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Untitled - only fantasy

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Schiavo del piacere<br />

(Bluenocturne N° 61)<br />

The Pleasure Slave<br />

Imperial Novels 02<br />

Bellissimo e terribilmente sexy, Tristan è stato<br />

imprigionato in uno scrigno da Zirra, potente<br />

maga e amante respinta, che lo ha trasformato in<br />

uno schiavo del piacere. Per secoli è passato da<br />

una padrona all'altra, costretto dalla maledizione<br />

a servirle con il suo splendido corpo. Tanto che il<br />

sesso è diventato per lui un dovere monotono e<br />

umiliante. Finché il portagioie non finisce nelle<br />

mani di Julia Anderson, antiquaria a caccia di<br />

tesori per il suo negozio... e tutto cambia. Perché<br />

ammettere i suoi veri sentimenti per lei<br />

spezzerebbe l'incantesimo, ma li separerebbe per<br />

sempre. E Tristan sarebbe disposto a fare<br />

qualunque cosa per rimanere con Julia. Anche a<br />

essere suo schiavo per l'eternità<br />

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VOLUME DLB 237


La loro bellezza è incantevole.<br />

Il loro potere senza limiti. Per secoli la<br />

solitudine ha dato loro la caccia, ma<br />

all'improvviso un raggio di luce illumina<br />

le tenebre della loro esistenza con la promessa<br />

di un amore destinato a durare per l'eternità.


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese:<br />

The Pleasure Slave<br />

HQN Books<br />

© 2005 Gena Showalter<br />

Traduzione di Anna Polo<br />

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione<br />

integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata<br />

per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.<br />

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone<br />

della vita reale è puramente casuale.<br />

© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A. Milano<br />

Prima edizione Bluenocturne aprile 2012<br />

Questo volume è stato stampato nel marzo 2012<br />

da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd)<br />

BLUENOCTURNE<br />

ISSN 2035 - 486X<br />

Periodico quindicinale n. 56 del 13/04/2012<br />

Direttore responsabile: Alessandra Bazardi<br />

Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009<br />

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale<br />

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA<br />

Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione<br />

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI)<br />

Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio<br />

Arretrati al numero: 199 162171<br />

Harlequin Mondadori S.p.A.<br />

Via Marco D'Aviano 2-20131 Milano


Imperia, quinta stagione<br />

«Ti voglio ancora, Tristan.»<br />

Prologo<br />

Le onde si frangevano contro le scogliere e i raggi della luna<br />

filtravano attraverso le finestre ad arco. Il dolce profumo<br />

di gartina ed elsment riempiva la stanza, una palpabile<br />

dimostrazione di una magia che pochi potevano comprendere e<br />

riconoscere.<br />

Zirra si appoggiava nuda alla finestra, nella posizione in cui l'aveva<br />

messa poco prima l'amante. Quando lui non rispose all'esplicito<br />

invito, inarcò seducente la schiena e passò una mano sul ventre<br />

piatto.<br />

«Ti voglio ancora, Tristan» ripeté con voce roca. Si sentiva vibrare<br />

per il suo tocco, eppure non era ancora sazia. Aveva sempre bisogno<br />

di lui.<br />

I capelli neri e arruffati sciolti sulle spalle, Tristan allacciò i<br />

pantaloni neri da guerriero e la guardò divertito. «Sai che devo<br />

andare, nixa.»<br />

«Perché?» Zirra abbandonò irritata la sua posa rilassata e si avvicinò<br />

al letto. Non si prese il disturbo di coprirsi con le lenzuola di seta<br />

bianca e si distese lasciando in bella vista il seno morbido e nudo.<br />

«Perché mi neghi il piacere del tuo tocco?»<br />

Lui coprì la distanza tra di loro e sedette sul letto, appena fuori<br />

dalla sua portata. «Lo sai: io devo recarmi al palazzo per ricevere gli<br />

ordini del grande signore Challann. A Gillirad si sta preparando una<br />

ribellione.»<br />

«Io...»<br />

«Non posso disobbedire a un ordine diretto del mio sovrano. Sai<br />

bene anche questo.»<br />

Zirra aggrottò la fronte sempre più irritata. Tristan si comportava<br />

come se il suo corpo nudo non lo tentasse più. Forse era davvero


così.<br />

Un fremito di rabbia le percorse la spina dorsale. Poco prima<br />

aveva baciato e leccato tutto il suo corpo e aveva preso il suo<br />

membro in bocca, un gesto mai compiuto con un altro uomo. Poi lui<br />

l'aveva penetrata di slancio, incalzandola con spinte sempre più<br />

erotiche e le aveva fatto provare un piacere così intenso da indurla a<br />

chiedere pietà. E in quel momento aveva sbadigliato! Sbadigliato!<br />

Strinse i pugni così forte che le nocche sbiancarono e le lunghe<br />

unghie le penetrarono nei palmi. Era una sacerdotessa dei Druinn e<br />

aveva dato tutto a quel mortale, eppure non era riuscita a<br />

soddisfarlo pienamente. E a causa di quel fallimento presto sarebbe<br />

stata respinta e disprezzata.<br />

A quella prospettiva il bisogno di ferire e distruggere Tristan<br />

divenne sempre più intenso. Era venuto da lei per otto cicli, dandole<br />

un piacere infinito e poi se ne era sempre andato, lasciandola da sola<br />

nel grande letto, travolta dall'urgenza disperata di godere ancora<br />

della sua magica sensualità.<br />

Deve soffrire come soffro io, pensò. Eppure...<br />

Non poteva ignorare il bisogno del suo affetto, così si trovò ad<br />

afferrargli l'avambraccio muscoloso. Perfino in quel momento, con il<br />

viso contratto per l'irritazione, lui trasudava la sensualità di un uomo<br />

che esisteva solo per dare piacere alla sua donna. Zirra voleva essere<br />

l'unica a ottenere la sua eterna devozione; forse, allora, quel<br />

costante senso di vuoto sarebbe sparito.<br />

«Apparteniamo l'uno all'altra» sussurrò. «Unisciti a me e ti darò più<br />

piacere carnale di qualsiasi altra donna.»<br />

«No» rispose lui senza esitare.<br />

«Ti darò tesori al di là di ogni immaginazione. Se lo desideri,<br />

perfino un pianeta da governare.»<br />

«Zirra» la rimproverò con dolcezza. Poi si allungò sul letto,<br />

puntellandosi su un gomito. «Ricordati quello che ti ho detto prima<br />

di diventare il tuo amante: fin d'allora avevo chiarito che non<br />

potevo essere più di una passione passeggera per te.»<br />

«Sì, me lo ricordo» ammise lei a denti stretti. Quella dichiarazione


non l'aveva scoraggiata. Le era bastata un'occhiata alla sua<br />

perfezione virile, agli occhi viola che promettevano incredibili<br />

passioni, alla grazia con cui si muoveva il suo corpo muscoloso per<br />

sentirsi perduta. Era come se la mente e il cuore fossero due entità<br />

separate.<br />

«Non è cambiato niente.» Le passò un dito sulla guancia con un<br />

tocco gentile come il tono. «E non cambierà mai. Tu sei una Druinn,<br />

io un mortale. I legami permanenti tra di noi sono proibiti. Mi<br />

dispiace.»<br />

Una furia ardente la invase nuovamente. Nessuno poteva<br />

permettersi di trattarla in quel modo. «Ti darò ancora una possibilità<br />

di legarti a me.»<br />

Tristan si alzò con una risatina roca, che in genere le provocava un<br />

fremito deliziato. Adesso invece quel suono riuscì solo ad alimentare<br />

la sua ira.<br />

«Altrimenti cosa farai, nixa? Getterai i miei occhi nell'acqua<br />

bollente? Renderai sempre flaccida la mia virilità?» chiese divertito.<br />

«Oh, no, mio bel guerriero. Farò qualcosa di molto, molto<br />

peggiore.»<br />

Tristan non parve affatto impressionato da quella minaccia: sollevò<br />

la lucente spada d'argento appoggiata al muro e la fissò a un anello<br />

alla cintura, poi si chinò per un veloce bacio sulla guancia. «Magari<br />

più tardi possiamo sfogare un po' dell'energia che sembra albergare<br />

in te.»<br />

Senza aspettare una risposta, si girò e si diresse verso la porta.<br />

«Tu desideri le donne più di ogni altra cosa, Tristan. Ora ti renderò<br />

loro schiavo.» Scura in viso, Zirra prese il grazioso cofanetto che lui<br />

le aveva donato poche ore prima e glielo scagliò addosso. Questo gli<br />

sfiorò un orecchio e cadde a terra intatto. «Ti renderò mio schiavo»<br />

continuò alzandosi.<br />

Tristan si girò ad affrontarla. Ora la sua espressione non era più<br />

sicura, ma incredula e un po' intimorita. «Cosa stai facendo, Zirra?»<br />

Un'ondata di eccitazione la invase tra le gambe: quel possente<br />

guerriero aveva paura di lei! «Nessuno può respingermi senza


pagarne le conseguenze, mio bel mortale.» Furiosa e indignata, ora<br />

era in piedi in tutta la sua gloriosa nudità.<br />

«I mortali hanno giurato di non distruggere mai il vostro cristallo<br />

Kyi-en-Tra e i Druinn di non usare il loro potere contro di noi» le<br />

ricordò Tristan a quel punto. «Hai accettato anche tu questo patto.<br />

Se rompi il giuramento, romperai anche l'alleanza tra i nostri popoli<br />

e scoppierà una guerra. Tu devi mantenere la parola. Niente<br />

incantesimi: io te lo proibisco.»<br />

«Tu, un mortale, osi proibirmi qualcosa?» Scoppiò in una risata<br />

senza allegria. «Come farà il tuo grande signore a scoprire ciò che ho<br />

fatto, se tu non potrai dirglielo?»<br />

«Zirra...»<br />

«Implorami di diventare la tua compagna e giurerò di non farti mai<br />

del male.»<br />

Un fuoco ardente divampò negli occhi color lavanda di Tristan.<br />

«Non implorerò mai né te né nessun altro» dichiarò.<br />

«Allora sarai tu stesso causa del tuo male, Tristan ar Malik.» La<br />

sacerdotessa dei Druinn inarcò le sopracciglia scure in un saluto<br />

ironico e sollevò le mani con i palmi rivolti verso l'alto.<br />

Il guerriero avanzò con un ringhio, deciso a immobilizzarla,<br />

tuttavia un semplice gesto lo bloccò. La guardò, prima sorpreso e poi<br />

con un'ostilità che la raggelò.<br />

Zirra, però, non poteva permettere a un mortale di spaventarla:<br />

chiuse gli occhi, aprì le dita e intonò un potente incantesimo. «Da<br />

ora e fino a quando l'amore non troverai, schiavo delle donne<br />

sarai.»<br />

Una raffica impetuosa di vento entrò nell'ampia stanza, agitando le<br />

leggere tende bianche e scuotendo il pavimento. L'energia esplose<br />

dappertutto con lucente potenza, unita a un rombo fragoroso. Zirra<br />

sollevò le braccia ancora più in alto.<br />

«In un scrigno riposerai e a ogni chiamata risponderai. Così dico,<br />

così ordino e così sarà. Il tuo volere mai più conterà.»<br />

Un attimo dopo Tristan era sparito. Lo scrigno tempestato di<br />

gemme era ancora sul pavimento. Lei si avvicinò e lo strinse tra le


mani, scossa da un inebriante capogiro. Ora il guerriero apparteneva<br />

a lei e solo a lei: nei millenni successivi gli avrebbe concesso di<br />

riparare al suo comportamento. Sarebbe stato un vero divertimento.<br />

Così avrebbe imparato che respingere una sacerdotessa dei Druinn<br />

era un errore fatale.<br />

1<br />

Ogni minimo desiderio della tua padrona<br />

costituisce la tua legge suprema<br />

Santa Fe, Nuovo Messico<br />

Risuonò di nuovo un colpo di clacson.<br />

Julia Anderson strinse il volante della sua berlina e lanciò<br />

un'occhiata al tachimetro: sei miglia all'ora al di sopra del limite di<br />

velocità. Il guidatore dietro di lei suonò di nuovo il clacson: voleva<br />

che accelerasse o si togliesse di mezzo, era chiaro.<br />

Il sole del mattino non era ancora comparso, ma le luci stradali<br />

rivelavano due percorsi alternativi facilmente accessibili. Non c'era<br />

motivo di assillarla in quel modo.<br />

Eppure l'altro continuò a strombazzare.<br />

Dopo un miglio Julia aveva i nervi a fior di pelle. Ruotò le spalle e<br />

fece un respiro profondo, ma non riuscì comunque a rilassarsi. Alzò<br />

il volume della Bohéme nell'autoradio, ma neanche quello l'aiutò.<br />

Sono una donna calma e razionale, si ripeté. Non perderò le staffe<br />

per qualche colpo di clacson.<br />

Strinse i denti: in genere non si infuriava, ma in quel momento<br />

aveva voglia di frenare di colpo e dare una lezione al guidatore alle<br />

sue spalle. Invece rallentò pian piano.<br />

L'altro non lo apprezzò: la piccola Mustang accelerò e presto si<br />

trovarono affiancati. A quel punto abbassò il finestrino e cominciò a<br />

gridare e agitare il pugno.


Quando lo riconobbe Julia dimenticò l'abitudine a comportarsi in<br />

modo razionale e gli mostrò il dito medio. La piccola auto sportiva<br />

rossa si dileguò con un ruggito furioso.<br />

Quando arrivò a destinazione era ancora scioccata. Era sempre<br />

stata fiera del proprio comportamento calmo e razionale e ora<br />

aveva appena insultato con un gesto volgare il suo principale<br />

concorrente.<br />

E ne era felice.<br />

Parcheggiò ridacchiando, ma il divertimento svanì notando un'altra<br />

macchina posteggiata poco lontano: una Mustang rossa.<br />

Gemendo piano, prese la borsa e uscì nel freddo mattino di Santa<br />

Fe. Una folata di vento la fece rabbrividire; si strinse nel cappotto e<br />

corse verso l'unico edificio in vista.<br />

Il guidatore della Mustang stava aspettando davanti alle porte di<br />

metallo del grande capannone. Quando la vide le lanciò un'occhiata<br />

cupa e ostile.<br />

Julia si fermò a osservarlo cauta: non era molto più alto di lei e il<br />

ventre rotondo sporgeva dalla cintura elastica dei pantaloni<br />

spiegazzati.<br />

Provò di nuovo lo stesso, selvaggio impulso che l'aveva colta<br />

prima: una gran voglia di abbatterlo. L'uomo parve percepire la sua<br />

determinazione e piegò le ginocchia in una classica posizione da<br />

combattimento.<br />

Julia rafforzò la propria risoluzione: si rifiutava di rifugiarsi in<br />

macchina. Lo fissò a occhi socchiusi, senza distogliere lo sguardo o<br />

battere le palpebre: quelli erano segni di debolezza e all'improvviso<br />

il desiderio di vincere quella battaglia aveva assunto proporzioni<br />

inimmaginabili. Lui era più vicino alla porta, ma lei aveva vent'anni<br />

di meno ed era molto più leggera.<br />

Risuonò un rumore metallico: il Mercatino delle Pulci Kreager<br />

aveva aperto i battenti.<br />

Julia si fece largo a gomitate e varcò le doppie porte un attimo<br />

prima del suo concorrente. Afferrò un cestino con un sorriso di<br />

trionfo e cominciò la caccia al tesoro.


Oggetti d'antiquariato. Quel termine riusciva a provocarle fremiti<br />

deliziati. Nel corso degli anni aveva accumulato così tanta roba da<br />

trovarsi costretta a scegliere: o apriva un negozio per venderla, o<br />

rischiava di finire sepolta viva dalla sua collezione.<br />

Aveva scelto la prima opzione, inaugurando I tesori di Julia nel<br />

giorno del suo ventitreesimo compleanno, due anni prima. Quel<br />

posto era il suo orgoglio e la sua gioia, l'unico dove aveva trovato<br />

successo e felicità. Il resto della sua vita, invece...<br />

Ehi, si rimproverò. Io sono felice. Certo, aveva capelli castani e<br />

occhi verdi alquanto comuni e un corpo piccolo e rotondo che non<br />

suscitava l'ammirazione maschile. Non sapeva vestirsi e non aveva<br />

idea di come attirare un uomo. «Sono felice» ripeté con fermezza.<br />

Iniziò a girare per il mercatino, facendo scricchiolare le scarpe da<br />

ginnastica e attirò l'attenzione di vari venditori. Lei sapeva cosa<br />

voleva comprare e cosa no e preferì ignorarli. Oltrepassò una<br />

bancarella che esponeva bambole di porcellana e un'altra carica di<br />

oggetti di vetro.<br />

Giunta in fondo, scorse una vecchia pipa posata su un tavolino da<br />

toilette di ciliegio un po' ammaccato. La studiò da ogni angolatura,<br />

poi la portò al naso e un lieve odore di tabacco le riempì le narici.<br />

Ridacchiò soddisfatta: una cliente abituale del suo negozio l'avrebbe<br />

apprezzata.<br />

Julia mise la pipa nel cestino ed esaminò una colorata giostra di<br />

vetro, poi decise di non comprare un oggetto così costoso, per il<br />

quale non aveva ancora un compratore. Esaminò senza troppa<br />

attenzione gli altri pezzi radunati sul tavolino, fino a quando uno in<br />

particolare attirò il suo sguardo: scostò dei fiori di plastica e fissò<br />

quello che sembrava un antico portagioie.<br />

I lati erano scheggiati e lo strato più esterno, che un tempo doveva<br />

essere di avorio lucente, aveva acquistato una tinta giallastra. Vari<br />

buchi mostravano i punti in cui il cofanetto era ornato da pezzetti di<br />

vetro colorato, o forse da pietre preziose ormai scomparse. Era<br />

decisamente brutto, eppure l'attirava. Si morse il labbro inferiore e<br />

passò le dita sulla superficie: un'inattesa ondata di calore le percorse<br />

il braccio e strani formicolii scesero lungo la schiena. Incuriosita cercò<br />

di sollevare il coperchio, ma quello oppose resistenza.


Quella difficoltà non la scoraggiò, anzi. Voleva quel cofanetto.<br />

«Ha visto qualcosa che le piace?» chiese una voce dall'accento<br />

scozzese.<br />

Julia sollevò lo sguardo: un uomo sui sessant'anni, con il naso a<br />

becco e le sopracciglia cespugliose la fissava speranzoso. I suoi occhi<br />

azzurri e senza fondo, come l'oceano, parevano in grado di leggerle<br />

nell'anima. Scacciò un senso di disagio.<br />

Non voleva fargli capire tutto l'interesse per il cofanetto e mostrò<br />

solo una lieve curiosità. «Quanto costa?» chiese indicandolo.<br />

«Solo per oggi posso darglielo per cinquanta dollari» rispose lo<br />

scozzese con un sorriso.<br />

«Cinquanta dollari? Il coperchio è rotto e mancano varie pietre»<br />

protestò Julia. «Posso dargliene al massimo cinque.»<br />

L'altro emise un gridolino strozzato. Quando tornò a parlare, il suo<br />

accento era più pronunciato. «Oh, no! Non posso dar via un oggetto<br />

così prezioso per così poco. C'è una leggenda legata a questo<br />

scrigno... una leggenda affascinante.»<br />

Sicura che volesse solo alzare il prezzo, lei strinse le labbra e<br />

assunse un'aria indifferente. «Io non credo alle fiabe.»<br />

«Questa le piacerà. È davvero unica, glielo assicuro» insistette il<br />

venditore.<br />

«Be', sentiamo» concesse lei dopo una pausa che le parve<br />

sufficiente.<br />

«Si dice che possedendo questo cofanetto una donna troverà il<br />

piacere più grande della vita.»<br />

Julia attese che continuasse, ma lui rimase in silenzio. «Tutto qui?»<br />

chiese delusa. Per cinquanta dollari si aspettava una storia a base di<br />

ballerini nudi e orge scatenate. «E quale sarebbe il più grande piacere<br />

della vita?»<br />

«Non lo so.» L'uomo si grattò la barba e una brezza che sapeva di<br />

pioggia, come la calma dopo una tempesta, accompagnò il suo<br />

gesto. «Immagino che il piacere sia diverso per ognuno. Chi può<br />

dirlo?»


«L'ultima donna che lo ha posseduto.»<br />

«Ha perso la sua anima molto tempo fa, quindi non posso<br />

chiederglielo.»<br />

«Ha perso... Oh, mi dispiace. Non volevo suscitare ricordi<br />

dolorosi.»<br />

«Non si preoccupi: sto parlando di una mia antenata. Secondo la<br />

leggenda di famiglia, si teneva sempre vicino il cofanetto, senza mai<br />

perderlo di vista. Alla sua morte è stato necessario strapparglielo<br />

dalle dita. Come si chiama?» aggiunse, cambiando argomento di<br />

colpo.<br />

«Julia Anderson.»<br />

«Be', Julia, ragazza mia, sarò sincero: credo che abbia davvero<br />

bisogno di questo piccolo scrigno. Un grande piacere potrebbe darle<br />

un po' di colorito alle guance e accenderle una scintilla negli occhi.<br />

Allora, è interessata a comprarlo o no?»<br />

Lei cercò di non offendersi. Non coltivava alcun passatempo al di<br />

fuori del lavoro e passava le sere a letto, a leggere romanzi d'amore<br />

e a guardare la TV, ma nella sua vita il piacere non mancava. Al<br />

momento però non riusciva a precisare dov'era.<br />

«Trenta dollari» offrì una voce nasale alle sue spalle. Julia si girò e il<br />

guidatore della Mustang rossa le rivolse un sorriso sfrontato.<br />

«Ebbene, ragazza?» la sollecitò il venditore.<br />

Guerreggiarono per mezz'ora e alla fine Julia pagò settantatré<br />

dollari per il cofanetto e quindici per la pipa. Era un vero furto, lo<br />

sapeva, così come sapeva che il suo avversario non era davvero<br />

interessato al cofanetto, ma voleva solo vendicarsi. Alla fine, non era<br />

riuscita a rinunciare alla possibilità di possedere quel grande piacere.<br />

Arrivata a casa si sentì invadere da una familiare trepidazione. Posò<br />

con cura i nuovi acquisti sul tavolo della cucina, prese uno straccio e<br />

vari prodotti per la pulizia. Il sole di mezzogiorno filtrava dalle<br />

tende color zaffiro che coprivano la grande finestra a bovindo sul<br />

muro più lontano.<br />

Si sedette e concentrò tutta l'attenzione sul cofanetto, ripulendolo<br />

con delicatezza. In effetti c'era qualcosa di... magico in quell'oggetto.


Avrebbe giurato che facesse le fusa ogni volta che passava lo straccio<br />

sugli angoli.<br />

Cominciò a lucidare la superficie e notò un piccolo bottone<br />

nascosto sotto il bordo. Si immobilizzò, il cuore che batteva forte nel<br />

petto, e un'ondata di eccitazione la percorse tutta. Il bottoncino<br />

avrebbe aperto il coperchio? E, in quel caso, cos'avrebbe trovato<br />

all'interno? Gioielli? Lettere d'amore? O magari niente?<br />

Mise da parte lo straccio con dita tremanti e premette il bottone.<br />

A quel contatto le luci iniziarono ad accendersi e spegnersi in tutta<br />

la casa, la carta da parati rosa si riempì di ombre e poi di luce e una<br />

nebbiolina violacea e vibrante scaturì dalle sue mani, per invadere<br />

tutta la cucina.<br />

Julia balzò in piedi e lasciò cadere il cofanetto come se si trattasse<br />

di una scoria nucleare. Invece di andare in mille pezzi, questo atterrò<br />

sul tavolo di quercia con un tonfo, mentre lei distoglieva lo sguardo<br />

e si irrigidiva atterrita.<br />

Un uomo imponente era in piedi davanti a lei. Indossava soltanto<br />

un paio di pantaloni neri e aderenti e... Oh... una spada lunga e<br />

minacciosa pendeva dalla sua vita. Fece per gridare, ma un groppo<br />

in gola glielo impedì.<br />

Terrorizzata, esaminò la cucina in cerca di una via di fuga. La porta<br />

sul retro era sprangata e le finestre chiuse. Sentì la fronte imperlarsi<br />

di sudore.<br />

L'uomo era... stupendo e così seducente da farle girare la testa, ma<br />

quello non era il suo posto. Non poteva restare da sola con lui.<br />

Presa dal panico, adottò una posizione del karatè e pregò di<br />

apparire minacciosa e letale.<br />

Perché non aveva mai preso lezioni di autodifesa? Era stata una<br />

vera idiota.<br />

«Sono maestra di karatè» dichiarò. «Il mio corpo è un'arma letale.»<br />

L'uomo si limitò a inarcare le sopracciglia. Non le credeva, era<br />

chiaro. Almeno poteva memorizzare il suo aspetto, in modo da<br />

poterlo descrivere se fosse sopravvissuta. Doveva concentrarsi.<br />

Lo sconosciuto era altissimo, con capelli neri lunghi fino alle spalle,


il naso dritto, gli zigomi pronunciati e incredibili occhi viola chiaro,<br />

quasi lavanda. No, color acquamarina. No, no, erano verde<br />

smeraldo. Julia batté le palpebre, scosse la testa e si rese conto che<br />

quegli occhi cambiavano colore di continuo e splendevano di una<br />

luce tutta loro, attirando la sua attenzione fino al punto di<br />

dimenticare quasi dov'era e perché se ne stava là.<br />

Guarda tutto il resto, Anderson.<br />

La pelle color bronzo era solcata da muscoli possenti. Deglutì: era<br />

come un selvaggio guerriero da romanzo apparso all'improvviso in<br />

casa sua. Trasudava sensualità, ma anche pericolo.<br />

L'uomo la fissò a lungo, poi fece un passo avanti.<br />

E lei uno indietro.<br />

La sedia bloccò la sua ritirata.<br />

Un sorriso lento, da predatore, incurvò gli angoli della bocca<br />

carnosa di lui, rivelando denti bianchi e regolari.<br />

Il cuore di Julia ormai batteva come un tamburo.<br />

«Mi hai chiamato?»<br />

Forse nelle sue più selvagge fantasie aveva evocato quello<br />

stupendo guerriero, non certo nella realtà. Non avrebbe mai<br />

immaginato che potesse esistere tanta bellezza. Inoltre la spada<br />

lucente e affilata pareva in grado di tagliarla in due in un batter<br />

d'occhio. Voleva ucciderla, se non peggio. No, lei non l'aveva<br />

chiamato.<br />

«Io?» Scosse la testa e sgranò gli occhi. «No di certo, te lo assicuro.»<br />

Lui ignorò quel diniego. «Cosa vuoi da me?»<br />

Julia doveva scappare: con la porta sul retro chiusa a chiave, le<br />

restava solo quella principale. Magari, se avesse fatto piano piano il<br />

giro della sedia... un passettino, poi un altro...<br />

«Vuoi che baci il tuo corpo nudo, o preferisci baciare il mio?» La<br />

voce dal lieve accento aveva un tono annoiato, eppure era più<br />

erotica che mai, calda e dolce, come un rifugio dopo la tempesta.<br />

Alla parola nudo lo stomaco di Julia si contrasse per il terrore. Fece<br />

un altro passo. Voleva forse violentarla? Doveva saperlo e


prepararsi. «Cosa vuoi da me?» chiese a fatica. «Perché sei qui?»<br />

«Per darti piacere, naturalmente.»<br />

«Non voglio che tu mi dia piacere. Non ti voglio nel raggio di<br />

cento metri da me.» Un altro passo.<br />

Lui la studiò con la fronte aggrottata. «Ti ho spaventata?» indagò.<br />

Non mostrare mai la paura. L'ammonimento della sorella le<br />

risuonò martellante nella mente. Deglutì e si spostò ancora un po' a<br />

destra. «Sì... voglio dire, no! Non ho paura di te. Non ho paura di<br />

niente» proclamò.<br />

«Bene, visto che io non ti farei mai del male.»<br />

«Non ti conosco, non ti ho mai visto prima, eppure sei comparso<br />

in casa mia.» Scoppiò in una risata isterica e disperata nello stesso<br />

tempo. «Non ti ho invitato io, eppure sei qui. No, non ho paura.<br />

Non c'è niente di cui aver paura.»<br />

Un sorriso ironico gli incurvò gli angoli della bocca. «Allora perché,<br />

mio piccolo drago, continui ad aumentare la distanza tra di noi?»<br />

Julia si irrigidì, incapace di rispondere.<br />

«Ho dato la mia parola» proseguì l'uomo. «Non ti farò del male.»<br />

Poi le strizzò l'occhio e il suo stomaco ebbe un soprassalto. «A meno<br />

che non sia tu a chiedermelo, naturalmente.»<br />

«No, no.» Julia sollevò le braccia e gli piazzò davanti le sue armi di<br />

distruzione di massa, ossia i pugni. Lui non parve impressionato.<br />

«Non voglio che tu mi faccia male» dichiarò. «E non ti voglio qui.<br />

Voglio che te ne vada. Per favore.»<br />

L'uomo incrociò le braccia sul petto muscoloso con aria confusa.<br />

«Sono legato a te» obiettò. «Devo restare dove sei tu.»<br />

Legato. «Non corriamo troppo» replicò lei. Tentò una risatina<br />

spensierata e disinvolta, che suonò piuttosto come l'ansimare di un<br />

asmatico in un campo pieno di pollini. «Non c'è bisogno di legare<br />

nessuno.»<br />

«Ti ho già detto che non ti farò del male.»<br />

Julia non gli aveva creduto la prima volta e non lo fece neanche in<br />

quel momento. Quell'uomo aveva una spada enorme e affilata.


«Su, piccolo drago, dimmi cosa desideri che faccia. Vuoi che ti<br />

accarezzi? Che ti sussurri parole erotiche?»<br />

Julia cercò qualcosa che gli impedisse di mettere in pratica quei<br />

propositi. «Senti, il mio ciclo è appena cominciato, ho i crampi e non<br />

mi depilo le gambe da tre settimane. Non ho neanche fatto il bagno.<br />

Credimi, accarezzarmi non ti piacerà.»<br />

«Allora ti intratterrò in altri modi.» Un sospiro rassegnato. «Non<br />

sono qui solo per darti piacere sessuale, ma anche per farti divertire,<br />

conversare con te e proteggerti.»<br />

«Oh, ecco...»<br />

«Vuoi che balli nudo sul tavolo?» continuò imperterrito. «Che ti<br />

imbocchi? Che posi per te, così potrai ritrarmi?»<br />

Quelle proposte non erano male, ma al momento non l'attiravano<br />

affatto. «Mio marito è in salotto. È un tipo grande e grosso e odia<br />

che altri uomini si avvicinino a me. Ha ucciso l'ultimo che ci ha<br />

provato. È stata una morte violenta, molto sanguinosa.»<br />

L'intruso scrollò le spalle indifferente. «Sono qui per il tuo piacere,<br />

non per il suo. Inoltre la forza di tuo marito non sarà mai pari alla<br />

mia.» Non si stava vantando, diceva solo la verità. «A meno che non<br />

sia questo il tuo desiderio» aggiunse. Gli occhi viola la fissarono con<br />

aria d'accusa e accettazione insieme. «Vuoi che uccida il tuo<br />

compagno?»<br />

Julia fu sul punto di svenire. «Preferisco che nessuno venga<br />

assassinato in casa mia» riuscì a rispondere con voce flebile.<br />

«Sarà come vuoi.»<br />

«Uh... grazie.»<br />

L'uomo passò impaziente il peso da un piede all'altro. «Decidi cosa<br />

vuoi che faccia. Non amo l'attesa. Farò tutto quello che vuoi. A te»<br />

precisò. «A nessun altro, neanche al tuo compagno.»<br />

Probabilmente voleva torturarla e poi ucciderla, eppure le parlava<br />

come se lei fosse la padrona e lui il suo schiavo.<br />

«Farò tutto quello che vuoi» ripeté.<br />

«Qualsiasi cosa?» chiese incredula.


«Sì.» Strinse i denti, come se le parole seguenti fossero dolorose da<br />

pronunciare. «Sono pronto a soddisfare ogni tuo desiderio.»<br />

Be', Julia sapeva cosa voleva. «Vuoi compiacermi? Allora vattene<br />

da casa mia. Non desidero altro.»<br />

Lui sgranò gli occhi sorpreso, poi la fissò sospettoso. «Non hai<br />

ancora assaggiato le delizie del mio tocco, eppure mi scacci?»<br />

Resta e uccidimi, fu sul punto di gridare Julia. Poteva valere la<br />

pena di morire, pur di sperimentare le carezze di quell'uomo<br />

stupendo. «Prima te ne andrai, più contenta sarò» dichiarò con un<br />

tono pacato che sorprese lei per prima.<br />

«Dovrei andarmene senza toccarti?»<br />

Julia sollevò la mano destra. «Non voglio che mi tocchi. Lo giuro.»<br />

L'intruso si rilassò. La sua risatina sembrava più sincera. «Il tuo<br />

desiderio sarà esaudito, piccolo drago.» Poi scomparve, lasciandosi<br />

dietro una nube dal profumo virile.<br />

Lei si guardò intorno stupefatta. Com'era possibile che quel tipo<br />

stupendo fosse apparso e poi svanito?<br />

Si lasciò cadere sulla sedia, confusa. C'erano solo due spiegazioni<br />

per ciò che era appena accaduto: un uomo imponente, con riflessi<br />

rapidissimi e una spada minacciosa aveva davvero invaso la sua casa,<br />

o lei aveva urgente bisogno di una psicoterapia.<br />

Dopo una breve riflessione, scelse la seconda ipotesi. La leggenda<br />

legata al cofanetto aveva indotto la sua mente a tentare di<br />

dimostrarne la validità. Tutte quelle assurdità sul piacere e le carezze<br />

potevano spiegarsi così. E anche la nebbiolina violacea: quale<br />

fantasia era completa, infatti, senza la comparsa di una luce erotica?<br />

Si sentì invadere da un'ondata di sollievo, che però scomparve in<br />

fretta.<br />

Un assassino pervertito non aveva invaso la sua cucina. No, lei era<br />

semplicemente pazza.<br />

Magnifico.


2<br />

Quali che siano i tuoi sentimenti personali,<br />

la tua padrona va trattata con rispetto.<br />

Il lunedì mattina Julia aprì il negozio con trenta minuti di ritardo,<br />

una cosa mai accaduta prima, dato che in genere arrivava con un'ora<br />

di anticipo. La ragione era semplice: aveva dormito troppo.<br />

Per tutta la notte aveva fatto sogni vividi e realistici in cui lo<br />

stupendo guerriero le dava più volte piacere. Al suono della sveglia,<br />

si era sentita troppo stanca per alzarsi. Quando infine si era decisa,<br />

almeno sorrideva.<br />

Adesso non sorrideva più.<br />

Troppo concentrata sul magnifico intruso, graffiò una sedia di<br />

legno dell'epoca vittoriana, riducendone il valore di almeno cento<br />

dollari. Poi lasciò cadere un prezioso vaso di cristallo, che finì per<br />

terra in mille pezzi. Altri trecento dollari persi. Infine uscì per<br />

l'intervallo di pranzo e pestò una cacca di cane. Nonostante<br />

l'accurata pulizia, le pareva che quell'odore continuasse a la seguirla<br />

ovunque.<br />

Sospirò, rientrando in negozio. Aveva bisogno di una distrazione<br />

per distogliere la mente da quella giornata orrenda.<br />

Come in risposta a quella preghiera, un sibilo sinistro risuonò nel<br />

retro.<br />

«Oh, no!» gemette. Poi si massaggiò le tempie con una smorfia, nel<br />

tentativo di scacciare un dolore improvviso. Le tubature del bagno<br />

creavano ancora problemi: non era quello il tipo di distrazione di cui<br />

aveva bisogno.<br />

Afferrò il telefono e compose il numero del vecchio signore che le<br />

aveva dato in affitto il locale.<br />

Una voce roca e burbera rispose al terzo squillo. «Pronto.»<br />

«Buongiorno, Mr. Schetfield, sono Julia Anderson. Volevo sapere<br />

se ha chiamato un idraulico per risolvere il problema delle tubature


qui al negozio.»<br />

«Le tubature sono rotte? Quando è successo?»<br />

Julia fece vari respiri profondi per calmarsi. Cerca di dimenticare<br />

che nelle ultime tre settimane lo hai già chiamato tre volte per<br />

risolvere questo problema. Potrebbe andare peggio. Potresti passare<br />

il tempo a immaginarti l'ombelico del guerriero e la peluria scura che<br />

scende verso...<br />

Aaaargh.<br />

«Lo sciacquone del gabinetto funziona male» spiegò per l'ennesima<br />

volta. «I rubinetti del lavandino fanno quello che vogliono e le<br />

tubature emettono un rumore inquietante. Bisogna fare qualcosa,<br />

Mr. Schetfield. E in fretta.» Non voleva nemmeno immaginare di<br />

dover correre nel negozio vicino per un'altra settimana, ogni volta<br />

che doveva fare pipì.<br />

Quella era una zona costosa, piena di ristoranti e boutique, e<br />

l'affitto era alto, ma lei amava quell'edificio in stile messicano e<br />

sperava di espandersi presto, visto che lo spazio c'era. I ritardi e la<br />

tirchieria di Mr. Schetfield, però, la stavano davvero esasperando.<br />

«Non si preoccupi, me ne occupo io» le assicurò.<br />

Gliel'aveva già detto l'ultima volta che aveva chiamato, dunque lei<br />

non ci credeva troppo. «Perché non mi dice quanto è disposto a<br />

spendere? Posso chiamare io un idraulico e accertarmi che non le<br />

chieda di più.»<br />

«No, no. Voglio che se ne occupi mio figlio Morgan» gracchiò il<br />

vecchio.<br />

«E va bene.» Un sospiro. «Mi richiami e...» La campanella sulla<br />

porta tintinnò, segnalando l'arrivo di un cliente, e Julia si affrettò a<br />

mettere fine alla telefonata. «Mi faccia sapere a che ora può venire<br />

Morgan, d'accordo?» Mise giù la cornetta e notò l'uomo alto e<br />

attraente, in giacca e cravatta, che si guardava intorno con aria<br />

perplessa. «Posso aiutarla?» chiese.<br />

«Sì» rispose l'altro con un sorriso sollevato. «Forse le sembrerà<br />

strano, ma sto cercando un asinello di vetro. Mia madre li colleziona<br />

e il suo compleanno è domani.»


«Ha qualche preferenza di colore o epoca?»<br />

Un lampo di sorpresa passò negli occhi castani. «No. Prenderò<br />

qualsiasi cosa abbia disponibile. Sono già stato da sei diversi<br />

antiquari. Lei è la mia ultima speranza.»<br />

«Ne ho due» rispose Julia fiera. «Sua madre preferisce il vetro liscio<br />

o inciso?»<br />

L'uomo si passò la lingua sui denti. «Non lo so» ammise. «Forse è<br />

meglio che li prenda tutti e due.»<br />

«Ottima scelta.» Salì su uno sgabello ed esaminò gli oggetti allineati<br />

su uno scaffale in cerca dei due asinelli. Pochi secondi dopo la<br />

campanella tornò a suonare. Lanciò uno sguardo al di sopra della<br />

spalla e rivolse un caldo sorriso alla nuova arrivata. «Buongiorno,<br />

Mrs. Danberry.»<br />

«Buongiorno, cara.» La signora era una cliente abituale de I tesori di<br />

Julia. «Sono venuta a vedere se aveva qualcosa di nuovo.»<br />

«In effetti ieri ho comprato una pipa che le piacerà di sicuro. La<br />

esporrò nei prossimi giorni.»<br />

«Oh, magnifico. Do comunque un'occhiata in giro. Ho<br />

l'impressione di essermi persa qualcosa, l'ultima volta che sono<br />

venuta qui.»<br />

«Prego» la incoraggiò, poi riportò l'attenzione sullo scaffale, trovò<br />

gli asinelli e scese dallo sgabello. «Ecco qua» disse all'uomo. «Era<br />

questo che aveva in mente?»<br />

«Sì. Sono proprio perfetti. Grazie mille: mi ha appena risparmiato<br />

una predica sulle responsabilità di un figlio verso la famiglia.»<br />

«Ne sono contenta.»<br />

L'altro la squadrò da capo a piedi e si schiarì la gola. «Ha dei<br />

bellissimi occhi, sa?»<br />

A quel commento innocente la lingua le si incollò subito al palato e<br />

un imbarazzo familiare la invase, facendole perdere il buon umore:<br />

andava sempre così, quando qualcuno flirtava con lei. «Uh... io...<br />

grazie. Anche lei» balbettò. Poi non riuscì più a mettere insieme un<br />

discorso coerente, che andasse al di là di un altro uh e due grugniti.


«Si sente bene?» chiese l'uomo preoccupato.<br />

Julia annuì, rossa in viso, anche se in quel momento avrebbe solo<br />

voluto correre a nascondersi. La luce ammirata svanì dagli occhi del<br />

cliente, che pagò i due asinelli di vetro e se ne andò senza<br />

aggiungere altro.<br />

«Dovrebbe migliorare la sua tecnica, cara» le consigliò Mrs.<br />

Danberry avvicinandosi alla cassa. «Quel tizio stava per chiederle un<br />

appuntamento.»<br />

Julia chiuse gli occhi. Chiedere a Dio di incenerirla con un fulmine<br />

era una pretesa eccessiva?<br />

Quella notte Julia si girò e rigirò sotto la morbida trapunta. Nei<br />

brevi intervalli di sonno sognò il magnifico guerriero che la<br />

accarezzava e baciava, i loro corpi nudi e sudati avvinti nella<br />

passione.<br />

Perché quell'amante immaginario rifiutava di lasciare la sua mente?<br />

E perché lei era ancora distesa a letto e permetteva alle sue mani di<br />

scivolarle sui capezzoli e lo stomaco, fino a insinuarsi nelle<br />

mutandine?<br />

Esclamò: «Oh mio Dio!» per l'ennesima volta, poi si alzò scostando<br />

i tendaggi color crema che ricadevano sul letto. Aveva bisogno di<br />

distrarsi dedicandosi a qualcosa di sgradevole.<br />

Le tasse! Entrò nello studio, afferrò i libri contabili e li portò in<br />

cucina, dove c'era più spazio e dove li mollò sul sedile più vicino,<br />

una panca settecentesca rivestita di broccato che aveva comprato a<br />

un'asta vari anni prima.<br />

Cinque minuti dopo scostò i libri con un borbottio esasperato. Era<br />

stanca, irritata e... ok, ancora eccitata, e i numeri le ballavano<br />

davanti agli occhi. Meglio dedicarsi a qualcos'altro.<br />

I nuovi acquisti erano ancora sparsi sul tavolo, così prese il<br />

cofanetto. Non aveva ancora scoperto che cosa conteneva, ma<br />

quando cercò di schiacciare il bottone le dita tremanti la fermarono.<br />

Cos'aveva? Era improbabile che il magnifico guerriero apparisse di<br />

nuovo con la sua temibile spada.


Stai di nuovo pensando a lui, l'ammonì una vocina.<br />

«Oh, insomma, è ridicolo» sbottò premendo il bottone. Le luci<br />

tremolarono in tutta la casa, si levò una nebbiolina violacea e un<br />

inebriante profumo maschile l'avvolse. Questa volta lei non balzò in<br />

piedi, né lasciò cadere il cofanetto, si limitò a mordersi il labbro<br />

inferiore, fissando il guerriero che in effetti era apparso. Era ancora<br />

mezzo nudo e portava ancora la lunga spada.<br />

«Oh, Dio mio. Questo è un incubo.» Ben diverso dai sogni<br />

meravigliosi a cui si era abbandonata per gran parte della notte.<br />

Si passò una mano sul viso, batté le palpebre e scosse la testa, certa<br />

che quella creatura stupenda sarebbe sparita appena avesse ritrovato<br />

la concentrazione.<br />

E invece no.<br />

Non è reale, si disse, alzandosi lentamente. Non è reale, non è<br />

reale, non è reale. Passo dopo passo, si avvicinò a quella selvaggia<br />

apparizione, allungò incerta una mano e gli toccò il petto una, due<br />

volte. Il calore della sua pelle la scottò.<br />

Quello non era un sogno e neanche un prodotto della sua<br />

immaginazione, considerò facendo un balzo all'indietro.<br />

Che tipo di uomo poteva apparire e svanire in un attimo? Era<br />

davvero umano, poi? Magari era un genio: in fondo il giorno prima<br />

aveva promesso di esaudire ogni suo desiderio.<br />

No, impossibile. I geni apparivano solo nei miti e nelle fiabe.<br />

E se invece fossero esistiti davvero? Quel dubbio l'assalì. Sua<br />

sorella, una nota archeologa, sosteneva che in ogni leggenda si<br />

nascondeva un pizzico di verità.<br />

C'era un solo modo per scoprirlo.<br />

«Vattene» gli ordinò in un sussurro. «Vattene subito.»<br />

Lo sconosciuto la fissò torvo e scomparve in una nuvola di fumo.<br />

Passarono tre minuti, poi quattro. L'unico suono era il ticchettio<br />

dell'orologio, che la assordava come un tamburo di guerra. Quando<br />

le parve che fosse passato un tempo sufficiente, fece un respiro<br />

profondo e premette di nuovo il bottone. Come prima le luci


tremolarono, si diffuse una nebbiolina violacea e la fragranza unica<br />

del guerriero l'avvolse.<br />

Ora però lui la guardava torvo e irritato. «Cosa vuoi adesso,<br />

piccolo drago? Questo assurdo andirivieni deve cessare.»<br />

Quell'uomo splendido e virile era proprio un genio, decise Julia.<br />

Ormai non poteva più negare la sua esistenza e forse non lo voleva<br />

neanche.<br />

Raccolse tutto il suo coraggio e lo salutò. «Benvenuto nella mia<br />

casa, genio.»<br />

Lui aggrottò la fronte confuso. In quel momento non sembrava più<br />

tanto minaccioso. «Sono un uomo. Un guerriero» precisò.<br />

«Ma hai poteri magici.»<br />

«Solo nell'arte della seduzione.»<br />

«Dunque non esaudisci desideri?»<br />

«No.»<br />

«Ah» mormorò delusa. «Cosa fai esattamente, allora?» «Te l'ho già<br />

detto: intrattengo, converso e proteggo, ma soprattutto faccio<br />

provare incredibili delizie al corpo femminile... al tuo corpo.»<br />

Il tono non era affatto entusiasta, d'altra parte quell'uomo<br />

ammetteva senza problemi di volere... volere... La lingua le si incollò<br />

di nuovo al palato, impedendole di parlare. Quell'uomo bello e<br />

pericoloso non era un genio della lampada e non la stava<br />

corteggiando, si ripeté. Era probabile che la trovasse poco attraente,<br />

o magari addirittura disgustosa. Quel pensiero attenuò il suo disagio,<br />

facendo tornare la lingua alla sua condizione normale, ma un senso<br />

di vuoto le si allargò nel petto.<br />

Lo studiò. Pareva capace di compiere qualsiasi impresa, senza alcun<br />

limite. «Stai dicendo che, se voglio farti pulire il mio bagno, lo farai?»<br />

«Bagno?»<br />

«Gabinetto. Latrina. Toilette per signore.»<br />

«Sì. Ne ho puliti molti.»<br />

Julia si sarebbe messa a ridere davanti alla sua espressione<br />

corrucciata, ma la spada la indusse al silenzio. Non era possibile che


dovesse obbedire a ogni suo ordine, per quanto assurdo fosse. «E se<br />

ti chiedessi di metterti a quattro zampe a lavare il pavimento? O ti<br />

ordinassi di ripulire ogni oggetto di antiquariato con la lingua? O...<br />

di mangiare una torta di fango che ho messo in forno?»<br />

Un lampo letale si accese nei suoi occhi. «Se tutte queste cose ti<br />

rendessero felice, le farei.»<br />

Quella risposta sorprendente avrebbe dovuto renderla felice, ma<br />

all'improvviso Julia fu sopraffatta dalla pietà per quell'uomo<br />

obbligato a obbedire agli ordini altrui. Forse ad altri uomini sarebbe<br />

piaciuto quel ruolo da oggetto sessuale, ma lui era teso e nervoso.<br />

Tutta la sua figura irradiava un profondo disgusto per se stesso.<br />

Nella stanza scese un lungo silenzio.<br />

Julia non sapeva cosa dire per rendere la situazione più<br />

sopportabile. Provava un acuto senso di colpa per aver suggerito che<br />

facesse quelle cose orribili per lei. E poi non aveva bisogno di uno<br />

schiavo. Le piaceva pulire la casa e cucinare – non certo torte di<br />

fango – e non amava che altri toccassero i suoi oggetti di<br />

antiquariato, a meno che volessero comprarli.<br />

Non l'avrebbe trattato come uno schiavo, decise. Era un essere<br />

umano e meritava di meglio. L'avrebbe trattato come il fratello<br />

maggiore che aveva sempre desiderato.<br />

Ammettilo, Julia: non hai il coraggio di accogliere la sua offerta.<br />

Deglutì. «Come ti chiami?»<br />

«In genere mi chiamano Schiavo del piacere, o semplicemente<br />

Schiavo.»<br />

No, no, no: quel nome era troppo erotico e sensuale. «Non hai un<br />

nome che non c'entri niente con la camera da letto? Tipo John o<br />

Phil?»<br />

«Tristan» rispose dopo un momento di silenzio.<br />

«Tristan» ripeté Julia. Gli stava bene: era unico e sensuale. «Allora ti<br />

chiamerò così.»<br />

«Se è questo il tuo desiderio.» Le rivolse un sorriso lento e pigro,<br />

con una nota di sincero apprezzamento.


La forza di quel sorriso le fece schizzare il cuore in gola. Santo<br />

cielo, quel tizio poteva comparire sulla copertina di una rivista per<br />

uomini tipo GQ. Anzi, no, era più il tipo Conan il Barbaro.<br />

«Vorrei sapere il tuo nome, piccolo drago.»<br />

L'irritazione prese il posto dell'ammirazione. Julia balzò in piedi.<br />

«Vuoi smetterla di paragonarmi a una lucertola sputa fuoco? Non<br />

sono così orrenda e per tua informazione non sono neanche piccola.<br />

La mia altezza è normale; è la tua che è eccessiva.»<br />

Le sue labbra fremettero, mentre gli occhi passavano dal color<br />

lavanda a un azzurro intenso. «Te lo chiedo di nuovo. Vorrei sapere<br />

il tuo nome.»<br />

«Puoi chiamarmi Julia» borbottò. «O anche Jules, se proprio devi.»<br />

«Lo terrò a mente.» Intrecciò le dita dietro la schiena. «E ora sono<br />

pronto a sentire cosa vuoi che faccia» annunciò.<br />

«Non devi fare niente» si affrettò a rispondere. «Assolutamente<br />

niente.»<br />

Lui si irrigidì. «Perché mi hai chiamato tre volte, se non vuoi<br />

utilizzarmi?»<br />

Lei scrollò le spalle. «La prima volta ho pensato che fossi un<br />

intruso.»<br />

«Ah.» L'espressione cupa svanì di colpo, sostituita da un fremito<br />

divertito. «E pensavi di riuscire a difenderti da un guerriero di<br />

Imperia con quel tuo karatè?»<br />

Irritata da quel tono di superiorità, lei si mise le mani sui fianchi.<br />

«Le mie mani sono armi letali. Se ti colpissi al collo moriresti.»<br />

«Oh, ti credo. Morirei dal ridere.»<br />

Per quanto ammaliata dal suo fascino virile, Julia provò un moto<br />

di rabbia. Che faccia tosta! Prima le faceva prendere uno spavento<br />

terribile, poi la chiamava piccolo drago e ora insultava la sua abilità<br />

nell'autodifesa.<br />

Una parte nascosta di sé avrebbe voluto prenderlo a martellate<br />

sulla testa, ma visto che la violenza fisica era contro la legge e lei non<br />

voleva finire in una cella con una donna chiamata Berta la Grossa,


aprì la bocca per dargli una risposta pepata. La domanda successiva<br />

la bloccò.<br />

«Dov'è tuo marito?» Quella risatina bassa e profonda<br />

probabilmente faceva cadere le donne ai suoi piedi. «Lo hai ucciso a<br />

colpi di karatè?»<br />

Oh-oh. L'ostilità svanì davanti a quella bugia.<br />

«Lo hai ucciso?» insistette lui. Ogni traccia di divertimento era<br />

scomparsa dalla sua voce. «Per Elliea, l'hai fatto davvero! Dove hai<br />

nascosto il suo corpo?» la incalzò.<br />

«Ecco, io... non sono proprio sposata » ammise Julia a occhi bassi.<br />

Tristan sussultò. «Allora dov'è il tuo uomo?»<br />

«Tecnicamente non ho un uomo.»<br />

«Non hai un padre? Un fratello? Qualcuno che ti protegga?»<br />

Rossa in viso, lei strinse i denti e scosse la testa.<br />

«Allora hai detto una bugia.» Era un'affermazione, non una<br />

domanda, e il tono era sconcertato, più che furioso.<br />

«Pensavo che avessi fatto irruzione in casa mia con cattive<br />

intenzioni!» gli ricordò lei. «Cos'altro dovevo dire? Siamo soli,<br />

dunque non preoccuparti che i vicini sentano le mie urla mentre mi<br />

ammazzi?»<br />

«Sono contento che tu non abbia un uomo.»<br />

Julia deglutì. Lo sguardo possessivo con cui Tristan la squadrava<br />

non le piaceva affatto. «Posso chiederti perché?» indagò.<br />

«I mariti gelosi sono una seccatura.»<br />

Non era la risposta che si aspettava, ma forse, data la sua<br />

professione, lui non era un esperto di rapporti coniugali. Si lanciò<br />

così in un discorso sui voti matrimoniali, la monogamia e le gioie<br />

dell'impegno. Sua sorella sosteneva spesso che avrebbe dovuto fare<br />

l'avvocato. Non ottenne l'effetto sperato: gli occhi di Tristan ora<br />

erano vitrei e la bocca pareva pronta ad aprirsi in uno sbadiglio. «Tu<br />

non credi nella santità del matrimonio?» chiese.<br />

«Sì, ma devo fare quello che mi ordina la mia guan ren» rispose con<br />

durezza.


Julia dedusse che guan ren significasse padrona. «Mi dispiace» disse,<br />

sperando di placarlo. «A volte la vita dello schiavo dev'essere dura.»<br />

«Non è dura» borbottò lui. «È una tortura.»<br />

Santo cielo, doveva esserci un modo per aiutarlo. La prospettiva di<br />

possedere un altro essere umano stava cominciando a disgustarla.<br />

«Non c'è un modo per liberarti?»<br />

Tristan rimase in silenzio a lungo. Diverse emozioni si alternarono<br />

sul suo viso – speranza, delusione, rabbia. «No» rispose infine. «Ciò<br />

che si richiede per la mia liberazione è impossibile: dovrei trovare il<br />

mio unico vero amore.»<br />

«Perché impossibile?» Di certo aveva amato ed era stato amato da<br />

migliaia di donne. Un uomo splendido, affascinante e sicuro di sé<br />

come lui non aveva certo problemi a trovare l'anima gemella. Se<br />

fosse stato scialbo come lei, invece, avrebbe potuto capire le sue<br />

difficoltà.<br />

Un muscolo vibrava nella sua mascella e lei comprese che non<br />

aveva voglia di rispondere. «L'amore è un'emozione che sono<br />

incapace di provare» spiegò infine Tristan, come spinto da una forza<br />

superiore.<br />

Julia lo guardò allibita. «Stai scherzando, vero?»<br />

«No.»<br />

Era serissimo, ma visto che aveva una spada lei non avrebbe<br />

cercato di fargli cambiare idea. Julia si massaggiò le tempie: cosa<br />

doveva fare con quell'alto, attraente e scandaloso schiavo del<br />

piacere?<br />

Poteva cedere al panico.<br />

No, no, no. Era cresciuta con genitori litigiosi e volubili e preferiva<br />

affrontare i problemi con calma.<br />

Poteva riportare il cofanetto al mercatino delle pulci.<br />

Neanche quella era una possibilità: il mercato era aperto ai<br />

compratori come lei solo una volta al mese e i venditori cambiavano<br />

di continuo. Lo scozzese poteva anche non esserci più e<br />

probabilmente si sarebbe rifiutato di restituirle il denaro. Inoltre le<br />

dispiaceva per Tristan: chissà cosa lo avrebbe costretto a fare un'altra


donna: baciarla, leccarla, toccarla...<br />

Raddrizzò le spalle e prese una decisione: l'avrebbe tenuto.<br />

«Senti, a essere sincera non mi interessa uno schiavo. Preferirei un<br />

fratello maggiore. Comunque dobbiamo parlare e definire alcuni<br />

particolari» continuò, ignorando la sua aria dubbiosa.<br />

«Tipo?» chiese. L'espressione però rivelava ciò che pensava<br />

davvero: Zitta, ragazza.<br />

«Dobbiamo chiarire cosa ci aspettiamo l'uno dall'altro. Dove starai,<br />

cosa farai. Questo tipo di cose. Per favore, siediti» lo invitò,<br />

indicando una sedia di fronte a lei.<br />

Lui la guardò truce, tuttavia obbedì. La sedia scricchiolò.<br />

Julia gli rivolse un sorriso grato e sedette a propria volta. «Da dove<br />

cominciamo?» borbottò. Non si era mai trovata davanti un uomo<br />

seminudo. Doveva parlare subito dell'argomento più spinoso – dove<br />

avrebbe dormito Tristan – o arrivarci per gradi?<br />

Un attimo dopo, lui prese in mano le redini della conversazione.<br />

«Dove mi trovo?»<br />

«In America. A Santa Fe, nel Nuovo Messico, per essere precisi.»<br />

«Santa Fe? Ame... rica» ripeté lui confuso. «Non conosco questi<br />

posti.»<br />

Non aveva mai sentito parlare degli Stati Uniti d'America? «Da<br />

quanto tempo sei intrappolato in quel cofanetto?»<br />

«Ne sono uscito per l'ultima volta ottantanove stagioni fa.»<br />

«E prima?»<br />

«Sono rimasto da solo per dodici stagioni, poi sono emerso in<br />

Arcadia. Non ricordo quasi nulla del periodo precedente.»<br />

Per stagioni intendeva anni? Julia studiò la sua pelle liscia. «Quanti<br />

anni hai, Tristan?»<br />

«Credo di avere quasi millecinquecento stagioni.» Si strinse nelle<br />

spalle. «Ho smesso di contare vari secoli fa.»<br />

Julia rimase senza parole. Era un pezzo d'antiquariato vivente,<br />

eppure appariva giovane e virile. «Mangi un sacco di fibre, o cose


del genere?» indagò.<br />

«Non capisco.»<br />

«Il fatto è che sembri troppo giovane per essere così vecchio.»<br />

L'amarezza gli indurì i lineamenti. «Una volta che l'incantesimo è<br />

stato lanciato, ho smesso di invecchiare. Tutto grazie alla<br />

maledizione di una sacerdotessa dai capelli neri, Zirra.»<br />

Sacerdotessa? Incantesimo? «Ti ha maledetto? Perché?»<br />

«Perché una donna maledice un uomo?»<br />

Perché lui l'ha respinta, era la risposta tacita ma ovvia.<br />

«Prima hai menzionato l'Arcadia» riprese Julia. «È da là che vieni?»<br />

«No. Vengo da Imperia.»<br />

Julia non conosceva nessuno di quei nomi. Sentì contrarsi lo<br />

stomaco, mentre i suoi pensieri prendevano una direzione che non<br />

le piaceva affatto. «Questi luoghi sono... ehm... sulla Terra?»<br />

Tristan strinse le labbra fino a ridurle a una linea tesa e sottile.<br />

«No.»<br />

Il pensiero della vita su un altro pianeta era un po' azzardato, ma<br />

in fondo il suo personale schiavo del piacere era seduto davanti a lei.<br />

A quel punto non era troppo difficile credere ai viaggi interplanetari.<br />

«Se vieni da...» Per poter continuare dovette scacciare l'inquietudine<br />

che l'aveva invasa. «... da un altro pianeta, com'è possibile che parli<br />

così bene la mia lingua?»<br />

«Un altro incantesimo, questa volta lanciato da un membro in<br />

esilio della società gilliradiana. Quando arrivo in una nuova terra,<br />

parlo subito la sua lingua.»<br />

«Oh, ma certo, è tutta una magia. Come mai non ci avevo pensato<br />

prima?»<br />

La sua calda risata la investì come una carezza. «Hai detto un'altra<br />

bugia, piccolo drago.» Senza smettere di ridacchiare, si guardò<br />

intorno nella cucina. «Che tipo di casa è questa?»<br />

«Cosa vuoi dire?»<br />

«È così... piccola.»


«Piccola?» Questa volta fu lei a ridere. «Questo posto è enorme...<br />

duecento metri quadrati.»<br />

«Forse è enorme per te.»<br />

Julia era cresciuta in un bilocale e la sua attuale sistemazione le<br />

sembrava perfetta. «È la casa più grande del quartiere» precisò con<br />

fierezza.<br />

«È adatta a una persona piccola come te» concesse Tristan.<br />

«Io non sono piccola, Conan.»<br />

«Mi chiamo Tristan, non Conan.»<br />

«Lasciamo perdere.» Liquidò la questione con un gesto. «Per essere<br />

uno schiavo del piacere, ti mancano alcune doti.»<br />

«Ah, sì?» Si alzò con una grazia sensuale in contrasto con la sua<br />

mole imponente. «Allora dovrò rimediare subito a questa tua<br />

impressione.»<br />

Julia si sentì il cuore in gola. «Non so cos'hai in mente, ma sono<br />

sicura che non mi piacerà.»<br />

«Ti piacerà, invece» le assicurò. «Do piacere alle donne da secoli e<br />

so esattamente dove toccarti per farti gridare.»<br />

Oh, Dio santo. «Non ne dubito, comunque ti giuro che non ho<br />

bisogno di una dimostrazione.»<br />

«Io credo di sì» replicò lui. Poi fece il giro del tavolo e si avvicinò a<br />

grandi passi decisi.


Chiedi sempre permesso<br />

prima di toccare la tua padrona<br />

3<br />

Con una velocità che avrebbe fatto invidia a Superman, il senso di<br />

colpa di Julia svanì, sostituito da confusione, panico e un pizzico di<br />

impaziente desiderio. «Cosa stai facendo?» chiese.<br />

Tristan si fermò a pochissima distanza da lei e posò le mani ai lati<br />

della sedia. Il suo corpo imponente le accendeva dentro un fuoco<br />

che, una volta attizzato, niente avrebbe potuto spegnere. «Ti sto<br />

dando una dimostrazione del piacere che posso farti provare»<br />

dichiarò con voce roca.<br />

Oh Dio santo, oh Dio santo, oh Dio santo. In preda a emozioni<br />

contrastanti, lei sentiva il cuore che batteva come un tamburo.<br />

Voleva baciarla? O... fare di più? «Non mi darai piacere in questa<br />

casa!» sbottò. Quella prospettiva la spaventava e affascinava allo<br />

stesso tempo. Tristan era uno sconosciuto, ma era anche bellissimo.<br />

Lui scoppiò di nuovo in una risatina sexy e profonda. «Allora<br />

dovrò pensare a qualcosa di spiacevole da farti» dichiarò.<br />

«Ehi, un momento! Non intendevo questo.» E, notando che si stava<br />

chinando, le labbra morbide e pronte a un bacio appassionato, si<br />

affrettò ad aggiungere: «Volevo dire... che mi darai piacere adesso».<br />

«È proprio quello che desidero, piccolo drago.»<br />

Irritata con lui e anche con se stessa, Julia strinse le braccia intorno<br />

al petto. Perché il suo cervello rifiutava di funzionare in presenza di<br />

un uomo deciso a corteggiarla?<br />

«Restando dal tuo lato della cucina» puntualizzò.<br />

Lui inarcò le sopracciglia scure. «Sei sicura?»<br />

«No. Sì, sì, sono sicura. Tu resta nel tuo lato e io resto nel mio.»<br />

«Se è questo il tuo ordine, lo farò.» E indietreggiò di due passi. La<br />

sua semplice presenza turbava la piccola Julia, e lui avrebbe mentito,


sostenendo che quella reazione non gli piaceva: il lieve tremito del<br />

corpo, le labbra dischiuse, le guance paonazze gli piacevano molto.<br />

Quella scoperta gli strappò un'imprecazione silenziosa; doveva<br />

opporre resistenza al suo fascino. Nel corso degli anni aveva servito<br />

moltissime donne di molti mondi diversi. A parte qualche rara<br />

eccezione, le sue guan ren – le sue padrone – erano state egoiste e<br />

stupide, pronte a dargli ordini e a fargli vuote promesse. Si<br />

aspettavano da lui un'obbedienza assoluta; alcune non erano<br />

interessate al sesso, ma approfittavano comunque del loro potere.<br />

Pulisci qui, schiavo. Massaggiami, schiavo. Accarezzami fino a farmi<br />

gridare di piacere, schiavo... aveva sentito ogni possibile richiesta.<br />

No, non doveva apprezzare quella donna... eppure fino a quel<br />

momento la piccola Julia aveva richiesto solo la sua assenza e la sua<br />

amicizia.<br />

Forse aveva vissuto nello scrigno troppo a lungo, per quello gli<br />

sembrava così attraente. O, forse, con i suoi intensi occhi verdi da<br />

drago gli ricordava il suo mondo lontano.<br />

Per un attimo si concesse di immaginare che con lei le cose<br />

potessero essere diverse, che Julia desiderasse solo la sua compagnia,<br />

ma presto il cinismo scacciò quell'accesso di ottimismo. Quante volte<br />

aveva sperato in un po' di compassione, per trovare soltanto<br />

egoismo e indifferenza?<br />

Innumerevoli.<br />

Ben presto anche lei avrebbe voluto la sua sottomissione, come<br />

tutte le altre, ma almeno portarla a letto non sarebbe stata una dura<br />

prova.<br />

Al momento il piccolo drago indossava solo delle mutandine e una<br />

camiciola bianca con sottili spalline, lasciando esposta al suo sguardo<br />

la maggior parte della pelle chiara. Aveva fianchi morbidi e seno<br />

sodo ed emanava un'inebriante fragranza femminile. I capelli sciolti<br />

sulle spalle mostravano una sinfonia di colori, dal castano scuro<br />

all'oro, con riccioli più chiari intorno al viso. Aveva gli zigomi alti e<br />

un grazioso nasino.<br />

Al primo sguardo, o magari anche al secondo, la sua bellezza non<br />

appariva evidente, ma più la studiava più apprezzava ciò che


vedeva: un affascinante miscuglio di coraggio e timidezza, pudore e<br />

sensualità.<br />

Era proprio la sua ritrosia ad attirarlo più di ogni altra cosa: quei<br />

continui ordini di starle lontano costituivano una sfida che lui non<br />

affrontava da secoli. Ogni volta che faceva un'allusione sessuale lei si<br />

agitava.<br />

Mmh... Doveva riflettere. Era già stato costretto a dare la caccia<br />

alle donne; alcune lo apprezzavano e forse Julia era una di quelle. In<br />

fondo il divertimento cominciava molto prima di incominciare a<br />

spogliarsi...<br />

No, quel gioco non le piaceva, concluse. Anzi, Julia irradiava<br />

paura. Era come un draghetto appena nato, incapace di volare via<br />

per sottrarsi a un pericolo imminente. Era sorpresa dai suoi approcci?<br />

Se ci avesse riprovato, si sarebbe ritratta di nuovo? La prospettiva di<br />

scoprirlo lo attirava.<br />

Ridacchiando, Tristan coprì ancora una volta la distanza tra di<br />

loro. Senza darle il tempo di reagire, si chinò ad annusarla. «Vedo<br />

che hai eliminato il cattivo odore.» Si accarezzò il mento e la studiò<br />

da capo a piedi. «Non sembri dolorante e le tue gambe sono lisce.»<br />

Lei lo guardò con adorabile confusione. «Di cosa stai parlando?»<br />

chiese.<br />

«Tempo fa mi hai detto che avevi bisogno di un bagno, avevi il<br />

ciclo e gambe villose come quelle di un uomo.» Abbassò lo sguardo.<br />

«Devo dire che ora mi sembrano perfette, snelle e lisce, adatte a<br />

stringere la vita di un uomo fino a provare un piacere completo.<br />

Sono contento che non porti più quelle coperture per le gambe»<br />

concluse con un sorrisetto allusivo.<br />

Intendeva i pantaloni, dedusse Julia.<br />

Arrossì di colpo e si rese finalmente conto della tenuta succinta che<br />

indossava. Sgranò gli occhi e corse fuori dalla cucina, le mani<br />

premute sulle natiche sode per nasconderle alla vista.<br />

Tristan ridacchiò.<br />

Poi però il divertimento si attenuò. Quella nuova guan ren poteva<br />

essere un tipo spassoso, ma lui non si divertiva certo ad appartenere


a una persona, obbligato a obbedire in tutto e per tutto.<br />

Quando Percen, sommo sacerdote dei Druinn, aveva saputo della<br />

maledizione di Zirra, aveva lanciato a sua volta un incantesimo,<br />

strappandole lo scrigno in cui Tristan era prigioniero. Era passato<br />

così da un mondo all'altro, da una padrona crudele all'altra.<br />

Percen lo aveva fatto per impedire che il grande signore mortale<br />

scoprisse che Zirra aveva rotto l'alleanza. Era un trattato fragile, ma<br />

almeno aveva fatto cessare le guerre tra mortali e Druinn. Se si fosse<br />

saputo che era stata infranta, sarebbe subito scoppiato un nuovo<br />

conflitto.<br />

Tristan odiava il ragionamento del sommo sacerdote, ma capiva le<br />

sue motivazioni.<br />

I ribelli mortali volevano controllare i Druinn e i ribelli Druinn<br />

volevano controllare i mortali. Nel tentativo di dominarsi l'un l'altro,<br />

uccidevano persone innocenti e distruggevano una terra un tempo<br />

prospera. Prima della maledizione, Tristan non vedeva l'ora di<br />

eliminarli entrambi. Amava la pace e l'armonia permesse<br />

dall'alleanza.<br />

Pace... Avrebbe più provato quella dolce sensazione? Durante i<br />

secoli di schiavitù aveva sopportato così tante angosce e umiliazioni<br />

che i ricordi lo facevano ancora rabbrividire. Era costretto a chiedersi<br />

quante altre donne avrebbe dovuto servire, nella sua vita infinita.<br />

Mille? Duemila? Si incupì. Dopo tante padrone, sarebbe dovuto<br />

essere abituato e scrollare le spalle al pensiero di un'altra donna,<br />

invece non era così.<br />

Pregava di ottenere la libertà, ma sapeva che non sarebbe mai<br />

arrivata.<br />

All'inizio aveva cercato una donna a cui donare il cuore, poi si era<br />

reso conto che, se si fosse innamorato e le avesse dichiarato i suoi<br />

sentimenti, nessuna magia l'avrebbe più legato al luogo dove si<br />

trovava. Sarebbe tornato su Imperia da solo, costretto a vivere senza<br />

il suo vero amore.<br />

«Amore» sbottò in tono disgustato. Quella parola costituiva una<br />

maledizione ancora peggiore di quella che lo teneva prigioniero.<br />

Amare una donna significava dover vivere senza di lei.


Non valeva la pena di soffrire tanto, decise.<br />

Si guardò intorno, notando particolari che la presenza di Julia<br />

aveva fatto passare in secondo piano. Lo spazio ristretto e il soffitto<br />

basso non attenuavano la bellezza delle decorazioni e<br />

dell'arredamento. Vasi colorati erano pieni di fiori freschi, un<br />

elegante tavolo intagliato era circondato di sedie dalla linea elegante<br />

e un bel tappeto era steso sul pavimento di legno lucido. Era tutto<br />

molto delicato e la sua mole imponente non si adattava a quegli<br />

spazi ristretti.<br />

Che razza di posto era l'America? Tutti i suoi abitanti erano minuti<br />

e attraenti come Julia? Pensare a lei gli procurò un'ondata di<br />

trepidazione, unita alla curiosità sui piani del piccolo drago per<br />

quella notte.<br />

Tra poco lo avrebbe scoperto.<br />

Lei tornò ancora rossa in viso ed evitò di incontrare il suo sguardo.<br />

Quando vide com'era vestita Tristan restò deluso: le gambe erano<br />

infilate in un lungo indumento nero e una blusa pesante, anch'essa<br />

nera, la ricopriva dalla vita al collo. A parte la faccia e le mani, non<br />

c'era un solo pezzetto di pelle visibile. Che peccato.<br />

«Dobbiamo metterti a letto.» Julia rimase sulla porta, come se non<br />

osasse avanzare oltre.<br />

Avrebbe potuto attenuare il suo imbarazzo, ma con quelle guance<br />

rosate e risplendenti appariva reduce da un vigoroso amplesso e<br />

pronta a ricominciare. Tristan non voleva fare niente che potesse<br />

intralciare quell'immagine, così rimase in silenzio.<br />

«Ebbene?» sbottò lei con una nota di impazienza nella voce. «Non<br />

dici niente?»<br />

«Dormirò con te.»<br />

«No!» Strinse le labbra e chiuse gli occhi, bloccando ogni traccia di<br />

emozione. Passò un momento in silenzio; quando tornò a guardarlo,<br />

la sua espressione mostrava una ferrea determinazione. «Non è<br />

necessario dormire nello stesso letto. Ho una camera degli ospiti;<br />

puoi usare quella.»<br />

«Sono il tuo schiavo del piacere. È mio dovere dormire con te.»


«Dovere?» Lei lo guardò come se l'avesse insultata. «Non credo<br />

proprio.»<br />

Tristan incrociò le braccia sul petto e appoggiò un fianco al<br />

bancone. Sedurre le donne era una seconda natura per lui, qualcosa<br />

di istintivo e in genere noioso. Il piacere che un tempo traeva da<br />

quel gioco era sparito da tempo, ormai si trattava solo di un<br />

compito da svolgere senza farsi coinvolgersi troppo. In quel<br />

momento però non si annoiava, anzi provava un'intensa eccitazione.<br />

Si era dimenticato di quello che poteva provare prendendo una<br />

donna perché la desiderava.<br />

«Perché dormire da sola, quando puoi approfittare del mio<br />

calore?» La sua voce calda e seducente in genere induceva le donne a<br />

socchiudere gli occhi e scioglieva ogni loro resistenza. «Sono qui per<br />

le tue esigenze, piccolo drago.»<br />

Julia lanciò un grido esasperato e batté un piede per terra. «Quante<br />

volte devo ripetertelo? Non voglio piacere da te.»<br />

Lui la fraintese di proposito. «Allora preferisci soffrire?» chiese. Non<br />

si era mai divertito tanto a punzecchiare una donna.<br />

Julia si lasciò sfuggire un grido strozzato, cui lui rispose con un<br />

sorriso sfacciato.<br />

«Vuoi che ti sculacci a mani nude o con una paletta?»<br />

«Questa conversazione è assurda.»<br />

«Ho bisogno di chiarimenti» insistette lui, facendo due passi avanti.<br />

«Alcuni trovano stimolanti le mani, altri preferiscono la paletta.»<br />

Julia si passò una mano sugli occhi. «Tutto questo non sta<br />

succedendo proprio a me. Non sono nella mia cucina con un uomo<br />

che ha visto il mio sedere e interpreta qualsiasi cosa dica come un<br />

invito sessuale. Sto di nuovo sognando. Una tortura del genere è<br />

troppo crudele per essere reale.»<br />

«No, piccolo drago, non ti sto torturando. Se però è questo il tuo<br />

desiderio, basta che me lo dica e procurerò al tuo corpo la tortura<br />

più deliziosa che abbia mai conosciuto.»<br />

«Basta!» Scura in viso, agitò un dito verso il suo petto. «Smettila<br />

subito, Mr. Come-sono-sexy.»


«Veramente mi chiamo Tristan.»<br />

«Non capisci il punto: basta parlare di sesso. Se provi a dire ancora<br />

una sola parola sul sesso acrobatico e sfrenato, ti taglio la lingua.<br />

Zitto» gli ingiunse, quando lui fece per rispondere. «Non dire niente<br />

per almeno un minuto.»<br />

Lui attese per il tempo richiesto. «Questo sesso acrobatico e<br />

sfrenato sembra interessante» commentò poi. «Magari dovresti<br />

spiegarmi meglio di cosa si tratta.»<br />

Aaargh! «Insomma, proprio non capisci? Non sono interessata a te<br />

in quel senso.»<br />

La guardò interdetto. «Non ti piaccio?»<br />

Lei distolse subito lo sguardo. «Non sei il tipo d'uomo che mi<br />

attrae.»<br />

Tristan aggrottò la fronte. Possibile che le cose fossero tanto<br />

cambiate, nelle ultime stagioni? Si esaminò da capo a piedi e non<br />

trovò nulla di grave: il suo corpo era forte e muscoloso come<br />

sempre e aveva ancora i capelli folti e tutti i denti.<br />

Le donne di quel mondo preferivano forse uomini grassi, calvi e<br />

sdentati?<br />

Desiderava Julia e non gli piaceva l'idea che lei non lo trovasse<br />

attraente. D'altra parte la sfida di farle cambiare idea lo eccitava.<br />

Se fosse stato là il suo amico Roake si sarebbe fatto una bella risata.<br />

Quel guerriero coperto di cicatrici e indurito da tante battaglie<br />

commentava spesso che Tristan aveva bisogno di qualche rifiuto.<br />

Essere respinto da una donna rafforzava il carattere.<br />

«Mi trovi brutto?»<br />

«Brutto?» Lo guardò a occhi sgranati. Come poteva farle una<br />

domanda del genere? Era come un antico piatto di porcellana<br />

dipinto a mano e pieno di dolci al cioccolato. «Tu non sei brutto.»<br />

La sua espressione sconcertata e lievemente ferita non scomparve.<br />

Julia sapeva bene cosa si provava a essere considerati poco<br />

attraenti e l'idea di aver provocato una simile sensazione a un altro<br />

la faceva stare male. «Parlo sul serio, Tristan. Non sei brutto e mi


dispiace se ti ho dato quest'impressione. A essere sincera sei uno degli<br />

uomini più belli che abbia mai incontrato.»<br />

«Vedo.»<br />

Lo fissò implorante. «Mi dispiace molto se ti ho turbato, o ti ho<br />

fatto sentire poco attraente. Parlo sul serio.»<br />

Tristan cercò di restare impassibile, ma quelle scuse sincere gli<br />

penetrarono nelle ossa come il dolce nettare dei petali<br />

di gartina. Una simile preoccupazione per i suoi sentimenti era<br />

qualcosa di nuovo e sconcertante. «Se sono così desiderabile,<br />

spiegami perché non ti interesso in quel senso.»<br />

«Sei così... Be', porti una spada.» Indicò l'arma con un dito<br />

tremante.<br />

Dunque aveva paura della sua lama possente.<br />

Il doppio senso gli strappò un sorriso. Le donne di ogni mondo<br />

avevano adorato la sua arma, aggrappandosi al senso di pericolo e<br />

di eccitazione che essa aggiungeva alla seduzione. A beneficio di Julia<br />

si esibì in un sospiro rassegnato, afferrò l'elsa della spada e la sganciò<br />

dalla cintura.<br />

«Una lama non deve farti paura. Quando vivevo su Imperia, avevo<br />

armi assicurate a tutto il corpo.»<br />

«Dio mio! Perché?»<br />

«Per sterminare i nemici, naturalmente.»<br />

Julia batté le palpebre. «Ti prego, dimmi che stai scherzando.»<br />

Tristan le rivolse un sorriso rassicurante. «Non preoccuparti. Tu<br />

non sei mia nemica.»<br />

«Ti ringrazio.»<br />

«Presto mi ringrazierai per molte altre cose.» Il metallo argenteo<br />

luccicò, mentre lui posava la spada sul tavolo, abbastanza vicina da<br />

poterla affettare in caso di bisogno. Inarcò le sopracciglia. «Così va<br />

meglio?»<br />

«Sì, grazie» rispose lei con palpabile sollievo.<br />

«Di niente.» Ora che aveva eliminato la sua unica obiezione<br />

l'avrebbe desiderato in quel senso, ne era sicuro. Julia confermò quel


agionamento umettandosi le labbra con la punta della lingua e<br />

Tristan trattenne il respiro, incapace di liberarsi dall'incantesimo: non<br />

riusciva a distogliere lo sguardo e voleva vedere ancora guizzare<br />

quella lingua rosea. Avvertì un'ondata di eccitazione che lo lasciò<br />

sconcertato e confuso: era passato moltissimo tempo dall'ultima<br />

volta che aveva avuto un'erezione spontanea e improvvisa come<br />

quella... per giunta provocata dalla semplice vista di una parte del<br />

corpo!<br />

Julia prese il cofanetto. «Ora che abbiamo chiarito le cose,<br />

possiamo andare a letto. Seguimi.» Si girò e si allontanò, facendo<br />

ondeggiare i fianchi nel ritmo seducente di un richiamo sessuale.<br />

Un richiamo a cui Tristan intendeva rispondere.


La tua padrona ha sempre ragione<br />

4<br />

Tristan lanciò un rapido sguardo alla spada e poi seguì Julia.<br />

Continuò a fissarle il sedere... davvero carino. Per Elliea, voleva<br />

sentire quei fianchi sotto di sé, sopra di sé, intorno a sé.<br />

L'idea di andare a letto con una donna lo eccitava, un fatto che lo<br />

scioccava ancora.<br />

Le sue parole successive dimostravano che lei era nella stessa<br />

situazione. «Ho proprio voglia di andare a letto» mormorò.<br />

«Anch'io, piccolo drago.»<br />

Attraversarono una stanza piena di ogni tipo di tesori: c'erano<br />

dipinti, bambole, libri, gioielli, recipienti e oggetti di vetro. Se non<br />

fosse stato tanto ansioso di affondare nel corpo di lei, di darle<br />

piacere almeno due volte, Tristan avrebbe esplorato volentieri<br />

quello strano rifugio.<br />

Julia si fermò di colpo al centro della stanza e si girò a guardarlo.<br />

«Chiudi gli occhi, per favore.»<br />

Lui obbedì senza discussioni e si odiò per quello, ma nel corso degli<br />

anni aveva imparato la lezione: doveva obbedire alla sua padrona,<br />

o soffrire. Sentì un rumore che non riuscì a identificare. Cosa stava<br />

combinando quella donna?<br />

«Ora puoi riaprire gli occhi.»<br />

Era lì davanti, come se non si fosse mossa, ma non teneva più in<br />

mano lo scrigno e lo guardava come se aspettasse che lui la<br />

intralciasse. Ovviamente non ne aveva alcuna intenzione.<br />

Nascondere il cofanetto era un gesto intelligente. Aveva perso il<br />

conto delle donne avide e ossessionate dal piacere che lo avevano<br />

rubato.<br />

«Da questa parte» disse, conducendolo in un corridoio stretto e<br />

buio. Non c'erano ninnoli, solo luci fissate ai muri, e l'aria era satura<br />

di una fragranza dolce, di zucchero e spezie. «Tu dormirai qui»


dichiarò, mostrandogli una piccola camera da letto.<br />

Tristan si guardò intorno: un mobiletto di sequoia, un tavolino da<br />

toilette con lo specchio, impalpabili tende color vino rosso e cuscini<br />

turchesi. «Che animale è quello?» chiese, indicando una bestia di<br />

alabastro da cui spuntavano foglie verdi.<br />

«È una statuina che rappresenta un elefante.»<br />

«E quello?» Scuro in volto, timoroso della risposta, indicò una<br />

piccola struttura simile a una scatola.<br />

«Il tuo letto.»<br />

Proprio come sospettava. «Un bambino non ci starebbe mai e<br />

tanto meno due persone.»<br />

«Il letto è abbastanza grande per una e tu ci dormirai da solo.»<br />

Julia cominciò a mordicchiarsi la bocca, un gesto che Tristan amava<br />

e odiava allo stesso tempo. Le labbra erano spettacolari, così<br />

morbide, rosee e carnose. Erano del tipo che spingeva un uomo a<br />

combattere mille battaglie, pur di baciarle. La prossima volta che<br />

avesse fatto quel gesto, lui avrebbe lenito il dolore nell'unico modo<br />

che conosceva, con la lingua. Lo giurava su Elliea. «Non dormirò da<br />

solo. Dormirò con te» replicò.<br />

Lei si guardò intorno come un animale in trappola che cerca di<br />

fuggire. «Mi pareva che ormai fosse chiaro dove avrebbe dormito<br />

ognuno di noi.»<br />

«Non voglio darti piacere in un letto così piccolo. Dobbiamo<br />

trovarne uno più grande, visto che penso di procurarti un orgasmo<br />

dietro l'altro.»<br />

«Orgasmo?» ansimò lei con voce strozzata. «Uno dopo l'altro?»<br />

Ripeté quel suono strozzato.<br />

L'aveva spaventata così tanto che rischiava di soffocare?<br />

Preoccupato, Tristan le diede una pacca tra le scapole, poi un'altra.<br />

«Sto... bene... grazie. Smettila!» proruppe lei tra un colpo e l'altro.<br />

Lui obbedì, ma le mani rimasero sulla sua schiena. «Non ti sei fatta<br />

niente?»<br />

Lei si inarcò e si stirò tutta. «A parte qualche osso rotto, sono a


posto» rispose secca.<br />

Ossa rotte? Tristan le passò le mani su e giù per il corpo morbido e<br />

femminile. Le spalle erano esili, i fianchi voluttuosi e il seno sodo e<br />

generoso. I capezzoli erano rosa, scuri o una via di mezzo?<br />

Premevano turgidi contro la blusa e lui ne accarezzò uno con la<br />

punta di un dito, facendola trasalire, ma non protestare.<br />

Incoraggiato, passò all'altro. «Le tue ossa non sembrano rotte»<br />

sussurrò, accarezzandole l'orecchio con il respiro caldo.<br />

«Scherzavo» rispose lei con un filo di voce.<br />

«Dunque stai bene?»<br />

Julia annuì e riprese a mordicchiarsi il labbro inferiore. «Sì.<br />

Promesso.»<br />

Ecco che si tormentava di nuovo la bocca. Fedele alla parola data,<br />

si chinò fino a quando le loro labbra furono vicinissime. «Mi fa<br />

piacere, visto che ora intendo assaggiarti.»<br />

Julia non si tirò indietro e non cercò di respingerlo, però lo guardò<br />

come se avesse parlato una lingua straniera. Poi sgranò gli occhi<br />

verdi. «Ecco, io... non sono sicura...»<br />

«Niente prediche. Non adesso.» Le affondò le dita nei capelli,<br />

attirandola più vicina e facendola sussultare. «Guardami, Julia» le<br />

ordinò, notando che aveva abbassato le palpebre.<br />

Lei obbedì lentamente. Tristan sapeva che cosa gli avrebbe letto<br />

negli occhi: un bisogno avido e primordiale. La desiderava, voleva<br />

dimenticare ciò che lo circondava, chi e cos'era, perdersi anche solo<br />

per un momento e trovare nuova forza nell'abbraccio familiare di<br />

una donna.<br />

«La mia lingua brucia dalla voglia di assaporarti, le mie mani<br />

formicolano dal bisogno di toccarti e il mio membro brama di<br />

affondare nel tuo centro ardente. Lascia che ti possieda.»<br />

Gli occhi verdi si accesero di passione e le palpebre si succhiusero,<br />

era l'immagine stessa del desiderio. Una forza invisibile sembrava<br />

attirarla sempre più vicina, fino a quando il corpo duro di Tristan<br />

circondò la sua morbidezza.<br />

Lui si sentì avvolgere dal profumo erotico, che lo faceva pensare al


chiaro di luna e alla luce delle stelle. Posò le mani sulla pelle<br />

morbida della nuca e l'attirò a sé, accorgendosi subito che quel<br />

corpo minuto e morbido si adattava alla perfezione al suo. Si<br />

sarebbe trovato ancora meglio dentro di lei. Le sfiorò le labbra una,<br />

due volte, indugiando nella speranza di assorbirne la dolcezza.<br />

Il suo respiro gli accarezzò il naso e le guance, mentre aspettava un<br />

invito a gustare ciò che lo aspettava. La bocca di Julia però rimase<br />

chiusa e lui ne seguì il contorno con la lingua provocando solo un<br />

gemito basso e tremolante, che lo investì come un'ondata lenta ed<br />

erotica, piegandogli le ginocchia.<br />

«Apriti per me» la incitò.<br />

Lei lo sorprese obbedendo senza esitare.<br />

Tristan insinuò la lingua e cominciò a eseguire una lenta danza,<br />

accarezzandola e ritirandosi. All'inizio Julia lo assecondò con<br />

delicatezza, come se stesse esplorando e imparando, poi la diga del<br />

ritegno crollò e lei aumentò il ritmo e l'ardore. Premette le labbra<br />

contro le sue, gli cinse la schiena gemendo e affondò le unghie nella<br />

carne. La passione rendeva ancora più inebriante il suo sapore, un<br />

miscuglio di desiderio selvaggio e passionalità ancora intatta.<br />

«Che delizia» sussurrò lui. Si costrinse a tirarsi indietro un attimo per<br />

acquistare un po' di distacco. «Ne voglio ancora.»<br />

«Anch'io.» Lo attirò di nuovo a sé, tenendolo stretto e mosse i<br />

fianchi avanti e indietro, in un gesto che non aveva più nulla di<br />

innocente.<br />

La forza dell'urgenza la rendeva sempre più scatenata e Tristan<br />

aggrottò la fronte confuso: non aveva mai incontrato una donna che<br />

si eccitasse così in fretta. «Julia?»<br />

«Non fermarti» ansimò lei. Ogni volta che il punto tra le sue cosce<br />

sfregava contro l'erezione lo stringeva in una morsa sempre più<br />

intensa, quasi disperata. Tutte le sue dichiarazioni pudibonde non<br />

contavano: ormai era chiaro che aveva bisogno di una soddisfazione<br />

immediata.<br />

Lui le piaceva in quel senso.<br />

Invaso da un profondo compiacimento, immaginò di soddisfarla in


tutti i modi che conosceva.<br />

«Non mi basta mai» mugolò lei, continuando quell'intensa frizione.<br />

Il respiro era ansante e gli occhi chiusi. «Me lo hai promesso...<br />

dammi di più.»<br />

A quell'invito il membro si indurì al punto di fargli quasi male.<br />

Tristan sapeva che Julia era bagnata, così bagnata che non avrebbe<br />

avuto alcuna difficoltà a scivolare in lei. «Ti darò tutto» promise,<br />

ansimando a propria volta. «Te lo giuro.»<br />

Quando le prese le labbra, non dovette chiederle di aprirle: la sua<br />

lingua gli andò incontro fremente, mentre i denti si urtavano con<br />

violenza. Lei gli mordicchiò il labbro inferiore come se volesse<br />

divorarlo, intrecciando le gambe e sfregandosi con ardore contro la<br />

sua erezione, mentre le carezze si facevano sempre più audaci.<br />

Julia era come fuoco liquido combinato con una violenta tempesta<br />

e Tristan voleva spingersi in profondità dentro di lei, percepire le sue<br />

pareti interne che lo serravano mentre cercava sollievo, voleva<br />

sentirla fremere di piacere mentre stringeva il suo corpo nudo e<br />

trovava l'appagamento in lei.<br />

Erano bastati un bacio e qualche carezza per scatenare tutti quei<br />

desideri. Inconcepibile.<br />

Un bacio non sarebbe dovuto essere così meraviglioso, così<br />

magico, non avrebbe dovuto consumarlo e spingerlo a desiderare<br />

l'impossibile, eppure stava accadendo. A ogni pressione delle loro<br />

lingue intrecciate, a ogni contatto tra i loro corpi avvinti, lui<br />

desiderava che le loro anime si unissero e i cuori battessero<br />

all'unisono.<br />

Desiderava che durasse per sempre. No, impossibile.<br />

Non aveva mai sentito prima quel richiamo, quel bisogno che<br />

un'altra persona facesse parte di lui. Julia non c'entrava, ragionò; era<br />

solo il proprio bisogno di conquista a causare quelle strane<br />

sensazioni.<br />

Sì, era così. La piccola Julia si stava dimostrando più eccitante di<br />

quanto avesse immaginato e il suo istinto di guerriero esigeva che la<br />

conquistasse. Poteva anche avere il sapore dell'ambrosia e il profumo<br />

dei petali di gartina, ma non significava niente di più di tutte le altre


donne con cui era stato.<br />

Non era speciale.<br />

Deciso a dimostrare a se stesso di poterla prendere e restare<br />

distaccato, le tempestò di baci la mascella, il collo e la clavicola,<br />

mantenendo però una patina di freddezza. Julia non era niente, si<br />

ripeté. Solo un'altra guan ren.<br />

«Ora ti toglierò i vestiti, nixa» annunciò.<br />

«Sì, io...» Lei si interruppe: c'era qualcosa di sbagliato, di diverso.<br />

Ora Tristan era freddo, rude e del tutto indifferente.<br />

Si distaccò dal fuoco sensuale che la divorava e riacquistò pian<br />

piano il buon senso. Non poteva più ignorare alcuni particolari<br />

rivelatori: Tristan non respirava con affanno, non si dimenava<br />

fremente e senza fiato come lei, anzi si muoveva con spassionata<br />

abilità.<br />

La sua espressione era impassibile, gli occhi privi di emozione, le<br />

labbra dure e salde. Non sembrava un amante appassionato, ma uno<br />

schiavo che eseguiva con distacco gli ordini della padrona. In realtà<br />

non la desiderava; stava solo recitando una parte. Si sentì contrarre<br />

lo stomaco per la nausea e l'imbarazzo.<br />

Tristan cominciò a sfilarle la blusa dalla testa con movimenti calmi<br />

e sicuri.<br />

«No.» Si tirò indietro di scatto. Voleva allontanarsi da lui e dalla<br />

forza magnetica di quel corpo sensuale.<br />

Sono un'idiota.<br />

Perché non l'aveva respinto appena aveva cominciato a toccarla?<br />

In fondo conosceva già la risposta: quando Tristan l'aveva tastata in<br />

cerca di ferite o fratture, ogni sua fantasia si era all'improvviso<br />

trasformata in realtà. Sensazioni intense, rude virilità, desiderio<br />

totale.<br />

Desiderava ancora le sue carezze e il suo sapore. Lui le aveva<br />

passato la lingua sulle labbra e palpato il seno e lei si era sentita<br />

trafiggere come se fosse stata colpita da un fulmine. Il desiderio si era<br />

acceso nel suo ventre e tra le gambe e i capezzoli si erano inturgiditi.<br />

Per la prima volta in vita sua Julia aveva provato un desiderio


autentico e divorante. Ogni cellula del suo corpo si era risvegliata,<br />

pronta a sensazioni che non capiva, ma voleva sperimentare con<br />

disperata intensità. Il sapore di Tristan era più squisito del cioccolato.<br />

Muoveva la lingua, il corpo e le mani in modo così esperto da darle<br />

un piacere folgorante. Mentre ricordava quei momenti meravigliosi,<br />

le sfuggì dalle labbra un suono sognante e appassionato. Voleva<br />

baciarlo e assaporarlo di nuovo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per<br />

provare ancora quelle sensazioni.<br />

Batté le palpebre e si rese conto che stava di nuovo perdendo il<br />

controllo. E questa volta Tristan non l'aveva nemmeno toccata!<br />

Com'era possibile che un uomo le facesse un effetto simile? E com'era<br />

possibile che lui restasse così indifferente?<br />

Era davvero così difficile desiderarla?<br />

Sì, lo era, ammise, lottando contro un'improvvisa ondata di<br />

tristezza e autocommiserazione. Se avesse avuto più esperienza,<br />

avrebbe potuto consolarsi ricordando tutti gli uomini che aveva<br />

lasciato in uno stato di esausta soddisfazione sessuale e invece non<br />

poteva farlo. Probabilmente lui era un mago a letto e aveva più<br />

esperienza di molte pornostar, mentre lei baciava come una<br />

vecchietta novantenne con problemi di cuore.<br />

A quel pensiero la poca sicurezza che le era rimasta si infranse e un<br />

disagio atroce la invase. Non avrebbe mai più potuto baciare<br />

Tristan, nonostante il piacere che ogni suo minimo tocco le<br />

procurava. Con lui si sarebbe preoccupata di non essere all'altezza, di<br />

non riuscire a soddisfarlo, di non essere abbastanza esperta e<br />

femminile.<br />

Quando le loro labbra si erano incontrate per la prima volta, però,<br />

non aveva pensato a niente, tranne alla calda pressione del suo<br />

corpo e a tutte le cose perverse che potevano fare l'uno all'altro.<br />

Scosse la testa: era stato solo un colpo di fortuna che non si<br />

sarebbe più ripetuto. Se il suo distaccato amante l'avesse baciata<br />

ancora, lei si sarebbe preoccupata dell'alito cattivo, si sarebbe chiesta<br />

se il suo corpo non gli piacesse, o se lo stesse annoiando.<br />

O magari era già successo.<br />

In quel momento Tristan non la stava più baciando e la cosa la


preoccupava. La trovava un disastro in campo sessuale, ne era sicura.<br />

Per quello era diventato così indifferente; probabilmente stava<br />

ridendo dei suoi patetici tentativi.<br />

Julia studiò il suo viso in cerca di un'espressione di divertito<br />

compatimento e invece vi lesse confusione... e desiderio!<br />

No, impossibile. Non la desiderava. Vedeva ciò che voleva vedere,<br />

non ciò che c'era davvero.<br />

«Andiamo a letto.» La sua voce calda e profonda ruppe il silenzio.<br />

La prese per un braccio, ma Julia si divincolò, usando la rabbia<br />

come uno scudo. Tutto, pur di non gettarsi di nuovo tra le sue<br />

braccia.<br />

«Tu dormirai – o qualsiasi altra cosa vorrai fare – da solo» stabilì.<br />

Lui la guardò torvo. «Da solo? Non direi. Non si può baciare un<br />

uomo con tanta passione, se non lo si vuole nel proprio letto.»<br />

«Passione?» ripeté lei deliziata. «Non lo stai dicendo tanto per<br />

dire?»<br />

«Ne saresti contenta?»<br />

Cosa significavano quelle parole? «Lascia perdere» borbottò. «Vai a<br />

letto. Ci vediamo domattina.»<br />

«Dobbiamo discutere di nuovo di dove dormirà ognuno di noi?»<br />

protestò.<br />

«Sì, fino a che non capirai la situazione» rispose lei ostinata.<br />

«Questa è la tua stanza» chiarì indicandola. «E quella è la mia»<br />

aggiunse, accennando a un punto più avanti lungo il corridoio.<br />

«Non porto più la spada, come avevi chiesto. Ora passerai la notte<br />

con me.»<br />

Per essere un uomo che accontentava tutti i desideri delle donne,<br />

aveva bisogno di istruzioni costanti. «Non dormiremo insieme»<br />

ribadì Julia con forza, esasperata.<br />

«Julia» la chiamò con dolcezza. Ogni traccia di collera svanì come<br />

cubetti di ghiaccio nel deserto. Abbassò le ciglia e dischiuse le labbra.<br />

«Non c'è mai un buon motivo per negarsi il piacere.»<br />

«Ti ho già detto che non mi interessi sessualmente.» Il tono era


forte e sicuro, da donna che sa cosa vuole e cosa non vuole; perché<br />

allora non si sentiva così?<br />

«Ho già dimostrato che questa è una bugia. Appena ti ho toccata<br />

sei diventata fuoco liquido. Le tue gambe mi hanno tenuto stretto,<br />

imprigionandomi contro di te, le labbra sulle mie, il corpo avvinto al<br />

mio. Se ora ti toccassi tra le cosce, sono sicuro che ti troverei<br />

bagnata. Dunque non dirmi che non vuoi avere a che fare con me<br />

sessualmente.»<br />

Julia aveva la lingua incollata al palato, così scelse la via di fuga più<br />

vigliacca: senza rispondere, si girò e corse in camera sua, sbattendosi<br />

la porta alle spalle.<br />

Poi chiuse gli occhi e si lasciò cadere sul letto.<br />

Si era proprio cacciata in un mare di guai.


Puoi contribuire alla conversazione<br />

solo con due parole: sì e padrona<br />

5<br />

Tristan andò su e giù per il corridoio a lungo, maledicendo a ogni<br />

passo le donne per la loro volubilità. Maledisse anche se stesso: non<br />

era riuscito a mantenersi distaccato. Desiderava Julia e aveva cercato<br />

di costringerla a vedere le cose come lui. Un peccato minuscolo, in<br />

realtà, in confronto a quello di lei, che lo aveva fatto bruciare di<br />

desiderio, per poi respingerlo.<br />

Su Imperia non sarebbe mai successo. Là le donne cadevano ai suoi<br />

piedi.<br />

Imperia. Solo pensare al suo mondo gli procurò un senso di<br />

solitudine e perdita così profondo che gli parve di essere tagliato in<br />

due. Non avrebbe più rivisto la sua casa, l'erba bianca che<br />

ondeggiava, il cielo multicolore, i draghi che volavano maestosi.<br />

Non avrebbe più visto i quattro soli che sorgevano separati e le lune<br />

che apparivano insieme. Non avrebbe mai saputo se il suo amico<br />

Roake si era sposato e aveva avuto dei figli.<br />

Non avrebbe mai conosciuto la vita e la morte degli amici e dei<br />

familiari. Ormai erano morti per lui, visto che erano vissuti durante<br />

l'altra sua esistenza. Le persone e i luoghi che erano stati tanto<br />

importanti erano ridotti a una nebbia nella sua mente, a volte<br />

tangibile, altre vaga e impalpabile. Non avrebbe distinto la loro<br />

presenza, se non per una fragranza che ancora aleggiava nell'aria.<br />

Eppure soffriva ancora per la loro perdita. Soffriva perché non<br />

avrebbe avuto una casa sua, non avrebbe più conosciuto una vera<br />

amicizia, ma solo i capricci e i mutevoli desideri delle sue guan ren.<br />

L'amarezza, un'emozione che si permetteva di rado, ma che ora<br />

non poteva fermare, lo avvolse in una coltre di disperazione così<br />

assoluta da strappargli quasi un gemito di dolore fisico. Fissò lo<br />

spazio vuoto che lo circondava: corrispondeva a quello che sentiva<br />

dentro di sé, ma in genere riusciva a nasconderlo. Aveva perso il


futuro, le persone amate, forse anche l'anima.<br />

Che cosa lo aspettava, se non un'eterna schiavitù? La disperazione<br />

si unì all'amarezza in una lotta accanita contro la sua determinazione<br />

e ogni emozione lo lasciò ferito e vulnerabile. Solo l'orgoglio gli<br />

impedì di arrendersi e invocare Zirra, implorandola di liberarlo. Lei<br />

non lo avrebbe ascoltato, ma a volte quel desiderio rimaneva. E solo<br />

l'orgoglio lo fermò: gli aveva procurato molto dolore, ma era anche<br />

l'unica cosa che lo aveva mantenuto sano di mente.<br />

I suoi passi divennero sempre più agitati. Le ossa bruciavano per il<br />

tormento provocato da quelle intense emozioni. Doveva distrarsi,<br />

doveva perdersi nel corpo di una donna – di Julia. Il sesso cancellava<br />

dalla mente anche solo per un momento l'acre consapevolezza del<br />

passato e del futuro. Tristan controllava il piacere e quindi la donna.<br />

Quella donna, però, non lo voleva.<br />

Strinse le mani a pugno lungo i fianchi. Ebbene, sarebbe dovuto<br />

ricorrere a tutte le sue arti per sedurla, mantenendosi, però, sempre<br />

freddo e distaccato.<br />

Scuro in viso, si avvicinò alla porta della camera e si fermò: non<br />

poteva entrare senza il suo permesso. Quel pensiero lo irritò ancora<br />

di più. Per Elliea, odiava prendere ordini. Lo aveva sempre odiato.<br />

Un tempo era un guerriero del corpo più scelto di Imperia e gli anni<br />

di schiavitù non avevano distrutto i suoi istinti.<br />

Un guerriero dava ordini, non li prendeva.<br />

Teso per la frustrazione, provò la maniglia e rimase sorpreso<br />

quando questa girò con facilità. «Posso entrare, Julia?» chiese in<br />

fretta. Odiava il solo sapore di quella richiesta.<br />

«Perché?» rispose lei con voce soffocata. «Ti ho già detto che noi...<br />

noi non...»<br />

«Non sono venuto a chiedere i tuoi favori, se è questo che<br />

desideri.» Da bambino aveva passato troppi anni a implorare in<br />

ginocchio vestiti, cibo e affetto e i suoi sforzi erano sempre stati<br />

ricompensati con dolore e umiliazione. Non avrebbe mai dato quel<br />

potere a un altro. Lo aveva dimostrato a Zirra e avrebbe fatto lo<br />

stesso con Julia.


«Non voglio niente da te» dichiarò lei. «Voglio solo dormire. Da<br />

sola.»<br />

Dunque non voleva che strisciasse e si umiliasse. Si rilassò. «Devo<br />

accertarmi che la tua camera sia ben chiusa contro eventuali<br />

intrusi.» Prima di spogliarti e sedurti.<br />

Cadde un silenzio pesante, rotto alla fine da un sospiro. «Va bene,<br />

entra» concesse lei.<br />

Tristan si fece avanti. Una luce cristallina scendeva dal soffitto,<br />

illuminando la stanza. Su Imperia veniva dalle gemme lamori, pietre<br />

vive, ma in altri mondi aveva visto luci simili a quella e anche più<br />

elaborate, così non vi fece caso.<br />

Julia era seduta in un grande letto dalle lenzuola rosa con<br />

decorazioni verde menta. Aveva le ginocchia accostate al petto e i<br />

lunghi capelli color miele le incorniciavano il viso come raggi di sole,<br />

ricadendo sulle spalle e le braccia snelle.<br />

I loro occhi si incontrarono per un attimo, poi lei li distolse, rapida.<br />

Inspirò ed espirò con forza e tornò a fissarlo. «Non volevo essere<br />

così villana» dichiarò. «È solo che... non so cosa mi sta succedendo.<br />

Qualche giorno fa ho mostrato il dito medio a un uomo e l'ho<br />

scostato a gomitate per entrare per prima nel mercatino delle pulci.<br />

Poi ho preso a male parole un assassino pervertito armato di spada...<br />

ossia te, anche se ormai non ti considero più un assassino.»<br />

Tristan inarcò le sopracciglia. «Mi consideri ancora un pervertito?»<br />

«No, certo che no.» Sospirò desolata. «Cosa c'è che non va in me?<br />

In genere sono riservata e non parlo a sproposito, eppure sono<br />

riuscita a insultarti più volte e mi dispiace. Tanto. Non volevo<br />

ferirti.»<br />

Tristan si aspettava rabbia e resistenza, invece lei si scusava e si<br />

mostrava pentita. Nessun'altra donna si era mai comportata in quel<br />

modo con lui. Chiuse gli occhi un attimo, senza saper bene come<br />

rispondere.<br />

Che cosa doveva fare? Pareva che la seduzione non funzionasse.<br />

Lei meritava molto di più di quello che poteva darle.<br />

«Non devi scusarti, piccolo drago. Mi è piaciuto stare con te.»


Finalmente lo guardò. «Lo dici tanto per parlare, lo so, ma ti<br />

ringrazio ugualmente» dichiarò timidamente.<br />

Lui stava per replicare, ma le sue parole successive lo fermarono.<br />

«Mi dispiace anche per il bacio. Non pensavo che la situazione mi<br />

scappasse di mano e non volevo prenderti in giro.»<br />

Appariva così seria e preoccupata dei suoi sentimenti... Il fatto che<br />

una padrona si scusasse e lo coprisse di premure era una situazione<br />

del tutto nuova. Era la seconda volta che tentava di consolarlo.<br />

«Allora mi perdoni?» gli chiese.<br />

«Sì. Come novellina, non sapevi bene cosa fare.»<br />

Il mento iniziò a tremarle. «Te ne sei accorto, eh? Della mia<br />

inesperienza, intendo.»<br />

«Sì. Il nostro bacio è finito troppo in fretta. Una donna più esperta<br />

avrebbe continuato.»<br />

«Oh...»<br />

La risatina di Tristan risuonò nella stanza mentre controllava che le<br />

finestre fossero ben chiuse. Si chinò a cercare sotto il letto, dove<br />

trovò solo vecchie scatole polverose, si avvicinò al cassettone di<br />

mogano e frugò nell'armadio. La quantità di vestiti contenuta in<br />

quello spazio ristretto era incredibile. Come poteva una donna così<br />

minuta indossarli tutti?<br />

«Ehi, un momento! Stai frugando tra la mia roba» protestò Julia<br />

irritata.<br />

«La tua roba ha bisogno di organizzazione. Qui dentro potrebbero<br />

nascondersi dieci uomini senza che tu te ne accorga.»<br />

«Nessuno si nasconde nel mio armadio. E dieci uomini non ci<br />

starebbero mai.»<br />

«Così pensa una persona destinata a essere colta di sorpresa.»<br />

Julia si irrigidì. «Per tua informazione, io controllo l'armadio tutti i<br />

giorni.»<br />

«Allora spiegami cos'è questo, piccolo drago.» Emerse tenendo tra<br />

le mani un vestito a fiori giallo, verde e arancione, con una gran<br />

massa di fogliame sul fianco. «Questo è l'indumento più orrendo che


abbia mai visto. La tua gente si veste davvero così?»<br />

Lei sollevò il naso in aria, offesa, facendogli temere un'altra<br />

predica. «Questo è un autentico vestito in stile anni Sessanta» si limitò<br />

a dichiarare.<br />

«È orrendo.» Glielo lanciò con gli occhi brillanti di malizia.<br />

«Indossalo.»<br />

Lei lo prese al volo. «Neanche per sogno. Perché non te lo metti<br />

tu?»<br />

«Gli uomini portano corazza e armi, Julia, non abiti femminili.»<br />

«Alcuni sì.»<br />

Doveva essere una battuta. Eppure la sua espressione era seria.<br />

«Quale uomo andrebbe mai in giro vestito da donna?»<br />

«Ad alcuni piace» ripeté lei. «Lasciamo perdere. E ora vuoi uscire<br />

dalla mia camera, per favore? È ora di darsi la buona notte. E non<br />

tornare qui per nessuna ragione» aggiunse.<br />

«Proprio nessuna?»<br />

«Esatto.»<br />

Tristan incrociò le braccia sul petto. «E se una strega cercasse di<br />

bollirti viva?»<br />

«Le darei la sua scopa in testa.»<br />

«Se i demoni della notte ti attaccassero?»<br />

«Mi metterei a urlare.»<br />

Lui fece schioccare la lingua. «Se potessi passare la notte con te,<br />

piccolo drago, urleresti più e più volte.» Dal tono, era chiaro che si<br />

riferiva a grida di piacere, non di terrore. «Visto che vuoi rimanere<br />

sola, potrai solo immaginare.» Se ne andò e si chiuse la porta alle<br />

spalle con fermezza.<br />

Maledizione, pensò Julia.<br />

Potrai solo immaginare, aveva detto, e in effetti stava andando<br />

proprio così.<br />

Passò la notte a girarsi e rigirarsi nel letto, immaginando il corpo<br />

nudo di Tristan avvinto al proprio, la sua lingua e le sue mani che le


facevano ogni tipo di cosa.<br />

In quelle fantasie lei era una donna selvaggia, sfrontata e<br />

insaziabile. Gli graffiava la schiena, urlava il suo nome e gli prendeva<br />

il membro in bocca succhiando e leccando.<br />

Di più, dammi di più sussurrava in sogno.<br />

Per te e per nessun'altra le assicurava lui con voce suadente.<br />

Ancora. Più forte lo implorava lei.<br />

Lui scoppiava in una risatina. Adoro darti piacere.<br />

Basta parole. Solo piacere.<br />

Varie volte fu tentata di chiamarlo e pregarlo di trasformare quei<br />

sogni in realtà, alla fine preferì soffrire in silenzio. Era una stupida?<br />

Probabile.<br />

Il suo corpo bramava quell'uomo, ma l'orgoglio esigeva di<br />

concedersi solo a qualcuno che la desiderasse davvero. Come<br />

schiavo del piacere, Tristan era obbligato a soddisfare la sua padrona<br />

anche se la trovava ripugnante. E Julia non voleva che lo facesse per<br />

dovere. Sarebbe stato troppo patetico.<br />

Sì, era proprio patetica. In segreto Julia aveva sempre desiderato<br />

un'esistenza da fiaba: voleva un uomo che la considerasse la donna<br />

più bella del mondo, che l'amasse con passione e la venerasse come<br />

una dea. Ok, forse l'ultima pretesa era un po' eccessiva, ma il sogno<br />

del lieto fine, del vissero per sempre felici e contenti non era mai<br />

svanito. E non sarebbe svanito mai.<br />

Là fuori doveva pur esserci qualcuno per lei. Lo implorava spesso;<br />

se l'avesse trovato, forse sarebbe riuscita a sentirsi finalmente<br />

contenta e soddisfatta.<br />

Chiuse gli occhi, scacciò dalla mente l'immagine di Tristan e si<br />

raffigurò il tipo d'uomo che l'avrebbe trovata desiderabile senza<br />

intimidirla. Aveva lineamenti comuni, ma un sorriso caldo e gentile,<br />

non era molto più alto di lei, era garbato, tenero e un po' timido e<br />

soprattutto non la faceva mai sentire stupida, poco attraente o<br />

inadeguata.<br />

Era chiedere troppo?


No, decise. In effetti, più pensava al suo uomo ideale, più questo<br />

assumeva le fattezze di Peter, il suo nuovo vicino. Aveva i capelli<br />

castani, gentili occhi nocciola e un sorriso affabile. Non era attratta<br />

da lui sul piano fisico, ma stava bene in sua compagnia. C'era un solo<br />

problema: le poche volte che avevano parlato Peter non sembrava<br />

molto interessato a lei.<br />

Non ti sei comportata come se lui ti interessasse, ricordò a se stessa.<br />

Un sospiro le sfuggì dalle labbra. Come avrebbe reagito Peter, se<br />

l'avesse chiamato per invitarlo a uscire insieme? Sarebbe caduto in<br />

ginocchio ringraziandola, o le avrebbe chiesto di non telefonargli<br />

mai più? All'improvviso decise che non si curava della sua reazione:<br />

lo avrebbe chiamato per invitarlo a cena. Quel giorno. In quel<br />

momento.<br />

Be', magari la mattina dopo.<br />

La sicurezza cominciò ad abbandonarla. Sprofondò sotto le coperte<br />

e ricordò il primo e unico appuntamento della sua vita.<br />

Aveva sedici anni ed era molto timida, anche se la vivacità non le<br />

mancava. Brian Davidson, il ragazzo più popolare della scuola,<br />

l'aveva invitata a cena fuori. Julia aveva una cotta tremenda per lui<br />

da anni e così aveva stupidamente accettato.<br />

La sera dell'appuntamento avevano mangiato una pizza e parlato<br />

delle loro vite. Lui era così carino e premuroso che a lei pareva di<br />

fluttuare su un arcobaleno, pronta ad abbandonarsi a sogni<br />

romantici. Non aveva notato i suoi sguardi ansiosi in direzione della<br />

porta, o la risata un po' stridula e forzata.<br />

Più tardi Brian l'aveva condotta a casa sua in macchina. I genitori<br />

erano fuori città, così erano soli. O almeno così aveva pensato lei.<br />

Avevano parlato ancora e Julia aveva ammesso quanto le piaceva<br />

e quanto desiderava che la sua prima volta fosse con lui. Brian aveva<br />

sorriso e si era chinato per baciarla, ma i suoi occhi erano rimasti<br />

freddi. Un attimo prima che le loro labbra si incontrassero, una voce<br />

profonda e scandalizzata aveva chiesto: «Cacchio, Bri, non vorrai<br />

mica baciare Julia la Racchia? Ti abbiamo sfidato a uscire con lei, non<br />

a fartela sul divano».<br />

Hunter Stevens, il miglior amico di Brian, era entrato in salotto,


seguito da altri tre ragazzi. Tutti erano piegati in due dal ridere.<br />

«Brian, sei meraviglioso» aveva tubato uno di loro, imitando il<br />

tono rapito di Julia. «Stavo per vomitare.»<br />

Brian si era tirato indietro di scatto, distogliendo lo sguardo da lei<br />

con aria colpevole. «Dovevo farla tacere, no?» aveva borbottato a<br />

mo' di giustificazione. «Perché diavolo ci avete messo tanto? Un altro<br />

secondo e avrei dovuto adottare misure disperate.»<br />

Mentre i ragazzi continuavano a sbellicarsi dalle risate e a<br />

schernirla, lei aveva chiamato a raccolta tutto l'orgoglio e se ne era<br />

andata a testa alta. Mentre tornava a casa, però, la diga che<br />

conteneva le emozioni si era rotta, lasciandola in preda a un'ondata<br />

travolgente di umiliazione e dolore. Era caduta in ginocchio e aveva<br />

singhiozzato fino a non avere più lacrime.<br />

Quella notte aveva distrutto tutta la sua sicurezza, che era già<br />

poca. Se prima era timida, in seguito era diventata un'idiota<br />

impacciata, che in presenza di un uomo non riusciva a spiccicare una<br />

sola parola.<br />

E lo era ancora.<br />

Come poteva qualcuno innamorarsi di una donna scialba, goffa e<br />

nervosa?<br />

Non poteva.<br />

Eppure...<br />

Forse ora le cose potevano cambiare.<br />

Julia raddrizzò le spalle e fissò il soffitto, invasa da una nuova<br />

speranza. Ma certo! Tristan l'avrebbe aiutata. Possedeva una grande<br />

esperienza nei rapporti con l'altro sesso e lei poteva approfittarne:<br />

non nel modo che voleva lui, passando le ore a letto, a incendiare le<br />

lenzuola, ma in un modo migliore. O almeno più produttivo.<br />

Poteva insegnarle ad attrarre un uomo. Ad attrarre Peter.<br />

Non desiderava il vicino con la stessa intensità che provava per<br />

Tristan, ma aveva bisogno di lui. Peter le assomigliava, era riservato<br />

e solo, scialbo e inesperto. Con lui sarebbe andata sul sicuro.<br />

Restava soltanto un dubbio: Tristan sarebbe stato disposto ad<br />

aiutarla? Julia non voleva costringerlo, trattandolo come uno


schiavo che le doveva obbedienza assoluta.<br />

Guardò incerta fuori dalla finestra, stringendo il cuscino al petto. Le<br />

stelle brillavano nel cielo di velluto. Tristan aveva manifestato le sue<br />

intenzioni con estrema chiarezza: lei era la sua padrona e dunque il<br />

suo posto era a letto – con lui e nessun altro.<br />

Come avrebbe fatto a convincerlo ad aiutarla a sedurre un altro<br />

uomo?


Uno schiavo non deve mai esitare<br />

quando riceve un ordine<br />

6<br />

La luce del sole entrava dalla finestra del bagno, illuminando la<br />

stanza spaziosa e sottolineando la stanchezza del volto pallido e<br />

tirato di Julia riflesso nello specchio: occhi rossi, labbra imbronciate.<br />

Era stata sveglia quasi tutta la notte a immaginare Tristan nudo e si<br />

vedeva. Neppure la doccia aveva aiutato.<br />

«Caffè» gracchiò. «Ho bisogno di caffè.» Poi gli avrebbe chiesto<br />

aiuto riguardo a Peter.<br />

Il solo pensiero di quella conversazione le provocava un nodo di<br />

ansia allo stomaco. Cercò di ignorare quel turbamento e si ripeté che<br />

non c'era motivo di agitarsi tanto. Aveva un piano, dopotutto.<br />

Sarebbe stata molto gentile, avrebbe sorriso un sacco e parlato in<br />

tono amabile.<br />

A quel punto lui non avrebbe certo rifiutato la sua richiesta.<br />

O forse sì?<br />

Concentrati, Julia. Puoi farcela. Raccolse i capelli ancora umidi in<br />

una coda di cavallo, infilò dei pantaloni beige e una camicetta e si<br />

avviò risoluta verso la porta.<br />

Gentilezza estrema, gentilezza estrema, gentilezza estrema...<br />

Fece due passi in corridoio e urtò un oggetto ingombrante e<br />

immobile. Piombò a faccia in giù sul pavimento di legno, senza più<br />

aria nei polmoni, poi scosse la testa intontita e batté le palpebre<br />

diverse volte. Alla fine riprese fiato e la vista si schiarì. A quel punto<br />

si rese conto che la spada di Tristan giaceva davanti a lei e scintillava<br />

minacciosa.<br />

«Julia. Parlami. Dimmi che non ti sei fatta male.» La sua voce era<br />

ansiosa e preoccupata.<br />

Lei lo fissò accigliata. «Che cosa diavolo fai sul pavimento? Ti<br />

avevo detto di dormire nella camera degli ospiti. E perché hai


ancora la spada? Non dovevi metterla giù?»<br />

«Dove dovrei riporre un'arma simile in una casa così piccola?»<br />

«Nel tuo scrigno.»<br />

«È un ordine?»<br />

«Una richiesta.»<br />

«È più o meno lo stesso.» Il viso di Tristan si incupì. Mentre lei lo<br />

fissava, l'aria intorno alla spada divenne più spessa e vorticante, poi<br />

l'arma scomparve in uno sbuffo di fumo. «Ecco fatto.»<br />

Quella sparizione avrebbe dovuto scioccarla, ma era troppo<br />

sollevata per curarsene. Julia si rimise in piedi senza staccare lo<br />

sguardo da quello di lui. Non era così che si era immaginata di<br />

cominciare la giornata. Si costrinse a sorridere, come se rischiare di<br />

essere tagliata in due da una spada affilata fosse un evento<br />

quotidiano.<br />

«Dobbiamo parlare» dichiarò con voce gentile. «Ho bisogno di<br />

chiederti una cosa.»<br />

«La mia attenzione è tutta tua.» Tristan teneva le gambe divaricate<br />

e le braccia incrociate sul petto: poco prima di una battaglia<br />

prendeva quella posizione, Julia ne era sicura. «Comincia pure.»<br />

Lei passò una mano sulla coda di cavallo e ripassò il discorso che<br />

voleva fargli, trasse un respiro profondo e lo lasciò andare piano. «In<br />

America, quando un uomo e una donna sono attratti l'uno dall'altra<br />

cominciano a uscire insieme. Questo si chiama un appuntamento e<br />

può comprendere una cena romantica, seguita da una passeggiata<br />

sulla spiaggia e da...»<br />

«Ferma lì, piccolo drago» la interruppe. «Prima di cominciare a<br />

tenermi una lezione dobbiamo assolutamente mangiare: ho un<br />

bisogno disperato di nutrimento.»<br />

Lei aggrottò la fronte, irritata. «Io non tengo lezioni. Mi limito a<br />

esporre i fatti.»<br />

«Puoi farlo dopo che avremo mangiato.»<br />

Era vero, ma non era sicura che il suo sistema nervoso avrebbe<br />

retto ancora per molto. «Va bene» cedette a malincuore.


In cucina i raggi del sole entravano dalla grande finestra,<br />

immergendo la stanza in un alone caldo e allegro.<br />

Julia prese un muffin ai mirtilli e glielo porse come se fosse un<br />

tesoro. «Ecco qua...» Le parole le morirono in gola: un raggio di sole<br />

gli illuminava i capelli e creava un'aureola brillante intorno al suo<br />

viso. Sembrava Ercole tornato in vita, solo che era più... Tutto in lui<br />

era più grande.<br />

Maledizione, perché doveva essere così stupendo?<br />

«Grazie» disse lui, accettando il dolcetto.<br />

Julia si girò con un sospiro verso il bancone e diede inizio al suo<br />

rituale mattutino. Riempire d'acqua la caffettiera, sistemare il filtro...<br />

«Siediti» le ordinò Tristan. Mise da parte il muffin e le prese di<br />

mano il barattolo del caffè, un'azione che nessun altro aveva mai<br />

osato compiere. La punta delle sue dita le sfiorò il palmo e scintille<br />

di elettricità le risalirono lungo il braccio. «Me ne occupo io.»<br />

Lei deglutì, si tirò indietro e lo fissò dubbiosa. «Sai fare il caffè?»<br />

Lui la guardò divertito. «La conoscenza che ho acquisito su altri<br />

pianeti supera di molto quella dell'America.»<br />

«Ma risale a molto tempo fa!» obiettò lei.<br />

«È sufficiente.»<br />

«Dunque sai cosa fare?»<br />

«Ho viaggiato attraverso le ere, piccolo drago» le ricordò. «Sono in<br />

grado di preparare una bevanda del mattino.»<br />

E va bene. Julia non aggiunse altro e si lasciò cadere sullo sgabello<br />

dietro il bancone. Quella nuova posizione le assicurava un'ottima<br />

vista: accavallando e riaprendo le gambe, osservò i muscoli dello<br />

stomaco di Tristan tendersi a ogni mossa e i capezzoli indurirsi<br />

all'aria fresca del primo mattino. Poi lo guardò camminare a piedi<br />

nudi sulle mattonelle e fermarsi davanti al rubinetto, rivelando la<br />

schiena nuda.<br />

Si lasciò sfuggire un grido soffocato, poi simulò un colpo di tosse<br />

per coprirlo. Per fortuna lui non parve notarlo e lei poté studiare la<br />

sua schiena in dettaglio: era tutta solcata da cicatrici spesse e


frastagliate. Alcune si incrociavano, altre erano isolate, ma tutte gli<br />

erano di certo costate grandi sofferenze. Aveva notato i lievi segni<br />

sul suo petto, ma quelle cicatrici erano decisamente peggiori...<br />

Notò poi un piccolo tatuaggio sulla parte alta e sinistra della<br />

schiena: era un simbolo nero dall'aspetto orientale e appariva sexy e<br />

provocante. Un altro tatuaggio molto simile decorava la curva del<br />

suo fondoschiena e scompariva sotto i pantaloni.<br />

«Cosa significano quei simboli?» chiese.<br />

Lui le lanciò un'occhiata. «Conquista e distruggi.»<br />

Molto appropriato.<br />

«Ti svegli sempre così presto?» indagò Tristan.<br />

Julia distolse a fatica l'attenzione dalla sua schiena e guardò<br />

l'orologio a muro. Erano le sei e mezza. «Oggi è una giornata<br />

lavorativa. Devo alzarmi presto» spiegò.<br />

«Ma stanotte non hai quasi dormito» obiettò lui.<br />

«Come fai a dirlo? Sei entrato in camera mia?» Gli gettò un'occhiata<br />

in tralice.<br />

«No, ti ho sentita attraverso la porta. Quando non sospiravi,<br />

prendevi a pugni il cuscino.» Le lanciò un altro sguardo al di sopra<br />

della spalla; i suoi occhi chiari e ultraterreni brillavano di piacere. «Te<br />

l'avevo detto, piccolo drago, che senza di me non saresti riuscita a<br />

dormire.»<br />

«Se mi hai sentita, significa che non ti sei riposato neanche tu.» Aha!<br />

Si complimentò con se stessa per quell'acuta osservazione.<br />

«Sono abituato a dormire poco. Su Imperia restavo sveglio quasi<br />

tutte le notti per darmi ai bagordi.»<br />

Forse una volta dovrei provarci anch'io. Appena quelle parole le<br />

agitarono la mente, scosse la testa sorpresa. Un pensiero del genere<br />

non era da lei: forse c'era un lato selvaggio nascosto al suo interno,<br />

che era in attesa di essere liberato. Perché altrimenti si sentiva tutta<br />

formicolare ogni volta che si immaginava in qualche situazione<br />

ardita con Tristan? Se si fosse data ai bagordi, comunque, non<br />

sarebbe stato con lui, ma con Peter.


Il profumo di caffè riempì tutta la cucina. Tristan le sedette accanto<br />

e divorò il muffin ai mirtilli con la foga di un uomo appena uscito da<br />

un anno di digiuno. Quando ebbe finito ne chiese un altro, poi un<br />

altro e un altro ancora, accompagnandoli tutti con un bicchiere di<br />

latte.<br />

«Ce n'è ancora?» chiese speranzoso, dopo aver divorato l'ultimo.<br />

«No, mi spiace. Come fai a reggere così tanto cibo?» chiese<br />

incuriosita.<br />

«Mangiandolo.»<br />

Lei sollevò gli occhi al cielo. «Come facevi a mangiare dentro lo<br />

scrigno?»<br />

«Mi nutriva la magia.» Emise un sospiro soddisfatto e si mise più<br />

comodo. «Ora puoi cominciare la tua lezione.»<br />

Non sono pronta. «Sì, certo.» Si schiarì la gola. «Ho bisogno che<br />

tu...» No, così non andava. «Il mio vicino...» Neanche<br />

quell'approccio andava bene.<br />

«Non posso credere che la facoltà di parlare ti abbia<br />

abbandonato.»<br />

Lei arrossì.<br />

Più Julia diventava paonazza più Tristan si divertiva. Allegri lampi<br />

guizzavano nella profondità dei suoi occhi, rendendoli chiari e<br />

limpidi come l'oceano al sorgere del sole. «Qualsiasi cosa ti abbia<br />

colorato le guance ha destato la mia curiosità.»<br />

«È solo che gli appuntamenti sono...»<br />

«Oh, no. La cosa sta diventando seria. Se vuoi chiedermi uno di<br />

questi tuoi famosi appuntamenti, fallo senza girarci tanto intorno.<br />

Potrei accettare.»<br />

La stava prendendo in giro, lo sapeva. Era tentata di rispondergli<br />

per le rime, invece continuò in tono zuccheroso. «Prima di<br />

cominciare beviamo il caffè, ok?» propose.<br />

«Buona idea» rispose lui, imitando il suo tono fin troppo gentile.<br />

Quell'uomo non era solo troppo sexy e troppo perfetto. Era anche<br />

un ottimo commediante. Fantastico.


«Ti porto subito la tua bevanda.» Tristan si alzò e si diresse verso la<br />

caffettiera, poi si fermò e tornò a guardarla. All'improvviso la sua<br />

espressione si fece seria. «Ti ho detto che stamattina sei molto bella?<br />

Le tue labbra sono rosee e umide, i tuoi occhi assonnati e il tuo<br />

corpo profuma come i petali di gartina.»<br />

«Che profumo hanno questi petali?» Sperava solo che non<br />

sapessero di formaggio ammuffito.<br />

«Assomiglia a una pioggia lieve dopo una tempesta» rispose.<br />

Oddio. Probabilmente Tristan lo diceva a ogni donna che entrava<br />

in possesso dello scrigno, eppure lei si sentì scogliere lo stesso. Era la<br />

cosa più carina che le avessero mai detto; assaporò le parole, senza<br />

chiedersi se parlasse sul serio o no. In fondo non aveva importanza.<br />

«Grazie» disse con voce malferma.<br />

«Di niente.»<br />

Le offrì ancora una volta la vista della sua schiena, poi riempì una<br />

tazza di caffè bollente. Julia si sentì l'acquolina in bocca, ma non per<br />

il caffè. Per Tristan. Era un esempio di pura perfezione maschile, i<br />

suoi muscoli erano... appetitosi e la pelle bronzea faceva pensare al<br />

satin, ondulata in alcuni punti e liscia in altri. E poi, per essere un<br />

uomo così imponente, si muoveva con grazia e agilità e riusciva ad<br />

apparire allo stesso tempo angelico e diabolico.<br />

E in quel momento le apparteneva.<br />

Si leccò le labbra. Per un secondo, un secondo solo, si concesse di<br />

spogliarlo mentalmente. La cintura si slacciò, i pantaloni scesero<br />

lungo le gambe e... Oh, sì! Peluria scura, muscoli possenti e<br />

un'enorme erezione che aspettava solo il suo tocco. Un attimo dopo<br />

si rese conto che l'enorme erezione della sua immaginazione<br />

corrispondeva alla realtà e si tendeva contro gli aderenti pantaloni di<br />

pelle nera.<br />

«Ti piace lo spettacolo?» chiese lui divertito.<br />

Lei distolse in fretta lo sguardo e fissò la finestra. «Uh, ecco, stavo<br />

solo...»<br />

«Ammirando la vista?»<br />

«Assolutamente no. In questo pianeta esistono delle regole, sai?


Regole che proibiscono di farsi vedere in pubblico con una...<br />

appendice congestionata. Stavo solo cercando di decidere se fosse il<br />

caso di denunciarti.»<br />

Lui ignorò quella tirata e scoppiò in una risatina spudorata e sexy.<br />

«Dimmi, piccolo drago, come ti piace?»<br />

«Non posso credere che tu me l'abbia chiesto.»<br />

«È una domanda del tutto innocente. Voglio solo sapere come vuoi<br />

che te lo dia. Caldo? Questo è sicuro. Dolce?» Le strizzò l'occhio.<br />

«Potrei anche farlo, se me lo chiedi gentilmente.»<br />

Julia non riusciva quasi a respirare. «Parlare di sesso al tavolo di<br />

cucina forse sarà normale nel mondo da cui vieni, non qui.»<br />

«Julia, Julia, Julia. Che mente perversa hai! Stavo parlando della<br />

tua bevanda. Visto che l'argomento non ti piace, parlerò di sesso con<br />

te.»<br />

«No, grazie.» Voleva sapere come preferiva il caffè e lei aveva dato<br />

per scontato che volesse sapere come voleva i suoi uomini. Era<br />

davvero imbarazzante. «Con latte e zucchero.»<br />

Tristan le posò davanti una tazza di caffè bollente e, grata per la<br />

distrazione, lei soffiò sulla superficie, poi prese un sorso e quasi si<br />

strozzò. Gli occhi si riempirono di lacrime e le venne da tossire.<br />

Quello era il caffè più cattivo che avesse mai assaggiato.<br />

Lui le sedette accanto e girò lo sgabello fino ad averla di fronte.<br />

«Ecco, ora hai la tua bevanda.»<br />

«Già.» Julia sperò di riuscire a nascondergli il disgusto. Non voleva<br />

ferire i suoi sentimenti insultando la sua abilità nel preparare il caffè.<br />

Tristan scoppiò in una calda e sensuale risatina. «Bene, adesso puoi<br />

incominciare la tua lezione.»<br />

Julia lasciò andare un respiro: era arrivato il momento della resa<br />

dei conti. A quel punto aveva due scelte: poteva chiedere a Tristan<br />

di insegnarle a sedurre Peter, oppure dimenticare quel piano. Era<br />

una donna o un coniglio?<br />

Le bastò un'occhiata ai lineamenti perfetti e cesellati di lui per<br />

conoscere la risposta: era fifona come un coniglio.


Era probabile che il suo schiavo del piacere non fosse mai stato<br />

respinto in vita sua. Non sapeva cosa si provava quando gli altri ti<br />

prendevano in giro, ti davano nomignoli insultanti e tormentavano<br />

ogni tuo momento di veglia. Lei invece sì. Le sue emozioni<br />

portavano ancora le cicatrici di quel trattamento crudele.<br />

«Quando parlavo di bere il caffè prima di cominciare, intendevo<br />

tutta la tazza» precisò per prendere tempo. In realtà l'idea di scolarla<br />

tutta le rivoltava lo stomaco. Possedeva un negozio e non poteva<br />

permettersi di finire all'ospedale per aver consumato del cibo<br />

avariato.<br />

«Non voglio aspettare» dichiarò lui impaziente. «Sono ansioso di<br />

saperne di più su questi strani appuntamenti a cui tenete tanto nel<br />

tuo mondo.»<br />

«Ok, ok.» Soffocò un altro brivido e spinse da parte il caffè.<br />

«Allora, devo chiederti una cosa.»<br />

«Questo me l'hai già detto.»<br />

«Ah, sì?»<br />

«Sì.»<br />

«Allora, ecco qua...» Ripassò il discorso ancora una volta. Posso<br />

farcela, si ripeté, appena prima che un attacco di panico la scuotesse<br />

tutta, intaccando la sua risoluzione. Il cuore prese a battere più forte,<br />

il respiro divenne ansante e all'improvviso la luce che entrava dalla<br />

finestra le parve così intensa da risultare accecante. «Ti piacciono i<br />

dolci alla cannella?» proruppe, nel disperato tentativo di rimandare il<br />

momento della verità. «No? E i croissant? Io li faccio benissimo, sai?»<br />

«Non ho più fame.»<br />

«E che ne dici di...»<br />

«Julia» la interruppe con un sospiro esasperato. Non c'era più<br />

spazio per rinvii e tentativi di cambiare discorso, era chiaro.<br />

«Ok.» Concentrò tutta l'energia sulle parole successive e riuscì in<br />

qualche modo a frenare il tremito nervoso che le scuoteva tutto il<br />

corpo. Tenne lo sguardo fisso sul pavimento e rimase immobile,<br />

mentre lui portava la tazza alle labbra e la guardava con aria<br />

d'attesa.


Alla fine sollevò lo sguardo e lo fissò negli occhi. Quando una<br />

donna aveva bisogno di romanticismo, non c'era più spazio per<br />

l'orgoglio.<br />

«Mi insegni a sedurre il mio vicino?»


7<br />

Tu vivi solo per dare piacere alla tua padrona<br />

Tristan si strozzò quasi, mentre una miriade di domande gli<br />

martellava la mente. «Ripeti le tue ultime parole» chiese attonito,<br />

sperando di aver capito male.<br />

«Voglio che tu mi insegni a sedurre Peter, il mio nuovo vicino»<br />

chiarì Julia risoluta.<br />

Per Elliea, non se lo aspettava proprio. Quando lei aveva parlato<br />

dell'abitudine di uscire insieme di uomini e donne, aveva pensato<br />

stupidamente che volesse chiedergli un appuntamento.<br />

«Vuoi soddisfare le esigenze del tuo corpo, Julia? Io sono qui per<br />

questo. Non c'è bisogno di Peter.» Pronunciò quel nome come se<br />

sputasse.<br />

Lei aprì la bocca per farfugliare qualcosa e la richiuse di scatto.<br />

«Non sto parlando di esigenze e corpi» chiarì infine. «Sto parlando<br />

d'amore e quindi c'è bisogno di Peter.»<br />

«Amore?» la schernì. L'idea che un altro uomo godesse del suo<br />

affetto non gli piaceva e tanto meno apprezzava il fatto che gli<br />

importasse. «Non essere ridicola.»<br />

«Perché mai?» si inalberò, offesa. Fu chiaro a Tristan che, se avesse<br />

avuto una spada, avrebbe tagliato con un colpo solo la sua<br />

appendice favorita. «Perché sono poco attraente? Perché non dico<br />

sempre la cosa giusta?» Voleva saperlo.<br />

La fissò torvo, chiedendosi come potesse dire delle cose così<br />

assurde su di sé. «Sei perfetta così e se qualcuno dice il contrario<br />

dovrebbe essere infilzato con una picca. Non sono sicuro che questo<br />

tuo vicino ti apprezzi, ecco tutto.»<br />

Le spalle di Julia si rilassarono e le rughe intorno alla bocca si<br />

attenuarono. «Non lo conosci, dunque come puoi sapere com'è?»<br />

«Non ho bisogno di conoscerlo per sapere che è un vigliacco.<br />

Perché non ha abbattuto la porta, esigendo che me ne andassi?»


Lei alzò gli occhi al cielo. «Peter non sa che sei qui.»<br />

«Questo non mi impedirebbe di reclamare ciò che mi appartiene.»<br />

«È la cosa più assurda che abbia mai sentito. Inoltre, qui siamo in<br />

America: noi non facciamo irruzione in casa altrui abbattendo la<br />

porta.»<br />

«Nel corso dei secoli ho imparato che non importa da che posto<br />

vieni: se un uomo non ha il coraggio di combattere per la sua<br />

donna, allora non è un uomo.»<br />

«Un giorno Peter combatterà per me.» Le parole denotavano<br />

sicurezza, ma il tono era dubbioso ed esitante. «Allora, mi aiuterai o<br />

no?»<br />

Tristan guardò il suo petto che si sollevava e abbassava al ritmo del<br />

respiro. Per tutta la notte un oscuro desiderio carnale era cresciuto<br />

dentro di lui e ora la desiderava con un'intensità che sfidava ogni<br />

logica. Voleva gustare le sue complessità e contraddizioni nel poco<br />

tempo che forse avevano a disposizione. Neanche la consapevolezza<br />

che Julia sognava un altro uomo riusciva ad attenuare il suo<br />

desiderio. Anzi, la voleva ancora di più. Voleva quella donna<br />

divertente e pronta alla compassione e, per Elliea, l'avrebbe avuta.<br />

Era disposto ad aiutarla a conquistare un altro uomo? No!<br />

«Perché non puoi attirare questo Peter per conto tuo?» le chiese<br />

inarcando le sopracciglia. «Hai provato e non ci sei riuscita?»<br />

«No, non ho provato.»<br />

«Perché no?»<br />

Si passò la lingua sui denti e si dimenò a disagio sulla sedia, le<br />

guance arrossate da un imbarazzo crescente. «Non so come fare»<br />

confessò alla fine in un sussurro.<br />

«Com'è possibile che tu non sappia compiacere un uomo, piccolo<br />

drago? Non sei più una bambina.»<br />

«Sono timida.»<br />

«Timida? Tu?» Scoppiò in una risata incredula. «Puoi essere molte<br />

cose, piccolo drago, di certo non sei timida.»<br />

Julia scosse la testa e alcune ciocche più chiare sfuggirono


dall'elastico della coda di cavallo, danzando intorno alle tempie. «Se<br />

fossi disinvolta e sfrontata saprei cosa fare e cosa dire, no? Avrei un<br />

sacco di appuntamenti, invece di passare le sere a casa da sola.» Batté<br />

il piede per terra stizzita. «Sono timida» ribadì.<br />

Julia lo eccitava e gli faceva scorrere il sangue più veloce nelle<br />

vene, eppure era convinta di aver bisogno d'aiuto per conquistare un<br />

uomo. Incredibile. «Con me te la sei cavata bene» borbottò.<br />

«Tu sei diverso.»<br />

«Non sono diverso da qualsiasi altro uomo.»<br />

«Sì, invece. Non so come spiegartelo, ma è così» insistette.<br />

Tristan non voleva risposte evasive come quella, ma l'espressione<br />

risoluta di Julia diceva con chiarezza che non avrebbe ottenuto tanto<br />

presto ciò che cercava. Meglio cambiare approccio, decise. «Peter il<br />

Deboluccio ha mai cercato di conquistarti?»<br />

Lei sollevò un po' il mento. «No.»<br />

«Hai accennato all'amore. Dunque lo ami?»<br />

«Non sono affari tuoi» sbottò mordicchiandosi il labbro inferiore e<br />

stringendo forte il bordo del bancone con le dita.<br />

«Sì che lo sono, se vuoi che ti aiuti.»<br />

«E va bene, ti risponderò: non lo amo ancora, ma è perfetto per<br />

me. Ci assomigliamo sotto molti aspetti e con il tempo lo amerò, ne<br />

sono sicura.» Prima di qualsiasi replica, gli lanciò uno sguardo<br />

implorante. «Ho bisogno del tuo aiuto. Ti prego.»<br />

Lui digrignò i denti irritato. Lei era proprio come le altre, sempre<br />

pronte ad anteporre la loro volontà alla sua, rifletté amaro. Non<br />

poteva cambiare le circostanze, non poteva fare altro che ubbidire.<br />

«Farò quello che mi chiedi, naturalmente» rispose rigido e formale.<br />

Lei scosse piano la testa. «Ti lascio la scelta. Non voglio costringerti.<br />

Se deciderai di aiutarmi sarà perché lo vorrai, non perché sei il mio<br />

schiavo.»<br />

Tristan la fissò scioccato e incredulo. «Mi stai dando il diritto di<br />

dirti di no?»<br />

«Sì.»


Era... snervante. Si passò una mano nei capelli e imprecò tra i<br />

denti. Quell'atteggiamento benevolo era più forte di un ordine<br />

diretto e gli lasciava una sola scelta. «Lo farò» dichiarò. Non appena<br />

quell'affermazione lasciò le sue labbra avrebbe voluto ritirarla, ma<br />

ormai era tardi.<br />

«Oh, Tristan!» Julia scoppiò in una risatina euforica, batté le mani,<br />

balzò giù dallo sgabello e poi si risedette. «Grazie. Grazie mille. Non<br />

te ne pentirai, te lo prometto. Sarò un'allieva modello.»<br />

«Lo farò» ripeté, colto da un'ispirazione improvvisa. «Ma alle mie<br />

condizioni.»<br />

La risatina scomparve insieme all'eccitazione. «Cosa intendi?»<br />

«Come succede sempre tra maestro e allievo, dobbiamo fissare le<br />

regole del nostro rapporto.»<br />

«Ossia?»<br />

«Non devi vedere o intraprendere alcun tipo di attività con un<br />

altro uomo fino a quando non decreterò che sei pronta.» Il che<br />

significava che non avrebbe mai più visto Peter il Deboluccio!<br />

«Non penso che...»<br />

«L'esperto sono io» la interruppe con fermezza. «Durante le lezioni<br />

farai quello che ti dico, senza metterti a discutere.»<br />

«Ehi, aspetta un momento!»<br />

Lui la ignorò. «Mi permetterai di dormire in camera tua.»<br />

«Neanche per sogno» si oppose. «In fondo ti sto solo chiedendo di<br />

insegnarmi a flirtare.»<br />

Tristan continuò a fissarla in silenzio, con aria risoluta, e alla fine<br />

Julia cedette riluttante.<br />

«E va bene, hai vinto. È tutto?»<br />

«No. Dovrai sempre ricordarti la prima regola che ho fissato.»<br />

Incrociò le braccia sul petto e la blusa si tese sul seno sodo. «È<br />

tutto?» ripeté.<br />

«Per adesso.»<br />

«Allora ascoltami: rispetterò le tue condizioni, se tu farai lo stesso


con le mie.»<br />

Tristan nascose a fatica un sorriso e cercò di assumere un'aria<br />

severa. «Ti ascolto.»<br />

«Mentre mi dai lezione non devi uscire, vedere o allacciare<br />

qualsiasi tipo di rapporto con un'altra donna» dichiarò, imitando il<br />

suo tono autoritario.<br />

«D'accordo.» Tristan non le spiegò che in quel momento era lei la<br />

padrona dello scrigno e dunque lui non poteva dedicarsi ad altre<br />

donne. Una simile precisazione avrebbe rovinato tutto il<br />

divertimento.<br />

«Mi tratterai con rispetto in ogni occasione e soprattutto in<br />

presenza di altri.»<br />

Tristan si rabbuiò offeso. «È ovvio. Non dovresti neanche<br />

chiedermelo.»<br />

«Comunque vorrei sentire il tuo consenso.»<br />

«Ce l'hai» le assicurò con un rigido cenno del capo. «Non dovrai<br />

parlare con nessuno del nostro accordo.» «Ma certo.» Tanto, con chi<br />

avrebbe potuto discuterne? Non conosceva nessun altro in quel<br />

posto.<br />

«Tu non... non... non porterai mai la spada in casa mia.» Sorrise<br />

trionfante. Si aspettava che lui protestasse o mercanteggiasse, era<br />

chiaro.<br />

Tristan avrebbe voluto farlo. Ritrovarsi disarmato significava essere<br />

vulnerabile agli attacchi e lui non sapeva niente di quel mondo e dei<br />

suoi abitanti. Era una condizione frustrante. «Accetto tutte le tue<br />

condizioni, Julia» dichiarò comunque.<br />

Lei lo fissò sorpresa, poi lo ricompensò con un altro sorriso.<br />

«Grazie, Tristan.»<br />

«Non ringraziarmi.» Si alzò e prese a camminare avanti e indietro<br />

di fronte al bancone della cucina. «La prima lezione riguarda il tuo<br />

guardaroba. Se gli abiti che ho trovato nell'armadio sono un<br />

indicatore di quello che ti metti per far colpo su un uomo, hai<br />

davvero bisogno di qualcuno che ti faccia da guida.» Indicò i<br />

pantaloni e la blusa. «Questi sono indumenti da uomo.»


«Possiamo andare al centro commerciale. Là c'è un vasto<br />

assortimento di vestiti.»<br />

«Cos'è un centro commerciale?»<br />

«Un grande edificio pieno di abiti, cibo e altre cose da comprare.»<br />

«Ah, un mercato.» Il suo tono era pensieroso e allo stesso tempo<br />

rassegnato.<br />

«Possiamo andarci stasera, dopo che avrò chiuso il negozio»<br />

dichiarò Julia, per poi fermarsi. Doveva aprire dopo un'ora, ma<br />

cos'avrebbe fatto Tristan mentre lei lavorava? Poteva lasciarlo là, con<br />

il rischio che si annoiasse e combinasse qualche guaio, oppure poteva<br />

rimandarlo nello scrigno, facendosi odiare per sempre.<br />

Voleva molte cose da lui e l'odio non era affatto compreso.<br />

Doveva portarlo con sé, si rese conto con un brivido di<br />

trepidazione e paura. Per prima cosa però Tristan aveva bisogno di<br />

vestiti nuovi.<br />

Avere uno schiavo del piacere si stava rivelando sempre più<br />

complicato.<br />

Julia lo esaminò mordendosi il labbro inferiore. «Prima di uscire di<br />

casa dobbiamo trovarti degli abiti più adatti.» Preferibilmente<br />

qualcosa di meno sexy, che coprisse ogni parte del suo corpo<br />

bronzeo.<br />

«Cos'hanno di male?» chiese lui, indicando i pantaloni aderenti.<br />

Julia lo squadrò di nuovo. A torso nudo, con quei calzoni di pelle,<br />

assomigliava a un ballerino erotico che recita la parte di un pirata. In<br />

realtà avrebbe voluto che restasse così. Nello stesso tempo non<br />

voleva che un'altra donna lo vedesse in quello stato. «Sono troppo<br />

stretti» rispose. «Posso vedere il contorno del tuo... del tuo...<br />

Insomma, posso vedere cose che non dovrei, ok?»<br />

Tristan incrociò le braccia sul petto e sbuffò con aria di superiorità.<br />

«Se i vestiti di un guerriero sono troppo larghi, un nemico può<br />

afferrarli con facilità.»<br />

«Non siamo in guerra.»<br />

«Siamo sempre circondati di nemici. Alcuni sono visibili, altri


nascosti.»<br />

«E va bene, tieniti i tuoi pantaloni» cedette Julia con un sospiro.<br />

«Però avrai bisogno di una camicia, o di una maglietta.»<br />

«Forse sarebbe più semplice se ci spogliassimo tutti e due e<br />

restassimo qui.»<br />

«No!» esclamò Julia, anche se il suo corpo urlava il contrario.<br />

«Mi troverai una tenuta adeguata, piccolo drago?» La sua voce<br />

sensuale pareva suggerire che avrebbe potuto fargli lei da<br />

indumento.<br />

L'immagine del proprio corpo nudo che copriva il suo, delle<br />

braccia che gli cingevano le ampie spalle e delle gambe avvinghiate<br />

alla sua vita le colmarono la mente. Un brivido delizioso le percorse<br />

la spina dorsale, mentre si mordicchiava ancora una volta il labbro<br />

inferiore.<br />

«Non farlo» ringhiò Tristan. La sua voce non aveva più alcuna nota<br />

seducente.<br />

Confusa da quel brusco cambiamento, lei batté le palpebre. «Fare<br />

cosa?» Non immaginarmi disteso sul tuo corpo caldo e<br />

sudato? Troppo tardi.<br />

«Non morderti il labbro. Ti fa male.»<br />

«Non è vero.»<br />

«Se insisti aggiungerò un'altra condizione: non devi morderti il<br />

labbro. Parlo del tuo, non del mio» precisò. «E ora, venendo ai<br />

vestiti: devi procurarmi una camicia, o anche una maglietta.»<br />

«Qui vicino c'è un grande magazzino sempre aperto. Hanno di<br />

certo tutto quello che ti serve.» Squadrò un'altra volta il suo corpo<br />

imponente. «Spero solo che le taglie siano abbastanza grandi.»<br />

«Andiamoci subito.» Senza aspettare la sua risposta, girò sui tacchi e<br />

si diresse alla porta.<br />

«Ehi, aspetta un attimo!» Julia balzò in piedi, lo inseguì e lo prese<br />

per un braccio. Un'azione fin troppo fiacca, quando aveva a che fare<br />

con un uomo così imponente, ma ottenne comunque l'effetto<br />

desiderato, visto che si fermò. «Non puoi andarci» insistette. Non ci


avrebbe messo più di un'ora ed era improbabile che lui si cacciasse<br />

nei guai in un periodo così breve.<br />

Tristan la squadrò con le sopracciglia inarcate. Lo conosceva da<br />

poco, ma ormai sapeva interpretare il suo umore: quando faceva<br />

così era confuso, oppure arrabbiato. E in ogni caso lei ne pagava le<br />

conseguenze.<br />

«Perché no?» chiese.<br />

Era arrabbiato. Julia addolcì il tono nella speranza di calmarlo.<br />

«Qui in America non possiamo entrare in un negozio senza essere del<br />

tutto coperti. Se sei scalzo o a torso nudo non vieni servito.»<br />

«Non hai parlato degli indumenti per coprire le gambe. Significa<br />

che quando mi avrai trovato una maglietta e delle scarpe, dovrò<br />

togliermeli?»<br />

«No. Devi portarli tutti.»<br />

«Le regole del tuo mondo non mi piacciono.»<br />

«Devi osservarle comunque. Quindi facciamo così: tu resti a casa e<br />

io vado a fare acquisti. Al mio ritorno ti cambierai e andremo<br />

insieme al mio negozio.»<br />

«Non posso permetterlo: una donna non deve andare in giro da<br />

sola.»<br />

«So badare a me stessa.»<br />

«Il tuo karatè non farebbe del male a un bimbo indifeso.»<br />

«Farò finta che tu non abbia parlato. Se voglio aprire il negozio in<br />

orario devo sbrigarmi e tu mi stai facendo perdere tempo. Per tua<br />

informazione, comunque, sono una cintura nera, il grado più<br />

avanzato.» Una piccola bugia: possedeva una cintura nera, ma era di<br />

cuoio, ornata di nappe d'argento. «Tu resterai qui.» Raddrizzò le<br />

spalle, odiando le proprie parole successive. «Te... te lo ordino.»<br />

Lui si irrigidì e gli occhi viola divennero gelidi: non assomigliava<br />

più al guerriero che era arrivata a desiderare, ma allo schiavo che<br />

sosteneva di essere. Un misto di delusione e dolore la invase.<br />

«Naturalmente farò come ordini» disse Tristan con voce del tutto<br />

priva di emozioni.


Come poteva apparire così calmo, quasi brutale nella mancanza di<br />

sentimenti? Devo farlo, ricordò a se stessa. Non poteva permettere<br />

che uscisse vestito in quel modo.<br />

Non poteva fare niente per lenire il suo orgoglio ferito, dunque<br />

prese la borsa e le chiavi. Tristan era un uomo duro e fiero; la<br />

maledizione esigeva che obbedisse ai suoi ordini, ma lui si piegava<br />

solo alla fine. Julia non poteva fare a meno di ammirarlo; avrebbe<br />

voluto possedere la sua forza interna.<br />

Mentre sarò via si divertirà, cercò di rassicurarsi. Avrebbe giocato<br />

con la sua spada, magari fatto una passeggiata... e si sarebbe offerto<br />

di dare piacere a ogni donna che incontrava. Un'ondata di gelosia:<br />

forse lasciarlo là da solo non era una buona idea.<br />

Poteva ordinargli di tornare nello scrigno. Passò un momento, poi<br />

un altro e Julia scartò quell'idea con un sospiro. Come poteva<br />

chiedere a un altro essere umano di rinchiudersi in quello spazio<br />

minuscolo? Si mordicchiò il labbro inferiore – si rese conto per la<br />

prima volta della frequenza con cui lo faceva – e infilò un paio di<br />

vecchie scarpe da tennis. Quando sollevò lo sguardo Tristan la<br />

osservava impassibile.<br />

«Non starò via più di mezz'ora» promise con voce malferma. «Non<br />

aprire la porta a nessuno e, ti prego, non usare la spada per<br />

aggredire qualcuno.»<br />

«Come desideri... padrona.» Pronunciò l'ultima parola con un<br />

sogghigno di scherno. «Non ti ho già giurato di non usare la mia<br />

spada in casa tua?»<br />

«Tristan...» Non voleva le sue scuse, voleva accompagnarla, ma lei<br />

non cambiò idea e infilò il cappotto. «Torno presto, te lo prometto.»<br />

Lui le voltò le spalle.<br />

Il bisogno di rimanere era più intenso che mai. Rammarico e<br />

rimpianto la invadevano, mentre si costringeva a mettere un piede<br />

davanti all'altro. Fuori una folata di vento freddo la investì,<br />

facendola rabbrividire. Si strinse nel cappotto e scese i gradini del<br />

portico con le chiavi in mano.<br />

Lanciò uno sguardo ai cespugli e constatò sollevata che erano<br />

ancora vivi: sua sorella le diceva spesso che possedeva il pollice nero,


non verde: qualsiasi pianta o fiore affidato alle sue cure moriva.<br />

Sospirò. Tristan non era verde, ma lei aveva ugualmente difficoltà a<br />

prendersi cura del suo alieno.<br />

Mentre il silenzio della casa lo avviluppava, Tristan lottò per<br />

scacciare l'ira. Proprio come si aspettava, Julia gli aveva imposto<br />

un'altra volta il proprio volere. Come tutte le altre padrone che<br />

aveva servito.<br />

Quell'indifferenza verso i suoi desideri spingeva la belva racchiusa<br />

dentro di lui a ruggire e cercare di liberarsi, ma lui era in primo<br />

luogo un guerriero. E un guerriero sapeva quando liberare la bestia e<br />

quando costringerla a stare buona.<br />

In quel momento doveva obbedire. Pensava che Julia fosse<br />

diversa, ma non era così, rifletté stringendo i pugni. Avrebbe fatto<br />

meglio a ricordarlo.<br />

Avrebbe anche fatto meglio a non attribuire troppa importanza<br />

alle dolci premure di lei, o al fatto che pensarla con un altro uomo,<br />

quel Peter il Deboluccio, risvegliava i suoi più profondi istinti<br />

possessivi.<br />

Perfino in quel momento la sola idea gli faceva ribollire il sangue<br />

nelle vene.<br />

Aveva bisogno di qualcos'altro da fare, qualcosa che gli occupasse<br />

la mente fino al ritorno di Julia. Si guardò intorno nella stanza in cui<br />

si trovava, tentato di soddisfare la propria curiosità e frugare la casa<br />

da cima a fondo. Sì, decise, avrebbe imparato la disposizione di<br />

quella dimora e scoperto altri particolari sulla sua nuova guan ren.<br />

Specchi con la cornice di ebano e decorazioni dorate erano appesi<br />

lungo il muro, cuscini turchesi, color smeraldo e lavanda erano sparsi<br />

su una sorta di comoda pedana arrotondata e un tappeto spesso<br />

copriva il pavimento di legno lucido. Un camino rivestito di pietre<br />

era privo di braci, eppure splendeva lo stesso. Quello era un luogo<br />

carico di una sensualità nascosta: la donna che lo aveva decorato<br />

non era crudele o maligna, ma audace e appassionata. E poteva<br />

offrirgli incredibili delizie.<br />

Tristan si ammorbidì nei suoi confronti, senza riuscire a scacciare


quella sensazione. Perché Julia gli faceva quell'effetto?<br />

Sospirò. Gli scatoloni traboccanti che il giorno prima non aveva<br />

quasi notato ora attirarono la sua attenzione. Si chinò su quello più<br />

vicino e passò in rassegna il contenuto: c'erano giocattoli, orologi e<br />

argenteria. Un altro era pieno di libri: le illustrazioni mostravano<br />

uomini e donne seminudi, avvinti nelle posizioni audaci che lui<br />

voleva provare con Julia. Si immaginò chino sul suo seno discinto,<br />

proprio come l'uomo raffigurato in una delle illustrazioni, mentre le<br />

labbra rosee della sua nuova padrona si dischiudevano per la<br />

passione.<br />

Un altro scatolone conteneva piatti, fiori e vasi di porcellana, tutti<br />

impacchettati con cura. Lei era un'esperta di oggetti belli e antichi;<br />

non c'era da meravigliarsi che avesse comprato lo scrigno. Ne aveva<br />

riconosciuto il valore. O quello del prigioniero? Il rispetto nei suoi<br />

confronti aumentò.<br />

Cos'altro poteva apprendere su Julia? Finito di esaminare quella<br />

stanza, continuò a girare per la casa. Superò la cucina, dato che<br />

l'aveva già vista; lo stesso valeva per le due camere da letto al<br />

pianoterra. Si trovò così a salire le scale scricchiolanti, fino a due<br />

stanze con la porta chiusa. Aprì la prima e sgranò gli occhi incredulo.<br />

Immersa in un silenzio di tomba, la camera conteneva una quantità<br />

di vecchi giocattoli e una culla. Le pareti erano bianche e il<br />

pavimento di legno opaco. La stanza vicina era uguale: anche là<br />

c'erano giocattoli e una culla, le pareti erano scrostate e il legno del<br />

pavimento scheggiato. Al pianterreno Julia aveva sistemato con cura<br />

ninnoli e mobili per creare una certa atmosfera, mentre lì regnavano<br />

il disordine e l'abbandono.<br />

All'improvviso un suono acuto ruppe il silenzio: pareva quasi che<br />

un messaggero di morte fosse venuto a reclamarlo.<br />

Pronto alla battaglia, Tristan corse giù per le scale.


8<br />

Il tuo corpo e la tua mente appartengono<br />

alla tua padrona<br />

Al centro commerciale Julia comprò un po' di tutto per Tristan:<br />

jeans, pantaloni morbidi, magliette, scarpe e biancheria di taglia<br />

extra-large. Sperava solo che gli andassero bene: un uomo così<br />

imponente e dotato aveva bisogno di spazio per respirare.<br />

Mentre si dirigeva alla cassa oltrepassò il reparto dedicato alla<br />

caccia e alla pesca e notò una vetrinetta dov'era esposta una<br />

collezione di armi. Un coltello in particolare attirò la sua attenzione.<br />

Si fermò a studiare l'elsa dalle intricate decorazioni simboliche e la<br />

lama affilata che luccicava con aria letale. Capì d'istinto che a Tristan<br />

quell'arma sarebbe piaciuta moltissimo. Comprargli un coltello così<br />

tagliente e facile da nascondere però era una mossa saggia?<br />

Tamburellò con le dita sul vetro e immaginò la sua reazione a un<br />

simile regalo: avrebbe sorriso, l'avrebbe presa tra le braccia, baciata<br />

sulle labbra e sussurrato un ringraziamento.<br />

«Voglio quello» disse al commesso un attimo dopo, indicando il<br />

magnifico coltello.<br />

«Ottima scelta, signora» si complimentò questi. Con il viso<br />

lentigginoso e l'apparecchio per i denti, non dimostrava più di dodici<br />

anni. In più un tatuaggio, uno scoiattolo che mangiava delle noci, gli<br />

ornava il braccio. «L'elsa è un'opera d'arte davvero perversa.»<br />

«Perversa?»<br />

«Oh, sì. Una vera figata.»<br />

Doveva ricordarsi di dirlo a Tristan.<br />

Julia pagò gli altri acquisti, per un totale di più di trecento dollari.<br />

«Sarà meglio che lo apprezzi, Tristan» borbottò tornando alla<br />

macchina.<br />

Dieci minuti dopo entrava nel vialetto d'accesso di casa. Uno dei<br />

sacchetti si strappò mentre lo estraeva dal bagagliaio. Imprecò tra i


denti e raccolse tutto alla meglio.<br />

Trovò Tristan seduto sul divano del salotto, la spada posata sul<br />

tappeto di fronte a lui. Chino sul tavolino da caffè, girava tra le mani<br />

il telefono, ridotto in mille pezzi!<br />

«Cos'hai fatto al mio telefono?» chiese, allibita, mollando i sacchetti<br />

sul pavimento e mettendosi le mani sui fianchi.<br />

«L'ho sconfitto» rispose lui, guardandola con orgoglio. Sembrava<br />

quasi aspettarsi che si mettesse in ginocchio e lo ringraziasse per quel<br />

prezioso servizio.<br />

Be', almeno non era più distante e freddo.<br />

«Non ho un altro telefono in casa» si lamentò lei.<br />

«Allora ho completato il mio lavoro.»<br />

Cos'ho fatto per meritarmi tutto questo?, si chiese Julia, scuotendo<br />

la testa, frastornata. Non prendeva a calci i cuccioli e non investiva i<br />

bambini che giocavano per strada. Era onesta e una volta all'anno<br />

faceva una donazione a un istituto di beneficenza.<br />

«Pensavo che la tua conoscenza acquisita in altri mondi superasse la<br />

mia» gli ricordò con secca ironia.<br />

«È così.» Si appoggiò ai cuscini, un braccio mollemente adagiato sul<br />

bordo del divano e l'altro ripiegato dietro alla testa, e la fissò a occhi<br />

socchiusi. La sua posa era davvero sensuale e seducente. «Hai molto<br />

da imparare.»<br />

Julia colse il vero significato di quel commento. Ho molto da<br />

insegnarti.<br />

Sentì il fiato corto davanti allo splendore di quell'uomo: quando si<br />

avvicinava a lui nel suo corpo e nella sua mente cominciavano ad<br />

accadere cose incomprensibili. Tristan doveva solo parlare, doveva<br />

solo guardarla e lei cominciava a desiderarlo.<br />

Il suo fisico era perfetto, maestoso e regale, con i capelli corvini<br />

che incorniciavano il viso dai lineamenti scolpiti. Come sarebbe stato<br />

facile raggiungerlo sul divano, mettersi a cavalcioni su di lui e<br />

chiedergli di darle il piacere che offriva con tanta disinvoltura.<br />

Forse il viso di Julia tradiva quei pensieri arditi perché, appena i


loro occhi si incontrarono, le narici di Tristan fremettero e le labbra<br />

sensuali si dischiusero.<br />

Lei deglutì.<br />

Cambia argomento. Subito, si ammonì. «Ehm... ti ho comprato un<br />

po' di roba» borbottò. «Spero che ti vada bene.»<br />

«Ne sono sicuro.» Si passò la lingua sulle labbra, in un invito<br />

allusivo che lei si sforzò di ignorare.<br />

«Su, vestiti» lo sollecitò. «Dobbiamo uscire.» Per quanto la<br />

prospettiva fosse deliziosa, non potevano proprio restare a casa.<br />

«Apro sempre il negozio alle otto in punto.» A parte quel lunedì,<br />

aggiunse in silenzio. Lui però non doveva per forza saperlo. «Oh,<br />

quasi mi dimenticavo. Ti ho preso anche un regalo.»<br />

«Un regalo?» Un lampo di sorpresa guizzò nei suoi occhi e prese il<br />

posto della seduzione. «Per me?» chiese incredulo.<br />

«Sì, per te.» Gli porse ridacchiando il sacchetto che conteneva il<br />

coltello.<br />

Tristan guardò lei e poi il sacchetto e alla fine lo accettò esitante.<br />

«Non so cosa dire.»<br />

«Aprilo. Be'» lo incalzò impaziente, «cosa stai aspettando?»<br />

Lui estrasse dal sacchetto di plastica un astuccio nero lungo e<br />

lucente, lo aprì, tolse la lama dal rivestimento di velluto con estrema<br />

cura e la studiò da ogni angolo. Pareva risplendere alla luce e si<br />

adattava alla perfezione alla sua mano.<br />

Il silenzio li circondava.<br />

Julia rimase in attesa, mentre le labbra di Tristan si tendevano e la<br />

sua eccitazione svaniva. Il regalo non gli era piaciuto, constatò<br />

delusa. Forse avrebbe dovuto prendergli un perizoma leopardato.<br />

«Grazie, Julia» disse all'improvviso lui in tono reverente. La<br />

guardava con tale gratitudine da farle venire voglia di comprargli un<br />

intero arsenale – pistole, granate e tutto il resto. «Nel mio mondo<br />

armi come questa costano più di un alloggio.»<br />

Julia si rese conto che non aveva mai ricevuto un regalo e sentì una<br />

stretta al cuore. Quell'uomo meraviglioso era vissuto per millenni e


nessuno aveva mai pensato di fargli un regalo. Si chinò a frugare<br />

negli altri sacchetti e poco dopo ne estrasse una maglietta, un paio di<br />

jeans e dei boxer. Felice di avere altri doni per lui, glieli tese. «Ecco,<br />

anche questi sono per te.»<br />

«Io... ti ringrazio.» Tristan posò i vestiti sul divano accanto a sé e<br />

continuò a studiare il coltello.<br />

«Di niente. Dobbiamo uscire tra poco» lo sollecitò lei. «Non voglio<br />

arrivare in ritardo.»<br />

«I ritardi possono essere un vantaggio, piccolo drago, soprattutto<br />

se il tempo viene passato a letto, o sul bancone della cucina, o sul<br />

pavimento. Forse un giorno mi permetterai di dimostrartelo.»<br />

Ogni parola le faceva dolere il corpo in un punto diverso: il<br />

capezzolo sinistro, quello destro, in mezzo alle gambe, dietro alle<br />

ginocchia. Come in trance, Julia guardò Tristan che metteva da parte<br />

con cura il coltello e si alzava in piedi. Poi si slacciava i pantaloni e li<br />

calava lungo i fianchi, rivelando porzioni sempre maggiori di pelle<br />

abbronzata.<br />

Lei capì che non aveva alcuna intenzione di fermarsi. «Tristan!»<br />

gridò con voce strozzata. «Cosa stai facendo?»<br />

«Mi sto spogliando.»<br />

«Questo lo so.»<br />

Era seduta e lui in piedi, una posizione che le concedeva una vista<br />

spettacolare: come sospettava, era imponente e muscoloso<br />

dappertutto, eppure non avrebbe mai immaginato... Deglutì,<br />

travolta da un bisogno ardente, poi deglutì di nuovo.<br />

«Qualcosa non va?» si informò Tristan con aria innocente.<br />

«Oh, no, no, niente.» A parte il fatto che doveva assolutamente<br />

riprendere fiato. Ci avrebbe pensato appena fosse riuscita a<br />

distogliere lo sguardo, si disse, ma proprio non ci riusciva.<br />

L'espressione spada possente di colpo acquistava un senso nuovo e<br />

decisamente ardito.<br />

«Mi stai divorando con gli occhi, Julia» le fece notare con un lieve<br />

tocco di divertita ironia nella voce.<br />

Era vero e voleva continuare a farlo. Lui era stato così villano da


sottolinearlo e lei non poteva continuare senza esserlo a propria<br />

volta. Dunque doveva imporsi di smetterla.<br />

«Vado a prendere la mia valigetta» annunciò. In realtà non<br />

ricordava se ne aveva una o no. Si alzò piano e attraversò la stanza.<br />

Inciampò solo una volta, nonostante l'attenzione fissa su di lui fino<br />

all'ultimo secondo.<br />

Tristan la guardò allontanarsi e, rimasto solo, si concesse un sorriso<br />

lento e diabolico. Molto interessante. Davvero molto interessante:<br />

Julia era attratta dalla sua nudità. Così attratta che non riusciva a<br />

distogliere lo sguardo. La cosa gli faceva molto piacere, considerato<br />

che lei gli aveva detto e ripetuto di non apprezzarlo in quel modo. E<br />

invece lui piaceva un sacco al piccolo drago, ormai ne era sicuro.<br />

Pareva che la sua sola vista la trafiggesse, impedendole di pensare ad<br />

altro.<br />

Che dolce rivelazione.<br />

Il sorriso svanì lentamente. Era per quello che gli aveva fatto un<br />

regalo? Perché lo desiderava? No, impossibile. In tutta la sua<br />

esistenza, nessun'altra donna si era mai comportata in quel modo,<br />

anche se tutte lo avevano desiderato con passione.<br />

Ma allora cos'aveva spinto Julia a quel gesto inatteso? La risposta<br />

continuava a sfuggirgli. Alla fine sospirò e respinse la domanda in<br />

fondo alla mente. Era un mago nel suscitare la passione femminile,<br />

eppure non riusciva a capire come funzionava la mente di Julia.<br />

Infilò uno per volta i nuovi vestiti che lei gli aveva procurato. Se<br />

avesse avuto denaro le avrebbe comprato splendidi gioielli, lucenti<br />

come i suoi occhi. Un uomo le aveva mai fatto un regalo del genere?<br />

Strinse i pugni e si rese conto all'improvviso di voler essere il primo a<br />

farlo. L'unico.<br />

Scacciò quel pensiero pericoloso e si chiese come comportarsi con<br />

quella donna che lo sfidava come un guerriero, lo baciava come se<br />

rappresentasse l'ultima boccata d'aria per sopravvivere e lo trattava<br />

come un uomo e non come uno schiavo.


Imperia, sesta stagione<br />

«Cosa vuoi, Zirra?»<br />

9<br />

Rivoli di luce scendevano come oro liquido dai quattro soli al di là<br />

delle finestre ad arco e davano alla sala del tribunale l'aspetto di un<br />

santuario. Due troni imponenti erano collocati sulla piattaforma<br />

davanti a lei, tempestati di pietre preziose provenienti da altri mondi<br />

e decorati da figure alate, pronte a lanciarsi nei cieli, scolpite nel più<br />

puro alabastro.<br />

Il lucente pavimento di marmo bianco e rosa le rinfrescò i piedi<br />

nudi, ma nello stesso tempo le ricordò il freddo vuoto dentro di sé e<br />

la ragione per cui era là. Il rumore delle onde che si frangevano<br />

appena fuori dai cancelli del palazzo le colmò le orecchie; anche<br />

quello era un ricordo potente.<br />

Il sommo sacerdote sedeva vicino alla sua sposa e fissava con gli<br />

intensi occhi azzurri Zirra, che si sentiva circondata da un potere<br />

mistico molto più grande del proprio.<br />

La sacerdotessa strinse i pugni. Quattro cicli prima Percen aveva<br />

rubato lo scrigno dove teneva prigioniero Tristan e aveva lanciato lo<br />

schiavo del piacere in un altro mondo con un incantesimo. Lei si era<br />

infuriata. E lo era ancora. Voleva riprendersi subito lo schiavo, ma<br />

Percen l'aveva bloccata: le aveva sottratto i poteri, avvolgendola in<br />

una cappa mortale così completa che lei non poteva evocarne<br />

neanche uno.<br />

Era la punizione per aver quasi rovinato la preziosa alleanza con i<br />

mortali.<br />

Che bastardo.<br />

«Te lo chiederò un'altra volta» ripeté Percen con voce dura. «Cosa<br />

vuoi, Zirra?»<br />

Lei se ne stava a testa alta al centro della sala, con un'impalpabile<br />

veste azzurra che le avvolgeva il corpo e le mani, che teneva lungo i


fianchi. Mantenne un'espressione impassibile, anche se non riusciva<br />

quasi a sostenere lo sguardo del sommo sacerdote. Con i capelli neri<br />

e folti, gli occhi di un azzurro intenso e la forza della sua magia<br />

avrebbe dovuto essere un bell'uomo, invece era orrendo. Il suo<br />

corpo era contorto, l'occhio sinistro semichiuso e il naso a becco.<br />

Peccato che non fosse più attraente. Avrebbe potuto tentare di<br />

sedurlo perché obbedisse ai suoi voleri, anche se molto tempo prima<br />

aveva giurato di non prendere mai un altro Druinn come amante.<br />

«Sono venuta a esigere che mi siano restituiti i miei poteri» rispose<br />

in tono di sfida.<br />

Le guardie armate disposte a ogni angolo si lasciarono sfuggire<br />

un'esclamazione allibita, poi parvero affilare gli artigli in un duro<br />

silenzio. Il contrasto tra rumore e silenzio si fuse come frammenti di<br />

vetro rotto.<br />

«Tu esigi?» ripeté Percen indignato. «Dubito che ti renderò mai i<br />

tuoi poteri. Li useresti per cercare di riportare qui Tristan e io non<br />

posso permetterlo.»<br />

«Appartiene a me.»<br />

«Se fossi stato capace di spezzare la maledizione di un altro<br />

sacerdote lo avrei fatto, ma visto che nessun Druinn può provarci<br />

l'ho semplicemente mandato via. E là resterà. Sei fortunata che non<br />

ti abbia ucciso.»<br />

«Esigo che tu me lo restituisca» insistette Zirra.<br />

«Altre richieste?» Il tono di Percen divenne ancora più tagliente. «Si<br />

sta preparando una guerra, Zirra. Molti dei miei stregoni preferiti si<br />

sono uniti ai ribelli, nella speranza di distruggere la nostra fragile<br />

alleanza con i mortali, e tu ci sei quasi riuscita da sola. Ti ho punita<br />

per le tue azioni, eppure continui a pensare solo a te stessa e a farmi<br />

richieste. La mia risposta è no» aggiunse in tono noncurante, quasi<br />

amabile. «E chiunque cerchi di aiutarti farà i conti con la mia ira.»<br />

Lei sentì contrarsi lo stomaco e svanire la speranza. Il suo sguardo<br />

si posò sulla compagna del sommo sacerdote, l'unica ad avere un<br />

certo ascendente su di lui. Se solo l'avesse aiutata...<br />

«Sono d'accordo con il mio compagno» dichiarò Heather con la sua


voce dolce. Allungò una mano e strinse quella di Percen. «Faresti<br />

meglio a lasciar perdere. E a lasciare in pace Tristan.»<br />

Com'erano ipocriti e arroganti, sempre convinti di sapere cos'era<br />

meglio! Be', Zirra sapeva cos'era meglio per lei: Tristan. Si sentiva<br />

forte e bella solo tra le sue braccia, si sentiva viva e soddisfatta solo<br />

quando lui le obbediva.<br />

Socchiuse gli occhi e riportò l'attenzione sul sommo sacerdote. I<br />

loro sguardi azzurri si scontrarono, un mare tempestoso contro una<br />

brezza tranquilla. «Una volta hai maledetto tuo fratello,<br />

condannandolo a restare a vita imprigionato in una statua di pietra»<br />

gli ricordò Zirra. «Le mie azioni non sono peggiori delle tue.»<br />

«Ho riparato ai torti che gli ho fatto. Ora mio fratello vive felice<br />

con la sua compagna e i loro figli.»<br />

«Allora permettimi di fare la stessa cosa con Tristan. Diventerò la<br />

sua compagna e gli darò tutti i figli che vorrà.»<br />

«No.»<br />

Zirra fu sul punto di gridare di rabbia. Se solo avesse posseduto di<br />

nuovo i propri poteri e saputo dove si trovava Tristan, sarebbe stato<br />

così facile reclamarlo. Le sarebbe bastato aprire un vortice. Visto che<br />

era impossibile, il sommo sacerdote costituiva l'unica speranza.<br />

Doveva convincerlo ad aiutarla.<br />

«Ho subito la mia punizione per molti cicli. Non ti basta?»<br />

«No.» L'espressione di Percen divenne pensierosa. «Forse dovrei<br />

consegnarti al grande signore mortale e lasciare che sia lui a punirti.»<br />

«Non oserai mai» lo sfidò. «Non vuoi certo che venga a sapere cosa<br />

ne è stato del suo guerriero più valoroso.»<br />

«Potrei farlo, invece. Non dubitarne.»<br />

Man mano che la speranza svaniva, il desiderio diventava più<br />

intenso e il bel viso di Tristan le invadeva la mente. Aveva bisogno<br />

di lui. Era come un afrodisiaco: una volta provato, nient'altro<br />

contava, se non assaggiarlo di nuovo. Zirra lo odiava perché le<br />

provocava quel bisogno profondo, ma era impotente davanti a quel<br />

desiderio.<br />

Aveva cercato di umiliarlo e dimostrargli che dominava ogni sua


azione, tuttavia per tutto il tempo che lo scrigno era rimasto in suo<br />

possesso Tristan l'aveva sfidata. Certo, l'aveva posseduta con ardore<br />

ogni volta che gliel'aveva ordinato, senza mai darle niente di sé<br />

però. Aveva parlato della sua morte mentre le mani le<br />

accarezzavano il corpo, l'aveva fissata con odio mentre la lingua le<br />

leccava la pelle.<br />

Eppure i ricordi del suo magnifico splendore avevano ancora il<br />

potere di farla fremere deliziata.<br />

«Tristan è un mortale» sbottò. «Non è niente per te.»<br />

Heather, anche lei mortale, strinse gli occhi. «È un mortale, è vero,<br />

ma questo non lo rende inferiore.»<br />

«Ha combattuto per il suo grande signore e anche per me»<br />

intervenne Percen. «Ha ucciso i nemici senza rimorsi o esitazioni. È<br />

leale e degno di fiducia, un re nel cuore e una leggenda per tutte le<br />

razze. Tu sei solo un esempio penoso di carne, sangue e magia. Anzi,<br />

non più di magia» aggiunse soddisfatto.<br />

Pur rabbiosa e ferita, Zirra ignorò il suo sarcasmo. Percen voleva<br />

umiliarla perché una volta lei lo aveva respinto, sputandogli in faccia<br />

e rifiutando il suo tocco. Non gli avrebbe permesso di ferire il suo<br />

spirito, decise.<br />

«Tristan è tutto quello che dici, lo ammetto, ma è anche mio. Mi<br />

appartiene.»<br />

Heather scoppiò in una risata argentina. «Non è mai stato tuo e<br />

mai lo sarà.»<br />

Zirra digrignò i denti furente.<br />

«Non temere, un giorno tornerà nel nostro mondo» disse Percen.<br />

«Ma questo succederà quando lo deciderà Elliea e non prima.»<br />

Gioia e disperazione, impazienza ed euforia si mescolarono in lei.<br />

«Se lo riporti indietro adesso, posso indurlo ad amarmi. Ne sono<br />

sicura. E lui ti ringrazierà per averlo fatto tornare qui.»<br />

La risata di Percen distrusse il suo orgoglio. «Perché insisti? Tristan<br />

non ti amerà mai. Sei indegna di lui.»<br />

Lei voleva contraddirlo, tuttavia riuscì a restare impassibile e<br />

nascondere il tumulto che l'agitava.


«Vattene dal mio cospetto, donna.» Il sommo sacerdote agitò una<br />

mano, congedandola con un gesto regale. «La tua avidità mi<br />

disgusta.»<br />

Zirra strinse i pugni e digrignò i denti, furente. «Troverò il modo di<br />

riaverlo» gli assicurò. «Tristan è mio. Il mio amante. La mia proprietà.<br />

Mi apparterrà ancora una volta.»<br />

Le narici di Percen fremettero d'indignazione davanti a tanta<br />

spudorata insolenza. «Osi contestare il mio volere?»<br />

«Sì» rispose lei fissandolo con aria di sfida.<br />

Quando la sala del tribunale si svuotò, Percen guardò la sua<br />

compagna, la regina del suo cuore e della sua anima, la donna che<br />

l'aveva salvato dalla distruzione. «Forse dovrei eliminare Zirra.»<br />

Sospirò. «Il suo tradimento non potrà che diventare più grave.»<br />

«Se le fai del male nostro figlio non ti perdonerà mai.» Heather<br />

stava invecchiando: dilatò i grandi occhi castani, mentre un'ombra di<br />

preoccupazione le incupiva i lineamenti. «Abbiamo fatto la cosa<br />

giusta, mandando via Tristan?»<br />

«Sì.» Un altro sospiro. «Non angustiarti, amore. Troverò una<br />

soluzione che non sconvolga nostro figlio.»<br />

Zirra camminava avanti e indietro in camera sua. Le mani<br />

stringevano la veste di seta e i capelli le ondeggiavano sulla schiena<br />

ogni volta che si voltava. Emozioni cupe e soffocanti come il fuoco<br />

che ardeva nel camino l'agitavano. Grigie nuvole di tempesta<br />

nascondevano i quattro soli, peggiorando il suo umor nero. Lanciò<br />

un urlo stridulo e allontanò a calci una sedia che le intralciava il<br />

cammino; il tavolino da toilette si rovesciò per terra. Un prezioso<br />

vaso di cristallo finì in mille pezzi.<br />

Come osava Percen de Locke minacciarla in quel modo? Moriva<br />

dalla voglia di punirlo, di distruggere la sua magia con la propria,<br />

come aveva fatto lui. Come sommo sacerdote dei Druinn, però, era<br />

molto più potente di lei. Non poteva fare niente per ferirlo o<br />

contrastare il suo incantesimo.


Aveva perso i suoi poteri e il rispetto della sua gente, che ormai<br />

rideva di lei, e aveva perso Tristan.<br />

Devo riaverlo. È mio. Sollevò e poi scagliò contro un muro un<br />

calice tempestato di gemme, che ricadde a terra intatto. Aveva<br />

posseduto Tristan solo per poche stagioni, eppure il bisogno e il<br />

desiderio nei suoi confronti erano cresciuti fino a raggiungere<br />

dimensioni incomprensibili.<br />

«Dov'è?» proruppe. Chi era la donna che ora lo possedeva, lo<br />

toccava, lo assaporava, lo accoglieva nel suo letto e nel suo corpo?<br />

Chi era la donna che sentiva il potere da lui suscitato? Quelle<br />

domande le provocarono una profonda gelosia e un'ira furiosa.<br />

Avvertì una stretta allo stomaco e si gettò sul letto con un altro grido<br />

stridulo e furente... lo stesso letto in cui aveva fatto l'amore per<br />

l'ultima volta con lui. Le morbide lenzuola bianche l'avvolsero come<br />

la carezza di un amante, schernendola con crudeltà. Prese a pugni le<br />

pellicce che ricoprivano il letto.<br />

«Appartiene a me. A me!»<br />

Una serva entrò nella stanza e la fissò incerta, come se non sapesse<br />

bene che destino l'attendeva. «Mi hai chiamata, sacerdotessa?»<br />

«No, stupida...» Zirra si fermò di colpo. All'improvviso il respiro si<br />

calmò e la rabbia diminuì. La soluzione era semplice; perché non ci<br />

era arrivata prima? C'era un Druinn pronto a rischiare l'ira di Percen<br />

per aiutarla. Oh, sì. Quell'uomo la desiderava e con un incentivo<br />

adatto avrebbe fatto tutto ciò che gli chiedeva.<br />

Le veniva quasi da ridere.<br />

«Dov'è il principe?» chiese.<br />

La serva tormentò con le dita la rozza stoffa marrone del vestito.<br />

«Si sta addestrando alla magia nelle sabbie bianche.»<br />

«Vai da lui. Digli che richiedo la sua presenza nella mia camera.»<br />

La ragazza assentì sollevata e si affrettò a obbedire.<br />

«Ti avrò, Tristan.» Questa volta Zirra si concesse una risata. Le<br />

girava la testa dal sollievo e dalla speranza, per la prima volta da<br />

quando Percen aveva lanciato il suo infido incantesimo.


Poco dopo Romulis entrò a grandi passi nella sua stanza. Era<br />

accigliato, il torso nudo era coperto di sudore e di minuscoli cristalli<br />

bianchi e i muscoli possenti erano cosparsi di cicatrici.<br />

Era un guerriero selvaggio e pericoloso, reso ancora più potente<br />

dalla magia che palpitava intorno a lui, letale come un'arma. Si<br />

fermò davanti al letto e la fissò. La sua mole scura e imponente<br />

contrastava con le pareti e i mobili bianchi. I suoi lineamenti erano<br />

marcati e i capelli neri gli ricadevano sulle spalle, incorniciando gli<br />

occhi dorati e gli zigomi affilati.<br />

Aveva cercato più volte di attirarla nel suo letto e Zirra lo aveva<br />

sempre respinto con forza, mandandolo via frustrato. Non voleva<br />

avere niente a che fare con i maschi Druinn: erano troppo volubili e<br />

incontrollabili, pronti in un attimo a maledire o lanciare benedizioni.<br />

Lei adorava sentirsi potente, ma non accoglieva volentieri il potere<br />

altrui. La facilità con cui Percen l'aveva spogliata delle sue capacità<br />

magiche dimostrava che la riluttanza a prendersi per amante un<br />

Druinn era giustificata.<br />

Romulis conosceva i suoi sentimenti, eppure la desiderava lo<br />

stesso. L'avrebbe sempre desiderata, lo si capiva dal suo sguardo<br />

ardente. Forse si disprezzava per quella debolezza, ma non riusciva a<br />

liberarsene. La sua presenza là ne era la prova.<br />

«Cosa vuoi questa volta, Zirra?»<br />

Lei mise il broncio. «Tuo padre mi ha rubato le capacità magiche e<br />

ha mandato il mio schiavo in un altro mondo.»<br />

«Lo so.» Appoggiò la mano a una colonna di alabastro alle sue<br />

spalle. «Lo sa tutto il palazzo e nessuno se ne cura.»<br />

Zirra si costrinse a restare impassibile. «Se mi riportassi Tristan te ne<br />

sarei molto grata.» Lo guardò adagiata in una posa seducente sulle<br />

pellicce e passò la punta delle dita sui fianchi.<br />

«È questa l'unica ragione per cui mi hai chiamato? Se è così, me ne<br />

vado subito.» Si voltò, avviandosi verso l'uscita.<br />

«Aspetta! Ti prego» lo richiamò lei.<br />

Romulis si voltò a guardarla, le labbra atteggiate a un ghigno<br />

insolente. «Hai qualcosa da aggiungere?»


«Mostramelo almeno per un attimo. È tutto quello che ti chiedo. Ti<br />

prego, Romulis. Ti sarò sempre debitrice, non dubitarne.»<br />

Un lampo misterioso gli brillò negli occhi, per sparire subito dopo.<br />

«Va bene. Ti concederò di vederlo per un attimo.»<br />

Sollevò dal pavimento il vaso e lo usò per raccogliere una brace<br />

ancora rosseggiante dal camino. Un filo di fumo si sollevò fino al<br />

soffitto a volta, mentre lui pronunciava un incantesimo e la dolce<br />

essenza della magia si diffondeva tutt'intorno. Mosse le dita della<br />

mano libera tracciando un ampio arco e sopra la nuvola scura e<br />

fumosa l'aria cominciò a vorticare e liquefarsi.<br />

L'immagine di Tristan si materializzò là in mezzo.<br />

Zirra soffocò un gemito avido e si costrinse a restare immobile,<br />

mentre il mortale che sognava da tanto tempo le si parava davanti.<br />

Era seduto su una semplice sedia nera, teneva le braccia dietro la<br />

testa e fissava il soffitto pensieroso, tanto che le rughe sottili intorno<br />

agli occhi erano tese e le labbra contratte. Sentì l'acquolina in bocca<br />

per la voglia di assaporarlo.<br />

Quali pensieri gli colmavano la mente?<br />

Pensava a lei?<br />

Allungò una mano per toccarlo, ma incontrò soltanto l'aria. La<br />

delusione fu così intensa da strapparle un grido stridulo. «Devi<br />

riportarmelo, Romulis. Devi.»<br />

Lui abbassò le mani lungo i fianchi, facendo scomparire l'immagine.<br />

Poi scoppiò in una risata senza allegria. «Sai che non rischierò di<br />

essere punito per te. Nessuno lo farà.»<br />

«Percen è tuo padre. Non ti punirà mai.»<br />

«La risposta è sempre no.»<br />

«Di sicuro puoi fare qualcosa per me» insistette, disperata.<br />

«Posso, ma non voglio» fu la ferma replica. «Tristan ha avuto<br />

molte guan ren dopo di te e non ha bisogno della tua interferenza<br />

nella sua nuova vita. La donna con cui sta adesso potrebbe<br />

liberarlo.»<br />

Zirra si sedette di scatto e lo fissò torva. Tra le loro numerose


capacità, i Druinn potevano anche predire il futuro, dunque non<br />

dubitava che dicesse la verità. «Dov'è adesso? Dove? Chi osa<br />

rivendicare la mia proprietà?» domandò agitata.<br />

Lui rimase chiuso in un silenzio ostinato, ma lei notò lo sguardo<br />

che la divorava con disperata avidità.<br />

«Ti prego, aiutami, Romulis.»<br />

«Zirra...»<br />

«Romulis» mormorò lei in tono più gentile. Lo fissò al di sotto delle<br />

ciglia e si girò con una mossa seducente: sapeva di offrire una visione<br />

sensuale che avrebbe acceso il desiderio di qualsiasi uomo. «Se me lo<br />

riporterai ti darò tutto ciò che desideri.»<br />

«No» ripeté lui. Questa volta però il tono era più esitante.<br />

«Tutto quello che desideri da me sarà tuo. Tutto. Devi solo<br />

aiutarmi.»<br />

I minuti passarono per un tempo che le parve eterno. Non riusciva<br />

a capire quali pensieri gli passassero per la mente.<br />

«Farai tutto quello che ti chiederò?» chiese infine.<br />

«Sì» rispose Zirra senza curarsi delle conseguenze. La speranza era<br />

rinata e lei era disposta a soddisfare ogni sua richiesta.<br />

«Ti comunicherò in seguito il mio prezzo. Accetti?»<br />

«Sì.»<br />

Romulis chiuse gli occhi, mentre un'aspra guerra gli si scatenava<br />

nella mente: dovere contro desiderio. Suo padre contro la<br />

sacerdotessa. Chi ne sarebbe uscito vincitore?<br />

Zirra attese trepidante: la sua intera esistenza dipendeva dalla<br />

risposta di Romulis.<br />

«Va bene» cedette infine lui. Nei suoi occhi brillava una fiera<br />

determinazione, ma anche una traccia di rammarico. «Ti aiuterò.»<br />

Un'ondata di trionfo assoluta e potente come i venti della quarta<br />

stagione la invase. «Come? Lo porterai da me?» chiese.<br />

«No.»<br />

«Perché?»


«La mia risposta non ti riguarda.»<br />

«Allora come farò a riaverlo?» chiese Zirra a denti stretti.<br />

«Ti insegnerò un incantesimo che riporterà Tristan da te.»<br />

«Se avessi i miei poteri potrei farlo da sola.»<br />

«Non li hai; per questo ti serve il mio aiuto. Se il piano non ti<br />

sembra accettabile, cancella pure il nostro accordo.»<br />

«No, no, è accettabile» gli assicurò in fretta.<br />

«Magari ti mostrerò anche come recuperare i tuoi poteri» aggiunse.<br />

Una trepidazione intensa le risalì lungo la spina dorsale, come un<br />

avido serpente in cerca di nutrimento. Zirra faceva fatica a contenere<br />

l'eccitazione: il suo corpo desiderava recuperare la magia con<br />

disperata intensità e le mani formicolavano alla prospettiva di<br />

stringere ancora a sé Tristan, il corpo stupendo premuto contro il<br />

suo a letto.<br />

«Imparerò tutto quello che mi dovrai insegnare, Romulis» gli<br />

assicurò.<br />

Lui si cacciò le mani nei capelli, scostando dalle tempie i riccioli<br />

scuri e sudati. «Prima di cominciare devo fare il bagno» annunciò con<br />

un sospiro.<br />

«Sbrigati» lo sollecitò lei battendo le mani.<br />

Strinse gli occhi, irritato. «Sarà meglio che ricordi chi sta aiutando<br />

chi.»<br />

«Sbrigati, ti prego» si corresse lei.<br />

«Temo che ce ne pentiremo entrambi.» Scosse la testa e uscì.<br />

Non sarebbe stato facile controllarlo, rifletté Zirra tornando a<br />

stendersi sul letto. Se fosse stata abbastanza potente, avrebbe<br />

lanciato un incantesimo per imprigionarlo in uno scrigno, così da<br />

avere due schiavi a disposizione.<br />

Il pensiero le strappò un sorriso.


10<br />

Devi accettare ogni punizione come dovuta<br />

Il negozio chiudeva alle cinque e a quell'ora Julia aveva<br />

l'impressione di aver combattuto e perso una guerra mondiale. Ogni<br />

volta che suonava la campanella della porta Tristan si precipitava al<br />

suo fianco con aria minacciosa. Voleva solo proteggerla, sosteneva.<br />

Lei non capiva se si riferiva ai clienti o alla campanella. Quell'uomo<br />

non amava i rumori acuti.<br />

Lo aveva visto due volte accarezzare il coltello e fissare la porta<br />

come se volesse farla a pezzi. Anche se non guardava dalla loro<br />

parte, diversi clienti si erano spaventati ed erano usciti in tutta fretta.<br />

Il ricordo la indusse a massaggiarsi le tempie, nel vano tentativo di<br />

scacciare un mal di testa latente. Era solo sorpresa che non fosse<br />

ancora arrivata la polizia.<br />

Non si sarebbe mai più sottoposta a quella tortura, neppure se<br />

l'economia americana fosse crollata e tenere Tristan in vetrina fosse<br />

stato l'unico modo per mantenere una clientela. Certo, le donne<br />

cinguettavano ammaliate e compravano tutto ciò che lui<br />

raccomandava e quel giorno lei aveva fatto più affari che in due<br />

settimane, ma la cosa non aveva importanza. Quell'uomo era<br />

troppo sensuale e il suo atteggiamento protettivo le aveva procurato<br />

un'overdose di feromoni.<br />

Ora le facevano male i piedi, aveva lo stomaco annodato, il mal di<br />

testa peggiorava e la propria irritazione le ricordava un'acuta<br />

sindrome premestruale. In quel momento desiderava solo prendere<br />

degli antidolorifici, fare un bel bagno caldo e andare a letto.<br />

«Torniamo a casa» disse a Tristan con un sospiro.<br />

«Va bene. Tenere aperto un negozio richiede più energia che fare il<br />

guerriero.»<br />

Julia chiuse tutte le porte e si avviarono verso la macchina.<br />

Tristan sopportò il viaggio molto meglio della mattina, quando la


sua pelle era diventata verdastra e imperlata di sudore. Ora teneva<br />

le mani sulle ginocchia, ma il colorito era normale. Per riguardo nei<br />

suoi confronti, lei si mantenne al di sotto del limite di velocità.<br />

«Che tipo di veicoli usate su Imperia?» chiese.<br />

«Io preferivo i cervi e i draghi.»<br />

«Draghi?» Allibita, gli lanciò una rapida occhiata. «Quelli che<br />

sputano fuoco, sono coperti di scaglie e hanno le ali?»<br />

«Esatto.»<br />

«E tu mi paragoni di continuo a loro!» proruppe in tono d'accusa.<br />

«I draghi sono venerati per il coraggio, le capacità difensive e la<br />

tenacia.»<br />

Lei si sciolse quasi sul sedile. Quel paragone ora le pareva dolce e<br />

delizioso. «Sono passati tanti anni, ma tu senti ancora nostalgia di<br />

casa? Ti mancano i draghi e la magia?» chiese incerta.<br />

«Più che mai.»<br />

Mentre le sedeva vicino irradiando una profonda tristezza, con gli<br />

occhi pieni di ricordi, qualcosa dentro di lei si incrinò. Poveretto.<br />

Che cosa aveva perso? Julia non lo sapeva e non osava immaginarlo.<br />

A casa lo coccolò lasciando che si rilassasse mentre gli preparava<br />

dei panini al tacchino. Ne divorò cinque. Fino a quel momento le<br />

era costato più di trecento dollari, oltre alla perdita della sanità<br />

mentale. Era stato un buon affare? Prima avrebbe risposto di no<br />

senza esitare, ma in quel momento... be', la giuria stava ancora<br />

deliberando.<br />

«Sarà meglio andare adesso al centro commerciale» dichiarò Tristan<br />

mettendo il suo piatto nel lavandino. «I vestiti che mi hai portato<br />

non mi piacciono. Con questi ho la sensazione di essere sospeso»<br />

spiegò accennando ai pantaloni della tuta.<br />

L'idea di farsi largo tra la folla mentre lui la proteggeva dai<br />

commessi eliminò ogni traccia di distensione. «Piccolo cambiamento<br />

di programma» gli comunicò, sperando che non protestasse.<br />

«Andremo a... » Si interruppe, registrando solo in quel momento le<br />

sue ultime parole. «Uh, Tristan, ti sei messo la biancheria, vero?»


Lui si girò a guardarla confuso e gli occhi passarono dal verde<br />

all'azzurro al viola. «Cos'è questa biancheria?» chiese.<br />

Come faceva a spiegarglielo? «È un indumento protettivo per il<br />

tuo...»<br />

«Ah.» Scosse la testa. «Era un indumento strano e non l'ho usato<br />

come dici. L'ho strappato facendone delle strisce per assicurare alla<br />

coscia il mio nuovo coltello.»<br />

Dunque aveva passato l'intera giornata con i pantaloni come unica<br />

barriera tra il suo pregiato arsenale e il resto del mondo!<br />

Oddio.<br />

«I boxer e le mutande non ti sono piaciuti?» Quando le lanciò un<br />

altro sguardo confuso, lei gli spiegò la differenza.<br />

«Non mi sembra di aver visto mutande. Solo boxer» precisò.<br />

Magnifico. Le aveva lasciate nel carrello, o nel baule della<br />

macchina. «Vedo di trovartene un paio, così non ti sentirai così...<br />

sospeso.» Stava davvero parlando della biancheria intima di un<br />

uomo?<br />

Julia si infilò il cappotto e schizzò fuori. Si fermò sotto il portico,<br />

lanciò un'occhiata ai cespugli e si irrigidì: intento a regolare la siepe<br />

che circondava la sua casa ecco Peter, il vicino. L'uomo che le<br />

interessava.<br />

Il buon umore svanì e la lingua divenne un blocco di cemento.<br />

Non voleva affrontarlo fino a quando le lezioni non fossero finite –<br />

o, meglio, cominciate. Presa dal panico, cercò un nascondiglio e finì<br />

per inginocchiarsi dietro un cespuglio, a non più di sei metri da lui.<br />

Passarono vari minuti in cui lo fissò. Sono una vigliacca, si ammonì.<br />

Faceva una figura ben misera, accovacciata là dietro, ma non poteva<br />

neanche balzare in piedi e annunciare la sua presenza. Peter<br />

l'avrebbe considerata una sciocca e lei voleva che la ritenesse<br />

meravigliosa.<br />

C'era una sola soluzione: aspettare.<br />

Continuò a fissarlo. Tra i venti e i trenta, Peter era il tipico maschio<br />

americano con i capelli biondi, una bella pelle e un corpo discreto,<br />

anche se un po' magro. Sorrideva sempre, come se fosse contento


del mondo che lo circondava.<br />

Era riservato, a volte non sapeva cosa dire e non era così bello da<br />

avere tutte le donne ai suoi piedi. Era perfetto per lei.<br />

Eppure...<br />

Non si sentiva attratta da lui, non desiderava le sue labbra sulle<br />

proprie, non lo sognava quando chiudeva gli occhi e non<br />

immaginava quel corpo che premeva contro il suo.<br />

Tristan invece occupava tutti i suoi pensieri. Amava il suo modo di<br />

muoversi, sensuale e a volte predatorio e le piccole rughe che si<br />

formavano intorno ai suoi occhi quando la prendeva in giro. I suoi<br />

muscoli erano possenti, eppure non le aveva mai fatto male. Era<br />

sempre pieno di riguardi.<br />

Si rese conto con vergogna che stava paragonando i due uomini,<br />

come lei era stata paragonata alla sorella per tutta l'infanzia. «Faith<br />

suona così bene il piano. Perché tu non ci riesci, Julia? Faith ha vinto<br />

la gara di corsa. Speriamo che la prossima volta ti vada meglio. Tutti<br />

i ragazzi adorano Faith. Non potresti sforzarti un po', Julia?»<br />

Insomma, Tristan assomigliava a un leggendario re guerriero e<br />

Peter a un inserviente che lavava i bagni. La bellezza svaniva presto,<br />

lo sapeva bene, ma allora perché ogni volta che Tristan entrava in<br />

una stanza lei si ritrovava con le mani sudate e il cuore che batteva<br />

come un tamburo? Perché Peter, un uomo che pareva ideale, non le<br />

faceva nessun effetto?<br />

Non sapeva rispondere a quelle domande, così si disse che la cosa<br />

non aveva importanza. Se avesse passato un po' di tempo con il<br />

vicino i sentimenti romantici sarebbero apparsi. Avrebbe desiderato<br />

spogliarlo e farsi spogliare da lui, assaporare i suoi baci e sentire il<br />

corpo di Tristan... no, di Peter, premuto contro il proprio. Per<br />

fortuna una folata di brezza fresca le calmò i bollori.<br />

Peter possedeva di sicuro qualche qualità che eclissava quelle di<br />

Tristan. Nella speranza di vederlo meglio, Julia spostò qualche ramo<br />

del cespuglio. Le foglie ruvide le graffiavano il viso, ma la visuale era<br />

molto migliorata.<br />

Lui si interruppe con le cesoie in mano, l'aria incuriosita. «Julia?»<br />

chiese incerto.


Colta a spiare! Julia soffocò un gemito mortificato e uscì dal<br />

nascondiglio, balzò in piedi e si liberò delle foglie e del terriccio che<br />

le erano rimasti attaccati. «Uh... ciao, Peter.» Gli rivolse un sorriso,<br />

sperando di celare l'imbarazzo. «Stavo giusto... ehm...» Dov'era la<br />

prontezza di spirito, quando ne aveva bisogno? «Sfoltendo i<br />

cespugli.»<br />

«Davvero?» Lui ricambiò il sorriso e mise da parte le cesoie.<br />

«Anch'io.»<br />

«È un lavoro importante: il cortile ha un'aria più ordinata.»<br />

Cadde un silenzio impacciato. Peter dondolò sui piedi, cacciò le<br />

mani in tasca e cincischiò le monete, facendole tintinnare.<br />

A quel punto Julia era disposta a parlare di qualsiasi cosa. «Lo fai<br />

spesso? In inverno, intendo.»<br />

«Lavoro in giardino tutto l'anno. Lo trovo molto rilassante.»<br />

Lei non sapeva niente di giardinaggio e preferì tacere, timorosa di<br />

dire qualcosa di sbagliato. Quando lui si avvicinò con un sorriso che<br />

andava da un orecchio all'altro, sentì contrarsi lo stomaco per il<br />

nervosismo, ma rimase ferma, decisa a fare conversazione anche se<br />

Dio in persona fosse sceso dal cielo a chiuderle la bocca.<br />

«Pensavo di passare da te» continuò Peter. Il suo odore di pino e<br />

legno lo seguiva come una nube profumata. «Ormai abitiamo vicino<br />

da vari mesi, eppure non abbiamo mai parlato.»<br />

Julia si costrinse a rispondere. «Mi piacerebbe cambiare... parlare<br />

con te, intendo.»<br />

Gli occhi color nocciola di Peter si accesero di una luce di<br />

approvazione, mentre lui si faceva sempre più vicino. «Tu mi<br />

incuriosisci, lo ammetto. Che cosa fai nella vita?»<br />

«Ho un negozio di antiquariato in centro: si chiama I tesori di Julia.<br />

E tu?»<br />

Lui scrollò le spalle. «Faccio ricerche sui diritti di proprietà degli<br />

aerei.» Notò la sua confusione e cercò di spiegarsi meglio. «Quando<br />

qualcuno vuole comprarne uno, studio la situazione e mi accerto che<br />

non ci siano diritti in sospeso. È la stessa procedura che si segue<br />

comprando un'auto usata.»


«Interessante.»<br />

«Sì. Incontro delle persone affascinanti.» Continuò a passare il peso<br />

da un piede all'altro. «Ascolta, stavo pensando...»<br />

«Julia non andrà da nessuna parte con te» ringhiò una voce bassa e<br />

sexy.<br />

Lei si girò di scatto, ma fece in tempo a notare il pallore e<br />

l'espressione inorridita di Peter. Avrebbe voluto rassicurarlo, però in<br />

quel momento non poteva occuparsi della sensibilità ferita del<br />

vicino. Tristan aveva le braccia incrociate sul petto, le gambe<br />

divaricate e una luce pericolosa e predatoria negli occhi. Le sue<br />

uniche armi erano i pugni, eppure pareva pronto a uccidere. Per<br />

prima cosa doveva occuparsi di lui.<br />

«Cosa stai facendo?» gli sussurrò furiosa.<br />

«Ti sto salvando da te stessa.» Quando aveva sentito delle voci<br />

Tristan era uscito, trovando Julia intenta a conversare con l'uomo<br />

che sperava di sedurre. Colto da un potente senso di possesso, aveva<br />

dovuto resistere all'impulso di correre in cucina, afferrare diversi<br />

coltelli e fare a fette quell'ometto.<br />

Quella reazione lo sorprendeva: non aveva mai provato niente di<br />

più di un blando affetto per le sue altre donne e spesso nemmeno<br />

quello, e non si era mai preoccupato se loro intrattenevano altri<br />

uomini, quando non richiedevano più i suoi servizi. In quel<br />

momento, però, non provava un blando affetto, ma un'ira furiosa.<br />

Julia aveva infranto la prima regola del loro accordo, mettendosi a<br />

parlare con un altro uomo. E ora lui si sentiva incredulo e rifiutato.<br />

La sua guan ren spasimava per il tocco di un uomo, e quell'uomo<br />

non era lui.<br />

Si lasciò sfuggire un ringhio. I muscoli si tesero, il sangue prese a<br />

ribollire e i suoi istinti di guerriero riemersero a forza. L'idea di<br />

strappare il cuore dal petto di quell'ometto a mani nude – ammesso<br />

che Peter ne possedesse uno – in qualche modo lo rabbonì.<br />

Cos'aveva di così speciale quel vicino? Lo squadrò torvo, ma non<br />

vide niente che potesse attirare una donna sensuale come Julia.<br />

Lei si girò e fissò Peter con aria di scusa. O forse c'era qualcos'altro<br />

nei suoi occhi? La rabbia di Tristan si scatenò di nuovo, con potenza


ancora maggiore, mentre passava una mano callosa sulla mascella. A<br />

parte i baci, Julia si comportava di rado come se lo desiderasse, anzi<br />

in genere lo respingeva – una situazione per lui senza precedenti.<br />

Eppure voleva sposare quell'uomo.<br />

Lo amava davvero? La possibilità lo faceva arrabbiare più di<br />

quanto volesse ammettere. Non si rendeva conto che l'amore<br />

l'avrebbe indebolita, concedendo a un'altra persona il controllo delle<br />

sue emozioni? Ovviamente no. Ebbene, come le aveva appena<br />

detto, lui l'avrebbe salvata da se stessa.<br />

Tristan la prese per le spalle e l'attirò contro il proprio corpo, un<br />

gesto esplicito che non poteva sfuggire a Peter. Ormai l'ometto era<br />

pallidissimo e cominciava a indietreggiare. Julia però non prestava<br />

alcuna attenzione a Tristan e ignorava il suo fascino virile. Sarebbe<br />

potuto essere un ceppo d'albero. L'istinto combattivo lo spingeva ad<br />

agire subito.<br />

Per Elliea, l'avrebbe indotta a desiderarlo.<br />

«Lasciaci» abbaiò rivolto a Peter.<br />

L'altro divenne ancora più pallido, fece un altro passo indietro e<br />

alzò le mani in segno di pace. «Stavo giusto tornando a casa. Giuro<br />

su Dio che non ho quasi guardato Julia.»<br />

«Per favore, rimani» intervenne lei con voce tremante. «Ci vorrà<br />

solo un attimo. Mio... fratello e io dobbiamo parlare.»<br />

«Veramente dovrei andare.»<br />

«Rimani!» gli ordinò Julia con tale determinazione che Peter si<br />

immobilizzò. Poi si girò e lanciò un'occhiataccia a Tristan. «Non<br />

apprezzo la tua intrusione» sussurrò furiosa.<br />

«Ho bisogno delle mie mutande» abbaiò lui, senza neanche<br />

provare ad abbassare la voce.<br />

«Shhh» sibilò lei. «Non è un'informazione da comunicare a Peter.»<br />

«Hai già dimenticato il nostro patto?» Ora le labbra di Tristan<br />

erano ridotte a una linea sottile e le narici fremevano. «La prima<br />

regola era chiara: non devi vedere o intraprendere alcun tipo di<br />

attività con un altro uomo mentre io ti insegno.»<br />

Julia impallidì. «Stavamo solo parlando.»


«Le altre attività comprendono anche la conversazione. Forse<br />

dovrei lasciar perdere le regole e prendere la mia spada.» Si chinò<br />

fino a quando i loro nasi si sfiorarono e i respiri si mischiarono.<br />

«Devo farlo subito?»<br />

Julia scosse la testa livida e batté le palpebre diverse volte, come se<br />

non riuscisse a credere a quello che stava accadendo. «Hai ragione,<br />

Tristan, ma sarebbe stato scortese andarmene senza parlare con<br />

Peter.»<br />

«Ti perdonerò appena gli spiegherai che non sono tuo fratello.»<br />

«Non chiedermi una cosa simile. Ti prego.»<br />

«Te l'ho già chiesta, quindi lo farai.» La belva dentro di lui era<br />

emersa ed esigeva soddisfazione. Non gli importava che Peter il<br />

Deboluccio si fosse già rifugiato in casa sua.<br />

«Non posso dirgli chi sei veramente» insistette lei sempre più<br />

agitata. «Potrebbe concludere che sei il mio...»<br />

«Amante?» finì Tristan per lei. La fissò risoluto. «Se non vuoi<br />

spiegargli chi sono, almeno digli che non puoi rivederlo fino a<br />

quando non avrai completato le tue lezioni.»<br />

«Penserà che sia una scusa e si convincerà di non piacermi. Non<br />

posso ferire i suoi sentimenti in questo modo. Peter è un uomo<br />

gentile e amabile e non se lo merita.»<br />

«Mentre sei pronta a ferire i miei?»<br />

Julia distolse lo sguardo con aria colpevole. «Dubito che una donna<br />

potrà mai ferirti» borbottò dopo un lungo sospiro di resa. «Torna in<br />

casa, Tristan. Per favore.»<br />

Lui rimase immobile.<br />

«Ho detto di tornare in casa. Subito!»<br />

Tristan la fissò torvo, in attesa che facesse o dicesse qualcosa a<br />

dimostrazione che non era senza cuore come sembrava, che non<br />

assomigliava a tutte le altre guan ren. Si rivelò una speranza vana.<br />

«Vivo con te e a partire da stanotte dormirò nel tuo letto» stabilì<br />

con calma e determinazione. «Diventerò il tuo amante, Julia, e farò<br />

in modo che tu non pensi mai più a lui. » Poi girò sui tacchi e obbedì


al suo ordine.


11<br />

Il tuo piacere è il piacere della tua padrona<br />

Julia si avviò alla macchina imprecando tra i denti. Gli uomini<br />

erano così ostinati e irragionevoli.<br />

Ordinando a Tristan di tornare in casa senza rivelare la verità a<br />

Peter l'aveva ferito nell'orgoglio, trattandolo come uno schiavo e<br />

non un uomo, d'altra parte non poteva evitarlo. Far credere a Peter<br />

che conviveva con un amante non era il modo migliore di<br />

conquistarlo. Inoltre preferiva evitare uno scontro diretto, che si<br />

sarebbe per forza risolto con l'esecuzione del vicino.<br />

Data la furia di Tristan, la situazione sarebbe degenerata<br />

facilmente. Vedeva già il povero vicino a terra, rannicchiato in<br />

posizione fetale, che chiamava mamma e si succhiava il pollice,<br />

mentre il guerriero incombeva su di lui con il coltello in mano.<br />

Sbuffò disgustata: gli uomini erano un vero flagello. In quel<br />

momento non riusciva a ricordare perché mai avesse deciso di<br />

sedurne uno.<br />

Stava meglio sola.<br />

Sola.<br />

Quella parola le risuonò più volte nella mente, scontrandosi con i<br />

sogni e i desideri più profondi, fino a quando fu costretta ad<br />

ammettere la verità: non voleva restare sola. Voleva una romantica<br />

storia d'amore, con tanto di cena a lume di candela e promesse di<br />

amore eterno. Musica dolce, mani carezzevoli e corpi ardenti.<br />

Voleva sentirsi bella, ammirata e speciale.<br />

Peter era timido come lei: avrebbe di certo capito come ci si<br />

sentiva a desiderare quelle cose e fatto del suo meglio per dargliele.<br />

Ne era sicura. Ora però aveva un problema in più, quel fratello che<br />

l'aveva praticamente fatto a pezzi con un semplice sguardo.<br />

Su col morale, Julia. Aveva avviato da zero il suo negozio; poteva<br />

pur costruire una relazione con Peter allo stesso modo. Certo, non


poteva vederlo e intraprendere alcun tipo di attività con lui fino a<br />

quando non fossero finite le lezioni di Tristan, ma non era poi così<br />

grave: avrebbe aspettato e al momento giusto le cose si sarebbero<br />

aggiustate. Forse a quel punto il vicino l'avrebbe trovata così<br />

irresistibile da cadere in ginocchio e implorarla di concedergli un<br />

appuntamento.<br />

Con una sensazione di libertà e leggerezza iniziò a canticchiare<br />

mentre frugava nel baule della macchina. Poco dopo trovò una<br />

confezione di mutande maschili nere, taglia extra large, se la mise<br />

sotto braccio e ritornò in casa.<br />

Tristan era stravaccato sul divano in salotto, ma anche in quella<br />

posa rilassata irradiava autorità e una collera furibonda.<br />

Il buon umore svanì. Julia deglutì e posò il pacchetto sul tavolino<br />

da caffè. «Ho trovato le tue mutande» annunciò.<br />

«Grazie, padrona» rispose lui senza guardarla.<br />

Quel tono gelido era tagliente come un coltello e lei si sentì di<br />

nuovo in colpa. «Non volevo ordinarti di rientrare in casa, Tristan,<br />

ma non mi hai lasciato altra scelta. Eri furioso e non volevo che<br />

sfogassi le tue emozioni su Peter.»<br />

Nessuna risposta.<br />

«Non è forte come te» continuò. «Se gli avessi fatto male, ti<br />

avrebbero arrestato.»<br />

Lui non si mosse, né reagì in alcun modo e Julia lottò per scacciare<br />

un acuto dolore al petto. Aveva causato danni irreparabili al suo<br />

orgoglio? Aveva rovinato la loro nascente amicizia?<br />

«Tristan, per favore, di' qualcosa.»<br />

«È un ordine?»<br />

«No.»<br />

Silenzio.<br />

Un attimo di esitazione, poi Julia uscì dal salotto.<br />

Tristan la seguì con lo sguardo. In quel momento provava per la<br />

sua esistenza un odio senza precedenti. Julia l'aveva disonorato,<br />

messo in imbarazzo e respinto. Aveva già subito molte volte quel


tipo di umiliazione, ma ora l'emozione era più intensa, visto che si<br />

mescolava al bisogno di possesso e conquista.<br />

Stava cominciando a tenere a lei, una debolezza che avrebbe<br />

dovuto evitare. Lo sfidava, lo attirava e lo faceva infuriare, lo<br />

confondeva con i suoi discorsi illogici e la maggior parte delle volte<br />

lo affascinava. Niente di tutto quello aveva importanza, si ripeté. Lui<br />

doveva restare disciplinato e distante. Un giorno Julia sarebbe<br />

morta, o magari avrebbe perso lo scrigno e lui avrebbe dovuto<br />

servire un'altra padrona.<br />

Ogni muscolo del suo corpo si tese, si rilassò e tornò a tendersi.<br />

L'idea di Julia da sola, senza nessuno che si prendesse cura di lei, non<br />

gli piaceva affatto.<br />

Fece un respiro profondo, avvertì una lieve traccia del suo dolce<br />

profumo e si chinò in avanti, studiando i ritratti sul tavolino di<br />

fronte. In uno Julia era vicina a una ragazzina un po' più grande. Lei<br />

aveva gli occhi verdi, l'altra azzurri; apparivano entrambe molto<br />

giovani e alquanto cupe. In un altro ritratto le due bambine erano<br />

distese su un letto di foglie di un verde brillante e fissavano il cielo,<br />

le labbra dischiuse in un sorriso triste.<br />

Mentre si allontanava da lui, poco prima, Julia aveva lo stesso<br />

sorriso.<br />

Non poteva lasciare le cose com'erano.<br />

Balzò in piedi e seguì la direzione che lei aveva preso. Non sapeva<br />

cosa avrebbe fatto e neanche cosa le avrebbe detto.<br />

La trovò intenta a prepararsi un bagno. L'acqua sgorgava da una<br />

piccola apertura e riempiva un contenitore bianco e lungo. Era<br />

avvolta in una veste azzurra, si era raccolta i capelli in cima alla testa<br />

e qualche ricciolo le ricadeva sulle tempie. Appariva più minuta e<br />

fragile che mai.<br />

Vederla così gli procurò un moto di tenerezza. Julia era vita,<br />

bellezza e una pura, assoluta innocenza. In momenti come quello si<br />

sentiva indegno perfino di guardarla. Lei meritava solo felicità.<br />

Le ultime tracce di collera svanirono e Tristan scosse la testa<br />

sconvolto. Come faceva quella donna a cancellare così in fretta le<br />

sue emozioni tumultuose? Com'era possibile che si sentisse in


conflitto, ma anche contento? Non lo sapeva.<br />

«Grazie della biancheria, Julia.»<br />

Lei sussultò sorpresa e puntò lo sguardo sulla porta. Su di lui.<br />

Quando i loro occhi si incontrarono la sua espressione si addolcì.<br />

«Oh, di niente. Non volevo trattarti male. Io...»<br />

«Sì, lo so. Va tutto bene» la rassicurò. Appoggiò una spalla allo<br />

stipite. Un vapore profumato aleggiava nel bagno e lo avvolgeva<br />

come la dolce carezza di un'amante.<br />

Julia lo guardò umettandosi le labbra con la lingua e lui si sentì<br />

ancora una volta mozzare il fiato in gola. Era tentato di spingerla<br />

contro il muro freddo e avvolgerla nel calore ardente della sua pelle,<br />

di rompere il silenzio crescente con grida di piacere. E Julia avrebbe<br />

gridato; ci avrebbe pensato lui a eccitarla fino a quel punto.<br />

Si costrinse a restare dov'era. Controllo, ecco quello che gli serviva.<br />

Doveva controllare le proprie reazioni nei confronti della<br />

nuova guan ren.<br />

«Dopo che avrai fatto il bagno, vorrei andare in quel tuo centro<br />

commerciale» disse. Sentiva la mancanza dell'eccitazione e della<br />

vivacità dei mercati, pur sapendo che visitare un posto del genere gli<br />

avrebbe fatto ricordare gli amici perduti, inducendolo a desiderare<br />

cose impossibili. Nello stesso tempo voleva passare più tempo con<br />

Julia, voleva rivedere il suo sorriso e ammirarla nei vestiti che<br />

avrebbe scelto per lei. Solo perché le aveva dato la sua parola, si<br />

costrinse ad aggiungere.<br />

Julia si rabbuiò. «Non potremmo rimandare a domani? È stata una<br />

giornata lunga e pesante.»<br />

«Domani potrebbe essere ugualmente difficile» le fece notare.<br />

«Potrei tenere chiuso il negozio, così faremo tutti gli acquisti al<br />

mattino e io sarò riposata» propose lei d'impulso.<br />

«Bene. Allora domani visiteremo il centro commerciale.»<br />

Quando la porta si chiuse alle spalle di Tristan, Julia si lasciò cadere<br />

sul bordo della vasca. In tutti quegli anni non aveva mai tenuto<br />

chiuso il negozio per nessuna ragione: non si era lasciata fermare dal


maltempo, dalle malattie e neanche da una gamba rotta. La sola<br />

idea che fosse stata lei stessa a suggerirlo era scioccante.<br />

Tristan non si rendeva certo conto dell'enormità di quella<br />

decisione.<br />

E lei?


12<br />

Devi fare le tue scelte cercando sempre<br />

di compiacere la tua padrona<br />

All'orario di apertura del centro commerciale, il giorno dopo, Julia<br />

e Tristan erano in attesa davanti alle porte. Lei cercò di scacciare<br />

dalla mente l'immagine del cartello Chiuso sulla vetrina del proprio<br />

negozio, mentre i clienti bussavano confusi e irati.<br />

Seguì il guerriero con un sospiro. Si diressero verso Coco, una<br />

boutique elegante che esponeva solo capi all'ultima moda. Perfino in<br />

jeans e maglietta – e mutande, sperava – lui suscitava una calda<br />

approvazione tra le donne presenti. Non che le importasse: poteva<br />

affascinare tutte quelle che voleva, con la sua camminata seducente e<br />

i suoi occhi ultraterreni.<br />

Affondò le unghie nel palmo e ammise che quella era una bugia<br />

bella e buona. Tristan aveva accettato le regole del loro accordo,<br />

dunque avrebbe fatto meglio a evitare quel tipo di comportamento.<br />

Gli lanciò uno sguardo inceneritore e constatò sorpresa che lui non<br />

degnava di un'occhiata le altre donne.<br />

Cominciò pian piano a rilassarsi. Non era gelosa, si ripeté. Stava<br />

proteggendo il suo investimento, il suo tutore. Se una donna se lo<br />

prendeva, chi le avrebbe dato lezioni sul modo migliore di<br />

affrontare un appuntamento?<br />

Nessuno.<br />

Sono patetica.<br />

Tristan invece sembrava godersi quell'avventura con l'entusiasmo di<br />

un adolescente chiuso in una stanza piena di donne nude ed eccitate.<br />

Una volta entrati da Coco, la sommerse di vestiti da provare.<br />

«Questo, questo e questo.» Ne sollevò uno minuscolo, che non<br />

meritava neanche il termine di vestito. Nei suoi occhi brillava una<br />

luce maliziosa. «Sarà divertente togliertelo.»<br />

«Non lo metterò mai» dichiarò lei.


«Invece sì.»<br />

«È... troppo sexy per me.»<br />

«Julia, Julia, Julia» la rimproverò con un sospiro esasperato. «Non<br />

esiste niente di troppo sexy per te.»<br />

«Ho bisogno di vestiti più modesti. Non mi sentirei a mio agio<br />

esponendo tanta pelle.»<br />

Lui inarcò le sopracciglia. «Chi è l'esperto?»<br />

«Tu» ammise a malincuore.<br />

«Appunto.» Afferrò un altro abito: era bianco, sinuoso e<br />

impalpabile. Continuò a caricarla fino a quando non la vide<br />

barcollare sotto il peso di tutta quella stoffa.<br />

«Mmh... Ho proprio bisogno di andare in palestra» borbottò.<br />

«Una volta ho servito una donna che voleva avere almeno cento<br />

abiti tra cui scegliere ogni giorno» spiegò Tristan, esaminandone altri<br />

ancora.<br />

«Ehi, salve, bellezza» risuonò una voce maschile. «Posso aiutarla?»<br />

«Sì, grazie.» Sollevata, Julia allungò il collo al di sopra del cumulo<br />

di vestiti. «Vorrei...»<br />

Il commesso però non la degnò di un'occhiata e fissò Tristan come<br />

trasfigurato.<br />

Lei fu tentata di scoppiare a ridere, poi sollevò gli occhi al cielo<br />

esasperata. Il termine bellezza avrebbe dovuto metterla sull'avviso:<br />

gli uomini non la chiamavano mai in quel modo.<br />

«Mi chiamo Gary» disse l'uomo a Tristan. «Sarò il suo consulente<br />

personale. O qualunque altra cosa desideri.»<br />

I capelli neri ben tagliati sfioravano il colletto della camicia. Non<br />

portava gioielli, a parte un anellino di onice all'indice destro. Era più<br />

alto della media e la sommità della sua testa arrivava alle spalle di<br />

Tristan. I vestiti avevano un taglio perfetto e l'insieme era alquanto<br />

attraente. Era chiaro che avrebbe voluto spalmare il corpo nudo del<br />

guerriero di panna montata, per poi leccarla via. Lo squadrò come se<br />

desiderasse fargli una radiografia.<br />

Tristan non gli fece caso. «Non abbiamo bisogno di consulenti»


tagliò corto.<br />

«Sì, invece» intervenne Julia. «Mi sto rifacendo il guardaroba e ho<br />

bisogno di tutto l'aiuto possibile.»<br />

«Eccellente.» Ancora affascinato dalla fantastica virilità di Tristan,<br />

Gary la degnò appena di un'occhiata. Sei ancora qui?, pareva<br />

chiederle. Julia non poteva biasimarlo: ogni volta che Tristan si<br />

avvicinava lei rischiava di trovarsi in quella situazione. «Temo di non<br />

aver afferrato il suo nome, bellezza» disse Gary.<br />

«Non l'ho detto.» Tristan afferrò la mano tesa del commesso, la<br />

studiò e la lasciò ricadere.<br />

«Non posso proprio fare niente per lei? Sicuro?»<br />

«Sicurissimo.»<br />

Julia dubitava che Tristan si rendesse conto che quello era un<br />

approccio sessuale e non voleva essere lei a spiegarglielo. Doveva<br />

tenere a freno la bramosia di Gary prima che la situazione<br />

degenerasse, portando morte e disastri. «Le dispiacerebbe aiutarmi a<br />

portare tutti questi vestiti nel camerino di prova?» chiese. Le braccia<br />

cedettero e gli eleganti indumenti caddero a terra. «Lo apprezzerei<br />

molto.»<br />

Lui si degnò finalmente di dedicarle la sua attenzione. «Sarò lieto di<br />

aiutarla, cara.» Fece schioccare le dita con atteggiamento autoritario<br />

e una commessa volò al suo fianco. «Porta tutta questa roba al<br />

camerino numero quattro.»<br />

La graziosa ragazza ubbidì e si allontanò camminando lentamente.<br />

«Un momento!» la richiamò Gary, poi tolse dalla pila una gonna di<br />

maglia bianca. «A meno che non voglia apparire sciatta, meglio<br />

eliminare questo capo» dichiarò, fissando Julia con aria disgustata. «Il<br />

suo corpo ha bisogno di qualcosa che lo allunghi... tacchi a spillo,<br />

body neri elasticizzati, top grigio scuro. Lei è una taglia...» Le cinse la<br />

vita con le mani per valutarla. «... 44, direi. Giusto?»<br />

Con una rapidità e una grazia in contrasto con la sua mole<br />

imponente, Tristan inchiodò il commesso al muro, tenendolo così in<br />

alto che i piedi del poveretto oscillavano senza toccare terra. Aveva<br />

l'aria di un killer freddo e spietato, mentre una luce feroce gli


illuminava gli occhi e un muscolo fremeva nella mascella.<br />

«Giù le mani dalla mia donna, chiaro?»<br />

Invece di spaventarsi, Gary chiuse gli occhi come se avesse appena<br />

varcato le porte del paradiso. «Possessivo, eh? Mi piacciono gli<br />

uomini così.»<br />

«Chiaro?» ripeté Tristan scandendo ogni sillaba.<br />

Julia stava per ordinargli di lasciarlo andare, quando Gary pose<br />

una domanda.<br />

«Certo, capisco. E tu?» chiese, passando a un tono più<br />

confidenziale. Riaprì gli occhi e divorò il guerriero con lo sguardo. «È<br />

permesso toccarti?»<br />

Tristan lo lasciò andare come se si fosse trasformato in una scoria<br />

nucleare, facendolo finire per terra con un tonfo. Per fortuna Julia<br />

gli aveva proibito di usare la spada, altrimenti avrebbe potuto<br />

spellarlo vivo.<br />

Però gli hai regalato un coltello.<br />

Sgranò gli occhi e si diede della stupida, poi si guardò intorno<br />

nell'elegante boutique, con la fronte madida di sudore. Tutti li<br />

guardavano, alcuni preoccupati e altri divertiti.<br />

Il commesso si rialzò. «Non hai risposto alla mia domanda,<br />

bellezza» insistette, ammiccando civettuolo. «È permesso toccarti?»<br />

«No» ringhiò lui. «Né me né Julia.»<br />

Lei si sentì invadere da un immenso sollievo: la minaccia era<br />

passata. Nessuno sarebbe morto.<br />

Gary non si diede per vinto. «Che ne dici di questi?» Frugò tra vari<br />

pantaloni appesi e ne estrasse un paio di lucente seta nera. «Con<br />

questi la tua donna avrà un aspetto favoloso. Fa-vo-lo-so.»<br />

Tristan perse l'aria minacciosa, si accarezzò il mento e li esaminò<br />

con attenzione. «No. Voglio che Julia porti gonne morbide e<br />

femminili, lunghe fino alla caviglia. Niente roba sulle gambe.»<br />

«Niente pantaloni» tradusse lei.<br />

«E così sarà» concesse Gary. Gettò via i pantaloni e si allontanò.<br />

«Da questa parte.» Julia e Tristan lo seguirono. «Ecco qua, cara. E


niente timidezza: vogliamo vedere tutto quello che proverà.»<br />

«Figuriamoci» sbottò lei. Batté il piede per terra e attese che Gary<br />

se ne andasse.<br />

Lui capì al volo. «Certo, certo.» Le sorrise deliziato. «Terrò<br />

occupato il suo uomo, ok?»<br />

«Sì, grazie» replicò con una risatina.<br />

Tristan fece per protestare, ma lei gli chiuse in faccia la porta del<br />

camerino, poi sfilò jeans e maglietta. Con addosso solo il reggiseno e<br />

le mutandine non coordinati – la prossima tappa sarebbe stata<br />

occuparsi della biancheria intima – si prese un momento per studiarsi<br />

allo specchio alla luce impietosa della lampada sopra la sua testa.<br />

Girò varie volte su se stessa e aggrottò la fronte: da qualunque parte<br />

la osservasse, l'immagine restava sempre la stessa. Poco attraente.<br />

Con lei le diete non funzionavano e poi ci si metteva anche l'altezza.<br />

Una taglia quarantaquattro indossata da una donna bassa non faceva<br />

lo stesso effetto indossata da una alta.<br />

«Specchio, specchio delle mie brame» borbottò, girandosi per<br />

osservarsi da dietro. Il cipiglio si fece ancora più truce: per qualche<br />

ragione quel giorno il sedere le sembrava enorme. Com'era<br />

possibile? Prima di lasciarsi prendere dal panico si voltò di nuovo e<br />

concentrò l'attenzione su un'altra parte. Il seno florido e sodo era un<br />

punto a suo favore. Si chiese se a Tristan sarebbe piaciuto, poi si<br />

rimproverò per quella stupida domanda.<br />

«Forse possiamo lasciar perdere i vestiti. Nessun uomo potrebbe<br />

resisterti adesso.»<br />

Il cuore le finì in gola e un grido le sfuggì dalle labbra. Julia si girò<br />

e vide la testa di Tristan al di sopra della porta del camerino: data la<br />

sua altezza, poteva benissimo guardare dentro. In quel momento i<br />

suoi occhi ardevano dello stesso calore che li illuminava prima di<br />

baciarla.<br />

«Che cosa stai facendo?» strillò. Afferrò un vestito e se lo premette<br />

contro il corpo. Reggiseno e mutandine coprivano i punti cruciali,<br />

tuttavia quello non la salvava dall'imbarazzo... e neppure<br />

dall'eccitazione.<br />

La sua risatina le ricordò un bambino pestifero che aveva appena


trovato una caramella sotto i cuscini del divano. «Pensi che dovrei<br />

restare nei paraggi, nel caso avessi bisogno di me?»<br />

«Non ho bisogno di te» si affrettò a rassicurarlo. «Te lo giuro.»<br />

L'ardore nei suoi occhi divenne ancora più intenso. «E invece hai<br />

bisogno di me, piccolo drago.» Quell'affermazione suonava più<br />

come una promessa e non aveva niente a che fare con i vestiti. «Un<br />

giorno, te lo dimostrerò.»<br />

Julia decise di cambiare argomento prima che la lingua si sciogliesse<br />

e il corpo si riducesse a una poltiglia tremebonda. Se solo Tristan<br />

non avesse avuto un profumo seducente e un aspetto erotico e<br />

pericoloso. «Do... dov'è Gary?» chiese.<br />

Lui perse in un attimo l'ardore appassionato e arrossì inorridito.<br />

«Quell'uomo mi desidera, Julia. Come amante» le confidò in un<br />

sussurro strozzato.<br />

«Lo so.» Sperava che non si accorgesse della nota divertita nella sua<br />

voce.<br />

Invece se ne accorse e strinse gli occhi con aria scandalizzata. «Lo<br />

sapevi?»<br />

«Sì, certo.»<br />

«E mi hai lasciato da solo con lui?»<br />

«Sì.»<br />

La fissò e iniziò a tamburellare con le dita sul bordo della porta.<br />

«Forse dovrei farti quello che ho fatto a lui.»<br />

Inorridita, Julia immaginò arti smembrati e laghi di sangue sul<br />

pavimento. «Non l'hai ucciso, vero?»<br />

Silenzio.<br />

«Tristan, ti prego, dimmi che non l'hai ucciso» lo implorò,<br />

agghiacciata.<br />

«Non l'ho ucciso» ammise alla fine con una certa riluttanza. «L'ho<br />

solo chiuso in un magazzino.»<br />

«Vivo o morto?»<br />

Lui raddrizzò le spalle e la guardò cauto. «Io non ammazzo la tua


gente, Julia.»<br />

Un'ondata di sollievo l'invase, ma svanì in fretta. «Vai a liberarlo,<br />

Mr. Guardone» lo incitò scacciandolo con un gesto.<br />

«Mi chiamo Tristan.»<br />

«Senti, questo è un camerino per donne. Significa che gli uomini<br />

non possono stare qui» chiarì, visto che lui non si muoveva.<br />

«Durante le lezioni sono io che comando» fu la replica determinata.<br />

«Comprarti nuovi vestiti fa parte di una lezione, dunque ora devi<br />

obbedirmi. Io voglio restare.»<br />

L'aveva fregata, maledizione. Non poteva infrangere un'altra<br />

regola. Disperata, scelse l'unica altra opzione possibile. «Ti prego,<br />

Tristan, vai a liberare Gary prima di finire nei guai.» E prima che lei<br />

morisse per l'umiliazione.<br />

Lui si irrigidì e la fissò con una strana espressione. All'inizio Julia<br />

non riuscì a decifrarla, poi lesse nei suoi occhi un dolore così intenso<br />

da chiedersi come avesse fatto a sopportarlo e a sopravvivere per<br />

tanto tempo.<br />

«Ti senti bene?» chiese preoccupata. Si avvicinò, ma la porta del<br />

camerino le impediva di toccarlo. In ogni caso gli afferrò una mano.<br />

«Cosa succede? Sei diventato pallidissimo.»<br />

Furia e incredulità si dipinsero sul suo viso. «Mi hai pregato di<br />

andarmene» rispose freddo.<br />

«E allora?» sbottò esasperata. «Per favore, vuoi toglierti dai piedi?<br />

Voglio rivestirmi.»<br />

Lui si girò e si allontanò senza aggiungere altro.<br />

Julia si infilò rapidamente jeans e maglietta e cercò di non pensare<br />

al giudizio di Tristan sul suo corpo. Scelse a caso dieci vestiti, prese<br />

diversi pantaloni da un espositore e corse a pagare. Stava prendendo<br />

il resto quando lo vide avvicinarsi, seguito da Gary.<br />

«Ho fatto quello che mi hai chiesto» annunciò.<br />

«Grazie.» Julia lanciò una rapida occhiata al commesso – appariva<br />

scocciato, ma vivo – e riportò l'attenzione su Tristan. «Vorrei passare<br />

da qualche altro negozio.»


«E i vestiti?»<br />

«Li ho già pagati.»<br />

«Volevo vedere come ti stavano.»<br />

Possibile che ci fosse una nota lamentosa nella sua voce? «Te li<br />

mostrerò più tardi, ok?» Quando potrò cambiarmi dietro una vera<br />

porta.<br />

«Conosci il significato dell'espressione: Qui comando io?» ringhiò.<br />

«Sembra di no.»<br />

Tristan si appoggiò alla cassa con deliberata lentezza. «Forse devo<br />

darti lezioni sull'obbedienza, oltre che sulla seduzione.»<br />

«Provaci e riceverai una lezione di karatè» replicò lei scostandosi<br />

una ciocca dagli occhi.<br />

«Lo ammetto, questo tuo karatè comincia a interessarmi molto. Si<br />

pratica nudi?»<br />

«Solo quando piove. Su, andiamo.» Carichi di sacchetti, visitarono<br />

altri tre grandi magazzini, comprando scarpe, accessori e anche capi<br />

di lingerie piuttosto audaci. Julia li acquistò mentre Tristan era<br />

distratto, tutto impegnato ad assaggiare hot dog e patatine nel<br />

reparto gastronomia.<br />

Dovunque andassero lui le stava sempre vicino. Lei aveva bisogno<br />

di protezione, ripeteva, e gliela dava. Se un uomo la guardava in<br />

modo ostile o amichevole, il suo affascinante schiavo del piacere si<br />

trasformava in un demone infernale: aggrottava la fronte torvo,<br />

ringhiava e stringeva i pugni.<br />

Era davvero esasperante.<br />

A casa Julia lo piazzò davanti alla televisione e si preparò un altro<br />

bagno rilassante.<br />

Come qualsiasi uomo, Tristan rimase subito affascinato dal<br />

telecomando.<br />

Tipico.


13<br />

Sei sempre sottomesso alla tua padrona,<br />

che sia presente o no<br />

Tristan si appoggiò al comodo sedile di velluto, girando tra le dita<br />

il nuovo pugnale e fissando il soffitto. Al centro erano appese delle<br />

luci a forma di lacrima, circondate da vetro colorato. Voci acute e<br />

diverse provenivano dalla scatola parlante davanti a lui, mentre<br />

fuori dalla finestra si sentivano le risate dei bambini che giocavano.<br />

Erano così felici, liberi e spensierati. Non sapevano cosa significava<br />

implorare per ottenere ciò che si desiderava, ma Julia lo sapeva: lo<br />

aveva pregato.<br />

Al negozio gli aveva chiesto di andarsene e quando lui si era<br />

rifiutato lo aveva implorato.<br />

Implorato.<br />

Tristan si odiava per averla costretta a tanto: sapeva bene cosa si<br />

prova a strisciare. Quante notti aveva passato in ginocchio a mani<br />

giunte, il viso rigato di lacrime, mentre implorava il padre di<br />

procurargli il minimo necessario per vivere? Quante volte lui l'aveva<br />

portato in città, legato a un palo e frustato a sangue, per il semplice<br />

piacere di sentirlo implorare pietà?<br />

Innumerevoli.<br />

Il dolore di quegli anni infantili era superiore perfino a quello<br />

provato come schiavo del piacere. Ricordava bene le umiliazioni e<br />

gli stenti: doveva pregare per tutto. Per mangiare, per avere una<br />

coperta che lo scaldasse, per riposarsi.<br />

A volte era stato tentato di cadere in ginocchio, nella speranza di<br />

ottenere un segno d'affetto dal padre, che avrebbe dovuto amarlo,<br />

ma non l'aveva mai ricevuto. Così aveva imparato a reprimere le<br />

reazioni del proprio corpo, a non piangere mai, a non mostrarsi<br />

debole nonostante i crudeli trattamenti ricevuti. Si era limitato a<br />

canalizzare l'energia in un'altra direzione: la seduzione. Era diventato


un abile amante fin da giovanissimo, imparando le mille sfumature<br />

del corpo femminile e i punti segreti che davano più piacere a una<br />

donna. Quei momenti gli concedevano un po' di tregua dalla dura<br />

realtà della vita.<br />

Poi a sedici anni aveva conosciuto Roake: aveva la sua stessa età e<br />

conosceva anche lui il dolore. Erano diventati subito grandi amici:<br />

grazie a duri esercizi avevano imparato a maneggiare con abilità la<br />

spada e lottato per la loro città, eliminando le truppe ribelli. Il<br />

grande signore Challann li aveva ricompensati donando loro delle<br />

terre.<br />

Finalmente Tristan aveva avuto una casa tutta sua.<br />

Poi Zirra lo aveva reso schiavo.<br />

La salvezza trovata tra le braccia di una donna era diventata la sua<br />

rovina, rifletté cupo. I suoi talenti a letto però costituivano anche<br />

una via di fuga. Che crudele ironia.<br />

Durante la prima parte della maledizione aveva smesso di<br />

considerare il sesso un piacere, vedendolo solo come un mezzo per<br />

raggiungere un fine, ma con Julia le cose erano cambiate. Non<br />

temeva di restare con lei. Anzi, desiderava vederla nuda e sentire il<br />

suo tocco dappertutto. E quello non aveva nulla a che fare con la<br />

fuga o gli obblighi.<br />

Perché Julia continuava a respingerlo?<br />

Stava cominciando a pensare che tutte le conoscenze delle galassie<br />

non sarebbero servite a conquistare la sua devozione, eppure la<br />

desiderava tanto, perché era una donna di una profondità<br />

sorprendente. Il suo sorriso caldo aveva una tale bellezza da<br />

procurargli un senso di reverenza, la sua ira era un misto di fuoco e<br />

gelo, tanto che spesso aveva voglia di provocarla per poi calmarla.<br />

A volte pareva un instabile groviglio di emozioni – bisogno, paura,<br />

sicurezza, dubbio – come se non conoscesse davvero i propri<br />

desideri.<br />

Tristan si era reso conto che lei si riteneva scialba, timida e indegna<br />

di chiunque non fosse come lei. Come poteva ingannarsi tanto? Per<br />

lui irradiava gentilezza, generosità e compassione. La bellezza interna<br />

accentuava quella esterna, conferendole una tranquilla luminosità


che nessun'altra possedeva. Era preziosa e valeva molto di più di<br />

quanto immaginasse.<br />

Contrasse la mascella e si passò una mano nei capelli. Stava<br />

cominciando a rendersi conto che l'amore non era poi un mostro,<br />

come aveva sempre pensato. Batté le palpebre, scosse la testa e<br />

ripeté ad alta voce quel concetto incredibile. «L'amore non è un<br />

mostro.»<br />

Ogni muscolo del suo corpo si tese, mentre lui cercava di smentire<br />

quelle parole. Non poteva, ormai vedeva qualche merito in<br />

quell'emozione. Sapere che il sorriso di una donna apparteneva solo<br />

a lui, guardare la passione divampare nei suoi occhi, assaporare la<br />

sua dolcezza per il resto della vita...<br />

Sapeva però che amare Julia sarebbe stato peggio di qualsiasi<br />

tortura avesse sopportato fino ad allora. Amarla significava perderla:<br />

la magia non li avrebbe più uniti e lui sarebbe tornato nel suo<br />

mondo senza di lei, non avrebbe più visto il suo sorriso e odorato il<br />

suo profumo inebriante.<br />

No, l'amore non era un mostro, ma Tristan non voleva comunque<br />

averci niente a che fare.<br />

Voleva semplicemente Julia.<br />

Sotto la sua facciata pudibonda si nascondeva una passione così<br />

ardente che bastava un bacio a scatenarla. Cosa doveva fare perché<br />

lei prendesse di nuovo fuoco e bruciasse, desiderando lui e nessun<br />

altro? Cosa doveva fare perché dimenticasse Peter?<br />

Strinse il pugnale così forte che la lama gli ferì la pelle e un rivolo<br />

di sangue gli colò lungo il braccio. Doveva scacciarle dalla mente<br />

quell'ometto che non la meritava.<br />

Le darò un'altra lezione, pensò, soddisfatto di quella trovata.<br />

Come suo insegnante farla studiare era un dovere, anzi un<br />

obbligo. Trovala, gridò il suo corpo.<br />

Seguì un profumo speziato ed entrò in cucina. La vista di Julia lo<br />

bloccò e un moto di tenerezza lo colse, mentre la guardava passare<br />

dalla stufa al lavello con un'espressione concentrata.<br />

Gli venne l'acquolina in bocca per la voglia di assaporarla. «Il


nostro pasto è pronto?» chiese.<br />

Lei sussultò colta di sorpresa e si girò. Aveva una macchia di salsa<br />

rossa sul mento. «Tra un quarto d'ora» rispose.<br />

Tristan annuì e si chiese che sapore avrebbe avuto il suo mento, se<br />

lo avesse leccato. Quell'immagine lo eccitò subito, ma invece di<br />

coprire la distanza tra di loro, cingerla con le braccia e prenderle le<br />

labbra di slancio avanzò una richiesta. «Vorrei lavarmi prima di<br />

mangiare.»<br />

«Oh.» Lei posò la pentola sul banco. Si levò una nuvola di vapore<br />

che per un momento nascose i suoi lineamenti. «Non potresti<br />

aspettare?»<br />

«No.» Voleva avere il corpo pulitissimo per ciò che aveva<br />

progettato.<br />

«E va bene» cedette lei con un sospiro. «Sai dov'è il bagno. Sai<br />

come funziona la doccia?» aggiunse dopo un momento.<br />

«Sì.» Lo sperava.<br />

Poco dopo scoprì che non era difficile manovrare quegli strani<br />

pomelli, simili a quelli usati nelle terme gillradiane. Li regolò finché<br />

l'acqua prese a scrosciare nella vasca. Si spogliò e si mise sotto il<br />

getto.<br />

L'acqua calda gli accarezzò la pelle sensibile come il tocco di<br />

un'amante. Era ancora eccitato e quella sensazione divenne una<br />

fonte di dolore: voleva sentire su di sé le mani di Julia, le dita<br />

racchiuse intorno al membro e la bocca intenta a succhiargli i<br />

capezzoli. Poi il tormento sarebbe diventato insopportabile e a quel<br />

punto mano e bocca si sarebbero scambiati di posto. Voleva sentire<br />

la sua lingua umida e calda passargli sull'erezione, più e più volte.<br />

Basta. Avrebbe dovuto porre fine a quelle fantasie al più presto,<br />

prima di rischiare di farle male, e non voleva: avrebbe preferito far<br />

del male a se stesso. L'immagine di Julia però non svaniva, anzi, se la<br />

raffigurò mentre lo raggiungeva nuda sotto la doccia. La sua pelle<br />

chiara e liscia brillava cosparsa di goccioline e gli unici tocchi di<br />

colore erano i capezzoli rosa scuro e i riccioli castani tra le gambe. La<br />

immaginò mentre gli rivolgeva un sorrisetto malizioso e gli<br />

accarezzava l'ombelico, per poi scendere più in basso. I muscoli si


contrassero e un'ondata di piacere lo travolse di nuovo.<br />

A quel punto non poteva fermarsi: con il getto profumato che lo<br />

investiva e i rivoli d'acqua che gli colavano sul petto, afferrò il<br />

membro, immaginando che al posto della sua mano ci fosse quella di<br />

Julia e prese ad accarezzarsi con forza sempre maggiore. Gli pareva<br />

di sentire i denti di lei che gli graffiavano i capezzoli e le labbra che<br />

lo assaporavano. Quando la immaginò gemere di piacere fu scosso<br />

finalmente da un intenso orgasmo.<br />

Era un misero sostituto, lo sapeva, ma pur sempre efficace. Non<br />

aveva trovato una soddisfazione completa, però almeno adesso era<br />

calmo e teneva di nuovo la situazione sotto controllo.<br />

Emerse dalla vasca in una nube umida e usò una sottile striscia di<br />

stoffa per legarsi alla coscia il pugnale. Poi si avvolse intorno alla vita<br />

un telo più grande. Il desiderio di vedere Julia, di sentire la sua voce<br />

lo travolse; impaziente, si diresse a grandi passi verso la cucina. Per<br />

Elliea, era ora di cominciare la nuova lezione.<br />

Quando la vide seduta in attesa alla tavola apparecchiata avvertì<br />

una stretta al petto. Come la desiderava! Teneva le mani davanti a<br />

sé con un'espressione sognante e rilassata.<br />

«Sono pronto» annunciò, senza lasciare dubbi sul vero significato<br />

della frase.<br />

Lei batté le palpebre e una luce turbata le incupì lo sguardo. «Ehm,<br />

Tristan...»<br />

«Ha tutto un'aria deliziosa. E che profumo!» la interruppe.<br />

Lei staccò a fatica lo sguardo dall'asciugamano che gli cingeva i<br />

fianchi. «Spero che tu abbia fame.»<br />

«Io ho sempre fame.»<br />

«Oh, bene.» Sbirciò di nuovo la sua bronzea perfezione. Goccioline<br />

di acqua gli colavano dai capelli lungo il petto dai muscoli scolpiti,<br />

fino all'addome. Un asciugamano bianco gli copriva la vita, il<br />

membro e la parte superiore delle cosce. Ecco... sì, aveva usato<br />

proprio quella parola: membro, membro, membro. All'improvviso si<br />

sentì la bocca secca.<br />

«Ti piacciono le lasagne?» riuscì a chiedere con voce stridula.


«Mi piace qualsiasi cosa tu prepari.» L'asciugamano si aprì mentre si<br />

sedeva.<br />

Distogli lo sguardo, Julia. Maledizione, distoglilo. Alla fine ci riuscì.<br />

«Non dovresti vestirti prima di mangiare?» Mentre aspettava la sua<br />

risposta, le dita nervose fecero a pezzi il tovagliolo di carta e il piede<br />

prese a battere sul pavimento. Doveva assolutamente scacciare<br />

l'impulso di cingergli la vita con le gambe.<br />

«No» rispose lui senza guardarla. «Quando uno sta a casa sua<br />

questa è la tenuta adeguata, vero?»<br />

«Immagino di sì» borbottò poco convinta. Come faceva a<br />

concentrarsi sulla cena, quando lo immaginava disteso sul tavolo, un<br />

virile buffet che solo lei poteva gustare? Non ci sarebbe mai riuscita,<br />

concluse.<br />

Non aveva più fame di cibo, ma... Si concesse un'altra sbirciatina e<br />

si sentì andare a fuoco.<br />

Tristan invece non sembrava avere problemi di concentrazione.<br />

Fischiettando spensierato, si riempì il piatto di lasagne e poi di<br />

insalata e grissini. Appariva così rilassato da farle sospettare che<br />

potesse addormentarsi da un momento all'altro.<br />

Lo sguardo di Julia si soffermò per tutto il pasto sui capezzoli scuri<br />

turgidi per l'aria fresca. Avrebbe voluto che l'asciugamano<br />

scomparisse, così da potergli passare le mani sull'addome... e su<br />

qualsiasi altra cosa avesse incontrato lungo il percorso. Immaginava<br />

perfino le dita di Tristan sul proprio corpo, magari mentre le<br />

slacciavano e sfilavano i jeans e poi si insinuavano sotto le<br />

mutandine.<br />

Sarebbe stato delizioso sentire su di sé tanta forza e tanto calore.<br />

Il ginocchio di Tristan sfiorò il suo.<br />

Quel tocco innocente le incendiò il sangue. Deglutì turbata.<br />

«Scusami» borbottò lui senza guardarla.<br />

«Non c'è problema» riuscì a rispondere.<br />

Lui lo rifece più volte e alla fine Julia lasciò cadere la forchetta e<br />

tirò un respiro tremante. Uno, due, tre. Il suo corpo rispose con un<br />

mantra diverso. Sesso, sesso, sesso. Era travolta da sensazioni intense;


quando si accorse che stava accarezzando un grissino sotto gli occhi<br />

di Tristan divenne paonazza.<br />

«Non ti piace il cibo?» le chiese con aria innocente.<br />

«No. Voglio dire, sì.» Sapeva che cosa le stava facendo? No,<br />

concluse: era troppo occupato a divorare le lasagne. Concentrati,<br />

Julia. Non sei una ninfomane, per quanto ti piacerebbe<br />

esserlo. Sollevò la forchetta con mano tremante e cercò di mostrare<br />

un minimo interesse per il piatto che aveva davanti.<br />

Riuscì a lanciargli altri sguardi furtivi e lui le urtò la gamba altre due<br />

volte. Appariva sempre rilassato e a proprio agio, mentre lei si<br />

sentiva scoppiare dal desiderio. La pelle madida anelava al tocco<br />

gentile delle sue mani e la bocca desiderava i suoi baci ardenti e<br />

bagnati.<br />

Stava per balzargli addosso e strappargli l'asciugamano dalla vita,<br />

quando suonò il campanello. Salvata da un arrivo inatteso! Lasciò<br />

cadere la forchetta sul tavolo e si alzò.<br />

«Torno subito. Abbiamo visite.»<br />

Aprì la porta con il cuore che batteva all'impazzata. Si calmò un<br />

po' e riuscì a prendere un respiro.<br />

Quando la vide, Peter sorrise. «Ciao, Julia» salutò timido ed<br />

esitante. Un lampo di terrore gli attraversò gli occhi nocciola. «Tuo<br />

fratello non c'è, vero?»<br />

«È in cucina. Del tutto assorbito dal cibo» aggiunse, vedendolo<br />

indietreggiare di scatto.<br />

Lui rilassò le spalle, infilò le mani in tasca e giocherellò con le<br />

monete. «Ho notato la tua macchina nel vialetto e mi sono chiesto<br />

se ti sarebbe piaciuto...»<br />

Tristan apparve all'improvviso. «Siamo occupati» abbaiò.<br />

Dopodiché gli sbatté la porta in faccia.<br />

Julia fece una smorfia desolata e appoggiò la fronte al battente.<br />

«Sei stato davvero villano.»<br />

«No, è stato villano lui a interrompere il nostro pasto. Su, vieni.» La<br />

ricondusse a tavola; non avrebbero riparlato del vicino, era chiaro.


Soffocando un sospiro, lei si sedette. Come avrebbe fatto a<br />

spiegare a Peter che in realtà desiderava lui? Bugiarda, bugiarda,<br />

cantilenò una vocina nella sua mente, prima che dubbi e domande<br />

svanissero. Sentendo di nuovo il ginocchio di Tristan, e la carezza fu<br />

più lunga e intensa, si chiese se lo facesse di proposito o per caso, ma<br />

in fondo non le importava. Quando i loro corpi si toccavano,<br />

avvertiva brividi erotici per tutta la schiena.<br />

Quando si sentì sfiorare un polpaccio, un bisogno ardente le<br />

attraversò tutto il corpo come un fulmine. Il respiro ansante le<br />

rimbombava nelle orecchie e aveva la fronte madida di sudore. Se<br />

solo lui avesse dimenticato le lasagne per divorare lei! Dio santo, da<br />

quando era tanto interessata al piacere? Un altro tremito delizioso la<br />

scosse.<br />

«Piccolo drago» la chiamò con voce languida.<br />

«Sì?»<br />

«C'è qualcosa che desideri?»<br />

Julia si sforzò di concentrarsi. «Sì. Hai preso il mio grissino. Lo<br />

rivoglio.»<br />

Gli occhi di Tristan brillarono di un'emozione che non riuscì a<br />

identificare: era divertimento, passione, o malizia? «Non hai<br />

mangiato niente di quello che hai davanti» le fece notare.<br />

«Oh.» Julia abbassò lo sguardo e vide il piatto ancora pieno di<br />

cibo. «Non ho tanta fame.»<br />

Lui le rivolse un sorriso lento e sensuale, colmo di promesse,<br />

malizia e fascino. «Forse potrei invogliarti a gustare un boccone più<br />

appetitoso di un semplice pezzo di pane.»<br />

«Non sono sicura che ci riuscirai, ma potresti provarci» rispose,<br />

divisa tra paura e desiderio.<br />

Una lunga pausa la indusse a sporgersi in avanti.<br />

«Forse potrei interessarti... io.»<br />

All'improvviso la stanza era diventata più luminosa e calda? Si<br />

costrinse a restare seduta e a non lanciarsi addosso al suo schiavo.<br />

«C'è anche il dolce» farfugliò. «Non l'ho preparato. Ho solo aperto


la confezione e disposto le palline di cioccolato su un vassoio.»<br />

«Portamele» la invitò con voce vellutata.<br />

Usando il dessert come distrazione, Julia si alzò sulle gambe<br />

tremanti, afferrò il vassoio e lo posò sul tavolo con un tonfo. Poi<br />

tornò a sedersi. Osservando Tristan fissare deliziato le squisite palline<br />

di cioccolato ripiene di gelato, all'improvviso desiderò spalmargliele<br />

sul corpo nudo.<br />

Per lui sono solo una guan ren, si ripeté. Un mezzo per raggiungere<br />

un fine: la seduzione era l'unico proposito della sua vita, dunque per<br />

quegli occhi viola non era davvero speciale, carina e desiderabile.<br />

Sarebbe stato patetico accettare una simile indifferenza senza<br />

chiedere qualcosa di più per sé – e per lui.<br />

Senza staccare lo sguardo da lei, Tristan sollevò una pallina e ne<br />

leccò il centro. «Lascia che sia io a darti il dessert» sussurrò con voce<br />

così dolce che Julia dovette soffocare un sospiro sognante.<br />

No. Doveva restare concentrata. «Non sono sicura che sia una<br />

mossa saggia, Tristan.»<br />

«Non m'importa della saggezza. Solo del desiderio.» La studiò a<br />

occhi socchiusi; nella mente la stava spogliando e leccando tutta. «Se<br />

non vuoi accettare del cibo da me, accetterai almeno un bacio?»<br />

chiese.<br />

L'eccitazione in agguato dentro di lei divampò ardente, mentre<br />

fremiti trepidanti le facevano formicolare la pelle. In fondo che c'era<br />

di male in un semplice bacio? Niente, rispose subito la vocina.<br />

«Uno?» chiese senza fiato.<br />

«Sì.» Lui la sfiorò con le nocche, suscitando una reazione a catena.<br />

Come riusciva a farla sentire la donna più desiderabile che avesse<br />

conosciuto? Oh, come lo desiderava.<br />

Ehi, un momento. Tu desideri Peter.<br />

Peter chi?<br />

«Non c'è spazio per i pensieri» sentenziò Tristan, come se temesse<br />

che lei si tirasse indietro. «Abbiamo sconfitto la tua tendenza alle<br />

prediche. Ora occupiamoci dell'abitudine a pensare troppo.»


Si chinò in avanti, immerse l'indice al centro della pallina di<br />

cioccolato e le spalmò la crema alla vaniglia intorno alle labbra.<br />

Proseguì lungo la mascella e il collo, con un tocco così lieve che Julia<br />

avvertì il freddo del gelato, più che la sua carezza. Fu scossa da un<br />

brivido mentre la crema si scioglieva, diffondendosi sulla pelle, e il<br />

respiro rimase come impigliato in gola.<br />

«Vieni da me» sussurrò Tristan. Continuò a muovere il dito,<br />

attirandola in avanti fino a che lei si ritrovò china sul tavolo. «Ho<br />

tanto bisogno di te.»<br />

Furono quelle parole a spezzare la sua resistenza. Tristan aveva<br />

bisogno di lei. Di lei! Senza interrompere il contatto, Julia riuscì a<br />

fare il giro del tavolo e a coprire lo spazio che ancora li separava. Le<br />

sue labbra sembravano morbidissime. Era fiera di averlo notato,<br />

visto che in quel momento la sua erezione le premeva contro una<br />

gamba.<br />

«Cingimi con le braccia» le disse con dolcezza.<br />

Le ginocchia di Julia cedettero e lei si trovò sul pavimento di legno,<br />

tra le sue gambe, con il viso all'altezza dello sterno. Sollevò le mani<br />

fino ad accarezzargli il petto muscoloso, indugiando un po' prima di<br />

abbracciarlo.<br />

Il contatto fu elettrico ed erotico; avrebbe voluto che quel<br />

momento durasse per sempre. Aveva un odore così buono, di<br />

sapone, cioccolata e vaniglia.<br />

Tristan la bloccò posandole le mani sulla vita, ma quel gesto in<br />

realtà non era necessario. Quello era l'unico posto al mondo dove<br />

Julia voleva trovarsi. L'uomo imponente che teneva tra le braccia<br />

aveva già scacciato Peter dai suoi pensieri.<br />

Lui si chinò, portando la bocca vicinissima alla sua. «Ti sento<br />

tremare, piccolo drago. Hai freddo?»<br />

Julia scosse la testa.<br />

Le sfiorò una guancia con un bacio lieve. «Sei eccitata?» indagò.<br />

«Sì.» Come poteva negarlo, quando il suo corpo era così vivo e<br />

bramoso?<br />

Le leccò il contorno delle labbra. «Vuoi sentire la mia bocca sulla


tua?»<br />

Lei riuscì in qualche modo ad annuire.<br />

«Dillo.»<br />

«Sì, penso di sì.»<br />

«Ah-ah. Non devi pensare» le ricordò in tono di rimprovero.<br />

Persa in un mondo di sensazioni, dove non c'era posto per<br />

l'imbarazzo e le inibizioni, Julia si abbandonò a una confessione<br />

sincera. «Ho bisogno della tua bocca e della tua lingua. Baciami,<br />

Tristan. Baciami» lo incalzò.<br />

Lui emise una risatina che vibrava di un potere trattenuto a stento.<br />

«Sarò felice di obbedire a quest'ordine.» Le loro lingue si<br />

incontrarono e il cioccolato si mescolò alla vaniglia.<br />

Anche questa volta la passione esplose appena lui cominciò a<br />

muovere la lingua. Sentendola gemere, avvertendo la sua disperata<br />

urgenza, Tristan la sollevò di scatto, mettendosela in grembo con un<br />

unico, rapido movimento. Ora erano petto contro petto, seno<br />

morbido contro muscoli possenti. Julia aprì le gambe d'istinto,<br />

avvolgendole intorno ai braccioli della sedia e alla sua vita. Il calore<br />

dell'erezione la bruciava perfino attraverso l'asciugamano. Era grosso<br />

e duro e una parte sfacciata di lei voleva prenderlo tutto in bocca,<br />

succhiarlo dalla base alla punta e poi ripetere l'operazione al<br />

contrario.<br />

Non dovrei farlo, pensò. Non con lui. Tra un attimo... smetto.<br />

Era strano, eppure si sentiva sexy, desiderabile e femminile; quelle<br />

sensazioni inebrianti si mescolarono, facendole provare una nuova<br />

sicurezza. Gli affondò le dita nei folti capelli neri mentre lui<br />

insinuava una mano sotto la maglietta e sfiorava la curva del seno,<br />

per poi soppesarlo e palparlo con gentilezza. Giocherellò con un<br />

capezzolo e poi mosse i fianchi.<br />

Julia gli affondò le unghie in testa e si sentì consumare da un<br />

piacere intenso. Unito ad anni di astinenza, quello bastò a farle<br />

perdere il controllo. Lo strinse con impeto selvaggio tra le cosce,<br />

ansiosa di provare quel dolce contatto.<br />

Tristan continuò a baciarla, a leccarla, mordicchiarla e succhiarla,


come se volesse divorarla un boccone per volta.<br />

Quel bacio selvaggio la compensava di ogni ballo della scuola a cui<br />

non aveva partecipato, di ogni festa a cui non era stata invitata e di<br />

ogni notte in cui aveva pianto perché nessuno la voleva. In quel<br />

momento era Afrodite, dea greca dell'amore e della bellezza, e gli<br />

uomini si prostravano ai suoi piedi.<br />

«Tristan» mugolò. «Di più. Ancora.»<br />

Lui staccò la bocca ansimando. «Lo avrai.» Si fermò un attimo e la<br />

fissò come se la stesse assaporando. «Se avessi immaginato una<br />

risposta così ardente, avrei cominciato la lezione numero due ieri»<br />

dichiarò.<br />

«Lezione?» chiese lei, cercando di catturare ancora le sue labbra.<br />

«Sì. Lezione numero due: imparare a pregustare.» La lingua umida e<br />

ardente tracciò un percorso di fuoco liquido fino alla clavicola,<br />

prima che lui si riappropriasse delle sue labbra.<br />

Qualche traccia di lucidità tornò a poco a poco, rischiarandole la<br />

mente e i sensi ottenebrati dalla passione, e vecchi dubbi e<br />

insicurezze riemersero. Di colpo insicura, Julia allentò la stretta e si<br />

costrinse a concentrarsi sulle parole di Tristan e non sul suo magico<br />

tocco.<br />

D'un tratto capì: l'aveva baciata come se la sua bocca contenesse<br />

l'ossigeno necessario a vivere solo per impartirle una stupida lezione.<br />

Non desiderava davvero lei, Julia Anderson; si era semplicemente<br />

comportato come un insegnante scrupoloso. All'inizio lo aveva<br />

capito, ma poi si era lasciata convincere del contrario. Sentirglielo<br />

dire con tanta chiarezza, però, era davvero doloroso.<br />

Oppressa dal bisogno e dalla mortificazione, schizzò via dal suo<br />

grembo; solo allora si accorse del cioccolato e della vaniglia<br />

appiccicati alla pelle. Si scostò bruscamente i capelli dal viso e lo fissò<br />

torva. «Ho cambiato idea» dichiarò, cercando invano di apparire<br />

sicura e indifferente. Dubbi e riserve si ingrandirono a dismisura: sì,<br />

doveva resistere al suo fascino.<br />

Lui allungò una mano e cercò di riafferrarla, ma lei lo evitò.<br />

«Vieni qui. La lezione non è ancora finita.»


«Ho imparato tutto quello che mi serviva» replicò. Sperava solo<br />

che la voce non apparisse anche a lui tremante e disperata.<br />

«Posso insegnarti ancora molte cose» insistette Tristan addolcendo il<br />

tono.<br />

«Non m'interessa.»<br />

«Non è vero, Julia. Ti interessa.»<br />

«Ti sbagli.» Cercò di soffocare la sofferenza. Non era arrabbiata con<br />

lui. In fondo aveva fatto solo ciò che gli aveva chiesto: insegnarle a<br />

sedurre un uomo. Lei però l'aveva dimenticato e ora si odiava per la<br />

propria stupidità, odiava il dolore che le opprimeva il petto. «Di<br />

grosso.»<br />

«Sei tu che ti sbagli, Julia» dichiarò Tristan a denti stretti. Appoggiò<br />

i gomiti sui braccioli della sedia e ripiegò le mani. «Stai mentendo a<br />

te stessa e io voglio sapere perché.»<br />

«Ho provato abbastanza piacere per un giorno. Ecco tutto.»<br />

Lui schioccò la lingua poco convinto. «Una donna non ha mai<br />

avuto tanto bisogno di piacere, dolcezza. Sei già esplosa due volte<br />

per un semplice bacio e le mie dita o il mio membro non sono<br />

neanche entrati nel tuo corpo. Tu vuoi il piacere che posso darti. Su,<br />

ammettilo» la incitò.<br />

Julia corse via più veloce che poteva. Non sapeva dov'era diretta.<br />

Sapeva solo che se non fosse scappata subito si sarebbe arresa,<br />

avrebbe dato a Tristan tutto ciò che voleva e dimenticato ciò di cui<br />

lei aveva bisogno. Come poteva essere così appassionato un<br />

momento e così gelido e distante quello dopo, come se avesse una<br />

doppia personalità?<br />

«Julia» la chiamò rincorrendola. La raggiunse, la prese per le spalle<br />

e la girò per averla davanti. Ora la sua espressione era incupita dal<br />

rimorso. Era tornato il guerriero tenero e focoso che l'aveva baciata.<br />

«Non volevo ferirti.»<br />

Lei abbozzò un sorriso e guardò il salotto alle sue spalle. «Sto bene.<br />

Davvero.»<br />

Lui le prese il viso tra le mani forti e callose, costringendola a<br />

fissarlo negli occhi. «Ogni guerriero sa che queste parole pronunciate


dalla sua donna sono come una condanna a morte. Dimmi dove ho<br />

sbagliato e mi scuserò.»<br />

«Non hai commesso alcun errore.» Non di proposito, almeno. Gli<br />

dispiaceva di averla ferita, ma non aveva idea di aver rovinato<br />

l'esperienza migliore della sua vita. «La prossima volta avvertimi,<br />

quando decidi di iniziare una lezione. Pensavo che volessi<br />

davvero...» Richiuse la bocca di scatto: non voleva fargli capire che<br />

pensava che l'avesse baciata perché la trovava attraente.<br />

La fissò confuso. «Perché ti importa tanto di sapere in anticipo<br />

quando comincia una lezione?»<br />

«Ho il diritto di saperlo, no?»<br />

Le dita che le tenevano le spalle si irrigidirono e lo sguardo assunse<br />

una luce pericolosa. «Qui non c'entra la lezione, ma Peter il<br />

Deboluccio. Pensavi a lui mentre ti baciavo? Volevi che fosse lui a<br />

toccarti? Te lo sei raffigurato nella mente e quando la sua immagine<br />

è svanita mi hai respinto?»<br />

«E se anche fosse?» lo sfidò con falsa sfrontatezza.<br />

«Come tuo istruttore, ti proibisco di pensare a Peter il Deboluccio.»<br />

«Non sei il dominatore dei miei pensieri. Decido io cosa pensare. E<br />

a chi.»<br />

«Ah, sì?» chiese con una calma ingannevole.<br />

Lei si erse in tutta la sua altezza. «Sì.»<br />

«Allora cosa mi dici di questo? Mi è piaciuto il modo in cui i tuoi<br />

capezzoli si sono induriti sotto i miei palmi. Mi è piaciuto il modo in<br />

cui hai premuto il corpo contro il mio. Mi è piaciuto il modo in cui<br />

mi hai cinto con le gambe, piazzandoti contro il mio membro. Tutte<br />

queste cose sono piaciute a me, Julia. Non a Peter il Deboluccio.»<br />

«Sono piaciute anche a me» ammise lei prima di riuscire a<br />

trattenersi. «Mi piaceva l'idea che fossi tu a farmele.»<br />

Tristan si ammorbidì. «E allora dimmi perché sei scappata dal<br />

piacere che ti stavo donando.»<br />

«Pensavo che mi volessi davvero» confessò Julia in un sussurro.<br />

«Pensavo che le lezioni non c'entrassero con i nostri baci.» Abbassò lo


sguardo sulle dita e scoppiò in una risata senza allegria. «Sono stata<br />

una stupida, immagino, a sperare che tu volessi darmi tutto di te,<br />

mentre stavi assecondando i capricci della tua padrona.»<br />

«Credi che io veda il tuo corpo come un obbligo? Maledizione,<br />

donna. Pensare a te ha riempito i miei sogni e mi ha eccitato per<br />

tutta la notte. Ti desidero da quando sono apparso per la prima<br />

volta davanti a te e da allora le cose non sono cambiate.» La riprese<br />

tra le braccia forti e dure. «Così come tu mi desideri.»<br />

«No, no. Non più.» Doveva negare tutto, le sussurrò una vocina<br />

nella mente. Se non l'avesse fatto si sarebbe consegnata ancora una<br />

volta a lui. Tristan la desiderava, d'accordo, ma era abbastanza? Così<br />

avrebbe finito per dimenticare i suoi sogni e lasciar perdere Peter. La<br />

sua resistenza si stava già affievolendo. «No» ripeté, più per se stessa<br />

che per lui.<br />

«Peter non è qui» ringhiò Tristan, come se avesse intuito i suoi<br />

dubbi. «Lui non può soddisfarti, io sì. Il tuo corpo lo sa e ti tradirà<br />

sempre.»<br />

La verità di quelle parole la investì. Per un attimo si chiese che<br />

senso avesse resistere all'inevitabile, poi l'istinto di autoconservazione<br />

ebbe la meglio. Vattene finché puoi ancora farlo. «Perché non credi<br />

nell'amore, Tristan?» si trovò invece a chiedergli.<br />

Lui batté le palpebre e ritirò le mani. «È un'emozione che non<br />

posso permettermi di provare» tagliò corto.<br />

Nella stanza scese il silenzio. Rimasero a fissarsi, poi lei distolse lo<br />

sguardo con un sospiro. Rimanere a discutere i pro e i contro<br />

dell'amore non gli avrebbe fatto cambiare idea. In quel momento<br />

Tristan appariva più distante e disgustato che mai.<br />

«Devo rivedere i conti» annunciò Julia. «Sarò nel mio studio. Non<br />

so a che ora andrò a letto, ma tu puoi restare alzato finché vuoi.»<br />

Poi si allontanò.<br />

«Quando vai in camera tua, non chiudere a chiave la porta.»<br />

Si immobilizzò allarmata. «Perché?»<br />

«Hai acconsentito a dormire con me.»<br />

Chiamò a raccolta tutte le sue forze, si girò e lo fulminò con lo


sguardo. «La parola fondamentale qui è dormire. Non ho precisato<br />

dove avresti dormito. Ho soltanto accettato di lasciarti entrare in<br />

camera mia. Ti preparerò un giaciglio sul pavimento» concluse in<br />

tono risoluto.<br />

«E va bene: per ora hai vinto. La prossima volta non lascerò spazio<br />

alle interpretazioni» replicò Tristan nello stesso tono.<br />

Disteso sul pavimento in camera di Julia, Tristan fissava il soffitto.<br />

Odiava l'idea che il loro bacio fosse finito in modo tanto brusco, ma<br />

forse era meglio così: aveva quasi perso il controllo. L'aveva toccata<br />

e assaporata, pronto a darle tutto. Lei stava rapidamente<br />

distruggendo la sua parte più intima, quella che teneva sepolta.<br />

Quella che lo manteneva sano di mente.<br />

Sentì un sudore freddo coprirgli tutto il corpo.


14<br />

Devi ringraziare subito e di frequente la tua padrona<br />

per ogni favore o punizione<br />

La decisione di tenere Tristan lontano dal negozio si rivelò<br />

irrealizzabile.<br />

Julia non voleva rimandarlo nello scrigno e nemmeno lasciarlo a<br />

casa da solo. Lui avrebbe protestato con foga e lei... essendo una<br />

donna infatuata ed eccitata – aveva dovuto ascoltare il suo respiro<br />

per tutta la notte, avvolta nel suo profumo virile – voleva renderlo<br />

felice.<br />

E così il giorno dopo lo trascinò al lavoro con sé.<br />

Lui la ringraziò ignorandola per tutta la mattina e distruggendo un<br />

altro telefono.<br />

«Perché l'hai fatto?» gli chiese, appena l'ultimo cliente fu uscito.<br />

Appollaiato sullo sgabello dietro la cassa, Tristan la guardò come se<br />

si aspettasse che cadesse in ginocchio a ringraziarlo. «Preferirei<br />

affrontare mille lame affilate che sentire di nuovo quel suono<br />

stridulo, da spirito maligno.»<br />

Lei arricciò il naso esasperata. «Hai distrutto il mio telefono perché<br />

suonava?»<br />

Lui scrollò le spalle imperturbabile.<br />

«È la seconda volta che lo fai.»<br />

«Di niente.»<br />

«Non ti sto ringraziando.» Scura in viso, cominciò a pulire uno<br />

scaffale su cui erano allineati dei vasi di vetro colorato. «Ora i miei<br />

clienti non potranno chiamarmi.»<br />

«Allora c'è da festeggiare.»<br />

«I telefoni costano» borbottò irritata. In realtà non erano poi così<br />

cari. «Depennerò il loro valore dal tuo stipendio.»


«Visto che mi rifiuto di accettare il tuo denaro, la situazione va a<br />

mio vantaggio» replicò Tristan in un tono cupo come l'umore della<br />

sua guan ren. «E visto che oggi mi va di parlare, spiegami perché<br />

porti questa roba che ti copre le gambe e non uno dei nuovi vestiti.»<br />

«Questi pantaloni sono nuovi.»<br />

«Non li ho scelti io.»<br />

«Una tenuta sexy non è appropriata sul luogo di lavoro» gli spiegò.<br />

La campanella sopra la porta suonò, impedendogli di replicare.<br />

Julia dimenticò Tristan e la sua espressione truce e concentrò<br />

l'attenzione su Mrs. Danberry e la bambina dai capelli scuri che<br />

teneva per mano.<br />

«Hai bisogno di protezione?» chiese Tristan.<br />

Julia gli lanciò uno sguardo al di sopra della spalla. «No. Per l'amor<br />

di Dio, resta dove sei.» Si costrinse a rilassarsi e riportò l'attenzione<br />

sulla cliente. «Posso aiutarla?»<br />

Approfittando della sua distrazione, Tristan buttò nella pattumiera<br />

il telefono a pezzi e tornò a sistemarsi sullo sgabello. Cosa doveva<br />

fare con quella donna? Non lo sapeva ancora.<br />

Quella mattina era scesa dal letto dopo una notte di riposo. Lo<br />

sapeva perché lui invece era rimasto sveglio sul pavimento,<br />

ascoltando il suono del suo respiro. Mentre si preparavano a uscire<br />

Julia aveva cercato più volte di coinvolgerlo in una conversazione<br />

sul tempo o la casa, ma lui non aveva risposto. L'incertezza lo<br />

divorava.<br />

Gli pareva di essere in bilico su un precipizio: un momento era<br />

tentato di dimenticare controllo e disciplina per godere delle sue<br />

grazie e quello dopo voleva solo dimostrare di essere impenetrabile<br />

a qualsiasi dolce emozione. Quei due bisogni si scontravano dentro<br />

di lui; qualsiasi direzione avesse preso, temeva che poi se ne sarebbe<br />

pentito.<br />

Zirra avrebbe esultato, se avesse saputo quanto si sentiva frustrato.<br />

Non si era mai sentito così diviso. Nessuna donna gli aveva<br />

opposto una simile resistenza. Dov'era finito il suo leggendario<br />

talento di seduttore? Una volta era convinto di capire le donne e se


stesso e invece ora si sentiva impreparato ad affrontare Julia e la sua<br />

speranza di conquistare il vicino di casa.<br />

Un'ondata possessiva lo travolse. Voglio gustarmela, ammise alla<br />

fine, stringendo i pugni così forte che le ossa scricchiolarono. Basta<br />

con la disciplina. La risposta era chiara.<br />

Voleva quella donna, voleva conoscere ogni sua sfumatura senza<br />

riserve, senza tirarsi indietro. Al posto dell'orrore che si immaginava<br />

davanti a un'ammissione del genere, si sentì in pace. Sarebbe stato lui<br />

a scatenare la passione di Julia, a mostrarle come potevano essere<br />

deliziosi i piaceri della carne, ad assaporare le sue reazioni.<br />

Lui, non Peter il Deboluccio.<br />

Quell'idiota non andava bene per lei. Tristan lo sapeva e presto lo<br />

avrebbe capito anche lei.<br />

Come avrebbe fatto a conquistare quella donna ostinata e illogica?<br />

Forse aveva solo bisogno di una mano gentile e convincente che la<br />

guidasse. Quell'idea lo rilassò. Sorrise e chiuse gli occhi. Aveva<br />

imparato per esperienza diretta che Julia rispondeva meglio alle<br />

dimostrazioni pratiche. Come avrebbe fatto a introdurla al mondo<br />

dell'appagamento sessuale?<br />

Gli si presentarono davanti migliaia di possibilità. Per Elliea, le<br />

avrebbe provate tutte.<br />

Julia cercò con tutte le forze di concentrarsi sulla cliente, ma<br />

l'attenzione scivolava di continuo verso Tristan, tutto muscoli e forza<br />

virile. Con l'aria rilassata e la bocca atteggiata a un mezzo sorriso,<br />

appariva sereno, giovane e innocente, molto diverso dal mago del<br />

sesso che aveva conosciuto.<br />

Una donna poteva abituarsi al fuoco e alle delizie trovati tra le sue<br />

braccia, quasi fossero una droga di cui non sarebbe più riuscita a fare<br />

a meno. Tristan sapeva quando baciare, succhiare e leccare, dove<br />

toccare, sia in modo lieve che con foga passionale, in modo da<br />

portare il piacere al massimo. Julia cercò di nascondere i capezzoli<br />

duri dietro uno scaffale di figurine orientali. Resistergli stava<br />

diventando sempre più difficile, ma sapeva di doverlo fare.


La sua priorità era Peter. Doveva ignorare il proprio nuovo lato<br />

sfrontato, che la spingeva ad arrendersi e a sperimentare almeno una<br />

volta l'ardore che Tristan suscitava in lei. Che cosa poteva avere con<br />

lui, a parte un momento di passione? Una vita di insicurezza.<br />

Una voce femminile la riscosse. «Che meraviglia!» Mrs. Danberry<br />

teneva la pipa in una mano.<br />

«Sono contenta che le piaccia. Quando l'ho vista ho subito pensato<br />

a lei» dichiarò Julia.<br />

«Non parlavo della pipa, ma di quell'uomo» precisò l'anziana<br />

signora accennando con il mento a Tristan. «Naturalmente mi piace<br />

anche la pipa.» La bimba la tirò per la mano. «Stai buona, Shonna, e<br />

non toccare niente. È la mia nipotina, la luce della mia vita» spiegò<br />

con un sorriso radioso.<br />

«Lo capisco. È bellissima.»<br />

«Grazie.» Mrs. Danberry riportò l'attenzione sull'oggetto. «La voglio<br />

per la mia collezione. Lo sapeva, vero?»<br />

Julia sorrise e abbassò lo sguardo sulla bimba che se ne stava timida<br />

accanto alla nonna. «Posso darle un leccalecca?» chiese.<br />

«Sì, certo.»<br />

Shonna sgranò gli occhi azzurri e passò il peso da un piedino<br />

all'altro.<br />

«Ti andrebbe un leccalecca? Li ho al cioccolato, alla fragola, allo<br />

zucchero filato e ai frutti tropicali.»<br />

La bimba si mise due dita in bocca, guardò la nonna, che annuì<br />

incoraggiante, e poi assentì.<br />

«Puoi scegliere il gusto che preferisci.» Julia la prese per la manina<br />

delicata e la condusse alla cassa, dove teneva un cestino pieno di<br />

dolciumi. Shonna li esaminò attenta e i capelli neri le ricaddero sul<br />

viso.<br />

Con quei colori, avrebbe potuto passare facilmente per la figlia di<br />

Tristan.<br />

Julia dimenticò di respirare, mentre ondate continue di desiderio la<br />

investivano. Come sarebbe stato avere un figlio da lui? Diventare sua


moglie? La mente le fornì in fretta la risposta a entrambe le<br />

domande: celestiale. Un lieve gemito le crebbe in gola, mentre le<br />

venivano in mente altre domande: che tipo di donna poteva fargli<br />

dimenticare la ripugnanza per l'amore e conquistare il suo cuore?<br />

Innamorarsi di lui sarebbe stato un male?<br />

Con lo stomaco annodato mise a confronto i pro e i contro. Un<br />

male? No, definizione troppo blanda. Terribile? Questa ci andava<br />

più vicino. Disastroso? Senza dubbio. Una relazione con lui era<br />

destinata al fallimento e avrebbe causato solo una cosa: lo spezzarsi<br />

del suo cuore.<br />

«Nonna, devo fare pipì» annunciò Shonna all'improvviso.<br />

Mrs. Danberry guardò Julia con aria implorante. «Possiamo usare il<br />

suo bagno, cara?»<br />

«Mi dispiace tanto, ma è ancora rotto.» Avrebbe strozzato quel<br />

miserabile avaro del suo padrone di casa. Non c'era tempo per un<br />

intervento di Tristan – ammesso che sapesse fare l'idraulico.<br />

Probabilmente no. «Ce n'è uno nel negozio vicino.»<br />

«Oh, allora sarà meglio sbrigarci. Shonna ha appena smesso di<br />

usare i pannolini.» Mrs. Danberry pagò la pipa e trascinò la nipotina<br />

verso la porta. «A presto, cara» salutò. «Dia un bel bacio da parte<br />

mia a quel fusto del suo uomo.» Con quell'ultimo, malizioso<br />

commento scomparve oltre la porta.<br />

Julia si ritrovò sola con Tristan e sentì il corpo di nuovo eccitato.<br />

Era ora di finire le loro lezioni. Prima di perdere il coraggio<br />

raddrizzò le spalle e si avvicinò con aria risoluta. «Tristan» lo chiamò.<br />

Lui sollevò piano le palpebre e la fissò con quegli occhi viola. «Sì?»<br />

rispose. La sua voce era rauca e più sexy che mai.<br />

«Sono pronta a imparare a flirtare» annunciò tutto d'un fiato. «Mi<br />

insegni?»<br />

«Ma certo. Ti insegnerò a fare la sfacciata» rispose. Poi borbottò<br />

qualcosa tipo: «Così è fin troppo semplice, dolcezza».<br />

Che cosa intendeva? «Sei pronto a cominciare?» Meglio farla finita<br />

al più presto. Oh, ma per favore! Chi stai cercando di ingannare,<br />

Julia Anderson? Un'intensa trepidazione la invase: non vedeva l'ora


di assaporare il suo bacio, il suo tocco. Il suo, non quello di un altro.<br />

Tristan la fissò con intensità, come se potesse vedere cose che<br />

nessuno aveva mai colto. «Vuoi cominciare qui? Adesso?»<br />

«Sì.»<br />

Il guerriero si alzò in piedi, il viso impassibile. Quella mancanza di<br />

emozioni gli conferiva un'aria pericolosa di mistero e risolutezza. Si<br />

appoggiò al banco. La maglietta bianca metteva in risalto i muscoli e<br />

i jeans scoloriti erano bassi sui fianchi, con il primo bottone slacciato.<br />

La squadrò da capo a piedi. «Per quello che ho in mente dovresti<br />

portare un vestito» dichiarò.<br />

Lei avvertì un fremito di disagio. «Ho una gonna sul retro.» Teneva<br />

sempre un cambio di abiti in negozio, da usare in caso di emergenza.<br />

«Ma non voglio cambiarmi» aggiunse.<br />

La guardò con aria di sfida. «Durante le lezioni comando io,<br />

dunque farai quello che dico. Cambiati» le ordinò in un tono che<br />

non ammetteva repliche.<br />

«E va bene» si arrese Julia. Perché mettersi a discutere con lui?<br />

Tanto non riusciva mai a spuntarla. «Quando avrò finito ti aspetterò<br />

nel mio ufficio.»<br />

«Se hai bisogno di aiuto chiamami.»<br />

«Sì, certo» borbottò lei, memore delle sue tendenze da guardone.<br />

Prima di spogliarsi chiuse a chiave la porta del magazzino e indossò<br />

una semplice gonna marrone, lunga fino alla caviglia. «Non tentare<br />

tiri mancini» lo ammonì poi, entrando nel piccolo ufficio. Le luci<br />

erano abbassate. «Questo non è un gioco. Flirtare è una questione<br />

seria.»<br />

Tristan sembrava a proprio agio nella sedia girevole dietro la<br />

scrivania. «Io prendo il mio ruolo di istruttore molto sul serio,<br />

piccolo drago» le assicurò aggrottando la fronte.<br />

«Allora dovresti sapere che imparo meglio se mi dai delle istruzioni<br />

orali.»<br />

«Oh, sì, mi piace l'idea dell'insegnamento orale» dichiarò lui,<br />

accarezzandosi pensoso la mascella. «Vediamo un po' come<br />

procedere?»


«Noi...»<br />

«Uh, uh, Julia.» Tristan si chinò in avanti. Il viso era in ombra, a<br />

parte gli occhi illuminati dalla lampada. «Sono io l'insegnante,<br />

dunque tocca a me decidere» ribadì per l'ennesima volta.<br />

Lei gli indirizzò un ironico saluto militare. «Sissignore.»<br />

«Voglio vederti camminare.» Le ordinò, lo sguardo torvo.<br />

«È così che vuoi insegnarmi a flirtare? Guardandomi camminare?»<br />

Era delusa.<br />

«Sì. Ci sono molti modi di attirare un uomo, e una camminata<br />

seducente è uno di questi.»<br />

«Ah.» In effetti non aveva tutti i torti. «Va bene.» Julia si avvicinò a<br />

lui concentrandosi su ogni passo, poi si girò e tornò indietro. Alla<br />

fine lo vide seduto sul bordo della scrivania con aria scontenta.<br />

«Non so se stavi camminando o marciando al ritmo di un tamburo<br />

da guerra. Prova ancora e vai più piano, facendo ondeggiare i<br />

fianchi.»<br />

«Va bene.» Julia obbedì, ancheggiando in modo esagerato, ma a un<br />

certo punto inciampò e cadde sul pavimento a faccia in giù.<br />

Le sue caviglie non sarebbero sopravvissute all'impatto e nemmeno<br />

il suo orgoglio.<br />

Tristan sospirò. «Forse è meglio lavorare in seguito sulla tua<br />

camminata.»<br />

Julia si rialzò mortificata e maledisse le caviglie doloranti. «Forse<br />

non riuscirò più a camminare.»<br />

«Non preoccuparti: con qualche altra lezione, muoverai i fianchi<br />

lanciando un richiamo a cui nessun uomo sarà capace di resistere.»<br />

«Davvero?»<br />

«Davvero.» Tristan nascose il divertimento tappandosi la bocca con<br />

la mano: a parte il ruzzolone, camminava come una seduttrice nata.<br />

Lui però era deciso a prolungare quella lezione per giorni, settimane<br />

e, se necessario, mesi, in modo che lei non si rendesse conto del<br />

proprio fascino femminile. «Per il momento lasceremo che le tue<br />

ginocchia abbiano il tempo di guarire.»


Si alzò, le si avvicinò, le infilò le mani sotto le ascelle e la sollevò in<br />

alto.<br />

«Cosa stai facendo?» chiese lei allibita. I piedi le penzolavano a<br />

quasi un metro da terra.<br />

Tristan non le offrì alcuna spiegazione e la mise a sedere sulla<br />

scrivania. Pile di documenti volarono sul pavimento. Senza fermarsi<br />

le sollevò la gonna fino alle cosce, osservò la nuova posizione e<br />

sorrise soddisfatto. «Così va molto meglio.»<br />

«Forse per te.» Si sentiva intrappolata, impotente, vulnerabile ed<br />

eccitata. Cominciava a credere che quella fosse una condizione<br />

permanente, ogni volta che Tristan era vicino. «Non dovrei prendere<br />

appunti?»<br />

«No. Ricorderai tutto quello che ti insegno.»<br />

«Ma se...»<br />

«Basta.» Attese che lei chiudesse la bocca prima di continuare.<br />

«Dato il nostro accordo, è mio diritto darti ordini a cui tu devi<br />

obbedire.» Gli piaceva menzionare quella regola. «Ti ricorderai tutto»<br />

le assicurò.<br />

«Ok.»<br />

Le tappò la bocca veloce come un lampo. «Non devi parlare senza<br />

il mio permesso, chiaro?»<br />

«Va bene» rispose lei con voce soffocata. Tristan aveva passato gli<br />

ultimi millenni a obbedire agli ordini delle sue padrone; poteva<br />

capire che ora volesse darne un po' e la cosa non le pesava. Lo stava<br />

facendo per aiutarla, no?<br />

«Ricominciamo.» Scostò la mano annuendo soddisfatto. «Ora batti<br />

le ciglia.»<br />

«Che cosa? Le donne lo fanno ancora?»<br />

Lui sospirò esasperato. «Come ti ho già detto, per attirare un uomo<br />

non bastano le parole. Devi usare ogni parte del tuo corpo. Avanti,<br />

batti le ciglia.»<br />

Lei obbedì.<br />

Tristan scosse la testa corrucciato. «Basta con i giochi. Insomma,


piccolo drago, come faccio a insegnarti se tu non collabori?»<br />

«Non sto giocando» protestò offesa. «Non posso fare meglio di<br />

così.»<br />

«Mmh.» Si accarezzò la mascella. «Allora abbiamo molto lavoro<br />

davanti.»<br />

Julia si morse il labbro inferiore con un gemito. «Quanto tempo ci<br />

vorrà?»<br />

Gli occhi color lavanda si incupirono. «Forse molti cicli. O anche<br />

un'intera stagione.»<br />

Il suo corpo sarebbe riuscito a resistere a molti mesi, forse anche a<br />

un anno, di intenso flirt con lui?<br />

Ne dubitava.<br />

Dunque doveva darci dentro.<br />

Julia passò l'ora successiva a fare esercizio con le ciglia; sarebbe<br />

stata una lezione abbastanza innocente, se lui non le avesse tenuto le<br />

dita sulle cosce.<br />

Ogni volta che entrava un cliente doveva spingerlo via, rimettersi<br />

in piedi e tornare a recitare il ruolo di rispettabile proprietaria di un<br />

negozio di antiquariato, il che significava sistemare la gonna e<br />

scacciare il desiderio dagli occhi. Tutto quello serviva solo ad<br />

aumentare la voglia di riprendere la lezione.<br />

Appena lei e Tristan si ritrovavano di nuovo soli, Julia tornava a<br />

sedersi, pronta a ricominciare, mani vaganti e tutto il resto.<br />

Alla fine lui decretò che il suo modo di battere le ciglia era<br />

accettabile e passò ad altro. «Ora lavoreremo sul tuo sorriso, per<br />

renderlo invitante.»<br />

«Ottimo.» Un sorriso seducente era un'arma fondamentale<br />

nell'arsenale che ogni donna doveva avere a disposizione per<br />

attrarre gli uomini. Come avrebbe fatto ad attirarne uno, Peter, se<br />

non riusciva a sorridere in modo appropriato? «Cosa devo fare?»<br />

chiese trepidante.<br />

«Be', devi sorridere.»<br />

«Così?» Sollevò gli angoli della bocca.


«No, no, no. Tieni chiuse le labbra.» Con un tocco gentile gliele<br />

mosse fino a ottenere un mezzo sorriso. Il calore delle sue dita le<br />

suscitò correnti di desiderio lungo le terminazioni nervose. «Molto<br />

meglio. Ora, usando solo le espressioni del viso, comunicami che<br />

vuoi leccare tutto il mio corpo.»<br />

Non era un problema, visto che desiderava proprio quello.<br />

Com'era facile immaginarsi Tristan nudo sotto le lenzuola di seta,<br />

con la pelle calda e umida. Luce di candele e musica melodiosa. Si<br />

sarebbe avvicinata fino a sfiorarlo con i denti e la lingua.<br />

Tristan osservò il suo sguardo diventare sognante e la bocca<br />

ammorbidirsi per il desiderio e sentì un nodo alla gola. Deglutì per<br />

scacciarlo. «Basta così» gracchiò. Lei non cambiò espressione. «Batti le<br />

palpebre, maledizione» le ordinò brusco.<br />

Julia obbedì e la nuvola di ardente desiderio che la circondava si<br />

disperse.<br />

«Passiamo a qualcosa di più facile» borbottò Tristan dopo essersi<br />

schiarito la gola. «Ho deciso che le espressioni sensuali non sono<br />

adatte a una principiante.»<br />

«Ho fallito?» chiese delusa. «Dammi un'altra possibilità, ti prego.<br />

Posso farcela, lo so.»<br />

«No.» Se Julia l'avesse guardato un'altra volta in quel modo, le<br />

avrebbe strappato i vestiti di dosso, e l'avrebbe presa là, subito,<br />

senza curarsi dei clienti. «Continuerai a esercitarti da sola con le<br />

espressioni. Ora lavoreremo sui discorsi erotici. Scaccia dalla mente<br />

qualsiasi altro pensiero e considera solo quello che diresti a un uomo<br />

che desideri. Un uomo che vorresti portarti a letto.»<br />

«Io... ecco... non ho mai avuto un vero appuntamento, quindi non<br />

so bene che cosa è appropriato» ammise imbarazzata.<br />

«Sono contento che tu non ti sia esercitata con altri. Il loro<br />

insegnamento incompetente avrebbe ostacolato i tuoi progressi.» Le<br />

accarezzò la guancia con un tocco tenero e gentile. «Non<br />

preoccuparti. Procederemo passo a passo.»<br />

«Passo a passo» ripeté Julia. Nel punto in cui lui l'aveva toccata<br />

sentiva un calore incredibile. Le sue mani erano così grandi, capaci di<br />

distruggere qualsiasi cosa incontrassero, eppure erano estremamente


delicate con lei.<br />

«Fingi per un attimo che tu stia cercando di sedurmi» le ordinò.<br />

Lo stomaco si annodò e la lingua divenne così enorme da impedire<br />

qualsiasi discorso, erotico o no. Julia deglutì. «Non so se...»<br />

«Faremo le cose a modo mio.»<br />

«A modo tuo» ripeté con un filo di voce. Non osava spiegargli che<br />

le sue parole suscitavano in lei un primitivo desiderio per il frutto<br />

proibito: aveva voglia di obbedirgli e di sedurlo. Non voleva<br />

aggiungere che l'aria intorno era diventata all'improvviso torrida e<br />

carica di eccitazione, che si sentiva calda e bagnata tra le cosce e<br />

immaginava la loro unione, con gli occhi di Tristan che assumevano<br />

una sfumatura viola mentre lei lo cavalcava.<br />

«Smettila subito!» abbaiò il guerriero all'improvviso.<br />

Sorpresa dalla sua espressione feroce, Julia tornò di colpo alla<br />

realtà. «Cos'ho fatto?» chiese spaesata.<br />

«Hai assunto un'espressione erotica, una cosa proibita in mia<br />

presenza.»<br />

«Mi dispiace» mormorò. In quel momento era fin troppo<br />

consapevole dei capezzoli turgidi, del bisogno che le correva per le<br />

vene e della sensazione che la pelle le stesse stretta. Irritata, gli<br />

mostrò la lingua in un gesto infantile e impetuoso.<br />

«Attenta, piccolo drago, o potrei accogliere il tuo invito e succhiarti<br />

la lingua attirandola nella mia bocca.» Con gli occhi ardenti, si batté<br />

un dito sul mento. «Allora, volevi sedurmi sì o no?»<br />

Julia scacciò un moto di desiderio puro. «Sì.» «Ammettere il tuo<br />

desiderio è il primo passo.» Annuì con un sorriso d'approvazione.<br />

«E il secondo?»<br />

«Pensare alle parole che stimolano il desiderio sessuale,<br />

tipo membro, seno, rapimento ed estasi.»<br />

Ondate di rapimento ed estasi la investirono, insieme a immagini<br />

delle mani di Tristan sul seno e delle proprie sul suo membro. A quel<br />

punto respirare era una vera impresa. «E cosa devo fare con queste<br />

parole?» chiese.


«Usarle. Questo è il terzo passo. Puoi cominciare» la incoraggiò.<br />

«Ehi, aspetta!»<br />

«Se ci riuscirai, poi lavoreremo sulle battute scherzose.» Incrociò le<br />

braccia sul petto con un sorriso compiaciuto, come se fosse sicuro del<br />

suo fallimento. «Altrimenti ricominceremo domani. Sei pronta per<br />

questa sfida?»<br />

«Penso di sì» mentì.<br />

«Allora, qual è la prima cosa da dire per attirare la mia attenzione?»<br />

«Io... ecco.... Io...»<br />

«Sbagliato.»<br />

«Io ti voglio?» azzardò.<br />

«Va meglio.» Le rivolse un sorriso di approvazione e lei si sentì<br />

sciogliere. «Che altro?»<br />

«Mi ecciti?»<br />

«E...?»<br />

Tristan pensava che fingesse, così Julia provò un senso di libertà<br />

che annullava riserve e inibizioni. Lo fissò negli occhi e cercò di<br />

raggiungere la sua anima. «Direi che... mi fai impazzire ogni volta<br />

che entri in una stanza. Mi fai battere forte il cuore e tremare tutto il<br />

corpo. Direi che sei tenero, premuroso e gentile, che quando sono<br />

con te mi sento al sicuro. Direi che ti voglio più di quanto abbia<br />

bisogno di respirare.»


15<br />

Ricordati sempre che sei solo una proprietà<br />

della tua padrona<br />

Un silenzio carico di desiderio proibito scese tra loro. Julia arrossì.<br />

Perché Tristan non parlava? Sospettava forse che lei gli avesse detto<br />

la verità?<br />

Alla fine lui si schiarì la gola. «È stato... interessante» sentenziò.<br />

Un sollievo delizioso come il suo tocco la invase. Non sapeva, non<br />

sospettava. Fu sul punto di sospirare, poi ridacchiò. «Grazie.»<br />

«Direi che per oggi le lezioni possono bastare.» Si passò una mano<br />

sul viso e asciugò il sudore sulla fronte, insieme a ogni traccia di<br />

emozione.<br />

«Non possiamo fermarci adesso» protestò Julia. «E le battute<br />

scherzose?»<br />

Un lungo silenzio.<br />

Un respiro e la tensione intorno alle labbra di lui si attenuò. «Si<br />

tratta di uno scambio di battute allusive, con un sottofondo sessuale,<br />

non molto diverso dalla seduzione attraverso le parole. Questa volta<br />

mi rifiuto di condurti passo a passo» precisò. «Dovrai fare da sola.»<br />

Julia annuì risoluta e chiuse gli occhi. Posso farcela. «Per la<br />

colazione di domani, devo chiamarti o darti una gomitata?»<br />

Lui scosse la testa. «Riprovaci.»<br />

«Sono una brava cuoca. La mia specialità è la colazione a letto.»<br />

«Ridicolo.»<br />

«Bei pantaloni. Posso convincerti a toglierli?»<br />

«Julia, per favore! Stai cercando di sedurmi, o vuoi farmi morire<br />

dal ridere?»<br />

La sua voce divenne bassa e roca e le parole successive emersero da<br />

sole, come dotate di volontà propria. «Non voglio stuzzicarti con le


parole, Tristan. Voglio stuzzicarti con la bocca, leccandoti,<br />

mordicchiandoti e assaporando la tua essenza.»<br />

Lui non rise più.<br />

Le fece inarcare la schiena e l'avvolse con la sua fragranza carnale.<br />

«Dove hai imparato a dire cose del genere?» le chiese torvo.<br />

Julia non si fece intimidire e anzi batté le mani con fierezza. «Non<br />

lo so. Allora ha funzionato? Insegnami qualcos'altro.»<br />

«Forse sei pronta per una sessione più avanzata.» Il suo viso ora era<br />

soffuso da un calore ardente, dall'intensità ipnotica. «Cosa ne pensi?»<br />

Julia si sentì invadere da un ardore sensuale. «Penso... di essere<br />

pronta.»<br />

«Ora faremo una conversazione molto erotica. Niente battute,<br />

niente allusioni. Il tuo obiettivo è attirarmi nel tuo letto usando tutto<br />

quello che ti ho insegnato finora. Pensi di farcela?»<br />

Lo sperava proprio, tuttavia... «No» ammise scuotendo la testa. «Io<br />

non so proprio da dove cominciare. Non potresti darmi una<br />

dimostrazione?»<br />

«Sì.» Muovendosi con lentezza e comunicandole un ingannevole<br />

senso di protezione, Tristan si piazzò tra le sue gambe aperte, le<br />

prese il polso e lo baciò con dolcezza, facendola fremere. L'altra<br />

mano le risalì lungo la coscia, fino a quando le dita sfiorarono l'orlo<br />

di pizzo rosso delle mutandine. «Mmh, sei come crema e miele,<br />

Julia.» Abbassò le ciglia e poi le sollevò. «Sai perché?»<br />

«No, non lo so» rispose lei con voce malferma.<br />

«La tua pelle liscia e deliziosa, fatta per essere leccata, mi ricorda la<br />

crema. Più l'assaporo, più ne voglio. E i tuoi capelli...» Lasciò andare<br />

il polso e sciolse la coda di cavallo. «I tuoi capelli hanno il colore del<br />

miele. Dolce miele che mi accarezzerà il petto quando mi<br />

cavalcherai. Anche le tue labbra sono come il miele. Un miele<br />

succulento, che non vedo l'ora di assaggiare più e più volte.»<br />

Il suo calore superò la barriera dei vestiti e le penetrò nella pelle,<br />

mentre le parole l'avvolgevano in un bozzolo di sensuale euforia. I<br />

suoi occhi le lanciavano un richiamo intenso e lei si sporse ancora di<br />

più nel cerchio delle sue braccia. Voleva di più, ne aveva bisogno.


«Ora tocca a te» sussurrò il guerriero. Poi lasciò ricadere le mani<br />

lungo i fianchi.<br />

«Sei bello. Sei l'uomo più bello che abbia mai visto.» Eppure<br />

quell'affermazione non bastava a descrivere tutto ciò che era.<br />

«La bellezza è qualcosa di soggettivo.» Le accarezzò la mascella con<br />

la punta di un dito. «Dimmi cosa vedi, quando guardi l'uomo che<br />

sono davvero.»<br />

Julia chiuse gli occhi: adesso lo scorgeva con la mente. «Quando ti<br />

guardo, vedo occhi viola chiaro che a volte mostrano un poco di<br />

tristezza, ma sono sempre gentili. Vedo un guerriero pieno di<br />

compassione, capace di dare di più con un semplice bacio di quanti<br />

riescano a fare in una vita intera. Vedo un senso innato del dovere<br />

che pochi possiedono e un'incredibile capacità di amare, se soltanto<br />

tu ti concedessi di esprimerla.»<br />

Tristan si schiarì la gola. «Julia...»<br />

«Non ho finito.» In quel momento dimenticò la decisione di negare<br />

l'attrazione nei suoi confronti, dimenticò Peter, dimenticò tutto<br />

tranne la verità. «A volte, quando ti guardo, le mie mani muoiono<br />

dalla voglia di posarsi sul tuo petto, di sentire il cuore che batte al di<br />

sotto, così da assicurarmi che non sei un sogno, che sei reale.<br />

L'impulso è così forte da scuotermi tutta.»<br />

«Anch'io immagino le tue mani su di me» confessò lui con voce<br />

rotta. «Solo che ti sposti più in basso e mi accarezzi fino a che non ne<br />

posso più, mentre io faccio lo stesso con te. Allora ti apro le gambe e<br />

scivolo dentro la tua umida morbidezza, unendo i nostri corpi.» La<br />

guardò come se volesse controllare l'effetto di quelle parole. «Cosa<br />

ne dici, piccolo drago?»<br />

«Dico...» Oddio, che cosa poteva rispondere? «Dico che mi hai<br />

insegnato più di quanto sperassi di imparare.»<br />

Tristan non rispose. In quel momento l'attrazione tra loro era<br />

troppo forte.<br />

Lei non riusciva a distogliere lo sguardo, a muoversi oppure a<br />

mettere insieme un pensiero coerente. Sembrava che il tempo fosse<br />

sospeso e il mondo intorno a loro non esistesse. Sentì il battito del<br />

suo cuore, così simile al proprio, e si chiese sgomenta cosa stava


succedendo.<br />

Lui fu il primo a spezzare l'incantesimo. Batté le palpebre, scosse la<br />

testa, indietreggiò di qualche passo e la squadrò torvo. «Sono sicuro<br />

che Peter sarà contento» osservò.<br />

Cosa le importava di Peter? Baciami, lo implorò Julia con gli occhi.<br />

Non c'era mai stato un momento più adatto all'amore. Nient'altro<br />

importava.<br />

Essendo un guerriero orgoglioso, però, lui non l'avrebbe mai<br />

baciata se avesse sospettato che immaginava Peter al posto suo. Julia<br />

lo capì dall'improvvisa rigidità delle ampie spalle e dalle narici<br />

frementi.<br />

«Forse è meglio concludere qui questa lezione» sentenziò lui. Il<br />

tono simile a un basso ringhio era stranamente distante. «Possiamo<br />

ricominciare domattina.»<br />

«È questo che vuoi? Fermarti?»<br />

«Naturalmente. Un bravo insegnante non costringe un allievo a<br />

studiare troppo.»<br />

Delusa, lei gli lanciò un'occhiataccia. «Forse farò pratica con Peter,<br />

quando usciremo insieme per il nostro primo appuntamento»<br />

dichiarò in tono di sfida.<br />

«Lui non ti darà mai soddisfazione.»<br />

«Forse no, ma vorrei... vorrei che tu mi esonerassi dalla prima<br />

regola.»<br />

Ecco, l'aveva detto. Era meglio così, si ripeté: forse a quel punto<br />

avrebbe smesso di desiderare con selvaggia intensità lui e i suoi baci<br />

meravigliosi e ardenti. Baci che, in ogni caso, non sembrava più<br />

disposto a darle.<br />

Silenzio.<br />

Un silenzio così pesante da creare una nebbia opprimente in tutta<br />

la stanza.<br />

«È questo che desideri davvero?» le chiese infine.<br />

No. «Sì.»<br />

«Molto bene. Da questo momento in poi, sei libera di fare tutto


quello che vuoi con Peter il Deboluccio» concesse a denti stretti.


Il tuo posto è in ginocchio<br />

davanti alla tua padrona<br />

16<br />

Il resto della giornata per Julia passò come avvolto in una nebbia.<br />

All'ora di pranzo chiuse il negozio, sperando di passare un po' di<br />

tempo con Tristan e attenuare il suo malumore. Lo accompagnò al<br />

Mercatino delle Pulci Kreager, che quel giorno era aperto al pubblico<br />

e non solo ai negozianti.<br />

Girarono per le bancarelle, purtroppo lo scozzese che le aveva<br />

venduto lo scrigno non c'era.<br />

Il guerriero rimase rigido e inflessibile e riuscì perfino a spaventare<br />

diversi venditori con le sue occhiate di fuoco.<br />

Quando si avvicinarono a un tavolo pieno di armi di ogni forma,<br />

dimensione e colore, Tristan cominciò finalmente a scaldarsi. «Sono<br />

magnifiche» commentò. Toccò con reverenza ogni articolo in<br />

esposizione, valutandone peso e resistenza.<br />

«Posso darvi la Glock per quarantacinque dollari» offrì la donna<br />

dietro il tavolo, dai capelli cortissimi e i tratti angolosi; aveva capito<br />

subito di aver trovato un potenziale acquirente. «È un prezzo<br />

imperdibile.»<br />

Lui stava per replicare, quando Julia gli posò una mano sul braccio<br />

rivolgendogli un cenno quasi impercettibile, che voleva esortarlo a<br />

lasciare parlare lei.<br />

«Questa pistola non ne vale neanche la metà» decretò. «E a essere<br />

sinceri non ci interessa.» Poteva concedere un coltello a Tristan, ma<br />

l'idea che possedesse un'arma da fuoco le faceva venire i brividi. «Se<br />

il prezzo è conveniente, potremmo essere interessati al pugnale<br />

tempestato di pietre preziose.»<br />

La donna la scrutò per capire quanto poteva spillarle; quando si<br />

rese conto che era irremovibile riportò l'attenzione su Tristan, nella<br />

speranza che la convincesse. Lui, però, non appariva più affascinato,


ma freddo e duro come granito, cambiamento che fu<br />

silenziosamente applaudito dalla sua guan ren.<br />

Julia fece uno sforzo per mantenersi ugualmente impassibile, prima<br />

di sospirare con noncuranza. «Oh, non importa. Ne ho visto uno<br />

simile in un'altra bancarella.» Strinse con gentilezza il braccio di<br />

Tristan, ignorando le ondate di calore suscitate da quel breve<br />

contatto, e si allontanò dal tavolo ricoperto di armi. «Sono sicura<br />

che ci faranno un prezzo migliore.»<br />

«Aspetti» la richiamò la donna.<br />

Trionfante, Julia si girò lentamente a guardarla. «Sì...?»<br />

«Duecento dollari per il pugnale e il fodero.» «Buongiorno» la<br />

liquidò. Accennò di nuovo a girarsi, ma l'altra tornò alla carica.<br />

«Centocinquanta. Ehi, mi sta derubando, lo sa, vero?»<br />

«Cento dollari per il pugnale, il fodero e gli strumenti per pulirlo»<br />

fu la controproposta.<br />

«Affare fatto» cedette la venditrice con un sorriso. Julia pagò e<br />

porse a Tristan il sacchetto con gli acquisti, che lui prese sgranando<br />

gli occhi ammirato. «Sei più risoluta degli Shakari del mercato di<br />

Imperia» commentò.<br />

«È un complimento?»<br />

«Sì.» Nei suoi occhi, oltre all'ardore, si leggeva anche una luce<br />

tenera. «Decisamente sì.»<br />

Tristan era seduto in macchina, avvolto da un fiotto di aria calda e<br />

dalla musica bassa e piacevole proveniente da una fonte misteriosa.<br />

Dopo la puntata al mercato erano tornati al negozio, dove lei aveva<br />

lavorato diverse ore, prima di chiudere. Ora erano diretti a casa.<br />

Casa... Ne aveva davvero una?<br />

Tastò la nuova arma. Era il secondo regalo che gli faceva. Perché,<br />

quando poi lo respingeva con tanta foga? Il comportamento della<br />

sua padrona continuava a confonderlo e stupirlo. Una volta avrebbe<br />

potuto convincersi che non si curava di lei e delle sue azioni,<br />

neppure se avesse avuto altri uomini.


Ora però non era più così: Julia lo aveva cambiato. Tristan non<br />

poteva più negare la tenerezza che provava per lei, non poteva<br />

negare che voleva un posto nella sua vita, come suo amante, non<br />

come semplice istruttore.<br />

Lei gli lanciò una rapida occhiata, ignara del tumulto di emozioni<br />

che lo scuoteva. «Hai fame?» chiese.<br />

«Sì.» Aveva fame di lei, del suo corpo nudo e fremente sotto il<br />

proprio. Forse avrebbe sempre provato quel bisogno; nel futuro<br />

immediato non vedeva prospettive di soddisfarlo.<br />

«Spero che gli hamburger ti piacciano.»<br />

Lui si limitò a un grugnito.<br />

Julia entrò nel parcheggio di un piccolo edificio rosso e giallo,<br />

portò la macchina su un lato e parlò dentro un aggeggio quadrato.<br />

Pochi minuti dopo si rimisero in viaggio e giunsero a casa.<br />

Una piccola macchina rossa era parcheggiata lungo il marciapiede.<br />

Tristan si guardò intorno e scorse una donna seduta sotto il portico,<br />

fresca e carina come un mazzo di fiori primaverili e dai lunghi capelli<br />

scuri che ricadevano sulle spalle e la schiena. Non riusciva a<br />

distinguere il colore degli occhi, ma i tratti gli ricordavano Julia, la<br />

quale scese e corse con le braccia aperte.<br />

«Faith!»<br />

Lui smontò con calma e osservò la scena.<br />

«Ti cerco da giorni. Cominciavo a temere che ti avessero rapita gli<br />

alieni» dichiarò la donna alta e snella, quando si fu sciolta<br />

dall'esuberante abbraccio.<br />

«Più o meno.» Julia lanciò una rapida occhiata a Tristan, rimasto<br />

vicino all'auto.<br />

«Ti ho chiamata anche al negozio, ma niente da fare nemmeno lì.»<br />

Un'ombra di preoccupazione le incupì lo sguardo. «Cosa sta<br />

succedendo?» chiese, prendendole le mani.<br />

«Niente di grave. I miei telefoni sono fuori uso.» Lanciò un altro<br />

sguardo a Tristan.<br />

«Compratene uno nuovo. Non voglio più preoccuparmi così. In


genere sei una persona prevedibile: quando non sei a casa, sei al<br />

lavoro, o viceversa. Quando non sono riuscita a...» Finalmente Faith<br />

si accorse di Tristan. «Oddio...» annaspò senza fiato.<br />

Se non fosse stato tanto attento a ogni mossa della sua padrona,<br />

forse si sarebbe perso la lieve tensione che ora le irrigidiva il corpo.<br />

Cos'era? Un attacco di gelosia? La studiò con attenzione ed esultò:<br />

oh, sì, la piccola tentatrice era gelosa.<br />

Per la prima volta da quando lei aveva annunciato di voler sedurre<br />

Peter il Deboluccio, il guerriero provò un moto di soddisfazione e<br />

accennò perfino un sorriso.<br />

Faith batté le ciglia nella sua direzione.<br />

«Smettila, Faithie» l'ammonì Julia.<br />

La donna non distolse lo sguardo da Tristan. «Cosa devo smettere?»<br />

«Non immaginarlo nudo. Non è disponibile.»<br />

«Non lo stavo immaginando nudo.» Le rivolse un sorriso mite.<br />

«Non ora, almeno.»<br />

Tristan soffocò una risatina e le raggiunse.<br />

Julia strinse le labbra. «Faith, ti presento Tristan. Tristan, questa è<br />

mia sorella, Faith Anderson.»<br />

La donna gli tese la mano delicata e lui la prese, come aveva visto<br />

fare dagli uomini nella scatola parlante. «Piacere.»<br />

«Il piacere è mio.» I grandi occhi acquamarina di Faith si<br />

ammorbidirono. «Julia non l'ha nominata, l'ultima volta che<br />

abbiamo parlato.»<br />

«Tristan e io ci conosciamo da poco» intervenne lei in fretta.<br />

«Ah, sì? E come vi siete conosciuti?»<br />

«Una lunga storia. Comunque non importa. Siamo solo amici.»<br />

Tristan si tese: era stufo di sentirsi chiamare amico o fratello.<br />

Voleva essere il suo amante. Scuro in viso, le cinse le spalle con aria<br />

possessiva e l'attirò a sé. Tacque, lasciando che Faith tirasse da sola le<br />

sue conclusioni.<br />

Lei non lo deluse. «Niente appuntamenti, eh?» chiese ironica alla


sorella.<br />

Julia cercò di sottrarsi alla stretta e Tristan l'aumentò: gli piaceva<br />

sentire la sua vita morbida contro di sé, ma più la stringeva più lei si<br />

dibatteva. Avvertì un'ondata di calore all'inguine e ricordò il modo<br />

insoddisfacente in cui erano finite le cose tra loro quel giorno. Il<br />

contrario di quello che aveva desiderato.<br />

«Dove abiti, Tristan?» chiese Faith con una certa asprezza,<br />

abbandonando ogni formalità.<br />

«Con Julia» rispose lui.<br />

«Non è come sembra» si affrettò a precisare lei respirando con un<br />

leggero affanno.<br />

«Dormiamo nella stessa camera» aggiunse lui compiaciuto, tanto<br />

per irritarla. La guardò come per sfidarla a sostenere il contrario.<br />

Scura in viso, Faith si mise le mani sui fianchi. «Parla sul serio? Vivi<br />

con un uomo e non mi telefoni neanche? Non mi inviti a<br />

conoscerlo?»<br />

«È vero, viviamo insieme, ma...» Julia scosse la testa e si arrese.<br />

«Lasciamo perdere. Non c'è modo di spiegarlo.» Lanciò a Tristan<br />

un'occhiataccia e si mise al di fuori della sua portata, aprì la porta<br />

con gesti rigidi e convulsi e fece entrare in casa la sorella. «Ti invito a<br />

cena» annunciò. «Tristan ha ordinato otto doppi cheeseburger alla<br />

pancetta. Non voglio che esploda, quindi farà il bravo e li dividerà<br />

con te.»<br />

«Ti dispiace?» gli chiese Faith.<br />

Per Elliea, stava morendo di fame. A pranzo Julia gli aveva fatto<br />

mangiare un pezzetto di pesce crudo e lui aveva un disperato<br />

bisogno di nutrimento. «No» borbottò.<br />

«Magnifico.» Lei sorrise, rivelando due deliziose fossette. «Resto<br />

volentieri. Mi sei mancata, Jules. È chiaro che dobbiamo parlare di<br />

più.»<br />

«Anche tu mi sei mancata.» Un po' più rilassata, Julia prese il<br />

sacchetto che Tristan teneva in mano, ne svuotò il contenuto sul<br />

tavolo e distribuì il cibo. «Dove sei stata ultimamente?» chiese alla<br />

sorella. «L'ultima volta che ci siamo sentite stavi attraversando una


giungla.»<br />

Faith si lanciò in un dettagliato resoconto della sua ultima<br />

spedizione, un viaggio di sei settimane in Sudamerica, che Tristan<br />

ascoltò distrattamente.<br />

Mentre divorava cinque sottili pezzi di carne e delle fette di pane<br />

che gli rimasero subito sullo stomaco, mantenne l'attenzione<br />

concentrata sulla sua guan ren.<br />

La guardò mangiare, osservò la sua bocca che si muoveva in modo<br />

lento e sensuale e la lingua che passava sulle labbra carnose. Gli<br />

tornarono in mente le parole che gli aveva detto quel giorno. A<br />

volte, quando ti guardo, le mie mani muoiono dalla voglia di posarsi<br />

sul tuo petto, di sentire il cuore che batte al di sotto. Pensava a lui<br />

mentre diceva quelle parole, o a Peter il Deboluccio?<br />

Lei scelse proprio quel momento per sollevare lo sguardo. I loro<br />

occhi si incontrarono e il sangue gli ribollì nelle vene. Tristan<br />

dimenticò il cibo e strinse i denti. La passione ardente che le brillava<br />

negli occhi gli fece capire al di là di ogni dubbio che quella<br />

dichiarazione era destinata a lui e solo a lui. Quella consapevolezza<br />

gli procurò di nuovo un desiderio sfrenato. In quel momento si<br />

sentiva più potente che se avesse sterminato mille nemici.<br />

«Ehiiii» li richiamò Faith. «C'è qualcun altro in questa stanza,<br />

sapete?»<br />

Julia batté le palpebre, scosse la testa e fissò la sorella arrossendo.<br />

«Sì, certo. Stavi dicendo...»<br />

«Dubito che una città perduta ti interessi» dichiarò la giovane con<br />

un sorriso. «Non importa» aggiunse poi per fermare le proteste che si<br />

erano levate. «Preferisco sapere qualcosa di più di te e Tristan. Dove<br />

vi siete incontrati?»<br />

«A un mercatino delle pulci» rispose Julia. «Abbiamo cominciato a<br />

parlare, scoperto che avevamo molto in comune e siamo diventati<br />

amici. Ecco tutto.»<br />

Faith guardò Tristan poco convinta. «Tu collezioni pezzi<br />

d'antiquariato?»<br />

«No. Julia ha comprato il mio scrigno.»


«Allora li vendi?»<br />

«No, sono un...»<br />

«Qualcuno vuole delle patatine fritte?» intervenne Julia in fretta.<br />

La sua espressione allarmata lo implorava di restare in silenzio e lui<br />

sentì contrarsi lo stomaco: non gli piacevano quelle preghiere, anche<br />

se silenziose. Temeva che la sorella avrebbe rubato lo scrigno, se<br />

avesse saputo la verità? In ogni caso, chiuse la bocca e non aggiunse<br />

altro.<br />

«Jules, ti comporti in modo strano» osservò Faith. «Senza offesa,<br />

ma non ti ho mai vista così nervosa. Cosa sta succedendo?»<br />

«Niente» dichiarò. E si riempì la bocca di cibo.<br />

Faith passò con lo sguardo da lei a Tristan e viceversa. «Mi<br />

nascondi qualcosa, Jules» insistette. «Non riesci neanche a guardarmi<br />

senza tremare.»<br />

Julia inghiottì un pezzo di hamburger. «Non sono nei guai, se è<br />

questo che temi. Te lo giuro.»<br />

«Ah, sì?» Faith sembrava incredula. «Be', qui sta succedendo<br />

qualcosa e io voglio sapere di che si tratta» aggiunse risoluta.<br />

«Tristan si è preso cura di me» improvvisò lei. «Sono stata...<br />

malata.» Malata nella testa, per aver offerto vitto e alloggio a uno<br />

schiavo del piacere, aggiunse dentro di sé.<br />

«Ora stai bene?»<br />

«Sì. Non è il caso di preoccuparti.»<br />

«Non posso farne a meno. Sei mia sorella e io... Oddio!» Unì le<br />

mani sopra la bocca e si guardò intorno eccitatissima. «Sei incinta!»<br />

Julia si strozzò quasi con un pezzo di hamburger, così Tristan le<br />

diede una pacca sulla schiena.<br />

«Smettila con le domande, donna» ingiunse a Faith. «La stai<br />

turbando.»<br />

Faith lo ignorò e continuo a parlare con un sorriso euforico. «Non<br />

posso crederci: aspetti un bambino. Perché non me l'hai detto?<br />

Pensavi che ti disapprovassi perché non sei sposata? Be', non ti<br />

disapprovo affatto. È meraviglioso: sarò zia. Quando deve nascere?


Sapete già se è maschio o femmina?»<br />

Tristan batté il pugno sul tavolo. «Ora basta!» urlò. Entrambe le<br />

donne sobbalzarono a quel tono duro. «Queste domande sono<br />

ridicole. Non c'è nessun bambino.»<br />

«È vero. Come ti ho già detto, Tristan e io siamo solo amici. Non<br />

sono incinta, ma esco con il mio vicino di casa.» Perché cominciare a<br />

dire la verità? Aveva mentito su tutto fino a quel momento.<br />

La sorella batté le palpebre confusa. «Pensavo che vivessi con<br />

Tristan.»<br />

«È così.»<br />

Un silenzio pesante cadde nella stanza. «Capisco» borbottò Faith<br />

alla fine, lo sguardo incupito dalla delusione. «Anche se non hai<br />

accennato a un legame sentimentale, ho pensato che...» Aggrottò la<br />

fronte. «Voi due sembrate fatti l'uno per l'altra.»<br />

Quella donna era saggia, decise Tristan d'impulso.<br />

«Peter e io non abbiamo ancora cominciato a uscire insieme»<br />

confessò Julia, decisa a fornire almeno un pezzetto di verità. «Ma è<br />

solo questione di tempo.»<br />

«Dunque questo Peter non ti ha ancora invitata?» Julia raddrizzò la<br />

schiena, mettendosi sulla difensiva. «Alcuni uomini preferiscono che<br />

sia la donna a prendere l'iniziativa.»<br />

«Non quelli che piacciono a me» borbottò Faith. Poi nei suoi occhi<br />

si accese una luce calcolatrice. «Perché non inviti Peter a cena sabato<br />

sera? Io e Tristan possiamo farvi compagnia.»<br />

«Oh, sì» approvò subito lui. «È un evento che non voglio<br />

perdermi.»<br />

Julia scosse la testa. «No, io...»<br />

«Mi fa piacere che siamo tutti d'accordo» dichiarò Faith alzandosi in<br />

piedi. «È ora che torni a casa: devo riposarmi un po', o domani farò<br />

spavento. Ci vediamo sabato, Jules. Mi accompagni fuori, Tristan?»<br />

aggiunse.<br />

«Certo» rispose lui senza esitare.<br />

«Ma come? Sarò qui sola e senza protezione» si oppose Julia.


«Se qualcuno cerca di farti del male, usa le tue mosse di karatè»<br />

rispose Tristan senza voltarsi. Poi seguì Faith fuori dalla porta. Non<br />

poté fare a meno di ridacchiare: che giornata deliziosa!<br />

Faith si fermò prima di arrivare alla macchina e si girò ad<br />

affrontarlo con le mani sui fianchi. «Credo di aver capito cosa sta<br />

succedendo: è chiaro che piaci a Jules, solo che lei pensa di non<br />

essere degna di te. Lo credi anche tu?»<br />

«No. Io la voglio.»<br />

Faith rilassò la sua posa combattiva. «È una donna bella e<br />

intelligente, ma non sono mai riuscita a convincerla di questo. È<br />

ostinata e ha sempre evitato le storie romantiche. Be', non sempre» si<br />

corresse.<br />

«Qui c'è sotto qualcosa. Spiegati meglio.»<br />

Faith inarcò le sopracciglia al suo tono imperioso. «Non tocca a me<br />

raccontartelo. Chiedi a Julia del suo primo appuntamento e se lei ha<br />

voglia di parlarne...» Scrollò le spalle. «Le scintille tra voi due mi<br />

hanno quasi dato fuoco. Chiunque sia questo Peter, non è di certo<br />

l'uomo per mia sorella.»<br />

Tristan decise che quella donna gli piaceva sempre di più.<br />

«Ci vediamo sabato. Mi occuperò io di Peter. Tu fai in modo che<br />

Julia si goda la notte migliore della sua vita. Se lo merita.»


17<br />

Indossa sempre vestiti che piacciono<br />

alla tua padrona, altrimenti rimani nudo<br />

Sabato si annunciò come una giornata fredda ma bella. Soffiava un<br />

vento primaverile, gli uccelli cantavano sugli alberi e i primi fiori<br />

tentavano con coraggio di sbocciare.<br />

In casa di Julia le candele alla vaniglia diffondevano una luce calda<br />

e profumata, i banconi della cucina brillavano lucidi e puliti e<br />

un'atmosfera accogliente e invitante permeava ogni angolo, come<br />

una vecchia, comoda coperta.<br />

Julia era sul punto di vomitare.<br />

Il caffè non l'aveva aiutata. In realtà niente sembrava in grado di<br />

aiutarla.<br />

Il giorno prima aveva finalmente trovato il coraggio di invitare a<br />

cena Peter. All'inizio lui le aveva risposto di no, e lei aveva insistito.<br />

Lui aveva continuato a rifiutare. Solo la minaccia della furia di<br />

suo fratelloalla fine l'aveva indotto a capitolare.<br />

La voce stridula e riluttante del vicino – segno che in realtà non<br />

aveva nessuna voglia di accettare l'invito – aveva inferto un duro<br />

colpo al suo orgoglio.<br />

Era davvero così indesiderabile da dover minacciare un uomo<br />

perché questi accettasse di mangiare con lei?<br />

«Cosa indosserai?» le chiese la sorella con allegria. Faith era arrivata<br />

pochi minuti prima per aiutarla a prepararsi al gran giorno.<br />

«Non lo so» rispose Julia. «Non posso scegliere niente, finché non<br />

trovo le mie scarpe nere.» Frugò agitata tra una pila di trucchi e di<br />

vestiti sparsi sul pavimento. Al momento portava solo il nuovo<br />

coordinato di reggiseno e mutandine di un materiale opalescente che<br />

cambiava a seconda della luce. Il colore le ricordava gli occhi<br />

mutevoli di Tristan. «Le hai viste? Ho cercato dappertutto. Devono<br />

essere da qualche parte.» Sospirò scoraggiata.


«Su, calmati.» Il tono rassicurante di Faith non riuscì ad attenuare il<br />

suo panico. «Le troverò.»<br />

«Peter sarà qui tra un'ora e due minuti; io non riesco a trovare le<br />

mie scarpe nere, non ho ancora scelto un vestito e i miei capelli<br />

fanno spavento. Come faccio a calmarmi?» chiese Julia con una nota<br />

isterica nella voce.<br />

La sorella la prese per le spalle, costringendola a interrompere la<br />

frenetica ricerca. «Questo è un appuntamento, Jules, non<br />

un'esecuzione. Fai un bel respiro. Ecco, così. Ora lascialo andare<br />

piano piano. Brava ragazza.»<br />

Julia si massaggiò le tempie nel tentativo di scacciare il mal di testa<br />

incipiente. «Cosa devo fare? Gli appuntamenti sono una sciocchezza.<br />

Gli uomini sono stupidi. È stata una pessima idea. Perché sto facendo<br />

tutto questo?» si lamentò.<br />

«Perché stai cercando un uomo con cui dividere la vita.»<br />

«Oddio.» L'enormità della situazione la colpì come una mazzata.<br />

Corse in bagno coprendosi la bocca con le mani, si chinò sul<br />

gabinetto e diede di stomaco.<br />

Perché si stava imponendo un tormento del genere?<br />

Odiava l'idea che la sorella e Tristan sarebbero stati presenti<br />

all'appuntamento con Peter, assistendo a ogni suo passo falso. Si<br />

immaginò mentre versava la minestra di verdura sul vestito, si<br />

ritrovava con degli spinaci tra i denti e un foglio di carta igienica<br />

attaccato alla scarpa. Non quelle nere, comunque, visto che non<br />

riusciva proprio a trovarle.<br />

Si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi. Anche se Tristan le aveva<br />

insegnato a flirtare, non era sicura di sapere cosa fare o dire a un<br />

uomo. Per tutto il giorno le vecchie insicurezze avevano intaccato la<br />

sua determinazione e ora lottavano per imporsi. Avrebbe fatto la<br />

figura dell'idiota, ne era certa. La cosa peggiore però non era quella,<br />

quanto il timore che Faith e Tristan si mettessero insieme. Erano così<br />

belli, stavano così bene insieme e in quello stupido doppio<br />

appuntamento avrebbero potuto rendersene conto.<br />

Come odiava la gelosia nei confronti della splendida sorella<br />

maggiore, la donna che l'aveva praticamente allevata, ma quando


era coinvolto Tristan non riusciva a controllare le emozioni.<br />

Senza più fiducia e forza, si lasciò cadere sul pavimento di fresche<br />

mattonelle, portò le ginocchia contro lo stomaco e sollevò lo<br />

sguardo. «Non posso farlo. Non posso. Non sono neanche sicura che<br />

Peter il Deboluccio mi piaccia» confessò.<br />

«Peter il Deboluccio?»<br />

«È così che lo chiama Tristan.»<br />

Una luce divertita si accese negli occhi di Faith. «Chissà perché.»<br />

«Tristan è... Oh, non lo so» concluse debolmente.<br />

«Geloso?»<br />

«No.»<br />

«Protettivo?»<br />

«Sì, moltissimo.» Si accasciò sempre di più sul pavimento del bagno.<br />

«Per questo lui e Peter non vanno molto d'accordo.»<br />

«Senti, perché non chiami Peter e cancelli l'appuntamento con una<br />

scusa? Così tu e Tristan potrete passare la serata insieme a esplorare<br />

questo suo lato protettivo» suggerì Faith.<br />

Julia affondò la testa tra le mani con un gemito. Voleva davvero<br />

arrendersi e dichiararsi sconfitta prima ancora di cominciare? Non lo<br />

sapeva. Se solo avesse provato un'attrazione anche minima per<br />

Peter, le cose sarebbero state più facili. E invece no: desiderava un<br />

uomo così bello da mettere in ombra perfino i modelli più famosi.<br />

«No» rispose infine. «Sto bene. Voglio farlo. Devo farlo.»<br />

«D'accordo.» Faith le tese un piccolo asciugamano umido e fresco.<br />

«Ora ti rimettiamo a posto.»<br />

Quando cercò di mettersi in piedi, Julia dovette appoggiarsi al<br />

lavandino perché le ginocchia le tremavano troppo. Una volta<br />

ritrovato l'equilibrio, si lavò i denti e si spruzzò il viso con l'acqua<br />

fredda.<br />

«Devi vestirti» la incitò la sorella.<br />

«Prima devo trovare le scarpe.» All'improvviso quelle dannate<br />

scarpe nere erano diventate la cosa più importante del mondo.


«Devono essere da qualche parte. Non lasciarti prendere dal<br />

panico. Le troveremo.»<br />

Le cercarono insieme e dieci minuti dopo Faith le scoprì nel cesto<br />

della biancheria sporca. Tirò un respiro di sollievo, poi guardò la<br />

sorella sconcertata.<br />

«Come sono finite qui?»<br />

«Devo essermi distratta; non riesco proprio a ricordarmelo.» Ora<br />

che aveva recuperato le scarpe poteva concentrarsi sull'abito da<br />

indossare. Purtroppo non aveva mai provato i nuovi acquisti fatti<br />

con Tristan e non sapeva quale le sarebbe stato meglio.<br />

«Penso che mi metterò queste» azzardò, indicando una blusa rosa<br />

abbinata a una lunga gonna a fiori.<br />

Faith scosse la testa con una smorfia. «Questo è un appuntamento,<br />

Jules. Non spaventare l'uomo con una tenuta che ti fa assomigliare a<br />

un bastoncino di zucchero candito. Dove hai trovato questa roba?»<br />

«L'ha scelta Tristan.»<br />

«Basta che sembri commestibile e gli uomini cedono subito» disse<br />

alzando gli occhi al cielo.<br />

«Ho bisogno di un bicchiere di vino» proruppe Julia in tono<br />

lamentoso. «Lo stress di questa giornata sta per uccidermi.»<br />

«Beviti tutta la bottiglia. Troverò una tenuta che farà sbavare<br />

Tristan – e naturalmente Peter.»<br />

«Cosa farei senza di te, Faithie?»<br />

«Andresti in giro vestita come un bastoncino di zucchero candito.»<br />

Con addosso solo le sue solite mutande di cotone bianco, Peter<br />

Gallow esercitò i modesti bicipiti davanti allo specchio appeso nella<br />

camera da letto decorata in stile art-déco.<br />

«Sono un uomo. Una tigre» disse al proprio riflesso.<br />

Mancava poco all'appuntamento con Julia. Da quando lei lo aveva<br />

invitato a cena – e lui aveva accettato - il suo sistema nervoso era<br />

andato in cortocircuito e lo stomaco si era annodato. Non ci sapeva<br />

fare con le donne e non aveva molta esperienza: i nervi gli


impedivano di agire per realizzare i suoi desideri.<br />

Julia comunque gli piaceva. Lo metteva a suo agio, mentre il<br />

fratello lo spaventava a morte.<br />

Quando si era trasferito lì, all'inizio non aveva quasi notato la<br />

vicina. Ogni mattina, mentre preparava le piante ad accogliere la<br />

luce del sole la vedeva uscire per andare al lavoro e ogni sera,<br />

mentre spargeva il fertilizzante e toglieva le erbacce in giardino, la<br />

vedeva tornare. E ogni volta si sentiva più attratto da lei. Non<br />

sapeva bene come fosse successo, ma era diventata sempre più<br />

carina, fino a che la sua immagine aveva cominciato a riempirgli di<br />

continuo la mente.<br />

Tanti piccoli particolari lo attraevano: la scintilla vivace negli occhi,<br />

il modo in cui i capelli si arricciavano in punta, i polsi delicati. Molte<br />

volte aveva provato l'impulso di parlarle e una o due aveva trovato<br />

il coraggio di avvicinarsi, poi si era perso d'animo ed era tornato di<br />

corsa in casa.<br />

Quando l'aveva vista nascosta dietro i cespugli, nervosa quanto lui,<br />

aveva deciso di darsi una mossa. E il suo minaccioso fratello lo aveva<br />

quasi ucciso.<br />

Lui non si considerava un uomo forte – non ancora, almeno – ma<br />

ora i libri di auto-aiuto lo stavano aiutando a diventare più sicuro di<br />

sé.<br />

Quando Julia lo aveva invitato era rimasto stupefatto e<br />

terrorizzato: non solo perché aveva poca esperienza di<br />

appuntamenti, ma anche perché far arrabbiare Tristan poteva essere<br />

un rischio mortale. Non aveva mai visto un'espressione più feroce, o<br />

un uomo più minaccioso. Era chiaro che Tristan amava la sorella e<br />

da bravo fratello era pronto a proteggerla e a distruggere chiunque<br />

le facesse del male.<br />

Quella sera però l'avrebbe avuta tutta per sé. Sarebbe stato attento<br />

a non fare niente che Julia potesse riferire a Tristan, scatenando la<br />

sua ira. E se si fosse comportato in modo poco galante?, si chiese<br />

angosciato. A quel punto cos'avrebbe fatto il terribile fratello?<br />

«Se Tristan mi creerà dei problemi, lo schiaccerò come un insetto.<br />

Sono un uomo» ripeté. «Sono una tigre. Nessuna donna può


esistermi.»<br />

Un momento. Si fermò e aggrottò la fronte: c'era qualche cosa che<br />

non andava. Si avvicinò al comodino e afferrò una copia di: Scatena<br />

la tigre dentro di te. La sfogliò rapidamente, trovò il quarto capitolo<br />

e lesse a voce alta. «Il tuo mantra deve diventare: "Sono un uomo.<br />

Una tigre. Un'inarrestabile forza della natura a cui nessuna donna<br />

può resistere".»<br />

Annuì e gettò il libro sulle lenzuola di seta nera. «Sono<br />

un'inarrestabile forza della natura a cui nessuna donna può resistere»<br />

ripeté convinto. Si era già cosparso di una colonia ai feromoni,<br />

imbattibile nell'attrarre le donne, e aveva scritto bigliettini con<br />

sonetti, complimenti e argomenti utili a mandare avanti la<br />

conversazione.<br />

Come poteva Julia non apprezzarlo?<br />

Lanciò una nuova occhiata al proprio riflesso. «Sono un uomo.<br />

Una tigre» ringhiò.<br />

Julia beveva un bicchiere di vino in camera da letto. Purtroppo<br />

l'alcol non serviva ad attenuare la sua paura per l'appuntamento<br />

imminente.<br />

«Provati il vestito verde menta» suggerì Faith.<br />

«Ti sembra abbastanza sexy?» chiese incerta.<br />

«Oh, sì.» La sorella annuì con un sorriso sicuro. «Li farai sbavare.»<br />

Julia sorrise per la prima volta in tutta la giornata, infilò l'abito<br />

dalla testa e lo fece passare sul reggiseno e le mutandine.<br />

«Perfetto» approvò Faith. «Ora mostralo a Tristan. Gli piacerà,<br />

vedrai.»<br />

Julia si diresse trepidante in salotto. Cos'avrebbe pensato il<br />

guerriero, vedendola indossare finalmente una tenuta femminile? Le<br />

avrebbe detto che la trovava bella? Sì, sarebbe andata così,<br />

immaginava già la scintilla di apprezzamento nei suoi occhi.<br />

E naturalmente sarebbe piaciuta anche a Peter.<br />

Tristan era stravaccato sui cuscini del divano e mangiava un


grappolo d'uva. Faceva pensare ad Ares, dio greco della guerra,<br />

prima di una battaglia, pronto a sterminare chi osava sfidarlo, ma<br />

anche ad aspettare il momento ideale per agire. Mancava solo una<br />

giovane schiava che agitava un ventaglio.<br />

Julia si fermò di colpo e si trattenne a stento dall'urlare: Lo faccio<br />

io.<br />

«Che ne pensi di questo vestito?» chiese poi.<br />

Sentendo la sua voce Tristan sollevò la testa e la squadrò da capo a<br />

piedi. Le fece segno di girarsi e lei obbedì docile.<br />

«Ancora.» Voleva rivedere il suo sedere, mentre sentiva l'inguine<br />

tendersi per il desiderio. Per Elliea, era bellissima, ma l'idea che<br />

indossasse un abito così bello per un altro uomo – un abito scelto da<br />

lui – gli procurò una fitta di gelosia. Julia non avrebbe mostrato<br />

quella tenuta a Peter il Deboluccio.<br />

«Allora... cosa ne pensi?» Ansiosa e trepidante, lei girò su se stessa<br />

per la terza volta.<br />

«Troppo lungo.»<br />

«Troppo lungo?» Esaminò il vestito confusa.<br />

«Sì.»<br />

«Forse non ti sei accorto che porto un vestito.»<br />

«Me ne sono accorto.»<br />

«È tutto quello che hai da dire?»<br />

«Devi cambiarti.» Si mise un acino in bocca con un gesto pigro, in<br />

contrasto con il fuoco pericoloso che gli faceva ribollire il sangue<br />

nelle vene.<br />

Lei si costrinse a ignorare il fremito di desiderio provocato da quel<br />

gesto e tornò in camera. «Lo odia» annunciò.<br />

«Mmh... Sei proprio sicura?» chiese Faith aggrottando la fronte.<br />

«Sì.»<br />

«Allora prova questo.»<br />

Oh, sì, pensò Julia guardando il vestito rosso allacciato dietro il<br />

collo. Nella boutique Tristan sembrava affascinato da quel capo. Lo


infilò e la stoffa aderì a ogni sua curva. Sicura questa volta di ricevere<br />

un complimento, tornò in salotto. «Che ne dici di questo?»<br />

Lui la squadrò di nuovo da capo a piedi. Un muscolo si muoveva<br />

nella mascella. «Troppo rosso» decretò.<br />

«Troppo rosso?»<br />

«Hai sentito bene.»<br />

Julia alzò le braccia al cielo. «Non posso crederci. Ti sembra troppo<br />

rosso? Non c'è altro che non ti va in questo vestito?»<br />

«Quello che penso di questo vestito non si può esprimere a<br />

parole.»<br />

Julia tornò indietro, scura in viso.<br />

«Cos'ha di male questo?» chiese Faith.<br />

«Dice che è troppo rosso» rispose, imitando il tono da padrone<br />

dell'universo di Tristan. Poco dopo rientrò in salotto con un elegante<br />

abito nero con fusciacca abbinata. Non era rosso e neppure lungo:<br />

un vero capo di classe.<br />

«Troppo stretto. Non potrai muoverti liberamente con quella roba<br />

addosso» dichiarò prima che lei potesse chiedergli la sua opinione.<br />

Tre quarti d'ora dopo Julia aveva voglia di soffocarlo con la marea<br />

di vestiti che aveva rifiutato. I commenti erano sempre negativi:<br />

troppo verde, troppo aperto. «Troppo.... Ti proibisco di indossarlo»<br />

aveva decretato alla fine.<br />

Lei tornò irritata dalla sorella, infilò una gonna che le arrivava a<br />

metà coscia e tornò in salotto. «E questa?» sbraitò.<br />

«Troppo corta. La prossima volta scegli meglio il tuo nuovo<br />

guardaroba.»<br />

«Sei stato tu a scegliere tutto quello che ti ho mostrato!» gli ricordò.<br />

Tristan si limitò a scrollare le spalle.<br />

Le due sorelle frugarono in tutto l'armadio, prendendosela con il<br />

flagello rappresentato dal genere maschile. Per un momento Julia<br />

prese in considerazione l'idea di mettersi il vestito che Tristan aveva<br />

trovato la prima notte, poi rinunciò all'idea. Alla fine scelse una<br />

gonna a fiori color lavanda, con blusa abbinata, il tutto coordinato


con mutandine e reggiseno. Quella tenuta metteva in risalto le sue<br />

curve e ondeggiava a ogni passo; non era la sua prima scelta, ma<br />

sarebbe stata l'ultima.<br />

Lasciò i capelli sciolti sulle spalle e si truccò per la prima volta da<br />

secoli, infilò dei sandali e tornò in salotto decisa.<br />

«Non dire una parola sul mio abbigliamento» intimò a Tristan.<br />

Lui tornò a stringersi nelle spalle, ma le lanciò uno sguardo<br />

eloquente: finalmente una tenuta che gli piaceva! L'euforia scacciò il<br />

malumore e una nuova sicurezza la invase.<br />

Faith lo squadrò severa, come se volesse chiedergli conto del suo<br />

comportamento assurdo, poi si rivolse alla sorella. «Sei fantastica,<br />

Jules. Bella da mozzare il fiato. Non permettere che l'opinione di un<br />

idiota demente ti faccia credere il contrario.»<br />

«Penso che sia carina qualsiasi cosa si metta» dichiarò Tristan.<br />

Julia divenne raggiante.<br />

Faith era splendida in un tailleur pantalone nero. I capelli scuri<br />

erano raccolti in cima alla testa.<br />

Sexy come sempre, Tristan portava dei jeans aderenti che<br />

enfatizzavano le cosce muscolose e la camicia nera aperta sul collo<br />

rivelava una pelle che probabilmente era piacevole da leccare come<br />

lo era da guardare. Julia sentì l'acquolina in bocca e fremette.<br />

Il suono del campanello echeggiò in tutta la casa.<br />

«È lui» annunciò Julia agitata. La paura aveva il sopravvento<br />

perfino sul desiderio per Tristan. Calmati, ordinò a se stessa. Quel<br />

comando non l'aiutò. Aggiustò i capelli con mani tremanti, fece un<br />

respiro profondo e si avviò verso la porta. Posso farcela. Quando<br />

l'aprì entrò una folata di aria fredda.<br />

«Scusa il ritardo» disse Peter con un sorriso timido. «Ho perso il<br />

senso del tempo.»<br />

Lei ricambiò il sorriso. «Ti perdono.»<br />

In pantaloni grigi e camicia bianca, appariva dolce e un po' goffo.<br />

Aveva un certo fascino, eppure la sua vista non le faceva alcun<br />

effetto. Sono un'idiota. È perfetto per me. Devo dargli una


possibilità. «Hai un ottimo aspetto, Peter.»<br />

«Anche tu. Sei come...» Abbassò lo sguardo sulla mano e Julia ebbe<br />

l'impressione che sussurrasse. «Sono una tigre.» Poi batté le palpebre<br />

e continuò. «Sei come un raro cactus che fa un fiore rosa una volta<br />

all'anno.»<br />

«Io... grazie.»<br />

«Sei pronta?» chiese. Gli occhi brillavano fieri, come se avesse<br />

appena scalato una montagna. Si chinò su di lei e il forte profumo<br />

della sua colonia l'avvolse. «Aspetto questo momento da quando mi<br />

hai telefonato.»<br />

Tristan scelse proprio quel momento per farsi avanti e senza quasi<br />

accorgersene Julia si appoggiò a lui. «Siamo pronti» ringhiò.<br />

Peter impallidì di colpo. «Uh... siamo?» ripeté tremante.<br />

«Conosci già Tristan» gli ricordò Julia nella speranza di calmarlo.<br />

«Ha promesso di non morderti.»<br />

Peter divenne ancora più terreo. «Sì, l'ho conosciuto.» Poi cominciò<br />

a indietreggiare.<br />

«E questa è mia sorella Faith.»<br />

«Piacere di conoscerti, Peter.» Faith si fece avanti e gli rivolse un<br />

sorriso caloroso e sexy.<br />

Peter si bloccò, perso nell'intensa femminilità irradiata dalla<br />

giovane, e la osservò ammirato. Poi ricordò che Tristan era anche<br />

suo fratello, tornò ad agitarsi e diede uno strattone alla cravatta a<br />

strisce blu. Deglutì e si voltò a guardare Julia. «Tuo fratello ha detto<br />

che siamo pronti?»<br />

«Fratello?» chiese Faith allibita.<br />

«Ho pensato che sarebbe stato carino, se la mia famiglia si fosse<br />

unita a noi a cena» spiegò Julia, lanciando uno sguardo ammonitore<br />

alla sorella.<br />

Data la situazione imbarazzante, che cos'altro poteva dire? A<br />

proposito, Faith, ho mentito e gli ho raccontato che siamo tutti<br />

parenti. Oppure: Peter, caro, mi dispiace, ma ho dovuto invitare<br />

anche loro. Mi hanno costretta.


«Spero che non ti dispiaccia» concluse con un debole sorriso.<br />

«Forse sarebbe meglio uscire un'altra sera» cominciò Peter. «Voglio<br />

dire...»<br />

«No!» Julia non era sicura di riuscire a sopportare un'altra giornata<br />

di alti e bassi come quella appena trascorsa. «Ci divertiremo, vedrai.»<br />

Lo sperava con tutto il cuore.<br />

Faith si inserì tra loro e batté le ciglia seducente rivolta a Peter. «Ti<br />

prego, chiamami Faithie. Lo fanno tutti.»<br />

«Non sono sicuro che uscire a cena stasera sia una buona idea»<br />

tentò di nuovo di sottrarsi Peter. «Domattina presto ho un<br />

importante appuntamento di lavoro e devo...»<br />

«Basta con le chiacchiere» lo interruppe Tristan senza lasciargli il<br />

tempo di finire la frase. «Ora usciamo. E tu verrai con noi, chiaro?»<br />

Peter annuì terrorizzato.<br />

«Peter, mi accompagneresti alla tua macchina?» intervenne Faith<br />

con un sorriso radioso, nel tentativo di rompere la tensione<br />

crescente.<br />

«Ottima idea» approvò Julia. Aveva un disperato bisogno di<br />

riprendersi. «Voi tre andate avanti. Io devo spegnere le luci.»<br />

Si girò rapidamente prima che qualcuno potesse protestare.<br />

Quando sentì sbattere le portiere della macchina di Peter trasse un<br />

respiro profondo. Posso farcela. Posso farcela, si ripeté.


Non guardare mai la tua padrona<br />

senza il suo permesso<br />

18<br />

Julia camminò sopra una passatoia, ai lati della quale fronde di un<br />

verde brillante si riversavano fuori da grandi contenitori di pietra, e<br />

sotto un tendone rosso. Ho un appuntamento, pensò, ancora<br />

sconvolta all'idea. Raffiche di vento freddo colpivano l'edificio che<br />

ospitava il ristorante, per fortuna appena mise piede nel vestibolo si<br />

sentì avvolgere dall'aria calda.<br />

Peter cercò di avvicinarsi, ma Tristan lo spinse indietro. Seguirono<br />

tutti Faith verso la sala piena di tavoli, accolti da una musica classica<br />

soffusa.<br />

Un elegante maître venne loro incontro e li condusse a un tavolo<br />

per quattro in un angolo appartato. Finestre alte e strette davano sul<br />

giardino illuminato da luci scintillanti.<br />

Tristan fece sedere la sua guan ren su una sedia ricoperta di velluto<br />

con Faith vicina, poi si impadronì della sedia alla sinistra di Julia e<br />

lasciò a Peter quella di fronte. Da là non poteva certo toccarla.<br />

«Grazie» mormorò Julia, accettando il menu che il maître le<br />

porgeva.<br />

Esaminò i vari piatti mentre Peter lodava la sua bellezza, arguzia e<br />

fascino e annunciava di aver perfino composto un sonetto in suo<br />

onore. Era tutto quello che aveva sempre voluto: un uomo semplice<br />

e timido attratto da lei. Eppure non riusciva a provare la minima<br />

felicità.<br />

Peter tentò di avvicinarsi sporgendosi sulla tavola – che strano<br />

profumo si era messo? – e il cipiglio di Tristan divenne sempre più<br />

feroce.<br />

Per fortuna in quel momento arrivò il cameriere. Peter imitò<br />

l'ordinazione di Julia – una zuppa di aragosta e funghi ripieni in una<br />

salsa al vino rosso – mentre Tristan e Faith scelsero un controfiletto


con salsa al limone. Tristan richiamò il cameriere e disse che avrebbe<br />

mangiato sia la carne che la zuppa.<br />

Quando l'uomo si allontanò per la seconda volta Peter si lanciò in<br />

un altro sonetto.<br />

Julia ebbe l'impressione di scorgere dei bigliettini in bilico sulle sue<br />

cosce, ma non poteva esserne sicura. Quando lui accennò ai<br />

meravigliosi riccioli baciati dal sole che le incorniciavano il viso come<br />

un cammeo lei lanciò uno sguardo furtivo a Tristan, i cui tratti erano<br />

cupi e duri come il granito. Meglio cambiare argomento, decise.<br />

Con un sorriso incerto lo interruppe a metà di un verso. «Ti è<br />

sempre piaciuto il giardinaggio? Voglio dire, ti vedo sempre al<br />

lavoro con le tue piante.»<br />

Lui annuì e per un attimo il suo sguardo perse il guizzo disperato<br />

che l'aveva incupito fino a quel momento. «Trovo la pace tra le<br />

piante e i fiori. Mi piace l'idea di accrescere la bellezza della natura»<br />

spiegò. Abbassò lo sguardo sulle gambe, si schiarì la gola e tornò a<br />

fissarla. «Sai, tu sei come la luna e le stelle» declamò.<br />

«Oh, grazie.»<br />

«E a te? A te piace il giardinaggio?» indagò Peter.<br />

«Oh, lo adoro» si intromise Faith con una risatina spigliata, anche<br />

se la domanda non era rivolta a lei. «Julia invece è il pollice nero<br />

della morte. Nessuna pianta affidata alle sue cure riesce a<br />

sopravvivere.»<br />

Un'ombra inorridita offuscò i lineamenti del giovane, che scosse la<br />

testa, come per schiarirsi le idee, e accennò un sorrisetto. «Sono<br />

sicuro che possiedi molti altri talenti, Julia.»<br />

Prima che lei riuscisse a rispondere, la sorella si mise a parlare con<br />

entusiasmo di un'antica civiltà le cui tracce sperava di scoprire. Peter<br />

cercò di interromperla diverse volte per riportare l'attenzione su<br />

Julia, ma lei non glielo permise.<br />

Julia appoggiò i gomiti sul tavolo e le mani al mento. Aveva tanto<br />

fantasticato su una situazione come quella, eppure provava una<br />

cocente delusione: aveva tanto sognato di desiderare Peter almeno<br />

la metà di quanto desiderava Tristan, ma a quel punto doveva


ammettere che si trattava di una falsa speranza.<br />

Quel pensiero avrebbe dovuto deprimerla e invece si sentiva<br />

sollevata. Peter non era l'uomo adatto a lei; ormai non poteva più<br />

fingere il contrario. Lanciò un'occhiata furtiva al suo sensuale schiavo<br />

del piacere. La luce delle candele creava ombre guizzanti sul tavolo<br />

dalla candida tovaglia di lino e metteva in risalto i suoi zigomi alti e i<br />

tratti marcati.<br />

Lo amo, pensò.<br />

Si sentì mozzare il fiato e la nausea provata ore prima tornò ad<br />

assalirla. No, no, decise scuotendo la testa. C'erano troppe<br />

complicazioni, troppi ostacoli, eppure... Cosa sarebbe successo, se si<br />

fosse innamorata di uno schiavo del piacere?<br />

Cosa doveva fare?<br />

Cosa doveva fare?, si chiese Tristan.<br />

Da quando Julia aveva cominciato a mostrargli i nuovi vestiti, lui si<br />

era sentito pronto a lottare contro tutti i maschi che abitavano il suo<br />

mondo. Ogni capo metteva in risalto la sua figura squisita, rivelando<br />

le curve morbide e perfette a chiunque la guardasse. L'idea che in<br />

quel momento stesse indossando per un altro uomo un abito scelto<br />

da lui lo faceva infuriare.<br />

La studiò cercando di capire le sue reazioni e notò che non stava<br />

più osservando Peter il declamatore di poesie. Guardava lui da<br />

dietro il velo formato dalle ciglia. Perché? Avrebbe tanto voluto<br />

conoscere i suoi pensieri.<br />

Teneva a lei; non poteva proprio bloccare quel sentimento. Non<br />

l'amava – questo era escluso, visto che amarla significava perderla –<br />

ma gli era in qualche modo penetrata nella pelle.<br />

Ho bisogno di tenerla tra le braccia.<br />

Varie coppie passeggiavano tenendosi per mano nel giardino del<br />

ristorante. Voleva farlo con Julia, decise. Voleva averla tutta per sé,<br />

almeno per un po'. Le tese la mano. «Facciamo un giro in giardino,<br />

piccolo drago» la invitò.<br />

Lei rimase un momento a mordicchiarsi in silenzio il labbro<br />

inferiore.


Peter si alzò. «L'accompagno io» annunciò in un impeto di<br />

coraggio.<br />

Tristan lo ignorò e tenne incollato lo sguardo a quello di lei,<br />

imponendo il proprio dominio. «Ti accompagno io.»<br />

Peter tornò a sedersi, rassegnato.<br />

Faith gli sfiorò un braccio con la punta delle dita. «Muoio dalla<br />

voglia di saperne di più sul tuo giardino. Lasciamo uscire Tristan e<br />

Julia. Tu resta qui a tenermi compagnia, d'accordo?»<br />

Lo guardava come se fosse un uomo forte e irresistibile e lei una<br />

donna debole, e piano piano lui cominciò a sciogliersi.<br />

Tristan fece un cenno imperioso. «Vieni» ordinò.<br />

Julia mise la mano nella sua, gli permise di aiutarla ad alzarsi e si<br />

fece condurre attraverso le porte finestre che si aprivano su un<br />

terrazzo dalle pareti di vetro e poi su un giardino. Sopra di loro la<br />

luna e le stelle brillavano come diamanti sullo sfondo vellutato del<br />

cielo notturno.<br />

Antiche lampade a olio e grandi cactus fiancheggiavano i sentieri<br />

del giardino, interrotti ogni tanto da una statua di alabastro. L'aria<br />

era fresca e intrisa di un profumo delizioso.<br />

Tristan strinse forte la piccola mano della sua guan ren e percepì la<br />

sua vulnerabilità, nonostante i loro corpi si adattassero alla<br />

perfezione l'uno all'altro. «Qualcosa non va?» le chiese allora.<br />

Lei gli appoggiò la guancia alla spalla con un sospiro. «Peter non è<br />

l'uomo per me.»<br />

Lui fu travolto da un guizzo di trionfo, tuttavia riuscì a mantenere<br />

un tono neutro. «E te ne sei accorta adesso...?»<br />

«Lo sapevo già, ma non volevo ammetterlo.»<br />

Tristan si fermò a guardarla, le scostò una ciocca dal viso e la<br />

sistemò dietro all'orecchio. «Hai bisogno di un uomo in grado di<br />

accorgersi della passione che cerchi tanto di nascondere. Un uomo<br />

che riconosca la tua generosità e la tua capacità di fare del bene. Un<br />

uomo che colga la profondità della tua bellezza.»<br />

«E dove dovrei trovare un simile supereroe, per giunta dotato di


una vista a raggi ics?» chiese lei, distogliendo lo sguardo scoraggiata.<br />

«L'hai già trovato.» Le prese il viso tra le mani, costringendola a<br />

guardarlo di nuovo negli occhi.<br />

Julia batté le palpebre. Non capiva quello che stava cercando di<br />

dirle, era chiaro.<br />

«Ti voglio. Io vedo quella che sei davvero, vedo la tua bellezza e ti<br />

desidero tanto da star male.»<br />

«Ma le lezioni...»<br />

«Non c'entrano niente con quello che provo per te» le assicurò con<br />

foga. «Pensi che ti farei studiare tanto, se non ti desiderassi? Non<br />

dubitare mai del tuo fascino. Io ti voglio. Sei la donna più preziosa e<br />

bella che abbia mai conosciuto.»<br />

«Hai conosciuto migliaia di donne. Come puoi affermare una cosa<br />

simile di me... e parlare sul serio?»<br />

«Magari quando torneremo a casa faremo quattro chiacchiere per<br />

aiutarti a capirlo. Con tanto di dimostrazione pratica.» Si rabbuiò.<br />

«Devi credermi, quando ti dico che in te c'è qualcosa di speciale, che<br />

non ho mai incontrato prima.»<br />

Lei lo studiò a lungo in silenzio. «Ti credo» sussurrò infine.<br />

«Bene. Ora ti darò un'altra lezione: come liberarsi di una<br />

compagnia indesiderata.» La trascinò verso una finestra che offriva<br />

una vista perfetta sui clienti del ristorante e si chinò a sfiorarle le<br />

labbra con delicatezza. Poi le affondò le dita nei capelli e le sollevò il<br />

mento per baciarla con passione ed esplorarla con la lingua. Le sue<br />

labbra sapevano di menta e di vino e lui voleva solo gustarle ancora.<br />

Con Julia provava sempre quel bisogno. Con lei la magia non<br />

aveva mai fine.<br />

Spinse i fianchi contro il suo corpo, come per chiederle di<br />

riconoscere che lui era l'unico uomo per lei. Sentendola gemere<br />

dovette combattere con l'impulso di portarla in un rifugio segreto,<br />

dove esplorarla tutta. Passò il pollice sull'angolo della bocca, in un<br />

silenzioso appello ad accoglierlo più in profondità. Non le aveva<br />

mentito: nessun'altra donna gli aveva mai fatto quell'effetto. Se<br />

avesse potuto, le avrebbe dato il proprio cuore, il proprio nome e


tutti i figli che avesse desiderato.<br />

Tristan si costrinse a tirarsi indietro prima di raggiungere il punto di<br />

non ritorno e avvertì un senso di vuoto. Gli occhi e tutto il viso di<br />

Julia ardevano di desiderio. «Vieni» le disse. «Vediamo se la lezione<br />

ha avuto successo.» Le cinse la vita con un braccio con aria possessiva<br />

e la ricondusse al tavolo.<br />

Peter li guardava inorridito, a occhi sgranati. Balzò in piedi così in<br />

fretta che la sedia scivolò via. «Non so cosa vi abbia dato l'idea che<br />

io sia un pervertito, ma vi assicuro che non è così. Una tigre non<br />

tollera questa... promiscuità. Devo andare.»<br />

«Così presto?» chiese Tristan. Il tono suggeriva che in realtà era<br />

rimasto anche troppo.<br />

Peter gettò per terra il tovagliolo e se ne andò.<br />

Julia sentì un'ondata di sollievo... e un pizzico di senso di colpa.<br />

Faith li guardò confusa. «Cosa significa tutto questo? Peter ha<br />

parlato di tigri?»<br />

«Sì» confermò Tristan, seguendo con lo sguardo la figura che si<br />

allontanava.<br />

«E quelli strani saremmo noi?»<br />

«Be', gli ho detto che Tristan è nostro fratello» confessò Julia.<br />

La sorella cercò di soffocare una risatina dietro la mano e quando<br />

non ci riuscì lasciò libero sfogo all'ilarità. «E lui vi ha visto mentre vi<br />

baciavate! Non c'è da meravigliarsi che...» Si interruppe per<br />

scoppiare in un'altra risata. «Siete proprio cattivi. Dei veri pervertiti»<br />

li rimproverò scherzosa.<br />

Tristan ora era rilassato e premuroso: aiutò Julia a sedersi e prese<br />

posto accanto a lei. Il cibo ordinato arrivò poco dopo in una nuvola<br />

dall'odore squisito.<br />

Faith attaccò il suo controfiletto, poi abbassò di colpo la forchetta.<br />

«Oh... uh... mi sono ricordata che c'è bisogno di me al laboratorio.»<br />

Il tono non era molto convincente, ma lei afferrò lo stesso borsa e<br />

giacca e balzò in piedi. «Non preoccupatevi per me. Prenderò un<br />

taxi.» Lanciò un'occhiata di rimpianto al cibo e uscì di corsa.


Julia rivolse a Tristan un sorriso mozzafiato. «La serata sta<br />

diventando molto migliore di quanto pensassi. Potrei darti una<br />

lezione sull'uso degli avanzi al ristorante.»<br />

Tristan non capì quelle parole, ma ridacchiò e riempì di vino rosso<br />

i loro due bicchieri. «La lezione numero sei non ha niente a che fare<br />

con gli avanzi al ristorante e tutto con la scoperta. Adesso potremo<br />

scoprirci a vicenda.»<br />

Julia trattenne appena il respiro e lui capì che quelle parole<br />

l'avevano eccitata. «Sarò un'ottima allieva» gli assicurò con voce<br />

malferma. «La migliore.»<br />

Quelle parole audaci e seducenti come una carezza lo eccitarono<br />

più che mai, tanto che dovette cambiare posizione sulla sedia.<br />

«Questa lezione richiede un addestramento intenso a casa... a letto.»<br />

Allungò una mano e le passò un dito sulla guancia e lungo la<br />

mascella. «Che ne pensi?»<br />

«Penso che sono contenta.» Sorseggiò il vino e fissò il suo schiavo al<br />

di sopra del bordo del bicchiere. Il battito accelerò.<br />

Tristan moriva dalla voglia di accarezzarle la gola con la lingua. Più<br />

tardi, promise a se stesso. Più tardi. Julia non era mai uscita per un<br />

vero appuntamento e lui voleva che l'esperienza fosse completa e<br />

perfetta.<br />

Il resto della cena passò in un silenzio carico di promesse sensuali:<br />

continuavano a guardarsi e aspettavano trepidanti il passo seguente.<br />

Quando portarono via i piatti Tristan ordinò il dolce, poi si sporse<br />

sul tavolo e riprese la conversazione come se non si fosse mai<br />

interrotta.<br />

«Parlami della tua infanzia, piccolo drago. So così poco del tuo<br />

passato.»<br />

Lei mise da parte il tovagliolo e lo guardò. «Cosa vuoi sapere<br />

esattamente?»<br />

«Tutto.»<br />

«Mmh. Be', ho avuto un'infanzia abbastanza tipica: i miei genitori si<br />

sono separati quando avevo otto anni» raccontò.<br />

«Questo non mi dice niente. Voglio sentire tutta la storia» la


sollecitò.<br />

«E va bene. Non ho mai capito perché i miei genitori volessero dei<br />

figli: per loro eravamo più che altro un peso, una seccatura. Quando<br />

non litigavano tra loro, litigavano con noi. Durante le pratiche di<br />

divorzio si sono messi a litigare su chi dovesse avere la custodia di<br />

me e Faith, ma non nel solito modo. La mamma voleva che<br />

andassimo a vivere con papà e lui voleva che stessimo con la<br />

mamma. Alla fine siamo state affidate a lei e non abbiamo più<br />

saputo niente di lui» concluse.<br />

Non c'era amarezza nella sua voce, solo accettazione e rammarico.<br />

Tristan le sfiorò il ginocchio con il proprio, in un gesto gentile e<br />

rassicurante. C'erano in lei una vulnerabilità e una tristezza che lo<br />

colpivano diritto al cuore – quel cuore che ormai riteneva morto e<br />

sepolto.<br />

«Raccontami il resto» la sollecitò.<br />

«Non c'è molto da dire» si schermì lei. Tracciò un cerchio sul bordo<br />

del bicchiere. «Circa cinque anni dopo il divorzio mia madre si è<br />

risposata. Il nuovo marito era un commesso viaggiatore... non molto<br />

abile, a dir la verità, ma comunque era sempre in giro e lei lo<br />

seguiva. A volte Faith e io restavamo da sole per settimane. Mi sono<br />

sempre chiesta come mai i servizi sociali non ci abbiano portate via.»<br />

Lui le accarezzò il ginocchio, offrendole conforto per ciò che aveva<br />

sopportato. «Parli mai con tua madre?»<br />

«Di rado.»<br />

«Mi dispiace.» Avrebbe voluto cancellarle dalla mente i ricordi<br />

dolorosi, ma anche saperne di più su di lei. Il momento di<br />

dimenticare sarebbe venuto più tardi, una volta colmata la sua<br />

mente di passione e piacere. Poi ricordò l'allusione di Faith. «Vuoi<br />

raccontarmi del tuo primo appuntamento?»<br />

Lei lo fece con voce tremante.<br />

Alla fine della storia Tristan tremava di sdegno. Uccidere il ragazzo<br />

che aveva ferito la sua donna non sarebbe stata una punizione<br />

sufficiente. Voleva legare quel miserabile idiota a un formicaio<br />

di hendrek – nudo, naturalmente – e lasciare che quelle feroci<br />

creature lo divorassero vivo. Invece soffocò gli istinti di guerriero e


controllò le emozioni.<br />

Non era difficile cogliere l'angoscia che Julia aveva sofferto: il<br />

padre e la madre l'avevano rifiutata e il primo ragazzo verso cui<br />

aveva mostrato un interesse l'aveva sottoposta a uno scherzo crudele<br />

e umiliante. Ora si aspettava che tutti la respingessero. Quello<br />

spiegava buona parte della sua personalità. Lui simpatizzava con le<br />

sue pene, visto che da bambino era stato respinto tante volte.<br />

Il cameriere portò il dessert e si allontanò.<br />

Tristan giocherellò con il gambo di un succoso frutto rosso<br />

ricoperto di una glassa lucente. Se fossero stati soli glielo avrebbe<br />

passato sulla pelle, per poi leccare via le tracce di zucchero. Visto che<br />

si trovavano in un ristorante affollato, prese invece il frutto tra le<br />

dita e lo avvicinò alle labbra morbide di Julia. «Apri la bocca»<br />

ordinò.<br />

La punta rosa della lingua emerse, leccò, assaporò, e poi inghiottì.<br />

«Mmh, che bontà. Grazie.»<br />

Lui deglutì.<br />

«E tu?» chiese, ignara del fuoco che gli divorava tutto il corpo.<br />

Tagliò con la forchetta un angolo di torta e se lo portò alle labbra.<br />

«Com'è la storia della tua vita?» I denti candidi si richiusero su quel<br />

boccone appetitoso.<br />

Tristan distolse lo sguardo, oltrepassò la pista da ballo al centro del<br />

ristorante e guardò la notte piena di stelle fuori dalla finestra. «Non<br />

credo che tu voglia conoscerla.»<br />

«Sì, invece» gli assicurò lei. «Io ti ho raccontato la mia infanzia. Ora<br />

tu devi parlarmi della tua. Mi sembra giusto.»<br />

Lui non aveva mai condiviso quella parte della sua vita con<br />

nessuno, neanche con Roake. Non voleva mentire a Julia, però, che<br />

voleva conoscerlo, e nemmeno fornirle una versione edulcorata.<br />

L'avrebbe accontentata. «A volte, quando ero piccolo, desideravo<br />

che mio padre non mi volesse con sé. Non ho mai capito perché, ma<br />

penso che mi odiasse.»<br />

«Non è possibile!» fu l'inorridita protesta.<br />

«E allora perché mi ha procurato queste?» Le prese la mano, la


guidò sotto la camicia e poi fino alle cicatrici che gli costellavano la<br />

schiena.<br />

«Tristan...» sussurrò sconvolta. Non sapeva che altro dire.<br />

«Le mie cicatrici non sono comparse da sole, Julia. Mio padre mi<br />

odiava e me lo dimostrava ogni volta che prendeva in mano la<br />

frusta.»<br />

«Oh, Tristan, mi dispiace tanto.» Avrebbe voluto baciare e<br />

accarezzare con la lingua ogni segno. La tentazione l'avvolgeva<br />

insidiosa, mentre gli occhi si riempivano di lacrime. Si concesse<br />

un'ultima carezza, poi si tirò indietro e posò le mani in grembo.<br />

Immaginava Tristan da bambino e poi da ragazzo, pieno di lividi e<br />

di tagli, senza qualcuno che lo amasse. I genitori l'avevano<br />

trascurata, ma quel padre aveva abusato del figlio con mille<br />

maltrattamenti. Soffriva per quello che il suo guerriero aveva perso e<br />

patito. «Mi dispiace tanto» ripeté in un sussurro.<br />

«Non piangere per me, piccolo drago.» La rabbia e la frustrazione<br />

per quegli anni lontani a volte lo divoravano ancora, ma la<br />

compassione di Julia lo aiutava a lenire il dolore. «Nella mia vita non<br />

c'è stato solo odio.» Le rivolse un sorriso gentile e asciugò con le dita<br />

le lacrime che le rigavano le guance. «Ho passato i primi cinque anni<br />

con mia madre e lei mi adorava.»<br />

«Com'è morta?» chiese lei con dolcezza.<br />

«Non è morta.» Gli occhi presero una sfumatura grigio acciaio,<br />

rivelando segreti e dolore. «Su Imperia i guerrieri sono guardati con<br />

rispetto e riverenza. Lei era una schiava senza compagno e non<br />

poteva insegnarmi l'arte della guerra. Al momento giusto mi ha<br />

affidato a mio padre, così che potesse addestrarmi in modo<br />

adeguato.»<br />

«Un bambino di cinque anni addestrato per diventare un<br />

guerriero?» trasecolò lei, fissandolo sconvolta. «In confronto alla tua,<br />

la mia infanzia sembra una fiaba.»<br />

«La sofferenza può avere molte forme. Non sminuire la tua.»<br />

Segnalò la fine di quella conversazione posando il tovagliolo sul<br />

tavolo. «Spiegami perché non hai arredato le camere al primo piano<br />

della tua casa.»


Julia scrollò le spalle e accettò il cambiamento di argomento senza<br />

proteste. «Quando ho comprato la casa mi immaginavo di viverci<br />

con un marito e dei figli. Volevo trasformare il primo piano in una<br />

nursery, con una stanza per un maschietto e l'altra per una<br />

femminuccia, ma non l'ho ancora fatto: sistemarle sapendo di non<br />

avere nessuno con cui dividerle mi faceva troppo male. È stupido,<br />

vero?» aggiunse dopo una pausa.<br />

«Stupido? No.» Si sentì spezzare il cuore: lui non avrebbe mai<br />

potuto darle i bambini che lei voleva tanto. All'improvviso desiderò<br />

vederla cullare suo figlio o sua figlia. Esisteva al mondo qualcosa di<br />

più dolce? Oh, non avrebbe mai dovuto accennare a quelle stanze:<br />

se Julia ne avesse parlato ancora, lui avrebbe potuto farle promesse<br />

impossibili da mantenere. «Cos'altro sogni quando sei sola?» le chiese<br />

con voce roca. «Quali sono i tuoi desideri segreti?»<br />

«Oltre a un'altra ciliegia glassata?» scherzò.<br />

«Sì. Oltre a quello.» Prese un altro frutto, glielo accostò alle labbra<br />

e si godette la vista mentre lo inghiottiva e masticava senza staccare<br />

lo sguardo da lui. «Allora? Qual è la tua risposta?» la incalzò dopo<br />

averle leccato le tracce dolci rimaste all'angolo della bocca.<br />

«Riguardo a cosa?» chiese lei senza fiato.<br />

La sua vicinanza le scaldava l'orecchio. «I tuoi sogni» le ricordò.<br />

«Sono uguali a quelli di qualsiasi donna: sogno di trovare il mio<br />

unico, vero amore.»<br />

«Questo lo sapevo già.» Le accarezzò il ginocchio al di sotto del<br />

tavolo. «In questo momento non c'è qualcosa che desideri?»<br />

Julia esitò un istante, trasmettendogli l'idea che le parole successive<br />

non fossero veritiere. «Non voglio nient'altro.»<br />

«Allora dovrò fare tutto il possibile per indurti a cambiare idea.»<br />

Non attese la sua risposta. «Sei pronta a tornare a casa?» Le<br />

parole: e a cominciare la prossima lezione rimasero sospese nell'aria,<br />

tacite ma potenti.<br />

Questa volta lei non ebbe esitazioni. «Sì. Sono pronta» rispose.


Imperia<br />

«Chiudi gli occhi, Zirra.»<br />

19<br />

Lei obbedì all'istante. La luce del fuoco illuminava i suoi tratti<br />

voluttuosi.<br />

Appena uscito dal bagno, Romulis si appoggiò al muro d'angolo.<br />

La frescura del marmo penetrò al di sotto della sua veste d'argento,<br />

ma non attenuò la sua eccitazione.<br />

Zirra era seduta sul bordo del letto con una lucente veste bianca<br />

che metteva in risalto ogni curva.<br />

C'era mai stata una donna più seducente? Pareva irradiare il calore<br />

dell'eccitazione. Lui l'aveva desiderata fin dal primo momento e nel<br />

corso degli anni quel desiderio era aumentato.<br />

Aveva capito d'istinto che lei era destinata a diventare la sua<br />

compagna, eppure era sempre stato respinto. Un uomo meno forte<br />

si sarebbe arreso da tempo e forse lui avrebbe dovuto farlo, ma era<br />

troppo orgoglioso per implorare i suoi favori. Be', a lui piaceva<br />

pensare così.<br />

E invece eccolo là, pronto ad afferrare ogni briciola di tenerezza<br />

che lei gli offriva.<br />

Quando Zirra l'aveva convocato aveva interrotto l'addestramento<br />

con la spada e la magia, solo perché lei aveva bisogno di lui. Sperava<br />

che volesse finalmente accettarlo, e invece gli aveva chiesto di<br />

aiutarla a ritrovare il suo ex amante.<br />

La rabbia provata in quel momento non era ancora svanita.<br />

Avrebbe voluto tagliare Tristan in due, o almeno ridurlo a una<br />

poltiglia sanguinolenta.<br />

Visto che non poteva farlo, aveva accettato di aiutare Zirra a<br />

ritrovarlo. Così ora lei era in debito nei suoi confronti e lui l'avrebbe<br />

presto costretta a pagare.


«Stai sbirciando?» le chiese.<br />

«No.» Lei serrò le palpebre così forte che piccole rughe si<br />

formarono lungo i bordi. «Perché non lo richiami tu?» aggiunse<br />

irritata.<br />

«Perché a quel punto il suo scrigno apparterrebbe a me e io non<br />

voglio possedere Tristan. Tu lo vuoi?»<br />

«No» proruppe Zirra. «No» aggiunse con maggiore calma. «D'altra<br />

parte, se lo scrigno entrasse in tuo possesso, poi potresti<br />

regalarmelo.»<br />

«Non lo farei mai. Lo getterei nel focolare più vicino e guarderei<br />

felice bruciare l'uomo prigioniero là dentro.»<br />

Lei spalancò gli occhi. «Non oseresti...»<br />

«Sì, invece. Ora smettila di lamentarti, o ti lascio qui da sola.»<br />

Era una minaccia vuota, lo sapevano entrambi: la desiderava<br />

troppo per andarsene. Aveva un disperato bisogno di assaporarla ed<br />

era disposto a darle tutto ciò che chiedeva, perfino un altro uomo,<br />

pur di conoscere almeno una volta la sua passione.<br />

Sono uno sciocco, pensò disgustato. «Chiudi gli occhi» ripeté poi, e<br />

lei obbedì.<br />

Romulis era oppresso dal senso di colpa: stava disobbedendo a suo<br />

padre, un uomo che rispettava e ammirava, ma neanche quel<br />

pensiero bastava a fermarlo. Si avvicinò a Zirra come se una corda<br />

invisibile lo tirasse e si sentì avvolgere dal suo aroma che sapeva di<br />

magia e di chiaro di luna. Era un profumo così eccitante che strinse i<br />

denti per respingere il dolore provocato da quel desiderio<br />

irresistibile. Incapace di fermarsi seguì con un dito il contorno<br />

dell'orecchio e le affondò la mano nei capelli. Le labbra di Zirra si<br />

dischiusero.<br />

Una nebbia umida saliva dal mare ed entrava dalle finestre,<br />

sfiorandole le guance e il collo e bagnandole i capelli e la veste di<br />

seta. Era bella e forte, una donna capace di attrarre qualsiasi uomo,<br />

eppure in lei c'era qualcosa di vulnerabile e insicuro.<br />

«Cerca dentro di te e troverai la sorgente della tua magia» le<br />

sussurrò.


Lei si concentrò senza esitare, un comportamento che alimentò l'ira<br />

di Romulis, ormai in lotta con il desiderio e il senso di colpa. Voleva<br />

odiare lei e far del male a Tristan: com'era possibile che un uomo del<br />

tutto privo di poteri magici suscitasse tanta devozione in una<br />

sacerdotessa?<br />

Scuro in volto, lasciò cadere la mano lungo il fianco. «L'incantesimo<br />

di mio padre non ha distrutto i tuoi poteri, li ha solo nascosti, come<br />

una coperta. Devi cercare di raggiungerli sotto di essa.»<br />

«Sì!» esclamò eccitata. «Capisco cosa intendi.» Batté le mani,<br />

tenendo gli occhi chiusi e all'improvviso lui avvertì una carica di<br />

energia che la circondava. «Eccola! La sento!»<br />

Zirra era così bella e così letale. «Ora apri la bocca» le ordinò rude.<br />

Lei riaprì gli occhi e quando lo vide sussultò stupita. «Romulis?»<br />

«Resta in contatto con la sorgente del tuo potere e apri la bocca» le<br />

ordinò di nuovo lui, la voce rotta per la forza del desiderio.<br />

Lei obbedì.<br />

Lui le prese le labbra di slancio e vi insinuò la lingua con forza.<br />

Sapeva di avidità e piacere, un gusto inebriante e proibito. Non gli<br />

sarebbe dovuto piacere e invece lo adorava.<br />

Zirra emise un profondo suono di gola. I poteri di Romulis<br />

vorticavano intorno a lei, mescolandosi a quelli della propria mente.<br />

Archi di energia illuminavano l'aria e ronzavano intorno alla loro<br />

pelle. Lui premette l'erezione tra le sue cosce e lei gli affondò le<br />

unghie nelle spalle. Le palpò il seno e lei gli si spinse contro,<br />

gemendo, anelando a un'unione completa. Il principe emise un<br />

ringhio di felicità e vittoria: percepiva il suo bisogno e sapeva che<br />

anche lei lo desiderava.<br />

«Oh, Tristan» sospirò Zirra.<br />

Romulis si tirò indietro di scatto e squadrò ansimante e furioso le<br />

sue labbra rosse e gli occhi appannati dal desiderio. Come osava<br />

pronunciare il nome di un altro uomo mentre lui la baciava? Poteva<br />

tollerare molte cose da parte di quella donna, ma quello era<br />

davvero troppo. Sì, era troppo.<br />

Quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto Zirra sgranò gli


occhi e lo chiamò con voce tremante. Allungò una mano, ma lui si<br />

sottrasse al suo tocco. «Non essere arrabbiato con me, ti prego. Non<br />

posso riuscirci senza il tuo aiuto.»<br />

Temeva che, furioso com'era, cambiasse idea e si rifiutasse di<br />

aiutarla, era chiaro, eppure Romulis la desiderava ancora. Strinse i<br />

pugni. «Arrabbiato?» chiese con calma ingannevole. «Le mie<br />

emozioni non contano. Ti ho dato la mia parola e ti aiuterò.»<br />

«Devi capire. Lui è...»<br />

«Silenzio.»<br />

Zirra obbedì.<br />

«Devo togliermi il tuo sapore dalla bocca» annunciò. Poi si girò e si<br />

avviò a grandi passi verso la porta. «Ma tornerò, non dubitarne.»<br />

Romulis tornò da lei solo quando i quattro soli erano già spariti<br />

dietro l'orizzonte e a quel punto Zirra aveva ripreso il controllo delle<br />

sue emozioni. Non gli avrebbe permesso di coglierla di nuovo di<br />

sorpresa. Baciarlo era stato un diversivo piacevole ed eccitante e le<br />

aveva confermato il suo potere, ma il principe era una forza<br />

incontrollabile, voleva dominare tutto ciò che incontrava, e lei non<br />

si sarebbe lasciata conquistare.<br />

Se mai sarebbe stata lei a farlo.<br />

Se solo avesse potuto riacquistare da sola i suoi poteri... E invece,<br />

una volta rimasta sola, aveva perso la fragile presa su di essi.<br />

La stoffa bianca e impalpabile che riparava l'entrata della sua<br />

stanza frusciò.<br />

La sacerdotessa e il principe erano di nuovo insieme. Una lieve<br />

brezza marina entrava dalle finestre, sollevando l'orlo della sua veste<br />

intorno alle caviglie e facendola rabbrividire. Quella reazione non<br />

aveva nulla a che fare con lui, si disse.<br />

«Facciamola finita» disse Romulis. Il tono era privo di emozioni,<br />

quasi annoiato.<br />

Zirra non si scusò per aver invocato il nome di Tristan mentre lui la<br />

baciava. Non le importava, se anche il suo orgoglio maschile era


imasto ferito. Lui aveva giurato di aiutarla e lo avrebbe fatto.<br />

«Hai impiegato un bel po' di tempo a ricordarti del tuo<br />

giuramento» lo accolse. Raddrizzò le spalle e diede un colpetto ai<br />

capelli.<br />

Lui avanzò con aria minacciosa, gli occhi brillanti di una rabbia<br />

trattenuta a stento. Poi si fermò, riprese il controllo e assunse<br />

un'espressione impenetrabile. «Siediti sul bordo del letto.»<br />

Zirra si sentì invadere dall'ira: il principe era proprio come suo<br />

padre, l'autoritario sommo sacerdote, sempre pronto a impartire<br />

ordini che si aspettava di vedere eseguiti all'istante. Lei meritava ben<br />

altro, meritava devozione, amore, affetto e rispetto – tutte cose che<br />

Tristan le dava, quando glielo ordinava.<br />

Guardò Romulis e si mosse con deliberata lentezza, ancheggiando<br />

ed esagerando ogni mossa. Si mise seduta sul bordo del letto, come<br />

le aveva ordinato, e si puntellò all'indietro sui gomiti, spingendo il<br />

seno sodo contro la stoffa lucente della veste. «Sto aspettando» disse.<br />

«Afferra il tuo potere nella mente.»<br />

Zirra avrebbe voluto provocarlo ancora un po', ma chiuse gli<br />

occhi, cercò dentro di sé e trovò con facilità la sorgente delle proprie<br />

capacità magiche, una sorgente che Percen non poteva raggiungere.<br />

Vorticavano e ribollivano oscure e pericolose, in cerca di uno sfogo.<br />

Romulis si avvicinò e le prese il viso tra le grandi mani. «Ripeti<br />

queste parole.» Pronunciò un incantesimo che lei non aveva mai<br />

sentito, sul tempo, le galassie e la speranza. «Ripetile fino a quando<br />

non ci crederai, fino a quando non faranno parte di te.»<br />

Zirra obbedì, via via alzando la voce, e ogni volta l'incantesimo<br />

divenne più intenso. Il potere scaturiva dal suo corpo e riecheggiava<br />

nella camera, e lucenti raggi di sole schizzavano verso il soffitto ad<br />

arco, come ali di un angelo. Aggiunse alcune parole. «Fai sì che<br />

l'attuale guan ren di Tristan finisca appesa a un albero. Distruggila.»<br />

«Devi ripetere solo quello che ti dico io» protestò Romulis con una<br />

furia così intensa che lei la percepì fin nelle ossa.<br />

«Appendila a un albero. Distruggi la donna e riporta Tristan in<br />

questa stanza» lo sfidò lei. «Distruggila e riportami Tristan.»


Sto per fare l'amore.<br />

Julia si abbandonò a un sorriso sognante, mentre lei e Tristan si<br />

tenevano per mano sul sedile posteriore del taxi. Il palmo caldo e i<br />

calli ruvidi creavano un contrasto delizioso, che lei voleva sentire su<br />

tutto il corpo. Aveva appena passato la serata con quell'uomo<br />

stupendo e sensuale – che tra l'altro la trovava davvero desiderabile<br />

– e ora l'appuntamento sarebbe finito nel migliore dei modi.<br />

Immaginare le sue mani che le scorrevano sui polpacci, le cosce e<br />

lo stomaco, e la bocca che le succhiava i capezzoli faceva sì che<br />

dentro di lei sbocciasse qualcosa di potente e femminile.<br />

Il taxi si fermò e loro due scesero. Dopo aver pagato, si trovarono<br />

circondati dai fumi del tubo di scappamento e da schizzi di ghiaia.<br />

Julia si riparò con una mano, tentò di soffocare un attacco di tosse<br />

e cercò con lo sguardo Tristan, che sollevò le labbra in un sorriso<br />

lento e deliberato e la prese di nuovo per mano, provocandole un<br />

fremito delizioso lungo il braccio.<br />

«Sei pronta a cominciare?» le chiese.<br />

«Oh, sì» mormorò sentendo cedere le ginocchia.<br />

«Allora vieni.» La trascinò verso casa.<br />

Stavano per salire i gradini che portavano al portico quando il<br />

cemento sotto i piedi di Julia si spostò e il mondo vorticò fuori<br />

controllo. Tristan cercò di prenderla tra le braccia, ma mentre<br />

piroettavano cominciarono a cadere lontani l'uno dall'altra.<br />

Atterriti, tentarono di ritrovarsi e si incontrarono a metà strada.<br />

Julia lo tenne stretto, timorosa di perderlo, e lui ricambiò con tale<br />

forza da mozzarle quasi il respiro.<br />

«Cosa sta succedendo?» urlò. Anche se lui rispose, non lo sentì.<br />

Risuonarono rumori striduli come unghie che graffiavano una<br />

superficie ruvida e Julia si sentì risucchiata nel vuoto. Le stelle<br />

brillavano, così vicine che sarebbe bastato allungare la mano per<br />

afferrarne una, e lampi di colore le colmarono la visuale. Raggi rosa,<br />

viola, verdi e blu presero a vorticare in un velocissimo caleidoscopio.


La stretta di Tristan aumentò: la teneva più vicina possibile e poi<br />

all'improvviso tutto finì.<br />

La terra sotto i loro piedi ridivenne solida.<br />

Il capogiro di Julia durò ancora qualche minuto, poi lei si sentì<br />

meglio, aprì gli occhi e buttò fuori scioccata uno sbuffo d'aria.<br />

«Dove siamo?» chiese.<br />

Le grandi pareti erano di marmo argenteo e il pavimento era<br />

costituito da un cristallo liscio e lucente. Lo spazio era vuoto, senza<br />

mobili e neanche luci, eppure la stanza era illuminata da un alone<br />

fulgido. La parete più lontana era costituita da un'enorme finestra.<br />

Lei lasciò andare la mano di Tristan e si avvicinò per guardare fuori.<br />

Fissò confusa il cielo rosa e viola, solcato da maestosi draghi che<br />

volavano sbattendo le ali enormi. Al di sotto vide un mare cristallino<br />

e sabbie bianche, alberi carichi di frutta del colore degli zaffiri e degli<br />

smeraldi e lune dorate. Una brezza fresca e umida, dall'odore della<br />

pioggia recente, le accarezzò le guance e le arruffò i capelli.<br />

Si girò a bocca aperta. «Dove siamo?» chiese di nuovo. «E come ci<br />

siamo arrivati?»<br />

«Siamo su Imperia» rispose lui, altrettanto scioccato. Poi però un<br />

lampo di gioia gli illuminò gli occhi. «Non so come ci siamo arrivati,<br />

ma non voglio mettere in discussione la fortuna.» Il viso soffuso di<br />

una gioia incredibile, fece il giro della stanza, sfiorando ogni cosa.<br />

«Queste sono gemme lamori. Guarda.» Ne accarezzò una e la pietra<br />

di un argento opaco brillò carica di vita.<br />

Incapace di fermarsi, Julia lo imitò: all'inizio la pietra era fredda,<br />

poi una luce rosata cominciò a illuminarla dall'interno e le pareti<br />

cominciarono a muoversi, dapprima piano e poi sempre più veloci.<br />

Il vortice li riprese, scagliandoli all'indietro. Presa dal panico, corse a<br />

rifugiarsi tra le sue braccia e lui la tenne stretta.<br />

«Il tempo sta tornando indietro» commentò.<br />

Julia non avrebbe saputo dire per quanto tempo rimasero<br />

immobili, incapaci di fare qualsiasi cosa se non guardare. Quando<br />

tutto si calmò riaprì gli occhi e batté le palpebre sorpresa. Erano<br />

ancora nella stessa stanza, eppure c'era qualcosa di diverso: un


grande letto occupava il centro, lunghi drappi di pizzo bianco sui lati<br />

e pellicce bianche sopra il materasso. Un elaborato tavolino da<br />

toilette e una comoda poltrona reclinabile occupavano una zona<br />

separata.<br />

Senza quasi osare respirare, Julia riportò l'attenzione sul letto.<br />

Sussultò e notò per la prima volta la donna seduta sul bordo, i<br />

lunghi capelli neri che contrastavano con le lenzuola di seta bianca e<br />

i tratti perfetti che la facevano sembrare così... viva e reale. Un<br />

guerriero muscoloso era in piedi accanto a lei e i suoi occhi<br />

sfolgoravano per una rabbia contenuta a stento. L'uomo era scuro in<br />

volto, mentre la donna ridacchiava. Appena vide Tristan balzò in<br />

piedi e la veste le ondeggiò intorno alle caviglie. Mosse le labbra, ma<br />

non ne uscì alcun suono.<br />

«Zirra» scattò Tristan, tenendo stretta Julia. Un attimo dopo il<br />

mondo intorno a loro riprese a vorticare. Di nuovo le stelle e i colori<br />

e giri così veloci che lo stomaco le si contrasse. Quando il vortice<br />

cessò, si trovò davanti ad alti alberi in fiore. Non c'era traccia di case,<br />

macchine o pali dell'elettricità.<br />

«Dobbiamo aspettare che il tempo vada in avanti un'altra volta»<br />

disse lui.<br />

I loro corpi tremavano.<br />

«Era qui» strillò Zirra euforica. «Era qui!»<br />

«Sì» confermò Romulis. Sembrava fin troppo compiaciuto.<br />

«Dov'è andato?» Si guardò intorno nella stanza, frugando con lo<br />

sguardo ogni nicchia e angolo. «Si sta nascondendo?»<br />

«Il tuo potere non era abbastanza forte per trattenerlo, senza avere<br />

lo scrigno tra le mani, così è tornato nel suo nuovo mondo.»<br />

La sacerdotessa urlò di rabbia. «Devo recuperare lo scrigno. Devo.<br />

Insegnami un altro incantesimo.»<br />

«Pensi che mio padre lo permetterebbe? Quando ha mandato<br />

Tristan lontano ha fatto di certo un incantesimo sullo scrigno. Non<br />

può tornare qui solo per magia; qualcuno lo deve portare. Io ti ho<br />

promesso di riportarti Tristan. Non ho precisato per quanto tempo


sarebbe rimasto.»<br />

«Bastardo!» ululò lei, furente. Poi gli gettò un'occhiata torva. «Sei<br />

un vero bastardo.»<br />

«Che cosa ti ha turbato di più? Il fatto che Tristan sia scomparso, o<br />

che sia apparso felice con quella donna?» indagò il principe.<br />

«Lui mi appartiene. Non capisci? Sono la sua padrona e lo<br />

controllo. Se non posso tenerlo qui con i miei poteri, troverò un<br />

altro modo, ma alla fine lo possiederò di nuovo. Te lo giuro.»<br />

Julia fissò la sua casa, che ora si innalzava davanti a lei, e poi<br />

Tristan, fermo al suo fianco. Alla fine lo shock svanì, sostituito dalla<br />

confusione e poi da una tremenda paura.<br />

«Non capisco cos'è successo. Eravamo qui, poi da un'altra parte e<br />

ora siamo tornati. Com'è possibile? Come abbiamo fatto a viaggiare<br />

nel tempo e nelle galassie per raggiungere Imperia?»<br />

Un lampo d'acciaio brillò nei suoi occhi e il viola divenne simile a<br />

un vortice liquido di un intenso colore scarlatto. «Zirra, quella che mi<br />

ha maledetto, ha cercato di richiamarmi indietro.»<br />

Julia si sentì la bocca secca. «Ma il tuo scrigno... ce l'ho io.»<br />

«Lo so. Siamo di nuovo qui per questo, credo.»<br />

Tutto questo non sta succedendo, pensò. Non era pronta a<br />

perdere Tristan, e mai lo sarebbe stata, e il fatto che invece fosse<br />

possibile la terrorizzava.<br />

«Entriamo» disse. Non voleva rimanere all'aperto e diventare<br />

ancora un bersaglio. Lo voleva al sicuro in casa, con le porte chiuse a<br />

chiave, ma quando cercò di avanzare lui la fermò posandole con<br />

fermezza una mano sulla spalla.<br />

«Hai spento le luci prima di uscire?» chiese aggrottando la fronte.<br />

«Sì. E ora sbrigati.» Julia intrecciò le dita alle sue e cercò di<br />

trascinarlo verso la porta.<br />

Lui piantò i talloni nel terreno, impedendole di avanzare di un<br />

centimetro. «Credo che qualcuno abbia invaso casa tua.»<br />

Julia sgranò gli occhi incredula, poi scorse la luce che filtrava dalle


tende accostate di una finestra. «Oddio» sussurrò.<br />

«Nasconditi dietro i cespugli» le ordinò, assumendo di colpo il<br />

ruolo da supereroe. Il viso era una maschera di furia e<br />

determinazione, lo sguardo freddo e duro.<br />

«Cosa vuoi fare?» chiese lei con voce rotta. Tristan era fortissimo,<br />

ma non invulnerabile. Pallottole e lame potevano ferirlo.<br />

Il guerriero non rispose, ma la spinse dietro ai cespugli con gentile<br />

fermezza. Poi strinse i pugni lungo i fianchi. «Resta qui finché non<br />

torno.»<br />

Estrasse i pugnali che teneva fissati alla vita e a uno stivale ed entrò<br />

in casa con le mosse furtive apprese in anni di battaglie.<br />

Il pavimento era cosparso di frammenti di vetro e foglie, lo<br />

schermo parlante era in pezzi e al centro del salotto un enorme<br />

albero allungava i rami in ogni direzione.<br />

Opera di Zirra, pensò digrignando i denti. Tutto quel caos doveva<br />

far parte del suo incantesimo. Non capiva perché avesse creato un<br />

albero in casa di Julia, eppure era là, circondato da una scia di<br />

distruzione.<br />

Girò per tutta la casa, verificando i danni e chinandosi per evitare i<br />

rami. Stringeva l'impugnatura dei coltelli con tale forza che le nocche<br />

divennero bianche. Quante cose aveva distrutto la magica furia della<br />

sacerdotessa! Se era capace di quello, che altro avrebbe potuto fare?<br />

All'improvviso la paura superò la rabbia: capì che Zirra voleva<br />

riportarlo a sé e fare del male a Julia. E ci era quasi riuscita. Vederla e<br />

sapere che lo desiderava ancora riportò in superficie tutti i vecchi<br />

risentimenti: all'inizio aveva provato una grande felicità alla vista<br />

della sua terra e del castello dei Druinn, ma quell'emozione era<br />

svanita appena aveva notato Zirra sul letto.<br />

In passato varie donne avevano cercato di rubare lo scrigno alla<br />

padrona del momento; qualcuna ci era riuscita e qualcuna no. Nei<br />

casi di successo Tristan era stato risucchiato all'interno della sua<br />

prigione, in attesa che la nuova padrona lo convocasse. Non se ne<br />

era mai curato: per lui una guan ren era uguale a un'altra... ma con<br />

Julia era tutto diverso. Non avrebbe permesso che Zirra o altri lo<br />

allontanassero da lei.


Le braccia presero a tremare quando rinfoderò le armi e sollevò il<br />

ritratto rotto di Julia e Faith bambine.<br />

«Oddio!»<br />

Tristan si voltò di scatto al suono di quella dolce voce femminile e<br />

scostò i rami che lo intralciavano. Julia era ferma sulla porta, la<br />

bocca aperta e gli occhi sgranati per lo shock e la paura. «Ti avevo<br />

detto di aspettare fuori» la rimproverò.<br />

«Ero preoccupata per te.»<br />

Quelle parole lo trafissero, lasciandosi dietro una fitta di senso di<br />

colpa: le donne lo desideravano, ma non si preoccupavano per lui.<br />

Julia non era come le altre, eppure lui non era riuscito a proteggere<br />

la sua casa e le sue cose. Posò la foto sul pavimento coperto di foglie<br />

con mani tremanti. Era un guerriero, ma come avrebbe fatto a<br />

combattere contro una magia che non poteva vedere né toccare?<br />

«Sto bene, Julia» la rassicurò. «Non mi sono fatto niente. Vieni a<br />

vedere.» Senza staccare gli occhi dai suoi, aprì le braccia e attese,<br />

mentre lei gli correva incontro con un singhiozzo spezzato e gli<br />

buttava le braccia al collo. La sua dolce fragranza ora era venata di<br />

paura – per lui. «Andrà tutto bene, piccolo drago. Vedrai.»<br />

Rassicurata sul suo stato, lei crollò. «La mia casa» sussurrò con voce<br />

rotta. «Le mie cose. Quell'albero!»<br />

Tristan la cullò: erano passati secoli da quando aveva consolato<br />

una donna di sua spontanea volontà e farlo in quel momento lo<br />

straziava. Odiava vedere Julia sconvolta e in lacrime. Gliele asciugò<br />

con dolcezza con la punta di un dito.<br />

«Devo avvertire l'assicurazione?» Le sfuggì una risata senza allegria.<br />

«Cosa potrei dire?»<br />

Lui la condusse con gentilezza al divano. «Siediti» le ordinò,<br />

prendendole le mani tra le proprie. Le dita erano gelate. «Riposati un<br />

attimo.»<br />

«Non voglio sedermi» protestò lei con voce roca. Si guardò intorno<br />

a occhi sgranati, cercando di cogliere ogni particolare. I rami<br />

avevano fatto a pezzi i suoi bei dipinti e la poltrona color smeraldo<br />

e zaffiro era come un guscio rotto. «So che lo scrigno è qui, ma ho


isogno di vederlo, di stringerlo tra le mani» disse con voce<br />

tremante.<br />

Tristan sospirò all'idea che lei non volesse ancora il suo conforto e<br />

la lasciò andare. «Capisco.»<br />

Con le labbra serrate Julia si avvicinò alla pianta finta caduta, che<br />

un tempo si ergeva alta davanti alla finestra a bovindo, e aprì il<br />

doppio fondo. Quando vide che lo scrigno era ancora nascosto là<br />

dentro sospirò sollevata. «È ancora qui.» Poi un nuovo pensiero la<br />

colse. «Il mio computer!» Pallidissima, rimise a posto il cofanetto,<br />

sistemò il doppio fondo e corse via.<br />

Lasciò il salotto evitando i rami. Entrando nello studio trovò<br />

un'analoga devastazione: i documenti e i libri contabili del negozio<br />

erano sparsi per terra, il computer era distrutto e il suo schedario<br />

danneggiato in modo irrimediabile. L'orrore la invase.<br />

Cercò di inghiottire le lacrime, quando sentì arrivare Tristan che,<br />

senza dire una parola, le cinse la vita da dietro, passandole le mani<br />

sullo stomaco e fermandosi appena sotto il seno. Appoggiò il mento<br />

sulla sua testa e Julia percepì il suo respiro nei capelli. Distrutta<br />

com'era, accolse con sollievo quel calore e quella forza. Com'era<br />

potuta succedere una cosa simile?<br />

Intontita dallo shock, si accasciò sul freddo pavimento di legno.<br />

Lui la chiamò allarmato, poi si lasciò cadere accanto a lei e l'attirò a<br />

sé, avvolgendola nel suo calore. Le accarezzò i capelli e le baciò<br />

l'orecchio, continuando a mormorarle parole di conforto.<br />

«Non capisco» mormorò lei, chiudendo gli occhi per non vedere<br />

tanta devastazione.<br />

«Alcune persone lasciano che l'oscurità riempia la loro anima»<br />

rispose lui. Le mise un braccio sotto le ginocchia e sostenne la schiena<br />

con l'altro, poi si alzò, cullandola nell'abbraccio, chinò la testa per<br />

evitare i rami e si avviò verso la camera da letto. L'adagiò sul letto e<br />

le tolse la gonna, senza che lei sollevasse una protesta. Raccolse le<br />

coperte cadute a terra, le rimboccò attorno alla sua figura tremante,<br />

la baciò con tenerezza sulla fronte e si girò per andarsene.<br />

«Tristan» lo chiamò lei in un sussurro. «Dove vai?»


«A sistemare questo disastro.»<br />

«Non vuoi restare con me e tenermi stretta?»<br />

«Tutto quello che desideri, piccolo drago.» Il letto affondò mentre<br />

le sedeva accanto e l'attirava vicina, al punto che ogni rientranza e<br />

curva del corpo di Julia aderiva alla perfezione al suo e il profumo<br />

familiare l'avvolgeva completamente. «Non so cosa dire per scacciare<br />

il tuo tormento, ma in qualche modo ti aiuterò a dimenticare quello<br />

che è accaduto. Te lo giuro.»<br />

Con quella promessa che le risuonava nelle orecchie, Julia scivolò<br />

nell'abbraccio consolante del sonno.


20<br />

Prima di fare qualsiasi cosa chiedi il permesso<br />

Da qualche parte nella coscienza Julia sentì un rombo di tuono e il<br />

ritmico martellare della pioggia contro il vetro della finestra. La<br />

nebbia che le offuscava i pensieri cominciò a diradarsi. Forse era<br />

merito del materasso morbido, o dell'odore virile di Tristan che<br />

l'avvolgeva; in ogni caso la mente cominciò a passare in rassegna i<br />

suoi desideri segreti.<br />

1. Fare l'amore con Tristan – lui sopra.<br />

2. Farsi un tatuaggio sexy.<br />

3. Fare l'amore con Tristan – lui sotto.<br />

4. Nuotare nuda. Con Tristan.<br />

5. Fare l'amore con Tristan – lui dietro.<br />

Ehi, un momento! Lui dietro?<br />

In effetti un caldo corpo maschile le premeva contro il sedere. Julia<br />

si rannicchiò ancora più vicina e ricordò di avergli chiesto di dormire<br />

insieme. Mentre giaceva così, però, il suo corpo cominciò a<br />

formicolare e le palpebre si aprirono. Un respiro caldo le<br />

accarezzava il collo e un braccio muscoloso era ripiegato sul suo<br />

fianco. Cercò di reprimere l'impulso di toccarlo più in basso, ma fu<br />

lui a sfiorarla nel punto tra le gambe.<br />

«Finalmente la Bella Addormentata si è svegliata» commentò<br />

Tristan con voce carezzevole. «Dopo tutto quello che è successo,<br />

temevo che non riuscissi a riposare.»<br />

L'albero, la puntata su Imperia... No, non voleva ricordare. I<br />

ricordi la invasero ugualmente, facendole rivivere la distruzione e la<br />

paura. Alzati, le urlava una vocina. Fai qualcosa.<br />

Respinse le ultime tracce di sonno e balzò giù dal letto. Non c'era


niente che potesse fare riguardo a quell'inatteso viaggio tra le<br />

galassie, ma almeno poteva occuparsi della sua casa.<br />

Infilò la lucente veste da camera azzurra con movimenti rigidi. In<br />

quel momento lo scrigno di Tristan era al sicuro: doveva crederlo,<br />

altrimenti il timore che venisse rapito l'avrebbe perseguitata per il<br />

resto della giornata. Non poteva permetterlo: c'era troppo lavoro<br />

da fare. Doveva ripulire e rimettere in ordine ogni stanza, tagliare<br />

l'albero, sostituire gli oggetti rotti e magari avvertire la compagnia di<br />

assicurazioni.<br />

Seducente come sempre, Tristan si stirò e si mise a sedere nel letto.<br />

Occhiaie scure gli segnavano il viso, come se non avesse affatto<br />

dormito. «Dove vai?» le chiese con la voce rotta da un delizioso<br />

sbadiglio.<br />

Tutta presa dal lavoro che l'attendeva, lei non lo degnò di<br />

un'occhiata e non si accorse che non c'era più bisogno di chinarsi. I<br />

rami erano spariti. «Devo mettere a posto la casa. Non posso<br />

permettermi di tenere chiuso il negozio anche domani, dunque devo<br />

concludere tutto oggi.»<br />

«Non c'è bisogno di far niente, a parte tornare a letto.»<br />

«Senti, non ho tempo per i giochi. Tutto ciò che avevo in questa<br />

casa è rovinato e ho bisogno di riparare i danni.» Afferrò il primo<br />

indumento a portata di mano – la maglietta e i pantaloni della tuta<br />

di Tristan – e andò in bagno a vestirsi. Aspirare il profumo rimasto<br />

attaccato alla stoffa le fece ribollire il sangue dal desiderio.<br />

Girando per la casa, notò che una luce tetra filtrava dalle tende<br />

aperte. Risuonò un altro rombo di tuono e lei si fermò di colpo,<br />

allibita. I pavimenti brillavano lucidi, bancone e armadietti della<br />

cucina erano puliti e privi di polvere: a parte alcuni oggetti antichi<br />

mancanti, la televisione scomparsa e qualche buco nelle pareti, ogni<br />

stanza aveva un aspetto del tutto normale. L'albero era stato tagliato<br />

e il ceppo rimasto era coperto da un tappeto.<br />

Confusa e scioccata si lasciò cadere su uno sgabello. Non aveva<br />

sognato né immaginato la devastazione della casa, dunque... C'era<br />

una sola spiegazione: mentre lei dormiva, lui aveva riparato tutti i<br />

danni. Non gliel'aveva ordinato; ci aveva pensato da solo.


Che... dolce!<br />

Le venne voglia di piangere.<br />

Nessuno l'aveva mai trattata con tanta premurosa gentilezza.<br />

Constatare che Tristan teneva a lei al punto da passare la notte a<br />

rimetterle a posto la casa la colmò di desiderio e tenerezza.<br />

Lui le passò accanto e le sue dita le sfiorarono il fondo schiena.<br />

Portava solo un paio di mutande, e questo la fece rabbrividire: il suo<br />

fascino, la forza del suo corpo, la grazia dei suoi movimenti non<br />

cessavano mai di stupirla e attirarla.<br />

Tristan diede inizio al rituale mattutino e si mise a fare il caffè: le<br />

sue doti non erano migliorate, ma Julia non se la sentiva di<br />

correggerlo o bloccarlo.<br />

«Ho cercato di dirti che avevo già fatto tutto io» osservò senza<br />

guardarla.<br />

«Tu hai detto che dovevo tornare a letto.»<br />

«Non è la stessa cosa?» chiese inarcando le sopracciglia.<br />

No, non lo era. Julia osservò di nuovo la stanza. «Quello che hai<br />

fatto... mi ha lasciata senza parole» confessò. «Non so cosa dire.»<br />

«Di' che non avrai mai più quell'aria desolata e che ti fidi di me.<br />

Saprò prendermi cura di te, vedrai.»<br />

«Mi fido di te» dichiarò con sincerità. «Più di quanto mi sia mai<br />

fidata di un'altra persona.»<br />

«Mi fa piacere.»<br />

«Come hai fatto?» Julia indicò la cucina in ordine. «Non ti ho<br />

sentito.»<br />

«Le mie abilità in questo campo si sono perfezionate negli anni.<br />

Fresia, una donna che ho servito tempo fa, mi obbligava a ripulirle<br />

la casa da cima a fondo ogni volta che la facevo arrabbiare.»<br />

«Che cosa orribile.» In realtà l'idea che una donna potesse<br />

ordinargli cosa fare la turbava più del lavoro che era stato costretto<br />

a svolgere. Poi pensò sgomenta che doveva avere un aspetto<br />

disastroso.<br />

«In effetti orribile è la parola giusta. Il tuo studio...» «Oddio!»


esclamò Julia angosciata. «Ti prego, dimmi che non l'hai rimesso in<br />

ordine.» Se aveva buttato via per sbaglio qualche documento<br />

importante... «Ecco, non vorrei sembrarti ingrata, ma...»<br />

Lui la interruppe prima che il panico la invadesse. «Ho preferito<br />

lasciare a te quella stanza. Non sapevo bene come muovermi.»<br />

«Grazie.» L'odore di caffè aleggiava nell'aria, confortante come le<br />

sue parole. «Di tutto.» Tristan sembrava un guerriero selvaggio e<br />

irraggiungibile, ma lei sapeva che dietro quella facciata minacciosa si<br />

nascondeva un uomo tenero e gentile. Non c'era da stupirsi che lo<br />

amasse. Oddio!<br />

Lo amava.<br />

Ci aveva pensato durante la notte, poi aveva attribuito quell'idea<br />

al troppo vino bevuto a cena. Ora però, alla luce del giorno, non<br />

c'erano più dubbi. Lo amava. Quel sentimento indiscutibile risuonava<br />

in lei come un carillon che mescolava gioia e tristezza, desiderio e un<br />

dolore agrodolce. Aveva voglia di mettersi a ridere e a piangere allo<br />

stesso tempo.<br />

Lo amava e non sapeva cosa fare.<br />

Se glielo avesse confessato, Tristan avrebbe potuto compatirla o,<br />

peggio ancora, liquidare quel sentimento come qualcosa di<br />

insignificante. In fondo le aveva detto e ripetuto che non gli dava<br />

alcun valore. E perché avrebbe dovuto? Confusione, dubbi e<br />

desiderio per l'impossibile erano componenti dell'amore. Julia<br />

sospirò. Aveva sempre legato quel sentimento ai fiori, ai sorrisi e alla<br />

felicità, per non parlare di matrimonio e figli.<br />

Chiuse gli occhi e si rese conto di avere due possibilità: poteva<br />

soffocare ciò che provava per lui e fingere che non fosse cambiato<br />

niente, oppure dargli tutto ciò che aveva da offrirgli.<br />

La risposta le arrivò prima ancora di completare il pensiero: la<br />

numero due, senza alcun dubbio. Tristan era tutto ciò che aveva<br />

sempre desiderato, tutto ciò che pensava di non poter mai avere. Il<br />

suo sorriso illuminava anche la giornata più tetra, la sua generosità le<br />

scaldava il cuore, il suo fascino la faceva impazzire di desiderio. Le<br />

sembrava di averlo atteso per tutta la vita.<br />

Lo affrontò determinata. Non gli avrebbe parlato d'amore per non


spaventarlo. Annunciargli semplicemente che voleva scopare con lui,<br />

però, non le sembrava l'approccio giusto.<br />

Come attirare la sua attenzione, allora? All'improvviso non riuscì a<br />

ricordare uno solo dei suoi insegnamenti. Doveva passargli la punta<br />

delle dita sull'addome muscoloso, o i palmi sui capezzoli? Sentì un<br />

calore bagnato addensarsi tra le gambe e il desiderio di toccarlo<br />

divenne quasi doloroso.<br />

«Sai, Julia, stavo pensando...» cominciò Tristan proprio mentre lei<br />

allungava una mano, che a quel punto lasciò subito ricadere lungo il<br />

fianco. «Visto che Peter il Deboluccio è uscito dalla tua vita,<br />

dovremmo fare una lista dei requisiti che richiedi al tuo nuovo<br />

uomo.»<br />

Lei provò... Shock? Rabbia? Delusione? Sì, tutte quelle cose. Voleva<br />

far l'amore con lui e Tristan voleva aiutarla a trovare un altro uomo<br />

da sedurre. Forse lo aveva frainteso. «Vuoi aiutarmi a trovare un<br />

altro uomo da sedurre?» chiese incredula.<br />

«Sì.» Nessuna esitazione.<br />

E la notte scorsa? E le cose meravigliose che mi hai detto, che hai<br />

fatto per me? In ogni battito del cuore sentiva l'eco della propria<br />

stupidità e sofferenza.<br />

«Non ho tempo di fare una lista» rispose a fatica, non sapendo che<br />

altro dire. «Devo mettere in ordine il mio studio e vedere cosa posso<br />

salvare.» Cercò di alzarsi, ma fu bloccata da un'occhiata.<br />

«Lo studio può aspettare. Questa è una lezione, dunque sono io<br />

che comando e tu non discuti. Resteremo qui a compilare una lista»<br />

stabilì in un tono che non ammetteva repliche.<br />

Julia inghiottì le lacrime. «Va bene» cedette.<br />

«Mi sono preso la libertà di trovarti carta e penna.»<br />

«Bravo» mormorò lei con finto entusiasmo. Prese i fogli e la penna<br />

che le tendeva e li sistemò di fronte a sé. «Sono pronta.»<br />

«Ci ho pensato molto» cominciò Tristan. «Direi che prima di tutto<br />

quest'uomo dev'essere bello.»<br />

«No. Basta che non sia troppo brutto.» E scrisse quella definizione.


Tristan emise uno strano suono strozzato. «Questa è una lista di<br />

desideri» le ricordò.<br />

«Lo so, ma oggi una donna non deve essere troppo esigente.» E<br />

quello valeva in particolare per lei.<br />

Lui si rabbuiò. «Cosa ne dici di un uomo che attragga i tuoi sensi?<br />

Gusto. Tatto. Odorato.»<br />

Julia scosse la testa e scrisse un'altra versione. «Se non puzza, sono<br />

disposto a prenderlo.»<br />

«È importante che il tuo uomo ti regali gioielli e pellicce?»<br />

«Il denaro non ha importanza.» Era vero: ne aveva abbastanza per<br />

mantenersi.<br />

Per qualche ragione quelle parole gli strapparono un sorriso. «La<br />

maggior parte delle donne si scioglie, quando un uomo capisce i suoi<br />

veri desideri al di là delle parole. Che ne dici di un uomo del<br />

genere?»<br />

Julia mordicchiò la penna, fingendo di riflettere. «Mi basta<br />

qualcuno che non si addormenti mentre parlo» dichiarò infine.<br />

Tristan perse il sorriso e digrignò i denti. «E l'arguzia? Un uomo in<br />

grado di farti ridere è una gemma rara e preziosa.»<br />

«Mi basta che rida quando faccio una battuta, o racconto una<br />

barzelletta.»<br />

«Hai bisogno di un uomo forte, capace di proteggerti.»<br />

«Se riesce a sistemarmi i mobili, è perfetto.»<br />

«Vuoi un uomo che condivida i tuoi interessi?»<br />

«È sufficiente che non beva direttamente dal cartone del latte.»<br />

Tristan cominciò a camminare avanti e indietro. Teneva le mani<br />

intrecciate dietro la schiena, il suo passo era rigido e pareva che una<br />

nuvola nera lo sovrastasse. Si passò le mani tra i capelli con un<br />

sospiro di frustrazione e i riccioli arruffati gli ricaddero sulla fronte.<br />

«Alcuni uomini sono bravi a farti piacevoli sorprese. Lo apprezzi?»<br />

«Oh, sì. Sarei felice se si ricordasse di abbassare l'asse del gabinetto.»<br />

«Dovresti essere più esigente, Julia» ringhiò. «Sei una donna bella e


affascinante. Molti uomini ti trovano desiderabile.»<br />

«E va bene. Vuoi una risposta sincera? Eccola: voglio un uomo che<br />

tenga a me, che mi faccia impazzire i sensi fino a star male e mi<br />

desideri quanto io lo desidero» confessò infine.<br />

Lui si immobilizzò e la fissò con uno sguardo ardente. «È questo<br />

che desideri davvero?»<br />

«Sì.» Gli lanciò un'occhiataccia. «Hai qualche problema al riguardo?»<br />

«No, nessun problema, visto che soddisfo tutti i tuoi requisiti.»<br />

«Co... cosa?»<br />

«Non sono troppo brutto» cominciò a elencare. «Non puzzo. Mi<br />

sono mai addormentato mentre parlavi?»<br />

«No» rispose lei, ancora scioccata da quell'annuncio. «Sono<br />

abbastanza forte da spostare i tuoi mobili. Tengo a te e ti ho già<br />

dato piacere con il mio tocco. Molte volte. Sono perfetto.» Le rivolse<br />

un sorriso lento e seducente, suscitandole un fremito di desiderio in<br />

tutto il corpo. «Dunque ora dovrai sedurmi» concluse.<br />

Mi vuole ancora, fu il primo pensiero che lei riuscì a formulare.<br />

Cosa faccio ancora qui seduta?, fu il secondo.<br />

Si sentì travolgere dalla gioia. E ricambiò subito il suo sguardo<br />

carico di desiderio. Stavano spogliandosi a vicenda nella mente,<br />

capo per capo, ed entrambi sapevano quello che stava facendo<br />

l'altro.<br />

Julia ricordò di colpo una delle tecniche che Tristan le aveva<br />

insegnato e batté le ciglia languida. «Vorrei essere sicura che tu<br />

soddisfi davvero tutti i miei requisiti. Puoi davvero farmi impazzire<br />

dal desiderio fino a star male?» chiese in tono provocante.<br />

Gli occhi di Tristan ora apparivano diabolici, maliziosi e deliziati,<br />

tanto da assomigliare a un fuoco cristallino. «Lo vedremo» rispose in<br />

un tono carico di promesse.<br />

Poi se ne andò.


Venera il corpo della tua padrona<br />

21<br />

Stupefatta, Julia lo seguì con lo sguardo. Aveva promesso di<br />

sedurla, e poi l'aveva lasciata lì da sola. Non capiva. Doveva forse<br />

cominciare senza di lui?<br />

Tristan ricomparve prima che il panico la invadesse.<br />

«Vieni qui.» In qualche modo riuscì a caricare quelle parole di ogni<br />

tipo di sfumatura, come se potesse attirarla a letto con la sola forza<br />

della voce.<br />

Ed era proprio così.<br />

Lei si avvicinò come in trance: anelava a sperimentare il suo tocco<br />

e a raggiungere il culmine della passione.<br />

«Non aver paura di quello che farò» le raccomandò lui mettendosi<br />

alle sue spalle.<br />

Quelle parole le suscitarono un moto di incertezza, ma assentì lo<br />

stesso.<br />

Tristan le bendò gli occhi con una fascia e l'oscurità l'avvolse. Fece<br />

un nodo sulla nuca, stando attento a non tirarle i capelli, e lei iniziò<br />

a tremare di nervosismo e desiderio.<br />

«Cosa stai...?»<br />

«Ti fidi ancora di me?»<br />

«Sì.» Nessuna esitazione.<br />

«Allora niente domande.»<br />

«Niente domande.» Prese un respiro profondo e cercò di vedere<br />

qualcosa nel buio. Udì lo scroscio ipnotico della pioggia, fuori, solo<br />

quando fu del tutto rilassata. E finalmente poté percepire meglio<br />

l'odore virile e il calore del suo guerriero.<br />

«Ripeti dopo di me» le ordinò. La sua voce faceva pensare a un<br />

brandy di marca e a sigari fumosi e l'intossicava come se fosse


ubriaca d'eccitazione. «Sono bella.»<br />

«Sono bella.»<br />

«Sono degna.»<br />

«Sono degna.»<br />

«Sono preziosa.»<br />

«Sono preziosa.»<br />

Le sue lodi e le proprie conferme le penetrarono nella coscienza:<br />

per la prima volta in vita sua ci credeva. Era davvero bella, degna e<br />

preziosa. Brian non era degno di lei.<br />

Tristan le soffiò nell'orecchio e la baciò con dolcezza sul collo,<br />

mentre lei assorbiva il suo calore. «Sai che effetto mi fai? Quanto<br />

brucio per te? Se non lo sai ancora, presto lo capirai, visto che<br />

intendo farti sciogliere a ogni tocco. Le mie dita saranno calde e ti<br />

bruceranno la pelle esplorando ogni curva, ogni rientranza, ogni<br />

parte del corpo.»<br />

Quella promessa ardente gettò nella sua mente un incantesimo di<br />

amore e desiderio. Era quello che aveva sognato per tanti anni,<br />

mentre passava le notti da sola, persa nella speranza e nel desiderio.<br />

«Quando saremo insieme, piccolo drago, vorrai molto di più» le<br />

promise.<br />

Tremiti deliziosi la scossero.<br />

Tristan però non aveva ancora finito.<br />

Allungò una mano e palpò un seno attraverso la stoffa. «Ti<br />

toccherò qui.» L'altra mano scivolò verso lo stomaco, fermandosi tra<br />

le cosce. «E anche qui. E in tutti i punti nel mezzo.»<br />

Il suo respiro eccitante le accarezzava il collo. Intense correnti di<br />

passione le scorrevano nel sangue, consumandola tutta. Lui slacciò i<br />

pantaloni della tuta e la stoffa pesante cadde fino alle caviglie. Ogni<br />

insicurezza sparì e Julia scoprì con sorpresa che non voleva coprirsi<br />

ma spogliarsi completamente.<br />

L'aria intorno a loro era fresca, eppure lei si sentiva bruciare<br />

mentre lui l'aiutava a sfilarsi i pantaloni e le infilava le dita nelle<br />

mutandine, spingendosi sempre più in basso, fino a posarle tra i


iccioli morbidi.<br />

Sussultò a quel contatto così intimo e nuovo e mosse i fianchi,<br />

come per spingerlo ad andare più in profondità, mentre sentiva le<br />

sue dita accarezzarla con movimenti lenti e gentili.<br />

«Vuoi che ti porti oltre il limite?» le chiese.<br />

Anche quando sussurrava, la sua voce profonda e sensuale<br />

l'avvolgeva come la benda sugli occhi. Ogni volta che parlava il suo<br />

respiro le sfiorava l'orecchio, inviandole nella mente immagini di<br />

lenzuola spiegazzate e pelle calda e sudata.<br />

«Sì» rispose ansimante. «Solo se tu verrai con me» precisò poi.<br />

Finalmente le dita calde e callose di Tristan le sfiorarono il<br />

clitoride, facendola sussultare, tendendole i sensi al massimo. Quel<br />

tocco le procurò fremiti deliziati in tutto il corpo.<br />

Poi si fermò.<br />

Julia attese impaziente, sospesa in un tempo e in uno spazio dove<br />

esistevano solo loro due.<br />

Le dita ripresero a tormentarla, muovendosi carezzevoli su e giù<br />

per il triangolo umido, vicine al punto dove aveva più bisogno di<br />

lui. C'era quasi. Sì, quasi. Un gemito basso le sfuggì dalla gola: niente<br />

avrebbe mai potuto prepararla a quell'impetuoso assalto ai sensi, a<br />

quell'ardente ricerca del piacere. Niente.<br />

Lui si fermò, di nuovo.<br />

Lei attese, di nuovo, sempre più disperata.<br />

«Hai mai fatto l'amore su una sedia, Julia?»<br />

Lei scosse piano la testa. «Non ho mai fatto l'amore. Da nessuna<br />

parte» rispose con voce rotta.<br />

«Ne sono felice.» Le baciò il collo. La sua stretta divenne più forte.<br />

«Mi poserai le gambe sulle braccia, aprendoti tutta e poi mi<br />

accoglierai dentro di te, così in profondità da urlare. E urlare ancora<br />

e ancora.»<br />

Lei immaginò perfettamente quella scena, e sentì un nodo alla<br />

gola. Doveva realizzare quella fantasia.<br />

«Dimmi che mi desideri, piccolo drago. Dillo.»


«Ti desidero» sussurrò lei. Voleva baciare e leccare le sue cicatrici e<br />

aiutarlo così a guarire. Voleva passare la lingua sui tatuaggi e sentirlo<br />

sussultare. «Voglio fare l'amore con te così tante volte da non sapere<br />

dove finisce il mio corpo e comincia il tuo.»<br />

Tristan la girò. «Dammi la bocca.» Il suo tono era ruvido e<br />

autoritario. Non le diede il tempo di rispondere, si chinò e le catturò<br />

le labbra in un bacio selvaggio.<br />

Julia accolse la sua forza e la sua durezza, intrecciò la lingua alla<br />

sua e gli passò le mani sulla schiena con foga appassionata.<br />

Ora e per sempre, pensò.<br />

«Per sempre» mugolò lui, come se avesse sentito il suo tacito<br />

giuramento. La strinse a sé, travolto da sensazioni tumultuose:<br />

quando la teneva tra le braccia il passato non aveva più importanza.<br />

Non si preoccupava che un'altra donna tentasse di rapirlo. Solo il<br />

presente contava: la sensazione intensa e consumante della pelle di<br />

Julia, il suo profumo che lo faceva impazzire. Voleva quella donna e<br />

nessun'altra.<br />

«Lascia che ti tocchi» sussurrò lei ansante.<br />

Tristan sapeva quanto le costava quell'audacia e se glielo avesse<br />

chiesto le avrebbe dato il mondo intero. «Lasciarti?» Le leccò le<br />

labbra. «Ho bisogno che tu mi tocchi.»<br />

Le guidò la mano sul petto e l'ombelico, poi si insinuarono insieme<br />

sotto le mutande. L'aiutò ad avvolgere il palmo intorno alla lunga<br />

erezione e le mostrò come fare. La sua Julia imparava in fretta,<br />

constatò compiaciuto, e presto mosse la mano con squisita<br />

accuratezza.<br />

«Sì, piccolo drago» la lodò. «Sì, proprio così.» E gemette.<br />

Tenerlo tra le mani diede a Julia un inebriante senso di potere<br />

femminile. Quel mago di sensualità reagiva al suo tocco come se non<br />

potesse mai saziarsi.<br />

Era davvero un pensiero esaltante.<br />

Un attimo dopo lui le sfilò la maglietta dalla testa, mettendo in<br />

mostra il seno nudo. L'aria fresca le fece inturgidire subito i capezzoli.<br />

Sentì Tristan trarre un respiro sibilante. «Sei la creatura più eterea


che abbia mai visto» dichiarò.<br />

«No, io...» cominciò lei per abitudine, poi s'interruppe, sentendo<br />

che le leccava il contorno del capezzolo e le stuzzicava l'ombelico. Il<br />

suo corpo andò a fuoco. Si inarcò fremente, dandogli un accesso<br />

migliore, e lui si decise a succhiarle il capezzolo.<br />

Alla fine le sfilò le mutandine, l'ultima barriera rimasta tra loro.<br />

Julia non era imbarazzata né a disagio – il che continuava a<br />

sorprenderla – solo travolta dal desiderio. In quel momento il<br />

guerriero apparteneva a lei, solo a lei. Per le altre poteva essere uno<br />

schiavo del piacere, per lei era solo un uomo sensuale, che le aveva<br />

marchiato il corpo e il cuore.<br />

Lui le tempestò il collo e la clavicola di baci e la peluria sul petto le<br />

pizzicò la pelle. Si staccò un attimo e si spogliò completamente, poi<br />

la prese in braccio, rovesciando il suo mondo e facendola fluttuare<br />

come se fosse su una nuvola.<br />

Si fermò un attimo, divorando con lo sguardo la donna che aveva<br />

consumato i suoi pensieri fin dalla prima volta in cui l'aveva vista.<br />

Julia lo catturava, lo portava a nuovi livelli di sensualità, tanto che<br />

doveva imporsi di rallentare prima che le cose finissero troppo in<br />

fretta. Quella era la sua prima volta e, per Elliea, voleva che la<br />

gustasse a fondo.<br />

Il seno era pieno e sodo, fatto per il tocco di un uomo. Il suo<br />

tocco. I capezzoli rosei lo chiamavano, le gambe non erano troppo<br />

lunghe, ma lo portavano fino in paradiso. Presto gli avrebbero<br />

stretto la vita, attirandolo nello stretto triangolo che lo attendeva.<br />

Quel pensiero era così potente da farlo quasi cadere in ginocchio.<br />

Il desiderio lo spinse verso la sedia reclinabile imbottita. Esplose un<br />

rombo di tuono, subito seguito da un lampo. Se la sistemò in<br />

grembo, in modo che le gambe di Julia fossero a cavalcioni sulle sue<br />

cosce e le ginocchia poggiassero sui braccioli.<br />

Non riusciva a smettere di baciarla. Voleva consumarla tutta.<br />

Mosse piano le mani verso il basso, indugiando sullo stomaco<br />

morbido, poi passò ad accarezzarle la curva delle natiche. Il respiro<br />

mozzo mostrava quanto le piacesse.


Stava ormai perdendo la fragile presa sulla propria sanità mentale:<br />

esplorò di nuovo il suo centro più intimo e bagnato e la stuzzicò con<br />

carezze fugaci.<br />

Quando lei si lasciò sfuggire un basso gemito di gola e mosse i<br />

fianchi assecondando ogni suo gesto, Tristan guardò il suo viso,<br />

scrutò le labbra che si aprivano invitanti e il modo in cui inarcava la<br />

schiena, chiedendogli in silenzio altri piaceri. «Ecco, così, piccolo<br />

drago. Muoviti per me.»<br />

«Tristan...» cominciò lei, poi prese un respiro quando lo sentì<br />

posare la lingua sul capezzolo in attesa.<br />

Quella donna lo eccitava come nessun'altra: udirla pronunciare il<br />

suo nome era più intenso che fare l'amore con un'altra. Lo faceva<br />

sentire in qualche modo completo, come se fosse nato solo per<br />

conoscerla.<br />

Lei gemette di nuovo, mentre il loro contatto si faceva sempre più<br />

elettrizzante. Presto iniziò a dimenarsi, cercando uno sfogo alle<br />

intense sensazioni che la travolgevano. «Ci sono quasi» boccheggiò.<br />

Si sentiva pronta a scattare come una molla, sempre più vicina al<br />

limite. «Non fermarti» lo implorò, il respiro ridotto ad ansiti spezzati.<br />

«La mia pelle va a fuoco ovunque la tocchi. Non devi mai smettere<br />

di toccarmi. Me lo prometti?»<br />

«Con tutto me stesso.» Il suo rauco mugolio la fece vibrare da capo<br />

a piedi.<br />

Tristan premette ancora un po'. Fu sufficiente: i muscoli interni di<br />

Julia si contrassero e il piacere la travolse con la forza di una<br />

valanga.<br />

«Oddio, oddio, oddio!» gridò.<br />

Mentre l'orgasmo continuava a scuoterla, lui inserì due dita in<br />

profondità, tendendo le pareti della sua femminilità e preparandola<br />

all'invasione. Con l'altra mano l'afferrò per un fianco, tirandola su e<br />

aiutandola a imitare il ritmo del sesso. Una volta. Due. Spinse le dita<br />

più in profondità, ammaliato dal bisogno che lei aveva di lui: Julia<br />

non voleva soltanto il suo tocco, ma voleva anche la sua voce, il suo<br />

sorriso, la sua felicità.<br />

Quel corpo sensuale era stato privato a lungo di soddisfazioni e


ora esigeva una compensazione. Voleva tutto di lui, voleva che<br />

quella volta anche lui sperimentasse una meravigliosa liberazione.<br />

«Per Elliea, Julia, non ho mai sentito niente di così caldo e stretto.<br />

Sei magnifica» la lodò.<br />

Le sue dita divennero più audaci, stuzzicandola e incalzandola fino<br />

a quando le sensazioni cancellarono il tempo. Un piacere intenso e<br />

inestinguibile crebbe dentro di lei. Ogni suo movimento aveva un<br />

solo scopo: raggiungere la liberazione dal dolce tormento che lui le<br />

infliggeva.<br />

«Vieni dentro di me» lo pregò con voce rotta. «Ho bisogno di te.»<br />

Lui estrasse le dita e la guardò in faccia. «Prima voglio assaporarti.»<br />

Assaporarti. Offuscata dalla passione, la mente di Julia impiegò un<br />

momento a capire ciò che voleva fare. Quando lo comprese la<br />

foschia sensuale si disperse e lei si strappò la benda dagli occhi,<br />

gettandola per terra. Presa dal panico, avvicinò le ginocchia in un<br />

gesto difensivo.<br />

«No.» Scosse la testa. «Non posso permetterti di farlo.» Per quanto<br />

evocasse immagini sensuali, il solo pensiero l'allarmava.<br />

La luce cauta che le incupiva l'espressione ridusse il fuoco dentro di<br />

lui a braci che ardevano piano. Le cinse la vita con le braccia per<br />

impedirle di fuggire. «Lascia che ti assaggi. Lascia che ti dia piacere<br />

con la lingua» insistette.<br />

Incapace di parlare, lei scosse la testa e strinse ancora di più le<br />

gambe.<br />

Tristan la prese con gentilezza per il mento e la girò verso di sé,<br />

chiamandola piano.<br />

Nessuna risposta.<br />

«Prima ti ho chiesto se ti fidavi di me. Ti ricordi cosa mi hai detto?»<br />

domandò con voce rauca.<br />

Julia abbozzò un lieve cenno d'assenso. L'idea che facesse ciò che<br />

voleva le provocava un desiderio convulso tra le gambe, eppure<br />

esitava a concedergli l'accesso al punto più intimo.<br />

Tristan insinuò le mani tra le sue gambe contratte, prese le


ginocchia e le divaricò con dolcezza, poi, sperando che le sensazioni<br />

familiari la calmassero, insinuò di nuovo due dita dentro di lei. La<br />

sentì bagnata e quasi venne. Soffocare quell'impulso prepotente<br />

richiese tutto il suo autocontrollo.<br />

«Non ti farei mai del male, piccolo drago. Lascia che ti assaggi con<br />

la bocca.»<br />

«Ma... se non ti piacesse?» chiese lei, esprimendo finalmente la sua<br />

paura.<br />

«Mi piacerà» la rassicurò con foga. «Te lo giuro.»<br />

Il suo tono persuasivo la rilassò, spingendola ad avventurarsi<br />

nell'ignoto. Allentò piano piano i muscoli delle cosce, concedendogli<br />

l'accesso che voleva. «Se ne sei proprio sicuro...»<br />

La sua voce sembrava alterata e ansimante per la passione, incerta<br />

e dolce come il miele. Lui le mise le mani sotto le natiche e la sollevò<br />

in modo che le ginocchia poggiassero sui braccioli della sedia e le<br />

mani stringessero lo schienale. Tristan leccò e accarezzò, creando una<br />

frizione deliziosa, mentre lei sentiva le ossa liquefarsi e i nervi<br />

sfrigolare e capì che non avrebbe più sperimentato una simile,<br />

squisita agonia. I suoi gemiti soffocati riempirono la stanza,<br />

mescolandosi ai rombi del tuono.<br />

Mosse la testa da un lato all'altro e i capelli che ondeggiavano<br />

selvaggi sulla schiena costituirono un ulteriore stimolo,<br />

accarezzandole la pelle calda.<br />

Tristan si tirò indietro.<br />

«Noooo.» Julia strinse le cosce nel tentativo di trattenerlo, fino a<br />

quando non avesse soddisfatto il bisogno che le pulsava nel cuore.<br />

«Ti piace?» Scoppiò in una risatina rauca, che presto divenne un<br />

gemito. «Anche a me, piccolo drago.» La lingua riprese ad<br />

accarezzarla. «Non ho mai assaggiato niente di così dolce» sussurrò.<br />

«Di così perfetto.»<br />

Tremante, lei gli si inarcò contro. «Mmh...» Parlare era impossibile.<br />

Tanto... piacere. Tutto in lei esplodeva, le luci splendevano e i<br />

muscoli si tendevano. Quel secondo orgasmo la scosse nel profondo,<br />

ancora più forte del primo. Incapace di mitigare gli effetti di quello


sfogo potente, gridò il suo nome.<br />

«Mi stai uccidendo» ansimò.<br />

Tristan non si era mai sentito così selvaggio, così ardente. «Ho<br />

bisogno di te, Julia» confessò.<br />

«Sì, sì.»<br />

«Sei così piccola. Ti senti pronta?»<br />

«Sì. Fallo, Tristan. Subito.»<br />

Lui si abbassò, contenendo a fatica la disperata impazienza che lo<br />

invadeva e sistemò le ginocchia di lei tra le cosce. Poi si sollevò con<br />

un ruggito e la penetrò di slancio, infrangendo la barriera della sua<br />

innocenza.<br />

Julia si irrigidì un attimo, poi si fuse contro di lui, che rimase<br />

immobile a lungo, concedendo al suo corpo il tempo di accettare<br />

quell'invasione.<br />

Per un momento percepì non solo il suo corpo, ma anche le sue<br />

emozioni, si spinse fino alla sua anima e sentì il suo avido bisogno.<br />

Erano un unico essere, due metà che costituivano un insieme.<br />

«Come ti senti? Ti ho fatto male?» chiese ansioso.<br />

«Mi sento com'è giusto: una parte di te.»<br />

Tristan strinse le labbra per la tensione di trattenersi. «Puoi<br />

prendere di più?»<br />

«Sì. Tutto quello che hai da darmi.»<br />

Si spinse un po' più in profondità, quindi affondò completamente.<br />

Julia trasalì.<br />

Ecco, quella era la perfezione, pensò Tristan.<br />

Cominciò a muoversi come aveva fatto con le dita e il ritmo presto<br />

accelerò, diventando sempre più veloce. La prese con un impeto<br />

rude, quasi brutale, martellandola come aveva sognato di fare per<br />

tante notti. Non riusciva a controllare la propria reazione: la<br />

desiderava troppo. Julia lo consumava. Quando lei ruotò i fianchi,<br />

accogliendolo in un angolo diverso, dalla gola gli sfuggì un gemito<br />

rauco.


«Fallo ancora» la incitò.<br />

«Così?» Lo accontentò.<br />

Tristan le mordicchiò il labbro inferiore. «Sì, proprio così.»<br />

Julia ridacchiò maliziosa, ma presto quella risata divenne un<br />

gemito di piacere. Il suo membro la riempiva e tendeva, ma il senso<br />

di completezza che evocava la compensava di ogni disagio. Ormai<br />

Tristan faceva parte di lei, profondo e solido, il corpo unito al suo e<br />

quella consapevolezza era più inebriante della droga più potente.<br />

Aveva sognato quel momento, tuttavia le sue più ardite fantasie<br />

impallidivano in confronto alla realtà.<br />

Tristan insinuò una mano tra di loro, trovò il clitoride e lo<br />

premette di nuovo. La maestria delle dita le fece dimenticare le<br />

ultime tracce di fastidio.<br />

«Dimmi come ti senti. Avvertimi, quando quello che faccio ti piace»<br />

la sollecitò.<br />

Scivolò dentro e fuori da lei, aumentando la velocità e l'urgenza, e<br />

allo stesso tempo continuò a stuzzicarla con le dita.<br />

«Mi piace... mi piace...» La parte inferiore del corpo di Julia si<br />

mosse con lui, poi contro di lui, sollevandosi quando lui si ritirava e<br />

abbassandosi quando si faceva avanti. Non pensava, cercava solo<br />

una soddisfazione sempre più completa. Non si sarebbe mai più<br />

negata un simile piacere, decise in un lampo di lucidità.<br />

«Dimmelo» insistette Tristan ansimante, accelerando ancora il<br />

ritmo. «Voglio sentirlo dalle tue labbra. Questo ti piace?»<br />

Julia aprì la bocca per dirgli che aveva raggiunto il paradiso, o<br />

almeno così le sembrava, quando un gemito scaturito dal profondo<br />

accompagnò un altro orgasmo. Sensazioni ardenti la facevano<br />

vorticare sempre più veloce.<br />

Sentire le pareti interne di Julia che si stringevano convulse intorno<br />

al suo membro scagliò anche Tristan oltre il limite. Una gratificazione<br />

potente gli strappò dalla gola un ruggito di soddisfazione, prima che<br />

crollasse sulla sedia, portando anche lei con sé. Erano entrambi<br />

esausti.<br />

Quando riuscì a riprendere fiato, Tristan le scostò i capelli lucenti e


le sussurrò all'orecchio. «Be', mio piccolo drago, direi che ti è<br />

piaciuto.»


22<br />

Dopo che avrai adorato il corpo della tua padrona,<br />

ricomincia subito da capo<br />

Le ombre della sera filtravano attraverso le tende di velluto,<br />

nebulose ed erotiche. La tempesta era finita, ma la sua umida essenza<br />

avvolgeva ancora la stanza. Un'ora prima Tristan aveva preso in<br />

braccio Julia, l'aveva portata a letto e poi aveva ravvivato il fuoco,<br />

che ora fiammeggiava tra scricchiolii e scintille.<br />

Proteggerò ciò che è mio, pensò con foga.<br />

Sarebbe ricorso a qualsiasi mezzo per impedire a Zirra, o a ogni<br />

altra donna, di rubare lo scrigno. E non avrebbe permesso che Julia<br />

restasse ferita da quei tentativi. Sarebbe arrivata prima la morte. La<br />

loro.<br />

Proteggerò ciò che è mio, pensò di nuovo. La sacerdotessa aveva<br />

già dimostrato di non essere in grado di richiamarlo indietro per<br />

sempre. I suoi poteri non erano abbastanza forti da causare un vero<br />

danno, anche se avevano devastato quella casa. Eppure...<br />

Si rese conto che i muscoli erano tesi e pronti alla battaglia e fece<br />

uno sforzo per rilassarli. Si girò su un fianco e attirò contro di sé il<br />

corpo caldo e addormentato di Julia. Aspirò il suo profumo<br />

meraviglioso e chiuse gli occhi in segno di resa. Le labbra<br />

accennarono un sorrisetto: aveva tenuto occupato per ore il suo<br />

piccolo drago, introducendolo alle molteplici forme dell'amore.<br />

Avevano provato tante posizioni: accanto a lui, a cavalcioni, in<br />

piedi. Non aveva mai gustato tanto il sesso.<br />

Con le altre guan ren aveva raggiunto il piacere, senza mai saziarsi,<br />

come se mancasse sempre qualcosa. Con lei aveva raggiunto le vette<br />

della felicità, perché lo faceva sentire libero.<br />

Si considerava ancora indegna? Tristan aveva dato piacere a<br />

innumerevoli donne, ma fino a quel momento non ne aveva mai<br />

incontrata una dotata di una sensualità così potente. Nessuna gli<br />

aveva mai risposto in modo così completo, lasciandosi alle spalle


ogni inibizione. Prima di incontrare Julia, il sesso era diventato un<br />

gioco monotono che lo aveva stancato. Con lei trovava una<br />

soddisfazione totale.<br />

Lui era indegno di Julia.<br />

Annoiato com'era dai piaceri della carne, era riuscito finalmente a<br />

provare un'esperienza più reale e fresca della sua prima volta, tanti<br />

secoli prima. Seguì con la punta delle dita il contorno del suo fianco,<br />

poi scivolò verso il sedere. L'idea di essere il suo primo, unico<br />

amante lo colmava di un orgoglio possessivo che non riusciva a<br />

spiegarsi.<br />

Non doveva amarla, però. Non poteva permettere che<br />

l'incantesimo venisse infranto, perché così sarebbe dovuto tornare su<br />

Imperia da solo. Si rifiutava di perdere la donna che teneva tra le<br />

braccia. Gli sfuggì una risatina sardonica: per ironia della sorte,<br />

preferiva rimanere uno schiavo per l'eternità, pur di restare ancora<br />

con lei.<br />

«Mia» mormorò, stringendola più forte.<br />

Il campanello suonò acuto come l'urlo di uno spirito maligno e<br />

Julia socchiuse gli occhi, lanciando un'occhiata alla sveglia: dodici e<br />

mezza. Era ora di pranzo, ma era troppo sazia per mangiare e anche<br />

per muoversi. Il campanello suonò ancora e lei stirò gli arti contratti.<br />

Era tutta indolenzita, constatò con una smorfia. Poi trasse un respiro<br />

e lisciò i capelli intorno alle guance.<br />

Tristan si mosse accanto a lei, attirando subito la sua attenzione.<br />

Un dolce sorriso le ammorbidì le labbra: i riccioli neri e arruffati gli<br />

incorniciavano il viso, le ciglia gettavano ombre sulle guance e le<br />

lenzuola di seta rosa gli coprivano la metà inferiore del corpo color<br />

bronzo. Eppure non aveva mai avuto un aspetto tanto virile.<br />

Con un sospiro di contentezza gli baciò la mascella, sempre liscia e<br />

senza barba. Era molto più di quanto si aspettasse di trovare, eppure<br />

ormai sapeva che non si sarebbe mai accontentata di niente di<br />

meno. Per il resto della vita avrebbe paragonato a Tristan ogni<br />

uomo che conosceva, e nessuno sarebbe mai riuscito a eguagliarlo.<br />

Ho fatto l'amore con quest'uomo, pensò ammaliata, assorbendo la<br />

fragranza che le impregnava ancora la pelle. Varie volte. Avvertì un


senso di pace: pensava di averlo già provato, sotto forma di<br />

soddisfazione per la vita che conduceva e di accettazione di ciò che<br />

aveva, invece si era ingannata. Aveva cercato di convincersi che la<br />

sua esistenza andava bene così, ma ora conosceva la verità: poteva<br />

trovare una vera soddisfazione solo tra le braccia di Tristan. Con lui<br />

si sentiva viva, completa e desiderata.<br />

Zirra però poteva cercare di sottrarglielo in qualsiasi momento.<br />

Il sorriso svanì. Come poteva proteggerlo da una donna invisibile?<br />

Una donna potente, che risiedeva in un altro tempo, in un altro<br />

mondo? Non lo sapeva; poteva solo conservare lo scrigno ben<br />

nascosto e tenersi il guerriero il più vicino possibile.<br />

Il campanello suonò ancora.<br />

«Se è Peter il Deboluccio sarò costretto a ucciderlo in modo lento e<br />

doloroso» dichiarò Tristan con voce assonnata, passandosi una mano<br />

sulla mascella.<br />

«No, se lo uccido prima io» ringhiò Julia. Il seno formicolava già<br />

dal bisogno del suo tocco, mentre lei considerava tutti i modi in cui<br />

poteva tenerselo stretto. Tristan l'aveva addestrata bene; ora voleva<br />

amarlo in ogni posizione, in modo rude o tenero.<br />

Questa volta il suono del campanello venne accompagnato da un<br />

sonoro bussare.<br />

«Chiunque sia, non se ne va» osservò imbronciata.<br />

«Il mio scrigno è ancora al sicuro?»<br />

«Sì. Non l'ho spostato.»<br />

Lui si mise a sedere e gettò via il lenzuolo. «Resta qui» le ordinò,<br />

indugiando un momento con lo sguardo. «Vado a neutralizzare il<br />

nemico.» Si alzò e avanzò a grandi passi verso la porta.<br />

«Tristan» lo chiamò. Non si curava del fatto che il suo corpo nudo<br />

fosse esposto alla vista, anzi, si sentiva potente e amata.<br />

Lui si girò senza esitare, la scrutò a fondo e gli occhi color lavanda<br />

presero a sfolgorare per il desiderio. «Sì?»<br />

«Vestiti prima di aprire la porta, ok?»<br />

La sua risatina la fece sciogliere. «Per te questo e altro.» Si girò di


nuovo e uscì. Lei guardò le sue natiche sode e sentì l'acquolina in<br />

bocca.<br />

Julia si mise a sedere con un sorriso, raccolse jeans e maglietta e li<br />

indossò in fretta. Sono una donna soddisfatta. Avrebbe voluto<br />

mettersi a gridare e cantare dalla gioia. Una volta vestita si avvicinò<br />

alla porta d'ingresso a piedi nudi. Prima di arrivarci sentì un suono di<br />

voci maschili e femminili.<br />

Tristan indossava solo un paio di pantaloni da tuta grigi, ma<br />

almeno la sua parte più importante era coperta. Teneva le mani<br />

dietro la schiena e le gambe divaricate, in una tipica posizione da<br />

battaglia.<br />

«Fammi entrare» insistette la donna.<br />

«No» ringhiò lui. Il tono era così tagliente che avrebbe potuto<br />

infrangere un vetro.<br />

Julia riconobbe la voce e alzò gli occhi al cielo. «Faithie, c'è<br />

qualcosa che non va?» chiese, avvicinandosi.<br />

«Sì» rispose la sorella. «Questo barbaro non vuole farmi entrare.»<br />

Tristan rivolse a Julia uno sguardo imbarazzato. «Non ho ancora<br />

finito con te, piccolo drago, e non desidero un pubblico.»<br />

Lei alzò di nuovo gli occhi al cielo – anche se in realtà avrebbe<br />

voluto gettarsi tra le sue braccia – e lo aggirò per prendere la mano<br />

della sorella. «Vieni dentro. Preparo un caffè.»<br />

Si diressero in cucina e Tristan le seguì di malumore. Nel giro di<br />

pochi minuti un delizioso aroma di caffè e cannella fluttuava<br />

nell'aria.<br />

«Cos'è successo alla tua casa?» chiese Faith. «I muri sono pieni di<br />

buchi.»<br />

«Ho deciso di rinnovarla» rispose Julia senza aggiungere altro.<br />

Prese uno sgabello e lanciò un'occhiata a Tristan che, seduto al<br />

tavolo con le braccia conserte sul petto, la fissava con ardore. Si girò<br />

e notò che la sorella li guardava divertita.<br />

«Cosa c'è?» le chiese.<br />

«Bel succhiotto.»


«Oh-oh» mormorò Julia toccandosi il collo. «Grazie» aggiunse con<br />

aria sussiegosa. «Ne sono molto fiera.»<br />

Il sorriso di Faith ora andava da un orecchio all'altro. «Sei<br />

splendente» osservò con una scintilla maliziosa negli occhi turchesi.<br />

«Allora, cosa avete fatto? A parte rinnovare la casa.»<br />

«Quello che pensi» rispose Tristan.<br />

Julia lanciò un'occhiataccia al suo petto nudo e abbronzato. Tutti<br />

quei muscoli e quella splendida pelle erano riservati solo ai suoi<br />

occhi. La presenza di quattro graffi sotto ogni capezzolo e un<br />

succhiotto accanto all'ombelico non migliorava certo la situazione.<br />

«Non hai freddo così a torso nudo?»<br />

«No.» Lui si stirò languido, portando le braccia sopra la testa. «Anzi,<br />

all'improvviso ho caldo.»<br />

Anch'io, avrebbe voluto aggiungere lei.<br />

«Il Signore mi salvi da due adulti arrapati» borbottò Faith con una<br />

nota di tristezza nella voce.<br />

Julia aveva difficoltà a distogliere l'attenzione dall'amante. Era<br />

proprio un caso grave. Si girò verso la sorella con rimpianto e un<br />

notevole sforzo. «Non ti ho chiesto perché sei venuta.»<br />

Faith sistemò lunghe ciocche scure dietro le orecchie. «Volevo<br />

sapere com'era andato a finire l'appuntamento, ma direi che non c'è<br />

bisogno di molte spiegazioni.»<br />

Ehi, a proposito! «Hai finito il lavoro in laboratorio?»<br />

«Ma certo.» Si studiò le pellicine e si esibì in uno sbadiglio. «Poche<br />

ore fa. Sono stata alzata tutta la notte.»<br />

«Se proprio vuoi rimanere, il minimo che puoi fare è preparare<br />

qualcosa da mangiare» intervenne Tristan con un sospiro.<br />

«Non se ne parla proprio.»<br />

«Cucino io.» Julia riempì tre tazze di caffè bollente, ne passò una<br />

alla sorella, una a Tristan e tenne l'ultima per sé. Chiuse gli occhi,<br />

prese un sorso, trovò la temperatura perfetta e bevve il resto. «È ora<br />

di pranzo, lo so, ma ho voglia di colazione.»<br />

«Ottima idea» commentarono all'unisono Faith e Tristan.


«Ci sono uova e pancetta, ma niente salsicce» li informò dopo aver<br />

frugato nel frigorifero.<br />

«Va benissimo» dichiarò Faith. «Sto morendo di fame.»<br />

«Anch'io.»<br />

Nessuno dei due si offrì di aiutarla, ma forse era meglio così: sua<br />

sorella era un vero disastro in cucina e se il cibo preparato da Tristan<br />

era come il suo caffè... La sola idea la faceva rabbrividire.<br />

Mise a friggere la pancetta canticchiando, sbatté le uova e fece<br />

tostare diverse fette di pane, per poi spalmarle di marmellata.<br />

«Mmh, ma che profumino!» tubò Faith occhieggiando la montagna<br />

di cibo. Il suo stomaco brontolò per la fame.<br />

«Tra poco arriva il tuo.» Julia tese a Tristan il suo piatto. «Se non lo<br />

servo per primo, potrebbe mangiarmi.» Appena ebbe pronunciato<br />

quelle parole deglutì imbarazzata. «Ehm, volevo dire...»<br />

«Non c'è bisogno di correggerti» replicò lui con voce roca. Le loro<br />

dita si sfiorarono e per un momento silenzioso rimasero a fissarsi,<br />

con il piatto sospeso a mezz'aria.<br />

Quando era vicino a lei riusciva a pensare solo a portarla a letto,<br />

pensò Tristan. Pur avendo già amato il suo corpo diverse volte,<br />

aveva voglia di strapparle i vestiti di dosso e mettere a nudo le sue<br />

curve rosee.<br />

«Più tardi» sussurrò lei, come se avesse percepito i suoi pensieri.<br />

«No, adesso.» Mentre masticava i loro sguardi s'incrociarono:<br />

entrambi sapevano cosa stava pensando l'altro. Tristan le strizzò<br />

l'occhio, sensuale. «Avevi ragione, voglio mangiarti. Credo che<br />

queste abbiano un sapore molto migliore sparse su di te.»<br />

Il cuore prese a batterle come un tamburo. Era diventata davvero<br />

una donna sfacciata. «Mi dispiace, Faithie, ma devo chiederti di<br />

andartene» disse Julia, senza nemmeno guardarla in faccia.<br />

Varie meravigliose ore dopo, Julia era rannicchiata contro il fianco<br />

di Tristan e la loro pelle era appiccicosa di marmellata di fragole.<br />

«Non potrò mai più guardare nello stesso modo il cibo della


colazione» mormorò lei con un risolino soddisfatto.<br />

«Neanch'io» concordò lui. Ogni momento passato con quella<br />

donna gli offriva una nuova esperienza. «Ogni pasto ormai verrà<br />

paragonato alle nostre abbuffate di carnalità.»<br />

«Dovremmo fare la doccia. Siamo pieni di marmellata.» Passò le<br />

dita sull'ombelico.<br />

«Prima...» Con improvvisa serietà, Tristan la distese sulla schiena e<br />

la imprigionò sotto di sé, tenendole le mani sopra la testa. «... voglio<br />

farti una domanda.»<br />

Quella nuova posizione portò la crescente erezione nel suo punto<br />

preferito. A giudicare dalla luce ardente negli occhi, Julia non era<br />

meno eccitata di lui.<br />

«Chiedimi pure quello che vuoi.»<br />

«Cosa provi per me?»<br />

Lei si raffreddò e distolse lo sguardo, rigida. «Tengo molto a te»<br />

rispose infine, esitante e cauta. «Lo sai.»<br />

«Sì, lo so.» Ma lui voleva di più: non poteva darle una<br />

dichiarazione d'amore, ma voleva sentirne una da lei. Forse era<br />

egoista da parte sua, però non esercitava alcun controllo su quel<br />

bisogno. Le leccò la clavicola. «Anch'io tengo a te.»<br />

«Io... grazie.»<br />

«Mi ami?»<br />

«E tu mi ami?»<br />

Tristan avrebbe voluto rispondere, poi decise di mostrarle ciò che<br />

provava con il corpo. Le dita si mossero tra le sue gambe e<br />

accarezzarono i riccioli umidi. «Per me sei la perfezione» dichiarò.<br />

«Anche tu» sussurrò lei.<br />

La baciò dappertutto e Julia si dimenò e gridò. Quando finalmente<br />

la penetrò gemettero entrambi. Tristan si prese tutto il tempo per<br />

amarla e si concesse la liberazione tanto attesa soltanto dopo averla<br />

portata due volte al culmine del piacere. Quando smise di tremare,<br />

ricadde sulla schiena e fissò il soffitto, tenendola vicina.<br />

«Io... voglio ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me» disse.


Una luce tenera negli occhi, Julia gli accarezzò una guancia. «Ci<br />

siamo aiutati a vicenda, Tristan.»<br />

«Sì, ma non credo che tu capisca quello che mi hai dato: un pezzo<br />

della mia anima. Il mio orgoglio. Il mio onore.»<br />

«E tu mi hai donato sicurezza e avventura. Hai messo sottosopra la<br />

mia vita noiosa e ci hai aggiunto la vitalità.»<br />

«Però non possiamo pensare al matrimonio e ai figli» le ricordò.<br />

«No.» Una nota di tristezza. «Avere te comunque è più che<br />

sufficiente.»<br />

Quelle parole gli penetrarono diritte nell'anima. Tristan catturò le<br />

sue labbra in un dolce bacio. «Una volta, da ragazzino, sognavo<br />

queste cose: una moglie che mi teneva tra le braccia la notte, mentre<br />

diventava sempre più grossa aspettando nostro figlio. Un maschio<br />

che avrebbe imparato da me le arti della guerra e una femmina<br />

sempre pronta a sorridermi, che mi permetteva di scacciare il dolore<br />

con i baci.»<br />

«Anch'io volevo le stesse cose» confessò lei. «Una famiglia, un posto<br />

a cui appartenere.»<br />

«Vorrei tanto dartele, piccolo drago.»<br />

Lei chiuse gli occhi davanti alla gioia e al dolore di<br />

quell'ammissione. Quelle emozioni combinate la ferivano più di un<br />

coltello tagliente e nello stesso tempo attenuavano il bruciore. «E io<br />

vorrei darle a te» mormorò.<br />

«Siamo proprio una bella coppia...» fu il triste commento.<br />

Meglio cambiare argomento, decise Julia, prima di scoppiare a<br />

piangere. «Parlami delle donne del tuo pianeta. Come sono?»<br />

Lui si strofinò contro il suo collo. «E se mi rifiutassi di rispondere?»<br />

«Ti darei un colpo di karatè che non dimenticheresti mai» lo<br />

minacciò.<br />

«Allora te lo dirò...» Si tirò indietro e Julia gemette per la<br />

delusione. «... dopo che mi avrai dato una dimostrazione di questo<br />

karatè. Ormai sono curioso.»<br />

«Va bene.» Saltò giù dal letto e si chinò a prendere i vestiti, ma lui


la fermò.<br />

«Ah-ah. Sono sicuro che la dimostrazione verrà meglio senza abiti a<br />

impacciarti.»<br />

«Ah, sì?»<br />

Lui si puntellò sui cuscini e la guardò malizioso. «Sì. Sul mio onore.»<br />

«Allora, visto che c'è in ballo il tuo onore...» Raccolse tutto il<br />

coraggio e si mise davanti al letto, sotto il suo sguardo fisso, come se<br />

non si curasse del fatto che era... be', un po' tonda.<br />

Sono bella, si disse, ricordando il mantra che Tristan le aveva<br />

insegnato. Perfino nuda e coperta di marmellata di fragole. Magari<br />

nel suo pianeta le donne troppo magre venivano considerate<br />

denutrite e patetiche. Il solo pensiero le strappò una risatina.<br />

«Sei pronto?» gli chiese.<br />

«Sono pronto da quando ti sono apparso per la prima volta.»<br />

Incrociò le mani sopra la testa. «Puoi cominciare.»<br />

Signore, aiutami. Prima di perdere il coraggio Julia eseguì varie<br />

mosse che aveva visto alla televisione e finse perfino di tagliare in<br />

due un blocco di legno.<br />

Lui non rise. «Vieni qui» ringhiò quando lei ebbe finito.<br />

Julia obbedì.<br />

Più tardi si rannicchiò di nuovo contro il suo fianco. «E ora credo<br />

di essermi guadagnata una bella descrizione delle donne del tuo<br />

pianeta.»<br />

La sua risata profonda riempì la stanza, ma il divertimento svanì<br />

presto e una profonda tristezza lo invase. Tristan rimpiangeva ciò<br />

che aveva perso, o tutto quello che non avrebbe mai avuto.<br />

«Spiegami cosa vuoi sapere esattamente, così non ti annoierò con<br />

troppi dettagli.»<br />

«Tutte le donne sono belle come Zirra?»<br />

«Zirra non è bella. È brutta e malvagia. E comunque la maggior<br />

parte delle donne non le assomiglia. Sono diverse per forma, taglia,<br />

colore e temperamento.»<br />

«E cosa mi dici di Imperia? Mi hai parlato della magia che si trova


nel tuo mondo, non del modo in cui vi governate.»<br />

«Un grande signore regna sui mortali e un sommo sacerdote sui<br />

Druinn. La loro autorità è suprema e indiscutibile. Poi ci sono un<br />

corpo scelto di guerrieri, i soldati e i servi. Io ero felice di servire il<br />

grande signore, perché era un uomo saggio e giusto.»<br />

«Dunque eri un soldato?»<br />

«Ero un membro del corpo scelto.»<br />

«E hai combattuto molte battaglie?»<br />

«Sì. Vedi, un tempo i mortali e i Druinn erano sempre in guerra tra<br />

loro. Poi i due governanti sono arrivati a un accordo di pace: i<br />

mortali hanno giurato di non distruggere la fonte dei poteri dei<br />

Druinn, il cristallo Kyi-en-Tra, e i Druinn di non usare mai la magia<br />

contro di loro. Molti però erano contrari a questa alleanza: ognuno<br />

voleva che la sua razza dominasse l'altra. Quando me ne sono<br />

andato si stava preparando una ribellione.»<br />

«Chissà se si è mai scatenata e, in questo caso, chi ha vinto» osservò<br />

Julia.<br />

«I Druinn sono dotati di grandi poteri magici, ma i mortali sono<br />

molto più numerosi. Insieme avrebbero potuto esercitare un<br />

dominio assoluto, ma non riuscivano a schiacciare la resistenza.»<br />

«I ribelli avevano a disposizione qualche arma magica?»<br />

«No, però erano molto determinati. Inoltre Imperia stava<br />

perdendo la sua vitalità: l'incessante guerra tra le razze causava il<br />

declino delle città e l'indebolimento e la morte di molta gente.»<br />

Tristan la spostò, in modo che fosse più comoda tra le sue braccia. «E<br />

questo rafforzava i ribelli.»<br />

«Mi dispiace.»<br />

Lui le strinse un fianco. «Prima che venissi maledetto, il grande<br />

signore mi aveva convocato per combattere i ribelli Druinn.»<br />

«Dunque quando stavi con Zirra eri in combutta con il nemico.»<br />

«All'epoca non eravamo nemici: i nostri re si erano appena alleati.<br />

Inoltre ho sempre considerato una donna una semplice donna e<br />

niente di più.»


«Ossia un essere incapace di farti del male o soggiogarti» tradusse<br />

Julia.<br />

Tristan annuì.<br />

«Vorresti sapere cos'è successo a Imperia dopo che te ne sei<br />

andato?»<br />

«Sì. Imperia è ancora casa mia.»<br />

Cadde il silenzio.<br />

Julia attese che lui raccogliesse i pensieri, poi riprese a parlare. «Un<br />

giorno forse avrai la possibilità di tornare indietro, senza l'aiuto di<br />

Zirra, e finire quello che il tuo re ti aveva chiesto di fare.»<br />

«No» fu la replica concisa.<br />

«Forse possiamo trovare un modo» insistette lei. Voleva visitare<br />

Imperia alle sue condizioni, camminare nell'erba bianca e sentire il<br />

profumo della brezza. Voleva vedere Tristan nel suo ambiente<br />

naturale e permettergli di portare a termine il proposito della sua<br />

vita. «Magari, se trovassimo un modo, potrei venire con te.»<br />

«No.» Scosse la testa, cupo e teso. «La mia maledizione mi<br />

impedisce di tornare indietro, Julia. E ora basta, non voglio più<br />

parlarne.»<br />

«Se la maledizione venisse infranta, potresti tornare?» tornò alla<br />

carica lei.<br />

«Sì» rispose riluttante, dopo una lunga esitazione.<br />

«Tristan...»<br />

«Ho detto basta.»<br />

Perché sceglieva di rimanere lontano dalla sua casa? Aveva forse<br />

paura di Zirra? Julia soffocò un sospiro: se si fosse concesso di amare<br />

e le avesse aperto il cuore, forse la maledizione si sarebbe infranta e<br />

lui non avrebbe più dovuto avere a che fare con la sacerdotessa.<br />

Sarebbe stato così facile... Amami, lo implorò tra sé. Nel suo ostinato<br />

rifiuto delle faccende di cuore, Tristan rinunciava a una vita che<br />

adorava.<br />

«Sei pronto a fare la doccia?» chiese, non sapendo più cosa dire.<br />

«Sono pronto a farla con te.»


23<br />

Non possiedi niente, neanche la tua felicità<br />

Più tardi si ritrovarono in cortile. Una brezza fresca li accarezzava e<br />

tenui raggi di luce cercavano di illuminare la sera. Lo scrigno di<br />

Tristan era al sicuro e questo dava loro un senso di sollievo e<br />

distensione. Risero, giocarono a prendersi e si rotolarono su una<br />

piccola altura rossa e umida. La tempesta aveva reso il terreno<br />

morbido e bagnato, così che si ritrovarono ben presto striati di fango<br />

e intrisi di pioggia.<br />

Tristan si impegnò a togliere dai capelli di Julia il fango e i rametti,<br />

mentre lei faticava a trattenere una risata. A ogni suo sorriso, anche<br />

le labbra di lui si incurvavano: non ricordava un momento della sua<br />

vita in cui si fosse sentito così felice e spensierato. Erano gai e<br />

vibranti di vita come bambini.<br />

Quando il corpo cominciò a dolere per tutta quell'attività, si<br />

distesero su una comoda sdraio, come la chiamava Julia, abbracciati<br />

stretti per combattere il freddo. Tristan le raccontò della madre e dei<br />

guai in cui lui si cacciava sempre da bambino, e lei condivise i suoi<br />

ricordi preferiti con la sorella.<br />

«Una volta, prima che i nostri genitori si separassero, ho trovato il<br />

diario di Faith, l'ho copiato e ho sparso le pagine per tutta la casa.<br />

Ancora adesso non sono sicura che mi abbia perdonata.»<br />

«Sei stata proprio crudele» la stuzzicò.<br />

«Dovevo vendicarmi» si giustificò. «La notte prima Faith si era<br />

intrufolata in camera mia e mi aveva tagliato i capelli.»<br />

Tristan affondò le dita nella massa morbida e le spostò il viso in<br />

modo da incontrare il suo sguardo fiammeggiante. «Meritava una<br />

punizione, allora. Hai fatto bene.»<br />

Poi le catturò le labbra in un bacio avido, che gli colmò l'anima e<br />

sciolse le ossa.


Quando si presentò di nuovo davanti a Zirra, Romulis teneva in<br />

mano un frammento del cristallo Kyi-en-Tra, la fonte di tutto il loro<br />

potere. Mentre la fissava arrabbiato, compiaciuti segreti danzavano<br />

nelle dorate profondità dei suoi occhi.<br />

«Credi che Tristan sia l'unico uomo in grado di soddisfare i tuoi<br />

desideri?» ringhiò.<br />

«Sì» rispose lei, soffocando il dubbio che per un attimo le era<br />

affiorato nella mente. «Sì, lo credo» ripeté con forza, più a proprio<br />

beneficio che per lui.<br />

Romulis batté le palpebre. «Anche se ti dimostrassi al di là di ogni<br />

dubbio che desidera un'altra?»<br />

Il solo pensiero le provocava una dolorosa contrazione allo<br />

stomaco. D'altra parte doveva sapere. «Cosa hai scoperto?»<br />

«Guarda.»<br />

Sollevò il prisma, borbottò alcune parole e molteplici raggi colorati<br />

esplosero verso il soffitto: erano rossi, rosa, blu e verdi, così<br />

splendenti da risultare quasi accecanti. Vorticarono e si mescolarono<br />

e quando svanirono Zirra scorse l'immagine di Tristan che si librava<br />

nell'aria.<br />

Lo guardò mentre giocava e rideva con la sua guan ren, mentre la<br />

fissava con affetto e la baciava con avido ardore.<br />

Un'ondata di rabbia e paura la travolse, provocando una<br />

disperazione intensa. Avrebbe voluto gridargli che le apparteneva.<br />

«Ho lanciato un incantesimo per distruggere quella donna» inveì a<br />

denti stretti. «Perché è ancora viva?»<br />

«La tua magia era troppo debole per farle davvero del male.»<br />

«La tua no, eppure hai contribuito all'incantesimo.»<br />

Romulis scosse la testa. «No. Ti ho solo aiutata, senza usare i miei<br />

poteri.»<br />

Zirra si sentì invadere da un odio intenso, non sapeva se verso di<br />

lui o verso la donna. «Uccidila per me, Romulis. Uccidila.»<br />

Lui la fissò a lungo, una furia letale nello sguardo. «È così che<br />

reagisci? Non vedi che quei due sono innamorati?»


«No che non lo sono, stupido» sbottò lei. «Altrimenti l'incantesimo<br />

si spezzerebbe.»<br />

«Perché non riesci a dimenticarlo?»<br />

Lei affondò le unghie nel palmo. «Lo dimenticherò solo quando<br />

sarò morta. Non un minuto prima.»<br />

«Forse si può organizzare» dichiarò lui con calma ingannevole. Poi<br />

se ne andò.<br />

Zirra passò le ore successive a chiedersi angosciata come poteva<br />

riprendersi Tristan. Voleva lo scrigno e per quello doveva prima<br />

distruggere la sua nuova guan ren. Ma come poteva realizzare una<br />

simile impresa, quando la sua magia non era sufficiente e Romulis<br />

continuava a rifiutarle il suo aiuto?<br />

Tutto dipendeva da lui: non avrebbe potuto negarglielo ancora a<br />

lungo. Aveva giurato e dunque doveva aiutarla.<br />

Scura in volto, Zirra percorse i corridoi vuoti e silenziosi nell'aria<br />

che sapeva di mare. Il pavimento di marmo nero formava un netto<br />

contrasto con le slanciate colonne di alabastro che si levavano fino<br />

all'alto soffitto.<br />

Non degnò della minima attenzione le gemme lamori e loro la<br />

ignorarono, avvolgendola nell'oscurità. Tanto non aveva bisogno di<br />

luce: conosceva la strada. Sapeva che gli abitanti del palazzo<br />

dormivano tranquilli nei loro letti: a causa della magia, davano per<br />

scontato che nessuno fosse tanto coraggioso da aggirarsi per i saloni<br />

e i corridoi, un'imprudenza che un giorno avrebbe potuto portarli<br />

alla rovina.<br />

Alla fine raggiunse gli alloggi privati di Romulis. Non si preoccupò<br />

di annunciare la sua presenza, oltrepassò i veli trasparenti ed entrò.<br />

Si fermò di colpo, gli occhi sgranati e il fiato mozzo davanti<br />

all'immagine che le si parava davanti.<br />

Romulis era disteso in una grande vasca, il capo appoggiato al<br />

bordo e i capelli scuri che scendevano arruffati sulle spalle. Com'era<br />

bello e virile!<br />

Quando la vide si alzò senza il minimo pudore e Zirra lo squadrò


dalla testa ai piedi, indugiando sui muscoli dorati e l'erezione sempre<br />

più evidente. Rivoli d'acqua scendevano lungo l'addome, si<br />

addensavano nell'ombelico e si perdevano nei riccioli scuri che<br />

circondavano il membro. Profumava di elsment, un potente<br />

afrodisiaco, e lei cercò di trattenere il respiro per opporsi al suo<br />

richiamo.<br />

«Cosa fai qui?» le chiese con una calma smentita dallo sguardo<br />

luminoso. Uscì dalla vasca di opale e si diresse verso il letto e la veste<br />

drappeggiata su di esso.<br />

Prima che riuscisse a raggiungerla, Zirra coprì la distanza tra di loro<br />

e lo prese per le spalle, facendolo girare. Senza una parola, lo spinse<br />

all'indietro e le sue ginocchia urtarono il bordo del letto.<br />

Romulis la lasciò fare: possedeva la forza fisica per fermarla, invece<br />

le permise di spingerlo nudo sulle pellicce morbide e nere.<br />

All'improvviso Zirra si sentì le gambe pesanti; avrebbe voluto<br />

abbandonarsi su di lui, ma lottò contro quell'impulso e lo squadrò<br />

torva. «Hai promesso di aiutarmi. Esigo che tu lo faccia» gli intimò in<br />

tono autoritario. «Subito.»<br />

Il principe non si lasciò intimidire. «Il mio giuramento non aveva<br />

un limite di tempo» le ricordò. «Ti aiuterò quando lo deciderò io,<br />

non un attimo prima.»<br />

Lei si lasciò sfuggire un grido stridulo e furente. «Oh, sei peggio di<br />

tuo padre, sempre pronto a contrastarmi.»<br />

«Perché tutto deve sempre ruotare intorno a te?» Incrociò le braccia<br />

dietro alla testa. La sua espressione era rilassata, quasi impassibile.<br />

«Potrei riscuotere ora il mio debito e chiederti di dimenticare Tristan<br />

e darmi piacere.»<br />

«Non hai un briciolo d'orgoglio? Come puoi accogliere il mio<br />

tocco, sapendo che immagino di stare con un altro uomo?»<br />

Le narici di Romulis fremettero e le labbra si tesero sui denti<br />

bianchi. «Vattene. Subito» le ingiunse. «Sei ancora più stupida di me.<br />

Sono stufo di averti intorno.»<br />

Zirra uscì dalla stanza a grandi passi furenti. Quella notte non<br />

sarebbe riuscita a raggiungere Tristan, era chiaro, ma avrebbe


trovato comunque il modo di ricordargli chi era la sua padrona.


24<br />

Non chiedere mai niente alla tua padrona<br />

Lunedì Julia aprì il negozio con un'ora e mezza di ritardo. Non era<br />

poi così male, considerato che aveva dimenticato del tutto il suo<br />

lavoro. Colpa di Tristan: quell'uomo le consumava la mente, il corpo<br />

e il cuore, sia a letto che fuori.<br />

Forse parte di quell'ossessione derivava dal fatto che l'aveva quasi<br />

perso. Zirra lo voleva al punto da scagliarlo tra le galassie e il tempo<br />

e da distruggere la casa e i beni della sua guan ren.<br />

Lui doveva condividere tali preoccupazioni visto che le restava<br />

sempre accanto e non perdeva d'occhio la cassaforte del negozio,<br />

dove Julia aveva riposto lo scrigno. Non avevano rischiato di uscire<br />

di casa senza quell'oggetto.<br />

Tristan era vigile e teso, come se si aspettasse che un alieno<br />

mostruoso atterrasse nel negozio per attaccarlo. In effetti era proprio<br />

così che Julia vedeva Zirra: un alieno mostruoso, che si credeva<br />

onnipotente e aveva bisogno che qualcuno le desse una lezioncina.<br />

Forse poteva farlo lei, pensò. L'idea le suscitò un sorriso e a quel<br />

punto ricordò tutti gli altri motivi per sorridere. Prima di tutto,<br />

aveva un amante! Lei, Julia Anderson, aveva fatto sesso, aveva<br />

avuto innumerevoli orgasmi e ne aveva procurati altrettanti al suo<br />

amante.<br />

Si avvicinò alla cassa, sollevò il cestino con i dolci e ne scelse vari,<br />

tutti al cioccolato: dopo la fantastica esibizione di quel mattino<br />

meritava un premio. Il gusto squisito del primo le ricordò Tristan.<br />

Chiuse gli occhi in segno di resa e divorò un secondo dolce e poi un<br />

terzo.<br />

Poco dopo sentì che lui la raggiungeva.<br />

«Smettila di gemere a ogni boccone» le intimò, il respiro caldo che<br />

le sfiorava l'orecchio.<br />

Lei sobbalzò; per fortuna erano soli nel negozio. «Oppure?» lo


provocò. Si girò a guardarlo con aria di sfida, lottando allo stesso<br />

tempo con un'ondata di sensazioni ardenti tra le gambe. «Cosa farai<br />

se non la smetto? Mi picchierai?»<br />

Il suo calore la trapassava, scatenando dappertutto fremiti deliziati.<br />

«Sì» rispose. «Te le darò di santa ragione.»<br />

Il modo in cui pronunciò quelle parole le fece immaginare fruste,<br />

catene e tutto quello di cui Tristan poteva avere bisogno per punirla.<br />

Da dove era uscita quella donna sensuale e sfacciata?, si chiese<br />

stupita di se stessa. La scialba, goffa Julia Anderson era diventata una<br />

vera provocatrice.<br />

Tristan era così bello: emanava una sensualità ardente, vibrava di<br />

vita e di un intento carnale.<br />

«Prometti di farmi male?» gli domandò con la voce roca.<br />

Lui le prese una ciocca tra le dita e la scostò dalla guancia. «Cosa ne<br />

è stato della timida donzella che cercava di difendere il suo onore a<br />

colpi di karatè?»<br />

«Ha preso lezioni da un mago della seduzione.» Scoppiò in una<br />

risatina di gola e gli passò le mani sul petto. «Peccato che le lezioni<br />

siano finite.»<br />

«Come osi dire una cosa simile?» scattò il guerriero con finta ira. «Le<br />

lezioni non sono affatto finite: c'è ancora tanto da insegnarti.»<br />

«Davvero?» Julia si mordicchiò il labbro inferiore, un gesto che lui<br />

amava, ormai lo sapeva. Stuzzicò la cintura dei jeans, poi spostò le<br />

mani più in basso. «Che altro devi insegnarmi?»<br />

Lui si lasciò sfuggire un respiro sibilante. «C'è un prezzo da pagare,<br />

quando stuzzichi il tuo uomo. Più tardi» le promise. «Sei mia.»<br />

Oh, sì, era sua. E lui le apparteneva.<br />

«Se non cambiamo argomento, non mi ritengo più responsabile<br />

delle mie azioni» l'avvertì Tristan.<br />

Julia dovette ricorrere a tutta la sua forza per staccarsi da lui: il<br />

negozio non era un luogo adatto alla seduzione, almeno non<br />

durante l'orario di apertura. Lanciò un'occhiata all'orologio con un<br />

sospiro. «Oggi il figlio del padrone dovrebbe sistemare le tubature,


ma come al solito è in ritardo. Visto che le tue conoscenze sono così<br />

avanzate, ti dispiacerebbe dare un'occhiata?»<br />

«Non mi dispiace.» Tristan si leccò le labbra con aria allusiva. «Se tu<br />

mi pagherai per il servizio.»<br />

Eccitata, lei scosse i capelli e cercò di assumere un'aria noncurante.<br />

«Che tipo di pagamento hai in mente?» indagò.<br />

«Un tipo dissoluto, naturalmente.»<br />

Lei ce la mise tutta per apparire riluttante. «Va bene» acconsentì<br />

infine, sperando che il tono non tradisse la sua smania. «Ma solo<br />

perché ho un disperato bisogno che le tubature vengano sistemate.»<br />

«Ricevere il tuo pagamento sarà un vero piacere.»<br />

E lo stesso valeva per lei, Julia ne era sicura. «Tanto per curiosità...<br />

hai mai fatto l'idraulico?»<br />

«No, ma le mie conoscenze sono...»<br />

«Sufficienti, certo.» Si mise le mani sui fianchi e lo squadrò decisa.<br />

«Comunque vorrei vedere come te la cavi.»<br />

«Allora mettiamoci al lavoro.» Tristan si sfilò la maglietta dalla<br />

testa, scoprendo il torace muscoloso e abbronzato.<br />

Julia sentì l'acquolina in bocca: conosceva il sapore di quella pelle.<br />

L'aveva leccata quella mattina, concludendo che era migliore del<br />

cioccolato. Se solo Tristan non fosse stato così bello e affascinante...<br />

Poche ore prima il corpo che ora divorava con lo sguardo era<br />

premuto contro il suo e le faceva cose meravigliose.<br />

Bastava che quell'uomo si togliesse un solo indumento e lei<br />

smaniava già di desiderio. Anzi, bastava che la guardasse e si sentiva<br />

andare a fuoco. Lo seguì in bagno, fremente, e lo guardò lavorare;<br />

ancora una volta era ammaliata dalla sua figura virile, dalla grazia<br />

felina con cui si muoveva, anche mentre eseguiva un semplice lavoro<br />

manuale.<br />

Mezz'ora dopo si riscosse da quel languore sensuale udendo Tristan<br />

lanciare maledizioni alle tubature. Sussultò notando che si era<br />

tagliato una mano e corse allarmata al suo fianco: un fiotto di<br />

sangue sgorgava dalla ferita.


Scacciando la paura, raccolse da terra la maglietta e gliel'avvolse<br />

intorno alla ferita, ma la stoffa divenne presto rossa.<br />

«Ho bisogno di un'altra benda, questa non serve» borbottò lui.<br />

«Tieni ancora dei vestiti di ricambio nel tuo ufficio?»<br />

«Sì. Vado a...»<br />

«Non c'è tempo. Sanguino troppo. Togliti la blusa e dammela.»<br />

«Ma certo.» Sempre più preoccupata, lei lo accontentò e lo aiutò a<br />

fasciare la mano.<br />

«Ora dammi le mutandine.»<br />

Questa volta lei batté le palpebre. «Che cosa?» Era stupefatta.<br />

Lui fece una smorfia di dolore. «Dammi le mutandine» ripeté.<br />

Julia studiò il suo viso, insospettita. «Fammi vedere la mano.»<br />

«Non c'è tempo. Ho bisogno delle tue mutandine.»<br />

«Che tipo di bisogno?»<br />

«Sto soffrendo, donna. Come osi metterti a discutere?»<br />

Lei non dubitava che stesse soffrendo, ma era il tipo di dolore a<br />

provocarle una certa diffidenza, soprattutto per il lampo malizioso<br />

nei suoi occhi. Inoltre sapeva che il tanga di pizzo non avrebbe<br />

offerto una grande protezione alla sua ferita. Alla fine decise di stare<br />

al gioco e lanciò un rapido sguardo nel negozio, per accertarsi che<br />

non fosse entrato nessuno. Per fortuna erano ancora soli.<br />

Si sentiva audace e disinibita, così si tolse il piccolo indumento di<br />

pizzo rosa e glielo porse. L'aria fresca la fece rabbrividire,<br />

provocandole una deliziosa pelle d'oca.<br />

«Ecco qua» dichiarò, cercando di nascondere l'eccitazione crescente.<br />

«Sei contento adesso?»<br />

«No. Ora ho bisogno anche della tua gonna.»<br />

Decisa a non rendergli le cose troppo facili, questa volta Julia<br />

incrociò le braccia sul petto. «A che scopo?»<br />

«Vieni qui e te lo mostrerò.»<br />

«Neanche per sogno» tenne duro. «Verrai pagato solo quando le<br />

tubature saranno a posto. E per il momento non lo sono.»


«È vero, ma ho bisogno d'ispirazione.»<br />

Come poteva negargliela? Julia si avvicinò con un fremito di<br />

anticipazione e Tristan la sollevò ridacchiando e la sistemò sul bordo<br />

del lavandino.<br />

«Oh, così va meglio» sentenziò.<br />

Si tolse la maglietta dalla mano con movimenti lenti e deliberati e<br />

la gettò sul pavimento. Julia gli guardò il palmo: la ferita stava<br />

guarendo, i tessuti si ricomponevano e presto non restò alcuna<br />

traccia del taglio.<br />

«Come hai fatto?»<br />

«Un merito della maledizione.» Le tolse la gonna e lasciò cadere<br />

anche quella, poi tenne stretto il tanga. «Questo è mio.»<br />

«Ok, ma devi darmi qualcosa in cambio.»<br />

«Mmh, mi piacciono le usanze del tuo mondo. Potrei tenermi le<br />

tue mutandine e in cambio darti piacere due volte. Che ne dici?»<br />

Come se avesse avuto bisogno di pensarci! «Mi sembra un buon<br />

affare.»<br />

Tristan le passò le dita sui capezzoli attraverso la stoffa del<br />

reggiseno, facendola sussultare, la pelle ardente. «Ti voglio» dichiarò.<br />

«Sei troppo dolorante?»<br />

Sì, lo era, ma moriva lo stesso dalla voglia: si sentiva scogliere,<br />

come se le fiamme la consumassero. «Anch'io ti voglio. Scommetto<br />

che mi farai dimenticare ogni fastidio.»<br />

«Sarà la mia missione.» La tempestò di baci, inumidendo il<br />

reggiseno e creando una frizione deliziosa, poi la lingua guizzò su<br />

ogni capezzolo.<br />

«Hai chiuso a chiave la porta d'entrata?» chiese Julia all'improvviso.<br />

Tristan scosse la testa e le diede un bacio dolce e tenero. «No.»<br />

«Allora non farmi urlare, d'accordo? Devo sentire, se entra un<br />

cliente.»<br />

«Se non riesco a farti urlare, piccolo drago, non sono degno di<br />

essere il tuo amante.» Scivolò dentro di lei, che ben presto iniziò a<br />

gemere e a esortarlo a fare più in fretta.


Poco dopo urlava come una pazza.<br />

Nessuno dei due sentì tintinnare il campanello sopra la porta del<br />

negozio.


25<br />

Proteggi la tua padrona a costo della vita<br />

«Ehm, mi scusi» disse una voce maschile dal lieve accento. «Sta<br />

bene? Ho sentito gridare. Devo chiamare la polizia?»<br />

Julia lanciò un'occhiata a Tristan e ai loro corpi uniti. Non era<br />

possibile che stesse succedendo...<br />

E invece era proprio così.<br />

Aveva appena avuto un orgasmo incredibile e lo stesso valeva per<br />

lui. E ora qualcuno nel negozio voleva sapere se andava tutto bene.<br />

Si sentì avvampare: era in bagno, seminuda, con un uomo<br />

seminudo tra le cosce e l'eco delle proprie urla sfrenate le risuonava<br />

ancora nelle orecchie.<br />

Maledizione, perché non aveva chiuso a chiave la porta del<br />

negozio ed esposto il cartello Chiuso?<br />

Da quanto tempo si trovava là il cliente? Cosa aveva sentito?<br />

Abbastanza da voler chiamare la polizia, constatò sgomenta.<br />

Tristan non sembrava affatto preoccupato all'idea di avere un<br />

pubblico. Con un grande sorriso stampato in faccia, chiuse la porta<br />

del bagno con il piede e continuò a tenerle le mani premute sui<br />

fianchi.<br />

«Ehi?» chiamò ancora la voce. «Ora telefono al 911. È chiaro che<br />

questa è un'emergenza.»<br />

«No!» proruppe Julia. «Sto bene, davvero. Arrivo subito.» Si staccò<br />

da Tristan.<br />

«Ha bisogno d'aiuto?» chiese lo sconosciuto.<br />

«No. Resti dov'è.»<br />

«Lascia che ti aiuti, piccolo drago.» Lui raccolse la gonna e l'aiutò a<br />

infilarla.<br />

«Ho bisogno anche delle mutandine» sussurrò.


Lui si rabbuiò. «No. Ormai me le hai date.»<br />

«Be', le rivoglio.»<br />

«Lotterò fino alla morte per tenerle.»<br />

Julia digrignò i denti. Senza il tanga sentiva l'aria fresca sulla pelle e<br />

continuava a ricordare quello che avevano appena fatto. Come<br />

poteva affrontare un cliente in quelle condizioni?<br />

Un tempo credeva che una coppia avrebbe risolto tutti i suoi<br />

problemi, ma ora doveva ammettere che quella nuova situazione<br />

creava complicazioni al di là di ogni immaginazione.<br />

Tristan osservò le emozioni che si succedevano sul viso di Julia:<br />

imbarazzo, soddisfazione e, sì, anche eccitazione. Nonostante le<br />

proteste, si godeva ogni nuova avventura e lui ne era contento.<br />

«È sicura che non posso aiutarla?» tornò a farsi vivo l'uomo.<br />

«Sì, sono sicura.»<br />

Il buon umore di Tristan svanì all'idea che lo sconosciuto era solo<br />

nel negozio: magari proprio in quel momento stava cercando lo<br />

scrigno. Ormai sospettava di tutti: sarebbe stato facile pagare<br />

qualcuno per fare il lavoro sporco.<br />

«Aspetta qui, mentre interrogo questo nuovo arrivato» le intimò.<br />

«No, Tristan...»<br />

Lui se ne andò senza neanche lasciarla finire.<br />

Julia si abbottonò in fretta la blusa e fece una smorfia alla vista<br />

delle chiazze di sangue ormai secco al centro. Ormai era troppo tardi<br />

per rimediare: non poteva certo ricevere i clienti in reggiseno. E con<br />

Tristan pronto ad affrontare il nuovo venuto, non aveva tempo di<br />

indossare gli abiti di ricambio che teneva in magazzino.<br />

Lo chiamò di nuovo, ma lui la ignorò.<br />

Al centro del negozio Tristan vide un uomo alto, biondo e<br />

muscoloso, con abiti sbiaditi e una cassetta rossa e rettangolare che<br />

conteneva... armi per ucciderlo o aprire la cassaforte? O forse per<br />

entrambe le cose. La esaminò con attenzione, poi si guardò intorno:<br />

altre tre persone, due donne e un uomo, giravano tra gli scaffali<br />

esaminando gli oggetti esposti.


Riportò quindi l'attenzione sull'uomo robusto con la cassetta rossa<br />

e si maledisse per aver messo in pericolo Julia. Non avrebbe dovuto<br />

abbassare la guardia, ma quella donna era troppo affascinante per<br />

resisterle. Quando aveva messo in bocca il cioccolatino, la sua<br />

espressione rapita era stata la stessa che esibiva durante un orgasmo.<br />

Da quel momento in poi era riuscito a pensare solo a fare sesso con<br />

lei.<br />

«Cosa vuole?» chiese all'uomo.<br />

Prima che lui potesse rispondere, Julia si fece avanti. «Salve»<br />

cominciò, poi si fermò. «Sono... ehm, sono Julia, la proprietaria del<br />

negozio.» Tirò un respiro profondo e fece uno sforzo visibile per<br />

ricomporsi. «Posso aiutarla?»<br />

Tristan avrebbe voluto afferrarla e spingerla al sicuro dietro di sé,<br />

ma lei lo aggirò.<br />

«Sono qui per aggiustare le tubature» spiegò l'uomo.<br />

La voce era stranamente familiare, ma erano gli occhi a colpirla: di<br />

un azzurro intenso e limpido come frammenti di ghiaccio. Eppure<br />

non l'aveva mai visto in vita sua; se lo sarebbe ricordato, altrimenti.<br />

Era quasi troppo bello per essere reale, come se avesse addosso una<br />

maschera dai dettagli squisiti.<br />

«Mi stava aspettando, credo» aggiunse.<br />

«Oh, sì!» Gli rivolse un sorriso caloroso. «Lei è Morgan Schetfield,<br />

giusto?»<br />

L'uomo esitò un attimo, poi annuì. «Sì, sono Morgan Schetfield.»<br />

Tristan mantenne la posizione da guerriero. «Voglio vedere una<br />

prova della sua identità» dichiarò. Poi prese Julia per le spalle e la<br />

costrinse a spostarsi al suo fianco.<br />

Lei lo guardò accigliata. «Non è necessario.»<br />

«Sì, invece.» Lanciò uno sguardo pungente all'uomo.<br />

«Ma certo. Non c'è problema» borbottò Morgan. Poi estrasse una<br />

tessera.<br />

Tristan la prese, la esaminò da ogni angolatura e gliela porse.<br />

«Si chiama Morgan Schetfield ed è nato il 2 dicembre 1975. La carta


scade tra tre mesi» elencò lei. «Vuoi sapere qualcos'altro?»<br />

«Per ora è sufficiente» concesse Tristan. Era comunque deciso a<br />

sorvegliare quell'uomo, per accertarsi che Julia fosse davvero al<br />

sicuro.<br />

«Il problema è sul retro. Se vuole seguirmi...»<br />

Tristan si accodò e nascose a fatica un sorriso vedendola arrossire<br />

al momento di entrare in bagno. Le scarpe erano sparse sul<br />

pavimento e lei le infilò in fretta.<br />

«Qual è esattamente il problema?» chiese Morgan.<br />

Julia glielo spiegò. «Pensa di riuscire a risolverlo?»<br />

«Ne sono sicuro.» L'uomo si mise al lavoro. Chiacchierò per tutto il<br />

tempo in tono amichevole, facendole domande sulla sua vita,<br />

chiedendole se era felice e toccando argomenti personali che non lo<br />

riguardavano.<br />

Tristan era irritato da quel palese interesse per la sua donna e<br />

soprattutto dal fatto che l'uomo si stava rivelando capace di risolvere<br />

il problema che preoccupava tanto Julia, quando lui aveva fallito<br />

miseramente. Quel maledetto idraulico era diventato un eroe ai suoi<br />

occhi: come promesso, aveva aggiustato le tubature difettose e<br />

sistemato lo sciacquone.<br />

Anche una volta concluso il lavoro, Morgan continuò a sorridere,<br />

ridacchiare e parlare di persone e posti che Tristan non conosceva.<br />

La cosa non gli piaceva affatto e dovette soffocare l'impulso di<br />

sbattergli con violenza la faccia sul pavimento di piastrelle del<br />

bagno. Vediamo se sorridi ancora, con i denti ridotti in polvere.<br />

Julia aveva superato l'imbarazzo iniziale e ora pareva a suo agio,<br />

ben diversa dalla donna timida, nervosa e insicura che Tristan aveva<br />

conosciuto all'inizio. Era felice di quel cambiamento, ma non<br />

apprezzava l'idea che fosse così disinvolta con un altro uomo.<br />

Quando Morgan se ne andò, ormai Tristan ribolliva di collera.<br />

Non era geloso, ma Julia gli apparteneva e lui non intendeva<br />

permettere a nessun altro di invadergli il territorio.<br />

Julia lo rabbonì in fretta. Una volta uscito l'ultimo cliente, gli gettò<br />

le braccia al collo di slancio, lo attirò a sé e gli elencò in un sussurro


le cose audaci e sfrontate che voleva fargli. Tutte riservate soltanto a<br />

lui. Quando pronunciò l'ultima parola, un velo di sudore gli<br />

ricopriva tutto il corpo.<br />

«Andiamo a casa» mugolò con voce rotta.<br />

Julia incurvò le labbra in un sorriso lento e sensuale e assentì.


Non trascurare mai i tuoi doveri<br />

26<br />

Julia sfrecciava per l'autostrada. Erano quasi arrivati a casa, quasi a<br />

letto. Batté un colpetto sulla borsa e sospirò contenta sentendo il<br />

confortante rigonfiamento creato dallo scrigno tempestato di pietre<br />

preziose.<br />

Lanciò un'occhiata a Tristan e il suo umore rilassato svanì: aveva gli<br />

occhi chiusi, la pelle di un pallore innaturale, la fronte madida di<br />

sudore e gli angoli delle labbra bluastri.<br />

«Tristan?» lo chiamò allarmata, dividendo l'attenzione tra la strada<br />

e l'uomo seduto accanto a lei.<br />

Lui non rispose.<br />

Julia sentì contrarsi lo stomaco per la paura. Lo chiamò più forte e<br />

il suono rimbombò nella macchina. Gli posò una mano sulla coscia e<br />

la scosse. «Tristan!» ripeté.<br />

Tristan era perso in un mondo di oscurità e luce. Non riusciva a<br />

decidere quale delle due prevalesse, ma sapeva che il suo corpo<br />

bruciava, come se fosse divorato dalle fiamme. Era intrappolato in<br />

una specie di prigione e giaceva sulla terra fredda e dura.<br />

All'improvviso si ritrovò Zirra a cavalcioni: lo usava per<br />

raggiungere il piacere, ma non gli consentiva di provarlo. In fondo<br />

ne era quasi felice: per quanto desiderasse la liberazione portata<br />

dall'orgasmo, si disprezzava per averle concesso anche una minima<br />

parte di sé.<br />

No!, urlava la sua mente. Questo non è reale. Non sta succedendo.<br />

Devi lottare.<br />

«Vedi come ti controllo?» chiese lei con voce roca. «Lo vedi?»<br />

«Sì.»<br />

«So che ti piace. So che io ti piaccio. Come sarebbe possibile il


contrario?»<br />

Lui si chiuse in un silenzio ostinato e rabbioso.<br />

«Dillo» lo incalzò. «Dimmi che sei felice di essere dominato da me.»<br />

«Sono felice» mentì lui. La maledizione gli imponeva di compiacerla<br />

e quell'ammissione l'avrebbe di certo soddisfatta, sebbene lui cercasse<br />

disperatamente di trattenerla. Zirra non meritava una dichiarazione<br />

del genere, sincera o no. Meritava solo parole di odio.<br />

«Che bravo piccolo schiavo sei» lo lodò. Gli passò le unghie sul<br />

petto: non era un gesto da amante, ma da padrona rivolta a<br />

qualcuno indegno della sua tenerezza. «E ora dimmi quanto mi ami.»<br />

«Ti amo» ringhiò. Ti detesto, aggiunse dentro di sé.<br />

«Bugiardo» lo accusò lei, scoprendo i denti in un cipiglio feroce.<br />

«Sei un bugiardo. Se dicessi la verità l'incantesimo si spezzerebbe.<br />

Come osi mentire alla tua padrona? Verrai punito, non dubitarne.»<br />

Lo cavalcò con ardore e quando venne gettò indietro la testa e<br />

lanciò un urlo colmo di rabbia e piacere, vittoria ed esultanza.<br />

Tristan non voleva venire e cercò di lottare per impedirlo, ma alla<br />

fine il corpo lo tradì.<br />

I fremiti convulsi di Zirra cessarono poco dopo i suoi e lei lo<br />

squadrò torva. «Ti ho sempre dato solo amore, eppure tu non fai<br />

che gettarmelo in faccia.» Si rialzò e si infilò la veste. Quando si girò<br />

a fissarlo con aria truce i capelli le ricaddero sulle spalle.<br />

«Cosa fai ancora a letto, schiavo? Inchinati davanti a me. Mi devi i<br />

tuoi ringraziamenti per il piacere che ti ho appena concesso.»<br />

Tristan si mosse in modo automatico e si ritrovò di fronte a lei e<br />

poi, di colpo, incatenato a un muro. Era un luogo familiare; era già<br />

stato là, pensò confuso. Una processione di donne sfilò davanti a lui:<br />

ognuna di loro poteva toccarlo, assaporarlo e fargli qualsiasi cosa<br />

desiderasse. La fila gli parve infinita. Dovette sopportare pizzicotti,<br />

schiaffi e strattoni, tanto che alla fine la sua pelle era tutta un livido,<br />

ridotta peggio che su un campo di battaglia.<br />

«Sono la tua padrona, la tua vera amante» dichiarò Zirra quando<br />

l'ultima donna fu uscita. «Non mi guarderai più in tralice?»<br />

«Solo se mi ordinerai di non farlo» ringhiò lui.


Gli occhi azzurri lampeggiarono furenti. «Per questo passerai il<br />

resto di quest'era come sei adesso.»<br />

L'immagine cambiò di nuovo, i colori presero a vorticare e a<br />

fondersi, trasportandolo verso un'altra parte della sua vita.<br />

Ora era in piedi davanti a un letto, nudo. Zirra era distesa sul<br />

materasso, sostenuta da cuscini bianchi. «Tristan, amore, vieni qui.»<br />

Lui obbedì senza esitare, si arrampicò sul letto torreggiando su di<br />

lei e si mise in ginocchio, come le piaceva tanto.<br />

«Ho bisogno di te.»<br />

«Farò tutto quello che desideri.»<br />

I suoi lineamenti si addolcirono. «Dimmi che mi desideri.»<br />

«Ti desidero.»<br />

«Dimmi che sono bella.»<br />

«Sei bella.» Non aggiunse particolari, come lei avrebbe voluto.<br />

Doveva strappargli ogni parola, ogni gesto. Non le avrebbe concesso<br />

niente di sua spontanea volontà, nulla di più di quanto gli chiedeva:<br />

quello era l'unico controllo che ancora esercitava su se stesso.<br />

«Amami» ansimò lei, tempestandogli di baci il petto e il collo.<br />

Lui detestava il suo tocco. Ogni volta che lo guardava provava<br />

l'impulso di fuggire da quella stanza e rigettare. «L'amore è l'unica<br />

cosa che non devo darti, Zirra, lo sai. Il tuo incantesimo mi impone<br />

di dare piacere alla mia guan ren, ma non accenna all'amore. Hai<br />

commesso un errore e devi accettarlo. Non ti offrirò mai il mio<br />

cuore. Tu mi disgusti» concluse con grande piacere.<br />

Le unghie che prima gli accarezzavano la schiena affondarono<br />

crudeli nella carne e rivoli di sangue gli scesero lungo il dorso. «Chi è<br />

la tua padrona?»<br />

«Tu.»<br />

«Chi decide il tuo destino?»<br />

«Tu.»<br />

«Non dimenticarlo mai, Tristan, o ti farò soffrire per questo.»<br />

Lui sentì un'indistinta voce femminile che lo chiamava da un luogo


lontano. Voleva rispondere, ma la bocca si rifiutava di muoversi.<br />

La voce continuò a risuonargli nella mente. Era Julia, si rese conto;<br />

era spaventata e aveva bisogno di lui. Colto dal panico, deciso a<br />

raggiungerla, lottò contro l'oscura foschia che gli annebbiava la<br />

mente e si rese conto che tremava ed era madido di sudore. Trasse<br />

un respiro profondo.<br />

Cos'era successo? Era in macchina con Julia e osservava il paesaggio<br />

di quel pianeta che aveva cominciato ad ammirare: le colline rosse,<br />

le case di pietra, l'aria limpida e frizzante. Poi una presenza oscura gli<br />

aveva invaso la mente e lui non era riuscito a evitare di seguirla nei<br />

suoi ricordi.<br />

Ecco cos'erano: ricordi. Come mai li aveva rivissuti in modo tanto<br />

vivido?<br />

Conosceva già la risposta.<br />

Zirra lo stava costringendo a ricordare. Non era riuscita a<br />

richiamarlo a sé, ma gli rammentava che stava cercando il modo di<br />

farlo. Trattenne a fatica un'imprecazione.<br />

«Tristan, ti prego, guardami.»<br />

Lui sollevò piano le palpebre: Julia aveva fermato la macchina e<br />

aperto la portiera e lo fissava preoccupata. Le auto sfrecciavano<br />

intorno a loro.<br />

«Puoi parcheggiare qui?» le chiese con voce roca.<br />

Lei si lasciò sfuggire un suono a metà tra una risata e un grido di<br />

disperazione. «È tutto quello che hai da dire?»<br />

«Sì.»<br />

«La risposta è sì, posso parcheggiare qui: siamo sul lato della strada.<br />

E adesso spiegami che cosa diavolo ti è successo.»<br />

«È stato un sogno» minimizzò. «Soltanto un sogno.»<br />

«No, non era solo un sogno. Eri in una specie di trance.»<br />

«Sto bene.»<br />

Lei lo guardò poco convinta, poi trasse un respiro tremulo.<br />

«Sicuro?»


«Sto bene» ripeté. «Il passato richiedeva la mia attenzione.» Si<br />

appoggiò al poggiatesta, ormai privo di energia, e si sentì<br />

sprofondare nel sonno. «Portami a casa, Julia. Portami a casa.»<br />

Una volta rientrati, Julia aiutò Tristan a distendersi sul divano, mise<br />

al sicuro lo scrigno e corse in cucina a prendere un bicchiere d'acqua,<br />

che lui scolò in un unico sorso, poi si rannicchiò al suo fianco e lo<br />

tenne stretto.<br />

Non aveva mai assistito a una scena come quella avvenuta in<br />

macchina: Tristan era terreo, respirava a fatica e passava dal pallore<br />

a un calore ardente.<br />

Per fortuna si era risvegliato da solo.<br />

Non sapeva cos'avrebbe fatto, in caso contrario.<br />

Quando però i loro occhi si erano incontrati, aveva quasi<br />

desiderato che tornasse a sprofondare in quello strano torpore, pur<br />

di non leggergli tanto orrore e dolore nello sguardo.<br />

Che cos'era successo per provocare un'espressione così disperata?<br />

Gli passò la punta delle dita sulle peluria che gli ricopriva un<br />

braccio e lo chiamò piano. «Tristan?»<br />

Lui non si mosse, né si girò verso di lei. «Sì?»<br />

«Raccontami cos'è successo. Voglio aiutarti.»<br />

Silenzio. Pareva quasi che una nebbia oppressiva fosse scesa su di<br />

loro.<br />

«Parlarne potrebbe aiutarti ad attenuare il dolore. Non ti<br />

giudicherò e non mi metterò a ridere» promise. «Ti ascolterò e<br />

basta.»<br />

Ancora silenzio.<br />

Poi finalmente Tristan parlò.<br />

«Zirra, la donna che mi ha intrappolato e posseduto a lungo...»<br />

cominciò esitante. «Era una padrona crudele: esigeva il mio amore e<br />

visto che mi rifiutavo di concederglielo mi puniva.»<br />

Poi le raccontò di tutte le guan ren che lo avevano ferito con la<br />

loro crudeltà, descrisse orrori al di là di ogni immaginazione, imposti<br />

a quell'uomo forte e orgoglioso il cui unico peccato era la bellezza.


Julia ascoltò ogni parola, cercando e sperando di assorbire almeno<br />

in parte tutto quel dolore.<br />

«Alla fine ho perso la volontà di lottare e ho finito per accettare<br />

quello che mi aspettava. L'unico controllo rimasto era il piacere che<br />

potevo dare e il modo in cui rispondevo.»<br />

«Non sei più uno schiavo del piacere» gli ricordò Julia con<br />

dolcezza. «Sei un uomo, il mio uomo e io sono la tua donna.»<br />

«Julia...» Il tono era carico di rimpianto.<br />

«No. Non dirmi che sei come Zirra ti ha reso, che ciò che abbiamo<br />

non può durare. Le cose non stanno così, ne sono sicura.»<br />

«Possiamo impedire che lo scrigno venga rubato, ma non possiamo<br />

fermare il passaggio del tempo. Finché durerà l'incantesimo io non<br />

invecchierò mai e tu sì.»<br />

«E se... e se mi amassi? L'incantesimo si spezzerebbe e tu<br />

diventeresti un mortale come me.»<br />

«Potrei farlo, mio dolce, piccolo drago. Ma non lo farò. Non ti<br />

amerò.»<br />

Julia inghiottì a fatica le lacrime. «Perché?» chiese con voce rotta.<br />

«Sono così indegna d'amore?»<br />

Lui le prese le mani. «No» rispose con foga. «Non pensare mai una<br />

cosa del genere. Sei la donna più preziosa che abbia mai conosciuto.<br />

Ma se ti amassi ti perderei. E io non voglio perderti.»<br />

Julia si sentì invadere da un misto di timore e confusione. «Non<br />

capisco.»<br />

«La magia verrà spezzata e a quel punto non ci sarà più niente a<br />

legarmi a te e al tuo mondo. Visto che io non possiedo poteri<br />

magici, dovrò tornare su Imperia senza di te.»<br />

Un altro orrore da sopportare, pensò lei lottando contro una<br />

nuova ondata di dolore. Perdere la persona amata era senz'altro la<br />

peggiore, tra tutte le torture che Tristan aveva dovuto subire: non<br />

c'era da meravigliarsi che si rifiutasse di concedere il suo cuore.<br />

Amare significava perdere. Sarebbe stato libero, ma solo.<br />

Quella condizione non era comunque preferibile a restare uno


schiavo per l'eternità?<br />

«Tu vuoi tornare a casa, lo so. Lo hai detto tu stesso» gli ricordò.<br />

«È vero, mi piacerebbe camminare di nuovo sulle coste della mia<br />

terra, ma sono contento di trovarmi qui. In effetti, preferisco stare<br />

con te.»<br />

Julia chiuse gli occhi per respingere le lacrime: Tristan era disposto<br />

a sopportare un'eternità come schiavo del piacere, pur di passare un<br />

po' di tempo con lei. Lo strinse più forte: quell'uomo l'amava. Non<br />

accettava e riconosceva quell'emozione, ma le cose stavano così.<br />

Cos'ho fatto per meritarmelo? Quella domanda le colmò la mente,<br />

mentre accettava l'idea che non poteva trattenerlo. Non poteva<br />

costringerlo a sopportare una vita da schiavo, quando c'era un modo<br />

per salvarlo.<br />

Sì, c'era: doveva rinunciare a lui.<br />

Quella consapevolezza le straziò il cuore, il corpo e la mente. Julia<br />

intendeva fare tutto il necessario per garantirgli la libertà e quello<br />

significava vivere senza di lui. Avrebbe sofferto, lo sapeva, ma<br />

l'amore che provava e l'idea che grazie a lei aveva riacquistato la<br />

libertà l'avrebbero aiutata a sopportare quella tortura.<br />

Non gli avrebbe permesso di sacrificare la sua libertà per lei.<br />

Quella notte Julia giacque a letto accanto a Tristan. Erano<br />

entrambi nudi: lui non tollerava vestiti tra di loro quando<br />

dormivano e, a essere sincera, neanche lei. Giocherellò con una<br />

ciocca nera e la fece scorrere tra le dita.<br />

So cosa devo fare.<br />

Doveva fargli ammettere che l'amava; a quel punto sarebbe<br />

scomparso per sempre dalla sua vita. Gli passò le dita tremanti sugli<br />

zigomi e la mascella, ma lui non si svegliò. Le pareva che il cuore le<br />

battesse così forte da risuonare in tutta la stanza. «Tristan» lo chiamò<br />

in un sussurro carico di desiderio e determinazione. «Svegliati. Ho<br />

bisogno di te.»<br />

Lui si destò con lentezza e Julia ripeté la richiesta.


Senza lasciarle il tempo di trarre un altro respiro se la trascinò sul<br />

petto; era già eccitato e l'erezione le premeva tra le cosce. Le posò le<br />

mani sulle natiche. «Dimmi che cosa ti serve esattamente, piccolo<br />

drago.»<br />

«Ho bisogno di te. Solo di te.»<br />

«Allora prendimi.» La sua voce roca e profonda vibrava di<br />

desiderio.<br />

Lei si strusciò sul suo corpo, si fermò sulla parte che più<br />

l'affascinava e la prese in bocca: sapeva di virilità e calore e non ne<br />

era mai sazia. Mosse a lungo la bocca su e giù, assaporandola a<br />

fondo.<br />

«Julia» ansimò Tristan. «Julia.»<br />

«Sì?»<br />

«Baciami.» La prese per le ascelle e la sollevò, poi le catturò le<br />

labbra e spinse verso l'alto, penetrandola in un unico, fluido slancio.<br />

«Voglio venire dentro il tuo corpo, non nella tua bocca.»<br />

«Dopo, allora. Voglio assaporarti.»<br />

Lui le diede un morsetto sul collo, poi leccò via il bruciore con il<br />

tocco delicato e ardente della lingua.<br />

Senza fiato, Julia chiuse gli occhi e inarcò la schiena, accogliendolo<br />

in profondità dentro di sé. Il suo corpo morbido incontrò quello<br />

duro di lui in una meravigliosa esplosione di sensazioni.<br />

Estatica, assecondò il suo ritmo frenetico, ma allo stesso tempo<br />

avrebbe voluto prolungare per sempre quel momento. Scivolò verso<br />

il basso e si fermò, strappandogli un gemito roco, poi tornò a<br />

sollevarsi e continuò ad andare su e giù, lentamente.<br />

Tristan l'afferrò per i fianchi. Era madido di sudore. «Questa è la<br />

tortura più dolce che abbia mai sopportato, ma se non ti avrò tutta<br />

morirò, lo giuro.»<br />

«Ti amo» sussurrò lei.<br />

Lui si bloccò e la guardò negli occhi.<br />

«Voglio che anche tu mi ami. Non è un ordine, ma una richiesta di<br />

verità. Ammetti di amarmi?» Gli prese il viso tra le mani.


Tristan la rovesciò sulla schiena, schiacciandola contro le morbide<br />

lenzuola di seta. Le spalle erano tese, i lineamenti contratti. «Sai che<br />

non posso amarti.»<br />

«Non ci credo. Tu mi ami, anche se non vuoi ammetterlo.»<br />

«No. Non capisci? Se lo ammetto ti perderò. È questo che vuoi?»<br />

Come poteva pensarlo? «No!» proruppe. Poi si rese conto che<br />

avrebbe dovuto mentire, avrebbe dovuto dirgli che si era stancata di<br />

lui. Qualsiasi cosa, pur di indurlo ad andarsene. «Ho bisogno di<br />

quelle parole, Tristan.»<br />

Un tormento profondo gli incupì lo sguardo. «Dimmi ancora che<br />

mi ami, Julia» mugolò con voce rotta.<br />

«Ti amo. Ti amo tantissimo. Non dubitarne mai. E ora dimmi che<br />

cosa provi tu.»<br />

Si aspettava che ricambiasse la sua dichiarazione, ma Tristan si<br />

limitò a insinuare la mano tra i loro corpi e a premere nel suo punto<br />

più intimo ed eccitato, facendola sussultare per il piacere e il dolore<br />

squisito.<br />

«Mi ami, eppure sei disposta a perdermi?»<br />

Lei scacciò il dolore e non tentò nemmeno di negare ciò che<br />

sapevano entrambi. «Sì» confermò.<br />

Lui studiò il suo viso. «Allora forse devo convincerti del contrario,<br />

piccolo drago.» La sua voce roca e profonda le accarezzava la pelle.<br />

«Che cosa... che cosa vuoi fare?»<br />

Tristan si mosse con un impeto travolgente, mentre le dita<br />

continuavano a stuzzicarla e lei lo chiamava con voce rotta, il<br />

respiro sempre più ansimante. «È giusto così: il tuo corpo ha bisogno<br />

del mio. Ne avrà sempre bisogno. Senti come ti stringi intorno a me?<br />

Senti come il tuo corpo mi invoca?»<br />

«Sì...»<br />

«Dimmi che mi vuoi per il resto dei tuoi giorni. Sai che cosa ti sta<br />

dicendo il tuo corpo. Adesso ascolta il cuore» la incalzò.<br />

Julia si dimenò e strinse le lenzuola sotto di sé. «Mi ami, Tristan?»<br />

Lui esitò. Un dolore così intenso da essere quasi fisico gli incupì lo


sguardo come una tempesta. «No, non ti amo.» Affondò in lei al<br />

punto che le parve di sentire la sua essenza in tutto il corpo. «Ma<br />

resterò con te per il resto della tua vita. Sono disposto a fare<br />

qualsiasi cosa per convincerti di questo.»<br />

Era un uomo di parola.


Imperia<br />

27<br />

Romulis camminava avanti e indietro per le bianche sabbie dei<br />

Druinn e i quattro soli gli scaldavano la pelle. La sua furia era<br />

terribile. «Maledetta» ringhiò. «Non ho bisogno di lei.»<br />

«Di chi?» chiese uno degli anziani. Diversi maghi erano allineati<br />

lungo la riva del mare e alcuni si libravano in aria, fissandolo<br />

annoiati.<br />

Lui però non raccolse la domanda e continuò a camminare<br />

irrequieto, consumato da un'ira crescente. Sapeva che Zirra stava<br />

cercando di riacquistare i suoi poteri magici per riavere Tristan.<br />

Era destinata a essere la sua compagna di vita e invece desiderava<br />

un altro uomo, l'aveva sempre voluto e forse avrebbe continuato<br />

così per tutta l'eternità.<br />

Lui però non voleva nessun'altra. Furia, dolore e disperazione lo<br />

straziavano. «Maledetta» ripeté. La sabbia finissima si disperse per i<br />

suoi movimenti bruschi. «Puttana.»<br />

«Non ho mai sostenuto il contrario.»<br />

La voce giungeva dalle sue spalle. Romulis si girò di scatto e si<br />

trovò davanti il viso impertinente della sacerdotessa. I raggi del sole<br />

le accarezzavano le guance e facevano brillare gli occhi cerulei.<br />

Perfino in quel momento lui smaniava dal desiderio di posarle le<br />

mani sul corpo e sentire le sue urla di piacere.<br />

«Lasciateci» disse ai maghi abbastanza sciocchi o coraggiosi da<br />

rimanere. Il rumore dei loro passi che si allontanavano gli risuonò<br />

nelle orecchie. «Cosa fai qui?» le chiese.<br />

Lei sollevò il mento con aria altera. «Sono venuta a dirti che mi<br />

aspetto che tu tenga fede alla tua promessa: hai giurato di aiutarmi a<br />

recuperare Tristan» gli ricordò. «Alcuni dei miei poteri sono ritornati,<br />

ma ho ancora bisogno dei tuoi.»<br />

Lo stomaco si contrasse con un dolore così acuto che Romulis fu sul


punto di gridare. Poi qualcosa si ruppe dentro di lui: forse la<br />

pazienza, forse la buona volontà. Zirra era destinata a diventare la<br />

sua compagna di vita e lui non intendeva tollerare oltre quelle<br />

continue sfide, né la sua ossessione per un altro uomo.<br />

«Ti ho osservata spasimare per Tristan per tutti questi cicli» ringhiò,<br />

spingendola contro una pietra fredda e argentea che circondava la<br />

sabbia. «Ora basta: ho finito di guardare, ho finito di aspettare. Tu<br />

sei mia.»<br />

Lei sgranò gli occhi per la paura e forse per l'eccitazione: lo aveva<br />

spinto al di là dei limiti della sopportazione e ora doveva<br />

ammansirlo.<br />

«Ora la faremo finita con la tua ossessione» dichiarò Romulis.<br />

«Vieni con me.»<br />

Tristan faceva colazione al tavolo di cucina, silenzioso e torvo.<br />

Julia aveva cercato di spingerlo a lasciarla. Aveva cercato di fargli<br />

confessare il suo amore per lei.<br />

Era ancora scioccato. Possibile che si fosse già stancata di lui?<br />

Scosse la testa. No, non era così. Lei lo amava: lo aveva ripetuto<br />

così tante volte che ormai le parole gli si erano impresse nella mente.<br />

Parlava sul serio: la verità le brillava negli occhi. Al ricordo avvertì<br />

una stretta al petto; lo amava, eppure era disposta a sacrificare la<br />

loro vita in comune. Per lui. Ormai la conosceva abbastanza da<br />

sapere che non avrebbe voluto guardarlo condurre una vita da<br />

schiavo senza fare niente per risparmiargli quel destino. Era per<br />

quello che... l'apprezzava tanto. Sì, Julia gli piaceva. Niente di più.<br />

Come poteva dirle che ciò che provava per lei lo avrebbe<br />

distrutto?<br />

Non voleva correre quel rischio.<br />

Dopo la sua morte – provò una stretta al cuore al solo pensiero –<br />

avrebbe sopportato il passaggio dello scrigno a una nuova guan<br />

ren, consolandosi con l'idea di aver condiviso una vera amicizia con<br />

una donna. I ricordi del tempo trascorso con Julia lo avrebbero reso<br />

felice per il resto della vita. Per il resto della schiavitù.


«Oggi voglio tener chiuso il negozio e passare la giornata con te»<br />

annunciò lei.<br />

Meritava dei figli.<br />

Il pensiero si insinuò nella mente di Tristan e non se ne andò più.<br />

Aveva destinato due stanze ai bambini, perché sognava la maternità.<br />

Si dava con generosità e meritava di veder realizzati i suoi sogni.<br />

Tristan fu sul punto di concederle la dichiarazione tanto desiderata,<br />

ma si fermò appena in tempo.<br />

Aveva scoperto che per tutto ciò che riguardava Julia era un uomo<br />

egoista: aveva bisogno di lei e l'avrebbe coperta di premure fino a<br />

diventare il suo sogno. Magari potevano fornire una casa ai bambini<br />

orfani.<br />

Non le disse niente; sapeva che non avrebbe avuto pace, fino a<br />

quando non avesse ottenuto la sua dichiarazione d'amore. «Cosa ti<br />

piacerebbe fare?» le chiese.<br />

«Potremmo andare al cinema, o giocare a minigolf. Potremmo...»<br />

La voce si spense.<br />

Di fronte a lei l'aria cominciò a diventare più spessa e poi a<br />

liquefarsi. Una nebbia argentea cominciò a vorticare e a salire fino al<br />

soffitto. Batté le palpebre sconcertata e fece un balzo all'indietro,<br />

con il cuore che batteva all'impazzata, mentre Tristan, alzatosi di<br />

scatto, aveva già sguainato i pugnali.<br />

In mezzo alla stanza apparve Zirra, accompagnata da Romulis.<br />

Julia si concentrò su di lei: quella era la donna che aveva<br />

maledetto Tristan e cercato di spezzargli l'orgoglio e lo spirito, per<br />

farlo soffrire per l'eternità.<br />

Non pensò alle proprie azioni e non si fermò a considerarne le<br />

conseguenze: balzò in avanti e prese a pugni la donna con tutta la<br />

forza che aveva. «Meriti una vita di sofferenze» sbottò. «E io sono<br />

pronta a dartela.»<br />

Tristan la prese per le spalle e la spinse dietro di sé. Il suo corpo<br />

tremava... Paura? Julia gli cinse la vita: odiava l'idea che un uomo<br />

così forte potesse provare un terrore del genere.<br />

«Non farle del male, Zirra» le ordinò. «È me che vuoi.»


«Hai ragione: ti voglio, ma quella puttana soffrirà.»<br />

Zirra sollevò le braccia e la sua voce formulò un incantesimo prima<br />

che lui potesse fermarla.<br />

Julia sentì le palpebre farsi pesanti, mentre un profondo torpore le<br />

invadeva tutto il corpo. «Tristan» mormorò. Era sempre più debole e<br />

le ginocchia cedettero. Per fortuna lui corse al suo fianco e la<br />

sostenne prima che cadesse a terra.<br />

«Che cosa le hai fatto?» chiese a Zirra con voce rotta.<br />

Lei gli rivolse un sorriso compiaciuto e passò le dita sulla bocca<br />

insanguinata a causa delle percosse.<br />

«Julia» sussurrò disperato, prendendole teneramente il viso tra le<br />

mani. «Che cosa c'è che non va?»<br />

Nessuna risposta.<br />

«Che cosa le hai fatto?» ruggì.<br />

«Romulis mi ha aiutato a recuperare i miei poteri» si vantò la<br />

sacerdotessa. «Li ho usati per lanciare un incantesimo di malattia sul<br />

suo corpo.»<br />

«Spezzalo» le ordinò. Si sentì invadere da una paura più profonda<br />

di qualsiasi emozione avesse mai provato: sapeva che la sacerdotessa<br />

non lo avrebbe ascoltato. Era malvagia fino al midollo. Se poteva<br />

condannarlo a una sofferenza eterna pur sostenendo di amarlo, cosa<br />

avrebbe fatto a Julia, una donna che ostacolava i suoi piani, la sua<br />

smania di possesso?<br />

La pelle di Julia perse in fretta ogni colore, divenendo così pallida<br />

da mostrare le vene al di sotto. Era così silenziosa, così inerte. Tristan<br />

si rivolse a Romulis. «Salvala» lo implorò con voce strozzata. «Salvala<br />

adesso.»<br />

Il principe lanciò uno sguardo torvo a Zirra. «Non posso. Tra<br />

Druinn non possiamo spezzare i rispettivi incantesimi e lei lo sa. Non<br />

l'ho portata qui per questo. Non avevo idea che i suoi poteri fossero<br />

tornati con tanta forza.»<br />

Tristan afferrò i vestiti di Julia. Aveva bisogno di lei più dell'aria<br />

per respirare. Aveva bisogno di passare l'eternità ad ascoltare la sua<br />

risata e guardare il suo sorriso. Quella donna rappresentava tutto ciò


che era buono e giusto e non meritava il destino che Zirra le<br />

riservava, un castigo che solo una mente crudele e instabile poteva<br />

escogitare. Non poteva permettere che accadesse.<br />

Un tempo si era rifiutato di implorare Zirra per la propria vita, ma<br />

ora lo avrebbe fatto per Julia. E con piacere.<br />

La distese con gentilezza sul tavolo e cadde in ginocchio. «Ti prego,<br />

Zirra, lascia che viva la vita che mi sono costruito. Lasciami avere<br />

Julia sana, completa e in pace. Per favore. Ti imploro, lasciaci vivere<br />

la nostra vita.»<br />

Scuro in viso, Romulis lo raggiunse e cercò di tirarlo in piedi. «Non<br />

pregarla.»<br />

Tristan tenne duro.<br />

Il sorriso di Zirra scomparve, sostituito da una smorfia furibonda.<br />

«Cosa credi di fare?» strillò. «Mi implori per lei? Lei non è niente.<br />

Niente!»<br />

«È tutto.»<br />

«Non ti permetterò di fare una cosa simile. Dov'è lo scrigno?»<br />

«Per favore» insistette Tristan. «Sono in ginocchio davanti a te,<br />

quando avevo giurato di non implorarti.»<br />

«Dov'è lo scrigno?» ripeté lei con voce stridula.<br />

Romulis lasciò andare Tristan e prese per le spalle la sacerdotessa.<br />

«Non vedi cos'è disposto a fare per la sua donna?» le chiese,<br />

scuotendola con violenza. «Non vedi quanto la desidera? Non vedi<br />

che non ti vuole?»<br />

La tensione eruppe tra di loro.<br />

«Non sai quello che dici» scattò lei.<br />

Lui tornò a scuoterla. «Non capisci che sei destinata a essere la mia<br />

compagna di vita?»<br />

Zirra cercò invano di liberarsi della sua stretta. «Non lo capisco<br />

perché non è vero.»<br />

«Bugiarda» l'accusò Romulis. «Rendimi il favore che ti ho fatto.<br />

Lascia in pace Tristan e la sua donna e dacci una possibilità.»


Per un attimo Zirra venne travolta dal panico, poi gli rivolse un<br />

lento sorriso. «Ti ho già concesso il tuo favore: mi hai ordinato di<br />

venire qui e io l'ho fatto.»<br />

Un muscolo vibrò vicino all'occhio sinistro di Romulis.<br />

«Maledizione, Zirra. Tu distruggi chiunque faccia parte della tua<br />

vita.»<br />

«Che cosa te ne importa?» gli chiese lei, gonfia di alterigia per la<br />

vittoria riportata. «Anche se non ci fosse Tristan io non starei mai<br />

insieme a te.»<br />

Ogni emozione sparì dal viso del principe, che, alla fine, accettò la<br />

disfatta, lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi e si allontanò.<br />

Tristan cercò ancora una volta di salvare la vita della donna che gli<br />

era tanto cara. «Guariscila e lasciami restare qui con lei. Ti prego.»<br />

Zirra si avvicinò con la bocca contratta dalla rabbia e lo squadrò<br />

torva. «Rialzati, maledizione. In piedi, davanti alla tua padrona.»<br />

Lui rimase immobile, sudato e tremante. Poiché la sacerdotessa non<br />

intendeva concedergli ciò che chiedeva, c'era una sola cosa da fare.<br />

Sentì lo stomaco contrarsi in una stretta dolorosa. Quanto avrebbe<br />

sofferto a causa di ciò che stava per fare?<br />

Moltissimo.<br />

Ma era pronto a qualsiasi cosa, pur di salvare la vita a Julia.<br />

«Se ti restituisco lo scrigno, giuri di guarire Julia e di lasciare in pace<br />

lei e la sua famiglia?»<br />

«Sì» fu l'immediata replica.<br />

«Giuralo sul cristallo Kyi-en-Tra» aggiunse. Sapevano entrambi che<br />

infrangere un giuramento simile comportava la morte.<br />

Nessuna esitazione. «Lo giuro.»<br />

«Lascia che la saluti.» Sentendosi morire, si rialzò e si chinò su Julia.<br />

«Ricordami con affetto, piccolo drago» sussurrò. «Io non ti<br />

dimenticherò mai. Realizza i tuoi sogni. Ama un altro uomo, dagli<br />

dei figli e vivi felice.»<br />

Lei gemette.<br />

Tristan la baciò con dolcezza sulle labbra e cercò di imprimersi


nella memoria i suoi tratti, mentre dentro si sentiva crollare e<br />

avvizzire. «È là» disse, indicando il nascondiglio dello scrigno.<br />

Zirra si avvicinò tremando, poi cadde in ginocchio e aprì il doppio<br />

fondo. Sussultò e prese lo scrigno, stringendolo con reverenza tra le<br />

mani avide.<br />

«Ho rispettato la mia parte dell'accordo, Zirra. Ora tocca a te.»<br />

Lei annuì e agitò una mano nell'aria. Julia gemette di nuovo, poi si<br />

mosse. Il colore le stava già tornando sulle guance e Tristan sospirò<br />

di sollievo. Sarebbe vissuta, pensò, mentre lei apriva piano gli occhi<br />

e allungava una mano verso di lui.<br />

Voltarle le spalle e rivolgersi verso Zirra fu la cosa più difficile che<br />

avesse mai fatto.<br />

«Stanotte sarai nel mio letto» dichiarò lei, avvicinandosi a grandi<br />

passi. «Al tuo posto. Riportaci a casa, Romulis.»<br />

Senza una parola, lui agitò una mano nell'aria. L'unica cosa che<br />

tradiva le sue emozioni era il tremito delle dita.<br />

Tristan sentì lo scrigno richiudersi intorno a sé. Era immerso nel<br />

buio e nel silenzio e si sentiva un'entità vaporosa. In passato tornare<br />

in quella prigione di sua volontà lo avrebbe ucciso, ma ora era felice<br />

di averlo fatto: Julia era salva. E a lui non restava che attendere la<br />

prossima convocazione.<br />

«Vieni.»<br />

Tristan sentì l'ordine di Zirra e obbedì senza esitare. Entrò in<br />

camera sua: le pareti, il letto e il pavimento erano bianchi come li<br />

ricordava. E il suo cuore nero.<br />

«Zirra» la chiamò in tono dolce e languido.<br />

Lei sorrise. Era nuda e le fiamme del camino alle sue spalle la<br />

illuminavano, creando una sorta di aureola color ambra. «Sono qui,<br />

mio cagnolino. Mio magnifico schiavo.»<br />

«Stavo aspettando che mi chiamassi» dichiarò sincero.<br />

Il sorriso divenne ancora più ampio. «Ti ho detto che la tua Julia


non significava niente, no?»<br />

«L'hai detto.»<br />

Il suo sguardo si addolcì. «Ora sei di nuovo mio.»<br />

«Così pare.»<br />

«Vieni qui e dammi il benvenuto con un bacio.»<br />

Lui obbedì, odiando ogni passo che lo portava più vicino. Odiava<br />

il suo sapore, il suo odore, la pressione della bocca e il graffio dei<br />

denti, ma fu costretto a sentirli quando lei gli prese il viso tra le mani<br />

e lo obbligò a chinare la testa.<br />

Delusa dalla sua risposta, lei si tirò indietro e lo fissò con gli occhi<br />

ridotti a due fessure. «Anche a costo di ucciderti ti farò dimenticare<br />

quella donna» promise.<br />

Anche Tristan indietreggiò e incrociò le braccia sul petto. Era<br />

pronto a prendere in mano il proprio destino. «Prima devo dirti una<br />

cosa» annunciò.<br />

Zirra gli scostò la maglietta con un gesto impaziente, scoprendogli<br />

il petto per potergli leccare i capezzoli. «Che cosa, schiavo?»<br />

Lui si costrinse a gemere per un piacere che non provava, così lei<br />

sgranò gli occhi speranzosa. «Io amo...» cominciò.<br />

«Su, dimmelo» lo incitò lei, graffiandogli il petto con le unghie. «È<br />

una vita che aspetto di sentire queste parole.»<br />

«Io... amo... Julia.»<br />

Tre parole che un tempo gli pareva impossibile pronunciare. Tre<br />

semplici parole che all'improvviso erano più reali e cariche di<br />

emozione di qualsiasi cosa avesse mai detto. Trasse un respiro e sentì<br />

il cuore gonfiarsi per la forza dell'amore che aveva appena<br />

dichiarato.<br />

Amava Julia. Lei lo rendeva forte, non debole. Non voleva<br />

possederlo, solo ricambiare il suo amore. «Amo Julia» ripeté.<br />

L'incantesimo che lo aveva imprigionato tanto a lungo si spezzò.<br />

L'aria intorno a lui vorticò con una forza che lo sbatté contro la<br />

parete alle sue spalle. Sentì legami invisibili sparire dai polsi e dal<br />

collo e ogni docile accettazione sollevarsi dalle sue spalle, come un


peso che non doveva più sopportare. Si chinò urlando e quando si<br />

raddrizzò capì di essere libero.<br />

Libero!<br />

Quella nuova condizione però non gli procurava alcuna gioia, solo<br />

la dolorosa consapevolezza di aver perso Julia.<br />

Zirra gridò di rabbia e si avventò su di lui, colpendolo a calci e<br />

pugni. Quella furia gli suscitava solo pietà: riconosceva il suo strazio,<br />

visto che lo provava anche lui.<br />

Tristan sospirò, mentre lei si lasciava andare a un attacco di rabbia<br />

furibonda e attese in silenzio. Capiva la sua ossessione al punto che<br />

poteva quasi perdonarla. Quasi.<br />

«Non avrò pace fino a quando non avrai sperimentato mille morti»<br />

urlò lei. Poi crollò sul pavimento con un gemito disperato: non era<br />

più la sua padrona e ora che il suo cuore aveva conosciuto il vero<br />

amore non poteva più maledirlo.<br />

«Non preoccuparti, soffrirò per sempre» rispose. «Sono separato<br />

dalla donna che amo.» Era vero: la vita non valeva niente senza<br />

Julia.<br />

Si girò, lasciandola accasciata a terra, scossa dai singhiozzi, ma un<br />

suono potente lo fermò.<br />

Percen, sommo sacerdote dei Druinn, apparve in un vortice di<br />

vento, risplendente nella sontuosa veste turchese e scarlatta. Il potere<br />

che emanava fece quasi crollare a terra il guerriero, che sentì la sua<br />

presa sul braccio e si girò ad affrontarlo.<br />

«Voglio parlare con te, Tristan, ma prima...» Percen lo lasciò andare<br />

e puntò un dito accusatore contro Zirra. «Prima devo occuparmi di<br />

te. Sei la disgrazia della nostra casta.»<br />

«No, sono la migliore di tutti» ribatté lei rialzandosi.<br />

«Continua a parlare. Non farai altro che rendere ancora più dura la<br />

punizione che ti aspetta.»<br />

Il sorriso altero e l'espressione compiaciuta svanirono. Ora Zirra<br />

appariva pietrificata. Afferrò la veste nel tentativo di coprirsi. «E<br />

Romulis? Tuo figlio mi ha aiutata.»


«No» la smentì Percen. «Ha aiutato me a distrarti, convinto di<br />

poterti salvare.»<br />

«Percen...»<br />

«Ti avevo ordinato di lasciare in pace Tristan. Ti avevo avvertito<br />

che un giorno il fato lo avrebbe riportato qui.»<br />

Tristan fissò l'uomo che l'aveva scagliato lontano, attraverso le<br />

galassie e si sentì... vuoto. Non poteva odiarlo, visto che gli aveva<br />

fatto incontrare Julia, e non riusciva neanche a prendersela con<br />

Zirra, che provava il morso disperato dell'amore. In quel momento il<br />

suo unico desiderio era tornare dall'amata.<br />

«Percen...»<br />

A quel punto il sommo sacerdote zittì Zirra con un gesto<br />

imperioso. «Non interferirai più con la vita dei mortali. L'alleanza è<br />

troppo importante per noi.» Sollevò le mani e formulò un<br />

incantesimo molto simile a quello che lei aveva lanciato su Tristan<br />

tanto tempo prima.<br />

Zirra sgranò gli occhi inorridita, mentre il suo corpo diventava<br />

trasparente e veniva risucchiato come uno sbuffo di fumo nello<br />

scrigno in cui Tristan era rimasto prigioniero a lungo.<br />

«Ho deciso di darti al mortale Peter» sentenziò Percen, battendo un<br />

colpetto sul coperchio. «Ti voglio ben lontana da mio figlio. Doveva<br />

tenerti occupata, non innamorarsi di te. Magari una separazione gli<br />

farà capire i suoi errori.» Sospirò e si rivolse a Tristan. «Spero che<br />

presto Romulis incontri la sua vera compagna di vita. Magari a quel<br />

punto libererò Zirra, ma per ora deve imparare a stare al suo posto.»<br />

Gli posò una mano sulla spalla. «Ho lanciato l'incantesimo che ti ha<br />

fatto viaggiare per i mondi perché non era ancora arrivato il<br />

momento di liberarti. Mi perdoni?»<br />

«Ti capisco e ti perdono.»<br />

«I Druinn ti lasceranno in pace.»<br />

«Aspetta un momento» lo fermò Tristan precipitoso. «Prima ho un<br />

favore da chiederti.»<br />

Percen lo guardò senza troppo entusiasmo, poi annuì, «Parla.»<br />

«C'è una donna di un altro mondo, Julia. Ti chiedo di rimandarmi


da lei.»<br />

Il sommo sacerdote dei Druinn scosse la testa. «Il tuo posto è qui. Il<br />

tempo scorre in modo diverso su Imperia e negli altri mondi, lo sai.<br />

A volte più veloce, a volte più lento. I secoli che hai passato lontano<br />

corrispondono a pochi cicli qui da noi: la ribellione si sta<br />

diffondendo e abbiamo bisogno di guerrieri come te per calmare le<br />

acque tempestose. Mi dispiace, Tristan, ma devi rimanere qui.<br />

Secondo una profezia, il tuo primogenito un giorno governerà su<br />

Imperia.»<br />

Tristan batté le palpebre, travolto da un'ondata di struggente<br />

desiderio. «Mio figlio regnerà?»<br />

«Metterà fine alla faida tra la nostra gente. Vuoi che questo pianeta<br />

sia sempre in guerra, solo per stare con la tua donna?»<br />

Lui era diviso: una parte voleva rispondere di sì, l'altra di no.<br />

«Porta qui Julia, allora» lo pregò. «Lei potrà darmi questo figlio, visto<br />

che io non intendo averne da altre donne.»<br />

«E se non volesse venire?»<br />

Tristan si rifiutava di prendere in considerazione quella possibilità.<br />

«Verrà.»<br />

Percen sospirò. «Ecco la mia offerta: se passerai la prossima<br />

stagione combattendo i ribelli e vorrai ancora quella donna – e lei<br />

sarà disposta a raggiungerti qui – allora la porterò da te.»<br />

Sapendo di non avere altra scelta, lui assentì.


28<br />

La più grande soddisfazione<br />

è sapere di aver soddisfatto la tua padrona<br />

«Julia» sospirò Faith. Era seduta sul suo letto e la fissava<br />

preoccupata. «Tristan ti ha lasciata. Accettalo. Non puoi continuare a<br />

struggerti per sempre, trascurando il tuo lavoro e pregando che<br />

torni. Devi riprendere in mano la tua vita. Nessun uomo vale una<br />

simile sofferenza.»<br />

«Oh, non capisci, Faithie.» Sapeva che dirgli addio sarebbe stato<br />

difficile e pensava di essere preparata, ma amare Tristan e vivere<br />

senza di lui era una tortura insopportabile. Quell'uomo era tutto per<br />

lei. Senza di lui non era niente.<br />

Si era sempre considerata contenta della sua vita, ma ora sapeva<br />

che prima di incontrarlo non era mai stata davvero soddisfatta.<br />

La stanza era immersa nell'oscurità, visto che le tende erano tirate e<br />

le luci spente. Preferiva così: in quel modo poteva ricordare,<br />

raffigurare Tristan nella mente, cogliere una lieve traccia del suo<br />

profumo nelle lenzuola e fingere che fosse ancora là.<br />

«Vattene, Faith.» Voleva stare sola con i suoi ricordi. Forse, se si<br />

fosse concentrata abbastanza, lui sarebbe ricomparso.<br />

Non metterti a piangere, ingiunse a se stessa. Se cominci non<br />

riuscirai più a smettere.<br />

«Ieri ho visto Peter» raccontò Faith.<br />

«Non me ne importa.»<br />

«Non so cosa gli sia successo, ma era radioso.»<br />

«Non me ne importa» ripeté Julia.<br />

«Rifiutarti di alzarti dal letto non ti aiuterà» insistette la sorella.<br />

«Migliaia di donne sono state mollate in tutto il mondo. Devi<br />

riprenderti, ricominciare a vivere e dimostrare che puoi cavartela<br />

senza di lui.»


«Tristan non mi ha mollata.» Lo aveva sentito raccomandarle di<br />

realizzare i suoi sogni e aveva colto la sua tacita dichiarazione<br />

d'amore. Se ne era andato con Zirra per salvarla. Oh, come le<br />

mancava! Moriva dalla voglia di assicurargli che lo amava ancora. «È<br />

stato costretto a partire.»<br />

Faith sbuffò con aria scettica. «Quell'uomo è grande come una<br />

montagna. Nessuno potrebbe costringerlo a fare qualcosa contro la<br />

sua volontà» dichiarò con forza.<br />

«E invece sì.» Con voce quasi impercettibile, Julia raccontò tutto<br />

alla sorella, che non credette a quella storia incredibile.<br />

La settimana prima aveva chiuso il negozio di antiquariato: non<br />

aveva il tempo e l'energia per lavorare. Aveva bisogno di Tristan e<br />

passava ogni minuto di veglia in casa, a letto o al computer, in cerca<br />

di qualsiasi informazione sulla magia e gli incantesimi. Sperava di<br />

scoprire qualcosa che la conducesse su Imperia.<br />

Da Tristan.<br />

Fino a quel momento aveva trovato solo vuoto e disperazione.<br />

Ricordami... le aveva detto con voce triste, prima di seguire Zirra.<br />

«Mi manca tanto» confessò alla sorella. Una lacrima scese a rigarle<br />

la guancia e a quel punto la diga si ruppe: Julia prese a singhiozzare<br />

desolata, tutto il corpo scosso dalla forza del dolore.<br />

Faith le accarezzò gentile i capelli, la tenne stretta e mormorò<br />

parole di conforto.<br />

Ma lei era inconsolabile.<br />

Imperia<br />

L'ultimo giorno della stagione che Percen gli aveva chiesto di<br />

passare lontano da Julia Tristan sentì un brivido di avvertimento: il<br />

nemico era vicino. In sella al suo cervo dalle grandi corna, era<br />

circondato dall'oscurità insieme ai suoi uomini. Avevano già<br />

combattuto molte battaglie e sapeva che molte altre lo aspettavano.<br />

Era come se non se ne fosse mai andato: i suoi istinti di guerriero<br />

erano più acuti che mai. Forse perché voleva tanto stringere l'amata<br />

tra le braccia ed era pronto a tutto pur di riaverla.


I suoi uomini si chiedevano come mai combattesse con tanto<br />

accanimento, lo sapeva. Lo aveva spiegato solo al suo amico Roake,<br />

che aveva consentito a stargli vicino e ad aiutarlo.<br />

Parlando in tono basso, Tristan ordinò al suo esercito di prestare<br />

molta attenzione. Il pericolo era sempre più vicino. Strinse<br />

l'impugnatura del pugnale, pronto a dare battaglia.<br />

Risuonò un grido di guerra – e non era il suo.<br />

I ribelli balzarono giù dagli alberi e le loro lame brillarono nella<br />

notte. Un attimo dopo si scatenò un combattimento feroce.<br />

Tristan sentiva l'energia scorrergli nelle vene: la battaglia aveva<br />

sempre quell'effetto su di lui, gli dava sempre una forza in più, ma<br />

questa volta tutta quell'energia scaturiva dal bisogno di stare con<br />

Julia. Quello era il suo ultimo giorno senza di lei – ammesso che<br />

acconsentisse a raggiungerlo. Doveva credere che lo volesse,<br />

altrimenti la sua vita non avrebbe avuto valore né significato.<br />

Tristan combatté come un indemoniato. Sentì gli uomini<br />

tutt'intorno gridare di dolore e vide il sangue dei ribelli scorrere a<br />

fiumi nell'erba. Gli facevano male i muscoli delle braccia e della<br />

schiena: non si era ancora ripreso del tutto dalle innumerevoli<br />

battaglie affrontate, eppure continuò a combattere con foga, usando<br />

le armi con letale efficacia. La posta in palio era troppo alta per<br />

cedere adesso.<br />

Eliminò un avversario e altri due lo attaccarono. Indietreggiò e<br />

parò un colpo micidiale, poi si slanciò in avanti e abbatté uno degli<br />

assalitori. Quando si raddrizzò sentì che qualcuno cercava di<br />

pugnalarlo alla schiena.<br />

Si gettò a destra d'istinto e quel movimento impedì alla lama di<br />

affondare, salvandogli la vita. Dolorante per la nuova ferita, girò<br />

veloce su se stesso. Il suo avversario ridacchiò, certo della vittoria e<br />

la sua lama d'argento brillò alla luce della luna.<br />

Senza fermarsi Tristan sguainò i pugnali che Julia gli aveva regalato<br />

e si avventò sull'uomo. Un attimo dopo questi crollava a terra<br />

gridando di dolore.<br />

Altri uomini li attaccarono dagli alberi, ma Tristan e i suoi guerrieri<br />

continuarono a lottare. Poi Roake lanciò un grido di vittoria;


acclamazioni entusiaste coprirono gli ultimi suoni della battaglia e i<br />

lamenti dei feriti riversi sull'erba.<br />

Esausto, Tristan si passò una mano sul viso e sollevò lo sguardo al<br />

cielo. Ne aveva abbastanza: era ora che la sua richiesta venisse<br />

esaudita.<br />

«Percen» gridò, sperando che il sommo sacerdote dei Druinn lo<br />

sentisse. «Non combatterò più, fino a quando il nostro accordo non<br />

sarà rispettato.»<br />

Julia era a letto, con addosso la maglietta e i pantaloni della tuta<br />

che portava da quando Tristan se ne era andato. Erano suoi e lei<br />

accoglieva di buon grado il lieve conforto che le portavano. Era<br />

passata un'altra settimana senza di lui. Un'altra settimana desolata e<br />

solitaria.<br />

Non riusciva più a dormire. Ormai non faceva che rigirarsi nel letto<br />

e immaginare.<br />

Quando si sarebbe attenuato quel dolore atroce? Non lo sapeva.<br />

Mentre si stringeva al petto il cuscino sentì una voce risuonare in<br />

tutta la casa e si mise a sedere di scatto, sconcertata.<br />

«Vuoi andare da lui?» Riconobbe l'accento scozzese dell'uomo che<br />

al mercato delle pulci le aveva venduto lo scrigno di Tristan.<br />

Non perse tempo a interrogarsi sulla propria sanità mentale. «Sì!»<br />

rispose di slancio.<br />

Il mondo cominciò subito a girare e lei chiuse gli occhi. Una<br />

miriade di colori le vorticava dietro le palpebre e uno strano sibilo le<br />

risuonava nelle orecchie. Non sapeva quanto tempo fosse passato. Ti<br />

prego, fa' che tutto questo sia reale, pensò, cercando di alimentare la<br />

speranza crescente che si faceva largo nel suo cuore.<br />

Dopo un tempo che le parve eterno il mondo si fermò.<br />

Julia aprì gli occhi e batté le palpebre per abituarsi alla luce intensa.<br />

Era in piedi su una distesa di erba bianca, circondata da uomini<br />

seminudi; alcuni erano coperti di sudore e di sangue, altri si erano<br />

appena lavati. La guardarono confusi, ma nessuno si avvicinò.<br />

Un enorme lago dall'acqua cristallina si stendeva poco lontano.


Tristan era appoggiato a un masso argenteo e teneva gli occhi chiusi,<br />

mentre l'acqua scendeva sul suo torace nudo e sulle gambe strette nei<br />

pantaloni aderenti.<br />

Julia lo chiamò con un grido colmo di gioia.<br />

Lui aprì gli occhi e scosse la testa incredulo, poi corse da lei e la<br />

prese tra le braccia. «Sei tu? Sei davvero qui?» chiese ansante.<br />

«Sì, sono qui.» Brucianti lacrime di gioia le salirono agli occhi.<br />

La strinse così forte da mozzarle il fiato. «Benvenuta a Imperia,<br />

piccolo drago» le sussurrò.<br />

Gocce di acqua fredda le inzupparono i vestiti, ma Julia non se ne<br />

curò. Gli gettò le braccia al collo e lo attirò ancora più vicino. «Mi sei<br />

mancato tanto. La mia casa era vuota senza di te.»<br />

«Non posso tornare indietro con te» l'avvertì fissandola<br />

intensamente.<br />

Lei pensò a Faith. Le sarebbe mancata, ma era sicura che la sorella<br />

se la sarebbe cavata anche da sola. E forse un giorno avrebbe capito<br />

la sua scelta. Almeno lo sperava. «Mi piacerebbe restare qui con te...<br />

se mi vuoi ancora.»<br />

«Se ti voglio ancora?» ripeté lui con incredula gioia. Poi le tempestò<br />

il viso di baci. «Morirei senza di te. Ti amo tanto da star male.»<br />

Gli uomini tutt'intorno lanciarono alte grida di giubilo e Julia notò<br />

uno di loro che sorrideva felice. Era alto come Tristan, con una<br />

cicatrice sul lato sinistro del viso. Non poté fare a meno di<br />

ricambiare il suo sorriso.<br />

«Voglio che tu diventi la mia compagna di vita» dichiarò Tristan.<br />

«Voglio avere dei figli da te. Potresti aprire un negozio al mercato.<br />

Tutta Imperia verrà a comprare le tue merci.»<br />

«Ho bisogno di una sola cosa: di te.» Lo fissò con un sorriso radioso<br />

e soddisfatto. Non si era mai sentita così completa. «Sei una parte di<br />

me senza cui non posso vivere. Con te sono felice.»<br />

«Era destino che ci incontrassimo.» Le prese il mento tra le dita. «Sei<br />

disposta a rinunciare a tutto per me» constatò ammaliato.<br />

«No. Voglio semplicemente godermi quello che per me conta di


più.»<br />

«E che cos'è, Julia? Come te, ho bisogno di sentire le esatte parole.<br />

Che cosa conta di più per te?»<br />

«La mia lezione finale.»<br />

Si bloccò sconcertato: non era quello che si aspettava, ma in fondo<br />

lei lo aveva sempre colto di sorpresa. «Sarà meglio che ti spieghi» la<br />

invitò.<br />

Lo guardò a occhi socchiusi. «Be', come dicono le fiabe... E vissero<br />

per sempre felici e contenti» citò. «È questo che voglio.»<br />

Lui continuò a fissarla con intensità. «Ti darò il mio amore, mio<br />

piccolo drago. Il mio cuore e la mia anima, il mio nome e i miei figli»<br />

promise.<br />

«Ti amo, Tristan.»<br />

«Per Elliea, sentire queste parole basterebbe a tenermi in vita.<br />

Anch'io ti amo.» Non poteva nemmeno respirare senza di lei, non<br />

poteva vivere senza averla vicina. «Vuoi unirti a me per la vita e<br />

avere i miei figli?» le chiese, tempestandole il viso di baci leggeri.<br />

«Sarà un piacere.» Julia aveva gli occhi lucidi di lacrime di felicità e<br />

il mento tremante.<br />

«Anche per me. Sarò sempre il tuo schiavo del piacere.»<br />

«Mmh... che altro può chiedere una donna?»


Epilogo<br />

Si annunciava come il parto più rumoroso della storia di Imperia.<br />

«Tristan, come hai potuto farmi questo?» chiese Julia ansimante.<br />

Lui si bloccò e la fissò preoccupato. «Farti cosa, piccolo drago?»<br />

«Mettermi incinta, brutto bastardo!»<br />

Il guerriero scoppiò in una risatina tesa. Odiava vederla soffrire<br />

tanto e avrebbe voluto provare tutto quel dolore al posto suo. Le<br />

asciugò la fronte sudata con un tocco gentile. «Pensa, amore: tra<br />

poco accoglieremo nel mondo nostro figlio.»<br />

Quelle parole parvero rasserenarla. «Sì, tra poco accoglieremo<br />

nostro figlio» ripeté Julia. Un'altra fitta lancinante la trafisse. «Se non<br />

si sbriga, lo tirerò fuori di persona.» Il dolore si attenuò e lei prese a<br />

respirare con regolarità, per poi tornare ad adagiarsi sul letto.<br />

«Fa un po' meno male?» le chiese lui speranzoso.<br />

«Sì.» Julia chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro esausto.<br />

«Non riesco a crederci: sto per diventare madre.»<br />

«La vita è bella. Ti ho mai detto che secondo il sommo sacerdote<br />

dei Druinn il nostro primogenito un giorno regnerà su Imperia?»<br />

«No.» L'idea le piaceva, comunque. Una donna un tempo timida e<br />

scialba come lei stava per dare alla luce un futuro re. «È fantastico.»<br />

«Mi immagino il nostro ragazzo seduto sul trono» riprese Tristan.<br />

«Sarà un re gentile e giusto, dotato di una generosità pari a quella di<br />

sua madre.»<br />

Un quarto d'ora dopo Tristan accolse sua figlia nel mondo. Quella<br />

bambina un giorno avrebbe governato Imperia, pensò stupefatto.<br />

Julia prese tra le braccia la neonata e le mormorò paroline tenere.<br />

«Sarai una regina dall'intelligenza eccezionale» predisse.<br />

Tristan era ancora troppo scioccato per muoversi. «Una sovrana»<br />

sussurrò.<br />

«Sei deluso che non sia un maschio?» gli chiese sollevando gli occhi<br />

su di lui.


«No» le assicurò con un sorriso, i meravigliosi occhi violetti<br />

splendenti d'amore. «Non sono mai stato così felice.»

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