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consolidamenti puntuali di discontinuita' e lesioni murarie

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CONSOLIDAMENTI PUNTUALI DI DISCONTINUITA’ E LESIONI<br />

MURARIE IN COSTRUZIONI STORICHE<br />

F. Doglioni,* G. Mirabella Roberti,* F. Trovò**<br />

*Dip. <strong>di</strong> Storia dell’Architettura, Università IUAV <strong>di</strong> Venezia, S. Polo 2468 –30125 Venezia<br />

** Dottorato <strong>di</strong> Conservazione dei Beni Architettonici del Politecnico <strong>di</strong> Milano<br />

Abstract<br />

This study elaborates an intervention approach to some forms of <strong>di</strong>scontinuity that can be<br />

found on existing masonry walls. An estimate of the related form of vulnerability is proposed,<br />

setting the wall continuity gauge as term of reference. This gauge is, above all, constituted by<br />

an appropriate mesh measure of masonry ashlars.<br />

Once general objectives of the intervention are defined, the study proposes some executive<br />

sequences, in selected sample cases, as operating record to contrast vulnerability forms caused<br />

in the system by <strong>di</strong>fferent <strong>di</strong>scontinuities, in order to make the impacts of the intervention<br />

techniques fitting the proposed aims of the conservation project.<br />

Premessa: continuità costruttiva e “regola d’arte”<br />

Anche se la costruzione muraria costituisce un sistema <strong>di</strong> per sè eterogeneo, per essa si fa<br />

frequentemente riferimento ad una “regola d’arte” in base alla quale essa deve essere<br />

continua, omogenea ed efficacemente costruita, pur con le articolazioni e le specializzazioni<br />

proprie delle <strong>di</strong>verse tecniche e<strong>di</strong>ficatorie.<br />

Il concetto <strong>di</strong> “regola d’arte” è inevitabilmente astratto, e può essere messo a fuoco da un lato<br />

in modo relativo a ciascuna delle culture costruttive presenti in una data area nel tempo, ad<br />

esempio riconoscendo e caratterizzando l’esecuzione che rappresenta senza sca<strong>di</strong>menti e con<br />

efficacia la tecnica costruttiva con cui è condotta; si tratta perciò <strong>di</strong> “regole d’arte” da<br />

ricercare e assumere con strumenti analitici in ciascun ambito storico-culturale e geografico<br />

(1) [1], e che non può essere assunta <strong>di</strong> per sè come valutazione <strong>di</strong> efficienza.<br />

Sul versante della valutazione o<strong>di</strong>erna della qualità ed efficacia costruttiva, l’applicazione del<br />

concetto <strong>di</strong> “regola d’arte” rischia <strong>di</strong> prefigurare una sorta <strong>di</strong> super-muratura ideale, che<br />

raramente trova riscontro in esemplari costruiti. Il tema si deve spostare perciò verso la ricerca<br />

<strong>di</strong> dati caratterizzanti che al tempo stesso siano rappresentativi dei mo<strong>di</strong> costruttivi e si<br />

prestino a costituire, se non una misura tout-court, un insieme <strong>di</strong> caratteri parametrabili la cui<br />

combinazione sia funzionale alla valutazione graduata dell’efficienza costruttiva attuale.<br />

In questo ambito <strong>di</strong> ricerca, nel corso <strong>di</strong> una collaborazione con l’Istituto Centrale per il<br />

Restauro [2] è stata messa a punto e sperimentata su un campione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> Nocera Umbra<br />

una procedura <strong>di</strong> stima spe<strong>di</strong>tiva delle vulnerabilità <strong>murarie</strong>, che può essere intesa come una<br />

scala inversa rispetto all’efficienza muraria. Un primo gruppo <strong>di</strong> parametri è basato su<br />

osservazioni visive o misure geometriche ricondotte a definite scale, una seconda parte ai<br />

risultati <strong>di</strong> prove fisiche o fisico-chimiche a nullo o basso impatto <strong>di</strong>struttivo.<br />

Tra i primi parametri messi a punto e sperimentati in tema <strong>di</strong> definizione e misura della<br />

continuità muraria si segnala per la sua relativa semplicità ed efficacia, l’in<strong>di</strong>catore numerico<br />

dell’ingranamento dei supporti sul piano esterno del paramento, in funzione del numero e<br />

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della lunghezza dei tracciati entro i giunti orizzontali, inclinati o verticali che, in un campione<br />

<strong>di</strong> 1x1 m., uniscono il bordo superiore e inferiore della muratura senza attraversare i supporti<br />

e senza toccarsi o intersecarsi. (2). Tale in<strong>di</strong>catore, definito LMT (Linea Minima Tracciato) è<br />

rappresentato dal numero <strong>di</strong> tracciati riscontrati, in genere variabile da 2 a 5, utile a valutare la<br />

Campione n.15<br />

località Boschetto<br />

Lunghezza Minimo<br />

Tracciato (L.M.T.) –<br />

valore me<strong>di</strong>o cm 132,4<br />

4 tracciati verticali / m²<br />

Campione n.10<br />

chiesa <strong>di</strong> s. Chiara<br />

Lunghezza Minimo<br />

Tracciato (L.M.T.) –<br />

valore me<strong>di</strong>o cm 164,5<br />

2 tracciati verticali / m²<br />

Misura dell’in<strong>di</strong>catore L.M.T. (lunghezza minimo tracciato – valore me<strong>di</strong>o ) <strong>di</strong> ingranamento murario sul<br />

paramento esterno <strong>di</strong> due e<strong>di</strong>fici a Nocera Umbra.<br />

snellezza dei pilastrini in cui si può <strong>di</strong>scretizzare la muratura, e dal rapporto tra la misura in<br />

altezza del campione <strong>di</strong> paramento (100 cm.) e la lunghezza me<strong>di</strong>a dei tracciati, che nei casi<br />

esaminati varia da 1,09 (bassissimo ingranamento) a 1,70-1,80 (elevato ingranamento). Una<br />

proposta affine, più <strong>di</strong>fficilmente applicabile per le <strong>di</strong>fficoltà operative, è stata avanzata anche<br />

per valutare la connessione tra paramenti murari opposti nella muratura a più paramenti (3).<br />

La caratterizzazione delle <strong>di</strong>scontinuità <strong>murarie</strong> e la valutazione delle vulnerabilità<br />

conseguenti<br />

Un campo <strong>di</strong> ricerca simmetrico e complementare è rappresentato dallo stu<strong>di</strong>o delle forme <strong>di</strong><br />

eterogeneità e <strong>di</strong>scontinuità costruttiva, che costituiscono un allontanamento più o meno<br />

rilevante dalla regola d’arte, comunque la si voglia intendere.<br />

Osserviamo in ogni caso come siano relativamente rari gli e<strong>di</strong>fici nella cui tecnica costruttiva<br />

possiamo riconoscere una elevata continuità e omogeneità.<br />

Se poi consideriamo l’intero arco <strong>di</strong> esistenza <strong>di</strong> un manufatto, dal suo incipit formativo ad<br />

oggi, attraverso lo sviluppo del cantiere, la vita in esercizio con le forme <strong>di</strong> usura, degrado e<br />

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<strong>di</strong>ssesto, i cicli <strong>di</strong> manutenzione e <strong>di</strong> trasformazione, gli eventi a volte traumatici, potremmo<br />

descriverla come un progressivo e spesso ra<strong>di</strong>cale allontanamento dalla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> pur<br />

relativa continuità e regolarità iniziale. La complessità che la storia e il tempo se<strong>di</strong>mentano<br />

sulla fabbrica, si traduce in una quantità crescente <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità ed eterogeneità più o meno<br />

marcate nel tessuto murario.<br />

Ogni sospensione <strong>di</strong> posa o giunto <strong>di</strong> attesa nel corso del cantiere iniziale introduce<br />

variazioni. Ogni effetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto <strong>di</strong>scretizza la muratura, ossia produce una <strong>di</strong>scontinuità<br />

che usulmente gli interventi <strong>di</strong> riparazione o ricostruzione non riescono a sanare del tutto,<br />

sovente introducendo essi stessi forme <strong>di</strong> eterogeneità. Ogni intervento <strong>di</strong> trasformazione,<br />

accrescimento, riduzione o sostituzione si traduce in soluzioni <strong>di</strong> continuità e separazioni tra<br />

parti. Rispetto alle considerazioni svolte in precedenza –la ricerca del grado <strong>di</strong> ingranamento<br />

murario- il puro tamponamento non ammorsato <strong>di</strong> un’apertura introduce nella muratura due<br />

tracciati verticali ad in<strong>di</strong>ce 1, ossia ad ingranamento nullo.<br />

Discontinuità ed eterogeneità sono quin<strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione costitutiva della costruzione<br />

stratificata; con<strong>di</strong>zione che tuttavia non può nè deve essere combattuta <strong>di</strong> per sè e va in larga<br />

misura accettata, mirando semmai a contrastarne i soli effetti negativi sul comportamento<br />

strutturale, ossia a neutralizzare le forme <strong>di</strong> vulnerabilità che essa introduce nel sistema.<br />

Il tema si sposta quin<strong>di</strong> sulla valutazione e previsione delle conseguenze strutturali, legate alle<br />

azioni meccanico-statiche, <strong>di</strong>rette o in<strong>di</strong>rette, e alle azioni meccanico-<strong>di</strong>namiche, (4) queste<br />

ultime <strong>di</strong> natura prevalentemente sismica, delle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità/eterogeneità<br />

introdotte dai processi <strong>di</strong> trasformazione.<br />

A meno <strong>di</strong> macroscopiche violazioni <strong>di</strong> principi elementari, quali la costruzione <strong>di</strong> murature<br />

in falso, la riduzione <strong>di</strong> sezioni già molto sollecitate, l’eccesso <strong>di</strong> sopraelevazione o il taglio <strong>di</strong><br />

elementi resistenti a trazione quali tiranti su archi, è relativamente raro che gli usuali processi<br />

<strong>di</strong> trasformazione indeboliscano fino al collasso le costruzioni nelle normali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

esercizio.<br />

Se quin<strong>di</strong> gli effetti in fase meccanico-statica, generalmente <strong>di</strong> compressione assiale verticale,<br />

sono limitati, ben più rilevanti sono gli effetti in fase meccanico-<strong>di</strong>namica.<br />

Mentre le forme <strong>di</strong> vulnerabilità sismica <strong>di</strong> una costruzione ad elevato grado <strong>di</strong> continuità<br />

sono rappresentate da meccanismi unitari <strong>di</strong> danno legati alla sua geometria <strong>di</strong> insieme o delle<br />

parti, definite macroelementi, le <strong>di</strong>scontinuità ed eterogeneità <strong>di</strong> un manufatto stratificato<br />

formano linee <strong>di</strong> indebolimento che spesso favoriscono comportamenti ancora più segmentati<br />

e <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>. Le vulnerabilità <strong>di</strong> insieme sono state denominate vulnerabilità tipiche, in quanto<br />

legate alla configurazione, e alla posizione rispetto alla fabbrica, fattori ai quali l’analisi del<br />

danno avvenuto associa dati meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto in una costruzione tendenzialmente<br />

omogenea e continua, gli indebolimenti e le vulnerabilità locali sono state definite<br />

vulnerabilità specifiche, in quanto proprie ed esclusive <strong>di</strong> un dato manufatto, <strong>di</strong> cui<br />

segmentano e influenzano ulteriormente il comportamento rispetto a quello proprio delle<br />

vulnerabilità tipiche, inducendolo ad assumere tracciati e forme del tutto peculiari [3].<br />

L’azione <strong>di</strong> contrasto del possibile danno, e la simmetrica riduzione delle vulnerabilità, deve<br />

interessarsi in modo mirato ad entrambe le forme.<br />

Anche valendosi dell’esperienza maturata nel campo della stratigrafia costruttiva, ossia del<br />

rilevamento e analisi interpretativa delle evidenze costruttive prodotte dai processi <strong>di</strong><br />

trasformazione [4], si è cercato <strong>di</strong> ricondurre ad un numero ridotto <strong>di</strong> situazioni-tipo,<br />

inevitabilmente schematizzate, la grande varietà <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità che tali processi<br />

determinano. Il campione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o principale è costitituito da alcuni e<strong>di</strong>fici in fase <strong>di</strong> restauro,<br />

al cui interno è stato possibile esaminare ed interpretare le <strong>di</strong>scontinuità presenti, e da<br />

casistiche formate in precedenza.<br />

In via generale, i processi sono riconducibili a tre tipi <strong>di</strong> effetto:<br />

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• affiancamento non solidarizzato;<br />

• riduzione a taglio o a strappo <strong>di</strong> sezioni <strong>murarie</strong>;<br />

• misto, ossia formato da azioni <strong>di</strong> riduzione a strappo della muratura e da successivo<br />

affiancamento murario non solidarizzato al lembo <strong>di</strong> rottura.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> questa prima <strong>di</strong>stinzione, che traduce l’impostazione stratigrafica basata su<br />

azioni positive (<strong>di</strong> apporto) e negative (<strong>di</strong> sottrazione-demolizione), un primo gruppo <strong>di</strong><br />

effetti-tipo è rappresentato dalle gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità, in buona parte conseguenti a quella che<br />

L. Binda ha <strong>di</strong> recente definito “stratificazione volumetrica”.<br />

Si tratta <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità che interessano almeno un intero piano della costruzione, e che<br />

conseguono ad ampliamenti in addossamento <strong>di</strong> corpi <strong>di</strong> fabbrica e alla realizzazione <strong>di</strong> nuovi<br />

setti murari.<br />

Gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità sono determinate anche dalla costruzione in breccia <strong>di</strong> canne fumarie o<br />

<strong>di</strong> scarichi, e da <strong>lesioni</strong> evolute prodotte su interi macroelementi dallo sviluppo avanzato <strong>di</strong><br />

meccanismi unitari <strong>di</strong> danno, che <strong>di</strong>scretizzano completamente le murature attraversate.<br />

Un secondo gruppo è rappresentato dalle <strong>di</strong>scontinuità locali, ossia dagli esiti <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> più<br />

limitata ampiezza quali l’apertura in breccia <strong>di</strong> un nuovo foro, la chiusura non ammorsata <strong>di</strong><br />

un foro esistente o <strong>di</strong> una canna fumaria, ecc. Anch’esse sono state sud<strong>di</strong>vise in azioni <strong>di</strong><br />

apporto, <strong>di</strong> sottrazione, o miste (sottrazione-apporto).<br />

Un caso particolare <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità locale è costituito dalle <strong>di</strong>scontinuità multiple, in cui in un<br />

contesto ravvicinato si susseguono più tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità locale, riducendo la <strong>di</strong>mensione<br />

delle parti <strong>murarie</strong> omogenee entro una fitta rete <strong>di</strong> bor<strong>di</strong> ed interfacce negative.<br />

E’ stata formata una casistica esemplificativa <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità o forme <strong>di</strong><br />

indebolimento presenti in un campione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici in fase <strong>di</strong> restauro (5), che è stato possibile<br />

osservare compiutamente, o <strong>di</strong> recente restaurati. Ne è stata tratta una classificazione<br />

articolata in base alla natura ed entità della <strong>di</strong>scontinuità:<br />

Gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità:<br />

1.1- <strong>di</strong>scontinuità verticale tra fabbricati contigui per addossamento <strong>di</strong> corpo <strong>di</strong> fabbrica;<br />

accostamento <strong>di</strong> muratura non ammorsata ad angolata preesistente;<br />

1.2- idem, in presenza <strong>di</strong> apertura che forma spalla esile sul muro accostato;<br />

2.1- <strong>di</strong>scontinuità verticale in nodo a T tra muri <strong>di</strong> fabbricati <strong>di</strong>versi o dello stesso e<strong>di</strong>ficio, per<br />

addossamento <strong>di</strong> testa a muro rettilineo preesistente (nodo <strong>di</strong> muri tra loro ortogonali);<br />

2.2- idem, in presenza <strong>di</strong> apertura che forma spalla esile sul muro accostato;<br />

3.1- apertura in rottura <strong>di</strong> canna fumaria o grande condotto (in genere, grande <strong>di</strong>scontinuità<br />

verticale dovuta a demolizione e ricostruzione sulla superficie <strong>di</strong> interfaccia);<br />

4.1- grande lesione conseguente all’attivazione <strong>di</strong> meccanismo <strong>di</strong> danno su macroelemento.<br />

Discontinuità locali <strong>di</strong> apporto:<br />

5.1- chiusura non ammorsata <strong>di</strong> porte, finestre, nicchie, camini, ecc.; <strong>di</strong>scontinuità locali <strong>di</strong><br />

erosione:<br />

6.1- riduzione <strong>di</strong> setti, aperture a taglio mirato;<br />

6.2- rimozione <strong>di</strong> bor<strong>di</strong> specializzati <strong>di</strong> confinamento (spalle in pietra o tessute, angolate, con<br />

o senza ripresa muraria;<br />

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Discontinuità locali miste:<br />

7.1- spostamento parziale <strong>di</strong> foro con formazione <strong>di</strong> nuova spalla non ammorsata e snella,<br />

altra spalla in rottura con apporto non ammorsato;<br />

7.2- apertura in breccia <strong>di</strong> nuovi fori e formazione <strong>di</strong> nuove spalle a limitato ammorsamento;<br />

8.1- <strong>di</strong>scontinuità verticali multiple e ravvicinate.<br />

Per ciascuna delle forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità è stato elaborato uno schema grafico, descritte le<br />

forme <strong>di</strong> vulnerabilità conseguenti in rapporto a comportamenti e danni riscontrati in<br />

situazioni affini a seguito <strong>di</strong> eventi sismici, descritti dalle casistiche <strong>di</strong> danno successive al<br />

sisma del Friuli ’76 e Umbria-Marche ‘97. Le conseguenze in or<strong>di</strong>ne alle forme <strong>di</strong><br />

vulnerabilità introdotte nel sistema, in particolare delle singole <strong>di</strong>scontinuità locali, sono<br />

fortemente legate alla combinazione tra loro e con le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità, alla posizione nel<br />

contesto, al tipo <strong>di</strong> sollecitazione cui può essere sottoposta la parte muraria. Una valutazione<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne qualitativo/analogico può essere desunta dall’osservazione del comportamento che<br />

si è constatato in occasione <strong>di</strong> sismi in manufatti che hanno subito trasformazioni affini.<br />

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Le conseguenze in or<strong>di</strong>ne alle forme <strong>di</strong> vulnerabilità introdotte nel sistema possono essere<br />

valutate sotto il profilo quantitativo formando un modello a elementi murari <strong>di</strong>screti in cui<br />

forma, <strong>di</strong>mensione, vincoli e caratteristiche meccaniche <strong>di</strong> ciascuno rispecchiano le <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong>scontinuità-eterogeneità constatate, e paragonando il risultato che si otterrebbe modellando<br />

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una muratura omogenea e continua con la stessa configurazione volumetrica <strong>di</strong> insieme,<br />

soggetta alle stesse sollecitazioni.<br />

La valutazione qualitativa, come quella proposta, si basa invece su analogie con i<br />

comportamenti patologici delle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità osservati in occasione <strong>di</strong><br />

terremoti, tenendo presente la loro posizione nella fabbrica e le sollecitazioni cui sono<br />

sottoposte.<br />

Mentre il comportamento delle gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità è relativamente preve<strong>di</strong>bile e ben<br />

documentato nella casistica <strong>di</strong> danno, il ruolo delle singole <strong>di</strong>scontinuità locali è fortemente<br />

legato alla combinazione tra loro e con le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità, alla posizione nel contesto, al<br />

tipo <strong>di</strong> sollecitazione cui può essere sottoposta la parte muraria.<br />

Ad esempio, la mera chiusura <strong>di</strong> porte esistenti in un muro <strong>di</strong> spina, senza la realizzazione <strong>di</strong><br />

nuove aperture, anche se l’effetto <strong>di</strong> rafforzamento è da considerare limitato, non introduce<br />

elementi <strong>di</strong> indebolimento. Se invece si accompagna all’apertura in breccia <strong>di</strong> nuove aperture<br />

e alla formazione non ammorsata <strong>di</strong> nuove spalle, l’effetto <strong>di</strong> indebolimento risulta più<br />

marcato, perchè somma ai vuoti tamponati in modo inefficace i nuovi vuoti il cui contorno<br />

non è adeguatamente specializzato. Se poi si ripete più volte sullo stesso pannello murario, in<br />

base al fenomeno della “migrazione delle aperture” nel tempo che si osserva <strong>di</strong> frequente,<br />

allora la frammentazione costruttiva può avere gravi conseguenze, soprattutto a fronte <strong>di</strong><br />

sollecitazioni meccanico-<strong>di</strong>namiche.<br />

Dobbiamo poi tenere presente che oltre alle <strong>di</strong>scontinuità in sè, i processi <strong>di</strong> trasformazione<br />

introducono nel sistema significative <strong>di</strong>somogeneità, ossia accostano parti <strong>murarie</strong> con<br />

caratteristiche meccaniche e comportamento tra loro <strong>di</strong>verso.<br />

Definizione degli obiettivi <strong>di</strong> intervento<br />

L’obiettivo del progetto <strong>di</strong> consolidamento è <strong>di</strong> neutralizzare le forme <strong>di</strong> vulnerabilità e <strong>di</strong><br />

indebolimento introdotte dai processi <strong>di</strong> trasformazione nella fabbrica. Questo non si deve<br />

tradurre <strong>di</strong> per sè in un impulso alla cancellazione delle tracce e degli elementi <strong>di</strong><br />

trasformazione, cosa peraltro raramente possibile senza mo<strong>di</strong>fiche ra<strong>di</strong>cali dell’intera<br />

fabbrica, ma nell’introduzione mirata <strong>di</strong> interventi e accorgimenti articolati e progettati in<br />

rapporto sia alla valutazione delle effettive forme <strong>di</strong> vulnerabilità prodotte dalle <strong>di</strong>scontinuità,<br />

sia al complesso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni al contorno, <strong>di</strong> vincoli operativi e <strong>di</strong> opportunità conservative.<br />

In via generale, dobbiamo tenere presente che il miglioramento sismico sistematico (6) va<br />

operato su due <strong>di</strong>stinti livelli, <strong>di</strong> cui il primo è appunto la riconduzione della fabbrica a<br />

relativa continuità ed efficienza costruttiva, risarcendo e riparando gli effetti <strong>di</strong> degrado,<br />

<strong>di</strong>ssesto, manomissioni e aggiunte; il secondo è il miglioramento sismico propriamente detto,<br />

ossia l’introduzione mirata <strong>di</strong> accorgimenti ed elementi resistenti a contrasto dei meccanismi<br />

<strong>di</strong> danno propri della costruzione. E’ opportuno mettere a fuoco separatamente e non<br />

confondere tra loro i due piani, anche se in concreto alcune opere possono essere funzionali<br />

ad entrambe gli obiettivi. In sostanza, il raggiungimento <strong>di</strong> una sufficiente continuità ed<br />

efficienza costruttiva è una pre-con<strong>di</strong>zione necessaria, non sufficiente, dell’opera <strong>di</strong><br />

miglioramento.<br />

In primo luogo va operata una valutazione della necessità/utilità <strong>di</strong> intervento, in rapporto alla<br />

natura, entità e forma delle <strong>di</strong>scontinuità introdotte nel sistema, alla loro effettiva pericolosità<br />

in termini <strong>di</strong> vulnerabilità, agli impatti sotto il profilo conservativo che si renderebbero<br />

necessari.<br />

Ad esempio, per le gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità è necessario <strong>di</strong>stinguere:<br />

1) le situazioni in cui la <strong>di</strong>scontinuità è intenzionalmente introdotta in origine per in<strong>di</strong>rizzare il<br />

comportamento; è il caso, ad esempio, dei muri <strong>di</strong> spina che nelle costruzioni veneziane sono<br />

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sovente privi <strong>di</strong> ammorsamento alla facciata per consentirne la traslazione verticale<br />

in<strong>di</strong>pendente, senza aderenze e danneggiamenti reciproci tra i due muri accostati;<br />

2) le situazioni in cui la presenza della <strong>di</strong>scontinuità riduce la vulnerabilità del sistema; è il<br />

caso <strong>di</strong> torri campanarie accostate alla chiesa, il cui <strong>di</strong>verso periodo <strong>di</strong> oscillazione in fase<br />

sismica causa martellamenti <strong>di</strong>struttivi; i singoli corpi vanno perciò mantenuti liberi <strong>di</strong><br />

oscillare separatamente, fruendo della pur parziale funzione <strong>di</strong> giunto svolta dalla<br />

<strong>di</strong>scontinuità;<br />

3) le situazioni in cui la presenza della <strong>di</strong>scontinuità è localmente ininfluente rispetto al<br />

comportamento del sistema; è il caso <strong>di</strong> innalzamenti murari con appoggio in piano soggetti a<br />

soli sforzi compressivi, o <strong>di</strong> no<strong>di</strong> murari in cui il muro accostato è soggetto sia in fase statica<br />

che <strong>di</strong>namica a sole azioni compressive, come un muro ortogonale esterno ad una facciata<br />

sollecitata all’interno da archi o volte;<br />

4) le situazioni in cui la vulnerabilità è legata a meccanismi che possono svilupparsi come<br />

allontanamento reciproco solo in date <strong>di</strong>rezioni, escludendo le altre; l’intervento può quin<strong>di</strong><br />

mirare ad un confinamento degli spostamenti lungo questi assi. E’ il caso degli interventi <strong>di</strong><br />

consolidamento tra<strong>di</strong>zionalmente <strong>di</strong>ffusi a Venezia, e tuttora praticati, per contrastare la<br />

rotazione verso l’esterno delle angolate in pietra, apponendo uno o più tiranti locali esterni,<br />

con funzione <strong>di</strong> biella tesa.<br />

5) le situazioni in cui lo spostamento è possibile in più <strong>di</strong>rezioni, e la<br />

solidarizzazione/ingranamento deve essere efficace; è opportuno l’inserimento anche<br />

<strong>di</strong>scontinuo <strong>di</strong> conci resistenti a trazione, posti a cavallo della <strong>di</strong>scontinuità nel numero e con<br />

la <strong>di</strong>mensione tale da formare un ingranamento artificiale.<br />

6) le situazioni <strong>di</strong> riduzione della sezione resistente , soprattutto quando si accompagnano al<br />

sezionamento verticale dei setti resistenti; è il caso della formazione <strong>di</strong> canne fumarie o <strong>di</strong><br />

sostituzione <strong>di</strong> setti con architravi su ampie aperture con spalle esili, in cui va operato il<br />

risarcimento murario opportunamente ingranato, a ricostituire sia la sezione che la forma<br />

resistente perduta, o va cercata una soluzione equivalente.<br />

La ricostituzione <strong>di</strong> continuità, ove necessaria, deve mirare ad un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> ingranamento tra le<br />

parti <strong>di</strong>scontinue che sia pari a quello caratteristico della muratura in cui si sono verificate le<br />

<strong>lesioni</strong> o i processi <strong>di</strong> trasformazione, o <strong>di</strong> poco superiore se si ritiene opportuno introdurre<br />

una forma <strong>di</strong> specializzazione della parte. Allontanarsi per <strong>di</strong>fetto o per eccesso da questo<br />

in<strong>di</strong>ce porterebbe come conseguenza l’introduzione <strong>di</strong> una nuova <strong>di</strong>somogeneità locale, che<br />

influirebbe sul comportamento della costruzione.<br />

L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> ingranamento murario prima proposto può quin<strong>di</strong> costituire un riferimento anche<br />

per gli interventi <strong>di</strong> riparazione-consolidamento, da effettuare in corrispondenza <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scontinuità o <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>lesioni</strong>.<br />

La scelta degli interventi a contrasto delle <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scontinuità deve tenere conto del<br />

complesso <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni al contorno. Tra queste, in primo luogo, le volontà conservative<br />

legate alle superfici presenti nel contesto delle <strong>di</strong>scontinuità, quali gli intonaci <strong>di</strong>pinti o <strong>di</strong><br />

intrinseco interesse, le murature accuratamente rifinite con giunti stilati o comunque <strong>di</strong><br />

interesse costruttivo/testimoniale. Anche le tracce in sè dei processi <strong>di</strong> trasformazione sono<br />

oggetto <strong>di</strong> interesse conservativo, in quanto testimoniano i <strong>di</strong>versi assetti nel tempo della<br />

costruzione e la genesi formativa dell’e<strong>di</strong>ficio; i lesionamenti subiti testimoniano i<br />

meccanismi <strong>di</strong> danneggiamento manifestati nel tempo dall’e<strong>di</strong>ficio e, dato il carattere<br />

reci<strong>di</strong>vante e progressivo del danno, costituiscono un elemento fondamentale per l’anamnesi<br />

dei trascorsi e per la previsione in funzione <strong>di</strong>agnostica del comportamento futuro.<br />

Emerge la necessità che l’intervento sulla <strong>di</strong>scontinuità non causi impatti tali da cancellarla<br />

del tutto come traccia ed elemento testimoniale, ma semmai la incida puntualmente,<br />

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scegliendo tra le le <strong>di</strong>verse tecniche <strong>di</strong>sponibili quella che nel contesto interessato produce il<br />

più favorevole bilancio tra conservazione e <strong>di</strong>struzione. Pertanto, sotto l’aspetto della<br />

compatibilità conservativa, va tenuto presente l’obiettivo generale <strong>di</strong> contrastare le forme <strong>di</strong><br />

vulnerabilità introdotte dalla <strong>di</strong>scontinuità e al tempo stesso <strong>di</strong> conservare elementi sufficienti<br />

alla leggibilità della traccia <strong>di</strong> trasformazione o della lesione.<br />

L’analisi stratigrafico-costruttiva, così come la lettura degli effetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssesto, porta a<br />

constatare come non sia necessaria la completezza fisica della traccia per consentire la lettura<br />

del dato. Un contatto stratigrafico nitido, anche se <strong>di</strong> limitata ampiezza, o un tratto <strong>di</strong> lesione<br />

<strong>di</strong> cui siano ben riconoscibili i cigli, sono sufficienti a comprendere localmente la sequenza<br />

costruttiva o la natura del <strong>di</strong>ssesto. Per questo motivo, se la traccia non riveste <strong>di</strong> per sè anche<br />

un valore storico-formale, è possibile inciderla puntualmente in modo <strong>di</strong>scontinuo, e<br />

conservare al tempo stesso la leggibilità del dato sulla materia della costruzione.<br />

Il tema si sposta perciò alla scelta delle tecniche operative con cui contrastare le <strong>di</strong>scontinuità.<br />

Proposta <strong>di</strong> protocolli operativi e progetto locale <strong>di</strong> intervento in ambito conservativo.<br />

L’impostazione proposta è sostenibile solo con il superamento della <strong>di</strong>cotomia concettuale tra<br />

tecniche tra<strong>di</strong>zionali e tecniche moderne, abbandonando ogni esclusione a priori in favore <strong>di</strong><br />

un esame obiettivo della loro efficacia strutturale commisurata alla entità e natura dell’impatto<br />

provocato. Questo richiede anche l’attibuzione <strong>di</strong> un significato più ampio alla compatibilità<br />

che si richiede per gli inserti nelle costruzioni antiche.<br />

Ad esempio, le azioni <strong>di</strong> apporto necessarie a risarcire erosioni compiute (canne fumarie,<br />

varchi nelle murature, ecc.) utilizzano usualmente muratura in laterizi pieni e malta bastarda,<br />

che in contesti <strong>di</strong> muratura in pietra a malta <strong>di</strong> calce introducono una inevitabile<br />

<strong>di</strong>somogeneità. Ma se questo aspetto può essere tollerato, raramente praticabile risulta un<br />

efficace ingranamento, per la <strong>di</strong>versa altezza dei corsi e la cura esecutiva richiesta. Per<br />

ovviare a questo, alcuni casi (ve<strong>di</strong> foto) è stato realizzato un ingranamento con barre<br />

cementate sul bordo della muratura esistente e inserite nell’allettamento della muratura <strong>di</strong><br />

apporto.<br />

La necessità <strong>di</strong> sostituire il tra<strong>di</strong>zionale cuci-e-scuci, che risulta impattivo sulla traccia e nel<br />

contesto interessato e non sempre può essere realizzato con efficacia, emerge da alcune<br />

situazioni con speciali vincoli al contorno.<br />

In una muratura affrescata percorsa da una ampia lesione da meccanismo (ve<strong>di</strong> foto), la<br />

sequenza operativa adottata è stata la seguente:<br />

-pulitura e fissatura dei bor<strong>di</strong> dell’intonaco <strong>di</strong>pinto, operata da restauratore;<br />

-rimozione delle occlusioni interne alla lesione (malta <strong>di</strong> calce, frammenti <strong>di</strong> laterizio), e<br />

pulitura dalla polvere con aspiratori;<br />

-formazione <strong>di</strong> coppie <strong>di</strong> barre cementate a resina epossi<strong>di</strong>ca con fori inclinati praticati sui<br />

fianchi della lesione, e successivamente saldate a formare ponte <strong>di</strong> connessione tra le due<br />

murature <strong>di</strong>scretizzate;<br />

-riempimento della lesione con malte adesive ed elementi <strong>di</strong> laterizio, mantenute<br />

sottosquadro;<br />

-risarcimente esterno del tracciato <strong>di</strong> lesione a malta <strong>di</strong> calce lievemente sottosquadro rispetto<br />

ai bor<strong>di</strong> dell’intonaco affrescato.<br />

107


Sopra: realizzazione <strong>di</strong> connessioni in corrispondenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità <strong>di</strong> tipo 1.1, con vincolo operativo <strong>di</strong><br />

intonaci antichi da non rimuovere. A sinistra: connessione realizzata con taglio a <strong>di</strong>sco, inserimento <strong>di</strong> lama inox<br />

legata a resina epossi<strong>di</strong>ca; a destra, inserimento <strong>di</strong> concio in laterizio armato e iniezione nel tracciato <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scontinuità.<br />

Sotto: realizzazione <strong>di</strong> connessioni in corrispondenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità tipo 1.2. A sinistra, con vincolo operativo<br />

determinato dalla volontà <strong>di</strong> conservare in parte gli intonaci antichi, connessioni a mezzo <strong>di</strong> perforazioni armate<br />

legate a resina, rifacimenti parziali, iniezioni nelle <strong>di</strong>scontinuità. A destra, con rimozione degli intonaci,<br />

inserimento <strong>di</strong> conci in laterizio armato, anche a sostituzione <strong>di</strong> architravi in legno degradati, e parziale cuci e<br />

scuci a mattoni.<br />

108


Schema <strong>di</strong> intervento (sezione orizzontale)<br />

A fianco e sopra: risarcimento in mattoni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scontinuità tipo 3.1 (canna fumaria), e<br />

realizzazione <strong>di</strong> connessioni fra i lembi opposti con<br />

cuciture armate (ve<strong>di</strong> schema).<br />

A fianco e sotto: realizzazione <strong>di</strong> connessioni in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità tipo 4.1 (grande<br />

lesione da meccanismo) con vincolo operativo<br />

costituito dalla necessità <strong>di</strong> conservare le superfici<br />

<strong>di</strong> intonaco <strong>di</strong>pinto . Vengono realizzate coppie <strong>di</strong><br />

cuciture armate sui fianchi della lesione, saldate tra<br />

loro le barre; con iniezione sul cavo della lesione<br />

(ve<strong>di</strong> schema).<br />

Schema <strong>di</strong> intervento (sezione orizzontale)<br />

109


Progetto locale <strong>di</strong> intervento per il confinamento <strong>di</strong> un foro aperto in rottura con formazione <strong>di</strong> nuove spalle<br />

non ammorsate (<strong>di</strong>scontinuità tipo 7.2), in presenza <strong>di</strong> <strong>lesioni</strong> e in posizione angolare. Viene realizzato un<br />

telaio metallico ancorato con cuciture armate saldate, che svolge anche il ruolo <strong>di</strong> sostegno dell’architrave in<br />

pietra lesionato.<br />

110


In una grande <strong>di</strong>scontinuità dovuta all’addossamento <strong>di</strong> una facciata all’angolata <strong>di</strong> un fronte<br />

preesistente, in presenza <strong>di</strong> un intonaco non decorato nella parte interessata, ma <strong>di</strong> antica<br />

costruzione e omogeneamente presente sul fronte, la <strong>di</strong>scontinuità è stata localmente<br />

contrastata con queste modalità:<br />

-esecuzione <strong>di</strong> tagli orizzontali a <strong>di</strong>sco della profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> circa 7-8 cm., alti 1 cm e lunghi 40-<br />

50 cm., a cavallo della <strong>di</strong>scontinuità, posti ad interasse <strong>di</strong> circa 30-40 cm.;<br />

-pulitura ad aria compressa;<br />

-inserimento <strong>di</strong> barre in acciaio inox da 50x5 mm. della lunghezza necessaria, e fissaggio a<br />

resina epossi<strong>di</strong>ca, lievemente ribassato;<br />

-sigillatura esterna ad intonaco <strong>di</strong> calce.<br />

In tale modo le superfici vengono incise puntualmente e la traccia dell’addossamento è<br />

conservata e mantenuta visibile. Ai livelli <strong>di</strong> piano la solidarizzazione interna è più marcata,<br />

con bulbi <strong>di</strong> innesto dei cordoli-tirante metallici.<br />

Anche quanto vi sono minori vincoli conservativi sulle superfici, perchè già oggetto <strong>di</strong><br />

trasformazioni o reputate non significative nel contesto, sono spesso presenti limitazioni<br />

operative che impe<strong>di</strong>scono il tra<strong>di</strong>zionale intervento a cuci-e-scuci, e richiedono soluzioni<br />

mirate. E’ il caso <strong>di</strong> un muro addossato <strong>di</strong> testa senza ammorsamento ad un muro <strong>di</strong> facciata o<br />

<strong>di</strong> spina, in cui le demolizioni richieste per formare la sede degli elementi <strong>di</strong> ingranamento<br />

risulterebbero forzatamente estese e operabili con <strong>di</strong>fficoltà, causando esse stesse nuove<br />

<strong>di</strong>scontinuità. A seconda del contesto e dell’associazione con altre <strong>di</strong>scontinuità, una<br />

soluzione possibile è rappresentata da elementi <strong>di</strong> connessione metallica formati, sul muro<br />

addossato, da piastre laterali <strong>di</strong> ancoraggio alle quali sono fissate barre cementate con fori<br />

passanti al muro cui ci si deve ancorare.<br />

Vi sono quin<strong>di</strong> situazioni ricorrenti, relativamente semplici, per le quali è possibile proporre<br />

la formazione <strong>di</strong> un numero limitato <strong>di</strong> protocolli operativi <strong>di</strong> riferimento. Dato un certo tipo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scontinuità e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni al contorno, è possibile ipotizzare un ristretto spettro <strong>di</strong><br />

soluzioni, ciascuna delle quali usualmente non consiste in un unico intervento, ma in una<br />

sequenza <strong>di</strong> operazioni correlate.<br />

Un tema particolare è costituito dalle <strong>di</strong>scontinuità multiple ravvicinate, in cui non è possibile<br />

ingranare tra loro porzioni limitate ed eterogenee <strong>di</strong> muratura senza operarne <strong>di</strong> fatto la<br />

completa sostituzione. In questi casi possono essere utilizzati rinforzi lineari entro una traccia<br />

<strong>di</strong> limitata altezza posta trasversalmente alle <strong>di</strong>scontinuità, come ad esempio elementi<br />

prefabbricati in laterizio con armatura interna entro getto <strong>di</strong> calcestruzzo, usualmente<br />

impiegati per architravi <strong>di</strong> porte e finestre. Questi rinforzi possono svolgere una funzione <strong>di</strong><br />

connessione-ripartizione, riducendo la snellezza dei pilastrini liberi.<br />

Nelle situazioni più complesse, ove non è sufficiente il riferimento ad un protocollo operativo,<br />

è opportuno un progetto locale <strong>di</strong> intervento. Per progetto locale <strong>di</strong> intervento inten<strong>di</strong>amo non<br />

tanto o solo un particolare costruttivo adattato alla peculiarità della situazione, quanto il<br />

completo intreccio <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti conservativi e <strong>di</strong> interventi a contrasto delle vulnerabilità,<br />

compatibili con i vincoli operativi dell’area.<br />

111


(1) “Peraltro le analisi finora condotte sulle fonti documentarie e sul campo hanno segnalato la varietà<br />

<strong>di</strong> tipi e <strong>di</strong> forme ed i relativi problemi <strong>di</strong> datazione, consigliando <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare areali costruttivi<br />

piuttosto ristretti. In definitiva, molto resta da fare per poter <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> atlanti regionali <strong>di</strong> tecniche<br />

costruttive tra<strong>di</strong>zionali, ai fini <strong>di</strong> un qualificato esercizio della tutela e dell’attività <strong>di</strong> conservazione”.<br />

G. FIENGO, Le finalità della ricerca, in Atlante delle tecniche costruttive tra<strong>di</strong>zionali, a cura <strong>di</strong> G.<br />

FIENGO, L. GUERRIERO, [1], pag. 11.<br />

(2) Sotto il profilo operativo, la procedura adottata è la seguente. Si in<strong>di</strong>vidua il campione murario da<br />

100x100 cm, avendo cura <strong>di</strong> verificarne l’omogeneità costruttiva e l’assenza <strong>di</strong> riprese, e lo si<br />

fotografa ortogonalmente entro un riquadro graduato. Si elabora la foto riportandola in scala, e, con<br />

programma AutoCad si segnano i tracciati che rispondono alle caratteristiche in<strong>di</strong>cate, effettuandone<br />

poi la misura in automatico.<br />

(3) Altri parametri analizzati, oltre alla misura dell’ingranamento trasversale tra paramenti opposti,<br />

dalla qualità, costituzione e consistenza della malta <strong>di</strong> allettamento, dalle modalità <strong>di</strong> fessurazione, da<br />

altri fattori <strong>di</strong> riduzione dell’efficienza.<br />

Tra i parametri del secondo gruppo, sono compresi i risultati <strong>di</strong> prove penetrometriche sui giunti <strong>di</strong><br />

malta, l’esecuzione <strong>di</strong> prove soniche per trasparenza, l’esecuzione <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong> laboratorio su campioni<br />

<strong>di</strong> malte prelevate (porosità, granulometria, ecc.). Sono stati analizzati 21 campioni murari, e<br />

riscontrate alcune correlazioni significative.<br />

E’ stata anche proposta una scala da 1 a 5 per la valutazione dei risultati in termini <strong>di</strong><br />

vulnerabilità/efficienza costruttiva.<br />

(4) Le definizioni e <strong>di</strong>stinzioni sono contenute nel documento ICOMOS- International Scientific<br />

Committee for Analysis and Restauration of Structures of Architectural Heritage, Recommendations<br />

for the Analysis and Structural Restoration of Architectural Heritage, Paris 2001, con integrazioni nel<br />

2003.<br />

(5) Gli e<strong>di</strong>fici specificamente esaminati sono il palazzo Bizzarrini a Feltre (BL), dei secoli XVI-XVII-<br />

XIX, formato dalla rifusione <strong>di</strong> due precedenti unità a schiera; il palazzetto Fornezzi a Feltre (sec.<br />

XVI); la chiesa <strong>di</strong> S. Marcello ad Umin <strong>di</strong> Feltre, dei secoli XIII-XV-XVII; il palazzo Ca’ Zusto a<br />

Venezia, dei sec. XIV-XVI. Le casistiche più generali sono state formate sia per l’osservazione delle<br />

forme <strong>di</strong> vulnerabilità specifica, sia per lo stu<strong>di</strong>o della stratigrafia costruttiva. Ve<strong>di</strong> i testi relativi già<br />

citati.<br />

(5) La proposta <strong>di</strong> miglioramento sistematico è contenuta in: F. DOGLIONI, Il miglioramento<br />

possibile nel restauro. Riflessioni e casi, atti del Convegno “Terremoto e restauro”, Ministero per i<br />

Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Regionale dell’Aquila, L’Aquila, 15-16 <strong>di</strong>cembre 2003, in<br />

corso <strong>di</strong> stampa.<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

[1] G. FIENGO, L. GUERRIERO (a cura <strong>di</strong>), Atlante delle tecniche costruttive tra<strong>di</strong>zionali. Lo stato<br />

dell’arte, i protocolli della ricerca, l’indagine documentaria. Atti del I e II seminario Nazionale,<br />

Arte Tipografica E<strong>di</strong>trice, Napoli, 2003<br />

[2] F. DOGLIONI, G. MIRABELLA ROBERTI, Prove sperimentali spe<strong>di</strong>tive e valutazioni <strong>di</strong><br />

vulnerabilità delle murature, in Monumenti & Terremoti- Nuove esperienze <strong>di</strong> analisi <strong>di</strong><br />

vulnerabilità-pericolosità sismica, Ministero per i Beni e le Attività Culturali- Istituto Centrale per<br />

il Restauro, Roma, 2003, pp. 93-106<br />

[3] F. DOGLIONI, A. MORETTI, V. PETRINI, (a cura <strong>di</strong>), Le chiese e il terremoto - Dalla<br />

vulnerabilità constatata nel terremoto del Friuli al miglioramento antisismico nel restauro, verso<br />

una politica <strong>di</strong> prevenzione, Ed. LINT, Trieste, 1994, pp. 320<br />

[4] F. DOGLIONI, Stratigrafia e Restauro- Tra conoscenza e conservazione dell'architettura, Ed.<br />

LINT, Trieste, 1997, pp. 312<br />

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