investiti da <strong>un</strong>a macchina e il suo miglior amico all<strong>un</strong>gò le braccia per sorreggerlo.<br />

Oh, no. Non voleva essere toccato.<br />

Blay arretrò in fretta, p<strong>un</strong>tando lo sguardo sulla camera da letto. «Scusa.» Seguì <strong>un</strong>a pausa<br />

imbarazzata. «Qui non c'è.»<br />

Ma va?<br />

Qhuinn si piegò di lato e mise la faccia, quella faccia bellissima, sulla linea visiva di Blay. Quando si<br />

raddrizzò, gli occhi di Blay lo seguono di riflesso.<br />

«Non mi guardi più.»<br />

No, era vero. «Sì, invece.»<br />

Ansioso di sfuggire a quello sguardo verde e azzurro, cercò di ricomporsi andando a prendere<br />

l'asciugamano. Lo appallottolò e lo infilò nello scivolo per la biancheria sporca, e la cosa lo aiutò <strong>un</strong><br />

pochino.<br />

Specie quando si immaginò di infilarci la testa, dentro quel buco.<br />

Quando si voltò, era più calmo. Riuscì addirittura a sostenere quello sguardo. «Scendo a cenare.»<br />

Poi fece per allontanarsi, tutto fiero di se stesso...<br />

La mano di Qhuinn scattò in fuori e lo afferrò per il braccio, bloccandolo. «Abbiamo <strong>un</strong> problema.<br />

Noi due.»<br />

«Davvero.» Non era <strong>un</strong>a domanda. Perché quella era <strong>un</strong>a conversazione che non voleva incoraggiare.<br />

«Si può sapere cosa cavolo ti prende?»<br />

Blay batté le palpebre, incredulo. Cosa aveva lui? Mica era lui quello che si scopava qual<strong>un</strong>que cosa<br />

avesse <strong>un</strong> buco.<br />

No, lui era il povero scemo che si struggeva per il suo migliore amico. Il patetico idiota che frignava<br />

fino a Casina, come <strong>un</strong> femminuccia; ancora <strong>un</strong> po' e doveva infilarsi <strong>un</strong> Kleenex nella manica per<br />

asciugarsi le lacrime.<br />

Purtroppo quell'impeto di rabbia di sgonfiò subito, lasciandolo come svuotato. «Niente. Non ho<br />

niente.»<br />

«Cazzate.»<br />

Okay. Be'. Non era giusto. Avevano già affrontato l'argomento e Qhuinn poteva anche essere <strong>un</strong><br />

puttaniere, ma la sua memoria f<strong>un</strong>zionava benissimo.


«Qhuinn...» Blay si passò <strong>un</strong>a mano tra i capelli.<br />

Neanche a farlo apposta, gli esplose nel cervello quella maledetta canzone di Bonnie Raitt, la sua<br />

voce piena che cantava... Non posso costringerti ad amarmi se non mi ami... Non puoi costringere il<br />

tuo cuore a provare qualcosa che non vuole provare...<br />

Gli venne da ridere.<br />

«Cosa c'è di tanto buffo?»<br />

«È possibile venire castrati senza accorgersene?»<br />

Adesso fu Qhuinn a battere le palpebre, perplesso. «No, a meno ili essere sbronzo marcio.»<br />

«Be', io sono sobrio. Sobrio da far schifo. Come al solito.» Forse doveva seguire l'esempio di John e<br />

cominciare a bere per dimenticare. «Però mi sa che cambierò andazzo. Fammi passare, per<br />

piacere...»<br />

«Blay...»<br />

«No. Non cominciare, non te lo permetto.» E p<strong>un</strong>tò il dito in I accia al suo migliore amico. «Fai le<br />

tue cose, in questo sei imbattibile, e lasciami in pace.»<br />

Ciò detto uscì, la testa incasinata, ma i piedi per fort<strong>un</strong>a no.<br />

Imboccò la galleria delle statue fino allo scalone; passando davanti ai capolavori greco-romani, fece<br />

scorrere gli occhi su quei corpi maschili. Naturalmente in cima a tutti, neanche li avesse ritoccati con<br />

Photoshop, c'era la testa di Qhuinn...<br />

«Non devi cambiare niente», disse Qhuinn a bassa voce, standogli alle calcagna.<br />

Gi<strong>un</strong>to in cima alle scale, Blay guardò giù. Lo splendido atrio sotto di lui era come <strong>un</strong> dono che<br />

aprivi col tuo corpo, a ogni passo entravi in <strong>un</strong> abbraccio visivo d'oro e colori.<br />

Lo scenario perfetto per <strong>un</strong>a cerimonia nuziale, pensò, senza <strong>un</strong> motivo particolare.<br />

«Blay. Dai. Non è cambiato niente.»<br />

Blay si voltò a guardarlo da sopra la spalla. Le sopracciglia col piercing di Qhuinn erano aggrottate, i<br />

suoi occhi duri. Era chiaro che aveva voglia di parlare, ma Blay ne aveva abbastanza.<br />

Cominciò a scendere in fretta le scale.<br />

E non fu affatto sorpreso quando Qhuinn non mollò... né lui né quel discorso. «Cosa accidenti<br />

vorresti dire?»<br />

Ah, benone, ci mancava solo questa: <strong>un</strong>a bella scenata davanti ai commensali ri<strong>un</strong>iti in sala da<br />

pranzo. Qhuinn non aveva problemi a esibirsi in pubblico per qual<strong>un</strong>que cosa, ma Blay non trovava<br />

per niente utili le platee gremite di spettatori.<br />

Tornò indietro due gradini a passo di carica, finché furono faccia a faccia. «Come si chiamava?»<br />

Qhuinn trasalì. «Come, scusa?»<br />

«La cassiera, come si chiamava?»<br />

«Quale cassiera?»<br />

«Quella di ieri sera. Al negozio di tatuaggi.»<br />

Qhuinn alzò gli occhi al cielo. «Oh, ma dai...»<br />

«Come si chiamava.»<br />

«Dio, non ne ho la più pallida idea.» Qhuinn alzò le mani col palmo all'insù, il gesto <strong>un</strong>iversale per<br />

dire embè? «Che importanza ha?»<br />

Blay aprì la bocca, sul p<strong>un</strong>to di dire chiaro e tondo che se per Qhuinn quello non significava niente,<br />

per lui starlo a guardare era stato <strong>un</strong> inferno. Ma sarebbe suonato possessivo e stupido, lo sapeva.<br />

Invece di parlare, infilò la mano in tasca, tirò fuori le D<strong>un</strong>hill e ne sfilò <strong>un</strong>a dal pacchetto. Se la mise<br />

in bocca e l'accese, fissando quegli occhi di due colori diversi.


«Non mi piace che fumi», bofonchiò Qhuinn.<br />

«Be', rassegnati», ribatté Blay, voltandosi per finire di scendere le scale.<br />

[eBL 086]


« Dove stai andando, John?»<br />

Capitolo 11<br />

Nella stanza di servizio sul retro della casa della confraternita, John si bloccò con la mano su <strong>un</strong>a<br />

delle porte che davano sul garage. Porca miseria... in <strong>un</strong>a casa così grande, <strong>un</strong>o pensava di poter<br />

uscire senza incrociare ness<strong>un</strong>o. E invece no... occhi dappertutto. Opinioni... dappertutto.<br />

Era come l'orfanotrofio, sotto quel p<strong>un</strong>to di vista.<br />

Si voltò verso Zsadist. Il fratello aveva <strong>un</strong> pannolino in <strong>un</strong>a mano e <strong>un</strong> biberon nell'altra,<br />

evidentemente si era appena alzato dal tavolo in sala da pranzo ed era entrato passando dalla cucina.<br />

E, roba da non crederci... subito dopo dalla stessa porta sp<strong>un</strong>tò Qhuinn, con in mano <strong>un</strong>a coscia di<br />

tacchino mezzo rosicchiata, neanche fosse la sua ultima speranza di mangiare per, tipo, le dieci ore<br />

successive.<br />

L'arrivo di Blay trasformò la cosa in <strong>un</strong> cazzo di rad<strong>un</strong>o.<br />

Z accennò con la testa alla mano di John, stretta intorno alla maniglia, e chissà come, malgrado tutto<br />

l'armamentario per neonati, riuscì a sembrare <strong>un</strong> serial killer. Per via della cicatrice che aveva in<br />

faccia, forse. O più probabilmente per gli occhi neri che mandavano lampi minacciosi.<br />

«Ti ho fatto <strong>un</strong>a domanda, ragazzo.»<br />

Porto fuori la spazzatura.<br />

«Allora dove hai lasciato la pattumiera?»<br />

Qhuinn spazzolò la sua cena, poi, deliberatamente, andò ai bilioni dell'immondizia a buttare l'osso<br />

spolpato con cura. «Su, da bravo, John, rispondi.»<br />

Neanche morto.<br />

Io esco, rispose nella lingua dei segni.<br />

Z si chinò in avanti, piantando <strong>un</strong> palmo sui pannelli della porta,<br />

col pannolino che penzolava floscio come <strong>un</strong>a bandiera senza vento. «E da <strong>un</strong> po' che anticipi<br />

sempre più l'orario di uscita, la sera; adesso basta, però, sei arrivato al limite. Non ti lascio andare<br />

fuori così presto. Finirai carbonizzato. E ti dirò di più: se mai ti venisse in mente di filartela di nuovo<br />

senza la tua guardia del corpo, Wrath userà la tua faccia come <strong>un</strong> martello, mi sono spiegato?»<br />

«Cristo santissimo, John», sbottò Qhuinn in <strong>un</strong> ringhio disgustato, con la faccia di <strong>un</strong>o a cui hanno<br />

fregato le lenzuola per pulirci il cesso. «Io non ti ho mai fermato. Mai. E tu mi freghi così?»<br />

John fissava <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to sopra l'orecchio sinistro di Z. Era tentato di ribattere che aveva sentito di<br />

quando il fratello cercava Bella: era andato fuori di testa e aveva fatto pazzie di ogni tipo. Ma tirare in<br />

ballo il rapimento della sua shellan era come agitare <strong>un</strong> drappo rosso davanti a <strong>un</strong> toro e John aveva<br />

già <strong>un</strong> diavolo per capello. Se <strong>un</strong> vampiro infuriato per la sua femmina era pericoloso, figurarsi due.<br />

Meglio non esagerare.<br />

«Cosa ti succede, John?» chiese Z, abbassando la voce.<br />

Lui rimase in silenzio.<br />

«John.» Z si protese ancora di più verso di lui. «Ti costringerò a rispondere a furia di botte, se<br />

necessario.»


Ho solo sbagliato a leggere l'ora. Era <strong>un</strong>a bugia pietosa, perché se fosse stato vero sarebbe uscito dalla<br />

porta principale invece di coprire le sue tracce con la storia dell'immondizia. Ma onestamente se ne<br />

infischiava se il secchio con dentro le sue cazzate faceva acqua da tutte le parti.<br />

«Non me la bevo.» Z si raddrizzò e controllò l'orologio. «E non uscirai per altri dieci minuti.»<br />

John incrociò le braccia sul petto per trattenersi dal fare commenti su quel confinamento forzato, ma<br />

gli sembrava di esplodere.<br />

Lo sguardo duro di Z di sicuro non era d'aiuto.<br />

Dieci minuti dopo, il rumore delle tapparelle che si alzavano in tutta la casa ruppe il momento di<br />

stallo e Z annuì in direzione della porta. «Okay, adesso vai pure, se vuoi. Almeno non ti arrostirai al<br />

sole.» John si voltò. «Se ti becco <strong>un</strong>'altra volta senza il tuo ahstrux nohstrum, ti den<strong>un</strong>cio.»<br />

Qhuinn imprecò. «Ah, benone, così poi mi licenziano in tronco. Il che significa che V mi infilzerà il<br />

culo con bel <strong>un</strong> pugnale.»<br />

John afferrò la maniglia e spalancò la porta con <strong>un</strong>o strattone, coi nervi a fior di pelle. Non voleva<br />

guai con Z perché lo rispettava, ma era troppo teso e tutto lasciava presagire che sarebbe andata<br />

sempre peggio.<br />

In garage svoltò a sinistra, p<strong>un</strong>tando verso la porta in fondo. Camminando, si rifiutò di guardare le<br />

bare accatastate sull'altro lato. No, meglio evitare di imprimersi nella mente quell'immagine, al<br />

momento. Non voleva vederne neanche <strong>un</strong>a. Sedici, poi, figurarsi.<br />

Aprì la porta d'acciaio e uscì sul l<strong>un</strong>go prato ondulato che si stendeva intorno alla piscina, adesso<br />

vuota, fino al limitare dei boschi e al muro di cinta. Sapeva di avere Qhuinn attaccato al sedere<br />

perché l'odore di disapprovazione contaminava l'aria fresca come la muffa in <strong>un</strong> seminterrato. E<br />

c'era anche Blay, a giudicare dalla fragranza di acqua di colonia.<br />

Stava per smaterializzarsi quando venne afferrato con forza per il braccio. Si voltò per dire a Qhuinn<br />

di andare a farsi fottere, ma dovette bloccarsi.<br />

Era Blay a trattenerlo, e i suoi occhi azzurri fiammeggiavano.<br />

Invece di parlare, Blay usò la lingua dei segni, forse per costringerlo a fare attenzione.<br />

Se vuoi farti ammazzare benissimo. A questo p<strong>un</strong>to mi sono rassegnato a questa eventualità. Ma non<br />

devi mettere in pericolo gli altri. Questo non lo tollero. Non uscire più senza avvertire Qhuinn.<br />

Al di sopra della spalla di Blay, John guardò Qhuinn, che aveva l'aria di voler menare le mani, tanto<br />

era frustrato. Ah, ecco perché Blay aveva scelto di com<strong>un</strong>icare a gesti. Non voleva che il terzo<br />

elemento, in quel triumvirato disf<strong>un</strong>zionale, vedesse cosa stava dicendo.<br />

Siamo intesi? Lo incalzò Blay.<br />

Era raro che Blay si imp<strong>un</strong>tasse per far valere la sua opinione. E questo spinse John a spiegarsi.<br />

Non posso prometterti che non dovrò schizzare via all'improvviso, disse a gesti. Proprio non posso.<br />

Ma ti giuro che glielo dirò. Almeno così potrà uscire di casa.<br />

John...<br />

Lui scosse la testa stringendo con forza il braccio di Blay. Non posso prometterlo a ness<strong>un</strong>o, con<br />

quello che mi ronza per la testa. Ma non uscirò senza dirgli dove sto andando o quando penso di<br />

tornare.<br />

Blay contraeva e rilassava la mascella. Non era <strong>un</strong>o stupido, però. Sapeva quando sul tavolo c'era<br />

<strong>un</strong>'opzione non negoziabile. Okay. Così può andare.<br />

«Vi spiace dirmi cosa state confabulando, voi due?» chiese Qhuinn.<br />

John fece <strong>un</strong> passo indietro e disse, Andiamo all'Xtreme Park lino alle dieci. Poi ci spostiamo in St.<br />

Francis Avenue. Trez mi ha mandato <strong>un</strong> SMS.


Si smaterializzò in direzione sud-ovest, riprendendo forma dietro il capanno dove si erano appostati<br />

la sera prima. Quando la sua squadra comparve dietro di lui, ignorò la tensione che appesantiva<br />

l'atmosfera.<br />

P<strong>un</strong>tando lo sguardo al di là dello spiazzo di cemento, localizzò i vari attori in campo. Quel<br />

ragazzino sicuro di sé con le tasche piene di roba era ancora al centro del parco; appoggiato contro<br />

<strong>un</strong>a delle rampe, giocherellava con l'accendino, facendolo scattare a vuoto. Una mezza dozzina di<br />

skater faceva su e giù per la pista, mentre <strong>un</strong>'altra dozzina chiacchierava, facendo girare le ruote degli<br />

skateboard. Nel parcheggio c'erano sette auto qual<strong>un</strong>que; vedendo la macchina della polizia passare<br />

lentamente senza fermarsi, John ebbe la sensazione che quella fosse <strong>un</strong>a colossale perdita di tempo.<br />

Forse, se si addentravano ancora di più nel centro città e passavano al setaccio i vicoli, avrebbero<br />

avuto più...<br />

La Lexus che entrò nel parcheggio, invece di infilarsi in <strong>un</strong>o degli appositi spazi, si fermò<br />

perpendicolare ai sette paraurti posteriori delle altre macchine... e il tipo che scese dal posto di<br />

guida, tra i jeans larghi e il cappello da cowboy, sembrava <strong>un</strong> ragazzino delle superiori.<br />

Ma la brezza che soffiò il suo odore fino alle narici di John puzzava come <strong>un</strong> obitorio senza aria<br />

condizionata.<br />

E anche di... dopobarba Old Spice?<br />

John si raddrizzò, col cuore che batteva a mille per la serie "ehi guarda <strong>un</strong> po' chi si rivede". Il suo<br />

primo pensiero fu di scagliarsi in avanti e placcare quel bastardo, ma Qhuinn lo trattenne con <strong>un</strong>a<br />

leva al gomito.<br />

«Aspetta», lo ammonì. «Meglio scoprire perché è qui.»<br />

John sapeva che l'amico aveva ragione, quindi tirò il freno a mano memorizzando la targa della LS<br />

600h coi cerchioni cromati.<br />

Le altre portiere della berlina si aprirono e scesero tre tizi. Non erano sbiaditi come i lesser di vecchia<br />

data, ma quanto a pallore non scherzavano neanche loro, e puzzavano di borotalco lontano <strong>un</strong><br />

chilometro.<br />

Dio che schifo di odore.<br />

Uno dei non morti restò indietro a controllare la macchina, mentre gli altri due seguirono il piccolo<br />

cowboy, tenendosi leggermente alle sue spalle. Attraversarono la spianata d'asfalto con tutti gli occhi<br />

nel parco p<strong>un</strong>tati su di loro.<br />

Il ragazzino vicino alla rampa centrale si raddrizzò, infilandosi in tasca l'accendino.<br />

«Merda, vorrei tanto aver preso la macchina», bisbigliò Qhuinn.<br />

Verissimo. A meno che nelle vicinanze non ci fosse <strong>un</strong> grattacielo da cui si potesse godere di <strong>un</strong>a<br />

veduta panoramica, non c'era modo di seguire le tracce della Lexus.<br />

Il pusher non si mosse, nel vederli avvicinare, e non parve sorpreso dalla visita, quindi era probabile<br />

che si trattasse di <strong>un</strong> incontro combinato. Guarda guarda... dopo <strong>un</strong>o scambio di battute, i non morti<br />

lo circondarono e insieme tornarono verso la berlina.<br />

Salirono tutti tranne <strong>un</strong> lesser.<br />

Era tempo di prendere <strong>un</strong>a decisione. Dovevano rubare <strong>un</strong>a macchina e lanciarsi all'inseguimento?<br />

Oppure materializzarsi sul cofano della Lexus e poi giù botte da orbi? Entrambe le soluzioni<br />

correvano il rischio di procurare <strong>un</strong> grave disturbo della quiete pubblica, questo era il guaio... e loro<br />

non potevano ripulire più ili tanto la mente di <strong>un</strong>a ventina di umani.<br />

«Mi sa che <strong>un</strong>o resta indietro», mormorò Qhuinn.<br />

Eh già. Quando la Lexus fece inversione, dirigendosi verso l'uscita, l'amico rimase nel parcheggio.


Lasciare andare quell'auto fu l'impresa più ardua che John avesse mai affrontato. Ma quel branco di<br />

bastardi aveva appena prelevato <strong>un</strong>o dei più grossi spacciatori della zona... per cui sarebbero tornati.<br />

E poi si erano lasciati dietro <strong>un</strong> lesser.<br />

Quindi, lui e i suoi amici avevano di che tenersi occupati.<br />

John seguì con gli occhi il non morto che entrava nel parco. A differenza del tipo che aveva<br />

rimpiazzato, quello era <strong>un</strong> camminatore; misurava il perimetro del parco, incrociando tutti gli<br />

sguardi p<strong>un</strong>tati su di lui. Chiaramente innervosiva gli skater, e <strong>un</strong> paio di loro, che la sera prima<br />

aveva fatto acquisti, se ne andò. Ma non tutti erano cauti... o lucidi abbastanza da preoccuparsi.<br />

Sentendo salire <strong>un</strong> sommesso ticchettio, John guardò in basso. Il suo piede batteva sullo sterrato, su e<br />

giù, veloce come la zampetta di <strong>un</strong> coniglio.<br />

Ma non aveva ness<strong>un</strong>a intenzione di mandare tutto all'aria. Attese dietro il capanno... e attese... e<br />

attese.<br />

Passò quasi <strong>un</strong>'ora prima che quello stronzo, cammina e cammina, arrivasse dalle loro parti, ma,<br />

quando finalmente capitò a tiro, tutto quel battere di piede venne ampiamente ripagato.<br />

Con la forza del pensiero, John spense il lampione più vicino per garantirsi <strong>un</strong> po' di privacy. E<br />

quando il bastardo guardò in su, John sbucò fuori da dietro il capanno.<br />

Il lesser voltò la testa di scatto e subito capì che la guerra aveva appena bussato alla sua porta: quel<br />

figlio di puttana sorrise, infilandosi la mano nella giacca.<br />

Mai più John avrebbe pensato di vederlo estrarre <strong>un</strong>a rivoltella, l'<strong>un</strong>ica regola di ingaggio era che<br />

non bisognava mai sparare in presenza di uman...<br />

Un'automatica comparve e fece fuoco; lo sparo riecheggiò in tutto il parco, sonoro come <strong>un</strong>a<br />

bestemmia.<br />

John si chinò con prontezza per schivare il colpo, l'incredulità gli aveva messo le ali ai piedi. Poi<br />

volarono altre pallottole; il piombo rimbalzava sul cemento mentre gli umani scappavano da tutte le<br />

parti, strillando.<br />

Dietro il capanno, John sbatté la schiena contro la parete di legno ed estrasse la pistola. Blay e<br />

Qhuinn lo raggi<strong>un</strong>sero e, in <strong>un</strong>a frazione di secondo che coincise con <strong>un</strong>a pausa nella pioggia di<br />

proiettili, controllarono che ness<strong>un</strong>o fosse rimasto ferito.<br />

Cosa cazzo gli salta in mente? disse Qhuinn nella lingua dei segni. Non vede quanta gente c'è in giro?<br />

Pesanti passi in avvicinamento, poi il clic di <strong>un</strong> caricatore che veniva sostituito. John guardò la porta<br />

del capanno. Il robusto lucchetto attaccato alla catena era <strong>un</strong> dono del cielo: alzando il palmo, lo aprì<br />

con la forza del pensiero lasciandolo penzolare dalle maglie metalliche.<br />

Girate dietro l'angolo, ordinò ai suoi amici. E fingete di essere feriti.<br />

Oh, cavolo, no...<br />

John p<strong>un</strong>tò la pistola in faccia a Qhuinn.<br />

Questi si ritrasse di scatto e John lo guardò dritto negli occhi azzurri e verdi. Stava andando tutto per<br />

il verso giusto: sarebbe stato lui ad affrontare il lesser. Fine della discussione.<br />

Vaffanculo, sillabò Qhuinn prima di smaterializzarsi insieme a Blay.<br />

Con <strong>un</strong> sonoro gemito, John si lasciò cadere pesantemente su <strong>un</strong> fianco, toccando terra come <strong>un</strong><br />

grosso sacco di cemento. Steso a pancia in giù, tenne la SIG sotto il petto, togliendo la sicura.<br />

I passi erano sempre più vicini. E così pure <strong>un</strong>a sommessa risata, come se il lesser si stesse<br />

divertendo <strong>un</strong> mondo.<br />

Quando Lash tornò dall'incontro con suo padre, riprese forma nella camera da letto accanto a quella<br />

in cui aveva segregato Xhex. Per quanto desiderasse vederla, si tenne alla larga. Ogni volta che


tornava dal Dh<strong>un</strong>hd, per <strong>un</strong>a buona mezz'ora era completamente fuori uso, e non era tanto stupido<br />

da offrirle l'opport<strong>un</strong>ità di ucciderlo.<br />

Perché lei lo avrebbe fatto. Non era commovente?<br />

Si sdraiò sul letto a occhi chiusi. Il suo corpo era lento e freddo; inspirò a fondo, con la sensazione di<br />

scongelare come <strong>un</strong>a bistecca di manzo. Non che dall'Altra Parte si gelasse. In realtà la tana di suo<br />

padre era calda, comoda e bene arredata... sempre che a <strong>un</strong>o piacesse lo stile alla Liberace.<br />

II paparino, in pratica, non aveva mobili, ma <strong>un</strong>a quantità esagerata di candelabri.<br />

I brividi sembravano dovuti al balzo per rientrare nella realtà terrena, e ogni volta che tornava da<br />

questa parte faceva sempre più fatica a riprendersi. La buona notizia era che non prevedeva di dover<br />

più andare tanto spesso di là. Ora che aveva esplorato a fondo i trucchi del mestiere e li<br />

padroneggiava appieno, non ce n'era ness<strong>un</strong> bisogno e, a dire il vero, l'Omega non era esattamente<br />

<strong>un</strong>a compagnia stimolante.<br />

Era <strong>un</strong> caso di inguaribile narcisismo della serie "ma adesso basta parlare di me cosa ne pensi di me",<br />

e anche se la suddetta richiesta di masturbazione dell'ego era avanzata da <strong>un</strong>o stronzo malefico e<br />

notoriamente potente, che guarda caso era anche il tuo papà, ben presto veniva a noia.<br />

Senza contare che la vita amorosa di suo padre era inquietante da morire.<br />

Lash non sapeva neanche cosa fossero gli esseri su quel letto. Creature nere, okay, ma il loro sesso era<br />

<strong>un</strong> mistero, così come la loro specie, e il modo in cui si muovevano, avviluppandosi tra loro, faceva<br />

venire la pelle d'oca. In più, erano sempre in cerca di <strong>un</strong>a scopata, anche in presenza di estranei.<br />

E suo padre non diceva mai di no.<br />

Sentendo <strong>un</strong> bip, infilò la mano nella giacca del completo per prendere il cellulare. Era <strong>un</strong> SMS di<br />

Mr D: Arrivo. Ho il ragazzo.<br />

Lash guardò l'orologio e si raddrizzò di colpo. Impossibile, doveva esserci <strong>un</strong> errore. Erano passate<br />

già due ore dal suo ritorno... come aveva fatto a perdere la cognizione del tempo fino a quel p<strong>un</strong>to?<br />

Tirarsi su gli diede il voltastomaco e alzare le mani per stropicciarsi la faccia gli costò <strong>un</strong>o sforzo<br />

sovrumano. Il peso morto del suo corpo, insieme all'indolenzimento generale, gli rammentò il<br />

tempo in cui si beccava raffreddori e influenze. Stessa sensazione. Possibile che si stesse ammalando?<br />

Chissà se avevano inventato <strong>un</strong> farmaco antinfluenzale per i morti come lui, qualcosa tipo il<br />

Tachifudec, invece del Tachifludec, tanto per dire.<br />

Probabilmente no.<br />

Lasciò ricadere le braccia in grembo e si voltò verso il bagno. La doccia sembrava lontana chilometri,<br />

non valeva la pena di sforzarsi a raggi<strong>un</strong>gerla.<br />

Gli ci vollero altri dieci minuti prima di riuscire a scuotersi di dosso la letargia; quando si alzò in<br />

piedi, si sgranchì energicamente per rimettere in circolo il sangue nero. Invece che lontano<br />

chilometri, il bagno si rivelò essere a pochi metri di distanza, e a ogni passo Lash si sentiva più forte.<br />

Prima di aprire il rubinetto dell'acqua calda si ammirò nello specchio, controllando la sua collezione<br />

di lividi. Quasi tutti quelli della notte precedente erano spariti, ma sapeva che se ne sarebbero<br />

aggi<strong>un</strong>ti altri...<br />

Accigliandosi, alzò il braccio. La piaga all'interno dell'avambraccio era diventata più grande, invece<br />

di rimpicciolire.<br />

La tastò col dito; non faceva male, ma era brutta come il peccato: <strong>un</strong>a ferita aperta, piatta, grigia al<br />

centro e contornata di nero.<br />

Il suo primo pensiero fu che doveva farsi visitare da Havers... ma era ridicolo, <strong>un</strong> retaggio della sua<br />

vecchia vita. Mica poteva presentarsi alla clinica dicendo: Ehi, mi fate entrare?


Oltre tutto, non sapeva neanche dove si erano trasferiti. Che poi era il problema dei raid portati a<br />

termine con successo: il bersaglio prendeva sul serio la tua minaccia e si nascondeva ancora meglio.<br />

S'infilò sotto il getto caldo, avendo cura di strofinare col sapone il p<strong>un</strong>to lesionato: se era <strong>un</strong> qualche<br />

tipo di infezione, poteva essere utile fare così; poi pensò ad altro.<br />

Lo aspettava <strong>un</strong>a nottata impegnativa. L'iniziazione alle otto. L'incontro con Benloise alle dieci.<br />

Poi <strong>un</strong>'altra p<strong>un</strong>tatina lì a casa per fare ancora <strong>un</strong> po' di sesso.<br />

Uscito dalla doccia, si asciugò, esaminando la lesione. Sembrava incazzata per le attenzioni che le<br />

aveva riservato, tanto che in superficie si era formato <strong>un</strong> sottile velo nero.<br />

Fantastico, bel casino sarebbe stato togliere quello schifo dalle sue camicie di seta nera.<br />

Ci schiaffò sopra <strong>un</strong> cerotto grosso come <strong>un</strong>a scheda; forse quella sera lui e la sua ragazza avrebbero<br />

fatto i bravi.<br />

Tanto per cambiare, l'avrebbe legata.<br />

In <strong>un</strong> lampo si infilò <strong>un</strong> magnifico completo Zegna e uscì. Passando davanti alla camera da letto<br />

padronale, si fermò e strinse la mano a pugno. Sorridendo, bussò, abbastanza forte da svegliare<br />

anche i morti.<br />

«Torno presto con delle catene.»<br />

Attese <strong>un</strong>a reazione. Non ottenendone, mise la mano sulla maniglia e accostò l'orecchio alla porta. Il<br />

rumore del respiro di lei era sottile come <strong>un</strong>a leggera corrente d'aria, ma c'era. Era viva. E lo sarebbe<br />

stata ancora al suo ritorno.<br />

Con deliberato autocontrollo lasciò andare la maniglia. Se avesse aperto la porta avrebbe perso <strong>un</strong><br />

altro paio d'ore, e a suo padre non piaceva aspettare.<br />

Giù in cucina tentò di mangiare <strong>un</strong> boccone, ma dovette desistere. La macchina del caffè era stata<br />

programmata per accendersi due ore prima, quindi <strong>un</strong>a rapida occhiata al suo contenuto rivelò <strong>un</strong><br />

intruglio simile a olio lubrificante e aprendo il frigo non vide nulla di appetitoso, malgrado avesse<br />

<strong>un</strong>a fame da lupo.<br />

Finì con lo smaterializzarsi a mani vuote e con lo stomaco che protestava. Non proprio il massimo<br />

per il suo umore, ma non voleva perdersi lo spettacolo... se non altro perché era curioso di vedere<br />

cosa aveva subito durante l'iniziazione.<br />

La fattoria era a nord-est della casa di arenaria; appena riprese forma sul prato, capì che suo padre<br />

era già arrivato: <strong>un</strong>o strano fremito gli agitava il sangue ogni volta che si trovava in presenza<br />

dell'Omega, come <strong>un</strong>a eco in <strong>un</strong>o spazio chiuso... ma non era sicuro se lui era il suono e suo padre la<br />

caverna o viceversa.<br />

La porta d'ingresso era aperta; salì i gradini della veranda ed entrò nell'ingresso piccolo e squallido,<br />

ripensando alla propria affiliazione.<br />

«Quando diventasti veramente mio.»<br />

Lash si voltò di scatto. L'Omega era in soggiorno, la l<strong>un</strong>ga veste bianca gli copriva il volto e le mani,<br />

la sua energia malefica trasudava fin sul pavimento, <strong>un</strong>'ombra scura che non era dovuta a ness<strong>un</strong>a<br />

illuminazione.<br />

«Sei eccitato, figlio mio?»<br />

«Sì.» Lash si voltò a guardare il tavolo della sala da pranzo. Il socchio e i coltelli che erano stati<br />

utilizzati su di lui erano lì. Pronti e in attesa.<br />

Nel sentire lo scricchiolio della ghiaia sotto gli pneumatici, si voltò verso la porta. «Sono arrivati.»<br />

«Figlio mio, gradirei che me ne portassi degli altri. Sono affamato di carne fresca.»<br />

«Ness<strong>un</strong> problema», disse Lash dalla soglia.


Almeno in questo erano in perfetta sintonia. Più reclute significava più soldi, più combattimenti.<br />

L'Omega andò a piazzarsi dietro di lui e Lash sentì <strong>un</strong>a leggera carezza quando <strong>un</strong>a mano nera corse<br />

giù, l<strong>un</strong>go la sua spina dorsale. «Sei <strong>un</strong> bravo figliolo.»<br />

Per <strong>un</strong>a frazione di secondo il cuore nero di Lash si gonfiò di dolore. Era la stessa frase che ogni<br />

tanto gli diceva il vampiro che lo aveva cresciuto. «Grazie.»<br />

Mr D e gli altri due lesser scesero dalla Lexus... facendo avanzare l'umano. Il piccolo bastardo non<br />

aveva ancora capito che era a <strong>un</strong> paio di jeans e <strong>un</strong>a T-shirt di distanza dal diventare <strong>un</strong> agnello<br />

sacrificale. Ma alla vista dell'Omega sarebbe stato tutto chiaro come il sole.


Capitolo 12<br />

Sentendo i passi del nemico che si avicinavano, John, steso a faccia in giù, respirò riempiendosi le<br />

narici di terriccio fresco. Fingere di essere morto non era <strong>un</strong>'idea brillante, in linea generale, ma<br />

quello stronzo col dito epilettico sul grilletto non sembrava <strong>un</strong> tipo scrupoloso, attento a verificare se<br />

aveva centrato il bersaglio oppure no.<br />

Sparare all'impazzata nel bel mezzo di <strong>un</strong> parco pubblico?<br />

Quell'idiota non aveva mai sentito parlare del Dipartimento di Polizia di Caldwell? Del Caldwell<br />

Courier journal?<br />

Gli anfibi si fermarono e l'odore dolciastro e nauseante che i lesser avevano sulla pelle lo fece quasi<br />

vomitare. Buffo come la vita e la morte attirino l'attenzione dell'esofago.<br />

Senti qualcosa di smussato contro il braccio sinistro, come se il non morto stesse saggiando con la<br />

p<strong>un</strong>ta dell'anfibio se John era pronto a uscire dall'obitorio con <strong>un</strong> cartellino attaccato all'alluce. Poi,<br />

con tempismo perfetto, da dietro l'angolo del capanno gi<strong>un</strong>se il gemito sommesso e patetico di<br />

Qhuinn.<br />

Neanche il fegato gli stesse colando dentro il colon.<br />

John socchiuse <strong>un</strong> occhio; gli anfibi avanzarono l<strong>un</strong>go il suo fianco quando il lesser andò a indagare.<br />

Come in <strong>un</strong>a produzione hollywoodiana, il bastardo stringeva la pistola con entrambe le mani, dritta<br />

davanti a sé, muovendo la canna da <strong>un</strong>a parte all'altra, facendo più scena che altro. Era ridicolo, con<br />

quelle mosse teatrali alla Miami Vice, ma le pallottole sono pallottole e gli bastava <strong>un</strong> leggero<br />

spostamento di direzione per sparare a bruciapelo a John.<br />

Meno male che quest'ultimo se ne sbatteva altamente. Mentre quel coglione proseguiva nella sua<br />

marcia nuziale verso i mugolìi di Qhuinn, <strong>un</strong>'immagine del viso di Xhex lo spinse a balzare su<br />

da terra con agilità. Atterrò sulla massiccia schiena del lesser, aggrappandosi con le gambe e il<br />

braccio Ubero e p<strong>un</strong>tandogli la pistola alla tempia.<br />

Il non morto rimase impietrito per <strong>un</strong>a frazione di secondo e John fischiò, il segnale per Qhuinn e<br />

Blay di venire fuori.<br />

«E ora di gettare le armi, stronzo», disse Qhuinn, uscendo allo scoperto. Senza dargli il tempo di<br />

ubbidire, strinse le mani intorno all'avambraccio del bastardo, spezzandolo come <strong>un</strong> bastoncino.<br />

Lo schianto secco delle ossa rotte risuonò più forte del fischio di John e il risultato fu <strong>un</strong> polso<br />

fratturato e <strong>un</strong>a Glock sottratta al controllo del nemico.<br />

Mentre il lesser sgroppava in preda al dolore, in lontananza risuonarono le sirene della polizia...<br />

sempre più vicine.<br />

John trascinò il bastardo verso la porta del capanno e, dopo che Blay l'ebbe aperta, tirò dentro la sua<br />

preda, lontano da occhi indiscreti.<br />

Muovendo le labbra in modo esagerato, sillabò, rivolto a Qhuinn, Vai a prendere l'Hummer.<br />

«Se quei piedipiatti stanno venendo qui per noi, dobbiamo smammare.»<br />

Non ce ne andiamo. Porta qui l'Hummer.<br />

Qhuinn tirò fuori le chiavi e le lanciò a Blay. «Vai tu. E chiudici dentro, intesi?»


Senza perdere <strong>un</strong> secondo, Blay uscì e chiuse la porta. Si udì <strong>un</strong> leggero tintinnio metallico quando<br />

rimise a posto la catena, poi <strong>un</strong> clic quando chiuse il lucchetto.<br />

Il lesser stava cominciando a lottare con più foga, ma non era <strong>un</strong> male... loro lo volevano lucido.<br />

John lo voltò a pancia in giù e gli tirò indietro il collo, piegandogli la spina dorsale neanche fosse <strong>un</strong>a<br />

di quelle ciambelle a forma di nodo.<br />

Qhuinn sapeva già cosa fare. Inginocchiandosi, spinse la faccia contro quella del non morto.<br />

«Sappiamo che tenete prigioniera <strong>un</strong>a femmina. Dov'è?»<br />

Mentre l'ululato delle sirene diventava sempre più assordante, il lesser riuscì a emettere solo <strong>un</strong>a<br />

serie di grugniti, quindi John allentò leggermente la presa per permettergli di far entrare <strong>un</strong> po'<br />

d'aria nei polmoni.<br />

Qhuinn tirò indietro il braccio e gli mollò <strong>un</strong>o schiaffo. «Ti ho fatto <strong>un</strong>a domanda, rottinculo.<br />

Dov'è?»<br />

John allentò ancora <strong>un</strong> po' la presa, attento però a non lasciarselo scappare. Con quel margine di<br />

manovra in più, il lesser rabbrividì di paura, a dimostrazione che, se prima era tutto gasato dal ruolo<br />

di pistolero, arrivato al d<strong>un</strong>que era solo <strong>un</strong> delinquentello in <strong>un</strong>a situazione più grande di lui.<br />

La seconda sberla di Qhuinn fu ancora più pesante. «Rispondi.»<br />

«Ness<strong>un</strong>... prigioniero.»<br />

Quando Qhuinn tirò indietro il braccio <strong>un</strong>'altra volta, il lesser si ritrasse... già, quegli stronzi erano<br />

morti, ma i loro recettori del dolore f<strong>un</strong>zionavano alla perfezione. «La femmina rapita e tenuta<br />

prigioniera dal vostro Fore-lesser. Dov'è?»<br />

John passò a Qhuinn la sua pistola e con la mano libera sfilò il coltello da caccia da dietro la schiena.<br />

Inutile dire che era l'<strong>un</strong>ico autorizzato a fare davvero male. Avvicinò la lama agli occhi del lesser, che<br />

si dimenò selvaggiamente, ma venne ben presto ridotto all'impotenza da John, il quale lo avvolse<br />

come <strong>un</strong>a coperta nel suo corpo enorme.<br />

«Ti conviene parlare», disse asciutto Qhuinn. «Fidati.»<br />

«Non so di ness<strong>un</strong>a femmina.» Con la trachea compressa dall'avambraccio di John, le parole erano<br />

ridotte a <strong>un</strong> sibilo.<br />

John diede <strong>un</strong>o strattone all'indietro e il non morto gridò, «È la verità!»<br />

Adesso le sirene urlavano e fuori nel parcheggio si udì <strong>un</strong> gran stridore di pneumatici.<br />

Ora bisognava procedere con cautela. Il lesser aveva già dimostrato <strong>un</strong> totale disprezzo verso l'<strong>un</strong>ica<br />

regola della guerra per cui, se con qual<strong>un</strong>que altro non morto il silenzio era garantito, con Mr Clicclic<br />

Bang-bang non potevano essere altrettanto sicuri.<br />

John incrociò lo sguardo bicolore di Qhuinn, che stava già provvedendo. All<strong>un</strong>gata la mano verso <strong>un</strong><br />

mucchio di stracci <strong>un</strong>ti, ne ficcò <strong>un</strong>o della bocca del lesser. Poi tutto si bloccò come in <strong>un</strong> fermoimmagine.<br />

Dall'esterno, le voci degli sbirri gi<strong>un</strong>gevano soffocate: «Coprimi.»<br />

«Ricevuto.»<br />

John mise via il coltello per trattenere la preda con entrambe le mani. Si sentiva <strong>un</strong> gran scalpiccio,<br />

per lo più in lontananza, ma alla fine si sarebbe sicuramente avvicinato.<br />

Mentre i poliziotti si sparpagliavano per il parco, le radio nelle autopattuglie fornivano <strong>un</strong>'incessante<br />

colonna sonora all'iniziale perquisizione e messa in sicurezza della zona. Che non durò a l<strong>un</strong>go.<br />

Tempo <strong>un</strong> paio di minuti e gli agenti si raccolsero intorno alle macchine, proprio accanto al<br />

capanno.<br />

«Unità Due-quaranta a centrale. L'area è sicura. Ness<strong>un</strong>a vittima. Ness<strong>un</strong>...»


Con mossa repentina il lesser scalciò, rovesciando <strong>un</strong>a tanica di benzina. E in pratica si sentirono<br />

tutti quei poliziotti che rialzavano le pistole, p<strong>un</strong>tandole contro il capanno.<br />

«Ma cosa cazzo succede?»<br />

Lash sorrise nel vedere il ragazzino con gli occhi fissi sull'Omega. Anche se era tutto coperto dalla<br />

l<strong>un</strong>ga t<strong>un</strong>ica, bisognava essere dei cretini integrali per non capire che là sotto c'era qualcosa di molto<br />

strano... e, ding-ding-ding, avevano <strong>un</strong> vincitore alla lotteria cognitiva.<br />

Il bastardello cominciò a indietreggiare fuori dalla fattoria, ma subito i lesser che davano man forte a<br />

Mr D lo affiancarono, afferrandolo per le braccia.<br />

Lash annuì in direzione del tavolo in sala da pranzo. «Mio padre lo farà secco lì.»<br />

«Farà cosa?» Adesso, nel panico più totale, il ragazzino si divincolava come <strong>un</strong> maiale sgozzato. Un<br />

ottimo esercizio per ciò che stava per accadere, in realtà.<br />

I lesser lo sollevarono di peso sopra il piano di legno tutto bucherellato, tenendolo giù per i piedi e<br />

per le caviglie mentre l'Omega avanzava tra tutti quegli strilli e gesti scomposti.<br />

Quando il male si tolse il cappuccio, scese il silenzio.<br />

Poi l'urlo che uscì dalla bocca dell'umano lacerò l'aria, riecheggiando fino al soffitto e riempiendo di<br />

rumore la casa decrepita.<br />

Lash si tenne in disparte e lasciò agire suo padre, guardando i vestiti dell'umano finire a brandelli<br />

sotto <strong>un</strong> semplice tocco di quel palmo nero trasparente. Poi fu la volta del coltello; la lama scintillava<br />

alla luce del lampadario da quattro soldi appeso al soffitto cadente.<br />

Fu Mr D ad aiutare con i dettagli tecnici... posizionando i secchi sotto le braccia e le gambe<br />

dell'umano e correndo di qua e di là.<br />

Lash era morto, quando gli avevano prosciugato le vene; si era svegliato solo quando <strong>un</strong>a scossa<br />

generata da Dio solo sapeva dove lo aveva percorso da capo a piedi. Quindi trovava interessante<br />

vedere come f<strong>un</strong>zionava il tutto: il corpo che veniva dissanguato, il petto che veniva aperto e l'Omega<br />

che si recideva il polso per versare olio nero nella cavità toracica, il Male che, evocando dal nulla <strong>un</strong>a<br />

palla di energia, la scagliava dentro il cadavere, la rianimazione che faceva confluire il liquido<br />

malefico verso ogni vena e arteria. Il passo finale era la rimozione del cuore; l'organo si raggrinziva<br />

sul palmo dell'Omega, prima di essere inserito in <strong>un</strong> contenitore di ceramica.<br />

Ripercorrendo il proprio ritorno dal regno dei morti, Lash rammentò anche che suo padre aveva<br />

trascinato a sé Mr D perché I <strong>un</strong>gesse da fonte di nutrimento per suo figlio. Lash aveva bisogno di<br />

quel sangue, ma a quel p<strong>un</strong>to era morto da parecchie ore... ed era almeno per metà vampiro.<br />

L'umano, invece, si svegliò con la bocca spalancata come <strong>un</strong> pesce fuor d'acqua e <strong>un</strong>a gran<br />

contusione in testa.<br />

Lash si mise la mano sul petto per sentire il battito del cuore...<br />

Qualcosa stava colando. Dentro la sua manica.<br />

Mentre l'Omega cominciava a fare cose depravate all'iniziato, Lash corse su in gabinetto. Si tolse la<br />

giacca del completo, la piegò a metà... e si rese conto che non c'era niente su cui appoggiarla. Era<br />

tutto coperto da almeno <strong>un</strong> ventennio di luridume.<br />

Cristo, perché non aveva mandato qualc<strong>un</strong>o a pulire quel porcile?<br />

Finì per appendere la giacca a <strong>un</strong> gancio e...<br />

Oh, merda.<br />

Alzando il braccio vide <strong>un</strong>a macchia nera nel p<strong>un</strong>to in cui aveva attaccato il cerotto, la base del<br />

gomito era bagnata.<br />

«Porca puttana.»


Si strappò via i gemelli, si sbottonò la camicia e quando si guardò il petto, rimase impietrito.<br />

Alzò gli occhi sullo specchio opaco, come se ciò potesse cambiare quello che stava vedendo, e si<br />

sporse in avanti. Sul pettorale sinistro c'era <strong>un</strong>'altra piaga, grossa come <strong>un</strong>a moneta da dieci<br />

centesimi e piatta come la prima. E <strong>un</strong>a terza vicino all'ombelico.<br />

Il panico gli diede il capogiro, costringendolo ad aggrapparsi al lavandino. Il suo primo pensiero fu<br />

di correre dall'Omega a chiedere aiuto, ma si trattenne... a giudicare dalle grida e dai grugniti<br />

provenienti dal piano di sotto, in tinello era in corso qualcosa di parecchio movimentato, e solo <strong>un</strong><br />

idiota l'avrebbe interrotto.<br />

L'Omega era volubile per natura, ma in certe cose aveva la concentrazione tipica di chi è affetto da<br />

disturbi ossessivo-compulsivi.<br />

P<strong>un</strong>tando le mani sul lavabo, Lash abbandonò la testa sul petto, con lo stomaco vuoto che si<br />

rimescolava, rischiando di farsela sotto. Chissà quante altre ulcerazioni aveva... Non potè fare a<br />

meno di chiederselo, ma preferiva non conoscere la risposta.<br />

La sua iniziazione, rinascita o quello che era, avrebbe dovuto essere permanente. Così gli aveva detto<br />

suo padre. Era nato dal Male, generato da <strong>un</strong> pozzo tenebroso che era eterno.<br />

Marcire da vivo non rientrava nei patti.<br />

«Tutto bene, lì dentro?»<br />

Lash chiuse gli occhi; la voce del texano gli graffiava la schiena come <strong>un</strong> artiglio. Però gli mancava<br />

l'energia per mandarlo a farsi fottere.<br />

«Come sta andando, giù di sotto?» chiese invece.<br />

Mr D si schiarì la gola, ma la disapprovazione lo fece com<strong>un</strong>que incespicare nelle parole. «Credo che<br />

ci vorrà ancora parecchio, signore.»<br />

Fantastico.<br />

Lash costrinse la spina dorsale afflosciata a raddrizzarsi e si voltò verso il suo vice...<br />

D'<strong>un</strong> tratto sentì all<strong>un</strong>garsi le zanne e per <strong>un</strong> attimo non capì il perché. Poi si accorse che aveva gli<br />

occhi p<strong>un</strong>tati sulla giugulare del piccoletto.<br />

In fondo alle viscere, la fame mise le corna e, come <strong>un</strong> toro scatenato, andò fuori controllo,<br />

scombussolandogli lo stomaco.<br />

Accadde troppo in fretta perché potesse fermarsi, porsi delle domande o riflettere. Un momento era<br />

fermo davanti al lavandino e quello dopo era addosso a Mr D e lo spingeva contro la porta,<br />

addentandolo al collo.<br />

Il sangue nero che sentì sulla lingua era il tonico che gli serviva; bevve avidamente, mentre il texano<br />

lottava per poi arrendersi, immobile. Ma il coglione non doveva preoccuparsi, non c'era niente di<br />

sessuale in tutto quel succhiare. Era puro e semplice nutrimento.<br />

E più beveva più sentiva il bisogno di bere.<br />

Stringendosi il lesser al petto, si nutrì a sazietà.


Capitolo 13<br />

Quando il rumore dell'anfibio del lesser contro la tanica di benzina si spense, Qhuinn andò a<br />

sedersi sulle gambe di quel figlio di puttana. Quel bastardo era riuscito a sferrare <strong>un</strong> calcio, ma non<br />

avrebbe avuto <strong>un</strong>a seconda possibilità.<br />

Fuori, gli sbirri umani si rad<strong>un</strong>arono intorno al capanno.<br />

«E' chiuso», disse <strong>un</strong>o di loro facendo sferragliare la catena.<br />

«Qui ci sono dei bossoli.»<br />

«Aspetta, dentro c'è qualcosa... oh, cristo, che puzza.»<br />

«Qual<strong>un</strong>que cosa sia, è morta da almeno <strong>un</strong>a settimana. Che tanfo... è persino peggio del pasticcio di<br />

tonno di mia suocera.»<br />

La battuta suscitò <strong>un</strong>a risata di approvazione.<br />

Al buio, John e Qhuinn si guardarono e attesero. L'<strong>un</strong>ica soluzione, se la porta si apriva, era<br />

smaterializzarsi lasciando lì il lesser, impossibile trasportare nell'aria il peso del non morto. Ma<br />

ness<strong>un</strong>o di quei poliziotti poteva avere la chiave... se volevano entrare dovevano per forza sparare al<br />

lucchetto.<br />

E c'erano ottime probabilità che rin<strong>un</strong>ciassero a farlo: fare fuoco solo per entrare nel capanno li<br />

avrebbe costretti a riempire <strong>un</strong>a montagna di scartoffie; non ne valeva la pena.<br />

«Secondo la chiamata al nove-<strong>un</strong>o-<strong>un</strong>o ha sparato <strong>un</strong>a sola persona. E non può essere lì dentro.»<br />

Ci fu <strong>un</strong> colpo di tosse e <strong>un</strong>'imprecazione. «Se è lì dentro, gli cascherà il naso dal fetore.»<br />

«Chiama il custode», disse <strong>un</strong>a voce profonda. «Qualc<strong>un</strong>o deve tirare via di là quell'animale morto.<br />

Intanto diamo <strong>un</strong>a controllata nel quartiere qui intorno.»<br />

Chiacchiere e passi. Poco dopo, <strong>un</strong>a delle auto si allontanò.<br />

«Dobbiamo liquidarlo», bisbigliò Qhuinn all'orecchio di John. «Prendi il coltello; facciamogli la festa<br />

e filiamocela.»<br />

John scosse la testa. Non voleva assolutamente perdere il suo trofeo.<br />

«John, non possiamo portarcelo dietro. Uccidilo, così possiamo squagliarcela.»<br />

Anche se Qhuinn non poteva vedergli le labbra, John sillabò, Col cazzo. Lui è mio.<br />

Non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire la sua fonte di informazioni. Alla peggio, potevano<br />

sistemare i poliziotti sul piano mentale... e anche su quello fisico, se necessario.<br />

Sentì il fruscio di <strong>un</strong> coltello che veniva sfoderato. «Spiacente, John, ma dobbiamo cambiare aria.»<br />

No! Gridò John da sopra la spalla, senza emettere alc<strong>un</strong> suono.<br />

Qhuinn afferrò John per il colletto del giubbotto, tirandolo fino a fargli perdere l'equilibrio: o<br />

lasciava andare il collo del non morto o gli avrebbe staccato la testa dalla spina dorsale. Dal<br />

momento che <strong>un</strong> lesser decapitato non poteva parlare, John mollò la presa... e si tenne piantando il<br />

palmo sul cemento gelido.<br />

Per niente al mondo avrebbe permesso al suo amico di privarlo della sua preda.<br />

Quando si avventò contro Qhuinn, si scatenò il finimondo. I due vampiri lottarono per assicurarsi il<br />

controllo del pugnale, rovesciando ben più che <strong>un</strong>a tanica di benzina; nel frattempo il lesser,


liberatosi, schizzò verso la porta tempestandola di pugni per uscire, coi poliziotti che urlavano a<br />

squarciagola...<br />

Il rumore che subito dopo riuscì a sovrastare quel frastuono fu <strong>un</strong>o sparo, seguito da <strong>un</strong> tintinnio<br />

metallico.<br />

I piedipiatti avevano fatto saltare il lucchetto con <strong>un</strong> colpo di pistola.<br />

Da terra, John piegò il braccio dietro la schiena e, ruotando sulle ginocchia, lanciò il pugnale in<br />

sincrono con Qhuinn.<br />

Le lame attraversarono da <strong>un</strong> capo all'altro lo spazio angusto trafiggendo il lesser in mezzo alle<br />

scapole; la penetrazione fu tale che evidentemente <strong>un</strong>a sola o entrambe centrarono il bersaglio: con<br />

<strong>un</strong> lampo accecante e <strong>un</strong> boato capace di far sanguinare le orecchie, il lesser venne rispedito al<br />

creatore, lasciandosi dietro solo <strong>un</strong> odore di fumo... e <strong>un</strong> buco grosso come <strong>un</strong> frigorifero nella porta<br />

del capanno.<br />

Con l'adrenalina alle stelle, né John né Qhuinn potevano sma-tcrializzarsi, quindi balzarono in piedi<br />

appiattendosi con la schiena ai due lati dello squarcio e restando immobili quando dall'apertura<br />

sp<strong>un</strong>tarono prima <strong>un</strong>a e poi <strong>un</strong>a seconda canna di pistola.<br />

Seguite dagli avambracci.<br />

Poi dai profili e dalle spalle. E dalle torce elettriche.<br />

Per fort<strong>un</strong>a gli umani entrarono del tutto.<br />

«Psst. Avete la patta aperta.» Quando gli sbirri si voltarono verso il ghigno beffardo di Qhuinn, John<br />

estrasse le due SIG e, con <strong>un</strong>a ■LUO<br />

botta incrociata alla testa di entrambi, fece vedere le stelle agli eroi del Dipartimento di Polizia di<br />

Caldwell, che crollarono a terra.<br />

Proprio in quel mentre, Blay arrivò con l'Hummer.<br />

John scavalcò d'<strong>un</strong> balzo i poliziotti fiondandosi verso il SUV, seguito a ruota da Qhuinn; le New<br />

Rock che quel cazzone insisteva a portare facevano letteralmente tremare la terra sotto i piedi. John<br />

corse verso il portellone posteriore, che Blay aveva opport<strong>un</strong>amente sganciato, afferrò la maniglia e<br />

si gettò all'interno, mentre Qhuinn si infilava sul sedile di dietro.<br />

Mentre Blay partiva sgommando e usciva dal parco a tavoletta, John ringraziò il cielo di aver dovuto<br />

sistemare <strong>un</strong>a sola coppia di sbirri... anche se gli altri due agenti sarebbero tornati al più presto, poco<br />

ma sicuro.<br />

Stavano p<strong>un</strong>tando a nord, verso l'autostrada, quando John si fece strada con le mani fino al sedile di<br />

dietro... e le strinse di nuovo intorno al collo di Qhuinn.<br />

«Ma cosa cavolo vi prende?» gridò Blay, vedendo che ricominciavano a picchiarsi.<br />

Non c'era tempo per rispondere. John era impegnato a stringere con tutte le sue forze, mentre<br />

Qhuinn cercava di fargli <strong>un</strong> occhio nero... riuscendoci.<br />

Quasi cento chilometri all'ora. Dentro e fuori dalla città. Con <strong>un</strong>a possibile descrizione<br />

dell'Hummer, se almeno <strong>un</strong>o dei poliziotti aveva ripreso conoscenza abbastanza da mettere a fuoco<br />

la vista, mentre Blay li portava in salvo a tutto gas.<br />

E <strong>un</strong>a scazzottata in corso.<br />

In seguito John si sarebbe reso conto che c'era <strong>un</strong> solo posto in cui Blay poteva andare, naturalmente.<br />

Quando entrò nel parcheggio di Sai - dietro al ristorante, dove non c'erano luci - sia John che<br />

Qhuinn sanguinavano. La rissa terminò solo quando Trez trascinò fuori dalla portiera John... Blay<br />

doveva averlo avvertito telefonicamente. Qhuinn subì <strong>un</strong> trattamento analogo da parte di iAm.<br />

John sputò per pulirsi la bocca e li guardò tutti quanti in cagnesco.


«Credo si possa dire che è finita in parità, ragazzi», disse Trez con <strong>un</strong> mezzo sorriso. «Cosa ne<br />

pensate?»<br />

Quando John venne lasciato libero, tremava dalla rabbia. Quel lesser poteva essere l'<strong>un</strong>ica risorsa a<br />

loro disposizione per sbrogliare la matassa, risolvere il mistero, scoprire il nascondiglio in cui<br />

tenevano Xhex... tutto quanto insomma. E per colpa di Qhuinn, che aveva insistito per sprecarla,<br />

adesso erano al p<strong>un</strong>to di partenza. Senza contare che quel bastardo era morto così, come niente,<br />

senza soffrire. Una pugnalata al cuore e stop, fine di tutti i suoi problemi. Era a casa... o quanto meno<br />

era tornato dall'Omega.<br />

Qhuinn si pulì la bocca sul dorso della mano. «Per l'amor del cielo, John! Credi che non voglia<br />

trovarla? Credi che non me ne freghi <strong>un</strong> cazzo? Cristo, sono uscito ogni notte con te a cercare,<br />

perlustrare, sperando in <strong>un</strong> indizio, <strong>un</strong>o spiraglio.» Gli p<strong>un</strong>tò contro l'indice. «Perciò ficcatelo bene<br />

in testa: noi due che ci facciamo beccare da <strong>un</strong> branco di umani con <strong>un</strong> lesser ferito non ci è di<br />

ness<strong>un</strong> aiuto. Vuoi andare a dire a Wrath come te la sei giocata con quello? Io no. E se ti azzardi<br />

<strong>un</strong>'altra volta a p<strong>un</strong>tarmi <strong>un</strong>a pistola in faccia ti riempio di botte, anche se per lavoro dovrei<br />

proteggerti.»<br />

John non si fidava a rispondere, era troppo furibondo. Una cosa era certa, però... se non avesse avuto<br />

la speranza che saltasse fuori qualcosa all'indirizzo di Benloise, in St. Francis Avenue, avrebbe I atto<br />

<strong>un</strong> macello. E ness<strong>un</strong>o, Ombra o altro, sarebbe riuscito a fermarlo.<br />

«Mi hai sentito?» lo incalzò Qhuinn. «Mi sono spiegato?»<br />

John camminava su e giù, mani sui fianchi, testa bassa. Quando la rabbia cominciò a sbollire, il suo<br />

lato razionale capì che Qhuinn aveva ragione. Era anche ben consapevole di aver momentaneamente<br />

perso la testa, in quel capanno. Aveva davvero p<strong>un</strong>tato <strong>un</strong>a calibro quaranta sul muso del suo amico?<br />

Quella improvvisa lucidità gli diede la nausea.<br />

Se non si dava subito <strong>un</strong>a regolata avrebbe avuto problemi ben più gravi che <strong>un</strong>a femmina<br />

scomparsa. Sarebbe finito al cimitero, per <strong>un</strong>a leggerezza sul campo di battaglia o perché Wrath gli<br />

avrebbe procurato <strong>un</strong>a grave forma di calcinculite.<br />

Guardò Qhuinn. Dio, l'espressione dura su quella faccia piena di piercing era vicinissima al limite<br />

oltre il quale <strong>un</strong>'amicizia si rompe per sempre... e non c'entrava col fatto che Qhuinn era <strong>un</strong> tipo<br />

tosto, ma piuttosto col fatto che John era <strong>un</strong> imbecille con cui ness<strong>un</strong>o voleva avere a che fare.<br />

Si avvicinò all'amico e non si sorprese nel vedere che Qhuinn non arretrava di <strong>un</strong> passo, malgrado il<br />

pestaggio in macchina. Quando tese la mano, ci fu <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pausa.<br />

«Non sono io il nemico, John.»<br />

John annuì, concentrandosi sulla lacrima tatuata sotto l'occhio di Qhuinn. Ritraendo la mano, disse,<br />

Lo so. Solo che... devo trovarla. E se quel lesser fosse stato il modo per riuscirci?<br />

«Forse lo era... ma la situazione era troppo critica e a volte devi anteporre te stesso a lei. Perché<br />

altrimenti non scoprirai mai cosa è successo, non puoi cercarla da dentro <strong>un</strong>a bara.»<br />

John non trovò nulla da ridire.<br />

«Allora ascoltami bene, pazzo che non sei altro, ci siamo dentro insieme, in questa cosa», disse piano<br />

Qhuinn. «E io sono qui per impedirti di farti ammazzare. Capisco la tua smania di trovarla, sul serio.<br />

Ma noi due dobbiamo collaborare.»<br />

Ucciderò Lash, disse d'impeto John. Gli stringerò le mani intorno al collo e lo guarderò negli occhi<br />

mentre muore. Non mi importa quanto mi costerà... ma spargerò le sue ceneri sulla tomba di Xhex.<br />

Lo giuro su...<br />

Su cosa poteva giurare? Non su suo padre o su sua madre.


... lo giuro sulla mia vita.<br />

Chi<strong>un</strong>que altro avrebbe potuto tentare di placarlo con <strong>un</strong> mare di cazzate della serie "abbi fede",<br />

"vedrai che ce la faremo", Qhuinn invece gli diede <strong>un</strong>a pacca sulla spalla. «Ti ho detto quanto ti<br />

voglio bene, ultimamente?»<br />

Ogni volta che esci con me per aiutarmi a trovarla.<br />

«Non è per lavoro.»<br />

Questa volta, quando John tese la mano, il suo amico la afferrò, attirandolo a sé in <strong>un</strong> abbraccio<br />

virile. Poi lo spinse via e controllò l'orologio. «Dovremmo andare in St. Francis Avenue.»<br />

«Avete ancora dieci minuti», disse Trez, mettendogli <strong>un</strong> braccio intorno alle spalle e avviandosi verso<br />

la porta di servizio che dava sulla cucina. «Voi due dovete darvi <strong>un</strong>a bella ripulita. Potete lasciare<br />

l'Hummer nella nostra area per il ricevimento merci, così gli cambierò le targhe mentre siete via.»<br />

Qhuinn lo guardò. «È molto gentile da parte tua.»<br />

«Già, sono <strong>un</strong> vero signore. E, per dimostrartelo, vi dirò anche tutto quello che so su Benloise.»<br />

John li seguì; non aver cavato niente da quel lesser lo rendeva ancora più deciso, spietato,<br />

irremovibile.<br />

Lash non avrebbe lasciato Caldwell. Non poteva. Finché era a capo della Lessening Society doveva<br />

stare a distanza ravvicinata con la confraternita, e i fratelli non si sarebbero mossi dalla città... lì c'era<br />

la Tomba. Così, anche se i vampiri civili si erano sparpagliati altrove, Caldie restava l'epicentro della<br />

guerra perché il nemico non poteva cantare vittoria finché i fratelli erano in vita.<br />

Presto o tardi, Lash avrebbe fatto <strong>un</strong> passo falso, e John sarebbe stato lì, pronto ad aspettarlo.<br />

Però, cavolo, quant'era snervante l'attesa, ti logorava da morire. Ogni nottata senza niente di nuovo,<br />

niente a cui aggrapparsi... era <strong>un</strong> inferno senza fine.


Capitolo 14<br />

Quando Lash finalmente si staccò dalla vena di Mr D, lo spinse via come <strong>un</strong> piatto sporco alla fine<br />

del pranzo. Poi si accasciò sul lavandino, soddisfatto per aver saziato l'appetito e perché si sentiva già<br />

più in forma. Adesso però era fiacco da morire, come gli accadeva sempre dopo <strong>un</strong> pasto a base di<br />

sangue.<br />

Ogni tanto succhiava dalla vena di Xhex, così, per sfizio, ma chiaramente non era quello che gli<br />

serviva per riempirsi lo stomaco.<br />

E allora significava che doveva vivere nutrendosi dai... lesser?<br />

Naa, mica pendeva da quella parte, lui. Mai nella vita. Non aveva ness<strong>un</strong>a intenzione di attaccarsi<br />

regolarmente alla gola di <strong>un</strong> maschio. Non esisteva proprio.<br />

Alzò il braccio per controllare l'orologio. Le dieci meno dieci. E sembrava <strong>un</strong> barbone. Si sentiva<br />

come <strong>un</strong> barbone, anche.<br />

«Pulisciti», disse a Mr D.«Devi farmi <strong>un</strong>a cosa.»<br />

Cominciò a impartire ordini, ma incespicava nelle parole.<br />

«Hai capito bene?» chiese.<br />

«Signorsì.» Il texano si guardò intorno, nel bagno, come in cerca di <strong>un</strong> asciugamano.<br />

«Giù di sotto», disse brusco Lash. «In cucina. Vai a casa mia a prendermi <strong>un</strong> cambio di vestiti e<br />

portamelo qui. Oh, e già che ci sei, porta qualcos'altro da mangiare in camera da letto.»<br />

Mr D annuì, uscendo con passo malfermo.<br />

«Hai portato <strong>un</strong> cellulare per la nuova recluta? Documenti?» gli gridò dietro Lash.<br />

«Sono giù nella borsa. E le ho mandato <strong>un</strong> SMS col numero.»<br />

Quel cazzone era proprio <strong>un</strong> ottimo segretario particolare.<br />

Lash si sporse dentro la doccia per aprire i rubinetti sul muro<br />

piastrellato; non si sarebbe sorpreso nel vedere che non ne usciva niente o solo <strong>un</strong> filo di schifezza<br />

marrone. Invece era il suo giorno fort<strong>un</strong>ato: dal soffione scese <strong>un</strong>a pioggerella fresca e pulita. Si<br />

spogliò in fretta.<br />

Che bello lavare via tutto lo sporco, gli sembrava di riavviare il proprio corpo come si fa con <strong>un</strong><br />

computer.<br />

Finita la doccia, usò la camicia per asciugarsi, poi uscì barcollando in camera da letto. Si sdraiò e<br />

chiuse gli occhi, con <strong>un</strong>a mano sullo stomaco, sopra le piaghe. Un gesto sciocco. Mica doveva<br />

proteggerle da qualcosa.<br />

I rumori dal piano di sotto sembravano indicare che le cose stavano procedendo; ne fu sollevato... e<br />

<strong>un</strong> tantino sorpreso. Non esprimevano più dolore e spavento; stavano sconfinando nel porno: gemiti<br />

e mugolìi da orgasmo.<br />

Sei finocchio? ricordò che gli aveva chiesto il ragazzino.<br />

Forse, più che <strong>un</strong>a domanda, era <strong>un</strong>a speranza.<br />

Mah. Lash non voleva farsi vedere in quello stato da suo padre; con <strong>un</strong> po' di fort<strong>un</strong>a la nuova<br />

recluta sarebbe stata strapazzata ancora per <strong>un</strong> po'.


Chiuse gli occhi cercando di "staccare" il cervello. Progetti per la Società, pensieri su Xhex,<br />

frustrazione per tutta la faccenda del nutrimento... le sue onde cerebrali si misero a girare<br />

vorticosamente, ma il suo corpo era troppo esausto per restare cosciente.<br />

Tanto meglio...<br />

Fu mentre sprofondava nel sonno che ebbe la visione. Chiara e nitida; più che apparire entrò dentro<br />

di lui, insinuandosi nella sua mente chissà da dove e spingendo prepotentemente via ogni altra<br />

preoccupazione.<br />

Vide se stesso nella tenuta in cui era cresciuto; camminava sul prato, verso la sontuosa villa.<br />

All'interno le luci erano accese e c'era gente che si muoveva da <strong>un</strong>a stanza all'altra... proprio come la<br />

notte in cui era entrato per assassinare i due vampiri che lo avevano tirato su come <strong>un</strong> figlio. Quelli,<br />

però, non erano i volti di persone conosciute. Erano diversi. Erano gli umani che avevano acquistato<br />

la casa.<br />

Sulla destra c'era l'aiuola di edera in cui aveva sepolto i suoi genitori.<br />

Vide se stesso ritto nel p<strong>un</strong>to in cui aveva scavato la fossa e gettato i cadaveri. Il terreno era ancora<br />

leggermente smosso, anche se qualche giardiniere ci aveva piantato dell'altra edera.<br />

Si inginocchiò e tese le braccia in avanti... e soltanto allora si accorse che quelle non erano le sue<br />

braccia.<br />

Aveva ass<strong>un</strong>to la forma del suo vero padre: <strong>un</strong>'ombra nera e traslucida.<br />

Per qualche motivo quella rivelazione lo gettò nel panico e cercò di svegliarsi. Nel corpo immobile,<br />

agitò scompostameli le le braccia.<br />

Ma era già sprofondato troppo tra le braccia di Morfeo per riuscire a liberarsi dalla sua morsa.<br />

La galleria di Ricardo Benloise era in centro, nei pressi del complesso ospedaliero del St. Francis<br />

Hospital. Il moderno edificio a sei piani spiccava in mezzo ai "grattacieli" fratelli degli anni Venti<br />

grazie a <strong>un</strong> lifting che gli aveva regalato <strong>un</strong> esterno in acciaio satinato e finestre grandi come le porte<br />

di <strong>un</strong>a stalla.<br />

Un po' come <strong>un</strong>a stellina del cinema seduta vicino a <strong>un</strong> branco di vecchie matrone.<br />

Quando John e i suoi amici comparvero sul marciapiede di fronte alla facciata, il posto era in gran<br />

fermento. Attraverso le enormi vetrate si vedevano uomini e donne in nero che si aggiravano per le<br />

sale con in mano flute di champagne, esaminando i quadri alle pareti che, almeno della strada,<br />

sembravano <strong>un</strong> misto tra la pittura con le dita dei bambini di cinque anni e l'opera di <strong>un</strong> sadico con<br />

la fissa dei chiodi arrugginiti.<br />

John provò <strong>un</strong> moto di avversione per il modo di fare di quell'avanguardia colta e, come sempre, non<br />

aveva idea del perché avesse <strong>un</strong>'opinione sull'arte. Come se importasse qualcosa.<br />

Trez aveva detto di girare sul retro, quindi tutti e tre proseguirono l<strong>un</strong>go l'isolato, tagliando nel<br />

vicolo che correva dietro la galleria. Se il davanti del palazzo faceva di tutto per dare nell'occhio e<br />

attirare visitatori, il retro era l'esatto opposto. Niente finestre. Tutto dipinto di nero, due porte<br />

anonime e <strong>un</strong>'area di carico più chiusa di <strong>un</strong>a cintura di castità.<br />

In base alle informazioni ricevute da Trez, le pietose manifestazioni "artistiche", come quelle discusse<br />

da quei pres<strong>un</strong>tuosi aspiranti Warhol non erano l'<strong>un</strong>ico prodotto che entrava e usciva da lì. Il che<br />

spiegava la quantità esagerata di telecamere di sicurezza montate sopra l'uscita posteriore.<br />

Per fort<strong>un</strong>a c'erano molti angoli bui in cui nascondersi; invece di camminare in prossimità di tutti<br />

quegli obiettivi, d<strong>un</strong>que, si smaterializzarono vicino a <strong>un</strong>a catasta di pallet di legno.<br />

La città, a quell'ora, era ancora piena di vita, il suono smorzato dei clacson delle automobili, le sirene<br />

della polizia in lontananza e i rumorosi grugniti degli autobus dell'azienda di trasporti m<strong>un</strong>icipale si


incorrevano nell'aria frizzante in <strong>un</strong>a tipica sinfonia urbana...<br />

Un'auto svoltò nel vicolo e avanzò a fari spenti verso la galleria.<br />

«Appena in tempo», bisbigliò Qhuinn. «E quella Lexus.»<br />

John inspirò a fondo, sperando di non perdere subito il bene della ragione.<br />

La berlina si fermò parallela all'area di carico e la portiera si aprì. Quando la luce dell'abitacolo si<br />

accese...<br />

Il piccolo lesser del parco, quello che puzzava di Old Spice, scese da <strong>un</strong>a macchina per il resto vuota.<br />

Ness<strong>un</strong>a traccia di Lash.<br />

Il primo impulso di John fu di balzargli addosso... ma secondo Trez alla ri<strong>un</strong>ione doveva presenziare<br />

anche Lash. Intervenendo adesso, rischiavano di farselo scappare; forse c'era <strong>un</strong> ordine di arrivo<br />

prestabilito per i partecipanti all'incontro; se l'ordine saltava, Lash poteva ricevere <strong>un</strong>a soffiata.<br />

E, dati tutti i trucchetti che quella carogna sapeva tirar fuori dal cilindro, l'elemento sorpresa era<br />

decisivo.<br />

Per <strong>un</strong> attimo, John si chiese se non fosse il caso di inviare <strong>un</strong> SMS ai fratelli. Avvertirli. Chiedere<br />

massicci rinforzi... ma non appena fu sfiorato da quel pensiero, la sua sete di vendetta tornò ad alzare<br />

la testa.<br />

Proprio per questo infilò la mano in tasca e tirò fuori il cellulare. Mentre il nanerottolo entrava, inviò<br />

a Rhage <strong>un</strong> messaggino conciso, che andava dritto al p<strong>un</strong>to: 189 St. Francis. Lash in arrivo. Noi 3 in<br />

vicolo dietro.<br />

Rimettendo il telefonino in tasca, si accorse che Blay e Qhuinn lo guardavano da sopra la spalla. Uno<br />

di loro gli diede <strong>un</strong>a stretta alla spalla in segno di approvazione.<br />

Qhuinn aveva ragione, questa era la verità. Se l'obiettivo era veramente quello di far fuori Lash,<br />

c'erano più probabilità di beccarlo se si lasciava aiutare. E doveva agire con astuzia... perché fare lo<br />

scemo non lo avrebbe portato da ness<strong>un</strong>a parte.<br />

Un attimo dopo, Rhage si materializzò all'imbocco del vicolo insieme a Vishous e i due si<br />

avvicinarono. Hollywood era il fratello giusto da interpellare, quando si trattava di Lash, perché<br />

aveva l'<strong>un</strong>ica arma in grado di affrontare il bastardo in <strong>un</strong> corpo a corpo: quel suo drago lo seguiva<br />

dappertutto.<br />

In <strong>un</strong> baleno John se li trovò di fianco; prima che cominciassero a tempestarlo di domande, mise<br />

subito in chiaro <strong>un</strong>a cosa.<br />

Voglio essere io a uccidere Lash. Intesi? Devo essere io.<br />

Vishous immediatamente annuì e nella lingua dei segni disse, Conosco i tuoi trascorsi con quel<br />

pezzo di merda. Ma se si arriva a dover scegliere tra te e quel figlio di puttana, dovrai mettere da<br />

parte l'onore e lasciare intervenire noi. Chiaro?<br />

John fece <strong>un</strong> profondo respiro. Era <strong>un</strong>a motivazione più che sufficiente. Varò in modo che non<br />

dobbiate preoccuparvi di questo.<br />

Okay, andata.<br />

Tutti si bloccarono quando il lesser arrivato a bordo della Lexus tornò fuori, si mise al volante... e<br />

partì, come se la ri<strong>un</strong>ione fosse stata annullata.<br />

«Sui tetti», disse Rhage, scomparendo.<br />

Imprecando tra sé, John accolse il suggerimento e riprese forma in cima al palazzo di Benloise;<br />

sporgendosi oltre il bordo, vide la berlina fermarsi l<strong>un</strong>go St. Francis Street. Per fort<strong>un</strong>a il piccoletto,<br />

ligio al codice della strada, mise la freccia a sinistra, quindi John si smaterializzò, per ricompattare le<br />

sue molecole due edifici più in là. Via via che la macchina procedeva ripetè l'operazione più volte,


finché il lesser non svoltò a destra, nella parte più vecchia di Caldwell.<br />

Dove i tetti piatti finivano e bisognava atterrare su quelli a p<strong>un</strong>ta di epoca vittoriana.<br />

Meno male che le suole dei suoi stivali avevano <strong>un</strong>a buona aderenza.<br />

Fingendo di essere <strong>un</strong> doccione, John si appollaiò su torrette, abbaini e davanzali, seguendo la sua<br />

preda dall'alto... finché la Lexus s'infilò in <strong>un</strong> vicolo dietro <strong>un</strong>a fila di palazzi in arenaria.<br />

John conosceva pochissimo quel quartiere - c'era stato <strong>un</strong>a volta sola, nel seminterrato dove abitava<br />

Xhex, lì vicino - ma non era <strong>un</strong> territorio normale per la Lessening Society. Di solito i loro covi si<br />

trovavano in zone molto meno eleganti.<br />

C'era <strong>un</strong>'<strong>un</strong>ica spiegazione possibile. Lì abitava Lash.<br />

Uno come lui, cresciuto in mezzo al lusso, tra gioielli, vestiti eleganti e cagate simili avrebbe dovuto<br />

sottoporsi a <strong>un</strong> trapianto di personalità per riuscire ad accontentarsi di qualcosa di meno di <strong>un</strong>a<br />

bella casa in <strong>un</strong> quartiere signorile. Era venuto su in <strong>un</strong> posto così e di sicuro lo vedeva come <strong>un</strong> suo<br />

diritto.<br />

Il cuore di John si mise a battere all'impazzata.<br />

La Lexus si fermò davanti a <strong>un</strong> garage e, quando la porta si aprì, entrò. Un attimo dopo il piccoletto<br />

attraversò <strong>un</strong> giardino fino al retro di <strong>un</strong>o dei palazzi più belli.<br />

Rhage comparve di fianco a John e nella lingua dei segni disse, Vieni sul retro con me. Vishous e i<br />

ragazzi si smaterializzeranno entrando dal portone anteriore. V è già sulla veranda e dice che non c'è<br />

traccia di acciaio.<br />

John annuì e, insieme, i due vampiri ripresero forma su <strong>un</strong>a terrazza di ardesia... proprio mentre il<br />

lesser apriva la porta su <strong>un</strong>a cucina degna di <strong>un</strong> buongustaio. Attesero <strong>un</strong> momento, immobili nel<br />

tempo e nello spazio, che il nanerottolo disattivasse il sistema di sicurezza.<br />

Il fatto che andasse staccato non significava necessariamente che Lash non era in casa. I lesser<br />

avevano bisogno di prendersi delle pause per ricaricarsi con <strong>un</strong>a certa regolarità, e soltanto <strong>un</strong><br />

imbecille non avrebbe provveduto a proteggersi con le dovute precauzioni.<br />

John doveva solo sperare che l'oggetto delle sue ricerche fosse dentro quella casa.


Capitolo 15<br />

Xhex era seduta nella poltrona vicino alla finestra quando sentì il rumore sul tetto. Il bump-bump<br />

soffocato fu abbastanza forte da strapparla all'aerobica mentale che faceva per mantenersi vigile.<br />

Guardò il soffitto...<br />

Al piano di sotto scattò il sistema di sicurezza e il suo udito finissimo colse il bip-bip-bip-bip-bip di<br />

quando veniva disattivato, seguito dai passi leggeri del lesser che le portava da mangiare...<br />

C'era qualcosa di strano. Qualcosa... non quadrava.<br />

Piegandosi in avanti sulla poltrona si tese tutta, drizzando le antenne mentali. Non potendo inviare<br />

segnali symphath, la sua capacità di decrittare le griglie emotive era compromessa, ma non del<br />

tutto... ecco come scoprì che nei pressi della casa c'era qualc<strong>un</strong> altro, oltre al non morto.<br />

Una quantità di corpi. Due sul retro. Tre sul davanti. E le emozioni degli individui che avevano<br />

circondato la villa coincidevano con quelle tipiche dei soldati: massima calma e concentrazione.<br />

Ma non erano lesser.<br />

Xhex scattò in piedi.<br />

Cristo santo. L'avevano trovata. I fratelli l'avevano trovata, cazzo.<br />

L'imboscata venne messa in atto con tempismo perfetto. Al pianterreno sentì <strong>un</strong> grido di sorpresa,<br />

<strong>un</strong> parapiglia confuso e poi tonfi e passi pesanti, quando si scatenò il corpo a corpo e i rinforzi<br />

piombarono dentro da <strong>un</strong>'altra direzione.<br />

Anche se ness<strong>un</strong>o poteva udirla, tranne Lash, si mise a urlare a più non posso nella speranza di<br />

superare, per <strong>un</strong>a volta, i muri invisibili della sua gabbia.<br />

John Matthew non riusciva a credere che il lesser fosse ignaro della loro presenza. A meno che quello<br />

stronzo fosse in qualche modo compromesso, avrebbe dovuto accorgersi che c'erano dei vampiri<br />

tutto intorno alla casa. Ma lui no... andò avanti con le sue cose, entrando e lasciando la porta aperta.<br />

La prima regola, in <strong>un</strong>a irruzione, è assumere il controllo; appena varcata la soglia della casa di<br />

arenaria, John neutralizzò il lesser torcendogli le braccia dietro la schiena, spingendolo a faccia in<br />

giù sul pavimento e sedendosi sul suo didietro, neanche fosse <strong>un</strong> pianoforte a coda. Nel frattempo,<br />

Rhage lo oltrepassava con passo sorprendentemente leggero proprio mentre V e i ragazzi sbucavano<br />

in cucina dalla sala da pranzo.<br />

Mentre il pianterreno veniva setacciato in fretta, John sentì <strong>un</strong> formicolio alla schiena... <strong>un</strong> coltello<br />

affilato come <strong>un</strong> rasoio l<strong>un</strong>go la spina dorsale. Si guardò intorno, ma non riuscì a localizzare la fonte<br />

di quella sensazione, quindi per il momento la accantonò.<br />

«Cantina», sibilò Rhage.<br />

Vishous scese insieme al fratello.<br />

Con i suoi amici che gli guardavano le spalle, John fu in grado di concentrare la propria attenzione<br />

sul lesser sotto di sé. Quello stronzo era troppo silenzioso, troppo immobile. Respirava, ma niente di<br />

più.<br />

Che avesse sbattuto contro qualcosa cadendo per terra? Sanguinava? Di solito quelle carogne<br />

reagivano.


Sferrando calci alle taniche di benzina, tanto per fare <strong>un</strong> esempio.<br />

John cercò tracce di sanguinamento o altre ferite, attento a non dargli la possibilità di liberarsi.<br />

Afferrandolo per i capelli, lo tirò su...<br />

E qualcosa trovò, eccome se la trovò... ma di sicuro non era dovuta alla colluttazione. Sul lato sinistro<br />

del collo del lesser c'erano due forellini e <strong>un</strong> livido circolare: qualc<strong>un</strong>o lo aveva morso e poi gli aveva<br />

succhiato il sangue.<br />

Qhuinn si avvicinò e si mise in ginocchio. «Chi si è attaccato al tuo collo, amico?»<br />

Il lesser non rispose; intanto V e Rhage si smaterializzarono di ritorno dal seminterrato e p<strong>un</strong>tarono<br />

verso il primo piano.<br />

Mentre i fratelli si muovevano silenziosamente per casa, Qhuinn afferrò il lesser per la mascella.<br />

«Stiamo cercando <strong>un</strong>a femmina. E puoi rendere le cose più facili anche per te stesso, se ci dici dov'è.»<br />

Il lesser si accigliò... e lentamente spostò gli occhi verso l'alto.<br />

A John non serviva altro.<br />

Scattò in avanti, afferrando il palmo di Blay e abbassandolo con forza sul non morto. Dopo quel<br />

cambio di mano, John schizzò via attraversando di corsa <strong>un</strong>a sala da pranzo e <strong>un</strong> atrio. La scalinata<br />

era ampia e coperta da <strong>un</strong>a passatoia, il che gli consentì di avere<br />

più presa nel salire i gradini tre alla volta. Più saliva, più il suo istinto urlava.<br />

Xhex era lì dentro.<br />

Gi<strong>un</strong>to in cima, Rhage e V gli comparvero davanti, bloccandogli la strada.<br />

«La casa è vuota...» cominciò Rhage<br />

John lo interruppe. Lei è qui. È qui da qualche parte. Ne sono sicuro.<br />

Rhage lo afferrò per il braccio. «Andiamo giù a interrogare il lesser. Così ne sapremo di più...»<br />

No! Lei è qui!<br />

Vishous gli si piazzò davanti al muso, gli occhi di diamante che scintillavano. «Ascoltami, figliolo. Ti<br />

conviene tornare da basso.»<br />

John socchiuse gli occhi. Quei due non volevano semplicemente farlo scendere giù di sotto. Non lo<br />

volevano lì sopra.<br />

Cosa avete trovato? Ness<strong>un</strong>o dei due fratelli rispose. Che cosa avete trovato!<br />

Riuscì a scartarli entrambi; sentì Rhage imprecare, mentre V balzava davanti a <strong>un</strong>a porta.<br />

«Naa, lascialo andare, V», fece Hollywood con voce sepolcrale. «Lascialo andare... odia già<br />

abbastanza Lash, non gli basterebbe <strong>un</strong>a vita intera per perdonarlo.»<br />

Gli occhi di V fiammeggiarono, come se volesse ribattere, poi però estrasse dal giubbotto ima delle<br />

sue sigarette rollate a mano e si fece da parte con <strong>un</strong>'imprecazione.<br />

Con la schiena rigida, John entrò come <strong>un</strong>a furia, ma si fermò di colpo. La tristezza nella stanza era<br />

<strong>un</strong>a soglia tangibile in cui doveva aprire <strong>un</strong>a breccia, riuscì a penetrare quel gelido muro di<br />

desolazione solo perché costrinse i piedi ad avanzare.<br />

Era stata imprigionata lì.<br />

Xhex era stata imprigionata lì... e torturata lì.<br />

Schiuse le labbra per respirare, mentre con gli occhi seguiva i graffi alle pareti. Ce n'erano<br />

<strong>un</strong>'infinità, oltre a macchie nere... e altro sangue secco.<br />

Di <strong>un</strong> rosso scuro, quasi viola.<br />

John si avvicinò e fece scorrere le mani sopra <strong>un</strong> buco così profondo che sotto la tappezzeria di seta<br />

si vedevano le assicelle di legno intonacate.<br />

Via via che ispezionava la stanza, il suo respiro si faceva sempre più affannoso. Il letto era <strong>un</strong>


macello, i cuscini buttati per terra, il piumone <strong>un</strong> groviglio inestricabile...<br />

Sopra c'era del sangue.<br />

Si chinò a raccogliere <strong>un</strong>o dei cuscini e lo strinse con delicatezza. Accostandolo al naso, inspirò... e<br />

sentì <strong>un</strong>a versione più penetrante di ciò che sognava ogni notte: l'odore di Xhex.<br />

Le ginocchia cedettero di schianto e lui andò giù come <strong>un</strong> sasso nell'acqua ferma, crollando di fianco<br />

al materasso. Affondando la faccia nella morbidezza del guanciale, respirò a fondo per accogliere<br />

Xhex dentro di sé, la sua fragranza persisteva come <strong>un</strong> ricordo a <strong>un</strong> tempo tangibile e sfuggente.<br />

Lei era stata lì. Di recente.<br />

John guardò le lenzuola insanguinate. I muri insanguinati.<br />

Era arrivato troppo tardi.<br />

Aveva la faccia bagnata e sentì qualcosa gocciolare giù dal mento, ma non gliene fregava niente. Era<br />

sconvolto al pensiero di essere arrivato a <strong>un</strong> passo dal salvarla... c'era andato vicino, ma non<br />

abbastanza. Non aveva fatto in tempo.<br />

Il singhiozzo che uscì dalla sua gola di muto ruppe il silenzio.<br />

Mai in vita sua il cuore di Xhex era stato incline a spezzarsi. A l<strong>un</strong>go aveva sospettato che fosse <strong>un</strong>a<br />

conseguenza del suo lato symphath, <strong>un</strong>a sorta di condizione congenita che la induriva relativamente<br />

a quelle cose per cui la maggior parte delle femmine si commuove, e perde il controllo.<br />

Ma alla fine venne fuori che si sbagliava.<br />

Ritta accanto a John Matthew, alla vista del suo corpo enorme accasciato vicino al letto, l'organo che<br />

batteva dietro il suo sterno s'infranse come <strong>un</strong>o specchio.<br />

Andando in mille pezzi.<br />

Nel vedere John che stringeva al petto quel cuscino come <strong>un</strong> neonato, si sentì morire. Era distrutta.<br />

Completamente. Assolutamente. In quel momento di totale disperazione, avrebbe fatto qual<strong>un</strong>que<br />

cosa per alleviare il suo dolore: non aveva idea del perché lui si sentisse così, ma i motivi erano<br />

irrilevanti.<br />

La cosa fondamentale era la sua sofferenza.<br />

Indebolita a propria volta, si inginocchiò accanto a lui, turbata nel profondo da quell'immagine<br />

tragica.<br />

Le sembravano passati secoli dall'ultima volta che lo aveva visto e, Dio, era ancora così bello... anche<br />

più di come se lo ricordava nei suoi momenti di quiete. Con quel profilo forte e marcato c quegli<br />

straordinari occhi azzurri, aveva il volto di <strong>un</strong> guerriero; e il fisico poderoso, con le spalle larghe tre<br />

volte quelle di lei, non era da meno. Era tutto vestito di pelle, a eccezione della T-shirt, e aveva i<br />

capelli praticamente rapati a zero, tagliati col rasoio elettrico, come se non gliene importasse più<br />

niente.<br />

Sul davanti del giubbotto e sulla maglietta c'era sangue di lesser.<br />

Quella notte aveva ucciso. E forse per questo l'aveva trovata.<br />

Be', quasi trovata.<br />

«John?» disse piano <strong>un</strong>a voce maschile.<br />

Xhex guardò verso la porta, anche se lui non lo fece. Qhuinn,<br />

che aveva appena raggi<strong>un</strong>to i fratelli Rhage e Vishous, adesso era fermo sulla soglia insieme a loro.<br />

Soprappensiero, Xhex notò lo shock sui volti dei fratelli... evidentemente ignoravano che tra lei e<br />

John c'era stato qualcosa di serio. Adesso però avevano ricevuto il messaggio. Forte e chiaro.<br />

Qhuinn entrò e si avvicinò al letto. «John, siamo qui da mezz'ora», disse, mantenendo <strong>un</strong> tono dolce.<br />

«Se dobbiamo interrogare quel lesser giù da basso per farci dire qualcosa su di lei dobbiamo sbrigarci


a portarlo vi'. Non vogliamo torchiarlo qui e so che vuoi essere tu a occupartene.»<br />

Oh, Dio... no...<br />

«Portatemi con voi», sussurrò disperatamente Xhex. «Vi prego... non lasciatemi qui.»<br />

D'<strong>un</strong> tratto John la guardò, come se avesse udito la sua supplica.<br />

Ma no, stava solo guardando il suo amico; il suo sguardo la attraversava senza vederla.<br />

Nel vederlo annuire, Xhex memorizzò il suo viso, sapendo che era l'ultima volta che lo vedeva.<br />

Appena scoperta l'irruzione, Lash l'avrebbe uccisa su due piedi oppure trasferita da qualche altra<br />

parte... e con ogni probabilità non sarebbe sopravvissuta abbastanza a l<strong>un</strong>go per essere ritrovata di<br />

nuovo.<br />

Alzò la mano, anche se non serviva a niente, e la posò sul viso di John, sfregando il pollice avanti e<br />

indietro sui segni delle lacrime. Immaginò di riuscire quasi a sentire il calore della pelle e l'umido<br />

delle guance.<br />

Avrebbe dato qual<strong>un</strong>que cosa per poterlo prendere tra le braccia e stringerlo forte. Ancora di più per<br />

poter andare via con lui.<br />

«John...» disse con voce rotta. «Oh, Dio... perché ti stai facendo questo.»<br />

Lui si accigliò, senza dubbio per qualcosa che aveva detto Qhuinn. Però poi alzò il palmo e lo posò<br />

nel p<strong>un</strong>to in cui lo stava toccando lei.<br />

Ma solo per asciugarsi le lacrime.<br />

Quando si alzò, prese con sé il cuscino e andò alla porta, passando proprio attraverso Xhex.<br />

Lei guardò la sua schiena che si allontanava, col sangue che le rombava nelle orecchie. Per certi versi<br />

quella era <strong>un</strong>a eco del processo di morte, pensò. A poco a poco, <strong>un</strong> passo dopo l'altro, ciò che la<br />

legava alla vita se ne andava, si allontanava, spariva. A ogni passo di John verso la porta, lei sentiva<br />

evaporare il fiato nei polmoni. Il suo cuore si fermava. La sua pelle si raffreddava.<br />

La sua possibilità di salvezza stava andando via. La sua possibilità di...<br />

Fu allora che capì cosa aveva contrastato sin dall'inizio e, per <strong>un</strong>a volta, non provò l'impulso di<br />

nascondere le proprie emozioni.<br />

Non ce n'era bisogno. Anche se John era lì con lei, era completamente sola e separata da lui, ma<br />

soprattutto era la sua natura mortale a chiarire le sue priorità.<br />

«John», disse piano.<br />

Lui si fermò e guardò verso il letto.<br />

«Ti amo.»<br />

Col bel volto contratto dal dolore, John si massaggiò il centro del petto, come se qualc<strong>un</strong>o gli avesse<br />

stretto il cuore nel pugno, strizzandolo fino alla morte.<br />

Poi si voltò.<br />

Il corpo di Xhex ebbe la meglio sulla sua mente. Con <strong>un</strong> balzo disperato corse verso la porta aperta,<br />

spalancando le braccia e la bocca.<br />

Quando andò a sbattere contro i confini della sua prigione, udì <strong>un</strong> rumore assordante, come <strong>un</strong>a<br />

sirena... o come il sibilo acuto dei fuochi d'artificio quando vengono accesi... o forse era scattato<br />

l'allarme del sistema di sicurezza.<br />

Ma non era niente di tutto ciò.<br />

Era lei che urlava a squarciagola.<br />

[eBL 086]


Capitolo 16<br />

John dovette staccarsi a forza da quella camera da letto. Se non fosse stato per la spinta della logica e<br />

per il bisogno di sventrare quel lesser, non sarebbe riuscito a muoversi di <strong>un</strong> millimetro.<br />

Sentiva la presenza di Xhex, era pronto a giurarci... ma sapeva che era <strong>un</strong>o scherzo della sua mente,<br />

generato dalla sua ricerca instancabile. Lei non era in quella stanza. C'era stata. Due cose<br />

completamente diverse... e la sua <strong>un</strong>ica possibilità di scoprire cosa le era capitato era giù in cucina.<br />

Scese al pianterreno stropicciandosi gli occhi e la faccia e scoprì che <strong>un</strong>a mano non voleva saperne di<br />

staccarsi dalla guancia. La pelle, in quel p<strong>un</strong>to, formicolava... <strong>un</strong> po' come quando Xhex lo aveva<br />

accarezzato, le poche volte che l'aveva fatto.<br />

Dio... il sangue in quella stanza. Tutto quel sangue. Lei aveva lottato contro Lash e, anche se pensare<br />

che lo aveva riempito di botte era motivo di orgoglio, trovava intollerabile quanto era accaduto là<br />

dentro.<br />

Svoltò a sinistra e attraversò la sala da pranzo a grandi passi, sforzandosi di riacquistare lucidità, con<br />

la sensazione che lo avessero scorticato vivo e gettato nell'oceano. Entrò in cucina e...<br />

Non appena posò gli occhi sul lesser, fu scosso da <strong>un</strong> terremoto: tutto il suo <strong>un</strong>iverso si spalancò, giù<br />

giù fino al suo nucleo rovente.<br />

Spalancò la bocca in <strong>un</strong> urlo silenzioso.<br />

Mentre si scagliava in avanti, la rabbia gli all<strong>un</strong>gò le zanne e il corpo inserì il pilota automatico,<br />

smaterializzandosi attraverso lo spazio e riprendendo forma davanti a quel bastardo. Spinse via Blay<br />

e il vampiro innamorato in lui aggredì il non morto con <strong>un</strong>a ferocia di cui aveva sentito parlare... ma<br />

che non aveva mai visto.<br />

E certamente mai sperimentato.<br />

Accecato dall'ira, con i muscoli potenziati da <strong>un</strong>a furia omicida, era tutto azione e niente pensiero<br />

quando attaccò, le mani che graffiavano come artigli, le zanne che fendevano come pugnali,<br />

trasformato in animale da <strong>un</strong> furore incontenibile.<br />

Non aveva idea di quanto andò avanti... né di quello che fece. L'<strong>un</strong>ica cosa di cui era vagamente<br />

consapevole era il tanfo dolciastro che gli riempiva le narici. Non sentiva altro.<br />

Qualche tempo dopo... molto tempo dopo... <strong>un</strong> secolo dopo... si fermò per riprendere fiato e si scoprì<br />

a quattro zampe, la testa ciondoloni, i polmoni in fiamme per lo sforzo. Aveva i palmi piantati su<br />

mattonelle rese viscide dal sangue nero e qualcosa gli gocciolava dai capelli e dalla bocca.<br />

Sputò <strong>un</strong> paio di volte nel tentativo di liberarsi di <strong>un</strong> sapore disgustoso, ma qual<strong>un</strong>que cosa fosse,<br />

non ce l'aveva solo sulla lingua e sui denti; ce l'aveva anche in gola e nelle viscere. Gli bruciavano gli<br />

occhi e aveva la vista annebbiata.<br />

Aveva ricominciato a piangere? Non si sentiva più triste... si sentiva svuotato.<br />

«Gesù... Cristo...» mormorò qualc<strong>un</strong>o.<br />

Improvvisamente sopraffatto dalla stanchezza, John permise al gomito di piegarsi e si lasciò andare<br />

di lato. Appoggiò la testa in <strong>un</strong>a pozza sempre più fredda e chiuse gli occhi. Era senza forze. Riusciva<br />

a malapena a respirare.


Qualche tempo dopo, sentì Qhuinn che gli parlava. Quando ci lu <strong>un</strong>a pausa annuì, più per <strong>un</strong>a<br />

cortesia innata che per <strong>un</strong>a qualche consapevolezza di quello che stava succedendo.<br />

Rimase momentaneamente sorpreso nel sentire delle mani sulle spalle e sulle gambe, e riuscì in<br />

qualche modo ad alzare le palpebre quando venne sollevato.<br />

Strano. I pensili e gli altri mobili erano bianchi, quando era entrato in cucina. Adesso... li avevano<br />

dipinti di <strong>un</strong> nero lucido.<br />

In preda al delirio, si chiese perché mai qualc<strong>un</strong>o avesse fatto <strong>un</strong>a cosa del genere.<br />

Non si poteva certo dire che il nero fosse <strong>un</strong> colore beneaugurante.<br />

Chiuse gli occhi, sentendo gli urti e gli scossoni mentre lo portavano fuori, poi venne sollevato<br />

<strong>un</strong>'ultima volta e, infine, il suo corpo si accasciò, inerte. Il motore di <strong>un</strong>a macchina che veniva<br />

avviato. Portiere che si chiudevano.<br />

Erano in viaggio. Senza dubbio verso il quartier generale della confraternita.<br />

Prima di crollare addormentato, si portò la mano alla guancia. Al che si rese conto di aver<br />

dimenticato il cuscino.<br />

Svegliandosi di soprassalto, si raddrizzò di colpo, come Lazzaro tornato dal regno dei morti.<br />

Per fort<strong>un</strong>a ci aveva pensato Blay. «Eccolo qua. Mi sono assicurato di non andare via senza.»<br />

John prese il guanciale ancora impregnato dell'odore di Xhex e ci si raggomitolò intorno. Quella fu<br />

l'ultima cosa che ricordava del viaggio di ritorno a casa.<br />

Lash si svegliò esattamente nella stessa posizione in cui si era assopito: steso sulla schiena con le<br />

braccia incrociate sul petto... come <strong>un</strong> cadavere dentro <strong>un</strong>a bara. Quand'era <strong>un</strong> vampiro si muoveva<br />

nel sonno e, di solito, si svegliava su <strong>un</strong> fianco, con la testa sotto il cuscino.<br />

Mettendosi a sedere, la prima cosa che fece fu controllare le lesioni al petto e all'addome. Invariate.<br />

Non peggiorate, ma invariate. E il suo livello di energia non era migliorato in modo significativo.<br />

Nonostante avesse dormito... Cristo santo, tre ore? Ma che cavolo...?<br />

Meno male che aveva avuto il buon senso di posticipare l'app<strong>un</strong>tamento con Benloise. Non puoi<br />

incontrare <strong>un</strong> uomo così quando hai la faccia - e ti senti - come <strong>un</strong>o che è sbronzo da <strong>un</strong>a settimana<br />

e mezza.<br />

Buttò le gambe giù dal letto, chiamò a raccolta le forze e sollevò il culo dal materasso, mettendosi in<br />

verticale. Barcollava. Dal piano di sotto non gi<strong>un</strong>geva alc<strong>un</strong> rumore, solo silenzio. No... <strong>un</strong><br />

momento. Qualc<strong>un</strong>o stava dando di stomaco. Il che significava che l'Omega aveva finito con la<br />

nuova recluta e il ragazzo era agli inizi di <strong>un</strong>a spassosissima sessione di vomito l<strong>un</strong>ga dalle sei alle<br />

dieci ore.<br />

Lash raccolse la camicia macchiata e il completo, chiedendosi dove diavolo fosse il cambio di<br />

biancheria che aveva chiesto a Mr D. Mica ci volevano tre ore per andare da Benloise, fissare <strong>un</strong><br />

nuovo app<strong>un</strong>tamento, andare a casa per dare da mangiare a Xhex e prendere dall'armadio degli abiti<br />

puliti.<br />

Scendendo le scale, chiamò quell'idiota al cellulare e appena scattò la casella vocale sbraitò, «Dove<br />

cazzo sono i miei vestiti, imbecille?»<br />

Riattaccò, e dal corridoio buttò l'occhio in tinello. La nuova recluta non era più sopra il tavolo, ma<br />

sotto di esso, almeno in parte; piegata sopra <strong>un</strong> secchio, era scossa da conati a vuoto, neanche avesse<br />

nella pancia <strong>un</strong> topo incapace di trovare l'uscita.<br />

«Ti lascio qui», disse ad alta voce Lash. Questo diede luogo a <strong>un</strong>a pausa in cui la recluta lo guardò.<br />

Aveva agli occhi iniettati di sangue e dalla bocca gli colava qualcosa di simile alla sciacquatura di<br />

piatti.


«Cosa... mi sta succedendo?» Vocina flebile. Parole sconnesse.<br />

Lash si portò la mano sulla piaga al petto; faticava a respirare.<br />

Pensò ancora <strong>un</strong>a volta che alle reclute non veniva mai raccontata tutta la storia. Non sapevano mai<br />

cosa aspettarsi, non capivano fino in fondo a cosa rin<strong>un</strong>ciavano e cosa ricevevano in cambio.<br />

Non aveva mai pensato a se stesso come a ima recluta, prima d'ora. Lui era il figlio dell'Omega, non<br />

<strong>un</strong>a delle tante rotelle dell'ingranaggio. Ma fino a che p<strong>un</strong>to conosceva la verità?<br />

Si costrinse a levare la mano dalla lesione.<br />

«Passerà», disse brusco. «Tutto... si sistemerà. Tra poco ti addormenterai e quando ti sveglierai...<br />

starai meglio di prima.»<br />

«Quella cosa...»<br />

«È mio padre. Lavorerai per me, come ti ho detto. Non è cambiato niente.» Quando l'impulso di<br />

scappare si fece troppo impellente per poterlo contrastare, Lash andò alla porta. «Adesso ti mando<br />

qualc<strong>un</strong>o.»<br />

«Per favore... non lasciarmi.» Due occhi lacrimosi lo imploravano e <strong>un</strong>a mano macchiata si tese<br />

verso di lui. «Per favore...»<br />

Le costole di Lash si strinsero con forza, comprimendo i polmoni al p<strong>un</strong>to di comprometterne il<br />

f<strong>un</strong>zionamento, finché non riuscì più a far entrare aria in gola.<br />

«Adesso verrà qualc<strong>un</strong>o.»<br />

Fuori dalla porta, fuori di casa, fuori da quel casino. Corse verso la Mercedes, si mise al volante e si<br />

chiuse dentro, uscendo a tutta birra dal corto vialetto della fattoria. Gli ci vollero quasi cinque<br />

chilometri prima di riuscire a respirare bene, e si sentì meglio solo quando vide i grattacieli del<br />

centro.<br />

L<strong>un</strong>go il tragitto verso la casa di arenaria chiamò altre due volte Mr D; trovò la casella vocale, e poi...<br />

di nuovo la casella vocale.<br />

Svoltando a destra nel vicolo che portava al garage, era sul p<strong>un</strong>to di scagliare il cellulare fuori dal<br />

finestrino per la frustrazione...<br />

Tolse il piede dall'acceleratore e si lasciò superare da <strong>un</strong>'altra auto... ma non aveva rallentato per<br />

gentilezza verso la Porsche del suo vicino.<br />

La porta del garage era spalancata e dentro c'era la Lexus di Mr D. In barba al protocollo.<br />

Questo, <strong>un</strong>ito al fatto che non gli rispondeva al telefono era <strong>un</strong> campanello d'allarme grosso come<br />

<strong>un</strong>a casa e il suo primo pensiero andò a Xhex. Se quei bastardi dei fratelli se l'erano portava via li<br />

avrebbe infilzati a <strong>un</strong> palo e lasciati in mezzo al prato ad abbrustolire lentamente al sole.<br />

Chiuse gli occhi drizzando le antenne... e <strong>un</strong> attimo dopo avvertì la presenza di Mr D, ma il segnale<br />

era debolissimo. Quasi impercettibile.<br />

Chiaramente quel coglione era stato ferito, ma non era ancora morto del tutto.<br />

Quando <strong>un</strong>'auto alle sue spalle suonò il clacson, Lash si accorse di essere fermo in mezzo alla<br />

stradina.<br />

Normalmente la sua prima mossa sarebbe stata infilare la Mercedes in garage e precipitarsi in casa,<br />

pronto a combattere... ma era a dir poco debilitato, fiacco e intontito. Non era il momento buono per<br />

affrontare il nemico, se i fratelli erano ancora lì dentro.<br />

Anche i lesser potevano tirare le cuoia. Anche il figlio del Male poteva essere rispedito al creatore.<br />

Già, ma... e la sua femmina?<br />

Incalzato da <strong>un</strong>o strano terrore gelido, Lash proseguì fino in fondo al vicolo, poi svoltò a destra e<br />

ancora a destra. Passando davanti alla casa, pregò con tutto il cuore che Xhex fosse ancora...


Quando alzò gli occhi verso le finestre del primo piano e la vide in camera da letto... non riuscì a<br />

trattenere <strong>un</strong> profondo sospiro di sollievo. Non gli importava cos'era successo in quella casa, non gli<br />

importava chi ci era entrato: Xhex era ancora dove l'aveva lasciata, il suo volto era visibile a lui, e a<br />

lui soltanto, dietro quel vetro, gli occhi levati verso il cielo, la mano alla gola.<br />

Che bella immagine, pensò. I capelli le stavano crescendo e cominciavano ad arricciarsi e il chiaro di<br />

l<strong>un</strong>a sui suoi zigomi alti e sulle labbra perfette era decisamente romantico.<br />

Era ancora sua.<br />

Si costrinse a proseguire. Lei era al sicuro dov'era... la sua prigione invisibile era impenetrabile da<br />

qual<strong>un</strong>que vampiro, umano o lesser, che fosse <strong>un</strong> fratello o <strong>un</strong> vecchio scemo con <strong>un</strong>a pistola e tanta<br />

grinta.<br />

Se fosse entrato e fosse rimasto coinvolto in <strong>un</strong>o scontro con i fratelli? Se fosse rimasto ferito?<br />

L'avrebbe persa, perché mantenere l'incantesimo in cui l'aveva intrappolata richiedeva energia e lui<br />

aveva già abbastanza problemi a raccogliere le forze necessarie all'impresa. Per quanto disprezzasse<br />

la propria debolezza, doveva essere realista.<br />

Non potersi fermare lì con lei era terribile. Una sofferenza atroce.<br />

Ma era la decisione giusta. Se non voleva perdere Xhex doveva lasciarla fino all'alba, quando la casa<br />

si sarebbe svuotata per forza di cose.<br />

Ci mise <strong>un</strong> po' ad accorgersi che stava girando in tondo senza meta; la verità era che l'idea di tornare<br />

a dormire in <strong>un</strong>a delle squallide casette di proprietà della Lessening Society gli faceva venire voglia<br />

di scorticarsi la faccia.<br />

Dio, quanto ci metteva l'alba ad arrivare...<br />

Da <strong>un</strong>a parte non riusciva a credere di essere così vigliacco da scappare, ma dall'altra faceva fatica<br />

anche solo a tenere gli occhi aperti e la testa diritta, al volante. Imboccando il ponte che portava a<br />

ovest di Caldwell, ancora non si capacitava di tanta stanchezza. Le piaghe potevano benissimo venire<br />

dalle battaglie con Xhex, ma quello sfinimento era...<br />

La risposta gli venne guardando i veicoli sull'altra corsia, diretti a est. Ma certo, era ovvio, eppure<br />

quella rivelazione lo colpì con <strong>un</strong>a forza tale da fargli alzare il piede dall'acceleratore.<br />

Est e ovest. Sinistra e destra. Notte e giorno.<br />

Per forza, nutrirsi da Mr D lo aveva aiutato solo in apparenza.<br />

Gli serviva <strong>un</strong>a femmina. Una lesser.<br />

Perché non ci aveva pensato prima? I vampiri si rafforzano solo grazie al sangue del sesso opposto. E<br />

anche se in lui era predominante il lato paterno, il retaggio del suo passato non era del tutto<br />

scomparso, evidentemente, se doveva far ricorso alle zanne per nutrirsi.<br />

Solo dopo essersi abbeverato alla vena di Mr D si era sentito almeno in parte soddisfatto.<br />

Be', questo cambiava tutto... e apriva <strong>un</strong> futuro completamente nuovo per Xhex.


Capitolo 17<br />

I rumori della sanguinosa mischia al piano di sotto era gi<strong>un</strong>to fino alle orecchie di Xhex; dai miasmi<br />

che adesso filtravano dalla porta della camera da letto, poteva facilmente indovinare cosa era toccato<br />

al piccolo lesser che le portava da mangiare.<br />

Tutto lasciava supporre che <strong>un</strong>a parte del pianterreno fosse stata appena ritappezzata in "carta da<br />

parati lesser".<br />

Era sorpresa che i fratelli avessero deciso di smembrarlo lì in casa. Da quello che sapeva, Butch<br />

O'Neal di solito inalava quei bastardi per impedire il loro ritorno dall'Omega. Ma giù da basso... Si<br />

sarebbe meravigliata che fosse rimasto ancora qualcosa da raccogliere col cucchiaino.<br />

A meno che fosse <strong>un</strong> messaggio per Lash.<br />

Dopo il caos assordante del massacro ci fu <strong>un</strong>o strano silenzio, seguito da <strong>un</strong> gran rumore di passi.<br />

Ora che non c'era più ness<strong>un</strong>o da uccidere, se ne andavano.<br />

Nel petto sentì montare di nuovo il panico e dovette fare <strong>un</strong>o sforzo quasi fisico per riprendersi...<br />

non doveva lasciarsi andare, maledizione. In quella situazione poteva contare solo su se stessa, era<br />

quella la sua arma: la mente e il corpo erano le <strong>un</strong>iche cose che Lash non poteva portarle via.<br />

Perderle equivaleva a morire.<br />

'Fanculo, perderle significava che, alla sua morte, non avrebbe potuto trascinare con sé Lash.<br />

Trovò la forza di non mollare proprio nella realtà della situazione, quel fardello che gravava su di lei<br />

l'aiutò a tenere i piedi per terra e a dominare le emozioni, che altrimenti si sarebbero liberate<br />

portandosi via anche la sua logica. Xhex chiuse tutto sottochiave in <strong>un</strong> angolo della mente,<br />

qual<strong>un</strong>que cosa avesse sentito stando accanto a John Matthew.<br />

Non lasciò filtrare nulla. Non lasciò venire a galla nulla.<br />

Entrò in modalità guerra e si rese conto di non aver sentito ness<strong>un</strong>o schiocco né visto il riverbero di<br />

<strong>un</strong> lampo, quindi i fratelli non avevano pugnalato il lesser. E, dal lezzo che ammorbava la casa, c'era<br />

da scommettere che avessero abbandonato lì il corpo.<br />

Lash avrebbe dato fuori di matto. Xhex lo aveva sentito interagire col piccolo texano e, anche se lui lo<br />

avrebbe negato, era chiaramente affezionato a quel nanerottolo. Doveva sfruttare quel suo p<strong>un</strong>to<br />

debole, far leva sul suo smarrimento per mandarlo ancora più in crisi. Forse allora sarebbe crollato...<br />

Avvolta dal silenzio e da quel tanfo dolciastro, si mise a camminare per la stanza e finì col ritrovarsi<br />

davanti alla finestra. Soprappensiero, dimenticando il campo di forza, appoggiò le mani sul telaio...<br />

Balzò subito indietro, aspettandosi <strong>un</strong>a fitta di dolore.<br />

Invece... sentì solo <strong>un</strong> formicolio.<br />

Nella sua prigione c'era qualcosa di diverso.<br />

Tenendo sempre la testa sotto controllo, avvicinò di nuovo i palmi alla barriera, premendoli contro<br />

quell'argine invalicabile. Per valutare bene le cose doveva essere assolutamente obiettiva... ma il<br />

cambiamento era così evidente che era impossibile non notarlo: la trama dell'incantesimo si era<br />

indebolita. Indebolita in modo inequivocabile.<br />

La domanda era: perché? Ed era <strong>un</strong>a debolezza destinata ad aumentare o doveva approfittare subito


di quell'intoppo?<br />

Xhex fece scorrere lo sguardo l<strong>un</strong>go i contorni della finestra. A vederla, la sua prigione non aveva<br />

nulla di anormale; posò la mano sul vetro, tanto per essere sicura... sì, aveva visto giusto.<br />

Lash era morto? Era stato ferito?<br />

In quel momento <strong>un</strong>a grossa Mercedes nera passò davanti alla casa e al suo interno lei avvertì la<br />

presenza di quel figlio di puttana. E, vuoi perché Lash aveva succhiato il suo sangue, vuoi perché la<br />

barriera di contenimento in cui l'aveva chiusa si stava incrinando, la griglia emotiva di quella<br />

carogna risultò chiarissima al suo lato symphath: Lash si sentiva isolato. Angosciato. E... debole.<br />

Bene, bene, bene...<br />

Questo avvalorava il cedimento che aveva percepito. E spiegava anche come mai non era così ansioso<br />

di correre da lei. Nei panni di Lash, se non si fosse sentita particolarmente in forma, avrebbe atteso<br />

l'alba, prima di entrare.<br />

O sarebbe corsa a cercare rinforzi degni di tal nome.<br />

Ma per questo ci sono i cellulari, no?<br />

Quando la Mercedes lasciò il quartiere senza accennare a tornare, Xhex fece due passi indietro.<br />

Contraendo le cosce, strinse i pugni e si piegò leggermente all'indietro sui fianchi, come <strong>un</strong> pugile.<br />

Inspirò a fondo, si concentrò, e...<br />

Facendo scattare in avanti il pugno destro con tutta la forza che aveva nella spalla, colpì la barriera<br />

con <strong>un</strong>a forza tale che, se fosse stata la mascella di qualc<strong>un</strong>o, l'avrebbe maciullata.<br />

L'incantesimo la respinse con <strong>un</strong>a sorta di scossa elettrica, ma in tutta la stanza comparvero come<br />

delle increspature, la sua cella tremolava, quasi si stesse ricalibrando dopo <strong>un</strong>a ferita. Prima che si<br />

riprendesse del tutto, Xhex sferrò <strong>un</strong> altro pugno...<br />

Il vetro, al di là della barriera, si infranse.<br />

All'inizio rimase come imbambolata... anche se sentiva la brezza sul viso; guardò le nocche<br />

insanguinate per avere la conferma che la finestra non si era rotta per qualche altro motivo.<br />

Porca... troia.<br />

Esaminando rapidamente le potenziali strategie di fuga, si voltò a guardare la porta che John e i<br />

fratelli avevano lasciata aperta.<br />

L'ultima cosa che voleva era scappare attraverso la casa, perché ignorava com'era strutturata e in<br />

cosa poteva incappare l<strong>un</strong>go la strada. Ma l'istinto le diceva che probabilmente era troppo debole per<br />

smaterializzarsi... perciò, se provava a sfondare la finestra, rischiava di non riuscire a volatilizzarsi a<br />

mezz'aria.<br />

Nel qual caso si sarebbe sfracellata sulla strada sottostante.<br />

La porta aperta era l'alternativa migliore. Poteva usare il proprio corpo come <strong>un</strong> pugno e, prendendo<br />

la rincorsa, avrebbe avuto ancora più slancio.<br />

Si voltò, appoggiandosi con le scapole contro il muro, fece <strong>un</strong> respiro profondo e... scattò in avanti,<br />

attraversando la stanza a tutta velocità, pompando con le braccia e con le gambe.<br />

Quando colpì la barriera, <strong>un</strong> dolore incandescente pervase ogni cellula del suo corpo, come <strong>un</strong> fuoco<br />

che la divorava dall'interno. Accecata dal male, rimase bloccata dall'incantesimo, che la intrappolò<br />

entro i suoi confini, lasciandola come morta...<br />

Poi però il suo slancio l'ebbe vinta sulle sbarre invisibili della prigione; ci fu come <strong>un</strong>a lacerazione e...<br />

perdio, finì fuori dalla camera da letto.<br />

Finalmente libera, andò a sbattere in pieno contro la parete del corridoio, con <strong>un</strong>a violenza tale che,<br />

scivolando fino a terra, si aspettava di portar via <strong>un</strong>a mano di vernice con la faccia e col petto.


Con la testa che girava e gli occhi pieni di lucine scintillanti, si preparò a rimettersi in moto. Era<br />

fuori, ma non era ancora libera.<br />

Si guardò indietro e vide le increspature dell'incantesimo che si stava ricostituendo... spezzandolo,<br />

aveva forse inviato <strong>un</strong> qualche segnale a Lash?<br />

Corri via... subito... esci... scappa!<br />

Alzandosi faticosamente da terra e trascinandosi l<strong>un</strong>go il corridoio, infilò le scale con le gambe che<br />

tremavano, barcollando, incespicando. Nell'atrio al pianterreno, il fetore di sangue di lesser le tolse il<br />

respiro fin quasi a farla vomitare; si allontanò di volata, ma non per proteggere il suo naso. I lesser<br />

entravano e uscivano sempre dal retro. Se le restava anche solo <strong>un</strong> briciolo di tempo, doveva<br />

concentrarsi sul trovare <strong>un</strong>'altra via d'uscita.<br />

Poco più avanti, il portone d'ingresso era <strong>un</strong> coso massiccio con decorazioni a intaglio e <strong>un</strong> pannello<br />

di vetro rinforzato da sbarre di ferro. Ma era chiuso da semplici serrature di sicurezza.<br />

Facile come rubare <strong>un</strong>a caramella a <strong>un</strong> bambino.<br />

Xhex si avvicinò, posò la mano sulla serratura Schlage e concentrò tutte le energie residue<br />

nell'impresa di far scattare i cilindri. Uno... due... tre... e infine il quarto.<br />

Spalancò il portone e aveva già <strong>un</strong> piede fuori, quando sentì lo scricchiolio di qualc<strong>un</strong>o che entrava<br />

in cucina.<br />

Oh, merda. Lash era tornato. Era tornato per lei.<br />

In <strong>un</strong> lampo sparì, il panico le mise le ali ai piedi e la mente, concentratissima, ne fece buon uso.<br />

Nello stato in cui era sapeva di non poter andare lontano; decise quindi che la cosa migliore era<br />

rifugiarsi nel suo appartamento al seminterrato. Lì almeno sarebbe stata al sicuro finché non<br />

recuperava le forze.<br />

Riprese forma nel sottoscala che conduceva al suo monolocale e, con la forza del pensiero, fece<br />

scattare le serrature di rame. Appena varcò la soglia, le luci a sensori di movimento si accesero nel<br />

corridoio imbiancato a calce e lei alzò il braccio per schermarsi gli occhi, scendendo i gradini con<br />

passo malfermo. Sprangata la porta col pensiero, avanzò barcollando e si accorse vagamente che<br />

zoppicava.<br />

Colpa dell'impatto contro il muro? Della corsa precipitosa giù per le scale? Boh, chi cazzo lo sapeva o<br />

se ne fregava.<br />

Riuscì ad arrivare in camera e si chiuse dentro. Quando le luci automatiche si accesero, guardò il<br />

letto. Lenzuola candide e pulite. Cuscini in perfetto ordine. Piumone senza <strong>un</strong>a grinza.<br />

Non ce la fece ad arrivare fino al materasso. Le ginocchia cedettero di schianto e lei si lasciò andare;<br />

lo scheletro crollò su se stesso, riducendola a <strong>un</strong> mucchietto di ossa rivestite di pelle.<br />

Appena toccò terra, non fu il sonno a vincerla. Ma andava bene così.<br />

Svenire era anche meglio.<br />

Blaylock rientrò nella casa di arenaria, insieme a Rhage e a Vishous <strong>un</strong>a ventina di minuti dopo che<br />

ne erano usciti con John. Subito dopo averlo depositato sano e salvo alla base, erano tornati per<br />

finire di passare al setaccio la casa: stavolta cercavano roba piccola, tipo documenti, computer,<br />

denaro contante, droga, qual<strong>un</strong>que cosa in grado di fornire informazioni.<br />

Blay entrò in cucina e subito si mise ad aprire pensili e cassetti;<br />

avendo assistito allo scempio effettuato da John Matthew, le conseguenze lo lasciarono pressoché<br />

indifferente. Vishous salì al primo piano, mentre Rhage perlustrò il davanti della casa.<br />

Blay cominciava a prendere il ritmo, quando Rhage gridò, «Il portone è spalancato.»<br />

Allora qualc<strong>un</strong>o era tornato lì dopo che se l'erano svignata insieme a John? Lesser? Improbabile: non


avrebbero mai lasciato le loro cose incustodite. Un ladro, forse? I fratelli non avevano chiuso a chiave<br />

la porta sul retro, quando se l'erano filata, quindi forse qualc<strong>un</strong>o si era intrufolato dentro casa.<br />

Se era <strong>un</strong> umano, chissà che spavento si era preso a quello spettacolo. Questo poteva spiegare <strong>un</strong>a<br />

fuga precipitosa dal portone anteriore.<br />

Blay impugnò la pistola, nell'eventualità che in casa ci fosse qualc<strong>un</strong>o, e, con la mano libera, riprese a<br />

rovistare in fretta dappertutto. Dentro <strong>un</strong> cassetto, insieme ai coltelli, trovò due cellulari, entrambi<br />

senza caricabatteria... ma ci avrebbe pensato V a risolvere il problema. Accanto al telefono c'erano<br />

anche dei biglietti da visita, ma erano tutti di umani del settore edilizio... probabilmente ingaggiati<br />

per dei lavori di ristrutturazione.<br />

Era alle prese con gli armadietti sotto il piano di lavoro, quando guardò in su, accigliato. Proprio di<br />

fronte a lui c'era <strong>un</strong> portafrutta con delle mele fresche.<br />

Guardando in direzione della cucina a gas, vide dei pomodori. E <strong>un</strong> filone di pane francese avvolto<br />

nella carta.<br />

Raddrizzandosi, andò al frigorifero Sub-Zero e lo aprì. Latte biologico. Cibi cotti da asporto presi da<br />

Whole Foods. Un tacchino fresco pronto per essere cucinato. Pancetta affumicata canadese.<br />

Non esattamente cibi per <strong>un</strong>a prigioniera.<br />

Blay alzò gli occhi verso il soffitto; si sentivano i passi pesanti di V che passava da <strong>un</strong>a stanza<br />

all'altra. Poi fece scorrere lo sguardo sulla cucina nel suo insieme, dal completo di cachemire<br />

appoggiato sopra <strong>un</strong>o sgabello alle pentole di rame accatastate sulle mensole a vista, fino alla<br />

caffettiera col caffè già pronto da versare.<br />

Tutto di marca, nuovo di zecca e più pulito della foto di <strong>un</strong> catalogo.<br />

Proprio nello stile di Lash... ma i lesser in teoria non mangiavano. D<strong>un</strong>que, a meno che quel<br />

bastardo trattasse Xhex come <strong>un</strong>a regina, cosa alquanto improbabile... qualc<strong>un</strong>o in quella casa<br />

pappava regolarmente.<br />

La dispensa era attaccata alla cucina; Blay schivò i resti sanguinolenti del lesser per dare <strong>un</strong>'occhiata<br />

veloce alla stanza tappezzata di scaffali: c'erano abbastanza cibi in scatola da sfamare <strong>un</strong>'intera<br />

famiglia per <strong>un</strong> anno.<br />

Uscendo, gli cadde l'occhio su qualcosa per terra: c'era <strong>un</strong>a sottile serie di graffi sulla superficie in<br />

legno massello, per il resto intatta e lustra come <strong>un</strong>o specchio... graffi a forma di mezzal<strong>un</strong>a.<br />

Blay si accovacciò sui talloni, facendo scrocchiare le ginocchia, e spostò di lato <strong>un</strong> aspirapolvere.<br />

Sulla parete in pedinato non notò strane fessure, ma gli bastò batterci sopra con le nocche per<br />

individuare <strong>un</strong>o spazio vuoto. Tirò fuori il coltello e usò il manico a mo' di sonar per determinare le<br />

dimensioni esatte della cavità nascosta; poi voltò l'arma e conficcò la p<strong>un</strong>ta della lama nel p<strong>un</strong>to di<br />

gi<strong>un</strong>tura tra due assicelle.<br />

Forzando leggermente, il rivestimento in legno si staccò; Blay prese <strong>un</strong>a torcia a stilo e illuminò<br />

l'interno.<br />

Un sacco della spazzatura. Nero come il sangue dei lesser.<br />

Lo tirò fuori e lo aprì. «Porca... vacca.»<br />

Alle sue spalle comparve Rhage. «Cos'hai trovato?»<br />

Blay infilò dentro la mano e tirò fuori <strong>un</strong>a manciata di banconote tutte spiegazzate. «Soldi. Un<br />

mucchio di soldi.»<br />

«Prendili. V ha trovato <strong>un</strong> laptop e <strong>un</strong>a finestra rotta al piano di sopra che prima non c'era. Io ho<br />

chiuso il portone, così gli umani non verranno a ficcanasare.» Controllò l'orologio. «Dobbiamo<br />

squagliarcela prima che sorga il sole.»


«Ricevuto.»<br />

Blay afferrò il sacco, lasciando aperto il nascondiglio segreto; più prove c'erano di <strong>un</strong> furto con<br />

scasso, meglio era. Anche se i brandelli di lesser non potevano passare inosservati.<br />

Quanto gli sarebbe piaciuto vedere la faccia di Lash, al suo ritorno a casa.<br />

Uscirono tutti e tre dal retro, passando dal giardino; lui e Rhage si smaterializzarono, mentre<br />

Vishous metteva in moto la Lexus parcheggiata in garage, collegando i fili dell'accensione per poterla<br />

confiscare.<br />

Inutile dire che avrebbero preferito restare per vedere chi arrivava. Ma con l'alba non si può<br />

contrattare.<br />

Gi<strong>un</strong>ti alla grande casa della confraternita, Blay entrò nell'atrio insieme a Hollywood e trovò <strong>un</strong>a fila<br />

di gente ad attenderli. Tutto il bottino venne passato a Butch perché lo esaminasse alla Tana. Appena<br />

potè allontanarsi, Blay salì di sopra in camera di John.<br />

Bussò, e per tutta risposta ottenne <strong>un</strong> grugnito; quando entrò, vide Qhuinn seduto in <strong>un</strong>a poltrona<br />

vicino al letto. La lampada sul comodino accanto a lui proiettava <strong>un</strong> cono di luce gialla nell'oscurità,<br />

illuminando sia lui sia la montagna stesa sotto il piumone.<br />

John dormiva della grossa.<br />

Qhuinn, dal canto suo, ci stava dando dentro con l'Herradura, In bottiglia di Seleccion Suprema che<br />

aveva vicino al gomito, il bicchiere di cristallo pieno della tequila di prima qualità che ultimamente<br />

era diventata la sua bevanda d'elezione.<br />

Cristo, con Qhuinn che tracannava quella e John che si faceva di Jack Daniels, Blay stava meditando<br />

di passare ad alcolici più tosti. La birra, tutt'a <strong>un</strong> tratto, sembrava roba da sbarbatelli.<br />

«Come sta?» chiese sottovoce Blay.<br />

Qhuinn buttò giù <strong>un</strong>a sorsata di tequila. «Maluccio. Ho chiamato Layla. L'amico ha bisogno di<br />

nutrirsi.»<br />

Blay si avvicinò al letto. Più che chiusi, gli occhi di John erano sprangati, le sopracciglia talmente<br />

aggrottate che sembrava intento a risolvere nel sonno qualche legge fisica. In contrasto col suo<br />

pallore innaturale, i capelli sembravano ancora più scuri, e aveva il respiro troppo leggero. Lo<br />

avevano svestito e ripulito di quasi tutto il sangue del lesser.<br />

«Tequila?» offrì Qhuinn.<br />

Blay tese la mano senza guardare, ancora concentrato sul loro com<strong>un</strong>e amico. Ciò che si ritrovò tra le<br />

dita fu il bicchiere, invece della bottiglia, ma non se ne curò e bevve avidamente.<br />

Be', almeno adesso sapeva perché a Qhuinn piaceva tanto quella roba.<br />

Glielo restituì e, a braccia conserte, ascoltò il sommesso gorgoglio del bicchiere che veniva riempito<br />

di nuovo. Per qualche motivo, il suono ovattato, seducente, della costosa bevanda alcolica contro il<br />

cristallo lo rilassava.<br />

«Non riesco a credere che si sia messo a piangere», mormorò. «Cioè, sì... ci riesco, ma è stata <strong>un</strong>a<br />

sorpresa.»<br />

«E chiaro l'hanno tenuta prigioniera in quella stanza.» L'Herradura tornò sul comodino con <strong>un</strong><br />

leggero tonfo. «E noi l'abbiamo mancata per <strong>un</strong> pelo.»<br />

«Lui ha detto qualcosa?»<br />

«No. Nemmeno quando l'ho ficcato sotto la doccia e sono entrato dentro insieme a lui.»<br />

Okay, quella era <strong>un</strong>'immagine di cui Blay faceva volentieri a meno. Meno male che John non era<br />

dell'altra sponda...<br />

Qualc<strong>un</strong>o bussò piano alla porta e si sentì <strong>un</strong> profumo di cannella e spezie. Blay andò ad aprire e


fece accomodare Layla, inchinandosi con deferenza.<br />

«In cosa posso servir...» L'Eletta guardò il letto, accigliandosi. «Oh, no... è ferito?» disse,<br />

avvicinandosi a John Matthew.<br />

Sì, pensò Blay, ma soprattutto dentro.<br />

«Grazie di essere venuta», disse Qhuinn alzandosi dalla poltrona. Poi si chinò sopra John, dandogli<br />

<strong>un</strong>a spintarella alla spalla. «Ehi, amico, svegliati <strong>un</strong> secondo.»<br />

John si svegliò come se stesse lottando contro <strong>un</strong> cavallone enorme, alzando lentamente la testa e<br />

battendo le palpebre, quasi avesse la faccia sommersa dall'acqua.<br />

«E ora di mangiare.» Senza voltarsi a guardarla, Qhuinn fece cenno a Layla di avvicinarsi, tendendo<br />

la mano. «Fai <strong>un</strong> ultimo sforzo che poi ti lasciamo in pace.»<br />

L'Eletta si fermò in istante... poi fece <strong>un</strong> passo avanti. Afferrò lenta il palmo proteso di Qhuinn,<br />

facendo scivolare la pelle sulla sua e avvicinandosi con <strong>un</strong>a sorta di timida bellezza che suscitò la<br />

compassione di Blay.<br />

A giudicare dal rossore che d'improvviso le imporporò le guance, ebbe la sensazione che Layla, come<br />

chi<strong>un</strong>que altro, a quanto pareva, si fosse infatuata di Qhuinn.<br />

«John... amico? Dai, ho bisogno che ti concentri.» Qhuinn tirò Layla per la mano fino a farla sedere<br />

sul letto; non appena l'Eletta guardò da vicino John, si dedicò completamente a lui.<br />

«Padrone...» disse con <strong>un</strong>a voce pacata e incredibilmente dolce, alzando la manica della veste.<br />

«Padrone, svegliatevi e prendete ciò che ho da offrirvi. Ne avete <strong>un</strong> gran bisogno, in verità.»<br />

John cominciò a scuotere la testa, ma Qhuinn intervenne con prontezza. «Vuoi dare la caccia a Lash?<br />

Non puoi farlo in questo stato. Non riesci neanche ad alzare la testa, cazzo... scusa il linguaggio,<br />

Eletta. Devi rimetterti in forze... Dai, John, non fare lo stronzo.»<br />

Qhuinn spostò lo sguardo bicolore su Layla, sillabando in silenzio: Scusa. Lei doveva avergli sorriso,<br />

perché per <strong>un</strong> attimo lui inclinò il capo come se ne fosse rimasto colpito.<br />

O forse gli aveva solo detto qualcosa in silenzio anche lei.<br />

Sì, doveva essere andata così.<br />

Per forza.<br />

Poi tutti e due abbassarono la testa di scatto e Layla si lasciò sfuggire <strong>un</strong> ansito quando John le<br />

affondò le zanne nella carne, cominciando a succhiare. Palesemente soddisfatto, Qhuinn tornò al suo<br />

posto e si riempì il bicchiere. Ne bevve metà, poi lo all<strong>un</strong>gò a Blay.<br />

L'idea migliore mai avuta da chi<strong>un</strong>que, da secoli. Blay si piazzò contro l'alto schienale della poltrona<br />

e, facendo scorrere <strong>un</strong> braccio sulla sua sommità, bevve <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga sorsata, e poi <strong>un</strong>'altra, prima di<br />

restituire la tequila.<br />

Rimasero così, dividendosi l'acquavite, mentre John si sfamava col sangue di Layla... finché a <strong>un</strong><br />

certo p<strong>un</strong>to di quella duplice bevuta, Blay si rese conto che stava posando le labbra sullo stesso bordo<br />

da cui beveva Qhuinn...<br />

Sarà stato l'alcol. O forse il bicchiere. O forse il fatto che, dal p<strong>un</strong>to in cui si trovava, a ogni respiro<br />

sentiva l'odore intenso di Qhuinn...<br />

Doveva andare via, lo sapeva.<br />

Voleva stare accanto a John, ma col passare dei minuti scivolava vicino, più vicino, sempre più<br />

vicino... a Qhuinn. Al p<strong>un</strong>to che, con la mano penzoloni sullo schienale, quasi gli accarezzava i folti<br />

capelli neri.<br />

«Devo andare», disse brusco, restituendogli il bicchiere per l'ultima volta, diretto alla porta.<br />

«Stai bene?» gridò Qhuinn.


«Sì. Dormi bene e riguardati, Layla.»<br />

«Non hai bisogno di nutrirti?» chiese Qhuinn.<br />

«Domani.»<br />

L'Eletta disse qualcosa di amabile e cortese, ma Blay non si voltò. No. Non poteva.<br />

E pregò Dio di non incontrare ness<strong>un</strong>o, fuori in corridoio.<br />

Non aveva controllato per vedere quant'era grave, ma sapeva quando era eccitato... e quella era <strong>un</strong>a<br />

cosa che, per quanto beneducato, <strong>un</strong> maschio in calzoni di pelle attillati non può nascondere.


Capitolo 18<br />

Dall'Altra Parte, Payne girava in tondo nella fontana di sua madre, tracciando cerchi coi piedi nella<br />

vasca dove si raccoglievano gli zampilli. Schizzava l'acqua, tenendo sollevata la l<strong>un</strong>ga veste e<br />

ascoltando gli uccellini colorati appollaiati sull'albero bianco nell'angolo. I piccoli volatili<br />

cinguettavano, svolazzando da <strong>un</strong> ramo all'altro, becchettandosi a vicenda e arruffando le piume.<br />

Come diavolo facessero a trovare la voglia di svegliarsi per <strong>un</strong>'attività così limitata, proprio non ne<br />

aveva idea.<br />

Nel santuario il tempo non esisteva, eppure lei avrebbe tanto voluto <strong>un</strong> orologio da tasca o <strong>un</strong>a<br />

pendola per controllare quant'era in ritardo il Re cieco. Si vedevano ogni pomeriggio per <strong>un</strong>a<br />

sessione di arti marziali.<br />

Be', pomeriggio per lui. Per lei, bloccata lì da quella parte, tutto era eternamente immerso in <strong>un</strong><br />

giorno indistinto.<br />

Si chiese quanto tempo era passato, di preciso, da quando sua madre l'aveva tirata fuori da quella<br />

sorta di ibernazione concedendole <strong>un</strong> po' di libertà. Impossibile saperlo. Wrath aveva cominciato a<br />

presentarsi regolarmente più o meno da... quindici volte e lei era stata rianimata forse... be', da molto<br />

prima. Perciò, torse, erano passati più di sei mesi?<br />

La vera domanda era per quanto tempo era rimasta prigioniera in quella specie di ghiacciaia... ma<br />

non poteva chiederlo a sua madie. Loro due non si parlavano. Finché la femmina "divina" che l'aveva<br />

generata non si decideva a lasciarla andare, Payne non aveva nulla da dirle.<br />

Quel silenzio forzato, in verità, non sembrava fare alc<strong>un</strong>a differenza; non che Payne si fosse illusa del<br />

contrario. Quando tua madre è la creatrice della razza e non deve rendere conto a ness<strong>un</strong>o, neppure<br />

al re...<br />

È piuttosto facile rimanere intrappolata nella tua stessa vita.<br />

Quando accelerò il passo, la t<strong>un</strong>ica cominciò a inzupparsi, allora balzò fuori dalla fontana e<br />

cominciò a correre tutt'intorno, sferrando pugni nell'aria.<br />

Essere <strong>un</strong>'Eletta docile e obbediente non era nel suo codice genetico, ed era la radice di tutti i<br />

problemi tra lei e sua madre. Oh, che spreco. Oh, che delusione.<br />

Oh, vedi di fartela passare, mammina cara.<br />

Quel genere di condotta e di fede incondizionata non faceva per lei. E se la Vergine Scriba voleva <strong>un</strong><br />

altro spettro in t<strong>un</strong>ica che si aggirava fluttuando silenzioso come <strong>un</strong>a corrente d'aria in <strong>un</strong>a stanza<br />

dalla temperatura ideale, avrebbe dovuto scegliere <strong>un</strong> altro padre per sua figlia.<br />

Payne aveva ereditato tutta la vitalità del Carnefice, i tratti del padre erano passati alla generazione<br />

successiva...<br />

Ruotò su se stessa, parando il pugno di Wrath con l'avambraccio e sferrandogli <strong>un</strong>a sforbiciata in<br />

pieno fegato. Il re fu lesto a reagire, e la violenta gomitata con cui contrattaccò era <strong>un</strong>a promessa di<br />

commozione cerebrale.<br />

Payne si abbassò rapida, schivandola per <strong>un</strong> pelo. Un altro calcio costrinse il re a balzare<br />

all'indietro... malgrado fosse cieco, sapeva sempre esattamente dove si trovava la sua avversaria.


Di conseguenza avrebbe intuito che Payne lo avrebbe attaccato sul fianco. Infatti si stava già<br />

spostando, pronto a colpirla alla schiena con la suola dello stivale.<br />

Cambiando idea, Payne si gettò a terra e spinse in fuori le gambe, centrandolo alla caviglia e<br />

sbilanciandolo. Un rapido scarto sulla destra e si spostò dalla traiettoria di caduta di quell'enorme<br />

corpo barcollante. Quando Wrath atterrò con violenza, il collo stretto nell'incavo del gomito di<br />

Payne, con <strong>un</strong> altro balzo gli fu sulla schiena. Per aumentare la presa, lei si afferrò il polso e usò<br />

l'altro bicipite per premere contro la sua gola.<br />

La reazione del sovrano? Posizionarsi a tartaruga.<br />

Grazie alla sua incredibile forza, riuscì a infilare i piedi sotto il peso di entrambi e si alzò. Poi, con <strong>un</strong><br />

gran balzo per aria, atterrò sopra di lei, che si era appiattita contro il marmo del pavimento.<br />

Fargli da materasso era tutt'altro che comodo... Payne sentiva le ossa che in pratica si piegavano.<br />

Il re era innanzi tutto - e soprattutto - <strong>un</strong>a persona d'onore, tuttavia, e in considerazione<br />

dell'inferiore forza muscolare di Payne non la teneva mai sotto per molto. Cosa che la indispettiva.<br />

Lei avrebbe preferito <strong>un</strong>o scontro basato solo sull'abilità, senza esclusione di colpi, ma tra i sessi ci<br />

sono differenze ineludibili, e i maschi, semplicemente, sono più grossi e d<strong>un</strong>que più forti.<br />

Per quanto fosse infastidita dai limiti imposti dalla biologia, non c'era niente da fare.<br />

E ogni volta che riusciva a mettere in difficoltà l'avversario superandolo in velocità, la soddisfazione<br />

era ancora più grande.<br />

Il re si rimise in piedi con agilità e, quando si voltò, i l<strong>un</strong>ghi capelli neri si allargarono a ventaglio<br />

prima di ricadere sul judogi bianco. Con le lenti scure sugli occhi e quell'impressionante distesa di<br />

muscoli, era magnifico, <strong>un</strong> distillato del meglio delle stirpi dei vampiri, incontaminato da qual<strong>un</strong>que<br />

traccia umana o di altro genere.<br />

Anche se il suo problema era proprio questo. Payne aveva sentito che la sua cecità era la conseguenza<br />

di tutto quel sangue puro.<br />

Quando fece per alzarsi, Payne sentì <strong>un</strong>a fitta lancinante alla schiena, ma la ignorò per affrontare<br />

<strong>un</strong>'altra volta il suo avversario. Questa volta fu lei ad attaccare come <strong>un</strong>a furia e, per essere cieco,<br />

Wrath diede prova di <strong>un</strong>'abilità davvero straordinaria nel parare i colpi.<br />

Forse per questo non si lamentava mai del suo handicap. D'altra parte non parlavano molto, e a lei<br />

andava bene così.<br />

Anche se si chiedeva che vita conducesse lui, sulla terra.<br />

Quanto invidiava la sua libertà.<br />

Continuarono a darsele di santa ragione, girando intorno alla lontana e poi spostandosi verso il<br />

colonnato e la porta che si apriva sul santuario. E ritorno. E ancora da capo, l<strong>un</strong>go lo stesso percorso.<br />

Alla fine erano entrambi pesti e sanguinanti, ma non era <strong>un</strong> problema. Appena avessero lasciato<br />

ricadere le mani l<strong>un</strong>go i fianchi e smettevano di scambiarsi colpi, le ferite avrebbero cominciato a<br />

guarire.<br />

L'ultimo pugno venne da Payne, e fu <strong>un</strong> montante micidiale che centrò il mento del re come <strong>un</strong>a di<br />

quelle palle di ferro attaccate all'estremità di <strong>un</strong>a catena in uso nel Medioevo. Gli rovesciò indietro la<br />

testa, scompigliandogli la l<strong>un</strong>ga chioma.<br />

Senza bisogno di parlare, concordavano sempre su quando era il momento di smettere.<br />

Si sciolsero i muscoli passeggiando fianco a fianco fino alla fontana, facendo stretching e<br />

sgranchendosi il collo. Insieme si lavarono la faccia e le mani nell'acqua limpida, cristallina, e si<br />

asciugarono con dei panni morbidi che Payne aveva chiesto di avere a portata di mano.<br />

Pur scambiandosi pugni e non parole, Payne aveva cominciato a pensare al re come a <strong>un</strong> amico. E, in


quanto tale, a fidarsi di lui.<br />

Era la prima volta che le capitava.<br />

Ed erano davvero soltanto amici. Per quanto lei ammirasse i suoi notevoli attributi fisici, non c'era la<br />

minima attrazione, tra loro... e questo era <strong>un</strong>o dei motivi per cui il loro sodalizio f<strong>un</strong>zionava.<br />

Altrimenti lei non si sarebbe sentita a suo agio.<br />

No, non le interessava <strong>un</strong> rapporto a sfondo sessuale, né con lui né con ness<strong>un</strong> altro. I vampiri<br />

maschi, specie quelli di nobili origini, avevano la tendenza a comandare. Era più forte di loro...<br />

ancora <strong>un</strong>a volta, l'esempio di <strong>un</strong> comportamento determinato dal sangue. E lei aveva già qualc<strong>un</strong>o<br />

che voleva decidere della sua vita. Non gliene serviva <strong>un</strong> altro.<br />

«Tutto okay?» chiese Wrath mentre si sedevano sul bordo della fontana.<br />

«Sì. E tu?» Non le dispiaceva che lui le chiedesse sempre se stava bene. Un paio di volte, all'inizio, si<br />

era offesa... il re stava forse insinuando che lei non riusciva a sopportare i postumi della lotta? Poi,<br />

però, aveva capito che non c'entrava col fatto che era <strong>un</strong>a femmina... Wrath l'avrebbe chiesto a<br />

chi<strong>un</strong>que, dopo scontri tanto violenti.<br />

«Io sto da Dio», disse lui, con <strong>un</strong> sorriso che mise in mostra due zanne spaventose. «A proposito,<br />

quella leva al gomito, all'inizio, è stata <strong>un</strong>o sballo.»<br />

Payne sorrise tanto da farsi dolere le guance. Che era <strong>un</strong> altro dei motivi per cui le piaceva stare con<br />

lui. Dato che Wrath non ci vedeva, non c'era motivo di nascondere le proprie emozioni... e nulla la<br />

riempiva di gioia come sentirgli dire che era rimasto impressionato da qualche sua mossa.<br />

«Be', Vostra Altezza, voi mi fregate sempre con le vostre tartarughe.»<br />

Adesso fu Wrath a sorridere ancora più di gusto e, per <strong>un</strong> attimo, Payne si commosse al pensiero che<br />

i suoi complimenti contassero qualcosa per lui. «Il peso morto ha la sua utilità», mormorò il re.<br />

D'<strong>un</strong> tratto si voltò verso di lei; gli occhiali scuri che non si levava mai gli conferivano <strong>un</strong>'aria<br />

crudele, pensò ancora <strong>un</strong>a volta Payne. Eppure in <strong>un</strong>'infinità di occasioni aveva dimostrato che non<br />

era così.<br />

Wrath si schiarì la gola. «Grazie di tutto. A casa le cose vanno male.»<br />

«Come mai?»<br />

Lui distolse lo sguardo, come se stesse scrutando l'orizzonte. Forse <strong>un</strong> riflesso di quando celava le<br />

proprie emozioni agli altri. «Abbiamo perso <strong>un</strong>a femmina. È nelle mani del nemico.» Scosse la testa.<br />

«E <strong>un</strong>o dei nostri ne soffre.»<br />

«Erano sposati?»<br />

«No... ma lui si comporta come se lo fossero.» Il re si strinse nelle spalle. «Non mi ero accorto del<br />

legame che li <strong>un</strong>iva. Ness<strong>un</strong>o di noi l'aveva notato. Ma... esiste, e stanotte è emerso in modo<br />

evidente.»<br />

La brama per il mondo sottostante, per le vite terrene, traumatiche ma vivide, spinse Payne a<br />

sporgersi verso di lui. «Cosa è successo?»<br />

Il re spinse indietro i capelli; l'attaccatura alta spiccava sulla pelle dorata. «Ha massacrato <strong>un</strong> lesser,<br />

stanotte. Ha massacrato quel bastardo.»<br />

«E il suo dovere, no?»<br />

«Non l'ha fatto sul campo. È successo nella casa dove i non morti tenevano prigioniera la femmina.<br />

Quel bastardo avrebbe dovuto essere interrogato, ma John l'ha fatto a pezzi. John è <strong>un</strong> bravo<br />

ragazzo... ma l'istinto possessivo del maschio innamorato... può essere micidiale, e non in senso<br />

buono, mi spiego?»<br />

Payne venne assalita da ricordi vaghi e indistinti di quand'era sulla Terra, raddrizzava torti,


combatteva e...<br />

La Vergine Scriba varcò la soglia dei propri appartamenti privati, le vesti nere che fluttuavano<br />

leggermente sopra il pavimento di marmo.<br />

Il re si alzò in piedi e si inchinò... eppure in qualche modo non appariva per nulla servile. Motivo di<br />

più per apprezzarlo. «Vergine Scriba.»<br />

«Wrath, figlio di Wrath.»<br />

E poi... basta. Poiché era vietato rivolgere domande alla madre della razza, e poiché la madre di<br />

Payne rimase zitta, dopo i saluti ci fu <strong>un</strong> gran silenzio.<br />

Già, perché - che il destino ce ne scampi - non conveniva gravarla di alc<strong>un</strong>a richiesta. Ed era chiaro il<br />

motivo di quella interruzione: sua madre voleva evitare ogni contatto tra Payne e il mondo esterno.<br />

«Ora mi ritiro», disse Payne al re. Perché temeva quello che poteva uscirle di bocca se sua madre si<br />

fosse azzardata a mandarla via.<br />

Il re tese il pugno. «Arrivederci. A domani?»<br />

«Con piacere.» Payne batté le nocche contro quelle del re, secondo l'uso che le aveva insegnato, e si<br />

diresse alla porta che conduceva al santuario.<br />

Al di là dei pannelli bianchi, l'erba di <strong>un</strong> verde brillante fu <strong>un</strong>o shock per i suoi occhi; battendo le<br />

palpebre, oltrepassò il Tempio del Primale e scese verso gli alloggi delle Elette. Adesso fiori gialli,<br />

rosa e rossi crescevano in assoluta libertà, allegri tulipani si mescolavano a gi<strong>un</strong>chiglie e iris.<br />

Tutti fiori primaverili, se ben ricordava dal breve periodo trascorso sulla Terra.<br />

Lì al santuario era sempre primavera. Ma sempre agli inizi, senza mai gi<strong>un</strong>gere alla piena<br />

magnificenza e al caldo sfacciato dell'estate. O almeno... a com'era l'estate in base alle sue letture.<br />

L'edificio con colonne in cui risiedevano le Elette era suddiviso in tanti cubicoli che offrivano <strong>un</strong><br />

minimo di intimità alle inquiline. Per la maggior parte erano vuoti, adesso, e non solo perché le<br />

Elette erano <strong>un</strong>a specie in via di estinzione. Da quando il Primale le aveva "liberate", la collezione<br />

privata di eteree fannullone della Vergine Scriba si stava assottigliando grazie ai viaggi sulla Terra.<br />

Sorprendentemente, ness<strong>un</strong>a di loro aveva scelto di abbandonare per sempre la condizione di<br />

Eletta... ma, a differenza di prima, se andavano nella residenza privata del Primale, erano autorizzate<br />

a tornare al santuario.<br />

Payne andò direttamente ai bagni termali e provò <strong>un</strong> senso di sollievo nel vedere che non c'era<br />

ness<strong>un</strong>o. Sapeva che le sue "sorelle" non capivano quello che faceva col re e preferiva godersi gli<br />

effetti rilassanti dell'esercizio fisico lontana da occhi indiscreti.<br />

La piscina com<strong>un</strong>e per le abluzioni occupava <strong>un</strong> maestoso spazio marmoreo, e in fondo all'enorme<br />

vasca c'era <strong>un</strong>a cascata. Come per tutto il resto che accadeva al santuario, lì non vigevano le leggi<br />

della razionalità: il ruscello tiepido che scorreva sopra il bordo di pietra bianca era sempre pulito,<br />

sempre fresco, pur non avendo <strong>un</strong>a sorgente, <strong>un</strong>o scarico o <strong>un</strong> sistema di depurazione evidente.<br />

Payne si tolse la veste che lei stessa aveva modificato per renderla simile al judogi - come lo<br />

chiamava lui - di Wrath, ed entrò nella piscina con addosso la biancheria intima. La temperatura era<br />

sempre perfetta... e le faceva venire <strong>un</strong>a gran voglia di <strong>un</strong> bagno troppo caldo o troppo freddo.<br />

Al centro del grande catino di marmo, l'acqua era abbastanza profonda da permettere di nuotare;<br />

Payne fece qualche bracciata, godendosi i movimenti privi di peso.<br />

Sì, quella era decisamente la parte migliore degli incontri di lotta libera con Wrath. Salvo quando<br />

riusciva a mettere a segno <strong>un</strong> bel colpo.<br />

Gi<strong>un</strong>ta davanti alla cascata, sguazzò verso di essa sciogliendosi i capelli. Li aveva più l<strong>un</strong>ghi di Wrath<br />

e aveva imparato non solo a raccoglierli in <strong>un</strong>a treccia, ma anche a fissarli sulla nuca per non


offrirgli <strong>un</strong> appiglio con cui strattonarla.<br />

Sotto gli spruzzi l'attendevano saponette profumate; Payne se ne passò <strong>un</strong>a su tutto il corpo. Quando<br />

si voltò per sciacquarsi, scoprì di non essere più sola.<br />

Ma almeno la figura claudicante vestita di nero non era sua madre.<br />

«Salve», gridò Payne.<br />

No'One si inchinò, ma non rispose, come sempre; tutt'a <strong>un</strong> tratto Payne si dispiacque di aver<br />

abbandonato la veste sul pavimento.<br />

«La prendo io», disse, facendo riecheggiare la voce per tutta la grotta.<br />

No'One scosse la testa e raccolse l'indumento. La cameriera, amabile e taciturna, faceva il suo dovere<br />

senza lamentarsi, malgrado la sua disabilità.<br />

Sebbene non parlasse mai, non era difficile indovinare quale fosse la sua triste storia.<br />

Motivo di più per disprezzare Colei che aveva generato la razza, pensò Payne.<br />

Al pari dei membri della Confraternita del Pugnale Nero, le Elette erano state allevate entro<br />

determinati parametri con l'intento di conseguire il risultato desiderato. Mentre i maschi dovevano<br />

essere forti e robusti, aggressivi e valorosi in battaglia, le femmine erano state programmate per<br />

essere intelligenti, tenaci e dotate di grandi capacità di recupero, capaci di imbrigliare gli istinti più<br />

bassi dei maschi e di civilizzare la razza. Lo yin e lo yang. Le due parti di <strong>un</strong> tutto, con la garanzia che<br />

i due sessi fossero legati per sempre dal reciproco bisogno di bere il sangue dell'altro.<br />

Nello schema divino, tuttavia, c'era qualcosa che non andava. Gli accoppiamenti tra consanguinei<br />

avevano dato origine a dei problemi, e se nel caso di Wrath le leggi stabilivano che, in quanto figlio<br />

del re, poteva salire al trono com<strong>un</strong>que, con o senza menomazioni, le Elette non erano altrettanto<br />

fort<strong>un</strong>ate. Le leggi della procreazione selettiva non ammettevano i difetti. Era così da sempre.<br />

D<strong>un</strong>que <strong>un</strong>a handicappata come No'One era relegata a servire le sue sorelle sotto <strong>un</strong> mantello... <strong>un</strong><br />

motivo di imbarazzo tenuto nascosto e di cui si preferiva non parlare, ma ciononostante guardato<br />

con "<strong>amore</strong>".<br />

O con "pietà", per meglio dire.<br />

Payne sapeva esattamente come doveva sentirsi No'One. Non per quel suo difetto fisico, ma per<br />

essere relegata in <strong>un</strong>o spazio carico di aspettative impossibili da soddisfare.<br />

E, a proposito di aspettative...<br />

Layla, <strong>un</strong>'altra Eletta, entrò nel bagno e si tolse la t<strong>un</strong>ica porgendola a No'One con il sorriso gentile<br />

che la contraddistingueva.<br />

Ma appena abbassò gli occhi, entrando nell'acqua cambiò espressione. Sembrava assorta in pensieri<br />

tutt'altro che piacevoli.<br />

«Salve, sorella», la apostrofò Payne.<br />

Layla alzò la testa di scatto, sorpresa. «Oh... ma guarda, non sapevo che ci fossi anche tu. Salve,<br />

sorella.»<br />

Dopo <strong>un</strong> profondo inchino, l'Eletta si sedette su <strong>un</strong>a delle panche di marmo sommerse; Payne non<br />

era <strong>un</strong>'amante della conversazione, tuttavia qualcosa, nel profondo silenzio dell'altra, l'attrasse.<br />

Finito di sciacquarsi, nuotò verso Layla, intenta a lavare i segni di <strong>un</strong> morso al polso, e si accomodò<br />

accanto a lei.<br />

«Chi hai nutrito?» chiese Payne.<br />

«John Matthew.»<br />

Ah, sì, doveva essere il giovane menzionato dal re. «È andata come doveva andare?»<br />

«Sì. Certo.»


Payne reclinò la testa all'indietro, contro il bordo della piscina, contemplando la bionda bellezza<br />

dell'Eletta. «Posso chiederti <strong>un</strong>a cosa?» mormorò <strong>un</strong> attimo dopo.<br />

«Certamente.»<br />

«Qual è il motivo di tanta mestizia? Sei sempre così... torni sempre afflitta.» Anche se già conosceva<br />

la risposta. Per <strong>un</strong>a femmina, essere costretta a fare sesso con qualc<strong>un</strong>o e a nutrirlo solo perché lo<br />

imponeva la tradizione, era <strong>un</strong>a violazione irragionevole.<br />

Layla guardò i segni del morso sulla sua vena con <strong>un</strong>a sorta di spassionata concentrazione, quasi<br />

meditasse sulle ferite di <strong>un</strong>'altra persona. Poi scosse la testa. «Non posso lagnarmi dell'onore che mi<br />

è stato fatto.»<br />

«Onore? In verità, sembra che tu sia vittima di tutt'altro.» Una maledizione sembrava il termine più<br />

appropriato.<br />

«Oh, no, è <strong>un</strong> onore potersi rendere utile...»<br />

«Suvvia, non celarti dietro simili espressioni quando il tuo viso tradisce il tuo cuore. Come sempre,<br />

se ti preme rivolgere qualche critica alla Vergine Scriba, puoi confidarti con me.» Un paio di occhi<br />

verde pallido si alzarono di scatto su di lei, scioccati. Payne si strinse nelle spalle. «Non ho mai fatto<br />

mistero di ciò che penso.»<br />

«No... hai ragione. Solo, sembra così...»<br />

«Poco signorile? Sconveniente?» Payne fece schioccare le nocche. «Peccato.»<br />

Layla fece <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go sospiro. «Sono stata educata come si conviene, sai. Come ehros.»<br />

«Ed è ciò che non ti piace...»<br />

«Niente affatto. E ciò che non conosco, ma che vorrei conoscere.»<br />

Payne aggrottò la fronte, perplessa. «Non vieni utilizzata?»<br />

«In verità, sono stata respinta da John Matthew, la sera della sua transizione, dopo che lo avevo<br />

assistito durante il cambiamento. E quando mi reco a nutrire i fratelli, loro non mi toccano mai.»<br />

«Chiedo scu...» Aveva capito bene? «Tu vuoi fare sesso. Con <strong>un</strong>o di loro.»<br />

«Comprendi di certo, più di qual<strong>un</strong>que altra tra le mie sorelle, cosa significhi non poter esprimere<br />

appieno il proprio potenziale», disse Layla in tono sagace.<br />

Be'... ma allora non aveva capito proprio niente. «Con tutto il dovuto rispetto, non riesco a capire<br />

perché desideri fare... quello... con <strong>un</strong>o di quei maschi.»<br />

«Perché non dovrei? I fratelli e quei tre giovani guerrieri sono phearsome, creature magnifiche e<br />

forti. E ora che il Primale non si accoppia più con noi...» Layla scosse la testa. «Dopo essere stata<br />

istruita a fondo nell'atto sessuale, dopo averlo sentito descrivere c averne letto... voglio sperimentarlo<br />

in prima persona. Foss'anche solo per <strong>un</strong>a volta.»<br />

«Invero io non ho la benché minima inclinazione in tal senso. Non l'ho mai avuta e non credo che<br />

l'avrò mai. Preferisco combattere.»<br />

«Allora ti invidio.» «Oh?»<br />

Gli occhi di Layla sembravano vecchissimi. «Molto meglio essere indifferenti che inappagati. Uno è<br />

<strong>un</strong> sollievo, l'altro <strong>un</strong> vuoto gravato da <strong>un</strong> enorme fardello.»<br />

No'One comparve con <strong>un</strong> vassoio di frutta tagliata a tocchetti e <strong>un</strong>a caraffa di spremuta. «Non vuoi<br />

farci compagnia, No'One?»<br />

Layla sorrise alla cameriera. «Coraggio. Siediti qui con noi.»<br />

Con <strong>un</strong> inchino e <strong>un</strong>a scrollata del capo, No'One lasciò il pasto che aveva preparato con tanta<br />

sollecitudine e tornò alle sue faccende, zoppicando oltre l'arcata, fuori dai bagni.<br />

Tra Payne e l'Eletta Layla scese il silenzio. Accigliata, Payne rifletteva su quanto si erano appena


dette; era arduo comprendere come potessero avere opinioni tanto opposte... eppure avere entrambe<br />

ragione. Per il bene di Layla, Payne si augurò di avere torto: che delusione sarebbe stata struggersi<br />

per qualcosa di tanto inferiore alle aspettative.


Capitolo 19<br />

«Una femmina...» La voce sommessa, echeggiante, delI'Omega, risuonò più forte di quanto<br />

suggerisse il volume; le due parole pervasero ogni angolo della stanza in pietra levigata che formava i<br />

suoi appartamenti privati.<br />

Lash fece del suo meglio per apparire distaccato, appoggiandosi contro <strong>un</strong>a delle pareti nere. «Mi<br />

serve per il suo sangue.»<br />

«Davvero.»<br />

«È <strong>un</strong>a questione di biologia.»<br />

L'Omega si aggirava per il salone. Nella sua veste bianca faceva <strong>un</strong> figurone; col cappuccio alzato, le<br />

braccia conserte e le mani infilate nelle ampie maniche svolazzanti, sembrava <strong>un</strong> alfiere degli scacchi.<br />

Salvo che, naturalmente, lì era il re.<br />

L'area in cui il Male dava udienza era grande più o meno quanto <strong>un</strong>a sala da ballo e arredata in<br />

modo analogo, con <strong>un</strong>a quantità di lampadari a bracci e candelabri neri che reggevano moltitudini<br />

di candele nere. Era tutt'altro che disadorna, tuttavia. Tanto per cominciare, in cima a tutti quei<br />

lucignoli risplendevano fiammelle rosse, ma, soprattutto, pareti, pavimento e soffitto erano del<br />

marmo più straordinario che Lash avesse mai visto: da <strong>un</strong>a certa angolatura era nero, mentre da<br />

<strong>un</strong>'altra era di <strong>un</strong> rosso sangue metallico e, dato che la fonte d'illuminazione variava di continuo, col<br />

tremolio delle fiammelle eri circondato da entrambi i colori contemporaneamente.<br />

Non era difficile intuire il perché di <strong>un</strong> arredo simile. Visto il guardaroba dell'Omega, limitato a<br />

quelle t<strong>un</strong>iche avvolgenti bianche come la neve, il centro dell'attenzione, l'<strong>un</strong>ico elemento di spicco,<br />

era lui. Il resto era scena.<br />

E governava così anche il suo mondo.<br />

«E sarebbe <strong>un</strong>a compagna per te, figlio mio?» chiese l'Omega dal fondo del salone.<br />

«No», mentì Lash. «Solo <strong>un</strong>a fonte di sangue.»<br />

Era sconsigliabile dare all'Omega più informazioni del necessario: Lash sapeva bene quanto poteva<br />

essere volubile, suo padre; la chiave dei rapporti con lui era volare sotto la quota radar.<br />

«Non ti ho dato abbastanza forza?»<br />

«La mia natura di vampiro è quella che è.»<br />

L'Omega si voltò per averlo di fronte. Dopo <strong>un</strong>a pausa, quella voce distorta sussurrò, «In effetti.<br />

Devo constatare che è vero.»<br />

«Te la porterò», disse Lash, staccandosi dal muro. «Alla fattoria. Stanotte. Tu la trasformerai e io avrò<br />

quello che mi serve.»<br />

«E non posso fornirtelo io?»<br />

«Me lo fornirai, infatti. Tu la affilierai e io avrò la fonte di sangue necessaria a darmi energia.»<br />

«D<strong>un</strong>que, stai dicendo che sei debole?»<br />

Miseriaccia, ma era ovvio. L'Omega era in grado di percepire le cose e di certo se n'era accorto già da<br />

tempo.<br />

Di fronte al silenzio di Lash, L'Omega si avvicinò fino a trovarsi faccia a faccia con lui. «Non ho mai


affiliato <strong>un</strong>a femmina.»<br />

«Non sarebbe <strong>un</strong> membro a tutti gli effetti della Lessening Society. Sarebbe solo per me.»<br />

«Per te.»<br />

«Non c'è motivo di farla uscire a combattere.»<br />

«E questa femmina. L'hai già scelta.»<br />

«Sì.» Lash fece <strong>un</strong>a risatina, pensando a Xhex e ai danni di cui era capace. «Sono sicuro che<br />

incontrerà la tua approvazione.»<br />

«Ne sembri proprio certo.»<br />

«Ho buon gusto.»<br />

Tutt'intorno le fiammelle rosse tremolarono sugli stoppini, come agitate da <strong>un</strong>a brezza.<br />

D'<strong>un</strong> tratto il cappuccio dell'Omega si abbassò, rivelando <strong>un</strong> volto traslucido, spettrale, identico alla<br />

versione in carne e ossa di Lash.<br />

«Torna da dove sei venuto», disse solenne l'Omega, alzando la mano tenebrosa e indistinta. Con <strong>un</strong>a<br />

carezza sulla guancia di Lash, il Male si voltò. «Torna da dove sei venuto.»<br />

«Ci vediamo appena fa buio», disse Lash. «Alla fattoria.»<br />

«Appena fa buio.»<br />

«Preferisci più tardi? All'<strong>un</strong>a? Vediamoci all'<strong>un</strong>a.»<br />

«Mi vedrai eccome.»<br />

«Grazie, padre.»<br />

L'Omega si allontanò fluttuando, il cappuccio tornò a posto da solo e <strong>un</strong> pannello scorrevole si aprì<br />

all'altro capo della sala. Un attimo dopo Lash era solo.<br />

Con <strong>un</strong> gran sospiro si stropicciò la faccia, guardando tutte<br />

quelle fiammelle rosse e quelle pareti spettacolari. Quel luogo assomigliava <strong>un</strong> po' a <strong>un</strong> grembo.<br />

Con <strong>un</strong> supremo atto di volontà, si catapultò fuori da Dh<strong>un</strong>hd, tornando alla squallida casetta che<br />

doveva usare come piattaforma di lancio. Risvegliandosi nella sua forma corporea, provò <strong>un</strong> moto di<br />

disgusto: era steso su <strong>un</strong> divano rivestito con <strong>un</strong>a fodera dozzinale, il disegno stampato raffigurava<br />

delle foglie aut<strong>un</strong>nali e la stoffa sembrava pelo di cane... e aveva anche lo stesso odore.<br />

Sempre che il suddetto quadrupede si fosse rotolato in <strong>un</strong> portacenere umido.<br />

Alzò la testa e si tirò su la camicia fino al collo. Erano ancora lì. Le lesioni erano ancora lì e si<br />

allargavano sempre più. E lui stava da schifo.<br />

Si mise a sedere con mani tremanti; controllò il telefonino: niente da parte di ness<strong>un</strong>o. Niente<br />

messaggi di Mr D nella casella vocale e ness<strong>un</strong> altro lesser si era fatto sentire. Logico. Tutto e tutti<br />

passavano attraverso il suo vice, quindi se quel figlio di puttana aveva tirato le cuoia, la Società non<br />

era in grado di rintracciare Lash.<br />

Forse il piccolo texano era stato anche troppo bravo come segretario particolare.<br />

Spronato dalla fame, si trascinò in cucina e aprì il frigorifero. Vuoto. Salvo <strong>un</strong>a scatola di bicarbonato<br />

di sodio Arm & Hammer che avrebbero dovuto usare su quel divano.<br />

Sbatté la porta del frigo col disprezzo più assoluto per il mondo e per tutti quelli che ci abitavano...<br />

anche se, più che altro, quella era <strong>un</strong>a conseguenza del non avere le sue uova con pancetta pronte ad<br />

aspettarlo.<br />

In più, quel postaccio schifoso avrebbe fatto quell'effetto a chi<strong>un</strong>que. La casa era <strong>un</strong> nuovo acquisto e<br />

lui c'era stato <strong>un</strong>a volta sola... neanche Mr D sapeva che apparteneva alla Società. Lash l'aveva<br />

comprata a <strong>un</strong>a vendita di beni ipotecati perché avevano bisogno di posti per produrre la<br />

metamfetamina e quella topaia aveva <strong>un</strong>o spazioso seminterrato. Incredibile che i precedenti


proprietari non fossero stati in grado di estinguere l'ipoteca. Quella stamberga era appena <strong>un</strong><br />

gradino più su di <strong>un</strong> gabinetto esterno.<br />

Forse mezzo gradino.<br />

Andò in garage; salire sulla Mercedes fu <strong>un</strong> sollievo enorme... anche se gli scocciava dover passare da<br />

<strong>un</strong> McDonald's per ordinare <strong>un</strong> Egg McMuffin e <strong>un</strong> caffè. Oltre tutto, gli sarebbe toccato aspettare in<br />

coda con <strong>un</strong> branco di camionisti e di mamme in monovolume.<br />

Sulla via del ritorno verso il palazzo di arenaria, il suo umore sprofondò sempre più in territorio<br />

Charles Manson... e finì dritto giù nel cesso appena arrivò davanti al garage. La porta era ancora<br />

aperta, ma la Lexus era sparita.<br />

Parcheggiò la Mercedes, chiuse la porta col telecomando e uscì.<br />

Il giardino sul retro era relativamente intatto, ma sentì puzza di tesser non appena...<br />

Fermo sulla terrazza, alzò gli occhi di scatto verso il primo piano. Oh, Dio...<br />

Rinvigorito dal panico, Lash si mise a correre a più non posso, saltando in <strong>un</strong> colpo solo i gradini sul<br />

retro ed entrando come <strong>un</strong>a furia...<br />

Di fronte al macello che gli si parò davanti, frenò di botto. Gesù... Cristo... la sua cucina.<br />

Sembrava finita sotto <strong>un</strong>a doccia d'olio. Per forza: non era rimasto molto di Mr D. Il torace del lesser<br />

era in mezzo alla stanza, vicino all'isola, ma braccia e gambe erano sparpagliate tutt'intorno... e il<br />

tubo digerente pendeva dalle maniglie degli armadietti, come macramè.<br />

Per qualche miracolo, la testa era ancora attaccata al collo e gli occhi spalancati; quando vide che non<br />

era più solo, cominciò a muovere la bocca; <strong>un</strong>a supplica gutturale gli uscì dalle labbra, lucide di<br />

sangue nero rappreso.<br />

«Razza di finocchio», sbottò Lash. «Ma guardati. Per l'amor del cielo!»<br />

Maledizione, aveva problemi ben più grossi a cui pensare del suo vice ridotto a brandelli. Scavalcò<br />

d'<strong>un</strong> balzo quello scempio, ii (traversò di volata la sala da pranzo e si precipitò su per le scale.<br />

Irrompendo nella stanza che aveva condiviso con Xhex, non trovò niente di niente; solo il vuoto più<br />

totale... e <strong>un</strong>a finestra con dentro <strong>un</strong> buco.<br />

«Porca troia!»<br />

Si voltò di scatto e, attraverso la porta aperta, vide il segno sulla parete del corridoio. Avanzò a<br />

grandi passi, premette il naso contro la tappezzeria di seta e inspirò. Nelle fibre della trama c'era<br />

l'odore di Xhex.<br />

Era riuscita a evadere facendo appello a tutta la sua forza fisica.<br />

Eppure era ancora nella stanza, dopo l'aggressione a Mr D. I I rateili erano tornati e l'avevano aiutata<br />

a scappare?<br />

Una corsa veloce attraverso la casa, e l'umore di Lash passò dal fattivo al pessimo. Il portatile era<br />

sparito. E mancavano anche i cellulari.<br />

Porca troia.<br />

Giù in cucina, p<strong>un</strong>tò verso la dispensa per prendere...<br />

«Oh, porca puttana!» S'inginocchiò per controllare il pannello divelto. Era sparito anche il suo<br />

gruzzolo? Come cavolo avevano latto a trovarlo?<br />

D'altronde, Mr D sembrava la cavia di <strong>un</strong> corso di anatomia, l'orse aveva vuotato il sacco. Il che<br />

significava che Lash non poteva sapere con certezza quali altri indirizzi erano stati compromessi.<br />

In <strong>un</strong> accesso d'ira sferrò <strong>un</strong> pugno, senza badare a quello che colpiva.<br />

Un grosso vaso di olive.<br />

Che andò in frantumi, spargendo salamoia ov<strong>un</strong>que; i piccoli frutti tondi simili a occhi rotolarono


sul pavimento in tutte le direzioni, in cerca di libertà.<br />

Lash tornò in cucina, furioso, e si avvicinò a Mr D. La bocca insanguinata del lesser ricominciò a<br />

muoversi in <strong>un</strong>o sforzo pietoso decisamente nauseante.<br />

All<strong>un</strong>gandosi sopra il bancone, Lash estrasse <strong>un</strong>a Henckels e calò con forza il calcio sulla testa del<br />

suo vice. «Gli hai detto qualcosa?»<br />

Mr D scosse la testa; Lash lo guardò negli occhi. Il bianco stava trascolorando nel grigio e le pupille<br />

dilatate inghiottivano quasi tutta l'iride. Sembrava in p<strong>un</strong>to di morte, ma abbandonato a se stesso era<br />

condannato a languire, decomponendosi in eterno in quello stato. C'era <strong>un</strong> solo modo per<br />

"ucciderlo".<br />

«Sei sicuro?» mormorò Lash. «Neanche quando ti hanno strappato via le braccia?»<br />

Mr D mosse la bocca, emettendo dei gorgoglìi simili a cibo per cani bagnato che cade dal barattolo.<br />

Con <strong>un</strong>'imprecazione disgustata, Lash pugnalò il petto vuoto del lesser, sbarazzandosi almeno di<br />

quella parte dello scempio. Lo schiocco e il lampo svanirono in fretta; poi Lash si chiuse in casa,<br />

sprangando la porta di servizio prima di salire <strong>un</strong>'altra volta al primo piano.<br />

Gli ci volle <strong>un</strong>a mezz'ora per mettere in valigia i vestiti. Scese le scale con sei pesanti borsoni Prada;<br />

non ricordava di aver mai dovuto portare di persona i propri bagagli.<br />

Dopo aver allineato il carico fuori, sui gradini posteriori, inserì l'allarme, chiuse a chiave la porta e<br />

faticosamente trascinò le sue cose fino alla Mercedes.<br />

Si allontanò al volante della macchina. Detestava l'idea di tornare in quella fottutissima topaia, ma al<br />

momento non aveva alternative e doveva preoccuparsi di ben altro che dell'alloggio.<br />

Doveva trovare Xhex. Da sola non sarebbe andata lontano, era troppo debole. Quindi doveva essere<br />

con la confraternita.<br />

Gesù Cristo... con suo padre in arrivo all'<strong>un</strong>a di notte per l'affiliazione, doveva sbrigarsi a<br />

riprendersela. Altrimenti doveva arrangiarsi, trovando qualc<strong>un</strong>o con cui sostituirla.<br />

Il colpo che svegliò John risuonò forte come <strong>un</strong>a fucilata; qualc<strong>un</strong>o stava bussando energicamente.<br />

Appena lo sentì, si drizzò sul letto. Stropicciandosi gli occhi con <strong>un</strong> fischio che significava "avanti",<br />

pregò che fosse solo Qhuinn col vassoio del Primo Pasto.<br />

La porta rimase chiusa.<br />

John abbassò le mani, accigliato.<br />

Alzandosi in piedi, afferrò <strong>un</strong> paio di jeans e se li infilò, poi andò alla porta e... sulla soglia c'era<br />

Wrath con al fianco George, e non era solo. Con lui c'erano anche i suoi due amici e Rehvenge, così<br />

come tutti gli altri fratelli, compreso Tohr.<br />

Oh... Dio... no.<br />

Le mani gesticolavano frenetiche mentre il suo cuore si fermava di colpo. Dove avete trovato il<br />

cadavere?<br />

«E viva», disse Rehvenge all<strong>un</strong>gandogli <strong>un</strong> telefonino. «Ho appena ricevuto <strong>un</strong> messaggio. Premi<br />

quattro.»<br />

John ci mise qualche istante ad assimilare l'informazione. Poi strappò il cellulare dalle mani di Rehv<br />

e premette il tasto. Ci fu <strong>un</strong> bip e poi...<br />

Cristo santo... la sua voce. La voce di Xhex.<br />

«Rehv... sono libera. Mi sono liberata.» Seguì <strong>un</strong> sospiro l<strong>un</strong>go e profondo. «Sto bene. Sono tutta<br />

intera. Sono libera.» L<strong>un</strong>ga pausa. Al p<strong>un</strong>to che John stava per controllare se il... «Mi serve <strong>un</strong> po' di<br />

tempo. Sono al sicuro... ma non torno per <strong>un</strong> po'. Mi serve <strong>un</strong> po' di tempo. Dillo a tutti... dillo... a<br />

tutti. Mi faccio sentire io.» Un'altra pausa, poi la sua voce si fece più forte, rabbiosa. «Appena


possibile... Lash è mio. Hai capito? Ness<strong>un</strong>o deve farlo fuori a parte me.»<br />

Fine del messaggio.<br />

John premette di nuovo il tasto quattro e ascoltò tutto <strong>un</strong>a seconda volta.<br />

Alla fine restituì il telefonino a Rehv e lo guardò dritto negli occhi color ametista. Sapeva benissimo<br />

che Rehv conosceva Xhex da anni e anni, sapeva che condivideva con lei non solo <strong>un</strong>a quantità di<br />

esperienze ma anche il sangue symphath, cosa che per molti versi cambiava tutto, sapeva che era più<br />

vecchio, più saggio eccetera.<br />

Ma il suo <strong>amore</strong> per Xhex lo poneva sullo stesso piano di Rehv.<br />

Se non addirittura su <strong>un</strong>o superiore.<br />

Dove potrebbe essere andata? chiese.<br />

Dopo che Qhuinn ebbe tradotto, Rehv annuì. «Ha <strong>un</strong> capanno da caccia a ventiquattro-venticinque<br />

chilometri da qui. A nord. Sul fiume Hudson. Penso che sia andata lì. Da lì ha accesso a <strong>un</strong> telefono<br />

ed è <strong>un</strong> posto sicuro. Ci vado appena fa buio, da solo. A meno che non voglia venire anche tu.»<br />

Ness<strong>un</strong>o sembrava sorpreso da quello scambio di battute... d'<strong>un</strong> tratto John si rese conto che il suo<br />

segreto, ormai, non era più tale. Dopo il modo in cui si era comportato nella camera da letto di<br />

quella casa di arenaria... per non parlare di come si era accanito contro quel lesser, tutti quanti ormai<br />

sapevano quello che provava per Xhex.<br />

Ecco perché si erano presentati in gruppo. Era <strong>un</strong> riconoscimento della sua posizione, di ciò che gli<br />

era dovuto. I diritti e i confini dei vampiri innamorati venivano rispettati, quando si trattava delle<br />

loro femmine.<br />

John guardò Qhuinn: Digli che ci vado.<br />

Qhuinn tradusse e Rehv annuì, poi si rivolse a Wrath. «Vado con lui e con lui soltanto. Non può<br />

portarsi dietro Qhuinn. Avremo già abbastanza guai con Xhex piombando lì senza avvertire.»<br />

Wrath si accigliò. «Dannazione, Rhev...»<br />

«Lei è a rischio fuga. Ci sono già passato <strong>un</strong>a volta. Se Xhex vede qualc<strong>un</strong> altro prenderà il volo e<br />

non chiamerà più. E poi John... mi seguirebbe com<strong>un</strong>que, dico bene, figliolo? Scaricherai Qhuinn e<br />

mi seguirai com<strong>un</strong>que.»<br />

John annuì senza esitare.<br />

Qhuinn imprecò con violenza e Wrath scosse la testa. «Perché diavolo ti ho assegnato lui come<br />

ahstrux...»<br />

Ci fu qualche secondo di silenzio carico di tensione, durante il quale il re parve riflettere. «Oh, per<br />

l'amor del cielo, va bene...» disse alla fine. «Per questa volta ti lascio andare senza la tua guardia del<br />

corpo, ma non azzardarti ad affrontare il nemico. Vai in quel capanno e basta, e poi torni qui e ti<br />

riprendi Qhuinn prima di uscire sul campo. Intesi?»<br />

John annuì e si voltò per andare in bagno.<br />

«Dieci minuti», disse Rehv. «Hai dieci minuti e poi partiamo.»<br />

A John ne bastarono quattro e al sesto era già da basso a camminare su e giù nell'atrio. Era armato<br />

fino ai denti, come da protocollo, e coperto di cuoio protettivo. Ma, soprattutto, si sentiva vivo come<br />

non mai, col sangue che scorreva alla velocità di <strong>un</strong> tornado.<br />

Mentre camminava nervosamente si sentiva osservato. Dalla sala del biliardo. Dalla sala da pranzo.<br />

Dalla balconata al primo piano. Bocche cucite, ma occhi a cui non sfuggiva niente.<br />

I fratelli e gli altri abitanti della casa erano chiaramente scossi dal suo legame con Xhex, e poteva<br />

anche capirlo. Sorpresa! Si era innamorato di <strong>un</strong>a symphath.<br />

Ma non puoi decidere di chi ti innamori... o cambiare i sentimenti di chi non ricambia il tuo <strong>amore</strong>.


Non che questo avesse importanza. Lei era viva!<br />

Rehvenge scese lo scalone; il bastone rosso batteva i gradini coperti dalla passatoia ogni volta che<br />

mandava avanti il piede destro. Era vestito non per andare in guerra, ma per stare al caldo, la l<strong>un</strong>ga<br />

pelliccia di visone sfiorava la p<strong>un</strong>ta delle scarpe stringate e i polsini dell'elegante completo nero.<br />

Gi<strong>un</strong>to davanti a John, annuì e fece strada verso il vestibolo. Insieme uscirono nella notte gelida.<br />

L'aria odorava di pulito, di terra libera dalla morsa del gelo.<br />

Il profumo della primavera. L'aroma stesso della speranza e della rinascita.<br />

Avviandosi verso la Bentley, John inspirò a fondo trattenendo quella fragranza nei polmoni,<br />

dicendosi che Xhex stava facendo la stessa identica cosa in quella stessa identica notte.<br />

E non perché era sepolta sottoterra.<br />

Le lacrime gli p<strong>un</strong>gevano gli occhi e la gratitudine gli inondava le vene, pompata in tutto l'organismo<br />

da <strong>un</strong> cuore euforico.<br />

Non riusciva a credere che l'avrebbe rivista... Dio, vederla <strong>un</strong>'altra volta. Guardare in quei suoi occhi<br />

grigio piombo...<br />

Merda, sarebbe stata dura non gettarle le braccia al collo, tenendola stretta fino al mattino dopo. O<br />

magari anche fino alla settimana dopo.<br />

Saliti in macchina, Rehv mise in moto, ma non partì. Guardava fuori dal parabrezza, il viale<br />

lastricato di ciottoli.<br />

A voce bassa chiese, «Da quanto tempo provi questa cosa? Per lei.»<br />

John tirò fuori <strong>un</strong> blocchetto che aveva portato con sé e scrisse: Dal primo momento che l'ho vista.<br />

Rehv lesse e si accigliò. «Lei prova la stessa cosa per te?»<br />

John scosse la testa, senza abbassare lo sguardo. Non aveva senso cercare di nascondersi. Non con <strong>un</strong><br />

symphath.<br />

Rehv annuì, reciso. «È proprio da lei. Maledizione... okay, andiamo.»<br />

Con <strong>un</strong> rombo si allontanarono nella notte.


La speranza è <strong>un</strong>'emozione infida.<br />

Capitolo 20<br />

Soltanto due sere dopo, Darius potè finalmente entrare nella casa della fanciulla rapita; allorché il<br />

portone si spalancò davanti a lui e Tohrment, <strong>un</strong> doggen li accolse con gli occhi tragicamente colmi<br />

di speranza. Il maggiordomo era invero convinto di introdurre nella dimora del suo padrone due<br />

salvatori, piuttosto che due com<strong>un</strong>i mortali, tale era il riguardo che trasudava dalla sua espressione.<br />

Soltanto il tempo e i capricci della fort<strong>un</strong>a avrebbero rivelato se la sua fiducia fosse bene o mal<br />

riposta.<br />

Darius e Tohrment vennero condotti senza indugio in <strong>un</strong>o studio elegante, dove <strong>un</strong> nobile si alzò<br />

faticosamente da <strong>un</strong>a poltrona foderata di seta.<br />

«benvenuti, signori, grazie di essere venuti», esordì Sampsone, tendendo entrambe le mani per<br />

stringere quelle di Darius. «Mi scuso di non avervi potuto ricevere prima. La mia diletta shellan...»<br />

La voce del padrone di casa si incrinò e, nel silenzio che seguì, Darius si fece da parte. «Permettetemi<br />

di presentarvi il mio collega, Tohrment, figlio di Hharm.»<br />

Appena Tohrment si inchinò con la mano sul cuore, apparve chiaro che il figlio aveva le belle<br />

maniere che difettavano al padre.<br />

Il padrone di casa ricambiò l'inchino. «Gradite rifocillarvi?»<br />

Darius scosse la testa, accomodandosi su <strong>un</strong>a sedia; Tohrment rimase in piedi, alle sue spalle. «No,<br />

grazie», fece Darius. «Ma forse potremmo parlare di quanto è accaduto in questa casa.»<br />

«Sì, sì, naturalmente. Cosa volete sapere?»<br />

«Tutto. Raccontateci... tutto.»<br />

«Mia figlia... il mio faro nella tenebra...» Il padrone di casa prese <strong>un</strong> fazzoletto. «Era onesta e<br />

virtuosa. Non esiste fanciulla più affettuosa...»<br />

Pur sapendo di aver già perso due sere preziose, Darius concesse al padre qualche minuto per<br />

abbandonarsi ai ricordi, prima di riportarlo al p<strong>un</strong>to. «E quella notte, signore, quella notte terribile»,<br />

tagliò corto, approfittando di <strong>un</strong>a pausa. «Cosa è accaduto qui, in questa casa?»<br />

Il vampiro annuì, asciugandosi gli occhi. «Appena sveglia, si sentiva lievemente indisposta e per il<br />

suo bene le consigliammo di restare in camera sua. A mezzanotte le servirono <strong>un</strong> pasto, e poi <strong>un</strong><br />

altro ben prima dell'alba. Quella fu l'ultima volta che fu vista. I suoi appartamenti per la notte si<br />

trovano al piano di sopra, ma, come il resto della famiglia, ha anche delle stanze nel sotterraneo.<br />

Spesso, tuttavia, durante il giorno preferiva non scendere da basso con noi e, potendo raggi<strong>un</strong>gerla<br />

attraverso corridoi interni, pensavamo che fosse al sicuro...»<br />

A quel p<strong>un</strong>to il vampiro s'interruppe, soffocato dall'angoscia. «Quanto rimpiango di non avere<br />

insistito.»<br />

Darius comprendeva perfettamente. «Troveremo vostra figlia. In <strong>un</strong> modo o nell'altro la troveremo.<br />

Ora, col vostro permesso, gradiremmo visitare la sua camera da letto.»<br />

«Prego.» Il padrone di casa rivolse <strong>un</strong> cenno del capo al doggen e il maggiordomo fece <strong>un</strong> passo<br />

avanti. «Silas sarà ben lieto di accompagnarvi. Io... preferirei attendere qui.»


«Ma certamente.»<br />

Quando Darius si alzò, il padre si protese ad afferrargli la mano. «Permettete <strong>un</strong>a parola? In privato.»<br />

Darius acconsentì e, dopo che Tohrment si fu allontanato col doggen, il padrone di casa si<br />

abbandonò di nuovo pesantemente sulla poltrona.<br />

«Invero... mia figlia era <strong>un</strong>a fanciulla onesta. Virtuosa. Illibata...»<br />

Nella pausa che seguì, Darius intuì qual era il timore del vampiro: se non la riportavano indietro in<br />

quello stato virginale, l'onore della giovane, oltre a quello dell'intera famiglia, era a repentaglio.<br />

«Non posso dirlo di fronte alla mia diletta shellan», riprese il vampiro. «Ma nostra figlia... Se è stata<br />

disonorata... forse sarebbe meglio lasciare...»<br />

Darius socchiuse le palpebre. «Preferireste che non venisse trovata.»<br />

Quegli occhi spenti si riempirono di lacrime. «Io...» D'<strong>un</strong> tratto il vampiro scosse la testa. «No... no.<br />

La rivoglio indietro. Non importa come, non importa in che stato... rivoglio mia figlia,<br />

naturalmente.»<br />

Darius era restio a offrirgli conforto... che il solo pensiero di rinnegare il sangue del proprio sangue<br />

avesse sfiorato la mente di quel padre era grottesco. «Ora gradirei andare nella stanza di vostra<br />

figlia.»<br />

Il padrone di casa schioccò le dita e il doggen rientrò attraverso l'arcata dello studio.<br />

«Da questa parte, signore», disse il maggiordomo.<br />

Mentre veniva scortato attraverso la casa insieme al suo pupillo, Darius esaminò con cura finestre e<br />

porte. C'era metallo dappertutto, per separare le lastre di vetro e rinforzare i robusti pannelli di<br />

quercia. Entrare di soppiatto non sarebbe stato facile... ed era pronto a scommettere che ogni stanza,<br />

al primo come al secondo piano, era costruita allo stesso modo... cosi come gli alloggi della servitù.<br />

Mentre salivano le scale, ispezionò anche ogni quadro, tappeto e oggetto prezioso. Quella era <strong>un</strong>a<br />

famiglia molto altolocata, all'interno della glymera, con forzieri colmi di monete e <strong>un</strong> invidiabile<br />

albero genealogico. D<strong>un</strong>que la scomparsa di <strong>un</strong>a figlia nubile non toccava solo le corde del cuore: la<br />

fanciulla era <strong>un</strong> bene negoziabile, con <strong>un</strong> preciso valore di mercato. Con origini di tal fatta, <strong>un</strong>a<br />

femmina in età da marito era <strong>un</strong>a cosa meravigliosa... piena di implicazioni sociali e finanziarie.<br />

E non era tutto. In base alle medesime valutazioni, era vero anche il contrario: avere <strong>un</strong>a tale figlia<br />

rovinata, nei fatti o in seguito a maldicenze, era <strong>un</strong>a macchia che solo dopo generazioni si poteva<br />

sperare, se non di cancellare, quanto meno di veder sbiadire. Il padrone di quella casa senza dubbio<br />

amava sinceramente sua figlia, ma il peso di tutto ciò distorceva il loro rapporto.<br />

Avendolo guardato negli occhi, Darius era propenso a credere che egli preferisse vederla tornare a<br />

casa dentro <strong>un</strong>a bara, piuttosto che viva, ma defiorata. Questa seconda eventualità era <strong>un</strong>a<br />

maledizione, la prima, invece, <strong>un</strong>a tragedia che avrebbe suscitato grande solidarietà.<br />

Darius odiava la glymera. Veramente.<br />

«Ecco gli appartamenti privati della signorina», disse il doggen, aprendo <strong>un</strong>a porta.<br />

Tohrment entrò nella stanza illuminata dalle candele. «Sono stati puliti? Sono stati riordinati<br />

dall'ultima volta che ci è entrata lei?» chiese Darius.<br />

«Naturalmente.»<br />

«Lasciateci soli, prego.»<br />

Il doggen fece <strong>un</strong> profondo inchino e sparì.<br />

Tohrment si aggirava per la stanza, ammirando i tendaggi di seta e il salottino arredato con gusto. In<br />

<strong>un</strong> angolo c'era <strong>un</strong> liuto e in <strong>un</strong> altro <strong>un</strong> bel ricamo terminato solo in parte. Libri di autori umani<br />

campeggiavano in bell'ordine su alc<strong>un</strong>i scaffali, accanto a rotoli di pergamena nell'Antico Idioma.


Non c'era nulla fuori posto, questa era la prima cosa che si notava. Difficile dire se per opera della<br />

servitù o se perché tutto era così al momento della scomparsa della fanciulla.<br />

«Non toccare niente, intesi?» raccomandò Darius.<br />

«Certamente», disse Tohrment.<br />

Darius entrò nella sontuosa camera da letto. I tendaggi erano di <strong>un</strong> tessuto molto pesante, tale per<br />

cui la luce del sole non poteva sperare di penetrare nella stanza, e la medesima stoffa era stata<br />

utilizzata per il letto a baldacchino.<br />

Darius si avvicinò al guardaroba e aprì le ante intagliate. Splendidi abiti blu zaffiro, rosso rubino,<br />

giallo citrino e verde smeraldo erano appesi gli <strong>un</strong>i accanto agli altri, carichi di magnifiche promesse.<br />

All'interno dell'armadio c'era <strong>un</strong>a sola gruccia vuota appesa a <strong>un</strong> gancio, come se la fanciulla avesse<br />

fatto la sua scelta per la serata.<br />

Sul tavolo da toletta c'erano <strong>un</strong>a spazzola e svariati vasetti di <strong>un</strong>guenti, oli profumati e ciprie in<br />

polvere. Tutti allineati in file ordinate.<br />

Darius aprì <strong>un</strong> cassetto... e si lasciò sfuggire <strong>un</strong>a sommessa imprecazione. Astucci per gioielli. Piatti<br />

astucci di cuoio per gioielli. Ne prese <strong>un</strong>o, fece scattare il fermaglio dorato e sollevò il coperchio.<br />

Diamanti scintillarono alla luce delle candele.<br />

Darius ripose la scatolina accanto alle compagne; in quel mentre Tohrment si fermò sulla soglia,<br />

posando lo sguardo sul lussuoso tappeto intrecciato con fili di varie tonalità di giallo, rosso e pesca.<br />

Alla vista del lieve rossore sul volto del giovane, Darius si rattristò per qualche motivo. «Non sei mai<br />

stato nel boudoir di <strong>un</strong>a femmina, d<strong>un</strong>que?»<br />

Tohrment arrossì ancora di più. «Ehm... no, signore.»<br />

Con la mano, Darius gli fece cenno di avvicinarsi. «Be', questo è lavoro. Meglio lasciare in <strong>un</strong> canto<br />

ogni timidezza.»<br />

Tohrment si schiarì la gola. «Sì. Certo.»<br />

Darius andò alle due portefinestre. Entrambe affacciavano su <strong>un</strong>a terrazza e lui uscì, seguito<br />

dappresso da Tohrment.<br />

«Si intravede qualcosa tra gli alberi, in lontananza», mormorò il giovane, avanzando verso la<br />

balaustra.<br />

Era vero. Attraverso i rami spogli era visibile la magione della tenuta confinante. Per dimensioni e<br />

bellezza, la grande casa era paragonabile a quella della fanciulla scomparsa, con torrette impreziosite<br />

da belle lavorazioni in ferro battuto e graziosi giardini... ma, per quel che Darius riusciva a vedere,<br />

non era abitata da vampiri.<br />

Darius si volse e attraversò il terrazzo da <strong>un</strong> capo all'altro, ispezionando finestre, porte, maniglie,<br />

cardini e serrature, senza tralasciare nulla.<br />

Non c'erano segni di effrazione e, col freddo che faceva, la giovane non avrebbe tenuto finestre o<br />

porte spalancate.<br />

Il che significava che, o se n'era andata di sua spontanea volontà... oppure aveva aperto a chi poi se<br />

l'era portata via. Sempre ammesso che il rapitore fosse penetrato da lì.<br />

Darius guardò le stanze attraverso il vetro della portafinestra, tentando di immaginare cos'era<br />

accaduto.<br />

Al diavolo il p<strong>un</strong>to d'ingresso, era più importante individuare quello d'uscita. Era molto improbabile<br />

che il rapitore l'avesse trascinata fuori attraverso la casa: doveva aver agito col favore delle tenebre,<br />

altrimenti la poveretta sarebbe rimasta incenerita dal sole, e durante le ore notturne c'era sempre<br />

gente in giro per casa.


No, pensò. Dovevano essere usciti da quella suite.<br />

Tohrment prese la parola. «Non c'è nulla in disordine, né dentro né fuori. Niente graffi sui pavimenti<br />

o segni sul muro, il che significa...»<br />

«Che potrebbe averli fatti entrare lei, senza opporre troppa resistenza.»<br />

Darius tornò dentro e prese la spazzola. Tra le setole erano rimaste impigliate sottili ciocche chiare.<br />

Ness<strong>un</strong>a sorpresa, visto che entrambi i genitori erano biondi.<br />

La domanda era: cosa poteva indurre <strong>un</strong>a fanciulla onesta a scappare dalla dimora di famiglia<br />

appena prima dell'alba, senza lasciare traccia... e senza portare niente con sé?<br />

Una prima risposta appariva evidente: <strong>un</strong> amante.<br />

Non sempre i padri sanno tutto della vita delle loro figlie.<br />

Darius guardò fuori, nella notte, lasciando vagare lo sguardo sui giardini e sugli alberi... e sulla<br />

magione vicina. Dei fili... lì dentro c'erano dei fili utili a risolvere quel mistero.<br />

La risposta che stava cercando era lì, da qualche parte. Doveva solo cucire insieme i vari pezzi.<br />

«Cosa facciamo?» chiese Tohrment.<br />

«Parliamo con i domestici. A tu per tu.»<br />

Per la maggior parte, in dimore come quella, i doggen non si sarebbero mai sognati di dire qualcosa<br />

di inopport<strong>un</strong>o. Ma quelle non erano circostanze normali ed era possibile che la pietà e la<br />

compassione per la poveretta avessero la meglio sulla reticenza della servitù.<br />

E a volte il retro della casa sa cose che il davanti ignora.<br />

Darius si volse, dirigendosi a grandi passi verso la porta. «Ora spariremo.»<br />

«Spariremo?»<br />

Uscirono insieme in corridoio e Darius guardò a destra e a sinistra. «Precisamente. Vieni da questa<br />

parte.»<br />

Scelse la sinistra perché nella direzione opposta c'era <strong>un</strong>a porta a due battenti che si apriva su<br />

<strong>un</strong>'altra terrazza... d<strong>un</strong>que era evidente che la scala di servizio non era da quella parte. Mentre<br />

avanzavano, oltrepassando numerose stanze arredate con eleganza, Darius aveva il cuore gonfio di<br />

dolore, al p<strong>un</strong>to che faticava a respirare. A distanza di due decenni, le perdite patite gravavano<br />

ancora su di lui come <strong>un</strong> fardello, la caduta in disgrazia aveva tuttora <strong>un</strong>a pesante eco. Sentiva<br />

soprattutto la mancanza di sua madre, in verità. E dietro quel dolore c'era la fine della vita di agi e<br />

raffinatezze che <strong>un</strong> tempo aveva condotto.<br />

Faceva ciò per cui era nato e per cui era stato formato a garanzia del bene della razza, indulgeva a<br />

certe... debolezze e si era guadagnato il rispetto dei compagni, in guerra. Ma non c'era gioia, per lui,<br />

in quella esistenza. Ness<strong>un</strong>a attrattiva. Ness<strong>un</strong>a emozione.<br />

Provava interesse da sempre solo per le cose graziose? Era così frivolo e superficiale? Se <strong>un</strong> giorno<br />

avesse avuto <strong>un</strong>a casa grande e bella con stanze a non finire piene di oggetti mirabili, sarebbe stato<br />

felice?<br />

No, pensò, se sotto quegli alti soffitti non ci fosse stato ness<strong>un</strong>o.<br />

Sentiva la mancanza di persone che, <strong>un</strong>ite dagli stessi interessi e ideali, abitassero insieme, <strong>un</strong>a<br />

com<strong>un</strong>ità alloggiata entro solide mura, <strong>un</strong> gruppo che fosse <strong>un</strong>a famiglia, sia per vincoli di sangue<br />

che per elezione. I membri della confraternita non vivevano insieme poiché Wrath il Giusto lo<br />

giudicava <strong>un</strong> rischio per la razza: se il nemico avesse scoperto dove abitavano, tutti sarebbero stati in<br />

pericolo.<br />

Pur comprendendo tale p<strong>un</strong>to di vista, Darius non era certo di condividerlo. Se gli umani potevano<br />

vivere in castelli fortificati nel bel mezzo dei loro campi di battaglia, anche i vampiri potevano fare


altrettanto.<br />

Quant<strong>un</strong>que, a essere onesti, la Lessening Society fosse <strong>un</strong> nemico alquanto più pernicioso.<br />

A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, l<strong>un</strong>go il corridoio, finalmente trovarono ciò che Darius aveva sperato: <strong>un</strong>a porta a<br />

vento che si apriva su <strong>un</strong>a scala di servizio del tutto disadorna.<br />

Scendendo i gradini di pino, sbucarono in <strong>un</strong>a piccola cucina; la loro comparsa interruppe il pasto in<br />

corso al l<strong>un</strong>go tavolo di quercia, all'altro capo della stanza. I doggen ivi rad<strong>un</strong>ati balzarono in piedi<br />

posando in gran fretta boccali di birra e tozzi di pane.<br />

«Riprendete pure a desinare», disse Darius, incoraggiandoli con le mani a rimettersi seduti.<br />

«Gradiremmo conferire con il sottomaggiordomo addetto al primo piano e con la cameriera<br />

personale della signorina.»<br />

Tutti i domestici tornarono a sedersi sulle panche, salvo due, <strong>un</strong>a anziana canuta e <strong>un</strong> giovane dal<br />

volto gentile.<br />

«Potete indicarci, di grazia, <strong>un</strong> luogo tranquillo in cui appartarci?» chiese Darius rivolto al<br />

sottomaggiordomo.<br />

«Abbiamo <strong>un</strong> piccolo salotto, da quella parte.» Così dicendo, il domestico accennò col capo a <strong>un</strong>a<br />

porta accanto al camino. «Lì troverete ciò che cercate.»<br />

Darius annuì e, rivolto alla cameriera, pallida e tremante come se fosse nei guai, disse, «Non avete<br />

fatto nulla di male, cara. Venite, sarà <strong>un</strong> colloquio breve e indolore, ve l'assicuro.»<br />

Meglio iniziare da lei, pensò Darius: dubitava che avrebbe retto, se costretta ad attendere che<br />

terminassero col sottomaggiordomo.<br />

Tohrment fece strada e tutti e tre entrarono in <strong>un</strong> salottino spoglio, paragonabile a <strong>un</strong> fascio di<br />

pergamena bianco.<br />

Come sempre accade nelle grandi proprietà, le stanze riservate alla famiglia erano arredate con<br />

grande sfarzo, mentre in quelle della servitù si badava solo all'aspetto pratico.<br />

[eBL 086]


Capitolo 21<br />

Quando la Bentley di Rehv uscì dalla Statale 149 Nord per immettersi in <strong>un</strong>a stretta stradina<br />

sterrata, John si sporse in avanti verso il parabrezza. I fari illuminarono nudi tronchi d'albero mentre<br />

la berlina procedeva serpeggiando, sempre più vicino al fiume, in <strong>un</strong> paesaggio ostile e fitto di<br />

vegetazione.<br />

Il capanno da caccia che comparve a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to non era niente di speciale: piccolo, scuro e senza<br />

pretese, con <strong>un</strong> garage in <strong>un</strong> fabbricato a parte. Era rustico, ma in perfetto stato.<br />

John aprì la portiera prima ancora che la Bentley si fermasse e si avviò verso la porta d'ingresso<br />

prima che Rehv scendesse dal posto di guida. Il prepotente senso di paura che lo assalì era <strong>un</strong> buon<br />

segno, in realtà, lo aveva sentito anche su alla colonia symphath-. era logico che Xhex proteggesse i<br />

suoi appartamenti privati con <strong>un</strong> analogo campo di forza.<br />

Attraversò il vialetto in terra battuta col rumore degli stivali che gli rimbombava nelle orecchie;<br />

appena mise piede sull'erba marrone e trascurata del praticello, tutto piombò nel silenzio. Senza<br />

bussare, strinse la maniglia e, mentalmente, ordinò alla serratura di scattare.<br />

Solo che... non f<strong>un</strong>zionò.<br />

«Non riuscirai a entrare lì dentro con la forza del pensiero.» Rehv lo raggi<strong>un</strong>se con in mano <strong>un</strong>a<br />

chiave di rame, la infilò nella toppa e aprì.<br />

La robusta porta venne spinta di lato e John scrutò nell'oscurità, accigliato, la testa piegata di lato, in<br />

attesa di sentir scattare <strong>un</strong> allarme.<br />

«Xhex non crede negli allarmi», spiegò sottovoce Rehv... prima di trattenerlo dal precipitarsi dentro.<br />

Alzando il tono, chiamò, «Xhex? Xhex? Metti giù la pistola... siamo io e John.»<br />

In qualche modo la sua voce suonava strana, pensò John.<br />

Ness<strong>un</strong>a risposta.<br />

Lasciando andare il braccio di John, Rehv accese le luci e insieme entrarono. La cucina era <strong>un</strong><br />

semplice angolino, con il minimo indispensabile: forno a gas, <strong>un</strong> vecchio frigorifero, <strong>un</strong> lavello in<br />

acciaio inossidabile f<strong>un</strong>zionale e tutt'altro che chic. Ma era tutto immacolato e in perfetto ordine.<br />

Niente posta e niente riviste in giro. Niente armi in vista.<br />

Odore di chiuso. C'era odore di chiuso.<br />

In fondo c'era <strong>un</strong>'<strong>un</strong>ica stanza piuttosto grande con <strong>un</strong>a fila di finestre affacciate sull'acqua. I mobili<br />

erano ridotti al minimo: due sedie di vimini, <strong>un</strong> divano in rattan e <strong>un</strong> piccolo tavolo.<br />

Rehv attraversò deciso la stanza, p<strong>un</strong>tando dritto verso <strong>un</strong>a porta chiusa sulla destra. «Xhex?»<br />

Di nuovo quella voce. Appoggiò il palmo allo stipite, si accostò ai pannelli di legno e chiuse gli occhi.<br />

Poi scrollò le enormi spalle.<br />

Xhex non c'era.<br />

John avanzò e, afferrando la maniglia, entrò nella camera da letto. Vuota. Così come il gabinetto, in<br />

fondo.<br />

«Maledizione.» Rehv girò sui tacchi e uscì a grandi passi. Sentendo <strong>un</strong>a porta che sbatteva sul lato<br />

del capanno affacciato sul fiume, John immaginò che fosse uscito sulla veranda e adesso stesse


fissando l'acqua.<br />

Si guardò intorno, imprecando tra sé. Era tutto pulito e in ordine. Niente fuori posto. Niente finestre<br />

socchiuse per far entrare <strong>un</strong> po' d'aria fresca o porte aperte di recente.<br />

Lo si capiva dal sottile velo di polvere sulle maniglie e sui chiavistelli.<br />

Forse Xhex era stata lì, ma adesso non c'era più. E, se c'era andata, non si era fermata a l<strong>un</strong>go né<br />

aveva fatto granché, perchè non c'era traccia del suo odore.<br />

Gli parve di averla perduta di nuovo.<br />

Cristo, era convinto che saperla viva sarebbe bastato a farlo andare avanti... e invece l'idea che lei<br />

fosse da qualche parte sul pianeta, ma non con lui, era stranamente paralizzante. In più, si sentiva<br />

come accecato dalla situazione; ancora non sapeva i come, i dove e i perché di tutta la storia.<br />

Bello schifo.<br />

Alla fine raggi<strong>un</strong>se Rehv sulla piccola veranda esterna. Prese il blocco e scribacchiò in fretta<br />

qualcosa, sperando in cuor suo che il symphath comprendesse le sue ragioni.<br />

Rehv lesse da sopra la spalla quello che gli mostrava. Un attimo dopo disse. «Sì. Certo. Dirò loro che<br />

Xhex non era qui e che sei venuto con me a mangiare da iAm. Così avrai tre o quattro ore di tempo,<br />

minimo.»<br />

John si mise <strong>un</strong>a mano sul petto, inchinandosi profondamente.<br />

«Però non sognarti di andare a combattere. Non voglio sapere dove stai andando, sono affari tuoi. Se<br />

ti fai ammazzare... io ho già <strong>un</strong> mucchio di problemi, ma tu diventeresti il più grosso di tutti.» Rehv<br />

riportò lo sguardo sul fiume. «E non preoccuparti per lei. L'ha già fatto in passato. Questa è la<br />

seconda volta che viene... portata via così.»<br />

La mano di John scattò in fuori, stringendo con forza l'avambraccio di Rehv. Lui non fece <strong>un</strong>a<br />

piega... d'altronde girava voce che non sentisse niente per colpa di quello che faceva per dominare il<br />

suo lato symphath.<br />

«Già. Questa è la seconda volta. Lei e Muhrder stavano insieme...» Alla vista delle zanne di John,<br />

Rhev sogghignò. «È stato tanto tempo fa, non hai motivo di preoccuparti. Xhex era andata alla<br />

colonia per motivi familiari. Loro però le giocarono <strong>un</strong> brutto scherzo; non volevano più lasciarla<br />

andare. Quando Muhrder andò su a prenderla, i symphath catturarono anche lui e le cose si misero<br />

molto male. Fui costretto a stringere <strong>un</strong> patto per liberarli tutti e due, ma all'ultimo momento la<br />

famiglia di Xhex la vendette, proprio sotto il mio naso.»<br />

John deglutì a fatica e, soprappensiero, usò la lingua dei segni. A chi?<br />

«Umani. Lei però riuscì a liberarsi, proprio come stavolta. E poi se ne andò via per <strong>un</strong> po'.» Negli<br />

occhi color ametista di Rehv si accese come <strong>un</strong> lampo. «È sempre stata tosta, ma dopo quello che le<br />

fecero quegli umani - qual<strong>un</strong>que cosa fosse - si è indurita ancora di più.»<br />

Quando, sillabò John.<br />

«Una ventina di anni fa.» Rehv tornò a guardare l'acqua del fiume. «Per tua informazione, Xhex non<br />

scherzava in quel messaggio. Non apprezzerà che qualc<strong>un</strong>o voglia diventare il suo eroe uccidendo<br />

Lash. Deve farlo da sola. Vuoi <strong>un</strong> consiglio? Lascia che sia lei a venire da te, quando sarà pronta... e<br />

non starle tra i piedi.»<br />

Già, be', molto probabile che Xhex non avesse ness<strong>un</strong>a fretta di mandargli <strong>un</strong> SMS, pensò John.<br />

Quanto alla faccenda di Lash, non era sicuro di riuscire a starne fuori. Neanche per lei.<br />

Per piantarla di rimuginare, tese la mano. Lui e Rhev si strinsero in <strong>un</strong> rapido abbraccio, poi John si<br />

smaterializzò.<br />

Quando riprese forma era di nuovo all'Xtreme Park, dietro al capanno, a scrutare le rampe e i catini


deserti. Lo spacciatore capo non era tornato. E ness<strong>un</strong>o stava facendo skateboard. Più che logico, in<br />

entrambi i casi. La notte prima c'era stato quel raid della polizia, con <strong>un</strong>a caterva di sbirri in giro. Per<br />

non parlare della sparatoria.<br />

Per <strong>un</strong> po' il parco si sarebbe trasformato in <strong>un</strong>a città fantasma.<br />

John si appoggiò contro il legno grezzo del capanno, i sensi all'erta. Era consapevole dello scorrere<br />

del tempo, <strong>un</strong> po' per la l<strong>un</strong>a che tracciava <strong>un</strong> arco sopra la sua testa, e <strong>un</strong> po' perché il suo cervello<br />

cominciava a rallentare, passando gradualmente da <strong>un</strong>a frenesia maniacale a <strong>un</strong>'agitazione più<br />

ragionevole. Sempre <strong>un</strong>o schifo, ma almeno più facile da gestire.<br />

Xhex era libera e lui non sapeva nemmeno in che stato fosse. Era ferita? Aveva bisogno di nutrirsi?<br />

Aveva...<br />

Okay. Basta con quella solfa.<br />

Forse era il caso di smammare. Wrath era stato molto chiaro sul divieto di combattere senza Qhuinn,<br />

e quella era ancora da considerarsi <strong>un</strong>a zona calda per il nemico.<br />

All'improvviso capì dove doveva andare.<br />

Staccandosi dal capanno, si fermò <strong>un</strong> attimo per guardarsi intorno. La sensazione di essere<br />

osservato, di essere seguito, lo assalì <strong>un</strong>'altra volta... proprio come era accaduto al negozio di<br />

tatuaggi.<br />

Stanotte, però, non aveva proprio l'energia per reggere <strong>un</strong>a buona dose di paranoia, per cui,<br />

semplicemente, si smaterializzò. Chi gli stava alle costole lo avrebbe scovato di nuovo, o forse no.<br />

Forse John sarebbe riuscito a seminarlo nell'etere... l'<strong>un</strong>a o l'altra eventualità gli era ugualmente<br />

indifferente.<br />

Era decisamente distrutto.<br />

Riprese forma a <strong>un</strong>a manciata di isolati di distanza dalla casa in cui si era scatenato contro quel<br />

lesser, la notte prima. Dalla tasca interna del giubbotto tirò furori <strong>un</strong>a chiave di rame identica a<br />

quella che Rehv aveva usato al capanno di caccia.<br />

Ce l'aveva grosso modo da <strong>un</strong> mese e mezzo. Xhex gliel'aveva data <strong>un</strong>a sera, quando le aveva detto<br />

che con lui il suo segreto era al sicuro: non avrebbe detto a ness<strong>un</strong>o che lei era <strong>un</strong>a symphath. Come<br />

i cilici, la portava sempre con sé, ov<strong>un</strong>que andasse.<br />

Sgattaiolando sotto i gradini d'ingresso di <strong>un</strong> palazzo in arenaria, infilò la chiave nella toppa e aprì la<br />

porta. Le luci nell'atrio si accendevano automaticamente al minimo movimento, così il muro di<br />

pietra imbiancato a calce s'illuminò all'istante.<br />

John si premurò di chiudere a chiave il seminterrato prima di proseguire verso l'<strong>un</strong>ica altra porta.<br />

Già <strong>un</strong>a volta Xhex gli aveva offerto riparo in quella sua tana segreta. Gli aveva dato accesso al<br />

monolocale quando aveva avuto bisogno di stare da solo. John aveva approfittato dell'ospitalità e la<br />

conseguenza era stata che lei gli aveva rubato la verginità.<br />

Si era rifiutata di baciarlo, però.<br />

Sempre la stessa chiave serviva ad aprire la porta della camera da letto; la serratura scattò senza<br />

problemi. Appena spalancò i pannelli di metallo, la luce si accese e lui entrò...<br />

Alla vista di quello che c'era sul letto, John si sentì morire: cuore e respiro si fermarono, le onde<br />

cerebrali cessarono, il sangue gelò nelle vene.<br />

Il corpo nudo di Xhex era raggomitolato sulle lenzuola.<br />

Appena la luce invase la stanza, la sua mano si strinse intorno alla pistola posata sul materasso e<br />

p<strong>un</strong>tata verso la porta.<br />

Non aveva la forza di alzare la testa o l'arma, ma era in grado di premere il grilletto, John ne era più


che sicuro.<br />

Alzò le mani mostrando bene i palmi, si spostò di lato e, con <strong>un</strong> calcio, chiuse la porta per<br />

proteggerla.<br />

«John...» La sua voce era a malapena <strong>un</strong> sussurro.<br />

Una solitaria lacrima rosso sangue sgorgò dall'occhio che lui poteva vedere; John la guardò scivolare<br />

lentamente sopra la radice del naso e cadere sul cuscino.<br />

Xhex ritrasse la mano dalla pistola e se la portò al viso, lentissimamente, <strong>un</strong> centimetro dopo l'altro,<br />

come se dovesse fare appello a tutte le sue forze per sollevarla. Si coprì nell'<strong>un</strong>ico modo che poteva,<br />

nascondendogli le lacrime dietro lo scudo del palmo e delle dita.<br />

Era tutta coperta di lividi ed escoriazioni a vari stadi di guarigione ed era dimagrita al p<strong>un</strong>to che le<br />

ossa sembravano in procinto di perforare la carne. La pelle era grigiastra, invece che di <strong>un</strong> sano<br />

colore rosato, e il suo odore naturale era quasi inesistente.<br />

Stava morendo.<br />

L'orrore di quella scena gli fece tremare le ginocchia, tanto che dovette appoggiarsi contro la porta<br />

per non cadere.<br />

Barcollava, ma il suo cervello si mise in moto. La dottoressa Jane doveva venire a visitarla e Xhex<br />

aveva bisogno di nutrirsi.<br />

Non restava molto tempo.<br />

Se voleva salvarla, doveva prendere in pugno la situazione.<br />

Si strappò via il giubbotto e in fretta si rimboccò la manica della maglietta, avvicinandosi al letto. La<br />

prima cosa che fece fu coprire con delicatezza la sua nudità, avvolgendola nel lenzuolo. La seconda<br />

fu avvicinarle il polso alla bocca... e aspettare che l'istinto avesse il sopravvento.<br />

Forse la sua mente non lo voleva, ma il suo corpo non ce l'avrebbe fatta a resistere a ciò che lui aveva<br />

da offrirle.<br />

L'istinto di sopravvivenza l'aveva sempre vinta sugli affari di cuore. Lui ne era la prova vivente.


Capitolo 22<br />

Xhex sentì <strong>un</strong>a leggera carezza alla spalla e al fianco quando John la coprì coi lenzuolo.<br />

Da dietro il riparo della sua mano, inspirò a fondo e sentì <strong>un</strong> buon odore di pulito, di maschio sano...<br />

e quell'odore le riaccese la fame nelle viscere, l'appetito e i suoi bisogni si ridestarono dal sonno con<br />

<strong>un</strong> ruggito.<br />

E questo prima che John le accostasse il polso alle labbra, così vicino che poteva baciarlo.<br />

Il suo istinto di symphath sgusciò fuori per leggere le emozioni di John.<br />

Era calmo e determinato. Saldissimo, nella testa e nel cuore: le avrebbe salvato le chiappe, fosse<br />

l'ultima cosa che faceva.<br />

«John...» sussurrò.<br />

Il problema di quella situazione... be', <strong>un</strong>o dei problemi... era che John non era l'<strong>un</strong>ico a sapere<br />

quant'era vicina alla morte.<br />

La rabbia verso Lash l'aveva tenuta in vita durante la prigionia e le sevizie, e credeva che anche da<br />

libera l'avrebbe aiutata a tirare avanti. Subito dopo la telefonata a Rehv, invece, tutta la sua energia si<br />

era come prosciugata. Le restava solo il battito cardiaco. E non era neanche <strong>un</strong> gran battito, per<br />

gi<strong>un</strong>ta.<br />

John avvicinò ancora di più il polso... fino a sfiorarle la bocca.<br />

Le zanne di Xhex si all<strong>un</strong>garono fiaccamente e il cuore ebbe come <strong>un</strong> singulto, come se non<br />

f<strong>un</strong>zionasse bene.<br />

Poteva scegliere, in quel momento sospeso e carico di tensione: attaccarsi alla sua vena e<br />

sopravvivere, oppure respingerlo e morire davanti a lui nel giro di <strong>un</strong>'ora o poco più. Perché lui non<br />

se ne sarebbe andato.<br />

Tolse la mano dalla faccia e spostò gli occhi su di lui. Era bello come sempre, con <strong>un</strong> viso che era il<br />

sogno di tutte le femmine.<br />

Alzò il palmo per toccarlo.<br />

Negli occhi di lui si accese <strong>un</strong> lampo di sorpresa; poi John si chinò per permetterle di posargli la<br />

mano sulla guancia calda. Lo sforzo di tenere la mano alzata si rivelò superiore alle sue forze;<br />

sentendo il tremore delle dita, John posò il palmo sopra il suo, tenendolo fermo dov'era.<br />

I suoi occhi blu scuro, lo stesso colore del cielo che si sta oscurando, erano <strong>un</strong>a sorta di firmamento<br />

caldo, di paradiso.<br />

Doveva prendere <strong>un</strong>a decisione. Bere il suo sangue o...<br />

Non trovando l'energia per completare il pensiero, provò <strong>un</strong> senso di smarrimento: sembrava<br />

cosciente, quindi doveva essere viva... eppure non era più lei. La voglia di lottare era svanita da<br />

tempo, la cosa che più di ogni altra l'aveva definita era evaporata. Più che logico. Vivere non le<br />

importava più, e non poteva fingere, né per lui né per se stessa.<br />

Due esperienze di prigionia l'avevano logorata troppo.<br />

D<strong>un</strong>que... che fare, che fare?<br />

Si passò la lingua sulle labbra secche. Era nata in condizioni che, potendo, in piena libertà, non


avrebbe mai scelto e il resto del suo percorso, il tempo passato a respirare, mangiare, combattere e<br />

scopare, non aveva migliorato quel p<strong>un</strong>to di partenza. Però poteva andarsene alle sue condizioni... e<br />

dopo aver sistemato le cose.<br />

Già, ecco la risposta. Grazie alle ultime tre settimane e mezzo aveva <strong>un</strong>a bella lista di cose da fare,<br />

prima di morire. Sopra c'era <strong>un</strong> solo nome, certo, ma a volte basta questo a motivarti.<br />

In <strong>un</strong> impeto di determinazione la sua corazza esterna si riformò, lo strano senso di sconcerto che le<br />

aveva offuscato la mente si dissipò, lasciandosi dietro <strong>un</strong>a acuta consapevolezza. Bruscamente sfilò la<br />

mano da sotto quella di John, provocando con quel gesto <strong>un</strong> picco di timor panico sulla sua griglia<br />

emotiva. Poi tirò il suo polso verso di sé, scoprendo le zanne.<br />

II senso di trionfo di John fu come <strong>un</strong>'ondata di calore.<br />

Almeno finché non apparve chiaro che Xhex non aveva la forza<br />

di incidere la pelle... gli incisivi graffiavano la superficie e niente di più. John allora reagì con<br />

prontezza. Con mossa fulminea si morse la vena, avvicinandole alle labbra quella fonte di vita.<br />

Il primo assaggio fu... <strong>un</strong>a trasformazione. Il sangue di John era così puro che le divampò prima in<br />

bocca e poi giù in gola... e il fuoco che le accese nello stomaco si diffuse in tutto il corpo,<br />

sciogliendola, rinvigorendola. Salvandola.<br />

Succhiando avidamente, bevve il suo sangue per riprendersi, ogni sorso <strong>un</strong>a scialuppa di salvataggio<br />

su cui strisciare, <strong>un</strong>a f<strong>un</strong>e lanciata oltre la scogliera della sua dipartita, la bussola necessaria a<br />

ritrovare la strada di casa.<br />

Lui le faceva dono di sé senza aspettative, speranze o emozioni di sorta.<br />

Cosa che, anche nella sua frenesia, la addolorò. Gli aveva proprio spezzato il cuore: non gli aveva<br />

lasciato più ness<strong>un</strong> desiderio da coltivare. Non lo aveva spezzato del tutto, però... e questo glielo<br />

faceva rispettare come ness<strong>un</strong> altro al mondo.<br />

Mentre si nutriva, il tempo scorreva come il sangue di John, dentro l'infinito e dentro di lei.<br />

Finalmente sazia, si staccò dal suo polso, leccando la ferita per rimarginarla.<br />

Ben presto cominciarono i tremiti. Iniziarono alle mani e ai piedi, per concentrarsi quasi subito nel<br />

petto, tremori incontrollabili che le fecero battere i denti, annebbiandole il cervello e la vista; si<br />

sentiva come <strong>un</strong> calzino gettato in <strong>un</strong>a asciugatrice.<br />

Scossa dai brividi, vide che John prendeva il cellulare dal giubbotto.<br />

Cercò di afferrarlo per la maglietta. «N-n-n-no. N-n-non...»<br />

Lui la ignorò, inclinando quel dannato telefono per digitare <strong>un</strong> SMS.<br />

«C-c-c-cazzo...» gemette lei.<br />

Quando John chiuse il telefonino di scatto, Xhex disse. «S-s-se ades-s-so provi a p-p-portarmi da H-<br />

H-Havers... t-t-te n-ne p-p-pentirai.»<br />

Il suo terrore per le cliniche e le procedure mediche l'avrebbe sconvolta, e grazie a lui, al suo sangue,<br />

adesso aveva l'energia per sfogare il suo panico. Sarebbe stato <strong>un</strong> vero spasso per tutti loro.<br />

John tirò fuori <strong>un</strong> blocco e scribacchiò qualcosa. Poi lo voltò verso di lei e, <strong>un</strong> attimo dopo, uscì;<br />

quando la porta si chiuse, Xhex non potè fare altro che chiudere gli occhi.<br />

Aprì le labbra per respirare dalla bocca. Chissà se aveva la forza di alzarsi, vestirsi e uscire prima che<br />

la brillante idea di John si materializzasse. Un rapido controllo le disse che era escluso. Se non<br />

riusciva ad alzare la testa e a tenerla sollevata dal cuscino per più di mezzo secondo, come poteva<br />

sperare di mettersi in verticale?<br />

John non ci mise molto a tornare con la dottoressa Jane, il medico personale della Confraternita del<br />

Pugnale Nero. La femmina spettrale aveva con sé <strong>un</strong>a borsa nera e trasudava il tipo di competenza


medica che Xhex ammirava... ma che avrebbe infinitamente preferito vedere applicata ad altri,<br />

invece che a se stessa.<br />

Jane si avvicinò e posò a terra le sue cose. La giacca bianca e il camice da chirurgo apparivano solidi,<br />

anche se faccia e mani erano traslucidi. Tutto cambiò, tuttavia, appena si sedette sul bordo ilei letto.<br />

Ogni cosa in lei prese forma e la mano che posò sul braccio di Xhex era calda e pesante.<br />

Per quanto compassionevole, tuttavia, la dottoressa le faceva accapponare la pelle. Non voleva<br />

proprio essere toccata da ness<strong>un</strong>o.<br />

Jane tolse la mano e Xhex ebbe la sensazione che avesse capito ni volo. «Prima di mandarmi via,<br />

dovrebbe sapere <strong>un</strong> paio di cose.<br />

Anzitutto, non dirò a ness<strong>un</strong>o dove si trova e non rivelerò a ness<strong>un</strong>o quello che lei mi dirà o quello<br />

che emergerà dalla visita. Dovrò informare Wrath che l'ho visitata, ma tutto ciò che scoprirò sul<br />

piano clinico resterà strettamente riservato.»<br />

Suonava bene. In teoria. Ma non voleva che quella donna le si avvicinasse con quello che c'era in<br />

quella borsa nera.<br />

«Secondo», proseguì Jane, «io non so <strong>un</strong> accidente di niente dei symphath. Quindi, se dal p<strong>un</strong>to di<br />

vista anatomico c'è qualcosa di diverso o di rilevante in quella metà della sua persona... non è detto<br />

che sia in grado di curarlo. Acconsente ancora a farsi visitare da me?»<br />

Xhex si schiarì la gola, cercando di bloccare le spalle per non tremare troppo. «Non v-voglio essere<br />

visitata.»<br />

«E quello che ha detto John. Ma lei ha subito <strong>un</strong> trauma...»<br />

«N-n-non è stato così terribile.» Percepì la reazione emotiva di John a quell'affermazione, ma non<br />

aveva la forza di analizzare nel dettaglio ciò che stava provando. «Sto b-b-bene...»<br />

«Allora dovrebbe vederla come <strong>un</strong>a semplice formalità.»<br />

«Ho l'a-a-aria di <strong>un</strong>a che bada alla forma?»<br />

Jane socchiuse gli occhi verde scuro. «Ha l'aria di <strong>un</strong>a che è stata picchiata, che non si è nutrita in<br />

modo adeguato e che non ha dormito abbastanza. A meno che non voglia raccontarmi che quel<br />

livido viola alla spalla è ombretto e che quelle borse sotto gli occhi sono <strong>un</strong> miraggio.»<br />

Xhex era abituata alla gente che non accetta <strong>un</strong> no come risposta... aveva lavorato per anni con Rehv,<br />

tanto per dirne <strong>un</strong>a. Dal suo tono, pacato ma fermo, era chiarissimo che la dottoressa voleva averla<br />

vinta a tutti i costi. O l'accontentava o quella non se ne sarebbe andata. Mai.<br />

«M-m-m-maledizione.»<br />

«Per la cronaca, prima cominciamo, prima finiamo.»<br />

Xhex lanciò <strong>un</strong>'occhiata a John; se proprio dovevano visitarla, lui non doveva «ssere presente. Non<br />

c'era ness<strong>un</strong> bisogno che sapesse più di quanto probabilmente aveva già intuito dello stato in cui si<br />

trovava.<br />

La dottoressa si voltò a guardarlo da sopra la spalla. «John, ti spiace aspettare in corridoio, per<br />

favore?»<br />

John chinò il capo e uscì dalla stanza, la distesa impressionante della sua schiena scomparve oltre la<br />

porta. Quando la serratura scattò, la dottoressa aprì quella borsa della malora e stetoscopio e<br />

sfigmomanometro furono i primi a saltare fuori.<br />

«Voglio solo auscultarle il cuore», disse, infilandosi la forcella nelle orecchie.<br />

La vista degli strumenti medici agì come benzina sul fuoco per i tremiti di Xhex che, per quanto<br />

confusa e disorientata, si ritrasse.<br />

Jane si fermò. «Non le farò male. E non le farò niente contro la sua volontà.»


Xhex chiuse gli occhi e rotolò sulla schiena. Ogni muscolo del corpo cominciò a dolerle<br />

all'improvviso. «Forza, leviamoci il pensiero.»<br />

Appena il lenzuolo venne sollevato, sentì l'aria fredda sulla pelle e il disco gelido dello stetoscopio<br />

sullo sterno. Ricordi del passato minacciarono di farla strillare come su <strong>un</strong> ottovolante da brivido;<br />

Xhex fissò il soffitto, sforzandosi di non levitare sopra quel maledetto materasso.<br />

«F-faccia alla svelta, d-d-dottoressa.» Non poteva tenere a bada il panico più di tanto.<br />

«Può farmi <strong>un</strong> bel respiro?»<br />

Xhex fece del suo meglio e si ritrovò a contrarre il viso in <strong>un</strong>a smorfia di dolore. Una o più vertebre<br />

dovevano essere fratturate, per l'impatto contro il muro fuori da quella camera da letto, forse.<br />

«Riesce a mettersi seduta?» chiese Jane.<br />

Xhex imprecò con <strong>un</strong> gemito, mentre tentava di sollevare il busto dal letto senza riuscirci. Jane alla<br />

fine fu costretta ad aiutarla; quando la dottoressa le tastò la schiena, Xhex si lasciò sfuggire <strong>un</strong> sibilo<br />

soffocato.<br />

«Non fa poi così male», disse a denti stretti.<br />

«Non so perché, ma ne dubito», commentò la dottoressa, ricominciando a spostare il disco metallico.<br />

«Respiri più a fondo che può senza farsi male.»<br />

Xhex ci provò e fu sollevata quando la dottoressa, con delicatezza, la spinse di nuovo giù sui cuscini,<br />

coprendola col lenzuolo.<br />

«Posso controllare se ha delle ferite alle braccia e alle gambe?» Xhex si strinse nelle spalle; allora Jane<br />

mise da parte lo stetoscopio e si spostò ai piedi del letto. Un'altra corrente d'aria indicò i he il<br />

lenzuolo veniva tirato indietro... poi l'altra femmina esitò.<br />

«Segni di legatura molto profondi intorno alle caviglie», mormorò, quasi tra sé.<br />

Be', perché Lash a volte la legava col filo di ferro.<br />

«Numerose escoriazioni...»<br />

Xhex interruppe l'ispezione quando sentì il lenzuolo all'altezza «lei fianchi. «Diciamo solo che<br />

arrivano su fino al collo, okay?»<br />

Jane rimise a posto il lenzuolo. «Posso palparle l'addome?»<br />

«Si accomodi.»<br />

Xhex si irrigidì al pensiero di venire scoperta di nuovo, ma la dottoressa si limitò ad appiattire bene<br />

il lenzuolo prima di procedere alla palpazione. Purtroppo fu impossibile nascondere le smorbi di<br />

dolore, specie in prossimità del basso ventre.<br />

La dottoressa si raddrizzò e guardò Xhex dritto negli occhi. «C'è qualche speranza che si lasci fare<br />

<strong>un</strong>a visita interna?»<br />

«Interna in che senso...?» Appena Xhex afferrò il significato, scosse la testa. «No. Neanche morta.»<br />

«Ha subito violenza sessuale?»<br />

«No.»<br />

Jane annuì, recisa. «C'è altro che dovrei sapere e che non mi ha detto? Dolori in qualche p<strong>un</strong>to<br />

specifico?»<br />

«Sto bene.»<br />

«Lei sanguina. Non credo che se ne sia accorta. Ma sta sanguinando.»<br />

Xhex si accigliò, guardandosi le braccia tremanti.<br />

«Ha del sangue fresco all'interno delle cosce. Ecco perché le ho chiesto se potevo procedere a <strong>un</strong>a<br />

visita ginecologica.»<br />

Xhex venne assalita dalla paura.


«Glielo chiedo <strong>un</strong>'altra volta. Ha subito violenza sessuale?» Non c'era traccia di emozione dietro<br />

quelle parole professionali, e la dottoressa aveva indovinato. Xhex avrebbe accolto con freddezza<br />

qual<strong>un</strong>que isterismo o pietà eccessiva e sdolcinata.<br />

Non ottenendo risposta, Jane interpretò correttamente il suo silenzio. «C'è qualche possibilità che sia<br />

rimasta incinta?» Oh... Dio.<br />

I cicli dei symphath erano bizzarri e imprevedibili e lei era stata talmente presa dal dramma della<br />

cattura e della prigionia, che non aveva neanche pensato alle possibili ripercussioni.<br />

In quel momento detestò il fatto di essere femmina. Profondamente.<br />

«Non lo so.»<br />

Jane annuì. «Da cosa lo capirebbe, se lo fosse?»<br />

Xhex scosse la testa. «E impossibile che sia incinta. Il mio fisico ne ha passate troppe.»<br />

«Si lasci visitare, okay? Solo per essere sicuri che non c'è niente che non va. Dopo, vorrei portarla al<br />

quartier generale della confraternita per farle <strong>un</strong>'ecografia. Si è agitata parecchio quando le ho<br />

tastato l'addome. Ho chiesto a V di venire con <strong>un</strong>'auto... ormai dovrebbe essere quasi arrivato.»<br />

Xhex sentiva a stento quello che Jane le stava dicendo. Era troppo assorta a ripercorrere l'ultimo paio<br />

di settimane. Il giorno prima del rapimento aveva fatto l'<strong>amore</strong> con John. Quell'ultima volta. Forse...<br />

Se era incinta si rifiutava categoricamente di credere che c'entrasse qualcosa con Lash. Sarebbe stato<br />

troppo crudele. Troppo crudele, cazzo.<br />

E poi, forse, sanguinava per qualche altro motivo.<br />

Tipo <strong>un</strong> aborto spontaneo, insistette a rimarcare <strong>un</strong>a parte del suo cervello.<br />

«E va bene», disse alla fine. «Però si sbrighi. Queste cose non mi piacciono neanche <strong>un</strong> po', e se la<br />

visita dura più di qualche minuto potrei dare i numeri».<br />

«Farò in fretta.»<br />

Xhex chiuse gli occhi facendosi forza e subito nella sua testa partì <strong>un</strong>a piccola proiezione di<br />

diapositive. Prima diapositiva: il suo corpo su <strong>un</strong> tavolo d'acciaio inossidabile in <strong>un</strong>a stanza<br />

piastrellata. Seconda diapositiva: caviglie e polsi le venivano legati. Terza: medici umani con occhi<br />

invasati, da ritardati mentali, le si avvicinavano. Quarta: <strong>un</strong>a videocamera p<strong>un</strong>tata in faccia, che poi<br />

faceva <strong>un</strong>a panoramica verso il basso. Quinta: <strong>un</strong> bisturi scintillava alla luce che pioveva dal soffitto.<br />

Snap. Snap.<br />

Alzò le palpebre di scatto, incerta se quegli schiocchi fossero nella sua testa o nella stanza. Era la<br />

seconda ipotesi. La dottoressa Jane si era infilata i guanti di lattice.<br />

«Sarò delicata», la rassicurò Jane.<br />

Relativamente, ovvio.<br />

Xhex strinse il lenzuolo nei pugni, irrigidendosi dalla testa ai piedi, e sentì contrarsi i muscoli<br />

all'interno delle cosce. La buona notizia era che quell'irrigidimento istintivo la guarì dalla balbuzie.<br />

«Faccia veloce, per favore.»<br />

«Xhex... voglio che mi guardi. Subito.»<br />

Xhex voltò la testa. «Cosa?»<br />

«Mi guardi negli occhi. Qui.» La dottoressa indicò i suoi occhi. «Li guardi fissi. Mi guardi in faccia e<br />

si ricordi che anch'io ho subito lo stesso tipo di visita, okay? So esattamente cosa sto facendo, e non<br />

solo perché me l'hanno insegnato.»<br />

Xhex si sforzò di concentrarsi e... Gesù, f<strong>un</strong>zionava davvero. Guardare quegli occhi verdi la aiutava<br />

sul serio. «Lo sentirà.»<br />

«Come dice?»


Xhex si schiarì la gola. «Se sono... incinta, lo sentirà.»<br />

«In che modo?»<br />

«Quando... ci sarà come <strong>un</strong>a impronta. Dentro. Non...» Inspirò a fatica, attingendo ai racconti che<br />

aveva sentito dalla gente di suo padre. «Le pareti non saranno lisce.»<br />

La dottoressa Jane non batté ciglio. «Ho capito. È pronta?»<br />

No. «Sì.»<br />

Alla fine della visita, Xhex era tutta <strong>un</strong> sudore freddo e quella costola fratturata urlava per i suoi<br />

respiri affannosi.<br />

«Mi dica tutto», disse con voce roca.


Capitolo 23<br />

«Ti sto dicendo... che Eliahu è vivo. Eliahu Rathboone... è vivo.»<br />

Ritto davanti alla finestra della sua stanza, nella magione diEliahu Rathboone, Gregg Winn stava<br />

contemplando la tillandsia, quella pianta così caratteristica della Carolina del Sud. Al chiaro di l<strong>un</strong>a i<br />

l<strong>un</strong>ghi filamenti facevano accapponare la pelle, come l'ombra proiettata da <strong>un</strong> oggetto... o da <strong>un</strong><br />

corpo non meglio identificato.<br />

«Gregg, mi hai sentito?»<br />

Gregg si stropicciò gli occhi nel tentativo di scacciare il sonno, I poi si voltò a guardare da sopra la<br />

spalla la sua attraente, giovane collaboratrice. Holly Fleet era ferma appena oltre la soglia, i l<strong>un</strong>ghi<br />

capelli biondi raccolti in <strong>un</strong>a coda di cavallo, il viso struccato, gli occhi non più così grandi o<br />

maliardi, senza le ciglia finte e tutta quell'altra roba luccicante che si metteva prima di comparire da<br />

vanti alla telecamera. In compenso, la vestaglia di seta rosa non faceva nulla per nascondere il suo<br />

fisico mozzafiato.<br />

E in pratica stava vibrando, neanche il suo diapason interno fosse stato colpito con forza<br />

spropositata.<br />

«Ti rendi conto», farfugliò assonnato Gregg, «che quel figlio di buona donna è morto più di<br />

centocinquant'anni fa.»<br />

«Allora qui c'è davvero il suo fantasma.»<br />

«I fantasmi non esistono.» Gregg tornò a voltarsi verso il panorama fuori dalla finestra. «Dovresti<br />

saperlo meglio di chi<strong>un</strong>que altro.»<br />

«Questo qui esiste.»<br />

«E mi hai svegliato all'<strong>un</strong>a di notte per dirmi questo?»<br />

Non era stata <strong>un</strong>a mossa astuta. La notte prima tutti e tre non avevano praticamente chiuso occhio e<br />

lui aveva passato la giornata<br />

al telefono con Los Angeles. Si era infilato sotto le coperte <strong>un</strong>'ora prima, senza illudersi di riuscire a<br />

dormire... ma per fort<strong>un</strong>a il suo corpo aveva altri progetti.<br />

O era così oppure il suo cervello gli stava dicendo di gettare la spugna perché le cose non<br />

procedevano bene. Quel maggiordomo si rifiutava di cambiare idea sulla questione del permesso;<br />

Gregg era tornato alla carica due volte, ma entrambi gli approcci erano stati respinti, quello a<br />

colazione cortesemente declinato, quello a cena apertamente ignorato.<br />

Nel frattempo avevano già inviato alla base <strong>un</strong>a gran quantità di filmati. Grazie al potere evocativo<br />

delle riprese girate di nascosto, i pezzi grossi gli avevano dato il via libera per spostare lì lo speciale...<br />

ma lo stavano pressando per avere <strong>un</strong> promo da trasmettere prima possibile.<br />

Cosa impossibile finché il maggiordomo non cedeva.<br />

«Pronto?» sbottò Holly, piccata. «Mi stai ascoltando?»<br />

«Cosa c'è?»<br />

«Io voglio andare.»<br />

Gregg si accigliò; col cervellino che si ritrovava, quella poteva spaventarsi solo per <strong>un</strong> TIR col suo


nome stampato sulla griglia del radiatore. «Andare dove?»<br />

«A Los Angeles.»<br />

Gregg quasi sobbalzò. «Los Angeles? Stai scherzando... Okay, levatelo dalla testa. A meno che tu non<br />

voglia tornare indietro con <strong>un</strong>o scomodissimo volo low cost. Abbiamo <strong>un</strong> lavoro da fare, qui.»<br />

Il che visto che il maggiordomo aveva la l<strong>un</strong>a per traverso, comportava <strong>un</strong>a buona dose di maneggi e<br />

suppliche. E queste ultime erano il pane di Holly. E poi... se era spaventata, questo giocava ;i loro<br />

favore. Poteva far leva sulla paura. Gli uomini di solito reagiscono bene a quel genere di stimolo...<br />

specie i perfetti gentiluomini con la cavalleria al posto del midollo nelle vecchie ossa l'insecchite.<br />

«Davvero, io...» Holly si strinse intorno al collo i baveri di seta... e il davanti della vestaglia si tese sui<br />

capezzoli turgidi. «Io<br />

ho <strong>un</strong>a fifa blu.»<br />

Hmm. Se era <strong>un</strong>o stratagemma per infilarsi nel suo letto... non era poi così stanco. «Vieni qui.»<br />

Gregg tese le braccia e, quando Holly andò a premersi contro<br />

di lui, sorrise da sopra la sua testa. Dio, che buon odore aveva. Non quella fragranza floreale che si<br />

spruzzava di solito, ma qualcosa di più intenso e penetrante. Buono.<br />

«Lo sai che devi stare con noi, piccola. Ho bisogno della tua magia.»<br />

Fuori, la tillandsia fluttuava nella brezza; il chiaro di l<strong>un</strong>a creava l'illusione che fosse chiffon, tanto<br />

che gli alberi sembravano in abito da sera.<br />

«Qui c'è qualcosa che non va», disse lei contro il suo petto.<br />

Giù di sotto, sul prato, comparve <strong>un</strong>a figura solitaria. Camminava con tutta calma. Stan che andava a<br />

farsi <strong>un</strong>a passeggiatina fumandosi l'ennesima canna, chiaramente.<br />

Gregg scosse la testa. «L'<strong>un</strong>ica cosa che non va è quel maledetto maggiordomo. Non vuoi diventare<br />

famosa? Uno speciale qui ti aprirà <strong>un</strong> sacco di porte. La prossima volta potresti presentare Ballando<br />

con le stelle. O il Grande Fratello.»<br />

Capì di aver catturato la sua attenzione perché sentì il suo corpo rilassarsi e, per aiutarla<br />

ulteriormente, le accarezzò la schiena.<br />

«Così, brava.» Intanto seguiva con lo sguardo Stan che vagava per il prato con le mani in tasca, la<br />

testa voltata dall'altra parte rispetto alla casa, i l<strong>un</strong>ghi capelli agitati dal vento. Un altro paio di metri<br />

e, uscendo da sotto gli alberi, sarebbe stato inondato dalla luce della l<strong>un</strong>a. «Senti, voglio che resti qui<br />

con me... come ho già detto, tu meglio di chi<strong>un</strong>que altro dovresti sapere che queste storie di fantasmi<br />

sono sempre solo pavimenti che scricchiolano. Abbiamo <strong>un</strong> lavoro proprio perché la gente vuole<br />

credere a queste stronzate da pelle d'oca.»<br />

Neanche a farlo apposta, qualc<strong>un</strong>o salì le scale proprio in quel momento, i passi leggeri<br />

accompagnati da effetti speciali degni di Vincent Price, col silenzio rotto dai gemiti e dai lamenti del<br />

legno antico.<br />

«E di questo che hai paura? Qualche scricchiolio nella notte?» disse Gregg, scostandosi per<br />

guardarla. Le labbra carnose di Holly gli riportarono alla mente alc<strong>un</strong>i ricordi molto piacevoli; le<br />

accarezzò la bocca col pollice; forse se le era fatte siliconare ancora <strong>un</strong> po'. Sembravano supergonfie e<br />

belle.<br />

«No...» sussurrò lei. «Non è per quello.»<br />

«Allora perché credi che ci sia <strong>un</strong> fantasma?»<br />

Bussarono alla porta; poi la voce di Stan gi<strong>un</strong>se soffocata. «Voi due state scopando oppure adesso<br />

posso andare a letto?»<br />

Gregg si accigliò, voltando la testa di scatto verso la finestra. La figura solitaria uscì in piena vista,


lasciandosi illuminare dalla l<strong>un</strong>a... e scomparve nel nulla.<br />

«Perché ci ho appena fatto sesso», spiegò Holly. «Ho fatto sesso con Eliahu Rathboone.»


Capitolo 24<br />

Fuori in corridoio, a casa di Xhex, John stava scavando <strong>un</strong> sentiero nel pavimento di pietra. Avanti e<br />

indietro. Avanti e indietro. E dalla porta della camera da letto non filtrava il minimo rumore.<br />

Era <strong>un</strong> bene, o almeno così supponeva... l'assenza di grida e di parolacce significava che la visita della<br />

dottoressa Jane non era dolorosa.<br />

Con <strong>un</strong> SMS aveva informato Rehvenge di aver trovato Xhex, ingi<strong>un</strong>gendo che avrebbero cercato di<br />

riportarla al quartier generale. Non accennò al monolocale nel seminterrato, però. Xhex voleva<br />

tenerlo segreto, evidentemente, perché se Rehv avesse saputo della sua esistenza avrebbe insistito per<br />

andarci, non trovandola al capanno di caccia.<br />

Dopo aver controllato l'orologio, John si passò di nuovo le mani nei capelli, chiedendosi come<br />

facessero i vampiri innamorati come Wrath, Rhage e Z, a gestire situazioni come quella... Z aveva<br />

dovuto assistere alle doglie e al parto di Bella, Cristo. Come diavolo facevano...<br />

La porta si aprì e lui si voltò di scatto, facendo stridere le suole sul pavimento.<br />

La dottoressa Jane era cupa. «Ha accettato di venire al quartier generale. V dovrebbe essere qua fuori<br />

ad aspettare, nella Escalade... puoi andare a vedere se c'è?»<br />

Sta bene? chiese John a gesti.<br />

«Se l'è vista brutta. Vai a controllare se la macchina è arrivata, li spiace? Poi dovrai portarla fuori in<br />

braccio, okay? Non voglio farla camminare e non voglio usare <strong>un</strong>a barella; meglio non dare<br />

spettacolo per strada.»<br />

Senza perdere <strong>un</strong> minuto, John schizzò fuori dal seminterrato.<br />

Parcheggiato lì davanti, con i fari spenti ma il motore acceso, c'era il SUV. Dietro il volante scorse <strong>un</strong><br />

bagliore arancione quando V diede <strong>un</strong> tiro alla sigaretta rollata a mano.<br />

Il fratello abbassò il finestrino. «La portiamo via?»<br />

John annuì reciso e tornò dentro di corsa.<br />

Gi<strong>un</strong>to davanti alla porta della stanza di Xhex la trovò chiusa, quindi bussò piano.<br />

«Un minuto», gridò Jane; la voce gi<strong>un</strong>se soffocata. «Okay.»<br />

John aprì e trovò Xhex ancora stesa su <strong>un</strong> fianco. Adesso era avvolta in <strong>un</strong> asciugamano e <strong>un</strong><br />

lenzuolo pulito la copriva dalla testa ai piedi. Cristo... non c'era differenza tra la sua pelle e tutto quel<br />

bianco.<br />

John si avvicinò. Strano, pensò, non si era mai accorto di essere tanto più alto di Xhex. Ora, invece,<br />

torreggiava sopra di lei, e non solo perché era sdraiata.<br />

Adesso ti prendo in braccio, le disse nella lingua dei segni, e contemporaneamente muovendo le<br />

labbra.<br />

Lei lo guardò negli occhi, poi annuì e fece per mettersi a sedere. Vedendo la fatica che faceva, John si<br />

chinò e la prese tra le braccia.<br />

Non pesava niente.<br />

Quando si raddrizzò, Jane piegò in fretta le coperte del letto e si avviò alla porta.<br />

Xhex se ne stava tutta rigida e questo le costava energia; John avrebbe voluto dirle di rilassarsi, ma,


anche se avesse potuto parlare, sarebbe stata <strong>un</strong>a perdita di tempo. Xhex non era il tipo che si fa<br />

portare in braccio, in ness<strong>un</strong> caso, da ness<strong>un</strong>o.<br />

Almeno... in circostanze normali.<br />

Il corridoio sembrava l<strong>un</strong>go <strong>un</strong>a ventina di chilometri e, all'esterno, i tre metri scarsi che dovette fare<br />

per attraversare il marciapiede fino al SUV gli parvero l<strong>un</strong>ghi il doppio.<br />

V saltò giù dal posto di guida e aprì il portellone posteriore. «Può sdraiarsi lì. Ho steso delle coperte<br />

prima di partire.»<br />

John annuì e fece per deporla sul morbido nido che era stato predisposto.<br />

Xhex gli strinse con forza la spalla. «Resta con me. Per favore.»<br />

Lui si bloccò per <strong>un</strong>a frazione di secondo... poi s'infilò dentro, sempre tenendola in braccio. Faticò<br />

<strong>un</strong> po' a trovare la posizione giusta... ma alla fine si sistemò contro la fiancata con le ginocchia<br />

piegate e Xhex in grembo, rannicchiata contro il suo petto.<br />

Le portiere vennero chiuse e, dopo altri due tonfi sordi, si sentì il rombo del motore.<br />

Attraverso i finestrini oscurati, vide le luci dei lampioni arretrare mentre uscivano a tutta birra dalla<br />

città.<br />

Xhex cominciò a rabbrividire e lui la strinse più forte tra le braccia, tenendola a contatto col proprio<br />

corpo e cercando di infonderle tutto il suo calore. E forse f<strong>un</strong>zionò, perché <strong>un</strong> istante dopo Xhex<br />

posò la testa sul suo petto e i tremori diminuirono.<br />

Dio... per quanto tempo aveva desiderato stringerla tra le braccia. Se l'era immaginato, sognando<br />

possibili scenari in cui sarebbe accaduto.<br />

Ma non certo quello.<br />

Inspirò a fondo, intenzionato a esalare <strong>un</strong> sospiro... e fiutò l'odore che stava emanando. Speziato,<br />

penetrante. Lo stesso che sentiva addosso ai fratelli in presenza delle loro shellan. Quella fragranza<br />

stava a significare che il suo corpo si stava facendo sentire. Impossibile tornare indietro.<br />

Impossibile nascondere i suoi sentimenti per Xhex, maledizione, impossibile fermarli. Sin dall'inizio,<br />

dalla prima volta che l'aveva vista, <strong>un</strong> passo dopo l'altro si era avvicinato all'orlo del baratro e,<br />

nutrendola col proprio sangue, chiaramente l'aveva oltrepassato.<br />

«John?» sussurrò lei.<br />

Lui le batté piano sulla spalla per farle capire che l'aveva sentita.<br />

«Grazie.»<br />

John posò la guancia sui suoi capelli e annuì, per farglielo sentire.<br />

Quando lei si sfilò da sotto non ne fu sorpreso... almeno fino a quando non si rese conto che voleva<br />

guardarlo.<br />

Oh, Gesù, che orrore l'espressione sul suo volto sm<strong>un</strong>to. Era terrorizzata, gli occhi grigio scuro<br />

avevano il colore dell'asfalto.<br />

Tranquilla, sillabò lui. Ti rimetterai.<br />

«Dici?» Lei strinse gli occhi con forza. «Sul serio?»<br />

Sì, cazzo, lui avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarla.<br />

Xhex riaprì gli occhi. «Mi dispiace tanto», disse con voce roca.<br />

Ver cosa?<br />

«Per tutto. Per averti trattato come ti ho trattato. Per essere quello che sono. Tu meriti molto di più.<br />

Mi... dispiace davvero tanto.»<br />

Alla fine le si incrinò la voce e, battendo freneticamente le palpebre, abbassò di nuovo la testa e posò<br />

la mano sul cuore di John.


Era in momenti come quello che lui desiderava disperatamente poter parlare. Mica poteva spostarla<br />

per prendere quel cavolo di bloc-notes.<br />

Alla fine si limitò a stringerla con cautela perché non poteva offrirle di meglio.<br />

Non aveva frainteso il significato di quelle parole. Delle scuse non sono <strong>un</strong>a dichiarazione d'<strong>amore</strong> e<br />

non erano neanche necessarie, perché lui l'aveva com<strong>un</strong>que perdonata. Eppure la cosa lo aiutò, in<br />

qualche modo. Era ancora lontanissimo da come aveva sperato che le cose potessero andare tra loro,<br />

ma era molto meglio che niente.<br />

Le tirò <strong>un</strong> po' più su il lenzuolo sulla spalla, poi abbandonò la testa all'indietro. Fuori dal finestrino<br />

oscurato, scrutò le stelle che p<strong>un</strong>teggiavano la fitta coltre nera e vellutata del cielo notturno.<br />

Buffo, gli sembrava che il paradiso fosse contro il suo petto, invece che su in alto, sopra il mondo<br />

intero.<br />

Xhex era viva. Tra le sue braccia. E la stava portando a casa.<br />

Già, tutto sommato le cose avrebbero potuto andare molto peggio.


Capitolo 25<br />

In seguito, Lash avrebbe fatto <strong>un</strong>a riflessione di questo tipo: non sai mai chi puoi incrociare sulla tua<br />

strada, non puoi mai sapere come la semplice decisione di svoltare a destra o a sinistra a <strong>un</strong> incrocio<br />

potrebbe cambiare le cose. A volte scegliere <strong>un</strong>a cosa o l'altra non ha importanza, altre volte invece...<br />

puoi ritrovarti in luoghi inaspettati.<br />

In quel preciso momento, tuttavia, non era ancora gi<strong>un</strong>to a quella consapevolezza. Guidava la<br />

Mercedes in campagna, pensando all'ora.<br />

L'<strong>un</strong>a di notte passata da poco. «Quanto manca?»<br />

Lash guardò il sedile accanto al suo. La prostituta che aveva tirato su in <strong>un</strong> vicolo del centro era<br />

abbastanza piacente e sufficientemente siliconata per darsi al porno, ma per colpa della droga, Plastic<br />

Fantastic era tutta pelle e ossa e irrequieta.<br />

Disperata, anche. Strafatta al p<strong>un</strong>to che era bastata <strong>un</strong>a banconota da cento dollari per farla montare<br />

sulla AMG diretta a <strong>un</strong>a "festa".<br />

«Non molto», rispose lui, tornando a concentrarsi sulla strada. Era deluso da morire. Quando si era<br />

immaginato tutta la scena nella sua testa, Xhex era legata e imbavagliata sul sedile di dietro... molto<br />

più romantico. Invece eccolo lì con quella troia schifosa. Ma la realtà era quella che era: lui aveva<br />

bisogno di nutrirsi e suo padre lo stava aspettando, e rintracciare Xhex richiedeva più tempo di<br />

quello che lui aveva a disposizione.<br />

Uno dei compromessi peggiori a cui era dovuto scendere era che la puttana seduta di fianco a lui era<br />

<strong>un</strong>'umana: molto meno utile di <strong>un</strong>a vampiri, ma sperava che le ovaie bastassero, per succhiarle il<br />

sangue.<br />

Ma soprattutto, non era riuscito a trovare <strong>un</strong>a come lui in gonnella.<br />

«Sai», biascicò lei. «Un tempo facevo la modella.»<br />

«Davvero.»<br />

«Giù a Manhattan. Però poi sai, quei bastardi... non gliene frega <strong>un</strong> cazzo di te. Vogliono solo usarti,<br />

sai.»<br />

Okay. Primo, quella doveva piantarla di dire sai ogni due parole e, secondo, credeva forse di<br />

passarsela meglio da sola, lì a Caldwell?<br />

«Mi piace la tua macchina.»<br />

«Grazie», bofonchiò Lash.<br />

Lei si sporse verso di lui, facendo quasi traboccare le tette dall'attillato top rosa su cui spiccavano<br />

delle ditate di <strong>un</strong>to, come se non lo lavasse da <strong>un</strong> paio di giorni; puzzava di ciliegine candite, sudore<br />

e fumo di crack.<br />

«Mi piaci, sai...»<br />

All<strong>un</strong>gò la mano verso la sua coscia, chinando la testa sul suo grembo. Quando Lash la sentì<br />

armeggiare in cerca della cerniera, afferrò <strong>un</strong>a ciocca arruffata biondo-finto e la tirò su con <strong>un</strong>o<br />

strattone.<br />

Lei non si accorse neanche del dolore.


«Non adesso, aspetta», disse Lash. «Ormai ci siamo.»<br />

La donna si leccò le labbra. «Okay. Bene.»<br />

I campi di stoppie ai due lati della strada erano inondati dal chiaro di l<strong>un</strong>a e le case rivestite di legno<br />

che li p<strong>un</strong>teggiavano risplendevano bianche. Per la maggior parte avevano <strong>un</strong>a luce accesa sulla<br />

veranda e basta. Da quelle parti si andava a letto presto, mezzanotte passata era già moooooolto<br />

tardi.<br />

Anche per questo la Società aveva <strong>un</strong> avamposto lì, nella terra della torta di mele calda e delle<br />

bandiere americane alle finestre.<br />

Cinque minuti dopo accostarono alla fattoria e parcheggiarono vicino alla porta d'ingresso.<br />

«Non c'è ness<strong>un</strong>o», disse la donna. «Siamo i primi?»<br />

«Già.» Lash spense il motore. «And...»<br />

II clic vicino all'orecchio lo lasciò impietrito.<br />

La voce della prostituta non era più <strong>un</strong> biascichio confuso. «Scendi dalla macchina, stronzo.»<br />

Lash voltò la testa e quasi baciò in bocca la canna di <strong>un</strong>a nove millimetri. All'altra estremità della<br />

pistola, le mani della puttana erano saldissime e i suoi occhi ardevano del tipo di astuzia che non<br />

poteva non incutergli <strong>un</strong> certo rispetto.<br />

Sorpresa, pensò.<br />

«S-C-E-N-D-I», lo incalzò brusca lei.<br />

Lui sorrise, sornione. «Hai mai sparato con quella?»<br />

«Un mucchio di volte», rispose lei senza battere ciglio. «E il sangue non mi fa impressione.» «Ah. Be',<br />

buon per te.»<br />

«Scendi...»<br />

«E così, quale sarebbe il piano? Mi fai scendere dalla macchina, mi fai <strong>un</strong> buco in testa e mi pianti<br />

qui morto? Mi freghi Mercedes, orologio e portafoglio?»<br />

«E anche quello che hai dentro il baule.»<br />

«Ti serve <strong>un</strong>a ruota di scorta? Puoi comprarne <strong>un</strong>a in qual<strong>un</strong>que p<strong>un</strong>to vendita della Firestone o<br />

della Goodyear, sai? Tanto per la cronaca.»<br />

«Credi che non sappia chi sei?»<br />

Oh, era più che sicuro che non ne avesse la più pallida idea. «Perché non me lo dici tu.»<br />

«Ho già visto questa macchina. Ho visto te. Ho comprato la tua droga.»<br />

«Una cliente. Che cosa carina.» «S-C-E-N-D-I.»<br />

Vedendo che lui non si muoveva, la donna spostò la pistola di <strong>un</strong> centimetro e premette il grilletto.<br />

Quando la pallottola fece esplodere il finestrino dietro di lui, Lash si incazzò. Una cosa era giocare,<br />

<strong>un</strong>'altra danneggiare la proprietà altrui.<br />

Quando l'umana gli p<strong>un</strong>tò di nuovo la canna della nove millimetri in mezzo agli occhi, lui si<br />

smaterializzò.<br />

Riprese forma fuori dall'auto, dal lato passeggero, e la guardò sobbalzare sul sedile e guardarsi<br />

intorno, sconvolta, coi capelli crespi che volavano di qua e di là.<br />

Pronto a insegnarle <strong>un</strong> paio di cosette sui piani, spalancò la portiera e la trascinò fuori per <strong>un</strong><br />

braccio. Prendere il controllo sull'arma e su di lei fu questione di <strong>un</strong> attimo, <strong>un</strong> gioco da ragazzi. Poi<br />

si infilò la nove millimetri nella cintura, dietro la schiena, e immobilizzò la donna contro il proprio<br />

petto con <strong>un</strong>a presa da soffocamento.<br />

«Cosa... cosa...»<br />

«Mi hai detto di scendere dalla macchina», le bisbigliò all'orecchio. «Così l'ho fatto.»


Il corpo magro dell'umana era fragile come <strong>un</strong>a foglia al vento, poco più che <strong>un</strong>'ombra nei suoi<br />

volgari vestiti da battona. Paragonato agli scontri fisici con Xhex, quello era <strong>un</strong> alito di vento contro<br />

la forza impetuosa di <strong>un</strong> uragano. Che noia.<br />

«Entriamo», mormorò Lash, chinando la bocca sulla sua gola e tacendo scorrere <strong>un</strong>a zanna sulla<br />

giugulare. «L'altro invitato alla lesta dovrebbe essere già dentro ad aspettarci.»<br />

Ritraendosi, la donna voltò la faccia e Lash sorrise, mettendo in mostra le zanne. L'urlo di lei<br />

spaventò <strong>un</strong> gufo appollaiato sopra la loro testa, facendolo volare via; per essere sicuro che la<br />

piantasse di strillare conte in <strong>un</strong> thriller di Hitchcock, Lash le schiaffò sulla bocca la mano libera e la<br />

spinse verso la porta.<br />

Dentro, la casa puzzava di morte, per via dell'iniziazione della notte precedente e di tutto il sangue<br />

nei secchi. C'era <strong>un</strong> vantaggio, però. Quando accese le luci con la forza del pensiero e la pollastra<br />

vide la sala da pranzo, si irrigidì, atterrita, e poi svenne.<br />

Gentile da parte sua. Sollevarla sul tavolo e legarla a braccia e gambe spalancate fu più facile.<br />

Dopo aver ripreso fiato, Lash portò i secchi in cucina, li sciacquò nel lavandino e pulì i coltelli,<br />

rimpiangendo amaramente che Mr D non potesse più occuparsi del lavoro sporco.<br />

Stava per rimettere a posto la canna dell'acqua, quando si rese conto che non c'era traccia del lesser<br />

affiliato la sera prima.<br />

Riportò i secchi in sala da pranzo, li sistemò sotto i polsi e le caviglie della puttana e controllò meglio<br />

il pianterreno. Niente, nisba, nada, il lesser non c'era. Salì al primo piano.<br />

Lo sportello dell'armadio in camera da letto era aperto e c'era <strong>un</strong>a gruccia sul letto, come se<br />

qualc<strong>un</strong>o avesse preso <strong>un</strong>a camicia. In bagno, le pareti della doccia gocciolavano di fresco.<br />

Ma cosa cazzo...?<br />

Come cavolo aveva fatto a scappare? Non c'erano auto, quindi l'<strong>un</strong>ica alternativa era andare a piedi.<br />

E poi fare l'autostop. Oppure rubare <strong>un</strong>o di quei camioncini usati dagli agricoltori della zona.<br />

Lash scese da basso e scoprì che la puttana aveva ripreso i sensi e stava lottando per levarsi lo<br />

straccio che le aveva ficcato in gola, gli occhi fuori dalle orbite mentre si contorceva sul tavolo.<br />

«Non ci vorrà molto», le disse, lanciando <strong>un</strong>'occhiata alle sue gambe l<strong>un</strong>ghe e sottili. Aveva dei<br />

tatuaggi su tutte e due, ma erano <strong>un</strong> gran caos senza <strong>un</strong> tema preciso, solo chiazze a casaccio... alc<strong>un</strong>i<br />

magari potevi identificarli, altri erano rovinati da cicatrici o da <strong>un</strong> pessimo lavoro di manutenzione:<br />

<strong>un</strong>a volta scoloriti, glieli avevano ripassati male.<br />

Tante farfalle fosforescenti. Forse all'inizio l'idea era quella.<br />

Si mise a girare per casa, andò in cucina e tornò indietro, passando dalla sala da pranzo, poi tornò in<br />

corridoio. Il ticchettio dei tacchi a spillo che battevano sul tavolo e lo stridore della pelle nuda sulla<br />

sua superficie si spensero in lontananza mentre Lash si chiedeva che fine avesse fatto la nuova<br />

recluta e come mai suo padre fosse in ritardo.<br />

Mezz'ora dopo, ancora non si vedeva ness<strong>un</strong>o; Lash inviò <strong>un</strong> impulso mentale dall'Altra Parte.<br />

Suo padre non rispose.<br />

Lash salì al piano di sopra e chiuse la porta; forse non si era concentrato abbastanza perché era<br />

incazzato nero e frustrato. Si sedette sul letto, mise le mani sulle ginocchia e si calmò. Quando il<br />

battito cardiaco tornò lento e regolare, fece <strong>un</strong> profondo respiro e inviò <strong>un</strong> altro segnale... senza<br />

alc<strong>un</strong> risultato.<br />

Che fosse successo qualcosa all'Omega?<br />

In <strong>un</strong> impeto emotivo, decise di andare nel Dh<strong>un</strong>hd.<br />

Le sue molecole si scomposero abbastanza bene, ma quando tentò di riprendere forma nell'altra


dimensione dell'esistenza venne bloccato. Tagliato fuori. Respinto.<br />

Fu come andare a sbattere contro <strong>un</strong> muro; rimbalzando indietro nella squallida camera da letto<br />

della fattoria, il suo fisico incassò il colpo con <strong>un</strong>'ondata di nausea.<br />

Ma cosa cazzo stava succedendo...<br />

Sentendo suonare il cellulare, Lash si affrettò a tirarlo fuori dalla tasca della giacca del suo completo<br />

e alla vista del numero si accigliò.<br />

«Pronto?»<br />

La risatina che gli rispose era quella di <strong>un</strong> ragazzino. «Ehilà, stronzo. Sono il tuo nuovo capo.<br />

Indovina <strong>un</strong> po' chi è stato appena promosso? A proposito, il tuo paparino dice di non seccarlo più.<br />

Pessima mossa chiedere delle signorine... dovresti conoscere meglio tuo padre. Ah, e adesso ho il<br />

compito di ucciderti. A presto!»<br />

La nuova recluta scoppiò a ridere e quel suono sfondò la linea telefonica, trapanando il cranio di<br />

Lash quando la chiamata venne interrotta.<br />

Dal suo interlocutore.<br />

Non era incinta. Almeno per quel che poteva dire la dottoressa Jane.<br />

Ma, grazie a quella simpatica sosta a panicolandia, Xhex non ricordava nulla del viaggio fino al<br />

quartier generale della confraternita. L'idea che ci fosse anche solo <strong>un</strong>a possibilità di essere...<br />

Dopo tutto non portava i cilici... e il loro scopo era di sopprimere le sue tendenze symphath,<br />

ovulazione compresa.<br />

Che cosa avrebbe fatto?<br />

Okay, inutile pensarci, quindi meglio darci <strong>un</strong> taglio. Dio solo sapeva se non aveva già abbastanza di<br />

cui preoccuparsi nella categoria delle "cose reali".<br />

Inspirò a fondo, inalando l'odore di John, e si concentrò sul battito del suo cuore, forte e regolare,<br />

sotto l'orecchio. Non ci mise molto ad assopirsi; il misto di stanchezza, torpore post-prandiale e<br />

bisogno di dire per <strong>un</strong> po' ciao ciao alla vita, la trascinò in <strong>un</strong> sonno profondo e senza sogni, lì sul<br />

retro del SUV.<br />

Fu svegliata dalla sensazione di essere sollevata e aprì gli occhi.<br />

John stava attraversando con lei in braccio <strong>un</strong>a specie di area di parcheggio che, date le pareti e il<br />

soffitto simili a <strong>un</strong>a caverna, doveva essere sottoterra. Vishous, che sembrava sorprendentemente in<br />

vena di radersi utile, aprì <strong>un</strong>a massiccia porta d'acciaio al di là della quale... c'era <strong>un</strong> incubo.<br />

Un l<strong>un</strong>go corridoio anonimo con <strong>un</strong> pavimento di piastrelle pallide, muri di cemento e faretti<br />

fluorescenti incassati nel basso soffitto.<br />

Il passato tornò all'improvviso, il filtro dell'esperienza precedente sostituì ciò che stava accadendo<br />

veramente col ricordo di <strong>un</strong> incubo. Tra le braccia di John, il suo corpo passò dalla debolezza a<br />

<strong>un</strong>'agitazione convulsa; Xhex cominciò a divincolarsi, lottando per liberarsi. Lo scompiglio fu<br />

immediato, gente che correva verso di lei, <strong>un</strong> suono assordante come l'ululato di <strong>un</strong>a sirena...<br />

Sentì vagamente che la mascella le faceva male e si rese conto che stava urlando.<br />

Poi, all'improvviso, vide solo la faccia di John.<br />

In qualche modo era riuscito a voltarla, tra le sue braccia, e adesso erano naso contro naso, occhi<br />

negli occhi, le mani di lui affondate nei suoi fianchi. Ora che la vista di quel corridoio istituzionale<br />

era stata rimpiazzata dal suo sguardo azzurro, il passato perse la sua presa e Xhex rimase come<br />

stregata.<br />

John non disse <strong>un</strong>a parola. Rimase fermo e si lasciò guardare.<br />

Era esattamente ciò di cui lei aveva bisogno. Lo guardò fisso negli occhi, usandoli per spegnere il


cervello.<br />

Quando John annuì, lei annuì a sua volta e lui riprese a camminare. Ogni tanto distoglieva <strong>un</strong> attimo<br />

lo sguardo per controllare dove stavano andando, ma poi tornava sempre a posarlo nei suoi occhi.<br />

Tornava sempre.<br />

C'erano voci, molte, e molte porte che si aprivano e si chiudevano, poi <strong>un</strong>a distesa di piastrelle verde<br />

pallido. Era in <strong>un</strong>a sala visita, con <strong>un</strong> lampadario multiluci e ogni sorta di scorte medicinali dentro<br />

armadietti con lo sportello di vetro, ov<strong>un</strong>que guardasse.<br />

Quando John la depose sul tavolo operatorio, lei perse di nuovo il controllo. I polmoni si rifiutavano<br />

di fare il loro lavoro, come se l'aria fosse avvelenata, e gli occhi rimbalzavano dappertutto, posandosi<br />

su ogni sorta di fonte di panico, come le apparecchiature mediche, gli strumenti chirurgici e il<br />

tavolo... il tavolo.<br />

«Okay, la stiamo perdendo di nuovo.» Il tono della dottoressa Jane era inesorabilmente pacato.<br />

«John, entra.»<br />

Il volto di John tornò vicinissimo e Xhex si aggrappò ai suoi occhi.<br />

«Xhex?» la voce della dottoressa Jane veniva da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to sulla sinistra. «Adesso le somministro <strong>un</strong><br />

sedativo...»<br />

«Niente droghe!» La risposta le balzò fuori dalle labbra. «Preferisco essere terrorizzata... piuttosto<br />

che impotente...»<br />

Aveva il fiato dolorosamente corto e ogni inutile espansione della cassa toracica la convinse come<br />

nient'altro al mondo che la vita è più sofferenza che gioia. C'erano stati troppi di questi momenti,<br />

troppe volte il dolore e la paura avevano avuto il sopravvento, troppe ombre scure che non si<br />

limitavano a incombere minacciose, ma risucchiavano tutta la luce dalla notte in cui lei conduceva la<br />

sua esistenza.<br />

«Lasciatemi andare... lasciatemi andare via...» Quando John sgranò gli occhi, Xhex si accorse di aver<br />

trovato <strong>un</strong>o dei suoi coltelli, lo aveva sfoderato e stava cercando di impugnarlo. «Lasciatemi andare,<br />

per favore... non voglio più stare qui... lasciatemi dormire per sempre, vi prego...»<br />

I corpi impietriti intorno a lei e l'assenza di movimento le restituirono <strong>un</strong> po' di lucidità. Rhage e<br />

Mary erano nell'angolo. C'era anche Rhev. Vishous e Zsadist. Ness<strong>un</strong>o parlava o muoveva <strong>un</strong> solo<br />

dito.<br />

John le tolse il pugnale di mano e fu questo a farla scoppiare in lacrime. Perché lui non l'avrebbe<br />

usato. Non su di lei. Né ora... né mai.<br />

E a lei mancava la forza di farlo da sola.<br />

Tutt'a <strong>un</strong> tratto sentì ribollire nelle viscere <strong>un</strong>'emozione tremenda; via via che si espandeva e la<br />

pressione aumentava dentro di lei, Xhex si guardò intorno frenetica, mentre le mensole<br />

cominciavano a tremare e il computer nell'angolo sobbalzava sulla scrivania.<br />

John se ne accorse e reagì con prontezza. Cominciò a gesticolare con la stessa urgenza che sentiva lei<br />

e <strong>un</strong> attimo dopo uscirono tutti.<br />

Tranne lui.<br />

Cercando disperatamente di non esplodere, Xhex si guardò le mani. Tremavano con <strong>un</strong>a violenza<br />

tale da assomigliare alle ali di <strong>un</strong>a mosca... e fu mentre le fissava che toccò il fondo.<br />

Dalla gola le uscì <strong>un</strong> urlo lacerante; era <strong>un</strong> suono assolutamente sconosciuto, acuto e inorridito.<br />

John non si spostò di <strong>un</strong> millimetro. Anche quando lei urlò di nuovo.<br />

Non sarebbe andato da ness<strong>un</strong>a parte. Non era scosso. Era solo... lì.<br />

Afferrando il lenzuolo che l'avvolgeva, Xhex se lo strinse addosso, consapevole che stava per crollare,


che il tragitto l<strong>un</strong>go quel corridoio aveva aperto <strong>un</strong>a crepa e adesso lei stava andando in frantumi. In<br />

realtà le sembrava che nella stanza ci fossero due Xhex: quella pazza che urlava a squarciagola sul<br />

tavolo operatorio e piangeva lacrime di sangue... e <strong>un</strong>a Xhex calma e sana di mente, nell'angolo in<br />

fondo, che osservava dall'esterno se stessa e John.<br />

Le due parti di lei si sarebbero di nuovo ri<strong>un</strong>ite oppure sarebbe rimasta per sempre così, lacerata, a<br />

pezzi?<br />

La sua mente preferì l'osservatrice all'isterica e lei si ritirò in quell'angolo silenzioso da cui vedeva se<br />

stessa soffocata dai singhiozzi. Le scie di sangue che le rigavano le guance ceree non la disgustavano<br />

e neanche gli occhi folli, spiritati o gli spasmi epilettici che le agitavano scompostamente braccia e<br />

gambe.<br />

Le dispiaceva per la disgraziata che era stata condotta a quegli estremi. Che si era tenuta lontana da<br />

tutte le emozioni.<br />

Quella disgraziata era maledetta dalla nascita. Aveva fatto del male e l'aveva subito. Si era indurita; la<br />

sua mente e le sue emozioni erano diventate d'acciaio.<br />

Quella disgraziata aveva sbagliato a chiudersi in se stessa, a tenersi tutto dentro.<br />

Non era <strong>un</strong>a dimostrazione di forza, come si era sempre detta.<br />

Era puro istinto di sopravvivenza... e, molto semplicemente, non ce la faceva più ad andare avanti<br />

così.<br />

[eBL 086]


«Tu hai fatto... sesso. Con Eliahu Rathboone.»<br />

Capitolo 26<br />

Gregg scostò Holly e la guardò in faccia, pensando che le avesse dato di volta il cervello... be', quel<br />

poco che aveva. E così erano in due, perché lui si era chiaramente immaginato quello che aveva<br />

appena "visto" fuori dalla finestra.<br />

Peccato che lo sguardo di Holly fosse assolutamente candido e trasparente. «È venuto da me. Io mi<br />

ero addormentata...»<br />

Un'altra raffica di pugni alla porta la interruppe, poi sentirono la voce di Stan che diceva, «Ehilà, mi<br />

sentite? In che stanza posso...»<br />

«Più tardi, Stan», tagliò corto Gregg. Il borbottio si spense, poi udirono dei passi in corridoio fino<br />

alla stanza di Holly, e <strong>un</strong>a porta che sbatteva.<br />

«Vieni qui.» Gregg tirò Holly verso il letto. «Siediti e raccontami... cosa diavolo credi sia successo.»<br />

Mentre lei parlava, lui si concentrò su quelle labbra turgide. «Be', ero appena uscita dalla doccia. Ero<br />

stanca morta e mi sono sdraiata sul letto per far riposare gli occhi prima di infilarmi la camicia da<br />

notte. Devo essermi addormentata... perché la cosa che ricordo subito dopo è questo sogno...»<br />

Oh, per l'amor di Dio. «Holly, solo perché hai avuto <strong>un</strong> incubo non significa che...»<br />

«Non ho finito», sbottò lei. «E non era <strong>un</strong> incubo.»<br />

«Credevo che avessi <strong>un</strong>a fifa boia.»<br />

«La roba da brivido è venuta dopo.» Holly inarcò <strong>un</strong> sopracciglio. «Mi lasci parlare?»<br />

«Va bene.» Ma solo nella speranza di convincerla a fare qualcos'altro con quella bocca, dopo.<br />

Accidenti com'erano belle quelle labbra... «Vai avanti.»<br />

Sì, avanti verso <strong>un</strong> bel pompino, ecco a cosa stava pensando.<br />

«Ho sognato che quest'uomo entrava in camera mia. Era molto alto e muscoloso... <strong>un</strong>o degli uomini<br />

più grossi che abbia mai visto. Era vestito di nero e se ne stava in piedi vicino al mio letto. Aveva <strong>un</strong><br />

odore pazzesco... e mi guardava. Io...» Si strinse la mano intorno al collo e poi, lentamente, la fece<br />

scivolare giù, in mezzo ai seni. «Io mi sono tolta l'asciugamano e l'ho attirato sopra di me. È stato...<br />

indescrivibile...»<br />

Ottima notizia. Perché all'improvviso Gregg non aveva più voglia di ascoltare quello che era successo<br />

dopo.<br />

«Mi ha posseduta.» Holly si portò di nuovo la mano alla gola. «Come non mi era mai capitato prima.<br />

Era così...»<br />

«... dotato, ce l'aveva grosso come <strong>un</strong>a mazza da baseball ti ha scopata in tutti i modi possibili e<br />

immaginabili. Complimenti. Il tuo subconscio dovrebbe dirigere filmetti porno. Cosa c'entra questo<br />

con Eliahu Rathboone?»<br />

Holly gli scoccò <strong>un</strong>'occhiataccia... poi, con gesto deciso, si aprì la vestaglia. «Perché quando mi sono<br />

svegliata, avevo questo.» Così dicendo, indicò quello che aveva tutta l'aria di essere <strong>un</strong> succhiotto sul<br />

collo. «E effettivamente avevo fatto sesso.»<br />

Gregg aggrottò la fronte. «Tu... Come fai a saperlo?»


«Prova <strong>un</strong> po' a indovinare.»<br />

Gregg si schiarì la gola. «Stai bene?» disse, posandole la mano sul braccio. «Sì, insomma... ehm, vuoi<br />

chiamare la polizia?»<br />

Lei se ne uscì con <strong>un</strong>a risata sommessa e incredibilmente sexy. «Oh, è stato consensuale. Qual<strong>un</strong>que<br />

cosa fosse.» D'<strong>un</strong> tratto si rabbuiò. «Il p<strong>un</strong>to è proprio questo... non so che cosa è stato. Credevo di<br />

averlo sognato. Non pensavo che fosse vero finché...»<br />

Finché non aveva scoperto <strong>un</strong>a prova inequivocabile del contrario.<br />

Gregg le accarezzò le extension bionde sulla spalla. «Sei sicura di stare bene?»<br />

«Credo di sì.»<br />

Gregg ci mise meno di <strong>un</strong> secondo a prendere <strong>un</strong>a decisione. «Be', allora domani ce ne andiamo.»<br />

«Cosa? Oh, mio Dio, Gregg... non volevo creare problemi...» Holly si accigliò. «Forse... forse ho<br />

sognato anche la parte in cui mi sono svegliata. Ho fatto <strong>un</strong>'altra doccia... forse non è successo<br />

proprio niente.»<br />

«Col cavolo. Appena fa giorno chiamo Atlanta e dico che è tutto riconfermato. Non voglio farti stare<br />

in <strong>un</strong> posto dove non sei al sicuro.»<br />

«Gesùj cioè, insomma, è molto cavalleresco da parte tua, ma... non so. E tutto così vago, e adesso mi<br />

chiedo se domani mattina non mi sentirò meglio. Sono proprio confusa... è stato così strano.»<br />

Cominciò a massaggiarsi le tempie in senso circolare con la p<strong>un</strong>ta<br />

delle dita, come se le facesse male la testa. «Volevo che succedesse, dall'inizio alla fine, direi...»<br />

«Avevi chiuso a chiave la porta?» la interruppe brusco Gregg; voleva <strong>un</strong>a risposta alla sua domanda,<br />

ma soprattutto non aveva ness<strong>un</strong>a voglia di sentir magnificare le prestazioni del Fantasma<br />

Superdotato.<br />

«Chiudo sempre a chiave la porta di <strong>un</strong>a stanza d'albergo prima di farmi <strong>un</strong>a doccia.»<br />

«E le finestre?»<br />

«Chiuse. Credo che siano addirittura bloccate. Non so.»<br />

«Be', stanotte resti con me. Qui sarai al sicuro.» E non solo perché adesso non ci avrebbe più provato<br />

con lei. Aveva con sé <strong>un</strong>a pistola. Sempre. Aveva il porto d'armi e sapeva come usarla: ai tempi in cui<br />

a Los Angeles avevano cominciato a sparare alla gente per strada, aveva deciso di prem<strong>un</strong>irsi.<br />

Insieme si stesero sul letto. «Lascio la luce accesa.»<br />

«Non c'è bisogno. Basta che chiudi bene la porta.»<br />

Gregg annuì e scivolò giù dal letto, tirando il chiavistello e agganciando la catenella; poi diede <strong>un</strong>a<br />

rapida controllata alle finestre per accertarsi che fossero ben chiuse. Quando tornò a sdraiarsi, Holly<br />

si accoccolò contro il suo braccio con <strong>un</strong> sospiro.<br />

Gregg sfilò il piumone da sotto le loro gambe e lo tirò addosso a entrambi, spense l'abat-jour e<br />

appoggiò la testa sui cuscini.<br />

Pensò all'uomo che passeggiava in giardino e quasi gli sfuggì <strong>un</strong> grugnito. 'Fanculo quelle stronzate.<br />

O era <strong>un</strong>o del posto con <strong>un</strong> passepartout, oppure <strong>un</strong> domestico in grado di forzare la serratura.<br />

Sempre ammesso che fosse successo davvero qualcosa. Cosa di cui Holly sembrava sempre meno<br />

sicura...<br />

Amen. La mattina dopo sarebbero partiti, p<strong>un</strong>to e basta.<br />

Al buio si accigliò. «Holly?» «Sì?»<br />

«Perché hai pensato che fosse Rathboone?»<br />

Lei spalancò la bocca in <strong>un</strong>o sbadiglio. «Perché era identico al ritratto in soggiorno.»


Capitolo 27<br />

Giù nella sala visite della clinica sotterranea, John, ritto di fronte a Xhex, si sentiva assolutamente<br />

incapace di aiutarla. Seduta sul tavolo d'acciaio inossidabile, lei urlava, le braccia contratte sul<br />

lenzuolo, il volto tirato, la bocca spalancata, mentre lacrime rosse le rigavano le guance cadaveriche...<br />

E lui non ci poteva fare niente.<br />

Conosceva il luogo infernale in cui lei si trovava. Sapeva che non poteva raggi<strong>un</strong>gere in alc<strong>un</strong> modo<br />

il pozzo in fondo al quale era precipitata: c'era stato anche lui. Sapeva con esattezza cosa significava<br />

inciampare, cadere e soffrire in modo atroce per la violenza dell'impatto... anche se tecnicamente il<br />

tuo corpo non era andato da ness<strong>un</strong>a parte.<br />

L'<strong>un</strong>ica differenza era che Xhex aveva <strong>un</strong>a voce in grado di mettere le ali al suo dolore.<br />

Con le orecchie che fischiavano e il cuore a pezzi per lei, rimase saldo contro la bufera impetuosa<br />

che lei aveva scatenato. Restò lì ad assistere al suo dolore, sentiva le sue urla e stava lì per lei, perché è<br />

l'<strong>un</strong>ica cosa che si può fare davanti a <strong>un</strong>a crisi di nervi.<br />

Dio che supplizio, però, vedere quanto soffriva. Ma era <strong>un</strong> supplizio che lo rendeva ancora più lucido<br />

e determinato; nella sua mente, il volto di Lash comparve come <strong>un</strong>o spettro che assume forma fisica.<br />

Mentre Xhex gridava e gridava, lui giurò di vendicarla, finché il suo cuore, invece che sangue,<br />

cominciò a pompare sete di vendetta.<br />

A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, Xhex fece <strong>un</strong>a serie di profondi respiri. Poi altri due.<br />

«Credo di aver finito», disse brusca.<br />

Lui attese <strong>un</strong> istante per essere sicuro. Quando lei annuì, John tirò fuori il bloc-notes e scrisse in<br />

fretta qualcosa.<br />

Le mostrò la pagina e Xhex la guardò, ma dovette rileggerla <strong>un</strong> paio di volte per cogliere il succo.<br />

«Posso lavarmi la faccia, prima?»<br />

John annuì e andò al lavandino d'acciaio inox. Aprì il rubinetto dell'acqua fredda, prese <strong>un</strong><br />

asciugamano pulito da <strong>un</strong>'alta pila e lo inumidì prima di tornare la lei. Xhex tese le mani e lui le mise<br />

la salvietta sui palmi e la guardò mentre se la premeva lentamente sul viso. Era dura vederla così<br />

fragile; ripensò a come l'aveva sempre conosciuta: forte, sicura, vigile.<br />

I capelli le si erano all<strong>un</strong>gati e cominciavano ad arricciarsi in p<strong>un</strong>ta; se non li avesse tagliati<br />

sarebbero diventati <strong>un</strong>a folta chioma ondulata. Dio, che voglia di toccare quella massa morbida.<br />

Fece scorrere gli occhi l<strong>un</strong>go il tavolo e, all'improvviso, li sgranò. Il lenzuolo si era attorcigliato,<br />

scivolando via... e sugli asciugamani avvolti intorno ai suoi fianchi c'era <strong>un</strong>a macchia scura.<br />

Inspirando a fondo, John fiutò l'odore di sangue fresco e si stupì di non averlo notato prima.<br />

D'altronde, era stato leggermente distratto da altre cose.<br />

Oh... Cristo. Xhex stava sanguinando...<br />

Le batté leggermente sul braccio e sillabò, Dottoressa Jane,<br />

Xhex annuì. «Sì. Leviamoci il pensiero.»<br />

Agitatissimo, John raggi<strong>un</strong>se in due falcate la porta della sala visite. Fuori in corridoio c'era <strong>un</strong>a<br />

moltitudine di facce preoccupate{ con la dottoressa Jane alla testa del gruppo.


«E pronta per me?» Quando John si spostò di lato, agitando frenetico il braccio, la dottoressa fece per<br />

entrare.<br />

Lui però la fermò e, dando le spalle a Xhex, disse, E' ferita da qualche parte. Sanguina.<br />

Jane gli mise <strong>un</strong>a mano sulla spalla e lo fece ruotare in modo ila scambiarsi di posto con lui. «Lo so.<br />

Perché non aspetti qui fuori? Mi prenderò cura di lei, sta' tranquillo. Ehlena? Ti spiace venire? Avrò<br />

bisogno di <strong>un</strong> altro paio di mani.»<br />

La shellan di Rehvenge entrò nella sala visite e, al di sopra della testa di Jane, John vide che<br />

cominciava a lavarsi le mani.<br />

Perché non hai chiamato Vishous ad assisterla? chiese.<br />

«Facciamo solo <strong>un</strong>'ecografia per assicurarci che stia bene. Non devo operarla.» Jane gli sorrise in<br />

modo professionale... cosa stranamente inquietante. Poi gli chiuse la porta in faccia.<br />

John si guardò intorno. Tutti i maschi erano chiusi fuori in corridoio. Dentro con Xhex c'erano<br />

soltanto femmine.<br />

II suo cervello cominciò a macinare ipotesi e non ci mise molto a gi<strong>un</strong>gere a <strong>un</strong>a conclusione che<br />

non poteva in alc<strong>un</strong> modo essere quella giusta.<br />

Una mano pesante gli calò sulla spalla e, a voce bassa, V disse. «No, devi restare qua fuori, John.<br />

Lascia andare.»<br />

Soltanto allora si accorse di avere stretto le dita intorno alla maniglia<br />

della porta. Guardò in giù, ordinando a se stesso di mollare la presa... ma dovette ripetere il<br />

comando due volte prima di veder scivolare via la mano dal metallo.<br />

Non ci furono altre grida. Neanche il minimo rumore.<br />

John attese. E attese. Camminò su e giù e attese ancora. Vishous si accese <strong>un</strong>'altra sigaretta rollata a<br />

mano. Blay lo imitò, accendendosi <strong>un</strong>a D<strong>un</strong>hill. Qhuinn tamburellava le dita sulla coscia. Wrath<br />

accarezzava la testa di George mentre il golden retriever guardava John con i suoi mansueti occhi<br />

castani.<br />

A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, Jane fece capolino dalla porta e guardò il suo compagno. «Ho bisogno di te.»<br />

Vishous spense la sigaretta contro la suola dello stivale e infilò il mozzicone nella tasca posteriore dei<br />

calzoni. «Devo prepararmi?» «Già.»<br />

«Vado a cambiarmi.»<br />

Mentre V si avviava in fretta verso lo spogliatoio, Jane guardò John. «Mi prenderò cura di lei, sta'<br />

tranquillo...»<br />

Cosa c'è che non va? Perché sta sanguinando? chiese lui nella lingua dei segni.<br />

«Mi prenderò cura di lei.»<br />

Poi la porta si richiuse.<br />

Quando V tornò, non aveva perso minimamente il suo aspetto da guerriero, anche se si era tolto i<br />

calzoni di cuoio; John sperò ardentemente che la sua bravura sul campo di battaglia valesse anche in<br />

campo medico.<br />

Quei suoi occhi di diamante brillavano; diede <strong>un</strong>a pacca sulla spalla di John prima di infilarsi nella<br />

sala visite... che adesso evidentemente f<strong>un</strong>geva da sala operatoria.<br />

Quando la porta si chiuse, John fu assalito dall'impulso di mettersi a urlare a sua volta.<br />

Invece continuò a camminare su e giù per il corridoio. Su e giù. Su e... giù. Alla fine gli altri si<br />

allontanarono, avviandosi verso <strong>un</strong>'aula vicina, ma lui non se la sentì di <strong>un</strong>irsi a loro.<br />

Ogni volta che passava davanti a quella porta chiusa, allargava il giro fino a tracciare <strong>un</strong> percorso che<br />

andava dal parcheggio allo spogliatoio. Le sue l<strong>un</strong>ghe gambe divoravano la distanza, riducendo <strong>un</strong>a


cinquantina di metri a qualcosa come pochi centimetri.<br />

O almeno così sembrava.<br />

In quello che doveva essere il suo cinquantesimo giro fino allo spogliatoio, John si voltò, ritrovandosi<br />

davanti alla porta a vetri dell'ufficio. La scrivania, gli schedari e il computer avevano <strong>un</strong> aspetto<br />

implacabilmente normale, e lui trasse <strong>un</strong>o strano conforto da quegli oggetti inanimati.<br />

Sollievo che svanì non appena ricominciò a camminare.<br />

Con la coda dell'occhio scorse le crepe nel muro di cemento di fronte, le fessure si allargavano a<br />

ragnatela da <strong>un</strong> singolo p<strong>un</strong>to d'impatto.<br />

Ricordava la notte in cui era successo. Quella notte orribile.<br />

Lui e Tohr erano seduti insieme, in ufficio, lui a fare i compiti, il fratello sforzandosi di restare calmo<br />

mentre chiamava casa in continuazione. Ogni volta che Wellsie non rispondeva al telefono, ogni<br />

volta che scattava la casella vocale, la tensione aumentava... finché non era comparso Wrath, con alle<br />

spalle l'intera confraternita.<br />

La notizia che Wellsie era morta era tragica... ma poi Tohr aveva saputo il "come": non era morta<br />

perché incinta del loro primo figlio, ma perché <strong>un</strong> lesser l'aveva uccisa a sangue freddo. Assassinata.<br />

Fatta fuori, e il piccolo con lei.<br />

Era stato quello a provocare quei segni.<br />

John si avvicinò e fece scorrere le dita sulle sottili linee nel cemento. La rabbia era stata così grande<br />

che Tohr, letteralmente, era imploso come <strong>un</strong>a supernova, il sovraccarico emotivo lo aveva fatto<br />

smaterializzare da qualche parte.<br />

John non aveva mai saputo dove.<br />

La sensazione di essere osservato gli fece alzare la testa per guardarsi alle spalle. Al di là della porta a<br />

vetri, Tohr, in piedi nell'ufficio, lo fissava.<br />

Si guardarono negli occhi, da pari a pari, non da adulto a ragazzo.<br />

John adesso aveva <strong>un</strong>'età diversa e, come per tante altre cose, in quella situazione era impossibile<br />

tornare indietro.<br />

«John?» Dal fondo del corridoio gi<strong>un</strong>se la voce di Jane e lui si voltò di scatto, poi corse da lei.<br />

Come sta? Cosa è successo? Sta...?<br />

«Si riprenderà. Sta uscendo adesso dall'anestesia. La terrò a letto per le prossime sei ore, grosso<br />

modo. L'hai nutrita col tuo sangue, giusto?» Lui le mostrò il polso e la dottoressa annuì. «Bene. Ti<br />

sarei molto grata se rimanessi con lei, nel caso ne avesse ancora bisogno.»<br />

Dove altro credeva che sarebbe andato?<br />

John entrò in sala visite muovendosi in p<strong>un</strong>ta di piedi, attento a non disturbare; ma lei non c'era.<br />

«L'abbiamo trasferita nell'altra stanza», spiegò V dal fondo della sala, vicino all'autoclave.<br />

Prima di attraversare la sala operatoria fino alla porta in fondo, John guardò i resti di quello che<br />

avevano fatto a Xhex, qual<strong>un</strong>que cosa fosse. Sul pavimento c'era <strong>un</strong> allarmante mucchio di garze<br />

insanguinate e altro sangue sul tavolo dove prima era stesa Xhex. 11 lenzuolo e gli asciugamani in<br />

cui era avvolta erano per terra, in <strong>un</strong> angolo.<br />

Un mare di sangue. Tutto fresco.<br />

John fischiò forte per richiamare l'attenzione di V. Qualc<strong>un</strong>o può dirmi cosa cazzo è successo qui<br />

dentro?<br />

«Puoi parlarne con lei.» Il fratello tirò fuori <strong>un</strong> sacchetto arancione per rifiuti biologici e cominciò a<br />

raccogliere le garze usate; a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to si fermò e, senza guardarlo negli occhi, disse, «Si<br />

rimetterà.»


Fu allora che John ne ebbe la certezza.<br />

Sapeva che era stata maltrattata, ma in realtà le era andata peggio. Molto peggio di quanto avesse<br />

immaginato.<br />

In genere, quando si trattava di ferite riportate in combattimento o sul campo, se ne parlava senza<br />

neanche pensarci - <strong>un</strong> femore fratturato, delle costole rotte, <strong>un</strong>a pugnalata. Ma arrivava <strong>un</strong>a<br />

femmina, veniva visitata senza ness<strong>un</strong> maschio presente e ness<strong>un</strong>o si azzardava a dire <strong>un</strong>a sola<br />

parola sull'intervento che aveva subito?<br />

Solo perché i tesser erano impotenti non significava che non potessero fare altre cose con...<br />

La brezza gelida che investì la sala operatoria spinse V a rialzare la testa. «Un consiglio, John. Fossi in<br />

te, terrei per me le mie supposizioni. Ammettiamo che tu voglia uccidere Lash, okay? Non avrebbe<br />

senso che Rehv o le Ombre, con tutto il rispetto, ti privino di <strong>un</strong> tuo diritto.»<br />

Cavolo, è in gamba il fratello, pensò John.<br />

Annuì <strong>un</strong>a volta, poi andò nella stanza di Xhex; quei tre non erano il solo motivo per cui avrebbe<br />

tenuto il becco chiuso. Neanche Xhex doveva sapere fino a che p<strong>un</strong>to era disposto a spingersi.<br />

Xhex si sentiva come se qualc<strong>un</strong>o le avesse parcheggiato nell'utero <strong>un</strong> autobus Volkswagen.<br />

La pressione era tale che alzò la testa per vedere se si era gonfiata fino ad assumere le dimensioni di<br />

<strong>un</strong> garage.<br />

No. Piatta come sempre.<br />

Lasciò ricadere la testa.<br />

Da <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to di vista non riusciva ancora a credere di essere lì, reduce da <strong>un</strong> intervento<br />

chirurgico, sdraiata in <strong>un</strong> letto con braccia, gambe e testa ancora attaccate... e la lacerazione alla<br />

parete uterina riparata.<br />

Presa nella morsa della iatrofobia, la paura dei medici e di tutto ciò che ha a che fare con la medicina,<br />

non riusciva a vedere al di là di ciò che il suo cervello aveva contrassegnato come mortale. In preda a<br />

<strong>un</strong> terrore cieco, era convinta di non essere in <strong>un</strong> ambiente sicuro, circondata da persone note, di cui<br />

si poteva fidare.<br />

Adesso, dopo quella prova del fuoco, il fatto di esserne uscita illesa e in salute le procurava <strong>un</strong>a<br />

strana euforia da endorfine.<br />

Qualc<strong>un</strong>o bussò piano; dall'odore che filtrava dalla porta capì chi era.<br />

Toccandosi i capelli, si chiese che razza di aspetto poteva avere e decise che era meglio non saperlo.<br />

«Avanti.»<br />

John Matthew infilò dentro la testa e inarcò le sopracciglia come a chiedere "come stai?"<br />

«Sto bene. Sto meglio. Intontita dalle medicine.»<br />

Lui entrò e si appoggiò contro il muro, infilandosi le mani in tasca e accavallando <strong>un</strong>o stivale<br />

sull'altro. La T-shirt era <strong>un</strong>a semplice Hanes bianca; <strong>un</strong>a fort<strong>un</strong>a, probabilmente, visto che era<br />

macchiata di sangue di lesser.<br />

Aveva l'odore che ogni maschio dovrebbe avere. Di sapone e sudore pulito.<br />

Ed era come ogni maschio dovrebbe essere. Alto, grosso e letale.<br />

Dio, era davvero andata completamente fuori di testa davanti a lui?<br />

«Hai i capelli più corti», disse, senza <strong>un</strong> motivo particolare.<br />

Lui sfilò <strong>un</strong>a mano dalla tasca e, in evidente imbarazzo, se la passò sul cranio rasato. Con la testa<br />

china, i poderosi muscoli che correvano dalle spalle fin sul collo si fletterono sotto la pelle dorata.<br />

All'improvviso, Xhex si chiese se avrebbe mai più fatto sesso.<br />

Era <strong>un</strong> pensiero ben strano, considerato come aveva passato le ultime...


Si accigliò. «Da quante settimane ero sparita?»<br />

Lui alzò quattro dita, poi ne piegò leggermente <strong>un</strong>o.<br />

«Quasi quattro?» Quando John annuì, lei fece gran mostra di raddrizzare il risvolto del lenzuolo che<br />

le correva sul petto. «Quasi... quattro.»<br />

Be', gli umani l'avevano trattenuta per mesi, prima che lei riuscisse a scappare. Meno di quattro<br />

settimane non erano niente, in confronto, tirare avanti doveva essere <strong>un</strong>a passeggiata.<br />

Ah, ma lei non progettava di restare in circolazione ancora per molto, no? Il p<strong>un</strong>to non era tanto<br />

"tirare avanti" quanto piuttosto "tirare le cuoia".<br />

«Vuoi sederti?» disse, indicando <strong>un</strong>a sedia di fianco al letto. Era In classica sedia da ospedale, quindi<br />

aveva l'aria di essere comoda come <strong>un</strong> palo ficcato su per il culo, ma non voleva che John se ne<br />

andasse.<br />

Lui inarcò di nuovo le sopracciglia e, annuendo, si avvicinò. Sistemando alla bell'e meglio l'enorme<br />

corpo sulla seggiolina, tentò prima di accavallare le ginocchia e poi le caviglie. Finì per stare mezzo<br />

girato, coi piedi sotto il letto e <strong>un</strong> braccio dietro la spalliera.<br />

Xhex, intanto, continuava ad armeggiare con quel lenzuolo della malora. «Posso chiederti <strong>un</strong>a cosa?»<br />

Con la coda dell'occhio lo vide annuire, poi voltarsi e tirare fuori dalla tasca di diedro <strong>un</strong> blocco e<br />

<strong>un</strong>a penna.<br />

Schiarendosi la gola, si chiese come formulare la domanda.<br />

Alla fine optò per <strong>un</strong>a cosa impersonale. «Dov'è stato visto Lash per l'ultima volta?»<br />

John annuì e, chinandosi sopra il foglio, cominciò a scrivere in fretta. Mentre le parole prendevano<br />

forma sulla pagina bianca, Xhex si soffermò a guardarlo... e si rese conto che non voleva mai più<br />

vederlo andare via. Lo voleva per sempre lì, accanto a sé.<br />

Al sicuro. Era proprio al sicuro con lui.<br />

John si raddrizzò e le mostrò il bloc-notes. Poi parve come impietrito.<br />

Per qualche motivo, Xhex non riusciva a mettere a fuoco quello che aveva scritto e si sforzò...<br />

John lentamente abbassò il braccio.<br />

«Aspetta, non ho ancora letto. Potresti... Cosa... Cosa c'è?» Accidenti, adesso i suoi occhi si<br />

rifiutavano di vederlo bene.<br />

John si piegò di lato e lei sentì <strong>un</strong> lievissimo fruscio. Poi si trovò davanti <strong>un</strong> Kleenex.<br />

«Oh, per l'amor del cielo.» Prese il fazzoletto di carta e se lo premette su tutti e due gli occhi.<br />

«Quanto odio essere <strong>un</strong>a femmina. Lo detesto con tutto il cuore.»<br />

Mentre lei si lanciava in <strong>un</strong>'invettiva contro estrogeni, gonne, smalto per <strong>un</strong>ghie rosa e tacchi a spillo<br />

del cavolo, John le passava <strong>un</strong> Kleenex dopo l'altro, raccogliendo quelli macchiati di rosso che aveva<br />

usato.<br />

«Io non piango mai, lo sai.» Disse Xhex, guardandolo torva. «Mai.»<br />

Lui annuì. E le all<strong>un</strong>gò <strong>un</strong> altro fottutissimo fazzoletto di carta.<br />

«Gesù Cristo. Prima mi metto a strillare come <strong>un</strong>'aquila e adesso eccomi qui a frignare senza motivo.<br />

Potrei uccidere Lash solo per questo.»<br />

Una folata gelida spazzò la stanza e lei guardò John... e si ritrasse, spaventata. Era passato dal<br />

comprensivo al sociopatico nello spazio di <strong>un</strong> secondo. Al p<strong>un</strong>to da non accorgersi di aver scoperto<br />

le zanne, Xhex ne era più che sicura.<br />

Lei ridusse la voce a <strong>un</strong> sussurro e quello che davvero voleva chiedergli venne fuori di slancio.<br />

«Perché sei rimasto? Prima, in sala operatoria.» Staccò gli occhi dai suoi, concentrandosi sullo<br />

macchie rosse sul fazzoletto appena usato. «Sei rimasto e... sembrava che avessi capito tutto.»


Nel silenzio che seguì, si rese conto che conosceva come le suo tasche il contesto della vita di John:<br />

con chi viveva, cosa faceva sul campo, dove trascorreva il suo tempo. Ma non sapeva niente di lui<br />

nello specifico. Il suo passato era <strong>un</strong> buco nero.<br />

E, per qualche motivo a lei sconosciuto, voleva che lui la illuminasse.<br />

Sconosciuto <strong>un</strong> corno, sapeva benissimo perché: nell'orrore incandescente che aveva affrontato in<br />

sala operatoria, l'<strong>un</strong>ica cosa che l'aveva tenuta ancorata a terra era stato lui; era strano, ma adesso si<br />

sentiva legata a lui a <strong>un</strong> livello molto profondo. John l'aveva vista al suo peggio, al culmine della sua<br />

debolezza e della sua paranoia, e non si era voltato dall'altra parte. Non se n'era andato, non l'aveva<br />

giudicata e non era rimasto "scottato".<br />

Era come se il fuoco che lei aveva attraversato li avesse fusi insieme.<br />

Era più che <strong>un</strong>a semplice emozione. Aveva a che fare con l'anima.<br />

«Cosa diavolo ti è successo, John. Nel tuo passato.»<br />

Lui si fece serio, incrociando le braccia sul petto, come se adesso fosse il suo turno di trovare il modo<br />

giusto per esprimersi. Ma soprattutto la sua griglia emotiva d'<strong>un</strong> tratto si riempì di ogni sorta di<br />

cupezza e Xhex ebbe l'impressione che stesse meditando di scappare.<br />

«Senti, non voglio pressarti.» Merda. Cazzo. «Se vuoi farmi credere che la tua vita è stata tutta rose e<br />

fiori, okay, sono pronta ad accettarlo e a passare oltre. È solo che... La maggior parte della gente<br />

sarebbe sobbalzata, come minimo. Che cavolo, perfino la dottoressa Jane ci è andata coi piedi di<br />

piombo, quando ho sclerato. Tu, invece? Te ne sei rimasto lì senza fare <strong>un</strong>a piega, come se niente<br />

fosse.» Fissò il suo viso duro, ermeticamente chiuso. «Ti ho guardato negli occhi, John, e ci ho visto<br />

qualcosa di più che <strong>un</strong>a ipotetica comprensione.»<br />

Dopo <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pausa, John prese il blocco, voltò pagina e scribacchiò in fretta qualcosa. Quando<br />

glielo mostrò, lei comprese il suo p<strong>un</strong>to di vista, ma avrebbe voluto bestemmiare:<br />

Prima dimmi quello che ti hanno fatto in sala operatoria. Dimmi che problema avevi.<br />

Eh già, il classico do ut des.<br />

I ,ash ci mise solo <strong>un</strong>'oretta a tornare con la puttana dalla fattoria alla topaia in città... In piena<br />

modalità sopravvivenza, guidava la Mercedes veloce e deciso, e fece <strong>un</strong>'<strong>un</strong>ica sosta l<strong>un</strong>go la strada.<br />

In <strong>un</strong> capanno in mezzo ai boschi, dove prese della roba di importanza cruciale.<br />

Una volta parcheggiato nel garage della squallida casetta, attese i he la porta fosse chiusa prima di<br />

scendere e tirare giù la prostituta dal sedile posteriore. La donna si divincolava selvaggiamente;<br />

mentre la trascinava in casa passando dalla cucina, Lash alzò <strong>un</strong>a barriera magica analoga a quella<br />

dentro cui aveva imprigionato Xhex.<br />

Ma non per Plastic Fantastic.<br />

L'Omega sapeva dove si trovavano i suoi lesser, li percepiva come echi della sua stessa esistenza, e,<br />

allo stesso modo, i non morti erano in grado di sentire i loro compagni.<br />

Quindi Lash poteva restare nascosto solo imprigionando se stesso. Mr D non sapeva che Xhex era<br />

chiusa in camera da letto... la sua confusione era evidente ogni volta che riceveva l'ordine di<br />

depositarvi qualcosa da mangiare.<br />

Naturalmente la domanda da <strong>un</strong> milione di dollari era se quel mascheramento avrebbe tenuto a bada<br />

l'Omega. E per quanto tempo.<br />

Lash buttò la puttana nel gabinetto con la stessa delicatezza che avrebbe riservato a <strong>un</strong> borsone da<br />

quattro soldi pieno di biancheria sporca. La donna atterrò con violenza dentro la vasca da bagno,<br />

gemendo contro il nastro adesivo che le tappava la bocca. Lash tornò alla macchina.<br />

Ci mise <strong>un</strong>a ventina di minuti a disfare il suo carico, che poi allineò sul pavimento di cemento del


seminterrato: sette fucili a canne mozze, <strong>un</strong> sacchetto di plastica dei supermercati Hannaford pieno<br />

di soldi, <strong>un</strong> chilo e mezzo di esplosivo al plastico C4, due detonatori a distanza, <strong>un</strong>a bomba a mano,<br />

quattro pistole automatiche. M<strong>un</strong>izioni. M<strong>un</strong>izioni. M<strong>un</strong>izioni.<br />

Salì le scale e spense la luce della cantina, andò ad aprire la porta sul retro e mise fuori <strong>un</strong>a mano.<br />

L'aria fresca della notte penetrava senza problemi attraverso lo scudo protettivo, ma il suo palmo<br />

avvertiva la barriera. Era forte... ma gli occorreva ancora più forte.<br />

Sallllve, troia, eccomi che arrivo.<br />

Lash chiuse la porta, tirò il chiavistello e andò in bagno con passo deciso.<br />

Concentratissimo, tirò fuori il coltello, tagliò i lacci che le legavano i polsi dietro la schiena e...<br />

Lei agitò le braccia convulsamente, finché Lash non le sferrò <strong>un</strong> pugno sulla testa mettendola KO.<br />

Taglia. Taglia. Taglia. Le praticò tre incisioni profonde ai polsi e al collo, poi si sedette a guardare il<br />

sangue che defluiva pigramente.<br />

«Dai... sanguina, troia, sanguina.»<br />

Controllò l'orologio; forse avrebbe dovuto farla rinvenire per aumentare frequenza del polso e<br />

pressione sanguigna, riducendo così quella pausa forzata in attesa che lei si dissanguasse.<br />

Non aveva idea di quanto dovesse aspettare, ma la pozza rossa sotto di lei stava salendo, e il corpino<br />

rosa diventava sempre piii scuro.<br />

Il tempo scorreva lento e lui batteva il piede nervosamente, <strong>un</strong> miglio al minuto... a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to<br />

notò che la pelle della donna non era solo pallida, ma grigiastra e sulle pareti della vasca il li vello del<br />

sangue aveva smesso di salire. Ne dedusse che il processo di dissanguamento era terminato. Tagliò il<br />

corpino mettendo in mostra <strong>un</strong> paio di tette finte davvero spaventose e la pugnalò al petto,<br />

affondando la lama l<strong>un</strong>go lo sterno.<br />

Il taglio successivo lo fece a se stesso.<br />

Tenendo il polso sopra lo squarcio al torace, guardò le gocce nere in caduta libera nel cuore fermo<br />

della donna. Non sapendo neanche in questo caso quanto sangue dovesse darle, preferì abbondare.<br />

Poi chiamò a raccolta l'energia nel suo palmo; con <strong>un</strong> atto di volontà costrinse le molecole dell'aria a<br />

girare vorticosamente in circolo in <strong>un</strong>a sorta di tornado, fino a che non diventarono <strong>un</strong>a <strong>un</strong>ità di<br />

forza cinetica che lui era in grado di controllare.<br />

Guardò la puttana, il suo corpo profanato, il trucco sbavato sulle guance, i capelli luridi ritti in testa,<br />

più <strong>un</strong>a parrucca di carnevale che la pettinatura di <strong>un</strong>a che batte per strada.<br />

Doveva f<strong>un</strong>zionare, ne aveva bisogno. Sentiva già le forze affievolirsi, e non aveva fatto chissà che<br />

cosa, solo l'incantesimo della barriera e quella piccola palla di fuoco sulla mano.<br />

Doveva f<strong>un</strong>zionare a tutti i costi, cazzo.<br />

Lanciò la fiammata nella cassa toracica della donna e le sue membra inerti sbatterono come code di<br />

pesce contro i lati della vasca. Quando il lampo luminoso si spense a poco a poco, Lash attese...<br />

pregando che...<br />

L'ansito che lei emise fu terrificante. Ma fu anche <strong>un</strong>a manna dal cielo.<br />

Lash rimase affascinato quando il cuore cominciò a pompare e il sangue nero venne assorbito dalla<br />

carne viva della gabbia toracica; di fronte alla rianimazione il suo uccello, ebbe <strong>un</strong> fremito eccitato.<br />

Questo sì che è potere, pensò, altro che quello che si può comprare con i soldi.<br />

Era davvero <strong>un</strong> dio, proprio come suo padre.<br />

Accovacciato sui talloni, guardò la pelle della donna riprendere colore. Via via che l'umana tornava<br />

in vita, le sue dita si piegavano contro il bordo della vasca e i muscoli avvizziti delle cosce si<br />

contraevano.


Il passo successivo era qualcosa che Lash non capiva fino in fondo, ma che si guardò bene dal<br />

mettere in discussione. Quando la donna parve tornata a tutti gli effetti tra i vivi, a mani nude le<br />

strappò il cuore dal petto.<br />

Altri ansiti. Altri colpi di tosse. Bla, bla, bla.<br />

Era affascinato dall'impresa che aveva compiuto, specie quando poggiò il palmo sullo sterno<br />

dell'umana e ordinò alla sua carne di richiudersi: incredibile ma vero, la pelle e le ossa ubbidirono al<br />

suo volere e lei tornò come prima.<br />

Anzi, meglio di prima. Perché adesso gli era utile.<br />

Lash all<strong>un</strong>gò la mano di lato per aprire il rubinetto della doccia; il getto la investì in pieno, in faccia e<br />

sul corpo, e lei batté le palpebre, agitando le mani penosamente contro quella pioggia gelata.<br />

Quanto doveva aspettare, adesso? si chiese Lash. Quanto, prima di vedere se si era avvicinato almeno<br />

<strong>un</strong> po' a ciò che lo avrebbe davvero rinvigorito?<br />

Mentre <strong>un</strong>'ondata di spossatezza gli risaliva la spina dorsale, annebbiandogli il cervello, si accasciò<br />

contro gli armadietti sotto al lavandino. Chiuse la porta con <strong>un</strong> calcio e, con le braccia appoggiate<br />

sulle ginocchia, rimase a guardare tutto quello scalmanarsi della puttana.<br />

Si sentiva così debole.<br />

Così fottutamente debole.<br />

Avrebbe dovuto esserci la sua Xhex al posto di quell'umana. Era lei che doveva sottoporre a quella<br />

procedura, non <strong>un</strong>a cavolo di battona raccattata a caso.<br />

Si portò le mani al viso, lasciando ricadere la testa sul petto; ormai tutta l'esaltazione era evaporata.<br />

Non era così che doveva andare. Non era questo che aveva in programma.<br />

In fuga. Braccato. Ramingo per il mondo.<br />

Cosa diavolo avrebbe fatto senza suo padre?


Capitolo 28<br />

In attesa che Xhex rispondesse alla sua domanda, John si concentrò sulle parole che aveva scritto,<br />

ripassandoci sopra con la<br />

penna e facendole diventare sempre più scure man mano che ci calcava sopra.<br />

Forse non avrebbe dovuto avanzare richieste, visto lo stato in cui lei era, ma aveva bisogno di<br />

ricevere qualcosa in cambio. Se proprio doveva aprire il forziere dei suoi segreti più imbarazzanti,<br />

non poteva essere il solo a mettersi a nudo.<br />

E poi voleva davvero sapere cosa le era successo, e questo poteva dirglielo soltanto lei.<br />

Nel silenzio che si protraeva, l'<strong>un</strong>ica cosa a cui riusciva a pensare era che... merda, lei gli stava<br />

sbattendo la porta in faccia. Di nuovo. Da <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to di vista non era affatto <strong>un</strong>a sorpresa,<br />

d<strong>un</strong>que non avrebbe dovuto importargli. Dio solo sapeva quante volte lo aveva respinto.<br />

Ma per lui era come affrontare <strong>un</strong>'altra morte, questa era la verità...<br />

«Ti ho visto. Ieri.»<br />

Lui alzò la testa di scatto. Cosa? sillabò.<br />

«Lash mi teneva prigioniera in quella camera da letto. Ti ho visto. Sei entrato e ti sei avvicinato al<br />

letto. Te ne sei andato portandoti via <strong>un</strong> cuscino. Ero... lì, vicino a te, per tutto il tempo che sei<br />

rimasto lì dentro.»<br />

John si portò la mano alla guancia e lei abbozzò <strong>un</strong> sorriso. «Sì, ti ho toccato la faccia.»<br />

Cristo santo...<br />

Com'è possibile?, sillabò lui.<br />

«Non so di preciso come faccia, Lash, ma è così che è riuscito a catturarmi. Eravamo tutti in quella<br />

grotta dove avevano imprigionato<br />

Rhev, alla colonia. I symphath sono entrati e Lash mi ha presa... è successo tutto così in<br />

fretta. All'improvviso sono stata sollevata di peso e trascinata fuori, ma non riuscivo a lottare e<br />

ness<strong>un</strong>o mi sentiva urlare. E <strong>un</strong>a specie di campo di forza. Se ci sei dentro e cerchi di infrangerlo ti<br />

fai male, il dolore è immediato... ma è più che semplice avversione. C'è qualcosa di fisico in quella<br />

barriera.» Alzò il palmo spingendo l'aria. «Una specie di trama. La cosa strana, però, è che anche<br />

altri possono occupare lo stesso spazio. Come quando sei entrato tu.»<br />

John si accorse vagamente che le mani gli facevano male. Guardò in giù e vide che aveva stretto i<br />

pugni con forza tale che il bloc-notes gli aveva inciso la carne, e così pure la penna a sfera.<br />

Voltando pagina, scribacchiò, Non sapevo che eri lì dentro. Mi dispiace. Altrimenti avrei fatto<br />

qualcosa. Giuro che non lo sapevo.<br />

Xhex lesse ciò che aveva scritto e gli mise <strong>un</strong>a mano sul braccio. «Lo so. Non è colpa tua.»<br />

Lui però si sentiva in colpa. Essere lì con lei e non avere idea che lei era...<br />

Oh. Merda.<br />

Scrisse in fretta, poi le mostrò il foglio, Lui è tornato? Dopo che noi ce ne siamo andati.<br />

Quando Xhex scosse la testa, il cuore di John riprese a battere. «E passato in macchina davanti alla<br />

casa, ma non si è fermato.»


Come hai fatto a fuggire? chiese a gesti lui, soprappensiero, poi se ne accorse e si mise ad armeggiare<br />

col blocco per passare a <strong>un</strong> foglio bianco.<br />

«Come ho fatto a uscire?» azzardò Xhex. Quando John annuì lei rise. «Ti toccherà insegnarmi la<br />

lingua dei segni, sai.»<br />

Lui batté le palpebre, allibito, poi sillabò, Okay.<br />

«Non preoccuparti, imparo in fretta.» Xhex fece <strong>un</strong> profondo respiro. «La barriera era abbastanza<br />

forte da trattenermi sin da quando Lash mi ha catturata. Poi però siete arrivati voi e ve ne siete<br />

andati e...» Si accigliò. «Sei stato tu a far fuori quel lesser al pianterreno?»<br />

Sì, cazzo, sillabò lui, con le zanne che si all<strong>un</strong>gavano.<br />

«Ottimo lavoro», commentò Xhex con <strong>un</strong> sorrisetto tagliente come <strong>un</strong> pugnale. «Ho sentito tutto.<br />

Com<strong>un</strong>que sia, quando è sceso il silenzio ho capito che l'alternativa era scappare o...»<br />

Morire, pensò John. Per quello che lui aveva fatto in quella cucina,<br />

«Così ho...»<br />

Lui alzò <strong>un</strong>a mano per fermarla. Poi scrisse in fretta. Quando le mostrò il foglio, Xhex si accigliò, poi<br />

scosse la testa.<br />

«Oh, ma certo che non l'avresti fatto se avessi saputo che ero lì. Ma non lo sapevi. E dai rumori mi è<br />

sembrato che non potessi farne a meno. Io sono l'ultima persona con cui devi scusarti pei aver<br />

massacrato <strong>un</strong>o di quei bastardi, fidati.»<br />

Vero, ma sudava ancora freddo al pensiero di come l'aveva messa in pericolo senza volerlo.<br />

Lei inspirò ancora a fondo. «Ad ogni modo, dopo che ve ne siete andati è diventato chiaro che la<br />

barriera si stava indebolendo e, quando sono riuscita a sfondare la finestra con <strong>un</strong> pugno, ho capito<br />

di avere <strong>un</strong>a possibilità.» Alzò <strong>un</strong>a mano e si guardò le nocche. «Alla fine ho preso la rincorsa e ho<br />

buttato giù la porta. Ho pensato che mi serviva tutto lo slancio possibile, e avevo ragione.»<br />

Xhex cambiò posizione sul letto con <strong>un</strong>a smorfia. «È lì che mi sono fatta male, credo. Una<br />

lacerazione. Dentro. Per superare la barriera mi sono dovuta torcere e strizzare di brutto... E stato <strong>un</strong><br />

po' come passare attraverso <strong>un</strong> blocco di cemento che si sta solidificando. Ho sbattuto forte contro il<br />

muro del corridoio, anche.»<br />

John fu tentato di credere che i lividi sulla pelle di Xhex fossero <strong>un</strong>a conseguenza della fuga. Ma<br />

conosceva Lash. Tante volte aveva visto in faccia la sua crudeltà, abbastanza da sapere con assoluta<br />

certezza che Xhex ne aveva passate di tutti i colori.<br />

«Ecco perché hanno dovuto operarmi.»<br />

Lo disse con voce chiara e pacata. Ma senza guardarlo negli occhi.<br />

John voltò ancora pagina e scrisse nove lettere maiuscole con l'aggi<strong>un</strong>ta di <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to interrogativo<br />

finale. Quando voltò il blocco, Xhex guardò a malapena il VERAMENTE?<br />

Quel suo sguardo grigio piombo deviò subito verso l'angolo in fondo alla stanza. «Potrei essermi<br />

ferita lottando contro di lui. Ma prima di scappare non avevo mai avuto emorragie interne, per cui...<br />

ecco.»<br />

John espirò, pensando alle pareti graffiate e macchiate che aveva visto in quella stanza. Con gran<br />

dolore scrisse la frase successiva.<br />

Xhex la lesse e il suo volto si tese fino a rasentare l'anonimato. Fù come guardare <strong>un</strong>'estranea.<br />

John abbassò gli occhi sulle parole che aveva scritto: Quanto è stato brutto?<br />

Non avrebbe dovuto chiederglielo. Aveva visto in che stato era. L'aveva sentita urlare in sala<br />

operatoria ed era proprio davanti a lei quando aveva avuto quel crollo nervoso. Cos'altro voleva<br />

sapere?


Stava per scrivere <strong>un</strong> mi dispiace quando Xhex rispose, con <strong>un</strong> filo di voce, «Non è stato poi così...<br />

terribile. Sì, insomma...»<br />

John fissò il suo profilo, sperando che continuasse.<br />

Lei si schiarì la gola. «Non mi ero fatta illusioni. Non serve a niente. Avevo capito che se non riuscivo<br />

a scappare sarei morta nel giro di poco tempo.» Scosse lentamente la testa avanti e indietro, sul<br />

cuscino bianco. «Mi stavo indebolendo troppo per la mancanza di sangue e perché dovevo lottare in<br />

continuazione. Non ero spaventata all'idea di morire, in realtà. Neanche adesso lo sono.<br />

La morte è soltanto <strong>un</strong> processo, per quanto solitamente doloroso. Ma <strong>un</strong>a volta concluso stai bene<br />

perché non esisti più e tutte le rogne sono finite.»<br />

Per qualche motivo, vederla tanto disincantata lo innervosì e dovette cambiare posizione sulla sedia<br />

per non mettersi a camminare su e giù per la stanza.<br />

«Se è stato brutto?» mormorò lei. «Sono <strong>un</strong>a combattente per natura. Quindi in <strong>un</strong>a certa misura<br />

non è stato niente di speciale, niente che non fossi in grado di gestire. Sì, insomma, sto a posto. In<br />

clinica sono andata giù di testa perché odio le cose mediche, non per via di Lash.»<br />

Colpa del suo passato, pensò John tra sé.<br />

«Ti dirò <strong>un</strong>a cosa.» Tornò a guardarlo negli occhi e lui quasi si ritrasse davanti all'intensità di quello<br />

sguardo. «Sai cosa lo renderebbe brutto? Cosa renderebbe queste ultime tre settimane assolutamente<br />

intollerabili? Se non lo uccidessi. Questo troverei insopportabile.»<br />

Il vampiro innamorato in lui si rizzò sulla sedia, urlando; Xhex sapeva che non le avrebbe permesso<br />

di eliminare quel figlio di puttana? I vampiri maschi proteggono le loro femmine. E la legge<br />

<strong>un</strong>iversale, se hai <strong>un</strong> uccello e due palle.<br />

In più, il pensiero di Xhex vicino a quello stronzo lo mandava al manicomio. Lash l'aveva già<br />

catturata <strong>un</strong>a volta. E se avesse rifatto lo scherzetto della caverna, su alla colonia, quando l'aveva fatta<br />

sparire sotto il naso di tutti?<br />

Non potevano rischiare <strong>un</strong>a seconda volta di andare a salvarla. Neanche a pensarci.<br />

«Allora», fece lei. «Io ho fatto la mia parte. Adesso tocca a te.»<br />

Giusto. Okay.<br />

Adesso fu lui a fissare l'angolo in fondo alla stanza. Gesù Cristo. Da dove cominciare?<br />

Girò <strong>un</strong>'altra pagina del blocco, poggiò la p<strong>un</strong>ta della Bic sul foglio bianco e...<br />

Niente. Non gli venne niente. C'era troppo da scrivere, troppo da raccontare, era quello il guaio, ed<br />

era deprimente da morire.<br />

Bussarono alla porta ed entrambi voltarono la testa.<br />

«Maledizione», mormorò lei. «Un minuto!»<br />

Sapere che c'era qualc<strong>un</strong>o fuori dalla porta in attesa di entrare non era proprio l'ideale per<br />

abbandonarsi a confidenze. Se poi a questo si aggi<strong>un</strong>geva la barriera com<strong>un</strong>icativa e la sua innata<br />

tendenza a nascondere la verità sul suo passato... morale della favola: il suo cervello andò in panne.<br />

«Chi<strong>un</strong>que sia, per me può stare là fuori anche tutta stanotte c tutto domani.» Xhex si lisciò la<br />

coperta sullo stomaco. «Voglio sentire quello che hai da dire.»<br />

Buffo, fu questo a sbloccarlo.<br />

Sarebbe più facile mostrartelo, scrisse in fretta.<br />

Leggendo la frase, lei aggrottò le sopracciglia, poi annuì. «Okay. Quando?»<br />

Domani sera. Se ti danno il permesso di uscire.<br />

«E <strong>un</strong> app<strong>un</strong>tamento.» Xhex alzò la mano... e la poggiò con delicatezza sul braccio di lui. «Devi<br />

sapere...»


Bussarono di nuovo, interrompendola. Entrambi imprecarono.<br />

«Un minuto, ho detto!» gridò Xhex prima di tornare a concentrarsi su di lui. «Devi sapere... che puoi<br />

fidarti di me.»<br />

Con gli occhi fissi nei suoi, John venne immediatamente trasportato su <strong>un</strong> piano esistenziale diverso.<br />

Poteva essere di nuovo il paradiso, chissà. E com<strong>un</strong>que chi cazzo se ne fregava. Sapeva solo che<br />

c'erano soltanto lei e lui insieme, il resto del mondo svaniva nella nebbia.<br />

È possibile innamorarsi due volte della stessa persona? si chiese l'onfusamente.<br />

«Cosa diavolo state combinando, lì dentro?»<br />

La voce di Rehv al di là della porta ruppe quel momento manico, ma non lo cancellò.<br />

Nulla ci sarebbe mai riuscito, pensò John, quando Xhex si scostò e lui si alzò in piedi.<br />

«Entra, rompiscatole», sbottò lei.<br />

Appena il maschio con la cresta da moicano entrò nella stanza, John avvertì il cambiamento nell'aria<br />

e capì, vedendo il modo in cui quei due si guardavano senza parlare, che stavano com<strong>un</strong>icando alla<br />

maniera dei symphath.<br />

Per non disturbarli si avviò alla porta e, proprio mentre stava uscendo, Xhex disse, «Torni?»<br />

All'inizio John pensò che stesse parlando con Rehv, ma poi quest'ultimo lo afferrò per il braccio,<br />

fermandolo. «Amico? Pensi di tornare?»<br />

John si voltò verso il letto. Era riuscito a dimenticare blocco e penna sul comodino, quindi si limitò<br />

ad annuire.<br />

«Presto?» chiese Xhex. «Perché non sono stanca e voglio imparare la lingua dei segni.»<br />

John annuì di nuovo, poi salutò Rehvenge battendo le nocche contro le sue.<br />

I n sala operatoria, si avvicinò alla lettiga vuota, lieto che V avesse lei minato di pulire e non fosse più<br />

nei paraggi. Perché non sarebbe riuscito a nascondere il sorriso che aveva stampato sulla faccia.<br />

In silenzio, Blay camminava al fianco di Qhuinn nel t<strong>un</strong>nel sotterraneo che collegava il centro di<br />

addestramento all'atrio della grande casa della .confraternita.<br />

I rumori dei loro stivali si mescolavano, ma per il resto niente. Ness<strong>un</strong>o dei due diceva niente. E non<br />

si sfioravano nemmeno.<br />

Neanche per sbaglio.<br />

In passato, prima della sua grande ammissione all'amico, prima della rottura tra loro, Blay gli<br />

avrebbe chiesto semplicemente a cosa stava pensando, perché era chiaro che Qhuinn stava<br />

rimuginando su qualcosa. Adesso, tuttavia, quello che <strong>un</strong> tempo sarebbe stato solo <strong>un</strong> pensiero<br />

gentile, appariva come <strong>un</strong>'intrusione inopport<strong>un</strong>a.<br />

Quando emersero dalla porta nascosta sotto lo scalone, Blay si ritrovò a temere il resto della nottata.<br />

Non ne restava granché, certo, ma due ore potevano sembrare <strong>un</strong>'eternità nelle circostanze giuste. O<br />

in quelle sbagliate, come nella fattispecie.<br />

«Dovrebbe esserci Layla ad aspettarci», disse Qhuinn avviandosi verso le scale.<br />

Ah... fantastico. Proprio il tipo di distrazione che sperava... di evitare. Aveva notato come quella<br />

Eletta guardava Qhuinn e proprio non se la sentiva di vedere di nuovo tutti quei timidi sguardi da<br />

innamorata. Specie quella notte. Aver mancato per <strong>un</strong> pelo il salvataggio di Xhex lo aveva lasciato<br />

stranamente scosso.<br />

«Vieni?» chiese Qhuinn; il suo cipiglio avvicinava alla radice del naso il piercing al sopracciglio<br />

sinistro.<br />

Blay guardò l'anellino che gli perforava il carnoso labbro inferiore.<br />

«Blay? Stai bene? Senti, mi sa che dovresti nutrirti, amico. Ne sono successe anche troppe,


ultimamente.»<br />

Amico... Cristo, odiava quella parola.<br />

Però doveva controllarsi, accidenti. «Sì. Certo.»<br />

Qhuinn gli scoccò <strong>un</strong>'occhiata strana. «Camera mia o camera tua?»<br />

Con <strong>un</strong>a risata aspra, Blay si avviò su per le scale. «Ha qualche importanza?»<br />

«No.»<br />

«App<strong>un</strong>to.»<br />

Al primo piano passarono davanti alla porta chiusa dello studio di Wrath e imboccarono la galleria<br />

delle statue.<br />

La stanza di Qhuinn era la prima, tra le due, ma Blay tirò dritto, pensando che finalmente si poteva<br />

fare qualcosa sul suo terreno, alle sue condizioni.<br />

Spalancò la porta della sua camera e la lasciò così, ignorando il lieve scatto della serratura, quando<br />

Qhuinn si chiuse dentro insieme a lui.<br />

In bagno, aprì il rubinetto del lavandino e si chinò a sciacquarsi il viso. Si stava asciugando quando<br />

colse <strong>un</strong> profumo di cannella e capì che Layla era arrivata.<br />

P<strong>un</strong>tando i palmi sul marmo, si accasciò sulle braccia. Fuori, in camera da letto, le due voci si<br />

mescolavano, quella più bassa e quella più alta, alternandosi nella conversazione.<br />

Buttando via l'asciugamano, si voltò e decise di prendere il toro per le corna. Sul letto, la schiena<br />

appoggiata alla testiera, gli stivali accavallati, le dita incrociate sul petto muscoloso, Qhuinn<br />

sorrideva all'Eletta. Ritta accanto a lui, Layla, tutta rossa, si tormentava le piccole mani delicate con<br />

gli occhi fissi sul tappeto.<br />

Quando Blay entrò, entrambi si voltarono a guardarlo. Layla non cambiò espressione, Qhuinn invece<br />

sì, rabbuiandosi.<br />

«Chi comincia per primo?» chiese Blay, avvicinandosi.<br />

«Tu», borbottò Qhuinn. «Comincia tu.»<br />

Blay non aveva ness<strong>un</strong>a voglia di saltare sul letto, quindi andò a sedersi sulla chaise-longue. Layla si<br />

avvicinò leggera, inginocchiandosi davanti a lui.<br />

«Padrone», disse, offrendogli il polso.<br />

La TV si accese; i canali cambiavano via via che Qhuinn premeva i tasti sul telecomando. Alla fine si<br />

fermò su Spike TV, che trasmetteva la replica di <strong>un</strong> incontro di arti marziali miste, Hughes contro<br />

Penn.<br />

«Padrone?» ripetè Layla.<br />

«Perdonami.» Blay si chinò e prese tra le grosse mani l'avambraccio sottile dell'Eletta, tenendolo<br />

saldamente ma senza stringere troppo. «Ti ringrazio per il tuo dono.»<br />

La morse il più delicatamente possibile e, sentendola trasalire in modo quasi impercettibile, fece <strong>un</strong>a<br />

smorfia. Avrebbe voluto ritrarre le zanne per scusarsi, ma poi sarebbe stato costretto a morderla di<br />

nuovo per abbeverarsi alla sua vena.<br />

Succhiando il sangue, spostò gli occhi sul letto. Qhuinn, tutto preso dall'incontro di arti marziali<br />

sullo schermo, aveva alzato la mano destra stretta a pugno.<br />

«Bravo», stava bofonchiando. «Così si fa!»<br />

Blay si concentrò su quello che stava facendo e terminò alla svelta. Staccandosi dal polso di Layla,<br />

guardò il suo bel volto dicendo, «Sei stata molto cortese, come sempre.»<br />

«Padrone...» fece lei con <strong>un</strong> sorriso radioso, «è sempre <strong>un</strong>a gioia servirvi.»<br />

Lui tese la mano per aiutarla ad alzarsi, ammirando la sua grazia innata. La forza che gli infondeva


era a dir poco miracolosa. Si sentiva già rinvigorito, la testa snebbiata grazie a ciò che Layla gli aveva<br />

dato.<br />

Qhuinn era ancora assorto nel combattimento, le zanne scoperte, non per Layla, ma per chi stava<br />

perdendo. O vincendo. O quello che era.<br />

L'espressione di Layla sbiadì in <strong>un</strong>a rassegnazione che Blay conosceva anche troppo bene.<br />

J<br />

«Qhuinn. Vuoi nutrirti sì o no?» fece, accigliato.<br />

Gli occhi spaiati di Qhuinn non si staccarono dallo schermo finché l'arbitro dichiarò terminato<br />

l'incontro; poi l'iride blu e quella verde scivolarono su Layla. Muovendosi sensuale, il vampiro si<br />

spostò per farle posto sul letto.<br />

«Vieni qui, Eletta.»<br />

Quelle tre parole, rafforzate dallo sguardo lascivo, furono <strong>un</strong> pugno allo stomaco per Blay... il guaio<br />

era che Qhuinn non stava facendo niente di speciale a beneficio di Layla. Era fatto così e basta.<br />

Sesso allo stato puro: in ogni respiro, in ogni battito del suo cuore, in ogni gesto.<br />

Layla sembrava sulla sua stessa l<strong>un</strong>ghezza d'onda, perché cominciò ad armeggiare con la veste,<br />

prima slacciandosi la fusciacca, poi aprendosi il colletto.<br />

Per qualche motivo, Blay si rese conto per la prima volta che, sotto i ricchi panneggi della t<strong>un</strong>ica, era<br />

completamente nuda.<br />

Qhuinn tese la mano e, nel toccarla, quella di Layla tremò.<br />

«Hai freddo?» chiese lui, rizzandosi a sedere. Sotto la T-shirt attillata, gli addominali si gonfiarono a<br />

tartaruga.<br />

Layla scosse la testa e Blay andò in bagno, chiuse la porta e aprì l'acqua nella doccia. Dopo essersi<br />

spogliato, si infilò sotto il getto caldo, cercando di dimenticare ciò che stava succedendo sul suo letto.<br />

Ci riuscì solo finché si trattò di eliminare Layla dal quadro d'insieme.<br />

Il suo cervello si bloccò su <strong>un</strong>a fantasia che aveva per protagonisti lui e Qhuinn sdraiati insieme, la<br />

bocca dell'<strong>un</strong>o sul collo dell'altro, le zanne che incidevano la pelle vellutata, i corpi che...<br />

Era piuttosto com<strong>un</strong>e per i vampiri maschi eccitarsi dopo essersi nutriti. Specie se si mettevano a<br />

pensare a ogni sorta di scene di nudo. E il sapone non aiutava.<br />

E neanche le immagini di ciò che sarebbe successo dopo che loro due avessero terminato di mordersi<br />

la gola a vicenda.<br />

Blay piantò <strong>un</strong>a mano sul marmo scivoloso della doccia e l'altra sui membro in erezione.<br />

Quello che fece fu veloce e appagante più o meno come <strong>un</strong>a fetta di pizza fredda: piacevole, ma<br />

neanche lontanamente paragonabile a <strong>un</strong> vero pasto.<br />

Il secondo giro non migliorò la situazione. Blay negò al suo corpo <strong>un</strong> terzo giro perché, onestamente,<br />

era troppo squallido. Qhuinn e Layla si davano da fare fuori dalla porta mentre lui era lì a slogarsi il<br />

polso sotto l'acqua bollente? Bleah.<br />

Uscì dalla doccia, si asciugò, si infilò l'accappatoio e soltanto allora si accorse di non aver preso<br />

niente con cui cambiarsi. Girando la maniglia, pregò che le cose fossero come le aveva lasciate.<br />

E così era... Vergine Scriba, ti ringrazio: Qhuinn, con la bocca sull'altro polso di Layla, stava bevendo<br />

il suo sangue, mentre l'Eletta era in ginocchio accanto a lui.<br />

Nulla di apertamente sessuale.<br />

L'enorme sollievo che Blay provò gli fece capire quanta rabbia avesse accumulato... non solo per<br />

quello, ma per tutto quanto aveva a che fare con Qhuinn.<br />

Non era <strong>un</strong>a cosa sana. Per ness<strong>un</strong>o.


E poi, ragionando a mente fredda, era così sbagliato che Qhuinn provasse quello che provava? Mica<br />

si può scegliere da chi si è attratti... o da chi non lo si è.<br />

Blay tirò fuori dall'armadio <strong>un</strong>a camicia button-down e <strong>un</strong> paio di comodi calzoni neri. Proprio<br />

mentre si voltava per tornare in bagno, Qhuinn alzò la bocca dalla vena di Layla.<br />

Con <strong>un</strong> gemito di sazietà, leccò le ferite lasciate dalle zanne. Nel vedere <strong>un</strong> lampo argenteo, Blay<br />

inarcò le sopracciglia. Quel piercing alla lingua era nuovo; chissà chi glielo aveva fatto.<br />

Vishous, probabilmente. Quei due passavano molto tempo insieme, ecco come si erano procurati<br />

l'inchiostro per il tatuaggio di John... Qhuinn aveva fregato la boccetta.<br />

A ogni passata della lingua sulla pelle dell'Eletta, la pallina mandava <strong>un</strong> bagliore metallico. «Grazie,<br />

Layla. Sei molto buona con noi.»<br />

Con <strong>un</strong> fugace sorriso, Qhuinn buttò le gambe giù dal letto, chiaramente intenzionato a uscire.<br />

Layla, al contrario, non si mosse. Invece di seguire il suo esempio e congedarsi, chinò il capo, gli<br />

occhi fissi sul proprio grembo...<br />

Anzi no, sui polsi, che sp<strong>un</strong>tavano dalle ampie maniche della veste. Vedendola vacillare, Blay si<br />

accigliò.<br />

«Layla?» disse, avvicinandosi. «Ti senti bene?»<br />

Qhuinn girò intorno al letto. «Layla? Cosa succede?»<br />

Adesso erano loro due in ginocchio davanti a lei.<br />

Blay decise di parlare chiaro. «Abbiamo bevuto troppo?»<br />

Qhuinn le offrì il polso. «Usami»<br />

Merda, Layla aveva nutrito John la sera prima. Forse l'avevano chiamata troppo presto?<br />

L'Eletta alzò gli occhi verde pallido sul volto di Qhuinn; non c'era traccia di disorientamento nel suo<br />

sguardo, solo <strong>un</strong>a brama mesta e antica.<br />

Qhuinn trasalì. «Che cosa ho fatto?»<br />

«Nulla», rispose lei con <strong>un</strong>a voce troppo profonda. «Se volete scusarmi, ora torno al santuario.»<br />

Fece per alzarsi, ma Qhuinn l'afferrò per la mano e la tirò giù. «Layla, cosa c'è?»<br />

Dio, quella sua voce. Così dolce, così gentile. E così pure la sua mano, quando la prese per il mento<br />

costringendola a guardarlo negli occhi.<br />

«Non posso parlarne.»<br />

«Sì, invece.» Qhuinn annuì in direzione di Blay. «Lui e io manterremo il segreto.»<br />

L'Eletta inspirò a fondo, poi espirò, sconfitta, come se avesse esaurito le energie, le alternative, le<br />

forze. «Veramente? Non direte nulla?»<br />

«No. Blay?»<br />

«No, assolutamente.» Blay si mise la mano sul cuore. «Lo giuro. Faremo qualsiasi cosa per aiutarti.<br />

Qualsiasi cosa.»<br />

Lei si concentrò su Qhuinn, guardandolo fisso negli occhi. «Mi trovate sgradevole alla vista,<br />

padrone?» Vedendolo perplesso, Layla si toccò gli zigomi, la fronte. «Sono forse lontana dal vostro<br />

ideale, in <strong>un</strong> modo che mi rende...»<br />

«Dio, no. Cosa dici? Sei bellissima.»<br />

«Allora... perché non mi volete?»<br />

«Non capisco... sì che ti vogliamo. Regolarmente. Io, Blay e John. Rhage e V. Vogliamo tutti te perché<br />

tu...»<br />

«Ness<strong>un</strong>o di voi mi utilizza per qualcosa che non sia il sangue.»<br />

Blay si alzò in piedi e indietreggiò, finché non andò a sbattere contro la chaise-longue e si ritrovò


seduto. Rimbalzando col sedere sul cuscino, quasi scoppiò a ridere per la faccia di Qhuinn. Il suo<br />

amico non si lasciava mai cogliere alla sprovvista. In parte perché ne aveva passate tante nel corso<br />

della sua relativamente breve vita, sia per scelta che per disgrazia. E in parte per via della sua<br />

personalità. Se la cavava in tutte le situazioni. P<strong>un</strong>to.<br />

Eccetto quella, evidentemente. Sembrava che lo avessero colpito alla nuca con <strong>un</strong>a stecca da biliardo.<br />

«Io...» Qhuinn si schiarì la gola. «Io... io...»<br />

Eh, sì, altra novità: era la prima volta che balbettava.<br />

Fu Layla a rompere il silenzio. «Io servo i maschi e i fratelli di questa casa con orgoglio. Do senza<br />

ricevere niente in cambio perché sono stata educata così e perché per me è <strong>un</strong> piacere. Vi dico questo<br />

perché me lo avete chiesto e... perché devo. Ogni volta che torno al santuario o alla dimora del<br />

Primale, mi scopro sempre più svuotata. Al p<strong>un</strong>to che penso di dovermi fare da parte. In verità...»<br />

Scosse la testa. «Non posso continuare a fare questo, anche se l'ho sempre visto come <strong>un</strong> dovere. È<br />

solo che... il mio cuore non può più reggere.»<br />

Qhuinn lasciò ricadere le mani e si sfregò le cosce. «Vuoi... vorresti continuare, potendo?»<br />

«Naturalmente.» La voce di Layla era forte e sicura. «Sono fiera di rendermi utile.»<br />

Adesso Qhuinn si stava passando <strong>un</strong>a mano tra i folti capelli neri. «Cosa ti... farebbe sentire<br />

realizzata?»<br />

Era come assistere a <strong>un</strong> disastro ferroviario. Blay avrebbe dovuto andarsene, ma non riusciva a<br />

muoversi: doveva vedere la collisione.<br />

Il rossore acceso di Layla, naturalmente, la rese ancora più bella. Poi le sue labbra tumide,<br />

incantevoli, si schiusero. Si chiusero. Si schiusero... e si chiusero di nuovo.<br />

«Okay», sussurrò Qhuinn. «Non c'è bisogno di dirlo a voce alta. Ho capito cosa vuoi.»<br />

Blay sentì il petto coprirsi di sudore freddo e le mani stringersi convulsamente sui vestiti che aveva<br />

tirato fuori dall'armadio.<br />

«Chi», chiese Qhuinn con voce roca. «Chi vuoi?»<br />

Dopo <strong>un</strong>'altra l<strong>un</strong>ga pausa, Layla disse <strong>un</strong>a sola parola: «Te.»<br />

Blay si alzò in piedi. «Vi lascio soli.»<br />

Andò alla porta, completamente cieco, e per abitudine afferrò il giubbotto di cuoio.<br />

Uscendo, sentì Qhuinn che diceva, «Faremo con calma. Faremo con molta calma.»<br />

Fuori, in corridoio, Blay si allontanò in fretta dalla sua stanza; solo quando gi<strong>un</strong>se davanti alla porta<br />

che si apriva sull'ala riservata alla servitù, si accorse che era in accappatoio. Sgattaiolando su per la<br />

rampa di scale che conduceva alla sala proiezioni del secondo piano, si infilò i vestiti davanti alla<br />

macchina per i popcorn.<br />

La rabbia che gli ribolliva nelle viscere lo divorava come <strong>un</strong> cancro. Ma era così infondata. Così<br />

inutile.<br />

Rimase impalato di fronte alle mensole cariche di DVD, i titoli sulle custodie solo <strong>un</strong> insieme di<br />

simboli privi di significato.<br />

Ciò che prese alla fine non fu <strong>un</strong> film, però.<br />

Ma <strong>un</strong> cartoncino dalla tasca del giubbotto.


Capitolo 29<br />

Quando la porta della sala post-operatoria si chiuse, Xhex si sentì in dovere di dire qualcosa. A voce<br />

alta. A Rehvenge. «Allora. Ehm...» Si toccò i capelli. «Come st...»<br />

Lui interruppe bruscamente quelle parole imbarazzate avvicinandosi a grandi passi; si appoggiava<br />

pesantemente al bastone rosso, i mocassini che battevano sulle piastrelle, tacco-p<strong>un</strong>ta, tacco-p<strong>un</strong>ta,<br />

con <strong>un</strong>a espressione feroce e gli occhi viola che ardevano.<br />

Bastò questo a farla sentire in colpa.<br />

Tirandosi su ancora di più il lenzuolo, Xhex farfugliò, «Cosa diavolo ti prend...»<br />

Rehv protese le l<strong>un</strong>ghe braccia e la trasse a sé, stringendola al petto con estrema delicatezza.<br />

Chinando la testa verso la sua, parlò con voce profonda e grave.<br />

«Credevo di non rivederti mai più.»<br />

Sentendolo rabbrividire, Xhex alzò le mani sul suo torace. Dopo <strong>un</strong> attimo di esitazione... lo<br />

abbracciò con identico slancio.<br />

«Usi sempre lo stesso profumo», disse commossa, premendo il naso contro il colletto dell'elegante<br />

camicia di seta. «Oh... Dio, usi sempre lo stesso profumo.»<br />

La costosa acqua di colonia speziata la riportò ai tempi dello ZeroSum, quando loro quattro<br />

lavoravano insieme: lui al timone del club, iAm alla contabilità, Trez alle operazioni e lei alla<br />

sicurezza.<br />

Quella fragranza fu il gancio che la afferrò, strappandola al rapimento, collegandola al passato,<br />

gettando <strong>un</strong> ponte oltre l'orribile baratro delle ultime tre settimane.<br />

Lei però non voleva pastoie. Avrebbero solo reso più difficile il distacco. Meglio ancorarsi agli eventi<br />

e agli obiettivi più immediati.<br />

Per poi galleggiare via, lontano.<br />

Revh si sciolse dall'abbraccio. «Non voglio stancarti, quindi vado via subito. Ma avevo bisogno di...<br />

Sì.» «Sì.»<br />

Si tennero stretti per le braccia e, come sempre, lei sentì quell'affinità tra loro; non avevano bisogno<br />

di parole, <strong>un</strong>iti dal loro com<strong>un</strong>e lato meticcio, si capivano al volo, com'era tipico dei<br />

symphath.<br />

«Ti serve niente?» chiese Rehv. «Qualcosa da mangiare?»<br />

«La dottoressa Jane ha detto niente cibi solidi per <strong>un</strong> altro paio d'ore.»<br />

«Okay. Senti, dobbiamo parlare del futuro...»<br />

«In futuro.» Xhex proiettò nella propria mente <strong>un</strong>'immagine di loro due che parlavano fitto fitto, al<br />

solo scopo di tacitarlo nel caso le stesse leggendo nel pensiero.<br />

Non era sicura che Rehv se la fosse bevuta. «Abito qui, adesso, a proposito», disse lui.<br />

«Dove mi trovo, esattamente?»<br />

«Al centro di addestramento della confraternita.» Rehv si accigliò. «Credevo ci fossi già stata.»<br />

«Non in questo settore. Però sì, avevo immaginato che mi avessero portato qui. A proposito, Ehlena<br />

è stata molto buona con me, là dentro», così dicendo, annuì in direzione della sala operatoria. «E,


prima che tu me lo chieda, mi rimetterò. Così ha detto la dottoressa Jane.»<br />

«Bene.» Rehv le strinse forte la mano. «Vado a chiamare John.»<br />

«Grazie.»<br />

Sulla porta, Rehv si fermò <strong>un</strong> attimo e, da sopra la spalla, la trafisse con <strong>un</strong>o dei suoi sguardi,<br />

socchiudendo gli occhi di ametista. «Ascoltami bene» Lo scema era sottinteso. «Tu sei importante.<br />

Non solo per me, ma per <strong>un</strong> sacco di gente. Quindi fai quello che devi fare e riprenditi, mentalmente<br />

e psicologicamente. Ma non credere che non sappia quello che hai in mente di fare dopo.»<br />

Lei lo guardò torva. «Fottutissimo divoratore di peccati.»<br />

«Be', mi conosci.» Rehv inarcò <strong>un</strong> sopracciglio. «E anch'io ti conosco... fin troppo bene. Non fare la<br />

stronza, Xhex. Siamo tutti dalla tua parte e puoi farcela a superare anche questa.»<br />

Poi uscì. Xhex trovava ammirevole la fiducia di Rehv nella sua capacità di recupero. Ma lei non se la<br />

beveva.<br />

In realtà, al solo pensiero di <strong>un</strong> futuro al di là del f<strong>un</strong>erale di Lash, si sentiva sommergere da<br />

<strong>un</strong>'ondata di sfinimento. Con <strong>un</strong> gemito chiuse gli occhi, pregando che, per <strong>amore</strong> di tutto ciò che è<br />

sacro, Rehvenge non s'impicciasse degli affari suoi...<br />

Si svegliò di soprassalto, ansimando. Non sapeva quanto avesse dormito. O dove fosse John...<br />

Be', a questo trovò subito risposta: John era sul pavimento di<br />

fronte al letto, sdraiato su <strong>un</strong> fianco, la testa poggiata all'interno del braccio piegato a mo' di cuscino.<br />

Aveva l'aria stanca anche nel sonno, le sopracciglia corrugate, la bocca contratta in <strong>un</strong>a smorfia<br />

esausta.<br />

Il conforto che provò nel vederlo la lasciò esterrefatta, ma non cercò di contrastarlo. Non aveva<br />

abbastanza energia... e poi non c'erano testimoni.<br />

«John?»<br />

Appena lo chiamò, lui balzò su dal linoleum, in guardia, col suo corpo da guerriero tra lei e la porta<br />

che dava sul corridoio. Era pronto a fare a pezzi chi<strong>un</strong>que osasse minacciarla, questo era chiaro.<br />

Il che era... dolcissimo.<br />

Meglio di <strong>un</strong> mazzo di fiori, che l'avrebbe fatta starnutire.<br />

«John... vieni qui.»<br />

Lui attese <strong>un</strong> istante, inclinando la testa come per cogliere eventuali rumori. Poi abbassò i pugni e si<br />

avvicinò. Appena volse gli occhi su di lei, lo sguardo feroce e le zanne scoperte lasciarono il posto a<br />

<strong>un</strong>a compassione struggente.<br />

Andò difilato a prendere il blocco, scrisse qualcosa e glielo mostrò.<br />

«No, grazie. Non ho ancora fame.» Per lei era sempre stato così. Dopo <strong>un</strong> pasto a base di sangue non<br />

mangiava per ore, a volte anche per <strong>un</strong>'intera giornata. «Quello che mi piacerebbe davvero tanto...»<br />

Spostò gli occhi sul bagno, nell'angolo.<br />

Doccia, scrisse lui, mostrandole il foglio.<br />

«Sì. Gesù... mi piacerebbe da morire <strong>un</strong>a bella doccia bollente.»<br />

Lui vestì subito i panni della crocerossina, andò in bagno ad aprire il rubinetto della doccia, tirò<br />

fuori asciugamani, sapone e <strong>un</strong>o spazzolino da denti e posò tutto sul piano del lavandino.<br />

Per non fare la figura della pelandrona, Xhex cercò di mettersi a sedere... e fu subito chiaro che<br />

qualc<strong>un</strong>o le aveva legato <strong>un</strong>a casa sulla schiena, nel vero senso della parola: era come sollevare sulle<br />

spalle <strong>un</strong>a villa a due piani in stile coloniale. Riuscì a buttare le gambe giù dal letto solo grazie a <strong>un</strong>o<br />

sforzo sovrumano... oltre alla convinzione che, se non fosse riuscita ad alzarsi almeno in parte da<br />

sola, John avrebbe chiamato la dottoressa e lei si sarebbe persa la sua doccia.


John tornò in camera in tempo per vederla poggiare i piedi nudi sul pavimento e si precipitò a<br />

offrirle il braccio per aiutarla ad alzarsi. Quando le lenzuola scivolarono giù, entrambi ebbero <strong>un</strong><br />

attimo di smarrimento imbarazzato... Oh, cavolo... era nuda. Ma non era certo il momento adatto<br />

per i falsi pudori.<br />

«Cosa devo fare con la medicazione?» mormorò lei, abbassando gli occhi sulla benda bianca che le<br />

copriva l'inguine.<br />

Quando John lanciò <strong>un</strong>'occhiata al bloc-notes, quasi stesse valutando se poteva raggi<strong>un</strong>gerlo senza<br />

lasciarla andare, Xhex disse, «No, non voglio la dottoressa Jane. Me la tolgo e basta.»<br />

Staccò <strong>un</strong> angolo del cerotto, barcollando; forse sarebbe stato meglio farlo da sdraiata... e sotto<br />

supervisione medica. Ma al diavolo.<br />

«Oh...» esclamò, rivelando a poco a poco la linea di p<strong>un</strong>ti di sutura neri. «Accidenti... la femmina di<br />

V è brava con ago e filo, eh?»<br />

John prese la compressa di garza macchiata di sangue e, con <strong>un</strong> lancio da maestro, centrò la<br />

pattumiera nell'angolo. Poi attese, come se avesse intuito che Xhex stava meditando di rimettersi a<br />

letto.<br />

Per qualche motivo, l'idea di essere stata aperta con <strong>un</strong> bisturi le dava le vertigini.<br />

«Forza, andiamo», disse brusca.<br />

John lasciò che fosse lei a fare l'andatura, che si rivelò solo <strong>un</strong> filo più veloce della retromarcia.<br />

«Puoi spegnere le luci, in bagno?» disse Xhex, strascicando i piedi con dei passettini da bambina,<br />

non più l<strong>un</strong>ghi di sette-otto centimetri. «Preferisco non vedermi nello specchio sopra il lavandino.»<br />

Appena fu a portata di mano, John abbassò l'interruttore sulla parete.<br />

«Grazie.»<br />

L'aria umida e lo scroscio dell'acqua la rilassarono nella mente e nel corpo. Il guaio era che la<br />

tensione l'aveva aiutata a stare diritta, mentre adesso si stava accasciando.<br />

«John...» ma era la sua voce, quella? Com'era debole e sottile. «John, ti spiace entrare insieme a me?<br />

Per piacere.»<br />

Quando si dice <strong>un</strong> silenzio prol<strong>un</strong>gato. Poi però lui annuì, illuminato dalla luce che entrava dalla<br />

camera da letto.<br />

«Tu svestiti lì fuori», disse Xhex, «e chiudi la porta. Devo usare il gabinetto.»<br />

Così dicendo, si aggrappò alla sbarra fissata alla parete e si tirò in avanti. Ci fu <strong>un</strong>'altra pausa, poi<br />

John fece <strong>un</strong> passo indietro e la luce si smorzò.<br />

Dopo aver fatto quello che doveva, Xhex si tirò su a fatica e socchiuse la porta.<br />

Si ritrovò in faccia il bloc-notes: Avrei tenuto i boxer, ma non li porto.<br />

«Non fa niente. Sono tutto tranne che timida.»<br />

Ma non era proprio così, come apparve chiaro appena entrarono nella doccia insieme. Dopo tutto<br />

quello che aveva passato, <strong>un</strong> po' di pelle nuda in <strong>un</strong>a stanza buia, con <strong>un</strong> maschio di cui si fidava e<br />

con cui era già andata a letto, non avrebbe dovuto essere chissà che. E invece lo era.<br />

Specie quando, nel chiudere la porta di vetro, John la sfiorò da dietro.<br />

Concentrati sull'acqua, si disse lei, chiedendosi se non fosse ammattita.<br />

Quando alzò la testa, cominciò a sbandare di lato e la grossa mano di John scivolò sotto il suo<br />

braccio per tenerla su.<br />

«Grazie», disse brusca.<br />

Per quanto imbarazzante fosse la situazione, sentire l'acqua calda scorrere tra i capelli fino al cuoio<br />

capelluto era fantastico, e il pensiero di potersi pulire a fondo, all'improvviso fu più importante di


quello che non indossava John Matthew.<br />

«Ho dimenticato il sapone, accidenti.»<br />

John si spostò di nuovo, premendo i fianchi contro i suoi. Lei si irrigidì, preparandosi a sentire<br />

qualcosa di duro... ma lui non era eccitato.<br />

Il che fu <strong>un</strong> sollievo. Dopo tutto quello che le aveva fatto Lash...<br />

Quando John le mise in mano il sapone, Xhex scacciò dalla mente quanto era successo in quella<br />

camera da letto e bagnò la saponetta sotto il getto d'acqua. Lavarsi. Asciugarsi. Tornare a letto.<br />

Doveva pensare soltanto a questo.<br />

L'odore forte e inconfondibile del Dial saturò la doccia, facendole battere le palpebre freneticamente.<br />

Era proprio quello che avrebbe scelto anche lei.<br />

Incredibile, pensò John, ritto dietro Xhex.<br />

Se ti guardi l'uccello e le palle e gli dici che se si comportano male li tagli via e poi li seppellisci in<br />

giardino, loro ti ascoltano.<br />

Doveva tenerlo a mente.<br />

Il box doccia era spazioso, <strong>un</strong> maschio ci stava largo, ma per loro due insieme era strettino e lui<br />

doveva stare col sedere schiacciato contro la fredda parete piastrellata per essere sicuro al cento per<br />

cento che Mister Idea Brillante e i suoi due compari, i gemelli Scemo e Più Scemo, stessero alla larga<br />

da Xhex.<br />

Il suo discorsetto aveva fatto miracoli, ma non voleva correre rischi.<br />

E poi era ancora scioccato: Xhex era così debole da aver bisogno del suo aiuto per reggersi in piedi...<br />

anche dopo essersi nutrita col suo sangue. D'altronde, per scrollarsi di dosso quattro settimane<br />

d'inferno mica basta <strong>un</strong> pisolino di <strong>un</strong> paio d'ore. Che era quanto aveva dormito Xhex, stando al suo<br />

orologio.<br />

Mettendosi lo shampoo, Xhex inarcò la schiena e gli sfiorò il petto coi capelli bagnati, prima di<br />

voltarsi per sciacquarsi via la schiuma. Lui spostò la presa in base alla necessità, tenendola prima per<br />

il braccio destro, poi per il sinistro, poi di nuovo per il destro.<br />

Il guaio fu quando lei si chinò per lavarsi le gambe.<br />

«Merda...» Si sbilanciò così in fretta che lui perse la presa sui bicipiti scivolosi di sapone e lei gli<br />

cadde addosso.<br />

John ebbe <strong>un</strong>a fugace impressione di qualcosa di viscido, bagnato e caldo, poi si schiaffò contro il<br />

muro nel disperato tentativo di sorreggerla limitando al minimo il contatto.<br />

«Peccato che non ci sia <strong>un</strong> seggiolino», disse lei. «Non riesco proprio a stare in equilibrio.»<br />

Ci fu <strong>un</strong>a pausa... poi lui le tolse di mano il sapone. Lentamente, cambiò posto con lei, spingendola<br />

con delicatezza verso l'angolo in cui fino a poco prima aveva parcheggiato il suo fondoschiena e<br />

facendole appoggiare le mani sulle sue spalle.<br />

Si mise in ginocchio e rigirò la saponetta tra le dita fino a ricavare <strong>un</strong>a nuvola di schiuma, mentre<br />

l'acqua le batteva sulla nuca scorrendo l<strong>un</strong>go la schiena. Le piastrelle erano dure sotto le rotule, e lo<br />

scarico contro cui aveva poggiato le dita di <strong>un</strong> piede aveva i denti e lo stava mordicchiando - o<br />

almeno così sembrava - ma lui non ci fece caso.<br />

Stava per toccarla. Soltanto questo contava.<br />

Stringendo la mano intorno alla sua caviglia, le diede <strong>un</strong>a tiratina e, <strong>un</strong> istante dopo, Xhex spostò il<br />

peso sull'altra gamba, alzando il piede. Lui posò il Dial accanto alla porta, insaponando la pianta e<br />

poi il tallone, massaggiando, pulendo...<br />

In adorazione, senza aspettarsi niente in cambio.


Procedeva adagio, specie quando cominciò a risalire la gamba, fermandosi di tanto in tanto per<br />

assicurarsi di non premere troppo sui lividi. Il muscolo del polpaccio era duro come la pietra e le<br />

ossa che salivano fino al ginocchio sembravano forti come quelle di <strong>un</strong> maschio, ma a modo suo era<br />

delicata. Per lo meno se paragonata a lui.<br />

Salendo ancora più su, fino alla coscia, gravitò verso l'esterno. Xhex non doveva essere sfiorata dal<br />

sospetto che volesse farle delle avance; gi<strong>un</strong>to all'altezza del fianco, si fermò e prese di nuovo il<br />

sapone.<br />

Dopo averle sciacquato la pianta del piede, le batté sull'altra caviglia e provò <strong>un</strong>a fitta di sollievo<br />

quando lei, docile, gli diede la possibilità di ripetere la stessa operazione.<br />

Lenti massaggi, mani lente, lenti progressi... e solo all'esterno delle gambe, su su verso la cima.<br />

Alla fine si rialzò, le ginocchia che crocchiavano, ergendosi in tutta la sua altezza e facendola<br />

spostare sotto il getto d'acqua. Reggendola di nuovo per il braccio, le passò il sapone in modo che<br />

potesse lavarsi nei p<strong>un</strong>ti che aveva saltato lui.<br />

«John?» fece lei.<br />

Essendo buio lui fischiò <strong>un</strong> Cosa?<br />

«Sei proprio <strong>un</strong>a persona perbene, sai? Sul serio.»<br />

Gli prese la faccia tra le mani.<br />

Accadde così in fretta che lui non riuscì a crederci. In seguito ci avrebbe ripensato più e più volte,<br />

ripercorrendo mentalmente tutta la scena, prol<strong>un</strong>gando all'infinito quel momento, rivivendolo e<br />

traendo <strong>un</strong>o strano tipo di nutrimento dal ricordo.<br />

In realtà quando successe, però, fu solo <strong>un</strong> istante. Un impulso da parte di Xhex. Un casto dono, dato<br />

in segno di gratitudine per <strong>un</strong> casto dono ricevuto.<br />

Xhex si alzò in p<strong>un</strong>ta di piedi e premette la bocca sulla sua.<br />

Oh, che morbide. Le sue labbra erano incredibilmente morbide. E delicate. E così calde.<br />

Il contatto fu troppo fugace, ma d'altronde lui era pronto ad andare avanti per ore, e ancora non gli<br />

sarebbe bastato.<br />

«Vieni a sdraiarti con me», disse lei, aprendo la porta della doccia e uscendo. «Non mi piace vederti<br />

sul pavimento. Meriti molto di più.»<br />

Stordito, lui chiuse il rubinetto e la seguì, accettando l'asciugamano che lei gli porgeva. Si<br />

asciugarono insieme, lei coprendosi il busto e lui l'inguine.<br />

Fuori, John s'infilò a letto per primo e gli parve la cosa più naturale del mondo spalancare le braccia.<br />

Se ci avesse pensato non l'avrebbe fatto, ma era soprappensiero.<br />

E meno male.<br />

Perché lei gli andò incontro avvolgendolo in <strong>un</strong> calore che filtrò sotto la pelle, fino al midollo, come<br />

l'acqua della doccia.<br />

Ma naturalmente, Xhex penetrò molto più a fondo. Come sempre.<br />

Gli sembrava di averle ceduto l'anima sin dalla prima volta che le aveva messo gli occhi addosso.<br />

Quando spense la luce e la sentì accoccolarsi contro di sé, gli parve che stesse scavando dentro il suo<br />

cuore gelato per mettervi radici, il suo fuoco gli sciolse l'anima, strappandogli il primo respiro<br />

davvero profondo dopo mesi.<br />

John chiuse gli occhi, senza aspettarsi di dormire.<br />

Invece dormì. E molto, molto bene.


Capitolo 30<br />

Nel salottino del personale di servizio, a casa di Sampsone, Darius concluse il suo colloquio con la<br />

cameriera della figlia. «Grazie», disse alzandosi in piedi e congedandola con <strong>un</strong> cenno del capo.<br />

«Apprezzo la vostra sincerità.»<br />

La doggen si piegò in <strong>un</strong> profondo inchino. «Trovatela, vi scongiuro. E riportatela a casa, signore.»<br />

«Faremo del nostro meglio.» Darius lanciò <strong>un</strong>'occhiata a Tohrment. «Saresti così gentile da far<br />

entrare il sottomaggiordomo?»<br />

Tohrment apri la porta alla minuscola cameriera e uscì insieme a<br />

lei.<br />

In loro assenza, Darius prese a camminare sul pavimento spoglio, tracciando con gli stivali di cuoio<br />

<strong>un</strong> cerchio intorno allo scrittoio al centro della stanza. La cameriera non sapeva nulla di rilevante.<br />

Era stata franca e misurata... non aveva aggi<strong>un</strong>to niente di utile alla soluzione del rompicapo.<br />

Tohrment rientrò con il sottomaggiordomo e, senza dire <strong>un</strong>a parola, riprese il suo posto accanto alla<br />

porta. Ottima cosa poiché, in linea generale, durante gli interrogatori di routine basta <strong>un</strong>a sola<br />

persona a fare domande. Il ragazzo era utile sotto <strong>un</strong> altro aspetto, tuttavia: ai suoi occhi acuti non<br />

sfuggiva nulla, quindi forse avrebbe notato qualcosa che Darius aveva trascurato nel corso dei<br />

colloqui.<br />

«Vi ringrazio di avere accettato di parlare con noi», esordì Darius.<br />

Il doggen fece <strong>un</strong> profondo inchino. «Sarò ben lieto di rendermi utile, signore.»<br />

«Molto bene», mormorò Darius, sedendosi sul duro sgabello che aveva usato nel colloquio con la<br />

cameriera. I doggen, per loro natura, tendono ad attribuire grande importanza al protocollo, d<strong>un</strong>que<br />

in tale circostanza avrebbero preferito rimanere in piedi al cospetto di <strong>un</strong>a persona di ceto più<br />

elevato. «Come vi chiamate, di grazia?»<br />

Un altro profondo inchino. «Frìtzgelder Perlmutter.»<br />

«E da quanto tempo prestate servizio in questa famiglia?»<br />

«Sono nato in questa casa settantasette anni fa.» Il sottomaggiordomo gi<strong>un</strong>se le mani dietro la<br />

schiena e raddrizzò le spalle. «Mi onoro di servire questa famiglia sin dal mio quinto genetliaco.»<br />

«L<strong>un</strong>ga storia. D<strong>un</strong>que conoscete bene la figlia dei padroni.»<br />

«Sì. E <strong>un</strong>a fanciulla virtuosa. Una gioia per i suoi genitori e per il suo lignaggio.»<br />

Darius scrutò con attenzione il volto del domestico. «E non avete notato nulla... che lasciasse<br />

presagire tale scomparsa?»<br />

Il sopracciglio sinistro del domestico si contrasse brevemente.<br />

E seguì <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go silenzio.<br />

Darius abbassò la voce, riducendola a <strong>un</strong> sussurro. «Se la cosa può rasserenare la vostra coscienza,<br />

avete la mia parola di fratello che né io né il mio collega riveleremo ad anima viva ciò che direte. Foss'anche<br />

il re in persona.»<br />

Fritzgelder aprì la bocca e inspirò.<br />

Darius rimase in silenzio: incalzare il poveretto sarebbe servito solo a rallentare il processo di


ivelazione. Poteva parlare oppure no, e sollecitarlo avrebbe solo ritardato la sua decisione.<br />

Il sottomaggiordomo infilò la mano nella tasca interna dell'<strong>un</strong>iforme e tirò fuori <strong>un</strong> fazzoletto, <strong>un</strong><br />

quadrato di stoffa immacolato stirato con la massima cura. Dopo essersi tamponato il labbro<br />

superiore, armeggiò per rimetterlo a posto.<br />

«Nulla uscirà da queste mura», bisbigliò Darius. «Non <strong>un</strong>a parola.»<br />

Il domestico dovette schiarirsi la gola due volte prima di parlare con <strong>un</strong> filo di voce. «In verità... la<br />

signorina era irreprensibile. Di questo sono certo. Non c'era alc<strong>un</strong>a... tresca amorosa, di cui i suoi<br />

genitori fossero all'oscuro.»<br />

«Ma...» mormorò Darius.<br />

In quel momento la porta si spalancò e comparve il maggiordomo che li aveva fatti accomodare in<br />

casa. Non appariva affatto sorpreso da quella ri<strong>un</strong>ione, ma il suo volto esprimeva la disapprovazione<br />

più assoluta. Senza dubbio era stato informato da <strong>un</strong>o dei suoi sottoposti.<br />

«Siete alla testa di <strong>un</strong>a squadra di domestici davvero ammirevole», lo blandì Darius. «Il mio collega e<br />

io siamo sinceramente impressionati.»<br />

Il profondo inchino del doggen non mitigò minimamente la diffidenza della sua espressione. «Ne<br />

sono lusingato, signore.»<br />

«Stavamo giusto per andarcene. Il vostro padrone è ancora alzato?»<br />

Il maggiordomo si raddrizzò con evidente sollievo. «Si è ritirato nelle sue stanze, per questo sono<br />

venuto a cercarvi. Mi ha pregato di porgervi i suoi più cordiali saluti, ma deve badare alla sua<br />

adorata shellan.»<br />

Darius si alzò in piedi. «Il vostro sottomaggiordomo, qui, stava per mostrarci i giardini, uscendo.<br />

Piove, d<strong>un</strong>que sono certo che preferite farci scortare sull'erba bagnata da <strong>un</strong>o dei vostri sottoposti.<br />

Torneremo dopo il tramonto. Grazie della cortese disponibilità, sono certo che non avrete nulla in<br />

contrario ad assecondare le nostre richieste.»<br />

«Ma naturalmente», disse il maggiordomo. Non ci furono altre reazioni.<br />

Fritzgelder rivolse <strong>un</strong> inchino al suo superiore, quindi tese il braccio verso <strong>un</strong>a porta nell'angolo in<br />

fondo alla stanza. «Da questa parte, prego.»<br />

Fuori, quasi non si avvertiva la promessa primaverile di <strong>un</strong>a temperatura più mite. L'aria era gelida<br />

come in inverno, mentre procedevano a fatica nella nebbia.<br />

Fritzgelder sapeva con esattezza dove condurli; girando dietro la casa, si avviò deciso verso il settore<br />

dei giardini su cui affacciava la camera da letto della fanciulla.<br />

Il suo piano aveva f<strong>un</strong>zionato, pensò Darius.<br />

Il sottomaggiordomo si fermò proprio sotto la finestra della figlia di Sampsone, ma invece di voltarsi<br />

verso le solide mura di pietra della casa, volse lo sguardo verso l'esterno... oltre le aiuole fiorite e il<br />

dedalo di siepi... verso la tenuta vicina. Poi, di proposito, si volse verso Darius e Tohrment.<br />

«Alzate gli occhi sugli alberi», disse indicando la casa, quasi stesse descrivendo qualcosa... poiché<br />

sicuramente li stavano osservando dalle finestre della magione. «Guardate quel varco.»<br />

In effetti, nell'intrico di rami spogli c'era <strong>un</strong>a breccia... la stessa attraverso cui, dal primo piano,<br />

avevano scorto la magione confinante.<br />

«Quell'apertura non è stata creata da ness<strong>un</strong>o degli abitanti di questa casa, signore», spiegò sottovoce<br />

il doggen. «E io l'ho notata più o meno <strong>un</strong>a settimana prima... della scomparsa della signorina. Ero<br />

di sopra a pulire le stanze. I padroni si erano ritirati nel sotterraneo, essendo giorno fatto. Quando<br />

ho udito il rumore di <strong>un</strong> legno che veniva spezzato, mi sono affacciato alla finestra e ho visto i rami<br />

che venivano tagliati.»


Darius socchiuse gli occhi. «È stato <strong>un</strong> gesto deliberato, d<strong>un</strong>que.»<br />

«Assolutamente. All'epoca non vi ho dato importanza poiché laggiù risiedono solo umani. Ma ora...»<br />

«Ora vi chiedete se non vi fosse <strong>un</strong>o scopo ben diverso dalla potatura degli alberi. Dite, con chi ne<br />

avete parlato?»<br />

«Con il maggiordomo. Ma lui mi ha implorato di non farne parola con ness<strong>un</strong>o. E <strong>un</strong>a brava<br />

persona, <strong>un</strong> servitore fedele. Vuole solo che la signorina venga ritrovata...»<br />

«Ma non vuole si sospetti che potrebbe essere caduta nelle grinfie degli umani.»<br />

Gli umani, dopo tutto, agli occhi della glymera erano poco più che topi di fogna.<br />

«Vi ringrazio dell'informazione», disse Darius. «Avete fatto il vostro dovere.»<br />

«Trovatela, ve ne prego. Non importa chi l'ha rapita... riportatela a casa e basta.»<br />

Darius si concentrò su ciò che riusciva a vedere della casa dei vicini. «Lo faremo. In <strong>un</strong> modo... o<br />

nell'altro.»<br />

Per il loro bene, pregò che gli umani in quella tenuta non avessero osato prendere <strong>un</strong>a delle loro<br />

femmine. L'altra razza andava evitata per ordine del re, ma se gli umani avevano avuto la temerarietà<br />

di aggredire <strong>un</strong>a vampira? E per gi<strong>un</strong>ta aristocratica?<br />

Darius li avrebbe trucidati <strong>un</strong>o per <strong>un</strong>o nei loro letti, e poi avrebbe lasciato i cadaveri a marcire nel<br />

fetore della decomposizione.<br />

[eBL 086]


Capitolo 31<br />

Gregg Winn si svegliò con Holly raggomitolata contro di sé, le megatette finte come due cuscini<br />

gemelli premuti contro il fianco.<br />

Una rapida occhiata alla sveglia e vide che erano le sette del mattino. Tanto valeva fare i bagagli e<br />

partire per Atlanta.<br />

«Holly.» Le diede <strong>un</strong> colpetto con la mano. «Svegliati.»<br />

Lei emise qualcosa di simile alle fusa di <strong>un</strong> gatto e si stiracchiò, inarcandosi contro di lui e<br />

trasformando la sua erezione mattutina in <strong>un</strong>a smania irresistibile che era propenso a placare in<br />

qualche modo. Il ricordo di come Holly fosse finita nel suo letto, però, raffreddò subito<br />

quell'impulso.<br />

A riprova del fatto che per certi versi era <strong>un</strong> gentiluomo.<br />

«Holly. Dai. Sveglia, dormigliona.» Le tirò indietro i capelli lisciandoli sulla spalla. «Se ci diamo ima<br />

mossa saremo ad Adanta prima di sera.»<br />

Il che tornava comodo considerato che, per inseguire quella storia di Rathboone, aveva fatto perdere<br />

<strong>un</strong> giorno intero a tutti e tre.<br />

«Okay. Mi alzo. Mi alzo.»<br />

Gregg, in realtà, fu l'<strong>un</strong>ico dei due ad alzarsi. Raggomitolata nella nicchia calda lasciata libera da lui,<br />

Holly si riaddormentò.<br />

Dopo la doccia, Gregg riempì la valigia il più rumorosamente possibile, ma lei dormiva come <strong>un</strong><br />

sasso: più che addormentata, era in coma.<br />

Stava per fare <strong>un</strong> salto da Stan, che era anche peggio di Holly quando si trattava di alzarsi, quando<br />

bussarono alla porta.<br />

Possibile che quel fesso strafatto di marijuana fosse già sveglio?<br />

Aprendo la porta, cominciò a parlare al suo cameraman, «Senti, carichiamo il furgone...»<br />

Era quel bacchettone compassato del maggiordomo e aveva <strong>un</strong>a faccia... come se qualc<strong>un</strong>o avesse<br />

rovesciato del vino rosso sul suo bel divano.<br />

Gregg alzò <strong>un</strong>a mano. «Okay, ce ne andiamo. Leviamo le tende. Ci dia giusto...»<br />

«Il proprietario ha deciso di darvi il permesso di filmare. Per il vostro speciale.»<br />

Gregg batté le palpebre come <strong>un</strong> ebete. «Come ha detto?»<br />

Il tono del maggiordomo si fece, se possibile, ancora più disgustato. «Ho parlato col proprietario,<br />

stamattina. Ha detto che avete il permesso di girare qui il vostro programma.»<br />

Troppo tardi, pensò Gregg imprecando tra sé. «Spiacente. La mia squadra e io siamo...»<br />

«Entusiasti», terminò Holly al suo posto.<br />

Gregg la guardò da sopra la spalla; la sua conduttrice, sistemandosi la vestaglia, stava scendendo dal<br />

letto.<br />

«E <strong>un</strong>a splendida notizia», esclamò enfatica lei, sorridendo al maggiordomo.<br />

Il quale sembrava altalenare tra la disapprovazione e la delizia nel vederla mezza insonnolita, calda<br />

di letto e al naturale.


«Molto bene, allora», disse il maggiordomo dopo essersi schiarito la gola. «Vi prego di farmi sapere<br />

se vi serve qualcosa.»<br />

Con <strong>un</strong> inchino, scomparve l<strong>un</strong>go in corridoio.<br />

Gregg chiuse la porta. «Credevo che volessi scappare via di qui.»<br />

«Be'... con te sono stata al sicuro, giusto?» Holly gli andò vicino, timidamente, accarezzandogli il<br />

petto. «Resterò qui con te.»<br />

La soddisfazione nella sua voce lo insospettì. «Mi hai preso in giro, con tutta quella storia di sesso<br />

con... chi<strong>un</strong>que fosse?»<br />

Lei scosse la testa senza esitazione. «No... ma credo davvero che fosse tutto <strong>un</strong> sogno.»<br />

«Ma non avevi detto che eri certa di aver fatto sesso?»<br />

Holly aggrottò le sopracciglia depilate come se si stesse sforzando di vedere attraverso <strong>un</strong> vetro<br />

ghiacciato. «È tutto troppo vago per essere vero. Ieri notte ero completamente confusa, ma adesso<br />

che è giorno... sembra tutta <strong>un</strong>a sciocchezza.»<br />

«Eri parecchio sicura, quando sei piombata qui dentro.»<br />

Lei scosse adagio la testa. «E' stato solo <strong>un</strong> sogno incredibile e molto vivido... non è successo per<br />

davvero.»<br />

Gregg la scrutò bene in volto e non vide altro che certezza.<br />

D'<strong>un</strong> tratto, lei si portò <strong>un</strong>a mano alla tempia. «Hai <strong>un</strong>'aspirina?»<br />

«Mal di testa?»<br />

«Già. E' scoppiato così, all'improvviso.»<br />

Gregg tirò fuori dalla valigia il nécessaire da toilette. «Ascolta, sono disposto a fare <strong>un</strong> tentativo, ma<br />

se decidiamo di restare poi non possiamo più tirarci indietro. Dobbiamo riempire la nostra fascia<br />

oraria, non è che tra <strong>un</strong> giorno o due possiamo prendere e schizzare ad Atlanta.»<br />

Francamente, erano già quasi fuori tempo massimo.<br />

«Capisco», disse Holly, sedendosi sul letto. «Assolutamente.»<br />

Gregg le portò le aspirine, poi andò in bagno a prenderle <strong>un</strong> bicchiere d'acqua. «Senti, perché non ti<br />

rimetti a letto? È ancora presto e Stan, di sicuro, starà ancora Tonfando.»<br />

«Tu cosa hai in mente di fare?» Holly sbadigliò, restituendogli la confezione di aspirine e il bicchiere<br />

vuoto.<br />

Gregg annuì in direzione del portatile. «Porto quello giù in salotto e comincio a controllare le<br />

immagini che abbiamo catturato di nascosto ieri sera. Dovrebbe averle caricate tutte dalle telecamere<br />

esterne.»<br />

«Resti qui?» fece lei, infilando sotto le lenzuola le <strong>un</strong>ghie fresche di pedicure.<br />

«Sei sicura?»<br />

Il sorriso che Holly gli rivolse poggiando la testa sul cuscino mise in mostra la sua dentatura<br />

perfetta... nonché il lato dolce della sua personalità. «Sì. Così dormirò meglio, e poi hai <strong>un</strong> buon<br />

profumo, dopo la doccia.»<br />

Dio, certo che ci sapeva fare. Con lei che lo guardava così, stesa sul suo letto, ci sarebbe voluto <strong>un</strong><br />

esercito per trascinarlo fuori dalla stanza.<br />

«Okay. Adesso dormi, Lolli.»<br />

Lei sorrise nel sentire il vezzeggiativo che Gregg le aveva dato quando avevano cominciato ad andare<br />

a letto insieme. «Va bene. Sono contenta che resti qui con me. Grazie.»<br />

Quando Holly chiuse gli occhi, Gregg andò a sedersi nella poltrona vicino alla finestra e accese il<br />

portatile.


Il "girato" delle minuscole telecamere che avevano nascosto in corridoio, giù in salotto e fuori, tra i<br />

rami della grande quercia accanto alla veranda, erano arrivate, in effetti.<br />

Con quello che era successo, gli spiaceva da morire non averne piazzata <strong>un</strong>a anche nella stanza di<br />

Holly, ma ormai era andata così. Dato che i fantasmi non esistono veramente, perché avrebbero<br />

dovuto prendersi la briga di farlo? Avevano girato quei filmati solo per com<strong>un</strong>icare l'atmosfera del<br />

luogo... e per "aggiustarli" in seguito, al momento di "evocare gli spiriti della casa."<br />

Cominciando a visionare le immagini catturate di straforo, si rese conto che seguiva quel<br />

programma da quanto? Due anni? E ancora non aveva visto o sentito niente di davvero inspiegabile.<br />

E andava benissimo così. Mica stava cercando di dimostrare l'esistenza degli spiriti. Il suo compito<br />

era vendere intrattenimento.<br />

Era <strong>un</strong> bene che mentire non fosse mai stato <strong>un</strong> problema per lui, questa era l'<strong>un</strong>ica cosa che aveva<br />

imparato negli ultimi ventiquattro mesi. In realtà, il fatto che si sentisse assolutamente a suo agio con<br />

la falsità spiegava perché fosse perfetto come produttore televisivo: per lui contava solo l'obiettivo<br />

finale e i particolari, che fossero le location, il talento, gli agenti, i proprietari delle case o qual<strong>un</strong>que<br />

cosa su pellicola o su nastro, non erano altro che barattoli di minestra in scatola dentro <strong>un</strong>a dispensa,<br />

da posizionare a suo piacimento. Per portare a termine il lavoro aveva mentito su contratti, date,<br />

tempi di lavorazione, immagini ed effetti sonori. Aveva falsificato, fuorviato e minacciato con false<br />

credenze.<br />

Aveva fabbricato dal nulla, imbeccato e...<br />

Accigliandosi, Gregg avvicinò il viso allo schermo.<br />

Spostando il cursore sul tasto rewind di Windows Media Player, fece ripartire la sequenza registrata<br />

in corridoio.<br />

C'era <strong>un</strong>a sagoma scura che si muoveva fuori dalle loro camere da letto e... spariva dentro quella di<br />

Holly. Nell'angolo in basso a destra compariva l'ora: mezzanotte e <strong>un</strong>dici minuti.<br />

Più o meno quarantacinque minuti prima che Holly andasse lì da lui.<br />

Gregg fece ripartire la sequenza, osservando quell'ombra enorme avanzare verso il centro del<br />

corridoio fiocamente illuminato, coprendo la luce che entrava dalla finestra in fondo.<br />

Risentì la voce di Holly che diceva: Perché ci ho fatto sesso.<br />

Con la mente agitata da <strong>un</strong> misto di rabbia e ansietà, guardò il seguito della registrazione; i minuti<br />

scorrevano nell'angolino in basso a destra. Ed eccolo lì: <strong>un</strong>a mezz'ora dopo qualc<strong>un</strong>o usciva dalla<br />

stanza di Holly, coprendo di nuovo la luce.<br />

La figura si allontanò dalla parte opposta a quella da cui era arrivata, quasi sapesse dov'era piazzata<br />

la telecamera e non volesse farsi vedere in faccia.<br />

Gregg stava già per chiamare la polizia locale quando... quell'accidente sparì nel nulla.<br />

Ma che cazzo...


Capitolo 32<br />

John Matthew si svegliò, sentì Xhex accanto a sé e andò nel panico.<br />

Un sogno... era <strong>un</strong> sogno?<br />

Si mise a sedere lentamente e, quando sentì il braccio di lei scivolare sul suo petto fino al ventre, lo<br />

afferrò prima che arrivasse all'inguine. Dio, il braccio che stringeva con delicatezza era caldo, pesante<br />

e...<br />

«John?» disse Xhex contro il cuscino.<br />

Soprappensiero, lui le si raggomitolò addosso, accarezzandole i capelli corti. Immediatamente, lei<br />

parve riaddormentarsi.<br />

Una rapida occhiata all'orologio gli disse che erano le quattro del pomeriggio. Avevano dormito per<br />

ore e, da come gli brontolava lo stomaco, anche lei doveva morire di fame.<br />

Quando fu sicuro che Xhex dormiva della grossa, si sciolse dalla sua stretta e, senza fare rumore, le<br />

scrisse <strong>un</strong> breve messaggio prima di infilarsi calzoni e T-shirt.<br />

A piedi nudi uscì in corridoio. Era tutto silenzioso perché lì non c'era più ness<strong>un</strong> addestramento, ed<br />

era <strong>un</strong> vero peccato. Avrebbe dovuto sentire le grida di chi si stava allenando nelle arti marziali in<br />

palestra, il mormorio di chi teneva lezione in aula e gli armadietti che sbattevano nelle docce.<br />

Invece, silenzio.<br />

Ma scoprì che lui e Xhex non erano soli.<br />

Gi<strong>un</strong>to davanti alla porta a vetri dell'ufficio, si bloccò con la mano sulla maniglia.<br />

Tohr si era assopito alla scrivania... be', sopra di essa. La testa appoggiata sul braccio e le spalle<br />

accasciate.<br />

Era così abituato a essere in collera con lui che fu <strong>un</strong>o shock non provare niente del genere. Invece...<br />

sentì <strong>un</strong>a tristezza straziante.<br />

Lui si era svegliato vicino a Xhex, quella mattina.<br />

Tohr non avrebbe mai più potuto vivere <strong>un</strong>a cosa del genere. Non avrebbe mai più potuto rotolare<br />

sulla schiena e accarezzare i capelli di Wellsie. Non avrebbe mai più potuto fare <strong>un</strong> salto in cucina<br />

per portarle qualcosa da mangiare. Non avrebbe mai più potuto abbracciarla o baciarla.<br />

E, insieme a lei, aveva perso anche <strong>un</strong> figlio.<br />

John aprì la porta aspettandosi di vederlo balzare su di scatto, ma Tohr non si mosse. Dormiva come<br />

<strong>un</strong> sasso. Nulla di strano. Si era dato molto da fare per rimettersi in forma, mangiava e si allenava<br />

senza sosta, ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette; e i risultati si cominciavano a<br />

vedere: camicie e calzoni non gli pendevano più addosso. Ma era <strong>un</strong> percorso massacrante,<br />

evidentemente.<br />

Dov'era Lassiter? si chiese John, girando intorno alla scrivania ed entrando nell'armadio. L'angelo di<br />

solito stava appiccicato al fratello.<br />

Infilò la porta nascosta tra le mensole e si incamminò l<strong>un</strong>go il t<strong>un</strong>nel, verso casa. Le luci fluorescenti<br />

sul soffitto si stendevano a perdita d'occhio, dando l'impressione di <strong>un</strong> sentiero segnato... il che, visto<br />

come stavano andando le cose, era confortante. Gi<strong>un</strong>to davanti a <strong>un</strong>a breve rampa di gradini, la salì,


inserì <strong>un</strong> codice e fece <strong>un</strong>'altra rampa di scale. Sbucando nell'atrio, sentì la TV nella sala del biliardo<br />

e immaginò che l'angelo fosse lì dentro.<br />

Ness<strong>un</strong> altro in casa avrebbe guardato Oprah. Se non con <strong>un</strong>a pistola p<strong>un</strong>tata alla tempia.<br />

La cucina era deserta, i doggen stavano sicuramente mangiando qualcosa nell'ala riservata alla<br />

servitù prima di preparare e servire il Primo Pasto. Tanto meglio. Lui non voleva ness<strong>un</strong> aiuto.<br />

In fretta prese <strong>un</strong>a cesta dalla dispensa e la riempì fino all'orlo. Ciambelle. Thermos pieno di caffè.<br />

Caraffa di succo d'arancia. Frutta tagliata a pezzetti. Dolcetto glassato. Dolcetto glassato. Dolcetto<br />

glassato. Tazza. Tazza. Bicchiere.<br />

Stava abbondando con i cibi ad alto contenuto calorico e sperava che le piacessero i dolci.<br />

A quel p<strong>un</strong>to preparò <strong>un</strong> panino ripieno di tacchino, tanto per stare tranquilli.<br />

E, per <strong>un</strong> motivo diverso, preparò anche <strong>un</strong> panino al prosciutto e formaggio.<br />

Uscito dalla sala da pranzo, si avviò verso la porta sotto lo scalone...<br />

«Quanto ben di dio per due persone», commentò Lassiter, senza la solita aria saputa.<br />

John si voltò di scatto. L'angelo era sulla soglia della sala del biliardo, appoggiato con indolenza<br />

contro l'arco riccamente decorato. Aveva <strong>un</strong>o stivale accavallato sull'altro e le braccia incrociate sul<br />

petto. Con quei piercing dorati che scintillavano, sembrava tutto coperto di occhi, occhi a cui non<br />

sfuggiva niente.<br />

«E così adesso vedi le cose da <strong>un</strong>'angolatura diversa, eh?» disse Lassiter con <strong>un</strong> sorrisetto.<br />

Soltanto la sera prima John gli avrebbe risposto con <strong>un</strong> vaffanculo, ma adesso preferì annuire. Specie<br />

ripensando alle crepe nel cemento del corridoio provocate dal dolore patito da Tohr.<br />

«Bene», fece Lassiter, «era ora, cavolo. Oh, e al momento non sono con lui perché tutti abbiamo<br />

bisogno di stare <strong>un</strong> po' da soli. E poi dovevo farmi la mia dose di Oprah.»<br />

L'angelo si voltò, facendo ondeggiare i capelli biondi e neri. «E risparmiati i commenti sarcastici.<br />

Oprah è fantastica.»<br />

John scosse la testa e si ritrovò a sorridere. Lassiter poteva anche essere <strong>un</strong> fighetto modaiolo e<br />

rompipalle, ma aveva riportato Tohr alla confraternita, e non era cosa da poco.<br />

Dentro il t<strong>un</strong>nel. Fuori dall'armadio. Dentro l'ufficio in cui Tohr era ancora addormentato.<br />

Quando John passò davanti alla scrivania, il fratello si svegliò di soprassalto, alzando la testa di scatto<br />

dalla scrivania. Metà faccia era schiacciata, come se qualc<strong>un</strong>o gli avesse spruzzato sopra dell'appretto<br />

e poi l'avesse stirata male.<br />

«John...» disse brusco. «Ehi. Ti serve qualcosa?»<br />

John infilò la mano nella cesta e tirò fuori il panino al prosciutto e formaggio. Lo posò sulla<br />

scrivania, spingendolo verso Tohr.<br />

Tohr batté le palpebre, allibito, come se non avesse mai visto due fette di pane di segale con dentro<br />

<strong>un</strong> po' di affettato.<br />

John annuì in direzione del panino. Mangia, sillabò.<br />

Tohr ci mise la mano sopra. «Grazie.»<br />

John annuì, le dita che indugiavano sul piano della scrivania. Il suo saluto fu <strong>un</strong> rapido colpetto con<br />

le nocche. C'era troppo da dire nel poco tempo che aveva a disposizione, la sua principale<br />

preoccupazione adesso era che Xhex non si svegliasse da sola.<br />

Quando fu sulla porta, Tohr disse, «Sono proprio contento che tu l'abbia ritrovata. Sono<br />

contentissimo.»<br />

Nel sentire quelle parole, John fissò le crepe sulla parete, fuori in corridoio. Anche lui avrebbe fatto<br />

lo stesso, si rese conto. Se Wrath e i fratelli si fossero presentati alla sua porta con cattive notizie sulla


sua femmina, avrebbe reagito nello stesso identico modo di Tohr.<br />

Distruggendo tutto il muro, dal pavimento in su, prima di sparire dalla circolazione.<br />

Da sopra la spalla guardò il volto pallido del vampiro che era stato il suo salvatore, il suo mentore...<br />

la cosa più simile a <strong>un</strong> padre che avesse mai avuto. Tohr aveva messo su peso, ma il suo viso era<br />

ancora scavato e forse, per quanto mangiasse, non sarebbe mai cambiato.<br />

Quando i loro occhi si incontrarono, John ebbe la sensazione che avessero condiviso ben più che la<br />

semplice somma degli anni trascorsi insieme.<br />

Posò il cestino ai suoi piedi. Stasera porto fuori Xhex.<br />

«Ah, sì?»<br />

Voglio farle vedere dove sono cresciuto.<br />

Tohr deglutì a fatica. «Vuoi le chiavi di casa mia?»<br />

John trasalì. Voleva solo rendere partecipe Tohr di quello che gli stava capitando, <strong>un</strong>a specie di<br />

primo passo verso <strong>un</strong>a riconciliazione.<br />

Non avevo in mente di portarla lì...<br />

«Vacci. Ti farebbe bene darci <strong>un</strong>'occhiata. I doggen ci fanno <strong>un</strong> salto solo <strong>un</strong>a volta al mese, forse<br />

due.» Tohr aprì <strong>un</strong>o dei cassetti della scrivania. Tirò fuori <strong>un</strong> portachiavi, schiarendosi la voce.<br />

«Ecco.»<br />

John prese le chiavi e le strinse nel pugno, soffocato dalla vergogna. Ultimamente non aveva fatto<br />

altro che bistrattare Tohr e, nonostante tutto, il fratello gli offriva con grande coraggio ciò che senza<br />

dubbio gli procurava <strong>un</strong> dolore atroce.<br />

«Sono contento che tu e Xhex vi siate trovati. Significa davvero tanto.»<br />

John si infilò le chiavi in tasca per liberarsi la mano. Non stiamo<br />

insieme.<br />

Il sorriso che comparve fugacemente sul viso del fratello sembrava antichissimo. «Sì, invece. Voi due<br />

siete fatti per stare insieme.»<br />

Gesù, avrà fiutato il mio odore di vampiro innamorato, pensò John. Ma non c'era motivo di entrare<br />

in tutti i "perché no" che circondavano la loro coppia.<br />

«E così vai all'orfanotrofio?» Quando John annuì, Tohr prese dal pavimento <strong>un</strong> sacco della<br />

spazzatura. «Portati dietro questi. Sono soldi ricavati dalla droga, confiscati in quella casa di<br />

arenaria. Li ha trovati Blay. A loro faranno comodo.»<br />

Tohr si alzò in piedi, lasciò il bottino sulla scrivania e prese il panino, tolse la pellicola per alimenti e<br />

gli diede <strong>un</strong> morso.<br />

«La maionese è perfetta», mormorò. «Né troppa né troppo poca. Grazie.»<br />

Tohr si avviò all'armadio.<br />

John fischiò piano e il fratello si fermò, ma non si voltò. «Va tutto bene, John. Non devi dire niente.<br />

Solo, stai attento là fuori, stanotte, okay?»<br />

Ciò detto, Tohr uscì dall'ufficio lasciandolo solo, sull'onda di <strong>un</strong>a gentilezza e <strong>un</strong>a dignità che John<br />

poteva solo sperare di eguagliare, <strong>un</strong> giorno.<br />

Quando la porta dell'armadio si chiuse, John pensò... che vo leva essere come Tohr.<br />

Uscì in corridoio; buffo che quel pensiero gli frullasse di nuovo in testa; la sua ricomparsa in <strong>un</strong><br />

certo senso raddrizzava le cose. Sin dalla prima volta che aveva incontrato Tohr, che fosse per la sua<br />

stazza, la sua intelligenza, il modo in cui trattava la sua compagna o in cui combatteva, o addirittura<br />

la sua voce profonda... John aveva sognato di essere come lui.<br />

Era <strong>un</strong>a cosa bella.


Era <strong>un</strong>a cosa... giusta.<br />

Ormai era vicino alla sala post-operatoria. Non è che proprio morisse dalla voglia di affrontare la<br />

serata. In fin dei conti, spesso il passato è meglio lasciarlo sepolto... specialmente il suo, perché<br />

faceva schifo.<br />

Ma era <strong>un</strong> modo per impedirle di lanciarsi subito sulle tracce di Lash. Le occorreva <strong>un</strong>'altra notte, o<br />

magari anche due, prima di essere nel pieno delle forze. E doveva nutrirsi almeno <strong>un</strong>'altra volta.<br />

Portandola fuori, John avrebbe saputo dov'era e l'avrebbe tenuta al suo fianco per l'intera serata.<br />

Non si faceva illusioni, com<strong>un</strong>que la pensasse Tohr. Prima o poi Xhex se ne sarebbe andata e lui non<br />

sarebbe riuscito a fermarla.<br />

Dall'Altra Parte, Payne passeggiava per il Santuario, i piedi nudi solleticati dal morbido tappeto di<br />

erba verde, inebriata dai profumi di giacinto e caprifoglio.<br />

Non aveva dormito neanche <strong>un</strong>'ora da quando sua madre l'aveva rianimata e, per quanto all'inizio le<br />

sembrasse strano, ormai non ci faceva quasi più caso. Era così e basta.<br />

Più che probabile che il suo corpo si fosse riposato abbastanza per <strong>un</strong>'intera vita.<br />

Passò davanti al Tempio del Primale, ma non entrò. Idem per l'ingresso al cortile di sua madre... era<br />

troppo presto per l'arrivo di Wrath, e i suoi incontri di arti marziali con lui erano il solo motivo per<br />

cui entrava lì dentro.<br />

Gi<strong>un</strong>ta al tempio delle scrivane segregate, tuttavia, aprì la porta, spinta da <strong>un</strong> impulso inspiegabile a<br />

girare la maniglia e varcare la soglia.<br />

Le ciotole piene d'acqua che per l<strong>un</strong>go tempo le Elette avevano utilizzato per guardarci dentro e<br />

assistere agli eventi che avevano luogo di là, sulla Terra, erano allineate in perfetto ordine sui tanti<br />

scrittoi, analogamente alle penne d'oca e ai rotoli di pergamena pronti all'uso.<br />

Attratta da <strong>un</strong> bagliore, Payne si diresse verso la sua fonte. L'acqua, in <strong>un</strong>o dei bacili di cristallo, si<br />

muoveva in cerchi sempre più lenti, come se fosse stata appena usata.<br />

Payne si guardò intorno. «Ehilà, c'è ness<strong>un</strong>o?»<br />

Ness<strong>un</strong>a risposta, solo <strong>un</strong> dolce profumo di limone, da cui si intuiva che No'One era passata di<br />

recente col suo straccio. Cosa che in realtà era <strong>un</strong> po' <strong>un</strong>a perdita di tempo. Non c'era <strong>un</strong> solo<br />

granello di polvere, non <strong>un</strong>a sola traccia di sporco da pulire, lì, ma d'altronde No'One rientrava nella<br />

grande tradizione delle Elette, no?<br />

Nulla da fare se non dei lavoretti che non servivano a granché, tanto per tenersi occupati.<br />

Payne si voltò per uscire, passando accanto alle sedie vuote; il senso del fallimento di sua madre era<br />

predominante, come il silenzio di tomba di quel luogo.<br />

Sua madre non le piaceva, questo era vero, ma c'era <strong>un</strong>a triste realtà in tutti quei progetti che non<br />

erano approdati a nulla: concepire <strong>un</strong> programma di selezione della razza in modo da eliminarne<br />

tutti i difetti per rafforzarla; affrontare il nemico sul campo di battaglia terrestre e vincere; farsi<br />

servire dai suoi innumerevoli figli con <strong>amore</strong>, obbedienza e gioia.<br />

Come viveva la Vergine Scriba, adesso? Da sola, senza ness<strong>un</strong>o che la venerasse o la amasse.<br />

Quanto alla generazione futura, era ancora meno probabile che seguisse le regole dettate da Lei, visto<br />

il modo in cui tanti genitori si erano discostati dalla tradizione.<br />

Lasciando la stanza deserta, Payne uscì nella pervasiva luce lattea e...<br />

Accanto alla vasca dei riflessi <strong>un</strong>a figura giallo vivo si muoveva leggiadra, danzando come <strong>un</strong><br />

tulipano nella brezza.<br />

Payne si incamminò decisa in quella direzione e, quando fu più vicina, concluse che Layla doveva<br />

essere impazzita.


L'Eletta canticchiava <strong>un</strong>a canzone senza parole, muovendosi a <strong>un</strong> ritmo silenzioso, senza<br />

accompagnamento musicale, i capelli che sventolavano come <strong>un</strong>a bandiera.<br />

Era la prima e <strong>un</strong>ica volta che non aveva lo chignon tipico di tutte le Elette... almeno per quel che<br />

ricordava Payne.<br />

«Sorella!» esclamò Layla, fermandosi. «Perdonami.»<br />

Il suo sorriso smagliante era più luminoso del giallo della sua veste e il suo profumo era più intenso<br />

che mai, l'aroma di cannella si spandeva nell'aria come poco prima aveva fatto la sua voce.<br />

Payne si strinse nelle spalle. «Non c'è nulla da perdonare. Il tuo canto è piacevole da ascoltare, in<br />

verità.»<br />

Layla riprese a far ondeggiare le braccia con eleganza. «È <strong>un</strong>a splendida giornata, non trovi?»<br />

«Hai ragione.» Tutt'a <strong>un</strong> tratto Payne provò <strong>un</strong>a fitta di paura. «Il tuo umore è molto migliorato.»<br />

«E così, infatti.» L'Eletta piroettava tutt'intorno, inarcando con grazia la p<strong>un</strong>ta del piede prima di<br />

spiccare il balzo. «È proprio <strong>un</strong>a splendida giornata.»<br />

«Cosa ti ha resa tanto felice?» Ma Payne conosceva già la risposta. I cambiamenti di umore, dopo<br />

tutto, di rado sono spontanei... quasi sempre rispondono a <strong>un</strong>o stimolo.<br />

Layla rallentò la danza, le braccia si abbassarono fino a fermarsi e i capelli le ricaddero sulla schiena.<br />

Si portò alle labbra le dita affusolate, incapace, in apparenza, di trovare le parole.<br />

Si era resa utile a tutti gli effetti, pensò Payne. La sua esperienza come ehros non era più soltanto<br />

teorica.<br />

«Io...» Layla aveva le guance rosso fuoco.<br />

«Non dire altro, sappi solo che sono felice per te», mormorò Payne, ed era in gran parte vero. Ma <strong>un</strong>a<br />

parte di lei, invece, si sentiva stranamente avvilita.<br />

Ora soltanto lei e No'One erano inutili? Così pareva.<br />

«Mi ha baciata», disse Layla, guardando la vasca. «Lui... ha posato le labbra sulle mie.»<br />

Con grazia, L'Eletta si sedette sul bordo di marmo facendo scorrere la mano nell'acqua immota. Un<br />

attimo dopo Payne la raggi<strong>un</strong>se, perché a volte è meglio provare qualcosa, qual<strong>un</strong>que cosa. Anche <strong>un</strong><br />

dolore.<br />

«Ti è piaciuto, sì?»<br />

Layla guardò il proprio riflesso, i capelli biondi le scivolarono giù dalla spalla toccando con le p<strong>un</strong>te<br />

la superficie argentea della vasca. «Lui era... <strong>un</strong> fuoco dentro di me. Una vampata che... mi ha<br />

consumata.»<br />

«D<strong>un</strong>que non sei più vergine.»<br />

«Lui si è fermato dopo il bacio. Voleva che fossi sicura, così ha detto.» Il sorriso sensuale che le<br />

illuminò il volto era <strong>un</strong>a chiara eco della passione. «Io ero certa, lo sono tuttora. E anche lui. Il suo<br />

corpo di guerriero era pronto per me, in verità. Bramoso. Essere desiderata a tal p<strong>un</strong>to è stato <strong>un</strong><br />

dono incommensurabile. Credevo... di agognare il compimento della mia educazione, ma ora so che<br />

di là, sulla Terra, mi attende molto di più.»<br />

«Con lui?» mormorò Payne. «O tramite l'adempimento del tuo dovere?»<br />

A quell'interrogativo, Layla si accigliò.<br />

Payne annuì. «Devo constatare che cerchi più lui che la tua posizione.»<br />

Seguì <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pausa. «Una tale passione tra noi è sicuramente indicativa di <strong>un</strong> certo destino, non<br />

credi?»<br />

«Non ho opinioni in merito.» La sua esperienza col fato l'aveva condotta a <strong>un</strong> radioso, sanguinario<br />

momento di attività... seguito da <strong>un</strong>a prol<strong>un</strong>gata, pervasiva inazione. Né l'<strong>un</strong>o né l'altra le consentiva


di commentare il genere di passione a cui si riferiva Layla.<br />

O in cui stava trovando diletto.<br />

«Mi condanni?» sussurrò Layla.<br />

Payne alzò gli occhi sull'Eletta e pensò al tempio deserto, con<br />

tutti gli scrittoi vuoti e le ciotole per le visioni abbandonate dalle mani esperte. La gioia di Layla,<br />

adesso, radicata com'era in eventi esterni alla vita delle Elette, sembrava <strong>un</strong>'altra inevitabile<br />

defezione. E non era <strong>un</strong> male.<br />

«Niente affatto. In verità sono lieta per te», disse Payne, toccandole la spalla.<br />

Il timido piacere di Layla trasformò la sua bellezza in qualcosa che toglieva il respiro. «Sono così<br />

felice di condividere questo con te. Mi sento piena fin quasi a scoppiare e non c'è ness<strong>un</strong>o... invero...<br />

con cui parlare.»<br />

«Puoi sempre parlare con me.» In fondo, Layla non l'aveva mai giudicata per le sue inclinazioni<br />

mascoline e lei era più che propensa a ricambiarla con la medesima, garbata accettazione. «Tornerai<br />

presto di là, sulla Terra?»<br />

Layla annuì. «Lui ha detto che posso tornare a trovarlo nella sua... come si è espresso? La sua<br />

prossima serata di riposo. E così farò.»<br />

«Be', devi tenermi aggiornata. Davvero... mi interessa molto sentire come stai.»<br />

«Grazie, sorella.» Layla coprì la mano di Payne con la sua e i suoi occhi si velarono di lacrime. «Per<br />

troppo tempo sono rimasta inutilizzata e questo... questo è ciò che ho sempre desiderato. Mi sento...<br />

viva.»<br />

«Buon per te, sorella. È... <strong>un</strong>'ottima cosa»<br />

Con <strong>un</strong> ultimo sorriso di rassicurazione, Payne si alzò in piedi e prese congedo dall'Eletta. Tornando<br />

ai suoi appartamenti, si scoprì a massaggiare il dolore che le era sbocciato in mezzo al petto.<br />

Non vedeva l'ora che arrivasse Wrath.


Xhex fu svegliata dall'odore di John Matthew.<br />

Capitolo 33<br />

Da quello e dall'aroma di caffè appena fatto.<br />

Alzò le palpebre e lo vide, nella penombra della sala postoperatoria. Era tornato sulla sedia, il busto<br />

voltato mentre versava il caffè da <strong>un</strong> thermos verde scuro. Si era rimesso i calzoni di pelle e la Tshirt,<br />

ma era a piedi nudi.<br />

Voltandosi verso di lei si bloccò, inarcando le sopracciglia di scatto. Aveva già quasi il caffè alle<br />

labbra, ma immediatamente glielo porse.<br />

Bastava quel gesto a riassumerlo.<br />

«No, grazie», disse lei. «È tuo.»<br />

John rimase fermo <strong>un</strong> istante, quasi valutando se mettersi a discutere. Poi bevve <strong>un</strong> sorso dalla tazza<br />

di porcellana.<br />

Sentendosi <strong>un</strong> po' meno instabile, Xhex gettò via le coperte e fece scivolare le gambe giù dal letto.<br />

Nell'alzarsi, l'asciugamano che aveva addosso cadde. Sentì John inspirare con forza.<br />

«Oh, scusa», farfugliò, chinandosi a raccoglierlo.<br />

Non poteva biasimarlo se preferiva non guardare la cicatrice al basso ventre ancora in via di<br />

guarigione. Non era esattamente la cosa più bella da vedere, appena prima di colazione.<br />

Avvolgendosi nel telo di spugna andò al gabinetto, fece i suoi bisogni e si lavò la faccia. Il suo fisico si<br />

stava riprendendo bene, la sua collezione di lividi stava sparendo, le gambe reggevano meglio il suo<br />

peso. Grazie a tutto quanto e al sangue di John, i dolori si erano attenuati, riducendosi a <strong>un</strong>a serie di<br />

vaghi fastidi.<br />

Uscendo dal bagno disse, «Pensi che qualc<strong>un</strong>o possa prestarmi dei vestiti?»<br />

John annuì, ma indicò il letto. Prima voleva che mangiasse, evidentemente, e lei non aveva nulla in<br />

contrario.<br />

«Grazie», disse, stringendosi l'asciugamano sui seni. «Che cos'hai lì dentro?»<br />

Appena si sedette, John le offrì <strong>un</strong>a varietà di cose e lei scelse il panino al tacchino, perché il<br />

fabbisogno di proteine per lei era ineludibile. Dalla sua sedia, John la guardava mangiare<br />

sorseggiando il caffè; non fece in tempo a finire che subito lui tirò fuori <strong>un</strong> pasticcino, che si rivelò<br />

<strong>un</strong>a tentazione troppo forte.<br />

La combinazione di ciliegia e glassa le fece venire voglia di caffè. Neanche a dirlo, John era già<br />

pronto con <strong>un</strong>a tazza, come se le avesse letto nel pensiero.<br />

Xhex buttò giù <strong>un</strong> secondo dolcetto e <strong>un</strong>a ciambella. E <strong>un</strong> bicchiere di succo d'arancia. E due tazze di<br />

caffè.<br />

Buffo, il silenzio di lui le faceva <strong>un</strong>o strano effetto. Di solito era lei quella taciturna, preferendo<br />

tenere per sé quello che pensava su qual<strong>un</strong>que argomento. Ma la presenza muta di John la spingeva<br />

curiosamente a parlare.<br />

«Sono strapiena», disse, abbandonandosi contro i cuscini. Quando John alzò l'ultimo pasticcino,<br />

inarcando <strong>un</strong> sopracciglio con fare interrogativo, lei scosse la testa. «Dio... no. Non riuscirei a


mandare giù neanche <strong>un</strong>a briciola.»<br />

Soltanto allora lui cominciò a mangiare.<br />

«Ma aspettavi me?» chiese lei, accigliandosi. Quando lui abbassò lo sguardo scrollando le spalle,<br />

Xhex imprecò sottovoce. «Non dovevi.»<br />

Altra scrollata di spalle.<br />

Guardandolo, mormorò, «Sei molto beneducato.»<br />

Il rossore di lui aveva il colore del giorno di San Valentino; il cuore di Xhex cominciò a battere forte,<br />

tanto che dovette intimargli di darsi <strong>un</strong>a calmata.<br />

Ma forse aveva le palpitazioni perché aveva appena ingurgitato poco meno di duemila calorie.<br />

O forse no. Quando John cominciò a leccare via la glassa dalla p<strong>un</strong>ta delle dita, lei intravide la sua<br />

lingua e per <strong>un</strong> attimo fu scossa da <strong>un</strong> fremito...<br />

Ricordi di Lash uccisero sul nascere il fragile desiderio sbocciatole tra le gambe, immagini che la<br />

riportarono in quella camera da letto, con Lash che, sopra di lei, le spalancava le cosce a forza...<br />

«Oh, cazzo...» Buttandosi giù dal letto, arrancò verso il water... appena in tempo.<br />

Venne su tutto. I due pasticcini. Il caffè. Quel panino al tacchino. Un'evacuazione completa di tutto<br />

ciò che aveva mangiato.<br />

Mentre dava di stomaco, invece del vomito sentiva le schifose manacce di Lash sulla pelle... il suo<br />

membro dentro di lei che pompava furiosamente...<br />

Ed ecco anche il succo d'arancia.<br />

Misericordia... come aveva fatto a sopportare il calvario infinito inflittole da quel bastardo? I pugni,<br />

la lotta, i morsi... e poi il sesso brutale. Ancora e ancora e ancora... e poi quello che veniva dopo.<br />

Lavarselo via di dosso. Via dalla pelle. Via da dentro.<br />

Cazzo...<br />

Un'altra ondata di conati troncò quei pensieri; per quanto odiasse vomitare, staccare il cervello per<br />

<strong>un</strong> po' fu <strong>un</strong> sollievo. Era come se il suo corpo stesse cercando di esorcizzare fisicamente il trauma,<br />

espellendolo per permetterle di ricominciare.<br />

Ripartire da zero, azzerando il contenuto del suo stomaco, per così dire.<br />

Passato il peggio, si accasciò sui talloni appoggiando sul braccio la fronte madida di sudore.<br />

Respirava a fatica, con l'urto di vomito che premeva in gola, quasi stesse valutando se riorganizzarsi<br />

per ricominciare.<br />

Non c'è rimasto più niente, gli disse lei. A meno che quello stronzo volesse farle sputare anche i<br />

polmoni.<br />

Merda, odiava quella parte. Subito dopo che avevi passato l'inferno, la tua mente e il tuo ambiente<br />

erano pieni di mine antiuomo e non sapevi mai cosa poteva innescare <strong>un</strong>'esplosione. Col tempo<br />

passava, certo, ma l'iniziale ritorno alla "vita normale" era <strong>un</strong> vero strazio.<br />

Alzò la testa e azionò lo sciacquone.<br />

Sentendo sulla mano <strong>un</strong>a spugna fresca trasalì, ma niente paura, era solo John.<br />

E aveva l'<strong>un</strong>ica cosa che in quel momento lei voleva davvero: quella spugna pulita, umida e fredda<br />

era <strong>un</strong> dono del cielo.<br />

Xhex vi affondò il viso, rabbrividendo di sollievo. «Mi spiace per la colazione. Era tutto squisito,<br />

quando l'ho mandato giù.»<br />

Era il momento di chiamare la dottoressa Jane.<br />

Mentre Xhex, nuda, se ne stava seduta scompostamente sul pavimento di fronte al water, John scrisse<br />

<strong>un</strong> SMS tenendo <strong>un</strong> occhio su di lei e l'altro sul telefonino.


Subito dopo aver premuto invio, buttò il cellulare sul piano del lavandino e prese <strong>un</strong> asciugamano<br />

pulito dalla pila lì accanto.<br />

Voleva proteggere l'intimità di X, ma faticava anche a guardare come la sua spina dorsale minacciava<br />

di lacerare la pelle della schiena. L'avvolse nel telo di spugna, indugiando con le mani sulle sue spalle.<br />

Aveva voglia di stringerla al petto, ma non sapeva se le andava di stare così vici...<br />

Xhex si appoggiò all'indietro contro di lui e sistemò l'asciugamano, incrociandolo sul davanti.<br />

«Lasciami indovinare. Hai chiamato la dottoressa.»<br />

Spostandosi, John si p<strong>un</strong>tellò con le mani sul pavimento e alzò le ginocchia, in modo da circondarla<br />

su tutti i lati. Non male, pensò. Adesso Xhex non aveva il water proprio davanti alla faccia ma, in<br />

caso di bisogno, doveva solo raddrizzare la schiena.<br />

«Non sto male», disse lei con voce roca. «Per l'operazione o roba del genere. Ho solo mangiato<br />

troppo in fretta.»<br />

Forse, pensò lui. Ma che male c'era se la dottoressa Jane passava a darle <strong>un</strong>'occhiata? E poi avevano<br />

bisogno della sua autorizzazione per uscire, quella sera, sempre ammesso che fosse ancora possibile.<br />

«Xhex? John?»<br />

Nel sentire la voce della dottoressa, John fischiò e <strong>un</strong> attimo dopo la compagna di Vishous fece<br />

capolino dalla porta del bagno.<br />

«Cosa c'è, <strong>un</strong>a festa? E ness<strong>un</strong>o mi ha invitato?» scherzò, entrando.<br />

«Be', tecnicamente, credo che lo sia stata», mormorò Xhex. «Sto bene.»<br />

Jane si inginocchiò e, malgrado il sorriso cordiale, scrutò con molta attenzione il volto di Xhex.<br />

«Allora, cosa succede?»<br />

«Ho mangiato e subito dopo ho dato di stomaco.»<br />

«Le spiace se le misuro la febbre?»<br />

«Al momento preferirei che non mi ficcasse niente in gola, se non le spiace.»<br />

Jane tirò fuori dalla borsa <strong>un</strong> apparecchietto bianco. «Posso misurargliela dall'orecchio.»<br />

John rimase scioccato quando Xhex gli prese la mano e gliela strinse con forza, quasi avesse bisogno<br />

di sostegno morale. Per farle capire che lui c'era, per qual<strong>un</strong>que cosa le servisse, ricambiò la stretta;<br />

subito lei si rilassò e la tensione che le contraeva le spalle si sciolse.<br />

«Faccia pure, dottoressa.»<br />

Xhex piegò il collo e, neanche a farlo apposta, la testa finì proprio sulla spalla di John. Così lui<br />

proprio non potè fare a meno di posare la guancia sui riccioli morbidi, inspirando a fondo.<br />

Purtroppo per lui, però, la dottoressa si sbrigò troppo in fretta: infilò il termometro nell'orecchio, il<br />

tempo di <strong>un</strong> bip e via, lo stava già tirando fuori... al che Xhex raddrizzò la testa.<br />

«Niente febbre. Le spiace se do <strong>un</strong>'occhiata all'incisione?»<br />

Xhex aprì l'asciugamano esponendo il ventre e la cicatrice che correva l<strong>un</strong>go la parte inferiore<br />

dell'addome.<br />

«Sembra a posto. Cosa ha mangiato?»<br />

«Troppo.»<br />

«Okay. Ness<strong>un</strong> dolore di cui dovrei essere informata?»<br />

Xhex scosse la testa. «Mi sento già meglio. Davvero. Ho solo bisogno di vestiti e <strong>un</strong> paio di scarpe... e<br />

di riprovarci con la prima colazione.»<br />

«Io ho dei pantaloni e <strong>un</strong>a casacca da chirurgo, può mettersi quelli; poi su in casa provvederemo a<br />

sfamarla di nuovo.» «Bene. Grazie.» Xhex fece per rimettersi in piedi e John l'aiutò, attento a tenere a<br />

posto l'asciugamano quando minacciava di scivolare via. «Perché noi due dobbiamo uscire.»


«Non a combattere, levatevelo dalla testa.»<br />

John annuì. Ci sgranchiamo solo le gambe. Giuro.<br />

Jane socchiuse gli occhi. «Posso esprimere solo <strong>un</strong> parere medico. Penso che» - così dicendo guardò<br />

Xhex - «dovrebbe mangiare qualcosa e stare qui ancora per tutta stanotte. Ma essendo adulta, è<br />

libera di scegliere. Però vi avverto. Se uscite senza Qhuinn, Wrath si arrabbierà parecchio, con tutti e<br />

due.»<br />

Va bene, disse John. Dover girare col solito babysitter non lo esaltava per niente, ma non voleva<br />

correre rischi con Xhex.<br />

Non si faceva illusioni sulla femmina che amava. Xhex poteva decidere di scappare in qualsiasi<br />

momento e, a quel p<strong>un</strong>to, <strong>un</strong> aiuto gli avrebbe fatto comodo.


Capitolo 34<br />

Lash si svegliò nella stessa posizione in cui si era addormentato: seduto per terra, nel gabinetto della<br />

topaia, le braccia incrociate in cima alle ginocchia, la testa abbandonata sul petto.<br />

Quando aprì gli occhi, ebbe <strong>un</strong>a visione della propria erezione.<br />

Aveva sognato Xhex, immagini così nitide, sensazioni così vivide che era <strong>un</strong> miracolo se non era<br />

venuto nei calzoni: nella camera da letto della casa di arenaria lottavano e si mordevano, poi lui<br />

l'aveva presa, schiacciandola giù sul materasso e costringendola ad accettarlo anche se lei non voleva.<br />

Era innamorato pazzo di lei.<br />

Un gorgoglio gli fece alzare la testa. Plastic Fantastic stava rinvenendo, le dita si contraevano, le<br />

palpebre tremolavano come veneziane rotte.<br />

Guardando i capelli arruffati e il corpino macchiato di sangue della donna, Lash sentì <strong>un</strong>a fitta di<br />

dolore alle tempie, <strong>un</strong>a specie di doposbornia che non lasciava presagire niente di buono. Quella<br />

troia lo disgustava, stesa lì, accasciata nel suo stesso vomito.<br />

Doveva aver dato di stomaco; meno male che lui dormiva, quando era successo.<br />

Scostandosi i capelli dagli occhi, sentì le zanne che si all<strong>un</strong>gavano e capì che era gi<strong>un</strong>to il momento<br />

di usarla; Cristo, però... era appetitosa come <strong>un</strong> pezzo di carne avariata.<br />

Ancora <strong>un</strong> po' d'acqua. Ecco cosa occorreva a quell'incubo. Ancora <strong>un</strong> po' d'acqua e...<br />

Mentre Lash si all<strong>un</strong>gava per riaprire il rubinetto della doccia, la donna spostò gli occhi su di lui.<br />

L'urlo che le uscì dalla bocca insanguinata riecheggiò contro le pareti piastrellate del bagno, fino a<br />

stordirgli le orecchie come le campane di <strong>un</strong>a chiesa.<br />

Maledette zanne, l'avevano spaventata a morte. I capelli gli ricaddero sugli occhi e lui li scostò di<br />

nuovo, valutando se sgozzarla tanto per farla tacere. Non si sognava neanche lontanamente di<br />

morderla, se prima non riusciva a lavarla...<br />

Lei, però, non stava guardando la sua bocca. I suoi occhi sbarrati, atterriti, erano fissi sulla sua<br />

fronte.<br />

Quando i capelli tornarono a infastidirlo, Lash se li tirò indietro... e qualcosa gli rimase in mano.<br />

Al rallentatore guardò in giù.<br />

No, non erano i suoi capelli biondi.<br />

Era la sua pelle.<br />

Voltandosi verso lo specchio, si ritrovò a gridare. Il suo riflesso era irriconoscibile; il pezzo di carne<br />

che si era staccato aveva messo in luce <strong>un</strong>o strato nero melmoso sopra il cranio bianco. Con l'<strong>un</strong>ghia<br />

grattò leggermente il bordo di quello che era rimasto attaccato e scoprì che era molliccio; ogni<br />

centimetro quadrato di faccia non era altro che <strong>un</strong> lenzuolo steso sopra l'osso.<br />

«No!» urlò, tentando di riattaccare la pelle...<br />

Le mani... oh, Dio, no, anche le mani. Lembi di pelle penzolavano dal dorso; si tirò su bruscamente le<br />

maniche della camicia e subito rimpianse di non essere stato più delicato, perché l'epidermide venne<br />

via con la seta finissima.<br />

Cosa gli stava succedendo?


Dietro di lui, nello specchio, vide la puttana schizzare via correndo a rotta di collo, come Sissy<br />

Spacek in Carrie - Lo sguardo di Satana, solo senza il vestito dei ballo studentesco.<br />

Con <strong>un</strong>o sforzo estremo la inseguì, muovendosi senza <strong>un</strong> briciolo della potenza e della grazia di <strong>un</strong><br />

tempo. Rincorrendo la sua preda, sentiva la frizione degli indumenti contro la pelle e poteva<br />

facilmente immaginare cosa stava succedendo a ogni centimetro del suo corpo.<br />

Agguantò la prostituta davanti alla porta di servizio, mentre già stava armeggiando con le serrature.<br />

Piombandole addosso da dietro, l'afferrò per i capelli, le tirò indietro la testa con <strong>un</strong>o strattone e le<br />

affondò le zanne nel collo, succhiando il suo sangue nero.<br />

Bevve fino a prosciugarla, finché non venne fuori più niente; alla fine la lasciò andare, e lei si<br />

afflosciò sul tappeto.<br />

Barcollando come <strong>un</strong> ubriaco, tornò in bagno e accese le luci ai due lati dello specchio.<br />

Cominciò a spogliarsi, rivelando a poco a poco l'orrore che si stava già manifestando sulla sua faccia:<br />

sotto la luce delle lampadine, ossa e muscoli luccicavano di <strong>un</strong> nero velo oleoso.<br />

Era <strong>un</strong> cadavere. Un cadavere ambulante. Camminava e respirava, ma gli occhi ruotavano nelle<br />

orbite senza più palpebre o ciglia e della bocca erano rimaste solo le zanne e i denti.<br />

L'ultimo lembo di pelle era quello che ancorava al cranio i bei<br />

capelli biondi, ma anche quella stava scivolando via da dietro, come <strong>un</strong>a parrucca senza più colla.<br />

Lash staccò l'ultimo pezzo di cuoio capelluto e, con le mani scheletriche, accarezzò la chioma di cui<br />

<strong>un</strong> tempo era andato tanto fiero. Peccato che così la rovinò: quella specie di fanghiglia nera si<br />

rapprese sulle ciocche, macchiandole, insozzandole... tanto che alla fine non erano molto meglio dei<br />

capelli ancora attaccati alla testa della puttana svenuta vicino alla porta.<br />

Lash lasciò cadere lo scalpo sul pavimento e si guardò.<br />

Attraverso la gabbia toracica guardò il cuore che batteva e si chiese con orrore cos'altro sarebbe<br />

marcito, staccandosi dal suo corpo... e cosa gli sarebbe rimasto al termine di quella trasformazione.<br />

«Oh, Dio...» esclamò; la voce suonava strana, <strong>un</strong>'eco fuori posto che distorceva le parole in <strong>un</strong> modo<br />

spaventosamente familiare.<br />

Blay era fermo davanti all'armadio, con l'anta aperta e tutti i suoi vestiti appesi in bella mostra. Era<br />

assurdo, ma voleva chiamare sua madre per <strong>un</strong> consiglio. Che poi era quello che faceva sempre,<br />

prima, quando doveva mettersi in ghingheri.<br />

Quella, però, non era <strong>un</strong>a conversazione che aveva fretta di fare. Lei avrebbe dato per scontato che si<br />

trattava di <strong>un</strong>a femmina, sarebbe stata tutta eccitata all'idea che suo figlio stesse andando a <strong>un</strong><br />

app<strong>un</strong>tamento, così lui sarebbe stato costretto a mentirle... o a confessarle la verità.<br />

I suoi genitori non lo avevano mai giudicato... Ma lui era figlio <strong>un</strong>ico e niente fidanzate significava<br />

non solo niente nipotini, ma anche la censura da parte dell'aristocrazia. Com'era prevedibile, la<br />

glymera non ti vietava di essere omosessuale, purché fossi sposato con <strong>un</strong>a femmina, non ne parlassi<br />

mai e poi mai e non facessi nulla per confermare apertamente quello che eri dalla nascita. Bisognava<br />

salvare le apparenze. Soltanto questo contava. E se venivi allo scoperto? Eri tagliato fuori.<br />

E con te, tutta la tua famiglia.<br />

Da <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to di vista non riusciva a credere che stava per vedersi con <strong>un</strong> maschio. In <strong>un</strong><br />

ristorante. Per poi andare con lui in <strong>un</strong> locale aperto fino a tardi.<br />

II ragazzo con cui stava per uscire sarebbe stato elegantissimo. Lo era sempre.<br />

Così Blay tirò fuori <strong>un</strong> completo di Zegna, <strong>un</strong> gessato grigio a sottilissime righine rosa. Poi <strong>un</strong>a bella<br />

camicia di cotone button-down Burberry, rosso chiaro, con il colletto e i polsini alla francese di <strong>un</strong><br />

bianco immacolato. Scarpe... scarpe... scarpe...


Barn, barn, barn alla porta. «Ehi, Blay.»<br />

Merda. Aveva già steso il vestito sul letto ed era fresco di doccia, in accappatoio e col gel sui capelli.<br />

Gel: indizio che lo avrebbe tradito di sicuro.<br />

Andò alla porta e la socchiuse di qualche centimetro. Fuori in corridoio, in calzoni di pelle e New<br />

Rock, e col fodero dei pugnali che gli penzolava dalla mano, Qhuinn era pronto per combattere.<br />

Buffo, però, pensò Blay, la tenuta da guerriero non gli faceva più tutta questa impressione. Era<br />

troppo preso a ricordare come o aveva visto la sera prima, steso sul letto con gli occhi fissi sulla<br />

bocca di Layla.<br />

Bella pensata averle permesso di nutrire Qhuinn lì, nella sua stanza: adesso non faceva che chiedersi<br />

fino a che p<strong>un</strong>to si erano spinti quei due sul suo materasso.<br />

Conoscendo Qhuinn, com<strong>un</strong>que, dovevano essere arrivati fino in fondo. Fantastico.<br />

«John mi ha mandato <strong>un</strong> SMS», disse Qhuinn. «Lui e Xhex vogliono fare <strong>un</strong> giro per Caldie e per<br />

<strong>un</strong>a volta quel figlio di buona donna è...»<br />

Lo sguardo bicolore di Qhuinn andò su e giù, poi lui si piegò di lato buttando l'occhio al di là della<br />

spalla di Blay. «Cosa stai facendo?»<br />

Blay si strinse l'accappatoio sul petto. «Niente.»<br />

«Hai cambiato acqua di colonia... che cos'hai fatto ai capelli?»<br />

«Niente. Cosa stavi dicendo di John?»<br />

Ci fu <strong>un</strong>a pausa. «Sì... okay. Be', vuole uscire e dobbiamo andare con lui. Dobbiamo starcene in<br />

disparte, però. Quei due vorranno <strong>un</strong> po' di intimità. Ma possiamo...»<br />

«Io stanotte sono di riposo.»<br />

Il sopracciglio col piercing di Qhuinn si abbassò. «E allora?»<br />

«Allora... sono di riposo.»<br />

«Non ha mai fatto ness<strong>un</strong>a differenza, prima.»<br />

«Adesso però sì.»<br />

Qhuinn si spostò ancora di lato, gettando <strong>un</strong>'occhiata dietro la testa di Blay. «Ti metti quel vestito<br />

solo per fare colpo su noi della casa?»<br />

«No.»<br />

Seguì <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go silenzio, poi due parole: «Chi è?»<br />

Blay lasciò andare la porta e indietreggiò nella stanza. Se dovevano mettersi a litigare non aveva<br />

senso farlo fuori in corridoio, facendosi vedere e sentire da tutti.<br />

«Ha qualche importanza?» chiese, con <strong>un</strong> moto di rabbia.<br />

La porta si chiuse. Sbattendo. «Sì. Ce l'ha.»<br />

A mo' di vaffanculo, Blay si slacciò l'accappatoio e lo lasciò cadere, mostrandosi in tutta la sua<br />

nudità. E si infilò i pantaloni... senza mutande.<br />

«Siamo solo amici.» «Maschio o femmina?»<br />

«Come ho già detto, ha qualche importanza?»<br />

Altra l<strong>un</strong>ga pausa, durante la quale Blay si infilò la camicia e la abbottonò.<br />

«Mio cugino», ringhiò Qhuinn. «Esci con Saxton.»<br />

«Forse.» Blay andò al cassettone e aprì il portagioie. All'interno scintillarono gemelli di ogni tipo. Ne<br />

scelse <strong>un</strong> paio con dei rubini.<br />

«Vuoi farmela pagare per ieri sera, con Layla?»<br />

Blay si bloccò con la mano sul polsino. «Cristo santo.»<br />

«E così, allora. È per...»


Blay si voltò. «Ti è mai passato per la testa che potrebbe non avere niente a che fare con te? Che <strong>un</strong><br />

tipo mi ha invitato fuori e io voglio andarci? Che è <strong>un</strong>a cosa normale? O sei così preso da te stesso<br />

che devi sempre filtrare tutto e tutti attraverso il tuo narcisismo?»<br />

Qhuinn trasalì impercettibilmente. «Saxton è <strong>un</strong>a troia.»<br />

«Be', immagino che tu sia <strong>un</strong> esperto in materia.»<br />

«E <strong>un</strong>a troia, di gran classe e molto chic, ma pur sempre <strong>un</strong>a troia.»<br />

«Forse quello che voglio è solo <strong>un</strong> po' di sesso.» Blay inarcò <strong>un</strong> sopracciglio. «E passato parecchio<br />

tempo per me, dall'ultima volta, e quelle femmine che mi sono fatto nei bar solo per stare al passo<br />

con te non erano neanche 'sto gran che, tanto per cominciare. Penso sia ora di sfogarmi, e nel modo<br />

giusto.»<br />

Quel bastardo di Qhuinn ebbe la faccia tosta di impallidire. Senza scherzi. E addirittura barcollò<br />

all'indietro e si appoggiò alla porta.<br />

«Dove andate?» chiese brusco.<br />

«Mi porta da Sai. Poi andiamo in quel locale per fumatori.» Blay si chiuse l'altro polsino e andò al<br />

comò a prendere le calze di seta. «Dopo... chissà.»<br />

Un aroma speziato invase la camera da letto, lasciandolo senza parole. Di tutti i possibili sviluppi di<br />

quella conversazione... che innescasse in Qhuinn l'odore tipico dei vampiri innamorati proprio non<br />

era previsto.<br />

Blay si voltò di scatto.<br />

Dopo <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go momento carico di tensione, si avvicinò al suo migliore amico, attratto da quella<br />

fragranza. Gli occhi di fuoco di Qhuinn seguivano ogni suo passo; il legame tra loro, che da<br />

entrambe le parti era stato sepolto, esplose all'improvviso nella stanza.<br />

Quando furono a pochi centimetri di distanza, Blay si fermò; il petto, sollevandosi nel respiro, toccò<br />

quello di Qhuinn. «Dillo», sussurrò aspro. «Dillo e io non ci andrò.»<br />

Le mani di Qhuinn si strinsero intorno al suo collo; la pressione<br />

costrinse Blay a reclinare la testa all'indietro, aprendo la bocca per respirare. I pollici affondarono<br />

con forza ai due lati della mascella.<br />

Momento elettrico.<br />

Potenzialmente incendiario.<br />

Sarebbero finiti a letto, pensò Blay, stringendo i palmi sui grossi polsi di Qhuinn.<br />

«Dillo, Qhuinn. Fallo e passerò la notte con te. Usciremo con Xhex e John e, quando loro ne avranno<br />

abbastanza, torneremo qui. Dillo.»<br />

Gli occhi azzurro e verde che Blay aveva passato <strong>un</strong>a vita a guardare si posarono sulla sua bocca; i<br />

pettorali di Qhuinn pompavano su e giù come se stesse correndo.<br />

«Meglio ancora», sussurrò sensuale Blay, «perché non mi baci...»<br />

Blay venne spinto con forza contro il cassettone, che andò a sbattere contro il muro con <strong>un</strong> fragore<br />

assordante. Mentre i flaconi di acqua di colonia tintinnavano e <strong>un</strong>a spazzola cadeva per terra,<br />

Qhuinn premette le labbra con forza su quelle di Blay, affondandogli le dita nella gola.<br />

Ma non aveva importanza. Un bacio duro e disperato era ciò che voleva da lui e Qhuinn era<br />

d'accordo, chiaramente; la sua lingua scattò in fuori, imperiosa... prepotente.<br />

Con gesti convulsi, Blay si sfilò la camicia dai calzoni e fece per aprirsi la patta. Aspettava quel<br />

momento da tanto di quel tempo...<br />

Ma tutto finì prima ancora di cominciare.<br />

Quando i calzoni di Blay toccarono terra, Qhuinn si voltò di scatto e letteralmente si lanciò verso la


porta. Con la mano sulla maniglia picchiò la fronte con forza contro i pannelli di legno. Due volte.<br />

Poi, con voce atona, spenta, disse, «Vai. Divertiti. Ma stai attento, per piacere, e cerca di non<br />

innamorarti di lui. Ti spezzerà il cuore.»<br />

Poi in <strong>un</strong> lampo uscì dalla stanza e la porta si chiuse senza il minimo rumore.<br />

Blay rimase impalato dov'era, i calzoni intorno alle caviglie, l'erezione che si ammosciava in modo<br />

imbarazzante, anche se era da solo. Mentre il mondo intorno a lui diventava sfocato e il petto si<br />

stringeva in <strong>un</strong> pugno, batté convulsamente le palpebre, cercando di trattenere le lacrime.<br />

Come <strong>un</strong> vecchio, si chinò adagio a raccogliere i pantaloni, armeggiando con cerniera e bottoni.<br />

Senza infilare dentro la camicia, andò a sedersi sul letto.<br />

Quando gli suonò il cellulare sul comodino, si voltò a guardare il display. Per certi versi si aspettava<br />

che fosse Qhuinn, ma era l'ultima persona con cui voleva parlare, quindi lasciò scattare la casella<br />

vocale.<br />

Per qualche motivo pensò all'ora trascorsa in bagno a prepararsi, facendosi la barba, tagliandosi le<br />

<strong>un</strong>ghie e modellandosi i capelli con quel gel del cavolo. Poi al tempo passato davanti all'armadio.<br />

Adesso sembrava tutto tempo sprecato.<br />

Si sentiva sporco. Sudicio.<br />

Quella sera non sarebbe uscito con Saxton né con ness<strong>un</strong> atro. Non nello stato d'animo in cui era.<br />

Non c'era motivo di ammorbare qualche povero innocente con la propria angoscia.<br />

Porco...<br />

Mondo.<br />

Quando si sentì in grado di parlare, si all<strong>un</strong>gò verso il comodino per prendere il telefono. Aprendolo,<br />

vide che a chiamare era stato Saxton.<br />

Forse per disdire? Sarebbe stato <strong>un</strong> enorme sollievo. Essere scaricato due volte nella stessa serata non<br />

si poteva certo definire <strong>un</strong>a bella notizia, ma gli avrebbe risparmiato la fatica di scusarsi perché gli<br />

stava dando buca.<br />

Fece partire la casella vocale, la fronte appoggiata al palmo, gli occhi fissi sui piedi nudi.<br />

«Buonasera, Blaylock. Immagino che in questo preciso momento tu sia in piedi di fronte all'armadio<br />

cercando di decidere cosa indossare.» La voce profonda e carezzevole di Saxton, così bassa e<br />

rassicurante, era <strong>un</strong> curioso balsamo. «Be', in effetti anch'io sono davanti ai miei vestiti... credo che<br />

opterò per <strong>un</strong> completo con panciotto in <strong>un</strong> pied-de-poule piuttosto sbarazzino. Penso che <strong>un</strong><br />

gessato, da parte tua, sarebbe <strong>un</strong> abbinamento perfetto.» Seguì <strong>un</strong>a pausa e <strong>un</strong>a risata. «Non che<br />

voglia suggerirti cosa mettere, naturalmente. Ma chiamami, se sei indeciso. Sul tuo guardaroba,<br />

naturalmente.» Un'altra pausa; poi, in tono serio. «Non vedo l'ora di vederti. Ciao.»<br />

Blay allontanò il telefonino dall'orecchio col pollice sospeso sopra l'opzione cancella. D'impulso,<br />

salvò il messaggio.<br />

Dopo <strong>un</strong> respiro l<strong>un</strong>go e profondo si impose di alzarsi. Con le mani che tremavano si infilò la bella<br />

camicia nei calzoni e tornò davanti al cassettone, adesso tutto in disordine.<br />

Raddrizzò le bottiglie di colonia e raccolse la spazzola da terra. Poi aprì il cassetto con le calze... e tirò<br />

fuori quello che gli occorreva.<br />

Per finire di vestirsi.


Capitolo 35<br />

Darius doveva incontrare il suo giovane protetto al calar del sole, ma prima di dirigersi verso la<br />

proprietà degli umani che lui e Tohrment avevano spiato attraverso gli alberi, si materializzò nei<br />

boschi davanti alla grotta della confraternita.<br />

Con i fratelli sparpagliati qua e là, le com<strong>un</strong>icazioni potevano subire dei ritardi, così avevano<br />

escogitato <strong>un</strong> sistema per scambiarsi notizie e informazioni. Tutti si recavano in quel luogo ogni<br />

notte, per vedere cosa era stato lasciato per gli altri o per lasciare essi stessi delle missive.<br />

Dopo essersi assicurato che non vi fossero occhi indiscreti, Darius sgattaiolò dentro il pertugio<br />

tenebroso, imboccò il passaggio segreto nella parete rocciosa e varcò la serie di cancelli che<br />

conducevano al sancta sanctorum della confraternita. Il "sistema di com<strong>un</strong>icazione" non era altro<br />

che <strong>un</strong>a rientranza nella parete rocciosa entro cui si poteva riporre la corrispondenza e, a causa della<br />

sua semplicità, era situato verso il fondo della caverna.<br />

Darius non riuscì a vedere subito se i suoi fratelli avessero qualcosa da dirgli, tuttavia, poiché fu<br />

indotto a fermarsi molto prima.<br />

Gi<strong>un</strong>to davanti all'ultimo cancello, scorse sul pavimento di pietra quella che a <strong>un</strong> primo sguardo<br />

poteva sembrare <strong>un</strong>a pila di indumenti ripiegati accanto a <strong>un</strong>a sacca.<br />

Mentre sfoderava il pugnale nero, <strong>un</strong>a testa scura di levò dal mucchio di vestiti.<br />

«Tohr?» Darius abbassò l'arma.<br />

«Sì.» Il giovane si voltò sul suo giaciglio di stracci. «Buonasera, signore.»<br />

«Che cosa ci fai qui?»<br />

«Ho dormito.»<br />

«Questo mi pare ovvio.» Darius andò a inginocchiarsi accanto a lui. «Ma per quale motivo non sei<br />

tornato a casa tua?»<br />

Era stato ripudiato, certo, ma Hharm rincasava di rado dalla sua compagna, d<strong>un</strong>que il ragazzo<br />

poteva stare con la sua mahmen.<br />

Tohrment si alzò in piedi con <strong>un</strong>a spinta, reggendosi al muro. «Che ore sono? Ho perso...»<br />

Darius lo afferrò per il braccio. «Hai mangiato?»<br />

«Sono in ritardo?»<br />

Darius non perse tempo a rivolgergli altre domande. Le risposte che cercava erano nel modo in cui il<br />

ragazzo si rifiutava di alzare gli occhi: gli avevano proibito di riparare a casa di suo padre.<br />

«Tohrment, quante notti hai trascorso qui?» Sul pavimento gelido.<br />

«Posso cercarmi <strong>un</strong> altro posto dove stare. Non dormirò più qui.»<br />

Sarebbe andata così, infatti, Ringraziando la Vergine Scriba. «Aspetta qui, per favore.»<br />

Varcato il cancello, Darius andò a controllare se c'erano com<strong>un</strong>icazioni. Trovando messaggi per<br />

Muhrder e Ahgony, pensò di lasciarne <strong>un</strong>o per Hharm. Qualcosa come, Come hai potuto cacciare di<br />

casa tuo figlio costringendolo a passare le giornate con nient'altro che <strong>un</strong>a lastra di pietra per<br />

giaciglio e i suoi abiti per coperta?<br />

Infame.


Tornato da Tohrment, vide che il ragazzo aveva rad<strong>un</strong>ato le sue cose nella sacca e si era agganciato le<br />

armi.<br />

Darius trattenne <strong>un</strong>'imprecazione. «Per prima cosa andremo a casa della figlia di Sampsone. C'è <strong>un</strong>a<br />

cosa che devo discutere con... quel sottomaggiordomo. Porta con te le tue cose, figliolo.»<br />

Tohrment lo seguì, più vigile di quanto molti sarebbero stati dopo chissà quanti giorni senza cibo o<br />

riposo adeguato.<br />

Non appena si materializzarono davanti alla dimora di Sampsone, Darius accennò col capo a destra,<br />

a significare che dovevano girare intorno alla casa. Gi<strong>un</strong>ti sul retro, si diressero alla porta da cui<br />

erano usciti la sera prima e suonarono il campanello.<br />

Il maggiordomo aprì la porta e li accolse con <strong>un</strong> profondo inchino. «Signori, in cosa possiamo<br />

servirvi?»<br />

Darius entrò in casa. «Gradirei conferire di nuovo con il sottomaggiordomo addetto al primo<br />

piano.»<br />

«Ma naturalmente.» Un altro profondo inchino. «Abbiate la compiacenza di seguirmi nel salottino<br />

anteriore.»<br />

«Aspetteremo qui», disse Darius, sedendosi al tavolo cons<strong>un</strong>to della servitù.<br />

Il doggen impallidì. «Signore... questo è...»<br />

«Il luogo in cui gradirei conferire con il sottomaggiordomo Fritzgelder. Non vedo il motivo di<br />

incomodare i vostri padroni, già così provati dal dolore, costringendoli a incontrarci senza preavviso.<br />

Non siamo ospiti... siamo qui per renderci utili nella tragedia che li ha colpiti.»<br />

Il maggiordomo si piegò in <strong>un</strong> inchino talmente profondo che fu <strong>un</strong> miracolo se non cadde per terra<br />

a faccia in giù. «Avete ragione. Vado subito a chiamare Fritzgelder. C'è nient'altro che possiamo fare<br />

per servirvi?»<br />

«St. Gradiremmo delle vivande e <strong>un</strong> boccale di birra.»<br />

«Oh, ma certamente, signore!» Il doggen uscì dalla stanza con <strong>un</strong>a serie di inchini. «Avrei dovuto<br />

provvedere senza indugio, vogliate perdonarmi.»<br />

«Non siete tenuto a farlo», disse Tohrment quando rimasero soli.<br />

«A fare che cosa?» chiese Darius sornione, facendo scorrere le dita sul piano scheggiato del tavolo.<br />

«A chiedere del cibo per me.»<br />

Darius lo guardò da sopra la spalla. «Mio caro ragazzo, è stata <strong>un</strong>a richiesta calcolata per mettere a<br />

suo agio il maggiordomo. La nostra presenza in questa stanza è fonte di grande disagio per lui, così<br />

come la richiesta di porre altre domande al suo sottoposto. La richiesta di vettovaglie, per lui, sarà <strong>un</strong><br />

sollievo. Ora per favore siediti, e quando arriveranno cibarie e libagioni dovrai consumarle. Io sono<br />

sazio.»<br />

Si udì il rumore di <strong>un</strong>a sedia che veniva spostata e poi <strong>un</strong>o scricchiolio quando il peso di Tohrment<br />

vi si posò sopra.<br />

Il sottomaggiordomo arrivò nel volgere di pochi secondi.<br />

Il che fu causa di imbarazzo, poiché Darius, in verità, non aveva nulla da chiedergli. Ma dov'erano le<br />

cibarie...<br />

«Signori», disse il maggiordomo con orgoglio, aprendo la porta con gesto teatrale.<br />

I domestici sfilarono nella stanza con ogni sorta di vassoi, boccali e provviste; mentre imbandivano<br />

la tavola, Darius inarcò <strong>un</strong> sopracciglio rivolto a Tohrment, poi con intenzione guardò le varie<br />

portate.<br />

Tohrment, beneducato come sempre, si servì.


Darius annuì al maggiordomo. «Questo banchetto è degno di <strong>un</strong>a dimora di tal fatta. Il vostro<br />

padrone dev'essere molto fiero di voi.»<br />

Dopo che il maggiordomo e gli altri doggen furono usciti, Fritzgelder attese con pazienza, insieme a<br />

Darius, che Tohrment mangiasse a sazietà. Alla fine, Darius si alzò in piedi.<br />

«Permettete che vi chieda <strong>un</strong> favore, Fritzgelder?»<br />

«Certamente, signore.»<br />

«Sareste così cortese da prendere in custodia per qualche ora la borsa del mio collega? Torneremo<br />

dopo che avremo compiuto il nostro servizio di sorveglianza.»<br />

«Ma certo, signori.» Fritzgelder si piegò in <strong>un</strong> profondo inchino. «Mi prenderò cura io delle sue<br />

cose.»<br />

«Vi ringrazio. Vieni, Tohrment, possiamo andare.»<br />

Uscendo, Darius avvertì la collera del ragazzo e non fu affatto sorpreso nel sentirsi afferrare per il<br />

braccio.<br />

«So badare a me stesso.»<br />

Darius si voltò a guardarlo. «Non ne ho il minimo dubbio. Tuttavia, non so che farmene di <strong>un</strong><br />

assistente indebolito da <strong>un</strong>a pancia vuota e...» «Ma...»<br />

«... se credi che <strong>un</strong>a famiglia che dispone di tali e tanti mezzi voglia lesinare su <strong>un</strong> pasto a beneficio<br />

di chi è impegnato nella ricerca della figliola scomparsa, sei in grave errore.»<br />

Tohrment lasciò ricadere la mano. «Mi troverò <strong>un</strong> alloggio. E del cibo.»<br />

«Sì.» Darius annuì in direzione degli alberi che circondavano la tenuta vicina. «Ora, possiamo<br />

procedere?»<br />

Quando Tohrment annuì, entrambi si smaterializzarono nel fitto della boscaglia e da lì si aprirono<br />

<strong>un</strong> varco verso la proprietà confinante.<br />

Avvicinandosi alla meta, Darius era vieppiù oppresso da <strong>un</strong> timore che crebbe al p<strong>un</strong>to da togliergli<br />

il respiro: il tempo giocava a loro sfavore.<br />

Ogni notte che passava senza aver trovato la fanciulla era <strong>un</strong> altro passo verso la sua morte.<br />

E avevano così poco su cui lavorare.<br />

[eBL 086]


Capitolo 36<br />

A Caldwell, il terminal della Greyho<strong>un</strong>d era ai margini dell'area industriale che si stendeva a sud<br />

della città. Il vecchio edificio dal tetto piatto era circondato da <strong>un</strong>a rete metallica, neanche gli<br />

autobus fossero a rischio di fuga, e la pensilina all'ingresso era infossata al centro.<br />

John riprese forma al riparo di <strong>un</strong> autobus parcheggiato e attese Xhex e Qhuinn. Xhex fu la prima ad<br />

arrivare. Stava davvero molto meglio; il secondo tentativo di rifocillarsi era andato a buon fine e ora<br />

aveva <strong>un</strong> bel colorito sano. Aveva ancora addosso i pantaloni da chirurgo che le aveva prestato la<br />

dottoressa Jane, ma sopra si era infilata <strong>un</strong>a delle felpe nere con cappuccio di John, e <strong>un</strong>a delle sue<br />

giacche a vento leggere.<br />

Gli piaceva da morire com'era vestita. Gli piaceva che avesse addosso i suoi vestiti. E che le andassero<br />

grandi.<br />

E che avesse <strong>un</strong> aspetto molto femminile.<br />

Non che i suoi calzoni di pelle, le canotte attillate e i modi da "se non righi diritto ti stacco le palle"<br />

non lo mandassero su di giri. Anche quelli erano <strong>un</strong> afrodisiaco eccezionale. Solo che... per qualche<br />

motivo l'aspetto che aveva adesso sembrava più privato, più intimo. Forse perché era sicurissimo che<br />

Xhex non si faceva vedere così molto spesso.<br />

«Perché siamo qui?» chiese lei, guardandosi intorno. Non aveva <strong>un</strong> tono deluso o seccato, grazie a<br />

Dio. Era solo curiosa.<br />

Qhuinn riprese forma a <strong>un</strong>a decina di metri di distanza e incrociò le braccia sul petto, come se<br />

temesse di poter fracassare qualcosa. Era di cattivo umore. Pessimo, anzi. Non era riuscito a<br />

spiccicare due parole civili nell'atrio, quando John gli aveva com<strong>un</strong>icato i luoghi in cui sarebbero<br />

andati e in che ordine li avrebbero visitati, e la causa di tanto malumore non era chiara.<br />

Oddio... almeno finché non era sopraggi<strong>un</strong>to Blay tutto in tiro nel suo completo gessato grigio.<br />

Senza degnare di <strong>un</strong>o sguardo Qhuinn, si era fermato solo per salutare John e Xhex, prima di uscire<br />

nella notte.<br />

Profumava di acqua di colonia.<br />

Stava andando a <strong>un</strong> app<strong>un</strong>tamento, chiaramente. Ma con chi?<br />

Con <strong>un</strong> sibilo e <strong>un</strong> rombo, <strong>un</strong> autobus uscì faticosamente dal parcheggio e il naso di John minacciò<br />

<strong>un</strong>o starnuto per i fumi di scappamento al diesel.<br />

Andiamo, sillabò rivolto a Xhex, spostando lo zaino sull'altra spalla e tirandola avanti.<br />

Insieme, attraversarono il selciato umido verso le luci fluorescenti dell'autostazione. Si gelava, ma<br />

John teneva aperto il giubbotto di pelle, nel caso dovesse afferrare i pugnali o la pistola, e anche Xhex<br />

era armata.<br />

I lesser potevano essere ov<strong>un</strong>que e gli umani potevano essere idioti.<br />

Le tenne la porta aperta e fu sollevato nel vedere che, a parte il bigliettaio dietro il plexiglas<br />

antiproiettile, c'era solo <strong>un</strong> vecchio che dormiva seduto su <strong>un</strong>a delle panche di plastica, e <strong>un</strong>a donna<br />

con <strong>un</strong>a valigia.<br />

«Questo posto... ti mette tristezza», disse Xhex a voce bassa.


Merda, forse sì, pensò John. Ma non per quello che aveva vissuto lì dentro... più per quello che sua<br />

madre doveva aver provato mentre, sola e sofferente, affrontava le doglie e il parto.<br />

John lanciò <strong>un</strong> fischio e, quando i tre umani lo guardarono, alzò il palmo. Offuscando la loro<br />

coscienza, li fece cadere in <strong>un</strong>a leggera trance, poi si diresse verso la porta di metallo con sopra il<br />

cartello: DONNE.<br />

Piantando la mano sul gelido pannello, s'infilò dentro di mezzo passo e si mise in ascolto. Ness<strong>un</strong><br />

rumore. Il posto era deserto.<br />

Xhex gli passò davanti, facendo scorrere gli occhi sulle pareti di calcestruzzo, i lavandini di acciaio<br />

inox e i tre gabinetti. C'era odore di candeggina e pietra umida e gli specchi non erano di vetro, ma<br />

lastre di metallo lucidate. Tutto era fissato con dei bulloni, dal gocciolante dispenser del sapone<br />

liquido al cartello VIETATO FUMARE al cestino dei rifiuti.<br />

Xhex si fermò davanti al gabinetto per disabili, gli occhi penetranti, lo sguardo acuto. Aprì la porta a<br />

vento con <strong>un</strong>a leggera spinta e si ritrasse, confusa.<br />

«Qui...» Indicò il pavimento nell'angolo. «Qui è dove sei... dove sei venuto al mondo.»<br />

Quando si voltò a guardarlo, John si strinse nelle spalle. Non sapeva esattamente in quale dei<br />

gabinetti era successo, ma sembrava ragionevole: se stavi per mettere al mondo <strong>un</strong> bambino, era<br />

naturale scegliere quello più spazioso.<br />

Xhex lo fissava come se lo stesse trapassando con lo sguardo e John si voltò brevemente per<br />

controllare se era entrato qualc<strong>un</strong>o. No. C'erano soltanto loro due, insieme, nel bagno delle donne.<br />

Cosa c'è? sillabò, lasciando chiudere la porta del gabinetto.<br />

«Chi ti ha trovato?» Lui fece il gesto di lavare il pavimento. «Un inserviente», mormorò lei.<br />

John annuì; si vergognava di quel posto, della propria storia.<br />

«Non devi», disse lei, avvicinandosi. «Io sono l'ultima a poterti giudicare, credimi. La mia nascita<br />

non è avvenuta in circostanze migliori della tua. Anzi, si potrebbe dire che erano addirittura<br />

peggiori.»<br />

John poteva immaginarlo, essendo lei <strong>un</strong>a symphath mezzosangue. Le due razze, quella dei<br />

symphath e quella dei vampiri, non si mescolavano quasi mai di buon grado.<br />

«E dopo dove sei finito?»<br />

Lui la condusse fuori dal bagno e si guardò intorno. Qhuinn se ne stava nell'angolo in fondo,<br />

guardando in cagnesco le porte del terminal, quasi sperasse di veder entrare qualc<strong>un</strong>o che puzzava<br />

di borotalco. Quando si voltò verso di lui, John annuì; poi liberò gli umani dalla trance e ripulì la<br />

loro memoria. A quel p<strong>un</strong>to tutti e tre si smaterializzarono.<br />

Quando ripresero di nuovo forma, si trovavano nel cortile dell'orfanotrofio di Nostra Signora, vicino<br />

allo scivolo e alla sabbiera. Un p<strong>un</strong>gente vento marzolino spazzava i terreni di quel santuario<br />

ecclesiastico per gli indesiderati, facendo cigolare le catene delle altalene; i rami spogli degli alberi<br />

non offrivano alc<strong>un</strong>a protezione. Poco più avanti, le file di finestre del dormitorio erano buie... e così<br />

pure tutte quelle della mensa e della cappella.<br />

«Umani?» chiese Xhex con <strong>un</strong> filo di voce, mentre Qhuinn li oltrepassava per andare a sedersi su<br />

<strong>un</strong>a delle altalene. «Sei stato cresciuto dagli umani? Dio... buono.»<br />

John avanzò verso l'edificio; forse non era stata <strong>un</strong>a buona idea: Xhex sembrava inorridita...<br />

«Tu e io abbiamo in com<strong>un</strong>e molto più di quanto pensassi.»<br />

Lui rimase impietrito; Xhex doveva aver letto la sua espressione... o le sue emozioni: «Anch'io sono<br />

stata cresciuta da gente che non mi assomigliava. Anche se, considerato qual è l'altra mia metà, forse<br />

è stata <strong>un</strong>a fort<strong>un</strong>a.»


Andò a piazzarsi di fianco a John e lo guardò in faccia. «Sei stato più coraggioso di quanto pensi.»<br />

Annuì in direzione dell'orfanotrofio. «Durante la tua permanenza qui dentro, sei stato più<br />

coraggioso di quanto pensi.»<br />

Lui non era d'accordo, ma si guardava bene dal mettere in discussione la fiducia che lei gli<br />

accordava. Un attimo dopo le tese la mano e, quando Xhex la prese, camminarono insieme verso<br />

l'ingresso posteriore. Scomparvero, e in <strong>un</strong> attimo furono dentro.<br />

Oh, merda, usavano sempre lo stesso detersivo per pavimenti. Limone acido.<br />

E neanche la disposizione delle stanze era cambiata. Il che significava che l'ufficio del direttore era<br />

ancora in fondo al corridoio, affacciato sul davanti.<br />

John fece strada fino alla vecchia porta di legno, tirò giù lo zaino dalla spalla e lo appese alla<br />

maniglia di ottone.<br />

«Cosa c'è lì dentro?»<br />

Lui alzò la mano, sfregando medio e indice contro il pollice.<br />

«Soldi. Trovati quando avete fatto irruzione in...»<br />

Lui annuì.<br />

«Questo è il posto giusto dove lasciarli.»<br />

John si voltò e guardò in fondo al corridoio, dove si trovava il dormitorio. A poco a poco i ricordi<br />

venivano a galla; prima ancora di rendersene conto, i suoi piedi si incamminarono verso il luogo in<br />

cui <strong>un</strong> tempo aveva dormito: com'era strano essere di nuovo lì, ricordare la solitudine, la paura, la<br />

tormentosa sensazione di essere completamente diverso... specie quando era in compagnia dei<br />

maschietti della sua stessa età.<br />

Questo gli aveva sempre reso tutto ancora più difficile. Vivere gomito a gomito con coloro a cui<br />

avrebbe dovuto essere sostanzialmente identico era la cosa che, più di ogni altra, lo aveva riempito di<br />

<strong>un</strong> senso di alienazione.<br />

Xhex seguì John l<strong>un</strong>go il corridoio, tenendosi leggermente alle sue spalle.<br />

Lui camminava senza fare rumore, quasi in p<strong>un</strong>ta di piedi, e lei seguì il suo esempio: due fantasmi<br />

nel corridoio silenzioso. Mentre avanzavano, notò che, malgrado la struttura dell'edificio fosse<br />

vecchia, era tutto immacolato, dal linoleum tirato a lucido alle pareti tinteggiate infinite volte di<br />

beige, alle finestre coi vetri rinforzati da reti metalliche a maglie strette. Non c'era <strong>un</strong> granello di<br />

polvere, niente ragnatele, niente scalfitture o crepe nell'intonaco.<br />

Tutto ciò le dava qualche speranza che le suore e gli amministratori si prendessero cura dei piccoli<br />

ospiti con analoga attenzione al dettaglio.<br />

Gi<strong>un</strong>ta insieme a John davanti a <strong>un</strong>a porta a due battenti, percepì i sogni dei bambini dall'altra parte,<br />

i fremiti emotivi scaturiti dal loro sonno profondo solleticavano i suoi recettori di symphath.<br />

John infilò dentro la testa e, mentre guardava coloro che adesso occupavano i letti dove <strong>un</strong> tempo<br />

aveva dormito lui, Xhex si scoprì di nuovo perplessa.<br />

Nella griglia emotiva di John c'era come... <strong>un</strong>'ombra. Una struttura parallela ma separata che lei<br />

aveva già colto in precedenza, ma che adesso appariva in tutta la sua evidenza.<br />

Non aveva mai percepito nulla di simile in ness<strong>un</strong> altro e non era in grado di spiegarlo... era anche<br />

convinta che John non ne fosse consapevole. Per qualche motivo, tuttavia, quel viaggio nel suo<br />

passato stava mettendo in luce quella faglia nella sua psiche.<br />

Oltre a molte altre cose. Proprio come lei, John era cresciuto sperduto e isolato, accudito da estranei<br />

per dovere, non per vero <strong>amore</strong> di consanguinei.<br />

Una parte di lei avrebbe dovuto dirgli di interrompere quell'itinerario, perché sentiva quanto lo stava


logorando... e quanta strada ancora avevano da fare. Ma era ammaliata da quello che le stava<br />

mostrando.<br />

E non solo perché, in quanto symphath, si nutriva delle emozioni altrui.<br />

No, voleva saperne di più sul suo conto.<br />

Mentre John scrutava i bambini addormentati, risucchiato dal suo passato, Xhex si concentrò sul suo<br />

profilo forte, illuminato dalla lampada di sicurezza sopra la porta.<br />

Quando gli posò <strong>un</strong>a mano sulla spalla, lui trasalì leggermente.<br />

Avrebbe voluto dirgli qualcosa di brillante e gentile, trovare le parole giuste per toccarlo nel<br />

profondo, così come l'aveva toccata lui portandola lì. Ma c'era più coraggio in quelle sue rivelazioni<br />

di quanto lei ne avesse mai mostrato a chi<strong>un</strong>que e, in <strong>un</strong> mondo pieno di crudeltà ed egoismo, di<br />

gente capace solo di prendere, lui le spezzava il cuore con ciò che le stava donando.<br />

Si era sentito così solo, lì, e gli echi della sua angoscia lo stavano facendo soffrire terribilmente.<br />

Eppure avrebbe tenuto duro perché glielo aveva promesso.<br />

I begli occhi azzurri di John incontrarono i suoi e, quando inclinò la testa con fare interrogativo,<br />

Xhex capì che le parole non valgono niente in momenti come quelli.<br />

Premendosi contro il suo corpo muscoloso, gli fece scivolare <strong>un</strong> braccio dietro la schiena, poi con la<br />

mano libera lo prese per la nuca e lo attirò a sé.<br />

John esitò, poi cedette di buon grado, cingendole la vita e affondandole il viso nel collo.<br />

Xhex lo tenne stretto, infondendogli forza, offrendogli riparo come soltanto lei era capace di fare.<br />

Mentre se ne stavano così, stretti l'<strong>un</strong>o contro l'altra, Xhex spinse lo sguardo oltre la sua spalla, fin<br />

dentro lo stanzone, soffermandosi sulle testoline scure sui cuscini.<br />

Nel silenzio, sentì passato e presente agitarsi e mescolarsi, ma era <strong>un</strong> miraggio, <strong>un</strong>'illusione. Non<br />

c'era modo di consolare il bambino perduto che John era stato <strong>un</strong> tempo.<br />

Lei però aveva l'adulto.<br />

Ce l'aveva proprio lì, tra le braccia, e per <strong>un</strong> attimo fantasticò di non lasciarlo andare mai più.


Capitolo 37<br />

Seduto nella sua stanza, a casa Rathboone, Gregg Winn avrebbe dovuto stare meglio di come stava.<br />

Grazie alle riprese evocative di quel ritratto tanto espressivo giù in salotto e ad alc<strong>un</strong>i fotogrammi dei<br />

giardini all'imbr<strong>un</strong>ire, i pezzi grossi, giù a Los Angeles, erano elettrizzati dal video di lancio e<br />

avevano deciso di mandarlo in onda. In più, il maggiordomo aveva dimostrato la massima<br />

disponibilità, firmando i documenti legali che lo autorizzavano ad avere libero accesso a tutto.<br />

Stan, il cameraman, poteva quasi eseguire <strong>un</strong>a gastroscopia di quella maledetta villa, con tutti gli<br />

angoli in cui poteva ficcare il suo obiettivo.<br />

Gregg, però, non assaporava la vittoria. No, aveva lo stomaco sottosopra per <strong>un</strong> malessere della serie<br />

"qualcosa non va" e <strong>un</strong>a cefalea tensiva che, dalla base del cranio, si irradiava su fino al lobo frontale.<br />

Il problema era la telecamera nascosta che avevano piazzato in corridoio la notte prima.<br />

Non c'era <strong>un</strong>a spiegazione logica per quello che aveva ripreso.<br />

Buffo che <strong>un</strong> "cacciatore di fantasmi", trovandosi di fronte a <strong>un</strong>a figura che spariva nel nulla, dovesse<br />

imbottirsi di compresse contro l'emicrania e i bruciori di stomaco. Avrebbe dovuto essere al settimo<br />

cielo, visto che per <strong>un</strong>a volta non doveva costringere il suo cameraman a truccare i filmati.<br />

E Stan? Be', lui prendeva tutto con <strong>un</strong>a scrollata di spalle. Oh, credeva che fosse <strong>un</strong> fantasma,<br />

garantito... ma la cosa non lo turbava neanche <strong>un</strong> po'.<br />

D'altronde, potevano legarlo alle rotaie del treno come in quel classico della suspense, I pericoli di<br />

Paolina, e il suo <strong>un</strong>ico pen siero sarebbe stato: perfetto, giusto il tempo di schiacciare <strong>un</strong> pi solino<br />

prima di farmi <strong>un</strong>a bella canna.<br />

Essere sempre strafatto aveva i suoi vantaggi.<br />

La pendola al piano di sotto batté le dieci; Gregg lasciò il portatile e andò alla finestra. Cavolo, si<br />

sarebbe sentito molto meglio se non avesse visto quella figura coi capelli l<strong>un</strong>ghi aggirarsi lì intorno,<br />

la notte prima.<br />

Al diavolo: sempre meglio che vedere quello stronzo fuori in corridoio che con qualche trucco aveva<br />

messo in piedi <strong>un</strong>'allucinazione della serie "ora mi vedi, ora non mi vedi più".<br />

Dal letto alle sue spalle, Holly disse, «Speri di vedere il coniglietto pasquale, là fuori?»<br />

Lui la guardò, pensando che era magnifica appoggiata contro i cuscini, col naso dentro <strong>un</strong> libro.<br />

Quando lo aveva tirato fuori, Gregg era rimasto stupito nel vedere che era il saggio di Doris Kearns<br />

Goodwin sui Fitzgerald e i Kennedy. Si aspettava che fosse più <strong>un</strong>a da biografie di gente del cinema,<br />

tipo Tori Spelling.<br />

«Sì, ho <strong>un</strong> debole per quel bastardello», mormorò. «E penso che andrò giù a vedere se riesco a<br />

fregargli il cestino.»<br />

«Non tornare con i marshmallow Peeps. Le uova colorate, i coniglietti di cioccolato e l'erba finta...<br />

vanno tutti bene. Ma quei dolcetti a forma di pulcino mi fanno senso.»<br />

«Dirò a Stan di venire qui a tenerti compagnia, okay?»<br />

Holly alzò gli occhi dalla storia di Camelot. «Non mi serve <strong>un</strong>a balia. Specialmente <strong>un</strong>a che, novanta<br />

su cento, si chiuderebbe al cesso a fumarsi <strong>un</strong>o spinello.»


«Non mi va di lasciarti qui da sola.»<br />

«Ma io non sono sola.» Holly annuì in direzione della telecamera nell'angolo in fondo alla stanza.<br />

«Accendi quella.»<br />

Gregg si appoggiò contro il telaio della finestra. Il modo in cui i capelli di Holly riflettevano la luce<br />

era davvero bello. Certo, il colore era senza dubbio opera di <strong>un</strong>a mano esperta... ma quella sfumatura<br />

di biondo era proprio perfetta per la sua carnagione.<br />

«Non sei spaventata, eh?» disse, chiedendosi quando esattamente si erano scambiati i ruoli.<br />

«Per ieri notte, vuoi dire?» Holly sorrise. «No. Credo che quell'"ombra" sia Stan che ha fatto <strong>un</strong>o<br />

scherzo a tutti e due per vendicarsi di averlo fatto girare da <strong>un</strong>a stanza all'altra. Sai quanto odia<br />

spostare i bagagli. E poi, è servito a farmi tornare nel tuo letto, no? Non che tu ti sia dato granché da<br />

fare.»<br />

Gregg prese la giacca a vento e le andò vicino. L'afferrò per il mento guardandola negli occhi. «Mi<br />

desideri ancora tanto?»<br />

«Non ho mai smesso», Holly abbassò la voce. «È <strong>un</strong>a specie di maledizione.»<br />

«Una maledizione?»<br />

«E dai, Gregg.» Vedendo che lui la guardava senza capire, Holly alzò le braccia, sconsolata. «Non dai<br />

affidamento. Sei sposato col tuo lavoro e venderesti l'anima al diavolo pur di fare carriera. Riduci<br />

tutto e tutti quelli che ti circondano a <strong>un</strong> minimo com<strong>un</strong>e denominatore, il che ti permette di<br />

sfruttarli. E quando non ti servono più, non ti ricordi neppure come si chiamano.»<br />

Gesù... quella ragazza era più intelligente di quanto pensasse. «Allora perché vuoi avere a che fare<br />

non me?»<br />

«A volte... proprio non lo so.» Gli occhi di Holly tornarono sul libro, ma non andavano avanti e<br />

indietro, seguendo le righe. Erano fissi sulla pagina. «Credo che sia perché ero proprio ingenua,<br />

quando ti ho conosciuto, e tu mi hai dato <strong>un</strong>a possibilità quando ness<strong>un</strong> altro me l'avrebbe data, e mi<br />

hai insegnato <strong>un</strong> sacco di cose. E quella cotta iniziale dura ancora adesso.»<br />

«La fai sembrare <strong>un</strong>a cosa brutta.»<br />

«Può esserlo. Speravo di lasciarmela alle spalle, col tempo... ma poi tu fai delle cose tipo prenderti<br />

cura di me ed ecco che ci ricasco di nuovo.»<br />

Gregg la fissava, ammirando la perfezione dei lineamenti, la pelle vellutata e il corpo incredibile.<br />

Si sentiva strano e confuso, come se le dovesse delle scuse; andò alla telecamera sul treppiede e<br />

l'accese. «Hai il cellulare a portata di mano?»<br />

Lei infilò la mano nella tasca della vestaglia e tirò fuori <strong>un</strong> Black-Berry. «Proprio qui.»<br />

«Chiamami se succede qualcosa di strano, okay?»<br />

Holly si accigliò. «Ti senti bene?»<br />

«Perché me lo chiedi?»<br />

Lei si strinse nelle spalle. «È che non ti ho mai visto così...»<br />

«Inquieto? Già, credo che questa casa abbia qualcosa di particolare.»<br />

«Stavo per dire... connesso, per la verità. È come se mi guardassi davvero per la prima volta.»<br />

«Ti ho sempre guardata.»<br />

«Non così.»<br />

Gregg si fermò <strong>un</strong> attimo sulla porta. «Posso farti <strong>un</strong>a domanda <strong>un</strong> po' bizzarra? Ti... tingi i capelli?»<br />

Lei posò <strong>un</strong>a mano sulle onde bionde. «No. Non l'ho mai fatto.»<br />

«Sono proprio così al naturale?»<br />

«Dovresti saperlo.»


Holly inarcò <strong>un</strong> sopracciglio con aria d'intesa e lui arrossì. «Be', le donne possono tingersi anche giù<br />

in bas... sì, insomma, hai capito.»<br />

«Be', io non lo faccio.»<br />

Gregg si accigliò. Chi diavolo stava guidando il suo cervello? Sentiva girare nell'etere tutti quei<br />

pensieri strambi, come se qual c<strong>un</strong> altro trasmettesse dalla sua stazione radio. Salutò Holly agi tando<br />

la mano e uscì in corridoio. Guardò prima a destra e poi a sinistra, ponendosi in ascolto. Niente<br />

passi. Niente scricchiolii.<br />

Ness<strong>un</strong>o con <strong>un</strong> lenzuolo sulla testa che girava per casa in stile "Casper il fantasmino".<br />

S'infilò la giacca a vento e, con passo deciso, si avviò verso le scale; detestava l'eco dei suoi passi. Gli<br />

sembrava di essere inseguito.<br />

Si lanciò <strong>un</strong>'occhiata alle spalle. Niente, a parte il corridoio deserto.<br />

Giù da basso guardò le luci che erano state lasciate accese. Una in biblioteca. Una nell'atrio sul<br />

davanti. Una nel salottino.<br />

Svoltò l'angolo e si fermò a esaminare il ritratto di Rathboone. Per qualche motivo non gli sembrava<br />

più così romantico e affascinante.<br />

Qualche motivo <strong>un</strong> corno. Quanto mai aveva chiamato Holly ad ammirarlo. Se non l'avesse fatto,<br />

forse il quadro non avrebbe segnato il suo subconscio fino a ispirarle delle fantasie su quel tizio che<br />

entrava in camera sua e faceva sesso con lei. Dio... quell'espressione sul suo viso mentre raccontava il<br />

sogno. Non la parte spaventosa, ma il sesso, il sesso memorabile. Holly aveva mai avuto<br />

quell'espressione, dopo aver fatto l'<strong>amore</strong> con lui?<br />

Si era mai soffermato a vedere se l'aveva soddisfatta fino a quel p<strong>un</strong>to?<br />

Soddisfatta almeno <strong>un</strong> po'?<br />

Aprì la porta d'ingresso e uscì come se avesse <strong>un</strong>a missione da compiere, quando in realtà non<br />

doveva andare da ness<strong>un</strong>a parte. Be', tranne che lontano da quel computer e da quelle immagini... e<br />

da quella stanza silenziosa, con <strong>un</strong>a donna che forse aveva più spessore di quanto lui avesse mai<br />

sospettato.<br />

Tipo <strong>un</strong> fantasma reale, pieno di sostanza.<br />

Dio... com'era tersa l'aria, lì fuori.<br />

Si allontanò dalla casa e dopo <strong>un</strong> centinaio di metri si fermò, sul prato ondulato per guardare<br />

indietro. Al primo piano vide la luce accesa in camera sua e si figurò Holly accoccolata contro i<br />

cuscini, il libro tra le dita l<strong>un</strong>ghe e sottili.<br />

Riprese a camminare, diretto verso il filare di alberi e il ruscello.<br />

I fantasmi hanno <strong>un</strong>'anima? si chiese. O sono anime essi stessi?<br />

I dirigenti televisivi hanno <strong>un</strong>'anima?<br />

Be', quella sì che era <strong>un</strong>a bella domanda esistenziale.<br />

Fece il giro della proprietà, senza fretta, fermandosi a tirare i filamenti di tillandsia, a toccare la<br />

corteccia delle querce e ad annusare la terra e la foschia.<br />

Stava tornando verso casa, quando all'ultimo piano si accese la luce... e <strong>un</strong>'ombra alta e scura passò<br />

davanti a <strong>un</strong>a delle finestre.<br />

Gregg all<strong>un</strong>gò il passo. Poi si mise a correre.<br />

Volava, quando balzò sulla veranda spalancando di slancio il portone e precipitandosi su per le scale.<br />

Se ne fregava altamente dell'avvertimento di non andare all'ultimo piano. E se svegliava qualc<strong>un</strong>o,<br />

pazienza.<br />

Gi<strong>un</strong>to al primo piano, si rese conto che non aveva idea di quale porta potesse condurlo in solaio.


Percorse in fretta il corridoio; i numeri sugli stipiti indicavano senza ombra di dubbio le stanze<br />

riservate agli ospiti paganti.<br />

A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to arrivò davanti al Deposito. Ripostiglio.<br />

Gesù, ti ringrazio: USCITA.<br />

Spalancò la porta e infilò la scala di servizio salendo i gradini a due a due. Gi<strong>un</strong>to in cima, trovò <strong>un</strong>a<br />

porta chiusa a chiave con la luce che filtrava da sotto.<br />

Bussò energicamente. Niente.<br />

«Chi c'è lì dentro?» gridò, strattonando la maniglia. «Ehi, rispondete.»<br />

«Signore! Cosa sta facendo?»<br />

Gregg si voltò di scatto: in fondo alle scale c'era il maggiordomo... che, malgrado l'ora tarda, era<br />

ancora vestito di tutto p<strong>un</strong>to.<br />

Forse non dormiva in <strong>un</strong> letto, ma si appendeva dentro <strong>un</strong> armadio per non stropicciarsi durante la<br />

notte.<br />

«Chi c'è là dentro?» chiese Gregg, indicando col pollice la porta alle sue spalle.<br />

«Spiacente, signore, ma il secondo piano è privato.»<br />

«Perché?»<br />

«La cosa non la riguarda. Ora, se non le dispiace, devo chiederle di tornare nella sua stanza.»<br />

Gregg aprì la bocca per protestare, ma poi la richiuse. C'era <strong>un</strong> modo migliore per risolvere la<br />

questione.<br />

«Sì. Okay. Va bene.»<br />

Fece gran mostra di scendere le scale e passò davanti al maggiordomo.<br />

Poi si avviò da bravo verso la sua stanza e s'infilò dentro.<br />

«Com'è andata la passeggiata?» chiese Holly, sbadigliando.<br />

«E successo qualcosa mentre ero fuori?» Tipo, be', vediamo, <strong>un</strong> tizio morto da <strong>un</strong> pezzo è entrato qui<br />

dentro a sbatterti?<br />

«No. Be', a parte qualc<strong>un</strong>o che si è messo a correre, qui fuori in corridoio. Chi era?»<br />

«Boh!», farfugliò Gregg, andando a spegnere la telecamera. «Non ne ho idea...»


Capitolo 38<br />

John riprese forma accanto a <strong>un</strong> lampione che non doveva avere molte soddisfazioni sul lavoro. La<br />

luce che si raccoglieva sotto il suo collo da giraffa illuminava la facciata di <strong>un</strong> caseggiato cne avrebbe<br />

fatto più bella figura al buio più totale: mattoni e malta non erano, rispettivamente, rossi e bianca,<br />

ma marrone e ancora più marrone, e le tante finestre rotte o incrinate erano state aggiustate alla<br />

bell'e meglio con coperte da quattro soldi fissate da strisce zigzaganti di nastro isolante. Persino i<br />

bassi gradini che salivano fino all'androne erano tutti bucherellati, neanche fossero stati presi<br />

d'assalto con <strong>un</strong> martello pneumatico.<br />

Il posto era identico a com'era quando lui ci aveva passato la sua ultima sera, salvo che per <strong>un</strong>a cosa:<br />

il cartello giallo inchiodato al portone d'ingresso in cui veniva dichiarata l'inagibilità dell'edificio.<br />

Da archiviare sotto <strong>un</strong> bel Ma va?! Bella scoperta. Quando Xhex emerse dalle tenebre e lo raggi<strong>un</strong>se,<br />

John fece del suo meglio per emanare solo <strong>un</strong> calmo distacco... ma ogni sforzo fu vano. Il viaggio nel<br />

merdoso paesaggio della sua vita passata era più arduo del previsto. Ma, come in <strong>un</strong> giro al l<strong>un</strong>apark,<br />

<strong>un</strong>a volta che la giostra era in movimento non potevi più fermarla.<br />

Chi poteva immaginare che la sua esistenza avrebbe dovuto essere accompagnata da <strong>un</strong> divieto per<br />

le donne incinta e gli epilettici.<br />

Già, impossibile fermarsi; Xhex avrebbe capito subito che aveva interrotto il percorso senza<br />

concluderlo. Sembrava sapere sempre quello che lui provava... compreso, quindi, anche il senso di<br />

fallimento che lo avrebbe pervaso se si tirava indietro prima del tempo.<br />

«Sei finito a vivere qui?» sussurrò lei.<br />

Annuendo, John la condusse dietro l'angolo, nel vicolo di fianco al palazzo. Gi<strong>un</strong>to davanti all'uscita<br />

di sicurezza si fermò: chissà se la chiusura era ancora rotta...<br />

La maniglia cedette subito e loro entrarono.<br />

La moquette dell'atrio assomigliava più che altro al pavimento in terra di certi capanni, compattata<br />

com'era da macchie che erano penetrate fin dentro alle fibre per poi indurirsi. Il corridoio era<br />

disseminato di bottiglie di whisky vuote, carte di snack accartocciate e mozziconi di sigaretta e l'aria<br />

puzzava come l'ascella di <strong>un</strong> barbone.<br />

Dio... neanche <strong>un</strong>a cisterna di Febreze poteva intaccare quell'incubo olfattivo.<br />

Appena Qhuinn entrò dall'uscita di emergenza, John svoltò a sinistra verso la scala e iniziò <strong>un</strong>'ascesa<br />

che gli fece venir voglia di mettersi a urlare. Man mano che salivano, i topi zampettavano via<br />

squittendo e il fetore da casa popolare diventava ancora più forte e p<strong>un</strong>gente, quasi fermentasse ad<br />

alta quota.<br />

Al primo piano, John fece strada l<strong>un</strong>go il corridoio, fermandosi davanti a <strong>un</strong>a grossa chiazza sul<br />

muro. Gesù Cristo... quella macchia di vino era ancora lì... ma perché cavolo si stupiva? Credeva<br />

forse che qualche impresa di pulizie si presentasse lì a candeggiare tutto quanto?<br />

Una porta più in là, arrivò davanti a quello che <strong>un</strong> tempo era stato il suo monolocale e... entrò...<br />

Dio, era tutto come l'aveva lasciato.<br />

Ness<strong>un</strong>o ci aveva più abitato, dopo di lui. Logico. A poco a poco la gente aveva cominciato ad


andarsene, già quando lui viveva lì... be', almeno quelli che potevano permettersi posti migliori.<br />

Erano rimasti i tossici. E gli appartamenti vuoti erano stati occupati dai senzatetto, che si erano<br />

intrufolati dentro come scarafaggi dalle finestre rotte e dalle porte sfondate al pianterreno. Il culmine<br />

di quel cambiamento demografico era quell'avviso di inagibilità, l'edificio era stato ufficialmente<br />

dichiarato morto, dopo che il cancro del declino aveva già divorato tutto tranne l'involucro esterno.<br />

Nel vedere Flex, la rivista che aveva abbandonato sul letto vicino alla finestra, la realtà subì <strong>un</strong>a sorta<br />

di distorsione e lo trascinò indietro nel tempo, malgrado avesse i piedi saldamente piantati nel qui e<br />

ora.<br />

E infatti, quando aprì il frigorifero staccato... barattoli di Ensure alla vaniglia.<br />

Già, perché neanche dei barboni affamati e senza <strong>un</strong> soldo, abituati a rovistare tra i rifiuti, avrebbero<br />

mangiato quello schifo di integratori alimentari.<br />

Xhex fece il giro dell'appartamento, fermandosi davanti alla finestra da cui lui aveva guardato fuori<br />

per tante notti. «Volevi essere diverso da quello che eri.»<br />

John annuì.<br />

«Quanti anni avevi quando ti hanno trovato?» quando lui le mostrò due volte due dita lei spalancò<br />

gli occhi. «Ventidue? E non avevi idea di essere...»<br />

John scosse la testa e andò a prendere la rivista. Sfogliandola, si rese conto di essere diventato quello<br />

che aveva sempre sognato: <strong>un</strong> cazzutissimo marcantonio che non aveva paura di menare le mani.<br />

Chi l'avrebbe mai detto. Prima della transizione era <strong>un</strong> mingherlino pelle e ossa, in balia di tutta <strong>un</strong>a<br />

serie di...<br />

Ributtò la rivista sul letto, scacciando bruscamente quei pensieri. Era pronto a mostrarle quasi tutto,<br />

ma quello no. Quella parte no... mai.<br />

Non l'avrebbe portata nel primo palazzo in cui aveva vissuto da solo; Xhex non avrebbe scoperto<br />

perché se n'era andato via di là per venire a quell'indirizzo.<br />

«Chi ti ha fatto entrare nel nostro mondo?»<br />

Tohrment, sillabò lui.<br />

«Quanti anni avevi quando hai lasciato l'orfanotrofio?» John alzò <strong>un</strong> dito e poi sei. «Sedici? E sei<br />

venuto subito qui? Direttamente da Nostra Signora?»<br />

John annuì e andò ai pensili sopra il lavandino. Aprendone <strong>un</strong>o, vide l'<strong>un</strong>ica cosa che si era aspettato<br />

di trovare. Il suo nome. E la data.<br />

Si fece da parte per farle vedere quello che aveva scritto. Ricordò il momento in cui l'aveva fatto, in<br />

fretta, di corsa. Tohr lo aspettava giù di sotto e lui era tornato su di volata a recuperare la bicicletta.<br />

Aveva scribacchiato nome e data come <strong>un</strong>a testimonianza di... non sapeva neanche lui cosa.<br />

«Non avevi ness<strong>un</strong>o», mormorò Xhex, guardando l'armadietto. «Anch'io ero così. Mia madre è<br />

morta di parto e io sono stata cresciuta da <strong>un</strong>a famiglia di persone assolutamente perbene... con cui<br />

sapevo di non avere niente in com<strong>un</strong>e. Le ho lasciate presto e non sono mai più tornata indietro,<br />

perché quello non era il mio posto... e qualcosa dentro di me gridava che era meglio per loro se me<br />

ne andavo. Non avevo idea di essere per metà symphath e che fuori nel mondo non c'era niente, per<br />

me... ma dovevo andarmene. Per fort<strong>un</strong>a ho incontrato Rehvenge e lui mi ha mostrato quello che<br />

ero.»<br />

Lo guardò da sopra la spalla. «Le occasioni mancate per <strong>un</strong> pelo nella vita... dio, sono tremende, eh?<br />

Se Tohr non ti avesse trovato...»<br />

Sarebbe morto nel bel mezzo della transizione perché non avrebbe avuto il sangue che gli serviva per<br />

sopravvivere.


Per qualche motivo, non voleva pensarci. E neanche al fatto che lui e Xhex avevano in com<strong>un</strong>e tanta<br />

solitudine e tanto senso di smarrimento.<br />

Dai, vieni, sillabò. Andiamo alla prossima fermata.<br />

In mezzo ai campi di granturco, Lash guidava l<strong>un</strong>go la stradina sterrata diretto alla fattoria. Aveva<br />

attivato la sua copertura psichica per impedire all'Omega e al suo nuovo gigolò di beccarlo, e girava<br />

con <strong>un</strong> berretto da baseball, <strong>un</strong> impermeabile col colletto alzato e <strong>un</strong> paio di guanti.<br />

Si sentiva come l'Uomo Invisibile.<br />

'Fanculo, magari fosse stato davvero invisibile. Detestava guardarsi. Aveva aspettato due ore buone<br />

per vedere cos'altro si sarebbe staccato dal suo corpo in quella discesa tra i morti viventi; ormai<br />

sembrava essersi stabilizzato, ma non era certo di provare sollievo.<br />

A quel p<strong>un</strong>to era solo mezzo sciolto: i muscoli erano ancora attaccati alle ossa.<br />

A <strong>un</strong> mezzo chilometro dalla meta, parcheggiò la Mercedes in mezzo a <strong>un</strong> gruppetto di pini e scese.<br />

Dovendo utilizzare tutti i suoi poteri per mascherarsi, non gliene restavano più per smaterializzarsi.<br />

Così dovette farsi <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga scarpinata fino a quel cesso di fattoria, imbestialito per tutta la faticaccia<br />

che gli toccava fare soltanto per muoversi.<br />

Ma quando gi<strong>un</strong>se alla casupola rivestita di legno, si sentì pervadere da <strong>un</strong>'ondata di energia. Sul<br />

vialetto d'ingresso c'erano tre macchine... e lui le riconobbe tutte. Quei catorci degni di Willy Loman<br />

- il commesso viaggiatore di letteraria memoria - erano di proprietà della Lessening Society.<br />

E, sorpresa, il posto era in gran fermento. Dentro c'erano almeno <strong>un</strong>a ventina di tizi che si stavano<br />

dando alla pazza gioia: dalle finestre vide i barili di birra e le bottiglie di alcolici e, tutt'intorno, quegli<br />

stronzi che si accendevano pipe ad acqua per fumare l'hashish e sniffavano dio solo sapeva cosa.<br />

Dov'era il bastardello?<br />

Ah... tempismo perfetto. Stava arrivando <strong>un</strong>a quarta macchina, e non era come le altre tre. La vistosa<br />

verniciatura tipica delle auto per le corse clandestine doveva essere costata cara quanto il motore<br />

truccato dentro il cofano, e la luce al neon sul telaio la faceva assomigliare a <strong>un</strong> aereo in fase di<br />

atterraggio. Il ragazzino scese dal posto di guida e, caspita, era tutto in tiro anche lui: si era comprato<br />

dei jeans nuovi di zecca e <strong>un</strong> giubbotto di pelle Affliction che era <strong>un</strong>o sballo, e adesso si accendeva le<br />

sigarette con <strong>un</strong> accendino d'oro.<br />

Be', quella era la prova del nove.<br />

Se il ragazzino entrava e si metteva a fare baldoria e basta, Lash si era sbagliato sulla sua<br />

intelligenza... e l'Omega si era trovato solo <strong>un</strong>o con cui andare a letto. Ma se aveva ragione, e quel<br />

figlio di puttana era sveglio come pensava, allora la festa si sarebbe fatta interessante.<br />

Stringendosi i baveri dell'impermeabile intorno alla carne viva a cui adesso era ridotto il suo collo,<br />

Lash cercò di mettere a tacere la gelosia. Prima c'era lui al posto d'onore del ragazzino. Si era goduto<br />

quella posizione privilegiata, gasandosi per quant'era speciale, convinto che la pacchia durasse per<br />

sempre. Amen. Se l'Omega era pronto a prendere a calci il sangue del suo sangue, quell'ex pezzo di<br />

merda umano non sarebbe durato a l<strong>un</strong>go.<br />

Quando <strong>un</strong>o degli ubriaconi guardò fuori dalla finestra nella sua direzione, Lash capì che stava<br />

rischiando troppo a stare così vicino, ma non gliene fregava <strong>un</strong> accidente. Non aveva niente da<br />

perdere e non aveva ness<strong>un</strong>a voglia di passare il resto dei suoi giorni come <strong>un</strong> quarto di manzo<br />

animato.<br />

Essere orrendo, debole e sanguinolento non era per niente sexy.<br />

Battendo i denti per il vento gelido, si scaldò con il ricordo di Xhex. Per certi versi non riusciva a<br />

credere che fossero passati solo pochi giorni dal periodo trascorso con lei. Gli sembravano passati


secoli dall'ultima volta che l'aveva tenuta sotto di sé. Scoprire quella prima lesione al polso era stato<br />

l'inizio della fine, cazzo... solo che all'epoca non lo sapeva.<br />

È solo <strong>un</strong> graffietto, aveva pensato.<br />

Sì, come no.<br />

Alzando la mano per tirarsi indietro i capelli, colpì la visiera del cappellino da baseball e si ricordò<br />

che ormai non aveva più niente da sistemare. Lassù in cima gli era rimasta solo la calotta cranica.<br />

Se avesse avuto più energie si sarebbe messo a inveire contro l'ingiustizia e la crudeltà del suo destino<br />

di putrefazione. La vita non doveva andare così. Lui non avrebbe dovuto guardarla dall'esterno come<br />

<strong>un</strong>o spettatore che sbircia dalla finestra. Era sempre stato il centro dell'attenzione, lui, il motore di<br />

tutto, quello speciale.<br />

Per qualche stupido motivo pensò a John Matthew. Quando quel coglione era entrato nel<br />

programma di addestramento per soldati era <strong>un</strong> mingherlino in fase di pre-transizione, con solo <strong>un</strong><br />

nome da fratello e <strong>un</strong>a cicatrice a forma di stella sul petto. Era il bersaglio perfetto da ostracizzare e<br />

Lash ci aveva preso gusto a tormentarlo senza pietà.<br />

Cavolo, all'epoca non sapeva cosa volesse dire essere diverso, isolato, escluso. Ti faceva sentire <strong>un</strong>a<br />

merda che non vale niente. Guardavi gli altri, quelli a cui andava tutto bene, e avresti dato qual<strong>un</strong>que<br />

cosa per essere <strong>un</strong>o di loro.<br />

Meno male che allora non ne aveva la più pallida idea, altrimenti forse ci avrebbe pensato due volte<br />

prima di rompere le palle a quel cazzone.<br />

In quel momento, appoggiato contro la ruvida, fredda corteccia di <strong>un</strong>a quercia a spiare dalle finestre<br />

della fattoria <strong>un</strong> altro golden boy cui era toccata la vita che avrebbe dovuto vivere lui, Lash cominciò<br />

a rivedere i suoi piani.<br />

Avrebbe annientato quello stronzetto, fosse l'ultima cosa che faceva.<br />

Era ancora più importante di Xhex.<br />

Non perché quel bastardo aveva osato condannarlo a morte, ma perché sentiva il bisogno di<br />

mandare <strong>un</strong> messaggio a suo padre. In fondo lui era la classica mela marcia - non poteva esserci<br />

metafora più giusta, visto che stava marcendo nel vero senso della parola - e il frutto, come si sa, non<br />

cade mai lontano dall'albero... e la vendetta è dolce.


Capitolo 39<br />

«Questa è la vecchia casa di Bella», disse Xhex, dopo aver ripreso forma in <strong>un</strong> prato di fianco a John<br />

Matthew.<br />

Lui annuì e lei volse lo sguardo su quello scenario agreste. Al chiaro di l<strong>un</strong>a, la fattoria bianca con la<br />

veranda che girava tutto intorno alla casa e i comignoli rossi, era il soggetto perfetto per <strong>un</strong> quadro;<br />

peccato che fosse rimasta vuota, con solo le luci di sicurezza esterne accese.<br />

Il fatto che sul vialetto di ghiaia del fabbricato annesso fosse parcheggiato <strong>un</strong> pickup Ford F-150 e<br />

che dalle finestre filtrasse <strong>un</strong>a luce soffusa rendeva ancora più acuto il senso di abbandono.<br />

«E stata Bella la prima a trovarti?»<br />

John fece <strong>un</strong> gesto ambiguo con la mano, indicando <strong>un</strong>'altra casetta l<strong>un</strong>go la stradina. Cominciò a<br />

usare la lingua dei segni, poi si fermò; il suo senso di frustrazione per la barriera com<strong>un</strong>icativa era<br />

evidente.<br />

«Qualc<strong>un</strong>o in quella casa... lo conoscevi e ti ha messo in contatto con Bella?»<br />

Lui annuì, infilò la mano nel giubbotto e tirò fuori quello che sembrava <strong>un</strong> braccialetto fatto a mano.<br />

Xhex lo prese e vide i simboli nell'Antico Idioma incisi nel cuoio.<br />

«Tehrror.» Quando John si toccò il petto lei disse, «E il tuo nome? Ma come facevi a saperlo?»<br />

John si toccò la testa e poi si strinse nelle spalle.<br />

«Te lo sei ritrovato in testa.» Xhex si concentrò sulla casa più piccola. C'era <strong>un</strong>a specie di piscina, sul<br />

retro, e lei avvertì che lì i ricordi di John erano più vividi, perché ogni volta che guardava oltre quella<br />

terrazza la sua griglia emotiva si infiammava, diventava <strong>un</strong> quadro di comando con <strong>un</strong> mucchio di<br />

circuiti accesi.<br />

All'inizio era andato lì per proteggere qualc<strong>un</strong>o. Non per Bella.<br />

Mary, pensò. La shellan di Rhage, Mary. Ma come si erano conosciuti?<br />

Strano... quello era <strong>un</strong> vicolo cieco. John la stava escludendo da quella parte della sua vita.<br />

«Bella si è messa in contatto con la confraternita e Tohrment è venuto a cercarti.»<br />

Quando John annuì di nuovo, gli restituì il braccialetto e, mentre lui toccava i simboli che vi erano<br />

incisi, Xhex si meravigliò della relatività del tempo. Era passata appena <strong>un</strong>'ora da quando avevano<br />

lasciato la grande casa della confraternita, ma le sembrava che avessero trascorso insieme <strong>un</strong> anno<br />

intero.<br />

Dio, le aveva dato più di quanto si sarebbe mai aspettata... e adesso sapeva esattamente perché era<br />

stato tanto disponibile quando lei aveva sclerato, in sala operatoria.<br />

Ne aveva passate di tutti i colori: più che vivere la prima parte della sua vita, vi si era trascinato a<br />

fatica.<br />

La domanda era: come aveva fatto a perdersi nel mondo degli umani? Dov'erano i suoi genitori? Il re<br />

era stato il suo whard, prima della transizione... così dicevano i suoi documenti la prima volta che lo<br />

aveva incontrato, allo ZeroSum. Aveva supposto che sua madre fosse morta, e la visita alla stazione<br />

degli autobus non smentiva quell'ipotesi... ma c'erano delle lac<strong>un</strong>e nella storia. Alc<strong>un</strong>e delle quali<br />

deliberate, o almeno questa era la sua impressione, altre, invece, John stesso sembrava incapace di


colmarle.<br />

Accigliandosi, sentì che suo padre gli era ancora molto vicino, eppure John non l'aveva mai<br />

conosciuto, a quanto pareva.<br />

«C'è <strong>un</strong> ultimo posto in cui vuoi portarmi?» mormorò.<br />

Dopo <strong>un</strong>'ultima occhiata intorno, John sparì e lei lo seguì, grazie a tutto il sangue che aveva<br />

succhiato da lui e che adesso era dentro il suo organismo.<br />

Quando ripresero forma davanti a <strong>un</strong>a favolosa casa moderna, John venne sopraffatto dalla tristezza,<br />

al p<strong>un</strong>to che la sua sovrastruttura emotiva cominciò letteralmente a crollare su se stessa. Con <strong>un</strong><br />

supremo sforzo di volontà, tuttavia, riuscì a bloccare in tempo la disintegrazione, prima che fosse<br />

troppo tardi.<br />

Una volta che la tua griglia collassava, eri spacciato. Finivi in balia dei tuoi demoni interiori.<br />

Il che la fece pensare a Muhrder. Il giorno in cui lui aveva appreso la verità su di lei, Xhex ricordava<br />

perfettamente come le era apparsa la sua struttura emotiva: le travi di acciaio che erano la base della<br />

salute mentale erano ridotte a <strong>un</strong> caos indistinto.<br />

Lei era stata l'<strong>un</strong>ica a non sorprendersi quando era impazzito, sparendo per sempre.<br />

Rivolgendole <strong>un</strong> cenno del capo, John andò alla porta d'ingresso, infilò <strong>un</strong>a chiave nella toppa e fece<br />

strada all'interno. Vennero accolti da <strong>un</strong>a corrente d'aria che portò con sé odore di poi-vere e<br />

umidità, a indicare che quella era <strong>un</strong>'altra casa vuota. Ma, a differenza del caseggiato dove John<br />

abitava prima, lì dentro non c'era niente di marcio.<br />

Quando John accese la luce nell'ingresso, Xhex trattenne <strong>un</strong>'esclamazione. Sul muro, a sinistra della<br />

porta, c'era <strong>un</strong> rotolo di pergamena in cui si dichiarava nell'Antico Idioma che quella era la casa del<br />

fratello Tohrment e della sua legittima shellan, Wellsie.<br />

Ecco spiegato perché stare lì lo addolorava tanto. L'hellren di Wellesandra non era l'<strong>un</strong>ico ad aver<br />

salvato il giovane John dalle case popolari.<br />

Anche la sua compagna era stata importante per John. Tantissimo.<br />

John infilò il corridoio e, l<strong>un</strong>go la strada, accese altre luci, le sue emozioni <strong>un</strong> misto di affetto<br />

agrodolce e dolore straziante. Quando gi<strong>un</strong>sero in <strong>un</strong>a cucina spettacolare, Xhex andò al tavolo<br />

collocato in <strong>un</strong>a rientranza.<br />

John si era seduto lì, pensò, posando le mani sullo schienale di <strong>un</strong>a delle sedie... la prima sera in cui<br />

era stato in quella casa si era seduto lì.<br />

«Specialità messicane», mormorò. «Avevi tanta paura di offenderli. Ma poi... Wellesandra...»<br />

Come <strong>un</strong> segugio che fiuta <strong>un</strong>a traccia fresca, Xhex inseguiva ciò che sentiva dei ricordi di John.<br />

«Wellesandra ti ha servito del riso allo zenzero. E... <strong>un</strong> budino. Ti sei sentito sazio per la prima volta<br />

in vita tua, non avevi mal di stomaco ed eri... eri così riconoscente che non sapevi cosa fare.»<br />

Guardò John; era pallido e aveva gli occhi <strong>un</strong> po' troppo lucidi; Xhex capì che era tornato nel gracile<br />

corpo di <strong>un</strong> tempo, seduto a tavola, tutto chiuso in se stesso... commosso per la prima gentilezza mai<br />

ricevuta in vita sua.<br />

Il rumore di <strong>un</strong> passo, fuori in corridoio, le fece alzare la testa; si rese conto che Qhuinn era ancora lì<br />

con loro, gironzolava per casa, il suo malumore <strong>un</strong>'ombra tangibile che lo avvolgeva tutto.<br />

Be', ora non doveva più seguirli passo passo. Erano arrivati alla fine della strada, l'ultimo capitolo<br />

della storia di John, che più o meno l'aggiornava fino al presente. E questo, purtroppo, significava<br />

anche che dovevano tornare al quartier generale della confraternita... dove di sicuro John l'avrebbe<br />

fatta mangiare ancora <strong>un</strong> po', tentando anche di convincerla a bere di nuovo il suo sangue.<br />

Lei non voleva tornare laggiù, però, non ancora. Nella sua mente aveva deciso di prendersi <strong>un</strong>a


serata di libertà, quindi quelle erano le sue ultime ore prima di imboccare la via della vendetta... e<br />

perdere quel dolce rapporto con John, quella profonda comprensione reciproca.<br />

Perché non voleva farsi illusioni: il forte legame che li <strong>un</strong>iva era com<strong>un</strong>que fragilissimo, questa era la<br />

triste realtà, e si sarebbe spezzato non appena il presente fosse tornato in primo piano rispetto al<br />

passato, non c'era il minimo dubbio.<br />

«Qhuinn, ci lasci da soli, per favore?»<br />

Lo sguardo bicolore della guardia del corpo si spostò su John, e i due si scambiarono <strong>un</strong>a serie di<br />

gesti con le mani.<br />

«Fantastico», esclamò sarcastico Qhuinn, prima di girare sui tacchi e uscire a passo di carica.<br />

La porta che sbatteva riecheggiò per tutta la casa; quando fu tornato il silenzio, Xhex guardò fisso<br />

John. «Dove dormivi?»<br />

John indicò <strong>un</strong> corridoio; insieme oltrepassarono numerose stanze con arredi moderni e pezzi di<br />

arte antica, <strong>un</strong>a combinazione che faceva assomigliare la villa a <strong>un</strong> museo d'arte abitabile. Xhex<br />

curiosò <strong>un</strong> pochino, infilando la testa dentro salottini e camere da letto.<br />

La camera di John era proprio in fondo. Appena entrata, Xhex immaginò lo shock culturale che<br />

doveva aver subito. Dallo squallore allo splendore, tutto in <strong>un</strong> semplice cambio di codice postale: a<br />

differenza dello squallido monolocale, quello era <strong>un</strong> rifugio blu marino con splendidi mobili<br />

moderni, <strong>un</strong> bagno di marmo e <strong>un</strong>a moquette folta come il taglio a spazzola di <strong>un</strong> marine.<br />

E, con in più, <strong>un</strong>a vetrata scorrevole affacciata su <strong>un</strong> terrazzo privato.<br />

John andò ad aprire l'armadio e, al di sopra del suo braccio forte e muscoloso, Xhex guardò i vestiti<br />

appesi alle grucce di legno. La taglia era quella di <strong>un</strong> ragazzino.<br />

Con le spalle contratte e <strong>un</strong>a mano stretta a pugno, John si soffermò a guardare camicie, felpe e<br />

pantaloni. Era dispiaciuto per qualcosa che aveva fatto o per il modo in cui si era comportato, e non<br />

c'entrava niente con lei...<br />

Tohr. C'entrava Tohr.<br />

Gli spiaceva il modo in cui erano andate le cose tra loro ultimamente.<br />

«Parlagli», disse piano lei. «Digli quello che provi. Vi sentirete meglio tutti e due.»<br />

John annuì e lei sentì crescere la sua determinazione.<br />

Dio, non avrebbe saputo spiegare come accadde... be', la dinamica in realtà era molto semplice, ma la<br />

cosa sorprendente fu che ancora <strong>un</strong>a volta si ritrovò ad abbracciarlo. Gli cinse la vita da dietro e,<br />

posando la guancia in mezzo alle sue scapole, fu felice di sentire le mani di lui sulle sue.<br />

John com<strong>un</strong>icava in talmente tanti modi diversi. E a volte toccarsi è meglio che parlare per<br />

esprimere quello che abbiamo dentro.<br />

Nel silenzio della stanza, Xhex lo tirò indietro, verso il letto, c insieme si sedettero.<br />

Cosa c'è?, sillabò lui, vedendo che Xhex lo fissava senza parlare.<br />

«Sei sicuro di volerlo sapere?» Quando lui annuì, lei lo guardò dritto negli occhi. «So che hai<br />

tralasciato qualcosa. Lo sento. C'è <strong>un</strong> buco, tra l'orfanotrofio e quel caseggiato popolare.»<br />

John non batté ciglio, non ci fu <strong>un</strong> solo fremito dei suoi muscoli facciali. Ma i tic di <strong>un</strong>o bravo a<br />

nascondere le proprie reazioni come <strong>un</strong> giocatore di poker sono irrilevanti. Lei sapeva quello che<br />

sapeva su di lui.<br />

«Okay, non farò domande. E non insisterò.»<br />

Il leggero rossore di John era qualcosa che si sarebbe ricordata a l<strong>un</strong>go, dopo la sua partenza... e il<br />

pensiero di lasciarlo fu ciò che la spinse a sfiorargli le labbra con la p<strong>un</strong>ta delle dita. Quando lui<br />

trasalì per la sorpresa, Xhex si focalizzò sulla sua bocca.


«Voglio darti qualcosa di mio», disse con voce bassa, profonda. «Non per pareggiare i conti. Solo<br />

perché mi va di farlo.»<br />

Sarebbe stato fantastico portarlo nei suoi luoghi, accompagnandolo attraverso la sua vita, ma<br />

conoscere meglio il suo passato gli avrebbe solo reso più difficile accettare la sua missione suicida:<br />

quali che fossero i suoi sentimenti per John, lei avrebbe dato la caccia al suo rapitore e non si faceva<br />

illusioni sulle sue probabilità di sopravvivere a quella resa dei conti.<br />

Lash conosceva dei trucchi.<br />

Trucchi malvagi con cui faceva cose malvagie.<br />

Ricordi di quel bastardo le affollarono la mente, ricordi orribili che le fecero tremare le gambe,<br />

ricordi spaventosi che, ciononostante, servirono a spingerla verso qualcosa per cui forse non era<br />

davvero pronta. Ma non poteva finire nella tomba avendo Lash come ultimo amante.<br />

Non quando aveva davanti l'<strong>un</strong>ico maschio che avesse mai amato.<br />

«Voglio fare l'<strong>amore</strong> con te», disse con voce roca.<br />

Gli occhi azzurri di John la scrutarono in volto, scioccati, quasi stesse cercando indizi di <strong>un</strong> possibile<br />

fraintendimento. Poi però <strong>un</strong> desiderio <strong>selvaggio</strong>, incontrollabile, travolse le sue emozioni,<br />

spazzando via tutto tranne il virile bisogno di accoppiarsi.<br />

A onor del vero, John fece del suo meglio per reprimere l'istinto, aggrappandosi a <strong>un</strong>a qualche<br />

parvenza di razionalità. Risultato? Fu lei a porre fine alla battaglia tra ragione e sentimento...<br />

posando la bocca sulla sua.<br />

Oh... Dio com'erano morbide le sue labbra.<br />

A dispetto del tumulto che sentiva ribollire nel sangue, John riuscì a dominarsi. Anche quando gli<br />

fece scivolare la lingua in bocca. E quella compostezza le facilitò le cose, mentre la sua mente saltava<br />

avanti e indietro tra quello che stava facendo adesso...<br />

E quello che Lash le aveva fatto solo pochi giorni prima.<br />

Per non perdere la concentrazione cercò il suo petto, facendo<br />

scorrere i palmi sui poderosi muscoli sopra il cuore. Spingendolo all'indietro sul materasso, inspirò a<br />

fondo e sentì l'odore del desiderio che provava per lei. Un penetrante aroma di spezie che era<br />

soltanto suo, e che non poteva essere più lontano dal fetore ammorbante di <strong>un</strong> lesser.<br />

Cosa che l'aiutò a separare l'esperienza presente da quelle del recente passato.<br />

Il bacio cominciò come <strong>un</strong>'esplorazione, ma non per molto. John si fece più vicino, strusciando il<br />

corpo enorme contro il suo, sollevando la gamba fino a schiacciare quella di lei sotto il suo peso. Al<br />

tempo stesso la cinse tra le braccia, stringendola a sé.<br />

Si muoveva adagio, come lei.<br />

E tutto andò bene finché non sentì la sua mano sul seno.<br />

Quel contatto la mandò in confusione, strappandola a quella stanza e a quel letto, trascinandola via,<br />

lontano da John e da quel momento di intimità con lui per catapultarla di nuovo all'inferno.<br />

Lottando contro quella defezione mentale, tentò di restare connessa al presente, a John. Ma nel<br />

sentire il suo pollice che le accarezzava il capezzolo, dovette imporsi di restare immobile. A Lash<br />

piaceva tenerla giù, graffiandola e palpandola prima di arrivare all'inevitabile, perché, per quanto<br />

godesse al momento dell'orgasmo, godeva ancora di più durante i preliminari, quando si divertiva a<br />

fotterle il cervello.<br />

Mossa psico-astuta da parte sua. Lei avrebbe infinitamente preferito farsi fottere e basta...<br />

John spinse l'erezione contro il suo fianco.<br />

Snap.


Gi<strong>un</strong>to al limite, il suo autocontrollo si spezzò in due, come <strong>un</strong> elastico: il suo corpo si ritrasse di<br />

scatto da quel contatto fisico, rompendo la com<strong>un</strong>ione con John, rompendo l'incantesimo.<br />

Xhex balzò giù dal letto; avvertiva l'orrore di John, ma era troppo scossa dalla paura per riuscire a<br />

dare spiegazioni. Si mise a camminare su e giù per la stanza nel disperato tentativo di restare<br />

ancorata alla realtà, ansimando non per la passione, ma per il panico.<br />

Be', se non era sfiga quella...<br />

Maledetto Lash... moriva dalla voglia di ammazzarlo, per questo. Non per quello che stava passando<br />

lei, ma per la posizione in cui aveva messo John.<br />

«Scusa», gemette. «Non avrei dovuto cominciare. Mi dispiace tantissimo.»<br />

Quando se la sentì, si fermò davanti al cassettone e guardò nello specchio appeso al muro. Mentre lei<br />

camminava frenetica, John si era alzato spostandosi davanti alla vetrata scorrevole, le braccia<br />

incrociate sul petto, la mascella contratta, lo sguardo fisso fuori, nella notte.<br />

«John... non è per te. Te lo giuro.»<br />

Lui scosse la testa senza guardarla.<br />

Xhex si stropicciò la faccia; il silenzio e la tensione tra loro amplificava il suo impulso di scappare.<br />

No, non ce la faceva ad affrontare tutto questo: quello che provava, quello che aveva fatto a John e<br />

tutte le porcherie con Lash.<br />

P<strong>un</strong>tò gli occhi sulla porta, i muscoli in tensione per il desiderio di uscire. Un copione che conosceva<br />

a memoria. Per tutta la vita si era sempre affidata al suo talento di sfuggire alle cose andandosene,<br />

sparendo senza lasciare traccia, senza <strong>un</strong>a spiegazione, senza lasciarsi dietro nulla.<br />

Era l'ideale per <strong>un</strong>'assassina.<br />

«John...»<br />

Lui voltò la testa; il suo sguardo riflesso nello specchio ardeva di rimpianto.<br />

Aspettava che lei parlasse. Lei avrebbe dovuto dire che era meglio se se ne andava, avrebbe dovuto<br />

buttare lì <strong>un</strong>'altra scusa pietosa e poi smaterializzarsi fuori da quella stanza... fuori dalla sua vita.<br />

Invece riuscì a dire solo il suo nome.<br />

Lui si voltò per fronteggiarla sillabando, Scusa. Vai. Non c'è problema. Vai.<br />

Lei però non riusciva a muoversi. Poi schiuse la bocca. Quando si rese conto di quello che le<br />

premeva in fondo alla gola, non riuscì a credere che stava per dargli voce. Quella rivelazione andava<br />

contro tutto ciò che sapeva di se stessa.<br />

Stava davvero per farlo, per l'amor dei cielo? «John... io... io sono...»<br />

Deviò lo sguardo, concentrandosi sul proprio riflesso. Le guance scavate e il pallore cadaverico erano<br />

dovuti a molto più che semplice mancanza di sonno e nutrimento.<br />

«Lash non era impotente, okay? Non era... impotente...» sbottò, in <strong>un</strong> improvviso impeto di rabbia.<br />

La temperatura nella stanza precipitò così in fretta e così tanto da condensarle il fiato in tante<br />

nuvolette.<br />

Ciò che vide allo specchio la spinse a voltarsi di scatto, arretrando di <strong>un</strong> passo da John: i suoi occhi<br />

azzurri brillavano di <strong>un</strong>a luce scellerata, il labbro superiore si increspò, scoprendo due zanne l<strong>un</strong>ghe<br />

e affilate come pugnali.<br />

Tutt'intorno, nella stanza, gli oggetti cominciarono a vibrare: le lampade sui comodini, i vestiti sulle<br />

grucce, lo specchio alla parete. In <strong>un</strong> crescendo, quel tintinnio collettivo si trasformò in <strong>un</strong> rombo<br />

sordo e Xhex dovette aggrapparsi al comò per non correre il rischio di cadere per terra.<br />

L'aria era viva. Sovraccarica. Elettrica.<br />

Pericolosa.


E John era l'epicentro di quell'energia violenta, furibonda, i pugni serrati talmente forte da far<br />

fremere gli avambracci, le cosce contratte, mentre si piegava leggermente sulle ginocchia in posa da<br />

combattimento.<br />

Fece scattare la testa in avanti sulla spina dorsale, spalancò la bocca... e lanciò <strong>un</strong> grido di guerra...<br />

Il suono esplose tutto intorno a lei, talmente forte che dovette tapparsi le orecchie, talmente potente<br />

che ne sentì l'impatto in pieno volto.<br />

Per <strong>un</strong> attimo credette che John avesse ritrovato la voce... ma quell'urlo roboante non era il prodotto<br />

delle sue corde vocali.<br />

Alle spalle di John la vetrata esplose, frantumandosi in migliaia di schegge che si dispersero<br />

all'esterno; i frammenti rimbalzarono sulle lastre di ardesia, riflettendo la luce come gocce di<br />

pioggia...<br />

O come lacrime.


Capitolo 40<br />

Blay non aveva idea di cosa gli avesse appena all<strong>un</strong>gato Saxton. Sì, be', era <strong>un</strong> sigaro e, sì, era caro,<br />

ma non aveva ben capito come si chiamava.<br />

«Credo che ti piacerà», disse Saxton, appoggiandosi all'indietro nella poltrona di cuoio e<br />

accendendosi il suo sigaro l<strong>un</strong>go e sottile. «Sono dolci. Scuri, ma dolci.»<br />

Blay fece scattare l'accendisigari Montblanc e si sporse in avanti per dare <strong>un</strong> tiro. Aspirando il fumo,<br />

sentì su di sé lo sguardo intenso di Saxton.<br />

Di nuovo.<br />

Ancora non riusciva ad abituarsi a quell'attenzione, quindi lasciò vagare lo sguardo per il locale:<br />

soffitto a volta verde scuro, pareti di <strong>un</strong> nero lucido, séparé e poltrone di cuoio color sangue di bue.<br />

Una marea di umani col portacenere accanto al gomito.<br />

In breve: ness<strong>un</strong>a distrazione anche solo lontanamente paragonabile a Saxton, ai suoi occhi, alla sua<br />

voce, alla sua colonia o...<br />

«Allora dimmi», disse Saxton, soffiando nell'aria <strong>un</strong>a nuvola azzurrina perfetta che per <strong>un</strong> attimo gli<br />

eclissò il volto, «Ti sei messo il gessato prima o dopo che ho chiamato?»<br />

«Prima.»<br />

«Sapevo che hai stile.»<br />

«Davvero?»<br />

«Sì.» Saxton lo guardò al di sopra del tavolino di mogano che li separava. «Altrimenti non ti avrei<br />

invitato fuori a cena.»<br />

La cena che avevano consumato da Sai era stata... molto gradevole, in effetti. Avevano mangiato in<br />

cucina, a <strong>un</strong> tavolo riservato; iAm aveva preparato <strong>un</strong> menu speciale a base di antipasto e<br />

pastasciutta, con cappuccino e tiramisù per dessert. Avevano bevuto vino bianco con la prima<br />

portata e rosso con la seconda.<br />

Gli argomenti di conversazione erano stati neutri, ma interessanti... e com<strong>un</strong>que trascurabili. Il vero<br />

motore di ogni parola, occhiata e movimento del corpo correva sul filo del "lo faranno oppure no"?<br />

D<strong>un</strong>que... quello era <strong>un</strong> app<strong>un</strong>tamento, pensò Blay. Un negoziato sottotraccia, camuffato da amabile<br />

conversazione sulle letture preferite e sui gusti musicali.<br />

Non c'era da stupirsi che Qhuinn p<strong>un</strong>tasse dritto al sesso e basta. Non avrebbe avuto la pazienza per<br />

quel genere di sottigliezze. In più, non gli piaceva leggere e la musica che si pompava nelle orecchie<br />

era metalcore, <strong>un</strong> misto tra heavy metal e hardcore p<strong>un</strong>k che solo i sordi o gli squilibrati potevano<br />

sopportare.<br />

Un cameriere vestito di nero si avvicinò. «Posso portarvi qualcosa da bere?»<br />

Saxton fece rotolare il sigaro tra pollice e indice. «Due bicchieri di porto. Croft Vintage 1945, per<br />

favore.»<br />

«Ottima scelta.»<br />

Saxton riportò gli occhi su Blay. «Lo so.»<br />

Blay si voltò verso la finestra davanti a cui erano seduti, chiedendosi se avrebbe mai smesso di


arrossire in sua presenza. «Piove.» «Già.»<br />

Dio, quella voce. Le parole di Saxton erano dolci e deliziose quanto il sigaro.<br />

Blay spostò le gambe, accavallandole.<br />

Si scervellò in cerca di qualcosa da dire per rompere il silenzio, ma la cosa più ispirata che gli venne<br />

in mente fu qualche banalissimo commento sul tempo. La fine della serata cominciava a profilarsi<br />

all'orizzonte e, se aveva appreso che sia lui che Saxton piangevano la perdita di Dominick D<strong>un</strong>ne ed<br />

erano fan di Miles Davis, non sapeva ancora cosa fare al momento dei saluti.<br />

Sarebbe stata <strong>un</strong>a cosa del tipo Dobbiamo rifarlo <strong>un</strong>'altra volta, chiamami? oppure l'infinitamente<br />

più complicato, insidioso e piacevole, Sì, in effetti, credo che verrò a vedere la tua collezione di<br />

farfalle.<br />

Cosa a cui la sua coscienza imponeva di aggi<strong>un</strong>gere: Anche se noti l'ho mai fatto con <strong>un</strong> maschio, e<br />

sebbene chi<strong>un</strong>que potrà essere solo <strong>un</strong> misero rimpiazzo di Qhuinn.<br />

«Quand'è stata l'ultima volta che sei uscito con qualc<strong>un</strong>o, Blaylock?»<br />

«Io...» Blay diede <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go tiro al sigaro. «È passato <strong>un</strong> bel po' di tempo.»<br />

«Che vita hai fatto? Tutto dovere e niente piacere?»<br />

«Più o meno.» Okay, l'<strong>amore</strong> non corrisposto non rientrava esattamente in ness<strong>un</strong>a delle due<br />

categorie, anche se di sicuro si poteva parlare di niente piacere.<br />

Saxton abbozzò <strong>un</strong> sorriso. «Sono stato contento quando mi hai chiamato. E anche <strong>un</strong> po' sorpreso.»<br />

«Perché?»<br />

«Mio cugino ha <strong>un</strong>a certa... possessività nei tuoi confronti.»<br />

Blay voltò il sigaro, fissando la p<strong>un</strong>ta incandescente. «Credo che tu abbia ampiamente sopravvalutato<br />

il suo interesse.»<br />

«E io credo che questo sia <strong>un</strong> modo garbato per dirmi di farmi gli affari miei, sbaglio?»<br />

«Qui non c'è proprio ness<strong>un</strong> affare da farsi.» Blay sorrise al cameriere, che posò due bicchieri di<br />

porto sul tavolino rotondo e indietreggiò. «Fidati.»<br />

«Sai, Qhuinn è <strong>un</strong> tipo interessante.» Saxton all<strong>un</strong>gò la mano con gesto elegante e prese il suo porto.<br />

«E <strong>un</strong>o dei miei cugini preferiti, in realtà. Il suo anticonformismo è ammirevole ed è sopravvissuto a<br />

cose che avrebbero distrutto tanti altri meno forti di lui. Non so se innamorarsi di lui sarebbe facile,<br />

però.»<br />

Blay non abboccò. «E così, vieni qui spesso?»<br />

Saxton rise; i suoi occhi chiari brillarono. «Non ti va di parlarne, eh?» Si guardò intorno, aggrottando<br />

la fronte. «A dire il vero, ultimamente non sono uscito molto. Troppo lavoro.»<br />

«Hai detto di essere <strong>un</strong> legale esperto di Antica Legge. Dev'essere interessante.»<br />

«Mi sto specializzando in patrimoni in amministrazione fiduciaria e assi ereditari, quindi il fatto che<br />

gli affari stiano andando a gonfie vele è motivo di rammarico. Il Fado si è riempito di troppi<br />

innocenti, dall'estate scorsa...»<br />

Al tavolo accanto, <strong>un</strong> gruppo di ciccioni in completo di seta e orologio d'oro si sganasciavano dalle<br />

risate, da quegli ubriaconi smargiassi che erano... al p<strong>un</strong>to che il più chiassoso di tutti si buttò<br />

all'indietro sulla poltrona, urtando Saxton.<br />

Che non gradì, a riprova del fatto che era <strong>un</strong> signore, ma non <strong>un</strong> cacasotto: «Domando scusa, vi<br />

dispiacerebbe abbassare la voce?»<br />

Quel cafone si voltò, con la pancia che traboccava dalla cintura tanto da far temere che esplodesse<br />

come in quell'episodio del film Monty Phyton - Il senso della vita, schizzando vomito dappertutto.<br />

«Sì che mi dispiace», disse socchiudendo gli occhi acquosi. «E com<strong>un</strong>que quelli come voi due non


dovrebbero stare qui.»<br />

E non si riferiva al fatto che fossero vampiri.<br />

Blay bevve <strong>un</strong> sorso di porto; sapeva di aceto... ma il costosissimo liquore non era andato a male:<br />

l'amaro in bocca era dovuto a ben altro.<br />

Un attimo dopo l'umano andò a sbattere di nuovo contro Saxton, talmente forte da fargli quasi<br />

rovesciare il porto. «Accidenti», borbottò Saxton prendendo il tovagliolo.<br />

Quel maledetto idiota si sporse di nuovo verso il loro tavolo, col rischio di far saltare via la cintura<br />

cavando <strong>un</strong> occhio a qualc<strong>un</strong>o. «Ehi, belli, disturbiamo? Vedo che vi piace ciucciare il sigaro.»<br />

«Ci state decisamente disturbando, sì», disse Saxton con <strong>un</strong> sorriso tirato.<br />

«Oh, scuuuuusa», fece l'uomo alzando il mignolo dal sigaro in modo plateale. «Non volevo<br />

offendervi.»<br />

«Andiamo via», disse Blay, chinandosi a spegnere il sigaro.<br />

«Posso chiedere di spostarci a <strong>un</strong> altro tavolo.»<br />

«Scappate, ragazzi?» disse beffardo Mister Boccalone. «Andate a qualche festa dove ci sono tutti i tipi<br />

di sigaro? Forse vi seguiremo, tanto per essere sicuri che arriviate a destinazione sani e salvi.»<br />

Blay teneva gli occhi fissi su Saxton. «In ogni caso si sta facendo tardi.»<br />

«Il che significa che siamo solo a metà della nostra giornata.»<br />

Blay si alzò, infilandosi <strong>un</strong>a mano in tasca, ma Saxton all<strong>un</strong>gò il braccio per impedirgli di tirare fuori<br />

il portafoglio. «No, faccio io.»<br />

Un'altra fila di commenti dalla comitiva Super-Bowl-più-spoglia-rello rese l'aria ancora più<br />

irrespirabile. Blay digrignava i molari; per fort<strong>un</strong>a Saxton si sbrigò a pagare il cameriere, poi insieme<br />

si avviarono all'uscita.<br />

Fuori, la gelida aria notturna fu <strong>un</strong> toccasana per i sensi; Blay inspirò a fondo.<br />

«Quel posto non è sempre così», mormorò Saxton. «Altrimenti non ti ci avrei mai portato.»<br />

«Non fa niente.» Blay s'incamminò e sentì Saxton avanzare al suo fianco.<br />

Gi<strong>un</strong>ti all'imbocco di <strong>un</strong> vicolo, si fermarono per permettere a <strong>un</strong>'auto di svoltare a sinistra sulla<br />

Commerce.<br />

«Allora, come ti senti per tutto questo?»<br />

Blay si voltò verso Saxton e decise che la vita è troppo breve per fingere di non sapere esattamente<br />

cosa fosse il "questo". «Onestamente, mi sento strano.»<br />

«E non ti riferisci a quei gentiluomini là al bar, immagino.»<br />

«Ho mentito. Questo è il mio primo app<strong>un</strong>tamento.» Saxton inarcò <strong>un</strong> sopracciglio e Blay non potè<br />

fare a meno di ridere. «Già, sono <strong>un</strong> gran vitaiolo.»<br />

L'aria affabile di Saxton sparì e nei suoi occhi Blay vide accendersi <strong>un</strong> calore sincero. «Be', sono<br />

contento di essere il primo con cui esci.»<br />

Blay lo guardò negli occhi. «Come facevi a sapere che sono gay?»<br />

«Non lo sapevo. L'ho solo sperato.»<br />

Blay rise di nuovo. «Be', ci hai preso.» Dopo <strong>un</strong>a pausa, gli tese la mano. «Grazie per la serata.»<br />

Quando Saxton gliela strinse, tra loro corse <strong>un</strong> brivido di eccitazione. «Lo sai, vero, che gli<br />

app<strong>un</strong>tamenti di solito non finiscono così. Ammesso che entrambe le parti siano interessate.»<br />

Blay si scoprì incapace di lasciargli la mano. «Ah... davvero?»<br />

Saxton annuì. «È consuetudine darsi <strong>un</strong> bacio.»<br />

Blay p<strong>un</strong>tò gli occhi sulle sue labbra e, all'improvviso, si chiese che sapore avessero.<br />

«Vieni qui», mormorò Saxton, tirandolo per la mano al riparo del vicolo.


Sotto l'effetto di <strong>un</strong> incantesimo erotico che non gli andava di rompere, Blay lo seguì nell'oscurità.<br />

Quando furono a ridosso dei palazzi, sentì il petto dell'altro contro il proprio, poi i loro inguini si<br />

fusero.<br />

Così capì esattamente fino a che p<strong>un</strong>to era eccitato Saxton.<br />

E Saxton capì che lo stesso valeva per lui.<br />

«Dimmi <strong>un</strong>a cosa», sussurrò Saxton. «Hai mai baciato <strong>un</strong> maschio?»<br />

Blay non voleva pensare a Qhuinn proprio in quel momento, quindi scosse la testa per scacciare<br />

dalla mente quell'immagine. Ma non f<strong>un</strong>zionò: gli occhi azzurro e verde di Qhuinn non volevano<br />

saperne di sparire; quindi fece l'<strong>un</strong>ica cosa che, garantito, lo avrebbe I atto smettere di pensare al suo<br />

pyrocant.<br />

Colmò la distanza che separava la bocca di Saxton dalla sua.<br />

Qhuinn sapeva che avrebbe dovuto filare dritto a casa. Dopo essere stato sommariamente congedato<br />

dalla casa di Tohr per permettere a John e Xhex di fare <strong>un</strong> po' di conversazione orizzontale, senza<br />

dubbio avrebbe dovuto tornare al quartier generale della confraternita a godersi <strong>un</strong> bel bicchiere di<br />

Herradura pensando agli affaracci suoi.<br />

Ma invece nooooo. Aveva ripreso forma sul marciapiede di fronte all'<strong>un</strong>ico locale riservato ai<br />

fumatori di Caldwell ed era rimasto a guardare - sotto la pioggia, come <strong>un</strong>o sfigato - Blay e Saxton<br />

che si accomodavano a <strong>un</strong> tavolo proprio davanti alla finestra. Aveva visto suo cugino guardare il<br />

suo migliore amico con elegante lussuria, poi degli imbecilli li avevano import<strong>un</strong>ati e loro due<br />

avevano lasciato i sigari appena cominciati e i bicchieri di porto mezzi pieni.<br />

Non volendo farsi scoprire a pedinarli, Qhuinn si era smaterializzato nel vicolo lì accanto... che ben<br />

presto si era rivelato il classico posto sbagliato nel momento sbagliato.<br />

La voce di Saxton gli gi<strong>un</strong>se sulle ali della brezza gelida. «Lo sai, vero, che gli app<strong>un</strong>tamenti di solito<br />

non finiscono così. Ammesso t he entrambe le parti siano interessate.»<br />

«Ah... davvero?»<br />

«È consuetudine darsi <strong>un</strong> bacio.»<br />

Qhuinn strinse i pugni e, per <strong>un</strong>a frazione di secondo, pensò veramente di saltare fuori dal suo<br />

nascondiglio dietro il cassonetto dell'immondizia. Ma per fare cosa? Piombare come <strong>un</strong> carro<br />

armato davanti a quei due per la serie "semaforo rosso, piantatela ragazzi"?<br />

Be', sì. Esattamente.<br />

«Vieni qui», mormorò Saxton.<br />

Merda, quel bastardo sembrava l'operatore di <strong>un</strong>a linea erotica, tutto voce sexy e arrapata. E... oh,<br />

cavolo, Blay ci stava, lo seguiva nel buio del vicolo.<br />

C'erano volte in cui l'udito finissimo dei vampiri era <strong>un</strong>a gran rottura di palle. E naturalmente... era<br />

anche peggio se facevi capolino dal mucchio di spazzatura vicino a cui ti eri piazzato per dare <strong>un</strong>a<br />

bella occhiata.<br />

Quando quei due si avvicinarono fino a toccarsi, Qhuinn spalancò la bocca. Non perché fosse<br />

scioccato o volesse intervenire.<br />

Semplicemente, non riusciva a respirare. Era come se le costole gli si fossero bloccate, e anche il<br />

cuore.<br />

No... no, dannazione, no...<br />

«Dimmi <strong>un</strong>a cosa», sussurrò Saxton. «Hai mai baciato <strong>un</strong> maschio?»<br />

Sì, voleva gridare Qhuinn...<br />

Blay scosse la testa. Sul serio, scosse la testa.


Qhuinn chiuse gli occhi stringendo le palpebre con forza, imponendosi di calmarsi abbastanza da<br />

riuscire a smaterializzarsi. Quando riprese forma davanti alla grande casa della confraternita,<br />

tremava come <strong>un</strong>a foglia... e per <strong>un</strong> attimo valutò l'eventualità di piegarsi in due per fertilizzare i<br />

cespugli con la cena consumata prima di uscire con Xhex e John.<br />

Un paio di profondi respiri dopo decise che lo stuzzicava di più procedere col piano A e bere come<br />

<strong>un</strong>a spugna. Con in mente questo obiettivo, entrò nel vestibolo, si fece aprire il portone da Fritz e si<br />

avviò in cucina.<br />

Forse si sarebbe spinto <strong>un</strong> po' più in là di <strong>un</strong>a semplice sbronza, che cavolo. Saxton non si sarebbe<br />

certo accontentato di <strong>un</strong>o o due baci in <strong>un</strong> vicolo freddo e umido, e Blay sembrava intenzionato a<br />

prendersi finalmente quello di cui aveva bisogno sin dall'inizio.<br />

Per cui aveva <strong>un</strong> mucchio di tempo per sbevazzare fino a perdere i sensi.<br />

Gesù... Cristo, pensò, massaggiandosi il petto e risentendo senza sosta la voce di suo cugino: Dimmi<br />

<strong>un</strong>a cosa. Hai mai baciato <strong>un</strong> maschio?<br />

L'immagine di Blay che scuoteva la testa era come <strong>un</strong>a cicatrice nel suo cervello e, naturalmente, lo<br />

spinse fino alla dispensa in fondo alla cucina, dove si trovavano le casse di alcolici.<br />

Che cliché. Ubriacarsi perché non avevi le palle per guardare in faccia la realtà.<br />

Ma tanto valeva fare almeno <strong>un</strong>a cosa, nella vita, secondo tradizione.<br />

Riattraversando la cucina, pensò che c'era almeno <strong>un</strong>a magni consolazione: il fattaccio doveva<br />

accadere per forza a casa di Saxton, perché lì a casa del re non erano ammessi visitatori occasionali.<br />

Mai.<br />

Emergendo nell'atrio, si bloccò di colpo.<br />

Blay stava emergendo dal vestibolo.<br />

«Sei tornato presto», lo apostrofò brusco Qhuinn. «Non dirmi che mio cugino è così veloce.»<br />

Senza fermarsi neanche <strong>un</strong> secondo, Blay infilò dritto le scale. «Tuo cugino è <strong>un</strong> gran signore.»<br />

Qhuinn si accodò al suo migliore amico, standogli alle calcagna. «Credi? In base alla mia esperienza,<br />

è tutta scena.»<br />

Questo spinse Blay a voltarsi. «Prima ti è sempre piaciuto. Era il tuo preferito. Ricordo che ne parlavi<br />

come se fosse <strong>un</strong> dio.»<br />

«Crescendo ho cambiato idea.»<br />

«Be', a me piace. Molto.»<br />

Qhuinn aveva voglia di ringhiare, ma soffocò quell'impulso stappando l'Herradura sgraffignato in<br />

dispensa e bevendone <strong>un</strong> sorso. «Buon per te. Sono proprio strafelice per voi due.»<br />

«Davvero? Allora perché ti sei attaccato alla bottiglia senza neanche usare il bicchiere?»<br />

Qhuinn girò intorno al suo amico e non si fermò neanche quando Blay chiese, «Dove sono John e<br />

Xhex?»<br />

«Fuori. Nel mondo. Da soli.»<br />

«Ma non dovevi restare con loro?»<br />

«Sono stato momentaneamente congedato.» In cima alle scale si fermò <strong>un</strong> attimo, battendo il dito<br />

sulla lacrima tatuata sotto all'occhio. «Xhex è <strong>un</strong>a killer, santo cielo. E perfettamente in grado di<br />

proteggerlo. E poi volevano starsene <strong>un</strong> po' nella vecchia casa di Tohr.»<br />

Gi<strong>un</strong>to in camera sua, Qhuinn chiuse la porta con <strong>un</strong> calcio e si spogliò. Dopo aver tracannato dalla<br />

bottiglia, chiuse gli occhi e inviò <strong>un</strong> richiamo.<br />

Layla sarebbe stata <strong>un</strong>'ottima compagnia.<br />

Proprio quello che ci voleva.


In fondo era stata educata apposta per fare sesso, e tutto quello che voleva era usare lui come <strong>un</strong>a<br />

palestra erotica. Non doveva preoccuparsi di farla soffrire, o che si affezionasse a lui. Era <strong>un</strong>a<br />

professionista, per così dire.<br />

O lo sarebbe stata, <strong>un</strong>a volta finito di fare pratica con lui.<br />

E Blay? Non aveva idea del perché fosse tornato, invece di infilarsi nel letto di Saxton. Ma <strong>un</strong>a cosa<br />

era chiara: c'era attrazione reciproca tra quei due e Saxton non era tipo da aspettare, quando voleva<br />

qualc<strong>un</strong>o.<br />

Qhuinn e suo cugino erano parenti, in fin dei conti.<br />

Ma questo non avrebbe minimamente salvato quel figlio di puttana, se avesse spezzato il cuore di<br />

Blay.<br />

[eBL 086]


Capitolo 41<br />

La festa alla fattoria andò avanti parecchio. Continuava ad arrivare gente; parcheggiavano le auto sul<br />

prato e si accalcavano nelle stanze al pianterreno. Per la maggior parte erano tizi che Lash aveva visto<br />

all'Xtreme Park, ma non tutti. E continuavano a portare roba da bere. Confezioni da sei di birre,<br />

bottiglie, barilotti.<br />

Dio solo sapeva che razza di sostanze illegali avevano in tasca.<br />

Ma che cazzo... cominciò a pensare Lash. Forse si era sbagliato e l'Omega era stato sopraffatto dalle<br />

sue stesse perversioni...<br />

Quando <strong>un</strong> vento teso cominciò a soffiare da nord, Lash rimase perfettamente immobile,<br />

mantenendo il suo camuffamento e sprangando la propria mente.<br />

Un'ombra... proiettò <strong>un</strong>'ombra dentro di sé, attraverso di sé e intorno a sé.<br />

L'arrivo dell'Omega fu preceduto da <strong>un</strong>'eclissi di l<strong>un</strong>a; quegli idioti dentro casa non capirono cosa<br />

stava succedendo... ma lo stronzetto sì. Il ragazzino uscì dalla porta, avvolto dalla luce proveniente<br />

dall'interno.<br />

Il padre di Lash prese forma sul prato infestato di erbacce, i bianchi panneggi che sventolavano, e il<br />

suo arrivo abbassò ulteriormente la temperatura. Non appena l'Omega prese forma, lo stronzetto gli<br />

andò incontro e i due si abbracciarono.<br />

Lash fu tentato di affrontarli, dicendo a suo padre che era solo <strong>un</strong> volubile succhiacazzi e avvertendo<br />

quel verme della sua putta nella che aveva i giorni contati...<br />

Il volto incappucciato dell'Omega si volse nella sua direzione.<br />

Trattenendo il fiato, Lash svuotò la mente, in modo da risultare invisibile dentro e fuori. Ombra...<br />

ombra... ombra...<br />

La pausa durò <strong>un</strong>a vita; se l'Omega avesse avvertito la presenza di Lash, sarebbe stata la fine.<br />

Un istante dopo l'Omega tornò a concentrarsi sul suo golden boy, ma proprio in quel mentre <strong>un</strong><br />

cretino uscì dalla fattoria, incespicando e barcollando, le braccia e le gambe che andavano da tutte le<br />

parti nel tentativo di non cadere. Una volta sull'erba, si avvicinò a <strong>un</strong> orticello di cavoli, ma prima di<br />

raggi<strong>un</strong>gerlo cadde in ginocchio, vomitando contro le fondamenta della casa. Mentre i suoi compari<br />

ridevano di lui e i rumori della baldoria si spandevano nella notte, l'Omega fluttuò fino alla porta.<br />

Quando l'Omega entrò in casa, la festa continuò come se niente fosse, senza dubbio perché quei<br />

coglioni erano troppo sbronzi e strafatti per rendersi conto che, sotto quella veste bianca, il Male si<br />

era appena insinuato tra loro.<br />

Non rimasero ignari a l<strong>un</strong>go, però.<br />

All'improvviso scoppiò <strong>un</strong>a potentissima bomba luminosa; l'esplosione accecante spazzò l'intera<br />

casa, uscendo dalle finestre fino al filare di alberi. Quando la luce abbagliante si attenuò in <strong>un</strong><br />

chiarore soffuso, non c'erano superstiti: tutti quegli ubriaconi erano caduti per terra in <strong>un</strong> colpo solo;<br />

i bei tempi erano finiti, per usare <strong>un</strong> eufemismo.<br />

Porca puttana. Se le cose prendevano la piega che sembrava...<br />

Lash si avvicinò furtivamente alla casa, attento a non lasciare tracce, né in senso proprio né figurato.


A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to udì <strong>un</strong>o strano raschiare.<br />

Gi<strong>un</strong>to all'altezza di <strong>un</strong>a delle finestre del salotto, sbirciò all'interno.<br />

Lo stronzetto trascinava i corpi per la stanza, allineandoli <strong>un</strong>o di fianco all'altro sul pavimento, a <strong>un</strong>a<br />

trentina di centimetri l'<strong>un</strong>o dall'altro, con le teste rivolte verso nord. Gesù... quanti cadaveri: la fila di<br />

bravi soldatini def<strong>un</strong>ti arrivava fino in corridoio e, da lì, in sala da pranzo.<br />

L'Omega si teneva in disparte, come se gli piacesse guardare il suo gigolò che spostava gli uomini a<br />

forza di braccia.<br />

Che tenerezza.<br />

Gli ci volle quasi mezz'ora per metterli tutti in fila; quelli su al primo piano vennero trascinati giù<br />

per le scale, con le teste che rimbalzavano su ogni gradino, e lasciavano <strong>un</strong>a scia di sangue rosso<br />

vivo.<br />

Logico. Trascinare <strong>un</strong> peso morto per i piedi è più facile.<br />

Quando furono tutti ri<strong>un</strong>iti, lo stronzetto si mise all'opera col coltello dando vita a <strong>un</strong>a catena di<br />

montaggio di iniziazioni. Partendo dalla sala da pranzo, cominciò a tagliare gole e polsi, caviglie e<br />

toraci, poi a ruota arrivava l'Omega, che faceva colare il sangue nero dentro i petti squarciati e li<br />

investiva con <strong>un</strong>a scossa elettrica prima di procedere alla cardio-ectomia.<br />

Niente vasi, per quell'infornata. I cuori estratti venivano gettati in <strong>un</strong> angolo.<br />

Molto stile mattatoio.<br />

Alla fine c'era <strong>un</strong>'enorme pozza di sangue in mezzo al soggiorno, dove le assi del pavimento si erano<br />

imbarcate, e <strong>un</strong>'altra in corridoio, ai piedi delle scale. Lash non riusciva a spingere lo sguardo fino in<br />

sala da pranzo, ma era sicurissimo che ce n'era <strong>un</strong>'altra anche lì.<br />

Poco dopo ebbero inizio i lamenti degli affiliati, <strong>un</strong> coro<br />

destinato a diventare sempre più assordante e caotico via via che la transizione si concludeva<br />

vomitando gli ultimi residui di umanità.<br />

Nel mezzo di quella messe di atroci sofferenze, l'Omega volteggiava tutt'intorno, scavalcando i corpi<br />

che si contorcevano, danzando avanti e indietro, la l<strong>un</strong>ga veste sempre immacolata malgrado venisse<br />

trascinata nello schifo che si stava rapprendendo per terra.<br />

In <strong>un</strong> angolo, lo stronzetto si accese <strong>un</strong>o spinello e si mise a fumare tranquillo, neanche stesse<br />

tirando il fiato dopo <strong>un</strong> lavoro ben fatto.<br />

Lash arretrò dalla finestra, ritirandosi verso gli alberi senza staccare gli occhi dalla fattoria.<br />

Maledizione, avrebbe dovuto fare <strong>un</strong>a cosa così, ma gli mancavano i contatti nel mondo umano. A<br />

differenza dello stronzetto.<br />

Dio, questo avrebbe cambiato tutto per i vampiri. Quegli stronzi si sarebbero trovati di fronte<br />

<strong>un</strong>'altra volta <strong>un</strong> esercito di nemici.<br />

Gi<strong>un</strong>to alla Mercedes, mise in moto e, facendo il giro largo per non avvicinarsi alla casa, uscì da<br />

fattorilandia. Seduto al volante, con l'aria gelida che gli soffiava in faccia per via del finestrino rotto,<br />

era nero. Al diavolo le femmine e tutte le altre stronzate, sul serio. Il suo <strong>un</strong>ico obiettivo nella vita,<br />

adesso, era mettere KO lo stronzetto. Togliere all'Omega il suo giocattolino. Distruggere la Lessening<br />

Society.<br />

Oddio... le femmine poteva mandarle al diavolo solo fino a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to. Si sentiva esausto perché<br />

aveva bisogno di nutrirsi... qual<strong>un</strong>que cosa stesse succedendo al suo involucro esterno, il suo interno<br />

era ancora assetato di sangue e, prima di affrontare il suo caro paparino, doveva risolvere quel<br />

problema.<br />

Altrimenti avrebbe fatto <strong>un</strong>a brutta fine.


Guidando verso il centro di Caldwell tirò fuori il cellulare, meravigliandosi di quello che stava per<br />

fare. Ma d'altronde, non c'è come , avere <strong>un</strong> nemico in com<strong>un</strong>e per stringere strane alleanze.<br />

Al quartier generale della confraternita, intanto, Blay si spogliava nel bagno di camera sua e s'infilava<br />

sotto la doccia. Insaponandosi le mani, ripensò al bacio in quel vicolo.<br />

A quel maschio.<br />

A... quel bacio.<br />

Muovendo i palmi sui pettorali, piegò indietro la testa e lasciò scorrere l'acqua calda sui capelli e<br />

sulla schiena, fino alle natiche. Sentiva il bisogno fisico di inarcarsi e lo fece, stirandosi, godendosi il<br />

getto caldo. Senza fretta si lavò i capelli, facendo scorrere sulla testa la mano scivolosa di shampoo.<br />

Ripensando ancora <strong>un</strong> po' a quel bacio.<br />

Dio, il ricordo delle loro labbra <strong>un</strong>ite era come <strong>un</strong>a calamita che lo attirava di continuo, <strong>un</strong> richiamo<br />

troppo forte da contrastare, <strong>un</strong> legame troppo allettante per aver voglia di evitarlo.<br />

Passandosi i palmi sul torace, si chiese quando avrebbe rivisto Saxton.<br />

Quando sarebbero stati di nuovo soli.<br />

Spostando la mano ancora più in basso,...<br />

«Padrone?»<br />

Blay si voltò di scatto, facendo stridere il tallone sul marmo. Coprendosi con entrambe le mani il<br />

membro grosso e duro, fece capolino dalla porta di vetro. «Layla?»<br />

L'Eletta gli sorrise timidamente, lasciando scorrere lo sguardo sul suo corpo. «Mi avete chiamato?<br />

Per servirvi?»<br />

«Io non ho chiamato ness<strong>un</strong>o.» Forse si era confusa? A meno che...<br />

«Mi ha convocata Qhuinn. Credevo di dover venire in questa stanza.»<br />

Blay chiuse brevemente gli occhi, con l'erezione che si afflosciava. Poi, con <strong>un</strong> metaforico calcio nel<br />

sedere, chiuse l'acqua calda. Tastando alla cieca, prese <strong>un</strong> asciugamano e se lo legò in vita.<br />

«No, Eletta», disse piano. «Non qui. In camera sua.»<br />

«Oh! Perdonatemi, padrone», esclamò Layla, indietreggiando verso la porta del bagno con le guance<br />

in fiamme.<br />

«Non fa niente... attenta!» Blay si lanciò in avanti, afferrandola proprio mentre andava a urtare<br />

contro la vasca, sbilanciandosi. «Tutto bene?»<br />

«Dovrei guardare dove metto i piedi, in verità.» Layla lo guardò negli occhi, posando le mani sulle<br />

sue braccia nude. «Grazie.»<br />

Aveva <strong>un</strong> volto bellissimo, perfetto; non c'era da stupirsi che Qhuinn fosse interessato. Layla era<br />

eterea, certo, ma in lei c'era qualcosa di più... specie quando abbassò le palpebre e <strong>un</strong> lampo si accese<br />

nei suoi occhi verdi.<br />

Innocente, ma erotica. Ecco. Incarnava quella combinazione affascinante di purezza e sesso <strong>selvaggio</strong><br />

che i maschi normali trovano irresistibile... e Qhuinn non era neanche lontanamente normale. Si<br />

sarebbe scopato qual<strong>un</strong>que cosa.<br />

L'Eletta lo sapeva? E sapendolo, le sarebbe importato?<br />

Accigliandosi, Blay la scostò da sé. «Layla...»<br />

«Sì, padrone?»<br />

Be', cavolo... cosa poteva dirle? Era evidente che Qhuinn non l'aveva chiamata per nutrirsi, perché<br />

l'aveva fatto la sera prima...<br />

Cristo, forse il p<strong>un</strong>to era proprio quello. Avevano fatto sesso già <strong>un</strong>a volta e lei era tornata per farlo<br />

di nuovo.


«Padrone?»<br />

«Niente. Farai meglio ad andare. Sono sicuro che Qhuinn ti sta aspettando.»<br />

«Avete ragione.» La fragranza alla cannella, tipica di Layla, gli invase le narici. «E gliene sono<br />

infinitamente grata.»<br />

Layla si voltò e uscì; nel vederla ancheggiare, Blay fu assalito dall'impulso di gridare. Non voleva<br />

pensare a Qhuinn che faceva sesso nella stanza accanto... quella casa era l'<strong>un</strong>ico luogo ancora<br />

incontaminato da tutta la sua "ginnastica" extracurricolare, per l'amor del cielo.<br />

E adesso, invece, non vedeva altro: Layla che entrava nella stanza di Qhuinn e lasciava scivolare la<br />

veste bianca giù dalle spalle, rivelando seni, ventre e cosce al suo sguardo bicolore. In <strong>un</strong> batter<br />

d'occhio sarebbe stata nel suo letto e sotto di lui.<br />

E Qhuinn l'avrebbe fatta godere. Era quello il fatto, almeno quando si trattava di sesso: era generoso<br />

col suo tempo e coi suoi talenti. Si sarebbe dedicato a lei con tutto ciò che aveva, mani, bocca...<br />

Già, be', meglio non toccare quel tasto.<br />

Asciugandosi, gli venne da pensare che forse Layla era la compagna ideale per Qhuinn. Data la sua<br />

formazione di ehros, non solo lo avrebbe soddisfatto a tutti i livelli, ma non avrebbe mai preteso che<br />

fosse monogamo, non gli avrebbe rimproverato le sue prodezze sessuali con le altre femmine né lo<br />

avrebbe stressato affinché le manifestasse sentimenti ed emozioni che non provava. Forse avrebbe<br />

addirittura condiviso il suo divertimento, perché da come si muoveva era evidente che si sentiva a<br />

suo agio col proprio corpo.<br />

Layla era perfetta per lui. Sicuramente meglio di Blay.<br />

E poi, Qhuinn aveva messo bene in chiaro che alla fine voleva sistemarsi con <strong>un</strong>a femmina... <strong>un</strong>a<br />

femmina tradizionale con dei valori tradizionali, preferibilmente aristocratica, sempre ammesso che<br />

ne trovasse <strong>un</strong>a disposta ad accettarlo malgrado quel difetto degli occhi di due colori diversi.<br />

Layla rispondeva a tutti i requisiti richiesti... non c'era nulla di più vecchio stile o altolocato di <strong>un</strong>a<br />

Eletta, ed era chiaro che lei desiderava Qhuinn.<br />

Sentendosi vittima della malasorte, Blay andò all'armadio e si infilò <strong>un</strong> paio di pantaloncini di nylon<br />

e <strong>un</strong>a maglietta Under Armour. Non aveva ness<strong>un</strong>a intenzione di starsene lì seduto a leggere <strong>un</strong><br />

buon libro mentre nella stanza accanto succedeva quello che doveva succedere, qual<strong>un</strong>que cosa<br />

fosse...<br />

Già. Meglio evitare quelle immagini, anche sul piano ipotetico.<br />

Uscì nella galleria delle statue, passando di volata davanti alle figure marmoree; invidiava le loro<br />

pose calme e i loro volti sereni. A vederle, con quell'aria della serie "è tutto okay", veniva da pensare<br />

che essere <strong>un</strong> oggetto inanimato è <strong>un</strong> affarone. Non provavano ness<strong>un</strong>a gioia, certo, ma non<br />

dovevano neanche sopportare quel dolore bruciante.<br />

Nell'atrio, aggirò l'estremità arrotondata della ringhiera, infilandosi dentro la porta nascosta. Nel<br />

t<strong>un</strong>nel che portava al centro di addestramento, cominciò a scaldarsi con <strong>un</strong> corsetta e non rallentò<br />

neanche quando emerse dal fondo dell'armadio nell'ufficio. La sala pesi era l'<strong>un</strong>ico posto in cui gli<br />

andava di stare in quel momento. Un'oretta buona sullo stepper e forse gli sarebbe passata la voglia<br />

di levarsi la pelle con <strong>un</strong> cucchiaio arrugginito.<br />

In corridoio, si fermò di colpo alla vista di <strong>un</strong>a figura solitaria appoggiata al muro di cemento.<br />

«Xhex? Che cosa ci fai qui?» Be', a parte fissare <strong>un</strong> buco nel pavimento.<br />

Lei lo guardò; gli occhi grigio scuro sembravano due pozzi senza fondo. «Ehilà.»<br />

Blay le andò vicino, aggottando la fronte. «Dov'è John?»<br />

«E lì dentro.» Xhex annuì in direzione della sala pesi.


Ecco spiegati i tonfi sordi in sottofondo. Qualc<strong>un</strong>o stava chiaramente mettendo a dura prova <strong>un</strong>o dei<br />

tapis roulant.<br />

«Cos'è successo?» Blay fece due più due, mettendo insieme l'espressione di Xhex e la corsa sfrenata<br />

delle Nike di John... il risultato era più o meno <strong>un</strong> grosso "oh cazzo".<br />

Xhex abbandonò la testa contro il muro che la teneva su. «È già tanto se sono riuscita a riportarlo<br />

qui.»<br />

«Perché?»<br />

Lei lo guardò. «Diciamo solo che vuole dare la caccia a Lash.»<br />

«Be', è comprensibile.» «Già.»<br />

Quando quella parola le uscì dalle labbra, Blay ebbe la sensazione che sotto ci fosse molto di più, ma<br />

era chiaro che Xhex non si sarebbe spinta oltre con i commenti.<br />

D'<strong>un</strong> tratto, il suo sguardo color nuvola temporalesca si app<strong>un</strong>tò sul viso di Blay. «E così sei tu il<br />

motivo per cui Qhuinn era di umore nero, stanotte.»<br />

Blay trasalì, poi scosse la testa. «Io non c'entro niente. Qhuinn è quasi sempre di cattivo umore.»<br />

«Capita, quando si imbocca la strada sbagliata. Cercare la quadratura del cerchio è come chiedere la<br />

l<strong>un</strong>a, impossibile.»<br />

Blay si schiarì la gola; i sympbath, anche quelli che presumibilmente non ce l'hanno con te, non sono<br />

il genere di persone da avere attorno quando sei giù di morale e vulnerabile. Tipo quando il maschio<br />

dei tuoi sogni si sta dando da fare con <strong>un</strong>a Eletta dal viso d'angelo e <strong>un</strong> corpo fatto per peccare,<br />

diciamo.<br />

Dio solo sapeva cosa stava captando Xhex di ciò che gli frullava per la testa.<br />

«Be'... vado ad allenarmi <strong>un</strong> po'.» Come se la sua tenuta non fosse già <strong>un</strong> indizio sufficiente.<br />

«Bene. Magari potresti parlargli.»<br />

«Lo farò.» Blay esitò; Xhex sembrava afflitta quanto lui. «Senti, non per niente, ma è chiaro che sei<br />

sfinita. Perché non vai su a dormire in <strong>un</strong>a delle stanze per gli ospiti?»<br />

Lei scosse la testa. «Non voglio lasciarlo. Sto qui fuori ad aspettare solo perché non voglio farlo<br />

impazzire. Vedermi... non fa bene alla sua salute mentale, al momento. Spero che andrà meglio dopo<br />

che avrà rotto il secondo tapis roulant.»<br />

«Il secondo?»<br />

«Sono quasi certa che lo schianto e la puzza di bruciato che ho sentito <strong>un</strong> quarto d'ora fa significano<br />

che ne ha già distrutto <strong>un</strong>o.»<br />

«Accidenti.» «Già.»<br />

Facendosi forza, Blay entrò nella sala pesi...<br />

«Gesù... Cristo. John.»<br />

Inutile chiamarlo: il baccano del tapis roulant, <strong>un</strong>ito ai tonfi di quella marcia forzata, avrebbero<br />

sovrastato anche il ritorno di fiamma di <strong>un</strong> motore.<br />

John correva come <strong>un</strong> matto; la T-shirt e il torace grondavano sudore e dai pugni chiusi schizzavano<br />

goccioline che si depositavano in due scie gemelle ai lati dell'attrezzo. I calzettoni bianchi erano<br />

striati di rosso sul tallone, come se interi lembi di pelle si fossero staccati, e i calzoncini di nylon<br />

sbattevano come <strong>un</strong>a salvietta bagnata.<br />

«John?» gridò Blay, esaminando l'attrezzo bruciato vicino a quello in f<strong>un</strong>zione. «John!»<br />

Quando neanche gridando riuscì a fargli voltare la testa, gli si piazzò davanti agitando le mani nel<br />

suo campo visivo. Poi si pentì di averlo fatto. Gli occhi che si p<strong>un</strong>tarono nei suoi ardevano di <strong>un</strong> odio<br />

così mortale che Blay fece <strong>un</strong> passo indietro.


Quando John tornò a concentrarsi sul nulla davanti a sé, apparve chiaro che voleva continuare così<br />

fino a ridurre le gambe a due monconi.<br />

«John, cosa ne dici di scendere!» gridò Blay. «Prima di cadere!»<br />

Ness<strong>un</strong>a risposta. Solo il ronzio acuto dell'attrezzo e i tonfi assordanti di quei piedi sul tappeto.<br />

«John! Basta, adesso! Ti stai ammazzando!»<br />

'Fanculo.<br />

Blay si spostò dietro al tapis roulant e strappò via il cavo dal muro. Il rallentamento improvviso fece<br />

inciampare John, che cadde in avanti, ma riuscì ad aggrapparsi alla consolle. O forse, semplicemente,<br />

ci crollò sopra.<br />

Ansimava a bocca spalancata, la testa che ciondolava sul braccio.<br />

Blay avvicinò <strong>un</strong>a panca per i pesi e vi si sedette per riuscire a guardarlo in faccia. «John... cosa<br />

cavolo ti prende?»<br />

John lasciò andare la consolle e cadde sul sedere; le gambe avevano ceduto di schianto. Dopo <strong>un</strong>a<br />

serie di respiri affannosi, si passò le mani tra i capelli fradici.<br />

«Parlami, John. Resterà tra noi. Lo giuro sulla vita di mia madre.»<br />

Ci volle <strong>un</strong> po' prima che John alzasse la testa; quando lo fece, aveva gli occhi lucidi. E non per il<br />

sudore o per lo sforzo.<br />

«Parla; non uscirà da queste mura», sussurrò Blay. «Cosa è successo? Dimmelo.»<br />

Quando alla fine John si decise a parlare, lo fece con gesti confusi, ma Blay riuscì a interpretarli<br />

com<strong>un</strong>que.<br />

Le ha fatto male, Blay. Lui... le ha fatto male.<br />

«Be', sì, lo so. Ho sentito in che stato era Xhex quando...»<br />

John strinse gli occhi con forza, scuotendo la testa.<br />

Nel silenzio carico di tensione che seguì, Blay sentì tendersi la pelle sulla nuca. Oh... merda.<br />

Aveva visto giusto, allora. C'era sotto qualcosa di grave.<br />

«Quanto male?», ringhiò Blay.<br />

Peggio di così non si può, sillabò John.<br />

«Figlio di puttana. Lurido bastardo figlio di puttana. Razza di bastardo schifoso figlio di puttana!»<br />

Blay non era <strong>un</strong> patito del turpiloquio, ma a volte gli improperi sono l'<strong>un</strong>ica cosa che possiamo<br />

offrire alle orecchie altrui. Xhex non era la sua femmina, ma per lui valeva la regola che non si deve<br />

far del male al gentil sesso. Per ness<strong>un</strong> motivo al mondo... e mai e poi mai così.<br />

Dio, l'espressione addolorata di Xhex non era solo preoccupazione per John. Era dovuta ai ricordi.<br />

Ricordi terribili, spaventosi...<br />

«John... mi dispiace tanto.»<br />

Altre gocce caddero dal mento dell'amico sopra il tappeto nero, e John si asciugò gli occhi <strong>un</strong> paio di<br />

volte prima di guardare Blay. Sul suo volto l'angoscia era in lotta con <strong>un</strong>a furia selvaggia.<br />

Più che logico. Con la sua storia personale, quella era <strong>un</strong>a batosta sotto molti p<strong>un</strong>ti di vista.<br />

Devo ucciderlo, disse John nella lingua dei segni. Non posso vivere in pace con me stesso, se non lo<br />

faccio fuori.<br />

Blay annuì, i motivi della sua sete di vendetta erano ovvi. Un vampiro innamorato con <strong>un</strong>a tragica<br />

storia di abusi?<br />

Il destino di Lash era segnato, la sua condanna a morte aveva già la data stampata sopra.<br />

Blay strinse il pugno e tese le nocche. «Qual<strong>un</strong>que cosa ti serva, qual<strong>un</strong>que cosa tu voglia, io sto con<br />

te. E non dirò <strong>un</strong>a parola.»


John attese <strong>un</strong> istante, poi batté il pugno contro quello dell'amico. Sapevo di poter contare su di te,<br />

sillabò.<br />

«Sempre», promise solennemente Blay. «Sempre.»


Capitolo 42<br />

Un'oretta dopo la p<strong>un</strong>tatina abortita al secondo piano, la casa di Eliahu Rathboone ripiombò nel<br />

silenzio, ma prima di azzardare <strong>un</strong> altro tentativo, Gregg attese parecchio, dopo che il maggiordomo<br />

fu sceso da basso.<br />

Lui e Holly passarono il tempo non scopando, secondo il loro vecchio modus operandi, ma<br />

parlando. E più parlavano, più Gregg si rendeva conto di non conoscerla per niente. Non aveva idea<br />

che i suoi passatempi preferiti fossero preparare torte di mele e lavorare a maglia, o che la sua<br />

aspirazione fosse di passare ai tigì della televisione più seria... che non era poi questa gran sorpresa, a<br />

ben vedere: <strong>un</strong> sacco di veline e ragazze più o meno facili, nel mondo dei reality e affini, nutrivano<br />

ambizioni più elevate che presentare attrezzi per fare stepping o commentare come si mangiano gli<br />

scarafaggi. E sapeva anche che Holly aveva mosso i primi passi nei notiziari locali, sul mercato di<br />

Pittsburgh, prima di essere licenziata.<br />

Ciò che non sapeva era il vero motivo per cui aveva lasciato quel suo primo impiego. Il direttore<br />

generale, <strong>un</strong> uomo sposato, si aspettava che Holly si esibisse davanti a <strong>un</strong> tipo di telecamera diverso,<br />

più privato, e quando lei gli aveva detto di no, lui le aveva dato il benservito, dopo aver posto le<br />

condizioni per farla sbagliare in onda.<br />

Gregg aveva visto il nastro del servizio in cui si era impappinata, incasinando tutto. Aveva fatto i<br />

compiti: anche se l'audizione che Holly aveva fatto per lui era andata alla grande, controllava sempre<br />

le referenze.<br />

Forse era stato proprio quel nastro a mettergli in testa dei pregiudizi su di lei: bel faccino, davanzale<br />

da urlo, ma non molto altro da offrire.<br />

E quello non era il peggiore dei suoi errori di valutazione. Non aveva mai saputo che Holly aveva <strong>un</strong><br />

fratello. Che era handicappato. E che lei manteneva.<br />

Holly gli aveva mostrato <strong>un</strong>a fotografia di loro due insieme.<br />

E quando Gregg le aveva chiesto com'era possibile che lui non sapesse niente del ragazzo, lei aveva<br />

avuto l'onestà di dirgli come stavano le cose: Perché tu avevi messo dei paletti e questo era fuori dai<br />

paletti.<br />

Naturalmente lui si era difeso, secondo la classica reazione maschile, ma Holly aveva ragione, questo<br />

era il fatto. Lui aveva tracciato dei confini in modo molto chiaro. Ovvero niente gelosia, niente<br />

spiegazioni, niente di stabile e niente di personale.<br />

Non esattamente l'ambiente ideale per mostrarsi vulnerabile.<br />

Quella consapevolezza lo aveva spinto a stringerla al petto, posandole il mento sulla testa e<br />

accarezzandole la schiena. Appena prima di sprofondare nel mondo dei sogni, Holly aveva<br />

farfugliato qualcosa sottovoce. Tipo che quella era la notte migliore che avesse mai passato con lui.<br />

E questo malgrado gli orgasmi mostruosi che le aveva regalato.<br />

Be', quando gli faceva comodo. C'erano stati molti app<strong>un</strong>tamenti disdetti all'ultimo momento,<br />

messaggi telefonici a cui non aveva risposto e momenti in cui l'aveva trattata con freddezza,<br />

snobbata, respinta, sia verbalmente che fisicamente.


Dio... che stronzo era stato.<br />

Quando finalmente si alzò per uscire, Gregg le rimboccò le coperte, accese la telecamera a sensori di<br />

movimento e sgattaiolò in corridoio. Tutt'intorno regnava il silenzio.<br />

Risalì il corridoio fino al cartello che segnalava l'uscita e si infilò nelle scale di servizio. Su per i<br />

gradini, pianerottolo, altra rampa di scale, ed eccolo davanti alla porta.<br />

Questa volta non perse tempo a bussare. Tirò fuori <strong>un</strong> piccolo cacciavite solitamente usato<br />

sull'attrezzatura per le riprese e si diede da fare per forzare la serratura. Fu più facile di quanto<br />

pensasse, in realtà. Bastò infilarlo nella toppa e ruotarlo leggermente e la serratura cedette con <strong>un</strong>o<br />

scatto.<br />

La porta non cigolò, il che lo sorprese.<br />

Ciò che trovò dall'altra parte, invece... gli provocò <strong>un</strong>o shock della miseria.<br />

Il secondo piano era <strong>un</strong>a specie di enorme caverna buia, con <strong>un</strong> vecchio assito di legno grezzo e <strong>un</strong><br />

soffitto spiovente su entrambi i lati. In fondo c'era <strong>un</strong> tavolo con sopra <strong>un</strong> lume a petrolio che<br />

tingeva le pareti di <strong>un</strong> giallo dorato... oltre a illuminare gli stivali neri di qualc<strong>un</strong>o seduto appena<br />

fuori dalla pozza di luce.<br />

Grossi stivali.<br />

Tutt'a <strong>un</strong> tratto fu chiaro chi era quel figlio di puttana e cosa aveva fatto.<br />

«Ti ho immortalato su nastro», disse Gregg.<br />

La risatina sommessa che ottenne per tutta risposta gli procurò <strong>un</strong>a potente scarica di adrenalina:<br />

bassa e gelida, era il tipo di suono che fanno i killer appena prima di mettersi al lavoro con <strong>un</strong><br />

coltello.<br />

«Veramente?» Quell'accento. Che razza di accento era? Non era francese... né <strong>un</strong>gherese...<br />

Oh, chissenefrega. Al pensiero che quello si era approfittato di Holly, Gregg si sentì più forte e più<br />

alto di quanto in realtà non fosse. «So quello che hai fatto. L'altro ieri notte.»<br />

«Ti inviterei a prendere <strong>un</strong>a sedia, ma come vedi ne ho <strong>un</strong>a sola.»<br />

«Non sto scherzando», disse Gregg facendo <strong>un</strong> passo avanti. «So cos'è successo con lei. Lei non ti<br />

voleva.»<br />

«Voleva il sesso.»<br />

Razza di stronzo del cazzo. «Stava dormendo.»<br />

«Ah sì?» La p<strong>un</strong>ta dello stivale dondolava su e giù. «Le apparenze, come la psiche, possono trarre in<br />

inganno.»<br />

«Chi ti credi di essere?»<br />

«Il proprietario di questa bella casa. Ecco chi sono. Quello che ti ha dato il permesso di giocare con<br />

tutte le tue telecamere.»<br />

«Be', adesso puoi anche dire addio a tutto quanto. Non ho ness<strong>un</strong>a intenzione di fare pubblicità a<br />

questo posto.»<br />

«Oh, io invece credo che lo farai. E nella tua natura.»<br />

«Tu non sai <strong>un</strong> cazzo di me.»<br />

«Io penso che sia vero il contrario. Sei tu che non sai... <strong>un</strong> cazzo, per usare le tue parole... di te stesso.<br />

Lei ha detto il tuo nome, a proposito. Quando è venuta.»<br />

A quella notizia, Gregg si infuriò, tanto che fece <strong>un</strong> altro passo avanti.<br />

«Io starei attento, se fossi in te», disse la voce. «Non vorrai farti male. Tutti mi considerano pazzo.»<br />

«Chiamerò la polizia.»<br />

«Non ne hai motivo. Adulti consenzienti eccetera eccetera.»


«Lei stava dormendo!»<br />

Lo stivale si piantò per terra. «Non usare quel tono con me, ragazzo.»<br />

Non ci fu il tempo di infiammarsi per quell'insulto: l'uomo si sporse in avanti sulla sedia... e Gregg<br />

perse la voce.<br />

Ciò che entrò nel cono di luce non aveva senso. Da <strong>un</strong>a quantità di p<strong>un</strong>ti di vista.<br />

Era il ritratto. Quello giù in salotto. Solo che era vivo e vegeto. L'<strong>un</strong>ica differenza era che i capelli,<br />

invece che raccolti, erano sciolti sulle spalle - due spalle larghe il doppio di quelle di Gregg - ed erano<br />

rossi e neri.<br />

Oh, Dio... che occhi; scintillanti e color pesca, come l'aurora.<br />

Assolutamente magnetici.<br />

E, sì, anche <strong>un</strong> po' folli.<br />

«Ti suggerisco», riprese la voce con quello strano accento strascicato, «di uscire da questa soffitta e<br />

scendere dalla tua incantevole signora...»<br />

«Sei <strong>un</strong> discendente di Rathboone?»<br />

L'uomo sorrise. Sì, be', okay... c'era qualcosa di molto strano nei suoi denti davanti. «Lui e io abbiamo<br />

delle cose in com<strong>un</strong>e, è vero.»<br />

«Gesù...»<br />

«È tempo che tu porti a termine il tuo piccolo progetto.» L'uomo smise di sorridere, il che per certi<br />

versi fu <strong>un</strong> sollievo. «E <strong>un</strong> avvertimento, invece del calcio nel sedere che sarei tentato di darti.<br />

Dovresti prenderti cura della tua donna più di quanto tu abbia fatto ultimamente. Lei nutre<br />

sentimenti sinceri nei tuoi confronti, sentimenti per cui non va biasimata e che chiaramente tu non<br />

meriti... altrimenti adesso non puzzeresti di senso di colpa. Sei fort<strong>un</strong>ato ad avere al tuo fianco la<br />

donna che desideri, d<strong>un</strong>que smettila di comportarti da imbecille.»<br />

Gregg non rimaneva scioccato molto facilmente, ma adesso non sapeva proprio cosa dire.<br />

Come faceva quello sconosciuto a sapere tutte quelle cose?<br />

E, Cristo, gli rodeva che Holly fosse andata a letto con <strong>un</strong> altro... ma aveva detto il suo nome?<br />

«Fai ciao con la manina.» Rathboone alzò la mano e mimò il gesto di <strong>un</strong> bambino. «Ti prometto che<br />

lascerò in pace la tua donna, a patto che tu la pianti di ignorarla. Adesso vai pure, ciao ciao.»<br />

Con <strong>un</strong> riflesso automatico che non gli apparteneva, Gregg alzò il braccio e agitò la mano prima che<br />

i suoi piedi facessero dietrofront, cominciando a camminare verso la porta.<br />

Dio, che male alle tempie. Maledizione... perché stava... dove...<br />

La sua mente si bloccò, come se qualc<strong>un</strong>o avesse cosparso di colla gli ingranaggi.<br />

Giù al primo piano. Giù in camera sua.<br />

Si spogliò e si infilò a letto in boxer, posò la testa dolorante sul cuscino accanto a quella di Holly, poi<br />

attirò Holly contro di sé cercando di ricordare...<br />

Doveva fare qualcosa. Ma che cos...<br />

Il secondo piano. Doveva salire al secondo piano. Doveva scoprire cosa c'era lassù...<br />

Un'altra fitta di dolore gli trafisse il cervello, neutralizzando non solo l'impulso di andare da qualsiasi<br />

parte, ma qual<strong>un</strong>que interesse per quello che c'era nella soffitta sopra le loro teste.<br />

Chiudendo gli occhi, ebbe la visione stranissima di <strong>un</strong>o straniero sconosciuto dal volto familiare...<br />

poi però crollò addormentato e tutto il resto perse importanza.


Capitolo 43<br />

Penetrare nella magione dei vicini non pose alc<strong>un</strong> problema. Dopo averla spiata per qualche tempo<br />

senza riscontrare nulla che suggerisse dei movimenti all'interno delle mura, Darius dichiarò che<br />

potevano entrare... e così fecero. Smaterializzandosi dall'anello di boschi che separava le tue tenute,<br />

lui e Tohrment ripresero forma accanto all'ala dove si trovavano le cucine... dopo di che entrarono,<br />

semplicemente, da <strong>un</strong>a robusta porta di legno.<br />

Lostacolo maggiore fu vincere l'opprimente senso di paura.<br />

A ogni passo, a ogni respiro, Darius dovette imporsi di avanzare, mentre il suo istinto gli urlava che<br />

si trovava nel posto sbagliato. Ciononostante si rifiutò di tornare indietro. Non gli restavano altre vie<br />

da percorrere e, sebbene la figlia di Sampsone potesse non trovarsi in quel luogo, in mancanza di<br />

altre piste doveva fare qualcosa, altrimenti sarebbe impazzito.<br />

«Questa casa sembra stregata», farfugliò Tohrment quando si guardarono intorno, nella sala com<strong>un</strong>e<br />

della servitù.<br />

Darius annuì. «Ma ricorda che i fantasmi esistono solo nella tua mente, e non sono tra chi alloggia<br />

sotto questo tetto. Vieni, dobbiamo scoprire se ci sono stanze sotterranee. Se gli umani hanno rapito<br />

quella poveretta, la terranno sottoterra.»<br />

Oltrepassarono senza fare rumore l'imponente camino della cucina e le carni appese agli <strong>un</strong>cini ad<br />

affumicare; era palesemente <strong>un</strong>a casa umana. Il silenzio regnava ov<strong>un</strong>que, ai piani superiori e<br />

tutt'intorno; in contrasto con la dimora di <strong>un</strong> vampiro, dove quello sarebbe stato <strong>un</strong> momento di<br />

gran fermento per la preparazione dell'Ultimo Pasto.<br />

Che in quella casa vivesse l'altra razza non era <strong>un</strong>a conferma che la fanciulla non vi fosse tenuta<br />

prigioniera... al contrario, forse, poteva suffragare tale conclusione. Se i vampiri sapevano per certo<br />

che<br />

il genere umano esiste, nella periferia culturale umana pullulavano solo leggende sui vampiri...<br />

poiché soltanto così gli esseri con le zanne potevano sopravvivere con più agio. Di tanto in tanto,<br />

tuttavia, si verificavano contatti tanto inevitabili quanto involontari tra coloro che avevano scelto di<br />

restare nascosti e coloro che erano dotati dì occhi indiscreti; tali incontri, rari quanto fugaci,<br />

spiegavano i racconti terrificanti degli umani e le loro bizzarre invenzioni di esseri fantastici, dagli<br />

"spiriti" alle "streghe", dagli "spettri" ai "succhiatori di sangue". La mente umana sembrava affetta da<br />

<strong>un</strong> bisogno irrefrenabile di fabbricare fantasie in assenza di prove concrete, bisogno facilmente<br />

comprensibile data la propensione, tipica di quella razza, a vedere il mondo - e il posto che essa vi<br />

occupa - in termini autoreferenziali: tutto ciò che non collimava con tale visione veniva spinto a<br />

forza nella sovrastruttura, anche se ciò significava creare elementi "paranormali".<br />

E che colpo sensazionale, per <strong>un</strong>a famiglia facoltosa, catturare <strong>un</strong>a prova fisica di tali effimere<br />

superstizioni.<br />

Specie se si trattava di <strong>un</strong>a prova incantevole e indifesa.<br />

Impossibile dire cosa avessero osservato, nel tempo, i membri di quella famiglia. Quali stranezze<br />

avessero notato nei loro vicini. Quali differenze razziali fossero inaspettatamente emerse in virtù


della vicinanza delle due proprietà.<br />

Darius imprecò sottovoce, pensando che quello era il motivo per cui i vampiri non avrebbero dovuto<br />

vivere in prossimità degli umani. Meglio la separazione. La congregazione e la separazione.<br />

Darius e Tohrment ispezionarono tutto il pianterreno della casa, smaterializzandosi da <strong>un</strong>a stanza<br />

all'altra, spostandosi come le ombre proiettate dalla l<strong>un</strong>a, muovendosi, silenziosi e incorporei, tra i<br />

mobili intagliati e gli arazzi,<br />

La loro preoccupazione più grande, il motivo per cui non osavano camminare sul pavimento di<br />

pietra, era non svegliare i cani. Molte dimore erano protette da cani da guardia, <strong>un</strong>a complicazione<br />

di cui facevano volentieri a meno. Se in casa c'erano dei cani, si augurarono che fossero acciambellati<br />

ai piedi del letto del padrone.<br />

Volesse il cielo che ciò valesse anche per qual<strong>un</strong>que altra persona di guardia.<br />

La fort<strong>un</strong>a era dalla loro parte. Niente cani. Niente guardie. Al meno per quanto potevano vedere,<br />

udire o annusare... e furono anche in grado di localizzare il passaggio che conduceva sottoterra.<br />

Entrambi estrassero delle candele e le accesero; le fiammelle tremolanti illuminarono dei gradini<br />

intagliati in fretta e senza cura nella pietra grezza e dei muri dalla superficie irregolare... tutto ciò<br />

lasciava supporre che soltanto i domestici, e mai i padroni, scendessero li sotto.<br />

A riprova del fatto che lì non alloggiavano vampiri. Nelle dimore dei vampiri gli appartamenti<br />

sotterranei erano anche i più sfarzosi.<br />

Nel sotterraneo la pavimentazione di pietra lasciò il posto a <strong>un</strong> fondo in terra battuta e l'aria divenne<br />

pesante a causa del freddo e dell'umidità. Via via che avanzavano sotto la grande casa, trovarono<br />

magazzini pieni di botti di vino e di idromele, barili di carne salata e ceste di patate e cipolle.<br />

In fondo, Darius si aspettava di trovare <strong>un</strong>a seconda rampa di scale da cui risalire in superficie.<br />

Invece, gi<strong>un</strong>ti al termine del corridoio sotterraneo, non trovarono ness<strong>un</strong>a porta, soltanto <strong>un</strong> muro.<br />

Darius si guardò intorno in cerca di tracce per terra o di fessure tra le pietre che indicassero <strong>un</strong><br />

pannello o <strong>un</strong> passaggio segreto. Non trovò nulla.<br />

Per accertarsene, lui e Tohrment fecero scorrere le mani l<strong>un</strong>go le pareti e sul pavimento.<br />

«C'erano molte finestre ai piani superiori», mormorò Tohrment. «Ma forse, se la tenevano di sopra,<br />

hanno tirato le tende. O magari ci sono delle stanze interne prive di finestre.»<br />

Di fronte a quel vicolo cieco, Darius venne assalito nuovamente dalla paura, dalla sensazione di<br />

trovarsi nel posto sbagliato, al p<strong>un</strong>to che, col respiro corto, sentì <strong>un</strong> rivolo il sudore sotto le ascelle e<br />

l<strong>un</strong>go la spina dorsale. Notando che Tohrment si dondolava avanti e indietro, avanti e indietro, ebbe<br />

il sospetto che anche lui fosse afflitto da <strong>un</strong>a analoga trepidazione.<br />

Darius scosse la testa. «Ebbene, pare che quella poveretta non sia qui...»<br />

«Verissimo, vampiro.»<br />

Darius e Tohrment si voltarono di scatto, sfoderando i pugnali.<br />

Ecco spiegata la paura, pensò Darius, guardando ciò che li aveva colti di sorpresa...<br />

La figura avvolta nella l<strong>un</strong>ga veste bianca che ostruiva la via d'uscita non era <strong>un</strong> umano, ma non era<br />

neanche <strong>un</strong> vampiro.<br />

Era <strong>un</strong> symphath.


Capitolo 44<br />

Mentre aspettava fuori dalla sala pesi, Xhex esaminava le proprie emozioni con interesse<br />

spassionato. Era come guardare il volto di <strong>un</strong> estraneo e notare le imperfezioni, il colorito e i<br />

lineamenti solo perché ce l'avevi davanti.<br />

La sua sete di vendetta era stata eclissata da <strong>un</strong>a sincera preoccupazione per John.<br />

Sorpresa!<br />

D'altronde, mai più si sarebbe sognata di vedere <strong>un</strong>a furia simile così da vicino, specie da parte di<br />

<strong>un</strong>o come lui. Era come se John avesse dentro di sé <strong>un</strong>a belva, che si era liberata ruggendo da <strong>un</strong>a<br />

qualche gabbia interiore.<br />

Un vampiro innamorato non è <strong>un</strong> soggetto con cui scherzare, cavolo.<br />

Perché, inutile prendersi in giro, era quello il motivo della reazione di John... e anche la causa<br />

dell'odore penetrante e speziato che gli aveva sentito addosso da quando era scappata dalla prigione<br />

di Lash: a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, nel corso delle settimane di quella brutale vacanza, l'attrazione e il rispetto<br />

di John nei suoi confronti si erano consolidati, scivolando verso l'irrevocabile.<br />

Merda. Che casino.<br />

Il rumore del tapis roulant cessò di colpo. Era pronta a scommettere che Blaylock aveva strappato il<br />

cavo dal muro. Buon per lui; lei aveva tentato di far desistere John da quel suicidio a mezzo Nike, ma<br />

vedendo che era impossibile farlo ragionare, si era piazzata di guardia lì fuori.<br />

Non poteva stare lì a guardarlo mentre correva fino a schiattare. Era già abbastanza doloroso<br />

ascoltarlo mentre si infliggeva quella p<strong>un</strong>izione.<br />

In fondo al corridoio, la porta di vetro dell'ufficio si spalancò<br />

e comparve il fratello Tohrment. Vista la luce alle sue spalle, anche Lassiter doveva essere sceso nel<br />

centro di addestramento, ma l'angelo caduto restò indietro.<br />

«Come sta John?» chiese il fratello, avvicinandosi; la sua preoccupazione era evidente nel volto tirato<br />

e negli occhi stanchi, oltre che nella sua griglia emotiva, illuminata nei settori del rimpianto.<br />

Il che quadrava sotto molti p<strong>un</strong>ti di vista.<br />

Xhex lanciò <strong>un</strong>'occhiata alla porta della sala pesi. «Sembrava deciso a cambiare mestiere per<br />

diventare <strong>un</strong> maratoneta, ma forse ci ha ripensato. O è così, o ha appena distrutto <strong>un</strong> altro tapis<br />

roulant.»<br />

La statura imponente di Tohr la costrinse ad alzare la testa e fu <strong>un</strong>a sorpresa vedere cosa c'era dietro<br />

i suoi occhi blu: quello sguardo rivelava <strong>un</strong>a conoscenza profonda che accese di sospetto i circuiti di<br />

Xhex. Nella sua esperienza, gli sconosciuti che ti guardano così sono pericolosi.<br />

«Come stai?» chiese piano lui.<br />

Strano; non aveva avuto molti contatti con il fratello, ma ogni volta che le loro strade si erano<br />

incrociate, lui era sempre stato particolarmente... be', gentile. Ecco perché lei lo evitava sempre. Era<br />

molto più brava a gestire la brutalità che qual<strong>un</strong>que forma di tenerezza.<br />

Detto francamente, Tohrment la innervosiva parecchio.<br />

Di fronte al suo silenzio, il volto di lui si contrasse come se fosse rimasto deluso ma non gliene


facesse <strong>un</strong>a colpa. «Okay», disse. «Non insisto.»<br />

Gesù, che stronza. «No, figurati. È solo che non ti conviene sentire la mia risposta, al momento.»<br />

«D'accordo.» Tohrment socchiuse gli occhi, guardando la sala pesi, e Xhex ebbe la netta sensazione<br />

che fosse intrappolato lì fuori proprio come lei, tagliato fuori dal ragazzo che stava soffrendo al di là<br />

della porta chiusa. «E così hai chiamato in cucina perché volevi parlarmi?»<br />

Xhex tirò fuori la chiave che John aveva usato per entrare nella vecchia casa di Tohrment. «Volevo<br />

solo ridarti questa e dirti che c'è stato <strong>un</strong> problema.»<br />

La griglia emotiva del fratello divenne nera e vuota, tutta buia. «Quale problema?»<br />

«Una delle vetrate scorrevoli è rotta. Bisogna coprirla con <strong>un</strong> paio di fogli di compensato. Siamo<br />

riusciti a riattivare il sistema di allarme, quindi i sensori di movimento dentro casa sono in f<strong>un</strong>zione,<br />

ma c'è <strong>un</strong>a corrente pazzesca. Sarò lieta di aggiustarla oggi stesso.»<br />

Sempre che John non distruggesse il resto dell'attrezzatura da palestra, consumasse tutte le scarpe da<br />

ginnastica o crollasse a terra stecchito.<br />

«Quale...» Thor si schiarì la voce. «Quale vetrata?»<br />

«Quella nella stanza di John Matthew.»<br />

Il fratello si accigliò. «Era rotta, quando siete entrati?»<br />

«No... è esplosa da sola.»<br />

«Il vetro non esplode senza <strong>un</strong>a ragione.»<br />

Già, e lei ne aveva fornita <strong>un</strong>a ottima a John Matthew. «Verissimo.»<br />

Tohr la guardò e lei sostenne il suo sguardo finché il silenzio non divenne pesante, vischioso come<br />

fango. Ma per quanto Tohrment fosse <strong>un</strong>a brava persona e <strong>un</strong> ottimo soldato, lei non aveva niente da<br />

confidargli.<br />

«Con chi devo parlare per procurarmi del compensato?» chiese.<br />

«Non preoccuparti per quello. E grazie di avermi avvertito.»<br />

Quando il fratello si voltò per tornare in ufficio, Xhex si sentì malissimo... <strong>un</strong> altro p<strong>un</strong>to in com<strong>un</strong>e<br />

con John Matthew, a quanto pareva. Ma invece di stabilire <strong>un</strong> record di velocità, lei voleva solo<br />

prendere <strong>un</strong> coltello e tagliarsi i polsi per allentare la pressione.<br />

Dio, a volte era proprio <strong>un</strong>a lagna. Ma i cilici, oltre a tenere a bada il suo lato symphath, l'aiutavano<br />

anche ad attenuare ciò che non voleva sentire.<br />

Ovvero grosso modo il novantanove per cento delle emozioni.<br />

Dieci minuti dopo, Blaylock mise la testa fuori dalla sala pesi. Teneva gli occhi fissi sul pavimento e<br />

le sue emozioni erano in gran subbuglio. Niente di strano, a ness<strong>un</strong>o piace vedere <strong>un</strong> amico che si<br />

auto-distrugge, e dover parlare con la persona che ha fatto precipitare in caduta libera il morale di<br />

quel poveraccio non è esattamente il massimo della vita.<br />

«Senti, John è andato nello spogliatoio a farsi <strong>un</strong>a doccia. L'ho convinto a piantarla di correre come<br />

se fosse sul set del Maratoneta, ma è... Gli serve ancora <strong>un</strong> po' di tempo, credo.»<br />

«Okay. Lo aspetterò qui in corridoio.»<br />

Blaylock annuì; poi, dopo <strong>un</strong>a pausa imbarazzata, aggi<strong>un</strong>se, «Adesso vado ad allenarmi.»<br />

Quando la porta si chiuse, Xhex prese armi e giubbotto, avviandosi verso lo spogliatoio. L'ufficio era<br />

vuoto, il che significava che Tohr se n'era andato per la sua strada, senza dubbio a prendere accordi<br />

con qualche doggen per <strong>un</strong> po' di bricolage da bravo tuttofare.<br />

Il silenzio di tomba diceva chiaramente che non c'era anima viva in ness<strong>un</strong>a delle aule, in palestra o<br />

in clinica.<br />

Scivolando con la schiena l<strong>un</strong>go la parete, posò il fondoschiena per terra e appoggiò le braccia sulle


ginocchia, poi abbandonò la testa all'indietro e chiuse gli occhi.<br />

Dio, era stremata...<br />

«John è ancora lì dentro?»<br />

Xhex si svegliò di soprassalto, la pistola p<strong>un</strong>tata contro il petto di Blaylock. Vedendolo balzare<br />

all'indietro, mise immediatamente la sicura e abbassò la canna.<br />

«Scusa, le vecchie abitudini sono dure a morire.»<br />

«Ehm, già.» Blaylock agitò l'asciugamano bianco in direzione dello spogliatoio. «John è ancora lì<br />

dentro? E passata più di <strong>un</strong>'ora.»<br />

Xhex alzò il polso di scatto e guardò l'orologio. «Cristo.»<br />

Si alzò in piedi e socchiuse le porta. Lo scroscio dell'acqua nella doccia non fu <strong>un</strong> gran sollievo. «C'è<br />

qualche altra uscita?»<br />

«Solo attraverso la sala pesi... che si apre solo su questo corridoio.»<br />

«Okay, vado a parlarci io», disse Xhex, sperando che fosse la cosa giusta da fare.<br />

«Bene. Io finisco di allenarmi. Chiamami, se hai bisogno.»<br />

Xhex spinse la porta ed entrò. Era il classico spogliatoio con file su file di armadietti di metallo beige<br />

separate da panche di legno. Seguendo il rumore dell'acqua, sulla destra, passò davanti a <strong>un</strong> settore<br />

attrezzato con orinatoi, gabinetti e lavandini dall'aria sconsolata, così soli e abbandonati senza <strong>un</strong><br />

branco di maschi nudi e sudati che si scambiavano colpi di salvietta.<br />

Trovò John in <strong>un</strong>o spazio aperto, con dozzine di soffioni e piastrelle su ogni centimetri quadrato di<br />

pavimento, pareti e soffitto. In T-shirt e pantaloncini, se ne stava seduto contro il muro, a testa china,<br />

le braccia penzoloni sulle ginocchia e l'acqua che gli scorreva sulle spalle poderose e sul torace.<br />

Il primo pensiero di Xhex fu che, fuori in corridoio, lei era nella stessa identica posizione.<br />

Il secondo fu che era sorpresa di vederlo così immobile. La sua griglia emotiva non era l'<strong>un</strong>ica cosa<br />

illuminata; anche quell'ombra dietro di essa ardeva di angoscia. Era come se le due parti di lui<br />

vivessero <strong>un</strong>a sorta di lutto, senza dubbio perché John aveva sofferto o perché aveva assistito a<br />

troppe perdite crudeli in questa vita... e forse anche in <strong>un</strong>'altra. Lo stato emotivo generato da tutto<br />

ciò la terrorizzava. L'abisso tenebroso dentro di lui era così potente da deformare la sua<br />

sovrastruttura psichica... trascinandolo nello stesso inferno dov'era precipitata lei, in quella<br />

maledetta sala operatoria.<br />

Trascinandolo fin sull'orlo della pazzia.<br />

Appena scavalcò il bordo piastrellato della doccia, le venne la pelle d'oca per il gelo creato dai<br />

sentimenti di John... e per la consapevolezza di esserci ricascata. Era come con Muhrder. Anzi,<br />

peggio.<br />

Cristo santo, era <strong>un</strong>a fottutissima vedova nera, quando si trattava di maschi di valore.<br />

«John?»<br />

Lui non alzò la testa, anche se non era sicura che si fosse accorto della sua presenza. Era tornato al<br />

passato, risucchiato e prigioniero nella morsa della memoria...<br />

Accigliandosi, si ritrovò a seguire con gli occhi l'acqua che scorreva sotto di lui e scivolava l<strong>un</strong>go il<br />

piano leggermente inclinato... fino allo scarico.<br />

Lo scarico.<br />

C'era qualcosa, legato a quello scarico. Qualcosa che c'entrava con... Lash?<br />

Nell'abbraccio della solitudine e col sommesso rumore del getto d'acqua in sottofondo, Xhex<br />

sguinzagliò il suo lato cattivo per <strong>un</strong>a buona causa: in gran fretta il suo istinto di symphath si tuffò<br />

dentro John, penetrando oltre il suo territorio fisico, affondando nella sua mente e nei suoi ricordi.


Quando lui alzò la testa a guardarla, scioccato, tutto divenne rosso e bidimensionale, le piastrelle si<br />

tinsero di <strong>un</strong> rosa acceso, i capelli scuri, bagnati, di John divennero rosso sangue, l'acqua scintillava<br />

come champagne rosé.<br />

Le immagini che vide erano tracciate con <strong>un</strong> calamo di terrore e vergogna: <strong>un</strong>a scala buia in <strong>un</strong>o<br />

stabile non dissimile da quello in cui l'aveva portata John; lui era <strong>un</strong> ragazzino gracile e minuto,<br />

prima della transizione, costretto da <strong>un</strong> fetido umano... Oh. Dio.<br />

No.<br />

Xhex sentì cedere le ginocchia e barcollò... poi si lasciò andare, semplicemente, atterrando sulle<br />

piastrelle scivolose, così di schianto che le ossa scricchiolarono e i denti batterono gli <strong>un</strong>i contro gli<br />

altri.<br />

No... non John, pensò. Non quand'era indifeso, innocente e così solo. Non quando, smarrito nel<br />

mondo degli umani, doveva arrabattarsi per sopravvivere.<br />

Non lui. Non così.<br />

Rimasero seduti lì, a fissarsi l'<strong>un</strong> l'altra. Col suo lato symphath uscito allo scoperto, Xhex aveva gli<br />

occhi rosso fuoco. John sapeva che gli aveva letto dentro e odiava ciò che aveva scoperto, lo odiava<br />

con <strong>un</strong>a furia tale che, saggiamente, lei tenne per sé ogni pena o commiserazione. Non sembrava<br />

arrabbiato per quell'invasione da parte sua, però. Più che altro avrebbe tanto voluto non dover<br />

condividere con ness<strong>un</strong>o quello schifo.<br />

«Cosa c'entra Lash con quella faccenda?» chiese brusca lei. «Perché occupa ogni angolo della tua<br />

mente.»<br />

John spostò gli occhi sullo scarico in mezzo alle docce, e lei ebbe l'impressione che stesse vedendo<br />

del sangue raccogliersi intorno alla griglia di acciaio inossidabile. Sangue di Lash.<br />

Xhex socchiuse gli occhi. Adesso era facile indovinare tutta la storia: Lash aveva scoperto il segreto<br />

di John in qualche modo. E non le serviva il suo lato symphath per sapere come avrebbe sfruttato<br />

<strong>un</strong>'informazione del genere, quello stronzo.<br />

Lo speaker che ann<strong>un</strong>cia le formazioni delle squadre, prima di <strong>un</strong>a partita di baseball si sarebbe<br />

accontentato di <strong>un</strong> pubblico più ristretto.<br />

Quando John tornò a guardarla, Xhex sentì <strong>un</strong>a com<strong>un</strong>anza sconvolgente con lui. Niente più<br />

barriere, niente più timori di essere vulnerabile. Anche se erano tutti e due completamente vestiti,<br />

ogn<strong>un</strong>o era nudo di fronte all'altro.<br />

Sapeva benissimo che non avrebbe mai provato niente del genere per ness<strong>un</strong> altro, maschio o<br />

femmina che fosse. Senza bisogno di parlare, John sapeva tutto ciò che lei aveva passato e tutto ciò<br />

che derivava da quel tipo di esperienza. E lo stesso valeva per lei.<br />

Forse quell'ombra sulla sua griglia emotiva era <strong>un</strong>a sorta di biforcazione della psiche causata dal<br />

trauma che aveva subito. Forse mente e anima si erano coalizzate e avevano concordato di tagliare<br />

fuori il passato, relegandolo in fondo alla sua soffitta mentale ed emotiva. Forse per questo quelle<br />

due parti di lui erano così vivide.<br />

Aveva senso. Così come la sete di vendetta che lo animava. In fin dei conti, Lash era intimamente<br />

coinvolto nei torti subiti da entrambi, da John e da lei.<br />

Se informazioni come quella riguardante John capitavano nelle mani sbagliate era <strong>un</strong> disastro, <strong>un</strong>a<br />

cosa terribile quasi quanto l'orrore subito, perché lo rivivevi ogni volta che qualc<strong>un</strong> altro veniva a<br />

conoscenza della storia. Ecco perché lei non parlava mai del periodo trascorso alla colonia con suo<br />

padre, o di quando era nella clinica degli umani... o... già...<br />

John alzò l'indice e lo picchiettò di fianco all'occhio.


«I miei sono rossi?» mormorò Xhex. Quando lui annuì, lei si stropicciò la faccia. «Scusa. Forse devo<br />

procurarmi <strong>un</strong> altro paio di cilici.»<br />

John chiuse il rubinetto e lei lasciò ricadere le mani. «Chi altri lo sa? Di te.»<br />

John si accigliò. Poi sillabò, Blay, Qhuinn. Zsadist. Havers. Una psicologa. Quando scosse la testa,<br />

Xhex lo interpretò come il segno che l'elenco era finito.<br />

«Non dirò niente a ness<strong>un</strong>o.»<br />

Fece scorrere lo sguardo su quel corpo imponente, dalle spalle ai poderosi bicipiti, alle cosce<br />

impressionanti... e si scoprì a rimpiangere che non fosse così grosso, all'epoca, su quella scala sudicia.<br />

Almeno adesso non era più come quando era stato violentato... anche se questo era vero solo<br />

all'esterno. Dentro, aveva tutte le età cui era scampato, il neonato abbandonato, il bambino<br />

indesiderato, l'adolescente solo al mondo... e ora l'adulto.<br />

Che era <strong>un</strong> indomito guerriero sul campo di battaglia, <strong>un</strong> amico fedele e, a giudicare da ciò che<br />

aveva fatto a quel lesser nella casa di arenaria e a ciò che senza dubbio voleva fare a Lash, <strong>un</strong><br />

acerrimo nemico.<br />

In sostanza <strong>un</strong> bel problema, perché il figlio dell'Omega doveva assassinarlo lei.<br />

Non che dovessero affrontare la questione proprio adesso.<br />

Con l'umidità delle piastrelle che si insinuava nel fondo dei pantaloni e l'acqua che gocciolava giù da<br />

John, Xhex rimase sorpresa da ciò che le venne voglia di fare.<br />

Era assurdo sotto molti p<strong>un</strong>ti di vista, e di sicuro era <strong>un</strong>a pessima idea. Ma in quel momento, tra<br />

loro, la logica non giocava <strong>un</strong> gran ruolo.<br />

Si spostò in avanti, poggiando i palmi sul pavimento scivoloso della doccia. Muovendosi lentamente,<br />

prima <strong>un</strong>a mano e poi <strong>un</strong> ginocchio, <strong>un</strong>a mano e <strong>un</strong> ginocchio, andò verso John.<br />

Capì subito quando lui colse il suo odore.<br />

Perché sotto i calzoncini fradici il suo uccello ebbe <strong>un</strong> fremito e diventò duro.<br />

Quando furono faccia a faccia, p<strong>un</strong>tò gli occhi sulla sua bocca. «Le nostre menti sono già <strong>un</strong>ite.<br />

Voglio che la carne segua il loro esempio.»<br />

Con ciò, si protese in avanti e piegò la testa. Appena prima di baciarlo si fermò, ma non per paura<br />

che lui si ritraesse... dall'odore intenso e speziato che emanava, sapeva che John non voleva tirarsi<br />

indietro.<br />

«No, non hai capito niente, John.» Leggendo le sue emozioni scosse la testa. «Tu non vali la metà del<br />

maschio che avresti potuto essere per colpa di quello che ti hanno fatto. Vali il doppio di chi<strong>un</strong>que<br />

altro, perché sei sopravvissuto.»<br />

Be', la vita ci mette in situazioni che non ci saremmo mai aspettati.<br />

Mai e poi mai, nemmeno nei peggiori incubi vomitati dal suo subconscio, John si sarebbe sognato di<br />

digerire l'idea che Xhex sapesse quanto aveva sofferto prima della transizione.<br />

Per quanto fosse diventato forte e robusto, non si era scordato come era stato debole <strong>un</strong> tempo. E la<br />

minaccia che i suoi cari, le persone che più rispettava, potessero scoprirlo, resuscitava quella<br />

debolezza non <strong>un</strong>a, ma infinite volte.<br />

Eppure eccoli lì, col suo scheletro non solo fuori dall'armadio, ma illuminato da luci stroboscopiche.<br />

E la sua doccia di due ore? Si sentiva ancora morire per quello che Xhex aveva patito... Era troppo<br />

doloroso per pensarci, troppo orribile per non soffermarvisi. Se poi a questo si aggi<strong>un</strong>geva il suo<br />

bisogno di vampiro innamorato di proteggerla e salvaguardarla? E il fatto che lui sapeva esattamente<br />

quant'era spaventoso essere vittimizzati in quel modo?<br />

Se solo l'avesse trovata prima... se solo si fosse impegnato di più...


Già, ma lei si era liberata da sola, giusto? Non era stato lui a farla scappare... era stato lì con lei, nella<br />

fottutissima stanza in cui era stata stuprata, senza neanche accorgersi che lei era lì.<br />

Era <strong>un</strong> pensiero quasi troppo terribile per conviverci; la testa gli ronzava al p<strong>un</strong>to che il cervello<br />

sembrava <strong>un</strong> elicottero in procinto di alzarsi in volo... su, su, per poi allontanarsi e non tornare mai<br />

più.<br />

L'<strong>un</strong>ica cosa che lo teneva coi piedi per terra era la prospettiva di uccidere Lash.<br />

Finché quello stronzo era là fuori, vivo e vegeto, John aveva <strong>un</strong> obiettivo che teneva il tetto sopra la<br />

sua casa.<br />

Uccidere Lash era il suo legame con la sanità mentale e con <strong>un</strong>o scopo ben preciso, la zincatura del<br />

suo acciaio.<br />

Un'altra intrinseca debolezza, però, come non vendicare la sua femmina, ed era spacciato.<br />

«John», disse Xhex, nel chiaro tentativo di tirarlo fuori da quell'avvitamento mentale che rischiava di<br />

mandarlo in tilt.<br />

Concentrandosi su di lei, John la guardò in quegli occhi rosso fuoco, rammentando che era <strong>un</strong>a<br />

symphath. Il che significava che poteva scavare dentro di lui e spalancare tutte le sue botole interne,<br />

liberando i suoi demoni solo per il gusto di guardarli ballare. Ma non l'aveva fatto, no? Si era<br />

insinuata dentro di lui, certo, ma solo per capire come stava. E alla vista dei suoi lati più oscuri, non<br />

aveva esclamato puah, che schifo, p<strong>un</strong>tandogli il dito contro, né si era ritratta disgustata.<br />

Anzi, si era avvicinata di soppiatto, come <strong>un</strong>a gatta, con l'aria di volerlo baciare.<br />

Abbassò gli occhi sulle sue labbra.<br />

Chi l'avrebbe mai detto, riusciva a reggere quel tipo di contatto. Le parole non bastavano a mitigare<br />

la ripugnanza che provava verso se stesso, ma le mani di lei sulla pelle, la bocca di Xhex sulla sua, il<br />

corpo di lei contro il suo... ecco di cosa aveva bisogno, invece che di parlare.<br />

«Giusto», confermò lei con gli occhi che ardevano, e non solo per via della sua metà symphath. «Ne<br />

abbiamo bisogno tutti e due.»<br />

John le prese il viso tra le mani fredde e bagnate. Poi si guardò intorno. Il momento poteva essere<br />

quello giusto, ma il posto proprio no.<br />

Non avrebbe fatto l'<strong>amore</strong> con lei su quelle piastrelle dure.<br />

Vieni con me, sillabò, alzandosi e tirandola su in piedi.<br />

Quando lasciarono lo spogliatoio, l'erezione tendeva i pantaloncini da corsa, l'urgenza di accoppiarsi<br />

era <strong>un</strong> ruggito nel sangue, tenuto a bada dal bisogno di trattarla col massimo rispetto e di darle<br />

qualcosa di dolce, al posto della violenza che aveva subito.<br />

Invece di p<strong>un</strong>tare verso il t<strong>un</strong>nel per rincasare, svoltò a destra. Neanche morto sarebbe salito in<br />

camera sua con lei sottobraccio e <strong>un</strong>'erezione grossa come <strong>un</strong>a trave a doppia T . E poi era bagnato<br />

fradicio.<br />

Troppe cose da spiegare alla platea permanente offerta dalla casa.<br />

Accanto allo spogliatoio c'era <strong>un</strong>a sala per lo stretching e la riabilitazione motoria, attrezzata con<br />

lettini per i massaggi e <strong>un</strong>a vasca a idromassaggio nell'angolo. C'erano anche <strong>un</strong> mucchio di tatami<br />

azzurri mai utilizzati - i fratelli trovavano a malapena il tempo di allenarsi nelle arti marziali,<br />

figurarsi se ne avevano per giocare a fare le ballerine con i loro preziosi glutei e coi tendini del<br />

ginocchio.<br />

John bloccò la porta con <strong>un</strong>a sedia di plastica e si voltò verso Xhex. Lei girava per la stanza, il suo<br />

corpo agile e snello e l'andatura felina erano meglio di <strong>un</strong> intero spettacolo di spogliarello, almeno<br />

per lui.


John all<strong>un</strong>gò il braccio di lato e spense le luci.<br />

Sopra la porta, l'insegna luminosa rossa e bianca dell'uscita creava <strong>un</strong>a pozza di luce fioca divisa in<br />

due dal corpo di John, la sua ombra alta e scura <strong>un</strong>o spartiacque che si all<strong>un</strong>gava sul pavimento fino<br />

ai piedi di Xhex.<br />

«Dio, quanto ti voglio», disse lei.<br />

Non dovette ripeterlo due volte. Scalciando via le Nike, John si sfilò la maglietta e la lasciò cadere sui<br />

materassini. Poi infilò i pollici nell'elastico dei calzoncini e li abbassò sulle cosce, liberando il pene<br />

che si erse con prepotenza. Il fatto che p<strong>un</strong>tasse verso di lei come <strong>un</strong>a bacchetta da rabdomante non<br />

fu <strong>un</strong> grossa sorpresa... tutto in lui, dal cervello al sangue, al cuore che batteva all'impazzata, era<br />

focalizzato sulla femmina ritta a non più di tre metri di distanza.<br />

Ma non aveva intenzione di saltarle addosso dandoci dentro come <strong>un</strong> martello pneumatico. No.<br />

Anche se aveva già le palle del colore dei Puffi.<br />

I suoi pensieri smisero di seguire la logica quando Xhex prese il bordo della felpa e, con mossa<br />

elegante, la alzò sul busto, sfilandola dalla testa. Sotto non aveva niente, a parte la bellissima pelle<br />

liscia e i seni alti e sodi.<br />

Mentre il suo odore lo investiva con forza, facendolo ansimare, le agili dita di lei andarono alla<br />

coulisse dei calzoni da chirurgo e la sciolsero; con <strong>un</strong> fruscio, il leggero cotone verde scivolò giù,<br />

intorno alle caviglie.<br />

Oh... dio benedetto, adesso era di fronte a lui nello splendore della sua nudità, e le linee del suo<br />

corpo erano stupefacenti: avevano già fatto sesso, ma tutte e due le volte in fretta e furia, travolti<br />

dalla passione, perciò non aveva mai avuto il tempo di guardarla bene...<br />

John batté convulsamente le palpebre.<br />

Per <strong>un</strong> attimo vide solo i lividi che la deturpavano quando l'aveva trovata, specie quelli all'interno<br />

delle cosce. Ora sapeva che non erano dovuti solo a scontri corpo a corpo...<br />

«Non pensarci, John», disse lei con voce roca. «Io non lo faccio e non dovresti farlo neanche tu.<br />

Non... pensarci e basta. Lui ci ha già portato via anche troppo.»<br />

La gola gli si serrò intorno a <strong>un</strong> grido di vendetta, che riuscì a soffocare solo perché sapeva che Xhex<br />

aveva ragione. Con <strong>un</strong> supremo sforzo di volontà, decise che la porta alle sue spalle, quella che aveva<br />

bloccato con la sedia, avrebbe tenuto fuori non solo eventuali passanti della categoria esseri viventi,<br />

ma anche i fantasmi dei torti subiti.<br />

Dopo quel momento di intimità avrebbe trovato il tempo di pareggiare i conti.<br />

Sei bellissima, sillabò.<br />

Ma naturalmente lei non poteva vedere le sue labbra.<br />

Allora doveva mostrarglielo.<br />

John fece <strong>un</strong> passo avanti, poi <strong>un</strong> altro e <strong>un</strong> altro ancora. Non fu il solo ad avanzare. Lei gli andò<br />

incontro a metà strada tra il p<strong>un</strong>to A e il p<strong>un</strong>to B; la sua sagoma, incorniciata nell'ombra proiettata<br />

dal corpo di lui, era l'<strong>un</strong>ica cosa che John vedeva.<br />

Quando si fermarono <strong>un</strong>o di fronte all'altra, il petto di lui pompava con forza come il suo cuore. Ti<br />

amo, sillabò nella lama d'ombra che aveva ritagliato nella luce.<br />

All<strong>un</strong>garono le mani nello stesso istante: lui le toccò il viso, lei gli mise le mani sulle costole. Le loro<br />

bocche finirono il viaggio nell'aria immobile, carica di elettricità, le labbra si fusero in <strong>un</strong> bacio<br />

dolcissimo e caldo. Attirandola contro il petto nudo, John le cinse le spalle con le braccia muscolose,<br />

tenendola stretta, baciandola con trasporto sempre maggiore... e lei lo assecondò, facendogli scorrere<br />

i palmi intorno alla vita e poi giù, alla base della schiena.


II pene si piegò in mezzo a loro, la frizione dell'addome contro quello di lei gli inviava vampate di<br />

calore su e giù per la spina dorsale. Ma lui non aveva fretta. Muoveva pigramente i fianchi avanti e<br />

indietro, strusciando l'erezione contro di lei, facendo scivolare le mani sulle sue braccia e sui fianchi.<br />

Affondandole la lingua in bocca, alzò <strong>un</strong>a mano sui corti capelli alla base del collo e lasciò ricadere<br />

l'altra dietro la sua coscia. Sentendosi tirare con delicatezza, lei sollevò la gamba, flettendo i<br />

muscoli...<br />

Con <strong>un</strong> agile saltello accelerò i tempi, alzando anche l'altra gamba e cingendogli la vita. Quando il<br />

membro colpì qualcosa di caldo e bagnato, strappandogli <strong>un</strong> gemito, John si abbassò sul pavimento<br />

tenendola stretta, affondando con lei sui materassini e facendola all<strong>un</strong>gare sotto di sé.<br />

Staccò le labbra dalle sue e si scostò quel tanto che bastava per far scorrere la lingua sulla sua gola.<br />

Succhiò i tendini del collo, seguendoli finché le zanne, che palpitavano al ritmo dell'erezione,<br />

scivolarono sopra la clavicola. Mentre lui scendeva verso il basso, lei, con le dita affondate tra i suoi<br />

capelli, lo teneva giù, a contatto della pelle, guidandolo verso i seni.<br />

John si ritrasse, torreggiando sopra di lei, facendo scorrere gli occhi sul profilo del suo corpo<br />

stagliato contro la luce della scritta USCITA. I capezzoli erano turgidi, le costole pompavano come<br />

mantici e gli addominali scolpiti si flettevano mentre lei dimenava i fianchi. Tra le cosce, il sesso<br />

liscio gli strappò <strong>un</strong> sibilo muto...<br />

Senza preavviso, lei mise la mano sul pene.<br />

A quel contatto, lui si sbilanciò all'indietro, tanto che dovette allargare le braccia e appoggiarsi sulle<br />

mani.<br />

«Dio, quanto sei bello», gemette Xhex.<br />

La sua voce lo spinse ad agire; spostandosi in avanti, liberò il pene dalla sua stretta e si inginocchiò<br />

in mezzo alle sue cosce. Chinò la testa e chiuse le labbra intorno a <strong>un</strong> capezzolo, titillandolo con la<br />

lingua.<br />

Il mugolio di piacere che le sfuggì, quasi lo fece venire sopra di lei; fu costretto a restare immobile<br />

per ritrovare il controllo. Quando la marea dell'eccitazione si ritrasse a sufficienza, ricominciò a<br />

succhiarla... facendo scorrere adagio le mani su torace, vita e fianchi.<br />

Fu lei a guidarlo verso il proprio sesso, in <strong>un</strong> gesto che la diceva l<strong>un</strong>ga sul suo carattere.<br />

Mise <strong>un</strong>a mano sulla sua e lo portò nel p<strong>un</strong>to preciso in cui entrambi volevano che andasse.<br />

Rovente. Vellutato. Viscido.<br />

L'orgasmo che già premeva nella sua erezione esplose non appena fece scivolare le dita dentro di lei,<br />

fermandosi sulla soglia che moriva dalla voglia di varcare: assolutamente impossibile trattenersi; lei<br />

rise di gusto nel sentire sulle gambe il seme con cui la marchiava.<br />

«Ti piace toccarmi», mormorò.<br />

Lui la guardò negli occhi e, invece di annuire, si portò alle labbra la mano che lei aveva guidato verso<br />

la vulva. Nel vederlo tirare fuori la lingua per leccare le dita coperte dei suoi umori, lei rabbrividì con<br />

violenza, inarcandosi sui materassini, protendendo i seni verso l'alto e spalancando ancora di più le<br />

cosce.<br />

Con le palpebre socchiuse e gli occhi fissi nei suoi, lui piantò i palmi ai due lati dei suoi fianchi e si<br />

chinò sul suo sesso.<br />

Forse avrebbe potuto riempirla di baci impalpabili. Forse avrebbe potuto mostrare maggior finezza,<br />

stuzzicandola con la lingua e la p<strong>un</strong>ta delle dita.<br />

'Fanculo.<br />

Animato da <strong>un</strong>a smania selvaggia, incontrollabile, si attaccò alla vulva risucchiandola con forza, a


fondo, inghiottendola quasi. L'orgasmo l'aveva inondata di sperma, così, insieme al suo miele<br />

assaporò anche quello... e il vampiro innamorato in lui rimase estasiato da quella combinazione.<br />

Una fort<strong>un</strong>a, per lui, perché alla fine il suo odore penetrante e speziato l'avrebbe avvolta tutta, dentro<br />

e fuori.<br />

Leccando, titillando e penetrando, si accorse vagamente che lei gli aveva buttato <strong>un</strong>a gamba sopra la<br />

spalla e si strusciava contro il suo mento, le labbra e la bocca, aumentando ancora di più la magia del<br />

momento, spingendolo a eccitarla ancora di più.<br />

Xhex venne gridando il suo nome. Due volte.<br />

E lui fu lieto che, pur non avendo voce, le sue orecchie f<strong>un</strong>zionassero a meraviglia.


Capitolo 45<br />

Gesù Cristo, John sapeva il fatto suo. Questo fu l'<strong>un</strong>ico pensiero che le attraversò la mente quando<br />

ridiscese sulla terra, dopo essersi librata in volo grazie all'estasi che le aveva procurato con la bocca.<br />

Poi subito venne sospinta di nuovo verso l'alto. L'odore del desiderio di John le invadeva prepotente<br />

le narici, le sue labbra erano deliziosamente infuocate sulla vulva e la sua erezione, l<strong>un</strong>ga e rovente<br />

sulle gambe, la stuzzicava in modo irresistibile...<br />

Lui all<strong>un</strong>gò la lingua penetrandola fino in fondo, facendola impazzire di nuovo. La vampa bagnata<br />

con cui la pervadeva, le carezze, morbide quando venivano dalla sua bocca e ruvide quando<br />

venivano dal mento, i cerchi tracciati dal suo naso contro la sommità della vulva, tutto ciò le fece<br />

volare via il coperchio del cervello... <strong>un</strong>a perdita che fu ben lieta di godere.<br />

Nel mezzo di quel fuoco non c'era nient'altro che John... niente più passato, niente futuro, nient'altro<br />

che i loro corpi. Il tempo ormai era privo di significato, il luogo privo di importanza e le altre<br />

persone prive di interesse.<br />

Avrebbe voluto poter restare così, con lui, per sempre.<br />

«Vieni dentro di me», gemette, tirandolo per le spalle.<br />

John alzò la testa, scivolando verso l'alto sopra il suo corpo, l'erezione che premeva delicatamente<br />

contro l'interno delle cosce, sempre più vicina.<br />

Lei lo baciò con trasporto, sfregando la bocca sulla sua, spingendo la mano verso il basso, in mezzo a<br />

loro, guidandolo dove smaniava di sentirlo...<br />

Il corpo imponente di lui si contorse a quel contatto. «Oh, Dio...» sibilò lei.<br />

La p<strong>un</strong>ta smussata del pene schiuse la vulva e scivolò dentro<br />

adagio, riempiendola, allargandola. Lei si inarcò per permettergli di entrare completamente e fece<br />

scorrere le mani sulla sua schiena liscia, fino in fondo alla spina dorsale... e ancora più giù, per poter<br />

affondare le <strong>un</strong>ghie nelle natiche.<br />

Sentì i suoi muscoli contrarsi e poi rilassarsi sotto le dita, mentre cominciava a pompare; agitava la<br />

testa a destra e a sinistra sul materassino, mentre lui si spingeva dentro e fuori, dentro e fuori. Era<br />

pesante come <strong>un</strong>'auto sopra di lei, e il suo corpo era pieno di spigoli... ma, neanche a dirlo, le andava<br />

benissimo così: aveva abbastanza curve per ammortizzarli, quando lui aveva bisogno di spazio, ed<br />

era così prossima a venire <strong>un</strong>'altra volta che i polmoni le bruciavano com<strong>un</strong>que per mancanza d'aria.<br />

Incrociando le caviglie dietro le sue cosce, si mosse all'<strong>un</strong>isono con lui finché i loro corpi sbatterono<br />

schioccando l'<strong>un</strong>o contro l'altro e i respiri esplosero, poi John sollevò il torso p<strong>un</strong>tando i pugni nel<br />

materassino ai due lati del busto di lei, reggendosi sui muscoli scolpiti delle braccia... per poter<br />

pompare più forte.<br />

Il suo volto era <strong>un</strong>a maschera erotica dei lineamenti che tanto spesso lei aveva visto, le labbra ritratte<br />

sulle l<strong>un</strong>ghe zanne bianche, le sopracciglia aggrottate, gli occhi infuocati, la mascella contratta al<br />

p<strong>un</strong>to da scavargli le guance. A ogni spinta, pettorali e addominali si gonfiavano, il sudore sulla pelle<br />

luccicava nella penombra. Quella vista fu il cicchetto finale di quella sbronza fisica, il colpo di grazia<br />

che, subito dopo la bomba esplosa dentro di lei, la mise definitivamente KO.


«Attaccati alla mia vena», gemette. «Fallo... subito.»<br />

Mentre lei rimbalzava dentro <strong>un</strong> altro orgasmo, John si all<strong>un</strong>gò di slancio verso la sua gola,<br />

affondandole le zanne nel collo e venendo dentro di lei.<br />

Una volta partito non riuscì più a fermarsi, né lei voleva che lo facesse. Continuò a muoversi, a<br />

succhiare e a eiaculare dentro di lei in ondate successive, saturando il suo sesso mentre si nutriva e la<br />

possedeva, impetuoso e scatenato.<br />

Ma era quello che lei voleva.<br />

Alla fine, più che fermarsi, crollò sopra di lei. Facendo scorrere le mani sulle sue spalle, Xhex lo<br />

tenne stretto mentre lui leccava pigramente i segni del morso.<br />

A volte per pulire bene qualcosa occorre investirla con <strong>un</strong> getto di sabbia, passare delicatamente <strong>un</strong>a<br />

spugna o <strong>un</strong>o straccio non basta a eliminare tutta la sporcizia e il sudiciume. Quello che avevano<br />

appena fatto era ben più che <strong>un</strong>a sabbiatura... ma, a giudicare da come lui era ancora duro, Xhex capì<br />

che altro doveva ancora venire.<br />

Alla lettera.<br />

John alzò la testa e la guardò. Aveva <strong>un</strong>o sguardo preoccupato e le accarezzò i capelli con cautela.<br />

Lei sorrise. «Naa, sto bene. Sto più che bene.»<br />

Un sorriso sornione sp<strong>un</strong>tò sul bel viso di lui. Puoi dirlo forte, sillabò.<br />

«Ehi, calma, bello. Credi di farmi arrossire come <strong>un</strong>a ragazzina grazie alla tua parlantina sciolta?»<br />

Lui annuì e lei alzò gli occhi al cielo. «Tanto perché tu lo sappia, non sono il tipo di femmina in<br />

tacchi a spillo che va in delirio solo per <strong>un</strong> bacio appassionato.»<br />

John inarcò <strong>un</strong> sopracciglio, tutto macho al mille per mille. E che fosse dannata se non sentì <strong>un</strong><br />

formicolio alle guance.<br />

«Ascoltami bene, John Matthew», disse, prendendolo per il mento. «Non mi trasformerai in <strong>un</strong>a di<br />

quelle squinzie che perdono la testa per il loro amante. Non esiste proprio. Non è nel mio DNA.»<br />

Diceva sul serio... ma appena lui dimenò i fianchi spingendole dentro quell'erezione enorme, lei fece<br />

le fusa.<br />

Fece le fusa.<br />

Quel verso le era totalmente estraneo, e se lo sarebbe rimangiato se solo avesse potuto. Invece emise<br />

<strong>un</strong> altro di quei mugolìi decisamente non da dura.<br />

John chinò la testa sul suo seno e cominciò a succhiare, continuando, chissà come, a pompare con<br />

spinte lente e regolari.<br />

Travolta dal piacere, Xhex gli affondò di nuovo le mani tra i capelli, facendo scorrere le dita tra<br />

quelle onde morbide. «Oh, John...»<br />

A <strong>un</strong> tratto lui si immobilizzò di colpo, staccò le labbra dal capezzolo e fece <strong>un</strong> sorriso così largo che<br />

fu <strong>un</strong> miracolo se non gli saltarono via i denti davanti, come a dire beccata!<br />

«Sei <strong>un</strong> bastardo», esclamò lei, ridendo.<br />

John annuì, penetrandola <strong>un</strong>'altra volta fino in fondo.<br />

La stava p<strong>un</strong>zecchiando, le stava dando <strong>un</strong>a piccola dimostrazione di chi era il capo. Era perfetto,<br />

proprio perfetto. In qualche modo la induceva a rispettarlo ancora di più... d'altronde, la forza le era<br />

sempre piaciuta, in tutte le sue forme, compresa quella canzonatrice e provocatoria.<br />

«Non ho intenzione di arrendermi, sai.»<br />

Lui increspò le labbra scuotendo la testa, come a dire, oh, no, certo che no.<br />

Poi cominciò a sfilarsi da lei. Con <strong>un</strong> gemito gutturale, Xhex gli affondò le <strong>un</strong>ghie nelle natiche.<br />

«Dove credi di andare?»


John rise in silenzio, spalancò le cosce e scivolò verso il basso, fino a ritrovarsi nel p<strong>un</strong>to da cui aveva<br />

iniziato a lavorarsela... con la bocca sopra il suo sesso.<br />

Il suo nome riecheggiò forte nella stanza, rimbalzando contro le pareti piastrellate, mentre<br />

ricominciava a darle esattamente ciò che lei voleva e di cui aveva bisogno.<br />

Ignorare deliberatamente i gemiti e i mugolìi del sesso era <strong>un</strong> talento in cui Blay stava facendo anche<br />

troppa pratica.<br />

Uscendo dalla sala pesi, udì riecheggiare il nome di John attraverso la porta chiusa della sala per la<br />

fisioterapia. Dato il tono e il volume, era chiaro che la causa non era <strong>un</strong>a fitta conversazione.<br />

A meno che Xhex non fosse <strong>un</strong>a meteorologa dilettante e John le stesse facendo delle memorabili<br />

previsioni del tempo.<br />

Buon per loro. Considerato quanto John si era accanito su quei tapis roulant, era <strong>un</strong>a benedizione.<br />

Blay si concesse <strong>un</strong> secondo per valutare se tornare a casa e decise che, visto che Qhuinn poteva<br />

andare avanti all'infinito, era troppo presto per rientrare in camera sua. S'infilò nello spogliatoio, fece<br />

<strong>un</strong>a doccia veloce e prese in prestito <strong>un</strong> paio di pantaloni da chirurgo dalla collezione di Vishous. Di<br />

nuovo in corridoio, si avviò di buon passo verso l'ufficio e chiuse bene la porta.<br />

Rapido test dell'udito: non si sentiva volare <strong>un</strong>a mosca; proprio quello che cercava. Purtroppo<br />

<strong>un</strong>'occhiata all'orologio gli disse che in totale aveva sprecato solo <strong>un</strong>'oretta e mezzo. E dire che aveva<br />

sempre pensato che <strong>un</strong>a bella doccia fosse <strong>un</strong>a cosa meravigliosa.<br />

Considerate le alternative a sua disposizione, decise di sedersi alla scrivania. Del resto, fare di tutto<br />

per non ascoltare Xhex e John era <strong>un</strong>a questione di decoro. Azzerare il volume di Qhuinn e Layla?<br />

Istinto di conservazione.<br />

Molto meglio la prima che la seconda.<br />

Parcheggiando le chiappe nella poltroncina girevole, guardò il telefono.<br />

Saxton baciava alla grande. A-L-LA G-R-A-N-D-E.<br />

Blay chiuse brevemente gli occhi, pervaso da <strong>un</strong>a vampata di calore, neanche gli avessero acceso <strong>un</strong><br />

falò nello stomaco.<br />

All<strong>un</strong>gò la mano verso la cornetta... e la lasciò sospesa a mezz'aria, senza alzarla. Non riusciva a<br />

decidersi.<br />

Poi gli tornò in mente Layla, che usciva con tutta calma dal suo bagno per andare da Qhuinn.<br />

Afferrò il ricevitore e fece il numero di Saxton; mentre il telefono squillava, si chiese cosa diavolo gli<br />

era saltato in mente.<br />

«... Pronto...»<br />

Blay si accigliò, raddrizzandosi sulla sedia dell'ufficio. «Cos'hai?» L<strong>un</strong>ga pausa. «Saxton?»<br />

Sentì <strong>un</strong> colpo di tosse e <strong>un</strong> sibilo. «Sì, sono io...»<br />

«Saxton, cosa cavolo succede?»<br />

Seguì <strong>un</strong> silenzio terribile. «Sai, mi è piaciuto da matti baciarti.» La voce strozzata si tinse di<br />

malinconia. «E mi è piaciuto da matti»<br />

altro colpo di tosse - «uscire con te. Potrei stare a guardarti per <strong>un</strong>'eternità.»<br />

«Dove sei?» «A casa.»<br />

Blay guardò di nuovo l'orologio. «E dove sarebbe?»<br />

«Vuoi fare l'eroe?»<br />

«È necessario?»<br />

Questa volta la tosse durò molto più a l<strong>un</strong>go. «Temo... di... dover andare.»<br />

Ci fu <strong>un</strong> clic e la chiamata venne interrotta.


Con tutti i suoi istinti in allarme, Blay attraversò d'<strong>un</strong> balzo l'armadio che immetteva nel t<strong>un</strong>nel<br />

sotterraneo e si smaterializzò oltre i gradini che portavano alla grande casa della confraternita.<br />

Riprese forma davanti a <strong>un</strong>'altra porta, a <strong>un</strong> centinaio di metri di distanza.<br />

All'ingresso della Tana, accostò la faccia all'occhio della telecamera e suonò il citofono. «V? Ho<br />

bisogno di te.»<br />

Nell'attesa, pregò la Vergine Scriba che Vishous fosse...<br />

Il robusto pannèllo si spalancò di scatto e sulla soglia comparve V, coi capelli bagnati e <strong>un</strong><br />

asciugamano nero in vita. In sottofondo si sentiva Empire State of Mind, di Jay-Z, e nell'aria<br />

aleggiava l'aroma di finissimo tabacco turco.<br />

«Cosa c'è?»<br />

«Devi trovarmi <strong>un</strong> indirizzo.»<br />

V socchiuse i gelidi occhi d'argento facendo muovere il tatuaggio sulla tempia sinistra. «Che<br />

indirizzo stai cercando?»<br />

«Quello di <strong>un</strong> civile, a partire dal suo numero di cellulare.» Blay snocciolò le cifre che aveva appena<br />

digitato.<br />

V alzò gli occhi al cielo e lo fece entrare. «Un giochetto da ragazzi.»<br />

E così fu. Premette <strong>un</strong> paio di tasti dei suoi quattro giocattolini e alzò gli occhi dai computer. «Sienna<br />

Court, duemilacentocinque... Dove cavolo stai andando?»<br />

Blay rispose da sopra la spalla, già oltre i divani di cuoio e il televisore maxischermo. «Fuori.»<br />

V si smaterializzò bloccando l'uscita. «Il sole sorgerà tra venticinque minuti.»<br />

«Allora non farmi perdere neanche <strong>un</strong> secondo.» Blay guardò negli occhi il fratello. «Lasciami<br />

andare.»<br />

Era <strong>un</strong>a richiesta non negoziabile; la sua ferma determinazione doveva trasparire dal suo volto,<br />

perché V imprecò sottovoce. «Fai alla svelta, altrimenti non riuscirai a tornare.»<br />

Appena il fratello aprì la porta, Blay sparì nel nulla... e riprese forma in Sienna Court, <strong>un</strong>a strada<br />

alberata con edifici vittoriani di diversi colori. Poi, in <strong>un</strong> baleno, comparve davanti al 2105; il<br />

numero civico, verde scuro con finiture in grigio e nero, era dipinto su <strong>un</strong>a targa di legno in perfetto<br />

stato. La vistosa veranda anteriore e la porta laterale erano illuminate da lanterne, ma dentro era<br />

tutto buio.<br />

Logico. I vetri riflettevano come specchi, quindi all'interno dovevano esserci delle imposte chiuse.<br />

Impossibile entrare da quella parte.<br />

Senza molte alternative a sua disposizione, visto che le imposte alle finestre erano sicuramente<br />

rinforzate con lastre d'acciaio, andò alla porta d'ingresso e suonò il campanello.<br />

La debole luce del sole che già arrivava da est gli scaldava la schiena, anche se i raggi riuscivano a<br />

stento a proiettare ombre. Accidenti, dov'era la telecamera? Ammesso che V avesse beccato<br />

l'indirizzo giusto - e V non sbagliava mai - doveva esserci <strong>un</strong> sistema di monitoraggio a circuito<br />

chiuso...<br />

Ah, sì, ecco, negli occhi del batacchio a forma di leone.<br />

Sporgendosi in avanti, guardò fisso il muso di ottone bussando energicamente coi pugni chiusi.<br />

«Fammi entrare, Saxton.» Le spalle e la spina dorsale scottavano sempre più; all<strong>un</strong>gando <strong>un</strong>a mano<br />

dietro la schiena, Blay rimboccò la casacca del camice da chirurgo.<br />

Sentendo scattare la serratura e vedendo la maniglia che ruotava, si passò in fretta <strong>un</strong>a mano tra i<br />

capelli umidi.<br />

La porta si aprì solo di <strong>un</strong>o spiraglio; al di là, la casa era avvolta nelle tenebre. «Che cosa ci fai» -


colpo di tosse - «qui?»<br />

Fiutando l'odore del sangue, Blay si sentì raggelare.<br />

Con <strong>un</strong>a spallata contro i pesanti pannelli di legno si spinse all'interno. «Cosa diavolo...»<br />

La voce di Saxton arretrò. «Vai a casa, Blaylock. Per quanto ti adori, non sono in condizione di<br />

riceverti, al momento.»<br />

E chissenefrega, pensò Blay che, spostandosi rapido, chiuse il sole fuori dalla porta.<br />

«Cosa è successo?» Anche se già lo sapeva. D'istinto lo sapeva. «Chi ti ha picchiato?»<br />

«Stavo per farmi <strong>un</strong>a doccia. Ti va di farmi compagnia?» Blay deglutì a fatica e Saxton ridacchiò. «E<br />

va bene. La doccia la faccio da solo e tu ti bevi <strong>un</strong> caffè. Perché pare proprio che sarai mio ospite per<br />

il resto della giornata.»<br />

Ci fu lo scatto della serratura e poi Saxton si allontanò strascicando i piedi... il che lasciava intuire<br />

che forse zoppicava.<br />

Anche se era impossibile vedere Saxton in quel buio pesto, il rumore dei suoi passi si dirigeva a<br />

destra. Blay esitò. Non aveva senso controllare ancora l'orologio. Sapeva che ormai la possibilità di<br />

rincasare in tempo era sfumata.<br />

Doveva proprio restare lì per tutto il giorno.<br />

Saxton fece strada verso <strong>un</strong> sotterraneo, scendendo dei gradini male illuminati. Nella penombra, sui<br />

suoi bei capelli biondi, Blay scorse <strong>un</strong>a macchia scura color ruggine.<br />

«Chi ti ha conciato così?» chiese, avanzando deciso e afferrandolo per il braccio.<br />

Saxton si rifiutò di guardarlo, ma la violenza con cui rabbrividì confermò ciò che la voce aveva già<br />

tradito: era stanco e dolorante. «Diciamo... che per <strong>un</strong> bel po' dovrò fare a meno dei sigari.»<br />

Il vicolo accanto al locale per fumatori... merda, Blay aveva levato le tende per primo, ma era<br />

convinto che Saxton avesse fatto altrettanto. «Cos'è successo dopo che me ne sono andato?»<br />

«Non ha importanza.»<br />

«Col cavolo che non ce l'ha.»<br />

«Sii gentile, lasciami» - ancora quella maledetta tosse - «tornare a letto. Specie se stai per arrabbiarti.<br />

Non mi sento particolarmente bene.»<br />

Così dicendo, si voltò a guardarlo da sopra la spalla.<br />

Blay non riuscì a trattenere <strong>un</strong>'esclamazione inorridita.<br />

«Oh... mio Dio», sussurrò.<br />

[eBL 086]


Capitolo 46<br />

Il sole stava per squarciare il velo dei boschi allorché Darius e<br />

Tohrment presero forma davanti a <strong>un</strong> piccolo cottage col tetto di<br />

paglia, a parecchie miglia di distanza dal luogo del ratto, dalla magione con esso confinante... e<br />

dall'essere dalle sembianze di rettile che li aveva accolti in quell'umido corridoio sotterraneo.<br />

«Siete sicuro?» chiese Tohrment, spostando la bisaccia sull'altra spalla.<br />

Al momento Darius non era sicuro di niente. In verità, era sorpreso che lui e il ragazzo fossero usciti<br />

dalla casa di quel symphath senza colpo ferire; eppure erano stati accompagnati fuori con tutti i<br />

riguardi dovuti a due ospiti regolarmente invitati.<br />

D'altro canto, i divoratori di peccati non perdono mai di vista il proprio interesse, e Darius e<br />

Tohrment erano di gran l<strong>un</strong>ga più utili da vivi che da morti al padrone di quella casa.<br />

«Siete sicuro?» lo incalzò Tohrment. «Esitate a entrare.»<br />

«La mia esitazione non ha nulla a che vedere con te, ahimè.» Darius avanzò, imboccando il sentiero<br />

battuto che conduceva alla porta d'ingresso, <strong>un</strong> sentiero creato dal ripetuto passaggio dei suoi stessi<br />

stivali. «Non ti farò dormire sul gelido pavimento di pietra della Tomba. La mia casa è povera, ma ha<br />

<strong>un</strong> tetto e muri bastanti a offrire riparo non a <strong>un</strong>a, ma a due persone.»<br />

Per <strong>un</strong> fugace istante, Darius fantasticò di vivere ancora come <strong>un</strong> tempo, in <strong>un</strong> castello pieno di<br />

stanze, doggen e suppellettili raffinate, in <strong>un</strong> sontuoso maniero dove poteva spalancare le porte a<br />

familiari e amici, dove poteva ospitare al sicuro e con le cure migliori tutti i suoi cari.<br />

Forse <strong>un</strong> giorno avrebbe trovato il modo di riavere tutto ciò.<br />

Quant<strong>un</strong>que, essendo sprovvisto di familiari e amici, difficilmente era <strong>un</strong> obiettivo perseguibile con<br />

celerità.<br />

Fece scorrere il chiavistello di ghisa e spinse col busto la porta di quercia - la quale, considerate<br />

dimensioni e peso, era più <strong>un</strong> muro mobile. Una volta entrato insieme a Tohr, accese il lume a<br />

petrolio appeso accanto all'ingresso e chiuse la porta, poggiandovi contro <strong>un</strong>a trave grossa come il<br />

tronco di <strong>un</strong> albero.<br />

La casa era assai modesta: <strong>un</strong>'<strong>un</strong>ica sedia davanti al focolare e <strong>un</strong> pagliericcio all'altro capo della<br />

stanza. E sottoterra non c'era molto altro, solo alc<strong>un</strong>e preziose provviste e <strong>un</strong>a galleria segreta che<br />

sbucava nel folto della foresta.<br />

«Vogliamo desinare?» suggerì Darius, disponendosi a deporre le armi.<br />

«Sì, signore.»<br />

Il ragazzo depose a sua volta le armi e andò al camino, dove, accovacciatosi, accese la torba, sempre<br />

pronta quando il fuoco era spento. Con la stanza già odorosa di muschio fumante, Darius sollevò<br />

<strong>un</strong>a botola nel pavimento di terra battuta e scese nel sotterraneo dove custodiva vivande e birra, oltre<br />

alle sue pergamene. Tornò recando formaggi, pagnotte e selvaggina affumicata.<br />

Le fiamme del focolare rischiaravano il viso di Tohr, che, scaldandosi le mani, chiese, «Come<br />

giudicate l'accaduto?»<br />

Darius raggi<strong>un</strong>se il giovane e divise il poco che aveva da offrire con l'<strong>un</strong>ico ospite che avesse mai


messo piede in casa sua. «Il destino ci fa trovare strani alleati, tale è sempre stato il mio<br />

convincimento. Tuttavia, il pensiero che i nostri interessi possano coincidere con quelli di <strong>un</strong>o di<br />

quegli... esseri... mi ripugna. D'altro canto, anch'egli mi è apparso sorpreso e sgomento. Quei<br />

divoratori di peccati invero non ci tengono in gran conto, non più di quanto noi facciamo con loro.<br />

Non siamo che ratti ai loro occhi.»<br />

Tohrment bevve <strong>un</strong> sorso dalla fiasca di birra. «Non sia mai che debba mischiare il mio sangue con il<br />

loro... mi disgustano. Tutti quanti.»<br />

«Ed egli prova la medesima repulsione verso di noi. Che suo figlio abbia ghermito la fanciulla e<br />

l'abbia trattenuta anche solo per <strong>un</strong> giorno entro le mura della sua dimora lo ha disgustato. È<br />

desideroso quanto noi di trovarli entrambi per ricondurli in seno alla famiglia.»<br />

«Ma perché servirsi di noi?»<br />

Darius sorrise, gelido. «Per p<strong>un</strong>ire suo figlio. È la perfetta azione correttiva... far sì che la gente cui la<br />

fanciulla appartiene gli strappi il suo "<strong>amore</strong>", lasciandolo col fardello della sua assenza, oltre che con<br />

la coscienza di essere stato battuto da esseri inferiori. E se la ri portiamo a casa sana e salva? La sua<br />

famiglia si trasferirà altrove, portandola via con sé, e mai più consentirà che le accada nulla di male.<br />

Ella vivrà a l<strong>un</strong>go sulla terra e il rampollo di quel divoratore di peccati dovrà saperlo, <strong>un</strong> giorno dopo<br />

l'altro, finché avrà vita. Agire in tal modo è nella loro natura... e senza di te o senza di me il padre<br />

non potrebbe mettere in atto siffatto supplizio dell'anima. Ecco d<strong>un</strong>que il motivo che lo ha indotto a<br />

svelarci dove andare e cosa avremmo trovato.»<br />

Tohrment scosse la testa, quasi non comprendesse il modo di ragionare dell'altra razza. «Ella sarà<br />

rovinata agli occhi della sua stirpe. La glymera li sfuggirà tutti come appestati...»<br />

«No, non accadrà.» Darius alzò la mano per interromperlo. «Poiché non lo saprà mai. Ness<strong>un</strong>o lo<br />

saprà. Tale segreto dovrà restare tra me e te. Il divoratore di peccati, in verità, non ha motivo di<br />

rivelarlo poiché i suoi simili sfuggirebbero lui e la sua famiglia... in tal modo la fanciulla sarà protetta<br />

dai nefasti effetti della sua sventura.»<br />

«Ma come riusciremo a trarre in inganno Sampsone?»<br />

Darius si portò alle labbra la fiasca e bevve <strong>un</strong> sorso di birra. «Domani, al calar delle tenebre, ci<br />

dirigeremo verso nord come ha suggerito il divoratore di peccati. Troveremo la fanciulla e la<br />

ricondurremo a casa dai suoi genitori, dicendo loro che reo del misfatto è <strong>un</strong> umano.»<br />

«E se lei parla?»<br />

Darius aveva considerato quell'eventualità. «Sospetto che, in quanto figlia della glymera, ella sappia<br />

bene quanto rischia di perdere. Il silenzio proteggerà non solo lei, ma anche la sua famiglia.»<br />

Sempre che la fanciulla fosse ancora sana di mente al momento della liberazione. Ma poteva aver<br />

perso il bene dell'intelletto. Che la Vergine Scriba soccorresse l'animo tormentato della poveretta.<br />

«Potrebbe essere <strong>un</strong>'imboscata», mormorò Tohrment.<br />

«Forse, ma non lo credo. Inoltre non temo <strong>un</strong> conflitto.» Darius alzò gli occhi sul suo pupillo. «Il<br />

peggio che possa accadere è che io muoia nel tentativo di salvare <strong>un</strong>'innocente... ed è di gran l<strong>un</strong>ga il<br />

modo migliore di andarsene. Se invece è <strong>un</strong>a trappola, sulla via del Fado ucciderò <strong>un</strong>a moltitudine di<br />

nemici, puoi starne certo.»<br />

Il volto di Tohrment s'illuminò di rispetto e reverenza, e Darius ne fu rattristato. Se al posto di <strong>un</strong><br />

brutale beone avesse avuto <strong>un</strong> vero padre, il ragazzo non avrebbe riposto siffatta fiducia in chi<br />

conosceva appena.<br />

Né avrebbe dovuto riparare in <strong>un</strong>a dimora tanto modesta.<br />

Darius non ebbe il cuore di farlo notare al suo ospite, tuttavia. «Un altro po' di formaggio?»


«Sì, grazie.»<br />

Al termine del pasto, Darius posò lo sguardo sui pugnali neri appesi dentro i foderi che d'abitudine<br />

portava legati al petto. Aveva lo strano sentore che anche Tohrment nel volgere di breve tempo ne<br />

avrebbe ricevuto <strong>un</strong> paio... il ragazzo era sagace, volenteroso e dotato di <strong>un</strong> ottimo istinto.<br />

Darius non lo aveva ancora visto combattere, certo, ma presto o tardi sarebbe accaduto. In quella<br />

guerra, accadeva sempre.<br />

Tohrment aggrottò la fronte alla luce del focolare. «Quanti anni hanno detto che ha la fanciulla?»<br />

Darius si pulì la bocca con <strong>un</strong>a pezzuola e sentì la nuca irrigidirsi. «Non lo so.»<br />

Entrambi si chiusero nel silenzio e Darius intuì che anche Tohrment era stato assalito dal medesimo<br />

cruccio.<br />

La sorte poteva avere in serbo <strong>un</strong>'altra tragica complicazione di cui non avevano alc<strong>un</strong> bisogno.<br />

Imboscata o meno, si sarebbero diretti a nord fino alla zona costiera verso cui li aveva indirizzati il<br />

symphath. Una volta lì, a <strong>un</strong> miglio dal piccolo villaggio, sulle scogliere avrebbero trovato il riparo<br />

descritto dal divoratore di peccati... soltanto allora avrebbero scoperto se erano caduti in <strong>un</strong> tranello.<br />

O se invece erano stati usati per conseguire <strong>un</strong> intento che li affratellava a quel rettile segaligno.<br />

Darius non era preoccupato, tuttavia. I divoratori di peccati, ancorché infidi, sono schiavi del loro<br />

tornaconto... e vendicativi a scapito finanche della loro stessa prole.<br />

Era <strong>un</strong>o di quei casi in cui la natura prevale sul carattere: se il secondo ne faceva degli esseri<br />

pericolosi, la prima li rendeva oltremodo prevedibili.<br />

Lui e Tohrment avrebbero trovato quanto cercavano su al nord, in riva al mare. Ne era convinto.<br />

Il dilemma era in quali condizioni sarebbe stata la poveretta...


Capitolo 47<br />

Quando John e Xhex alla fine riemersero dal loro piccolo momento di intimità, la loro prima tappa<br />

fu la doccia nello spogliatoio. E poiché mangiare era fondamentale dopo tutto quell'esercizio, si<br />

alternarono e la prima a lavarsi fu Xhex.<br />

Buffo, pensò John aspettando il proprio turno in corridoio... avrebbe dovuto essere esausto. Invece si<br />

sentiva rinvigorito, vivo, vibrante di potenza. Non si era mai sentito tanto forte.<br />

Xhex uscì dallo spogliatoio. «Tocca a te.»<br />

Cavolo, era sexy da morire coi capelli corti che si arricciavano asciugandosi all'aria, il corpo avvolto<br />

nel camice da chirurgo, le labbra rosse. Sprazzi di quello che avevano appena fatto insieme lo<br />

mandarono su di giri e si ritrovò a camminare a ritroso verso le docce solo per non staccarle gli<br />

occhi di dosso.<br />

E, neanche a dirlo, quando Xhex gli sorrise, il suo cuore si spezzò in due: dolcezza e affabilità la<br />

rendevano ancora più incantevole.<br />

Era la sua femmina. Per sempre.<br />

La porta si chiuse tra loro e, sentendo lo scatto della serratura, John cadde in preda al panico, come<br />

se Xhex non fosse solo sparita dalla sua visuale, ma scomparsa del tutto. Che era <strong>un</strong>a follia.<br />

Soffocando la paranoia, fece <strong>un</strong>a doccia veloce e s'infilò <strong>un</strong> camice da chirurgo, ignorando di<br />

proposito quanto stava correndo.<br />

Quando uscì dallo spogliatoio, Xhex era ancora lì; aveva in inente di prenderla per mano e avviarsi<br />

verso casa, ma finì per abbracciarla forte.<br />

Tutti i mortali sono destinati a perdere i loro cari. È la vita. Ma quasi sempre questo dato di fatto è<br />

così lontano nella nostra mente, da essere <strong>un</strong>'ipotesi e niente di più, <strong>un</strong>a remota eventualità. Ci sono<br />

cose che ce lo rammentano, però, e i "quasi", i "per<br />

<strong>un</strong> pelo", gli "oh Dio ti prego no", danno <strong>un</strong>o strattone alla catena a cui siamo attaccati,<br />

costringendoci a fermarci ad ascoltare quello che abbiamo nel cuore. Come quando <strong>un</strong> brutto mal di<br />

testa è solo <strong>un</strong>'emicrania, o quando <strong>un</strong> incidente stradale distrugge completamente la station wagon,<br />

ma i seggiolini e gli air bag salvano la vita a tutti i passeggeri, o quando qualc<strong>un</strong>o che credevamo<br />

perduto per sempre torna all'ovile... queste esperienze ci scuotono nel profondo e ci fanno venir<br />

voglia di aggrapparci al nostro compagno, o alla nostra compagna, per ritrovare l'equilibrio.<br />

Dio, non si era mai soffermato su quel pensiero prima, ma dal primo battito del cuore in <strong>un</strong> corpo<br />

vitale, <strong>un</strong>a campana comincia a suonare a morto e l'orologio inizia a correre. Scatta <strong>un</strong> accordo, che<br />

non ci eravamo neanche resi conto di aver concluso, col destino che ha in mano tutte le carte. Via via<br />

che scorrono i minuti, le ore, i giorni, i mesi e gli anni, la storia viene scritta mentre il nostro tempo<br />

si esaurisce, finché l'ultimo respiro segna la fine della corsa e il momento di calcolare vincite e<br />

perdite.<br />

Strano come la consapevolezza della propria mortalità rendesse infiniti momenti come quello con<br />

Xhex.<br />

Stringendola a sé, riscaldato ancor più dal suo calore, John ringiovanì fino al midollo, i piatti della


sua bilancia tornarono in equilibrio e il suo bilancio esistenziale tornò decisamente in attivo, per la<br />

serie: "la vita vale la pena di essere vissuta".<br />

Furono separati dalle proteste del suo stomaco.<br />

«Andiamo», fece Xhex, «dobbiamo sfamare la tua bestia.»<br />

Lui annuì, la prese per mano e s'incamminò.<br />

«Devi insegnarmi la lingua dei segni», disse lei quando entrarono in ufficio e aprirono l'armadio con<br />

la cancelleria. «Subito, direi.»<br />

John annuì di nuovo; dentro quello spazio ristretto, Xhex chiuse la porta. Hmm... <strong>un</strong>'altra occasione<br />

di intimità. Porta chiusa... vestiti comodi...<br />

Il porco in lui valutò lo spazio di manovra a loro disposizione, l'uccello che tirava dentro i calzoni. Se<br />

Xhex gli metteva le gambe intorno alla vita, potevano starci senza problemi-<br />

Lei gli andò vicino e mise la mano sull'erezione, dietro il cotone leggero che gli copriva l'inguine.<br />

Alzandosi in p<strong>un</strong>ta di piedi, gli sfregò le labbra sul collo, graffiandogli con <strong>un</strong>a zanna la pelle sopra la<br />

giugulare.<br />

«Se andiamo avanti così non arriveremo mai a <strong>un</strong> letto.» Accarezzandolo, abbassò ancora di più la<br />

voce. «Dio, come sei grosso... Ti ho detto fin dove arrivi dentro di me? Fino in fondo. E bellissimo.»<br />

John cadde all'indietro contro <strong>un</strong>a pila di blocchi di fogli gialli a righe, facendoli scivolare giù dallo<br />

scaffale. Cercò affannosamente di afferrarli prima che toccassero terra, ma lei lo fermò, tirandolo di<br />

nuovo su.<br />

«Resta dove sei», disse, mettendosi in ginocchio. «Questa vista mi piace troppo.»<br />

Cominciò a raccogliere quello che era volato sul pavimento, con gli occhi fissi sulla sua erezione...<br />

che, naturalmente, tentò di liberarsi, premendo con forza contro quello che la sottraeva al suo<br />

sguardo, alla sua bocca, al suo sesso.<br />

John si aggrappò al bordo di <strong>un</strong>a delle mensole, ansimante, guardando Xhex che lo fissava.<br />

«Credo di aver raccolto tutti i blocchi», disse lei dopo <strong>un</strong> po'. «Meglio rimetterli a posto.»<br />

Si appoggiò alle gambe di John e lentamente si tirò su, strusciando la faccia contro le sue ginocchia,<br />

contro le cosce...<br />

E poi dritta contro il suo uccello, facendo scorrere le labbra sotto di esso. John abbandonò la testa<br />

all'indietro, contro la scaffalatura, mentre lei continuava la sua ascesa, così subito dopo furono i seni<br />

ad accarezzarlo in quel p<strong>un</strong>to elettrico.<br />

Xhex pose fine a quella tortura facendo scivolare al loro posto i blocchi... e strusciando l'inguine<br />

contro il suo.<br />

«Mangiamo in fretta», gli bisbigliò all'orecchio.<br />

Giustissimo, cazzo.<br />

Xhex si staccò da lui mordicchiandogli il lobo dell'orecchio, ma John rimase feeeeeermo dov'era: se<br />

aggi<strong>un</strong>geva il minimo accenno di frizione dei calzoni a quella sex-quazione, rischiava di venire.<br />

Cosa che, normalmente, non era <strong>un</strong> male, almeno in presenza di Xhex. Ma, ripensandoci, quello non<br />

era proprio <strong>un</strong> luogo appartato. In qual<strong>un</strong>que momento <strong>un</strong>o dei fratelli o delle loro shellan poteva<br />

piombare dentro e assistere a <strong>un</strong>a scena che avrebbe messo tutti in imbarazzo.<br />

Dopo <strong>un</strong>'imprecazione e qualche serio riposizionamento sotto la cintola, John digitò <strong>un</strong> codice e fece<br />

strada dentro il t<strong>un</strong>nel.<br />

«Allora, come si devono mettere le mani per fare la "A"?» chiese Xhex, uscendo dall'armadio e<br />

cominciando a camminare.<br />

Alla "D" sbucarono sotto lo scalone. La "I" li portò in cucina, davanti al frigorifero. La "M" fu il


preludio a <strong>un</strong> paio di panini... avendo le mani occupate con l'arrosto di tacchino, la maionese, la<br />

lattuga e il pane, l'alfabeto non fece molti altri progressi. Non andò meglio durante il pasto, solo "N",<br />

"O" e "P", ma John aveva intuito che Xhex si stava esercitando mentalmente: con gli occhi fissi su <strong>un</strong><br />

p<strong>un</strong>to a metà tra loro due, ripassava quello che lui le stava insegnando.<br />

Imparava alla svelta, e non fu <strong>un</strong>a sorpresa. Mentre pulivano bene tutto, fecero dalla "Q" alla "V" e<br />

stavano uscendo dalla cucina, quando John le mostrò come fare la "X", la "Y" e la "Z"...<br />

«Bene, stavo giusto venendo a cercarvi», disse Z fermandosi di botto sotto l'arcata della sala da<br />

pranzo. «Wrath ha convocato <strong>un</strong>a ri<strong>un</strong>ione. Subito. Xhex, ti conviene venire.»<br />

Il fratello si voltò, attraversò trotterellando il mosaico raffigurante <strong>un</strong> melo sul pavimento dell'atrio e<br />

salì lo scalone.<br />

«Il vostro re di solito vi ri<strong>un</strong>isce nel bel mezzo della giornata?» chiese Xhex.<br />

John scosse la testa e insieme, muovendo le labbra e usando la lingua dei segni, dissero, È successo<br />

qualcosa.<br />

In fretta seguirono Z, salendo i gradini a due a due.<br />

Al primo piano, la confraternita al gran completo era stipata nello studio di Wrath e il re era seduto<br />

sul trono di suo padre, dietro la scrivania. George era raggomitolato di fianco al suo padrone e<br />

Wrath con <strong>un</strong>a mano accarezzava il testone del golden re-triever mentre con l'altra lanciava per aria<br />

<strong>un</strong> tagliacarte a forma di pugnale.<br />

John rimase in fondo, e non solo perché ormai c'erano solo posti in piedi, dato il numero di colossi<br />

nella stanza. Voleva stare vicino alla porta.<br />

L'umore di Xhex era mutato radicalmente.<br />

Quasi si fosse cambiata d'abito dal p<strong>un</strong>to di vista delle emozioni, era passata da <strong>un</strong>a camicia da notte<br />

di flanella a <strong>un</strong>a cotta di maglia: in piedi accanto a lui, si dondolava avanti e indietro, nervosa,<br />

spostando il peso da <strong>un</strong> piede all'altro.<br />

E lui si sentiva più o meno allo stesso modo.<br />

Si guardò intorno. Di fronte a lui, Rhage scartò <strong>un</strong> Tootsie Pop all'uva e V si accese <strong>un</strong>a sigaretta<br />

rollata a mano, mettendo Phury in vivavoce. Rehv, Tohr e Z andavano su e giù, mentre Butch, in<br />

pigiama di seta sul divano, sembrava Hugh Hefner. Qhuinn, appoggiato vicino alle tende azzurro<br />

pallido, era chiaramente reduce da <strong>un</strong>a scopata: aveva le labbra rosse, i capelli recavano le tracce<br />

delle dita che li avevano accarezzati e la camicia, mezza fuori dai calzoni... pendeva sul davanti.<br />

Veniva da chiedersi se cercasse di nascondere <strong>un</strong>'erezione.<br />

Dov'era Blay? E chi diavolo si era appena sbattuto, Qhuinn?<br />

«Allora, V ha trovato <strong>un</strong> messaggio nella casella vocale.» Parlando, Wrath faceva scorrere lo sguardo<br />

sui presenti, anche se dietro ai suoi occhiali avvolgenti era completamente cieco. «Invece di perdere<br />

tempo in spiegazioni, adesso ve lo facciamo sentire.»<br />

Con la sigaretta tra le labbra, Vishous fece volare le dita sui tasti della consolle, digitando numeri e<br />

password di accesso alla casella vocale.<br />

Poi John sentì quella voce. La voce stizzosa di quel pezzo di merda.<br />

«Scommetto che non vi sareste mai aspettati di risentirmi.» Il tono di Lash era di sinistra<br />

soddisfazione. «Sorpresa, stronzi, e indovinate <strong>un</strong> po'? Sto per farvi <strong>un</strong> favore. Forse vi interesserà<br />

sapere che stanotte c'è stata <strong>un</strong>a iniziazione di massa alla Lessening<br />

Society. In <strong>un</strong>a fattoria l<strong>un</strong>go la provinciale 149. È successo intorno alle quattro di mattina, per cui se<br />

alzate le chiappe e ci andate appena fa buio, magari li trovate ancora lì a vomitare dappertutto. Un<br />

consiglio, mettetevi gli stivaloni... è <strong>un</strong> macello. Oh, e dite a Xhex che sento ancora il suo sapore...»


V staccò il vivavoce.<br />

John scoprì le zanne con <strong>un</strong> ringhio muto, facendo tremare il quadro alle sue spalle.<br />

George uggiolò; Wrath lo tranquillizzò, p<strong>un</strong>tando il tagliacarte davanti a sé. «Avrai modo di dargli<br />

<strong>un</strong>a lezione, John. Lo giuro sulla tomba di mio padre. Però adesso mi servi lucido, chiaro?»<br />

Più facile a dirsi che a farsi. Tenere a freno il bisogno di uccidere era come trattenere <strong>un</strong> pitbull con<br />

<strong>un</strong>a mano dietro la schiena.<br />

Accanto a lui, Xhex si accigliò, incrociando le braccia sul petto.<br />

«Siamo intesi?» lo incalzò Wrath.<br />

Quando John finalmente fischiò in segno di assenso, Vishous soffiò fuori <strong>un</strong>a nuvola di tabacco<br />

turco e si schiarì la voce. «Non ha lasciato <strong>un</strong> indirizzo preciso per questo cosiddetto massacro. Ho<br />

cercato di rintracciare il numero da cui ha chiamato, ma non sono approdato a niente.»<br />

«La domanda che mi pongo io», disse Wrath, «è cosa cazzo sta succedendo. Lash è il capo della<br />

Lessening Society... quindi se avesse avuto <strong>un</strong> tono trionfante, della serie "sono il migliore di tutti",<br />

l'avrei capito, ma non è quello che ho sentito.»<br />

«Ha deciso di cantare.» Vishous schiacciò il mozzicone nel portacenere. «A me è suonata così...<br />

anche se non ci scommetterei le palle.»<br />

Ora che aveva rimesso in gabbia la furia omicida ed era in grado di ragionare a mente fredda, John<br />

era propenso a concordare col fratello. Lash era <strong>un</strong>o stronzo egoista, capace di pensare solo al suo<br />

tornaconto e affidabile come <strong>un</strong> serpente a sonagli, ma il fatto era questo: quando non potevi contare<br />

sulla moralità, potevi sempre fare affidamento sul narcisismo, il che rendeva quel bastardo<br />

assolutamente prevedibile.<br />

John ne era certo... al p<strong>un</strong>to che gli pareva di aver già vissuto quell'esperienza.<br />

«Possibile che sia stato spodestato?» mormorò Wrath. «Forse il caro paparino ha deciso che suo<br />

figlio, alla fin fine, non è poi così divertente. Oppure il bel giocattolino nuovo e luccicante del Male<br />

all'improvviso si è rotto... nella bizzarra biologia di Lash c'è forse qualcosa che sta saltando fuori<br />

soltanto adesso. Voglio che ci mettiamo in moto pensando che sia <strong>un</strong>'imboscata...»<br />

Nella stanza si levò <strong>un</strong> coro generale di consensi per il piano del re, oltre a qualche battutaccia sul<br />

culo di Lash e vari corpi cont<strong>un</strong>denti di notevoli dimensioni: gli stivali numero quarantotto erano i<br />

più gettonati, ma non certo i più creativi.<br />

Per esempio, John dubitava seriamente che Rhage potesse prendere quel bastardo e parcheggiargli la<br />

GTO proprio lì dove non batte il sole. O che volesse farlo.<br />

Miseria, che colpo di scena. E tuttavia non era del tutto sorprendente. .. se quello che avevano<br />

ipotizzato era accaduto per davvero. Era risaputo che l'Omega cambiava Fore-lesser come <strong>un</strong><br />

voltagabbana cambia bandiera e, se è vero che il sangue non è acqua, non necessariamente tra il<br />

sangue e il Male vince il sangue, per così dire. Se Lash era stato scaricato, il suo appello ai fratelli<br />

perché lo mettessero nel culo a suo padre era <strong>un</strong>a mossa geniale... soprattutto perché i tesser sono<br />

debolissimi subito dopo l'affiliazione e, d<strong>un</strong>que, incapaci di contrattaccare.<br />

I fratelli potevano fare piazza pulita.<br />

Cristo santo, pensò John. Il destino può farti trovare ben strani alleati.<br />

Ritta vicino a John in <strong>un</strong>o studio che, se non fosse stato per la scrivania e il trono, si poteva<br />

scambiare per il salottino di <strong>un</strong>a no-bildonna francese, Xhex ribolliva di rabbia.<br />

La voce di Lash che usciva da quel telefono la fece sentire come se le avessero strofinato le viscere<br />

con l'ammoniaca; bruciori e voltastomaco stavano mettendo a dura prova il povero panino al<br />

tacchino appena mangiato con le migliori intenzioni.


E sentire Wrath dare per scontato che sarebbe stato John a vendicarla e a difendere il suo onore, non<br />

migliorò la situazione.<br />

«Allora facciamo irruzione», stava dicendo il Re cieco. «Appena fa buio, tutti quanti andate sulla 149<br />

e...»<br />

«Io ci vado adesso», disse lei, forte e chiaro. «Datemi <strong>un</strong> paio di pistole e <strong>un</strong> coltello e vado subito a<br />

dare <strong>un</strong>a controllata.»<br />

Okaaaaaay. Solo lanciando <strong>un</strong>a bomba a mano già innescata in mezzo alla stanza avrebbe potuto<br />

attirare maggiore attenzione.<br />

Mentre la griglia emotiva di John si oscurava con <strong>un</strong> chiaro "oh no, levatelo dalla testa", Xhex<br />

cominciò il conto alla rovescia prima dell'inevitabile esplosione.<br />

Tre... due... <strong>un</strong>o...<br />

«E <strong>un</strong>'offerta davvero gentile», disse il re, assumendo <strong>un</strong> tono della serie "aduliamo la femmina".<br />

«Ma credo sia meglio...»<br />

«Non potete fermarmi.» Xhex stese le braccia l<strong>un</strong>go i fianchi... e poi rammentò a se stessa che non<br />

stava per attaccarlo fisicamente. Davvero. Non stava per farlo.<br />

Il sorriso che il re le rivolse era caldo più o meno come il ghiaccio secco. «Io sono il sovrano, qui. Il<br />

che significa che se ti dico di stare buona, tu devi ubbidire e basta, maledizione.»<br />

«E io sono <strong>un</strong>a symphath, non <strong>un</strong>o dei vostri sudditi. Ma, soprattutto, siete troppo intelligente per<br />

mandare i vostri guerrieri migliori», così dicendo, indicò i fratelli con <strong>un</strong> ampio gesto del braccio,<br />

«incontro a <strong>un</strong> possibile agguato teso dal vostro nemico. Io sono sacrificabile... contrariamente a<br />

loro. Pensateci. Volete perdere <strong>un</strong>o di loro solo perché oggi non vi andava di farmi prendere <strong>un</strong> po'<br />

di sole?»<br />

Wrath fece <strong>un</strong>a risatina secca. «Rehv? Vuoi dire la tua, in qualità di re dei symphath?»<br />

All'altro capo della stanza il suo vecchio capo, nonché caro amico, la fissò con due occhi di ametista<br />

che sapevano anche troppo.<br />

Ti farai ammazzare, le com<strong>un</strong>icò telepaticamente.<br />

Non cercare di trattenermi, ribatté lei. Non te lo perdonerò mai.<br />

Continua a comportarti così e il perdono sarà l'ultima delle mie preoccupazioni. La prima saranno i<br />

tuoi f<strong>un</strong>erali.<br />

Io non ti ho impedito di andare su alla colonia quando ne avevi bisogno. Avevo le mani legate<br />

proprio per colpa tua, che diamine. E adesso vieni a dirmi che non ho il diritto di vendicarmi?<br />

Vaffanculo!<br />

Rehvenge serrò la mascella talmente forte che, quando finalmente aprì bocca, Xhex si sorprese che<br />

non sputasse fuori tutti i denti. «Xhex può fare ciò che vuole. Non si può salvare chi rifiuta la<br />

scialuppa di salvataggio.»<br />

La collera di Rehvenge parve risucchiare quasi tutta l'aria nella stanza, ma Xhex era talmente<br />

determinata che i suoi polmoni potevano tranquillamente farne a meno.<br />

Le ossessioni sono come l'ossigeno. E, qual<strong>un</strong>que cosa avesse a che fare con Lash, era benzina gettata<br />

sul fuoco che ardeva dentro di lei.<br />

«Mi servono delle armi», disse al gruppo. «E calzoni di pelle. E <strong>un</strong> telefono per com<strong>un</strong>icare.»<br />

Wrath emise <strong>un</strong> ringhio basso e profondo. Quasi fosse tentato di chiuderla sottochiave malgrado<br />

l'autorizzazione di Rehv.<br />

Xhex avanzò fino alla scrivania del re, ci piantò sopra le mani e si sporse in avanti. «O perdete me o<br />

dovete correre il rischio di perdere loro. Cosa rispondete, Vostra Altezza?»


Wrath si alzò in piedi e, per <strong>un</strong> attimo, Xhex ebbe la netta sensazione che, malgrado sedesse sul<br />

trono, fosse ancora pericoloso da morire. «Non. Usare. Quel. Tono. In casa mia.»<br />

Xhex inspirò a fondo e ritrovò la calma. «Chiedo scusa. Ma dovete comprendere il mio p<strong>un</strong>to di<br />

vista.»<br />

Nel silenzio carico di tensione, Xhex avvertiva la presenza incombente di John... sapeva che, se anche<br />

fosse riuscita a vincere le resistenze del re, poi avrebbe dovuto faticare non poco per aggirare il<br />

vampiro sulla porta. Ma la sua partenza era fuori discussione. Per chi<strong>un</strong>que.<br />

Wrath si abbandonò sottovoce a <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga sequela di imprecazioni. «E va bene. Vai. Ma se ti fai<br />

ammazzare non sarò io il responsabile.»<br />

«Non lo siete mai stato, Vostra Altezza. L'<strong>un</strong>ica responsabile sono io... e la corona sul vostro capo o<br />

su quello di chi<strong>un</strong>que altro non cambierà le cose.»<br />

Wrath si voltò in direzione di V e, quasi ringhiando, disse, «Voglio che questa femmina sia imbottita<br />

di armi.»<br />

«Non c'è problema. Ci penso io.»<br />

Seguendo Vishous fuori dallo studio, Xhex si fermò davanti a John. Avrebbe tanto voluto poter<br />

giocare <strong>un</strong>a mano diversa... specie quando lui l'afferrò per il braccio, stringendo il bicipite in <strong>un</strong>a<br />

morsa. Ma si era presentata quell'occasione e poteva approfittarne solo fino al tramonto: se c'erano<br />

degli indizi sul luogo in cui si nascondeva Lash, faceva meglio a usarli subito per beccare quel<br />

bastardo. All'imbr<strong>un</strong>ire, John e i fratelli si sarebbero sguinzagliati nella caccia... e non avrebbero<br />

esitato a uccidere il suo bersaglio.<br />

Sì, Lash doveva pagare per quello che le aveva fatto, ma voleva essere lei a riscuotere quel credito:<br />

quando si trattava di seppellire quelli che le avevano fatto del male non la batteva ness<strong>un</strong>o, era già a<br />

quota mille. La vendetta è <strong>un</strong> piatto che va servito freddo, si dice, ma lei non vedeva l'ora di portarlo<br />

in tavola.<br />

Sottovoce, per non farsi sentire da ness<strong>un</strong> altro, disse, «Non ho bisogno della tua protezione e sai<br />

perfettamente perché devo fare questa cosa. Se mi ami davvero come pensi, molla questo braccio.<br />

Prima che te lo strappi via dalle mani.»<br />

Vedendolo impallidire, pregò di non essere costretta a usare la forza.<br />

Non fu necessario. John lasciò la presa.<br />

Uscendo dallo studio, Xhex superò V a passo di carica sbraitando da sopra la spalla, «Il tempo<br />

stringe, Vishous, datti <strong>un</strong>a mossa. Mi serve <strong>un</strong> po' d'acciaio.»


Capitolo 48<br />

Quando Xhex filò via con V, il primo pensiero di John fu di scendere da basso, piazzarsi davanti al<br />

portone e impedirle fisicamente di uscire.<br />

Il secondo fu di andare con lei... anche se così sarebbe finito arrosto, trasformandosi nell'equivalente<br />

vampiresco di <strong>un</strong> bengala.<br />

Cristo santo, ogni volta che pensava di aver toccato il fondo con lei, qualc<strong>un</strong>o gli strappava via il<br />

tappeto da sotto i piedi, facendolo atterrare in <strong>un</strong> posto ancora più terribile e infernale: Xhex si era<br />

appena offerta di andare incontro all'ignoto, di affrontare <strong>un</strong>'incognita che, per sua stessa<br />

ammissione, era troppo pericolosa per i fratelli. E lo faceva senza rinforzi e senza dargli la possibilità<br />

di raggi<strong>un</strong>gerla, se veniva colpita.<br />

Quando Wrath e Rehv gli si avvicinarono, lo studio tornò a fuoco e soltanto allora si accorse che tutti<br />

gli altri se n'erano andati... tranne Qhuinn, che indugiava nell'angolo e fissava tetro il cellulare.<br />

Rehvenge fece <strong>un</strong> gran sospiro, chiaramente nella stessa barca del cazzo di John. «Senti, io...»<br />

John mosse frenetico le mani: Cosa cazzo ti è saltato in mente di lasciarla andare via così?<br />

Rehv si passò <strong>un</strong>a mano sulla corta cresta da moicano. «A lei ci penso io...»<br />

Non puoi uscire di giorno. Come cavolo pensi di...<br />

«Vedi di cambiare atteggiamento, ragazzino», ringhiò minaccioso Rehv.<br />

Okay. Bene. Proprio la cosa più sbagliata da dire nel momento più sbagliato: John gli andò sotto a<br />

muso duro, scoprì l'artiglieria pesante e gli inviò <strong>un</strong> pensiero forte e chiaro: È la mia femmina<br />

che sta andando incontro al pericolo. Da sola. Quindi vaffanculo, tu e il mio atteggiamento.<br />

Rehv imprecò, trafiggendolo con due occhi duri. «Stai attento a sparare frasi tipo "la mia femmina"...<br />

dammi retta. Questo per lei è il finale di partita e vuole giocarselo da sola, senza ness<strong>un</strong>o tra i piedi,<br />

non so se mi spiego.»<br />

Il primo impulso di John fu di picchiare quel bastardo, di mollargli <strong>un</strong> pugno sul muso.<br />

Rehv scoppiò in <strong>un</strong>a risata secca. «Vuoi fare a botte? Okay, ci sto.» Mise da parte il bastone rosso e<br />

appoggiò la pelliccia di zibellino su <strong>un</strong>a poltrona riccamente decorata. «Ma non cambierà <strong>un</strong> bel<br />

niente. Credi che qualc<strong>un</strong>o possa capirla meglio di me? La conosco da prima che tu nascessi.»<br />

No, invece, pensò John, per qualche strano motivo.<br />

«Okay, okay, okay...», fece Wrath separandoli. «Basta così, ragazzi. Quello sotto i vostri piedi è <strong>un</strong>o<br />

splendido tappeto Aubusson. Se lo sporcate di sangue, Fritz mi farà nero.»<br />

«Senti, John, non voglio romperti le scatole», borbottò Rhev. «È solo che so cosa vuol dire volerle<br />

bene. Non è colpa sua se è fatta così, ma per chi le sta vicino è <strong>un</strong> vero inferno, fidati.»<br />

John abbassò i pugni. Merda, per quanto avesse voglia di litigare, quel figlio di puttana con gli occhi<br />

viola forse aveva ragione.<br />

Senza il "forse". Aveva ragione... John l'aveva imparato a proprie spese. Anche troppe volte.<br />

Che gran casino, sillabò.<br />

«Credo che l'immagine renda l'idea, sì.»<br />

John uscì dallo studio e scese nell'atrio con la vana speranza di convincere Xhex a non andare.


Camminando su e giù fino a consumare il mosaico dell'albero di mele, ripensò all'abbraccio che si<br />

erano scambiati fuori dallo spogliatoio. Come diavolo erano passati da tanta intimità a... questo?<br />

C'era stato davvero quel momento? O era stato il suo stupido lato sentimentale a inventarselo di sana<br />

pianta perché era <strong>un</strong>o smidollato, innamorato cotto di lei?<br />

Dieci minuti dopo, Xhex e V sbucarono dalla porta segreta sotto lo scalone.<br />

John la guardò attraversare l'atrio. Era come la prima volta che l'aveva vista: pantaloni neri di pelle,<br />

anfibi neri, canotta aderente nera. Aveva in mano <strong>un</strong> giubbotto di cuoio e addosso <strong>un</strong> arsenale<br />

sufficiente ad armare <strong>un</strong>'<strong>un</strong>ità speciale.<br />

Gi<strong>un</strong>ta davanti a lui si fermò e, quando i loro occhi si incrociarono, per lo meno gli risparmiò le<br />

solite cazzate della serie Andrà tutto bene. Ma non c'era verso di farla desistere. Nulla di ciò che John<br />

poteva dire le avrebbe fatto cambiare idea... era decisa, glielo si leggeva negli occhi.<br />

Per come stavano le cose adesso, John faticava a credere che lo avesse mai stretto tra le braccia.<br />

Appena V aprì la porta del vestibolo, Xhex si voltò e uscì, senza <strong>un</strong>a parola e senza voltarsi indietro.<br />

Vishous richiuse a chiave il portone e John rimase a fissare i pesanti pannelli di legno, chiedendosi<br />

quanto ci avrebbe messo ad abbatterli a mani nude.<br />

Lo scatto di <strong>un</strong> accendino fu seguito da <strong>un</strong>a lenta espirazione. «Le ho dato il meglio di tutto. Due<br />

calibro quaranta. Tre caricatori per ogn<strong>un</strong>a. Due coltelli. Un cellulare nuovo. E sa come usarli.»<br />

La grossa mano di V gli calò sulla spalla, stringendola con forza; poi il fratello se ne andò, i pesanti<br />

stivali che scandivano sonoramente il ritmo sul pavimento a mosaico. Un secondo dopo, la porta<br />

nascosta da cui era emersa Xhex si chiuse; V si era infilato nel t<strong>un</strong>nel per tornare alla Tana.<br />

L'impotenza proprio non faceva per lui, pensò John. Il suo cervello cominciò a lavorare alacremente,<br />

come quando Xhex lo aveva trovato sul pavimento delle docce nello spogliatoio.<br />

«Ti va di guardare <strong>un</strong> po' la tele?»<br />

Nel sentire quella voce pacata, John si accigliò, voltandosi verso destra. Nella sala del biliardo, Tohr<br />

era seduto sul divano di fronte al televisore maxischermo sopra il caminetto riccamente decorato.<br />

Aveva i piedi sopra il tavolino e il braccio all<strong>un</strong>gato sullo schienale del sofà, col telecomando p<strong>un</strong>tato<br />

verso il Sony.<br />

Non guardò John. Non disse altro. Continuò a passare da <strong>un</strong> canale all'altro.<br />

Scelte, scelte, scelte, pensò John.<br />

Poteva correrle dietro e abbrustolirsi le chiappe. Stare davanti a quel portone come <strong>un</strong> cagnolino.<br />

Scorticarsi vivo con <strong>un</strong> coltello. Bere fino a stordirsi.<br />

Dalla sala del biliardo uscì <strong>un</strong> ruggito soffocato, seguito dalle urla di <strong>un</strong>a folla di gente.<br />

Attirato dal sonoro, John entrò, fermandosi davanti al tavolo da biliardo. Al di là della nuca di Tohr<br />

vide Godzilla che calpestava senza pietà <strong>un</strong> modellino del centro di Tokyo.<br />

Immagine ispiratrice, in effetti.<br />

John andò al mobile bar a versarsi <strong>un</strong> Jack Daniel's e poi si sedette vicino a Tohr, poggiando anche<br />

lui i piedi sul tavolino.<br />

Si concentrò sullo schermo televisivo, gustando il whisky e godendosi il calore del fuoco acceso di<br />

fronte a lui; a poco a poco il frullatore che aveva nel cervello rallentò <strong>un</strong> pochino. Poi <strong>un</strong> po' di più. E<br />

ancora di più.<br />

Sarebbe stata <strong>un</strong>a giornata tremenda, ma almeno non meditava più il suicidio sotto il sole.<br />

Qualche minuto dopo si rese conto che lui e Tohr erano stravaccati sul divano come quella volta, a<br />

casa, quando Wellsie era ancora viva.<br />

Dio, ultimamente era così arrabbiato con Tohr che aveva dimenticato com'era facile stare in sua


compagnia, così, semplicemente; per certi versi sembrava che lo facessero da secoli: loro due<br />

insieme, davanti al fuoco del camino, drink in <strong>un</strong>a mano, stanchezza e stress nell'altra.<br />

Quando Mothra arrivò in volo per <strong>un</strong>o scontro ala-artiglio col mostro gigantesco, John ripensò alla<br />

sua vecchia camera da letto.<br />

Voltandosi verso Tohr, disse, Ascolta, quando sono passato da casa, ieri sera...<br />

«Xhex me l'ha detto.» Tohr bevve <strong>un</strong> sorso. «Della vetrata.»<br />

Mi dispiace.<br />

«Non preoccuparti. Quella si può aggiustare.»<br />

Vero, pensò John, voltandosi di nuovo verso il televisore. A differenza di tante altre cose.<br />

Da <strong>un</strong> angolo in fondo alla stanza Lassiter fece <strong>un</strong> gran sospiro, neanche qualc<strong>un</strong>o gli avesse<br />

amputato <strong>un</strong>a gamba e non ci fossero paramedici in vista. «Non avrei mai dovuto cederti il<br />

telecomando. Quello è solo <strong>un</strong> tizio mascherato da mostro che agita <strong>un</strong> bastone come se giocasse alla<br />

pentolaccia. E dai, mi manca il Maury Show.»<br />

«Quanto mi dispiace.»<br />

«Test di paternità, Tohr. Mi stai impedendo di vedere i test di paternità. È <strong>un</strong>a vergogna.»<br />

«Soltanto per te.»<br />

Tohr non si smosse da Godzilla e John abbandonò la testa all'indietro, contro i cuscini di cuoio.<br />

Pensando a Xhex là fuori, da sola, gli sembrava che lo avessero avvelenato. Lo stress, come <strong>un</strong>a vera e<br />

propria tossina nel flusso sanguigno, gli procurava nausea e vertigini, rendendolo nervoso e agitato.<br />

Ripensò a tutte le stronzate ingenuamente ottimistiche che si era ripetuto come <strong>un</strong> mantra prima di<br />

trovarla: che lui era <strong>un</strong>a persona matura, che anche se Xhex non lo amava lui poteva lo stesso amarla<br />

e fare la cosa giusta e lasciarle vivere la sua vita e bla, bla, bla.<br />

Già, bella roba. Ne aveva abbastanza di quelle psico-cazzate sulla realizzazione di se stessi; tutta<br />

propaganda a buon mercato che, al momento, lo faceva vomitare.<br />

Non gli andava bene che Xhex se ne stesse là fuori da sola, Senza di lui. Ma, chiaramente, lei non<br />

avrebbe ascoltato né lui né ness<strong>un</strong> altro.<br />

E c'era da scommettere che si stava affannando per beccare Lash prima del tramonto... quando John<br />

finalmente avrebbe potuto scendere in campo. Da <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to di vista non avrebbe do vuto<br />

importare chi dei due faceva fuori quel pezzo di merda... gin, ma lì era la ragione a parlare. Il suo Io<br />

più profondo, invece, non tollerava <strong>un</strong>'altra debolezza... tipo, be', diciamo, starsene con le mani in<br />

mano mentre la sua femmina cercava di uccidere il figlio del Male rischiando di farsi ammazzare.<br />

La sua femmina...<br />

Ah, ma <strong>un</strong> momento. Solo perché aveva il suo nome tatuato sulla schiena non significava che lei gli<br />

appartenesse... erano solo delle lettere nere sulla pelle. In realtà, era più lui ad appartenere a Xhex.<br />

Era diverso. Molto diverso.<br />

Significava che Xhex poteva andarsene senza troppi problemi.<br />

L'aveva appena fatto, in effetti.<br />

Cazzo. Sembrava proprio che Rehv avesse riass<strong>un</strong>to la situazione meglio di chi<strong>un</strong>que altro: nel suo<br />

finale di partita, Xhex non voleva tra i piedi ness<strong>un</strong>o, a parte a se stessa.<br />

E <strong>un</strong> paio d'ore di ottimo sesso non avrebbero cambiato le cose.<br />

Né le avrebbe cambiate il fatto che, volente o nolente, lei gli aveva rubato il cuore e se l'era portato<br />

via con sé, là fuori, in pieno giorno.<br />

Qhuinn andò in camera sua e p<strong>un</strong>tò dritto verso il bagno su due gambe sorprendentemente stabili.<br />

Prima che venisse convocata la ri<strong>un</strong>ione di emergenza era alticcio, ma il pensiero che la femmina di


John fosse uscita in pieno giorno per andare incontro tutta sola a <strong>un</strong> casino di proporzioni colossali<br />

bastò a spazzare via all'istante ogni residuo di sbornia.<br />

Ma d'altronde, sulla stessa falsariga, Qhuinn era alle prese con <strong>un</strong>a specie di perversa "offerta due al<br />

prezzo di <strong>un</strong>o".<br />

Anche Blay era là fuori, nel mondo, solo soletto.<br />

Be', non era solo, in realtà, era senza protezione.<br />

L'SMS arrivatogli da <strong>un</strong> numero sconosciuto aveva chiarito il mistero di dove fosse, e molto di più:<br />

Passo la giornata con Saxton. Torno a casa dopo il tramonto.<br />

Tipico di Blay. Chi<strong>un</strong>que altro al mondo avrebbe abbreviato il messaggio in <strong>un</strong>a cosa tipo: Oggi da<br />

Sax. Torno stasera.<br />

I suoi SMS invece, erano sempre grammaticalmente corretti. Come se l'idea di deviare dalla lingua<br />

più pura gli desse il prurito.<br />

Blay era proprio buffo. Tutto a modino: prima di mangiare si cambiava, sfoggiando camicie buttondown<br />

coi polsini alla francese e pantaloni stirati alla perfezione al posto di calzoni di pelle e T-shirt.<br />

Si faceva la doccia almeno due volte al giorno, di più se si allenava in palestra. Per Fritz la sua stanza<br />

era <strong>un</strong>a frustrazione assoluta, perché non c'era mai niente da mettere in ordine.<br />

A tavola aveva le maniere di <strong>un</strong> conte, scriveva lettere di ringraziamento capaci di farti venire le<br />

lacrime agli occhi e non imprecava mai e poi mai in presenza del gentil sesso.<br />

Dio... Saxton era perfetto per lui.<br />

A quel pensiero, Qhuinn si sentì mancare, immaginandosi tutte le espressioni forbite che Blay stava<br />

chiamando in soccorso in quel preciso momento, mentre l'altro se lo scopava.<br />

Ness<strong>un</strong> aveva mai fatto miglior uso dei dizionari della lingua inglese, garantito.<br />

Gli sembrava di aver ricevuto <strong>un</strong> pugno in testa. Fece scorrere l'acqua fredda nel lavandino e si<br />

sciacquò la faccia finché le guance ebbero <strong>un</strong> inizio di congelamento e la p<strong>un</strong>ta del naso cominciò a<br />

perdere sensibilità. Asciugandosi, ripensò alla scopata che si era fatto con la cassiera in quello studio<br />

per tatuaggi.<br />

La tenda che li separava dal resto del negozio era abbastanza leggera da permettergli di vedere con i<br />

suoi occhi spaiati, ma acutissimi, tutto ciò che succedeva dall'altra parte. Tutto... e tutti. Così, quando<br />

la tipa gli si era inginocchiata davanti e lui aveva voltato la testa, aveva guardato fuori... e visto Blay.<br />

Tutt'a <strong>un</strong> tratto, la bocca che stava trapanando si era trasformata da quella di <strong>un</strong>a sconosciuta a<br />

quella del suo migliore amico e il cambiamento aveva dato ancora più carica al sesso, facendolo<br />

passare dal soddisfacimento di <strong>un</strong> bisogno generico a qualcosa di incendiario.<br />

Qualcosa di importante.<br />

Qualcosa di erotico e <strong>selvaggio</strong>, in cui valeva la pena di perdere l'anima.<br />

Ecco perché aveva tirato su la ragazza e l'aveva fatta voltare per prenderla da dietro. Solo che, mentre<br />

metteva in atto la sua fantasia, si era reso conto che Blay lo stava osservando... e questo aveva<br />

cambiato tutto. Improvvisamente aveva dovuto ricordare a se stesso chi si stava sbattendo... ecco<br />

perché aveva alzato la testa della ragazza, costringendosi a guardarla negli occhi.<br />

E non era venuto.<br />

Aveva fatto finta, mentre lei era travolta dall'orgasmo... in realtà la sua erezione aveva cominciato ad<br />

ammosciarsi appena l'aveva guardata in faccia. L'<strong>un</strong>ica consolazione era che lei, chiaramente, non se<br />

n'era accorta, essendo bagnata abbastanza per tutti e due... e com<strong>un</strong>que, dopo, lui aveva recitato da<br />

vero professionista, calcando la mano coi complimenti, fingendosi tutto soddisfatto e palle varie.<br />

Ma era tutta <strong>un</strong>a bugia.


Quante persone si era scopato così, in vita sua, per la serie "barn barn e adesso scordati di me?"<br />

Centinaia. Centinaia e centinaia... anche se faceva sesso da <strong>un</strong> anno e mezzo soltanto. Ma con le not<br />

tate allo ZeroSum, quando rimorchiava anche tre o quattro ragazze per volta, si faceva in fretta ad<br />

arrivare a certe cifre.<br />

In molte di quelle occasioni c'era anche Blay, naturalmente, lui e il suo amico abbordavano le donne<br />

in coppia. Loro due, di fatto, non erano mai stati insieme, durante quelle orge nei bagni del club... ma<br />

c'era stato parecchio voyeurismo. E fantasie. E magari, ogni tanto, <strong>un</strong>a sega di nascosto, quando il<br />

ricordo si faceva troppo vivido.<br />

Almeno da parte di Qhuinn.<br />

Era finito tutto, però, quando Blay ci aveva dato <strong>un</strong> taglio, rendendosi conto che era gay e che era<br />

innamorato. Di <strong>un</strong>o a caso: il suo migliore amico.<br />

Qhuinn non approvava la sua scelta. Neanche <strong>un</strong> po'. Uno come Blay meritava di meglio, molto<br />

meglio.<br />

Ma adesso, a quanto pareva, aveva imboccato <strong>un</strong>a strada che gli avrebbe garantito proprio questo.<br />

Saxton era <strong>un</strong>a persona rispettabile. In tutto e per tutto.<br />

Lo stronzo.<br />

Alzò gli occhi sullo specchio sopra il lavandino, ma non vide niente perché era buio pesto, sia in<br />

bagno sia in camera da letto. E meno male.<br />

Perché stava vivendo <strong>un</strong>a bugia, e in momenti come quello ne era talmente convinto da avere la<br />

nausea.<br />

Tutti i suoi progetti per il resto dei suoi giorni... oh, progetti fantastici.<br />

Progetti di <strong>un</strong> futuro così perfettamente "normale".<br />

Che prevedevano <strong>un</strong>a femmina rispettabile, non <strong>un</strong>a relazione a l<strong>un</strong>go termine con <strong>un</strong> maschio.<br />

La verità era <strong>un</strong>a sola: quelli come lui, quelli con qualcosa che non andava... tipo, be', <strong>un</strong>'iride blu e<br />

<strong>un</strong>'altra verde, tanto per dire... erano disprezzati dall'aristocrazia in quanto prova vivente di <strong>un</strong><br />

fallimento genetico. Erano motivi di imbarazzo da tenere nascosti, vergognosi segreti da seppellire:<br />

per anni aveva visto sua sorella e suo fratello che venivano messi sul piedistallo mentre chi<strong>un</strong>que lo<br />

incrociava sulla propria strada si lanciava in strani rituali per proteggersi dal malocchio.<br />

Perfino suo padre lo aveva odiato.<br />

Quindi non ci voleva <strong>un</strong>o psicologo con <strong>un</strong>a laurea appesa al muro per capire che lui voleva solo<br />

essere "normale". E sistemarsi con <strong>un</strong>a femmina rispettabile, sempre ammesso che ne trovasse <strong>un</strong>a<br />

disposta ad accollarsi <strong>un</strong> compagno con <strong>un</strong> difetto genetico, era essenziale per ottenere quella<br />

simpatica etichetta.<br />

Se si fosse messo con Blay non avrebbe mai realizzato il suo sogno di normalità, lo sapeva.<br />

Sapeva anche che bastava <strong>un</strong>a sola scopata e non lo avrebbe lasciato mai più.<br />

Non che i fratelli non accettassero gli omosessuali. Per loro non era <strong>un</strong> problema... Vishous era stato<br />

con dei maschi e ness<strong>un</strong>o aveva battuto ciglio, lo aveva giudicato o criticato. Era il loro fratello, V, e<br />

basta. E ogni tanto anche Qhuinn aveva superato quella<br />

linea di confine, così, per gioco; tutti lo sapevano e se ne fregavano.<br />

La glymera non se ne fregava, però.<br />

Ancora gli importava di quei coglioni, e la cosa lo infastidiva. Ora che la sua famiglia era stata<br />

massacrata e il nucleo dell'aristocrazia della razza si era disperso l<strong>un</strong>go la Costa Orientale, non aveva<br />

più contatti con quel branco di stronzi spocchiosi e ingessati che sembrava avessero <strong>un</strong> bastone<br />

infilato su per il culo. Ma era <strong>un</strong> cane troppo bene ammaestrato per dimenticare che esistevano.


Non riusciva a venirne fuori, semplicemente.<br />

Buffo, no? Fuori era <strong>un</strong> macho tosto, tutto sesso e violenza... ma dentro era <strong>un</strong>a checca fatta e finita.<br />

All'improvviso gli venne voglia di sferrare <strong>un</strong> pugno allo specchio, anche se rifletteva solo l'oscurità<br />

circostante.<br />

«Padrone?»<br />

Al buio, chiuse gli occhi con forza.<br />

Merda, si era scordato che Layla era ancora nel suo letto.


Capitolo 49<br />

Xhex non sapeva con esattezza quale fattoria stesse cercando, quindi si materializzò in <strong>un</strong>'area<br />

boschiva nei pressi della provinciale 149 e si affidò al fiuto per capire da che parte andare: il vento<br />

soffiava da nord e appena colse la minima traccia Difattiva di borotalco, la seguì, vaporizzandosi a<br />

intervalli di <strong>un</strong> :entinaio di metri attraverso i campi di granturco innevati, coperti di stoppie e<br />

sferzati dai venti invernali.<br />

L'aria primaverile le pizzicava il naso e il sole le scaldava il viso nei p<strong>un</strong>ti in cui la brezza non le<br />

accarezzava la pelle. Tutto intorno, alberi scheletrici con <strong>un</strong>'aureola verde brillante, i timidi germogli<br />

attratti allo scoperto dalla promessa di ore più calde.<br />

Splendida giornata.<br />

Per <strong>un</strong>a carneficina.<br />

Quando la puzza di lesser coprì ogni altro odore, sfoderò <strong>un</strong>o dei coltelli che Vishous le aveva dato.<br />

Ormai era così vicina da...<br />

Xhex riprese forma all'altezza del filare di aceri seguente e si fermò di colpo.<br />

«Oh... cazzo.»<br />

La fattoria bianca, l<strong>un</strong>gi dall'essere <strong>un</strong> soggetto adatto per le lettere a mammina, era solo <strong>un</strong>a<br />

struttura fatiscente accanto a <strong>un</strong> campo di mais, circondata da <strong>un</strong> anello di pini e cespugli. Meno<br />

male che almeno aveva <strong>un</strong> prato.<br />

Altrimenti le cinque auto della polizia ammassate davanti alla porta d'ingresso non avrebbero avuto<br />

abbastanza spazio per aprire le portiere.<br />

Mascherandosi alla maniera dei symphath, Xhex si avvicinò, non vista, a <strong>un</strong>a finestra e guardò<br />

dentro.<br />

Tempismo perfetto: <strong>un</strong>o degli eroi di Caldwell stava vomitando dentro <strong>un</strong> secchio.<br />

Oddio, non che quel poveretto non avesse i suoi buoni motivi. La casa sembrava immersa nel sangue<br />

umano. No, anzi, non "sembrava": era tutta coperta di quello schifo, al p<strong>un</strong>to che, pur essendo fuori<br />

all'aria aperta, Xhex sentì in gola il tipico gusto metallico del sangue.<br />

Era come stare nella piscinetta per bambini di Michael Myers o di qualche altro maniaco omicida.<br />

Gli sbirri umani si aggiravano per il salotto e il tinello muovendosi con cautela, non solo perché era<br />

<strong>un</strong>a scena del crimine, ma perché chiaramente non volevano schizzarsi i calzoni con quella<br />

porcheria.<br />

Niente cadaveri, però. Neanche <strong>un</strong>o.<br />

Almeno per quel che si poteva vedere.<br />

In casa c'erano dei lesser in nuce, però. Sedici in totale. Ma Xhex non poteva vederli e nemmeno i<br />

poliziotti, anche se, in base alle sue percezioni, gli uomini li stavano calpestando.<br />

Era stato Lash a nasconderli col suo solito trucchetto?<br />

Cosa cavolo stava tramando? Prima telefonava ai fratelli informandoli del massacro... e poi faceva<br />

venire i piedipiatti? O era stato qualc<strong>un</strong> altro a chiamare il 911?<br />

Xhex aveva bisogno di risposte...


Mischiato con tutto quel sangue, c'era qualche residuo nero; <strong>un</strong>o degli agenti ne stava osservando <strong>un</strong><br />

campione, accigliato, con l'aria di aver trovato qualcosa di repellente. Già... quella piccola quantità di<br />

materiale oleoso non bastava a spiegare il forte odore dolciastro che lei aveva seguito... d<strong>un</strong>que<br />

doveva supporre che le iniziazioni erano andate a buon fine, e che quanto si nascondeva lì dentro<br />

non era più umano.<br />

Volse lo sguardo attorno, sui boschi dietro e davanti a lei. Che ruolo aveva, in tutto ciò, il golden boy<br />

dell'Omega?<br />

Spostandosi di fronte alla fattoria, vide <strong>un</strong> postino chiaramente impegnato a lottare con <strong>un</strong> qualche<br />

disturbo da stress post-traumatico mentre rilasciava <strong>un</strong>a dichiarazione a <strong>un</strong> agente in <strong>un</strong>iforme.<br />

Il Servizio Postale degli Stati Uniti alla riscossa.<br />

Di sicuro era stato lui a dare l'allarme...<br />

Sempre camuffata, Xhex si limitò a osservare la scena, guardando gli sbirri che si sforzavano di<br />

trattenere i conati di vomito per fare il loro dovere, e aspettando che Lash si manifestasse... o che<br />

qual<strong>un</strong>que altro lesser si facesse vivo. Meno di <strong>un</strong> minuto e mezzo dopo comparvero le troupe<br />

televisive. Xhex osservò <strong>un</strong>a bionda belloccia recitare la parte della Barbara Walters dei poveri. Un<br />

secondo dopo la fine delle riprese sul prato, la donna cominciò a tormentare i poliziotti per ottenere<br />

qualche informazione e riuscì a seccarli al p<strong>un</strong>to tale che le lasciarono dare <strong>un</strong>'occhiata all'interno.<br />

Il che, naturalmente, bastò a metterla subito fuori combattimento.<br />

Quando, da brava femminuccia, la giornalista modello svenne tra le braccia di <strong>un</strong>o degli agenti,<br />

Xhex alzò gli occhi al cielo e tornò fuori.<br />

Merda. Tanto valeva mettersi comoda. Era piombata lì bella carica, pronta a dare battaglia ma, come<br />

spesso accade in guerra, le toccava temporeggiare fino alla comparsa del nemico.<br />

«Sorpresa!»<br />

Xhex si voltò talmente in fretta che per <strong>un</strong> pelo non perse l'equilibrio. L'<strong>un</strong>ica cosa che la salvò dal<br />

cadere fu il contrappeso della mano che stringeva il coltello, sollevata in alto, sopra la spalla, pronta a<br />

colpire.<br />

«Mi spiace che non abbiamo fatto la doccia insieme.»<br />

Il caffè che Blay aveva preparato per tutti e due gli andò di traverso, mentre Saxton sorseggiava<br />

tranquillo dalla sua tazza. Evidentemente aveva provocato di proposito la reazione che adesso si<br />

stava godendo.<br />

«Mi piace da matti sorprenderti», disse.<br />

Tombola, pensò Blay. E naturalmente lo stupidissimo corredo genetico degli individui dai capelli<br />

rossi lo fece diventare paonazzo. Impossibile nasconderlo.<br />

Sarebbe stato più facile infilarsi <strong>un</strong>'automobile in tasca, tanto era evidente.<br />

«Sai, l'ambiente è importante. Non sciupare troppa acqua eccetera. In perfetto stile ecologista... o<br />

nudista, se vogliamo.»<br />

Saxton, in vestaglia di seta, era appoggiato contro i cuscini di raso del letto mentre Blay era all<strong>un</strong>gato<br />

in fondo al materasso, sopra il piumone supplementare piegato con estrema cura. Il tenue chiarore<br />

delle candele, offuscando linee e contorni, avvolgeva la scena in <strong>un</strong> alone fantastico.<br />

Neanche a dirlo, in mezzo a tutte quelle coperte e lenzuola color cioccolato, Saxton era bellissimo; i<br />

capelli chiari così folti e ondulati da sembrare scolpiti, anche se non aveva usato né lacca né schiuma.<br />

Con gli occhi a mezz'asta e il petto glabro parzialmente scoperto, era pronto, disponibile... e, a<br />

giudicare dalla fragranza che emanava, in grado di essere ciò di cui Blay aveva bisogno.<br />

Almeno internamente. Il suo aspetto esteriore non era propriamente all'altezza del compito: il volto


era tumefatto, le labbra gonfie, non per <strong>un</strong> broncio sensuale ma per i pugni di qualche stronzo, e si<br />

muoveva con cautela, come se fosse ancora coperto di lividi.<br />

Il che era preoccupante. A <strong>un</strong>a dozzina di ore dall'aggressione, le sue ferite avrebbero dovuto essere<br />

già guarite. Era <strong>un</strong> aristocratico, in fin dei conti, il suo sangue era tra i migliori.<br />

«Allora, Blaylock, che cosa ci fai qui?» Saxton scosse la testa. «Non so ancora perché sei venuto.»<br />

«Come avrei potuto non farlo?»<br />

«Ti piace fare l'eroe, eh?»<br />

«Non c'è niente di eroico nell'assistere qualc<strong>un</strong>o.»<br />

«Non fare il modesto», disse burbero Saxton.<br />

Blay rimase perplesso. Saxton era stato come al solito brillante e leggermente sarcastico per tutta la<br />

mattina e il pomeriggio... ma lo avevano aggredito. In maniera brutale.<br />

«Stai bene?» chiese piano Blay. «Davvero bene?»<br />

Saxton fissò il suo caffè. «A volte trovo difficile comprendere la natura delle persone, sul serio. Non<br />

solo nella razza umana, ma anche nella nostra.»<br />

«Mi dispiace. Per ieri sera.»<br />

«Be', è servito a farti entrare nel mio letto, giusto?» Saxton sorrise per quel poco che poteva, dato che<br />

il gonfiore gli storceva mezza bocca. «Non è esattamente la strada che avevo in mente di imboccare<br />

per portarti qui... ma è bello guardarti al lume di candela. Hai il corpo di <strong>un</strong> soldato, ma la faccia di<br />

<strong>un</strong> intellettuale. È <strong>un</strong>a combinazione... inebriante.»<br />

Blay scolò d'<strong>un</strong> fiato quello che restava nella sua tazza, rischiando di strangolarsi. O forse non<br />

dipendeva tanto da ciò che stava bevendo, quanto da ciò che stava sentendo. «Vuoi che ti versi<br />

ancora <strong>un</strong> po' di caffè?»<br />

«Per adesso no, grazie. Era perfetto," a proposito, e la tua domanda è stata <strong>un</strong> modo eccellente, per<br />

quanto ovvio, di cambiare discorso.»<br />

Saxton posò tazza e piattino sul comodino con decorazioni in bronzo dorato e si risistemò con <strong>un</strong><br />

gemito. Per evitare di guardarlo, Blay posò la tazza sulla cassapanca ai piedi del letto e lasciò vagare<br />

lo sguardo per la stanza. Il piano di sopra era tutto in stile vittoriano, con pesanti mobili di mogano,<br />

tappeti orientali e colori ricchi, intensi... come aveva appreso durante le sue p<strong>un</strong>tatine in cucina.<br />

L'atmosfera sottotono improntata a decoro e riservatezza, tuttavia, finiva davanti alla porta del<br />

sotterraneo. Lì sotto era <strong>un</strong> autentico boudoir, tutto in stile francese, con cassettoni e tavolini<br />

sagomati col piano di marmo ed eleganti tappeti ricamati ad ago. Un'orgia di raso e... disegni a<br />

matita in bianco e nero ili splendidi maschi languidamente all<strong>un</strong>gati, in modo molto simile a Saxton.<br />

Solo, senza la vestaglia.<br />

«Ti piacciono le mie stampe?» chiese malizioso Saxton.<br />

Blay non potè fare a meno di ridere. «Domanda insidiosa.»<br />

«A volte la uso. Sono sincero.» (1)<br />

(1) In inglese, la "collezione di stampe" è l'equivalente italiano della "colle zione di farfalle": <strong>un</strong><br />

pretesto per invitare qualc<strong>un</strong>o in casa propria e fargli delle avance. (N.d.T.)<br />

All'improvviso Blay fu assalito dall'immagine di Saxton che, nudo, faceva l'<strong>amore</strong> proprio su quel<br />

letto, le membra avviluppate a quelle di <strong>un</strong> altro.<br />

Controllando furtivamente l'orologio, vide che aveva ancora sette ore da trascorrere lì; non sapeva se<br />

augurarsi che passassero lentamente o in <strong>un</strong> batter d'occhio.<br />

Saxton abbassò le palpebre e, più che sospirare, rabbrividì.<br />

«Quand'è stata l'ultima volta che ti sei nutrito?» chiese Blay.


Quelle palpebre pesanti si alzarono, liberando <strong>un</strong> lampo grigio perla. «Ti stai offrendo volontario?»<br />

«Intendevo da <strong>un</strong>a femmina.»<br />

Saxton fece <strong>un</strong>a smorfia, risistemandosi sui cuscini. «È passato <strong>un</strong> po' di tempo. Ma sto bene.»<br />

«Hai la faccia che sembra <strong>un</strong>a scacchiera.»<br />

«Che cose carine sai dire.»<br />

«Dico sul serio, Saxton. Non vuoi farmi vedere come sei messo sotto la vestaglia ma, dalla faccia,<br />

devi essere dolorante anche in altri posti.»<br />

Tutto ciò che ottenne fu <strong>un</strong> mmm.<br />

«Adesso chi è che vuole cambiare discorso?»<br />

Ci fu <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pausa. «So io chi può nutrirti, Saxton.»<br />

«Hai sottomano qualche femmina?»<br />

«Ti spiace se uso di nuovo il tuo telefono?»<br />

«Accomodati.»<br />

Blay si alzò e andò in bagno; preferiva <strong>un</strong> po' di privacy perché non aveva idea di come sarebbe<br />

andata a finire.<br />

«Potevi usare quello che c'è qui», gridò Saxton, sentendolo chiudere la porta.<br />

Blay uscì dieci minuti dopo.<br />

«Non sapevo che le agenzie di app<strong>un</strong>tamenti on line fossero così veloci», mormorò Saxton, senza<br />

aprire gli occhi.<br />

«Ho i miei agganci.»<br />

«Ah, non ne dubito.»<br />

«Vengono a prenderci qui al tramonto.»<br />

Al che Saxton aprì gli occhi. «Chi? E per andare dove?»<br />

«Ci prenderemo cura di te.»<br />

Saxton inspirò ed espirò con <strong>un</strong> sibilo. «Stai correndo ancora in mio soccorso, Blaylock?»<br />

«Chiamala compulsione.» Ciò detto, Blay andò a sdraiarsi su <strong>un</strong>a chaise-longue. Tirandosi sulle<br />

gambe <strong>un</strong> voluttuoso plaid di pelliccia, spense la candela accanto a sé e si mise comodo.<br />

«Blaylock?»<br />

Dio, quella voce. Così bassa e pacata, nella penombra. «Sì?»<br />

«Mi stai facendo fare <strong>un</strong>a pessima figura come padrone di casa.» Seguì <strong>un</strong> lieve intoppo nel respiro.<br />

«Non puoi dormire là sopra.» «Starò benissimo.»<br />

Silenzio. «Non lo tradirai, se vieni qui a letto con me. Non sono in condizione di attentare alla tua<br />

virtù e, anche se lo fossi, ti rispetto troppo per metterti in <strong>un</strong>a posizione imbarazzante. E poi, <strong>un</strong> po'<br />

di calore non mi dispiacerebbe... non riesco proprio a scacciare il freddo.»<br />

Blay moriva dalla voglia di fumare <strong>un</strong>a sigaretta. «Non lo tradirei neanche se... succedesse qualcosa<br />

tra noi due. Con lui non c'è niente. Siamo amici, soltanto amici.»<br />

Che poi era il motivo per cui la situazione con Saxton era così maledettamente strana. Blay era<br />

abituato a trovarsi di fronte a quella porta chiusa, quella che lo teneva fuori e lontano dall'oggetto dei<br />

suoi desideri. Saxton, invece, gli offriva <strong>un</strong> portone spalancato, qualcosa che poteva varcare<br />

facilmente... e la stanza, dall'altra parte, era magnifica.<br />

Tenne duro per circa <strong>un</strong> minuto e mezzo. Poi, con l'impressione di muoversi al rallentatore, spostò di<br />

lato la pelliccia bianca e si alzò.<br />

Vedendolo attraversare la stanza, Saxton gli fece posto, sollevando lenzuola e piumone. Blay esitò.<br />

«Non mordo mica», sussurrò sensuale Saxton. «A meno che tu non me lo chieda.»


Blay si infilò in mezzo a tutto quel raso... e capì all'istante perché le vestaglie di seta sono le migliori.<br />

Così lisce e morbide.<br />

Qualcosa di più nudo del nudo.<br />

Saxton si voltò sul fianco per averlo di fronte, ma poi gemette... di dolore. «Accidenti.»<br />

Si rimise sulla schiena e Blay si ritrovò a imitarlo, all<strong>un</strong>gando il braccio di lato. Quando Saxton si tirò<br />

su, Blay infilò il bicipite sotto la sua testa, a mo' di cuscino, e l'altro ne approfittò, accoccolandosi<br />

contro di lui.<br />

Le candele si spensero, <strong>un</strong>a dopo l'altra, tranne quella votiva in bagno.<br />

Saxton rabbrividì e Blay gli andò ancora più vicino, accigliandosi.<br />

«Dio, come sei gelato.» Prendendolo tra le braccia, lo tenne stretto nel tentativo di scaldarlo col<br />

proprio corpo.<br />

Rimasero sdraiati così per <strong>un</strong> tempo infinito... e Blay si ritrovò ad accarezzare quei capelli folti,<br />

biondi, perfetti. Era bello toccarli... così morbidi ed elastici in p<strong>un</strong>ta.<br />

Con <strong>un</strong> profumo speziato.<br />

«Che sensazione divina», mormorò Saxton.<br />

Blay chiuse gli occhi, inspirando a fondo. «Sono d'accordo.»


Capitolo 50<br />

« Cosa diavolo ci fate qui, voi due?» sibilò Xhex abbassando il pugnale.<br />

Trez la guardò come a dire Be'', ovvio, no? «Ci ha chiamato Rehv.»<br />

Al fianco di suo fratello, iAm rimase zitto, come al solito; si limitò ad annuire incrociando le braccia<br />

sul petto, come <strong>un</strong>a quercia che aveva tutte le intenzioni di starsene piantata lì. Le due Ombre<br />

gemelle si stavano schermando, rivelando voci e corpi soltanto a lei.<br />

Per <strong>un</strong> attimo, Xhex rimpianse la loro discrezione. Difficile sferrare <strong>un</strong>a ginocchiata nelle palle a<br />

quei due ficcanaso quand'erano nella loro forma spettrale.<br />

«Niente abbracci?» mormorò Trez, scrutandola in volto. «È passata <strong>un</strong>a vita dall'ultima volta che ci<br />

siamo visti.»<br />

Rispondendogli su <strong>un</strong>a frequenza che umani e lesser non sarebbero stati in grado di sentire, Xhex<br />

mormorò, «Gli abbracci non sono nel mio stile.»<br />

Però poi, imprecando, strinse tra le braccia quei due zucconi. Le Ombre erano notoriamente<br />

riservate in fatto di emozioni, e più difficili da penetrare degli umani e persino dei vampiri, ma Xhex<br />

avvertiva il loro dolore per ciò che aveva passato.<br />

Quando fece per scostarsi, Trez la strinse più forte, rabbrividendo. «Sono... Gesù Cristo, Xhex...<br />

credevamo che non ti avremmo più rivista...»<br />

Lei scosse la testa. «Basta. Per piacere. Non c'è mai <strong>un</strong> buon momento per certe cose, e questo di<br />

sicuro non è il luogo adatto. Voglio bene a tutti e due, okay, e sono serena. Per cui non parliamone<br />

più.»<br />

Be', "serena" per modo di dire. Finché non pensava a John,<br />

che, bloccato in quella grande casa, di sicuro stava impazzendo. Grazie a lei.<br />

Ah, incredibile come la storia si ripete.<br />

«Okay, la smetto prima di scadere nel patetico.» Trez sorrise e le zanne brillarono candide nel volto<br />

nero come l'ebano. «Siamo solo felici di vedere che stai bene.»<br />

«Su questo non ci piove. Altrimenti non sarei qui.»<br />

«Non ne sarei così sicuro», ribatté sottovoce lui, mentre insieme al fratello dava <strong>un</strong>a sbirciata dalla<br />

finestra. «Accipicchia. Qualc<strong>un</strong>o si è divertito, là dentro.»<br />

Una brezza tesa spazzò il prato, portando con sé <strong>un</strong>a nuova ventata di talco per neonati proveniente<br />

da <strong>un</strong>'altra direzione; tutti e tre voltarono la testa.<br />

Sul viottolo sterrato davanti alla fattoria passò <strong>un</strong>'auto che non c'entrava niente con i campi di<br />

granturco: <strong>un</strong>a Honda Civic identica a quella di Fast & Furious, che si era fatta dare <strong>un</strong>a ritoccata in<br />

stile Playboy dal chirurgo plastico delle automobili. Con la carrozzeria verniciata di grigio, rosa e<br />

giallo brucia-retina, <strong>un</strong> alettone posteriore a coda di balena e <strong>un</strong>o spoiler anteriore rasoterra,<br />

sembrava <strong>un</strong>a ragazza del Midwest scivolata nel porno.<br />

E, sorpresa... il lesser al volante aveva <strong>un</strong>'espressione che non si accordava per niente con il bolide<br />

che stava guidando. A meno che qualc<strong>un</strong>o non avesse appena pisciato nel serbatoio della benzina.<br />

«Scommetto le mie calibro quaranta che quello è il nuovo Fore-lesser», disse Xhex. «Lash non


lascerebbe mai guidare <strong>un</strong>a macchina del genere al suo vice. Ho passato quattro settimane con quello<br />

stronzo ed era tutto a sua immagine e somiglianza.»<br />

«Cambio al vertice.» Trez annuì. «Capita spesso, con quelli.»<br />

«Dovete seguire quella macchina», disse lei. «Svelti, statele dietro...»<br />

«Non possiamo mollarti. Ordini nel capo.»<br />

«State scherzando?» Xhex guardò prima la Civic e poi la scena del crimine, poi di nuovo l'alettone a<br />

coda di balena che si allontanava.<br />

«Andate! Dobbiamo vedere dove va...»<br />

«No. A meno che non voglia farlo tu... così la seguiremo insieme a te, giusto, iAm?»<br />

Quando l'altra Ombra annuì, Xhex venne assalita dall'impulso di prendere a pugni il muro contro<br />

cui era appoggiata. «Ma è ridicolo, cazzo.»<br />

«Non direi proprio. Stai aspettando che Lash si faccia vivo e io so che non vuoi solo parlargli. Per cui<br />

non esiste che ti lasciamo qui da sola... e risparmiami le stronzate del tipo "non sei mica il mio capo".<br />

Sono affetto da sordità selettiva.»<br />

A quel p<strong>un</strong>to iAm prese la parola. «E la verità.»<br />

Oh, per l'amor del cielo, pensò Xhex p<strong>un</strong>tando lo sguardo sulla targa di quella ridicola Honda.<br />

D'altra parte, se le due Ombre non fossero state lì, lei non si sarebbe mossa; avrebbe preso nota del<br />

numero di targa restando ferma dov'era. Poteva sempre rintracciarla in seguito.<br />

«Vedi di renderti utile», disse caustica. «E dammi il cellulare.»<br />

«Ordina <strong>un</strong>a pizza! Ho fame», scherzò Trez passandole il Black-Berry. «Sulla mia ci voglio <strong>un</strong>a<br />

montagna di salsiccia. Mio fratello, invece, la preferisce al formaggio.»<br />

Xhex chiamò Rehv, selezionando il numero dalla rubrica perché era il modo più rapido per<br />

com<strong>un</strong>icare coi fratelli. Quando scattò la casella vocale, lasciò la descrizione particolareggiata<br />

dell'auto e il numero di targa, chiedendo a Vishous di rintracciarla.<br />

Poi attaccò e restituì il telefonino a Trez.<br />

«Niente Domino's, allora?» borbottò lui. «Fanno consegne a domicilio, sai?»<br />

Xhex si accigliò, trattenendo <strong>un</strong>'imprecazione: aveva scordato che V le aveva dato <strong>un</strong> cellulare.<br />

Merda... non era lucida come richiedeva <strong>un</strong>a situazione come quella...<br />

«Eccone <strong>un</strong> altro...» disse iAm.<br />

Xhex spostò gli occhi sulla strada proprio mentre <strong>un</strong>'auto senza contrassegni si fermava davanti alla<br />

casa. Il detective della Omicidi che smontò dalla macchina era <strong>un</strong>o che conosceva. José de la Cruz.<br />

Almeno gli umani avevano mandato sul posto <strong>un</strong> ottimo professionista. Anche se forse non era <strong>un</strong>a<br />

bella notizia. In <strong>un</strong>a situazione come quella, meno l'altra razza ci metteva lo zampino meglio era, e<br />

de la Cruz aveva il fiuto e la tenacia di <strong>un</strong> segugio.<br />

Accidenti... si preann<strong>un</strong>ciava <strong>un</strong>a luuuuu<strong>un</strong>ga giornata del cavolo. Eh, già, <strong>un</strong>a giornata molto, molto<br />

l<strong>un</strong>ga.<br />

Col fiato sul collo delle sue guardie del corpo e gli umani che gironzolavano a vuoto, Xhex cominciò<br />

a muovere la mano destra, formando con le dita le curve e le linee che John le aveva insegnato.<br />

A...<br />

B...<br />

C...<br />

Lash fu svegliato da <strong>un</strong> gemito. E non del tipo erotico.<br />

Ritrovarsi sdraiato a faccia in giù su <strong>un</strong> materasso spoglio in quel cesso di casa fu <strong>un</strong>'altra rottura di<br />

palle. La terza mazzata fu che, quando finalmente si alzò, il suo corpo lasciò <strong>un</strong>a macchia nera.


Una specie di ombra sul pavimento, <strong>un</strong> riflesso della realtà effettiva.<br />

Cristo santissimo. Era come quel nazista alla fine dei Predatori dell'arca perduta, quello a cui si<br />

scioglieva la faccia... <strong>un</strong> effetto speciale che, come spiegato negli extra del DVD, era stato ottenuto<br />

soffiando aria calda con <strong>un</strong> ventilatore su <strong>un</strong>o strato di gelatina.<br />

Non esattamente il ruolo che aspirava a interpretare nella vita reale.<br />

Uscendo per andare in cucina gli sembrava di trascinare <strong>un</strong> frigorifero e, chi l'avrebbe mai detto,<br />

Plastic Fantastic non se la passava molto meglio, sdraiata per terra vicino alla porta sul retro. L'aveva<br />

prosciugata fino a ridurla a <strong>un</strong>a specie di vegetale, ma non abbastanza da farla secca, rispedendola<br />

dall'Omega.<br />

Bella seccatura. Essere per sempre a <strong>un</strong> passo dalla morte, con tutto quel dolore e senso di<br />

soffocamento, ma anche con la certezza che la pace eterna dell'Aldilà non sarebbe mai arrivata.<br />

Bastava a farti venir voglia di suicidarti.<br />

Risate preregistrate in sottofondo.<br />

D'altro canto, però... lei non lo sapeva, non immaginava che quella sarebbe stata la sua condizione<br />

permanente. Forse era meglio tenerglielo nascosto... sarebbe stata la sua buona azione quotidiana.<br />

Lei riuscì in qualche modo a emettere <strong>un</strong> gemito patetico, invocando il suo aiuto, ma Lash la<br />

scavalcò per andare a controllare la situazione provviste. Per risparmiare, tornando a casa aveva<br />

cenato da McDonald's. Era poco meglio del cibo per cani, ma almeno era caldo, appena uscito dalla<br />

friggitrice.<br />

Il tempo non aveva migliorato la metà di quello che non era riuscito a mandare giù a fine serata, ma<br />

lui mangiò com<strong>un</strong>que gli avanzi rimasti. Freddi. In piedi, sopra il sacchetto spiegazzato sul piano<br />

della cucina.<br />

«Ne vuoi <strong>un</strong> po'?» chiese alla donna. «Sì? No?»<br />

Lei riuscì solo a supplicarlo con gli occhi iniettati di sangue e la bocca spalancata, bavosa. O... forse<br />

non era <strong>un</strong>a supplica. Sembrava inorridita... malgrado lo stato in cui si trovava quella poveraccia, lui<br />

aveva <strong>un</strong> aspetto talmente ributtante da farle dimenticare per <strong>un</strong> attimo la sua agonia.<br />

«Be', e allora, troia? Neanche vedere te mi stuzzica l'appetito, cosa credi?»<br />

Voltandosi dall'altra parte, Lash guardò fuori dalla finestra la giornata di sole e gli venne voglia di<br />

mandare tutto affanculo.<br />

Non avrebbe voluto lasciare la fattoria, ma dormiva in piedi, tanto era distrutto dalla stanchezza...<br />

mica poteva schiacciare <strong>un</strong> pisolino con tutti quei nemici lì in giro. Doveva scegliere tra <strong>un</strong>a ritirata<br />

strategica in vista di <strong>un</strong> nuovo attacco e <strong>un</strong> viaggio nel mondo dei sogni, col rischio di ritrovarsi in<br />

bocca la canna di <strong>un</strong>a pistola. O peggio.<br />

Ma almeno il sole era ancora alto nel cielo terso, il che per lui era <strong>un</strong>a bella notizia, perché gli dava il<br />

tempo di cui aveva bisogno. I fratelli non si sarebbero presentati, in <strong>un</strong>a forma o nell'altra, prima che<br />

facesse buio, e che razza di padrone di casa sarebbe stato se non fosse stato lì ad aspettarli?<br />

La troietta leccaculo dell'Omega poteva anche aver dato inizio alla festa, ma sarebbe stato Lash a<br />

metterci il p<strong>un</strong>to finale.<br />

Però gli servivano altre m<strong>un</strong>izioni, e non per le armi.<br />

Prese impermeabile e cappello, si infilò i guanti e scavalcò di nuovo la prostituta. Stava aprendo la<br />

porta, quando la mano rinsecchita della donna scattò verso la sua scarpa, graffiando il cuoio con le<br />

dita insanguinate.<br />

Lash la guardò. Non riusciva più a parlare, ma i suoi occhi sporgenti, cerchiati di rosso, dicevano<br />

tutto: Aiutami. Sto morendo. Non posso uccidermi... fallo tu per me.


A quanto pareva aveva superato la ripulsa verso di lui. O forse il fatto che si era coperto aiutava.<br />

In circostanze normali l'avrebbe lasciata lì com'era, ma non riusciva a scacciare il ricordo di quando<br />

si era staccato la pelle della faccia. Stava agendo in base al presupposto che non sarebbe finito come<br />

<strong>un</strong> incubo in perenne decomposizione, ma se inceve il suo destino fosse stato quello? Se avesse<br />

continuato a sciogliersi fino a non riuscire più a sostenere il proprio scheletro e si fosse ritrovato<br />

nella stessa condizione di quella disgraziata... a soffrire in eterno?<br />

Sfilò <strong>un</strong> coltello dalla cintura e, quando le si avvicinò stringendolo in mano, lei non si ritrasse: rotolò<br />

sulla schiena offrendogli la carne fresca del petto.<br />

Bastò <strong>un</strong>a pugnalata per porre fine al suo supplizio: con <strong>un</strong> lampo accecante la donna si dissolse nel<br />

nulla, lasciando solo <strong>un</strong> cerchio bruciacchiato sul tappeto.<br />

Lash si voltò per uscire...<br />

Ma non fece in tempo a varcare la soglia che rimbalzò all'in-dietro, catapultato contro il muro in<br />

fondo, pervaso da <strong>un</strong> impeto di forza, mentre delle strane lucine gli lampeggiavano davanti agli<br />

occhi.<br />

All'inizio non riuscì a capire cosa diavolo stesse succedendo... ma poi gli fu chiaro: ciò che aveva dato<br />

alla prostituta era tornato da lui.<br />

Allora è così che f<strong>un</strong>ziona, pensò, inspirando a pieni polmoni e sentendosi <strong>un</strong> po' meno moribondo.<br />

Tutto ciò che veniva pugnalato con <strong>un</strong>'arma d'acciaio era rispedito al mittente, per così dire.<br />

A meno che non arrivasse prima l'arma segreta della confraternita. Butch O'Neal era il tallone<br />

d'Achille dell'Omega, l'<strong>un</strong>ico che, assorbendo dentro di sé l'essenza malefica che animava ogni lesser,<br />

era in grado di impedire quel ricongi<strong>un</strong>gimento.<br />

Avendo appena beneficiato di quella sferzata di energia, adesso Lash comprendeva appieno la<br />

minaccia rappresentata da O'Neal. Se non riuscivi a recuperare tutti i mattoncini del tuo LEGO, alla<br />

fine non potevi più costruire granché... o, peggio, la tua cesta dei giocattoli si svuotava... e poi? Cosa<br />

succedeva? Scomparivi?<br />

Già, evitare quel bastardo di Butch era importante. Buono a sapersi.<br />

Lash andò in garage, montò sulla Mercedes e partì, non per andare in quella fattoria a casa del<br />

diavolo, ma verso i grattacieli del centro.<br />

Essendo passate da poco le <strong>un</strong>dici e mezzo del mattino c'era gente dappertutto: completi, cravatte e<br />

scarpe eleganti si fermavano agli incroci in attesa del verde e poi attraversavano la strada proprio<br />

davanti ai radiatori delle auto. Che pres<strong>un</strong>tuosi tutti quegli umani che camminavano trafelati, lo<br />

sguardo dritto davanti a sé, come se non esistesse altro che la ri<strong>un</strong>ione, il pranzo o la commissione a<br />

tempo perso verso cui stavano correndo. Si credevano così superiori.<br />

Gli veniva voglia di pigiare sull'acceleratore, trasformandoli in tanti birilli del bowling, ma aveva già<br />

abbastanza di cui preoccuparsi e cose migliori con cui impiegare il tempo. La sua meta? Trade Street,<br />

il fulcro dei bar e dei locali notturni. Che, a differenza del distretto degli affari, a quell'ora del giorno<br />

sarebbe stata deserta.<br />

Quando tagliò in direzione del fiume, apparve chiaro che le due diverse parti della città<br />

f<strong>un</strong>zionavano come lo yin e lo yang, quanto a follie e apparenze. Al sole, gli alti edifici finanziari, con<br />

le loro vetrate e strutture d'acciaio, si stagliavano scintillanti. La terra dei vicoli bui e delle insegne al<br />

neon, invece, sembrava <strong>un</strong>a vecchia battona dopo <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga scopata: sporca, sciatta e triste.<br />

E la gente? Il primo quartiere brulicava di individui produttivi, risoluti e volenterosi; il secondo,<br />

invece, era già fort<strong>un</strong>ato se riusciva a mettere insieme più di <strong>un</strong> paio di barboni, a quell'ora.<br />

Che era precisamente ciò su cui contava lui.


P<strong>un</strong>tando verso i ponti gemelli di Caldwell, passò davanti a <strong>un</strong> terreno vuoto delimitato da <strong>un</strong>a rete<br />

metallica e rallentò leggermente. Cristo... lì sorgeva lo Zero Sum, prima di essere ridotto a <strong>un</strong><br />

cumulo di macerie. Sul cartello dell'agenzia immobiliare avevano attaccato <strong>un</strong> adesivo con scritto IN<br />

TRATTATIVA.<br />

Eh, già, così è la vita. Lo schifo, come la natura, aborre il vuoto... per cui, se il nuovo club in<br />

costruzione su quel lotto avesse fatto <strong>un</strong>a fine inattesa analoga a quella toccata al locale di Rehv, <strong>un</strong><br />

altro avrebbe preso il suo posto altrettanto in fretta.<br />

Un po' come era successo con suo padre. In <strong>un</strong> batter d'occhio, Lash era stato rimpiazzato da<br />

qualc<strong>un</strong>o che gli andava a genio, per così dire.<br />

Roba da sentirsi terribilmente superflui, altro che scherzi.<br />

Sotto ai ponti non ci mise molto a trovare quello che cercava, ma di cui avrebbe fatto volentieri a<br />

meno. Le sue ricerche portarono subito a galla gli umani cenciosi che dormivano dentro cartoni o<br />

auto carbonizzate. Quant'erano simili ai cani randagi: attirati dalla speranza di <strong>un</strong> po' di cibo,<br />

sospettosi per esperienza, minati dalle malattie.<br />

Anche il parallelismo con la scabbia f<strong>un</strong>zionava.<br />

Non era difficile da accontentare, e neanche loro. Nel giro di pochi minuti, sul sedile accanto a lui<br />

sedeva <strong>un</strong>a donna che non la smetteva di fare ooh e ahh non per i sedili di pelle della AMG, ma per<br />

il sacchetto di coca che le diede. Mentre lei ne prendeva <strong>un</strong> po' col mignolo, aspirandola come<br />

neanche <strong>un</strong> aspirapolvere, Lash guidò fino a <strong>un</strong>a grotta buia formata dalle massicce fondamenta di<br />

calcestruzzo del ponte.<br />

La poveretta non andò oltre la prima sniffata.<br />

Lash le fu addosso in <strong>un</strong> baleno e, vuoi per il suo bisogno di nutrirsi, vuoi per la debolezza fisica<br />

della senzatetto, riuscì a sottometterla completamente mentre beveva dalla sua vena.<br />

Il suo sangue aveva il sapore dell'acqua sporca con cui si sono lavati i piatti.<br />

Finito di succhiare, scese, girò intorno alla macchina e la tirò fuori per il colletto. Se prima era<br />

pallida, adesso era grigia come il cemento.<br />

Sarebbe morta presto, se già non lo era.<br />

Lash si soffermò <strong>un</strong> attimo a guardarla in faccia, esaminando le profonde rughe della pelle e i<br />

capillari rotti che le conferivano <strong>un</strong> rossore malsano. Un tempo era <strong>un</strong>a neonata. Anni prima era<br />

venuta al mondo nuova, fresca, intatta.<br />

Il tempo e l'esperienza avevano infierito su di lei, e adesso sarebbe morta come <strong>un</strong> animale, sola e in<br />

mezzo alla sporcizia.<br />

Dopo averla scaricata, fece per chiuderle gli occhi...<br />

Gesù... Cristo.<br />

Alzò la mano e attraverso il palmo vide il fiume.<br />

Non era più carne marcescente, ma <strong>un</strong>'ombra scura... nella forma di ciò con cui <strong>un</strong> tempo scriveva,<br />

faceva a pugni e guidava.<br />

Tirando su la manica dell'impermeabile, vide che il polso era ancora corporeo.<br />

Si sentì rinvigorito da <strong>un</strong>'ondata di energia, la perdita della pelle non era più motivo di cordoglio, ma<br />

fonte di gioia.<br />

Come il padre... così il figlio...<br />

Non sarebbe finito come la puttana che aveva pugnalato, riportandola dentro di sé. Stava diventando<br />

come l'Omega, non era in via di putrefazione... ma di trasformazione.<br />

Scoppiò a ridere. Grasse risate di soddisfazione, filtrate dal petto, salivano gorgogliando in gola e


uscivano dalla bocca. Cadde in ginocchio vicino alla barbona morta, lasciando che il sollievo...<br />

All'improvviso si rovesciò su <strong>un</strong> fianco, rigettando il sangue marcio che aveva bevuto. Quando i<br />

conati si placarono, si pulì il mento con la mano e guardò il rosso lucido che copriva il contorno<br />

spettrale di quella che <strong>un</strong> tempo era stata carne.<br />

Non ebbe il tempo di ammirare la sua nuova forma nascente.<br />

Scosso da <strong>un</strong> conato di vomito violentissimo, venne accecato dalle stelle che gli esplodevano negli<br />

occhi.<br />

[eBL 086]


Capitolo 51<br />

Seduta nei suoi appartamenti privati, Payne guardava il paesaggio dell'Altra Parte. L'erba verde<br />

p<strong>un</strong>teggiata da tulipani e caprifogli arrivava solo fino a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, prima di essere interrotta da<br />

<strong>un</strong> anello di alberi che circondavano il prato ondulato. Sopra a tutto ciò, <strong>un</strong> arco di cielo lattiginoso<br />

si stendeva tra le frondose chiome degli alberi, come il coperchio di <strong>un</strong> baule-armadio.<br />

Per esperienza personale, sapeva che se camminava fino al limitare della foresta e si sarebbe<br />

addentrata nel folto degli alberi e finita con lo sbucare... nel p<strong>un</strong>to esatto da cui era partita.<br />

Non c'era via d'uscita, tranne che col permesso della Vergine Scriba. Lei sola aveva la chiave della<br />

serratura invisibile e non avrebbe lasciato andare Payne... neppure alla casa del Primale di là, sulla<br />

Terra, come le altre erano autorizzate a fare.<br />

A riprova del fatto che sapeva bene chi aveva generato. Era ben consapevole che, <strong>un</strong>a volta libera,<br />

Payne non sarebbe mai tornata. L'aveva dichiarato la stessa Payne... urlando fin quasi a spaccarsi i<br />

timpani.<br />

Ripensandoci, quella sfuriata era stata <strong>un</strong>a vittoria in termini di onestà, ma non certo la migliore<br />

delle strategie. Avrebbe fatto meglio a tenerlo per sé, così forse avrebbe ottenuto il permesso di<br />

andare di là, sulla Terra.... per poi restarci. In fin dei conti, sua madre non poteva costringerla a<br />

tornare nel regno delle statue viventi.<br />

Be', almeno in teoria.<br />

Ripensò a Layla, reduce dall'incontro col suo vampiro. La sorella era raggiante di <strong>un</strong>a felicità e di <strong>un</strong>a<br />

soddisfazione che Payne non aveva mai provato.<br />

Il che giustificava l'impellenza di andare via da lì, no? Anche se<br />

ciò che l'attendeva di là, sulla Terra, non risvegliava in lei alc<strong>un</strong> ricordo della sua breve fetta di<br />

libertà, almeno avrebbe potuto compiere da sola le sue scelte.<br />

Era invero <strong>un</strong>a strana maledizione essere nata eppure non avere <strong>un</strong>a vita da vivere. A meno di<br />

uccidere sua madre, lei era costretta lì, al santuario e, per quanto odiasse la Vergine Scriba, non<br />

avrebbe imboccato quella strada. Tanto per cominciare, non era sicura di poter vincere in <strong>un</strong><br />

conflitto con lei, e poi... si era già sbarazzata di suo padre. Il matricidio era <strong>un</strong>'esperienza che non<br />

esercitava su di lei ness<strong>un</strong> fascino nuovo o particolare.<br />

Ah, il passato, il doloroso, infausto passato. Che sventura essere confinata lì con <strong>un</strong> futuro infinito e<br />

scialbo, oppressa dal fardello di <strong>un</strong>a storia troppo spaventosa da contemplare. Lo stato di morte<br />

apparente in cui era rimasta tanto a l<strong>un</strong>go sospesa era <strong>un</strong> dono misericordioso, a confronto della<br />

tortura presente... almeno, in quella sorta di ibernazione, la sua mente non era in grado di vagare,<br />

indugiando su cose che avrebbe preferito non accadessero e cose che non sarebbe mai riuscita a<br />

compiere...<br />

«Gradisci qualcosa da mangiare?»<br />

Payne si voltò a guardare da sopra la spalla. Sulla soglia ad arco della stanza c'era No'One, piegata in<br />

<strong>un</strong> inchino, con <strong>un</strong> vassoio in mano.<br />

«Oh, sì, grazie», disse Payne scacciando quelle meste riflessioni. «Non vuoi farmi compagnia?»


«Ti ringrazio infinitamente, ma ti servirò e poi me ne andrò.» La cameriera posò le vivande sul<br />

sedile incastonato nella finestra accanto a Payne. «Quando tu e il re vi affronterete nella lotta,<br />

tornerò a prendere...»<br />

«Posso chiederti <strong>un</strong>a cosa?»<br />

No'One si inchinò di nuovo. «Certamente. In cosa posso servirti?»<br />

«Perché non sei mai andata di là, sulla Terra, come le altre?»<br />

Seguì <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go silenzio... poi No'One si avvicinò zoppicando al modesto giaciglio su cui dormiva<br />

Payne. Con mani tremanti, lisciò e sistemò le lenzuola con cura.<br />

«Non nutro <strong>un</strong> interesse particolare per quel mondo», rispose da sotto il cappuccio. «Qui sono al<br />

sicuro. Là... non sarei al sicuro.»<br />

«Il Primale è <strong>un</strong> fratello forte e abile nel maneggiare il pugnale. Non ti accadrebbe nulla di male sotto<br />

la sua custodia.»<br />

La risposta che uscì da sotto il cappuccio fu vaga ed evasiva. «Sulla terra le circostanze possono<br />

volgere improvvisamente al caos e al conflitto. Semplici decisioni generano conseguenze che<br />

possono rivelarsi sconvolgenti. Qui tutto è in ordine.»<br />

Parlava come <strong>un</strong>a superstite dell'incursione che aveva avuto luogo al santuario settantacinque anni<br />

prima, pensò Payne. In quella terribile circostanza, alc<strong>un</strong>i vampiri gi<strong>un</strong>ti dalla Terra avevano<br />

oltrepassato la barriera recando con sé la violenza che sovente si manifestava nel loro mondo.<br />

In molti erano morti o erano rimasti feriti... compreso il Primale dell'epoca.<br />

Payne tornò a volgere lo sguardo sull'orizzonte incantevole e statico del santuario... d'<strong>un</strong> tratto<br />

comprese le ragioni di No'One, e tuttavia non ne fu conquistata. «L'ordine che regna qui è<br />

precisamente ciò che suscita la mia irritazione. Io aspiro a evitare questo genere di falsità.»<br />

«Non puoi andare via quando lo desideri?»<br />

«No.»<br />

«Non è giusto.»<br />

Payne volse di scatto gli occhi verso la cameriera, ora indaffarata a ripiegare i suoi abiti. «Non mi<br />

sarei mai aspettata di sentirti dire qualcosa contro la Vergine Scriba.»<br />

«Io amo la santissima madre della razza, ti prego di non fraintendermi. Ma essere imprigionati,<br />

seppure nel lusso, è <strong>un</strong>'ingiustizia. Io ho scelto di vivere qui e ci resterò per sempre... tu, invece,<br />

dovresti essere libera di andare.»<br />

«Devo ammettere che ti invidio.»<br />

No'One parve sobbalzare sotto la l<strong>un</strong>ga veste. «Non devi. Mai.»<br />

«Hai ragione.»<br />

Nel silenzio che seguì, Payne rammentò la sua conversazione con Layla, accanto alla vasca dei<br />

riflessi. Stesso scambio di battute, diversa conclusione: allora era stata Layla a invidiare la mancanza<br />

di desiderio di Payne in relazione al sesso e ai maschi. Ora, invece, era il modo in cui No'One si<br />

accontentava dell'inerzia ad apparire invidiabile.<br />

Gira la ruota, gira, pensò Payne.<br />

Voltandosi di nuovo verso il "panorama", guardò la distesa erbosa con occhi ostili. Ogni filo d'erba<br />

era perfetto e dell'altezza giusta, tanto che, più che <strong>un</strong> prato era <strong>un</strong> tappeto. Un risultato che non si<br />

otteneva tosandolo, naturalmente. E proprio come i tulipani, nelle aiole i fiori si ergevano<br />

eternamente sugli steli sottili, i crochi si schiudevano in permanenza e le rose erano sempre<br />

rigogliose di petali, non c'erano parassiti, erbacce o malattie.<br />

Né crescita.


Buffo, all'apparenza sembrava tutto coltivato e invece non era curato da ness<strong>un</strong>o. Dopo tutto, che<br />

bisogno c'era di <strong>un</strong> giardiniere quando esisteva <strong>un</strong>a divinità in grado di progettare tutto al meglio... e<br />

di mantenerlo così in eterno?<br />

Per certi versi questo faceva di No'One <strong>un</strong> miracolo: era miracoloso che le avessero consentito di<br />

vivere lì e di respirare la nonaria del santuario, pur non essendo perfetta.<br />

«Io non voglio questo», disse Payne. «Veramente, non lo voglio.»<br />

In assenza di commenti si voltò a guardare... e si accigliò. No'One se n'era andata proprio come era<br />

arrivata, senza il minimo rumore, lasciando l'ambiente migliore grazie al suo tocco attento.<br />

Sentendo montare <strong>un</strong> grido dentro di sé, Payne capì che doveva ottenere la libertà. O sarebbe<br />

impazzita.<br />

Nella campagna fuori Caldwell, Xhex finalmente ebbe la possibilità di entrare nella fattoria, quando,<br />

alle cinque del pomeriggio, la polizia se ne andò. Uscendo, gli sbirri sembravano pronti per <strong>un</strong>a<br />

settimana di vacanza più che per <strong>un</strong>a serata di libertà... sguazzare per ore in <strong>un</strong> lago di sangue<br />

sempre più rappreso farebbe questo effetto a chi<strong>un</strong>que. Chiusero tutto a chiave, apposero i sigilli alla<br />

porta davanti e a quella di dietro e delimitarono il cortile col nastro giallo usato sulle scene del<br />

crimine. Poi montarono in macchina e partirono.<br />

«Entriamo», disse Xhex alle Ombre.<br />

Smaterializzandosi, riprese forma proprio al centro del salotto insieme a Trez e iAm. Senza bisogno<br />

di parlare, i tre si sparpagliarono, spostandosi con cautela in mezzo a quel macello in cerca di cose<br />

ignote agli umani.<br />

Dopo venti minuti di avanti e indietro tra quello schifo appiccicoso al pianterreno e la polvere al<br />

primo piano, non avevano cavato <strong>un</strong> ragno dal buco.<br />

Maledizione, Xhex percepiva i corpi e le griglie emotive segnate dalla sofferenza, ma erano come<br />

riflessi sull'acqua.... non riusciva ad afferrare le forme all'origine di quelle immagini sfuggenti.<br />

«Hai già sentito Rehv?» chiese, alzando <strong>un</strong> anfibio per vedere fin dove arrivava il sangue. Fino alla<br />

tomaia. Fantastico.<br />

Trez scosse la testa. «No, ma posso richiamare.»<br />

«Non importa. Sarà preso.» Merda, sperava che Rehv avesse ricevuto il suo messaggio e si fosse già<br />

messo a caccia di quella targa.<br />

Ferma nell'ingresso, fece scorrere lo sguardo sul tinello, focalizzandosi sul tavolo tutto bucherellato<br />

che chiaramente era servilo da tagliere.<br />

L'amichetto dell'Omega col macchinone alla Vin Diesel prima o poi doveva tornare indietro per<br />

recuperare le nuove reclute. Così nascoste erano inutilizzabili, perché, ammesso che la loro prigionia<br />

f<strong>un</strong>zionasse come la sua con Lash, non potevano uscire dalla dimensione parallela in cui erano state<br />

relegate finché qualc<strong>un</strong>o non veniva a liberarle.<br />

A meno che non fosse possibile rompere l'incantesimo da lon tano.<br />

«Dobbiamo fermarci ancora <strong>un</strong> po'», disse. «Per vedere chi al tri arriva.»<br />

Si piazzarono in cucina, girando per la stanza e lasciando orme<br />

fresche e insanguinate sul linoleum pieno di tagli... orme che di sicuro avrebbero mandato in tilt tutti<br />

quei poveri poliziotti.<br />

Amen, si disse Xhex.<br />

Non era <strong>un</strong> suo problema.<br />

Controllò l'orologio alla parete. Contò i barilotti vuoti, le bottiglie di superalcolici e le lattine di birra.<br />

Guardò i mozziconi di spinello e i residui simili a talco delle piste di coca.


Ricontrollò l'orologio.<br />

Fuori, il sole sembrava aver interrotto la sua discesa, come se il disco dorato temesse di rimanere<br />

infilzato nei rami degli alberi.<br />

In quella pausa forzata della sua caccia, non aveva altro a cui pensare se non John. Adesso di sicuro<br />

stava sbattendo la testa contro il muro, frustrato e demoralizzato, assorto in pensieri che<br />

difficilmente sono consigliabili a chi sta per affrontare il nemico: sarebbe stato incazzato nero con<br />

lei, distratto, su di giri nel modo sbagliato.<br />

Ma mica poteva chiamarlo e parlarci. Lui non poteva risponderle.<br />

E quello che lei aveva da dirgli non è il genere di cosa che si può scrivere in <strong>un</strong> SMS.<br />

«Cosa c'è?» chiese Trez, vedendo che friggeva.<br />

«Niente. Sono pronta a combattere, ma mi manca il bersaglio, tutto qua.»<br />

«Palle.»<br />

«Le chiacchiere stanno a zero, grazie.»<br />

Dieci minuti dopo stava ancora fissando l'orologio alla parete. Oh, per l'amor del cielo, non ce la<br />

faceva più.<br />

«Torno al quartier generale della confraternita per <strong>un</strong>a mezz'ora», disse di slancio. «Voi due state qui,<br />

per piacere. Chiamatemi sul cellulare se si fa vivo qualc<strong>un</strong>o.»<br />

Diede loro il numero e loro ebbero la decenza di non farle domande... d'altronde, le Ombre sono<br />

come i symphath sotto questo aspetto: tendono a sapere cosa frulla in testa alla gente.<br />

«Ricevuto», disse Trez. «Ti diamo <strong>un</strong>o squillo appena succede qualcosa.»<br />

Xhex si materializzò davanti alla base della confraternita e attraversò la distesa di ghiaia fino ai<br />

gradini grandi come quelli di <strong>un</strong>a basilica. Entrata nel vestibolo, mostrò il viso alla telecamera di<br />

sorveglianza.<br />

Un istante dopo Fritz aprì il portone con <strong>un</strong> profondo inchino. «Bentornata a casa, signora.»<br />

La parola "casa" la fece sobbalzare. «Ehm... grazie», fece, lanciando <strong>un</strong>'occhiata alle stanze deserte<br />

oltre l'atrio. «Salgo <strong>un</strong> attimo di sopra.»<br />

«Le ho preparato la stanza che occupava prima.»<br />

«Grazie.» Ma non era lì che era diretta.<br />

Attratta dal sangue di John, corse su per lo scalone p<strong>un</strong>tando verso la sua stanza.<br />

Bussò e attese; non ottenendo risposta, socchiuse la porta sulla camera immersa nell'oscurità e udì lo<br />

scroscio ovattato della doccia. Una striscia di luce obliqua sul tappeto orientale indicava che John<br />

aveva chiuso la porta del bagno.<br />

Attraversando la stanza, Xhex si tolse il giubbotto di pelle e lo lasciò sullo schienale di <strong>un</strong>a poltrona.<br />

Bussò di nuovo alla porta del bagno. Senza esitazione. Energicamente.<br />

La porta si aprì da sola, rivelando la nuvola di vapore e la luce soffusa dei faretti incassati sopra la<br />

Jacuzzi.<br />

Dietro il vetro del box doccia, John le stava di fronte; l'acqua gli scorreva sul petto, sugli addominali<br />

scolpiti e sulle cosce. Il pene si drizzò in <strong>un</strong>a vistosa erezione non appena i loro sguardi si<br />

incrociarono, ma lui non si mosse e non parve lieto di vederla.<br />

Tutt'altro. Il labbro superiore si ritrasse in <strong>un</strong> ringhio, e non fu la cosa peggiore. La sua griglia<br />

emotiva era ermeticamente chiusa. La stava bloccando, tagliando fuori, e non era neanche sicura che<br />

ne fosse consapevole: non riusciva a centrare più niente di ciò che prima aveva sempre colto con<br />

estrema chiarezza.<br />

Xhex alzò la mano destra e goffamente disse, nella lingua dei segni, Sono tornata.


Lui aggrottò leggermente la fronte. Poi, con padronanza e velocità molto maggiori, mosse le dita per<br />

dire: Con informazioni per Wrath e i fratelli, giusto? Ti senti <strong>un</strong>'eroina? Complimenti.<br />

Chiuse il rubinetto, uscì dalla doccia e prese <strong>un</strong>a salvietta. Senza<br />

coprirsi cominciò ad asciugarsi, ed era difficile non notare l'erezione che ballonzolava a ogni<br />

movimento.<br />

Xhex non avrebbe mai pensato di ritrovarsi a maledire la sua visione periferica.<br />

«Non ho parlato con ness<strong>un</strong>o», disse.<br />

A quelle parole, John si fermò con l'asciugamano teso sulla schiena, <strong>un</strong> braccio piegato in alto e<br />

l'altro in basso. Naturalmente quella posa gonfiava i pettorali e tendeva i muscoli sopra il bacino,<br />

dando loro il massimo risalto.<br />

Lasciando andare di colpo l'asciugamano, se lo stese sulle spalle. Perché sei venuta qui?<br />

«Volevo vederti.» U dolore nella propria voce le fece rimpiangere di non aver usato la lingua dei<br />

segni.<br />

Perché?<br />

«Ero in pensiero...»<br />

Vuoi vedere come me la cavo? Vuoi sapere com'è stato passare le ultime sette ore chiedendomi se eri<br />

morta o...<br />

«John...»<br />

Lui afferrò l'asciugamano e lo fece schioccare a mezz'aria, come <strong>un</strong>a frusta, per zittirla. Vuoi sapere<br />

come ho affrontato l'idea che<br />

fossi morta, che stessi combattendo da sola o, peggio, che fossi tornata dov'eri prima? Il tuo lato<br />

symphath ha bisogno di <strong>un</strong> piccolo diversivo, così, per gioco?<br />

«Dio, no...»<br />

Sei sicura? Non hai i cilici. Forse sei tornata qui solo per soddisfare quel bisogno...<br />

Xhex si voltò di scatto per uscire, sopraffatta dalle emozioni, soffocata dal senso di colpa e dalla<br />

tristezza.<br />

John l'afferrò per <strong>un</strong> braccio e tutti e due finirono contro il muro; tenendola ferma col corpo, lui<br />

continuò a muovere le mani vicino alle loro facce.<br />

Eh, no, cazzo, non puoi scappare. Dopo quello che mi hai fatto passare non puoi scappare via solo<br />

perché non te la senti di affrontare il casino che hai messo in piedi. Io non ho potuto scappare da<br />

questa giornata. Mi è toccato stare chiuso qui, e adesso puoi anche ricambiare il favore. Lei voleva<br />

distogliere lo sguardo, ma così non avrebbe più potuto seguire quello che John stava dicendo con le<br />

mani. Vuoi sapere come mi sento? Determinato, cazzo, ecco come mi sento. Noi due stasera siamo a<br />

<strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di svolta. Tu dici che hai il diritto di dare la caccia a Lash? Be', anch'io.<br />

Quello spogliatoio nelle docce, pensò Xhex. Il tradimento di cui non conosceva i particolari, ma che<br />

- lo sentiva - c'entrava con quello che John aveva subito quand'era più giovane, solo e indifeso.<br />

Ecco la mia proposta, e non è negoziabile. Lavoriamo insieme per trovarlo, prenderlo e ucciderlo.<br />

Lavoriamo come <strong>un</strong>a squadra, il che significa che dove va <strong>un</strong>o, va anche l'altro. E, alla fine, chi dei<br />

due riesce a beccarlo avrà l'onore di farlo fuori. Ci stai?<br />

Xhex fece <strong>un</strong> sospiro di sollievo: quella era la risposta giusta, ne fu subito certa. Stare in quella<br />

fattoria senza di lui non le era piaciuto. Le era parso sbagliato.<br />

«Affare fatto», disse.<br />

Il volto di lui non mostrò traccia di sorpresa né soddisfazione... se gli avesse detto di no, John<br />

progettava di compiere <strong>un</strong> gesto folle o disperato, sospettò Xhex.


Ma poi capì perché era così calmo.<br />

Dopo, ce ne andremo ciasc<strong>un</strong>o per la propria strada. È finita.<br />

Xhex sentì il sangue defluire dalla testa e, d'<strong>un</strong> tratto, mani e piedi persero sensibilità. Che era <strong>un</strong>a<br />

stupidaggine. Ciò che John le stava proponendo era l'accordo migliore e la soluzione migliore: due<br />

guerrieri che collaborano e, <strong>un</strong>a volta raggi<strong>un</strong>to l'obiettivo, non hanno più motivo di restare legati.<br />

In realtà, era proprio così che lei aveva immaginato il suo futuro, appena uscita dall'incubo con Lash:<br />

ammazzare quel bastardo e poi porre fine a quel fiasco di vita.<br />

Ma c'era <strong>un</strong> guaio: i piani, allora così chiari, adesso apparivano confusi, l'itinerario tracciato nella sua<br />

mente appena si era liberata,<br />

era oscurato da cose che non c'entravano niente con ciò che aveva in testa, ma c'entravano solo<br />

col maschio nudo che le stava addosso.<br />

«Okay», disse con voce strozzata. «Va bene.»<br />

Stavolta John ebbe <strong>un</strong>a reazione: si rilassò contro di lei e piantò le mani sul muro, ai lati della sua<br />

testa. I loro occhi si incontrarono e Xhex venne pervasa da <strong>un</strong>a vampata di calore.<br />

Dio, la disperazione era come benzina sul fuoco, per lei, quando c'era di mezzo John Matthew... e, da<br />

come strusciava l'inguine contro di lei, lo stesso valeva per lui.<br />

Xhex lo afferrò per il collo. Non fu delicata - e neanche lui -quando lo tirò giù, verso la bocca,<br />

premendo con forza le labbra sulle sue; le lingue, più che incontrarsi, ingaggiarono <strong>un</strong> duello.<br />

All'improvviso sentì <strong>un</strong> rumore di stoffa lacerata e si accorse che John le aveva afferrato la canotta<br />

strappandola a metà, sul davanti. ..<br />

I seni si ersero contro il petto nudo di lui, i capezzoli sfregavano contro la pelle, il suo sesso smaniava<br />

per lui. Al diavolo la disperazione; il bisogno di sentirlo dentro di sé era più potente, il senso di<br />

vuoto, senza di lui, era <strong>un</strong> supplizio.<br />

Una frazione di secondo dopo, i suoi calzoni erano per terra.<br />

Con <strong>un</strong> saltello, gli cinse la vita con le cosce. Abbassò la mano, posizionando il pene contro la vulva e<br />

premendo con forza i talloni contro il suo sedere per avviare la penetrazione. Il membro affondò<br />

dentro di lei, che lo accolse completamente; la spinta, sciolta e sicura, bastò a farla venire, in <strong>un</strong><br />

orgasmo travolgente.<br />

Cavalcando il proprio piacere, sentì all<strong>un</strong>garsi le zanne; John smise di baciarla per piegare la testa di<br />

lato, scoprendo la giugulare.<br />

II morso fu dolce. La forza derivante da lui, istantanea.<br />

Xhex bevve avidamente, mentre lui martellava dentro lei, scaraventandola di nuovo giù da quel<br />

precipizio, spingendola verso <strong>un</strong>a folle discesa che, chissà come, non si concluse in <strong>un</strong> atterraggio<br />

violento... e lui la seguì in quel magnifico balzo senza paracadute, fremendo dentro di lei in preda<br />

all'orgasmo.<br />

Dopo <strong>un</strong>a pausa brevissima... John ricominciò a pompare...<br />

No, la stava portando verso il letto, nella stanza buia, entrando e uscendo da lei al ritmo dei suoi<br />

passi.<br />

Xhex archiviò ogni sensazione, custodendola in fondo alla mente, rendendo infinito ed eterno<br />

quell'attimo grazie alla forza della memoria. E quando John le montò sopra, fece ciò che lui aveva<br />

fatto per lei: offrendogli la vena, si assicurò che fossero la squadra più potente al mondo.<br />

Partner.<br />

Ma non per sempre.


Capitolo 52<br />

Mentre faceva l'<strong>amore</strong> con Xhex, John tornò per <strong>un</strong> attimo col pensiero al momento in cui, in<br />

bagno, aveva atteso che lei approvasse il loro accordo.<br />

Aveva ostentato sicurezza, per la serie "sono io a dettar legge", certo, ma in realtà non aveva ness<strong>un</strong>a<br />

autorità, ness<strong>un</strong> potere di influenzarla: Xhex era libera di accettare oppure no, e, se rifiutava, lui non<br />

poteva farci niente. Morale della favola? Non aveva in mano nulla su cui far leva: ness<strong>un</strong>a potenziale<br />

minaccia, ness<strong>un</strong> ricatto, niente "se le cose stanno così allora cosà".<br />

Di questo si era reso conto, seduto sul divano della sala del biliardo, fingendo di guardare la<br />

televisione insieme a Tohr. Per tutto il giorno aveva sentito nella testa la voce di Rehvenge come <strong>un</strong><br />

disco rotto.<br />

Questo per lei è il finale di partita e vuole giocarselo da sola, senza ness<strong>un</strong>o tra i piedi.<br />

John non era <strong>un</strong>o sciocco, e non voleva più farsi paralizzare dai sentimenti che provava per lei. Loro<br />

due avevano <strong>un</strong>a missione da compiere e avevano più probabilità di portarla a termine se lavoravano<br />

insieme. In fin dei conti non era <strong>un</strong> lesser qual<strong>un</strong>que, quello a cui stavano dando la caccia.<br />

E poi la loro storia era scritta nella lingua della collisione: non facevano che scontrarsi e rimbalzare<br />

lontani... solo per ritrovarsi coinvolti in <strong>un</strong> altro impatto. Xhex era il suo pyrocant, e lui non poteva<br />

far niente per cambiare quel dato di fatto, però poteva tagliare la f<strong>un</strong>e di quel b<strong>un</strong>gee jumping che lo<br />

stava torturando.<br />

Dio, quanto avrebbe voluto che quel suo tatuaggio non fosse permanente. Meno male che, essendo<br />

sulla schiena, non era costretto a guardarlo.<br />

Pace amen. Avrebbero catturato Lash e poi le loro strade si sarebbero divise. E fino ad allora? Be'...<br />

John lasciò andare i pensieri alla deriva, riconnettendosi col sesso e col gusto intenso del sangue di<br />

Xhex. Ancora <strong>un</strong>a volta colse vagamente l'odore che saliva dalla sua stessa pelle, tipico dei vampiri<br />

innamorati, ma tagliò fuori quella realtà. Non aveva intenzione di lasciarsi confondere da<br />

quell'intenso aroma speziato. Neanche <strong>un</strong> minuto di più.<br />

I vampiri innamorati sono dei poveri invalidi senza le loro femmine, verissimo... e <strong>un</strong>'enorme parte<br />

di lui sarebbe appartenuta per sempre a Xhex. Ma lui voleva continuare a vivere, maledizione. Era <strong>un</strong><br />

sopravvissuto.<br />

Muovendosi dentro la morsa di Xhex, il membro <strong>un</strong>a verga solida e potente, ben presto venne<br />

travolto da <strong>un</strong> altro orgasmo che poi si trasmise anche a lei. Staccò la bocca dalla sua vena, leccò i<br />

segni del morso e poi si attaccò a <strong>un</strong>o dei seni. Spostando la gamba, le allargò ancora di più le cosce,<br />

rovesciandosi sulla schiena in modo da stare sotto di lei.<br />

Xhex gli diede il cambio, poggiando le mani sulle sue spalle, dimenando i fianchi alla base della<br />

spina dorsale, contraendo e rilassando l'addome sodo mentre lo cavalcava. Con <strong>un</strong>'imprecazione<br />

muta, lui si aggrappò alle sue cosce, stringendo con forza; sentiva i muscoli di lei guizzare sotto la<br />

sua presa, ma non si fermò lì. Fece scorrere le mani più su, fino alla gi<strong>un</strong>tura tra le gambe e il tronco,<br />

attratto dal p<strong>un</strong>to in cui il loro corpi si <strong>un</strong>ivano.<br />

Infilò il pollice dentro quel cuore carnale e, trovata la sommità del suo sesso, cominciò a sfregarla in


senso circolare...<br />

Alla debole luce che filtrava dal bagno, guardò Xhex inarcarsi all'indietro, le zanne affondate nel<br />

labbro inferiore per lo sforzo di non urlare. Voleva dirle di liberare quel grido, ma non ebbe il tempo<br />

di commiserare la sua discrezione... venne con violenza, strizzando le palpebre con forza, scosso<br />

dagli spasmi, sotto di lei.<br />

Riprendendo fiato, sentì che Xhex si fermava per respirare a fondo... prima di cambiare posizione.<br />

Quando aprì gli occhi, fu lì lì per venire di nuovo. Xhex si era spostata indietro e adesso era<br />

appoggiata alle sue gambe, in equilibrio sugli stinchi. Con i piedi sollevati sui suoi fianchi, gli offriva<br />

<strong>un</strong>o spettacolo sconvolgente... e questo prima di cominciare a muoversi. La vista del pene che<br />

emergeva, turgido e lucido, dalle pieghe della vulva, esposto in tutta la sua l<strong>un</strong>ghezza fino al glande,<br />

gli regalò <strong>un</strong> altro orgasmo.<br />

Lei non si fermò.<br />

Lui non voleva che si fermasse.<br />

Voleva guardare ancora da vicino i loro sessi, voleva vedere i suoi capezzoli, il modo il cui lei<br />

abbassava il mento e la forza fluida del suo corpo che lo montava con vigore. Voleva restare<br />

prigioniero dentro di lei... per sempre.<br />

Ma era quello il suo problema con lei, e doveva finire lì, subito.<br />

Vennero insieme, con le mani di lui strette sui fianchi snelli di lei e la bocca di lei spalancata per<br />

liberare il suo nome dal fondo della gola.<br />

Dopo, solo respiri ansanti e aria gelida.<br />

Con agilità, lei si districò passandogli <strong>un</strong>a gamba sopra la testa e atterrando sul pavimento accanto al<br />

letto, senza il minimo rumore.<br />

Poi lo guardò da sopra la spalla e la sua spina dorsale si torse in <strong>un</strong>a curva elegante. «Posso usare la<br />

tua doccia?»<br />

Quando lui annuì, Xhex si avviò verso il bagno con passi l<strong>un</strong>ghi e sicuri... e malgrado tutto il sesso<br />

che avevano appena fatto, John provò l'impulso prepotente di prenderla da dietro.<br />

Un attimo dopo sentì scorrere l'acqua... poi la voce di lei. «La polizia degli umani ha trovato la scena<br />

del crimine.»<br />

Questo lo spinse a scendere dal letto, ansioso di ottenere maggiori informazioni. Quando entrò in<br />

bagno, lei si voltò sotto la doccia, inarcando la schiena per sciacquare via lo shampoo dai capelli.<br />

«Il posto brulicava di sbirri, ma i nuovi iniziati erano nascosti come era toccato a me... gli umani<br />

hanno visto solo <strong>un</strong> mare di sangue, abbastanza per dipingere di rosso <strong>un</strong>'intera casa. Ness<strong>un</strong>a<br />

traccia di Lash, ma a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to è passata <strong>un</strong>a di quelle macchine per le corse clandestine su<br />

strada, con al volante <strong>un</strong>o che puzzava di fragole. Ho telefonato a Rhev, lasciandogli il numero di<br />

targa da passare a Vishous. Appena uscirò di qui andrò a fare rapporto da Wrath.»<br />

Quando lo guardò, John disse, Torniamo lì appena fa buio.<br />

«Assolutamente.»<br />

Qhuinn si svegliò da solo, avendo rispedito Layla dall'Altra Parte dopo aver fatto qualche altra<br />

cosetta insieme a lei. La sua intenzione era di mandarla via subito, ma l'aveva abbracciata per<br />

salutarla e poi, si sa, da cosa nasce cosa...<br />

Lei era ancora vergine, com<strong>un</strong>que.<br />

Non più del tutto inviolata, ma decisamente ancora vergine... A quanto pareva, al mondo c'erano due<br />

persone con cui non poteva fare sesso. Se andava avanti così, avrebbe finito col fare voto di castità.<br />

Si rizzò a sedere sul letto; gli scoppiava la testa, prova inconfutabile che l'Herradura è <strong>un</strong> avversario


di valore.<br />

Stropicciandosi la faccia, ripensò a quando aveva baciato l'Eletta. Le aveva insegnato a farlo come si<br />

deve, le aveva spiegato come sue-chiare e sfiorare, come aprire la strada alla lingua altrui, come<br />

penetrare <strong>un</strong>a bocca quando ne aveva voglia. E lei imparava in fretta.<br />

Eppure non era stato difficile evitare che le cose gli sfuggissero di mano.<br />

Ciò che aveva soffocato sul nascere l'impulso di spingersi fino in fondo era il modo in cui lei lo<br />

guardava. Quando aveva imboccato l'autostrada di quella "sex-plorazione" per illustrarle i segreti del<br />

sesso, credeva che, dopo tutta la formazione teorica ricevuta al Santuario, Layla volesse solo <strong>un</strong> corso<br />

pratico. Ma da parte dell'Eletta c'era stato subito molto di più. Avevano cominciato a brillarle gli<br />

occhi nel modo tipico degli innamorati, come se lui fosse la chiave per la porta che la teneva chiusa<br />

in se stessa, come se lui soltanto avesse il potere di liberarla.<br />

Come se lui fosse il suo futuro.<br />

Piuttosto paradossale, perché, sulla carta, lei era la sua femmina ideale. Avrebbe potuto addirittura<br />

risolvere per sempre il suo problema di trovare <strong>un</strong>a compagna.<br />

Peccato che il suo cuore non fosse d'accordo.<br />

Per cui, no, non poteva assumersi la responsabilità di realizzare le speranze e i sogni di Layla, non<br />

esisteva proprio. E non sarebbe andato fino in fondo, con lei, non c'era pericolo. Layla si stava già<br />

lasciando sedurre da <strong>un</strong>a fantasia, da <strong>un</strong>'immagine di lui che non corrispondeva alla realtà... se<br />

faceva davvero l'<strong>amore</strong> con lei, le cose potevano solo peggiorare: quando si è inesperti è facile<br />

fraintendere e scambiare il trasporto fisico per qualcosa di più profondo e più importante.<br />

È <strong>un</strong>'illusione che può trarre in inganno anche persone di esperienza.<br />

Come quella tipa al negozio di tatuaggi, per esempio, che gli aveva passato di nascosto il numero di<br />

telefono. A lui non interessava minimamente chiamarla prima, durante o dopo. Non ricordava<br />

nemmeno il suo nome... e quel vuoto di memoria non lo turbava neanche <strong>un</strong> po'. Qual<strong>un</strong>que donna<br />

pronta a scoparsi <strong>un</strong>o sconosciuto in <strong>un</strong> luogo pubblico e in presenza di altri tre maschi non era <strong>un</strong>a<br />

con cui aspirasse ad avviare <strong>un</strong>a relazione.<br />

Era crudele? Sì. Aveva <strong>un</strong>a doppia morale? Usava due pesi e due misure? Assolutamente no: non<br />

aveva rispetto neanche per se stesso, non è che giudicasse con meno disgusto i suoi principi<br />

vergognosi e discutibili.<br />

E poi Layla ignorava cosa aveva fatto con le umane subito dopo la transizione... tutto il sesso nei<br />

bagni, nei vicoli e negli angoli bui dei club, tutte quelle porcate grazie alle quali adesso lui sa peva<br />

esattamente cosa fare col corpo di lei.<br />

Con qual<strong>un</strong>que corpo. Maschile o femminile.<br />

Merda. Questo lo fece pensare a Blay, a come aveva passato la giornata.<br />

Qhuinn armeggiò col telefonino. Richiamando l'SMS che Blay gli aveva inviato da quel numero<br />

sconosciuto, lo lesse, rilesse e rilesse <strong>un</strong>'altra volta.<br />

Doveva essere partito dal cellulare di Saxton.<br />

Digitato sul suo letto, probabilmente.<br />

Qhuinn buttò il Blackberry sul comodino e si alzò. In bagno tenne le luci spente, perché non gliene<br />

fregava <strong>un</strong> tubo di vedere come stava coi jeans e la maglietta con cui aveva dormito.<br />

Stropicciato e sexy da paura. Senza il minimo dubbio.<br />

Mentre si lavava la faccia, <strong>un</strong> lieve ronzio invase la stanza, ann<strong>un</strong>ciando che le tapparelle si stavano<br />

alzando. Con l'acqua che gocciolava dal mento e <strong>un</strong>a bomboletta di schiuma da barba in mano,<br />

guardò la nuova nottata. Al chiaro di l<strong>un</strong>a, vide che le gemme delle betulle dal tronco argentato


vicino alla finestra si erano schiuse ancora di più, chiaro indizio che era stata <strong>un</strong>a giornata calda.<br />

Ignorò completamente ogni parallelo con Blay che veniva risvegliato alla sessualità.<br />

Da suo cugino Saxton.<br />

Disgustato da se stesso, mise giù il rasoio e uscì a grandi passi dal bagno. Si fiondò in cucina il più in<br />

fretta possibile: era preoccupato per la salute e la longevità dei suoi nervi ottici, data la pressione<br />

barometrica dentro il suo cranio.<br />

Giù nel regno di Fritz si preparò il caffè, mentre i doggen correvano di qua e di là per preparare il<br />

Primo Pasto. Meno male che erano già così indaffarati. A volte, quando ci si sente <strong>un</strong>a merda dentro<br />

e fuori, si ha voglia di arrangiarsi da soli.<br />

In momenti così, l'orgoglio è importante.<br />

Intendiamoci, essendo quella la prima volta che caricava la Krups, dimenticò di aggi<strong>un</strong>gere il caffè<br />

macinato, per cui ottenne solo <strong>un</strong> bel bricco di acqua bollente.<br />

Un'altra volta con sentimento.<br />

Stava uscendo dalla sala da pranzo con <strong>un</strong> thermos da campeggio pieno del miracoloso infuso<br />

marrone scuro e <strong>un</strong> flacone di aspirina, quando Fritz aprì la porta del vestibolo.<br />

Alla vista della coppia che oltrepassò il buon doggen, Qhuinn capì che nel suo immediato futuro la<br />

Bayer avrebbe avuto <strong>un</strong> posto di primo piano: Blay e Saxton entrarono in casa tenendosi a braccetto.<br />

Per <strong>un</strong>a frazione di secondo, Qhuinn fu lì lì per ringhiare; l'istinto possessivo gli fece venir voglia di<br />

saltare sull'Hummer e parcheggiarlo in mezzo a quei due... finché non si accorse che tutto quel<br />

tenersi abbracciati era dovuto a evidenti motivi di salute. Saxton sembrava incapace di reggersi in<br />

piedi e la sua faccia era stata chiaramente usata come p<strong>un</strong>ching-ball.<br />

Adesso Qhuinn ringhiò per <strong>un</strong> motivo diverso. «Chi cavolo ti ha conciato così?»<br />

Non poteva essere stato <strong>un</strong> membro della sua famiglia. I parenti di Saxton non avevano problemi<br />

con le sue tendenze sessuali.<br />

«Dimmelo», lo incalzò Qhuinn. E, <strong>un</strong>a volta ottenuta <strong>un</strong>a risposta a quella domanda, Blay doveva<br />

spiegargli come cazzo pensava di poter portare <strong>un</strong> estraneo non solo nella sede della confraternita,<br />

ma nella casa della Prima Famiglia.<br />

La domanda numero tre, ovvero: Com'è stato?, invece sarebbe rimasta dov'era. In fondo alla sua<br />

gola, col rischio di soffocarlo.<br />

Saxton sorrise. Più o meno. Il labbro superiore non si muoveva bene. «Feccia umana, tutto qua. Non<br />

facciamone <strong>un</strong>a tragedia, okay?»<br />

«Col cazzo. E tu cosa diavolo ci fai qui con lui?» Qhuinn fissò Blay, cercando di non scrutarlo in viso<br />

in cerca di segni di baci. Sulla sua pelle delicata, l'irritazione tipica da sfregamento con le guance<br />

barbute di <strong>un</strong> maschio si sarebbe vista subito. «Lui non può stare in questa casa. Non puoi<br />

portarlo...»<br />

Dalla cima dello scalone, Wrath lo interruppe, la profonda voce baritonale del re riempì l'atrio. «Blay<br />

non esagerava, allora. Ti hanno spaccato il muso, eh, figliolo?»<br />

Saxton si inchinò con <strong>un</strong>a specie di sibilo. «Perdonatemi, Vostra Maestà, se mi presento in questo<br />

stato. Siete stato estremamente gentile ad accogliermi in questa casa.»<br />

«Sei stato corretto con me, quando contava. E io ricambio i favori. Sempre. Ciò detto, se ti azzardi a<br />

compromettere in qual<strong>un</strong>que modo il mio tranquillo focolare domestico, ti taglio le palle e te le<br />

faccio ingoiare.»<br />

Adoro Wrath, pensò Qhuinn.<br />

Saxton si inchinò di nuovo. «Capito.»


Wrath non guardò giù dalle scale, teneva gli occhiali avvolgenti fìssi davanti a sé, quasi ammirasse gli<br />

affreschi sul maestoso soffitto dell'atrio. E tuttavia, malgrado la cecità, non gli sfuggiva nulla.<br />

«Qhuinn ha già pronto il caffè, dall'aroma che sento; bevilo, ti farà bene, e Fritz ti ha preparato <strong>un</strong>a<br />

stanza. Vuoi qualcosa da mangiare prima di nutrirti?»<br />

Prima di nutrirsi? Prima di nutrirsi?<br />

Qhuinn non gradiva essere fuori dal giro, anche quando si trai tava di sciocchezze tipo il menu da<br />

servire per cena. Saxton, la casa della confraternita, Blay e la vena di qualc<strong>un</strong>o? Non sapere cosa<br />

bolliva in pentola gli fece fremere la p<strong>un</strong>ta delle zanne.<br />

Saxton si inchinò <strong>un</strong>'altra volta. «Siete davvero <strong>un</strong> padrone di casa molto cortese.»<br />

«Fritz, dagli qualcosa da mettere sotto i denti. L'Eletta dovrebbe arrivare a momenti.»<br />

Allora era la vena di <strong>un</strong>a Eletta?<br />

Cristo, cosa aveva fatto esattamente Saxton per il re? A chi aveva salvato le chiappe?<br />

«E il nostro medico ti visiterà.» Wrath alzò la mano. «No. Sento l'odore della tua sofferenza... è <strong>un</strong><br />

misto di cherosene e peperoni. Adesso muoviti. Pensa a rimetterti in sesto, parleremo dopo.»<br />

Mentre Wrath e George facevano dietrofront sulla balconata, Qhuinn si pose sulla scia dell'ospitalità<br />

di Fritz, accodandosi al maggiordomo che guidava la lenta ascesa dello scalone. In cima, l'anziano<br />

doggen fece <strong>un</strong>a pausa a beneficio dell'andatura claudicante di Saxton, sfilando di tasca il fazzoletto<br />

per lucidare gli svolazzi di ottone della ringhiera.<br />

Non potendo far altro che aspettare, a sua volta Qhuinn aprì il flacone con le aspirine e ne tirò fuori<br />

<strong>un</strong>a manciata, notando, attraverso la porta aperta dello studio del re, che John e Xhex stavano<br />

parlando con V e Wrath; tutti e quattro chini sopra <strong>un</strong>a piantina allargata sulla scrivania.<br />

«È <strong>un</strong>a dimora favolosa», disse Saxton, fermandosi a riprendere fiato. Si appoggiava Blay, e<br />

sottobraccio a lui stava... benissimo.<br />

Che miserabile bastardo.<br />

«L'ha fatta costruire il mio padrone, Darius.» Fritz lasciò vagare i vetusti occhi acquosi prima di<br />

posarli sul mosaico raffigurante l'albero di mele, sul pavimento dell'atrio. «Aveva sempre desiderato<br />

ospitare qui la confraternita... aveva concepito questa struttura per soddisfare ogni esigenza dei<br />

fratelli. Sarebbe stato così felice.»<br />

«Proseguiamo, allora», disse Saxton. «Sono ansioso di vedere il resto della casa.»<br />

Attraversarono la galleria delle statue, oltrepassando la stanza di Tohr, quella di Qhuinn e quella di<br />

John Matthew. Superata anche la camera di Blay... entrarono in quella lì accanto.<br />

Perché non spingersi <strong>un</strong> po' più lontano? pensò Qhuinn. Tipo nel seminterrato.<br />

«Le porterò <strong>un</strong> vassoio con <strong>un</strong>a vasta scelta di pietanze.» Fritz entrò nella stanza e controllò con cura<br />

che fosse tutto in ordine. «Digiti asterisco-<strong>un</strong>o, se mai le servisse altro prima del mio ritorno, o in<br />

qual<strong>un</strong>que altro momento.»<br />

Con <strong>un</strong> inchino il maggiordomo uscì, lasciandosi alle spalle <strong>un</strong> enorme imbarazzo. Che non si<br />

attenuò minimamente quando Blay accompagnò Saxton fino al letto, aiutandolo a mettersi in<br />

orizzontale.<br />

Quel figlio di puttana sfoggiava <strong>un</strong>o splendido completo grigio. Con tanto di panciotto. Qhuinn, coi<br />

suoi vestiti a mo' di sacco a pelo, si sentì <strong>un</strong>o schifo: gli sembrava di avere addosso dei sacchi<br />

dell'immondizia.<br />

Raddrizzando le spalle, in modo da battere nettamente Sax almeno sul piano verticale, disse, «Sono<br />

stati quei tizi al bar per fumatori. Quegli stronzi del cazzo. Giusto?»<br />

Blay si irrigidì e Saxton ridacchiò. «E così il nostro com<strong>un</strong>e


amico Blaylock ti ha detto del nostro app<strong>un</strong>tamento? Mi chiedevo cosa stesse facendo al telefono nel<br />

mio bagno.»<br />

Uh-huh, sbagliato. La deduzione logica, non il verbale della giornata, lo avevano condotto a quella<br />

conclusione. Che cavolo, da Blay aveva ricevuto solo quell'<strong>un</strong>ico SMS. Un misero, striminzito SMS in<br />

cui non si degnava neanche di chiedergli come stava...<br />

Porca. Puttana. Stava davvero facendo la lagna per il galateo telefonico? Era diventato <strong>un</strong>a<br />

femminuccia fino a questo p<strong>un</strong>to?<br />

Uhm... la risposta era <strong>un</strong> sì grande come <strong>un</strong>a casa, gli mancava solo di mettersi <strong>un</strong> paio di<br />

mutandine sotto i jeans.<br />

«Allora, sono stati loro?» insistette, brusco.<br />

Vedendo che Blay non diceva niente, Saxton sospirò. «Sì, temo che abbiano sentito il bisogno di<br />

esprimersi... o per lo meno lo ha sentito lo scimmione capobranco.» Poi, socchiudendo le palpebre e<br />

lanciando <strong>un</strong>'occhiata a Blay, aggi<strong>un</strong>se, «E io sono per il detto "fate l'<strong>amore</strong> e non la guerra", capisci.»<br />

Dopo quella piccola bomba, Blay si affrettò a colmare il silenzio. «Selena sarà qui tra poco. Ti<br />

piacerà, vedrai.»<br />

Grazie a Dio non era Layla, pensò Qhuinn, senza la benché minima ragione...<br />

Il silenzio che seguì era denso come catrame e puzzava di coscienza sporca.<br />

«Posso parlarti?», disse d'<strong>un</strong> tratto Qhuinn a Blay. «Fuori in corridoio.»<br />

Non era <strong>un</strong>a domanda.<br />

Mentre Fritz arrivava con il vassoio, Qhuinn uscì ad aspettare in corridoio, di fronte a <strong>un</strong>a delle<br />

statue muscolose. Il che lo fece pensare a Blay, nudo.<br />

Svitò il coperchio del thermos e bevve <strong>un</strong> sorso di caffè, si ustionò la gola e, malgrado, ciò ne mandò<br />

giù ancora <strong>un</strong> po'.<br />

Dopo che Fritz se ne fu andato, Blay emerse dalla stanza e chiusila porta. «Cosa c'è?»<br />

«Non riesco a credere che tu l'abbia portato qui.»<br />

Blay trasalì, accigliato. «L'hai visto in faccia. Come avrei potuto non farlo? E tutto pesto, non sta<br />

guarendo bene e ha bisogno di nutrirsi. E Phury non permetterebbe mai a <strong>un</strong>a delle sue Elette di<br />

presentarsi in <strong>un</strong> posto qualsiasi della Terra. Questo è l'<strong>un</strong>ico modo sicuro per farlo.»<br />

«Perché non gli hai trovato qualc<strong>un</strong> altro? Mica deve per forza essere <strong>un</strong>a Eletta.»<br />

«Come, scusa?» Blay si accigliò ancora di più. «E tuo cugino, Qhuinn.»<br />

«So benissimo qual è il nostro rapporto di parentela.» E anche quanto suonava meschino quello che<br />

stava dicendo. «Solo non capisco perché hai messo in piedi tutto 'sto casino per lui.»<br />

Palle. Sapeva benissimo perché.<br />

Blay si voltò. «Io torno dentro...»<br />

«E il tuo amante?»<br />

Blay si fermò di colpo... impietrito come <strong>un</strong>a delle statue greche, la mano sospesa sopra la maniglia.<br />

«Non sono affari tuoi» rispose, guardandolo da sopra la spalla e scuro in volto.<br />

Ness<strong>un</strong> rossore in vista; Qhuinn tirò <strong>un</strong> sospiro di sollievo. «No. Non ci sei andato a letto.»<br />

«Lasciami in pace, Qhuinn. Lasciami... in pace, okay?»<br />

Quando la porta si chiuse alle spalle di Blay, Qhuinn imprecò sottovoce, chiedendosi se sarebbe mai<br />

stato capace di lasciarlo davvero in pace.<br />

Per ora no di sicuro, rispose <strong>un</strong>a vocina nella sua testa. Forse mai.


Capitolo 53<br />

Lash si svegliò con la faccia nella polvere, in mezzo alla sporcizia, e con qualc<strong>un</strong>o che gli frugava<br />

nelle tasche. Quando cercò di voltarsi, qualcosa di duro lo afferrò per la nuca, tenendolo fermo.<br />

Un palmo. Un palmo umano.<br />

«Prendi le chiavi della macchina!» sibilò qualc<strong>un</strong>o da sinistra.<br />

Erano in due. Un paio di umani, e tutti e due puzzavano di crack e sudore stantio.<br />

Quando la mano che rovistava si spostò sull'altro lato, Lash afferrò l'uomo per il polso e, con <strong>un</strong>a<br />

torsione e <strong>un</strong> balzo, cambiò, posto con quel ladro bastardo.<br />

Mentre quello, scioccato, restava a bocca aperta come <strong>un</strong> pesce fuor d'acqua, Lash scoprì le zanne e<br />

gli piombò addosso dall'alto, addentandogli la pelle rubizza della guancia e staccandola con <strong>un</strong><br />

morso. Uno sputo veloce, e gli tagliò la gola.<br />

Grida. Grida assordanti del compare che aveva dato l'ordine di prendere le chiavi...<br />

Ben presto zittite da Lash che, estratto il coltello, lo lanciò contro la schiena in corsa di Mister Gran<br />

Furto d'Auto, infilzandolo in mezzo alle scapole. Quando quel figlio di puttana rovinò per terra,<br />

Lash con <strong>un</strong> pugno colpì alla tempia l'uomo che gli era montato sopra.<br />

Una volta neutralizzata la minaccia, Lash ricominciò a barcollare, accasciandosi su <strong>un</strong> fianco mentre<br />

considerava brevemente l'eventualità di rimettersi a vomitare. Non proprio il massimo, come<br />

condizione... specie quando l'umano che aveva accoltellato al volo si mise a grugnire, trascinandosi<br />

per terra, deciso ad allontanarsi.<br />

Lash si alzò in piedi con <strong>un</strong>o sforzo immane e avanzò a fatica,<br />

Ritto sopra quel drogato, gli p<strong>un</strong>tò <strong>un</strong> piede sul sedere ed estrasse il coltello conficcato nella schiena.<br />

Poi lo voltò con <strong>un</strong> calcio e alzò il braccio...<br />

Stava per trafiggerlo al petto, quando si accorse che era <strong>un</strong> pezzo d'uomo tutto muscoli. Vista la<br />

frenesia con cui muoveva gli occhi era chiaro che si faceva di crack, ma essendo ancora abbastanza<br />

giovane, le devastazioni della tossicodipendenza non avevano ancora intaccato la sua massa<br />

corporea.<br />

Be', quella era proprio la serata fort<strong>un</strong>ata di quel figlio di buona donna. Grazie a <strong>un</strong> capriccio del<br />

destino e al suo fisico prestante, era appena passato da cadavere a cavia da laboratorio.<br />

Invece di pugnalarlo al cuore, Lash gli recise i polsi e gli incise la giugulare. Il sangue rosso cominciò<br />

a sgorgare, impregnando il terreno, e l'uomo prese a lamentarsi. Lash guardò l'auto. Gli sembrava<br />

lontana chilometri.<br />

Aveva bisogno di energia. Aveva bisogno di...<br />

Trovato.<br />

Mentre le vene dell'umano si prosciugavano, Lash si trascinò fino alla Mercedes, aprì il baule e<br />

sollevò il tappetino. Il pannello che copriva il vano in cui normalmente stava la ruota di scorta venne<br />

via con facilità.<br />

Ehilà, sveglia!<br />

Il chilo di cocaina avrebbe dovuto essere tagliato e riconfezionato, prima di essere venduto per strada


giorni prima, ma poi era successo di tutto, per cui era rimasto lì dove lo aveva nascosto Mr D.<br />

Lash pulì il coltello sui calzoni, bucò <strong>un</strong> angolo del panetto incellofanato e ci infilò la p<strong>un</strong>ta della<br />

lama. Sniffò la coca direttamente dall'acciaio inox, tirando prima con la destra e poi con la sinistra<br />

delle sue narici inesistenti.<br />

Per sicurezza, diede <strong>un</strong> altro tiro.<br />

Eeeee... poi <strong>un</strong> altro ancora.<br />

Inspirò a fondo per la serie "stai buona lì dentro", e la potente sferzata di energia che lo pervase gli<br />

salvò il culo, rinvigorendolo abbastanza da permettergli di tirare avanti anche dopo tutto quel<br />

vomitare e quella dormita. Perché avesse avuto quei problemi era <strong>un</strong> mistero... Forse il sangue di<br />

quella battona era infetto, o forse non era solo il corpo, ma la sua chimica interna che stava<br />

cambiando. In <strong>un</strong> caso come nell'altro, finché le cose non si stabilizzavano aveva bisogno della<br />

polvere bianca nel bagagliaio.<br />

E f<strong>un</strong>zionava alla grande. Si sentiva benone.<br />

Dopo aver nascosto di nuovo la sua scorta di roba, tornò dallo strafatto di crack. Il freddo non<br />

agevolava l'emorragia e aspettare lì che quello stronzo si dissanguasse non era <strong>un</strong>'idea brillante, per<br />

quanto fossero ben nascosti sotto il ponte. Sull'onda dell'euforia da coca, andò fino all'umano morto<br />

su cui si era avventato come<br />

Hannibal Lecter; gli spalancò il giubbotto lercio e strappò la canottiera che c'era sotto, ricavandone<br />

tante strisce della dimensione di bende.<br />

'Fanculo suo padre.<br />

'Fanculo lo stronzetto.<br />

Si sarebbe fatto <strong>un</strong> esercito tutto suo. A cominciare da quel bulldog di drogato.<br />

Non ci mise molto a fasciare le ferite sanguinanti dell'umano; poi lo prese in braccio e lo buttò nel<br />

baule della macchina con lo stesso riguardo di <strong>un</strong> taxista per <strong>un</strong> bagaglio da quattro soldi.<br />

Uscì da sotto il ponte al volante della Mercedes, guardandosi intorno frenetico. Merda... ogni auto<br />

che vedeva, da quelle sulle strade cittadine al traffico che sfrecciava sull'autostrada, ogni macchina<br />

era <strong>un</strong>'auto civetta della polizia di Caldwell.<br />

Ne era certo. Erano poliziotti. Umani coi distintivi che spiavano dentro la sua auto. Sbirri, piedipiatti,<br />

sbirri, piedipiatti...<br />

Sulla strada verso la topaia, beccò tutti i semafori rossi di Caldwell; costretto a frenare, tenne lo<br />

sguardo dritto davanti a sé, pregando che tutti i poliziotti davanti e dietro di lui non si accorgessero<br />

che aveva a bordo <strong>un</strong> moribondo e <strong>un</strong>a caterva di droga.<br />

Troppa fatica dover accostare al ciglio della strada. E poi basta guastafeste, basta rotture di scatole.<br />

Finalmente si sentiva molto meglio, ogni battito cardiaco gli pompava energia nelle vene, gli zoccoli<br />

d'acciaio di tutta quella cocaina gli galoppavano nel cervello, generando <strong>un</strong>a cacofonia di ispirazione<br />

creativa...<br />

Un momento. A cosa stava pensando?<br />

Oh, diamine, cosa importava. Mezze idee gli svolazzavano nella mente, progetti si formavano e si<br />

disintegravano, tutti immancabilmente geniali.<br />

Benloise, doveva rintracciare Benloise e ristabilire i contatti con lui. Produrre altri tesser tutti suoi.<br />

Trovare lo stronzetto e rispedirlo all'Omega con <strong>un</strong>a bella pugnalata.<br />

Fottere suo padre come il caro paparino aveva fottuto lui.<br />

Fottere di nuovo Xhex.<br />

Tornare alla fattoria e combattere contro i fratelli.


Soldi, soldi, soldi... gli servivano soldi.<br />

Passando davanti a <strong>un</strong>o dei parchi di Caldwell, alzò leggermente il piede dall'acceleratore. All'inizio<br />

non era proprio sicuro di quello che stava vedendo, temeva di essersi sbagliato... forse tutta la<br />

cocaina che aveva pippato stava distorcendo la realtà.<br />

Ma invece no...<br />

Ciò che stava accadendo nell'ombra, vicino alla fontana, gli ol-friva l'opport<strong>un</strong>ità che aveva<br />

progettato di fabbricare per se stesso, O di favorire, se necessario.<br />

Lasciò la Mercedes in <strong>un</strong>o dei parcheggi a pagamento, spense il motore e tirò fuori il coltello. Girò<br />

dietro alla AMG per aprire il bagagliaio, vagamente consapevole di non essere lucido, ma in pieno<br />

sballo da cocaina non ci trovava niente di strano.<br />

John Matthew riprese forma in <strong>un</strong> folto di pini e cespugli insieme a Xhex, Qhuinn, Butch, V e Rhage.<br />

Poco più avanti, la decrepita fattoria circondata dal nastro giallo della polizia sembrava uscita da Law<br />

& Order.<br />

Anche se in realtà, pur con <strong>un</strong> ottimo lavoro delle telecamere, senza <strong>un</strong> sistema "tele-olfattivo" tipo<br />

Smell-O-Vision o Odorama, era impossibile farsi <strong>un</strong> quadro preciso della situazione: malgrado gli<br />

acri di aria fresca tutt'intorno, l'odore di sangue era così forte da spingere chi<strong>un</strong>que a schiarirsi la<br />

gola.<br />

Per coprire a dovere la rivelazione di Lash, i fratelli si erano divisi in due; gli altri piantonavano<br />

l'indirizzo collegato alla targa di quella Civic truccata. Trez e iAm se n'erano appena andati per<br />

curare i loro affari, ma erano pronti a tornare al primo SMS. A sentire loro, non c'era niente di<br />

speciale da riferire da quando Xhex se n'era andata, a parte il fatto che il detective de la Cruz era<br />

ritornato e dopo <strong>un</strong>'ora se n'era andato di nuovo.<br />

John perlustrò con lo sguardo la scena che aveva davanti, concentrandosi sulle ombre più che sugli<br />

elementi illuminati dalla l<strong>un</strong>a. Poi chiuse gli occhi e si affidò all'istinto, dando libero sfogo a<br />

quell'indefinibile, invisibile sensore al centro del suo petto.<br />

In momenti come quello non sapeva perché faceva quello che faceva; l'impulso lo assaliva e basta, la<br />

convinzione di averlo già fatto - con successo - in passato era così forte da risultare innegabile.<br />

Già... sentiva che qualcosa non quadrava... Lì dentro c'erano dei fantasmi. E quella certezza gli<br />

rammentò ciò che aveva avvertito in quella spaventosa camera da letto, dove Xhex era così vicina<br />

eppure così lontana. Anche allora aveva percepito la sua presenza, ma era stato bloccato da qualcosa<br />

che gli aveva impedito di stabilire <strong>un</strong> contatto.<br />

«I corpi sono là dentro», disse Xhex. «Solo che non riusciamo a vederli o a entrare in contatto con<br />

loro. Ma, fidatevi... sono là dentro.»<br />

«Be', allora non stiamo a cazzeggiare qua fuori», disse V, smaterializzandosi.<br />

Rhage seguì il suo esempio, svanendo nel nulla per poi ricomparire dentro la fattoria, mentre Butch<br />

scelse <strong>un</strong> approccio più laborioso, attraversando di corsa il prato con la pistola l<strong>un</strong>go la coscia.<br />

Guardò dentro dalle finestre finché V non lo fece entrare dal retro.<br />

«Tu non entri?» chiese Xhex.<br />

John mosse le mani con precisione per permetterle di capire la<br />

lingua dei segni. Hai già riferito quello che c'è là dentro. Io sono più interessato a chi si presenterà<br />

alla porta d'ingresso.<br />

«D'accordo.»<br />

Uno dopo l'altro, i fratelli fecero ritorno.<br />

«Ammesso che Lash non stia solo millantando i suoi successi in materia di affiliazioni, e ammesso


che Xhex abbia ragione...» disse sottovoce V.<br />

«Qui non c'è da ammettere <strong>un</strong> bel niente», sbottò lei. «Io ho ragione.»<br />

«... allora chi<strong>un</strong>que abbia trasformato quei poveracci deve tornare indietro.»<br />

«Grazie tante, Sherlock.»<br />

V le scoccò <strong>un</strong>'occhiataccia. «Ti spiace evitare il sarcasmo, dolcezza?»<br />

John si raddrizzò; con tutto l'affetto che nutriva per il fratello, quel tono non gli garbava per niente.<br />

E Xhex evidentemente era d'accordo con lui. «Chiamami <strong>un</strong>'altra volta dolcezza e sarà l'ultima<br />

parola che dirai...»<br />

«Non minacciarmi, dolc...»<br />

Butch piombò alle spalle di V e gli tappò la bocca con la mano; John, dal canto suo, mise la mano sul<br />

braccio di Xhex, invitandola a calmarsi, mentre fulminava con lo sguardo V. Non aveva mai capito<br />

l'ostilità tra quei due, anche se esisteva da sempre, per quel che ricordava...<br />

Si accigliò. Dopo quell'accenno di lite, Butch guardava per terra, Xhex fissava <strong>un</strong> albero sopra la<br />

spalla di V e V ringhiava, guardandosi le <strong>un</strong>ghie.<br />

Qui c'è qualcosa che mi puzza, pensò John.<br />

Oh... Gesù...<br />

V non aveva motivo di avercela con Xhex... anzi, lei era proprio il tipo di femmina che solitamente<br />

rispettava. A meno che, naturalmente, lei non fosse andata a letto con Butch...<br />

Era risaputo che nei confronti del suo migliore amico, V era possessivo con tutti tranne che con la<br />

shellan dello sbirro.<br />

John si fermò lì con le congetture; preferiva di gran l<strong>un</strong>ga non saperne di più. Butch era fedele al<br />

cento per cento alla sua Marissa, perciò, se era successo qualcosa, tra lui e Xhex... risaliva a <strong>un</strong> secolo<br />

prima. Probabilmente ancora prima che John la conoscesse... o forse prima della sua transizione.<br />

Era tutta acqua passata.<br />

E poi, non avrebbe dovuto...<br />

Qual<strong>un</strong>que altro pensiero a riguardo venne provvidenzialmente sviato dall'arrivo di <strong>un</strong>'auto. Subito<br />

tutta la loro attenzione venne attratta da <strong>un</strong>a macchina che, dai colori, faceva pensare al vestilo che<br />

<strong>un</strong>a dodicenne avrebbe potuto sognare di trovare nell'armadio. Nel 1985, tipo.<br />

Grigio, giallo limone e rosa shocking. No, dai, davvero? Lo trovi davvero fico? Cavolo... ammesso<br />

che al volante ci fosse <strong>un</strong> non morto, John adesso aveva <strong>un</strong>a ragione di più per uccidere quello<br />

stramaledetto stronzo.<br />

«Quella è la Civic truccata», bisbigliò Xhex. «E proprio quella.»<br />

Tutt'a <strong>un</strong> tratto ci fu <strong>un</strong> leggero cambiamento di scenario, come se <strong>un</strong>o schermo fosse calato dall'alto.<br />

Per fort<strong>un</strong>a la vista si offuscò leggermente solo finché lo scudo protettivo si fu assestato; poi tutto<br />

tornò chiaro.<br />

«Ho steso il mhis», spiegò V. «Però che coglione, quello. Quel macchinone è troppo vistoso per<br />

queste parti.»<br />

«Macchinone?» sbuffò Rhage. «Ma fammi il piacere. Quello è <strong>un</strong> macinino con <strong>un</strong>o spoiler attaccato<br />

con lo scotch. La mia GTO gli farebbe mangiare la polvere, a quello stronzo. In quarta, partendo da<br />

fermo.»<br />

Sentendo <strong>un</strong>o strano rumore alle sue spalle, John si voltò. E così pure i tre fratelli.<br />

«Be', cosa c'è?» Xhex incrociò le braccia sul petto, piccata. «So ridere anch'io, cosa credete. E quella<br />

battuta... era proprio divertente.»<br />

Rhage si illuminò tutto. «L'ho sempre detto che mi stai simpatica.»


Il macinino passò davanti alla casa e poi tornò indietro... solo per girare di nuovo e ripassare per la<br />

terza volta.<br />

«Comincio a stufarmi.» Rhage si dondolava avanti e indietro, gli occhi che lampeggiavano come due<br />

neon azzurri... anche la sua bestia, evidentemente, si stava innervosendo e soffiava fuoco dal naso. Il<br />

che non era mai <strong>un</strong> bene. «Cosa ne dite se salgo sul cofano e trascino fuori dal parabrezza quello<br />

stronzo?»<br />

«Meglio mantenere i nervi saldi e tendergli <strong>un</strong>a trappola», mormorò Xhex, togliendo le parole di<br />

bocca a John.<br />

Il tizio al volante poteva essere daltonico, quando si trattava di verniciare la sua auto, ma non era <strong>un</strong><br />

cretino integrale. Proseguì la sua corsa e, più o meno cinque minuti dopo, proprio quando in pratica<br />

Rhage cominciava a manifestare <strong>un</strong>o sdoppiamento di personalità per il nervoso, il non morto che<br />

aveva fatto avanti e indietro con la macchina sbucò a piedi dal campo di granturco alle spalle della<br />

fattoria.<br />

«Quel ragazzino è <strong>un</strong> furetto», borbottò Rhage. «Un furetto piccolo e furbo.»<br />

Verissimo, ma il furetto aveva <strong>un</strong> paio di rinforzi con sé, che vista la stazza non sarebbero mai entrati<br />

nella sua auto. Chiaramente si erano incontrati da <strong>un</strong>'altra parte e avevano lasciato indietro <strong>un</strong>'altra<br />

macchina.<br />

Dimostrarono scaltrezza anche nella tattica di avvicinamento. Avanzavano senza fretta, scrutando<br />

con attenzione il prato, la casa e i boschi tutt'intomo. Grazie a V, tuttavia, quando adocchiarono il<br />

gruppetto di alberi tra cui si nascondevano i loro nemici, i loro occhi non colsero altro che il<br />

paesaggio: il mhis di Vishous era <strong>un</strong>'illusione ottica che nascondeva efficacemente l'apocalisse verso<br />

cui stava p<strong>un</strong>tando il nemico.<br />

Il terzetto si diresse verso il retro della casa, facendo scrocchiare l'erba gelata e dura sotto gli stivali.<br />

Un istante dopo si udì <strong>un</strong>o schianto... <strong>un</strong> vetro in frantumi.<br />

Io mi avvicino, disse John nella lingua dei segni, senza rivolgersi a ness<strong>un</strong>o in particolare.<br />

«Aspetta...»<br />

La voce di V non lo rallentò minimamente, e neanche le parolacce che si lasciò dietro<br />

smaterializzandosi di fianco alla casa.<br />

Così fu il primo a vedere i corpi, allorché divennero visibili.<br />

Appena il furetto scavalcò <strong>un</strong>a finestra in cucina, la casa tremò e...<br />

Benvenuti sul set di Non aprite quella porta.<br />

Dal soggiorno al corridoio e fino al tinello, c'erano <strong>un</strong>a ventina di tizi stesi per terra, allineati con la<br />

testa rivolta verso il retro della fattoria e i piedi verso la facciata. Bambolotti. Grotteschi bambolotti<br />

nudi con la faccia sporca di vomito nero, che muovevano lentamente braccia e gambe.<br />

John sentì Xhex e gli altri materializzarsi subito dietro di lui, alla finestra, proprio quando il furetto<br />

entrò nel loro campo visivo.<br />

«Cazzarola!» gridò il ragazzino guardandosi intorno. «Sì!»<br />

La sua risata trionfale e sgangherata rasentava l'isterismo... cosa che avrebbe potuto risultare<br />

inquietante, se non fosse stato circondato da sangue e budella di ogni tipo. Date le circostanze, quella<br />

risata stridula e lamentosa era <strong>un</strong> po' <strong>un</strong>a pizza, <strong>un</strong> orribile cliché.<br />

Proprio come la macchina di quel bastardo, d'altronde. Molto Vin Diesel.<br />

«Voi siete il mio esercito», gridò ai tizi insanguinati per terra. «Noi regneremo su Caldwell! Alzate le<br />

chiappe, è ora di andare al lavoro! Insieme siamo...»<br />

«Muoio dalla voglia di ammazzare quello stronzetto», bofonchio Rhage. «Se non altro per farlo stare


zitto.»<br />

Giustissimo.<br />

Quel coglione si era lanciato in <strong>un</strong>o sproloquio alla Mussolini, tutto <strong>un</strong> bla-bla e ancora bla, aria<br />

fritta fantastica per l'ego, ma che, stringi stringi, non significava <strong>un</strong> accidente. Ciò che contava era la<br />

reazione di quei poveri stronzi sul pavimento ...<br />

Huh. Forse l'Omega aveva scelto bene: i bambolotti si stavano bevendo quelle fregnacce<br />

propagandistiche. Gli ex umani ri<strong>un</strong>iti, dissanguati, macellati, rianimati e adesso senz'anima si<br />

mossero,<br />

sollevando il busto da terra, alzandosi faticosamente in piedi per ordine del furetto.<br />

Peccato che sarebbe stata tutta fatica sprecata.<br />

«Al tre», sussurrò Vishous.<br />

Fu Xhex a contare. «Uno... due... tre...»


Capitolo 54<br />

Non appena la notte calò sulla madre terra ammantandola della sua grazia tenebrosa, Darius si<br />

smaterializzò dalla sua modesta dimora per riprendere forma insieme a Tohrment sulla riva<br />

dell'oceano. Il "cottage" descritto dal symphath era in realtà <strong>un</strong> edificio in pietra di <strong>un</strong>a certa mole e<br />

distinzione. L'interno era rischiarato da alc<strong>un</strong>e candele accese, ma Darius e il suo pupillo, nascosti<br />

tra il fogliame rigoglioso, non scorsero alc<strong>un</strong> segno di vita: ness<strong>un</strong>o che passasse davanti alle finestre,<br />

ness<strong>un</strong> latrato di cani da guardia, ness<strong>un</strong> aroma proveniente dalle cucine sulle ali della brezza fresca<br />

e leggera.<br />

C'erano, tuttavia, <strong>un</strong> cavallo nel campo e <strong>un</strong>a carrozza accanto alla stalla.<br />

Oltre a <strong>un</strong> opprimente senso di premonizione.<br />

«Li dentro c'è <strong>un</strong> symphath», mormorò Darius, scrutando non solo il visibile, ma ciò che si celava<br />

nell'ombra.<br />

Impossibile dire se vi fosse più di <strong>un</strong> divoratore di peccati entro quelle mura, poiché <strong>un</strong>o solo<br />

bastava a creare <strong>un</strong>a siffatta barriera di paura. E impossibile sapere se fosse il symphath che<br />

cercavano.<br />

Almeno finché rimanevano all'esterno.<br />

Darius chiuse gli occhi, lasciando che i sensi penetrassero quanto più possibile la scena davanti a lui,<br />

spingendo l'istinto al di là della vista e dell'udito per cogliere il pericolo.<br />

C'erano volte, invero, in cui confidava più nell'istinto che nella vista; ciò che sapeva essere vero<br />

valeva più di ciò che vedeva.<br />

Sì, avvertiva qualcosa. Entro quelle mura di pietra c'era del movimento convulso.<br />

Il symphath sapeva che erano lì.<br />

Darius rivolse <strong>un</strong> cenno del capo a Tohrment e, insieme, tentarono di smaterializzarsi dentro il<br />

salotto.<br />

II metallo incastonato nella muratura impedì loro di penetrare oltre le solide pareti; furono d<strong>un</strong>que<br />

costretti a riprendere forma fuori dalla casa, al freddo. Senza perdersi d'animo, Darius alzò il gomito<br />

fasciato di cuoio e ruppe il vetro piombato di <strong>un</strong>a finestra; poi scardinò il telaio, lo gettò via, e<br />

s'insinuò all'interno con Tohrment, riprendendo forma corporea in salotto...<br />

Appena in tempo per scorgere <strong>un</strong> lampo rosso che s'infilava in <strong>un</strong>a porta interna, verso il fondo della<br />

casa. In silenzioso accordo, lui e Tohrment si lanciarono all'inseguimento, raggi<strong>un</strong>gendo l'uscio<br />

proprio allorché scattava la serratura.<br />

Un meccanismo di rame. Impossibile, d<strong>un</strong>que, sbloccarlo con la forza della mente.<br />

«Fatevi da parte», disse Tohrment alzando la canna della pistola.<br />

Darius balzò di lato mentre nella casa riecheggiava <strong>un</strong>o sparo, poi con <strong>un</strong>a spallata riuscì ad<br />

abbattere la porta.<br />

Le scale, giù di sotto, erano buie, tranne che per <strong>un</strong>a luce fioca.<br />

Scesero lesti i gradini di pietra con <strong>un</strong> gran rimbombo di stivali, volando sul pavimento in terra<br />

battuta, inseguendo la lanterna... e l'odore di sangue di vampiro che impregnava l'aria.


Nelle vene di Darius tuonava l'urgenza, l'ira guerreggiava con la disperazione. Voleva riportare a casa<br />

la fanciulla... Santissima Vergine Scriba, quanto doveva aver sofferto...<br />

Udirono sbattere qualcosa e, nella galleria sotterranea, si fece buio pesto.<br />

Darius proseguì senza rallentare, all<strong>un</strong>gando <strong>un</strong>a mano contro la parete per mantenere la giusta<br />

direzione. Tohrment lo seguiva dappresso, e la sonora eco dei loro stivali aiutava Darius a<br />

individuare il termine del passaggio segreto. Si fermò appena in tempo, usando le mani per trovare il<br />

chiavistello sull'uscio.<br />

Che il symphath non aveva perso tempo a sprangare.<br />

Spalancando i pesanti pannelli di legno, Darius respirò a pieni polmoni <strong>un</strong>a boccata d'aria fresca e<br />

più avanti, nell'erba alta, scorse la lanterna che brillava.<br />

Smaterializxandosi e riprendendo forma più in là, raggi<strong>un</strong>se il symphath e la vampira vicino alla<br />

stalla, bloccando la loro fuga, tanto che il rapitore fu costretto a fermarsi.<br />

Con mani tremanti, il divoratore di peccati premette <strong>un</strong> coltello alla gola della prigioniera.<br />

«Fermo o la uccido!» gridò. «La uccido!»<br />

La fanciulla non lottava, non tentava di scappare, non implorava salvezza o libertà. Teneva lo<br />

sguardo fisso davanti a sé, gli occhi spenti. tormentati, nel volto terreo. Al chiaro di l<strong>un</strong>a, più pallida<br />

della sua era solo la pelle dei def<strong>un</strong>ti. La figlia di Sampsone forse aveva <strong>un</strong> cuore che ancora batteva<br />

nel petto, ma la sua anima era già trapassata.<br />

«Lasciala andare», intimò Darius. «Lasciala andare e ti lasceremo vivere.»<br />

«Mai! Lei è mia!»<br />

Gli occhi del symphath brillavano rossi nella notte, palesando la sua natura malvagia, eppure la<br />

giovane età e il panico lo rendevano con tutta evidenza incapace di usare l'arma più potente della sua<br />

razza: Darius era pronto a contrastare <strong>un</strong> attacco mentale, ma il divoratore di peccati non mise in<br />

atto alc<strong>un</strong>a invasione del suo cranio.<br />

«Lasciala andare», ripetè Darius, «e ti risparmieremo.»<br />

«Ho giaciuto con lei! Mi senti! Ho giaciuto con lei!»<br />

Tohrment p<strong>un</strong>tò la pistola contro il symphath; Darius era impressionato dalla sua calma. La prima<br />

volta sul campo, <strong>un</strong>a prigioniera, <strong>un</strong> symphath... eppure il ragazzo non appariva turbato da<br />

circostanze tanto drammatiche.<br />

Con compostezza e determinazione, Darius tentava di ricondurre alla ragione l'avversario, notando<br />

con furore le macchie sulla camicia da notte della fanciulla. «Se la lasci andare...»<br />

«Nulla di quanto puoi darmi vale più di lei!»<br />

La voce pacata di Tohrment ruppe la tensione. «Se la lasci andare, non ti colpirò alla testa.»<br />

Era <strong>un</strong>a minaccia da tenere in conto, pensò Darius. Certo Tohrment non avrebbe fatto fuoco...<br />

troppo rischioso per la fanciulla, se avesse sbagliato mira anche solo di <strong>un</strong> briciolo.<br />

Il symphath prese a indietreggiare verso la stalla, trascinando la vampira con sé. «La sgozzo...»<br />

«Se è tanto preziosa ai tuoi occhi», disse Darius, «come ne tollererai la perdita?»<br />

«Meglio morta insieme a me piuttosto che...»<br />

Bum!<br />

Nell'udire lo sparo, Darius lanciò <strong>un</strong> urlo e balzò in avanti, sebbene non potesse certo afferrare con le<br />

mani il proiettile di Tohrment.<br />

«Che cos'hai fatto!» gridò, mentre il symphath e la fanciulla si accasciavano al suolo.<br />

Darius traversò il prato e si gettò in ginocchio, pregando che la giovane non fosse stata colpita. Col<br />

cuore in gola, fece per levarle di dosso il suo aguzzino...


Il giovane symphath rotolò inerte sulla schiena, gli occhi ormai ciechi fissi al cielo, <strong>un</strong> foro nero<br />

perfettamente circolare al centro della fronte.<br />

«Santissima Vergine Scriba...» esclamò Darius con <strong>un</strong> filo di voce. «Che mira.»<br />

Tohrment si inginocchiò. «Non avrei premuto il grilletto se non fossi stato certo.»<br />

Insieme si chinarono sulla fanciulla. Anch'ella fissava il firmamento sopra il loro capo, gli occhi<br />

chiari immoti, sgranati.<br />

Il symphath era d<strong>un</strong>que riuscito a reciderle la gola?<br />

Darius frugò con lo sguardo la vaporosa camicia da notte <strong>un</strong> tempo<br />

immacolata. Era macchiata di sangue, in parte rappreso e in parte fresco.<br />

La lacrima che le sgorgò dalle ciglia scintillò argentea al chiaro di l<strong>un</strong>a.<br />

«Siete salva», esclamò Darius. «Siete al sicuro. Non abbiate timore. Non affliggetevi.»<br />

Ella volse lo sguardo su Darius; la sua disperazione appariva gelida come <strong>un</strong> vento invernale e, come<br />

il vento, la isolava dal resto del mondo.<br />

«Ora vi riportiamo a casa», promise Darius. «La vostra famiglia sar...»<br />

«Avreste dovuto uccidere me invece che lui», disse la fanciulla in <strong>un</strong> fioco sussurro.


Capitolo 55<br />

Gi<strong>un</strong>ta al "tre", Xhex prese forma nel salotto della fattoria, pensando che le preoccupazioni circa<br />

<strong>un</strong>'imboscata erano fondate... solo che sarebbero stati i lesser a subirla. Affrontò in <strong>un</strong> corpo a corpo<br />

il non morto più vicino, sapendo che doveva fare in fretta.<br />

In ogni scontro l'elemento sorpresa si può sfruttare ima volta soltanto e lei e la sua squadra erano in<br />

chiara inferiorità numerica, in <strong>un</strong> rapporto di quattro a <strong>un</strong>o... e in <strong>un</strong>a situazione in cui era<br />

impossibile usare le pistole. I proiettili vanno a segno solo quando puoi mirare con precisione a dei<br />

bersagli statici, e lì non c'era nulla di tutto ciò. Braccia, gambe e corpi volavano da tutte le parti<br />

mentre i fratelli, John e Qhuinn facevano esattamente ciò che stava facendo lei: scegliere <strong>un</strong> affiliato<br />

a caso e darci dentro alla Bruce Lee.<br />

Col pugnale nella sinistra, Xhex sferrò <strong>un</strong> gancio destro al non morto che aveva di fronte. Mentre<br />

quello si accasciava contro il muro, esanime, Xhex tirò indietro il braccio, pronta ad affondar- 1 gli la<br />

lama in pieno petto...<br />

D'<strong>un</strong> tratto, Butch l'agguantò per il polso. «Lascia, lo finisco io.»<br />

Piazzandosi tra loro due, Butch p<strong>un</strong>tò gli occhi in quelli del lesser e avvicinò la bocca. Con <strong>un</strong>a<br />

inalazione lenta e regolare, cominciò a estrarre l'essenza dal quel corpo, <strong>un</strong>a nube malefica simile a<br />

smog... che si trasferiva dal lesser a Butch.<br />

«Gesù... Cristo...» esclamò Xhex in <strong>un</strong> sussurro, mentre il non morto perdeva la forma di <strong>un</strong> tempo,<br />

disintegrandosi in <strong>un</strong> mucchietto di cenere ai piedi del fratello.<br />

Barcollando, Butch si appoggiò con la mano al muro, quasi faticasse a reggersi in piedi. «Stai<br />

bene...?» chiese Xhex, afferrandolo per il braccio.<br />

Un fischio acuto di John la spinse a voltare la testa appena in tempo: <strong>un</strong> altro lesser stava per balzarle<br />

addosso, pronto a usare il coltello a serramanico che stringeva nel pugno. Grazie all'avvertimento di<br />

John, Xhex si chinò, lanciandosi in avanti e afferrandolo per il polso; assumendo il controllo<br />

dell'arma, sferrò <strong>un</strong>a pugnalata verso l'alto, centrandolo sotto le costole.<br />

Lampi luminosi seguiti da <strong>un</strong>o schiocco assordante.<br />

Avanti il prossimo.<br />

Xhex era in gran forma, veloce sui piedi, rapida con le mani. Pur muovendosi a velocità supersonica<br />

e avendo rispedito al mittente quel lesser, voleva rispettare il ruolo di Butch in quella resa dei conti.<br />

Non capiva bene cosa fosse quel suo numero della serie "cenere alla cenere", ma era pronta a<br />

scommettere che si trattava di <strong>un</strong>a fine speciale per il nemico.<br />

In quell'ottica, prese a pugnalare i lesser dietro alle ginocchia e sulle cosce. Come killer su<br />

commissione, era <strong>un</strong>a maestra nel colpire i suoi bersagli riducendoli all'impotenza, perché spesso<br />

aveva <strong>un</strong> messaggio da riferire, prima del colpo di grazia. Come previsto, appena si lasciava alle<br />

spalle quei corpi mugolanti di dolore, Butch prontamente arrivava e li inalava, trasformandoli in <strong>un</strong>a<br />

polvere finissima.<br />

Facendosi strada tra gli affiliati a furia di colpi e fendenti, Xhex si ritrovò a guardare con <strong>un</strong> occhio<br />

John e... porca miseria. Era <strong>un</strong> guerriero di prim'ordine.


All'apparenza specializzato nello spezzare i colli. Era micidiale nel piombare alle spalle del nemico,<br />

agguantarlo e poi con forza bruta...<br />

Il colpo arrivò all'improvviso, centrandola alla spalla e scaraventandola contro il muro; Xhex vide le<br />

stelle come nei cartoni animati, mentre il coltello le sfuggiva di mano.<br />

Il non morto che l'aveva colpita si scagliò in avanti, raccogliendo il pugnale dal pavimento<br />

insanguinato del salotto; poi, brandendolo, si avventò contro di lei.<br />

All'ultimo momento lei scattò a sinistra, così il lesser pugnalò il muro dove poco prima era andata a<br />

sbattere e dove la lama rimase incastrata. Mentre lui tentava di liberarla, Xhex si voltò e lo accoltellò<br />

con la sua arma di riserva, aprendogli <strong>un</strong> buco nel basso ventre.<br />

«Credevi che non avessi <strong>un</strong> altro coltello? Razza di idiota», disse, incrociando il suo sguardo<br />

scioccato.<br />

Lo colpì alla testa col manico dell'arma e, mentre quello si piegava sulle ginocchia, sfilò l'altro<br />

pugnale dall'intonaco, gettandosi di nuovo nella mischia. Con la casa che risuonava di tonfi e<br />

grugniti, Xhex si spostò per vedere se restava qualche bersaglio libero...<br />

Uno dei non morti stava schizzando fuori dalla porta d'ingresso, nel tentativo di scappare.<br />

Xhex si smaterializzò all'esterno, tagliandogli la strada. Trovandosela davanti all'improvviso, quello si<br />

bloccò di colpo, mulinando le braccia in modo ridicolo come in certe scenette comiche. «No, non<br />

hai scusanti», disse sorridendo Xhex.<br />

Il lesser tornò indietro di corsa... <strong>un</strong>a stupidaggine, perché in casa non c'era ness<strong>un</strong>o pronto ad<br />

aiutarlo... a sopravvivere, quanto meno.<br />

Xhex si lanciò all'inseguimento, agile e forte a <strong>un</strong> tempo. Proprio quando il lesser gi<strong>un</strong>se sulla soglia,<br />

Xhex balzò per aria in <strong>un</strong> placcaggio al volo; afferrandolo per il collo e la spalla lo fece voltare e,<br />

sfruttando la combinazione di traiettoria e potenza fisica, lo trasformò in <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to interrogativo<br />

vivente.<br />

Atterrarono con violenza e, nell'impatto, Xhex rimase senza fiato, ma sorrideva.<br />

Dio, quanto le piaceva <strong>un</strong>a bella lotta.<br />

Quando John vide Xhex fiondarsi fuori dalla porta non potè andarle dietro perché aveva <strong>un</strong> paio di<br />

iniziati appiccicati al sedere. Ma li avrebbe sistemati in <strong>un</strong> baleno.<br />

Buffo come vedere la tua femmina uscire da sola nella notte ti dava <strong>un</strong>a nuova sferzata di energia...<br />

Non che Xhex fosse la sua femmina.<br />

Buffo come ricordarsi <strong>un</strong>a cosa così ti faceva incazzare come <strong>un</strong>a iena.<br />

All<strong>un</strong>gando le braccia verso il lesser che aveva davanti, John gli spezzò il collo di netto, all'attaccatura<br />

della spina dorsale, facendo rotolare la testa come <strong>un</strong>a palla da bowling. Peccato non avere il tempo<br />

di fare altrettanto con le braccia e le gambe di quel ba stardo... per poter mettere KO con quei<br />

monconi anche il suo compare.<br />

Purtroppo il lesser numero due lo aveva appena agguantato al petto e adesso tentava di stringerlo<br />

fino a togliergli il respiro.<br />

John lo afferrò per i polsi, bloccandolo, poi si voltò e, con <strong>un</strong> balzo, gli sferrò <strong>un</strong> calcio orizzontale a<br />

mezz'aria. Caddero a terra a peso morto, con John sopra e il non morto ridotto a fargli da materasso.<br />

Impennandosi verso l'alto, John lo colpì in faccia con la testa, trasformandogli il naso in <strong>un</strong> geyser.<br />

Un repentino cambio di posizione, e John sollevò in alto il pugno.<br />

Dopo quel secondo colpo, il lesser fu colto da <strong>un</strong>a serie di spasmi: il suo lobo frontale aveva gravi<br />

problemi di trasmissione elettrica, ormai quel bastardo era a KO-landia.<br />

Non avrebbe procurato altri guai, in attesa che Butch lo sistemasse per sempre.


John si lanciò verso la porta fuori dalla quale si era smateria lizzata Xhex, slittando sul sangue che<br />

adesso scorreva rosso ruggine e nero lucido.<br />

Gi<strong>un</strong>to sulla soglia spalancata, si tenne agli stipiti.<br />

Era il placcaggio più spettacolare che avesse mai visto. Il lesser che Xhex stava inseguendo stava<br />

tornando di volata verso la fattoria, avendo evidentemente riconsiderato la sua strategia di fuga;<br />

correva come <strong>un</strong> matto, i piedi nudi che picchiavano sull'erba ghiacciata. Xhex però stava<br />

recuperando terreno, triangolando <strong>un</strong>'intercettazione possibile solo perché era più forte e più<br />

concentrata dell'ex umano.<br />

John non avrebbe avuto il tempo di intervenire anche se avesse voluto: Xhex balzò per aria come <strong>un</strong>a<br />

molla e si all<strong>un</strong>gò verso il lesser. Lo afferrò per la vita e, ancora in volo, lo fece voltare, incollandolo<br />

al suolo e praticando <strong>un</strong> taglio così profondo dietro entrambe le cosce che quello si mise a strillare<br />

come <strong>un</strong>a femminuccia.<br />

Poi subito si rialzò, pronta a ricominciare...<br />

«John! Dietro di te!»<br />

A quel grido lui si voltò di scatto e si trovò davanti <strong>un</strong> lesser che, caricando come <strong>un</strong> toro, lo<br />

scaraventò fuori dalla porta. John atterrò sul fondoschiena, scivolando all'indietro sul lurido vialetto<br />

di cemento.<br />

Ecco a cosa serviva portare robusti calzoni di pelle.<br />

A risparmiarti <strong>un</strong>a dermoabrasione completa.<br />

Scocciato di ritrovarsi parcheggiato sul prato con Xhex a fare da spettatrice, afferrò quel bastardo per<br />

i capelli e lo torse in <strong>un</strong> arco fin quasi a spezzargli la spina dorsale.<br />

Con <strong>un</strong> ringhio muto, sfoderò le zanne e lo addentò al collo, staccando <strong>un</strong> bel tocco di anatomia ex<br />

umana che sputò subito fuori, prima di riportare il lesser gorgogliante alla festa trascinato per i<br />

capelli. Passando accanto a Xhex, le rivolse <strong>un</strong> cenno del capo.<br />

«Prego, non c'è di che», disse lei con <strong>un</strong> piccolo inchino. «Bella mossa, quel morso.»<br />

John si voltò a guardarla; quella manifestazione di rispetto lo colpì più di quando avesse fatto o<br />

potesse mai fare <strong>un</strong> qual<strong>un</strong>que lesser. col cuore gonfio di orgoglio, gli sembrava di volare a mezzo<br />

metro da terra.<br />

Che idiota, era proprio cotto...<br />

Il rumore inconfondibile di <strong>un</strong>o sparo alle sue spalle lo bloccò sul posto.<br />

La detonazione risuonò così vicina che i timpani, più che registrare qualcosa di specifico, sentirono<br />

dolore; per <strong>un</strong>a frazione di secondo si chiese chi aveva fatto fuoco e chi, eventualmente, era stato<br />

colpito.<br />

La seconda domanda trovò risposta quando la gamba sinistra cedette sotto il suo peso e lui si abbatté<br />

al suolo come <strong>un</strong>a quercia.<br />

[eBL 086]


Capitolo 56<br />

Xhex fece volare il coltello <strong>un</strong>a frazione di secondo dopo aver visto il lesser sbucare da dietro<br />

l'angolo e p<strong>un</strong>tare <strong>un</strong>a pistola alla schiena di John.<br />

Il pugnale colmò la distanza in <strong>un</strong> batter d'occhio, fendendo l'aria e sfiorando l'orecchio di John, al<br />

p<strong>un</strong>to che Xhex pregò <strong>un</strong> Dio in cui non credeva che non decidesse di voltare la testa per <strong>un</strong> motivo<br />

qual<strong>un</strong>que.<br />

Nell'istante in cui il non morto premette il grilletto, la lama gli trafisse la spalla, provocando <strong>un</strong><br />

leggero spostamento del busto, e il dolore gli fece abbassare il braccio.<br />

Così John si beccò la pallottola nella gamba invece che nel cuore.<br />

Appena vide il suo maschio cadere per terra, Xhex lo scavalcò d'<strong>un</strong> balzo con <strong>un</strong> grido di guerra.<br />

Al diavolo Butch O'Neal. Quel bastardo lo avrebbe ucciso lei.<br />

Il lesser armeggiava nel disperato tentativo di sfilarsi il pugnale dalla spalla... almeno finché non la<br />

sentì urlare. Allora guardò verso di lei e si ritrasse inorridito, lasciando intuire che gli occhi rosso<br />

fuoco di Xhex fiammeggiavano e le sue zanne scintillavano al massimo della loro l<strong>un</strong>ghezza.<br />

Xhex gli atterrò davanti e, quando quello si fece piccolo piccolo, alzando le mani per proteggersi il<br />

viso e il collo, rimase immobile: il suo pugnale di scorta restò nel fodero al suo fianco e il terzo in<br />

quello agganciato alla coscia.<br />

Aveva altri progetti per il ragazzo.<br />

Usando il suo lato symphath, scavò nel cervello del non morto, scoperchiando i suoi ricordi così che,<br />

d'<strong>un</strong> tratto, lui venne investito da tutti gli orrori compiuti e da tutte le scelleratezze subite.<br />

Un mucchio di porcherie. Un muuuuuucchio di porcherie. A quanto pareva, aveva <strong>un</strong> debole per le<br />

minorenni.<br />

Be', sarebbe stata <strong>un</strong>a soddisfazione sotto molti p<strong>un</strong>ti di vista.<br />

Il lesser crollò a terra urlando e stringendosi le tempie - senza la benché minima possibilità di<br />

arrestare quel diluvio - e lei lo lasciò soffrire e sguazzare nei suoi peccati; la sua griglia emotiva era<br />

illuminata in tutti i settori indicanti paura, ribrezzo, rimpianto e odio.<br />

Quando cominciò a sbattere la testa contro la tappezzeria lercia, lasciando <strong>un</strong>a macchia nera in<br />

corrispondenza dell'orecchio, Xhex gli piantò <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico pensiero nella mente.<br />

Ce lo piantò come <strong>un</strong> tralcio d'edera... <strong>un</strong> tralcio d'edera velenosa, in grado di attecchire nel suo<br />

terreno mentale e di diffondersi fino a infestarlo completamente.<br />

«Sai quello che devi fare», gli disse con <strong>un</strong>a voce profonda, ipnotica. «Sai come uscirne.»<br />

Il lesser abbassò le braccia, scoprendo gli occhi spiritati. Schiacciato dal peso di ciò che Xhex aveva<br />

liberato, e reso schiavo dei suoi ordini, afferrò il manico del pugnale, estraendolo dalla propria carne.<br />

Poi, rivolgendolo nuovamente contro se stesso, lo afferrò con entrambe le mani e contrasse le spalle,<br />

pronto ad affondare la lama con forza.<br />

Xhex lo fermò, paralizzandolo, in modo da potersi inginocchiare accanto a lui. Avvicinò la faccia alla<br />

sua e lo guardò dritto negli occhi, sibilando, «Non devi azzardarti a toccare ciò che mi appartiene.<br />

Adesso, da bravo, sbudellati.»


Uno schizzo di sangue nero le imbrattò i calzoni di pelle quando il lesser si affondò la lama<br />

nell'addome, tirandola poi di traverso fino a farsi <strong>un</strong>o squarcio mostruoso.<br />

Quindi, a <strong>un</strong> comando mentale di Xhex, quando già rovesciava gli occhi nelle orbite, estrasse l'arma<br />

e gliela porse per il manico.<br />

«Grazie», borbottò lei. Poi lo pugnalò al cuore e, in <strong>un</strong> lampo, lui svanì.<br />

Xhex ruotò su se stessa, facendo stridere la suola dell'anfibio sul pavimento bagnato.<br />

John la fissava con due occhi non molto diversi da quelli del lesser, talmente sgranati che non si<br />

vedevano più le palpebre.<br />

Xhex pulì la lama del primo pugnale sui pantaloni. «Quanto è grave la ferita?»<br />

Mentre John le mostrava la mano col pollice alzato, in segno di rassicurazione, Xhex si rese conto<br />

che la casa era silenziosa e si guardò intorno. Stavano tutti bene: Qhuinn, che si stava raddrizzando<br />

dopo <strong>un</strong>a decapitazione, si voltò di scatto per controllare come stava John; Rhage, invece, stava<br />

arrivando di corsa dalla cucina con Vishous alle calcagna.<br />

«Chi è stato colpi...» Rhage frenò in velocità, guardando il foro nei calzoni di John. «Caspita, qualche<br />

centimetro più su e più a sinistra e adesso canteresti da soprano, amico.»<br />

V aiutò John a rimettersi in piedi. «Già, ma così almeno avrebbe potuto dedicarsi a lavorare a maglia<br />

con te. Avresti potuto insegnargli a farsi i calzettoni all'<strong>un</strong>cinetto. Commovente.»<br />

«Se ben ricordo, non sono io quello con la fissa per le cose strane...»<br />

Nel sentire <strong>un</strong> rantolo proveniente dal salotto Vishous imprecò, precipitandosi al fianco di Butch,<br />

che rischiava di cadere in corridoio.<br />

Oh... cavolo, pensò Xhex, forse doveva rivedere la storia dello "stavano tutti bene". L'ex poliziotto<br />

sembrava vittima, contemporaneamente, di <strong>un</strong> avvelenamento da cibo, della malaria e dell'influenza<br />

suina.<br />

«Ci serve <strong>un</strong>a macchina», disse rivolta a Qhuinn e Rhage. «Lui e John vanno trasportati al quartier<br />

generale...»<br />

«Al mio amico ci penso io», ribatté burbero Vishous, facendo da stampella a Butch mentre lo<br />

riaccompagnava verso il divano in salotto.<br />

«E io vado a prendere l'Hummer», disse Qhuinn.<br />

Stava già per voltarsi, quando John picchiò il pugno sul muro per attirare l'attenzione di tutti e a gesti<br />

disse, Io posso ancora combattere. ..<br />

«Tu devi farti vedere dalla dottoressa», disse Xhex.<br />

Le mani di John cominciarono a volare così in fretta che lei non riusciva a seguirlo, ma era piuttosto<br />

chiaro che non ci stava a farsi mettere in panchina solo per quel pezzo di piombo nella gamba.<br />

La discussione venne interrotta da <strong>un</strong>a luce brillante che la spinse a sporgersi di lato per lanciarsi<br />

<strong>un</strong>'occhiata alle spalle. Ciò che vide chiarì parecchie cose, e non solo quanto era successo nello<br />

scontro appena conclusosi: sul divano sudicio, V stringeva Butch tra le braccia, la testa accostata alla<br />

sua, talmente vicino da annullare lo spazio tra loro. In quell'abbraccio, Vishous brillava da capo a<br />

piedi e Butch sembrava trarre da lui la forza per guarire.<br />

L'evidente affetto di V verso l'ex sbirro glielo rese meno antipatico... specie quando lui voltò la faccia<br />

e la guardò. Per <strong>un</strong>a volta la sua maschera di ghiaccio cadde e la disperazione che gli si leggeva negli<br />

occhi era la prova che non era <strong>un</strong> perfetto idiota. Al contrario, sembrava sentire tutto il dolore del<br />

sacrificio di suo fratello per la razza. Uno strazio che lo divorava vivo.<br />

Oh, e... a quanto pareva Butch era suo. Il che spiegava perché V ce l'avesse tanto con lei. Era geloso<br />

che Xhex avesse avuto <strong>un</strong> pezzo di ciò che lui aveva tanto desiderato e, per quanto si sforzasse di


essere razionale, non poteva fare a meno di volergliene.<br />

È successo <strong>un</strong>a volta soltanto, però, gli com<strong>un</strong>icò telepaticamente lei. E poi basta.<br />

Un attimo dopo V annuì, quasi avesse apprezzato quella rassicurazione, e lei ricambiò quel segno di<br />

rispetto. Poi tornò a concentrarsi sui vampiri che aveva davanti. Rhage le aveva dato il cambio, con<br />

John, saltando sul treno del "che cavolo no non puoi continuare a combattere".<br />

«Torno a casa con te, John», intervenne lei. «Torniamo a casa insieme.»<br />

John la guardò negli occhi: la sua griglia emotiva era illuminata come la via principale di Las Vegas.<br />

Xhex scosse la testa. «Io mi atterrò al nostro patto e tu penserai a guarire.»<br />

Ciò detto, rinfoderò i pugnali, incrociò le braccia sul petto e si appoggiò contro il muro, per la serie<br />

"ho tutto il tempo del mondo".<br />

Gli aveva salvato la vita.<br />

Senza il minimo dubbio, Xhex gli aveva restituito il suo futuro prima ancora che lui si rendesse conto<br />

che stava per perderlo: l'<strong>un</strong>ico motivo per cui era ancora vivo era che lei aveva centrato alla spalla<br />

quel non morto col suo coltello.<br />

Per cui, sì, le era grato per tutto questo, ma non gli interessava proprio che vestisse i panni della<br />

bambinaia o della crocerossina.<br />

E poi quello non era neanche l'uso migliore e più nobile che potesse fare dei suoi talenti.<br />

John guardò il segno bruciacchiato sul pavimento... ovvero ciò che restava del lesser che gli aveva<br />

sparato. Accidenti... e pensare che Xhex aveva annientato quello stronzo senza neanche toccarlo. Era<br />

proprio <strong>un</strong>'arma prodigiosa, quella che aveva nella mente. Cazzo, l'orrore sulla faccia di quel<br />

bastardo.... E poi aveva fatto harakiri. Cosa diavolo aveva visto?<br />

Adesso capiva perché i symphath erano temuti e segregati.<br />

Tra quello spettacolino e la presa in cui si era esibita sul prato, John si rese conto che Xhex era<br />

esattamente ciò che lui aveva sempre saputo: <strong>un</strong>a guerriera fatta e finita.<br />

Altro che saperci fare sul campo di battaglia: era <strong>un</strong>a vera e propria risorsa, in guerra. Ecco perché<br />

tutti e due dovevano andare avanti, quella notte, senza perdere tempo a tornare a casa per<br />

appiccicare <strong>un</strong> cerotto sulla sua bua.<br />

Tirandosi su da terra con <strong>un</strong>a spinta, si appoggiò sulla gamba ferita, che ululò di dolore. Ma ignorò<br />

quell'urlo... oltre alla discussione che si scatenò intorno a lui.<br />

Tutte chiacchiere gratuite e inutili. Pareri sulla sua gamba che non valeva neanche la pena di<br />

ascoltare.<br />

La sordità selettiva è impagabile.<br />

L'<strong>un</strong>ica cosa che gli interessava era quanti ne avevano ammazzati quella sera. E se avevano beccato il<br />

furetto. Guardando in salotto...<br />

Rhage gli si parò davanti. «Ehi, ciao! Come stai?» Hollywood gli tese la mano. «Lascia che mi<br />

presenti. Sono il povero fesso che ti infilerà a forza dentro l'Hummer del tuo amico Qhuinn, appena<br />

arriva. Ho pensato di presentarmi prima di legarti come <strong>un</strong> salame e caricarti in spalla come <strong>un</strong><br />

sacco di patate.»<br />

John lo guardò torvo. Io non vado da ness<strong>un</strong>a parte.<br />

Rahge sorrise; la sua bellezza incredibile sembrava piovuta dal cielo, ma quello era solo l'aspetto<br />

esteriore. Ciò che aveva dentro veniva dritto dall'inferno... in <strong>un</strong>a situazione come quella. «Spiacente,<br />

risposta sbagliata.»<br />

Sto bene...<br />

Quel pezzo di merda, lurido bastardo figlio di puttana si chinò, afferrò la gamba di John all'altezza


della ferita e schiacciò con forza il foro d'entrata del proiettile.<br />

John urlò senza emettere alc<strong>un</strong> suono e andò giù in caduta libera, atterrando con <strong>un</strong> tonfo sul<br />

pavimento coperto di sangue. Alzò la gamba cercando di stringere la coscia, come se mostrarle <strong>un</strong><br />

affetto tardivo potesse convincerla a calmarsi.<br />

Gli sembrava di avere <strong>un</strong> pezzo di vetro conficcato nel muscolo.<br />

«Era proprio necessario?» chiese Xhex.<br />

Adesso Rhage non scherzava più. «Vuoi metterti a ragionare con lui? Auguri. E se credi che <strong>un</strong> lesser<br />

non farebbe altrettanto, sei fuori come <strong>un</strong> balcone. C'è <strong>un</strong> foro circolare sul davanti dei suoi calzoni,<br />

si vede benissimo, e lui zoppica. Anche <strong>un</strong> imbecille capirebbe qual è il suo p<strong>un</strong>to debole. E poi<br />

puzza di sangue fresco.»<br />

Quel bastardo probabilmente non aveva tutti i torti, ma Cristo santo...<br />

Era possibilissimo che John fosse svenuto dal dolore, perché la cosa che ricordava subito dopo era il<br />

suddetto "povero fesso", per usare la sua stessa definizione, che lo sollevava per portarlo fuori dalla<br />

fattoria.<br />

Eh, no, non esisteva proprio. John si liberò dalla stretta del fratello e tentò di atterrare senza<br />

bestemmiare o vomitare. Con la bocca che mimava ogni sorta di improperio contenente cazzo,<br />

oltrepassò zoppicando Butch, che adesso stava molto meglio, e V, che si era acceso <strong>un</strong>a delle sue<br />

sigarette rollate a mano.<br />

Sapeva esattamente dov'era Xhex: dietro di lui, con la mano sulla sua schiena, come se sentisse che<br />

era instabile e poteva cadere da <strong>un</strong> momento all'altro.<br />

Ma non c'era pericolo. Stringendo i denti con <strong>un</strong> gran fegato, riuscì a montare sull'Hummer da solo.<br />

Certo, quando Qhuinn partì, John era in <strong>un</strong> bagno di sudore gelato e non sentiva più né le mani né i<br />

piedi.<br />

Sentì Xhex che diceva, «Abbiamo contato i cadaveri.»<br />

Quando si voltò, vide che lo stava guardando. Dio... com'era bella, alla luce distillata del cruscotto.<br />

Sul suo volto magro c'era <strong>un</strong>a macchia nera di sangue di lesser, ma le guance avevano <strong>un</strong> colorito<br />

acceso e gli occhi brillavano di <strong>un</strong>a luce speciale. Quella sera si era proprio divertita, pensò John. Se<br />

l'era goduta alla grande.<br />

Era proprio la femmina ideale, accidenti a lui.<br />

E quanti ne abbiamo fatti fuori? chiese, cercando di distrarre la femminuccia sentimentale che<br />

albergava dentro di lui.<br />

«Dodici delle sedici nuove reclute, oltre ai due non morti che abbiamo visto arrivare col furetto.<br />

Purtroppo non abbiamo trovato quel nuovo Fore-lesser... per cui dobbiamo supporre che il<br />

bastardelle se la sia svignata appena abbiamo fatto irruzione, portandosi via <strong>un</strong> pugno di iniziati. Ah,<br />

e Butch ha inalato tutti i caduti, tranne due.»<br />

Almeno <strong>un</strong>o dei quali è stato sistemato da te.<br />

«A dire il vero tutti e due», precisò X, senza staccare gli occhi dai suoi. «Ti ha dato fastidio?<br />

Vedermi... agire in quel modo?»<br />

Dal tono si capiva che pensava di sì, e che non lo biasimava se era rimasto schifato. Ma si sbagliava.<br />

Lottando contro il dolore alla gamba, John scosse la testa e, con mani ormai fiacche, disse, Hai <strong>un</strong><br />

potere incredibile. Se avevo l'aria scioccata... è perché non avevo mai visto in azione <strong>un</strong>a come te.<br />

Il volto di lei si tese in modo quasi impercettibile e Xhex guardò fuori dal finestrino.<br />

Battendole sul braccio, John aggi<strong>un</strong>se, Era <strong>un</strong> complimento.<br />

«Sì, scusa... è solo che quel "come te" mi lascia sempre perplessa. Io sono metà e metà, metà


symphath e metà vampira, come dire che non sono né carne né pesce. Non c'è ness<strong>un</strong>o "come me".»<br />

Liquidò il discorso con <strong>un</strong> gesto reciso della mano. «Com<strong>un</strong>que sia... mentre eri svenuto, V è riuscito<br />

a entrare col suo cellulare nel database della polizia di Caldwell. Neanche gli sbirri hanno trovato<br />

documenti di identità sulla scena del crimine, quindi non abbiamo in mano niente, a parte<br />

l'indirizzo ricavato dalla targa di quella Civic. Scommetto che...»<br />

Mentre Xhex parlava, John si lasciò scorrere addosso le sue parole.<br />

Sapeva tutto di quel "ness<strong>un</strong>o è come me".<br />

Era <strong>un</strong> altro aspetto che li rendeva compatibili.<br />

Chiuse gli occhi rivolgendo <strong>un</strong>a preghiera a chi<strong>un</strong>que fosse in ascolto, Ti prego, ti scongiuro,<br />

smettila di inviarmi segnali che noi due siamo fatti l'<strong>un</strong>o per l'altra. Sapeva già tutto per filo e per<br />

segno: aveva letto il libro, visto il film, comprato la colonna sonora, il DVD, la T-shirt, la tazza, il<br />

peluche e la guida introduttiva. Conosceva ogni motivo per cui lui e Xhex avrebbero potuto essere<br />

<strong>un</strong>a coppia perfetta.<br />

Ma proprio come era consapevole di tutto ciò che li accom<strong>un</strong>ava, gli era ancora più chiaro perché<br />

erano condannati a restare per sempre separati.<br />

«Stai bene?»<br />

La voce di Xhex era bassa e più vicina e, quando lui socchiuse le palpebre, vide che gli era<br />

praticamente seduta in braccio. Fece scorrere lo sguardo sul suo viso e sul suo corpo raggomitolato,<br />

fasciato di cuoio.<br />

Il dolore e la sensazione che il loro tempo insieme stesse per scadere lo spinse a liberarsi di ogni<br />

filtro, dicendo ciò che pensava veramente.<br />

Voglio stare dentro di te, quando arriviamo a casa, disse nella lingua dei segni. Appena mi avranno<br />

messo <strong>un</strong>a benda su questa cazzo di gamba, voglio entrare dentro di te.<br />

Lei era più che d'accordo, lo capì dall'odore penetrante che gli invase le narici.<br />

Finalmente <strong>un</strong>a buona notizia. Oltre al suo uccello, anche il suo morale si stava sollevando.


Capitolo 57<br />

Al primo piano della villa padronale di Eliahu Rathboone, Gregg Winn dovette aprire con due dita<br />

la porta della camera in cui aveva dormito con Holly, pregando di non rovesciarsi sulla gamba il<br />

caffè bollente. Aveva le mani occupate da due tazze piene della bevanda che aveva preparato da solo<br />

con la caffettiera a disposizione degli "ospiti" sulla credenza in sala da pranzo.<br />

Per cui Dio solo sapeva che sapore aveva.<br />

«Serve aiuto?» chiese Holly, alzando gli occhi dal portatile.<br />

«No.» Gregg chiuse la porta con <strong>un</strong> calcio e si avvicinò al letto. «Ce l'ho fatta.»<br />

«Come sei premuroso.»<br />

«Aspetta di assaggiarlo... col tuo ho dovuto arrangiarmi in qualche maniera», ribatté lui, porgendole<br />

quello più chiaro. «Non avevano il latte intero, che è quello che hai preso ieri a colazione. Così sono<br />

andato in cucina a prendere <strong>un</strong> po' di panna e <strong>un</strong> po' di latte scremato e poi li ho mescolati cercando<br />

di ottenere il colore giusto.» Annuì in direzione dello schermo del computer. «Cosa ne pensi di<br />

quelle inquadrature?»<br />

Holly guardò dentro la tazza, tenendola sollevata sopra la tastiera del Dell. All<strong>un</strong>gata sul letto, con la<br />

schiena appoggiata con-t ro la testiera ad analizzare i dati che lo ossessionavano, aveva <strong>un</strong>'aria sexy e<br />

intelligente.<br />

E sembrava non fidarsi di quello che le aveva dato.<br />

«Senti», disse Gregg, «assaggialo... se fa schifo andrò a svegliare il maggiordomo.»<br />

«Oh, non è per il caffè.» Holly chinò la testa bionda e lui la sentì sorseggiare. L' "ahhh" che seguì era<br />

più di quanto avrebbe potuto sperare. «Perfetto.»<br />

Gregg girò intorno al letto e andò a sistemarsi accanto a lei, sopra il piumone. Bevendo <strong>un</strong> sorso<br />

dalla sua tazza, decise che se la sua carriera televisiva andava a puttane aveva <strong>un</strong> futuro al banco di<br />

<strong>un</strong>o Starbucks. «Allora... dai, dimmi cosa ne pensi delle riprese.»<br />

Così dicendo, annuì in direzione dello schermo e di ciò che mostrava: la sera prima la telecamera<br />

aveva filmato qualc<strong>un</strong>o che attraversava il salotto e usciva dal portone. Poteva essere <strong>un</strong> cliente che si<br />

era alzato per <strong>un</strong>o sp<strong>un</strong>tino di mezzanotte, come aveva appena fatto Gregg... peccato che si era<br />

smaterializzato attraverso i pannelli di legno. Era svanito nel nulla.<br />

Come l'ombra fuori dalla camera di Holly, la prima notte. Non che gli facesse piacere ripensarci, a<br />

quell'ombra. O al sogno che lei diceva di aver fatto.<br />

«Non hai ritoccato niente?» chiese Holly.<br />

«No.»<br />

«Dio...»<br />

«Lo so, okay? E il network mi ha appena mandato <strong>un</strong>a e-mail, mentre ero giù da basso. Non stanno<br />

più nella pelle; a quanto pare in Internet sono già impazziti tutti per i promo... dobbiamo solo<br />

sperare che quel coso si ripresenti tra <strong>un</strong>a settimana, quando andremo in diretta. Sei sicura che il<br />

caffè va bene?»<br />

«Oh, sì, è... fantastico.» Holly lo guardò da sopra il bordo della tazza. «Sai, non ti ho mai visto così.»


Gregg si appoggiò all'indietro, contro i cuscini; non poteva che essere d'accordo. Difficile dire cos'era<br />

cambiato; com<strong>un</strong>que dentro di lui c'era stato <strong>un</strong> cambiamento.<br />

Holly bevve <strong>un</strong> altro sorso. «Sembri proprio diverso.»<br />

Non sapendo cosa dire, Gregg si mantenne sul terreno lavorativo. «Be', non ho mai pensato sul serio<br />

che i fantasmi esistessero.»<br />

«Ah no?»<br />

«Naa. Sai bene quanto me tutte le aggiustatine che ho dato alle riprese. Ma qui in questa casa...<br />

dammi retta, qui c'è qualcosa, e muoio dalla voglia di salire all'ultimo piano. Ho fatto questo sogno<br />

pazzesco in cui salivo di sopra...» Un mal di testa improvviso interruppe i suoi pensieri; Gregg si<br />

massaggiò la tempia, pensando che aveva sforzato troppo la vista: era stato al computer per<br />

settantadue ore di fila.<br />

«Il maggiordomo ha detto che è off limits.»<br />

«Già», fece Gregg. E non voleva contrariare troppo quel tipo. Avevano già <strong>un</strong> sacco di ottima TV da<br />

mostrare, non gli servivano altre riprese... e non aveva senso tirare troppo la corda. L'ultima cosa che<br />

voleva era mettersi nei guai con la direzione quando ormai erano a <strong>un</strong> passo dalla messa in onda.<br />

Ed era evidente che Mister Ordine e Pulizia non provava ness<strong>un</strong>a simpatia per loro.<br />

«Guarda, te lo faccio rivedere... ecco cosa mi lascia più sconcertato.» Gregg fece ripartire il file per<br />

riguardare <strong>un</strong>'altra volta la figura che spariva attraverso il robusto portone di legno. «E'<br />

assolutamente incredibile, giusto? Voglio dire... hai mai pensato di vedere <strong>un</strong>a cosa così?»<br />

«No.»<br />

Qualcosa nella voce di Holly lo spinse a voltarsi verso di lei. Holly stava guardando lui, non lo<br />

schermo, la tazza stretta sul cuore.<br />

«Cosa c'è?» fece Gregg, controllando se per caso si era rovesciato il caffè sulla camicia.<br />

«A dire il vero... è per il caffè.»<br />

«Retrogusto amaro?»<br />

«No, anzi...» Holly fece <strong>un</strong>a risatina e bevve <strong>un</strong> altro sorso. «Solo, non avrei mai immaginato che ti<br />

ricordassi che tipo di caffè mi piace, e ancor meno che ti prendessi il disturbo di prepararmelo. Ed è<br />

la prima volta che mi chiedi <strong>un</strong> parere sul lavoro.»<br />

Gesù... aveva ragione.<br />

Holly si strinse nelle spalle. «E non mi sorprende più di tanto che tu non abbia mai creduto in quello<br />

che facevi. Solo, sono contenta che adesso tu ci creda.»<br />

Incapace di mantenere il contatto visivo, Gregg volse lo sguardo oltre le loro due paia di piedi coperti<br />

dai calzettoni, verso le finestre in fondo alla stanza. Attraverso il pizzo delle tendine la l<strong>un</strong>a si vedeva<br />

appena, nient'altro che <strong>un</strong> debole chiarore sull'orizzonte buio.<br />

Holly si schiarì la gola. «Scusa se ti ho messo in imbarazzo.»<br />

«Oh... sì... no.» Gregg le prese la mano libera e la strinse forte. «Senti... c'è <strong>un</strong>a cosa che vorrei dirti.»<br />

La sentì irrigidirsi... allora erano in due. All'improvviso anche lui si stava facendo forza.<br />

Gregg si schiarì la voce nel silenzio di tomba. «Mi tingo i capelli.»<br />

Ci fu <strong>un</strong>a pausa carica di tensione... almeno da parte sua. Poi Holly scoppiò in <strong>un</strong>a risata<br />

gorgogliante, il tipo di risata allegra e rilassata che accompagna il senso di sollievo.<br />

Appoggiandosi contro di lui, fece scorrere le <strong>un</strong>ghie tra le onde falsamente scure. «Davvero?»<br />

«Ho le tempie grigie. Molto grigie. Ho cominciato a prendere provvedimenti <strong>un</strong> anno prima di<br />

conoscerti... tocca restare giovani, a Hollywood.»<br />

«Da chi vai? Perché non ti si vede mai la ricrescita.»


Con <strong>un</strong>'imprecazione, Gregg scese dal letto e si mise a rovistare fino in fondo alla valigia.<br />

Mostrandole la scatola in questione, farfugliò, «Tintura per capelli Just for Men, per soli uomini. Me<br />

li tingo da solo. Non voglio farmi beccare in qualche negozio di parrucchiere.»<br />

Holly fece <strong>un</strong> sorriso così largo che le si formarono delle ru-ghette intorno agli occhi. E, chi l'avrebbe<br />

mai detto, Gregg le trovò carine. Conferivano <strong>un</strong> certo carattere al suo viso grazioso.<br />

Abbassò gli occhi sulla scatola. Guardando il modello sulla confezione, venne assalito da tutta <strong>un</strong>a<br />

serie di verità, del tipo che semplicemente non poteva contrastare e neppure contestare. «Sai <strong>un</strong>a<br />

cosa? Odio le T-shirt Ed Hardy. Hanno dei colori assurdi, roba che ti brucia le retine. E i jeans effetto<br />

usato mi danno il prurito... e quei mocassini con la p<strong>un</strong>ta quadrata che porto sempre mi fanno male<br />

ai piedi. Sono stufo di essere sempre sospettoso di tutti e di lavorare per soldi solo per poterli<br />

spendere prima di tutti gli altri per comprare cose che l'anno venturo saranno passate di moda.»<br />

Ributtò la tintura per capelli in valigia, contento di poterla finalmente lasciare fuori all'aria aperta,<br />

per così dire. «E quei file al computer? Sono i primi che io e Stan non abbiamo manipolato. Per<br />

tantissimo tempo sono stato <strong>un</strong>a persona fasulla che lavorava per <strong>un</strong>'industria fasulla producendo<br />

roba fasulla. L'<strong>un</strong>ica cosa vera erano i quattrini, e sai <strong>un</strong>a cosa? Non so se questo fa ancora per me.»<br />

Detto ciò, tornò a letto; Holly finì il caffè, mise da parte computer e tazza e si stese sopra il suo petto.<br />

La migliore coperta che avesse mai avuto, pensò Gregg.<br />

«Cosa ti piacerebbe fare, allora?» chiese Holly.<br />

«Non lo so. Non questo. Be', in realtà questa storia del cacciatore di fantasmi comincia ad<br />

appassionarmi, ci sto prendendo gusto, diciamo. Fare ancora il produttore? Bah.» Guardando la<br />

sommità della testa di Holly, non potè fare a meno di sorridere. «Tu sei l'<strong>un</strong>ica a sapere dei miei<br />

capelli da vecchietto.»<br />

E aveva la strana sensazione che il segreto fosse al sicuro, con lei.<br />

«A me non importa», fece Holly, accarezzandogli i pettorali. «E non dovrebbe importare neanche a<br />

te.»<br />

«Com'è che non mi ero mai accorto che sei così intelligente?»<br />

Sentì risuonare attraverso il petto la risata di Holly. «Forse perché facevi lo scemo.»<br />

Gregg gettò la testa all'indietro, ridendo di gusto. «Già, forse.» La baciò sulla tempia. «Forse...<br />

decisamente. Però adesso ho chiuso con le scemenze.»<br />

Dio... ancora non sapeva bene cos'era cambiato. Be', tutto.., ma il motivo preciso restava <strong>un</strong> mistero.<br />

Era come se qualc<strong>un</strong>o gli avesse dato <strong>un</strong>a raddrizzata, ma non ricordava chi, dove o quando.<br />

Gli occhi gli caddero sul computer e ripensò a quell'ombra misteriosa. Per qualche motivo ebbe la<br />

visione di <strong>un</strong>o stanzoni-grande e vuoto, che faceva pensare a <strong>un</strong>a caverna, all'ultimo piano di quella<br />

casa... e di <strong>un</strong> uomo enorme seduto su <strong>un</strong>a sedia con <strong>un</strong> cono di luce che lo illuminava solo dalle<br />

ginocchia in giù.<br />

Poi l'uomo si sporgeva in avanti... nella luce...<br />

Il dolore alla testa gli fece temere che qualc<strong>un</strong>o gli avesse trafitto le tempie con <strong>un</strong> p<strong>un</strong>teruolo da<br />

ghiaccio, in stile Basic Instinct.<br />

«Stai bene?» chiese Holly, rizzandosi a sedere. «Ancora la testa?»<br />

Lui annuì, anche se il movimento gli diede il capogiro e il voltastomaco, neanche avesse tracannato<br />

del latte andato a male. «Già. Mi sa che ho bisogno di <strong>un</strong> nuovo paio di occhiali. Magari addirittura<br />

bifocali... mannaggia.»<br />

Holly gli accarezzò i capelli; quando Gregg la guardò negli occhi, il dolore lancinante si placò e lui<br />

sentì <strong>un</strong>a strana sensazione nel petto. Felicità? si chiese.


Sì. Per forza. Perché in tutta la sua vita da adulto aveva sperimentato l'intera gamma delle emozioni...<br />

e mai <strong>un</strong>a volta si era sentito così. Completo. Intero. In pace.<br />

«Holly, sei molto più di quello che pensavo», sussurrò, accarezzandole la guancia.<br />

I begli occhi di lei si velarono di lacrime. «E tu sei diventato proprio come volevo che fossi.»<br />

«Be', allora questo programma ci ha proprio cambiato la vita.» La baciò lentamente. «E io ho il finale<br />

perfetto.»<br />

«Davvero?»<br />

Gregg annuì, accostandole la bocca all'orecchio. In <strong>un</strong> sussurro disse, «Ti amo.»<br />

Era la prima volta che, pron<strong>un</strong>ciando quelle parole... era sincero.<br />

E mentre lei, con la voce rotta dalla commozione, diceva, «Ti amo anch'io», Gregg la baciò e la baciò<br />

di nuovo... con la sensazione di dovere quel momento magico a <strong>un</strong> fantasma.<br />

Alla fine veniva fuori che il suo Cupido era <strong>un</strong>a grossa ombra con <strong>un</strong> brutto caratteraccio. Che non<br />

esisteva nel mondo "reale".<br />

D'altra parte... le persone si mettono insieme per i motivi più strani, no? L'importante è che la coppia<br />

giusta possa vivere il suo romantico lieto fine. Le strade per cui i due piccioncini ci arrivano non<br />

contano poi tanto, in definitiva.<br />

E poi, adesso poteva smetterla di tingersi i capelli.<br />

Sì, la vita è bella. Specie se spegni l'ego... e nel letto hai la donna giusta per i motivi giusti.<br />

Questa volta non si sarebbe lasciato sfuggire Holly.<br />

E si sarebbe preso cura di lei nel modo giusto, proprio come lei si meritava, per... be', per sempre<br />

suonava bene, no?


Capitolo 58<br />

Nella clinica privata della confraternita, Xhex rimase al fianco di John mentre la dottoressa Jane gli<br />

faceva <strong>un</strong>a radiografia alla gamba. Una volta esaminate le lastre, la dottoressa non ci mise molto a<br />

concludere che doveva essere operato... perfino Xhex, malgrado il suo panico abituale per il luogo in<br />

cui si trovava, vedeva chiaramente il problema: il proiettile era troppo vicino all'osso per poter stare<br />

tranquilli.<br />

Mentre Jane chiamava Ehlena e poi andava a cambiarsi, Xhex incrociò le braccia sul petto e si mise a<br />

camminare avanti e indietro.<br />

Non riusciva a respirare. E questo anche prima di dare <strong>un</strong>'occhiata alla ferita alla gamba di John.<br />

Quando lui la chiamò con <strong>un</strong> fischio sommesso, lei scosse la testa e continuò a camminare in cerchio<br />

intorno alla stanza. Girare davanti a tutti gli armadietti di acciaio inox, con i loro sportelli di vetro e i<br />

medicinali in gabbia, non fu di grande aiuto: alla fine il suo cuore galoppava ancora più veloce, nel<br />

petto... martellava talmente forte, alla Bon Jovi, che i timpani facevano aerobica.<br />

Dio, stava lottando con la propria paura dal momento in cuiera entrata lì dentro insieme a John. E<br />

adesso che stavano per tagliarlo e ricucirlo...<br />

Avrebbe perso la testa, cazzo.<br />

Anche se, onestamente... se cercava di usare la logica, era pura follia. Primo, non era lei a dover<br />

subire l'intervento, secondo, lasciargli dentro quel pezzo di piombo non era <strong>un</strong>a buona idea e, terzo...<br />

svegliaaaaa... sarebbe stato operato da <strong>un</strong>a persona che aveva già ampiamente dimostrato di saperci<br />

fare con <strong>un</strong> bisturi in mano.<br />

Brava, complimenti. Peccato che le sue ghiandole surrenali, con<br />

<strong>un</strong> gestaccio a tutte quelle belle razionalizzazioni, continuarono imperterrite a pompare fiumi di<br />

adrenalina.<br />

Le fobie sono <strong>un</strong>o vero spasso.<br />

Il secondo fischio fu più imperioso; Xhex si fermò davanti a John e lo guardò in faccia. Era<br />

tranquillo e rilassato. Niente isterismi, niente crisi di panico, solo la calma accettazione di ciò che lo<br />

attendeva.<br />

Andrà tutto bene, disse nella lingua dei segni. ]ane l'ha già fatto <strong>un</strong> milione di volte.<br />

Gesù Cristo, dove diavolo era finita tutta l'aria della stanza? si chiese Xhex...<br />

Quasi avesse intuito che la stava perdendo, John fischiò di nuovo e tese la mano, serio.<br />

«John...» Quando non riuscì a tirare fuori niente di coerente, Xhex scosse la testa e ricominciò a<br />

camminare su e giù. Odiava tutto questo. Lo odiava, senza scherzi.<br />

La porta si spalancò e la dottoressa Jane entrò insieme a Eh-lena. Erano nel bel mezzo di <strong>un</strong>a<br />

discussione sulla procedura da seguire e John fischiò per chiamarle. Quando alzò l'indice per<br />

indicare che gli serviva <strong>un</strong> minuto, le due femmine annuirono e tornarono fuori.<br />

«Merda», esclamò Xhex, «non fermarle. Adesso mi passa.»<br />

Stava andando alla porta per far rientrare la dottoressa, quando <strong>un</strong>a specie di schianto riecheggiò<br />

nella stanza. Temendo che John fosse caduto dal lettino, Xhex si voltò di scatto...


No, aveva sferrato <strong>un</strong> pugno al tavolo d'acciaio inossidabile, lasciandoci il segno.<br />

Parlami, disse a gesti. Non le faccio tornare finché non parli.<br />

Lei aveva voglia di litigare e il vocabolario per farlo... solo la voce, evidentemente, le mancava. Per<br />

quanto si sforzasse, non riusciva a spiccicare parola.<br />

Fu allora che John spalancò le braccia.<br />

Maledicendosi, Xhex disse, «Adesso mi faccio coraggio. Sarò matura ed equilibrata. Non crederai ai<br />

tuoi occhi. Davvero. Sul serio.»<br />

Vieni qui, sillabò lui.<br />

«Oh... cavolo.» Xhex si arrese e andò ad abbracciarlo.<br />

«Queste cose mediche mi mettono in crisi», disse contro il suo collo. «Nel caso tu non l'abbia notato.<br />

Scusa, John... accidenti, ti deludo sempre, vero?»<br />

Lui la trattenne prima che potesse scostarsi. Tenendola ferma, con gli occhi disse, a gesti, Stanotte mi<br />

hai salvato la vita. Non sarei vivo, adesso, se tu non avessi lanciato quel coltello. Quindi non (' vero<br />

che mi deludi sempre... quanto a questo intervento, io non sono preoccupato e tu non sei costretta a<br />

guardare... vai ad aspettarmi su in casa. Finirà alla svelta. Non tormentarti.<br />

«Non voglio scappare via spaventata.» Muovendosi in fretta, per non dover pensare troppo e<br />

impedire anche a lui di farlo, gli prese la faccia tra le mani e lo baciò con trasporto. «Ma forse<br />

aspettare fuori è <strong>un</strong>a buona idea.»<br />

In fin dei conti, mica poteva costringere la dottoressa Jane a interrompersi nel bel mezzo<br />

dell'intervento per assistere <strong>un</strong>a spettatrice fifona con la nausea o il capogiro. O con <strong>un</strong>a<br />

commozione cerebrale perché quell'idiota era crollata per terra svenuta.<br />

Sì, forse è meglio, sillabò John.<br />

Xhex si staccò da lui e, mettendo <strong>un</strong> piede dopo l'altro, arrivò alla porta e fece entrare Ehlena e Jane.<br />

Quando la dottoressa le passò davanti, Xhex l'afferrò per <strong>un</strong> braccio.<br />

«Per favore...» Dio, cosa poteva dire?<br />

Jane annuì. «Ci penso io. Non si preoccupi.»<br />

Xhex inspirò a fondo, rabbrividendo. Chissà come diavolo sarebbe riuscita a superare l'attesa, lì fuori<br />

in corridoio. Sapendo come f<strong>un</strong>zionava il suo cervello, col lento scorrere dei minuti si sarebbe<br />

immaginata John che urlava in silenzio per il dolore e la dottoressa Jane che gli amputava tutta la<br />

gamba...<br />

«Xhex... le spiace se le do <strong>un</strong> suggerimento?» disse Jane.<br />

«Spari. In effetti... più che spararmi potrebbe mollarmi <strong>un</strong> cazzotto. Un bel montante forse mi<br />

aiuterebbe a darmi <strong>un</strong>a calmata.»<br />

Jane scosse la testa. «Perché non resta a guardare?»<br />

«Cosa?»<br />

«Stia qui a guardare quello che faccio, come lo faccio e perché lo faccio. Un mucchio di gente è<br />

terrorizzata da medici e ospedali... per ottimi motivi. Ma le fobie sono fobie, che a scatenarle sia <strong>un</strong><br />

aeroplano, <strong>un</strong> dentista o <strong>un</strong> medico... e la terapia dell'esposizione f<strong>un</strong>ziona. Se si elimina il mistero e<br />

la sensazione di non avere il controllo, la paura non ha più tanta presa.»<br />

«Bell'esempio di logica. Ma cosa succede se svengo?»<br />

«Se le gira la testa può sedersi e uscire quando vuole. Fare domande e guardare da sopra la mia<br />

spalla, se se la sente.»<br />

Xhex guardò John, e il suo solenne cenno di assenso segnò il suo destino. Sarebbe rimasta.<br />

«Devo cambiarmi?» chiese con <strong>un</strong>a voce che non riconobbe.


Merda, che roba da ragazzina. Tra <strong>un</strong> po', senza neancheaccorgersene, si sarebbe messa a frignare<br />

davanti alle pubblicità alla tele e a pitturarsi le <strong>un</strong>ghie. E si sarebbe comprata <strong>un</strong>a cazzo di pochette.<br />

«Sì, la voglio in camice. Mi segua.»<br />

Quando tornarono, cinque minuti dopo, Jane la portò al lavandino, le porse <strong>un</strong>a confezione sigillata<br />

contenente <strong>un</strong>a spugna imbevuta di Betadine e le mostrò come lavarsi con cura.<br />

«Ottimo lavoro.» La dottoressa chiuse l'acqua togliendo il piede da <strong>un</strong> pedale sul pavimento. «I<br />

guanti non le servono perché non deve operare.»<br />

«Ci può giurare. Mi dica, c'è <strong>un</strong> carrello per le emergenze a portata di mano, nel caso mi venga <strong>un</strong><br />

coccolone?»<br />

«Lì nell'angolo, e so usare il defibrillatore.» La dottoressa Jane si infilò <strong>un</strong> paio di guanti azzurri e<br />

andò da John. «Sei pronto? Dovremo metterti sotto sedativo. Visto dov'è il proiettile, dovrò incidere<br />

a fondo e non posso farlo senza anestesia totale.»<br />

Mi addormenti pure, dottoressa, disse John.<br />

La shellan di V gli posò <strong>un</strong>a mano sulla spalla, guardandolo dritto negli occhi. «Ci penso io, non<br />

preoccuparti.»<br />

Accigliandosi, Xhex si scoprì a provare <strong>un</strong> misto di soggezione e rispetto verso Jane. Mostrare tanta<br />

sicurezza, data la posta in gioco, era piuttosto sconcertante: se la dottoressa non faceva bene il suo<br />

lavoro, John poteva stare molto peggio di adesso, ma se l'intervento riusciva sarebbe tornato come<br />

nuovo.<br />

Questo sì che è potere, pensò Xhex. Agli antipodi di quello che faceva lei per professione... <strong>un</strong>a lama,<br />

nelle sue mani, era <strong>un</strong>o strumento ben diverso.<br />

Non c'era ness<strong>un</strong>a guarigione, nel suo caso.<br />

La dottoressa Jane diede inizio a <strong>un</strong>a radiocronaca in diretta, con voce forte e calma. «In <strong>un</strong> ospedale<br />

umano sarebbe presente <strong>un</strong> anestesista, ma voi vampiri tendete a essere molto stabili sotto<br />

anestesia... cadete in <strong>un</strong>a specie di letargo. Non capisco come f<strong>un</strong>zioni, ma mi agevola nel lavoro.»<br />

Mentre Jane parlava, Ehlena aiutò John a levarsi la maglietta e i pantaloni di pelle, che la dottoressa<br />

aveva tagliato; poi stese dei teli azzurri sopra il suo corpo nudo e avviò <strong>un</strong>a flebo.<br />

Xhex cercò di smetterla di guardarsi intorno frenetica, ma con scarsi risultati. C'erano troppe<br />

minacce, lì dentro, tutti quei bisturi, quegli aghi e...<br />

«Perché?» chiese, sforzandosi di reagire. «Questa differenza tra le specie, voglio dire.»<br />

«Non ne ho la più pallida idea. Voi avete <strong>un</strong> cuore con sei cavità mentre il nostro ne ha quattro. Voi<br />

avete due fegati, noi <strong>un</strong>o. Voi non vi ammalate di cancro o di diabete.»<br />

«Non ne so molto, sul cancro.»<br />

La dottoressa Jane scosse la testa. «Magari riuscissimo a sconfiggerlo in tutti quelli che ce l'hanno. È<br />

<strong>un</strong>a brutta bestia, glielo dico io. Quello che succede è che si verifica <strong>un</strong>a mutazione cellulare per<br />

cui...»<br />

La dottoressa continuò a parlare, ma adesso muoveva le mani sui carrelli di acciaio inossidabile che<br />

erano stati spinti vicino a John, riordinando gli strumenti che doveva usare. Quando rivolse <strong>un</strong><br />

cenno del capo a Ehlena, quest'ultima si avvicinò alla testa di John e gli coprì il volto con <strong>un</strong>a<br />

mascherina di plastica trasparente.<br />

La dottoressa si avvicinò alla flebo con <strong>un</strong>a siringa piena di <strong>un</strong> liquido lattiginoso. «Sei pronto,<br />

John?» quando lui le diede l'okay, lei premette lo stantuffo.<br />

John guardò Xhex e le strizzò l'occhio. Poi perse conoscenza.<br />

«Per prima cosa occorre disinfettare», spiegò la dottoressa Jane, aprendo <strong>un</strong> pacchetto da cui estrasse


<strong>un</strong>a spugna marrone scuro. «Perché non si mette lì, di fronte a me? Questo si chiama Beta-dine, è lo<br />

stesso disinfettante con cui ci siamo lavate le mani, solo che non è sotto forma di sapone.»<br />

Mentre la dottoressa passava la soluzione antisettica intorno alla ferita prodotta dalla pallottola,<br />

lasciando sulla pelle larghe strisce di <strong>un</strong> marrone rossiccio, Xhex girò intorno al lettino con passo<br />

malfermo.<br />

In effetti quella era <strong>un</strong>a posizione migliore. Era proprio accanto a <strong>un</strong> contenitore arancione per<br />

rifiuti biologici... così se le veniva da vomitare era già a posto.<br />

«Il motivo per cui il proiettile va rimosso è che col tempo potrebbe causare dei problemi. Nel caso di<br />

<strong>un</strong> paziente meno attivo, potrei lasciarlo dov'è, ma ritengo che con <strong>un</strong> soldato sia meglio prendere<br />

tutte le precauzioni. In più, voi guarite così in fetta.» La dottoressa buttò la spugna nel contenitore<br />

accanto a Xhex. «In base alla mia esperienza con i vampiri, qualsiasi lesione all'osso guarirà entro<br />

domani sera.»<br />

Xhex si chiese se la dottoressa o l'infermiera si rendevano conto che il pavimento sotto i loro piedi<br />

dondolava come se fosse appoggiato sull'acqua. Perché sembrava proprio di stare sul ponte di <strong>un</strong>a<br />

nave.<br />

Lanciò <strong>un</strong>a rapida occhiata alle due professioniste: sembravano salde come querce.<br />

«Ora pratico <strong>un</strong>'incisione», spiegò la dottoressa, chinandosi sulla gamba col bisturi in mano. «Ecco.<br />

Quella che vedrà subito sotto la pelle è la fascia, la membrana esterna più robusta che avvolge i<br />

muscoli e tiene insieme quello che abbiamo dentro. Un umano nella media avrebbe delle cellule<br />

adipose tra i due strati, ma John è in splendida forma. Sotto la fascia c'è il muscolo.»<br />

Xhex si piegò all'altezza della vita, intenzionata a buttare lì <strong>un</strong>'occhiatina veloce... ma poi rimase<br />

ferma così.<br />

Quando la dottoressa Jane praticò <strong>un</strong>'altra incisione col bisturi, la membrana fibrosa si ritrasse,<br />

mettendo in evidenza i fasci muscolari rosa scuro... con <strong>un</strong> foro dentro. Osservando il danno<br />

interno, Xhex fu assalita dall'impulso di uccidere da capo quel lesser. Gesù, aveva ragione Rhage.<br />

Cinque centimetri più su e più a sinistra e John sarebbe stato...<br />

Già, meglio non pensarci, si disse, spostandosi per migliorare la visuale.<br />

«Aspirare», ordinò la dottoressa.<br />

Si sentì come <strong>un</strong> sibilo ed Ehlena infilò nell'incisione <strong>un</strong> tubicino bianco che risucchiò il sangue<br />

rosso di John.<br />

«Ora userò il dito per sondare... a volte toccare con mano è la cosa migliore...»<br />

Xhex finì con l'assistere a tutto l'intervento. Dall'inizio alla fine, dalla prima incisione all'ultimo<br />

p<strong>un</strong>to di sutura, con in mezzo l'estrazione del proiettile.<br />

«... e con questo abbiamo finito», dichiarò la dottoressa Jane più o meno tre quarti d'ora dopo.<br />

Mentre Ehlena bendava la gamba di John e la dottoressa ricalibrava il liquido che gli stavano<br />

pompando nelle vene, Xhex prese la pallottola dal vassoio e la esaminò con attenzione. Era così<br />

piccola. Così maledettamente piccola. Ma capace di provocare devastazioni letali.<br />

«Ottimo lavoro, dottoressa», disse brusca, infilandosi il proiettile in tasca.<br />

«Adesso lo sveglio, così potrà guardarlo negli occhi e avere la conferma che sta davvero bene.»<br />

«Legge nel pensiero?»<br />

La dottoressa alzò su di lei due occhi che sembravano vecchissimi. «No. Ho solo accumulato <strong>un</strong>a<br />

grande esperienza con familiari e amici di pazienti. Lei ha bisogno di vedere gli occhi di John prima<br />

di tirare <strong>un</strong> sospiro di sollievo. E lui proverà lo stesso sollievo quando la guarderà in faccia.»<br />

John riprese conoscenza circa otto minuti dopo. Xhex lo aveva cronometrato, controllando l'orologio


alla parete.<br />

Quando sollevò le palpebre, lei era lì, vicino alla sua testa, e gli teneva la mano. «Ehi... sei tornato.»<br />

Lui era intontito, com'era prevedibile. Ma quello sguardo azzurro vivo era esattamente com'era<br />

sempre stato, e il modo in cui le strinse la mano non lasciava spazio a dubbi... era tornato alla<br />

grande.<br />

Il respiro che Xhex non si era accorta di trattenere, lentamente riprese a fluire dai polmoni, <strong>un</strong><br />

enorme sollievo la tirò su di morale, neanche il suo cuore fosse partito su <strong>un</strong> razzo per la l<strong>un</strong>a. La<br />

dottoressa Jane aveva avuto ragione a farla restare. Appena si era lasciata coinvolgere ascoltando,<br />

guardando e imparando, il panico era diminuito fino a ridursi a <strong>un</strong> lieve fastidio facile da dominare.<br />

E poi è affascinante scoprire com'è fatto <strong>un</strong> corpo.<br />

Okay? sillabò John.<br />

«Sì, la dottoressa ha estratto il proiettile senza problemi...»<br />

John scosse la testa. Tu? Okay?<br />

Porca... miseria, pensò lei. John era proprio <strong>un</strong>a persona di valore.<br />

«Sì», disse brusca. «Sì, sto bene... grazie di avermelo chiesto.»<br />

Guardandolo, si rese conto che non si era soffermata troppo a riflettere come gli aveva salvato la vita.<br />

Aveva sempre saputo di essere brava col coltello, ma mai si sarebbe<br />

immaginata che quel talento potesse essere tanto cruciale, come invece si era rivelato alla<br />

fattoria in quella frazione di secondo.<br />

Un battito di ciglia più tardi e... addio John. Per tutti, per sempre.<br />

In eterno.<br />

Il solo pensiero bastò a farla ripiombare nel panico; aveva le mani sudate e il cuore, più che battere,<br />

dava i numeri. Alla fine di tutta quella vicenda ogn<strong>un</strong>o sarebbe andato per la sua strada, lo sapeva...<br />

ma non aveva la minima importanza se pensava a <strong>un</strong> mondo in cui John non respirava, non rideva,<br />

non combatteva e non dispensava gentilezze a tutti quelli che lo circondavano.<br />

Cosa c'è? sillabò lui.<br />

Lei scosse la testa. «Niente.»<br />

Già, che bugia.<br />

Era tutto.


Capitolo 59<br />

Utilizzarono la carrozza rimasta accanto alle stalle per scortare la fanciulla a casa della sua famiglia.<br />

Tohrment salì a cassetta e impugnò le redini mentre Darius si accomodava all'interno insieme alla<br />

fanciulla; si augurava di poterle recare qualche conforto, pur sapendo di averne ben poco da offrire.<br />

Il viaggio era l<strong>un</strong>go e il rombo degli zoccoli, il cigolio del sedile e il clangore dei finimenti rendevano<br />

difficoltosa ogni conversazione.<br />

Quant<strong>un</strong>que, Darius sapeva bene che, anche con <strong>un</strong> mezzo di trasporto silenzioso come <strong>un</strong> sussurro<br />

e immoto come l'acqua dentro <strong>un</strong> calice, il loro prezioso carico non avrebbe proferito parola. La<br />

figlia di Sampsone aveva rifiutato cibo e acqua, limitandosi a fissare il paesaggio, mentre<br />

galoppavano spediti attraverso campagne, villaggi e foreste, diretti verso sud.<br />

Darius arguì che il symphath, in qualche modo, le avesse incatenato la mente subito dopo averla<br />

catturata, supposto che la carrozza fosse il mezzo utilizzato dalla coppia per recarsi in quella dimora<br />

di pietra... onde evitare il rischio che lei si smaterializzasse, liberandosi da quegli angusti confini.<br />

Tragico a dirsi, siffatta sortita ora non era da temere, essendo ella così debole... sebbene ciò gli desse<br />

da pensare. L'espressione afflitta e rassegnata della fanciulla lasciava intuire che si sentisse<br />

prigioniera, pur avendo ritrovato la libertà.<br />

Darius era stato tentato di farsi precedere da Tohrment con la buona novella, per ann<strong>un</strong>ciare al<br />

padre e alla madre che la loro figliola era stata tratta in salvo, ma non aveva osato. Molte cose<br />

potevano ancora accadere l<strong>un</strong>go il tragitto e Tohrment gli serviva per condurre la carrozza mentre<br />

lui badava alla fanciulla. Umani, lesser e symphath erano <strong>un</strong>a minaccia costante, d<strong>un</strong>que sia lui sia<br />

Tohr avevano estratto le armi, e tuttavia avrebbe gradito dei<br />

rinforzi. Se solo ci fosse stato <strong>un</strong> modo per far accorrere gli altri fratelli.,.<br />

Era quasi l'alba allorché il cavallo, stremato, entrò nel villaggio ai margini del quale sorgeva la<br />

dimora della fanciulla.<br />

Ella parve aver riconosciuto il luogo poiché alzò la testa e mosse le labbra, spalancando gli occhi<br />

colmi di lacrime.<br />

Chinandosi in avanti a mani tese, Darius disse, «Tranquillizzatevi... sarà...»<br />

Quand'ella lo guardò, Darius vide il grido serrato dentro la sua anima. No, sillabò, muta.<br />

Indi si smaterializzò dalla carrozza.<br />

Imprecando, Darius picchiò sulla fiancata col pugno. Non appena Tohrment arrestò il cavallo con<br />

gran fragore, Darius balzò giù...<br />

Non era andata lontano.<br />

Nel campo sulla sinistra comparve il balenare bianco della camicia da notte e Darius la seguì,<br />

muovendosi spedito quand'ella prese a correre. Mancando di vigore, procedeva con passo malfermo,<br />

come chi brama disperatamente la fuga ma è ferito, ed egli la lasciò andare finché potè.<br />

Era stato allora, avrebbe riflettuto in seguito Darius, durante la folle corsa cui la sventurata aveva<br />

sottoposto entrambi, che aveva compreso con certezza: la fanciulla non poteva tornare a casa. Non<br />

per ciò che aveva patito... ma per il frutto del suo calvario.


Quando incespicò e cadde al suolo, non fece nulla per coprirsi il ventre.<br />

Continuò a strisciare per terra, conficcando le <strong>un</strong>ghie nel terreno, ma Darius, semplicemente, non<br />

tollerava più la vista di tali e tanti sforzi.<br />

«Fermatevi», disse, sollevandola dall'erba ghiacciata. «Fermatevi ora...»<br />

La fanciulla lottò con tutte le forze di <strong>un</strong> cerbiatto, poi giacque immobile tra le sue braccia. In<br />

quell'attimo sospeso, respirava con affanno, col cuore che batteva all'impazzata. Darius vedeva il<br />

palpito della giugulare al chiaro di l<strong>un</strong>a, sentiva il fremito nelle sue vene...<br />

«Non riportatemi là... neppure all'imbocco del viale. Non riportatemi a casa», implorò lei con voce<br />

debole, ma ferma e decisa.<br />

«Non potete dire sul serio.» Con delicatezza, Darius le scostò i capelli dal viso e d'<strong>un</strong> tratto<br />

rammentò le ciocche bionde intrappolate nella spazzola, in camera sua. Quante cose erano mutate<br />

dall'ultima volta che si era seduta davanti allo specchio della toletta, appre standosi a trascorrere la<br />

serata con la sua famiglia. «Avete patito troppo per pensare in modo lucido. Dovete riposare e...»<br />

«Se mi riportate là, fuggirò di nuovo. Non imponete a mio padre <strong>un</strong> tale dolore.»<br />

«Voi dovete andare a casa...»<br />

«Io non ho <strong>un</strong>a casa. Non più. Mai più.»<br />

«Non è necessario divulgare quanto è accaduto. Che non sia stato <strong>un</strong> vampiro a rapirvi ci torna utile,<br />

poiché ness<strong>un</strong>o saprà mai...»<br />

«Io reco in grembo il figlio del symphath.» I suoi occhi si fecero duri e gelidi. «La notte che mi ha<br />

usato violenza è sopraggi<strong>un</strong>to il periodo del bisogno e, da allora, non ho più sanguinato come accade<br />

alle femmine. Sono incinta di suo figlio.»<br />

L'ansito inorridito di Darius risuonò nel silenzio della notte, il fiato caldo formò <strong>un</strong>a nuvola di<br />

vapore nell'aria fredda. Ebbene, ciò cambiava tutto, in verità. Se la poveretta portava a termine la<br />

gravidanza, c'era la possibilità che la creatura venuta al mondo passasse per vampiro, ma con tali<br />

meticci non v'era certezza. Impossibile prevedere quale lato del loro essere avrebbe prevalso,<br />

potevano pendere da <strong>un</strong>a parte come dall'altra.<br />

Forse, tuttavia, esisteva <strong>un</strong> modo per implorare la sua famiglia.<br />

La fanciulla si aggrappò ai baveri del pesante cappotto di Darius. «Lasciatemi qui al sole. Lasciatemi<br />

alla morte che tanto agogno. Mi taglierei la gola, se potessi, ma non ho <strong>un</strong> braccio e <strong>un</strong>a spalla così<br />

forti.»<br />

Darius si volse a guardare Tohrment, che attendeva accanto alla carrozza. Facendogli cenno di<br />

avvicinarsi, disse alla fanciulla. «Lasciate che parli con vostro padre. Lasciate che vi spiani la strada.»<br />

«Non mi perdonerà mai.»<br />

«Voi non avete ness<strong>un</strong>a colpa.»<br />

«Poco importa di chi è la colpa, ciò che conta è l'esito di questa vicenda», ribatté cupa lei.<br />

Tohrment si smaterializzò e riprese forma davanti a loro. «Accompagnala alla carrozza e poi<br />

spostatevi tutti e due in mezzo a quegli alberi» disse Darius, raddrizzandosi. «Io vado da suo padre.»<br />

Tohrment si chinò e, non senza imbarazzo, sollevò la fanciulla tra le braccia. Nella stretta robusta ma<br />

delicata del giovane, la figlia di Sampsone ripiombò nell'apatia in cui aveva trascorso il viaggio di<br />

ritorno a casa, gli occhi aperti ma assenti, la testa ciondolante di lato.<br />

«Abbi cura di lei», si raccomandò Darius, avvolgendola più stretta nell'ampia camicia da notte.<br />

«Torno subito.»<br />

«Non temete», lo rassicurò Tohrment, avviandosi attraverso il prato.<br />

Darius rimase <strong>un</strong> istante a guardarli, poi si lanciò sulle ali del vento, riprendendo forma sui terreni


della tenuta di Sampsone. Andò dritto al portone e picchiò col grosso batacchio a forma di testa di<br />

Icone.<br />

Quando il maggiordomo spalancò l'uscio, fu subito chiaro che in casa era in corso qualcosa di<br />

terribile. Il suo pallore era quello della nebbia e gli tremavano le mani.<br />

«Signore! Oh, siate benedetto, entrate, presto.»<br />

Darius varcò la soglia, accigliato. «Cosa è...»<br />

Il padrone di casa emerse dal salottino.., seguito dappresso dal<br />

symphath, il cui figlio aveva innescato quella tragica concatenazione di eventi.<br />

«Cosa ci fate voi qui?» lo apostrofò Darius.<br />

«Mio figlio è morto? Lo avete ucciso?»<br />

Darius sfoderò <strong>un</strong>o dei pugnali neri che teneva agganciati al petto col manico all'ingiù. «Sì.»<br />

Il symphath annuì reciso, all'apparenza incurante. Dannati rettili. Non nutrivano d<strong>un</strong>que sentimenti<br />

per la loro prole?<br />

«E la ragazza», proseguì il divoratore di peccati. «Che ne è stato di lei?»<br />

Darius, lesto, si protesse la mente con l'immagine di <strong>un</strong> melo in fiore... I symphath sono in grado di<br />

leggere ben più delle emozioni, e lui era a conoscenza di particolari che non intendeva condividere.<br />

Senza rispondere guardò Sampsone, il quale appariva invecchiato di centomila anni. «E viva. Vostra<br />

figlia è... viva e in buona salute.»<br />

Il symphath fluttuò leggero verso la porta, la l<strong>un</strong>ga veste che strisciava sul pavimento di marmo.<br />

«D<strong>un</strong>que siamo pari. Mio figlio è morto e la sua progenie rovinata.»<br />

Sampsone si prese il volto tra le mani; Darius si precipitò dal divoratore di peccati, agguantandolo<br />

per <strong>un</strong> braccio e bloccandolo appena oltre la soglia. «Non dovevate palesarvi. Questa famiglia ha già<br />

sofferto abbastanza.»<br />

«Oh, ma ho dovuto farlo.» Il symphath sorrise. «Le perdite vanno condivise equamente. Il cuore di<br />

<strong>un</strong> guerriero non può negare siffatta verità.»<br />

«Bastardo.»<br />

Il divoratore di peccati si protese verso di lui. «Preferite forse che la induca a togliersi la vita? È<br />

<strong>un</strong>'altra via che avrei potuto percorrere.»<br />

«Quella poveretta non ha fatto nulla per meritare tutto ciò. E così pure gli altri membri della sua<br />

famiglia.»<br />

«Ah, davvero? Forse mio figlio ha soltanto preso quanto ella gli offrì...»<br />

Darius afferrò il symphath con entrambe le mani e, dopo averlo voltato, lo spinse con forza contro<br />

<strong>un</strong>a delle imponenti colonne che sorreggevano l'enorme peso della magione. «Ora potrei ucciderti.»<br />

Il divoratore di peccati sorrise di nuovo. «Veramente? Io non lo credo. Il vostro onore non vi<br />

consente di togliere la vita a <strong>un</strong> innocente, e io non ho fatto nulla di male.»<br />

Ciò detto, il divoratore di peccati si smaterializzò, sfuggendo alla stretta di Darius, e riprese forma<br />

sul prato laterale. «Auguro a quella femmina <strong>un</strong>a vita di patimenti. Possa ella vivere a l<strong>un</strong>go e portare<br />

il suo fardello senza grazia. E ora vado senza altro indugio a occuparmi delle spoglie di mio figlio.»<br />

Il symphath svanì come se non fosse mai esistito... eppure gli strascichi delle sue azioni apparvero<br />

evidenti appena Darius guardò oltre la porta aperta: il padrone di casa stava piangendo sulla spalla<br />

del domestico, i due si consolavano a vicenda.<br />

Darius varcò l'arco del sontuoso ingresso; il rumore dei suoi stivali indusse il patriarca della famiglia<br />

ad alzare la testa.<br />

Sampsone si staccò dal fedele doggen senza curarsi di fermare le lacrime o di celare il suo dolore, e


gli andò incontro.<br />

«Vi pagherò», disse, prima che Darius potesse parlare.<br />

«Per cosa?» chiese Darius, accigliandosi..<br />

«Per... portarla via e provvedere a che abbia <strong>un</strong> tetto sopra la testa», spiegò Sampsone; poi, rivolto al<br />

domestico, ordinò, «Vai ad aprire i forzieri e...»<br />

Darius si fece avanti e strinse in <strong>un</strong>a morsa la spalla di Sampsone. «Cosa dite? Lei è viva. Vostra figlia<br />

è viva e dovrebbe vivere sotto questo tetto e dentro queste mura. Voi siete suo padre.»<br />

«Andate e portatela via con voi. Vi supplico. Sua madre... non sopravviverebbe a tutto ciò.<br />

Permettetemi di offrirvi...»<br />

«Siete <strong>un</strong>a sciagura», sibilò Darius, disgustato. «Una sciagura e <strong>un</strong> disonore per la vostra stirpe.»<br />

«No», ribatté Sampsone. «Lei lo è. Ora e per sempre.»<br />

Sulle prime, Darius restò senza parole per lo sconcerto. Pur conoscendo i valori degradati della<br />

glymera, e avendoli subiti in prima persona, rimase di nuovo scioccato. «Voi e quel symphath avete<br />

molto in com<strong>un</strong>e.»<br />

«Come osate...»<br />

«Ness<strong>un</strong>o dei due ha il cuore di piangere la propria discendenza.»<br />

Darius si avviò alla porta e non si fermò allorché Sampsone gridò, «Il denaro! Permettetemi di darvi<br />

il denaro!»<br />

Non fidandosi delle proprie reazioni, Darius si smaterializzò verso la valle boscosa che aveva lasciato<br />

qualche minuto prima. Riprese forma accanto alla carrozza col cuore in fiamme. Essendo stato<br />

anch'egli abbandonato, conosceva bene le tribolazioni di chi è privo di radici e solo al mondo. E tutto<br />

ciò senza l'aggi<strong>un</strong>ta del fardello che la fanciulla recava, letteralmente, dentro di sé.<br />

Malgrado il sole minacciasse già di levarsi all'orizzonte, si concesse <strong>un</strong> attimo per ricomporsi e<br />

formulare ciò che poteva dire...<br />

Da dietro la tendina al finestrino della carrozza gli gi<strong>un</strong>se la voce della fanciulla. «Vi ha detto di<br />

portarmi via, vero?»<br />

In verità, Darius si avvide che non v'era modo di esporre quanto era accaduto sotto <strong>un</strong>a luce più<br />

benevola.<br />

Posò il palmo sul legno freddo dello sportello della carrozza. «Mi prenderò cura di voi. Provvederò<br />

io ad accudirvi e proteggervi.»<br />

«Perché... ?» fu il quesito struggente.<br />

«In verità... è cosa buona e giusta.»<br />

«Siete <strong>un</strong> eroe. Ma colei che volete salvare non si cura del dono che le offrite.»<br />

«Imparerete. Col tempo... imparerete a curarvene.»<br />

Non ottenendo risposta, Darius con <strong>un</strong> balzo salì a cassetta e afferrò le redini. «Andremo a casa<br />

mia.»<br />

Il tintinnio dei finimenti e lo scalpiccio del cavallo sullo sterrato li accompagnarono fuori dai boschi<br />

e l<strong>un</strong>go il tragitto. Darius prese <strong>un</strong>a strada diversa, tenendosi a distanza dalla dimora di Sampsone,<br />

da <strong>un</strong>a famiglia che aveva più a cuore le aspettative sociali dei vincoli di sangue.<br />

Quanto al denaro, Darius non era ricco, ma preferiva mozzarsi la mano con cui brandiva il pugnale<br />

piuttosto che accettare <strong>un</strong> solo centesimo da <strong>un</strong> padre tanto pusillanime.


Capitolo 60<br />

Quando John fece per rizzarsi a sedere sulla lettiga, Xhex l'aiutò e lui rimase sorpreso dalla sua<br />

forza: appena sentì la sua mano in mezzo alla schiena, gli parve che tutto il busto venisse sostenuto.<br />

D'altronde, come lei stessa aveva spesso ripetuto, non era <strong>un</strong>a femmina normale.<br />

La dottoressa Jane cominciò a spiegargli cosa c'era sotto la fasciatura e come regolarsi con<br />

l'incisione... ma lui non la seguiva.<br />

Voleva fare sesso. Con Xhex. Subito.<br />

Era più o meno tutto ciò che sapeva e che gli importava... e quel bisogno carnale era mooolto più che<br />

<strong>un</strong>a semplice erezione in cerca di <strong>un</strong> garage dove parcheggiare. Non c'è come <strong>un</strong> incontro<br />

ravvicinato con la morte per farti venire voglia di vivere a pieno ritmo, e fare sesso con la persona<br />

che ti piace è il modo migliore per esprimere questa bramosia.<br />

Appena Xhex colse l'odore del desiderio che evidentemente stava emanando le brillarono gli occhi.<br />

«Devi stare fermo per altri dieci minuti», gli raccomandò la dottoressa Jane, cominciando a mettere i<br />

ferri nell'autoclave. «Poi potrai riposare qui, nel letto della clinica.»<br />

Andiamo, disse John, rivolto a Xhex.<br />

Buttare le gambe giù dal tavolo operatorio gli procurò <strong>un</strong>a fitta lancinante... ahia, che male... John si<br />

bloccò per <strong>un</strong> attimo, ma il dolore non lo fece recedere minimamente dal suo proposito. In<br />

compenso, attirò l'attenzione di tutti i presenti. Mentre Xhex lo sorreggeva con <strong>un</strong>'imprecazione, la<br />

dottoressa attaccò con la solita solfa della serie "sdraiati amico"... ma John non aveva intenzione di<br />

rimettersi giù.<br />

Non avrebbe <strong>un</strong>a vestaglia da darmi per uscire di qui? chiese nella<br />

lingua dei segni, ben sapendo di avere <strong>un</strong>a vistosa erezione e niente con cui nasconderla.<br />

Quella richiesta diede luogo a <strong>un</strong>'accesa discussione, ma alla fine Jane alzò le mani in segno di resa<br />

come a dire che, se voleva comportarsi da idiota, lei non poteva impedirglielo. A <strong>un</strong> suo gesto di<br />

assenso, Ehlena scomparve e tornò con qualcosa di morbido, vaporoso e grande abbastanza da<br />

coprirlo... dalla clavicola a, forse, metà coscia. E per di più rosa.<br />

Era chiaramente la versione intimo-notte di <strong>un</strong> berretto da somaro, <strong>un</strong>a sorta di vendetta per il suo<br />

rifiuto di restare in clinica. Si poteva supporre che il vestiario da Barbie gli ammosciasse l'erezione...<br />

invece, niente da fare.<br />

Davanti a quell'affronto alla sua virilità, il suo uccello tenne duro.<br />

John era quasi fiero di quel bastardo.<br />

Grazie, disse, facendosi scivolare la vestaglia sulle spalle. Tirandola <strong>un</strong> po', riuscì a chiuderla sul<br />

petto e a coprirsi le vergogne, laggiù in basso. Appena appena.<br />

La dottoressa Jane si appoggiò contro il bancone, incrociando le braccia sul petto. «Non c'è proprio<br />

niente che possa convincerti a restare qui ancora <strong>un</strong> po'? O a usare le stampelle? O... a restare ancora<br />

<strong>un</strong> po'?»<br />

Sto bene... com<strong>un</strong>que grazie.<br />

La dottoressa scosse la testa. «Voi fratelli siete tutti dei gran rompiscatole.»


D'<strong>un</strong> tratto, John sentì <strong>un</strong>a fitta che non aveva niente a che fare con la gamba. Non sono <strong>un</strong> fratello.<br />

Ma non credo che metterò in dubbio la seconda parte della sua affermazione.<br />

«Saggia decisione. E dovresti esserlo. Un fratello, intendo.»<br />

John sollevò il fondoschiena e, con delicatezza, scese dal tavolo, senza perdere d'occhio il davanti<br />

della vestaglia. Per fort<strong>un</strong>a Miss Leziosa dell'Anno non si aprì, evitando di scandalizzare le signori<br />

presenti, e restò chiusa anche quando Xhex si infilò sotto il suo braccio.<br />

Cavolo... era la stampella migliore che potesse desiderare: mentre camminavano verso la porta<br />

sostenne gran parte del suo peso. Insieme arrivarono fino all'ufficio, s'infilarono nell'armadio e<br />

sbucarono nel t<strong>un</strong>nel.<br />

Dopo neanche dieci metri, John si fermò, fece voltare Xhex in modo da averla di fronte, e poi...<br />

Spense le luci. Tutte quante.<br />

A <strong>un</strong> suo comando, le lampade fluorescenti sul soffitto si spensero <strong>un</strong>a dopo l'altra, a cominciare dal<br />

paio proprio sopra le loro teste e poi via via tutte le altre, in entrambe le direzioni. Mentre tutto<br />

sprofondava nell'oscurità, lui agì in fretta, e anche lei. Sapevano perfettamente che la dottoressa Jane<br />

ed Ehlena erano indaffarate a pulire la sala operatoria e ne avrebbero avuto per almeno <strong>un</strong>'altra<br />

mezz'ora. E su in casa era in corso l'Ultimo Pasto, quindi ness<strong>un</strong>o si stava allenando, stava per<br />

scendere ad allenarsi o si stava facendo <strong>un</strong>a doccia nello spogliatoio dopo essersi allenato.<br />

Avevano <strong>un</strong>a finestra temporale limitata.<br />

Il buio era la chiave.<br />

Malgrado la differenza di statura che, sebbene Xhex fosse alta quasi <strong>un</strong> metro e ottanta, era di <strong>un</strong>a<br />

quindicina di centimetri, John trovò la sua bocca neanche avesse <strong>un</strong> riflettore p<strong>un</strong>tato sulle labbra.<br />

La baciò con trasporto, infilandole la lingua in bocca, e lei emise <strong>un</strong> gemito gutturale aggrappandosi<br />

alle sue spalle.<br />

In quel limbo meraviglioso, in quello spazio indefinito che non era né di là né di qua, a <strong>un</strong> passo<br />

dalla strada che avevano convenuto di percorrere, John liberò il vampiro innamorato che aveva<br />

dentro, scatenandosi per cavalcare l'onda del momento che avevano vissuto alla fattoria...<br />

Il momento in cui il pugnale di Xhex si era staccato dal suo palmo volando nell'aria... e regalandogli<br />

altre notti da vivere.<br />

Fece scivolare il palmo sul suo seno e, trovato il capezzolo turgido, lo sfregò col pollice, smanioso di<br />

posare la bocca dove adesso c'erano le dita. Per fort<strong>un</strong>a Xhex aveva lasciato il giubbotto e le armi su<br />

in casa, nell'atrio, così tra lui e la sua pelle c'era solo la canotta attillata.<br />

Aveva voglia di strapparla sul davanti come aveva già fatto <strong>un</strong>a volta, ma sarebbe servito solo a<br />

placare momentaneamente il suo appetito finché non fossero approdati alla privacy della sua stanza:<br />

invece di ridurla a brandelli, fece scivolare le mani verso il basso e poi sotto la canotta, quindi la tirò<br />

su fino a liberare i seni. Caaaaazzo... Xhex non portava il reggiseno neanche quando combatteva e,<br />

per qualche motivo, John lo trovò eccitante da morire.<br />

Non che avesse bisogno di afrodisiaci, con lei.<br />

Mentre i loro baci riecheggiavano nel t<strong>un</strong>nel, John pizzicò i capezzoli pronti per le sue labbra,<br />

strusciando l'erezione contro di lei. E, neanche a dirlo, Xhex colse al volo l'input che lui non si era<br />

neanche reso conto di aver lanciato e fece scorrere la mano l<strong>un</strong>go il suo addome, fino a...<br />

John gettò la testa all'indietro, la scarica elettrica che gli corse su per la sua spina dorsale così potente<br />

da costringerlo a interrompere il bacio.<br />

Prima che potesse dire Scopami senza pietà, Xhex lo spinse indietro contro il muro del t<strong>un</strong>nel e gli<br />

aprì la vestaglia. John sentì sulla pelle l'aria fredda. Lei muoveva le labbra sul suo petto, tracciando


con le zanne due sentieri gemelli che facevano fremere ogni nervo del suo corpo... specie quelli in<br />

cima all'uccello.<br />

John si lasciò sfuggire <strong>un</strong> grido silenzioso quando la bocca calda e umida di lei trovò il membro duro<br />

e rovente, scivolando giù sopra di esso, prendendolo tutto in bocca, avviluppandolo nel proprio<br />

calore e succhiandolo. Poi, con <strong>un</strong> movimento lento e regolare, si ritrasse finché il glande emerse<br />

dalle labbra con <strong>un</strong> lieve schiocco... e lei lo leccò, girandoci intorno con la lingua. Mentre Xhex se lo<br />

lavorava, John teneva gli occhi aperti ma, nell'oscurità che li circondava, gli sembrava di avere le<br />

palpebre abbassate... e, oh, cavolo, la cecità era l'ideale, in quella situazione: aveva <strong>un</strong>'immagine<br />

molto chiara di come Xhex doveva apparire, in ginocchio davanti alle sue gambe spalancate, la<br />

canotta sollevata sopra i seni, i capezzoli ancora duri e diritti, la testa che andava avanti e indietro,<br />

avanti e indietro.<br />

I seni che ballonzolavano a ogni movimento.<br />

Ansimando, John ebbe la sensazione che il suo peso fosse equamente distribuito tra la gamba ferita e<br />

quella sana ma, a parte quello che gli stava facendo Xhex, non sentiva nient'altro. Avrebbe potuto<br />

andare a fuoco, che cavolo, per quel che ne sapeva e che gliene fregava.<br />

Stava andando a fuoco, in effetti... e le fiamme divennero ancora più roventi appena Xhex piegò<br />

l'erezione contro il basso ventre e fece scorrere la lingua fino ai due pesi gemelli sotto il pene. Uno<br />

dopo l'altro, li prese in bocca e poi ricominciò a leccargli l'uccello.<br />

Prese il ritmo e lui non durò a l<strong>un</strong>go. Leccava e succhiava, leccava e succhiava, leccava...<br />

John inarcò la schiena e venne, picchiando i palmi contro il muro.<br />

Alla fine, la tirò su in piedi e la baciò a l<strong>un</strong>go e appassionatamente... con <strong>un</strong>a mezza idea di<br />

ricambiare il favore...<br />

Xhex gli morse di proposito il labbro inferiore e poi leccò la minuscola ferita. «A letto. Subito.»<br />

Ricevuto.<br />

John riaccese le luci sul soffitto e quasi di corsa tornarono verso casa.<br />

Buffo, la gamba acciaccata non gli diede il minimo fastidio.<br />

Blay rimase fuori dalla stanza che era stata assegnata a Saxton durante e dopo il nutrimento, ma non<br />

aveva il permesso di uscire di casa per ritrovare <strong>un</strong> po' di serenità. In base all'Antica Legge, il cugino<br />

di Qhuinn era considerato <strong>un</strong> suo ospite nella residenza della Prima Famiglia e, in quanto tale, il<br />

protocollo gli imponeva di restare dentro casa.<br />

Almeno combattere insieme agli altri gli avrebbe dato <strong>un</strong> senso di compiutezza, facendo anche<br />

passare il tempo più in fretta.<br />

Dopo l'arrivo di Phury con Selena e le presentazioni di rito, Blay era andato in camera sua e aveva<br />

cercato di ritrovare <strong>un</strong> po'<br />

di pace rimettendo a posto la stanza. Purtroppo il numero della serie "La Cameriera Perfetta" non<br />

era durato più di due minuti, riducendosi alla sistemazione sul comodino del libro che stava<br />

leggendo... e allo spostamento di <strong>un</strong> paio di calzini di seta nera dal cassetto dei colorati a quello di<br />

sotto.<br />

Uno degli svantaggi di essere ordinati è che non c'è mai granché da fare sul fronte del rassettare.<br />

Si era anche tagliato i capelli da non molto. Le <strong>un</strong>ghie erano a posto. Non aveva neanche il problema<br />

dei peli superflui perché i vampiri, a parte la testa, sono glabri.<br />

Di solito, per ammazzare il tempo, telefonava ai suoi per scambiarsi gli ultimi aggiornamenti, ma<br />

con quello che gli passava per la testa era escluso che chiamasse il numero della casa sicura di<br />

famiglia. Come bugiardo faceva pena e non aveva intenzione di mandare in paranoia mamma e papà


saltandosene fuori con <strong>un</strong>a cosa del tipo: ehi, ragazzi, questa qui ancora non la sapete, ma sono gay...<br />

e sto pensando di uscire col cugino di Qhuinn.<br />

Oh, lui è qui, a proposito.<br />

Si sta nutrendo.<br />

Dio, l'idea che Saxton stesse succhiando dalla vena di qualc<strong>un</strong>o era erotica da matti... anche se la<br />

vena era quella di Selena.<br />

E anche se dentro con loro due c'era Phury. Per senso del decoro più che per proteggere lei,<br />

naturalmente.<br />

Per cui no, neanche a parlarne, doveva stare alla larga da quella stanza. Gli mancava solo di eccitarsi<br />

davanti a <strong>un</strong> pubblico.<br />

Controllò l'orologio. Camminò avanti e indietro. Cercò di guardare la televisione. Prese per <strong>un</strong> po' il<br />

libro che aveva rimesso a posto.<br />

Ogni tanto la suoneria del cellulare lo avvisava che erano arrivati dei rapporti dal campo di battaglia,<br />

ness<strong>un</strong>o dei quali l'aiutò a placare la sua irrequietezza. I fratelli inviavano regolarmente dei<br />

com<strong>un</strong>icati per aggiornare tutti in tempo reale e le cose non stavano andando benissimo: John era<br />

stato ferito, perciò lui, Xhex e Qhuinn erano giù alla clinica con la dottoressa Jane. Il raid alla fattoria<br />

era riuscito, ma solo fino a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to... il sospetto Fore-lesser era ancora latitante e non tutte le<br />

nuove reclute trovate sul posto erano state eliminate. L'indirizzo collegato a quell'auto da corsa<br />

truccata non aveva prodotto niente di utile. La tensione era alle stelle.<br />

Blay controllò l'orologio da polso. Poi quello appeso al muro.<br />

E gli venne voglia di urlare.<br />

Cristo, era passato <strong>un</strong> secolo da quando Saxton e Selena avevano cominciato. Perché ness<strong>un</strong>o era<br />

passato ad avvertirlo quando avevano finito?<br />

Era andato storto qualcosa? Dopo aver esaminato le sue ferite, la dottoressa Jane aveva detto che<br />

Saxton non era in pericolo di<br />

vita e che nutrirsi lo avrebbe messo sulla via della guarigione...<br />

D'altro canto, se c'era <strong>un</strong> fratello che poteva andare d'accordo con Saxton, era ilPrimale. Phury<br />

adorava l'opera lirica, l'arte e le buone letture. Forse quei due si erano messi a chiacchierare, dopo?<br />

A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to, non sopportando più la propria compagnia, Blay scese in cucina, dove i doggen<br />

stavano preparando l'Ultimo Pasto. Cercò di rendersi utile, offrendosi di mettere in tavola i piatti o<br />

l'argenteria, di tagliare le verdure o spennellare di grasso i tacchini che stavano arrostendo... ma i<br />

domestici si innervosirono al p<strong>un</strong>to che preferì rin<strong>un</strong>ciare.<br />

Dio, se c'è <strong>un</strong>a cosa che scombussola <strong>un</strong> doggen è che qualc<strong>un</strong>o si offra di dargli <strong>un</strong>a mano,<br />

garantito. Per natura, i doggen non tollerano che chi deve avvalersi dei loro servigi faccia altro che<br />

lasciarsi servire... ma non sopportano neanche di declinare <strong>un</strong>a richiesta avanzata dalla suddetta<br />

persona.<br />

Prima che l'agitazione generale portasse a bruciare la cena e forse addirittura a <strong>un</strong> suicidio di massa,<br />

Blay lasciò la dispensa e uscì dalla sala da pranzo...<br />

La porta del vestibolo si aprì e si chiuse e Qhuinn attraversò a grandi passi il pavimento a mosaico<br />

dell'atrio.<br />

Aveva faccia, mani e calzoni macchiati di sangue... Sangue rosso, fresco e lucido.<br />

Del tipo umano.<br />

Il primo impulso di Blay fu di chiamarlo ad alta voce, ma si trattenne perché non voleva attirare<br />

troppa attenzione sul fatto che, evidentemente, Qhuinn non era al fianco di John.


Non c'erano molti esemplari di Homo Sapiens, giù nella clinica del centro di addestramento.<br />

E, in teoria, Qhuinn si era appena scontrato con i nuovi iniziati della Lessening Society, il cui sangue<br />

era nero.<br />

Blay infilò le scale e lo raggi<strong>un</strong>se proprio davanti allo studio di Wrath, le cui porte per fort<strong>un</strong>a erano<br />

chiuse. «Cosa diavolo ti è successo?»<br />

Qhuinn proseguì imperterrito verso la sua stanza. Entrando, fece per sbattergli la porta in faccia.<br />

Eh, no, bello, non ci provare, pensò Blay, infilandosi dentro con <strong>un</strong>a spinta. «Cos'è tutto quel<br />

sangue?»<br />

«Non sono dell'umore adatto», bofonchiò Qhuinn, cominciando a spogliarsi.<br />

Buttò il giubbotto di cuoio sul cassettone, si tolse le armi davanti alla scrivania e scalciò via gli stivali<br />

a metà strada dal bagno. La T-shirt, lanciata sopra la spalla, finì sopra <strong>un</strong>a lampada.<br />

«Perché hai le mani sporche di sangue?» lo incalzò Blay.<br />

«Non sono affari tuoi.»<br />

«Che cosa hai fatto?» Anche se ormai aveva la sensazione di saperlo. «Cosa cavolo hai fatto?»<br />

Quando Qhuinn si sporse dentro alla doccia per far scendere l'acqua, i muscoli l<strong>un</strong>go la spina<br />

dorsale si fletterono sopra la cintola dei calzoni di pelle.<br />

Dio, quel sangue rosso era anche in altri p<strong>un</strong>ti, notò Blay, il che lo indusse a chiedersi fin dove si era<br />

spinta la scazzottata.<br />

«Come sta il tuo ragazzo?»<br />

Blay si accigliò. «Il mio... ah, Saxton.»<br />

«Già. "Ah. Saxton."» Dal box doccia cominciò a uscire il vapore; la nebbiolina salì verso l'alto per poi<br />

calare in mezzo a loro. «Come se la passa?»<br />

«Credo che ormai abbia finito di nutrirsi.»<br />

Qhuinn p<strong>un</strong>tò lo sguardo bicolore su <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to dietro la testa di Blay. «Spero che si senta meglio.»<br />

Mentre se ne stavano così, <strong>un</strong>o di fronte all'altro, Blay dovette massaggiarsi il petto, tanto gli faceva<br />

male. «Lo hai ucciso?»<br />

«Ucciso? Chi?» Qhuinn si mise le mani sui fianchi; i pettorali si gonfiarono e le luci sopra i lavandini<br />

diedero risalto ai capezzoli coi piercing. «Non so di chi parli.»<br />

«Piantala di dire cazzate. Saxton vorrà saperlo.»<br />

«Sei protettivo nei suoi confronti, eh?» Non c'era ostilità in quel commento, solo <strong>un</strong>a insolita<br />

rassegnazione. «Okay, d'accordo. Non ho ucciso ness<strong>un</strong>o. Ma ho dato a quello stronzo omofobico<br />

qualcosa a cui pensare, oltre al cancro alla gola che gli faranno venire quei sigari. Non ammetto che<br />

si manchi di rispetto ai membri della mia famiglia.» Qhuinn si voltò. «E poi... be', cazzo, che tu ci<br />

creda o no, non mi piace vederti sconvolto. Se Saxton fosse rimasto là mezzo morto anche dopo il<br />

sorgere del sole? O se degli umani lo avessero trovato? Tu non ti saresti mai ripreso. Non potevo non<br />

fargliela pagare.><br />

Dio, proprio tipico di quel figlio di puttana. Fare la cosa sbagliata per <strong>un</strong> motivo più che giusto...<br />

«Ti amo», sussurrò Blay, così sottovoce che lo scroscio dell'acqua nella doccia sovrastò le parole.<br />

«Senti, ho bisogno di farmi <strong>un</strong>a doccia», disse Qhuinn. «Voglio levarmi di dosso questo schifo. E poi<br />

ho bisogno di dormire.»<br />

«Sì. Okay. Vuoi che ti porti qualcosa da mangiare?»<br />

«Sto bene così. Grazie.»<br />

Prima di uscire, Blay si voltò per <strong>un</strong>'ultima occhiata. Qhuinn si stava togliendo i calzoni e il suo<br />

fondoschiena fece <strong>un</strong>a comparsa spettacolare.


Con la testa ancora voltata, Blay uscì dal bagno senza incidenti, ma andò a sbattere contro la<br />

scrivania e dovette agguantare al volo la lampada prima che cadesse per terra. Raddrizzandola, tolse<br />

la maglietta che ci era atterrata sopra e, come <strong>un</strong>a checca patetica, si portò il morbido cotone alle<br />

narici per respirare l'odore di Qhuinn.<br />

Chiuse gli occhi, stringendosi al petto l'indumento che era stato a contatto della pelle di Qhuinn e<br />

ascoltando il rumore dell'acqua che cadeva in scrosci irregolari mentre l'amico si lavava.<br />

Rimase a l<strong>un</strong>go così, chissà per quanto, sospeso nel purgatorio della serie "così vicini eppure così<br />

lontani". Ciò che lo spinse a rimettersi in moto fu la paura che Qhuinn lo beccasse e vedesse<br />

quant'era smidollato. Rimettendo con cautela la maglietta sulla lampada, si costrinse ad andare alla<br />

porta.<br />

Era più o meno a metà strada quando la vide.<br />

Sul letto.<br />

La fusciacca bianca era rimasta impigliata tra le lenzuola, <strong>un</strong>a striscia di stoffa sgualcita tra le tante.<br />

Spostò gli occhi <strong>un</strong> po' più su e notò le impronte lasciate da due teste sulla coppia di guanciali vicini.<br />

Chiaramente l'Eletta Layla aveva dimenticato la cintura della veste, quando se n'era andata. Cosa che<br />

poteva succedere solo se, prima, era nuda.<br />

Blay si mise di nuovo la mano sul cuore; il senso di costrizione lo faceva sentire come sott'acqua...<br />

con la superficie dell'oceano lontana, lontanissima, sopra di lui.<br />

In bagno il rubinetto della doccia venne chiuso e si udì il rumore di <strong>un</strong> asciugamano che sbatteva.<br />

Passando accanto a quel letto logorato dall'uso, Blay uscì.<br />

Era ignaro di aver preso <strong>un</strong>a decisione consapevole, ma i suoi piedi seguivano <strong>un</strong>a direzione ben<br />

precisa; era evidente. Si fermarono due stanze più in là, l<strong>un</strong>go il corridoio, poi la mano si alzò da sola<br />

e bussò piano. Quando udì <strong>un</strong>a risposta soffocata, Blay aprì la porta. La stanza, dall'altra parte, era<br />

buia e aveva <strong>un</strong> odore divino... mentre se ne stava fermo sulla soglia, la luce del corridoio proiettò la<br />

sua ombra fino ai piedi del letto.<br />

«Tempismo perfetto, se ne sono appena andati.» La voce sensuale di Saxton racchiudeva la promessa<br />

di cose che Blay desiderava. «Sei venuto a vedere come sto?» «Sì.»<br />

Seguì <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pausa. «Allora chiudi la porta, che ti faccio vedere.»<br />

Blay strinse la mano sulla maniglia fino a far scrocchiare le nocche.<br />

Poi entrò e chiuse la porta. Scalciando via le scarpe, tirò il chiavistello.<br />

Per non essere disturbato.<br />

[eBL 086]


Capitolo 61<br />

Dall'Altra Parte, Payne, seduta sul bordo della vasca dei riflessi, guardava il proprio viso nell'acqua<br />

immota. Riconosceva i capelli neri, gli occhi di diamante e i lineamenti marcati.<br />

Sapeva anche troppo bene chi erano suo padre e sua madre.<br />

Poteva enumerare i giorni della sua storia fino a quel momento.<br />

Eppure le pareva di non sapere chi fosse veramente. Per molti versi, più di quanti la confortasse<br />

elencare, non era altro che quell'eco sulla superficie della vasca, <strong>un</strong>'immagine priva di profondità e di<br />

sostanza... che non avrebbe lasciato nulla di permanente dietro di sé, alla sua dipartita.<br />

Alle sue spalle gi<strong>un</strong>se Layla, che incrociò i suoi occhi nello specchio d'acqua.<br />

In seguito, Payne avrebbe riflettuto che era stato il sorriso di Layla a cambiare tutto. C'era di più,<br />

naturalmente... ma l'espressione radiosa della sorella era ciò che in ultima istanza l'aveva convinta a<br />

farsi travolgere dai venti del cambiamento, la leggera spinta che l'aveva fatta precipitare giù dalla<br />

scogliera.<br />

Quel sorriso era reale.<br />

«Salve, sorella», l'apostrofò Layla. «Ti stavo cercando.»<br />

«E, ahimè, mi hai trovata.» Payne si costrinse a voltarsi a guardare l'Eletta. «Ti prego, siediti qui con<br />

me. Deduco dalla tua allegria che il tuo tempo con quel maschio continua sereno.»<br />

Layla si sedette solo <strong>un</strong> attimo, ma poi l'impeto della sua gioia la spinse a rialzarsi in piedi. «Oh, sì, è<br />

così. E proprio così, sì. Deve chiamarmi quest'oggi, tra breve, e tornerò da lui. Oh, sorella cara, non<br />

puoi immaginare... cosa significhi essere stretta entro <strong>un</strong> cerchio di fuoco eppure emergerne illesa e<br />

sopraffatta dalla felicità. È <strong>un</strong> miracolo. Una benedizione.»<br />

Payne si voltò ancora verso l'acqua e guardò il suo riflesso che si accigliava. «Posso rivolgerti <strong>un</strong>a<br />

domanda personale?»<br />

«Naturalmente, sorella.» Layla andò a sedersi di nuovo sul bordo di marmo bianco della vasca.<br />

«Qual<strong>un</strong>que cosa.»<br />

«Pensi di <strong>un</strong>irti a lui? Non solo di accoppiarti con lui... ma di diventare la sua shellan?»<br />

«Ebbene, sì. Naturalmente. Ma sto aspettando il momento propizio per affrontare l'argomento.»<br />

«Cosa farai... se ti dice di no?» Quando il volto di Layla rimase raggelato, come se lei non avesse mai<br />

considerato tale eventualità, Payne ebbe la sensazione di aver schiacciato <strong>un</strong> bocciolo di rosa nel<br />

palmo. «Oh, accidenti a me... non intendevo turbarti. Solo...»<br />

«No, no.» Layla inspirò a fondo per farsi forza. «So bene com'è fatto il tuo cuore e in esso non v'è<br />

traccia di crudeltà. Ecco perché sento di poterti parlare in assoluta sincerità.»<br />

«Dimentica ciò che ti ho chiesto, ti prego.»<br />

«Io... noi non abbiamo ancora avuto <strong>un</strong> vero rapporto», disse Layla fissando la vasca.<br />

Payne inarcò le sopracciglia, sbalordita. Se solo il preludio dell'evento suscitava tanta esultanza, l'atto<br />

in se stesso doveva essere incredibile.<br />

Almeno per <strong>un</strong>a femmina come quella che aveva di fronte.<br />

Layla si strinse le braccia intorno al corpo; senza dubbio stava ricordando la stretta di <strong>un</strong> paio di


accia molto più forti. «Io avrei voluto, ma lui si ritrae. Spero... credo che sia perché prima desidera<br />

celebrare la nostra <strong>un</strong>ione in modo consono, con ima cerimonia.»<br />

Payne sentì il peso spaventoso della premonizione. «Attenta, sorella. Tu sei <strong>un</strong> animo gentile.»<br />

Layla si alzò in piedi, il sorriso ormai mesto. «Sì, è vero. Ma preferisco avere il cuore infranto<br />

piuttosto che inviolato, e so che per ricevere bisogna prima chiedere.»<br />

L'Eletta appariva così sicura e determinata che, all'ombra del suo coraggio, Payne si sentì piccola.<br />

Piccola e debole.<br />

Chi era lei? Un riflesso? Oppure <strong>un</strong>a realtà?<br />

D'improvviso si alzò. «Mi permetti di prendere congedo?»<br />

Layla parve sorpresa, ma si piegò in <strong>un</strong> profondo inchino. «Ma naturalmente. E ti prego di<br />

perdonare le mie farneticazioni, non intendevo offenderti...»<br />

D'impulso, Payne l'abbracciò. «Non mi hai affatto offesa. Non temere. E ti faccio i miei migliori<br />

auguri con il tuo vampiro. Sarebbe fort<strong>un</strong>ato ad averti, in verità.»<br />

Prima che <strong>un</strong>a delle due potesse aggi<strong>un</strong>gere altro, Payne si allontanò, oltrepassando lesta il<br />

dormitorio e risalendo ancora più in fretta la collina che conduceva al Tempio del Primale. Superato<br />

quel sacro luogo di accoppiamenti ormai in disuso, entrò nella corte di marmo di sua madre e<br />

percorse tutto il colonnato.<br />

L'uscio di modeste dimensioni che si apriva sugli appartamenti privati della Vergine Scriba non era<br />

ciò che ci si sarebbe aspettati all'ingresso di <strong>un</strong>o spazio tanto divino. Ma quando tutto il mondo ti<br />

appartiene, non hai nulla da dimostrare, giusto?<br />

Payne non bussò. Dato ciò che si apprestava a fare, la sconvenienza di <strong>un</strong>'irruzione improvvisa era<br />

talmente in fondo alla lista dei suoi peccati che a stento lo considerava tale.<br />

«Madre», chiamò, entrando nella stanza immacolata e deserta.<br />

Dovette attendere a l<strong>un</strong>go prima di ottenere risposta; la voce che le gi<strong>un</strong>se era disincarnata. «Sì,<br />

figliola.»<br />

«Lasciami andare via di qui. Subito.»<br />

Qual<strong>un</strong>que conseguenza ricadesse sul suo capo a seguito di quel rinnovato scontro era preferibile a<br />

<strong>un</strong>'esistenza tanto castrata.<br />

«Buttami fuori», insistette, rivolta alle mura spoglie e alla nonaria. «Lasciami andare. Non tornerò<br />

mai più, se è ciò che desideri. Ma non resterò qui <strong>un</strong> minuto di più.»<br />

In <strong>un</strong> lampo luminoso la Vergine Scriba apparve davanti a lei, senza la veste nera che indossava di<br />

solito. Payne era più che sicura che ness<strong>un</strong>o vedesse mai sua madre com'era veramente, energia<br />

senza forma.<br />

Non più brillante, tuttavia. Fioca, ormai, poco più che <strong>un</strong>'increspatura di calore.<br />

La differenza era impressionante e placò in parte il furore di Payne. «Madre... lasciami andare. Ti<br />

prego.»<br />

La risposta della Vergine Scriba tardò ad arrivare. «Mi dispiace. Non posso accontentarti.»<br />

Payne scoprì le zanne. «Che tu sia maledetta, fallo e basta. Lasciami uscire di qui, altrimenti...»<br />

«Non c'è ness<strong>un</strong> "altrimenti", figliola diletta.» La flebile voce della Vergine Scriba si spense, poi<br />

tornò. «Tu devi restare qui. È il destino che lo impone.»<br />

«Il destino di chi? Il tuo o il mio?» Payne sferzò col taglio della mano quella quiete paralitica.<br />

«Perché io qui non vivo veramente, e che razza di destino è questo?»<br />

«Mi dispiace.»<br />

E quella fu la fine della discussione... almeno per quanto riguardava sua madre. Con <strong>un</strong>a scintilla, la


Vergine Scriba svanì.<br />

«Liberami! Accidenti a te! Liberami!» urlò a squarciagola Payne in quel vasto vuoto candido.<br />

Quasi si aspettava di essere giustiziata seduta stante, ma così la tortura sarebbe cessata, e dove<br />

sarebbe stato il divertimento?<br />

«Madre!»<br />

Non ottenendo risposta, Payne si voltò di scatto. All'inferno; che voglia di scagliare qualcosa... ma<br />

non c'era nulla su cui mettere le mani e la cosa la colpì con <strong>un</strong>a violenza simbolica che trovò voce in<br />

<strong>un</strong> grido nella sua testa: lì non c'era niente per lei, non c'era assolutamente niente per lei.<br />

Andò alla porta e scatenò la sua ira scardinandola e scaraventandola dentro la stanza fredda e vuota.<br />

Il pannello bianco rimbalzò due volte prima di scivolare liberamente attraverso quella distesa priva<br />

di ostacoli, come <strong>un</strong> ciottolo sulla superficie di <strong>un</strong>o stagno immoto.<br />

Avanzando a grandi passi verso la fontana, Payne udì <strong>un</strong>a serie di scatti e, quando si volse, vide che il<br />

portale si era aggiustato da solo, ricostruendo come per magia i cardini sfondati e ricomponendosi<br />

esattamente com'era prima, senza neanche <strong>un</strong> graffio.<br />

Sentì montare dentro di sé <strong>un</strong>a furia che la soffocava, facendole tremare le mani.<br />

Con la coda dell'occhio scorse <strong>un</strong>a figura vestita di nero che risaliva il colonnato, ma non era sua<br />

madre. Era solo No'One con <strong>un</strong>a cesta di offerte per la Vergine Scriba, l'andatura claudicante la<br />

faceva ondeggiare da <strong>un</strong>a parte all'altra.<br />

La vista dell'Eletta sventurata ed esclusa rinfocolò ancor di più la sua rabbia...<br />

«Payne?»<br />

Il suono di quella voce profonda le fece voltare la testa: Wrath era fermo vicino all'albero bianco<br />

carico di uccellini variopinti, la sua figura imponente dominava la corte.<br />

Payne si avventò contro di lui, trasformandolo in <strong>un</strong> bersaglio contro cui sfogarsi. Avvertendo la<br />

violenza e la furia del suo approccio, il re cieco in <strong>un</strong> batter d'occhio si mise in guardia, forte,<br />

preparato e pronto.<br />

Payne gli scaricò addosso tutta la rabbia che aveva in corpo in <strong>un</strong> vortice inarrestabile, facendo<br />

volare calci e pugni che Wrath respingeva con gli avambracci e schivava chinando il busto e la testa.<br />

Sempre più veloce, più aggressiva e letale, lei continuò ad accanirsi contro di lui, costringendolo a<br />

rispondere colpo su colpo per non rischiare di rimanere gravemente ferito. Il primo pugno poderoso<br />

del re la centrò alla spalla, facendole perdere l'equilibrio... ma Payne si riprese in fretta, voltandosi di<br />

scatto con <strong>un</strong> calcio al volo.<br />

L'impatto sull'addome del re gli strappò <strong>un</strong> grugnito... almeno finché Payne, dopo <strong>un</strong> altro mezzo<br />

giro su se stessa, non lo colpi al volto con le nocche. Wrath imprecò, sputando sangue, le lenii scure<br />

che volavano via dagli occhi.<br />

«Ma che cazzo, Pay...»<br />

Senza dargli il tempo di terminare il suo nome, lei gli piombò addosso afferrandolo per la vita e<br />

trascinando indietro il suo peso enorme. Non ci fu vera lotta, tuttavia: era <strong>un</strong>o scontro impari.<br />

Wrath, grosso il doppio di lei, ribaltò facilmente la situazione, staccandosela di dosso e<br />

costringendola a voltarsi per trattenerla, schiena contro petto.<br />

«Che cazzo di problema hai?» le ringhiò all'orecchio.<br />

Con <strong>un</strong>a testata all'indietro, lei lo colpì in faccia e, per <strong>un</strong>a frazione di secondo, lui allentò la presa.<br />

Bastò questo a permetterle di liberarsi. Utilizzando il fisico solido come <strong>un</strong>a quercia di Wrath come<br />

<strong>un</strong>a piattaforma da cui spiccare il volo, Payne...<br />

Sottovalutò lo slancio che si era data. Invece di atterrare perpendicolare al suolo, si sbilanciò in


avanti... e in questo modo prese <strong>un</strong>a brutta storta alla caviglia, ruzzolando su <strong>un</strong> fianco.<br />

Nel cadere colpì il bordo di marmo della fontana, ma l'impatto fu peggiore che se fosse caduta di<br />

piatto.<br />

Il crac della schiena risuonò forte come <strong>un</strong> grido.<br />

E altrettanto forte fu il dolore.


Capitolo 62<br />

Quando Lash si svegliò nel suo rifugio, alla topaia, la prima cosa che fece fu guardarsi le braccia.<br />

Oltre alle mani e ai polsi, anche gli avambracci adesso erano delle ombre, forme simili allo smog che<br />

si muovevano quando diceva loro di farlo e che a <strong>un</strong> suo comando potevano essere nient'altro che<br />

aria oppure sostenere <strong>un</strong> peso.<br />

Si rizzò a sedere e, spingendo via la coperta che si era tirato addosso, si alzò in piedi. Come<br />

prevedibile, anche i piedi erano spariti. Il che era <strong>un</strong> bene, ma... merda, quanto sarebbe durata la<br />

metamorfosi? Se il suo corpo aveva ancora <strong>un</strong>a forma fisica, <strong>un</strong> battito cardiaco e bisogni come<br />

mangiare, bere e dormire, doveva dedurne che non era del tutto al riparo da pallottole e coltelli.<br />

In più, francamente, con tutti i pezzi che si era perso per strada, lo smaltimento dei rifiuti biologici<br />

era <strong>un</strong> bello schifo.<br />

Il materasso su cui aveva dormito era diventato il più grande pannolone del pianeta.<br />

Un cigolio dall'esterno lo attirò verso le veneziane; allargò <strong>un</strong>a lamella con le sue non-dita.<br />

Attraverso lo spiraglio guardò gli umani affrontare <strong>un</strong> altro dei loro miserabili giorni tutti uguali,<br />

muovendosi in auto o in bicicletta. Poveri scemi, con le loro vite piccole e meschine. Alzarsi. Andare<br />

al lavoro. Tornare a casa. Lamentarsi della giornata appena trascorsa. Svegliarsi la mattina dopo per<br />

ricominciare tutto da capo.<br />

Nel veder passare <strong>un</strong>a Pontiac, impiantò <strong>un</strong> pensiero nella mente del guidatore... e sorrise quando la<br />

berlina, sbandando, uscì dalla sua corsia di marcia, salì sul marciapiede e centrò in pieno la villetta a<br />

due piani dall'altra parte della strada. La macchina si schianto a tutta velocità contro <strong>un</strong>a fila di<br />

finestre, sfondando i vetri e le intelaiature di legno, mentre nell'abitacolo si gonfiavano gli airbag.<br />

Meglio di <strong>un</strong>a tazza di caffè, per cominciare la giornata.<br />

Lash si voltò e andò al cassettone, accendendo il portatile che aveva trovato nel bagagliaio della<br />

Mercedes. La compravendita di droga che aveva interrotto tornando a casa era stata proficua: gli<br />

aveva fruttato duemila dollari, oltre a qualche pasticca di ossicodone ed ecstasy e a dodici panetti di<br />

crack. Ma soprattutto, Lash aveva fatto cadere in trance i due spacciatori e il cliente, li aveva fatti<br />

salire sulla AMG, li aveva portati fin lì e trasformati in lesser.<br />

Avevano vomitato tutta notte riducendo il bagno <strong>un</strong>o schifo, ma sinceramente ormai ne aveva<br />

abbastanza di quella casa e stava meditando di darle fuoco.<br />

Così... adesso disponeva di <strong>un</strong>a squadra di quattro elementi. Ness<strong>un</strong>o di loro si era offerto<br />

volontario, ma dopo averli dissanguati e riportati in "vita", aveva promesso loro di tutto e di più. E,<br />

neanche a dirlo, i tossici che spacciano per soddisfare la loro dipendenza sono pronti a credere a<br />

qual<strong>un</strong>que cosa. Basta vendergli <strong>un</strong> futuro... dopo avergli fatto venire la cacarella.<br />

Cosa che per lui non era affatto <strong>un</strong> problema. Naturalmente se l'erano fatta addosso dalla paura,<br />

quando lo avevano visto in faccia, ma avevano avuto tante di quelle allucinazioni durante i loro<br />

"viaggi" a base di acido, che parlare con <strong>un</strong> cadavere ambulante non era del tutto estraneo alla loro<br />

esperienza. In più, Lash sapeva essere convincente, quando voleva.<br />

Peccato che non potesse fargli <strong>un</strong> lavaggio del cervello permanente. Il trucchetto che aveva messo in


atto col guidatore della Pontiac era il massimo a cui poteva arrivare come potere di influenza su<br />

qualc<strong>un</strong>o: <strong>un</strong>a roba breve, che non durava più di <strong>un</strong> paio di secondi.<br />

Libero arbitrio della malora.<br />

Quando il computer fu avviato, Lash entrò nel sito del Caldwell Courier journal...<br />

Eccolo lì, in prima pagina. Il "Massacro della Fattoria" occupava <strong>un</strong>a quantità di articoli... il sangue, i<br />

resti di cadaveri, gli strani residui oleosi avevano stimolato ogni sorta di descrizione para-letteraria<br />

degna del Pulitzer. I cronisti avevano anche intervistato i poliziotti recatisi sul posto, il portalettere<br />

che per primo aveva chiamato il 911, ima dozzina di vicini di casa di ogni sorta e qualità, e il<br />

sindaco... il quale, ovviamente, "faceva appello ai valorosi agenti del Dipartimento di Polizia locale<br />

per risolvere quel terribile crimine contro la com<strong>un</strong>ità di Caldwell."<br />

L'opinione generale era che si trattasse di omicidi rituali. Forse legati a <strong>un</strong> culto sconosciuto.<br />

Ma quelle erano solo inutili chiacchiere di sottofondo, che oscuravano ciò che stava cercando in<br />

realtà...<br />

Tombola. Nell'ultimo articolo trovò <strong>un</strong> paio di paragrafi in cui si riferiva brevemente che la notte<br />

prima qualc<strong>un</strong>o si era introdotto sulla scena del crimine. Seppure a malincuore, i "valorosi agenti del<br />

Dipartimento di Polizia" avevano ammesso che <strong>un</strong>a delle autopattuglie del turno di notte, durante il<br />

giro di perlustrazione, aveva scoperto che la scena era stata messa a soqquadro da <strong>un</strong>o o più soggetti<br />

sconosciuti. Si erano però affrettati a p<strong>un</strong>tualizzare che gli elementi di prova rilevanti erano già stati<br />

rimossi in precedenza e che, d'ora in avanti, avrebbero piazzato lì a tempo pieno <strong>un</strong>'auto della<br />

polizia.<br />

E così i fratelli avevano dato ascolto al suo piccolo messaggio.<br />

C'era andata anche Xhex? Magari aspettando di vedere se lui si faceva vivo?<br />

Merda, si era perso l'occasione di beccarla. E, con lei, anche i fratelli.<br />

Ma aveva tempo. Che diamine, prima o poi tutto il suo corpo si sarebbe trasformato in <strong>un</strong>'ombra. E<br />

allora avrebbe avuto a disposizione tutta l'eternità.<br />

Controllò l'orologio e si diede <strong>un</strong>a mossa, cambiandosi in fretta. Si mise <strong>un</strong> dolcevita nero, <strong>un</strong> paio<br />

di calzoni neri e l'impermeabile col cappuccio. Infilandosi i guanti di pelle e calcandosi in testa il<br />

berretto da baseball nero, si guardò allo specchio.<br />

Sì, vabbè.<br />

Rovistando in giro trovò <strong>un</strong>a T-shirt nera che fece a brandelli, ricavandone delle strisce con cui si<br />

avvolse la faccia e lasciando liberi solo gli occhi senza più palpebre, la cartilagine del naso rimasta e<br />

quell'orifizio spalancato che adesso era la sua bocca.<br />

Meglio. Non <strong>un</strong> granché. Ma meglio.<br />

La prima tappa fu il bagno, per controllare come se la cavavano le sue truppe. Dormivano della<br />

grossa, accasciate sul pavimento in <strong>un</strong> intrico di braccia e gambe, le teste abbandonate qua e là... ma<br />

erano vive.<br />

Dio, con quelli aveva raschiato il fondo del barile: erano proprio feccia, rifiuti dell'umanità. Se erano<br />

fort<strong>un</strong>ati, nel complesso forse arrivavano a <strong>un</strong> quoziente intellettivo a tre cifre.<br />

Ma com<strong>un</strong>que gli sarebbero stati utili.<br />

Lash chiuse ermeticamente la casa, avvolgendola in <strong>un</strong> incantesimo, e andò in garage. Aprì il<br />

bagagliaio della Mercedes, sollevò il pannello coperto dal tappetino, tirò fuori il pacchetto di coca e,<br />

prima di mettersi al volante, diede <strong>un</strong>a gran sniffata con le sur non-narici.<br />

Buoooooooooon giooooornol Mentre <strong>un</strong> coro caotico lo accendeva dall'interno, fece retromarcia sul<br />

vialetto d'accesso e uscì dal quartiere, dirigendosi dalla parte opposta rispetto agli sbirri e alle


ambulanze sopraggi<strong>un</strong>ti davanti alla casa di fronte.<br />

Che adesso, al posto del salotto, aveva <strong>un</strong>a di quelle tavole calde in cui i clienti si possono servire da<br />

<strong>un</strong>'ampia finestra senza sccn dere dall'auto.<br />

Una volta imboccata l'autostrada, in <strong>un</strong>a decina di minuti avrebbe dovuto arrivare in centro, ma col<br />

traffico dell'ora di p<strong>un</strong>ta ce ne mise quasi venticinque... anche se, con la frenesia che gli agitava testa<br />

e corpo, gli parve di stare immobile per tutto il tempo.<br />

Poco dopo le nove s'infilò in <strong>un</strong> vicolo e parcheggiò accanto a <strong>un</strong> furgone grigio argento. Scendendo,<br />

ringraziò Dio per la coca... adesso gli sembrava di avere <strong>un</strong> po' di energia. Il guaio era che, se il suo<br />

Extreme Makeover non si concludeva alla svelta, nel giro di qualche giorno avrebbe esaurito tutta la<br />

scorta nel baule.<br />

Ecco perché aveva convocato subito quella ri<strong>un</strong>ione, invece di aspettare.<br />

E, sorpresa, Ricardo Benloise era p<strong>un</strong>tuale e già nel suo ufficio: la AMG bordeaux in cui lo<br />

scorrazzavano in giro era posteggiata dall'altro lato del furgone GMC.<br />

Lash si avvicinò alla porta di servizio della galleria d'arte e attese vicino alla videocamera. Sì, avrebbe<br />

preferito rimandare di <strong>un</strong> paio di giorni quel faccia a faccia ma, a parte i suoi bisogni personali,<br />

aveva degli spacciatori che si stavano rimettendo in sesto nel suo gabinetto e doveva procurarsi la<br />

merce da fargli vendere per strada.<br />

E poi doveva trasformare altri soldati.<br />

Dopo tutto, lo stronzetto non aveva perso tempo a rimpolpare le file del suo esercito... anche se era<br />

impossibile sapere quante reclute gli erano rimaste, dopo il raid della confraternita alla fattoria.<br />

Mai più si sarebbe immaginato di rallegrarsi che quei figli di puttana fossero micidiali nel loro<br />

lavoro. Pensa <strong>un</strong> po'.<br />

Doveva supporre che il fidanzatino dell'Omega si preparasse a sfornare al più presto <strong>un</strong> altro<br />

manipolo di affiliati. E dato che il ragazzino era stato <strong>un</strong>o spacciatore di successo, avrebbe<br />

ricominciato a raccattare soldi appena possibile. Entrambe le cose gli avrebbero fornito le risorse<br />

necessarie non solo per combattere i vampiri, ma anche per dare la caccia a Lash.<br />

Per cui non c'era tempo da perdere. Era fiducioso che lo stronzetto, essendo ancora <strong>un</strong> pesce piccolo,<br />

per il momento non riuscisse a fissare <strong>un</strong> incontro con Benloise... ma per quanto sarebbe durata? Le<br />

vendite avevano la loro importanza. L'acume aveva la sua importanza. Se Lash era riuscito a entrare<br />

nel giro, poteva riuscirci anche qualc<strong>un</strong> altro.<br />

Specie se aveva i talenti speciali di <strong>un</strong> Fore-lesser.<br />

Con <strong>un</strong>o scatto le serrature si sbloccarono e <strong>un</strong>o degli scagnozzi di Benloise aprì la porta. Alla vista<br />

del suo abbigliamento alla Lady Gaga, il tipo si accigliò, ma si riprese alla svelta. Doveva averne viste<br />

di stranezze... e non solo nello spaccio di droga: gli artisti sono quasi tutti <strong>un</strong> po' strambi.<br />

«Dov'è il suo documento?»<br />

Lash gli mostrò la patente di guida falsa. «Pronto a finirti su per il buco del culo, stronzo.»<br />

La combinazione di tessera plastificata più voce familiare doveva essere bastata, perché <strong>un</strong> istante<br />

dopo il tizio lo fece entrare.<br />

L'ufficio di Benloise era al secondo piano, sul davanti, e durante il tragitto ness<strong>un</strong>o parlò. Lo spazio<br />

privato del narcotrafficante era spoglio come <strong>un</strong>a pista da bowling, solo <strong>un</strong>a sconfinata distesa di<br />

parquet nero lucido culminante in <strong>un</strong>a piattaforma sopraelevata... l'equivalente dei soprattacchi per<br />

le scarpe per <strong>un</strong>a scrivania. Benloise era parcheggiato sopra la pedana, seduto dietro <strong>un</strong> tavolo di tek<br />

l<strong>un</strong>go come <strong>un</strong>a limousine.<br />

Come molti uomini costretti a raddrizzare bene la schiena per arrivare al metro e settanta scarso,


quel bassotto faceva tutto in grande.<br />

Vedendo arrivare Lash, il sudamericano lo guardò al di sopra delle dita <strong>un</strong>ite in p<strong>un</strong>ta e parlò nel suo<br />

modo mellifluo e forbito. «Mi ha fatto molto piacere ricevere la sua telefonata dopo che è mancato al<br />

nostro ultimo app<strong>un</strong>tamento. Dov'era finito, amico mio?»<br />

«Problemi familiari.»<br />

Benloise si accigliò. «Già, il sangue può essere <strong>un</strong> guaio.»<br />

«Non sa quanto.» Lash si guardò intorno in tutto quel nulla, localizzando le telecamere nascoste e le<br />

porte... che erano nella stessa posizione dell'ultima volta. «Prima di tutto, ci tengo ad assicurarle che i<br />

nostri rapporti d'affari restano la mia priorità assoluta.»<br />

«Sono molto lieto di sentirglielo dire. Quando non si è presentato a ritirare gli articoli che avevamo<br />

pattuito, mi era sorto qualche dubbio. In quanto mercante d'arte, dipendo dai miei clienti fissi per<br />

tenere occupati i miei artisti. E mi aspetto anche che i suddetti clienti onorino i loro impegni.»<br />

«Capito. Che poi è il vero motivo per cui sono venuto. Mi serve <strong>un</strong> anticipo. Ho <strong>un</strong>a parete vuota, a<br />

casa, che va riempita con <strong>un</strong>o dei suoi quadri; oggi, però, non sono in grado di pagarla in contanti.»<br />

Benloise sorrise, mostrando <strong>un</strong>a chiostra di piccoli denti normalissimi. «Non concludo accordi del<br />

genere, temo. Deve pagare le opere d'arte che si porta via. E poi perché si è coperto la faccia?»<br />

Lash ignorò la domanda. «Dovrà fare <strong>un</strong>'eccezione, nel mio caso.»<br />

«Io non faccio mai eccezioni...»<br />

Lash si smaterializzò, riprendendo forma dietro al sudamericano e p<strong>un</strong>tandogli <strong>un</strong> coltello alla gola.<br />

Con <strong>un</strong> grido, il gorilla vicino alla porta fece per estrarre la pistola, ma non c'è molto a cui spa rare<br />

quando nella giugulare del tuo capo sta per aprirsi <strong>un</strong>a falla.<br />

«Ho avuto <strong>un</strong>a settimana tremenda», sibilò Lash all'orecchio di Benloise, «e sono stanco di stare alle<br />

regole degli umani. Sono pienamente intenzionato a non interrompere il nostro rapporto, e lei non si<br />

opporrà. Non solo perché è vantaggioso per entrambi, ma perché, in caso contrario, la prenderò sul<br />

piano personale. Apra bene le orecchie, non può scappare: ov<strong>un</strong>que si nasconda,<br />

io la troverò. Non c'è porta abbastanza solida da tenermi fuori, non c'è uomo che io non sia in grado<br />

di sopraffare, non c'è arma che lei possa usare contro di me. Queste sono le mie condizioni... <strong>un</strong><br />

grosso quadro per riempire la mia parete, e lo porto via subito.»<br />

Una volta scoperti i contatti oltreoceano di Benloise, poteva tranquillamente farlo fuori... ma non<br />

doveva essere precipitoso. Il sudamericano era il collettore attraverso cui la merce confluiva a<br />

Caldwell, e questo era l'<strong>un</strong>ico motivo per cui quel figlio di puttana aveva ottime probabilità di sedersi<br />

a tavola a mangiare, qualche ora più tardi.<br />

Invece di vedere <strong>un</strong> becchino.<br />

Benloise inspirò a fondo. «Enzo, i nuovi pastelli con la yucca dovrebbero arrivare verso sera. Appena<br />

arrivano, imballane <strong>un</strong>o e...»<br />

«Lo voglio subito.»<br />

«Dovrà aspettare. Non posso darle ciò che non ho. Se adesso mi uccide, non avrà <strong>un</strong> bel niente.»<br />

Stronzo. Brutto stronzo figlio di puttana.<br />

Lash pensò a quanta droga restava nel baule della Mercedes... e considerò il fatto che già adesso<br />

l'euforia da cocaina cominciava a svanire, lasciandosi dietro solo <strong>un</strong> gran torpore. «Quando. Dove.»<br />

«Stessa ora e stesso posto di sempre.»<br />

«Va bene. Però adesso me ne porto via <strong>un</strong> assaggio.» Premette<br />

il coltello contro il collo di Benloise. «E non mi venga a dire che è all'asciutto, perché mi farebbe<br />

arrabbiare... e innervosire. E se mi innervosisco, sono cazzi amari... tanto perché lo sappia.»


Un istante dopo, Benloise mormorò, «Enzo, vai a prendergli <strong>un</strong> campione del nuovo lavoro<br />

dell'artista, sii gentile.»<br />

Il bestione di fronte a Lash sembrava faticare a elaborare qual<strong>un</strong>que informazione, ma d'altronde<br />

vedere <strong>un</strong>o che svanisce nel nulla era sicuramente <strong>un</strong>a novità per lui.<br />

«Enzo. Vai. Subito.»<br />

Lash sorrise sotto le sue bende da mummia. «Sì, vedi di sbrigarti, Enzo. Mi prenderò cura io del tuo<br />

capo, finché non torni.»<br />

La guardia del corpo uscì camminando all'indietro, poi si udì il rumore dei suoi stivali giù per le<br />

scale.<br />

«E così lei è il degno successore del Reverendo, disse Benloise, in tono teso.<br />

Ah, il nome usato da Rehvenge nel mondo umano. «Già, siamo sulla stessa l<strong>un</strong>ghezza d'onda.»<br />

«Ho sempre pensato che avesse qualcosa di diverso.»<br />

«Pensa che quello stronzo fosse speciale?», bisbigliò Lash, «Aspetti di avermi visto bene.»<br />

Nella grande casa della confraternita, Qhuinn era seduto sul letto, appoggiato contro la testiera.<br />

Aveva il telecomando della TV via cavo in equilibrio su <strong>un</strong>a coscia, l'ennesimo bicchiere di<br />

Herradura dall'altra parte e vicino a sé, per nulla intenzionato a demordere?<br />

Il buon vecchio Capitan Insonnia.<br />

Di fronte a lui il televisore brillava nell'oscurità, acceso sul notiziario del mattino. La polizia aveva<br />

trovato l'omofobo che Qhuinn aveva conciato per le feste nel vicolo accanto al locale per fumatori e<br />

lo aveva portato al St. Francis Hospital. Il tizio si rifiutava di identificare il suo aggressore e di<br />

commentare l'accaduto, ma se anche apriva bocca poco importava. In città c'erano centinaia di figli<br />

di puttana vestiti di cuoio, pieni di piercing e di tatuaggi, quindi la polizia poteva andare a farsi<br />

fottere.<br />

In ogni caso, quello stronzo non avrebbe fiatato con ness<strong>un</strong>o... e Qhuinn era pronto a scommettere le<br />

palle che l'avrebbe anche piantata di menare i gay.<br />

Subito dopo partì <strong>un</strong> aggiornamento su quello che gli umani avevano battezzato "il Massacro della<br />

Fattoria". Il servizio, in sostanza, non diceva nulla di nuovo, ma in compenso era pieno di iperboli<br />

perfette per alimentare isterismi di massa. Culti! Sacrifici rituali! Restate chiusi in casa quando fa<br />

buio!<br />

Il tutto, naturalmente, basato su prove circostanziali, perché la brigata delle <strong>un</strong>iformi-blu-edistintivo<br />

non aveva in mano niente di concreto: a parte le conseguenze dell'accaduto... niente<br />

cadaveri. E, anche se a poco a poco cominciavano a filtrare le identità di <strong>un</strong>a valanga di balordi e<br />

malviventi scomparsi, erano sempre in <strong>un</strong> vicolo cieco: i pochi lesser sfuggiti all'irruzione della<br />

confraternita, adesso erano fermamente trincerati nella Lessening Society, e ness<strong>un</strong>o dei loro ex<br />

amici e parenti li avrebbe mai più visti né sentiti.<br />

Per cui, sì, nella sostanza agli umani restava da fare <strong>un</strong> grosso lavoro di ripulitura, e non molto altro:<br />

al diavolo i tecnici della scientifica; ciò di cui avevano davvero bisogno era <strong>un</strong>a lavamoquette, <strong>un</strong>a<br />

montagna di stracci per pavimenti e <strong>un</strong>a vasca da bagno piena di sgrassatore <strong>un</strong>iversale. Se<br />

credevano di poter mai "risolvere" quel crimine, si stavano solo masturbando le suole delle scarpe e<br />

le p<strong>un</strong>te delle penne biro.<br />

Quello che era successo veramente era <strong>un</strong> fantasma che potevano percepire, ma mai catturare.<br />

Neanche a farlo apposta, andò in onda il promo del nuovissimo speciale in prima serata di<br />

Investigatori del Paranormale; la telecamera fece <strong>un</strong>a panoramica su <strong>un</strong>a qualche dimora storica, giù<br />

al Sud, con degli alberi che avevano <strong>un</strong> gran bisogno di <strong>un</strong>a sp<strong>un</strong>tatina alla barba.


Qhuinn buttò giù i piedi dal letto e si stropicciò la faccia. Layla avrebbe voluto tornare <strong>un</strong>'altra volta<br />

ma, quando lo aveva chiamato, le aveva risposto telepaticamente che era stanco morto e aveva<br />

bisogno di dormire.<br />

Non che non avesse voglia di stare con lei, solo che...<br />

Maledizione, lei lo trovava attraente, lo desiderava e a lui chiaramente piaceva il suo corpo. Ma allora<br />

perché non la faceva venire lì e non si accoppiava con lei, realizzando finalmente il suo principale<br />

obiettivo esistenziale?<br />

Mentre rifletteva su quel piano, fu assalito da <strong>un</strong>'immagine del volto di Blay che lo costrinse a<br />

esaminare con occhio freddo e impietoso la trama sfilacciata della sua vita: era tutt'altro che bella e,<br />

all'improvviso, trovò intollerabili tutti quei fili pendenti, che non poteva né tagliare né ricucire<br />

insieme.<br />

Si alzò, uscì nella galleria delle statue e guardò a destra. Verso la stanza di Blay.<br />

Con <strong>un</strong>'imprecazione, andò alla porta da cui era entrato e uscito tante volte quante dalla sua stessa<br />

stanza e bussò. Ma lo fece piano. Invece del suo solito bang-bang-bang, il rumore fu quasi<br />

impercettibile.<br />

Ness<strong>un</strong>a risposta. Provò di nuovo.<br />

Girò la maniglia e si spinse appena oltre la soglia... avrebbe preferito non dover essere tanto discreto.<br />

Ma forse Saxton era lì dentro col suo amico.<br />

«Blay? Sei sveglio?» bisbigliò al buio.<br />

Ness<strong>un</strong>a risposta... e la mancanza di <strong>un</strong>o scroscio d'acqua suggeriva che quei due non stavano<br />

facendo <strong>un</strong>a movimentata doccia insieme. Entrando, Qhuinn accese la luce...<br />

Il letto era rifatto, in perfetto ordine, intatto. Sembrava la pubblicità di <strong>un</strong>a rivista, con tutti i cuscini<br />

a posto e il piumone extra piegato come <strong>un</strong> taco di stoffa in fondo al materasso.<br />

In bagno gli asciugamani erano asciutti, niente condensa sul vetro del box doccia e la Jacuzzi non<br />

aveva <strong>un</strong> solo alone lasciato dalle bolle del bagnoschiuma.<br />

Assalito da <strong>un</strong>o stordimento improvviso, Qhuinn uscì dalla stanza e proseguì l<strong>un</strong>go il corridoio.<br />

Davanti alla camera dove avevano sistemato Saxton si fermò, fissando i pannelli di legno della porta.<br />

Ottimo lavoro di falegnameria; i p<strong>un</strong>ti di gi<strong>un</strong>tura tra le assi erano invisibili. Anche chi l'aveva<br />

dipinta aveva fatto <strong>un</strong> bel lavoro, la superficie era liscia e <strong>un</strong>iforme, senza segni di pennellate. Bello<br />

anche il pomolo di ottone, lucido come <strong>un</strong>a moneta d'oro nuova di zecca...<br />

Il suo udito finissimo colse <strong>un</strong> rumore sommesso; Qhuinn si accigliò... finché non capì cosa stava<br />

ascoltando. Soltanto <strong>un</strong>a cosa produceva quel tipo di ritmica...<br />

Barcollando all'indietro, venne infilzato nel fondoschiena dalla statua greca proprio dietro di lui.<br />

Con passo malfermo, avanzando alla cieca, si diresse da qualche parte, da qual<strong>un</strong>que parte. Gi<strong>un</strong>to<br />

davanti allo studio del re, si voltò a controllare il tappeto su cui aveva camminato.<br />

Ness<strong>un</strong>a traccia di sangue. Il che, considerato il dolore che sentiva al petto, fu <strong>un</strong>a sorpresa.<br />

Era proprio come se gli avessero sparato al cuore.


Xhex si svegliò urlando.<br />

Capitolo 63<br />

Per fort<strong>un</strong>a John aveva lasciato accesa la luce in bagno, così lei aveva almeno mezza possibilità di<br />

convincere il suo cervello che il suo corpo si trovava al sicuro: non era tornata in quella clinica, dove<br />

gli umani la usavano come <strong>un</strong>a cavia da laboratorio. Era lì, nella casa della confraternita, insieme a<br />

John.<br />

Il quale era saltato giù dal letto e adesso p<strong>un</strong>tava <strong>un</strong>a pistola contro la porta che dava sul corridoio,<br />

pronto ad aprirci <strong>un</strong> buco.<br />

Tappandosi la bocca con la mano, Xhex sperò vivamente di essersi zittita in tempo, prima di<br />

svegliare l'intera casa. Ci mancava solo che i fratelli si precipitassero lì a chiedere cosa diavolo fosse<br />

successo.<br />

Muovendosi silenzioso, John spostò la canna della calibro quaranta verso le finestre con le tapparelle<br />

abbassate, e poi verso cabina-armadio. Quando finalmente abbassò l'arma, fischiò in segno<br />

interrogativo.<br />

«Sto... bene», rispose lei, ritrovando la voce. «Solo <strong>un</strong> brutto...»<br />

Bussarono alla porta, interrompendola. Il colpo risuonò come <strong>un</strong>'imprecazione in <strong>un</strong>a stanza<br />

silenziosa. O come il grido che si era appena lasciata sfuggire.<br />

Mentre lei si tirava le lenzuola fin sotto al mento, John socchiuse la porta e la voce di Z filtrò<br />

all'interno. «Tutto bene, lì dentro?»<br />

No. Neanche <strong>un</strong> po'.<br />

Xhex si stropicciò il viso, tentando di riconnettersi con la realtà. Era <strong>un</strong>a parola. Si sentiva come<br />

priva di peso e scollegata, e quel vago senso di ott<strong>un</strong>dimento non l'aiutava certo a tornare coi piedi<br />

per terra.<br />

Non ci voleva <strong>un</strong> genio per capire come mai il suo subconscio aveva rigurgitato quella merda sulla<br />

prima volta che era stata rapita.<br />

Restare in sala operatoria mentre John subiva la sua "pallottoleetomia" era stato chiaramente <strong>un</strong><br />

bocconcino appetitoso per il suo cervello, e l'incubo era la versione cranica del reflusso gastrico.<br />

Cristo, aveva <strong>un</strong>a crisi di panico, il labbro superiore era imperlato di sudore, le mani si potevano<br />

strizzare.<br />

In preda alla disperazione, si concentrò su quello che riusciva a vedere attraverso la porta semiaperta<br />

del bagno.<br />

Alla fine furono gli spazzolini da denti sul piano di marmo a salvarla. Ritti nella tazza d'argento tra i<br />

due lavandini, come due comari che avevano avvicinato le teste per spettegolare meglio. Erano tutti e<br />

due di John, o almeno così immaginava, perché in quella casa gli ospiti in generale non erano i<br />

benvenuti.<br />

Uno era azzurro, l'altro rosso. Tutti e due con al centro quelle setole verdi che col tempo diventano<br />

bianche per farti capire quando devi sostituirli con <strong>un</strong>o spazzolino nuovo.<br />

Bello. Normale. Noioso. Forse, se avesse avuto <strong>un</strong> po' più di quella roba nella vita, adesso non


avrebbe cercato il modo per uscirne. O non avrebbe avuto degli incubi che le trasformavano la<br />

laringe in <strong>un</strong> megafono.<br />

John salutò Z e tornò da lei, lasciando la pistola sul comodino e infilandosi sotto le coperte. Il suo<br />

corpo caldo era liscio e solido, e lei si rannicchiò contro di lui con <strong>un</strong>a naturalezza com<strong>un</strong>e tra gli<br />

amanti, o almeno così immaginava.<br />

Ma era la prima volta che la sperimentava con qualc<strong>un</strong>o.<br />

John tirò indietro la testa per permetterle di vederlo in faccia e sillabò, Cos'è successo?<br />

«Un sogno. Un sogno orribile. Di quando...» Xhex fece <strong>un</strong> respiro profondo. «Di quand'ero in quella<br />

clinica.»<br />

Lui non la pressò per conoscere i dettagli; si limitò ad accarezzarle i capelli.<br />

Nel silenzio che seguì, Xhex non voleva parlare del passato... specie quando l'ultima cosa di cui aveva<br />

bisogno erano altri echi di quell'incubo. Ma in qualche modo le parole le si formarono in gola, e non<br />

riuscì a trattenerle.<br />

«Ho dato fuoco a quella clinica.» Il cuore prese a batterle all'impazzata, al ricordo, ma almeno<br />

rammentare l'accaduto era meno terribile che tornarci in sogno. «E strano... non sono sicura che gli<br />

umani pensassero di fare qualcosa di male... mi trattavano come <strong>un</strong> animale raro allo zoo, dandomi<br />

tutto quello che mi serviva per sopravvivere mentre mi esaminavano da capo a piedi e mi<br />

sottoponevano a <strong>un</strong> esame dopo l'altro... Be', quasi tutti gli umani erano buoni con me. Però nel<br />

gruppo c'era <strong>un</strong>o stronzo sadico.» Scosse la testa. «Mi hanno tenuta lì per <strong>un</strong> mese o due, cercando<br />

di tenermi in vita a furia di trasfusioni di sangue umano, ma dagli indicatori clinici capivano che ero<br />

sempre più debole. Sono riuscita a scappare perché <strong>un</strong>o di loro mi ha liberata.»<br />

John rotolò sulla schiena e, mettendo le mani nella lama di luce,<br />

disse, Merda, mi dispiace tanto. Ma sono contento che hai distrutto quel posto.<br />

Xhex rivide mentalmente il viaggio di ritorno sul luogo in cui l'avevano tenuta prigioniera... e le<br />

macerie coperte di fuliggine. «Sì, ho dovuto bruciarlo. Ero libera da <strong>un</strong> po' quando sono tornata e gli<br />

ho dato fuoco... ma non riuscivo a dormire per colpa degli incubi. Ho appiccato l'incendio dopo che<br />

tutti se n'erano andati. Anche se», a quel p<strong>un</strong>to alzò l'indice, «forse <strong>un</strong>a vittima c'è stata. Una morte<br />

atroce. Ma quel figlio di puttana se lo meritava. Io sono <strong>un</strong>a da occhio-per-occhio.»<br />

Le mani di John ricomparvero per dire, Mi pare evidente... e non è affatto <strong>un</strong>a cosa brutta.<br />

Purché non si tratti di Lash, pensò Xhex.<br />

«Ti spiace se ti chiedo <strong>un</strong>a cosa?» Quando John si strinse nelle spalle, lei sussurrò, «La sera che mi<br />

hai portata in giro per la città. Eri mai tornato in qualc<strong>un</strong>o di quei posti?»<br />

Non proprio. John scosse la testa. Non mi piace soffermarmi sul passato. Io vado avanti.<br />

«Come ti invidio. Io non riesco a liberarmi dalla mia storia.»<br />

E non valeva solo per la clinica o per l'incubo del piccolo nido d'<strong>amore</strong> di Lash. Per qualche motivo,<br />

il fatto di non essere mai riuscita a integrarsi - nella famiglia in cui era cresciuta, nella più ampia<br />

società dei vampiri e neanche in quella dei symphath - aveva ancora degli echi dentro di lei e la<br />

definiva anche quando non ci pensava consapevolmente. I momenti in cui non si era sentita fuori<br />

posto erano stati rarissimi... e, tragicamente, sembravano coincidere con le sue missioni da killer.<br />

Ma poi pensò al tempo trascorso con John... e corresse leggermente quei calcoli deprimenti. Stare<br />

con lui, fare l'<strong>amore</strong> con lui, andava benissimo. Ma era <strong>un</strong>a specie di parallelo rispetto alla sua vita di<br />

assassina su commissione... in ultima istanza, non era <strong>un</strong>a cosa salutare per ness<strong>un</strong>o dei soggetti<br />

coinvolti. Bastava vedere cosa era appena successo, cavolo: si era svegliata urlando ed era stato John<br />

ad afferrare la pistola, pronto a fronteggiare il pericolo... mentre lei recitava la parte della povera


femminuccia spaurita col lenzuolo stretto sul suo povero cuoricino spaurito.<br />

Quella non era lei. Neanche <strong>un</strong> po'.<br />

Dio, essere caduta così facilmente nel ruolo di quella che si fa proteggere... questo la spaventava<br />

ancor più degli incubi che la facevano gridare. Se la vita le aveva insegnato qualcosa, era che è<br />

sempre meglio saper badare a se stessi. L'ultima cosa al mondo che voleva era trasformarsi nella<br />

classica femminuccia indifesa e dipendere da qualc<strong>un</strong>o. Anche se quel qualc<strong>un</strong>o era rispettabile,<br />

degno e gentile come John.<br />

Anche se... dio, il sesso con lui era strepitoso. Suonava ignobile e <strong>un</strong> po' volgare metterla in questi<br />

termini, ma era la pura verità.<br />

Quando erano saliti lì in camera, dopo il loro piccolo tète à tète nel t<strong>un</strong>nel, non si erano neanche<br />

presi il disturbo di accendere la luce. Non c'era tempo, non c'era tempo... tolti i vestiti, si erano<br />

buttati sul letto e ci avevano dato dentro di brutto. Alla fine lei si era addormentata e, qualche tempo<br />

dopo, John doveva essersi alzato per andare al gabinetto e aveva lasciato la luce accesa.<br />

Probabilmente per assicurarsi che lei non si sentisse smarrita, se si svegliava.<br />

Perché lui era fatto così.<br />

Con <strong>un</strong> clic le tapparelle d'acciaio cominciarono ad alzarsi sul cielo buio e, per fort<strong>un</strong>a, interruppero<br />

le sue elucubrazioni.<br />

Odiava rimuginare. Non serviva mai a niente e la faceva solo stare peggio.<br />

«L'acqua bollente ci chiama», disse, costringendosi ad alzarsi. Il delizioso indolenzimento dei<br />

muscoli e delle ossa le faceva venir voglia di dormire per giorni interi in quel grande letto accanto a<br />

John. Magari addirittura per settimane. Ma non era quello il loro destino, giusto?<br />

Si chinò a guardarlo in faccia nella penombra della stanza. Dopo aver fatto scorrere gli occhi sui suoi<br />

bei lineamenti, non potè fare a meno di alzare <strong>un</strong>a mano e accarezzargli la guancia.<br />

Ti amo, sillabò, al buio.<br />

«Coraggio, andiamo», disse brusca.<br />

Il bacio che gli diede fu <strong>un</strong>a sorta di addio... in fin dei conti, forse quella notte avrebbero finalmente<br />

trovato Lash, il che avrebbe segnato la fine di momenti come quello.<br />

All'improvviso John l'afferrò per le braccia, aggrottando la fronte, ma poi, quasi le avesse letto nel<br />

pensiero e sapesse anche troppo bene come stavano le cose, la lasciò andare.<br />

Quando Xhex si alzò, allontanandosi dal letto, lui la seguì con lo sguardo... si sentiva i suoi occhi<br />

addosso.<br />

In bagno, fece scendere l'acqua per tutti e due e andò a prendere qualche asciugamano dall'armadio.<br />

Alla vista del suo riflesso, nello specchio sopra il lavandino, si fermò.<br />

Il suo corpo era lo stesso di sempre, ma pensò alle sensazioni che lo pervadevano quando lei e John<br />

facevano l'<strong>amore</strong>. Era abituata a pensare al suo fisico come a <strong>un</strong>'arma e poco più, qualcosa di utile e<br />

necessario per portare a termine certe cose. Lo aveva nutrito e se ne era presa cura come aveva cura<br />

delle sue pistole e dei suoi coltelli... perché era così che salvaguardava la sua f<strong>un</strong>zionalità.<br />

Nelle ore trascorse insieme, John le aveva insegnato <strong>un</strong>a cosa diversa, le aveva mostrato che poteva<br />

ricavare <strong>un</strong> piacere intenso dalla propria carne. Una cosa che neanche il suo rapporto con Muhrder<br />

era riuscito a darle.<br />

Come evocato da quei pensieri, John comparve alle sue spalle; la sua statura e le sue spalle larghe la<br />

rimpicciolirono, allo specchio.<br />

Guardandolo negli occhi, Xhex si mise <strong>un</strong>a mano sul seno e cominciò a sfregarsi il capezzolo,<br />

ricordando com'era sentire lì la mano di lui, la sua lingua, la sua bocca. Il corpo di lui reagì


all'istante, l'odore di vampiro innamorato saturò il bagno, il pene si erse con prepotenza.<br />

All<strong>un</strong>gando le braccia dietro la schiena, lei lo trasse contro di sé e l'erezione penetrò nel c<strong>un</strong>eo<br />

formato dal suo sesso e dalle cosce. Spingendo l'inguine contro il suo sedere, John fece scivolare le<br />

mani calde intorno alla sua vita, accarezzandole il ventre. Chinò la testa sulla sua spalla e le zanne<br />

brillarono candide quando, con delicatezza, le fece scorrere sulla sua pelle, fino all'incavo del collo.<br />

Inarcandosi contro di lui, Xhex si all<strong>un</strong>gò per fargli scorrere le dita tra i capelli scuri e folti. Se li era<br />

tagliati corti, ma stavano crescendo e gli stavano bene. Lei li preferiva l<strong>un</strong>ghi, perché era bellissimo<br />

sentirli tra le mani, così morbidi e lisci.<br />

«Vieni dentro di me», disse con voce roca.<br />

John spostò la mano verso l'alto, stringendo il seno che lei aveva accarezzato per lui, poi, infilando il<br />

braccio tra i loro corpi, si piegò leggermente all'indietro e la penetrò. Al tempo stesso fece scorrere le<br />

zanne sulla sua gola, fino alla giugulare.<br />

Non aveva bisogno di nutrirsi, Xhex lo sapeva. Perciò fu stranamente elettrizzata quando le diede <strong>un</strong><br />

morso, poiché significava che lo faceva solo perché ne aveva voglia: anche lui la voleva dentro di sé.<br />

Sotto i faretti incassati nel soffitto, Xhex lo guardò mentre la prendeva da dietro, flettendo i muscoli,<br />

gli occhi di fuoco, l'erezione che affondava e si ritraeva, dentro e fuori, dentro e fuori. Guardò anche<br />

se stessa. Aveva i seni turgidi, i capezzoli duri e rosei, non solo perché quello era il loro colore, ma<br />

perché lui, durante il giorno, se li era lavorati con particolare impegno. La pelle era luminosa, le<br />

guance in fiamme, le labbra tumide per i baci dati e ricevuti, le palpebre socchiuse in modo erotico.<br />

John si staccò dalla sua vena e con la lingua rosea leccò i forellini lasciati dal morso, sigillandoli.<br />

Voltando la testa, Xhex gli catturò la bocca con la sua, godendosi l'incontro delle loro lingue, mentre<br />

i loro corpi si muovevano all'<strong>un</strong>isono.<br />

Ben presto il sesso divenne urgente e sfrenato, non più sensuale, ma potente. I fianchi di John<br />

pompavano come pistoni, i corpi sbattevano l'<strong>un</strong>o contro l'altro e i respiri ruggivano affannosi.<br />

L'orgasmo la investì con <strong>un</strong>a violenza tale che, se John non l'avesse stretta per le anche, si sarebbe<br />

piegata sulle ginocchia, cadendo in avanti. Proprio mentre veniva, sentì che anche lui stava<br />

eiaculando; i suoi spasmi la sommersero in ondate successive che, propagandosi a partire<br />

dall'erezione, la travolsero nel corpo... e nell'anima.<br />

E poi accadde.<br />

Al culmine del piacere, lei cominciò a vedere tutto rosso e piatto... e quando alla fine l'estasi si<br />

stemperò, la comparsa non richiesta del suo lato peggiore fu <strong>un</strong> campanello d'allarme che<br />

inconsciamente si aspettava.<br />

Gradualmente si rese conto dell'umidità e del calore crescenti... dello scroscio dell'acqua, nella<br />

doccia... delle migliaia di p<strong>un</strong>ti di contatto tra loro... e che tutto era rosso sangue, nelle sue varie<br />

sfumature.<br />

John le prese il volto tra le mani, sfiorandole gli occhi rossi.<br />

«Già, ho bisogno dei miei cilici», disse Xhex.<br />

Lui spostò le mani davanti a lei e a gesti disse, Ce li ho io.<br />

«Davvero?»<br />

Li ho tenuti da parte. Poi si accigliò. Ma sei sicura di dover...<br />

«Sì», fece lei, adirata. «Sono sicura.»<br />

L'espressione che gli contrasse il volto le ricordò come lo aveva visto quando era balzato giù dal letto,<br />

sentendola urlare: duro, intrattabile, maschio al mille per mille. Se adesso la disapprovava, non<br />

poteva farci niente. Doveva badare a se stessa, e che lui fosse d'accordo o meno con quello che lei


faceva per mantenersi su <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ghezza d'onda "normale" non avrebbe cambiato la sua situazione.<br />

Proprio non erano destinati a stare insieme, per quanto a volte fossero compatibili.<br />

John si sfilò da lei e indietreggiò, facendo scorrere le dita l<strong>un</strong>go la sua spina dorsale in <strong>un</strong>a sorta di<br />

ringraziamento... e, data la cupa consapevolezza nei suoi occhi, forse anche di addio. Poi si voltò e<br />

fece per infilarsi sotto la doc...<br />

«Oh... mio... Dio...»<br />

Con <strong>un</strong> tuffo al cuore, Xhex lo vide riflesso nello specchio. In cima alla schiena, in <strong>un</strong>a splendida<br />

distesa di inchiostro nero... in <strong>un</strong>a dichiarazione tutt'altro che sussurrata, ma urlata... in <strong>un</strong> tatuaggio<br />

a caratteri cubitali e pieni di svolazzi...<br />

C'era il suo nome nell'Antico Idioma.<br />

Si voltò di scatto mentre lui rimaneva impietrito. «Quando te lo sei fatto fare?»<br />

Dopo <strong>un</strong> attimo carico di tensione, John scrollò le spalle e lei rimase stregata da come la scritta si<br />

muoveva, allargandosi per poi tornare a posto. Scuotendo la testa, lui all<strong>un</strong>gò la mano per<br />

controllare la temperatura dell'acqua, poi entrò nel box doccia, misela schiena sotto il getto caldo e<br />

afferrò la saponetta, rigirandola tra le mani. Rifiutandosi di guardarla, le stava inviando <strong>un</strong><br />

messaggio molto<br />

chiaro: il suo nome tatuato sulla pelle non era affar suo. Che poi era la stessa linea di confine che<br />

aveva tracciato lei con i cilici, no?<br />

Xhex si avvicinò alla porta di vetro che li separava. E bussò energicamente.<br />

Quando, sillabò.<br />

Lui strinse gli occhi con forza, quasi il ricordo lo facesse stare male. Poi, con le palpebre abbassate,<br />

lentamente mosse le mani nella lingua dei segni... e le spezzò il cuore:<br />

Quando ho pensato che non saresti tornata a casa.<br />

John si sbrigò col sapone e lo shampoo, ben consapevole che Xhex<br />

lo fissava al di là del vetro. Voleva aiutarla a superare la sorpresa e tutto il resto, ma visto come<br />

stavano le cose tra loro, non aveva ness<strong>un</strong>a voglia di fare harakiri con la spada dei suoi sentimenti.<br />

O con l'ago per tatuaggi, per così dire.<br />

Quando le aveva chiesto dei cilici, lei lo aveva tagliato fuori in modo molto chiaro... e questo lo aveva<br />

indotto a riflettere. Da quando, la sera prima, era rimasto ferito, erano ricaduti nella solita dinamica<br />

sessuale, e non c'è come il sesso per offuscare la realtà. Ma adesso basta, pensò.<br />

Finito di lavarsi, uscì dalla doccia e le passò davanti, prendendo <strong>un</strong>a salvietta dal portasciugamani di<br />

ottone e legandosela in vita. Nello specchio, incrociò i suoi occhi.<br />

Vado a prenderti i cilici, disse.<br />

«John...»<br />

Quando lei non aggi<strong>un</strong>se altro, John si accigliò. Eccoli lì, a neanche <strong>un</strong> metro di distanza, ma lontani<br />

chilometri. Quell'immagine riassumeva in due parole la loro situazione<br />

Uscì dal bagno e in camera da letto prese <strong>un</strong> paio di jeans e se<br />

li infilò. Il giubbotto di cuoio era finito in clinica con lui, la notte precedente, e lì era rimasto, da<br />

qualche parte.<br />

A piedi nudi passò davanti alle statue di marmo, scese lo scalone e svoltò l'angolo per infilarsi nella<br />

porta nascosta. Dio... ripercorrere il t<strong>un</strong>nel fu <strong>un</strong>a batosta tremenda; non faceva che pensare a Xhex<br />

e a se stesso insieme, al buio.<br />

Come <strong>un</strong>a femminuccia sperò con tutto il cuore che potessero tornare a quegli istanti sospesi,<br />

quando non esisteva più niente a parte i loro corpi in preda alla passione più travolgente. Lì sotto i


loro cuori erano stati liberi di battere forte... e di esultare.<br />

Maledetta vita reale.<br />

Faceva proprio schifo.<br />

Si stava dirigendo deciso verso l'ingresso del centro di addestramento, quando venne fermato dalla<br />

voce di Z.<br />

«Ehilà, John.»<br />

John si voltò, facendo stridere i piedi nudi sul pavimento del<br />

t<strong>un</strong>nel. Alzò la mano in segno di saluto e il fratello lo raggi<strong>un</strong>se in poche falcate. Era in tenuta da<br />

combattimento, la canotta attillata e i calzoni di pelle neri erano l'abbigliamento standard che tutti<br />

loro avrebbero indossato prima di uscire <strong>un</strong>'altra volta a caccia di Lash. Col cranio rasato a zero e le<br />

luci del soffitto p<strong>un</strong>tate sulla brutta cicatrice che gli sfregiava il volto, non c'era da stupirsi che la<br />

gente fosse spaventata a morte da lui.<br />

Specie quando socchiudeva gli occhi e contraeva la mascella come in quel momento.<br />

Che succede?, chiese John quando il fratello si fermò di fronte a lui.<br />

Vedendo che tardava a rispondere, John si preparò al peggio pensando, Oh... cazzo, e adesso cos'è<br />

successo?<br />

Cosa c'è?, lo incalzò.<br />

Con <strong>un</strong>'imprecazione, Zsadist si mise a camminare su e giù, le mani sui fianchi, gli occhi fissi a terra.<br />

«Non so neanch'io da dove cacchio cominciare.»<br />

Accigliandosi, John si appoggiò contro il muro del t<strong>un</strong>nel, pronto a incassare altre cattive notizie.<br />

Non riusciva proprio a immaginare quali potessero essere, ma la vita sa essere dannatamente<br />

creativa.<br />

Alla fine Z si fermò e lo guardò. I suoi occhi, di solito di <strong>un</strong> bel giallo dorato, erano neri come il<br />

carbone, come la pece. Mentre il volto, impallidito, era bianco come la neve.<br />

John si raddrizzò. Gesù... cos'è successo?<br />

«Ti ricordi tutte le passeggiate che abbiamo fatto nei boschi, tu e io, appena prima della tua<br />

transizione... dopo la prima volta che ti sono saltati i nervi con Lash?» Quando John annuì, il fratello<br />

continuò. «Ti sei mai chiesto perché Wrath ci aveva messi insieme?»<br />

John annuì lentamente. Sì...<br />

«Non era <strong>un</strong>o sbaglio.» Gli occhi del fratello erano gelidi e tenebrosi come la cantina di <strong>un</strong>a casa<br />

stregata, le ombre non rappresentavano solo il colore dell'iride, ma ciò che si celava dietro quello<br />

sguardo. «Tu e io abbiamo qualcosa in com<strong>un</strong>e. Capisci quello che sto dicendo? Tu e io... noi due<br />

abbiamo qualcosa in com<strong>un</strong>e.»<br />

All'inizio John si accigliò di nuovo, senza capire...<br />

Poi, all'improvviso, fu percorso da <strong>un</strong> brivido gelido che arrivò fino al midollo. Z...? Un momento,<br />

aveva capito male? Aveva frainteso?<br />

Però poi, chiaro come il sole, ricordò quando si erano parlali, dopo che il fratello aveva letto quello<br />

che la psicologa aveva scritto nella cartella clinica di John.<br />

La vittima di <strong>un</strong>o stupro ha tutto il diritto di scegliere come affrontare la cosa, perché sono solo<br />

affari suoi e di ness<strong>un</strong> altro, aveva detto Z. Se non ti va di dire <strong>un</strong>'altra parola sull'argomento, io non<br />

aprirò bocca.<br />

All'epoca, John era rimasto sbalordito dall'inattesa comprensione del fratello. E dal fatto che Z non<br />

sembrava giudicarlo o vederlo come <strong>un</strong> debole.<br />

Adesso sapeva perché.


Dio... Z?<br />

Il fratello alzò la mano. «Non te lo sto dicendo per scioccarti, e di sicuro avrei preferito che non lo<br />

venissi mai a sapere... per motivi che sono certo capirai. Te ne parlo per via dell'urlo che ha cacciato<br />

la tua femmina, stamattina.»<br />

John aggrottò le sopracciglia, mentre il fratello ricominciava a camminare avanti e indietro.<br />

«Senti, John, non mi piace quando gli altri ficcano il naso negli affari miei, e sono l'ultima persona al<br />

mondo a voler tirare in ballo cose spiacevoli. Ma quell'urlo...» Z lo guardò in faccia. «Ne ho lanciati<br />

troppi per non sapere che razza di inferno si sta passando per strillare così. La tua ragazza... già<br />

normalmente ha qualcosa di oscuro, ma dopo Lash? Non mi occorrono i particolari... ma posso<br />

immaginare che è scossa, come minimo. Che cavolo, a volte, dopo che ti hanno salvato... è quasi<br />

peggio.»<br />

John si stropicciò la faccia con le tempie che cominciavano a martellargli, poi alzò le mani... solo per<br />

scoprire che non aveva niente da dire. La tristezza che lo opprimeva lo aveva lasciato senza parole,<br />

ma con <strong>un</strong>o strano vuoto in testa.<br />

Riuscì solo ad annuire.<br />

Zsadist gli diede <strong>un</strong>a pacca sulla spalla, poi riprese a camminare su e giù. «Conoscere Bella e<br />

mettermi con lei... è stata quella la mia ancora di salvezza. Ma non era l'<strong>un</strong>ica cosa di cui avevo<br />

bisogno. Vedi, prima che ci sposassimo, Bella mi ha lasciato... ha preso e se n'è andata senza<br />

spiegazioni. Io sapevo di dover fare qualcosa per mettere la testa a posto, se volevo avere <strong>un</strong>a<br />

possibilità con lei. Così ho parlato con qualc<strong>un</strong>o di... tutto.» Z imprecò di nuovo, fendendo l'aria con<br />

la mano. «E, no, non era <strong>un</strong>o dei dottori della clinica di Havers. Era qualc<strong>un</strong>o di cui mi fidavo.<br />

Qualc<strong>un</strong>o che faceva parte della famiglia... che sapevo non mi avrebbe giudicato sporco o debole o<br />

cose così.»<br />

Chi? sillabò John.<br />

«Mary.» Z espirò. «La shellan di Rhage. Ci vedevamo giù nel locale caldaie, sotto la cucina.<br />

Piazzavamo lì due sedie. Proprio accanto alla caldaia. Mi ha aiutato, ai tempi, e ogni tanto torno da<br />

lei.»<br />

John non stentò a capirlo. Mary aveva quel modo di fare calmo e dolce... che spiegava com'era<br />

riuscita a domare non solo il più <strong>selvaggio</strong> dei fratelli, ma anche la bestia che abitava dentro di lui.<br />

«Quel grido di stanotte... John, se vuoi sposare quella femmina<br />

devi aiutarla. Lei ha bisogno di parlare del suo problema perché altrimenti quella cosa la farà marcire<br />

dal di dentro, poco ma sicuro. Ho appena parlato con Mary... senza fare nomi. Si è laureata in<br />

psicologia e ha detto che si sente pronta a seguire qualche paziente. Se ti capita l'occasione e ti<br />

sembra il momento giusto... dillo a Xhex. Dille di andare a parlare con Mary.» Z sfregò il palmo sul<br />

cranio rasato, facendo risaltare con chiarezza gli anellini ai capezzoli, sotto la canotta nera. «E se vuoi<br />

<strong>un</strong> parere di prima mano, posso giurarti sulla testa di mia figlia che la tua femmina sarà in ottime<br />

mani.»<br />

Grazie, disse John. Sì, glielo dirò sicuramente. Gesù... grazie.<br />

«Non c'è di che.»<br />

D'<strong>un</strong> tratto, John guardò negli occhi Zsadist.<br />

Mentre si fissavano era difficile non sentirsi parte di <strong>un</strong> club tutto particolare, a cui ness<strong>un</strong>o avrebbe<br />

mai voluto iscriversi di sua spontanea volontà. Esserne soci non era <strong>un</strong>a cosa ambita o desiderabile,<br />

né <strong>un</strong> motivo di vanto... ma era <strong>un</strong>a cosa vera e importante: i superstiti di simili naufragi sono in<br />

grado di vedere negli occhi altrui gli orrori di quelle pericolosissime secche. Era come riconoscere


<strong>un</strong> proprio simile. Erano due persone con lo stesso tatuaggio nell'anima: lo spartiacque di <strong>un</strong> trauma<br />

che li separava dal resto del pianeta, inaspettatamente avvicinava ancora di più due anime<br />

tormentate.<br />

O magari tre, come in quel caso.<br />

«Ho ucciso la troia che mi ha violentato», disse Zsadist con voce roca. «Ho portato via con me la sua<br />

testa quando sono scappato. Tu ti sei levato questa soddisfazione?»<br />

John scosse lentamente la testa. Mi sarebbe piaciuto.<br />

«Non voglio mentirti. Anche questo mi ha aiutato.»<br />

Seguì <strong>un</strong> silenzio imbarazzato, carico di tensione, come se ness<strong>un</strong>o dei due sapesse come premere il<br />

tasto di reset per tornare alla normalità. Poi Z annuì, reciso, e tese il pugno.<br />

John picchiò le nocche contro le sue, pensando, merda, non si può mai sapere che scheletri ci sono<br />

nell'armadio di ciasc<strong>un</strong>o di noi.<br />

Gli occhi di Z tornarono gialli mentre si voltava per tornare verso la porta che lo avrebbe riportato<br />

dentro casa, dalla sua famiglia, dai suoi fratelli. Dalla tasca posteriore dei calzoni, come se ce l'avesse<br />

infilato e poi se ne fosse scordato, sp<strong>un</strong>tava <strong>un</strong> bavaglino rosa, di quelli che si allacciano col velcro,<br />

con sul davanti, in nero, <strong>un</strong> piccolo teschio con le tibie incrociate.<br />

La vita continua, pensò John. Qual<strong>un</strong>que cosa ti abbia fatto il mondo, puoi sopravvivere.<br />

E forse, se Xhex parlava con Mary, poi non avrebbe...<br />

Dio, non riuscì neanche a concludere il pensiero perché temeva di definire la sua exit strategy.<br />

All<strong>un</strong>gò il passo verso il centro di addestramento, diretto alla clinica, dove trovò il giubbotto, le armi<br />

e i cilici.<br />

Prese tutto quanto, col cervello che rimuginava su tante cose... cose del passato e del presente.<br />

Rimuginava, rimuginava, rimuginava...<br />

Rientrato in casa, si fiondò su per lo scalone e in fondo alla galleria delle statue. Appena entrato in<br />

camera, sentì l'acqua che scorreva nella doccia ed ebbe <strong>un</strong>a fugace, vivida visione di Xhex<br />

meravigliosamente nuda, bagnata e coperta di schiuma... ma non andò a raggi<strong>un</strong>gerla. Rifece il letto<br />

e posò i cilici in fondo al materasso, poi si cambiò, infilando la tenuta da combattimento, e uscì.<br />

Non scese per il Primo Pasto.<br />

Si diresse verso <strong>un</strong>'altra camera da letto, in fondo al corridoio. Bussò alla porta con la sensazione di<br />

aver aspettato anche troppo a fare ciò che stava per fare.<br />

Quando gli aprì, Tohr era ancora mezzo svestito... e chiaramente sorpreso. «Cosa c'è?»<br />

Posso entrare? chiese John.<br />

«Sì, certo.»<br />

Entrando, John fu assalito da <strong>un</strong>o strano senso di premonizione. Ma con Tohr ce l'aveva sempre<br />

avuto... quello, e il senso di <strong>un</strong> legame profondo.<br />

Guardò il fratello, serio, pensando al tempo che avevano passato su quel divano, giù da basso, a<br />

guardare film di Godzilla mentre Xhex era fuori a combattere in pieno giorno. Buffo; si sentiva così a<br />

suo agio, con Tohr, che stare con lui era come stare da solo senza la solitudine...<br />

Mi hai seguito, vero? disse di p<strong>un</strong>to in bianco. Eri tu... l'ombra che ho percepito. Al negozio di<br />

tatuaggi e all'Xtreme Park.<br />

Tohr socchiuse gli occhi. «Sì. Ero io.»<br />

Perché?<br />

«Senti, sul serio, so che sai badare a te stesso, non credere...»<br />

No, non è questo. Quello che non capisco è... se stai abbastanza bene da uscire sul campo, perché


non li uccidi? Per... lei. Perché perdi tempo con me?<br />

Tohr imprecò con <strong>un</strong> sospiro. «Ah, merda, John...» L<strong>un</strong>ga pausa. Poi, «Non possiamo fare più niente<br />

per i morti. Non ci sono più, è finita. Ma i vivi... dei vivi possiamo prenderci cura. So che inferno hai<br />

passato... e stai ancora passando... ho perduto la mia Wellsie perché non c'ero quando lei aveva<br />

bisogno di me... non posso rischiare di perdere anche te per la stessa ragione.»<br />

Mentre le parole del fratello si spegnevano, John si sentì come dopo <strong>un</strong> attacco a sorpresa... eppure<br />

non era scioccato. Perché Tohr era così... leale e sincero. Una persona di valore.<br />

«Non fraintendermi», riprese Tohr con <strong>un</strong>a risatina aspra. «Appena ti sarai lasciato alle spalle questa<br />

storia di Lash e quel bastardo sarà morto e sepolto, non darò tregua a quei figli di puttana. Ucciderò<br />

lesser in memoria di Wellsie per il resto della mia vita. Ma il fatto è che mi ricordo... vedi, ho passato<br />

anch'io quello che hai passato tu, quando eri convinto che la tua femmina fosse morta. Per quanto ci<br />

si creda equilibrati, si va completamente via di testa... sei stato fort<strong>un</strong>ato a ritrovare Xhex, ma la vita<br />

non torna così in fretta entro binari razionali. E in più, diciamocelo... faresti qual<strong>un</strong>que cosa per<br />

salvarla, anche beccarti <strong>un</strong>a pallottola in pieno petto. E io posso capirlo, ma preferirei evitarlo, se<br />

possibile.»<br />

Mentre assimilava le parole del fratello, John disse, in automatico, Lei non è la mia femmina.<br />

«Sì, invece. E ha <strong>un</strong> senso che voi due stiate insieme. Non sai quanto.»<br />

John scosse la testa. Non capisco di chi stai parlando, senza offesa.<br />

«Non sempre quello che è giusto è anche facile.»<br />

Allora sì, siamo fatti l'<strong>un</strong>o per l'altra.<br />

Ci fu <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go silenzio, durante il quale John ebbe la stranissima sensazione che la vita si stesse<br />

riassestando, che gli ingranaggi sganciati o mancanti fossero tornati a posto.<br />

Eccolo di nuovo, il Club dei Sopravvissuti alla Bufera.<br />

Cristo, con tutta la merda che avevano ingoiato gli abitanti di quella casa, forse V doveva pensare a<br />

<strong>un</strong> disegno che ogn<strong>un</strong>o di loro poteva farsi tatuare sul didietro. Perché c'era poco da fare: in fatto di<br />

mazzate non li batteva ness<strong>un</strong>o.<br />

O forse la vita è così e basta. Per tutti, sulla faccia della terra. Forse il Club dei Sopravvissuti non è<br />

qualcosa che ti "guadagni", ma semplicemente ci nasci dentro uscendo dal ventre di tua madre.<br />

Appena il tuo cuore comincia a battere ne diventi socio, poi il resto è solo questione di vocabolario: i<br />

nomi e i verbi usati per descrivere gli eventi che scuotono le tue fondamenta e ti fanno volare per<br />

aria non sono sempre gli stessi delle altre persone, ma la crudeltà casuale delle malattie e degli<br />

incidenti, l'essere vittima di uomini malvagi e di nefandezze, il crepacuore dovuto alla perdita di <strong>un</strong>a<br />

persona cara, con tutte le sue ferite aperte e cicatrici dell'anima... nella sostanza non cambia nulla, è<br />

sempre la stessa storia.<br />

E il regolamento del club non prevede ness<strong>un</strong>a clausola di recesso, a meno di suicidarsi.<br />

Il succo della vita, John cominciava a capirlo, non ha nulla di romantico e si può riassumere in tre<br />

parole: le disgrazie succedono.<br />

Però poi si va avanti. Cerchi di proteggere per quanto possibili amici, parenti e la tua compagna o il<br />

tuo compagno. E continui a lottare, anche dopo essere finito KO.<br />

Tiri su il culo da terra, maledizione, e continui a lottare.<br />

Mi sono comportato malissimo con te, disse John. Mi dispiace.<br />

Tohr scosse la testa. «Perché, io con te? Mi sarei comportato meglio? Non scusarti. Come il mio<br />

migliore amico, tuo padre, mi ha sempre detto: non guardare mai indietro, soltanto avanti.»<br />

Allora ecco da dove gli derivava, pensò John. Quella convinzione ce l'aveva nel sangue.


Ti voglio con me, al mio fianco, disse. Stanotte. Domani notte. Per tutto il tempo che servirà a<br />

uccidere Lash. Fallo con me. Trova quel bastardo con me, con noi.<br />

Era giusto che loro due collaborassero. In fin dei conti, ciasc<strong>un</strong>o con le sue ragioni, erano <strong>un</strong>iti in<br />

quella partita a scacchi letale: John voleva vendicare Xhex per ovvi motivi. Quanto a Tohr... be',<br />

l'Omega gli aveva portato via il figlio, quando quel lesser aveva ucciso Wellsie. Adesso il fratello<br />

aveva la possibilità di rendergli pan per focaccia.<br />

Vieni con me. Fai questa cosa... con me.<br />

Tohr dovette schiarirsi la voce. «Credevo che non me lo avresti mai chiesto.»<br />

Niente pugno contro pugno, stavolta.<br />

Si abbracciarono, petto contro petto. E, quando si staccarono, John attese che Thor si infilasse <strong>un</strong>a<br />

maglietta, afferrasse il giubbotto e prendesse le armi.<br />

Poi scesero di sotto fianco a fianco.<br />

Come se non fossero mai stati divisi. Come se fosse così da sempre.


Capitolo 64<br />

Le stanze sul retro della grande casa della confraternita avevano il vantaggio non solo di avere la<br />

vista sui giardini ma anche <strong>un</strong>a terrazza al primo piano.<br />

Il che significava che, se eri agitato, potevi uscire a respirare <strong>un</strong>a boccata d'aria fresca prima di<br />

affrontare gli altri abitanti della casa.<br />

Appena le tapparelle si alzarono, Qhuinn aprì la portafinestra vicino al cassettone e uscì nell'aria<br />

frizzante della notte. Si appoggiò coi palmi sulla balaustra, lasciando che le spalle sostenessero il peso<br />

del busto. Era in tenuta da combattimento, in calzoni di pelle e stivali, ma aveva lasciato dentro le<br />

armi.<br />

Guardando le aiole battute dal vento e gli alberi da frutto rachitici, non ancora in fiore, sentì la pietra<br />

fredda e liscia sotto le mani, la brezza tra i capelli ancora umidi e i muscoli contratti all'altezza delle<br />

reni. Dagli sfiatatoi nel tetto sopra la cucina saliva <strong>un</strong> aroma di agnello arrosto e le lampade accese in<br />

tutta la casa riversavano la loro calda luce dorata sul prato e sul patio.<br />

Che paradosso... sentirsi così vuoto perché Blay, finalmente realizzato, provava <strong>un</strong> senso di pienezza.<br />

La nostalgia calò i suoi occhiali rosa e, attraverso di essi, Qhuinn rivide tutte le serate a casa di Blay,<br />

loro due seduti per terra, ai piedi del letto, a giocare con la PlayStation 2, a bere birra e a guardare<br />

video. Avevano cose serie e importanti da di scutere, allora, cose tipo quello che succedeva al corso<br />

di addestraménto, quale videogioco era in uscita per il natale degli umani e chi era la più sexy tra<br />

Angelina Jolie e qual<strong>un</strong>que altro essere in gonnella.<br />

Angelina vinceva sempre. Lash era sempre <strong>un</strong>a gran testa ili cazzo. E Mortal Kombat era sempre in<br />

cima alla classifica, all'epoca.<br />

Dio, a quei tempi non esisteva neanche Guitar Hero World Tour.<br />

Lui e Blay erano sempre andati d'accordo su tutto, questo era il fatto, e nel mondo di Qhuinn, dove<br />

tutti lo odiavano a morte, avere qualc<strong>un</strong>o che lo capiva e lo accettava era... come <strong>un</strong> raggio di sole<br />

tropicale al Polo Nord.<br />

Adesso, però, era difficile capire come facevano a essere cosi intimi. Lui e Blay avevano imboccato<br />

due strade diverse... Avendo avuto tutto in com<strong>un</strong>e, <strong>un</strong>a volta, adesso non avevano in com<strong>un</strong>e più<br />

niente, a parte il nemico... e, anche lì, Qhuinn doveva stare appiccicato a John, quindi non è che lui e<br />

Blay fossero proprio colleghi.<br />

Merda, il suo lato adulto riconosceva che a volte le cose vanno così, ma il suo lato bambino<br />

rimpiangeva quella perdita più di...<br />

Ci fu <strong>un</strong> clic e il risucchio di <strong>un</strong>a guarnizione impermeabile che si apriva.<br />

Da <strong>un</strong>a stanza buia che non era la sua, Blay uscì sulla terrazza. Indossava <strong>un</strong>a vestaglia di seta nera<br />

ed era scalzo, coi capelli bagnati per la doccia.<br />

Aveva dei segni di morso sul collo.<br />

Si fermò appena Qhuinn si raddrizzò dalla balaustra.<br />

«Oh... ehi», fece Blay, e immediatamente si voltò, quasi ad assicurarsi che la portafinestra da cui era<br />

uscito fosse chiusa.


Lì dentro c'era Saxton, pensò Qhuinn. Addormentato sopra lenzuola che quei due avevano<br />

stropicciato alla grande.<br />

«Stavo tornando dentro», disse Qhinn, indicando col pollice la stanza alle sue spalle. «Fa troppo<br />

freddo per restare qua fuori.»<br />

Blay incrociò le braccia sul petto, guardando il panorama. «Già. Si gela.»<br />

Un attimo dopo si avvicinò alla balaustra e il profumo del suo sapone s'insinuò nelle narici di<br />

Qhuinn.<br />

Ness<strong>un</strong>o dei due si mosse.<br />

Prima di rientrare, Qhuinn si schiarì la gola. «Tutto a posto? Ti ha trattato bene?»<br />

Dio, che voce roca.<br />

Blay inspirò a fondo. Poi annuì. «Sì. E' stato bello. È stato... okay.»<br />

Qhuinn distolse gli occhi dall'amico e, guarda caso, valutò la distanza che lo separava dal patio di<br />

pietra sottostante. Hmm... fare <strong>un</strong> tuffo ad angelo su quella spianata di ardesia poteva spazzare via<br />

dalla sua mente le immagini di quei due.<br />

Gli avrebbe anche spappolato il cervello come due uova strapazzate, naturalmente, ma era poi così<br />

<strong>un</strong> male?<br />

Saxton e Blay... Blay e Saxton...<br />

Merda, era rimasto in silenzio anche troppo. «Mi fa piacere. Voglio che tu sia... felice.»<br />

Blay non fece commenti; invece mormorò, «Ti è riconoscente, a proposito. Per quello che hai fatto.<br />

Anche se ci sei andato giù <strong>un</strong> po' pesante, ma... ha detto che sei sempre stato segretamente<br />

cavalleresco.»<br />

Ah, sì. Assolutamente. Cavalleresco era il suo secondo nome, coooome no!<br />

Chissà cosa avrebbe pensato, Saxton, se avesse saputo che Qhuinn aveva voglia di trascinarlo fuori di<br />

casa per quei suoi favolosi capelli biondi, e poi magari di stenderlo sulla ghiaia vicino alla fontana e<br />

passarci sopra <strong>un</strong> paio di volte con l'Hummer.<br />

No, anzi, la ghiaia non era la superficie adatta. Meglio entrare direttamente nell'atrio con l'Hummer<br />

e spiaccicarlo lì. Ci voleva qualcosa di duro, sotto il corpo... come quando si batte <strong>un</strong>a costoletta su<br />

<strong>un</strong> tagliere.<br />

È tuo cugino, per l'amor del cielo, gli fece notare <strong>un</strong>a vocina.<br />

E allora? ribatté la metà più grossa del suo Io.<br />

Prima di sclerare del tutto, sviluppando <strong>un</strong> disturbo da sdoppiamento della personalità, si allontanò<br />

dalla balaustra... e dal suo impulso omicida. «Be', sarà meglio che vada. Devo uscire con John e<br />

Xhex.»<br />

«Scendo tra dieci minuti. Devo solo cambiarmi.»<br />

Guardando il bel viso del suo migliore amico, Qhuinn ebbe la sensazione di conoscere da sempre<br />

quei capelli rossi, quegli occhi azzurri, quelle labbra, quella mascella. E fu proprio in virtù della loro<br />

l<strong>un</strong>ga storia in com<strong>un</strong>e che cercò qualcosa da dire, qualcosa in grado di riportarli al p<strong>un</strong>to di<br />

partenza.<br />

Tutto ciò che gli venne in mente fu... Mi manchi. Mi manchi talmente tanto che sto male, ma non so<br />

come trovarti, anche se sei qui davanti a me.<br />

«Okay», disse alla fine. «Ci vediamo al Primo Pasto.»<br />

«Okay.»<br />

Qhuinn mise in moto le chiappe e si avviò verso la portafinestra della sua stanza. Stringendo tra le<br />

dita la gelida maniglia di ottone, la voce gli uscì dalla gola, alta e chiara. «Blay.» «Sì?»


«Cerca di stare bene.»<br />

Adesso fu Blay a parlare con <strong>un</strong>a voce roca che minacciava di spezzarsi. «Sì. Anche tu.»<br />

Perché, naturalmente, "stammi bene" e simili era quello che Qhuinn diceva sempre quando stava<br />

lasciando andare qualc<strong>un</strong>o.<br />

Qhuinn tornò dentro e chiuse la portafinestra. Muovendosi meccanicamente, prese i foderi con i<br />

pugnali, le fondine con le pistole e il giubbotto di pelle.<br />

Buffo, ricordava a stento quando aveva perso la verginità; ri cordava la femmina con cui era capitato,<br />

naturalmente, ma l'esperienza in sé non gli aveva lasciato <strong>un</strong> ricordo indelebile. Così come<br />

gli orgasmi che, da allora in avanti, aveva raggi<strong>un</strong>to e fatto raggi<strong>un</strong>gere. Solo <strong>un</strong> gran divertimento,<br />

grandi sudate e respiri affannosi, <strong>un</strong>a gran quantità di bersagli colpiti e affondati.<br />

Tutte scopate facili da dimenticare, niente di più.<br />

Scendendo giù nell'atrio, tuttavia, si rese conto che avrebbe ricordato per il resto della sua vita la<br />

prima volta di Blay. Loro due si stavano allontanando già da <strong>un</strong> po', ma adesso... il filo sottilissimo<br />

che ancora li teneva legati, quel legame sempre più fragile, era stato reciso.<br />

Peccato che la libertà assomigliasse a <strong>un</strong>a prigione, invece che a <strong>un</strong> orizzonte.<br />

Appena mise piede sul pavimento a mosaico in fondo alle scale, sentì riecheggiare nella testa l'inno<br />

vecchio stampo di John Mel-lencamp, che ai concerti gli spettatori ascoltavano agitando gli<br />

accendini; gli era sempre piaciuta quella canzone, ma non aveva mai veramente capito cosa<br />

significava.<br />

Adesso avrebbe preferito che fosse ancora così.<br />

Life goes on... long after the thrill of living is gone...<br />

La vita continua... anche dopo che è passata la gioia di vivere...<br />

Nel bagno di John, Xhex rimase sotto il getto bollente delle doccia, le braccia sul petto, i piedi<br />

piantati ai due lati dello scarico, l'acqua che la colpiva sulla nuca prima di avvolgere le spalle e<br />

scorrere giù l<strong>un</strong>go la spina dorsale.<br />

Il tatuaggio di John...<br />

Maledizione...<br />

Se l'era fatto fare come ricordo in memoria di lei, fissando il suo nome sulla pelle per averla sempre<br />

con sé. Non c'era niente di più permanente, dopo tutto... ecco perché nel corso della cerimonia<br />

nuziale i vampiri maschi si facevano incidere sulla schiena il nome della loro shellan: gli anelli si<br />

possono perdere, i documenti si possono stracciare, bruciare o smarrire. Ma la pelle te la porti dietro<br />

ov<strong>un</strong>que vai.<br />

Cristo, non le era mai fregato <strong>un</strong> tubo di quelle femmine tutte dolci e a modino, tutte truccate, coi<br />

loro bei vestitini e i capelli l<strong>un</strong>ghi e curati. Anzi, quei simboli tipici della femminilità le erano sempre<br />

parsi dichiarazioni di debolezza. Adesso però, per <strong>un</strong> attimo, si ritrovò a invidiare la seta, i profumi e<br />

tutto il resto. Come dovevano essere fiere, sapendo che i loro compagni portavano inciso sul proprio<br />

corpo l'impegno ass<strong>un</strong>to nei loro confronti, ogni notte della loro vita, finché campavano.<br />

John sarebbe stato <strong>un</strong> hellren meraviglioso...<br />

Gesù... cosa diavolo ne avrebbe fatto di quel tatuaggio, al momento di sposarsi? Ci avrebbe fatto<br />

incidere sotto il nome della sua shellan?<br />

Be', non la esaltava l'idea di occupare il posto d'onore sulle sue spalle per il resto della sua vita. No<br />

davvero. Neanche <strong>un</strong> po'. Perché così faceva la figura della stronza egoista.<br />

Oh, ma <strong>un</strong> momento, quella era la storia della sua vita.<br />

Uscì controvoglia dalla doccia, si asciugò e passò dall'umido calore del bagno al freddo della camera


da letto.<br />

Appena oltre la soglia si fermò. Di fronte a lei, il piumone era stato raddrizzato alla bell'e meglio, il<br />

disordine di poco prima era più o meno tornato a posto.<br />

In fondo al letto c'erano i suoi cilici. A differenza delle coperte, erano stati allineati con cura.<br />

Avvicinandosi, fece scorrere <strong>un</strong> dito l<strong>un</strong>go il metallo <strong>un</strong>cinato. John glieli aveva tenuti da parte... e<br />

l'istinto le diceva che li avrebbe conservati anche se lei non fosse più tornata.<br />

Gran bella eredità da lasciarsi dietro.<br />

Se si fosse trattenuta lì per la notte se li sarebbe messi. Invece si infilò calzoni e canotta e prese armi e<br />

giubbotto, lasciando i cilici dov'erano.<br />

Con tutto il tempo perso a fare la bella statuina sotto la doccia, ormai era in ritardo per il Primo<br />

Pasto, quindi andò direttamente alla ri<strong>un</strong>ione nello studio di Wrath. Tutti fratelli, oltre a John e ai<br />

suoi amici, erano stipati nella stanza azzurrina in stile francese... e quasi tutti, compreso George, il<br />

cane guida, si aggiravano nervosi.<br />

Mancava solo Wrath. Il che, ovviamente, metteva <strong>un</strong> freno <strong>un</strong> po' a tutto.<br />

I suoi occhi cercarono John e, quando lo trovarono, non lo mollarono più, ma a parte <strong>un</strong> vago cenno<br />

del capo nella sua direzione, lui tenne lo sguardo fisso davanti a sé, guardando solo chi attraversava il<br />

suo campo visivo. Al suo fianco c'era Tohrment, alto e forte. Leggendo la griglia emotiva di<br />

entrambi, Xhex ebbe l'impressione che avessero riannodato <strong>un</strong> legame che per entrambi significava<br />

tantissimo.<br />

II che la rese sinceramente felice. Non sopportava l'idea che John restasse da solo, dopo la sua<br />

dipartita, e Tohrment era il padre che non aveva mai avuto.<br />

Con <strong>un</strong>a violenta imprecazione, Vishous schiacciò nel portacenere <strong>un</strong>a delle sue sigarette rollate a<br />

mano. «Dannazione, dobbiamo andare anche se lui non c'è. Il buio non dura in eterno.»<br />

Phury si strinse nelle spalle. «Però Wrath ci ha dato <strong>un</strong> ordine impreciso per questa ri<strong>un</strong>ione.»<br />

Xhex era propensa a schierarsi con V, e da come John si dondolava avanti e indietro, non era l'<strong>un</strong>ica.<br />

«Sentite, voialtri potete anche aspettare», sbottò a <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to. «Ma io esco subito.»<br />

Quando John e Tohr la guardarono, fu assalita da <strong>un</strong>a sensa zione stranissima, come se la caccia a<br />

Lash non avesse ri<strong>un</strong>ito solo loro due, ma anche lei c'entrasse qualcosa.<br />

D'altronde, tutti loro avevano dei conti da regolare. Che fosse con la Lessening Society o con Lash<br />

nello specifico, tutti e tre serbavano il genere di rancore che ti fa venire voglia di uccidere.<br />

Sempre pronto a dar voce al buon senso, Tohrment intervenne per spezzare la tensione. «Okay, bene,<br />

mi assumo io la responsabilità di dare il via libera. Evidentemente, Wrath è ancora impegnato col<br />

suo piccolo "allenamento" dall'Altra Parte e di sicuro non vorrebbe vederci sciupare tutta la notte<br />

solo per colpa sua.»<br />

Tohr suddivise tutti in più squadre: John, Xhex, Z, lui stesso e i ragazzi sarebbero andati all'indirizzo<br />

a cui risultava immatricolata la Honda Civic, mentre il resto dei fratelli doveva dividersi tra la<br />

fattoria e l'Xtreme Park. In <strong>un</strong> batter d'occhio il gruppo scese la scalinata, attraversò il vestibolo e<br />

uscì dal portone. Poi, <strong>un</strong>o dopo l'altro, scomparvero nell'aria gelida...<br />

Xhex riprese forma davanti a <strong>un</strong> palazzo in centro, nel vecchio quartiere dei mattatoi... oddio, forse<br />

palazzo era <strong>un</strong> termine troppo fine. L'edificio di mattoni a sei piani aveva finestre strabiche e <strong>un</strong><br />

tetto cadente che necessitava dell'equivalente edilizio di <strong>un</strong> chiropratico... o forse di <strong>un</strong>'ingessatura. E<br />

la fila di pustole vaiolose l<strong>un</strong>go la facciata, ne era più che sicura, era dovuta a <strong>un</strong>a raffica di<br />

mitragliatrice o forse a <strong>un</strong>'arma automatica maneggiata da qualc<strong>un</strong>o affetto da delirium tremens.<br />

Veniva da chiedersi come avessero fatto, gli umani della Motorizzazione civile, ad accettare


quell'indirizzo come luogo di residenza, quando avevano assegnato la targa a quell'auto. Ma forse<br />

ness<strong>un</strong>o aveva controllato se lo stabile indicato era agibile.<br />

«Carino», sibilò Qhuinn, sarcastico. «Se vuoi allevare topi e scarafaggi.»<br />

Giriamo sul retro, disse John.<br />

Due vicoli correvano ai lati di quel cesso, e loro, senza <strong>un</strong> motivo particolare, scelsero a caso quello a<br />

sinistra. Lo attraversarono di corsa, passando davanti ai soliti rifiuti urbani - nulla di nuovo, nulla di<br />

straordinario, solo lattine di birra, carte di caramelle e fogli di giornale. La buona notizia era che sui<br />

fianchi di quella catapecchia non c'erano finestre, non che ci fosse molto da vedere, a parte altri<br />

mattatoi e impianti per la macellazione e il confezionamento delle carni... in più, forse la stabilità<br />

della struttura di mattoni era il motivo per cui il tetto non era crollato, sostituendosi al pavimento.<br />

Xhex correva agile al fianco dei vampiri; insieme gi<strong>un</strong>sero in fondo al vicolo, con rapidità e in <strong>un</strong><br />

relativo silenzio. Il retro del fabbricato era solo <strong>un</strong> altro muro di mattoni rossi con striature di<br />

sporcizia metropolitana. L'<strong>un</strong>ica differenza era che la porta d'acciaio<br />

rinforzato si apriva su <strong>un</strong>a piccola area di parcheggio, invece che su <strong>un</strong>a strada.<br />

Niente lesser. Niente pedoni umani. Nient'altro che gatti randagi, asfalto lurido e il lontano ululato<br />

delle sirene.<br />

Xhex venne sopraffatta da <strong>un</strong> senso di impotenza. Maledizione, andare lì o dall'altra parte della città,<br />

in quella ridicola pista da skateboard, oppure a casa del diavolo non cambiava niente: non c'era verso<br />

di stanare il nemico. E avevano così poco su cui lavorare.<br />

«Per l'amor del cielo», borbottò Qhuinn. «Dove cavolo è la festa?»<br />

Già, pensò Xhex, non era l'<strong>un</strong>ica a morire dalla voglia di menare le mani...<br />

D'<strong>un</strong> tratto sentì come <strong>un</strong> formicolio diffuso, l'eco di qualcosa che all'inizio non seppe identificare.<br />

Guardò il resto della squadra. Blay e Qhuinn facevano di tutto per non guardarsi. Tohr e John<br />

giravano per il parcheggio. Zsadist aveva tirato fuori il telefonino per riferire agli altri fratelli che<br />

erano gi<strong>un</strong>ti a destinazione.<br />

Quel richiamo...<br />

Poi capì: sentiva il proprio sangue nelle vene di <strong>un</strong> altro.<br />

Lash.<br />

Lash non era lontano.<br />

Senza riflettere, girò sui tacchi e partì... prima camminando e poi correndo. Sentì che la chiamavano,<br />

ma fermarsi a spiegare era escluso.<br />

Così come era escluso che riuscissero a fermarla.


Capitolo 65<br />

Dall'Altra Parte, Payne giaceva in <strong>un</strong>a posizione innaturale sul duro marmo, sopraffatta dal dolore...<br />

ma solo dalla vita in su. Gambe e piedi non le facevano male, sentiva solo <strong>un</strong> formicolio qua e là, che<br />

la faceva pensare alle scintille sopra <strong>un</strong> fuoco acceso con della legna umida. Il Re cieco era chino<br />

sopra il suo corpo spezzato, scuro in volto... ed era comparsa anche la Vergine Scriba, che con la sua<br />

veste nera e la sua luce fioca, fluttuava in cerchio tutt'intorno.<br />

Non fu <strong>un</strong>a sorpresa che sua madre fosse uscita per rimetterla magicamente in sesto. Come la porta<br />

che, prima scardinata, era tornata intatta, la cara mammina voleva che tutto fosse sempre pulito,<br />

ordinato e perfetto.<br />

«Io... mi rifiuto», disse di nuovo Payne, stringendo i denti per il dolore. «Non do il mio consenso.»<br />

Wrath si voltò verso la Vergine Scriba, poi abbassò di nuovo lo sguardo su di lei. «Ehm... ascolta,<br />

Payne, non è logico. Non senti più le gambe... è probabile che tu ti sia rotta la schiena. Perché non Le<br />

permetti di aiutarti?»<br />

«Non sono <strong>un</strong> oggetto... inanimato che Lei può manipolare a suo piacimento... così, tanto per<br />

capriccio...»<br />

«Payne, sii ragionevole...»<br />

«Io...»<br />

«Così morirai...»<br />

«Allora mia madre potrà guardarmi esalare l'ultimo respiro!» sibilò lei... poi, subito, mugolò di<br />

dolore. Sull'onda di quello sfogo, la coscienza andava e veniva, la vista si appannava e poi tornava a<br />

fuoco; solo grazie all'espressione scioccata di Wrath riusciva a capire se era svenuta oppure no.<br />

«Un momento, Lei è...» Il re, accovacciato, si appoggiò con le<br />

mani al pavimento di marmo per non perdere l'equilibrio. «Tua... madre?»<br />

Payne non si curò che Wrath avesse scoperto la sua vera identità. Non era mai stata in alc<strong>un</strong> modo<br />

fiera di essere la figlia della fondatrice della razza - anzi, non perdeva occasione per prenderne le<br />

distanze - ma ormai che importanza aveva? Se rifiutava l'intervento "divino" sarebbe passata<br />

direttamente nel Fado. Il dolore che sentiva non lasciava dubbi in proposito.<br />

Wrath si voltò verso la Vergine Scriba. «È la verità?»<br />

Non ottenne ness<strong>un</strong>a conferma, ma neppure <strong>un</strong>a smentita. E nemmeno <strong>un</strong> castigo per aver osato<br />

offenderla con <strong>un</strong>a domanda.<br />

Il re guardò di nuovo Payne. «Gesù... Cristo.»<br />

Payne inspirò a fatica. «Lasciaci sole, Re caro. Torna nel tuo mondo a guidare la tua gente. Non hai<br />

alc<strong>un</strong> bisogno dell'aiuto che può venirti da questa parte o da Lei. Sei <strong>un</strong>a brava persona e <strong>un</strong><br />

guerriero eccezionale...»<br />

«Non ti lascerò morire», sbottò lui.<br />

«Non hai scelta, non credi?»<br />

«Col cavolo!» Wrath si alzò in piedi di scatto e la guardò truce. «Lascia che Lei ti guarisca! Sei<br />

impazzita, maledizione! Non puoi morire così...»


«Eccome se... posso.» Payne chiuse gli occhi, travolta da <strong>un</strong>'ondata di spossatezza.<br />

«Fai qualcosa!» gridò il re, ora chiaramente rivolto alla Vergine Scriba.<br />

Peccato che stesse così male, pensò Payne, altrimenti si sarebbe goduta quella dichiarazione di<br />

indipendenza finale. Era gi<strong>un</strong>ta sulle ali della morte, ma ce l'aveva fatta. Aveva tenuto testa a sua<br />

madre. Tramite quel rifiuto aveva ottenuto la libertà.<br />

La voce della Vergine Scriba era poco più che <strong>un</strong> sussurro. «Payne ha rifiutato il mio aiuto. Mi sta<br />

bloccando.»<br />

Altro che. Non era arduo crederle: la furia contro sua madre era tale che f<strong>un</strong>geva da barriera contro<br />

qual<strong>un</strong>que magia la Vergine Scriba tentasse di mettere in atto per rimediare alla "tragedia" appena<br />

compiutasi.<br />

"Tragedia" che, in realtà, Payne vedeva più come <strong>un</strong>a benedizione.<br />

«Ma tu sei onnipotente!» La voce aspra del re suonava come <strong>un</strong>'accusa... il suo tono convulso era <strong>un</strong><br />

tantino sconcertante. Ma d'altronde, lui era <strong>un</strong> maschio di valore, senza dubbio pronto ad addossarsi<br />

la colpa. «Guariscila!»<br />

Ci fu <strong>un</strong> silenzio seguito da <strong>un</strong>a flebile risposta: «Non posso più toccare il suo corpo... proprio come<br />

non posso toccarle il cuore.»<br />

Se la Vergine Scriba stava finalmente imparando cosa significa essere impotenti, Payne poteva invero<br />

morire in pace.<br />

«Payne! Payne, svegliati!»<br />

Lei alzò le palpebre. Wrath era a <strong>un</strong> palmo dal suo viso.<br />

«Se posso salvarti, me lo permetterai?»<br />

Lei non riusciva a capire perché la considerasse tanto importante. «Lasciami...»<br />

«Se posso, me lo lascerai fare?»<br />

«Ma non puoi.»<br />

«Rispondi a questa cazzo di domanda.»<br />

Era <strong>un</strong>a così brava persona, il fatto che la sua dipartita potesse pesare in eterno sulla coscienza del re<br />

era per lei motivo di afflizione. «Mi dispiace... per questa cosa. Wrath. Mi dispiace. Non è opera tua.»<br />

Wrath si voltò verso la Vergine Scriba. «Permettimi di salvarla. Permettimi di salvarla!»<br />

A quella richiesta perentoria, il cappuccio della Vergine Scriba si alzò da solo; la sua forma, <strong>un</strong><br />

tempo sfolgorante, ora non era altro che <strong>un</strong>a misera ombra.<br />

L'aspetto e la voce erano quelli di <strong>un</strong>a bellissima femmina in preda a <strong>un</strong>o strazio atroce. «Non volevo<br />

questo destino.»<br />

«Quante chiacchiere inutili. Vuoi permettermi di salvarla sì o no?»<br />

La Vergine Scriba alzò gli occhi verso il cielo opaco sopra di lei e la lacrima che le sgorgò dagli occhi<br />

atterrò sul pavimento di marmo come <strong>un</strong> diamante, rimbalzando con <strong>un</strong>o sfolgorio e <strong>un</strong> lampo.<br />

Quell'oggetto incantevole sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe visto, pensò Payne con le palpebre<br />

sempre più pesanti, tanto che non riusciva più a tenerle alzate.<br />

«Per l'amor del cielo», tuonò Wrath. «Permettimi...»<br />

La risposta della Vergine Scriba gi<strong>un</strong>se da <strong>un</strong>a distanza lontanissima. «Non posso più oppormi. Fa'<br />

ciò che credi, Wrath, figlio di Wrath. Meglio saperla lontana da me, ma viva, che morta sul mio<br />

pavimento.»<br />

Su tutto calò il silenzio.<br />

Una porta si chiuse.<br />

Poi la voce di Wrath: Ho bisogno di te di là, sulla Terra. Payne, svegliati, mi servi sulla Terra...


Strano. Le sembrava di sentirlo proprio dentro il cranio... ma più probabilmente si era di nuovo<br />

chinato sopra di lei e stava parlando ad alta voce.<br />

«Payne, svegliati. Ho bisogno che tu venga nel mio mondo.»<br />

Con la mente confusa, lei fece per scuotere la testa... ma non le riuscì molto bene. Meglio restare<br />

ferma. Immobile. «Non posso... non ce la faccio...»<br />

Un'improvvisa vertigine le diede il capogiro, i piedi giravano vorticosamente intorno al corpo, la sua<br />

mente era l'epicentro di quel vortice. La sensazione di venire risucchiata verso il basso era<br />

accompagnata da <strong>un</strong>a pressione nelle vene, come se il sangue si stesse espandendo, ma fosse<br />

confinato in quello spazio ristretto.<br />

Quando aprì gli occhi, vide <strong>un</strong>a luce bianca sopra di sé.<br />

Allora non si era mossa. Era sempre stesa lì, dov'era sin dall'inizio, sotto il cielo lattiginoso dell'Altra<br />

Parte...<br />

Payne si accigliò. No, quello non era lo strano firmamento sopra il santuario. Quello era <strong>un</strong>...<br />

soffitto?<br />

Sì... lo riconobbe... e con la coda dell'occhio scorse dei muri... quattro muri azzurrini. C'erano anche<br />

delle luci, anche se non ricordava di averle mai viste... non erano fiaccole o candele, ma cose che<br />

risplendevano senza fiamma.<br />

Un camino. Un... imponente scrittoio e <strong>un</strong> trono.<br />

Non era stata lei a spostarsi lì; non ne aveva la forza. E Wrath non poteva aver proiettato altrove la<br />

sua forma corporea. C'era <strong>un</strong>'<strong>un</strong>ica spiegazione. Era stata espulsa da sua madre.<br />

Impossibile tornare indietro; aveva realizzato il suo desiderio. Era libera, per sempre.<br />

Venne sopraffatta da <strong>un</strong>o strano senso di pace. Poteva essere la calma che prelude alla morte...<br />

oppure la consapevolezza che la lotta era finita. Viva o morta, ciò che per anni l'aveva definita era<br />

acqua passata; sgravata da quel fardello, si librò nuovamente in volo nel suo corpo paralizzato.<br />

Il viso di Wrath entrò nel suo campo visivo; i l<strong>un</strong>ghi capelli neri scivolarono giù dalle spalle,<br />

ricadendo in avanti. E in quel mentre <strong>un</strong> cane dal manto biondo s'infilò sotto il grosso braccio del re;<br />

sul muso mansueto aveva <strong>un</strong>'espressione interrogativa di benvenuto, quasi lei fosse <strong>un</strong>'ospite<br />

inattesa, ma molto gradita.<br />

«Vado a chiamare la dottoressa Jane», disse Wrath, accarezzando il fianco del cane. «Chi?»<br />

«Il mio medico personale. Tu resta qui.»<br />

«Come se... potessi andare chissà dove.»<br />

Si udì il tintinnio di <strong>un</strong> collare, poi il re uscì, la mano su <strong>un</strong>'imbracatura che lo collegava al bel cane;<br />

le zampe dell'animale produssero <strong>un</strong>a sorta di sommesso ticchettio quando, alla fine del tappeto,<br />

toccarono il legno del pavimento.<br />

Wrath era davvero cieco. E lì, sulla Terra, aveva bisogno degli occhi di qualc<strong>un</strong> altro per potersi<br />

muovere.<br />

Una porta si chiuse, poi Payne non pensò ad altro che al dolore. Galleggiava, resa leggera dall'agonia<br />

del suo corpo... eppure, malgrado l'incredibile sconcerto, si librava sulle ali di <strong>un</strong>a strana serenità.<br />

Senza <strong>un</strong> vero motivo, notò che l'aria, lì, aveva <strong>un</strong> buon profumo. Di limone. E cera d'api.<br />

Proprio buono.<br />

Chissà cosa la attendeva. Sarà quel che sarà, pensò. Il periodo che aveva trascorso lì, sulla Terra, era<br />

stato tanto tempo prima e, da come tutto le appariva strano, in <strong>un</strong> mondo diverso. Però ricordava<br />

quanto le era piaciuto. Era tutto imprevedibile e d<strong>un</strong>que affascinante...<br />

Qualche tempo dopo la porta si aprì e lei sentì ancora <strong>un</strong>a volta il tintinnio del collare del cane e


l'odore intenso di Wrath. Con loro c'era qualc<strong>un</strong>o... che Payne non riuscì a identificare. Ma nella<br />

stanza c'era <strong>un</strong>'altra entità, senza alc<strong>un</strong> dubbio.<br />

Payne si sforzò di aprire gli occhi... e quasi trasalì.<br />

Accanto a lei non c'era Wrath, ma <strong>un</strong>a femmina... o almeno così sembrava. Il volto era femminile...<br />

ma lineamenti e capelli erano traslucidi e spettrali. Quando i loro sguardi si incontrarono,<br />

l'espressione della femmina passò dall'ansioso allo scioccato. D'improvviso dovette aggrapparsi al<br />

braccio di Wrath.<br />

«Oh... mio Dio...» esclamò, aspra.<br />

«E così evidente, dottoressa?» disse il re.<br />

La femmina faticava a parlare; non era certo il genere di reazione che si spera di suscitare in <strong>un</strong><br />

medico. Payne era convinta di sapere cos'aveva. Tuttavia, forse non aveva ben chiara la gravità delle<br />

sue condizioni.<br />

«Sono...»<br />

«Vishous.»<br />

Nel sentire quel nome, Payne ebbe <strong>un</strong> tuffo al cuore.<br />

Poiché non lo sentiva da oltre due secoli.<br />

«Per quale motivo parli del mio caro estinto?» chiese con <strong>un</strong> filo di voce.<br />

Il volto spettrale della dottoressa ass<strong>un</strong>se <strong>un</strong>a forma tangibile, gli occhi verde scuro esprimevano <strong>un</strong>a<br />

profonda confusione, il suo pallore era tipico di chi sta combattendo contro emozioni forti. «Il tuo<br />

caro estinto?»<br />

«Il mio gemello... è trapassato nel Fado molto tempo fa.»<br />

La dottoressa scosse la testa, aggrottando le sopracciglia sullo sguardo intelligente. «Vishous è vivo.<br />

Io sono sposata con lui. E vivo e sta bene.»<br />

«No... non può essere.» Payne avrebbe voluto afferrare il braccio della dottoressa. «Tu menti... lui è<br />

morto. Da molto tem...»<br />

«No. E vivo e vegeto.»<br />

Payne non capiva. Lei sapeva che era morto, perduto tra le braccia misericordiose del Fado...<br />

Era stata sua madre a dirglielo. Naturalmente.<br />

L'aveva ingannata per impedirle di conoscere suo fratello? Come si poteva essere tanto crudeli?<br />

D'<strong>un</strong> tratto Payne scoprì le zanne con <strong>un</strong> ringhio gutturale, il fuoco dell'ira soppiantò lo strazio. «La<br />

ucciderò per questo. Le riserverò lo stesso trattamento che riservai a nostro padre, lo giuro.»<br />

[eBL 086]


Capitolo 66<br />

John si lanciò all'inseguimento di Xhex appena la vide staccarsi dal gruppo e iniziare a correre. Non<br />

gli piaceva l'autonomia di pensiero né la direzione che aveva preso... stava p<strong>un</strong>tando verso <strong>un</strong> vicolo<br />

in fondo al quale ness<strong>un</strong>o sapeva se c'era <strong>un</strong>'uscita o <strong>un</strong> muro di mattoni.<br />

La raggi<strong>un</strong>se, afferrandola per il braccio per ottenere la sua attenzione. Tutto inutile. Lei non si<br />

fermò.<br />

Dove stai andando? cercò di chiederle, ma è difficile com<strong>un</strong>icare nella lingua dei segni con qualc<strong>un</strong>o<br />

che ti ignora mentre corri come <strong>un</strong> fulmine...<br />

Poteva fischiare, ma <strong>un</strong> fischio era ancora più facile da ignorare, così riprovò ad afferrarla per il<br />

braccio, ma lei lo scrollò via, concentrata <strong>un</strong>icamente su <strong>un</strong>a destinazione che lui non riusciva a<br />

vedere né a percepire. Alla fine le balzò davanti, tagliandole la strada; poi la costrinse a guardargli le<br />

mani.<br />

Dove diavolo stai andando?<br />

«Lo sento... Lash. E vicino.»<br />

John sfoderò il pugnale, sillabando, Dove?<br />

Lei gli girò intorno rimettendosi a correre; John le andò dietro, imitato da Tohr. Quando anche gli<br />

altri fecero per seguirli, John scosse la testa facendo segno di restare dov'erano. Sul campo, poter<br />

contare su <strong>un</strong> appoggio extra, è <strong>un</strong> bene, ma in quella situazione troppe armi non erano <strong>un</strong><br />

vantaggio: lui voleva far fuori Lash, e l'ultima cosa di cui aveva bisogno erano altre dita pronte a<br />

premere il grilletto contro il suo bersaglio.<br />

Tohr però lo capiva, sapeva per istinto perché John doveva vendicare la sua femmina. E Qhuinn<br />

doveva seguirlo per forza. Ma, a parte loro due, ness<strong>un</strong> altro era il benvenuto alla festa.<br />

John rimase alle calcagna di Xhex... che, quanto a vicoli, sembrava<br />

aver scelto bene. La viuzza sconnessa non era <strong>un</strong> vicolo cieco: proseguiva sulla destra, tra altri<br />

magazzini abbandonati, in direzione del fiume. John capì che ormai erano molto vicini all'acqua<br />

quando sentì <strong>un</strong> forte odore di alghe e pesci morti e l'aria parve raffreddarsi.<br />

Trovarono la Mercedes AMG nera parcheggiata davanti a <strong>un</strong> idrante. La berlina puzzava di tesser,<br />

Xhex si guardò intorno, quasi in cerca di direttive, ma John non era in vena di aspettare.<br />

Con <strong>un</strong> pugno sfondò il parabrezza.<br />

Mentre l'allarme ululava a tutto spiano, guardò dentro l'abitacolo. Sul volante c'era <strong>un</strong>a specie di<br />

residuo oleoso e il cuoio color panna era rovinato da <strong>un</strong>a serie di macchie... quelle nere come<br />

l'inchiostro erano sangue di tesser, ne era più che sicuro... mentre quelle color ruggine erano sangue<br />

umano. Gesù, il sedile posteriore era <strong>un</strong> macello: sembrava che qualc<strong>un</strong>o lo avesse lasciato alla<br />

mercé di <strong>un</strong> gatto spastico, in alc<strong>un</strong>i p<strong>un</strong>ti i graffi erano così profondi che si vedeva l'imbottitura.<br />

John si accigliò, ricordando il periodo passato al centro di addestramento. Lash ci aveva sempre<br />

tenuto molto alle sue cose, dai vestiti che indossava al modo in cui teneva in ordine l'armadietto<br />

dello spogliatoio.<br />

Forse quella non era la sua auto.


«Questa è la sua macchina», disse Xhex, appoggiando le mani sul cofano. «Sento il suo odore<br />

dappertutto. Il motore è ancora caldo. Però non so dove sia.»<br />

John ringhiò al pensiero di Lash così vicino alla sua femmina che lei lo riconosceva al fiuto. Lurido<br />

bastardo figlio di puttana...<br />

Proprio quando la collera minacciava di fargli perdere il controllo, Tohr lo afferrò per la nuca,<br />

scuotendolo con forza. «Fai <strong>un</strong> bel respiro.»<br />

«Dev'essere qui intorno...» Xhex guardò l'edificio di fronte a loro, poi guardò a destra e a sinistra, nel<br />

vicolo.<br />

Sentendo <strong>un</strong> bruciore alla mano sinistra, John alzò il braccio. Stringeva il pugnale talmente forte che<br />

il manico strideva in segno di protesta.<br />

P<strong>un</strong>tò gli occhi in quelli di Tohr.<br />

«Lo prenderai», sussurrò il fratello. «Non preoccuparti.»<br />

Lash quasi si aspettava che gli uomini di Benloise facessero qualche sciocchezza. Fronteggiava la<br />

coppia di gorilla, separato da loro da <strong>un</strong>a decina di metri di aria fredda, ed erano tutti sul chi va là.<br />

Mentre li squadrava da capo a piedi, sperava che azzardassero <strong>un</strong> qualche numero alla John Wayne. I<br />

due malviventi avrebbero rappresentato <strong>un</strong> ottimo acquisto per la sua sempre più folta scuderia. ..<br />

conoscevano il traffico di droga e, sotto Benloise, si erano chiaramente guadagnati i galloni sul<br />

campo: c'erano parecchi chili di roba nelle valigette di metallo che avevano in mano, ma gli umani<br />

erano calmi e imperturbabili.<br />

Armati fino ai denti, anche.<br />

Proprio come lui. Maledizione, con tutte quelle pistole e quelle m<strong>un</strong>izioni sembrava di stare a <strong>un</strong>a<br />

Fiera delle armi... si sarebbe sentito molto meglio alla fine della sua metamorfosi, quando i proiettili<br />

non gli avrebbero più fatto né caldo né freddo. Essere <strong>un</strong>'ombra è meglio che essere in carne e ossa,<br />

sempre e com<strong>un</strong>que.<br />

«Ecco i quadri», disse il tizio sulla sinistra, sollevando le valigette. «Signore.»<br />

Ah, sì, era quello che aveva assistito alla scena in cui aveva minacciato Benloise col coltello alla gola.<br />

Ecco spiegato perché erano tutti e due così gentili.<br />

«Vediamo cosa mi avete portato», mormorò Lash, tenendoli sotto tiro con la sua calibro quaranta. «E<br />

tenete le mani bene in vista.»<br />

I due aprirono in simultanea le valigette per mostrargli il contenuto.<br />

Lash annuì, soddisfatto. «Lasciate qui la merce. Andate.»<br />

Gli umani ubbidirono prontamente; misero giù la droga, indietreggiarono, poi a passo svelto si<br />

avviarono nella direzione opposta, tenendo le mani l<strong>un</strong>go i fianchi.<br />

Appena svoltarono l'angolo, mentre i loro passi ancora riecheggiavano in lontananza, Lash si<br />

avvicinò alle ventiquattrore e aprì i palmi ridotti a due ombre. A <strong>un</strong> suo comando i manici si<br />

alzarono e i due carichi di coca levitarono dall'asfalto fin dentro le sue mani...<br />

II suono stridulo dell'allarme di <strong>un</strong>'automobile gli fece voltare la testa; proveniva dal vicolo dove<br />

aveva lasciato la AMG.<br />

Maledetti umani, pezzi di merda...<br />

Lash si accigliò, rizzando le antenne; il suo istinto individuò ciò che gli era stato portato via.<br />

Lei era lì.<br />

Xhex... la sua Xhex era lì.<br />

Ciò che restava della sua natura di vampiro si ridestò, reclamando a gran voce ciò che reputava <strong>un</strong>a<br />

sua proprietà; Lash si ritrovò a vibrare, finché i suoi piedi non furono liberati dal loro fardello e lui


cominciò a muoversi sull'asfalto sulle ali del vento, sfruttando lo slancio che aveva creato con la<br />

mente, invece che con le gambe. Veloce, sempre più veloce...<br />

Svoltò l'angolo ed eccola lì, ritta vicino alla sua macchina, sexy da morire, in giubbotto e calzoni di<br />

pelle. Subito si voltò verso di lui, come in risposta a <strong>un</strong> richiamo.<br />

Anche in penombra, Xhex era sfolgorante, l'illuminazione cittadina si focalizzava su di lei come<br />

richiesto dal suo carisma innato. Per la miseria. Era proprio <strong>un</strong>o schianto, specie in tenuta da<br />

combattimento; sentendo fremere lo spazio vuoto che aveva al posto dell'inguine, Lash abbassò le<br />

mani.<br />

C'era qualcosa di duro. Dietro la patta c'era qualcosa... ed era pronto per lei.<br />

Con <strong>un</strong>a scarica di adrenalina migliore di qualsiasi coca, immaginò quanto sarebbe stato divertente<br />

possederla in pubblico. Il suo uccello era tornato, in <strong>un</strong>a forma o in <strong>un</strong>'altra, il che significava che<br />

anche lui era tornato in gioco... appena in tempo.<br />

Quando Xhex lo guardò negli occhi, Lash rallentò, concentrandosi su chi l'accompagnava. Il fratello<br />

Tohrment. Qhuinn, quell'errore genetico con gli occhi spaiati. E John Matthew.<br />

La platea ideale per <strong>un</strong>a scena in stile Arancia Meccanica.<br />

Favoloso, cazzo.<br />

Lash si chinò a posare le valigette sull'asfalto. Quegli idioti lì con lei erano tutti indaffarati a estrarre<br />

vari tipi di armi da fuoco... ma non la sua Xhex. No, lei era più forte.<br />

«Ehi, piccola», disse. «Ti sono mancato?»<br />

Qualc<strong>un</strong>o emise <strong>un</strong> ringhio che gli ricordò il suo rottweiler, ma cosa importava? ora che aveva<br />

l'attenzione di tutti avrebbe approfittato della teatralità del momento. Con la forza del pensiero<br />

abbassò il cappuccio dell'impermeabile e con le mani ormai ridotte a ombre incorporee srotolò le<br />

strisce di tessuto nero che gli coprivano il volto.<br />

«Cristo santo...» farfugliò Qhuinn. «Sembri <strong>un</strong> test di Ror-schach.»<br />

Lash non lo degnò di <strong>un</strong>a risposta, soprattutto perché l'<strong>un</strong>ica di cui gli importava qualcosa era la<br />

femmina vestita di cuoio. Ovviamente lei non si aspettava quella trasformazione. E il modo in cui<br />

trasalì? Meglio di <strong>un</strong> bacio o di <strong>un</strong> abbraccio. Disgustarla era piacevole quanto eccitarla... e sarebbe<br />

stato ancora più divertente, <strong>un</strong>a volta che se la fosse ripresa per chiudersi da qualche parte insieme a<br />

lei per <strong>un</strong>a bella l<strong>un</strong>a di miele.<br />

Lash sorrise e parlò nella sua nuova voce, migliorata. «Ho tanti di quei progetti per noi due, troia.<br />

Naturalmente dovrai supplicarmi...»<br />

Quella cazzo di femmina sparì.<br />

Nel nulla.<br />

Un momento era lì, accanto alla sua macchina, e <strong>un</strong> momento dopo al suo posto c'era solo aria. La<br />

troia era ancora nel vicolo, però. La sentiva, anche se non riusciva a vederla...<br />

Il primo sparo arrivò da dietro e lo colpì alla spalla... o meglio non lo colpì. Nell'impermeabile si aprì<br />

<strong>un</strong> buco, ma la non-carne sottostante non poteva fregarsene di meno... e lui sentì solo la strana eco<br />

di <strong>un</strong>a fitta.<br />

Beeeeene. Quel colpo avrebbe potuto fargli davvero male.<br />

Lash voltò la testa, francamente deluso dalla prevedibilità di Xhex e dalla sua pessima mira.<br />

Solo che non era stata lei a fare fuoco. I tirapiedi di Benloise erano sp<strong>un</strong>tati con tanto di rinforzi, e<br />

meno male che sparavano da cani. L'ultima volta che aveva controllato, il suo petto era ancora solido:<br />

qualche centimetro più in giù, e più al centro, e al posto del cuore adesso avrebbe avuto <strong>un</strong> setaccio.<br />

La rabbia per il sangue freddo di quei fottuti spacciatori lo spinse a formare nel palmo della mano


<strong>un</strong>a palla di energia per la serie "adesso basta stronzi avete chiuso".<br />

S'infilò lesto dentro <strong>un</strong> androne e scagliò la forza contro gli umani come <strong>un</strong>a palla da bowling;<br />

<strong>un</strong>'esplosione spettacolare investì quei bastardi, scaraventandoli ai lati del vicolo come tanti birilli e<br />

illuminandoli in stile manga.<br />

A quel p<strong>un</strong>to erano sopraggi<strong>un</strong>ti altri fratelli e <strong>un</strong> po' tutti avevano cominciato a sparare<br />

all'impazzata... niente di che, finché Lash non si beccò <strong>un</strong>a pallottola nel fianco; il dolore lancinante<br />

gli trafisse il torace, facendogli rimbalzare il cuore nel petto. Con <strong>un</strong>'imprecazione, Lash cadde su <strong>un</strong><br />

fianco spostando gli occhi sul vicolo.<br />

John Matthew era l'<strong>un</strong>ico rimasto allo scoperto: la squadra dei fratelli aveva cercato riparo dietro la<br />

Mercedes, mentre gli scagnozzi di Benloise si erano trascinati dietro la carcassa arrugginita di <strong>un</strong>a<br />

jeep.<br />

John Matthew, invece, se ne stava lì impalato, coi piedi ben piantati per terra e le mani l<strong>un</strong>go i<br />

fianchi.<br />

Quel coglione era <strong>un</strong> bersaglio coi fiocchi. Centrarlo era quasi <strong>un</strong>a noia.<br />

Lash formò nel palmo <strong>un</strong>'altra palla di energia gridando, «Così morirai. Garantito come se ti<br />

p<strong>un</strong>tassi <strong>un</strong>a pistola alla tempia, razza di stronzo figlio di puttana.»<br />

John cominciò ad avanzare, scoprendo le zanne, preceduto da <strong>un</strong>a folata gelida.<br />

Per <strong>un</strong> attimo Lash sentì <strong>un</strong> formicolio alla nuca, dovuto alla tensione. Assurdo; qualcosa non<br />

quadrava. Ness<strong>un</strong>o sano di mente gli sarebbe andato incontro così.<br />

Era <strong>un</strong> suicidio.


Piani, piani, piani...<br />

Capitolo 67<br />

O, in altre parole, cazzate, cazzate, cazzate...<br />

Quando si era dissimulata alla maniera dei symphath, sparendo nel nulla, Xhex aveva <strong>un</strong> piano<br />

perfetto. Nella sua veste di killer era sempre andata fiera non solo della sua percentuale di successi,<br />

ma del fiuto che la guidava nel suo mestiere, e quella vendetta sarebbe andata a buon fine. Il suo<br />

"piano" era di avvicinarsi, non vista, a Lash e tagliargli la gola, prima di lavorarselo per benino...<br />

guardandolo negli occhi e sorridendo, da quella pazza che era.<br />

Primo problemino: cosa cazzo gli era successo dall'ultima volta che l'aveva visto? Quando si era<br />

sbendato la testa era rimasta esterrefatta. La faccia, tutta scarnificata, era <strong>un</strong> ammasso<br />

raccapricciante di ossa e fibre muscolari striate di nero; i denti, di <strong>un</strong> bianco accecante, per contrasto<br />

sembravano fluorescenti. Neanche le mani erano normali. Avevano <strong>un</strong>a forma, ma ness<strong>un</strong>a sostanza.<br />

Nelle tenebre della notte... erano solo <strong>un</strong>'ombra più scura delle altre.<br />

Grazie a Dio era riusciva a sfuggirgli in tempo, anche se forse tutto quel decomporsi era proprio il<br />

motivo per cui era riuscita a evadere dalla sua prigione: sembrava logico supporre che anche i poteri<br />

di quel bastardo si stessero indebolendo.<br />

Vabbè, ad ogni modo... il suo secondo problema, sul terreno dei "piani" era John. Che proprio in quel<br />

momento era fermo in mezzo al vicolo; gli mancava solo <strong>un</strong> cartello attaccato al petto con scritto<br />

SPARAMI QUI.<br />

Impossibile farlo ragionare, questo era più che evidente... se anche avesse ripreso forma vicino al suo<br />

orecchio gridandogli nel cervello, sapeva che non c'era modo di dissuaderlo. Lì, di fronte al nemico,<br />

era puro istinto animale, le zanne scoperte come quelle di<br />

<strong>un</strong> leone, il corpo proteso in avanti, pronto a sferrargli <strong>un</strong>a mazzata.<br />

Se non si metteva al riparo sarebbe morto, c'era da scommetterci, ma lui sembrava infischiarsene, e il<br />

perché era chiaro: l'odore di vampiro innamorato era più potente di qual<strong>un</strong>que ringhio; quell'aroma<br />

speziato era come <strong>un</strong> ruggito che sovrastava ogni altro odore, dal tanfo della città ai miasmi del<br />

fiume, al lezzo di tesser che si levava dal corpo putrescente di Lash.<br />

Lì, ritto in quel vicolo squallido, John era il maschio primordiale che protegge la sua femmina... e<br />

tutto ciò che, proprio per quel motivo, lei aveva sperato di evitare in quella situazione: chiaramente<br />

non era interessato alla sua sicurezza personale, il suo obiettivo prevaleva sul buon senso e<br />

sull'addestramento specifico.<br />

Morale della favola? Non sarebbe sopravvissuto alla palla di energia che Lash stava per scagliargli<br />

addosso... e quel dato di fatto cambiava tutto, nel mondo di Xhex.<br />

Nuovo piano. Addio copertura alla symphath. Addio torture e smembramenti. Addio rappresaglia<br />

sanguinosa per il supplizio che aveva patito, addio numero alla Jack lo Squartatore.<br />

Quando riprese forma avventandosi contro Lash, il suo obiettivo era salvare John, non vendicarsi.<br />

Perché, alla fine della fiera, John era l'<strong>un</strong>ica cosa che le importava.<br />

Placcò Lash alla vita nell'istante in cui stava per lanciare la sua palla da KO; pur trascinato a terra


con lei, lui riuscì a correggere il tiro... e colpì John in pieno petto.<br />

L'impatto lo sollevò dal marciapiede, proiettandolo in alto e all'indietro, levandogli quasi gli stivali.<br />

«Bastardo schifoso!» gridò Xhex sulla faccia spolpata di Lash.<br />

Quel figlio di puttana fece scattare le braccia in avanti, agguantandola con <strong>un</strong>a forza incredibile;<br />

mentre la voltava, immobilizzandola sotto di sé sul marciapiede, Xhex sentì in faccia il suo fiato<br />

rovente e fetido.<br />

«Beccata», ghignò lui, strusciando l'inguine contro il suo; sentire l'erezione bastò a darle la nausea.<br />

«Vaffanculo!» Con mossa fulminea, Xhex lo centrò sul... be', su quello che passava per <strong>un</strong> naso, con<br />

<strong>un</strong>a craniata che gli strappò <strong>un</strong> ululato.<br />

Purtroppo non riuscì a sferrargli altri colpi così diretti, mentre lottavano per il controllo, rotolando<br />

per terra in <strong>un</strong> intrico di gambe e con quell'orribile erezione premuta contro di lei. Lash l'afferrò per<br />

il polso, ma almeno lei riuscì a tenere l'altro fuori della sua portata.<br />

Così, al momento giusto, infilò la mano in mezzo ai loro corpi avvinghiati, afferrandogli i testicoli e<br />

torcendoli con <strong>un</strong>a forza tale che, se non fosse stato per i pantaloni, glieli avrebbe strappati via di<br />

netto.<br />

Lash sibilò <strong>un</strong>'imprecazione e si irrigidì, a conferma del fatto che nel regno delle tenebre poteva pure<br />

essere <strong>un</strong> semidio, ma quando lo colpivano nei gioielli di famiglia era decisamente mortale.<br />

Prendendo il sopravvento, Xhex lo rovesciò sulla schiena e gli montò sopra a cavalcioni. «Adesso<br />

sono io che ti ho beccato», gridò.<br />

Mentre lo teneva giù, fu sopraffatta dalla rabbia... invece di pugnalarlo subito, lo afferrò per il collo,<br />

stringendolo fin quasi a soffocarlo.<br />

«Ness<strong>un</strong>o può fottere quello che è mio», gli ringhiò in faccia.<br />

Un furore <strong>selvaggio</strong> si dipinse sul volto orrendo di Lash e, in qualche modo, la voce riuscì a filtrare<br />

attraverso la morsa in cui lei gli stringeva la laringe. «Il tuo bello è già stato fottuto alla grande. O<br />

non ti ha detto di quell'umano che...»<br />

Xhex gli mollò <strong>un</strong> ceffone talmente violento da staccargli <strong>un</strong> dente. «Non azzardarti a toccare quel<br />

tasto...»<br />

«Io tocco quello che cazzo mi pare, dolcezza.»<br />

Detto ciò svanì, dissolvendosi nel nulla... ma non per molto. Un attimo dopo, Xhex venne afferrata<br />

da dietro e tirata con forza contro di lui. Nei secondi sospesi che seguirono, notò vagamente gli<br />

umani che gemevano sull'asfalto, poi Lash la fece voltare per usarla come scudo contro i fratelli.<br />

Xhex non perse tempo a controllare le posizioni di ogni componente della sua squadra dietro la<br />

Mercedes, o a valutare quali armi erano p<strong>un</strong>tate contro lei e Lash.<br />

John era l'<strong>un</strong>ica cosa che contava.<br />

E grazie a Dio, alla Vergine Scriba, o a chi<strong>un</strong>que era in grado di fare miracoli, lui si stava rizzando a<br />

sedere, scrollandosi di dosso il misterioso incubo stroboscopico che lo aveva mandato a gambe<br />

all'aria.<br />

Almeno era vivo.<br />

Probabilmente lei non sarebbe sopravvissuta, ma John... ce l'avrebbe fatta. Sempre che riuscisse a<br />

levarsi di mezzo insieme a Lash.<br />

«Prendimi», sibilò a quel bastardo. «Prendi me e lascia stare loro.»<br />

Sentì <strong>un</strong> sussurro di metallo contro metallo, poi <strong>un</strong> coltello a serramanico le comparve davanti al<br />

viso, la lama che scintillava accanto all'occhio, così vicina che riusciva a leggere il nome del<br />

produttore.


«Ti piace andare molto sul personale con quelli che fai fuori.» La voce di Lash suonava stranissima,<br />

distorta, al p<strong>un</strong>to che le parole le riecheggiavano nelle orecchie. «Lo so per via di quello che hai fatto<br />

a quel fesso di Grady. Gli hai servito <strong>un</strong>'ultima cena da leccarsi i baffi... chissà se da vivo la salsiccia<br />

gli piaceva quanto da morto.»<br />

La p<strong>un</strong>ta del coltello si abbassò, uscendo dal campo visivo di Xhex... che poi la sentì penetrare nello<br />

zigomo e scendere, lentamente.<br />

La brezza era fredda. Il suo sangue era caldo.<br />

Chiudendo gli occhi, riuscì solo a ripetere, «Prendi me.»<br />

«Oh, lo farò. Non preoccuparti.» Xhex sentì qualcosa di bagnato sulla ferita... la lingua di Lash che<br />

leccava il sangue sgorgato. «Ha sempre lo stesso buon sapore...» gridò lui. «Fermi dove siete! Un altro<br />

passo avanti e la faccio a fette.»<br />

Spostò la lama contro la gola di Xhex e cominciò a indietreggiare, trascinandola con sé. D'istinto, lei<br />

tentò di insinuarsi nella sua testa, sperando di influenzarlo col suo lato symphath, ma si ritrovò<br />

bloccata come davanti a <strong>un</strong> muro di pietra. C'era da immaginarselo.<br />

D'<strong>un</strong> tratto, si chiese come mai Lash non ricorresse al solito trucchetto di sparire nel nulla insieme a<br />

lei...<br />

Zoppicava. Si era beccato <strong>un</strong>a pallottola da qualche parte... e adesso che era concentrata al massimo<br />

sentiva l'odore del suo sangue, e lo vedeva brillare sul marciapiede.<br />

Mentre Lash continuava a indietreggiare, quei patetici umani tornarono in vista; sembravano<br />

cadaveri, pallidi e rigidi al p<strong>un</strong>to che Xhex si stupì che potessero fare rumore. La loro auto, pensò.<br />

Lash avrebbe tentato di salire insieme a lei sulla macchina che li aveva portati lì. Era ferito e<br />

debilitato, ma la stretta con cui la tratteneva era saldissima, e il coltello era pronto a colpire.<br />

Xhex guardò John; avrebbe ricordato per sempre il magnifico spettacolo della sua vendetta di<br />

guerriero, ne era certa...<br />

Nel sondare le sue emozioni si accigliò. Che... strano. L'ombra che aveva sempre percepito a ridosso<br />

della sua griglia non era più in secondo piano, come <strong>un</strong>a figura marginale... era tangibile e vivida<br />

come quello che era sempre stato l'elemento primario all'interno della sua psiche.<br />

In effetti, quando John guardò in fondo al vicolo, le due parti di lui... divennero <strong>un</strong>a sola.<br />

Dopo essere stato colpito da quella bomba di energia, John era stordito e disorientato, ma si sforzò di<br />

far rientrare in gioco il cervello e in qualche modo riuscì a rialzarsi da terra. Non sentiva più <strong>un</strong>a<br />

buona metà del suo corpo, mentre quella che non aveva perso sensibilità urlava di dolore, ma lui non<br />

si curava né dell'<strong>un</strong>a né dell'altra, animato com'era da <strong>un</strong>a determinazione letale che aveva preso il<br />

posto del battito cardiaco come motore della sua forma fisica.<br />

P<strong>un</strong>tò gli occhi sulla scena davanti a sé, stringendo i pugni e contraendo le spalle. Lash stava usando<br />

Xhex come scudo vivente,<br />

nascondendo dietro di lei tutti i bersagli migliori, mentre la trascinava via.<br />

Il coltello p<strong>un</strong>tato alla gola era proprio sulla sua giugulare. Premuto contro la pelle...<br />

D'<strong>un</strong> tratto la realtà subì <strong>un</strong>a sorta di deformazione, distorcendosi, la vista gli si appannò e poi tornò<br />

chiara, poi di nuovo perse la presa sul vicolo in cui si trovavano. Battendo frenetico le palpebre, John<br />

maledisse i trucchetti che Lash aveva a sua disposizione...<br />

Ma il problema non era la palla di energia che lo aveva colpito. Era qualcosa dentro di lui... <strong>un</strong>a<br />

visione. Una visione stava emergendo dai meandri della sua mente, spazzando via quello che vedeva<br />

nella realtà...<br />

Un campo vicino a <strong>un</strong>a stalla. Nel cuore della notte.


John scosse la testa, sollevato nel vedere di nuovo il vicolo di Caldwell...<br />

Un campo vicino a <strong>un</strong>a stalla. Nel cuore della notte... <strong>un</strong>a femmina che per lui era importante, stretta<br />

in <strong>un</strong>a morsa d'acciaio, con <strong>un</strong> coltello alla gola.<br />

Poi tornò bruscamente al presente, lì, nel quartiere dei magazzini... dove <strong>un</strong>a femmina molto<br />

importante per lui era stretta in <strong>un</strong>a morsa brutale, con <strong>un</strong> coltello alla gola.<br />

Oh, Dio... gli sembrava di aver già vissuto quella scena.<br />

'Fanculo... l'aveva già vissuta.<br />

La crisi epilettica lo colpì come sempre, mandandogli in tilt i neuroni e facendolo volare da fermo.<br />

Di solito finiva per terra, ma il vampiro innamorato in lui lo tenne ritto in piedi, infondendogli <strong>un</strong>a<br />

forza che veniva dall'anima, invece che dal corpo: la sua femmina era nelle grinfie di <strong>un</strong> assassino e<br />

ogni cellula del corpo di John voleva rettificare la situazione nel modo più violento e rapido<br />

possibile.<br />

O forse in modo ancora più sanguinoso e veloce.<br />

Infilò la mano dentro al giubbotto per impugnare la pistola... ma, merda, a cosa poteva sparare? Lash<br />

aveva messo al riparo gli organi vitali e la sua testa grottesca era così vicina a quella di Xhex che non<br />

c'era spazio per il minimo errore.<br />

Dentro di sé, John sentì urlare la sua furia...<br />

Con la coda dell'occhio vide alzarsi la canna di <strong>un</strong>a pistola.<br />

Battito di ciglia.<br />

Un campo vicino a <strong>un</strong>a stalla. Nel cuore della notte... <strong>un</strong>a femmina che per lui era importante, stretta<br />

in <strong>un</strong>a morsa d'acciaio, con <strong>un</strong> coltello alla gola. Una pistola p<strong>un</strong>tata...<br />

Battito di ciglia.<br />

Era di nuovo lì a Caldwell, l'<strong>amore</strong> della sua vita nelle grinfie del suo nemico.<br />

Battito di ciglia.<br />

Una pistola che faceva fuoco...<br />

Lo sparo, vicinissimo al suo orecchio, per lo shock lo riportò saldamente alla realtà; con <strong>un</strong> grido<br />

muto, John si lanciò in avanti come se potesse afferrare il proiettile.<br />

No! gridò senza emettere alc<strong>un</strong> suono. Noooo...<br />

Ma fu <strong>un</strong> colpo perfetto. La pallottola centrò Lash alla tempia... a pochi centimetri dalla testa di<br />

Xhex.<br />

Al rallentatore, John si guardò alle spalle. Col braccio teso davanti a sé, Tohrment stringeva<br />

saldamente la calibro quaranta nell'aria gelida.<br />

Per qualche motivo, né chi aveva sparato né la precisione della mira erano <strong>un</strong>a sorpresa, anche se di<br />

colpi così ne riesce <strong>un</strong>o su <strong>un</strong> milione, ringraziando il cielo.<br />

Oh, Dio, lo avevano già vissuto, vero? Proprio... nello stesso identico modo.<br />

Il tempo reale tornò a posto in <strong>un</strong> lampo e John voltò di nuovo la testa. In fondo al vicolo, Xhex fu<br />

fantastica. Appena vide barcollare Lash, si accovacciò per offrire a Tohrment <strong>un</strong> bersaglio più grosso<br />

e, quando il secondo proiettile partì, lei era quasi completamente fuori dalla sua traiettoria.<br />

L'impatto numero due fece volare Lash fuori dai suoi preziosi mocassini, facendolo atterrare l<strong>un</strong>go<br />

disteso sulla schiena.<br />

Scrollandosi di dosso i resti della vertigine di poco prima, John si precipitò verso la sua femmina,<br />

divorando la distanza che li separava, le gambe che pompavano a tutta forza.<br />

Il suo <strong>un</strong>ico pensiero era salvare Xhex, d<strong>un</strong>que sfoderò l'arma necessaria a compiere l'impresa: il<br />

pugnale nero con la lama l<strong>un</strong>ga quindici centimetri che teneva nel fodero agganciato al petto. Gi<strong>un</strong>to


davanti al bersaglio, sollevò il braccio sopra la testa, pronto a pugnalare il suo nemico rispedendolo<br />

dall'...<br />

L'odore del sangue di Xhex cambiò tutto, deviando il fendente.<br />

Oh, Gesù... Quel fottuto bastardo aveva due coltelli. Quello che le teneva p<strong>un</strong>tato alla gola e <strong>un</strong> altro,<br />

che l'aveva trafitta allo stomaco.<br />

Xhex rotolò sulla schiena, tenendosi il fianco con <strong>un</strong>a smorfia.<br />

Mentre Lash si contorceva, stringendosi la testa e il petto, Tohr accorse con Qhuinn, Blay e gli altri<br />

fratelli; tutte le pistole erano p<strong>un</strong>tate contro il nemico, quindi John non doveva preoccuparsi di<br />

proteggersi, mentre valutava i danni.<br />

Si chinò sopra Xhex.<br />

«Sto bene», ansimò lei. «Sto bene... sto bene...»<br />

Col cavolo. Respirava a fatica e la mano che teneva sulla ferita era coperta di sangue fresco.<br />

John cominciò a muovere le mani, frenetico. Chiamo la dottoressa Jane...<br />

«No!» gridò Xhex, afferrandogli il braccio con la mano insanguinata. «Adesso mi interessa <strong>un</strong>a sola<br />

cosa.»<br />

Vedendola p<strong>un</strong>tare gli occhi su Lash, John sentì il cuore battere all'impazzata.<br />

«Butch e V stanno arrivando qui dall'Xtreme Park con la Escalade... porca puttana... abbiamo<br />

compagnia.»<br />

John si voltò a guardare. Quattro lesser erano comparsi all'imbocco del vicolo, a riprova del fatto che<br />

l'indirizzo sui documenti di immatricolazione della Civic era giusto, anche se il loro tempismo non<br />

poteva essere più sbagliato.<br />

«Ci pensiamo noi», sibilò Z, tornando indietro di corsa insieme al resto del gruppo per fronteggiare i<br />

nuovi arrivati.<br />

Una risata attirò l'attenzione di John. Lash sogghignava, l'anatomia terrificante del suo volto si<br />

allargò in <strong>un</strong> sorriso folle.<br />

«Me la sono scopata, caro il mio John... me la sono scopata di brutto e lei se l'è goduta.»<br />

John fu assalito da <strong>un</strong>a rabbia cieca, il maschio innamorato in lui urlava, il pugnale che aveva in<br />

mano si alzò di nuovo.<br />

«Mi supplicava, John...» Lash respirava a fatica, ma aveva <strong>un</strong>'aria soddisfatta. «La prossima volta che<br />

fai l'<strong>amore</strong> con lei... ricordati che l'ho...»<br />

«Non l'ho mai voluto!» sibilò disgustata Xhex. «Mai!»<br />

«Brutta porca», ghignò beffardo Lash. «Questo eri e questo sei rimasta. Porca e mia...»<br />

A <strong>un</strong> tratto tutto rallentò per John. Tutto. Da come loro tre erano vicini a come il vento soffiava nel<br />

vicolo, allo scontro che si era scatenato a <strong>un</strong> centinaio di metri di distanza, vicino alla Mercedes.<br />

Gli tornò in mente lo stupro che aveva subito tanto tempo prima, su quella rampa di scale. Si figurò<br />

Xhex sottoposta a <strong>un</strong>a umiliazione e <strong>un</strong>a degradazione simili. Rammentò ciò che Z aveva detto di<br />

aver passato. Ricordò ciò che aveva patito Tohr.<br />

E in mezzo a quei ricordi sentì l'eco di qualcosa di lontano, molto lontano nel tempo, qualcosa legato<br />

a <strong>un</strong> altro rapimento, a <strong>un</strong>'altra femmina vittima di abusi, <strong>un</strong>'altra vita rovinata.<br />

Il volto orripilante di Lash e il suo corpo decrepito, in via di disfacimento, divennero l'incarnazione<br />

di tutto ciò: <strong>un</strong>a rappresentazione tangibile, putrescente, marcescente, di tutto il male del mondo, di<br />

tutto il dolore procurato di proposito, di tutta la crudeltà, il degrado morale e la gioia scellerata.<br />

Di tutte le nefandezze consumate in <strong>un</strong> attimo, le cui ripercussioni però durano <strong>un</strong>a vita intera.<br />

«Me la sono scopata, caro il mio John...»


John calò con forza il braccio col pugnale, tracciando <strong>un</strong> arco che fendette l'aria.<br />

All'ultimo istante ruotò il polso, in modo da colpire Lash col manico in pieno viso. Il vampiro<br />

innamorato in lui voleva fargli quello che aveva fatto a quel lesser nella casa di arenaria... infierire su<br />

di lui fino alla completa eviscerazione.<br />

Solo che poi avrebbe mancato la giustizia divina che in così pochi riescono a ottenere. Il torto che<br />

aveva subito lui non era mai stato riparato... quel pezzo di merda umano che lo aveva violentato<br />

l'aveva fatta franca. E il torto subito da Tohr non avrebbe mai potuto essere riparato, perché Wellsie<br />

non sarebbe mai tornata.<br />

Z però aveva chiuso la sua partita, aveva ottenuto soddisfazione.<br />

E, perdio, l'avrebbe ottenuta anche la sua Xhex... fosse l'ultima cosa che faceva a questo mondo.<br />

Con le lacrime agli occhi, prese <strong>un</strong>a delle mani insanguinate di Xhex... e la spalancò.<br />

Capovolse il pugnale e le mise il manico nel palmo. Vide <strong>un</strong> lampo nei suoi occhi mentre le chiudeva<br />

le dita sull'arma e si spostava per aiutarla a sollevarsi e a portarsi a tiro.<br />

Il petto di Lash andava su e giù, la sua gola scarnificata si contraeva a ogni inspirazione ed<br />

espirazione. Quando intuì cosa stava per succedergli, sgranò nelle orbite gli occhi senza palpebre e<br />

scoprì i denti nella bocca priva di labbra, <strong>un</strong> sorriso degno di <strong>un</strong> film dell'orrore.<br />

Tentò di dire qualcosa, ma non ci riuscì.<br />

E fu <strong>un</strong> bene. Aveva già detto anche troppo, fatto anche troppo, nuociuto anche troppo.<br />

Era gi<strong>un</strong>ta l'ora della resa dei conti.<br />

John sentì che Xhex, tra le sue braccia, raccoglieva le forze; la guardò togliere anche l'altra mano<br />

dalla ferita per impugnare meglio l'arma. Con lo sguardo che ardeva d'odio, in <strong>un</strong>o slancio<br />

improvviso alzò le braccia in <strong>un</strong> arco sopra lo sterno di Lash.<br />

Quel bastardo sapeva cosa lo aspettava, però, e parò il colpo coprendosi il petto.<br />

Oh, diamine, no. John scattò in avanti e lo afferrò per entrambi i bicipiti, lo stese a terra, esponendo<br />

la superficie che Xhex doveva colpire, dandole così la possibilità di prendere la mira con cura.<br />

Lei lo guardò negli occhi; erano lucidi, velati di <strong>un</strong> rosso rivelatore, le lacrime facevano brillare le<br />

iridi: tutto il dolore che aveva portato nel cuore era in mostra, come la mostruosità di Lash, tutto il<br />

fardello sopra e dentro di lei manifesto in quello sguardo.<br />

John le rivolse <strong>un</strong> cenno di assenso e il suo pugnale, stretto nelle mani di lei, calò con forza,<br />

colpendo Lash dritto al cuore...<br />

L'urlo del Male riecheggiò tra gli edifici, rimbalzando avanti e indietro, aumentando di volume fino<br />

a diventare il grande Popi accompagnato da <strong>un</strong> vivido lampo luminoso.<br />

Che rispedì Lash dal suo empio genitore.<br />

Quando lo schiocco e la luce si smorzarono, rimase solo <strong>un</strong> leggero cerchio bruciacchiato sull'asfalto<br />

e <strong>un</strong> lezzo di zucchero bruciato.<br />

Le spalle di Xhex si afflosciarono e la lama del pugnale stridette contro il marciapiede, mentre lei<br />

cadeva in avanti, ormai priva di energie. John l'afferrò prima che toccasse terra e lei lo guardò; le<br />

lacrime si mescolavano al sangue, sul suo viso, scorrendo l<strong>un</strong>go il collo, sopra il palpito che era la sua<br />

forza vitale.<br />

John la tenne stretta a sé; la sua testa gli arrivava giusto sotto il mento.<br />

«E morto», singhiozzò lei. «Oh, Dio, John... è morto.»<br />

Avendo le mani occupate, lui potè solo annuire per farle capire che era d'accordo.<br />

Fine di <strong>un</strong>'epoca, pensò, guardando Blay e Qhuinn impegnati a combattere fianco a fianco con<br />

Zsadist e Tohrment contro i lesser sopraggi<strong>un</strong>ti all'improvviso.


Dio, aveva <strong>un</strong>a stranissima sensazione di continuità. Lui e Xhex si erano brevemente sottratti alla<br />

guerra, concedendosi quella tregua momentanea ai margini del conflitto. Ma la lotta, nei tenebrosi<br />

vicoli di Caldwell, sarebbe continuata senza...<br />

Di lei.<br />

John chiuse gli occhi, affondando il viso nei ricci di Xhex.<br />

Era quello il finale di partita che lei aveva sognato, pensò. Prendere Lash... e poi prendere congedo<br />

dalla vita.<br />

Adesso il suo sogno si stava realizzando.<br />

«Grazie», la sentì dire, brusca. «Grazie...»<br />

Contro l'ondata di tristezza che minacciava di travolgerlo, John si rese conto che quella parola era<br />

meglio di ti amo. In realtà, per lui significava molto più di qual<strong>un</strong>que altra cosa potesse dirgli.<br />

Le aveva dato ciò che voleva. Quando contava veramente, non l'aveva tradita.<br />

E adesso l'avrebbe tenuta stretta mentre il suo corpo diventava sempre più freddo e lei scivolava via<br />

dal mondo in cui lui sarebbe rimasto.<br />

La separazione sarebbe durata più dei giorni che avevano condiviso.<br />

Afferrò il suo palmo sporco di sangue, lo appiattì di nuovo e poi, con la mano libera, sulla sua pelle<br />

scrisse, con gesti lenti e precisi nella lingua dei segni: T. I. A. M. E. R. Ò. X. S. E. M. P. R E.


Capitolo 68<br />

La morte è sporca, dolorosa e largamente prevedibile... salvo quando non le va di comportarsi bene<br />

e decide di esercitare il suo bizzarro senso dell'umorismo.<br />

Un'ora dopo, quando socchiuse gli occhi, Xhex si rese conto di non essere nelle nebulose pieghe dei<br />

Fado... ma nella clinica della confraternita.<br />

Le stavano sfilando <strong>un</strong> tubo dalla gola, il fianco le faceva male come se ci avessero conficcato <strong>un</strong>a<br />

lancia arrugginita e da qualche parte, sulla sinistra, qualc<strong>un</strong>o si stava levando i guanti di lattice.<br />

La voce della dottoressa Jane era bassa. «È andata in arresto due volte, John. Le ho fermato<br />

l'emorragia all'intestino... ma non so...»<br />

«Credo che sia sveglia», disse Ehlena. «Stai tornando tra noi, Xhex?»<br />

Be', a quanto pareva, sì. Stava da schifo e, dopo aver squarciato <strong>un</strong>a grande varietà di stomaci nel<br />

corso degli anni, non riusciva a credere che il suo cuore battesse ancora... però sì, era viva.<br />

Appesa a <strong>un</strong> filo, ma viva.<br />

Il volto cadaverico di John entrò nella sua visuale; in contrasto col colorito malsano, i suoi occhi<br />

azzurri erano infuocati.<br />

Xhex aprì la bocca... ma tutto ciò che ne uscì fu l'aria nei suoi polmoni. Non aveva la forza di parlare.<br />

Scusa, sillabò.<br />

Lui si accigliò. Scuotendo la testa, le prese la mano e la accarezzò...<br />

Doveva essere svenuta, perché quando si svegliò, John camminava al suo fianco. Ma cosa cavolo...<br />

ah, la stavano trasferendo nell'altra stanza... perché stavano portando dentro qualc<strong>un</strong> altro...<br />

qualc<strong>un</strong>o legato a <strong>un</strong>a lettiga. Una femmina, a giudicare dalla l<strong>un</strong>ga treccia nera che penzolava giù di<br />

lato.<br />

Le venne in mente la parola pain, dolore (2).<br />

«C'è dolore», mormorò Xhex.<br />

John voltò la testa. Come? sillabò.<br />

«Laggiù... c'è dolore.»<br />

Svenne di nuovo... rinvenne e succhiò il sangue dal polso di John. Poi svenne <strong>un</strong>'altra volta.<br />

In sogno vide squarci della sua vita lontanissimi nel tempo, risalenti a <strong>un</strong>'epoca di cui non<br />

conservava ricordi consapevoli. Le immagini scorrevano come in quei film proiettati in volo, sugli<br />

aerei, e la trama, drammatica, era alquanto deprimente. C'erano troppi crocevia dove le cose<br />

avrebbero dovuto andare diversamente, dove il destino era stato più <strong>un</strong> fastidio che <strong>un</strong> dono. Il<br />

destino è come lo scorrere del tempo, tuttavia, immutabile, inesorabile e indifferente all'opinione<br />

personale degli esseri viventi.<br />

Eppure... mentre la sua mente si agitava sotto il peso schiacciante e la superficie immobile del corpo<br />

privo di conoscenza, Xhex ebbe la sensazione che tutto si era risolto come previsto, che il sentiero su<br />

cui si era ritrovata l'aveva condotta proprio dove doveva andare: da John.<br />

L'aveva riportava da John.<br />

Anche se non aveva senso.


In fin dei conti lo conosceva solo da <strong>un</strong> anno o poco più, il che non giustificava certo la storia<br />

l<strong>un</strong>ghissima che sembrava <strong>un</strong>irli.<br />

Ma forse, invece, <strong>un</strong> senso ce l'aveva. Quando sei sotto morfina, privo di conoscenza, in bilico<br />

sull'orlo del Fado... le cose ti appaiono in modo diverso. E la percezione del tempo cambia, come<br />

pure le priorità.<br />

Al di là della porta della sala post-operatoria dove era stata trasferita Xhex, Payne batté<br />

convulsamente le palpebre, cercando di capire dove l'avevano portata. Non c'era nulla in grado di<br />

illuminarla, tuttavia. Le pareti della stanza erano rivestite di piastrelle verdino pallido e c'era<br />

<strong>un</strong>'abbondanza di armadietti e apparecchiature scintillanti. Ma non aveva la minima idea di cosa<br />

significasse tutto ciò.<br />

Per lo meno il trasporto era stato lento, attento e relativamente confortevole. D'altro canto le avevano<br />

messo qualcosa nelle vene per calmarla e alleviare il dolore... <strong>un</strong>a pozione misteriosa per la quale,<br />

invero, era grata.<br />

Lo spettro del suo caro def<strong>un</strong>to, in realtà, la turbava più del malessere fisico e del dilemma circa <strong>un</strong><br />

suo possibile futuro lì, sulla<br />

(2) L'inglese pain, "dolore", ha lo stesso suono di Payne.<br />

Terra. La dottoressa aveva davvero fatto il nome del suo gemello? O era <strong>un</strong> parto della sua mente<br />

confusa e sconvolta?<br />

Lo ignorava. Ma le premeva scoprirlo.<br />

Con la coda dell'occhio vide che in molti erano pronti ad accoglierla, compresa la dottoressa e il Re<br />

cieco. C'era anche <strong>un</strong>a femmina bionda con <strong>un</strong> volto leggiadro... e <strong>un</strong> guerriero br<strong>un</strong>o che gli altri<br />

chiamavano Tohrment.<br />

Esausta, Payne chiuse gli occhi; a poco a poco il brusio in sottofondo le conciliò il sonno. Non<br />

sapeva per quanto avesse dormito... ma ciò che la ridestò fu l'improvvisa consapevolezza di <strong>un</strong> nuovo<br />

arrivo in quello spazio silenzioso.<br />

Si trattava di qualc<strong>un</strong>o che lei conosceva molto bene, e la sua comparsa fu per lei fonte di grande<br />

sconcerto, più ancora dell'allontanamento da sua madre.<br />

Appena aprì gli occhi, No'One le si avvicinò, zoppicando sul pavimento liscio, il volto celato dal<br />

cappuccio. Il Re cieco incombeva minaccioso alle sue spalle a braccia conserte, affiancato dal Del<br />

cane biondo e dalla bella regina br<strong>un</strong>a.<br />

«Cosa... sei qui?» chiese Payne con voce roca; non riusciva a esprimere con chiarezza ciò che aveva<br />

in testa.<br />

L'Eletta appariva molto nervosa, sebbene Payne non sapesse da dove le derivasse tale certezza. Era<br />

qualcosa che si avvertiva, ma non si vedeva, dato che la veste nera copriva No'One da capo a piedi.<br />

«Prendi la mia mano», disse Payne. «Lascia che ti rechi conforto.»<br />

No'One scosse la testa sotto il cappuccio. «Sono io che vengo a recarti conforto.» Payne si accigliò e<br />

l'Eletta si voltò verso Wrath. «Il re mi ha concesso di restare in questa casa per servirti come<br />

cameriera.»<br />

Payne deglutì, ma la bocca secca non procurava sollievo alla gola riarsa. «Non servire me. Resta qui...<br />

ma servi te stessa.»<br />

«In verità... c'è anche questo.» La voce flebile di No'One si fece tesa. «Dopo la tua partenza dal<br />

Santuario ho avvicinato la Vergine Scriba... e lei ha accolto la mia richiesta. Tu mi hai ispirato ad<br />

agire, come avrei dovuto fare da l<strong>un</strong>go tempo. Sono stata codarda... ma ora non più, grazie a te.»<br />

«Ne... sono... lieta...» disse Payne, sebbene le sfuggisse ciò che aveva potuto fare per giustificare tale


apprezzamento. «E sono felice che tu sia qui...»<br />

Con <strong>un</strong>a spinta esplosiva, la porta nell'angolo in fondo si spalancò e <strong>un</strong> maschio vestito di cuoio<br />

nero avvolto in <strong>un</strong> nauseabondo lezzo di morte fece irruzione nella stanza, seguito dappresso dal<br />

medico personale del re; quand'egli si fermò di colpo, la femmina spettrale gli posò <strong>un</strong>a mano sulla<br />

spalla, come a confortarlo.<br />

Lui p<strong>un</strong>tò su Payne due occhi di diamante. Pur non avendolo mai visto, lei sapeva chi era. Ne era<br />

certa come se si fosse guardata allo specchio.<br />

Le lacrime sgorgarono spontanee, poiché era convinta che egli fosse trapassato. «Vishous», sussurrò<br />

disperata. «Oh, fratello caro...»<br />

In <strong>un</strong> baleno, lui fu al suo fianco, prendendo forma proprio accanto a lei. Il suo sguardo<br />

incredibilmente acuto indugiò sui suoi lineamenti e Payne ebbe la sensazione che le loro espressioni<br />

fossero identiche, come il colore degli occhi, dei capelli, dell'incarnato: la sorpresa e l'incredulità che<br />

la pervadevano erano anche sul volto bello e rude di lui.<br />

I suoi occhi... oh, i suoi occhi di diamante. Erano gli stessi che aveva lei; le avevano restituito lo<br />

sguardo da <strong>un</strong> numero infinito di specchi.<br />

«Chi sei?» chiese brusco lui.<br />

D'<strong>un</strong> tratto, Payne sentì qualcosa nel suo corpo ancora intorpidito... <strong>un</strong> gravoso fardello che non<br />

derivava da ima ferita fisica, ma da <strong>un</strong>a intima calamità. Che lui non sapesse chi era, che fossero stati<br />

tenuti separati da <strong>un</strong>a menzogna, era <strong>un</strong>a tragedia intollerabile.<br />

La sua voce ritrovò la forza. «Io ho... il tuo stesso sangue.»<br />

«Gesù Cristo...» Lui alzò <strong>un</strong>a mano coperta da <strong>un</strong> guanto nero. «Mia sorella?»<br />

«Io devo andare», disse la dottoressa con <strong>un</strong>a certa urgenza. «La frattura alla sua spina dorsale va ben<br />

oltre le mie competenze... Devo correre a chiamare...»<br />

«Trova quel dannato chirurgo», ringhiò Vishous, gli occhi ancora piantati in quelli di Payne.<br />

«Trovalo e portalo qui... costi quel che costi.»<br />

«Non tornerò senza di lui. Hai la mia parola.»<br />

Vishous si voltò verso di lei e le catturò la bocca in <strong>un</strong> bacio veloce quanto carico di passione. «Dio...<br />

ti amo.»<br />

II volto spettrale della dottoressa acquistò solidità, mentre si guardavano. «La salveremo, fidati.<br />

Torno appena posso... Wrath ha già dato il suo consenso e Fritz mi aiuterà a portare qui Manny.»<br />

«Sole maledetto. Non manca molto all'alba.»<br />

«In ogni caso ti avrei chiesto di stare qui con lei. Tu ed Ehlena dovete monitorare i suoi parametri<br />

vitali e Xhex è ancora in condizioni critiche. Le affido entrambe alle vostre cure.»<br />

Quando lui annuì, la dottoressa svanì nel nulla; <strong>un</strong> istante dopo, Payne sentì <strong>un</strong>a mano calda sulla<br />

sua. Vishous si era tolto il guanto e aveva posato il palmo sopra il suo; quel contatto le procurò <strong>un</strong><br />

sollievo che non avrebbe saputo definire.<br />

Aveva perso sua madre... ma se riusciva a sopravvivere aveva ancora <strong>un</strong>a famiglia. Lì, sulla Terra.<br />

«Sorella», mormorò Vishous, non come <strong>un</strong>a domanda, ma come <strong>un</strong> dato di fatto.<br />

«Fratello», gemette lei... prima che la coscienza sfuggisse alla sua presa lasciandola scivolare lontano,<br />

alla deriva.<br />

Ma sarebbe tornata da lui. In <strong>un</strong> modo o nell'altro, non avrebbe mai più lasciato il suo gemello.


Capitolo 69<br />

Xhex si svegliò da sola nella stanza adiacente alla sala operatoria, eppure sentiva che John non era<br />

lontano. La voglia di trovarlo le diede la forza di tirarsi su e buttare le gambe giù dal letto. Mentre<br />

aspettava che il cuore la smettesse di galoppare per lo sforzo, notò di sfuggita che il suo camice era<br />

costellato di cuori, piccoli cuoricini rosa e azzurri.<br />

Non riuscì neanche a chiamare a raccolta l'energia necessaria a offendersi. Il fianco le faceva <strong>un</strong> male<br />

cane e la pelle le prudeva dappertutto. E doveva assolutamente trovare John.<br />

Voltandosi, vide che il tubo della flebo nel braccio era infilato in <strong>un</strong>a sacca agganciata alla testiera di<br />

monitoraggio del letto. Merda. Le avrebbe fatto comodo <strong>un</strong>a di quelle aste che usavano per tenerle<br />

appese. L'avrebbe aiutata ad alzarsi senza perdere l'equilibrio.<br />

Quando finalmente si arrischiò a caricare <strong>un</strong> po' di peso sui piedi, fu sollevata nel vedere che non<br />

cadeva subito a faccia in giù. Dopo <strong>un</strong> attimo di assestamento, staccò il flacone con i liquidi e lo<br />

portò con sé, complimentandosi con se stessa per essere <strong>un</strong>a paziente tanto brava e diligente.<br />

Quel coso assomigliava a <strong>un</strong>a borsetta. Forse avrebbe lanciato <strong>un</strong>a nuova moda.<br />

Invece di passare dalla sala operatoria, infilò la porta che dava direttamente sul corridoio.<br />

L'esperienza con la dottoressa Jane e l'intervento di John l'avevano aiutata a superare la sua fobia, ma<br />

al momento aveva già abbastanza problemi; incappare in <strong>un</strong>'altra operazione era l'ultima cosa di cui<br />

aveva bisogno... e Dio solo sapeva cosa stavano facendo a quella poveretta che avevano portato<br />

dentro subito dopo di lei.<br />

Appena oltre la soglia si fermò.<br />

In fondo al corridoio, John era fermo davanti al muro di fronte alla porta a vetri dell'ufficio. Aveva<br />

gli occhi fissi sulle crepe che solcavano il cemento e la sua griglia emotiva era sfocata, al p<strong>un</strong>to che<br />

Xhex faticava a percepirla.<br />

Era in lutto.<br />

Non sapeva per certo se lei era viva o morta, eppure gli sembrava di averla già persa.<br />

«Oh... John.»<br />

Lui alzò le testa di scatto verso di lei. Merda, disse a gesti, correndole incontro. Cosa ci fai giù dal<br />

letto?<br />

Xhex s'incamminò nella sua direzione, ma lui la raggi<strong>un</strong>se per primo e fece per prenderla in braccio.<br />

Lei lo trattenne, scuotendo la testa. «No, ce la faccio...»<br />

Proprio allora le cedettero le ginocchia e, se non fosse stato per lui, sarebbe crollata per terra... il che<br />

le ricordò quando, in quel vicolo, Lash l'aveva pugnalata.<br />

Anche allora John le aveva impedito di cadere all'indietro.<br />

Senza il minimo sforzo John la riportò nella sala post-operatoria, adagiandola sul letto e<br />

riappendendo il flacone della flebo.<br />

Come ti senti? le chiese nella lingua dei segni.<br />

Lei lo guardò, vedendolo per ciò che era, il guerriero e l'amante, l'anima perduta e il capo...<br />

l'innamorato com<strong>un</strong>que pronto a lasciarla andare.


«Perché l'hai fatto?» chiese con la gola serrata. «Là, nel vicolo. Perché hai lasciato che lo<br />

ammazzassi?»<br />

John la guardò con i suoi vividi occhi azzurri e, scrollando le spalle, disse, È stata <strong>un</strong>a specie di<br />

regalo. Per te era più importante... chiudere la partita, credo che si dica così. Ci sono già tante cose<br />

che non girano per il verso giusto, a questo mondo, e tu meritavi questa soddisfazione.<br />

Xhex ridacchiò. «Anche se in <strong>un</strong> modo molto strano... è la cosa più gentile che abbiano mai fatto per<br />

me.»<br />

Un lieve rossore gli colorì le guance; in contrasto con la mascella quadrata, era maledettamente<br />

attraente. Ma d'altronde, c'era qualcosa in lui che non lo fosse?<br />

«Allora, grazie», mormorò Xhex.<br />

Be', sai... non sei esattamente il tipo di femmina a cui si possano regalare dei fiori. Il che riduce le<br />

alternative a mia disposizione.<br />

Il sorriso di lei si spense. «Non ce l'avrei mai fatta senza di te. Te ne rendi conto? Sei stato tu a<br />

renderlo possibile.»<br />

John scosse la testa. La dinamica non ha importanza. Il lavoro è stato fatto nel modo giusto dalla<br />

persona giusta. Soltanto questo conta.<br />

Xhex ripensò a come John aveva tenuto giù Lash, bloccandolo sul marciapiede per permetterle di<br />

colpirlo. Non avrebbe potuto servirglielo meglio, se non presentandoglielo su <strong>un</strong> piatto d'argento con<br />

<strong>un</strong>a mela in bocca.<br />

Le aveva offerto il suo nemico. Aveva anteposto i suoi bisogni ai propri.<br />

Era quella l'<strong>un</strong>ica costante in tutti i loro alti e bassi. John la metteva sempre al primo posto.<br />

Ora fu lei a scuotere la testa. «Penso che ti sbagli. La dinamica è stata tutto... è tutto.»<br />

John si strinse di nuovo nelle spalle e guardò la porta. Senti, vuoi che faccia venire la dottoressa Jane<br />

ed Eh lena? Vuoi mangiare <strong>un</strong> boccone? Ti serve aiuto per andare al gabinetto?<br />

Ed eccolo che ricominciava.<br />

Xhex scoppiò a ridere... <strong>un</strong>a volta partita, non riuscì più a fermarsi, anche quando il fianco cominciò<br />

a farle <strong>un</strong> male del diavolo e lacrime rosse le salirono agli occhi. Sapeva che John la stava guardando<br />

come se fosse impazzita e non poteva biasimarlo. Lei stessa sentiva la nota stridula, isterica, che le<br />

usciva di bocca... come prevedibile, poco dopo non rideva più; piangeva.<br />

Coprendosi il volto con le mani, singhiozzò fino a restare senza fiato, in <strong>un</strong>'esplosione emotiva<br />

impossibile da contenere o soffocare. Crollò e basta, e per <strong>un</strong>a volta non fece nulla per nasconderlo.<br />

Quando alla fine entrò nella stazione del paese di Cerca-di-do-minarti, non si sorprese<br />

minimamente nel trovarsi davanti <strong>un</strong>a scatola di Kleenex... grazie alla premurosa mano di John.<br />

Tirò fuori <strong>un</strong> fazzoletto di carta. Poi subito ne prese <strong>un</strong> secondo e anche <strong>un</strong> terzo: dopo quello<br />

spettacolo, gliene serviva ben più di <strong>un</strong>o per darsi <strong>un</strong>a sistemata.<br />

Cavolo, con quelle premesse, forse le conveniva usare direttamente le lenzuola del letto.<br />

«John...» disse, tirando su col naso e tamponandosi gli occhi, cosa che, insieme all'orgia di cuoricini<br />

sul camice, era la conferma ufficiale del suo status di femminuccia. «Devo dirti <strong>un</strong>a cosa. È da tanto<br />

tempo che volevo dirtela... davvero tanto. Troppo.»<br />

Lui rimase perfettamente immobile, senza battere ciglio.<br />

«Dio, è difficile.» E giù a piangere, accidenti. «E incredibile che tre paroline siano così difficili da<br />

dire.»<br />

John buttò fuori il fiato con forza, come se qualc<strong>un</strong>o gli avesse sferrato <strong>un</strong> pugno al plesso solare.<br />

Buffo, si sentiva così anche lei. Ma a volte, malgrado le ondate di nausea e il terribile senso di


soffocamento, bisogna dire quello che si ha nel cuore.<br />

«John...» Si chiarì la gola. «Io...»<br />

Cosa?, sillabò lui. Dimmelo. Per favore... dillo e basta.<br />

Lei raddrizzò le spalle. «John Matthew... sono proprio <strong>un</strong>a testa di cavolo.»<br />

Lui batté le palpebre e spalancò la bocca fin quasi a scardinarla. «Mi sa che così le parole sono <strong>un</strong> po'<br />

più di tre, eh», sospirò lei.<br />

Be', sì... così le parole erano <strong>un</strong> po' più di tre.<br />

Dio, per <strong>un</strong> istante aveva... John si costrinse a tornare alla realtà, perché solo nella sua fantasia lei<br />

poteva dirgli: io ti amo.<br />

Non sei <strong>un</strong>a testa di cazzo, hem, cavolo.<br />

Xhex tirò ancora <strong>un</strong> po' su col naso e quel suono era davvero troppo adorabile. Merda, lei era troppo<br />

adorabile. Appoggiata contro i cuscini, circondata da fazzolettini di carta appallottolati e con la<br />

faccia arrossata dal pianto, sembrava così fragile e incantevole, quasi dolce. Aveva <strong>un</strong>a gran voglia di<br />

prenderla tra le braccia, ma sapeva che lei aveva bisogno del suo spazio.<br />

Da sempre.<br />

«Altro che se lo sono.» Xhex prese <strong>un</strong> altro fazzolettino di carta, ma invece di usarlo, lo piegò con<br />

grande precisione, prima in due, poi in quattro, ricavandone dei quadrati e poi dei triangoli, fino a<br />

ridurlo a <strong>un</strong> c<strong>un</strong>eo compatto tra le dita.<br />

«Posso chiederti <strong>un</strong>a cosa?»<br />

Tutto quello che vuoi.<br />

«Mi perdoni?»<br />

John trasalì. Per cosa?<br />

«Per essere questa specie di incubo testardo, narcisista, ossessivo ed emotivamente represso? E non<br />

dirmi che non è vero.» Tirò di nuovo su col naso. «Sono <strong>un</strong>a symphath. Sono brava a leggere nella<br />

testa della gente. Potrai mai a perdonarmi?»<br />

Non c'è niente da perdonare.<br />

«Non sai quanto ti sbagli.»<br />

Allora sarà che ci sono abituato. Non hai visto con che razza di svitati abito?<br />

Xhex rise; quanto gli piaceva quel suono. «Perché mi sei rimasto sempre vicino, con tutto quello che<br />

è successo...? Aspetta, forse la risposta a questa domanda la conosco. Al cuor non si comanda,<br />

giusto?» disse in tono triste.<br />

La voce le si spense in gola.<br />

Con gli occhi fissi sul Kleenex che teneva in mano, Xhex cominciò a disfare il lavoro che aveva fatto,<br />

aprendolo, spianando le pieghe, facendolo tornare com'era prima.<br />

John alzò le mani, pronto a muoverle per dire...<br />

«Io ti amo.» Xhex alzò gli occhi grigio piombo. «Ti amo, e mi dispiace e ti ringrazio», disse con <strong>un</strong>a<br />

risatina secca. «Ma guardami, non sembro <strong>un</strong>a vera signora?»<br />

Il battito del suo cuore era così forte, nella cassa toracica, che John quasi fu tentato di gettare <strong>un</strong><br />

occhio fuori in corridoio per vedere se per caso stava passando <strong>un</strong>a fanfara.<br />

Xhex abbandonò la testa all'indietro, sui cuscini. «Tu ti sei sempre comportato in modo corretto con<br />

me. Ma io ero troppo presa dal mio dramma personale per accettare quello che avevo davanti agli<br />

occhi sin dall'inizio. O, forse, ero troppo fifona per affrontarlo.»<br />

John non credeva alle sue orecchie. Quando si desidera qualcosa o qualc<strong>un</strong>o quanto lui desiderava<br />

lei, si rischia sempre di fraintendere, di interpretare male le parole... anche quando sono nella tua


lingua madre.<br />

E il tuo finale di partita? chiese.<br />

Lei inspirò a fondo. «Credo che mi piacerebbe <strong>un</strong> cambiamento di programma.»<br />

In che senso? Oh, Dio, pensò John, ti prego dì...<br />

«Mi piacerebbe che il mio finale di partita fossimo io e te.» Xhex si schiarì la voce. «È più facile<br />

uscire di scena. Togliersi la vita e farla finita con tutto quanto. Ma io sono <strong>un</strong>a che combatte, John.<br />

Lo sono sempre stata. E se mi vuoi ancora... mi piacerebbe combattere insieme a te.» Gli tese la<br />

mano col palmo all'insù. «Allora, cosa ne dici? Ti piacerebbe impegnarti con <strong>un</strong>a symphath?»<br />

Tombola, cazzo.<br />

John afferrò la mano di Xhex e se la portò alle labbra, baciandola con trasporto. Poi se la mise sul<br />

cuore e, mentre lei la teneva lì, usò la lingua dei segni per dire, Credevo che non me lo avresti mai<br />

chiesto, zuccona che non sei altro.<br />

Xhex rise di nuovo e lui si ritrovò a sorridere così estasiato che gli sembrava di avere le guance piene<br />

di pallettoni.<br />

Con cautela la attirò contro il suo petto, stringendola delicatamente.<br />

«Dio, John... non voglio rovinare tutto, e ho dei pessimi precedenti.»<br />

Lui si scostò leggermente, accarezzandole i ricci morbidi come la seta. Xhex aveva <strong>un</strong>'aria così<br />

preoccupata... non voleva che si sentisse così, in <strong>un</strong> momento come quello.<br />

Faremo f<strong>un</strong>zionare le cose. Adesso e in futuro.<br />

«Lo spero proprio. Merda, non te l'ho mai detto, ma avevo <strong>un</strong> amante, <strong>un</strong> tempo... Non era come con<br />

te, ma era <strong>un</strong> rapporto che andava com<strong>un</strong>que al di là del semplice fatto fisico. Era <strong>un</strong> fratello... <strong>un</strong>a<br />

brava persona. Non gli avevo rivelato la mia vera identità. Non era giusto, ma credevo che la cosa<br />

non avrebbe avuto conseguenze... e mi sbagliavo di grosso.» Scosse la testa. «Lui tentò di salvarmi,<br />

fece di tutto per riuscirci. Alla fine andò in quella colonia per riportarmi a casa e, quando scoprì la<br />

verità, perse la testa. Abbandonò la confraternita. Sparì. Non so nemmeno se è ancora vivo. È questo<br />

il motivo principale per cui ho contrastato in tutti i modi questa... cosa... tra noi due. Quando ho<br />

perduto Muhrder ho sofferto da morire... e per lui non provavo neanche la metà di quello che provo<br />

per te.»<br />

Bene, pensò John. Non che Xhex non ne avesse passate tante... Cristo, no, assolutamente. Ma adesso<br />

il loro passato aveva ancora più senso... e gli ispirava più fiducia nel loro presente.<br />

Mi dispiace molto, ma sono contento che tu me l'abbia detto. Com<strong>un</strong>que io non sono lui, chi<strong>un</strong>que<br />

fosse questo Muhrder. Vivremo notte per notte, senza guardarci indietro. Guardiamo avanti.<br />

Dobbiamo guardare avanti, tu e io.<br />

Lei rise sommessamente. «Credo che con questo abbiamo finito, quanto a rivelazioni. Ti ho detto<br />

tutto quello che so di me stessa.»<br />

Già, pensò John... come affrontare l'argomento?<br />

Alzò le mani e lentamente disse, Senti, non so se ti senti di farlo, ma c'è <strong>un</strong>a donna, in questa casa, la<br />

shellan di Rhage. È <strong>un</strong>a psicologa e so che alc<strong>un</strong>i dei fratelli si sono rivolti a lei per chiarire certe<br />

cose. Potrei presentartela. E magari potresti parlarci. È molto in gamba e molto discreta... e chissà<br />

che non possa aiutarti col passato, oltre che col futuro.<br />

Xhex fece <strong>un</strong> respiro profondo. «Sai... è talmente tanto che vivo con delle cose sepolte dentro di me...<br />

e guarda dove mi ha portata. Sono <strong>un</strong>a zuccona, ma non sono scema. Sì... mi piacerebbe conoscerla.»<br />

John si protese in avanti e premette le labbra sulle sue; poi si sdraiò accanto a lei. Il suo corpo era<br />

stremato, ma il suo cuore era vivo di <strong>un</strong>a gioia pura come la luce del sole che ormai gli era negata.


Era <strong>un</strong> povero muto con <strong>un</strong> passato tremendo e <strong>un</strong> lavoro notturno che consisteva nel combattere il<br />

Male e massacrare i non morti. E malgrado tutto ciò... aveva conquistato <strong>un</strong>a ragazza.<br />

Aveva conquistato la sua ragazza, il suo vero <strong>amore</strong>, il suo py-rocant.<br />

Non si faceva illusioni, naturalmente. La vita con Xhex non sarebbe stata normale sotto molti p<strong>un</strong>ti<br />

di vista... meno male che lui non aveva problemi col lato spericolato dell'esistenza.<br />

«John?»<br />

Lui fece <strong>un</strong> fischio su <strong>un</strong>a nota ascendente.<br />

«Voglio sposarti. Come si deve. Davanti al re e a tutti quanti, tipo. Voglio che sia <strong>un</strong>a cosa ufficiale.»<br />

Be'... a quel p<strong>un</strong>to il cuore di John si fermò.<br />

Si rizzò a sedere e la guardò; Xhex sorrise. «Gesù, che faccia. Cosa c'è? Non pensavi che volessi<br />

diventare la tua shellan?»<br />

Neanche tra <strong>un</strong> milione di anni.<br />

Lei trasalì leggermente, sorpresa. «E ti andava bene così?»<br />

Era difficile da spiegare, ma quello che c'era tra loro andava al di là di <strong>un</strong>a cerimonia nuziale, di<br />

<strong>un</strong>'incisione sulla schiena o di <strong>un</strong>o scambio di promesse davanti a dei testimoni. Non riusciva a<br />

spiegare esattamente il perché... ma lei era il pezzo mancante del suo puzzle, il dodicesimo tassello<br />

per completare la sua dozzina, la prima e l'ultima pagina del suo libro. E per certi versi non aveva<br />

bisogno d'altro.<br />

Tutto ciò che voglio sei tu. Non importa come.<br />

Lei annuì. «Be', io voglio il pacchetto completo.»<br />

John la baciò di nuovo, con delicatezza, perché non voleva farle<br />

male. Poi, scostandosi, sillabò, Ti amo. E mi piacerebbe da morire essere il tuo hellren.<br />

Lei arrossì. Incredibile ma vero. E questo lo fece sentire grande come <strong>un</strong>a montagna.<br />

«Bene, allora è deciso.» Xhex gli mise <strong>un</strong>a mano sulla guancia. «Ci sposiamo subito.»<br />

Subito? Nel senso di... subito? Xhex... tu fai fatica a reggerti in piedi.<br />

Lei lo guardò dritto negli occhi e quando parlò la sua voce era struggente... Dio... quanto era<br />

struggente. «Allora vorrà dire che mi terrai su tu, giusto?»<br />

Lui le accarezzò il viso con la p<strong>un</strong>ta delle dita. Nel farlo, per qualche arcano motivo, sentì le braccia<br />

dell'infinito cingerli entrambi e tenerli vicini... legandoli per sempre.<br />

Sì, sillabò. Ti terrò su. Sempre. E ti terrò anche sempre nel mio cuore, <strong>amore</strong> mio.<br />

Baciandola sulla bocca, John pensò che quella era la sua promessa solenne a Xhex. Cerimonia<br />

nuziale o meno, quella era la promessa che faceva alla sua compagna.


Capitolo 70<br />

La tragedia si abbatté su di loro durante <strong>un</strong> violento temporale invernale e invero non fu affatto<br />

come il l<strong>un</strong>go travaglio della fanciulla. La sciagura si consumò nel volgere di <strong>un</strong> attimo... con<br />

strascichi che, tuttavia, mutarono il corso delle loro vite.<br />

«No!»<br />

Al grido di Tohrment, Darius voltò la testa di scatto dalla neonata ancora calda che stringeva tra le<br />

braccia nude. Sulle prime non comprese cosa avesse cagionato <strong>un</strong> tale allarme. Molto sangue era<br />

stato versato durante il parto, ma la fanciulla era sopravvissuta alla nascita della sua creatura. Darius<br />

stava tagliando il cordone ombelicale e si accingeva ad avvolgere la piccola nelle fasce per mostrarla<br />

agli altri...<br />

«No! Oh, no!» Col volto terreo, Tohrment tese le braccia. «Oh, beata Vergine Scriba! No!»<br />

«Perché stai...»<br />

Sulle prime, Darius non comprese ciò che stava vedendo. Il manico del pugnale di Tohrment...<br />

sembrava sporgere dalle lenzuola che coprivano il ventre ancora tondo della fanciulla.<br />

Le pallide mani di lei, ora coperte di sangue, scivolarono lentamente via dall'arma e giacquero l<strong>un</strong>go<br />

i fianchi.<br />

«Me l'ha preso!» ansimò Tohrment. «Dalla cintura... io... È stato <strong>un</strong> attimo... mi sono chinato a<br />

coprirla e... lei ha sfoderato il... »<br />

Darius riportò lo sguardo sulla fanciulla, che aveva gli occhi fissi sul fuoco nel camino; <strong>un</strong>a lacrima<br />

solitaria le solcava la guancia mentre la luce della vita già l'abbandonava.<br />

Darius rovesciò la tinozza piena d'acqua accanto al letto gettandosi scompostamente verso di lei...<br />

per estrarre il pugnale... per salvarla... per...<br />

La ferita che si era inflitta era mortale, dopo tutto ciò che aveva<br />

patito durante il parto, eppure Darius non potè trattenersi dal lottare per salvarla.<br />

«Non lasciate vostra figlia!» gridò, chinandosi con in braccio la piccola che si contorceva. «Avete<br />

dato alla luce <strong>un</strong>a creatura sana! Alzate gli occhi, alzate gli occhi!»<br />

Il gocciolio dell'acqua che stillava dalla tinozza rovesciata risuonava assordante come <strong>un</strong>a fucilata.<br />

Dalla fanciulla non gi<strong>un</strong>se risposta.<br />

Darius sentiva la bocca muoversi e aveva la sensazione di parlare. .. ma per qualche motivo udiva<br />

solo lo stillicidio di quell'acqua, mentre supplicava la fanciulla di restare lì con loro... per il bene di<br />

sua figlia, per la speranza del futuro, per i legami che lui e Tohrment erano pronti a stringere con lei,<br />

così da non lasciarla mai sola a crescere la creatura che aveva messo al mondo.<br />

Sentendo qualcosa sui calzoni, guardò in giù, accigliato.<br />

Non era acqua, quella che gocciolava sul pavimento. Era sangue. Il sangue della fanciulla.<br />

«Oh, santissima Vergine Scriba...» sussurrò.<br />

La fanciulla aveva compiuto <strong>un</strong>a scelta e segnato il proprio destino.<br />

Il suo ultimo respiro non fu che <strong>un</strong> fremito, poi la testa le ricadde di lato, gli occhi all'apparenza<br />

ancora fissi sulle fiamme che lambivano i ceppi del camino... quando in realtà non vedeva nulla e


sarebbe stata cieca in eterno.<br />

I vagiti della neonata e quel maledetto sgocciolio erano gli <strong>un</strong>ici rumori che Darius udiva nel suo<br />

cottage col tetto di paglia. E fu proprio il pianto lamentoso della piccola a spingerlo all'azione, poiché<br />

non c'era più nulla da fare per il sangue versato o per la vita perduta. Afferrò la copertina lavorata a<br />

mano e con cura vi avvolse quella creatura innocente, stringendola al cuore.<br />

Oh, che destino crudele quello che aveva operato tale miracolo. E ora?<br />

Tohrment alzò gli occhi dal letto insanguinato e dal cadavere sempre più freddo della puerpera, gli<br />

occhi che ardevano di orrore. «Mi sono voltato solo per <strong>un</strong> attimo... che la Vergine Scriba mi<br />

perdoni... ma per <strong>un</strong> attimo io...»<br />

Darius scosse la testa. Quando fece per parlare non trovò la voce, così posò <strong>un</strong>a mano sulla spalla del<br />

giovane e la strinse con forza per offrirgli conforto. Allorché Tohrment si accasciò su se stesso, i<br />

vagiti aumentarono.<br />

La madre se n'era andata. Restava la figlia.<br />

Con quella nuova vita tra le braccia, Darius si chinò ed estrasse dal ventre della fanciulla il pugnale<br />

di Tohrment. Lo mise da parte, poi chiuse le palpebre della sventurata e le coprì il volto con lenzuola<br />

pulite.<br />

«Non sarà ammessa nel Fado», gemette Tohrment con la testa tra le mani. «Si è dannata da sola...»<br />

«È stata dannata dalle azioni altrui.» E, tra tutti, il peccato più grave era la codardia di suo padre. «È<br />

stata dannata tanto tempo fa... oh, sorte ria, è stata dannata tanto tempo fa... La Vergine Scriba<br />

veglierà su di lei nella morte, ne sono certo, con <strong>un</strong> favore che in vita non le è stato concesso.»<br />

Oh... destino crudele... maledetto..., maledetto destino...<br />

Maledicendo la sorte, Darius avvicinò la neonata al focolare, temendo l'aria fredda della stanza.<br />

Entrati nel cerchio caldo del camino, la piccola aprì la bocca cercando disperatamente intorno a sé.<br />

In mancanza di alternative migliori, Darius le offrì il mignolo da succhiare.<br />

Con la tragedia ancora lacerante come <strong>un</strong> urlo, Darius scrutò quel volto minuscolo, quelle braccine<br />

tese verso la luce.<br />

Gli occhi non erano rossi, le piccole mani avevano cinque dita e non sei e le nocche erano normali.<br />

Aprì lesto la copertina per controllare i piedi, la pancia e la testolina... e non trovò traccia della<br />

l<strong>un</strong>ghezza anomala del busto e degli arti caratteristica dei divoratori di peccati.<br />

Il suo petto ruggiva di dolore per la sventurata che aveva portato quella vita in grembo; la giovane<br />

era entrata a far parte dell'esistenza sua e di Tohrment... e, sebbene parlasse di rado e non sorridesse<br />

mai, ricambiava il loro affetto, Darius ne era certo.<br />

Loro tre avevano formato <strong>un</strong>a sorta di famiglia.<br />

E adesso lei aveva abbandonato quell'esserino.<br />

Darius risistemò la coperta intorno alla piccola; quel pezzo di stoffa era l'<strong>un</strong>ico modo, si rese conto<br />

allora, attraverso cui la fanciulla aveva riconosciuto il parto imminente. Lei stessa aveva confezionato<br />

la copertina in cui era avvolta la sua figlioletta. Era stato l'<strong>un</strong>ico interesse che aveva manifestato per<br />

la sua gravidanza... forse perché già conosceva l'esito finale.<br />

Sin dall'inizio sapeva ciò che avrebbe fatto.<br />

I grandi occhi della piccola lo guardarono, le sopracciglia inarcate nello sforzo di concentrarsi; con<br />

solenne gravità, Darius comprese quanto era vulnerabile quel fagottino. Abbandonato tutto solo al<br />

freddo, sarebbe morto nel volgere di poche ore.<br />

Doveva fare la cosa giusta. Nient'altro contava, soltanto questo.<br />

Doveva prendersi cura di lei e trattarla nel migliore dei modi. Aveva iniziato il suo percorso con


tutto il mondo contro e adesso era rimasta orfana.<br />

Santissima Vergine Scriba... avrebbe vegliato su di lei, fosse l'ultima cosa che faceva.<br />

Udendo <strong>un</strong> fruscio si voltò e vide che Tohrment aveva avvolto il corpo della fanciulla nelle lenzuola e<br />

l'aveva presa tra le braccia.<br />

«Mi prenderò cura di lei», disse il ragazzo. La sua voce non era quella di <strong>un</strong> ragazzo, tuttavia. Era<br />

quella di <strong>un</strong> adulto. «Ne avrò... cura.»<br />

Per qualche strana ragione, Darius fu attratto dal modo in cui le sorreggeva il capo, tutto il resto era<br />

come svanito: la mano grossa e forte di Tohrment cullava con delicatezza la def<strong>un</strong>ta come se fosse<br />

ancora viva, stringendola al petto quasi a volerle recare conforto.<br />

Darius si schiarì la gola, timoroso di non riuscire a reggere sulle spalle <strong>un</strong> tale fardello. Dove avrebbe<br />

trovato la forza per il suo prossimo respiro... il prossimo battito del suo cuore... il prossimo passo?<br />

Aveva fallito. Era riuscito a liberare la fanciulla, ma alla fin fine non l'aveva salvata...<br />

Poi però si fece forza e, rivolto al suo pupillo, disse, «Il melo.»<br />

Tohrment annuì. «Sì. L'ho pensato anch'io. Sotto il melo. La porto lì subito e al diavolo il temporale.»<br />

Non lo sorprese che il ragazzo fosse disposto a sfidare gli elementi per dare sepoltura alla fanciulla.<br />

Senza dubbio aveva bisogno di compiere <strong>un</strong>o sforzo fisico per alleviare lo strazio del suo cuore.<br />

«Sarà allietata dalla fioritura, in primavera, e dal cinguettio degli uccelli appollaiati sui rami.»<br />

«E la piccola?»<br />

«Ci prenderemo cura anche di lei.» Darius guardò quel faccino. «Affidandola a chi saprà accudirla<br />

come merita.»<br />

Non potevano tenerla lì con loro, in verità. Stavano fuori tutta la notte a combattere, e la guerra non<br />

si ferma per i nostri lutti personali... La guerra non si ferma per niente e per ness<strong>un</strong>o. Inoltre, la<br />

piccola necessitava di cose che due maschi, per quanto benintenzionati, non potevano offrirle.<br />

Aveva bisogno del latte di <strong>un</strong>a madre.<br />

«È già buio?» chiese brusco Darius, vedendo che Tohrment si avviava alla porta.<br />

«Sì», rispose quello levando il catenaccio. «E temo che lo sarà per sempre.»<br />

La porta si spalancò sotto la furia del vento e Darius si curvò per riparare la piccola. Appena le<br />

raffiche vennero chiuse fuori dall'uscio, abbassò gli occhi su quella minuscola nuova vita.<br />

Sfiorandole il volto con la p<strong>un</strong>ta delle dita, si figurò con angoscia ciò che gli anni a venire avevano in<br />

serbo per lei. Sarebbero stati più clementi delle circostanze della sua nascita?<br />

Pregò che così fosse. Pregò che la piccola trovasse <strong>un</strong> maschio di valore in grado di proteggerla, che<br />

avesse dei figli e vivesse nel mondo come <strong>un</strong>a persona normale.<br />

Dal canto suo, avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per consentirlo.<br />

Compreso... darla via.<br />

[eBL 086]


Capitolo 71<br />

La sera dopo, mentre la notte calava sulla grande casa della confraternita, Tohrment, figlio di<br />

Hharm, si armò e prese il giubbotto dall'armadio.<br />

Non doveva uscire a combattere, eppure gli sembrava di dover affrontare <strong>un</strong>a sorta di nemico. E<br />

stava per farlo da solo. Aveva detto a Lassiter di rilassarsi e farsi <strong>un</strong> trattamento completo manipedicure,<br />

o roba del genere, perché ci sono cose che, semplicemente, dobbiamo fare da soli.<br />

L'angelo caduto si era limitato ad annuire, augurandogli buona fort<strong>un</strong>a. Come se sapesse<br />

esattamente quale prova del fuoco stava per affrontare.<br />

Dio, la sensazione che nulla lo sorprendesse mai era seccante quasi quanto tutto il resto che lo<br />

riguardava.<br />

Il fatto era questo: John era rientrato <strong>un</strong>a mezz'oretta prima e gli aveva com<strong>un</strong>icato la bella notizia.<br />

Di persona. Aveva <strong>un</strong> sorriso così largo che rischiava la paralisi facciale, ed era <strong>un</strong>a cosa davvero<br />

fantastica.<br />

Merda, la vita è così strana, a volte. E troppo spesso ciò significa che le disgrazie colpiscono le brave<br />

persone. Non in questo caso, però. Grazie a Dio, non questa volta.<br />

Ed era difficile pensare a due persone che lo meritassero di più.<br />

Uscendo dalla sua stanza, Tohr attraversò con passo deciso la galleria delle statue. L'ann<strong>un</strong>cio delle<br />

nozze tra John e Xhex aveva fatto il giro della casa, procurando a tutti <strong>un</strong>a iniezione di euforia di cui<br />

si sentiva <strong>un</strong> gran bisogno. Specie a Fritz e ai doggen, che adoravano organizzare ricevimenti in<br />

grande stile.<br />

Dal frastuono che saliva dal pianterreno, erano nel bel mezzo dei preparativi. O era così, oppure la<br />

West Coast Choppers stava<br />

mettendo insieme <strong>un</strong>a delle sue famose Harley-Davidson personalizzate giù nell'atrio.<br />

Naa. Venne fuori che tutto quel baccano non era dovuto a qualche operazione di maquillage su <strong>un</strong>a<br />

moto, ma a <strong>un</strong>a divisione corazzata di lucidatrici che andavano a manetta.<br />

Tohr si fermò <strong>un</strong> attimo con le mani sulla balaustra a guardare giù di sotto, il mosaico dell'albero di<br />

mele in fiore. Osservando i doggen intenti a passare i loro rumorosi elettrodomestici sopra i rami e il<br />

tronco, decise che ogni tanto la vita sa essere bella e giusta. Proprio così.<br />

E questa fu l'<strong>un</strong>ica ragione per cui riuscì a trovare la forza di fare ciò che doveva.<br />

Sceso lo scalone di corsa, salutò i doggen con la mano, zigzagando per schivarli, attraversò il<br />

vestibolo e uscì. In cortile inspirò a fondo per farsi coraggio. Gli restavano due ore abbondanti prima<br />

della cerimonia, il che era <strong>un</strong> bene. Non sapeva quanto ci avrebbe messo.<br />

Chiuse gli occhi, disperdendo nello spazio gli atomi del suo corpo, e riprese forma... sul terrazzo<br />

della casa dove lui e la sua amata avevano vissuto per cinquant'anni buoni.<br />

Quando alzò le palpebre non guardò la casa. Si voltò a scrutare il cielo notturno sopra il profilo del<br />

tetto. Le stelle erano già sp<strong>un</strong>tate e brillavano in tutto il loro splendore, per nulla offuscato dalla l<strong>un</strong>a,<br />

che ancora non aveva raggi<strong>un</strong>to <strong>un</strong>'altezza apprezzabile.<br />

Dov'erano i suoi cari estinti? si chiese. Quali, tra quelle lucine minuscole, erano le anime delle


persone che aveva perduto?<br />

Dov'erano la sua shellan e il loro figlioletto? Dov'era Darius? Dov'erano tutti gli altri che avevano<br />

abbandonato precocemente il faticoso sentiero su cui ancora arrancava lui, per stabilirsi nel vellutato,<br />

eterno Aldilà del Fado?<br />

Osservavano ciò che succede quaggiù? Vedevano cosa accade, nel bene e nel male?<br />

Sentivano la mancanza di coloro che si erano lasciati alle spalle?<br />

Sapevano che i vivi sentivano la loro mancanza?<br />

Lentamente, Tohr raddrizzò la testa e si armò di coraggio.<br />

Sì, non si era sbagliato... anche solo guardare quel posto lo faceva soffrire da cani.<br />

E la metafora era anche troppo ovvia: ciò che stava fissando era <strong>un</strong> enorme buco in casa sua, la<br />

vetrata scorrevole della ex camera di John esplosa in mille pezzi, divelta, <strong>un</strong> gigantesco nulla dove<br />

avrebbe dovuto esserci qualcosa.<br />

La brezza gonfiò leggermente le tende ai due lati del telaio.<br />

Fin troppo ovvio: la casa era lui, il buco era ciò che restava dopo che lui aveva perso... Wellsie.<br />

Trovava tuttora difficile pensare al suo nome. Dirlo, poi...<br />

Lì di fianco c'erano <strong>un</strong>a mezza dozzina di fogli di compensato,<br />

<strong>un</strong>a scatola di chiodi e <strong>un</strong> martello. Fritz li aveva portati appena Tohr aveva saputo dell'incidente, ma<br />

il doggen aveva ricevuto l'ordine preciso di non riparare il danno.<br />

Toccava a Tohr riparare la sua casa. Sempre.<br />

Avanzando, schiacciò sotto gli stivali i frammenti di vetro, polverizzandoli sulle lastre di pietra;<br />

quello scricchiolio lo accompagnò fin sulla soglia. Tirò fuori dalla tasca <strong>un</strong> portachiavi, lo p<strong>un</strong>tò<br />

verso la casa e sul telecomando premette il pulsante per staccare l'allarme. Il bip bip che si udì in<br />

lontananza indicava che il sistema di sicurezza aveva captato il segnale e adesso era spento.<br />

Era libero di entrare: i sensori di movimento erano disattivati e poteva aprire <strong>un</strong>a qual<strong>un</strong>que finestra<br />

o porta esterna.<br />

Era libero di entrare. Già.<br />

Invece di compiere quel primo passo, si avvicinò al compensato, prese <strong>un</strong>o dei pannelli l<strong>un</strong>ghi <strong>un</strong><br />

metro e venti per due e quaranta e lo portò fino alla vetrata sfondata. Appoggiatolo al muro esterno,<br />

tornò a prendere chiodi e martello.<br />

Ci mise <strong>un</strong>a mezz'ora a coprire il buco. Arretrò di qualche passo per esaminare il risultato dei suoi<br />

sforzi. Faceva schifo. Il resto della casa era intatto, come nuovo, malgrado fosse disabitata da<br />

quando... Wellsie era stata assassinata. Era tutto chiuso e sprangato e i suoi domestici di <strong>un</strong> tempo<br />

erano così gentili da curare il giardino e controllare l'interno <strong>un</strong>a volta al mese... anche se si erano<br />

trasferiti fuori città al servizio di <strong>un</strong>'altra famiglia.<br />

Buffo, ora che era tornato nel regno dei vivi aveva tentato di pagarli per i loro servigi, ma loro<br />

avevano rifiutato il denaro. Glielo avevano restituito con <strong>un</strong> biglietto molto cortese.<br />

Ogn<strong>un</strong>o vive il lutto a modo suo, evidentemente.<br />

Tohr posò il martello e i chiodi rimasti sopra l'<strong>un</strong>ico pannello di compensato che non aveva<br />

utilizzato, poi si costrinse a girare intorno alla casa. Ogni tanto dava <strong>un</strong>a sbirciata dalle finestre. Tutte<br />

le tende erano tirate, ma la vista riusciva a penetrare attraverso le pieghe del tessuto per cogliere<br />

prontamente tutti i fantasmi che abitavano tra quelle mura.<br />

Rivide se stesso seduto al tavolo della cucina, con Wellsie che cucinava ai fornelli; discutevano<br />

animatamente perché lui aveva lasciato fuori le armi, la notte prima. Di nuovo.<br />

Dio, gli piaceva <strong>un</strong> casino quando Wellsie lo strapazzava di brutto.


Passando al soggiorno, ricordò quando l'aveva presa tra le braccia per farla ballare, canticchiandole<br />

<strong>un</strong> valzer all'orecchio. Male.<br />

Wellsie era sempre stata così agile e aggraziata, il suo corpo sembrava fatto per lui e viceversa.<br />

E sul portone... rammentò le volte che era entrato con <strong>un</strong> mazzo di fiori. A ogni anniversario.<br />

Quelli che lei preferiva erano le rose bianche.<br />

Sul vialetto d'accesso, di fronte ai garage, si concentrò su quello a sinistra, quello più vicino alla casa.<br />

Quello da cui Wellsie era uscita in retromarcia al volante della Range Rover, per l'ultima volta.<br />

Dopo la sua morte, i fratelli avevano preso il SUV e l'avevano fatto sparire, e Tohr non voleva<br />

neanche sapere che fine avesse fatto. Non l'aveva mai chiesto e non l'avrebbe mai fatto.<br />

Sentire il profumo di Wellsie e l'odore del suo sangue era troppo per lui, anche solo in via ipotetica.<br />

Scosse la testa, guardando la porta chiusa. Non sai mai quando vedi qualc<strong>un</strong>o per l'ultima volta. Non<br />

sai quando ci litighi per l'ultima volta, l'ultima volta che ci fai sesso, o l'ultima volta che, guardandolo<br />

negli occhi, ringrazi Dio che faccia parte della tua vita.<br />

Ma dopo che quel qualc<strong>un</strong>o se n'è andato, pensi solo a quello, a quell'ultima volta.<br />

Giorno e notte.<br />

Girò intorno al garage e sul lato trovò la porta che cercava. Dovette aprirla con <strong>un</strong>a spallata.<br />

Merda... c'era sempre lo stesso odore: quello asciutto di cemento, quello dolciastro di olio della<br />

Corvette e quello persistente di benzina dei due tosaerba elettrici. Accese <strong>un</strong> fiammifero. Cristo,<br />

sembrava di stare in <strong>un</strong> museo dedicato a <strong>un</strong>'epoca lontanissima; riconosceva gli oggetti della vita di<br />

<strong>un</strong> tempo, ricordava a cosa servivano... ma che fosse dannato se adesso avevano ancora <strong>un</strong> posto<br />

nella sua esistenza.<br />

Gli venne in mente <strong>un</strong>a cosa.<br />

Tornò verso casa e trovò la scala che saliva al primo piano. La soffitta sopra il garage era tutta<br />

rifinita, riscaldata e ingombra di <strong>un</strong>a eclettica combinazione di bauli dell'Ottocento, scatole di legno<br />

del Ventesimo secolo e contenitori di plastica del Vent<strong>un</strong>esimo.<br />

Non guardò quello che era andato a prendere, si limitò a sollevare il vecchio baule-armadio di Louis<br />

Vuitton in cui era sempre stato custodito, e lo portò faticosamente giù dalle scale.<br />

Impossibile smaterializzarsi con quello, però, accidenti.<br />

Gli serviva <strong>un</strong>a macchina. Perché non ci aveva pensato?<br />

Lanciandosi <strong>un</strong>'occhiata alle spalle, vide la Sting Ray del 1964 che aveva risistemato con le sue mani.<br />

Aveva passato ore al lavoro sul motore e sulla carrozzeria, a volte anche di giorno... cosa che aveva<br />

fatto imbestialire Wellsie.<br />

E dai, tesoro, mica verrà giù il tetto, no?<br />

Tohr, ti avverto, stai tirando troppo la corda. Sei al limite...<br />

Mmm, cosa ne dici di superarne <strong>un</strong> altro, di limite... ?<br />

Strinse le palpebre con forza, scacciando quel ricordo.<br />

Si avvicinò all'auto, chiedendosi se c'era ancora la chiave. Tombola.<br />

Aprì la portiera e, con qualche difficoltà, si infilò al volante. La capote era abbassata, come sempre,<br />

perché altrimenti non riusciva a entrare in macchina. Premette il piede sinistro sulla frizione, girò la<br />

chiave e...<br />

Il motore si accese con <strong>un</strong> rombo, come se stesse aspettando da troppo tempo quel momento e fosse<br />

nero per essere stato ignorato.<br />

Il serbatoio di benzina era a metà. Il livello dell'olio era a posto. Il motore girava che era <strong>un</strong>a<br />

meraviglia.


Dieci minuti dopo riattivò l'allarme e uscì dal garage con il baule Louis Vuitton assicurato con dei<br />

cavi al sedere della decappottabile. Fissarlo era stato facile; dopo aver protetto la vernice della<br />

carrozzeria con <strong>un</strong>a coperta, aveva sollevato il carico sopra il cofano posteriore e lo aveva legato ben<br />

bene come <strong>un</strong> salame.<br />

Avrebbe dovuto guidare adagio, però. Ma non c'era problema.<br />

La nottata era gelida e la p<strong>un</strong>ta delle orecchie si intirizzì dopo neanche <strong>un</strong> chilometro, ma il<br />

riscaldamento andava a tutto spiano e il volante era ben stretto tra le sue mani.<br />

Guidò verso la grande casa della confraternita con la sensazione di essere sopravvissuto a <strong>un</strong> test<br />

mortale. Eppure non provava il minimo senso di trionfo per quell'impresa.<br />

Era determinato, però. E, come aveva detto Darius, pronto a guardare avanti.<br />

Almeno per quanto riguardava la voglia di uccidere il nemico.<br />

Già, quello proprio non vedeva l'ora di farlo. A partire da quella sera stessa, non gli restava altro per<br />

cui vivere ed era prontissimo a far fronte ai propri impegni.


Capitolo 72<br />

Condussero la neonata nella sua nuova dimora in sella a destrieri da guerra.<br />

La famiglia che doveva adottarla viveva a parecchi villaggi di distanza, d<strong>un</strong>que Darius e Tohrment<br />

viaggiarono tutta la notte seguente il parto, armati fino ai denti, consapevoli di tutti i pericoli che<br />

potevano incontrare l<strong>un</strong>go la strada. Gi<strong>un</strong>ti a destinazione, notarono che il cottage col tetto di paglia<br />

e le mura di pietra non era dissimile da quello in cui alloggiava Darius. Gli alberi intorno offrivano<br />

riparo dagli elementi e nella stalla dietro casa c'erano recinti con capre, pecore e vacche da latte.<br />

In casa viveva anche <strong>un</strong> doggen, come aveva appreso Darius la sera prima, allorché si era recato da<br />

quella famiglia modesta ma prospera. In tale circostanza non era stato presentato alla padrona di<br />

casa, naturalmente. La femmina non riceveva visite, d<strong>un</strong>que lui e il padrone di casa si erano fermati<br />

a discutere di quella faccenda privata sulla veranda.<br />

Quando lui e Tohrment tirarono le redini, i cavalli si fermarono, scalpitando irrequieti. I maestosi<br />

stalloni erano stati allevati per andare in battaglia, non per pazientare; Darius smontò e il suo pupillo<br />

riuscì a placare entrambe le cavalcature con la mera forza delle spalle.<br />

A ogni miglio di quel l<strong>un</strong>go viaggio, Darius si era interrogato sulla scelta compiuta, ma <strong>un</strong>a volta<br />

gi<strong>un</strong>ti alla meta seppe con certezza che quello era il luogo giusto per la piccola.<br />

Si accostò all'uscio col suo prezioso carico e fu il padrone di casa in persona ad aprire il robusto<br />

portone. I suoi occhi brillavano al chiaro di l<strong>un</strong>a, ma non di gioia. Una perdita tragicamente<br />

familiare aveva colpito quei coniugi virtuosi... ecco come Darius li aveva trovati.<br />

I vampiri si tenevano in contatto a distanza, al di là di colline e<br />

vallate, allo stesso modo degli umani: condividendo storie e confortandosi a vicenda.<br />

Malgrado la sua condizione sociale più elevata, Darius salutò con <strong>un</strong> inchino il padrone di casa.<br />

«Salute, in questa notte gelida.»<br />

«Salute a voi, signore.» Il padrone di casa si piegò in <strong>un</strong> profondo inchino; raddrizzandosi, il suo<br />

sguardo si app<strong>un</strong>tò sul minuscolo fagotto. «Ora fa più caldo, tuttavia.»<br />

«Avete ragione.» Darius aprì la copertina e guardò ancora <strong>un</strong>a volta il visetto minuto. Quegli occhi,<br />

quegli incantevoli occhi grigi ricambiarono il suo sguardo. «Desiderate... esaminarla, prima?»<br />

Gli si incrinò la voce, poiché non voleva giudizi sulla piccola, né ora né mai... e aveva invero fatto del<br />

suo meglio onde evitarli. Non aveva rivelato al padrone di casa le circostanze della sua nascita. Come<br />

avrebbe potuto? Chi l'avrebbe mai accolta, in tal caso? Non mostrando i tratti caratteristici della<br />

metà paterna, ness<strong>un</strong>o avrebbe mai scoperto la verità.<br />

«Non ho bisogno di alc<strong>un</strong>a ispezione.» Il padrone di casa scosse la testa. «Questa piccola è <strong>un</strong>a<br />

benedizione che andrà a colmare le braccia vuote della mia shellan. Avete detto che è sana e tanto<br />

basta; non ci preme di sapere altro.»<br />

Darius esalò il fiato che non si era avveduto di trattenere, senza staccare gli occhi dalla neonata.<br />

«Siete certo di volerla dare via?» chiese sottovoce il padrone di casa.<br />

Darius si volse verso Tohrment, che ricambiò il suo sguardo dall'alto del magnifico stallone. Gli<br />

occhi del giovane ardevano; il suo corpo di guerriero fasciato di cuoio nero, le armi legate al petto e


alla sella, tutto in lui era <strong>un</strong> presagio di guerra, morte e sangue versato.<br />

Darius sapeva di offrire <strong>un</strong>'immagine analoga, allorché, volgendosi verso il padrone di casa, si<br />

schiarì la voce. «Mi concedete <strong>un</strong>a licenza?»<br />

«Sì, signore. Prego, qual<strong>un</strong>que cosa desideriate.»<br />

«Gradirei... gradirei darle <strong>un</strong> nome.»<br />

Ancora <strong>un</strong>a volta il padrone di casa si inchinò profondamente. «Sarebbe <strong>un</strong> gesto molto cortese e<br />

ben accetto.»<br />

Alle spalle del civile, Darius guardò l'uscio del cottage, che era stato chiuso per tenere fuori il freddo.<br />

All'interno, da qualche parte, c'era <strong>un</strong>a femmina in lutto, che aveva perso suo figlio nel darlo alla<br />

luce.<br />

Ne sapeva qualcosa, in verità, dell'ombra oscura lasciata da <strong>un</strong> vuoto incolmabile, mentre si<br />

apprestava a cedere ad altri la creatura che stringeva tra le braccia. Avrebbe sentito per sempre la<br />

mancanza di <strong>un</strong>a parte del suo cuore, <strong>un</strong>a volta allontanatosi in sella al suo destriero da quella vallata<br />

boscosa e da quella famiglia spezzata, che adesso avrebbe ritrovato completezza... ma la piccola<br />

meritava l'<strong>amore</strong> che l'attendeva in quel focolare domestico.<br />

«La chiamerò Xhexhania», dichiarò.<br />

Il padrone di casa si inchinò nuovamente, «"benedetta". Sìle si addice magnificamente.»<br />

Seguì <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pausa, durante la quale Darius tornò a guardare quel piccolo volto angelico.<br />

Ignorava quando l'avrebbe rivista. Era quella la sua famiglia, ora; non le servivano due guerrieri...<br />

meglio che lui e Tohrment si facessero da parte. Due soldati che si recavano in visita regolarmente in<br />

quel tranquillo paesino? Potevano sorgere degli interrogativi sul perché e finanche compromettere il<br />

segreto che doveva circondare il suo concepimento e la sua nascita.<br />

Per proteggerla doveva sparire dalla sua vita, consentendo che venisse cresciuta come <strong>un</strong>a persona<br />

normale.<br />

«Signore?» chiese timidamente il padrone di casa. «Siete certo di volerlo fare?»<br />

«Me ne dispiaccio. Ma naturalmente... ne sono più che certo.» Con <strong>un</strong> peso sul cuore, Darius depose<br />

la piccola tra le braccia di <strong>un</strong> estraneo.<br />

Suo padre.<br />

«Grazie...» disse questi con voce rotta, accettando quel peso tanto lieve. «Vi ringrazio per la luce che<br />

ci avete donato nella nostra tenebra. Ma ora ditemi, c'è qualcosa che possiamo fare per voi?»<br />

«Siate... siate buoni con lei.»<br />

«Lo saremo, non dubitate.» Il civile fece per voltarsi, poi indugiò. «Non tornerete mai più, d<strong>un</strong>que?»<br />

Darius scosse la testa, incapace di staccare gli occhi dalla copertina confezionata dalla madre della<br />

piccola. «Lei è vostra, come se l'aveste generata voi stesso. La affidiamo alle vostre cure, confidando<br />

che la tratterete bene.»<br />

Il padrone di casa si accostò a Darius e lo afferrò per il braccio. Con <strong>un</strong>a stretta robusta gli manifestò<br />

pietà e rassicurazione. «Riponendo in noi la vostra fiducia avete agito saggiamente. E sappiate che<br />

sarete sempre il benvenuto, qui, se vorrete vederla.»<br />

Darius chinò il capo. «Vi ringrazio. Che la beata Vergine Scriba vegli con benevolenza su di voi e sui<br />

vostri cari.»<br />

«Altrettanto auguro a voi.»<br />

Ciò detto, il padrone di casa varcò la soglia di casa. Alzando la mano in <strong>un</strong> ultimo saluto, si chiuse<br />

dentro con la piccola.<br />

Mentre gli stalloni sbuffavano e scalpitavano, Darius girò dietro l'angolo per sbirciare attraverso la


finestra, sperando di vedere...<br />

Accanto al camino, sopra <strong>un</strong> letto lindo, <strong>un</strong>a femmina giaceva col viso rivolto verso il calore delle<br />

fiamme. Era pallida come le lenzuola che la coprivano e i suoi occhi spenti gli rammentarono la<br />

tragica fanciulla trapassata nel Fado davanti al suo stesso focolare.<br />

La shellan del padrone di casa non si rizzò a sedere né si volse a guardare, quando il suo hellren<br />

entrò nella stanza, e per <strong>un</strong> attimo Darius temette di aver commesso <strong>un</strong> errore.<br />

Ma la piccola doveva aver emesso <strong>un</strong> vagito, poiché la femmina d'<strong>un</strong> tratto volse la testa.<br />

Alla vista del fagottino che le veniva mostrato, spalancò la bocca; confusione e poi timore<br />

reverenziale si dipinsero sul suo bel viso, bruscamente scostò le coperte e protese le braccia verso la<br />

neonata. Le mani le tremavano con tale violenza che il suo hellren dovette deporre la piccola contro<br />

il suo cuore... ma poi lei riuscì a reggere da sola la figlioletta appena nata.<br />

Fu il vento a far lacrimare gli occhi di Darius. Nient'altro che il vento.<br />

Passandosi le mani sul viso, si disse che tutto andava bene, che tutto era come doveva essere...<br />

benché avesse il petto gonfio di cordoglio.<br />

Alle sue spalle, il suo destriero emise <strong>un</strong> nitrito minaccioso, impennandosi per liberarsi dalla stretta<br />

delle redini e calpestando il terreno con i grossi zoccoli. A quel fragore, la femmina in camera da<br />

letto alzò gli occhi allarmata, stringendo al petto quel dono prezioso, quasi a proteggere la piccola.<br />

Darius si volse e, alla cieca, raggi<strong>un</strong>se lesto il corsiero. Con <strong>un</strong> balzo fu in sella all'imponente animale<br />

e ne ass<strong>un</strong>se il controllo, imbrigliandone la possanza e la furia instillategli fin dentro ai muscoli e alle<br />

ossa.<br />

«Andiamo a Devon», disse, bisognoso di <strong>un</strong>a missione ancor più che di aria nei polmoni e di <strong>un</strong><br />

cuore che batteva. «Corre voce che colà si trovino dei lesser.»<br />

«Sì.» Tohrment si volse a guardare la casa. «Ma siete... nello spirito atto a combattere?»<br />

«La guerra non attende che siamo nella giusta disposizione di spirito.» A volte, invero, è meglio<br />

essere alterati.<br />

Tohrment annuì. «A Devon, d<strong>un</strong>que.»<br />

Darius allentò le briglie e il destriero balzò in avanti dalla sosta forzata, lanciandosi nei boschi al<br />

galoppo e volando libero. Il vento spazzò via le lacrime dal volto di Darius, ma non potè nulla contro<br />

il dolore che gli stringeva il petto.<br />

Cavalcando di nuovo verso la guerra, si chiese se avrebbe mai rivisto la piccola... ma già conosceva la<br />

risposta. Le loro strade non si sarebbero incrociate di nuovo. Come potevano? Per quali bizzarri casi<br />

della vita avrebbero mai potuto ricongi<strong>un</strong>gersi?<br />

Era <strong>un</strong>'eventualità che sfidava la sorte.<br />

Oh, piccolina. Malnata. Nei secoli indimenticata.<br />

Con lei se ne andava per sempre <strong>un</strong> pezzo del suo cuore.


Capitolo 73<br />

In seguito Xhex avrebbe riflettuto che le fort<strong>un</strong>e, come le disgrazie, non vengono mai sole.<br />

Solo che fino a quel momento non aveva mai vissuto quella particolare esperienza... non la parte del<br />

"non vengono mai sole", ma quella relativa alle "fort<strong>un</strong>e".<br />

Grazie al sangue di John Matthew e all'ottimo lavoro della dottoressa Jane, era già in piedi la notte<br />

dopo la resa dei conti con Lash. Sapeva di essere tornata alla normalità perché aveva rimesso i cilici.<br />

E tagliato i capelli. E fatto <strong>un</strong> salto nella casa sul fiume Hudson a prendere vestiti e armi.<br />

E passato grosso modo... quattro ore a fare l'<strong>amore</strong> con John.<br />

Si era anche vista con Wrath e, a quanto pareva, adesso aveva <strong>un</strong> nuovo lavoro: il grande Re cieco<br />

l'aveva invitata a combattere insieme alla confraternita. Di fronte al suo shock iniziale, il sovrano<br />

aveva dichiarato che i suoi talenti erano molto utili e graditi in guerra... e be', che cavolo, uccidere dei<br />

lesser?<br />

Idea grandiosa. Xhex era prontissima a imbarcarsi in quell'avventura.<br />

E, a proposito di imbarcarsi in <strong>un</strong>'avventura, si era trasferita armi e bagagli nella stanza di John.<br />

Nell'armadio, i suoi calzoni di pelle e le sue canotte attillate erano appese accanto a quelle di John, i<br />

loro stivali erano allineati vicini, e tutti i suoi coltelli, le pistole e gli altri suoi giocattolini, adesso<br />

erano sottochiave nell'armadietto ignifugo di John.<br />

Avevano messo insieme perfino le m<strong>un</strong>izioni.<br />

Troppo romantico.<br />

Così, già, tutto come al solito.<br />

Salvo... be', salvo il fatto che se ne stava seduta....... da tipo<br />

mezz'ora su quel lettone enorme a sfregare i palmi sudati sui caizoni<br />

di pelle. John si stava allenando, giù al centro di addestramento, prima della cerimonia, e lei era<br />

ben contenta che fosse impegnato altrove.<br />

Non voleva farsi vedere così nervosa.<br />

Perché era saltato fuori che, oltre alla fobia per tutto ciò che aveva a che fare con la medicina, c'era<br />

<strong>un</strong> altro piccolo problema tecnico nel suo sistema di cablaggio: al solo pensiero di trovarsi al centro<br />

dell'attenzione davanti a <strong>un</strong> mare di gente, durante la cerimonia nuziale, le veniva voglia di vomitare.<br />

Non avrebbe dovuto essere tutta questa sorpresa, in effetti. In fin dei conti, nella sua professione di<br />

killer, tutto stava nel non farsi vedere. E per l<strong>un</strong>go tempo lei era stata <strong>un</strong>'introversa, per carattere e<br />

per circostanze.<br />

Abbandonandosi contro i cuscini, si appoggiò alla testiera del letto, accavallò le caviglie e afferrò il<br />

telecomando. L'apparecchietto nero della Sony fece il suo dovere in modo ammirevole: accese il<br />

televisore a schermo piatto, passando poi da <strong>un</strong> canale all'altro in <strong>un</strong>o zapping veloce come il battito<br />

del suo cuore.<br />

Non era solo il fatto di tutta la gente che avrebbe assistito alla cerimonia. Era che sposarsi la faceva<br />

pensare a come avrebbero dovuto andare le cose se lei avesse avuto <strong>un</strong>a vita normale. In serate come<br />

quella, la maggior parte delle femmine sfoggiano abiti confezionati per l'occasione e gioielli di


famiglia. La maggior parte delle femmine non vede l'ora di comparire davanti al futuro sposo al<br />

braccio di padri colmi di orgoglio mentre le madri piangono come fontane per tutto il tempo, fino al<br />

momento dello scambio delle promesse nuziali.<br />

Lei invece sarebbe andata all'altare da sola, in calzoni di pelle e canotta, perché non aveva mai<br />

posseduto altri vestiti.<br />

Mentre le stazioni televisive scorrevano rapide davanti ai suoi occhi, la distanza tra se stessa e le<br />

persone "normali" sembrava <strong>un</strong>o spartiacque grande come quello della storia stessa: non poteva<br />

rimaneggiare il passato, rivedere i picchi e le vallate della sua vicenda personale. Tutto, dal suo<br />

sangue misto alla generosa coppia di coniugi che aveva cresciuto quell'incubo di neonata, alle cose<br />

che le erano capitate da quando aveva lasciato il loro cottage... tutto quanto era scritto nella fredda<br />

pietra del passato.<br />

Immutabile in etemo.<br />

Almeno sapeva che le due persone meravigliose che avevano tentato di crescerla come se fosse figlia<br />

loro, alla fine erano riuscite a mettere al mondo <strong>un</strong> figlio, <strong>un</strong> maschio, che era cresciuto sano e forte,<br />

aveva fatto <strong>un</strong> ottimo matrimonio e li aveva resi nonni.<br />

Il che le aveva reso molto più facile staccarsi da loro.<br />

Ma tutto il resto, nella sua vita, a parte John, non si era risolto bene. Dio, forse anche questo spiegava<br />

il suo nervosismo. Quel matrimonio con John era <strong>un</strong>a tale rivelazione, quasi troppo bello per essere<br />

vero...<br />

Aggrottò la fronte e si tirò su di scatto. Poi si stropicciò gli occhi.<br />

Quello che stava vedendo sullo schermo doveva essere <strong>un</strong> errore.<br />

Non era possibile... o invece sì?<br />

Cercando affannosamente il tasto giusto sul telecomando, alzò il volume. «... il fantasma di<br />

Rathboone che si aggira per i corridoi della magione risalente all'epoca della Guerra Civile. Quali<br />

segreti attendono i nostri Investigatori del paranormale, impegnati a svelare...»<br />

Xhex smise di ascoltare la voce fuori campo via via che la telecamera stringeva sul ritratto di <strong>un</strong><br />

uomo coi capelli scuri e due occhi spiritati.<br />

Muhrder.<br />

Avrebbe riconosciuto quel volto ov<strong>un</strong>que.<br />

Balzò in piedi lanciandosi verso il televisore... come se servisse a qualcosa.<br />

La telecamera fece <strong>un</strong>a panoramica all'indietro, mostrando <strong>un</strong> bel salottino e poi scorci dei giardini<br />

di <strong>un</strong>a grande villa bianca, di quelle tipiche delle piantagioni del Sud. Nel promo si parlava di <strong>un</strong>o<br />

speciale in diretta... durante il quale avrebbero tentato di stanare il fantasma di <strong>un</strong> abolizionista dei<br />

tempi della Guerra Civile che, a detta di molti, vagava ancora per i saloni e i terreni della tenuta in<br />

cui <strong>un</strong> tempo aveva abitato.<br />

Risintonizzandosi sul commento, Xhex cercò disperatamente di capire dove si trovava la dimora<br />

padronale. Forse poteva...<br />

Appena fuori Charleston, nella Carolina del Sud. Ecco dove.<br />

Xhex indietreggiò, andò a sbattere con i polpacci contro il letto e si mise a sedere. Il suo primo<br />

pensiero fu di fiondarsi laggiù per vedere coi suoi occhi se era la sua vecchia fiamma, <strong>un</strong> fantasma<br />

vero e proprio o solo qualche produttore televisivo di talento che faceva <strong>un</strong> gran chiasso.<br />

Ma la logica ebbe la meglio sull'impulso. L'ultima volta che lo aveva visto, Muhrder aveva messo<br />

bene in chiaro che non voleva avere più niente a che fare con lei. E poi, solo perché c'era <strong>un</strong> vecchio<br />

dipinto a olio che gli assomigliava, non significava che si fosse stabilito in quella vecchia villa a


giocare a "Casper il fanta-smino".<br />

Anche se quel ritratto era Muhrder sputato. E terrorizzare gli umani, in effetti, era proprio da lui.<br />

Merda... gli faceva i suoi migliori auguri. Di tutto cuore. Se non avesse avuto la certezza di essere<br />

sgradita - come il segreto che avrebbe dovuto svelargli quando si erano messi insieme - avrebbe<br />

intrapreso quel viaggio.<br />

Ma a volte la cosa migliore che possiamo fare per qualc<strong>un</strong>o è stargli alla larga. E poi gli aveva dato il<br />

suo indirizzo sull'Hudson. Muhrder sapeva dove trovarla.<br />

Dio, com<strong>un</strong>que sperava che stesse bene.<br />

Bussarono alla porta. «Sì?» disse, voltando la testa.<br />

«Sarebbe a dire "avanti"?» disse <strong>un</strong>a profonda voce maschile.<br />

Xhex si alzò in piedi, accigliata; non sembrava affatto <strong>un</strong> doggen. «Sì. È aperto.»<br />

La porta si spalancò, rivelando... <strong>un</strong> baule... nel senso di <strong>un</strong> baule-armadio. Un baule-armadio Louis<br />

Vuitton dei bei tempi andati. E chi lo stava reggendo doveva essere <strong>un</strong> fratello... dati gli stivali e i<br />

calzoni di pelle che sp<strong>un</strong>tavano da sotto.<br />

A meno che Fritz non avesse cambiato stile di vita, passando dalla banalità più assoluta a qualcosa di<br />

decisamente più trasgressivo, in linea con i gusti di Vishous. E avesse messo su <strong>un</strong>a cinquantina di<br />

chili.<br />

Il baule si abbassò abbastanza da permetterle di vedere in faccia Tohrment. Aveva <strong>un</strong>'espressione<br />

molto seria, ma d'altronde non era <strong>un</strong> allegrone. Non lo era mai stato... e, vista la piega che la sua vita<br />

aveva preso, non lo sarebbe mai stato.<br />

Tohrment si schiarì la gola, poi piegò la testa verso l'enorme baule che reggeva contro il petto. «Ti ho<br />

portato <strong>un</strong>a cosa. Per il matrimonio.»<br />

«Ehm... be', io e John non abbiamo fatto <strong>un</strong>a lista nozze.» Xhex gli fece segno di entrare. «E<br />

improbabile che da Crate and Barrel vendano le pistole. Com<strong>un</strong>que grazie.»<br />

Il fratello entrò e posò a terra il baule. Era alto <strong>un</strong> metro e mezzo e largo poco meno di <strong>un</strong> metro e<br />

sembrava di quelli che si aprono a metà.<br />

Nel silenzio che seguì, Tohrment la scrutò in volto e, per l'ennesima volta, lei ebbe la strana<br />

sensazione che la conoscesse anche troppo bene.<br />

Tohrment si schiarì la voce. «Quando <strong>un</strong>a femmina si sposa è tradizione che la sua famiglia le offra<br />

gli abiti per la cerimonia.»<br />

Xhex si accigliò di nuovo. Poi, lentamente, scosse la testa. «Io non ho <strong>un</strong>a famiglia. Non proprio.»<br />

Dio, quello sguardo grave, penetrante, del fratello, le dava i brividi... in <strong>un</strong> lampo il suo lato<br />

symphath si insinuò dentro la sua griglia emotiva, frugando, sondando.<br />

Be', ma era assurdo. Il dolore straziante, l'orgoglio, la tristezza e la gioia che Tohrment stava<br />

sentendo... avrebbero avuto senso solo se l'avesse conosciuta. E, per quanto ne sapeva lei, loro in<br />

pratica erano due estranei.<br />

In cerca della risposta, tentò di penetrare nella sua mente e nei suoi ricordi, ma lui la bloccò. Invece<br />

dei suoi pensieri... dovette accontentarsi di <strong>un</strong>a scena di Godzilla contro Mothra.<br />

«Chi sei tu, per me?» sussurrò Xhex.<br />

Il fratello annuì in direzione del baule. «Ti ho portato... <strong>un</strong>a cosa da metterti.»<br />

«Be', okay, ma sono più interessata al perché.» Suonava ingrato, certo, ma le buone maniere non<br />

erano mai state il suo forte. «Perché ti sei preso tanto disturbo?»<br />

«I motivi specifici sono irrilevanti, ma più che sufficienti.» Leggi: non era intenzionato a fornire<br />

spiegazioni. «Posso mostrartela?»


Normalmente gli avrebbe opposto <strong>un</strong> "niente da fare" per <strong>un</strong>a notevole quantità di ragioni, ma<br />

quello non era <strong>un</strong> giorno normale, né lo era il suo stato d'animo. E aveva la stranissima sensazione...<br />

che, bloccandole l'accesso alla sua mente, Tohr volesse proteggerla. Proteggerla da tutta <strong>un</strong>a serie di<br />

fatti che temeva la ferissero nel profondo.<br />

«Sì. Okay.» Xhex incrociò le braccia sul petto, a disagio. «Aprilo.»<br />

Il fratello si inginocchiò davanti al baule, facendo scricchiolare le gi<strong>un</strong>ture, e prese dalla tasca <strong>un</strong>a<br />

chiave di ottone. Si udì <strong>un</strong> clic, poi Tohr liberò i fermi in alto e in basso e si spostò dietro il baule.<br />

Ma non lo aprì. Lo accarezzò con reverenza... e la sua griglia emotiva quasi collassò per il dolore.<br />

Preoccupata per la sua salute mentale e per la sofferenza che manifestava, Xhex alzò <strong>un</strong>a mano per<br />

fermarlo. «Aspetta. Sei sicuro di volere...»<br />

Lui aprì il baule, spalancando completamente le due metà...<br />

Chilometri di raso rosso... chilometri di raso rosso sangue si riversarono fuori dal baule-armadio,<br />

allargandosi sul tappeto.<br />

Era <strong>un</strong> abito da sposa degno di tal nome. Il genere di abito che si tramanda di madre in figlia. Il<br />

genere di abito che ti lascia senza fiato anche se non sei la classica femmina a cui piacciono le cose da<br />

femmina.<br />

Xhex alzò gli occhi sul fratello. Non stava guardando il vestito. Aveva lo sguardo fisso sul muro di<br />

fronte, con <strong>un</strong>'espressione rassegnata, come se quello che stava facendo gli spezzasse il cuore.<br />

«Perché me l'hai portato?» gli chiese in <strong>un</strong> sussurro; aveva capito di cosa si trattava. Non sapeva<br />

molto di Tohrment, ma era a conoscenza del fatto che la sua shellan era stata uccisa dal nemico. E<br />

quello doveva essere il vestito da sposa di Wellesandra. «Per te è <strong>un</strong> supplizio.»<br />

«Perché ogni femmina dovrebbe avere <strong>un</strong> vestito come si deve per... andare... all'...» Dovette<br />

schiarirsi la gola <strong>un</strong>'altra volta. «L'ultima volta, questo vestito è stato indossato dalla sorella di John,<br />

il giorno delle sue nozze con il re.»<br />

Xhex socchiuse le palpebre. «Allora è John che me lo manda?»<br />

«Sì», rispose Tohrment con la voce incrinata dall'emozione.<br />

«Stai mentendo... non voglio mancarti di rispetto, ma non mi stai dicendo la verità.» Xhex guardò<br />

quella cascata di raso rosso. «È incredibilmente bello. Ma proprio non capisco perché hai deciso di<br />

presentarti qui adesso, stanotte, offrendomi di indossarlo...<br />

perché le tue emozioni sono molto intime, in questo preciso momento, e non riesci neanche a<br />

guardarlo.»<br />

«Come ho detto, le mie motivazioni sono personali. Ma sarebbe... <strong>un</strong> bel gesto se accettassi di<br />

metterlo per la cerimonia nuziale.»<br />

«Perché è così importante per te?»<br />

«Perché lui era presente quando tutto ha avuto inizio», intervenne <strong>un</strong>a voce femminile.<br />

Xhex si voltò di scatto. Ritta sulla soglia c'era <strong>un</strong>a figura vestita di nero e incappucciata. Il suo primo<br />

pensiero fu che si trattava della Vergine Scriba... solo che non filtrava ness<strong>un</strong>a luce da sotto i suoi<br />

panneggi.<br />

Il suo secondo pensiero fu che la griglia di quella femmina... era <strong>un</strong>a copia carbone della sua.<br />

Praticamente identica.<br />

La figura avanzò zoppicando e Xhex si ritrovò ad arretrare con passo malfermo, incespicando in<br />

qualcosa. Perse l'equilibrio e cercò di non cadere aggrappandosi al letto, ma lo mancò e atterrò col<br />

sedere sul pavimento.<br />

Le due griglie erano assolutamente identiche, non in termini di emozioni, ma per la loro struttura.


Identiche... come quelle di <strong>un</strong>a madre e di <strong>un</strong>a figlia.<br />

La femmina alzò le braccia e, lentamente, sollevò il cappuccio che le copriva il volto.<br />

«Gesù... Cristo.»<br />

L'esclamazione proveniva da Tohrment; nel sentire il tono incredulo della sua voce, la femmina volse<br />

su di lui gli occhi grigio ferro. Poi si inchinò, lenta, con grande reverenza. «Tohrment... figlio di<br />

Hharm. Uno dei miei salvatori.»<br />

Xhex si accorse vagamente che il fratello si reggeva al baule, come se le ginocchia avessero deciso di<br />

piantarlo in asso. Ma ciò che più la lasciava sconcertata erano i lineamenti che il cappuccio aveva<br />

svelato. Erano così simili ai suoi, più arrotondati, certo... più delicati, sì... ma la struttura ossea era la<br />

stessa.<br />

«Mamma...» esclamò con <strong>un</strong> filo di voce.<br />

Quando riportò lo sguardo su Xhex, la sconosciuta fece la stessa cosa che Xhex aveva fatto con lei,<br />

scrutandola in volto con estrema attenzione. «Invero... sei bellissima.»<br />

Xhex si toccò le guance. «Come...»<br />

«Già... come?» chiese Tohrment, in tono scioccato.<br />

La femmina avanzò ancora <strong>un</strong> po', sempre zoppicando... e subito Xhex fu assalita dal desiderio di<br />

sapere chi o che cosa le aveva fatto male; per quanto fosse assurdo - le avevano detto che la sua vera<br />

madre era morta di parto, per l'amor del cielo - voleva preservare da qual<strong>un</strong>que sofferenza quella<br />

mesta, amabile creatura vestita di nero.<br />

«La notte in cui nascesti, figliola cara, io... io morii, effettivamente. Ma quando tentai di entrare nel<br />

Fado, il permesso mi fu negato. La Vergine Scriba, tuttavia, nella sua infinita misericordia, mi<br />

autorizzò a dimorare dall'Altra Parte, e colà rimasi, a servire le Elette come penitenza per la mia...<br />

morte. Sono tuttora al servizio di <strong>un</strong>a Eletta, sono venuta qui per starle accanto e prendermi cura di<br />

lei. Ma... in verità, sono arrivata in questa dimensione per poterti finalmente vedere di persona. Per<br />

l<strong>un</strong>go tempo ho vegliato su di te e pregato per te, dal Santuario... e ora che ti vedo... molte cose<br />

dovrebbero esserti spiegate e potrebbero suscitare la tua giusta collera, lo so bene... Ma se accetterai<br />

di non escludermi dal tuo cuore, mi piacerebbe forgiare... <strong>un</strong> affetto. Posso capirlo, se la giudicherai<br />

ben poca cosa, se riterrai che è troppo tardi...»<br />

Xhex batté le palpebre come <strong>un</strong>'idiota. Non riuscì a fare altro... salvo assorbire l'incredibile sofferenza<br />

della femmina.<br />

Alla fine, nel tentativo di capirci qualcosa, qual<strong>un</strong>que cosa, tentò di insinuarsi nella mente della<br />

figura dalla l<strong>un</strong>ga veste che aveva davanti, ma non andò lontano. Qual<strong>un</strong>que pensiero o ricordo<br />

specifico, come era accaduto con Tohrment, venne sottratto alla sua percezione. Coglieva il contesto<br />

emotivo, ma ness<strong>un</strong> dettaglio.<br />

Sapeva, tuttavia, che la femmina diceva la verità.<br />

E anche se tante volte si era sentita abbandonata da chi l'aveva messa al mondo, non era <strong>un</strong>a stupida.<br />

Le circostanze del suo concepimento, data l'identità di suo padre, non potevano essere state gioiose.<br />

Orripilanti era forse l'aggettivo più adatto a descriverle.<br />

Lei doveva essere stata <strong>un</strong>a maledizione per la madre che l'aveva portata in grembo, questo aveva<br />

sempre pensato; così adesso, incontrandola faccia a faccia, non provava la minima acrimonia verso<br />

la figura immobile e carica di tensione che aveva davanti.<br />

Xhex si rimise in piedi e, nel farlo, avvertì la profonda disperazione e incredulità di Tohrment,<br />

sentimenti che lei stessa condivideva. Ma non voleva voltare le spalle a quell'opport<strong>un</strong>ità... a quel<br />

dono che il destino le aveva fatto la notte delle sue nozze.


Lentamente attraversò il tappeto. Gi<strong>un</strong>ta a pochi passi da sua madre, notò che era molto più bassa di<br />

lei, più minuta e di natura più timida.<br />

«Come ti chiami?» le chiese, brusca.<br />

«Io sono... No'One», fu la risposta. «Sono No'One...» (3)<br />

Un fischio acuto spinse tutti a voltarsi verso la porta. Appena oltre la soglia c'era John, con al fianco<br />

sua sorella, la regina, e in<br />

(3) Il nome proprio, No'One, ricalca con <strong>un</strong>a leggera differenza il sostantivo inglese noone,<br />

"ness<strong>un</strong>o"; la frase si può quindi anche leggere come: «Non sono ness<strong>un</strong>o» (N.d.T.).<br />

mano <strong>un</strong> sacchettino rosso con scritto MARCUS REINHARDT, GIOIELLIERI DAL 1893.<br />

Evidentemente non era sceso in palestra ad allenarsi. Era andato con Beth nel mondo degli umani...<br />

a scegliere <strong>un</strong> anello nuziale.<br />

Xhex volse lo sguardo sui presenti, immobili come in <strong>un</strong> quadro: Tohrment vicino al baule-armadio<br />

di Louis Vuitton, John e Beth sulla soglia, No'One accanto al letto.<br />

Avrebbe ricordato quel momento per il resto della vita. Con la mente affollata più da domande che<br />

da risposte, trovò com<strong>un</strong>que la forza d'animo di rispondere alla muta domanda di John circa<br />

l'identità di quell'ospite misteriosa.<br />

In realtà era proprio grazie a lui che era in grado di dare <strong>un</strong>a risposta: guarda sempre avanti. Molta<br />

parte del passato era meglio lasciarla negli annali della storia. Lì, in quella stanza, con quelle persone,<br />

sentiva il bisogno di guardare avanti.<br />

Schiarendosi la gola, disse a voce alta e chiara, «John... questa è mia madre. E mi farà da testimone<br />

alle nozze.»<br />

John parve disorientato... ma, superato in fretta lo sconcerto iniziale, si avvicinò a No'One,<br />

salutandola con <strong>un</strong> profondo inchino da gran signore. Poi disse qualcosa nella lingua dei segni, che<br />

Xhex tradusse con voce commossa.<br />

«Dice che è lieto della tua presenza in questa serata, e che sarai sempre la benvenuta in casa nostra.»<br />

No'One si coprì il volto con le mani, chiaramente sopraffatta dall'emozione. «Grazie. Vi... ringrazio.»<br />

Xhex non era tipo da abbracci, ma in compenso era bravissima a sorreggere le persone, così afferrò<br />

con prontezza il braccio terribilmente sottile di sua madre per impedirle di accasciarsi sul tappeto.<br />

«Va tutto bene», disse rivolta a John, evidentemente scosso dal timore di avere turbato quella<br />

poveretta. «Aspetta... non guardare da quella parte, non devi vedere il mio vestito.»<br />

John si immobilizzò con gli occhi a metà della stanza. Vestito, sillabò.<br />

Già, difficile dire cosa fosse più scioccante: sua madre che compariva per la prima volta dopo<br />

trecento anni o il fatto che, sì, pareva proprio che si sarebbe messa in abito da sposa.<br />

Non si sa mai cosa aspettarsi dalla vita, vero?<br />

E qualche volta le sorprese non sono male, non sono affatto male.<br />

La prima era stata... John.<br />

La seconda... <strong>un</strong> vestito.<br />

La terza... sua madre.<br />

Che bella serata, era proprio <strong>un</strong>a bellissima serata.<br />

«Forza, trasferiamoci nella stanza in fondo al corridoio», disse<br />

Xhex, affrettandosi a chiudere il baule per nascondere il vestito. «Devo prepararmi... non voglio fare<br />

tardi al mio matrimonio.»<br />

Mentre spingeva il baule fuori dalla stanza, rifiutando l'aiuto dei maschi presenti, chiese a No'One e<br />

a Beth di accompagnarla. Dopo tutto dovevano pur cominciare a conoscersi, lei, sua madre e la


sorella di John... e quale modo era migliore che aiutarla a mettersi in ghingheri per il suo futuro<br />

hellren.<br />

Per il suo maschio di valore.<br />

Per l'<strong>amore</strong> della sua vita.<br />

Quella serata era proprio la cosa migliore che le fosse mai capitata.


Capitolo 74<br />

John Matthew fu costretto a farsi da parte e a stare a guardare<br />

mentre la sua shellan sollevava <strong>un</strong> baule grosso come <strong>un</strong>a Chevrolet per portarlo fino in fondo al<br />

corridoio insieme a sua sorella e a... sua madre?<br />

Era euforico per le ultime due, non altrettanto per il pesante carico. Ma non era così sprovveduto da<br />

mettersi a fare il macho tutto muscoli. Se Xhex aveva bisogno del suo aiuto, l'avrebbe chiesto.<br />

E, pensa <strong>un</strong> po', era abbastanza forte da fare tutto da sola.<br />

Bene, sul serio... era fantastico... mica palle.<br />

«Hai da vestirti?» chiese burbero Tohrment.<br />

John lo guardò; il fratello era rimasto profondamente scosso, era evidente. Traballava, letteralmente.<br />

Ma data la faccia cupa e la mascella contratta, era meglio non approfondire.<br />

Ehm... non so cosa mettermi, disse John. Uno smoking?<br />

«No, vado a prenderti io quello che ti serve. Aspetta.»<br />

Barn... la porta si chiuse.<br />

John fece scorrere lo sguardo su tutta la stanza e, quando vide l'armadio, gli tornò quel sorriso ebete<br />

che sembrava non abbandonarlo mai. Andò a posare sul comò il sacchettino rosso che aveva preso<br />

in gioielleria e si soffermò ad ammirare la dimostrazione visiva della loro vita di coppia.<br />

Oh, cavolo... Xhex si era trasferita lì da lui. Si era proprio trasferita lì da lui. I loro vestiti erano appesi<br />

vicini.<br />

All<strong>un</strong>gò la mano per toccare i calzoni di pelle di Xhex, le sue canotte attillate, i foderi in cui teneva le<br />

armi... e sentì affievolirsi leggermente quell'impeto di orgoglio e felicità. Xhex avrebbe preso parte<br />

alla guerra. Fianco a fianco con lui e i fratelli. Le Antiche Leggi lo vietavano espressamente, ma il Re<br />

cieco aveva già dimostrato<br />

di non essere schiavo delle tradizioni... e Xhex aveva già dimostrato di cavarsela egregiamente<br />

sul campo di battaglia.<br />

John andò a sedersi sul letto. Non sapeva bene cosa provava al pensiero di Xhex, fuori nella notte,<br />

contro i lesser.<br />

Okay. 'Fanculo. Sapeva benissimo cosa provava.<br />

Non le avrebbe impedito di combattere, però. Xhex era quello che era e lui stava per sposare <strong>un</strong>a<br />

guerriera.<br />

Proprio come lei stava per sposare <strong>un</strong> guerriero.<br />

Spostò gli occhi sul comodino. Si all<strong>un</strong>gò ad aprire il primo cassetto e tirò fuori il diario di suo<br />

padre. Accarezzando il morbido cuoio della copertina, sentì la storia scivolare dalla dimensione<br />

intellettuale a quella reale. Molto, moltissimo tempo prima le mani di <strong>un</strong> altro avevano stretto quel<br />

libro e scritto sulle sue pagine... poi, per <strong>un</strong>a serie di circostanze fortuite, attraverso la l<strong>un</strong>ga<br />

sequenza di notti e giorni, il diario era arrivato fino a lui. Per qualche motivo, quella sera, il legame<br />

con suo padre Darius sembrava abbastanza forte da vincere il nebuloso etere del tempo per<br />

ricongi<strong>un</strong>gerli, per <strong>un</strong>irli al p<strong>un</strong>to che... Dio, sembrava quasi che fossero <strong>un</strong>a persona sola.


Perché John sapeva che suo padre sarebbe stato entusiasta di quelle nozze. Lo sapeva per certo, come<br />

se Darius fosse seduto lì, sul letto, accanto a lui.<br />

Darius avrebbe voluto che lui e Xhex si mettessero insieme, alla fine. Perché? Chissà... ma era <strong>un</strong>a<br />

verità molto concreta, come le promesse che stava per pron<strong>un</strong>ciare.<br />

Si all<strong>un</strong>gò di nuovo verso il cassetto, e stavolta tirò fuori la vecchia scatolina. Alzò il coperchio e<br />

guardò il pesante anello d'oro con sigillo. Era enorme, proporzionato alla mano di <strong>un</strong> guerriero e,<br />

malgrado il sottile reticolo di graffi che copriva lo stemma e la fascia, brillava.<br />

Lo infilò all'indice della mano destra. Era perfetto.<br />

E improvvisamene decise che non se lo sarebbe più tolto, neanche quando combatteva.<br />

«Lui ti avrebbe dato la sua approvazione.»<br />

John alzò gli occhi. Tohr era tornato, portando con sé <strong>un</strong> mucchio di seta nera... oltre a Lassiter. Alle<br />

spalle del fratello, la luce dell'angelo caduto si diffondeva in tutte le direzioni, come se fuori in<br />

corridoio stesse sorgendo il sole.<br />

Sai, non so perché, ma credo che tu abbia ragione, disse John.<br />

«Io sono certo di avere ragione.» Il fratello avanzò e si mise a sedere sul letto. «Lui la conosceva.»<br />

Chi?<br />

«Conosceva Xhex. Era presente quando è nata, quando sua madre...» Ci fu <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pausa, come se<br />

la mente di Thor fosse ancora in subbuglio dopo lo shock di poco prima. «Quando sua madre morì,<br />

Darius portò Xhex da <strong>un</strong>a famiglia che potesse pren<br />

dersi cura di lei. Voleva <strong>un</strong> gran bene a quella piccola... e anch'io. Ecco perché la chiamò Xhexania.<br />

Vegliò su di lei da lontano...»<br />

L'attacco epilettico gi<strong>un</strong>se così improvviso che John non ebbe il tempo di contrastarlo... <strong>un</strong> attimo<br />

prima era seduto ad ascoltare Tohr e <strong>un</strong> attimo dopo era steso sul pavimento, scosso da quella specie<br />

di ballo di San Vito.<br />

Alla fine le sue sinapsi la piantarono di fare i fuochi d'artificio e i suoi arti smisero di agitarsi in<br />

modo convulso, lasciandolo a terra ansante. Con suo enorme sollievo, vide Tohr chino sopra di lui.<br />

«Come ti senti?» chiese preoccupato il fratello.<br />

John si tirò su a sedere. Stropicciandosi la faccia, fu lieto di constatare che la vista f<strong>un</strong>zionava ancora<br />

bene. Non avrebbe mai pensato di essere tanto felice di vedere il muso di Lassiter.<br />

Con <strong>un</strong> certo sforzo riuscì a controllare le mani per rispondere, Come <strong>un</strong>o che è finito dentro <strong>un</strong><br />

frullatore.<br />

L'angelo caduto annuì gravemente. «Si vede.»<br />

Tohr gli scoccò <strong>un</strong>'occhiataccia, poi tornò a concentrarsi su John. «Non farci caso, lui è cieco.»<br />

«Non è vero.»<br />

«Tempo <strong>un</strong> minuto e mezzo e lo sarai.» Tohr afferrò John per i bicipiti e lo sollevò di nuovo sul letto.<br />

«Vuoi qualcosa da bere?»<br />

«O magari <strong>un</strong> cervello nuovo?» suggerì Lassiter.<br />

Tohr si sporse verso John. «Per il bene com<strong>un</strong>e lo renderò anche muto, okay?»<br />

L'ho sempre detto che sei altruista.<br />

Ci fu ima l<strong>un</strong>ga pausa, poi John disse, Mio padre la conosceva? «Sì.»<br />

E anche tu, giusto? «Sì.»<br />

Nel silenzio che seguì, John decise che a volte è meglio non approfondire. E questa era <strong>un</strong>a di quelle<br />

volte, data la tensione sul viso di Tohr.<br />

«Sono contento che porti il suo anello», disse all'improvviso Tohr, alzandosi in piedi. «Specialmente


in <strong>un</strong>a serata come questa.»<br />

John guardò il grosso pezzo d'oro che aveva al dito. Gli sembrava la cosa più naturale. Come se lo<br />

portasse da anni.<br />

Anch'io, disse.<br />

«Ora, se vuoi scusarmi, vado a prepararmi anch'io.»<br />

Quando John alzò gli occhi, venne catapultato indietro nel tempo, al momento in cui, anni prima,<br />

aveva aperto la porta del suo squallido monolocale e p<strong>un</strong>tato <strong>un</strong>a pistola su, su, molto in su, in faccia<br />

al fratello.<br />

E adesso Tohr gli aveva portato il vestito per il suo matrimonio.<br />

Il fratello abbozzò <strong>un</strong> sorriso. «Vorrei tanto che tuo padre fosse qui a vedere tutto questo.»<br />

John si accigliò, rigirando al dito l'anello con sigillo e pensando a quanto era in debito con Tohr. Poi,<br />

di slancio, balzò in piedi e lo abbracciò stretto. Dopo <strong>un</strong> attimo di sorpresa, Thor ricambiò il gesto,<br />

stringendolo tra le forti braccia.<br />

Quando John si sciolse dall'abbraccio, lo guardò dritto negli occhi. Lui è qui, disse nella lingua dei<br />

segni. Mio padre è qui con me.<br />

Un'ora dopo John, in piedi sul pavimento a mosaico dell'atrio, si dondolava avanti e indietro,<br />

spostando il peso da <strong>un</strong> piede all'altro. Indossava la tradizionale tenuta nuziale di ogni aristocratico<br />

di valore: pantaloni di seta nera e ampia casacca legata in vita da <strong>un</strong>a cintura adorna di pietre<br />

preziose offertagli dal re.<br />

Si era deciso di celebrare la cerimonia ai piedi dello scalone, nell'arcata d'ingresso della sala da<br />

pranzo. La porta a due battenti della stanza dove solitamente consumavano i pasti era stata chiusa a<br />

formare <strong>un</strong>a sorta di muro e, dall'altra parte, i doggen avevano imbandito <strong>un</strong> sontuoso banchetto.<br />

Era tutto pronto, i fratelli erano allineati accanto a lui, le shellan e altri abitanti della casa rad<strong>un</strong>ati in<br />

semicerchio di fronte a lui. Tra gli astanti, Qhuinn era da <strong>un</strong>a parte; Blay e Saxton dall'altra. In<br />

mezzo, due ospiti d'eccezione: iAm e Trez.<br />

John si guardò intorno, soffermandosi sulle colonne di malachite, le pareti di marmo e i lampadari a<br />

bracci. Tantissime volte, da quando era andato a vivere H, gli avevano detto che suo padre sarebbe<br />

stato felicissimo di avere la casa piena di gente che viveva sotto lo stesso tetto.<br />

John si focalizzò sul melo raffigurato sul pavimento. Era così bello, <strong>un</strong> simbolo della primavera<br />

eternamente in fiore... il genere di cosa che ti tira su di morale ogni volta che la vedi.<br />

Quell'albero gli era sempre piaciuto da matti, sin da quando aveva traslocato lì...<br />

Un ansito collettivo gli fece alzare la testa.<br />

Oh... Maria... santissima... madre... di...<br />

A quel p<strong>un</strong>to il suo cervello s'inceppò. Andò in tilt. Era abbastanza sicuro che il cuore continuava a<br />

battere, dato che era ancora in piedi, ma per il resto...<br />

Be', era morto e finito in paradiso.<br />

In cima allo scalone, con la mano sulla balaustra dorata, era comparsa Xhex, in <strong>un</strong>o splendore<br />

mozzafiato che lo lasciò interdetto e attonito.<br />

L'abito rosso le andava a pennello, gli inserti di pizzo nero del corpetto mettevano in risalto il nero<br />

dei capelli e il grigio scuro degli occhi, i chilometri di raso della sottana ricadevano in splendide<br />

onde intorno al suo corpo snello.<br />

Xhex incrociò lo sguardo di John, si aggiustò l'abito in vita, poi lo lisciò sul davanti.<br />

Vieni da me, disse lui. Scendi giù da me, <strong>amore</strong> mio.<br />

Nell'angolo in fondo, <strong>un</strong> tenore cominciò a cantare, la voce cristallina di Zsadist si librò verso i


guerrieri dipinti sul soffitto, in alto, molto in alto sopra le loro teste. All'inizio John non capì di che<br />

canzone si trattava... a onor del vero, in quel momento non capiva più niente, se gli avessero chiesto<br />

come si chiamava, avrebbe risposto Babbo Natale, Luther Vandross o Teddy Roosevelt.<br />

Forse addirittura Joan Collins.<br />

Ma poi le note si ricomposero e riconobbe il motivo. Era All I Want Is You degli U2.<br />

La canzone che lui stesso aveva chiesto a Zsadist di intonare.<br />

Il primo passo di Xhex giù dalla scalinata fece scattare la commozione delle femmine. E di Lassiter,<br />

evidentemente. O era così, oppure gli era finito <strong>un</strong> granello di polvere nell'occhio.<br />

Via via che Xhex scendeva i gradini, John sentiva il petto gonfiarsi sempre più, finché gli parve non<br />

solo di galleggiare, ma di sollevare con sé anche il peso enorme della casa di pietra.<br />

Gi<strong>un</strong>ta in fondo allo scalone, Xhex si fermò di nuovo e Beth le corse incontro per sistemare il l<strong>un</strong>go<br />

strascico.<br />

Poi John se la ritrovò al fianco, di fronte a Wrath, il Re cieco.<br />

Ti amo, sillabò.<br />

Il sorriso che lei gli rivolse, dapprima timido, <strong>un</strong>a lieve increspatura del labbro, si allargò sempre<br />

più... oh, Dio, si allargò fino a diventare così radioso da scoprire le zanne e farle brillare gli occhi<br />

come due stelle.<br />

Ti amo anch'io, sillabò muta Xhex.<br />

La voce del re riecheggiò contro l'alto soffitto. «Ascoltate, voi tutti. Siamo qui ri<strong>un</strong>iti per assistere<br />

all'<strong>un</strong>ione di questo maschio e questa femmina...»<br />

La cerimonia ebbe inizio e procedette come di prammatica, con John e Xhex che rispondevano al<br />

momento opport<strong>un</strong>o. Il re sorvolò sull'assenza della Vergine Scriba, dichiarando che quella era<br />

<strong>un</strong>'ottima <strong>un</strong>ione; poi, dopo lo scambio delle promesse, fu il momento di diventare seri.<br />

A <strong>un</strong> segnale di Wrath, John premette le labbra su quelle di Xhex, poi fece <strong>un</strong> passo indietro e si tolse<br />

la preziosa cintura e la casacca, e le porse a Tohr con <strong>un</strong> sorriso compiaciuto, mentre Fritz avvicinava<br />

il tavolino con sopra la ciotola colma di sale e la brocca piena d'acqua.<br />

Wrath sfoderò il pugnale nero e a voce alta disse, «Qual è il nome della tua shellan?»<br />

Rivolgendosi a tutti i presenti, John rispose, nella lingua dei segni, Xhexania.<br />

Guidato dalla mano di Tohr, il re incise la prima lettera del nome sulla schiena di John, proprio<br />

sopra il tatuaggio. Gli altri fratelli fecero altrettanto, seguendo a loro volta le lettere tracciate a<br />

inchiostro sulla sua pelle, ripassando con le lame non solo i quattro simboli nell'Antico Idioma, ma<br />

anche l'elaborata cornice disegnata dal tatuatore. In ginocchio sul mosaico dell'albero di mele, John<br />

sopportava il dolore con orgoglio, senza <strong>un</strong> lamento... e dopo ogni lettera o svolazzo alzava gli occhi<br />

su Xhex. Lei se ne stava ritta in prima fila, davanti alle femmine e agli altri maschi, le braccia strette<br />

sul corpino dell'abito, con <strong>un</strong>o sguardo grave, ma di approvazione.<br />

Quando il sale venne sparso sulle ferite fresche, John strinse i denti talmente forte da far stridere la<br />

mascella, sovrastando il gocciolio dell'acqua. Pur trafitto da <strong>un</strong> dolore lancinante che gli annebbiò la<br />

vista, non si lasciò sfuggire <strong>un</strong> solo ansito o <strong>un</strong>a muta imprecazione.<br />

Allorché raddrizzò il busto, il grido di guerra dei fratelli e degli altri soldati presenti riecheggiò per<br />

tutta la casa. Tohr tamponò l'incisione nella carne viva con <strong>un</strong>a pezza bianca di lino; al termine,<br />

depose la pezzuola dentro <strong>un</strong>a scatola laccata di nero che consegnò a John.<br />

Alzandosi in piedi, John andò da Xhex con la baldanza di <strong>un</strong> giovane nel fiore degli anni... che aveva<br />

appena affrontato <strong>un</strong>a prova terribile e ne era uscito con onore, e scusate se è poco. Gi<strong>un</strong>to di fronte<br />

a lei si inginocchiò di nuovo, chinò il capo e le offrì la scatola nera, che lei poteva accettare o


ifiutare, a suo piacimento. La tradizione voleva che, accettandola, accettasse anche lui.<br />

Xhex non attese <strong>un</strong> istante.<br />

John sentì che gliela toglieva di mano e guardò in su. Con gli occhi velati da quelle sue bellissime<br />

lacrime rosse, Xhex stringeva sul cuore la scatola contenente il pegno d'<strong>amore</strong> del suo sposo.<br />

Tra gli applausi e le acclamazioni dei presenti, John balzò in piedi e prese in braccio lei e<br />

quell'ingombrante, magnifico abito rosso. La baciò con trasporto e poi, davanti al re, a sua sorella, ai<br />

suoi migliori amici e alla confraternita al gran completo, portò la sua femmina su per lo scalone da<br />

cui lei stessa era scesa poco prima.<br />

In breve sarebbe iniziato <strong>un</strong> banchetto in loro onore, certo, ma il vampiro innamorato in lui sentiva<br />

il bisogno di lasciarle addosso <strong>un</strong> marchio... sarebbero scesi a rifocillarsi dopo.<br />

Era a metà strada, quando sentì Hollywood che diceva, «Oh, cavolo, anch'io voglio tutti quei bei<br />

ghirigori intorno al mio.»<br />

«Non pensarci nemmeno, Rhage», fu la reazione di Mary.<br />

«Possiamo mangiare, adesso?» chiese Lassiter. «O volete trasformarvi tutti quanti in <strong>un</strong> sushi?»<br />

La festa ebbe inizio; chiacchiere, risate e il ritmo di Yo<strong>un</strong>g Forever di Jay-Z riempirono la casa. In<br />

cima allo scalone, John si fermò <strong>un</strong> attimo a guardare giù. Lo spettacolo sotto di sé, insieme alla<br />

femmina che stringeva tra le braccia, lo fecero sentire come se, dopo aver scalato <strong>un</strong>a montagna<br />

altissima, fosse gi<strong>un</strong>to finalmente, inspiegabilmente, incredibilmente sulla vetta.<br />

La voce sensuale di lei suggellò la sua eccitazione. «Hai intenzione di startene qui impalato o mi hai<br />

portata quassù per <strong>un</strong> buon motivo?»<br />

John le infilò la lingua in bocca, penetrandola. E continuò a baciarla mentre la portava verso la sua...<br />

La loro stanza.<br />

Una volta dentro, la depose sul letto e lei lo guardò; sembrava più che pronta per ciò che voleva farle.<br />

Poi, nel vedere che John si voltava, parve sorpresa.<br />

Ma lui doveva darle il regalo che le aveva comprato.<br />

Quando tornò verso il letto, aveva con sé il sacchetto rosso di Reinhardt.<br />

Sono cresciuto come <strong>un</strong> umano, e quando gli umani si sposano l'uomo regala alla donna <strong>un</strong> pegno<br />

d'<strong>amore</strong>. Tutt'a <strong>un</strong> tratto si fece prendere dal nervosismo. Spero che ti piaccia. Ho cercato di fare la<br />

scelta giusta.<br />

Xhex si rizzò a sedere e, quando prese l'astuccio l<strong>un</strong>go e sottile, le mani le tremavano leggermente.<br />

«Che cosa hai combinato, John Matthew...»<br />

L'esclamazione che le sfuggì quando socchiuse il coperchio lo mandò in estasi. Troppo favolosa,<br />

cavolo.<br />

John si protese in avanti e tolse la grossa catena dal suo nido di velluto. Il diamante quadrato al<br />

centro degli anelli di platino era di sei carati... qual<strong>un</strong>que cosa significasse. L'<strong>un</strong>ica cosa che gli<br />

importava era che la pietra fosse abbastanza grossa e scintillante da essere visibile fino in Canada.<br />

Giusto nel caso che <strong>un</strong> maschio qual<strong>un</strong>que, vedendo Xhex, si facesse venire strane idee, voleva<br />

mettere bene in chiaro che lei era impegnata: se l'odore di vampiro innamorato con cui l'aveva<br />

marchiata non fosse gi<strong>un</strong>to alle narici del rivale, il luccichio di quella pietra non poteva sfuggire alle<br />

sue retine.<br />

Non ti ho preso <strong>un</strong> anello perché so che dovrai combattere e vorrai avere le mani libere. Mi<br />

piacerebbe che la portassi sempre, se sei d'accordo...<br />

Xhex gli prese la faccia tra le mani e gli diede <strong>un</strong> bacio così l<strong>un</strong>go e profondo da togliergli il respiro.<br />

Cosa che non lo infastidì neanche <strong>un</strong> po'. «Non me la toglierò mai. Mai.»


John premette la bocca sulla sua e le montò sopra, spingendola contro i cuscini; le mani corsero su<br />

verso i seni e poi giù sotto i fianchi. Inarcandosi contro di lei, cominciò a rovistare tra i chilometri di<br />

raso...<br />

In meno di <strong>un</strong> secondo cadde in preda alla frustrazione.<br />

Alla fine il vestito risultò ancora più bello <strong>un</strong>a volta tolto.<br />

John fece l'<strong>amore</strong> lentamente con la sua femmina, godendosi il suo corpo, accarezzandolo con le<br />

mani e con la bocca. Quando alla fine la penetrò, la fusione dei loro corpi fu così perfetta, il<br />

momento così magico che rimase immobile. La vita lo aveva condotto lì, a quell'istante con lei, con<br />

loro due insieme...<br />

Quella era la storia che avrebbe vissuto da quel momento in avanti.<br />

«Be', John...» fece Xhex con voce sensuale.<br />

Lui fischiò su <strong>un</strong>a nota ascendente.<br />

«Stavo pensando di farmi fare <strong>un</strong> piccolo tatuaggio anch'io.» John inclinò la testa di lato e, con<br />

cautela, lei gli fece scorrere le mani sulle spalle. «Cosa ne dici di andare insieme in quel negozio...<br />

così magari mi faccio tatuare il tuo nome sulla schiena?»<br />

L'orgasmo che esplose dentro di lui, per poi travolgere anche lei, evidentemente bastò come risposta,<br />

essendo lui incapace di dargliela a voce.<br />

Xhex rise di gusto, muovendo le labbra sulle sue. «Lo prenderò per <strong>un</strong> sì...»<br />

Sì, pensò John cominciando a pompare dentro di lei. Sì, oh, cazzo, sì...<br />

In fin dei conti, quello che andava bene per lui andava ancora meglio per lei. Era ancora più sexy. E<br />

quel che è giusto è giusto.<br />

Dio, quanto amava la vita. Amava la vita e tutti gli abitanti di quella casa e tutte le persone di valore<br />

in ogni angolo della Terra. Il destino non è sempre facile... ma col tempo mette a posto le cose.<br />

Alla fine, tutto ciò che accade è esattamente come doveva essere.<br />

[eBL 086]


Ringraziamenti<br />

Con immensa gratitudine ai lettori della Confraternita del Pugnale Nero e in particolare alle ragazze!<br />

Grazie infinite per tutto il supporto e la guida: Steven Axelrod, Kara Welsh, Claire Zion e Leslie<br />

Gelbman.<br />

Grazie anche a tutti quelli della New American Library - questi libri sono davvero <strong>un</strong>o sforzo di<br />

squadra.<br />

Grazie, Lu, Opal e tutti i nostri Mods, per tutto ciò che fate spinti dalla vostra bontà d'animo!<br />

Come sempre con molta riconoscenza al mio Comitato Esecutivo: Sue Grafton, Dott.ssa Jessica<br />

Andersen e Betsey Vaughan.<br />

E con grande stima all'incomparabile Suzanne Brockmann e alla sempre favolosa Christine Feehan<br />

(e famiglia) e a tutti gli autori della mia vita che sono <strong>un</strong>a tale fonte di conforto e consigli (Christina,<br />

Linda e Lisa!).<br />

Grazie anche a Kara Cesare, che resta sempre vicinissima al mio cuore.<br />

A D.L.B. - sono <strong>un</strong>a della tue più grandi fan, continua a scrivere, per favore! Ti voglio bene. Baci.<br />

Mamma.<br />

A N.T.M. - grazie di essere rimasto sempre al mio fianco, nel bene e nel male.<br />

A Jac (e alla sua Gabe!) - con tanti ringraziamenti per Plastic Fantastic e per la ridefinizione del<br />

romanticismo.<br />

A Le#lla Scott - a cui voglio <strong>un</strong> mare di bene, e non solo perché si prende splendidamente cura del<br />

mio adorato cucciolotto.<br />

A Katie, alla nostra piccola Kaylie e alla loro mamma - che inserirò subito nelle chiamate rapide del<br />

cellulare.<br />

A Lee per avermi spianato la strada e a Margaret e Walker per essere <strong>un</strong>a tale fonte di gioia.<br />

Niente di tutto ciò sarebbe possibile senza: il mio affettuoso marito, che è il mio consigliere,<br />

assistente e visionario; la mia meravigliosa madre, che non potrò mai ripagare per tutto l'<strong>amore</strong> che<br />

mi ha dato; i miei familiari (sia di sangue che di adozione) e i miei più cari amici.<br />

Oh, e con affetto alla dolce metà di WriterDog, come sempre.

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