L'esodo visto da Gigi Vidris. - Arcipelago Adriatico
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Maggio 2006 n. 75<br />
GIORNO DEL RICORDO 2006<br />
Comunità Chersina<br />
21<br />
Un intervento di Paolo Barbi<br />
IL RICORDO DEL DOLOROSO PASSATO PER COSTRUIRE UN MIGLIORE FUTURO<br />
L’alzabandiera in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste.<br />
27 gennaio: Memory <strong>da</strong>y dello Shoah.<br />
10 febbraio: Giorno del Ricordo delle foibe.<br />
C'è un legame fra i due avvenimenti?<br />
Credo di sì. Tutti e due pur nelle così diverse<br />
dimensioni: europea o addirittura mondiale<br />
il primo, regionale o al massimo<br />
nazionale il secondo - rappresentano l'intenzione<br />
di non dimenticare mai le ignominiose<br />
manifestazioni di malvagità disumana<br />
in cui si concretarono le aberranti concezioni<br />
culturali e politiche della pulizia etnica,<br />
prodotte e alimentate <strong>da</strong>Il'esasperato, sciovinistico<br />
nazionalismo otto-novecentesco.<br />
Sull'altare dell'idolo "Stato nazionale" - reso<br />
onnipotente <strong>da</strong>i totalitarismi nazista e<br />
comunista - si ritenne di dover sacrificare<br />
non solo i diritti ma persino la dignità<br />
umana e la vita stessa delle minoranze che<br />
"inquinavano" la purezza e la compattezza<br />
del popolo dominante. Ne furono vittime a<br />
milioni ebrei, zingari e altre minoranze in<br />
Germania; a decine di milioni kulaki e tartari,<br />
esponenti religiosi e dissidenti politici in<br />
URSS. Ed anche a centinaia di migliaia gli<br />
italiani dell'altra spon<strong>da</strong> dell'<strong>Adriatico</strong>: molti<br />
torturati, fucilati e "infoibati", quasi tutti gli<br />
altri costretti all' "esilio in patria". Da Pola e<br />
<strong>da</strong> tutta l'lstria, <strong>da</strong> Fiume e <strong>da</strong>l Carnaro, <strong>da</strong><br />
Zara e <strong>da</strong>lla Dalmazia si fuggì con ogni<br />
mezzo e spesso a rischio della vita: per<br />
paura delle persecuzioni, certo, ma anche e<br />
nella maggior parte dei casi per sottrarsi al<br />
regime totalitario di Tito (che quel terrore<br />
aveva intenzionalmente creato), per rimanere<br />
liberi, per continuare ad essere italiani<br />
e cristiani, per rimanere fedeli alla Patria.<br />
Sennonché le vicende politiche di quegli<br />
anni, la situazione internazionale, i condi-<br />
zionamenti della "guerra<br />
fred<strong>da</strong>" fecero di quella<br />
Madre Patria agognata, per<br />
cui si era sacrificato tutta,<br />
una matrigna. Costretta a<br />
chiudere sbrigativamente la<br />
"questione adriatica" - perché<br />
Tito doveva essere blandito<br />
e incoraggiato nella rottura<br />
con Mosca - l'Italia fu<br />
indotta a rimuovere il problema<br />
degli esuli giuliano <strong>da</strong>lmati,<br />
a farli dimenticare. E<br />
questo fu l'aspetto più doloroso<br />
dell'esilio: sentirsi ignorati<br />
nelle proprie esigenze<br />
materiali e nei propri diritti, e, ancor più,<br />
cancellati <strong>da</strong>lla memoria stessa del proprio<br />
popolo.<br />
Ma ora, morto Tito e tragicamente dissolta<br />
la Jugoslavia, fallito il comunismo e<br />
Trieste - La Presidente della Comunità Chersina con la<br />
signora Giulia Colombis nella Sala del Consiglio<br />
Comunale col labaro di Cherso in rappresentanza<br />
della Comunità.<br />
radicalmente cambiati gli equilibri - o gli<br />
squilibri! - internazionali, si è potuto rompere<br />
quel silenzio e far rivivere quel ricordo.<br />
Fino al punto di ottenere - prima che l'ONU<br />
codificasse la "giornata della memoria"<br />
dello Shoah - che già l'anno scorso iI<br />
Parlamento italiano votasse all'unanimità<br />
una legge per fissare "il giorno del ricordo"<br />
dell'esodo giuliano-<strong>da</strong>lmata in quel 1 O febbraio<br />
1947 in cui fu firmato a Versailles il<br />
Trattato di pace che aveva segnato la "perdita<br />
delle terre dell'<strong>Adriatico</strong> orientale".<br />
Ma come vivere questa giornata? Come<br />
fare in modo che <strong>da</strong>lle radici della memoria<br />
storica nasca e venga alimentata la pianta<br />
della vita attuale e futura? Ecco: anzitutto io<br />
credo che gli ormai pochi sopravissuti degli<br />
esuli debbano liberarsi <strong>da</strong>lla forte e umanamente<br />
ben compresile tentazione delle<br />
recriminazioni sulle sofferenze e sulle<br />
rinunce di allora e anche <strong>da</strong>l nobile ma sterile<br />
sentimento di nostalgia per le loro terre.<br />
Poi vorrei che si rinunciasse alle insopportabili<br />
speculazioni politiche che alcuni partiti<br />
hanno fatto e fanno sulla nostra tragica<br />
vicen<strong>da</strong> e che, piuttosto, si cogliesse l'occasione<br />
per riflettere sulle rovinose teorie e<br />
prassi dei contrapposti nazionalismi coi loro<br />
strascichi di sogni di rivincite, di propositi di<br />
vendette, di esplosioni di odio e di violenza.<br />
Siamo a mezzo secolo di distanza della<br />
nostra tragedia: oggi non serve recriminare,<br />
né progettare rivalse di qualsiasi tipo.<br />
Serve una riflessione storica che<br />
abbandoni la pretesa di con<strong>da</strong>nnare<br />
o di difendere, e si<br />
proponga, invece, di capire la<br />
ragioni di quel conflitto e dei<br />
tragici avvenimenti di cui siamo<br />
stati attori e vittime. Serve capire<br />
gli errori e le responsabilità<br />
di una parte e dell'altra per<br />
poter an<strong>da</strong>re oltre e per riscattare<br />
quelle lacerazioni e quelle<br />
sofferenze della nostra gente,<br />
per far maturare sulla nostalgia<br />
del passato la speranza del<br />
futuro.<br />
"An<strong>da</strong>re oltre" per costruire<br />
realisticamente, concretamente<br />
il futuro della presenza italiana<br />
sulla spon<strong>da</strong> orientale<br />
dell' <strong>Adriatico</strong> - che è stata -<br />
prodotta ed alimentata non<br />
<strong>da</strong>lla forza delle armi, ma <strong>da</strong>i valori della<br />
cultura e dei commerci.<br />
Cosa possibile oggi - crollata la "cortina<br />
di ferro" e realizzata, per nostra fortuna, la<br />
sperata "utopia" del l'estensione dell'Unione<br />
Europea anche ai paesi della ex Jugoslavia<br />
- oggi è effettivamente possibile perché si è<br />
aperta la via a quei rapporti umani pacifici e<br />
a quegli scambi culturali ed economici che<br />
avevano caratterizzato la vita di tutti i popoli<br />
delle due sponde dell'<strong>Adriatico</strong> per molti<br />
secoli, prima che venisse avvelenata <strong>da</strong>l<br />
più nefasto nazionalismo.