iv dispense integrative del manuale di blanchard - Emiliano ...
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1<br />
Y <br />
( 50 200 100<br />
( 1/<br />
2)<br />
100)<br />
1 1 <br />
1<br />
<br />
2 1<br />
1<br />
/ 2 <br />
Y<br />
<br />
( 1,<br />
5)(<br />
300)<br />
Y 450<br />
Si vede chiaramente che la conquista da parte dei capitalisti <strong>di</strong> tutto l’incremento<br />
<strong>di</strong> produtt<strong>iv</strong>ità ha comportato un calo <strong>del</strong> moltiplicatore da 1,66 a 1,5 e una<br />
conseguente <strong>di</strong>minuzione <strong>del</strong>la domanda e <strong>del</strong>la produzione da 498 a 450.<br />
L’interpretazione <strong>del</strong>la crisi basata sui bassi salari è stata dunque confermata.<br />
Può darsi a questo punto che venga spontaneo affermare che l’aumento dei salari<br />
dovrebbe convenire a tutti. Ai lavoratori, ovviamente, ma anche ai proprietari<br />
<strong>del</strong>le imprese, che potrebbero in tal modo scongiurare la crisi economica. Questa<br />
conclusione tuttavia risulterebbe ingenua e fuorviante, per due mot<strong>iv</strong>i. In primo<br />
luogo, bisogna tener presente che i salari presentano due facce: per la singola<br />
impresa sono fonte <strong>di</strong> costi, mentre per le imprese nel loro complesso sono fonte<br />
<strong>di</strong> domanda. Ora, è chiaro che ogni impresa non potrà mai avere una visione<br />
d’insieme <strong>del</strong> problema dei salari. L’impresa sa infatti che per generare un<br />
aumento <strong>di</strong> domanda non basterebbe mai il solo aumento dei salari dei suoi<br />
lavoratori, ma ci vorrebbe un incremento generalizzato e contestuale dei salari da<br />
parte <strong>di</strong> tutte le imprese. Di conseguenza, la singola impresa è indotta sempre a<br />
vedere le retribuzioni dei lavoratori solo come dei costi. E dunque, essa tenderà<br />
sistematicamente a contenerli e a schiacciarli, senza badare al fatto che facendo<br />
così tutte le imprese, la domanda è destinata a crollare. In secondo luogo, bisogna<br />
tener presente che i capitalisti proprietari <strong>del</strong>le imprese potrebbero non avere<br />
interesse alla crescita <strong>del</strong>la produzione e <strong>del</strong>la occupazione. Del resto, come<br />
abbiamo visto nell’esempio, la crisi si verifica in concomitanza con un aumento<br />
dei margini <strong>di</strong> profitto, e quin<strong>di</strong> può ben darsi che i capitalisti siano ben <strong>di</strong>sposti a<br />
tollerare la prima pur <strong>di</strong> ottenere il secondo. Per i capitalisti potrebbe quin<strong>di</strong> essere<br />
più importante <strong>di</strong>sporre <strong>del</strong> pieno controllo dei loro capitali e dei lavoratori,<br />
rispetto alla possibilità <strong>di</strong> avere un’economia in piena espansione nella quale siano<br />
però forti anche le r<strong>iv</strong>en<strong>di</strong>cazioni dei lavoratori. In particolare, se per generare una<br />
forte crescita <strong>del</strong>la produzione occorre far crescere i salari reali e tener fermi i<br />
margini <strong>di</strong> profitto, è probabile che molti capitalisti preferiscano un’economia<br />
meno <strong>di</strong>namica, purché le richieste dei lavoratori siano tenute sotto controllo e i<br />
margini <strong>di</strong> profitto possano aumentare più facilmente.<br />
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