Gli Scultori Valentino e Panciera Besarel - DEMO - - Provincia di ...
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© 2002 - PROVINCIA DI BELLUNO EDITORE<br />
Diritti riservati<br />
ISBN 88-88744-04-5<br />
I <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> duplicazione, riproduzione, trascrizione, <strong>di</strong>ffusione,<br />
rielaborazione con qualsiasi mezzo <strong>di</strong> documenti e fotografie<br />
sono riservati alla Fondazione Giovanni Angelini<br />
(tranne le foto <strong>di</strong> Antonio I<strong>di</strong>ni, Mario Brogiolo, Massimo De Grassi<br />
e quelle la cui autorizzazione è specificata a pagina 210).<br />
Non ne è ammesso l’utilizzo, in qualsiasi forma,<br />
senza la preventiva autorizzazione scritta degli aventi <strong>di</strong>ritto.<br />
Là dove non <strong>di</strong>versamente specificato, le foto sono <strong>di</strong> Dario Fontanive.<br />
Impaginazione e stampa:<br />
Tipografia Piave Srl<br />
Piazza Piloni n.11, 32100 Belluno<br />
Tel. 0437 940184 – tipografiapiave@<strong>di</strong>ocesi.it<br />
Fondazione Giovanni Angelini<br />
Centro Stu<strong>di</strong> sulla Montagna<br />
Piazza Mercato n. 26, 32100 Belluno<br />
Tel. 0437 927553 – Fax 0437 956862<br />
e-mail: segreteria@angelini-fondazione.it<br />
GLI SCULTORI<br />
PANCIERA BESAREL<br />
DI ZOLDO<br />
<strong>di</strong> Giovanni Angelini e Ester Cason Angelini*<br />
PROVINCIA DI BELLUNO<br />
Assessorato alla cultura<br />
REGIONE DEL VENETO<br />
* Giovanni Angelini (1905-1990) è l’estensore della Premessa e del primo capitolo.<br />
Ad entrambi gli autori appartiene l’impostazione del volume, la scelta delle foto e <strong>di</strong>dascalie e la<br />
composizione dell’Appen<strong>di</strong>ce, contenente le Memorie e gli articoli <strong>di</strong> critica del passato.<br />
Ester Cason Angelini ha steso le parti rimanenti della pubblicazione.<br />
Il volume è de<strong>di</strong>cato a Caterina, Anna e <strong>Valentino</strong>.
<strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> 1829-1902<br />
manifestazioni per il centenario<br />
Ente capofila<br />
Amministrazione provinciale <strong>di</strong> Belluno, Assessorato alla Cultura<br />
Iniziative realizzate con il patrocinio <strong>di</strong><br />
Senato della Repubblica<br />
Camera dei Deputati<br />
Comitato italiano “2002 Anno internazionale delle montagne”<br />
Magnifica Comunità <strong>di</strong> Cadore<br />
Mostra<br />
“<strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> 1829-1902 Storia e arte <strong>di</strong> una bottega <strong>di</strong> intaglio in Veneto”<br />
con l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica<br />
Comitato organizzatore<br />
Amministrazione provinciale <strong>di</strong> Belluno<br />
Regione del Veneto<br />
Comune <strong>di</strong> Belluno<br />
Comune <strong>di</strong> Forno <strong>di</strong> Zoldo<br />
Comunità montana Cadore Longaronese Zoldano<br />
Comunità montana Agor<strong>di</strong>na<br />
Comune <strong>di</strong> Agordo<br />
Comune <strong>di</strong> Zoldo Alto<br />
Fondazione Giovanni Angelini - Centro stu<strong>di</strong> sulla montagna<br />
Comitato scientifico<br />
Alda Angelini<br />
Rita Bernini<br />
Ester Cason Angelini<br />
Enrico Colle<br />
Milena Maria Dean<br />
Massimo De Grassi<br />
Giovanna Galasso<br />
Fabrizia Lanza<br />
Anna Maria Spiazzi<br />
Flavio Vizzutti<br />
Con il contributo <strong>di</strong><br />
Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong> Verona Vicenza Belluno e Ancona<br />
Associazione fra gli Industriali della provincia <strong>di</strong> Belluno<br />
Consorzio Azienda BIM Piave, Belluno<br />
PRESENTAZIONE<br />
Già da alcuni anni l’Amministrazione provinciale <strong>di</strong> Belluno,<br />
Assessorato alla Cultura, ha come obiettivo la riscoperta <strong>di</strong> artisti e<br />
stu<strong>di</strong>osi che hanno avuto i natali nel territorio provinciale e fama<br />
internazionale.<br />
Dopo la valorizzazione nel 2001 della poliedrica figura <strong>di</strong><br />
Cesare Vecellio (1521c-1601), quest’anno celebriamo <strong>Valentino</strong><br />
<strong>Panciera</strong> detto il <strong>Besarel</strong>, uno degli intagliatori e scultori lignei più<br />
noti e richiesti della sua epoca, in occasione della ricorrenza del<br />
primo centenario della morte avvenuta a Venezia l’11 <strong>di</strong>cembre<br />
1902.<br />
Nato ad Astragal <strong>di</strong> Zoldo il 29 luglio 1829, <strong>Besarel</strong> si specializzò<br />
nella statuaria monumentale e nel mobilio <strong>di</strong> rappresentanza, con<br />
una produzione <strong>di</strong> altissima qualità che gli fruttò numerosi<br />
riconoscimenti alle esposizioni nazionali e internazionali dell’ultimo<br />
quarto dell’Ottocento. Trattasi principalmente <strong>di</strong> mobili e cornici,<br />
splen<strong>di</strong>damente intagliati, che furono apprezzati anche dalle<br />
maggiori case regnanti del continente, molte delle quali riconobbero<br />
<strong>Besarel</strong> come loro fornitore ufficiale.<br />
In particolare, molto stretto fu il suo rapporto con i sovrani<br />
italiani, dai quali ottenne frequenti commissioni: la più importante,<br />
datata 1888, fu legata alla visita romana del Kaiser Guglielmo. In suo<br />
onore <strong>Besarel</strong> approntò per il palazzo del Quirinale, dove tuttora si<br />
conserva, un “fornimento” <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci poltrone in stile neobarocco,<br />
riprendendo tematiche sviluppate dal suo conterraneo Andrea<br />
Brustolon (1662-1732).<br />
Fu notevole, inoltre, la sua produzione sacra che attualmente<br />
impreziosisce molti luoghi <strong>di</strong> culto in provincia <strong>di</strong> Belluno.<br />
Le numerose iniziative programmate sono state patrocinate dal<br />
Senato della Repubblica, dalla Camera dei Deputati e dal Comitato<br />
italiano “2002 Anno internazionale delle montagne”; in particolare<br />
la mostra “<strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> 1829-1902 Storia e arte <strong>di</strong> una<br />
bottega d’intaglio in Veneto” ha ottenuto anche l’Alto Patronato della<br />
Presidenza della Repubblica. Dislocata in due se<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse, Palazzo<br />
Crepadona <strong>di</strong> Belluno e Chiesetta dell’Addolorata <strong>di</strong> Forno <strong>di</strong> Zoldo,<br />
l’esposizione vede raccolte, tra il 21 <strong>di</strong>cembre 2002 e il 30 marzo<br />
2003, un centinaio <strong>di</strong> opere che documentano in modo articolato i<br />
variegati aspetti della produzione dell’artista: dal richiamo alla<br />
grande tra<strong>di</strong>zione seicentesca dell’intaglio ligneo, ai ritratti dei<br />
principali protagonisti della vita locale, alle monumentali poltrone<br />
del Quirinale, alle elaboratissime cornici, ai suoi accattivanti puttini.<br />
A corredo dell’esposizione la pubblicazione del catalogo “<strong>Valentino</strong><br />
5
6<br />
<strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> (1829-1902)” curato dal dott. Massimo De Grassi,<br />
arricchito da numerose fotografie e particolarmente atteso dal<br />
mondo culturale in quanto prima corposa opera riguardante le<br />
creazioni dell’artista.<br />
Non poteva mancare la realizzazione della prima biografia<br />
intitolata “<strong>Gli</strong> scultori <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> <strong>di</strong> Zoldo”, <strong>di</strong> Giovanni Angelini e<br />
Ester Cason Angelini, che racchiude notevoli documenti ine<strong>di</strong>ti sulla<br />
vita della famiglia.<br />
Al fine <strong>di</strong> promuovere la conoscenza delle opere dell’artista<br />
presenti in molte località della nostra provincia, sono previste visite<br />
guidate, in collaborazione con l’Associazione culturale Campedel <strong>di</strong><br />
Belluno, e la pubblicazione <strong>di</strong> una brochure <strong>di</strong> agevole<br />
consultazione.<br />
Questo progetto articolato, che sfocia in manifestazioni,<br />
pubblicazioni ed eventi, è stato messo a punto scientificamente da<br />
un Comitato che per mesi si è confrontato sull’opera <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong><br />
<strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> e il suo tempo. Pertanto si ringraziano i suoi<br />
componenti: Massimo De Grassi, Alda Angelini, Ester Cason<br />
Angelini, Enrico Colle, Milena Maria Dean, Giovanna Galasso,<br />
Fabrizia Lanza, Anna Maria Spiazzi e Rita Bernini, Flavio Vizzutti.<br />
L’Amministrazione provinciale, capofila del progetto, ha<br />
ricevuto la proficua collaborazione e il contributo dei membri del<br />
Comitato organizzatore formato da: Floriano Pra, Assessore<br />
regionale alle Politiche del Turismo e della Montagna della Regione<br />
del Veneto; Flavia Colle, Assessore provinciale alla Cultura; Marco<br />
Perale, Assessore alla Cultura del Comune <strong>di</strong> Belluno; Fausta De Feo,<br />
Sindaco del Comune <strong>di</strong> Forno <strong>di</strong> Zoldo; Renzo Bortolot, Presidente<br />
della Comunità Montana Cadore Longaronese Zoldano; Gabriele<br />
Bernar<strong>di</strong>, Assessore alla Cultura della Comunità Montana Agor<strong>di</strong>na;<br />
Lucia Colussi, Sindaco del Comune <strong>di</strong> Zoldo Alto; Gianna Bacchini<br />
Tonegato, Assessore alla Cultura del Comune <strong>di</strong> Agordo; Ester Cason<br />
Angelini in rappresentanza della Fondazione Giovanni Angelini.<br />
Inoltre, un sentito ringraziamento: alla Diocesi <strong>di</strong> Belluno-Feltre<br />
e ai Parroci per aver permesso l’allestimento della sezione sacra della<br />
mostra in un luogo <strong>di</strong> culto e per la <strong>di</strong>sponibilità manifestata nella<br />
pre<strong>di</strong>sposizione degli itinerari besarelliani; agli enti e ai privati che<br />
gentilmente hanno messo a <strong>di</strong>sposizione le opere esposte in mostra;<br />
agli enti contribuenti, Associazione fra gli Industriali della provincia<br />
<strong>di</strong> Belluno e Consorzio Azienda BIM Piave, che hanno <strong>di</strong>mostrato<br />
sensibilità per il presente progetto; alla Magnifica Comunità <strong>di</strong><br />
Cadore per il patrocinio all’iniziativa.<br />
L’Amministrazione provinciale desidera altresì esprimere<br />
riconoscenza particolare a Paolo Conte che da anni, in maniera<br />
<strong>di</strong>screta ma essenziale, aiuta lo sviluppo culturale della nostra<br />
provincia dal punto <strong>di</strong> vista scientifico dando preziosi consigli.<br />
Altro ringraziamento merita la Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio<br />
<strong>di</strong> Verona Vicenza Belluno e Ancona, economicamente generosa<br />
anche nella realizzazione <strong>di</strong> questo progetto che aggiunge un altro<br />
tassello al puzzle della valorizzazione dei beni culturali provinciali.<br />
Infine, le iniziative sono state attuate grazie al lavoro costante,<br />
continuo e professionale dell’Ufficio cultura della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong><br />
Belluno ed in particolare della <strong>di</strong>rigente del settore Gabriella Faoro<br />
e <strong>di</strong> Raffaella Bor<strong>di</strong>n.<br />
Il Presidente L’Assessore alla Cultura<br />
<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Belluno <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Belluno<br />
Oscar De Bona Flavia Colle<br />
7
Premessa<br />
Abbiamo raccolto nell’opera presente quello che abbiamo trovato<br />
per documentare notizie e lavoro <strong>di</strong> una stirpe <strong>di</strong> valligiani <strong>di</strong> Zoldo, provincia<br />
<strong>di</strong> Belluno, che manifestarono dalle ultime deca<strong>di</strong> del 1700 al<br />
principio del 1900 attitu<strong>di</strong>ni all’intaglio e alla scultura, in prevalenza in<br />
legno, fino a compiere opere d’arte.<br />
È una famiglia, dalla quale uno <strong>di</strong> noi <strong>di</strong>scende in linea materna,<br />
<strong>di</strong> nome <strong>Panciera</strong> Besarèl. Il nome della famiglia è <strong>Panciera</strong>; ma, come<br />
accade nei paesi <strong>di</strong> montagna, dove i ceppi dello stesso cognome sono<br />
frequenti nello stesso villaggio, da molto tempo la stirpe ha aggiunto un<br />
soprannome, Besarèl, per <strong>di</strong>stinguersi. Il soprannome, che non ha nessun<br />
significato specifico nel <strong>di</strong>aletto la<strong>di</strong>no-veneto della valle, ha finito<br />
per assumere un completo predominio, sia nel linguaggio <strong>di</strong>alettale<br />
(usata in sito spesso la voce al plurale, il Besarèl o i Besarìai), sia nel linguaggio<br />
comune e dell’arte.<br />
Anche noi useremo solamente il soprannome Besarèl. Con la morte<br />
dell’ultima figlia <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>, Caterina, nel 1947, il nome si<br />
è estinto nella valle: nessun altro lo ha.<br />
In epoca moderna, soltanto uno stu<strong>di</strong>o ha vali<strong>di</strong>tà su questa famiglia:<br />
quello <strong>di</strong> Giuseppe Biasuz, pubblicato nel 1928.<br />
Nel triennio 1925-1928 lo stu<strong>di</strong>oso feltrino, che era allora a Treviso,<br />
portò a termine la sua opera principale in collaborazione con Enrico<br />
Lacchin su Andrea Brustolon: opera data alle stampe nell’ottobre 1928,<br />
anno nel quale comparve anche la sua monografia su <strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong><br />
<strong>Besarel</strong>. Nel libro l’ultimo capitolo (XI) era de<strong>di</strong>cato alla tra<strong>di</strong>zione artistica<br />
del Brustolon e un paio <strong>di</strong> pagine riassumevano le note apparse<br />
nella monografia su <strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> nell’agosto 1928. La<br />
monografia sul <strong>Besarel</strong> completò le onoranze attuate in Val <strong>di</strong> Zoldo nel<br />
9
10<br />
1927 e nel 1928, nel venticinquesimo della morte dello scultore (1902),<br />
con la collocazione sulla facciata del municipio <strong>di</strong> Forno <strong>di</strong> Zoldo <strong>di</strong> un<br />
busto dell’artista, modellato dall’ultima figlia.<br />
Giuseppe Biasuz si era adoperato, nel 1926-1928, a raccogliere notizie<br />
e fotografie dell’opera <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>. Erano allora viventi le<br />
tre figlie dello scultore: Elisabetta (Bettina) <strong>Besarel</strong> Casal a Venezia,<br />
Giovanna <strong>Besarel</strong> Favretti a Padova, Caterina (Ninetta) <strong>Besarel</strong> Angelini<br />
a U<strong>di</strong>ne. Quin<strong>di</strong> il Biasuz potè ricavare informazioni anche dalla viva<br />
voce delle tre figlie, certamente dalle ultime due.<br />
La figlia più giovane Caterina si era de<strong>di</strong>cata anche all’arte e aveva<br />
maggiormente collaborato col padre negli ultimi tre lustri della sua<br />
vita; era anche quella che, sposandosi a U<strong>di</strong>ne nel 1901, aveva portato<br />
in quella città una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> (fotografie, lettere e scritti <strong>di</strong><br />
ogni genere, residui dell’archivio famigliare e della bottega d’arte), oltre<br />
che modelli, mobili e opere d’arte dalla casa paterna a Venezia. Le<br />
carte, gli scritti, le cose minute riempirono un artistico cassone, al quale<br />
nessuno aveva accesso.<br />
La casa <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, durante la prima grande guerra, fu abbandonata<br />
con la invasione <strong>di</strong> Caporetto, per oltre un anno e mezzo, in parte occupata<br />
da estranei. Le vicende della vita infierirono sulle famiglie delle<br />
tre figlie <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>.<br />
Il Biasuz, che prima aveva comunicato per via epistolare, nella primavera<br />
1928 visitò a Padova la casa <strong>di</strong> Giovanna <strong>Besarel</strong> vedova Favretti<br />
e poi a U<strong>di</strong>ne la casa <strong>di</strong> Caterina <strong>Besarel</strong> vedova Angelini. Ivi potè attingere<br />
le notizie più sicure e più estese sull’operosità <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>; potè<br />
consultare anche il manoscritto <strong>di</strong> memorie, che lo scultore aveva dettato<br />
nel 1885, dopo l’infortunio alla mano destra: il manoscritto, che nel<br />
libro attuale verrà riprodotto integralmente, è una sorta <strong>di</strong> autobiografia<br />
che si estende fin verso i trentadue anni; ha molta importanza per i<br />
riferimenti agli ascendenti e per l’esor<strong>di</strong>o dell’attività artistica personale.<br />
Inoltre il Biasuz ottenne il prestito del materiale illustrativo usato<br />
nella monografia (e in un paio <strong>di</strong> note in perio<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> quel tempo).<br />
È certo che lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Giuseppe Biasuz ebbe l’impronta della serietà<br />
e capacità dell’autore e risultò da una sufficiente documentazione;<br />
la compilazione avvenne in un tempo relativamente breve, per varie esigenze<br />
della pubblicazione. Lo stu<strong>di</strong>o rimane ancor oggi isolato su questo<br />
tema.<br />
Abbiamo ripreso in esame quanto è stato possibile adunare (ed è<br />
molto) del vecchio archivio <strong>Besarel</strong> – malgrado gli abbandoni <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong><br />
guerre, e le inevitabili <strong>di</strong>spersioni – e abbiamo ricercato le voci della<br />
stampa del passato, sebbene modeste e in prevalenza giornalistiche.<br />
Abbiamo visitato un gran numero <strong>di</strong> opere, per lo più <strong>di</strong> statuaria<br />
religiosa, nel Veneto e molto le abbiamo fatte fotografare: sono le opere<br />
pre<strong>di</strong>lette <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong>. Alcune opere sono in luoghi pubblici,<br />
altre o i modelli <strong>di</strong> creta e <strong>di</strong> legno sono in abitazioni private.<br />
Di alcune opere abbiamo avuto soltanto qualche notizia; <strong>di</strong> molte,<br />
specialmente <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> bottega, dei mobili più o meno scolpiti e ornati,<br />
delle opere all’estero, non sappiamo quasi nulla: l’attività <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong><br />
<strong>Besarel</strong>, in alcune parti coa<strong>di</strong>uvato dal fratello Francesco e da un certo<br />
numero <strong>di</strong> collaboratori e allievi, fu negli ultimi decenni e, nonostante<br />
l’infortunio della mano destra nel 1885, intensissima.<br />
Il nostro lavoro è stato lungo e modesto: <strong>di</strong> ricerca, <strong>di</strong> raccolta, <strong>di</strong><br />
registrazione; rimane ovviamente incompleto.<br />
Sebbene, per certi aspetti, ere<strong>di</strong>tarietà documentaria, conoscenza<br />
e de<strong>di</strong>zione profonda alla Val <strong>di</strong> Zoldo, nessun altro avrebbe potuto trovarsi<br />
in con<strong>di</strong>zioni migliori delle nostre per un lavoro, noi non apparteniamo<br />
al campo dello stu<strong>di</strong>o dell’arte e non ne abbiamo il linguaggio.<br />
Non possiamo svolgere nessun tema comparativo, elogiativo o encomiastico.<br />
Possiamo, ancora una volta, stupirci che in una valle montana isolata<br />
e in con<strong>di</strong>zioni ambientali povere e <strong>di</strong>fficili, si sia accesa la face dell’arte.<br />
Giovanni Angelini<br />
ottobre 1989<br />
11
Il ceppo <strong>Besarel</strong><br />
e la Valle <strong>di</strong> Zoldo<br />
I <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> che <strong>di</strong>vennero scultori erano originari del villaggio<br />
<strong>di</strong> Astregàl o Astragàl del comune <strong>di</strong> Forno <strong>di</strong> Zoldo. È questo uno dei<br />
più grossi villaggi (o, come si <strong>di</strong>ceva un tempo, ville), composto <strong>di</strong> tre frazioni,<br />
oggi riunite, su uno dei più ampi terrazzi fluvio-glaciali del bacino<br />
della valle.<br />
Una delle tra<strong>di</strong>zioni più ra<strong>di</strong>cate, nella famiglia dei <strong>di</strong>scendenti, li<br />
asseriva trapiantati ad Astragàl da Colcervèr: picccolo villaggio più alto<br />
dell’altro fianco della valle, sulla pen<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un colle (Col dei Baion), in<br />
uno dei siti più belli della valle, oggi ridotto a poche case e quasi <strong>di</strong>sabitato.<br />
La ricerca <strong>di</strong>mostra, nei resti dei registri cosiddetti “canonici” dell’archivio<br />
<strong>di</strong> S. Floriano alla Pieve <strong>di</strong> Zoldo, che il nome <strong>Besarel</strong> si trova<br />
fin dalla metà del 1500 1 (nella seconda metà del 1600 il cognome <strong>Panciera</strong><br />
viene associato a <strong>Besarel</strong>; nel 1677 è notato un “massaro ser Zuane<br />
Baion <strong>di</strong>tto besarel” e Baion è un tipico nome <strong>di</strong> Colcerver).<br />
Si hanno alberi genealogici che precedono <strong>di</strong> alcune generazioni<br />
quel <strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> (1747-1811), col quale comincia la scultura:<br />
lo in<strong>di</strong>cheremo con l’aggiunta della sigla <strong>Valentino</strong> sen. (senior) per<br />
<strong>di</strong>stinguerlo dal pronipote più famoso.<br />
Siamo in un tempo in cui possiamo in<strong>di</strong>care alcuni dati abbastanza<br />
precisi sulla popolazione <strong>di</strong> Zoldo. Nel 1766 2 fu compiuto il più importante<br />
censimento del passato nel Veneto, con alcune notizie delle con-<br />
1 Siamo grati a Romano Gamba per questa ed altre informazioni.<br />
2 Ve<strong>di</strong> anche sulle Anagrafj della Repubblica <strong>di</strong> Venezia G. Angelini, Note<br />
<strong>di</strong> demografia della Valle <strong>di</strong> Zoldo nel passato in Zoldo, confini verso il Cadore, miscellanea<br />
<strong>di</strong> scritti <strong>di</strong> G. Angelini, a cura <strong>di</strong> A. Angelini, ed. Fondazione G. Angelini e Tip.<br />
G. Sommavilla, Belluno, 1999, pp. 9-32.<br />
13
Foto 1 – Disegno <strong>di</strong> Valentin Panziera <strong>Besarel</strong>lo<br />
“dellineato l’Anno 1800 li 14<br />
maggio da me ingiegniere a Norma<br />
della Situazione in Perito” Leggiamo:<br />
Regola del Forno (K), <strong>di</strong> qua e <strong>di</strong> là del<br />
Maè, Fiume Maè, col ponte per Fain, e<br />
aqua del Pramper, con le fucine che ne<br />
utilizzavano l’acqua incanalata: Fusina<br />
d.ta dal Mas (B), Fusina detta Nuova (C),<br />
Fusina detta da Fain (D),Fusina detta del<br />
Cin (E), Fusina e molino d.a dei Pasquai<br />
(F), Fusina detta delli Favareti (H) (allegato<br />
ad una supplica dei Lazzaris per il<br />
trasferimento <strong>di</strong> una fucina).<br />
<strong>di</strong>zioni della popolazione (e<strong>di</strong>fizi per le arti e mestieri, animali occorrenti<br />
all’agricoltura e all’industria) ed economiche generali. La popolazione<br />
complessiva <strong>di</strong> Zoldo era valutata (nell’anno 1766) 3870 abitanti: oltre<br />
la metà (2075 abitanti) erano nella parrocchia <strong>di</strong> S. Floriano, corrispondente<br />
all’attuale comune <strong>di</strong> Forno <strong>di</strong> Zoldo; il rimanente (1795<br />
abitanti) erano nelle due parrocchie <strong>di</strong> S. Nicolò <strong>di</strong> Fusine e <strong>di</strong> S. Tiziano<br />
<strong>di</strong> Goima, corrispondenti ai due rami superiori della valle attualmente<br />
compresi nel comune <strong>di</strong> Zoldo Alto.<br />
Questa popolazione montanara viveva <strong>di</strong> pastorizia, allevamento del<br />
bestiame e agricoltura (avevano 2168 bovini, 2527 ovini, 1019 caprini);<br />
inoltre erano de<strong>di</strong>ti a piccole attività artigiane, avevano 53 molini da grani,<br />
7 seghe da legname, le donne avevano 69 telari da tessere.<br />
Non meraviglia che soltanto nel capoluogo dell’intera valle, cioè nel<br />
territorio della Pieve, risiedessero “Professori d’Arti Liberali” fra i quali<br />
erano elencati avvocati, causi<strong>di</strong>ci, notari, me<strong>di</strong>ci, chirurghi e pittori: singoli<br />
me<strong>di</strong>ci e notari erano presenti certamente nella valle. Importa sottolineare<br />
piuttosto che soltanto ivi erano attive le piccole industrie metallurgiche<br />
<strong>di</strong> antica tra<strong>di</strong>zione nella valle: in quel tempo, solamente nei villaggi appartenenti<br />
alla parrocchia della Pieve si contava un modesto numero <strong>di</strong><br />
“Fabbricatori d’Armi da taglio”, <strong>di</strong> “Fucine da Ferrarezza” e <strong>di</strong> “Fucine da Chiodaria”.<br />
Il ferro che allora veniva lavorato in Zoldo era ormai tutto d’importazione:<br />
non esistevano infatti nel Capitaniato <strong>di</strong> Zoldo a quel tempo<br />
“Lavorenti <strong>di</strong> Miniere” 3 . Le fusinele o fosinèle zoldane erano già in<strong>di</strong>rizzate<br />
in prevalenza verso la fabbricazione <strong>di</strong> chio<strong>di</strong> a mano 4 ; si era tutta-<br />
3 Fin dai primi tempi Zoldo fu abitato per la ricerca dei metalli. La toponomastica<br />
ci tramanda dai tempi antichi voci caratteristiche dell’attività mineraria<br />
e metallurgica, ben documentate dal sec. XIV. La duplicità <strong>di</strong> lavoro appare<br />
tipica della valle e la molteplice <strong>di</strong>stribuzione dei numerosi aggregati umani<br />
corrisponde alle <strong>di</strong>verse esigenze: in linea <strong>di</strong> massima gli agricoltori occuparono<br />
i terrazzi e i ripiani più soleggiati, i pastori si erano installati più in alto<br />
e più vicino ai pascoli, gli artigiani del ferro erano vicini al fondo valle e ai torrenti,<br />
dei quali utilizzavano la forza idraulica.<br />
Le risorse zoldane, per quanto concerneva il ferro, dovevano avere una certa<br />
consistenza se Fra Leandro Alberti ne ebbe sentore e, pur tacendo del tutto<br />
altre attività minerarie del bacino della Piave, così ne fece cenno nella sua<br />
opera geografica Descrittione <strong>di</strong> tutta Italia, ecc. Vinegia, 1551 (p.391): “[...]<br />
e Zolto, così nominato, ove sono gli asperi monti, da i quali si ricava grand’abbondanza<br />
<strong>di</strong> ferro”. Già nei sec. XV e XVI, però, minerale <strong>di</strong> ferro veniva importato<br />
anche in Zoldo dalle cospicue vene del Fursìl, in territorio <strong>di</strong> Colle<br />
S. Lucia, attraverso la Forcella Staulanza. Ciò che avveniva con sicurezza<br />
anche nella seconda metà del 1600 e ancor più successivamente, secondo<br />
le note dello stu<strong>di</strong>oso della valle, A. Cuccagna: “è evidente che forni e fucine<br />
lavoravano solo minerale <strong>di</strong> ferro importato da Colle S. Lucia [1600],<br />
per quanto l’esistenza <strong>di</strong> investiture per ricerche <strong>di</strong> minerali <strong>di</strong> ferro, tutte<br />
però posteriori, faccia pensare che tentativi <strong>di</strong> lavorare nuovamente materia<br />
prima locale non siano mancati; probabilmente con scarsi risultati, se dopo<br />
il 1734 non se ne parla più”. Verso la metà del 1700 chiudevano le miniere<br />
del Fursìl [...], mentre le attività artigiane dello Zoldano e dell’Agor<strong>di</strong>no<br />
per sopravvivere dovevano incominciare quell’incetta <strong>di</strong> rottami <strong>di</strong><br />
ferro che continuerà nel secolo seguente e il cui ricordo si è da poco spento<br />
nelle valli dolomitiche”. “Il ferro che sortiva dalle fonderie <strong>di</strong> Dont era<br />
in parte destinato all’alimento d’un gran numero <strong>di</strong> officine stabilite in<br />
Zoldo, dove lo si travagliava in varie fogge ed in parte veniva ridotto in verghe<br />
e <strong>di</strong>ffuso in commercio. Le fabbriche <strong>di</strong> chioderie erano le più stimate<br />
dallo Stato, ma dopo l’abbandono delle miniere hanno sofferto una considerevole<br />
decadenza. Nelle poche fucine che ancora sussistono si fabbricano<br />
chio<strong>di</strong> a mano d’ogni <strong>di</strong>mensione impiegandovi il ferro vecchio che si trova<br />
in commercio [...]”. Le note <strong>di</strong> Cuccagna trovano conferma nella descrizione<br />
dei pionieri dell’alpinismo che esplorarono la Val <strong>di</strong> Zoldo (Gilbert<br />
e Churchill nel 1862-1863, John Ball nella Guida del 1868-1869 e Amelia<br />
Edwards nel 1872); ve<strong>di</strong> anche G. Angelini Le fusine in Zoldo, in “Rivista<br />
Bellunese”, 1975, 5, pp.136-158.<br />
4 Lo stesso <strong>Valentino</strong> fa riferimento all’attività dei ciodaroti in Zoldo nelle<br />
sue Memorie, allorché scrive: “recandomi a scuola al Forno con mio fratello Antonio,<br />
mio nonno d’accordo con don Michelangelo mi preparò un picolo cesto a due coperti e<br />
una cassettina con l’immagine della Madonnna del Caravaggio: che ogni giorno si faceva<br />
il giro <strong>di</strong> alcuni punti del paese nelle ufficine e spesso ci toccarono delle burle, che<br />
i chiodajoli ci mettevano in mano o nel fazzoletto che si puliva l’immagine i chio<strong>di</strong> cal<strong>di</strong>;<br />
qualche volta mi fermava a vedere a lavorare e quando trovava quelli <strong>di</strong> Astregal da-<br />
14 15
Foto 15 – <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong> sen.(opera<br />
presunta) Cornice dorata <strong>di</strong> tipo aral<strong>di</strong>co,<br />
con lo scudo dei Collalto, presso<br />
il Castello <strong>di</strong> S. Salvatore a Susegana.<br />
zoldana, tipici chio<strong>di</strong> da carpenteria, ben visibili sul retro, che infiggono<br />
la scoltura in un mobile: l’opera costituisce probabilmente la sommità<br />
dell’ornato <strong>di</strong> un letto. Il legno è <strong>di</strong> conifera, probabilmente cirmolo.<br />
Il conte Rambaldo ci mostrò anche una cornice dorata, <strong>di</strong> tipo<br />
aral<strong>di</strong>co (foto 15) in cui sono raffigurati lo scudo dei Collalto, nella parte<br />
superiore, e putti molto belli, in pose <strong>di</strong>verse, associati ad elmi, tamburi,<br />
cimeli <strong>di</strong> guerra e vari ornamenti. Essa fu recuperata, a detta del<br />
conte, dal municipio <strong>di</strong> San Vendemiano, che la restituì ai proprietari,<br />
dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale. Del castello, infatti, che nel 1918 ven-<br />
stello <strong>di</strong> S. Salvatore presso Susegana, fino a prima della guerra, si poteva ammirare<br />
una cornice per specchio e parte <strong>di</strong> un letto con ornati e putti <strong>di</strong> così<br />
vaga fattura che molti li credettero opera dello stesso Brustolon”.<br />
Foto 16-17 – Madonna della Cintura<br />
presso la chiesa <strong>di</strong> S. Maria Assunta <strong>di</strong><br />
Lova<strong>di</strong>na, zona <strong>di</strong> origine dei conti <strong>di</strong><br />
Collalto; vi è inciso a chiare lettere V.<br />
BESAREL, 1890.<br />
ne a trovarsi in prima linea della battaglia del Piave, hanno fatto molti<br />
saccheggi e i comuni limitrofi si sono appropriati <strong>di</strong> numerose opere. I<br />
Collalto, che vantano ascendenti longobar<strong>di</strong>, nascono sul Piave e nel 958<br />
(o 959) i fratelli re Berengario ed Adalberto concedono a Rambaldo I<br />
la corte <strong>di</strong> Lova<strong>di</strong>na 18 , posta nella contea <strong>di</strong> Treviso, presso il fiume Pia-<br />
18 Ve<strong>di</strong> Pier Angelo Passolunghi I Collalto, B&M ed., Treviso 1987. Sui Collalto<br />
scrive anche Luigi Alpago Novello: “Nella Sala d’armi del castello vi sono<br />
tre pale <strong>di</strong> Tiziano che erano un tempo nella Pieve <strong>di</strong> Castion (ritratti <strong>di</strong><br />
Pierio Valeriano, Urbano Bolzanio, Giovanni Persicini), che S.E. il generale <strong>di</strong><br />
Palma Edoardo Conte <strong>di</strong> Collalto poté avere collo scambio <strong>di</strong> un organo, <strong>di</strong><br />
cui egli dotò quella chiesa” (L.Alpago Novello, Spigolature vaticane <strong>di</strong> argomento<br />
bellunese in “Archivio veneto tridentino”, Venezia, 1926, nn.17-18).<br />
28 29
Foto 98 – Tabernacolo <strong>di</strong> S. Rocco. Uno dei<br />
putti laterali che trattengono il cortinaggio,<br />
opera probabile <strong>di</strong> Francesco <strong>Besarel</strong> (foto<br />
M. Brogiolo, Brescia).<br />
Foto 99 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Crocifisso per l’amico<br />
Sebastiano Barozzi, che con lui con<strong>di</strong>vise<br />
gli ideali risorgimentali e le fatiche della<br />
carriera artistica. Riporta incisa la scritta “Al<br />
<strong>di</strong>stintissimo don Sebastiano Barozzi/nostro<br />
affezionatissimo amico/<strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong><br />
scolpì, 1862 (Museo Civico <strong>di</strong> Belluno,<br />
foto De Santi).<br />
72<br />
Foto 100 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Busto in marmo<br />
del pittore Giovanni de Min, Municipio<br />
<strong>di</strong> Belluno (prima del 1861).<br />
sto Redentore. 63 Il crocifisso della portella, seppure <strong>di</strong> minori <strong>di</strong>mensioni,<br />
richiama nello stile, quello scolpito per Sebastiano Barozzi nel 1862 64 (foto<br />
99).<br />
Nell’elenco <strong>di</strong> Francesco Coraulo 65 , oltre a “Cornici con tavolo fogliami<br />
e putti a Venezia comis[sionata]”, viene citata “una cornice intitolata<br />
La fratellanza italiana venduta al Govern.[atore]”, con l’aggiunta seguente,<br />
su foglietto staccato <strong>di</strong> carta azzurrina:<br />
“Giornale la Chiacchiera, Firenze 22 Aprile:<br />
Catalogo delle cose più notevoli esposte nelle sale della Società promotrice<br />
(Espos.[izione] della primavera): Brevissimi cenni – N. 16 <strong>Besarel</strong><br />
<strong>Valentino</strong> e Francesco Veneti – una graziosissima cornice in legno”.<br />
È la cornice che fu ammirata alla prima Esposizione Nazionale Italiana,<br />
quella <strong>di</strong> Firenze, del 1861, alla quale <strong>Valentino</strong> ebbe l’ar<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> partecipare con un’opera così descritta dall’artista Ignazio Cantù:<br />
“È una cornice ovale in legno, ad uso <strong>di</strong> cornice da quadri o da specchio,<br />
la quale nel concetto degli artisti rappresenta la Fratellanza Italiana simboleggiata<br />
in quin<strong>di</strong>ci puttini, i quali vagamente <strong>di</strong>sposti ed in atteggiamenti<br />
<strong>di</strong>versi s’intrecciano e paiono librarsi e poggiare fra mezzo a delicati<br />
fogliami. <strong>Gli</strong> artefici <strong>di</strong> questo elegante e laborioso intaglio sono esuli<br />
veneti, <strong>Valentino</strong> e Francesco <strong>Besarel</strong>i” 66 .<br />
Sappiamo dalle Memorie che Francesco ventunenne era soggetto alla<br />
coscrizione obbligatoria sotto l’Austria, ma <strong>Valentino</strong> lo aiutò, col sostegno<br />
<strong>di</strong> vari amici, a oltrepassare il confine a Rovigo (dove sarà ospitato<br />
dalla famiglia zoldana dei Zammatteo), per raggiungere Milano. <strong>Valentino</strong><br />
stesso oltrepassa il confine a Pontelagoscuro, il 19 ottobre 1860,<br />
e vedendo la ban<strong>di</strong>era italiana si commuove, quin<strong>di</strong> attraversa l’Appennino<br />
a pie<strong>di</strong>, per ragioni <strong>di</strong> sicurezza, dato che le carrozze venivano assalite<br />
dai briganti, e si porta a Firenze, dove trova stanza all’“arco <strong>di</strong> S. Pietro,<br />
vicino alla cupola del Brunelleschi”. L’indomani, al Caffè Michelangelo,<br />
ritrovo degli artisti, incontra il pittore Loth Bruna <strong>di</strong> Feltre (1817-1867),<br />
tramite il quale si ricongiunge con altri amici bellunesi e con Favento e<br />
fa conoscenza con Ulisse De Matteis. Rimane abbagliato dalle bellezze<br />
<strong>di</strong> Firenze: al mattino presto, prima <strong>di</strong> colazione, si aggira nei <strong>di</strong>ntorni<br />
per contemplare le porte del Ghiberti e il campanile, quin<strong>di</strong> de<strong>di</strong>ca alcune<br />
ore al lavoro per poi frequentare, nello spazio centrale della giornata,<br />
l’Accademia delle Belle Arti; in<strong>di</strong>, la sera, riprende il lavoro. Incontra<br />
63 Ve<strong>di</strong> più precisamente R. Bernini in De Grassi M. (a cura <strong>di</strong>) <strong>Valentino</strong><br />
<strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> 1829-1902 in stampa.<br />
64 Presso il Museo Civico <strong>di</strong> Belluno, alto 117 cm, presenta l’iscrizione “al<br />
<strong>di</strong>stintissimo don Sebastiano Barozzi/nostro affezionatissimo amico/<strong>Valentino</strong><br />
<strong>Besarel</strong> scolpì, 1862”.<br />
65 L’elenco contiene un riferimento anche al busto del pittore De Min<br />
(“Demin – sopra il naturale 74 cmt”): visibile nell’atrio al primo piano del municipio<br />
<strong>di</strong> Belluno, in marmo, misura effettivamente 74 cm e porta incise sul<br />
lato le lettere iniziali V.B.S.(sculpsit) (foto 100).<br />
66 Lo scritto è all’interno <strong>di</strong> una nota sulla situazione delle Belle Arti <strong>di</strong> Firenze<br />
del 1861(archivio V. <strong>Besarel</strong>).<br />
73
Foto 137 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Una delle due<br />
teste <strong>di</strong> cavallo modellate dal vero e<br />
scolpite in pietra masegno, negli anni<br />
fra il 1864 e il 1869, per il barone A.<br />
Kunkler, console <strong>di</strong> Prussia e Sassonia,<br />
nella villa d’Este a ornamento delle<br />
due porte d’ingresso (foto Tuzza, Este).<br />
Foto 138 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Busto <strong>di</strong> Giambattista<br />
Zannini (8.02.1790 - 21.05.1866)<br />
in marmo <strong>di</strong> Carrara nel cimitero <strong>di</strong><br />
Belluno, con lapide elogiativa de<strong>di</strong>cata<br />
dalla vedova (1868). A lato è scritto: V.<br />
BESAREL S (sculpsit).<br />
100<br />
I lavori in marmo<br />
In una lettera <strong>di</strong> Giuseppe Segusini del 21 genn. 1873 in<strong>di</strong>rizzata<br />
all’“Esimio scultore in legno e in marmo lavorante in bosso, istoriatore<br />
<strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong>, al Ponte del Soccorso, Venezia”, viene affettuosamente<br />
sottolineata, dall’amico-mecenate, la polivalenza del <strong>Besarel</strong>,<br />
che sapeva esprimersi in <strong>di</strong>versi settori.<br />
Già in precedenza egli aveva realizzato dei busti in marmo (come<br />
il busto <strong>di</strong> De Min precedente il 1861).<br />
Ma fu soprattutto durante gli anni 1867-1870 che <strong>Valentino</strong> si de<strong>di</strong>cò<br />
ad opere in marmo, realizzando i busti <strong>di</strong> G.B. Zannini (1868) e G.<br />
Segusini (1868), quattro statue per la Basilica <strong>di</strong> S. Maria d’Este 103 (1867-<br />
70) e un busto <strong>di</strong> Francesco Petrarca per il Museo d’Este (1868).<br />
Nella lettera già citata a Segusini dell’11 febbr. 1867, <strong>Valentino</strong> prega<br />
l’architetto <strong>di</strong> consegnare, in segno <strong>di</strong> stima, una fotografia della Pala<br />
<strong>di</strong> Vigo alla vedova dell’economista Zannini, riferendole che a Pasqua<br />
sarebbe stato a Belluno per modellarle col massimo impegno i due bu-<br />
103 Ad Este <strong>Besarel</strong> realizzò anche per la villa e scuderia del barone Adolfo<br />
Kunkler, console <strong>di</strong> Prussia e Sassonia, vari lavori, negli anni fra il 1864 e il 1869,<br />
tra i quali 2 teste <strong>di</strong> cavallo modellate dal vero e scolpite in pietra masegno,<br />
colorate a ornamento delle due porte d’ingresso (foto 137), 6 pezzi d’intaglio<br />
fra capitelli e colonnette sulla scala, 18 mensoloni lavorati sul luogo, 8 mensoloni<br />
minori, 5 battifianchi con 4 rosette per ognuno e altre sagome architettoniche,<br />
6 cartelli che portano il nome <strong>di</strong> ciascun cavallo, 3 capitelli <strong>di</strong> colonne<br />
gran<strong>di</strong> nella <strong>di</strong>visione dei cavalli, “4 teste <strong>di</strong> cavallo in legno larice colorate<br />
a compimento sul culmine del coperto della nuova fabbrica” e così via.<br />
Il barone era anche proprietario <strong>di</strong> una casa a Venezia sul Canal Grande, per<br />
la quale <strong>Besarel</strong> eseguì vari lavori, su <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Giuseppe Scattaglia (esperto<br />
<strong>di</strong>segnatore cui <strong>Besarel</strong> si rivolgeva frequentemente).<br />
Foto 139 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Busto <strong>di</strong> Giuseppe<br />
Segusini (15.07.1801-29.03.1876)<br />
in marmo <strong>di</strong> Carrara nel cimitero <strong>di</strong><br />
Belluno (1868). A lato la firma incisa:<br />
V. BESAREL S (sculpsit).<br />
Foto 140 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Il busto dell’architetto<br />
Segusini presso il Museo civico<br />
<strong>di</strong> Belluno, con evidenziati gli arnesi<br />
del mestiere, in una vecchia foto <strong>di</strong> Francesco<br />
Bonal<strong>di</strong> (laboratorio ai Carmini N°<br />
2471, Venezia) (arch. V. <strong>Besarel</strong>).<br />
Foto 141 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Monumento<br />
ad Andrea Segato (22.12.1809 –<br />
15.3.1871) nel cimitero <strong>di</strong> Belluno,<br />
consistente in un bassorilievo in marmo<br />
con la testa del defunto e sopra un angelo<br />
bene<strong>di</strong>cente. Si legge chiaramente:<br />
V. BESAREL.<br />
sti promessi, che verranno <strong>di</strong> fatto consegnati nell’aprile successivo. Leggiamo,<br />
infatti nel settimanale “Panfilo Castal<strong>di</strong>” del 14 apr. 1868: “[...] ma<br />
il busto <strong>di</strong> Zannini cresce la sua [<strong>di</strong> <strong>Besarel</strong>] rinomanza e <strong>di</strong>mostra che<br />
egli sa lavorare il marmo colla stessa maestria che spiegò nel foggiare il<br />
legno[...]” 104 (foto 138) e nel numero del 30 giugno 1868 dello stesso giornale:<br />
“L’arte gli obbe<strong>di</strong>sce in tutto e quin<strong>di</strong> le effigiate sembianze spirano<br />
un’aria <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità che trasporta, e manifesta persino gli affetti. E la gratitu<strong>di</strong>ne<br />
istessa gli guidò lo scalpello; il <strong>Besarel</strong> deve assai al Segusini che<br />
lo sostenne d’incoraggiamenti e <strong>di</strong> lumi nello arduo sentiero[...]” (foto 139):<br />
ne è riprova la lettera che perveniva a Belluno ad accompagnamento<br />
del busto il 4 aprile 1868: “L’onorevole incarico che mi venne dato dalla<br />
signora Marietta vedova Zannini del busto in marmo <strong>di</strong> Carrara <strong>di</strong> prima<br />
qualità del defunto ed illustre suo marito dottor Giambattista, mi richiamò<br />
alla grande amicizia che stringeva Vossignoria alla persona <strong>di</strong><br />
lui. Questo mi confortò doppiamente all’affidatomi lavoro e alimentò vieppiù<br />
in me il pensiero <strong>di</strong> poter in tale occasione rispondere ancor io ad<br />
uno dei più doverosi sentimenti verso <strong>di</strong> Lei [...] Gra<strong>di</strong>sca se pertanto col<br />
busto dell’illustre Zannini unisco pure quello <strong>di</strong> V.S. come uniti erano i<br />
loro cuori e si amavano <strong>di</strong> uguali sentimenti. Nutro viva speranza che tale<br />
offerta possa esserle quale dolce ricordo <strong>di</strong> me, che mi permetto <strong>di</strong> presentargliela,<br />
e nulla più: non per isdebitarmi delle solerti e molteplici premure<br />
<strong>di</strong> mente e <strong>di</strong> cuore usate verso <strong>di</strong> me, <strong>di</strong> mio padre e fratelli”. 105<br />
Una foto d’archivio (arch. V. <strong>Besarel</strong>) del busto <strong>di</strong> Segusini 106 (foto<br />
140), è accompagnata da note autografe <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> che val la pena <strong>di</strong><br />
riportare: “in stu<strong>di</strong>o secondo il gesso Zannini, testa centim. 30 alta, larga alle<br />
orechi 22, 1/2 sopra, spala 45, Mensola sporgie 30-24, fronte alta 19 - Busto <strong>di</strong> Segusini<br />
cimitero <strong>di</strong> Belluno <strong>di</strong>segno e misure (<strong>di</strong> profilo): <strong>di</strong> V. <strong>Besarel</strong>”.<br />
Il soggiorno parigino gli aveva permesso <strong>di</strong> farsi conoscere a livello<br />
internazionale e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziare la produzione a seconda delle esigenze.<br />
Scrive ad es. il 3.9.1868 al Signor Jennings (American Merchant London<br />
and Philadelphia) a Londra, cui aveva inviato tramite l’amico Micheli foto<br />
<strong>di</strong> alcuni lavori in cirmolo “ognuno dei quali ha sul retro l’in<strong>di</strong>rizzo<br />
e la grandezza totale degli oggetti” 107 : “Si lavora poi anco in bosso, ebano,<br />
ferro, acero, noce, oltre che in pietra e marmo. Fiducioso che il genere<br />
<strong>di</strong> lavori possa essergli <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento e che i prezzi li possano convenire,<br />
mi lusingo poterla servire ove crederà darmi commissioni”.<br />
Da una corrispondenza con l’amico Pietrogrande <strong>di</strong> Este, veniamo<br />
a sapere che il busto <strong>di</strong> Francesco Petrarca (per il Museo Nazionale Atestino)<br />
(foto 142) era arrivato a destinazione all’inizio <strong>di</strong> novembre 1868.<br />
Esso doveva essere collocato <strong>di</strong> fronte al busto <strong>di</strong> Dante, ottimo lavoro del<br />
104 Per la continuazione dell’articolo, ve<strong>di</strong> Appen<strong>di</strong>ce.<br />
105 In Vita <strong>di</strong> Giuseppe Segusini, 1879, op. cit. p.126.<br />
106 Quin<strong>di</strong>cesimo <strong>di</strong> venti fratelli, Giuseppe Segusini nasce da Paolo Segusini<br />
<strong>di</strong> Feltre e Caterina Segato <strong>di</strong> Fonzaso.<br />
107 Così sprecisava <strong>Besarel</strong> in una lettera a Segusini del 13.01.1869.(B.C.B.,<br />
fondo Segusini, Ms.103).<br />
101
Foto 142 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Busto <strong>di</strong> Francesco<br />
Petrarca al Museo Nazionale Atestino,<br />
Este (1868) (foto Tuzza, Este).<br />
102<br />
Zandomeneghi, <strong>di</strong> fronte al quale <strong>Valentino</strong> temeva <strong>di</strong> sfigurare 108 . “Il busto<br />
<strong>di</strong> Petrarca arrivò qui in perfetto stato – scrive l’amico Pietrogrande<br />
l’11 nov. 1868 –. Ora è anche collocato in Museo e piace molto. Il sig. Gasparini<br />
mi <strong>di</strong>sse che fra otto o <strong>di</strong>eci giorni mi consegnerà il denaro ed<br />
anche le spese. Scrivetemi se volete che ve lo spe<strong>di</strong>sca subito per posta.<br />
Spero che verrà stampato un articolo su qualche foglio. Ora resta che venghi<br />
l’Angelo [per la chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie] a cantare Gloria in<br />
excelsis Deo per le Feste Natalizie. Salutate il Fratello...”.<br />
<strong>Valentino</strong> aveva già ricevuto l’incarico per quattro statue in marmo<br />
per la chiesa-santuario <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie. Morto lo Zandomeneghi 109 ,<br />
infatti, che aveva realizzato le altre statue monumentali presenti nella chie-<br />
108 <strong>Gli</strong> oggetti elencati sono: 1 cornice con busto <strong>di</strong> A. Brustolon alt. complessiva<br />
1,20 lire 40, cornice rappresentante la musica m 1,50 lire 60, due servitori<br />
m 1,15 lire 50, la Madonna con Angeli m 1,40 lire 110, il Crocifisso e altre<br />
figure in bosso e altorilievo m 300, lire 200 etc. (arch. V. <strong>Besarel</strong>).<br />
109 Zandomeneghi padre, Luigi, col figlio Pietro eseguì le prime sei statue<br />
in pietra “gallina” proveniente dalle cave <strong>di</strong> Verona, posate su basi <strong>di</strong> pietra <strong>di</strong><br />
Chiampo, mentre il figlio ne portò a compimento altre cinque entro il 1864.<br />
L’anno dopo morì. V. A. Riccoboni – Angelo Limena, La Basilica Santuario <strong>di</strong><br />
S. Maria delle Grazie in Este, ed. Il dono, Este, 1976, p. 69<br />
Foto 143 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Daniele, 1867-<br />
1870 (Basilica Santuario <strong>di</strong> S. Maria<br />
delle Grazie, Este) (foto Tuzza, Este).<br />
Foto 144 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Maria sorella<br />
<strong>di</strong> Mosè, 1867-1870 (Basilica Santuario<br />
<strong>di</strong> S. Maria delle Grazie, Este) (foto<br />
Tuzza, Este).<br />
Foto 145 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Giovanni Battista<br />
1867-1870 (Basilica Santuario <strong>di</strong> S.<br />
Maria delle Grazie, Este) (foto Tuzza,<br />
Este).<br />
Foto 146 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Elisabetta,<br />
1867-1870 (Basilica Santuario <strong>di</strong> S. Maria<br />
delle Grazie, Este) (foto Tuzza,<br />
Este).<br />
103
198<br />
Foto 289 – Caterina <strong>Besarel</strong> (opera<br />
presunta). Uno degli angeli – cariatide<br />
ai lati dell’altare dell’Addolorata<br />
nella chiesa <strong>di</strong> Igne<br />
(1906). (foto Eddy).<br />
Foto 290 – Caterina <strong>Besarel</strong> (opera<br />
presunta). L’altro angelo – cariatide<br />
a lato dell’altare dell’Addolorata<br />
nella chiesa <strong>di</strong> Igne (1906)<br />
(foto Eddy).<br />
199
Foto 226 – Incisione dell’arma<strong>di</strong>o scolpito<br />
da <strong>Besarel</strong> per il sig. Antonio Téry <strong>di</strong><br />
Parigi, presentato all’Esposizione Universale<br />
<strong>di</strong> Parigi del 1889. La nota principale<br />
degli ornamenti è l’ippica: alcuni<br />
cavalli cavalcati da amorini s’impennano<br />
ai lati dell’arma<strong>di</strong>o sullo zoccolo; nella<br />
lunetta <strong>di</strong> mezzo è rappresentata una<br />
corsa <strong>di</strong> cavalli (in “L’Esposizione <strong>di</strong> Parigi<br />
del 1889 illustrata”, arch. V. <strong>Besarel</strong>).<br />
158<br />
Un esemplare del finimento per il Quirinale fu in mostra all’Esposizione<br />
Universale <strong>di</strong> Parigi del 1889, in cui <strong>Besarel</strong> presentò Ricche<br />
mobiglie 158 (foto 226), tra le quali un raffinato arma<strong>di</strong>o scolpito per il sig.<br />
Antonio Téry <strong>di</strong> Parigi, che viene ampiamente lodato e descritto dalla<br />
critica quale mobile “in puro stile italiano”: “<strong>Besarel</strong> è un artista. I suoi<br />
mobili non sono oggetti industriali ma opere d’arte vera – leggiamo ne<br />
“L’Esposizione <strong>di</strong> Parigi del 1889 illustrata” 159 –: quel che esce dalle sue<br />
mani continua le tra<strong>di</strong>zioni dei gran<strong>di</strong> artefici del Rinascimento che arricchirono<br />
i cori delle nostre cattedrali, i saloni dei nostri palazzi comunali.<br />
[...] Il <strong>Besarel</strong> non si accasciò alla sventura [riferimento all’incidente del<br />
1885]; durante la convalescenza, colla mano sana adattò un congegno<br />
a quella mutilata e continuò come prima il lavoro e intagliò nuove ope-<br />
158 Ne parla De Goubernatis, Dizionario ...op.cit., p.55<br />
159 L’Esposizione <strong>di</strong> Parigi del 1889 illustrata; Milano, Ed. E Sonzogno, 1890<br />
(pp. 127-128).<br />
Foto 227 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Disegni <strong>di</strong> fregi<br />
o ornamenti per mobili da riprodurre<br />
nell’intaglio in legno; talvolta<br />
erano affidati a <strong>di</strong>pendenti <strong>di</strong> bottega<br />
o a lavoranti esterni <strong>di</strong> fiducia per la riproduzione<br />
in serie (arch. V. <strong>Besarel</strong>).<br />
re così fine, morbide, pastose che sono il trionfo della volontà dell’artista<br />
e del genio. Ne è esempio l’arma<strong>di</strong>o che fu esposto a Parigi. È in puro<br />
stile italiano: le linee sono quiete, armoniche e nel medesimo tempo<br />
rotte, abilmente, dalle decorazioni figurate che danno varietà all’insieme.<br />
La nota fondamentale degli ornati è l’ippica. I cavalli sono tenuti in<br />
freno dagli amorini e s’impennano ai lati, sullo zoccolo dell’arma<strong>di</strong>o<br />
[...] 160 ”.<br />
Nella stessa rivista, si possono ammirare le incisioni <strong>di</strong> due poltrone<br />
del <strong>Besarel</strong>, appartenenti alla serie delle quattor<strong>di</strong>ci eseguite per gli<br />
appartamenti imperiali nella Manica Lunga del Quirinale, nel 1888. Ne<br />
riportiamo una parte del commento 161 contenuto nel testo “Se<strong>di</strong>e artistiche<br />
italiane – <strong>Besarel</strong> e Testolini”: “[...] In una predomina l’ornato, nell’altra<br />
ha maggior parte la figura. Nella prima si vedono due puttelli addormentati<br />
al sommo dei braccioli, dove si attaccano allo schienale; nella<br />
seconda si alzano due statuette gentili, d’un uomo e <strong>di</strong> una donna a<br />
sostenere l’ornato del fogliame, che si ripiega sulle loro spalle e forma<br />
160 Ibidem. La descrizione continua con le seguenti parole: “Le loro teste [dei<br />
cavalli] fini ed intelligenti escono dalle lesene framezzo ai cartocci ed ai fogliami.<br />
La parte superiore è d’una eleganza squisita. Nella lunetta me<strong>di</strong>ana vi è una<br />
corsa <strong>di</strong> cavalli, ma idealizzata nell’arte. I fantini ignobili sono sostituiti da amorini<br />
leggiadri che incitano i destrieri a saltare le barriere e gli ostacoli; e gli amorini<br />
agli angoli s’alzano lieti sventolando i trofei delle ottenute vittorie”.<br />
161 Ibidem, p. 232.<br />
159
Foto 216 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Busto in marmo<br />
della madre, Catterina Cordella,<br />
precedente il 30 aprile 1885 (compare<br />
nel <strong>di</strong>segno “Completamente guarito”)<br />
(collez. privata).<br />
Foto 217 – Foto dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Venezia<br />
con in primo piano il busto in creta<br />
del <strong>Besarel</strong> sul tornio, modellato dalla<br />
figlia, a lato la Madonna della Provvidenza<br />
<strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne in fase <strong>di</strong> sbozzatura;<br />
<strong>di</strong>etro, i ritratti in creta del padre e della<br />
madre a sinistra e a destra del Cristo<br />
(poi nella casa <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne); sul panchetto<br />
degli strumenti il mazzuolo con l’impugnatura<br />
speciale (foto E. Mozzatto<br />
e C.°, Venezia, in arch. V. <strong>Besarel</strong>).<br />
150<br />
cornici della danza e dell’Unione fa la forza e altre cornicine e medaglioni;<br />
il busto della madre s’intravede <strong>di</strong>etro il festone (foto 214 -215).<br />
Di grande interesse documentario sono le due foto dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
Venezia, successive al 1885, probabilmente degli ultimi anni dell’Ottocento,<br />
in cui sono riportate alcune opere già raffigurate nel <strong>di</strong>segno a china “Completamente<br />
guarito” (quali il busto in marmo della madre, le due cornici<br />
premiate alle Esposizioni) e altre realizzate invece più tar<strong>di</strong>, come il busto<br />
in creta <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong>, plasticato dalla figlia Caterina e in primo piano<br />
sul cavalletto, o la statua in lavorazione sulla morsa della Madonna della<br />
Provvidenza (chiesa <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, fine Ottocento), oltre a innumerevoli bozzetti<br />
in gesso e terracotta e modelli in legno (foto 217- 218).<br />
Foto 218 – Foto dello stu<strong>di</strong>o con incorniciati il <strong>di</strong>segno originale dell’Altare delle<br />
Anime del Brustolon, i <strong>di</strong>segni della gondola per la Regina Margherita (1885) e<br />
del tavolo per le gioie (1883) e vari modelli in gesso e legno (foto E. Mozzatto e<br />
C°, Venezia, in arch. V. <strong>Besarel</strong>).<br />
151
Foto 201 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Putto portalampada<br />
sostenuto dal fogliame, nella<br />
chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Borca <strong>di</strong> Cadore.<br />
140<br />
Foto 202 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Secondo putto<br />
portalampada sostenuto dal fogliame,<br />
nella chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Borca<br />
<strong>di</strong> Cadore.<br />
I putti in legno <strong>di</strong> cirmolo naturale, negli atteggiamenti<br />
più <strong>di</strong>versi, talvolta appena sbozzati, talvolta<br />
rifiniti e levigati, rimangono probabilmente l’espressione<br />
più alta e caratteristica dell’arte del <strong>Besarel</strong><br />
(foto 203-208).<br />
Foto 203 – V. <strong>Besarel</strong> iun. Putto in legno <strong>di</strong><br />
cirmolo naturale (collez. privata).<br />
141
Appen<strong>di</strong>ce<br />
Un ringraziamento particolare<br />
ad Alda Angelini, l’artista <strong>di</strong> famiglia,<br />
per i suoi suggerimenti
5<br />
9<br />
13<br />
21<br />
57<br />
193<br />
213<br />
217<br />
INDICE<br />
Presentazione<br />
Oscar De Bona, Presidente della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Belluno<br />
Flavia Colle, Assessore alla Cultura <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> Belluno<br />
Premessa<br />
Il ceppo <strong>Besarel</strong> e la Valle <strong>di</strong> Zoldo<br />
<strong>Gli</strong> scultori <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong><br />
26 <strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> senior (1747-1811)<br />
36 Giovanni <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> (1778-1842)<br />
40 Giovanni Battista <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> (1801-1873)<br />
<strong>Valentino</strong> <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> iunior (1829-1902)<br />
58 Opere precoci <strong>di</strong> <strong>Valentino</strong> <strong>Besarel</strong><br />
63 Il periodo bellunese<br />
79 Lo stu<strong>di</strong>o a Venezia e Belluno<br />
100 I lavori in marmo<br />
112 La partecipazione alle Esposizioni<br />
146 L’ultimo periodo (1885-1902)<br />
Caterina <strong>Panciera</strong> <strong>Besarel</strong> (1867-1947)<br />
Bibliografia<br />
Appen<strong>di</strong>ci<br />
219 Appen<strong>di</strong>ce 1<br />
“Modelli esclusiva proprietà del Cavaliere V. <strong>Besarel</strong>”<br />
225 Appen<strong>di</strong>ce 2<br />
“Alcune Memorie dettate da <strong>Valentino</strong> Cav. <strong>Besarel</strong>” - Venezia il<br />
4 marzo 1885<br />
249 Appen<strong>di</strong>ce 3<br />
Articoli <strong>di</strong> critica sulle opere del <strong>Besarel</strong> nel passato<br />
279
214<br />
V. <strong>Besarel</strong> iun. Disegni dei busti in gesso<br />
<strong>di</strong> G. Garibal<strong>di</strong> e V. Emanuele III,<br />
già realizzati per festeggiare la ricorrenza<br />
plebiscitaria, allegati ad una lettera<br />
<strong>di</strong> O. Monti del 1 ottobre 1896<br />
(Arch. storico Comune <strong>di</strong> Belluno, b.s.<br />
115, 1896).<br />
Appen<strong>di</strong>ce - 1<br />
“Modelli esclusiva proprietà<br />
del Cavaliere V. <strong>Besarel</strong>”<br />
Gran tableau in legno con due putti che fu esposto sulla facciata della casa<br />
Cartello in legno con frutti medaglie e decorazioni<br />
Monumento Conte Bullo<br />
Grande ala in pietra <strong>di</strong> Angeli per Conselve<br />
Testa <strong>di</strong> cavallo pietra Kunkler<br />
Braccia in pietra del Redentore Conselve<br />
Ala in pietra Angeli Conselve<br />
Modelli del tavolo della Regina<br />
Cariati<strong>di</strong> Teatro Rossini<br />
Sei medaglioni basso rilievo putti con Musica e Danza<br />
Monumento Pisani<br />
Ritratto bambino Sormani Moretto<br />
Ritratto bambina Durnoff<br />
Putti tabernacolo La Valle (due volte)<br />
Quattro tamburelli putti danzanti satiri<br />
Fregio putti in <strong>di</strong>verse maniere<br />
Medaglione basso rilievo Querini Stampalia con geni delle arti<br />
Cornice putto<br />
Ritratto medaglione M.me Urtado<br />
Busto Morpurgo<br />
Busto signora<br />
Cornice la Carità Miari<br />
Fregio putti componenti una libreria<br />
Bassorilievo marmo parapetto altare Pernambuco<br />
Ritratto Pisani<br />
Modello fontana <strong>di</strong> Feltre<br />
Modello grande pala <strong>di</strong> Vigo<br />
Putto danzante pala <strong>di</strong> Vigo, due<br />
Ritratto Garibal<strong>di</strong><br />
Busto Sormani Moretti<br />
215
216<br />
Busto Costantini Lazzaris<br />
S. Francesco Pernambuco<br />
S. Antonio Pernambuco<br />
S. Luca, S. Marco, S. Giovanni, S. Matteo per Conselve<br />
S. Gio Batta, S. Maria Elisabetta, S. Maria sorella <strong>di</strong> Mosè per Este<br />
Busto Zanussi; Busto Zannini; Busto Tiziano Pieve <strong>di</strong> Cadore<br />
Putto per tavolo Kunkler<br />
Angelo Catterina (due volte)<br />
La fama sul monumento Brustolon<br />
Cornice in creta con putto (modello Firenze)<br />
Angelo della Fede<br />
Stu<strong>di</strong>o della Spina<br />
Cristo deposto dalla croce, Altorilievi uomini (stu<strong>di</strong> dell’Accademia)<br />
Due Angeli con papiri e corone<br />
Putto Madonna Preganziol<br />
Ritratti <strong>di</strong>: mia figlia Erminia, madre in terracotta, Wagner, Pisani<br />
Modello ricordo<br />
Modelli in piccolo Angelo Conselve e Angeli Madonna Agordo<br />
Busto <strong>di</strong> Madonna grande<br />
S. Giuseppe<br />
Madonna del Rosario<br />
Redentore<br />
S. Cuore<br />
Tableau <strong>di</strong>segno originale fatto con la mano sinistra<br />
Madonna con bambino<br />
Ricordo Brustolon con due putti preganti<br />
Ritratto <strong>di</strong> mia madre in marmo<br />
Scudo con medaglie<br />
Madonna Addolorata<br />
Due sirene, modelli per gondola della Regina<br />
Porta album V. <strong>Besarel</strong><br />
Sei grandezze <strong>di</strong> Crocefissi<br />
Due sopraporte in creta per Mengotti<br />
Due grandezze S. Antonio<br />
Angelo gruppo nubifragio<br />
N. 2 putti ricordo alle S.S. M. il Re e la Regina<br />
Cornice con delfino per lettere-ritratto e cornice con tenda per Regina Margherita<br />
Moro e mora Pisani<br />
Fontana <strong>di</strong> Belluno (Nettuno)<br />
Modelli della Vetrina e Buffet Terry<br />
Plafon soffitto Terry<br />
Madonna dell’Apparizione<br />
Due angeli gran<strong>di</strong> in legno alla Parrocchia <strong>di</strong> Zoldo<br />
Assunta (Zoldo)<br />
S. Lucia (Zoldo)<br />
Cartello a 3 putti in <strong>di</strong>verse grandezze<br />
Diversi putti porta panno in tre grandezze, grande, me<strong>di</strong>a, piccola<br />
Due putti per calto<br />
Gruppo putti Brustolon allacciati in due grandezze; idem imitazione con<br />
ban<strong>di</strong>era<br />
4 putti le Arti<br />
4 putti per scrittoio<br />
Tavolino con putti porta the R. M.<br />
2 putti adatti per scrittoio circolare<br />
Puttina per parete con papiro cartello e ovale<br />
Gruppo putti che si baciano adatti anche per letti<br />
Gruppo putti con folo in tre misure<br />
Putti Culla Manzoni<br />
Bassorilievi scrittoio circolare<br />
Cornice grande 15 putti e Cornice 14 putti; Cornice la Danza; Cornice con<br />
3 putti e panno<br />
Cornice putti Mons. Protti<br />
Cornice ovale a un putto<br />
Fregio putti grande e piccolo<br />
Fregio putti copia camino marmo, idem a 2 putti piccolo<br />
Due pezzi fregio 3 putti libreria; idem<br />
Tamburello con putti all’ingiro (due)<br />
Bassorilievo rotondo a 3 putti Musica; idem Danza; Bassorilievo rotondo a 2<br />
putti (4 copie)<br />
Putto cariola Regina Margherita; idem con folega<br />
Putto gran<strong>di</strong>ss. Corona Longarone; idem<br />
Putto danzante grande con nacchere; idem con cembalo; idem con<br />
cornocopio<br />
Putto grande teatro Rossini<br />
Putto con cumulatore<br />
Mensola putto alcova (due); Putto grande con scudo<br />
Due putti abbracciati<br />
Putto corona Zoldo (due)<br />
Putto porta panno grande I misura (8 pezzi); idem con cerchio (due pezzi)<br />
Putto porta panno misura II me<strong>di</strong>a (11 pezzi)<br />
Putto porta panno misura III piccola (3 pezzi)<br />
Putto porta panno portella Astragal (3 pezzi)<br />
Putto pendente su nastro (due pezzi)<br />
Putto con festone frutti p. mensola (due pezzi)<br />
Putto che raccoglie margherita<br />
Putto seduto che suona mandolino<br />
Putto che piange<br />
Putto amorino con uccello; idem silenzio<br />
Putto in pie<strong>di</strong> che prega; idem porta cartoline<br />
Putto con palla; idem per tavolino<br />
Putto con la lira in mano; idem con papiro<br />
Putto parafuoco grande e piccolo<br />
Putto reclam cartello Regina Margherita grande (tre pezzi) e piccolo (tre<br />
pezzi)<br />
Puttino per calto (due pezzi)<br />
Putto con coniglio<br />
Putto su tartaruga<br />
Putto gondoliere<br />
Cornice a due putti Principino; idem più grande<br />
Cornice Principe Ruffo a due putti<br />
217
218<br />
Cornice regalo P. ssa Elena<br />
Gruppo a 2 putti Brustolon grande; idem piccolo<br />
Imitazione con ban<strong>di</strong>era<br />
Putto Scultura, Archietettura, Musica, Pittura (4 pezzi <strong>di</strong>versi)<br />
Putto scrittoio con libro, idem con papiro; idem che pensa; idem che legge<br />
(4 pezzi <strong>di</strong>versi)<br />
Putto che suona candelabro Terry (tre pezzi)<br />
Puttino con cappa R.M. (due pezzi)<br />
Putto grande porta biglietti<br />
Putto the (tavolone R.M.) (due copie)<br />
Tavolino completo porta the R.M.<br />
Putto per sostenere scrittoio circolare (due pezzi); idem più piccolo<br />
Puttina su posate con papiro; idem con cartello; idem con ovale<br />
Gruppo 2 putti che si baciano I misura; idem piccoli II misura; idem per<br />
letto (due copie)<br />
Gruppo 2 putti tavolo R.M.<br />
Gruppo putti con folo misura grande, me<strong>di</strong>a e piccola<br />
Gruppo putti Principe <strong>di</strong> Galles (due copie)<br />
Gruppo la Primavera<br />
Gruppo l’Autunno<br />
Gruppetto putti copia Accademia Brustolon (due copie)<br />
Gruppo Brustolon copia Accademia primavera; idem copia Aaccademia<br />
inverno<br />
1 Putto silenzio culla Manzoni (7 pezzi)<br />
Mensola del bacio R.M.<br />
Mensola S. Giorgio; idem<br />
Mensola ? figura putto<br />
Mensola ? figura donna<br />
Cimiero cherubino che prega<br />
Cimiero a due putti mobiletto<br />
Portella mobiletto con bassorilievo putti<br />
Mensola con putto danzante; idem<br />
Satiro porta biglietti; Putto porta biglietti<br />
Bambino su cuscino<br />
Bambino seduto con tavolozza (p. mobiletto)<br />
Mensola satiro a due putti<br />
Tavolo ghiridone a tre putti; idem<br />
Tritone marino gondola (due copie)<br />
Bassorilievo cavalli Terry grande; idem più piccolo<br />
Plafon putti intreccianti margherite<br />
Bassorilievo ovale buffet Terry (due copie)<br />
Bassorilievo putto portelle buffet Terry; idem<br />
Bassorilievo scrittoio circolare centro (due); idem fianco (due copie)<br />
Figura uomo per tavolo (Michieli)<br />
Figura moro (sotto il Cristo) e figura moro (con cappa <strong>di</strong>pinto) e per<br />
tavolo<br />
Figura moro Italia (sulla porta)<br />
Figura uomo camino Terry e donna camino Tery; Figura moro porta vasi e<br />
Figura mora porta vasi<br />
Figura colosso in pie<strong>di</strong> <strong>di</strong>sotto porta vasi<br />
Figura uomo mobile Grosser; idem donna; idem uomo, idem donna<br />
Colosso camino legno (due copie); colosso camino marmo copia Palazzo<br />
Ducale (due copie)<br />
Camino intero Palazzo Ducale<br />
Tritone marino Pali (due copie)<br />
Candeliere satiro; idem donna<br />
Gruppo 3 putti allacciati Brustolon porta fiori (due copie)<br />
Figura copia Sansovino loggetta (4 copie)<br />
Figura del <strong>di</strong>rettorio<br />
Paggetto duellante (due copie); idem con mandolino; idem falconiere<br />
Mefistofele; idem misura grande; idem me<strong>di</strong>a<br />
Paggio Lorenzetti; idem con piatto; idem con fiaccola; idem con scudo;<br />
idem con grembiule<br />
Paggio con mandolino; idem guerriero (2 volte); idem con astuccio freccia<br />
Putto grande luce elettrica Benvenuti; idem piccolo<br />
Cristoforo Colombo<br />
Venere del mare<br />
Bambino che prega grande (parte busto Brustolon) (due)<br />
Bambino che prega me<strong>di</strong>o (parte Madonna mia) (due)<br />
Bambino più piccolo seduto su piedestallo (due)<br />
Mensola del bacio C. Cercenà<br />
Mensola testa con ali C. Cercenà<br />
Testa con cerchio; Testa con ali; Mensola con putto e cigno<br />
Moro e mora Pisani duplicato<br />
La Fama (dal Monumento Brustolon) duplicato<br />
Colossi camino legno<br />
Modello camino marmo Durnoff<br />
Modelli figure mobili Grosser<br />
Putti preganti in 3 misure<br />
Mensola con putto e cigno.<br />
<strong>Gli</strong> oggetti d’arte sacra, invece, <strong>di</strong> proprietà esclusiva <strong>di</strong> V. <strong>Besarel</strong> sono<br />
desumibili dall’inventario del 1903 approntato dalle figlie (comprendente<br />
la merce dello stabilimento e anche quella esistente in deposito presso la<br />
Compagnia Venezia e Murano e la <strong>di</strong>tta G. Rossi & f.li <strong>di</strong> Parigi). Li<br />
elenchiamo senza riportarne il valore:<br />
“Madonna copia del Giambellino, Madonna del Rosario grande, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a<br />
misura e con putti;<br />
Crocefisso grande, me<strong>di</strong>o e piccolo; Angelo che prega, idem;<br />
Madonna Addolorata, Assunta, Pala inginocchiatoio;<br />
Statua <strong>di</strong> S. Giuseppe, statua del Sacro Cuore e del Redentore,<br />
Bassorilievo Madonna”.<br />
219