iv dispense integrative del manuale di blanchard - Emiliano ...
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capitale da un luogo all’altro, e quin<strong>di</strong> dovrebbe permettere alla Banca centrale<br />
europea <strong>di</strong> ridurre il tasso d’interesse interno dal l<strong>iv</strong>ello iniziale <strong>del</strong> 18,8% al<br />
nuovo l<strong>iv</strong>ello <strong>del</strong> 16,6% senza il rischio <strong>di</strong> una fuga <strong>di</strong> capitali verso l’estero.<br />
Ovviamente, il ragionamento può essere anche ribaltato. Supponiamo cioè che la<br />
Banca centrale europea intenda calcolare quella aliquota <strong>di</strong> imposta t che le<br />
consenta <strong>di</strong> mantenere il tasso interno esattamente al medesimo l<strong>iv</strong>ello <strong>del</strong> tasso<br />
estero <strong>del</strong> 10% fissato dalla banca centrale americana. In tal caso si tratta <strong>di</strong><br />
esprimere la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> parità isolando il termine t. Dopo semplici passaggi la<br />
con<strong>di</strong>zione d<strong>iv</strong>enta:<br />
( 1<br />
it<br />
)<br />
t 1<br />
* E<br />
( 1<br />
it<br />
)<br />
E<br />
t<br />
e<br />
t 1<br />
Prendendo i dati <strong>del</strong> nostro esempio, e ponendo it = it* = 10%, si scopre che per<br />
mantenere i due tassi d’interesse al medesimo l<strong>iv</strong>ello nonostante la svalutazione<br />
attesa <strong>del</strong>l’euro, l’aliquota <strong>del</strong>la Tobin tax dovrebbe essere pari a t = 0,075 =<br />
7,5%.<br />
L’istituzione <strong>di</strong> una Tobin tax a l<strong>iv</strong>ello internazionale è stata caldeggiata da molti,<br />
sia in ambito accademico che politico. Essa tuttavia è stata pure da più parti<br />
contestata. Gli economisti <strong>di</strong> ispirazione liberista l’hanno sempre considerata<br />
un’interferenza rispetto al libero operare <strong>del</strong>le forze <strong>del</strong> mercato. Gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><br />
orientamento critico, ispirati dalle opere <strong>di</strong> pensatori eterodossi come Marx e<br />
Keynes, ritengono invece che la Tobin tax rappresenti uno strumento troppo<br />
debole per contrastare i continui movimenti <strong>di</strong> capitale sui mercati mon<strong>di</strong>ali.<br />
Secondo questa visione, per liberare la politica monetaria dalla minaccia <strong>del</strong>le<br />
fughe non basta semplicemente tassare gli spostamenti <strong>di</strong> capitali. Bisognerebbe<br />
piuttosto sottoporli a ben più rigi<strong>di</strong> vincoli, e al limite vietarli <strong>del</strong> tutto quando si<br />
tratta <strong>di</strong> spostamenti a breve termine, come <strong>del</strong> resto già avven<strong>iv</strong>a all’epoca dei<br />
ferrei controlli vigenti nel dopoguerra.<br />
Tra le ragioni per cui gli economisti critici ritengono che gli spostamenti <strong>di</strong><br />
capitali andrebbero fortemente vincolati o ad<strong>di</strong>rittura vietati, vi è il fatto che tali<br />
spostamenti non solo creano problemi alla politica monetaria, ma <strong>di</strong> fatto<br />
determinano effetti ben più gravi sull’intera economia mon<strong>di</strong>ale. Infatti, se i<br />
capitali possono scorazzare liberamente da un paese all’altro, è chiaro che essi si<br />
muoveranno verso le nazioni che offrono loro i massimi vantaggi economici. Ed è<br />
chiaro che i vantaggi economici potranno essere <strong>di</strong> varia natura. In con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
libera circolazione dei capitali, infatti, i vari paesi non si limitano semplicemente a<br />
tenere i tassi d’interesse alti in modo da evitare fughe <strong>di</strong> capitale, ma si faranno<br />
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