Impaginato 2007 - Comune di Monza
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Assessorato al Turismo<br />
e Spettacolo<br />
XXVII<br />
Corteo Storico<br />
In collaborazione con:<br />
COMITATO<br />
MARIA LETIZIA VERGA<br />
Il Tesoro del Duomo<br />
per le vie <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Sabato 14 Giugno 2008<br />
Centro Storico, ore 21.00<br />
Il corteo muoverà da Largo Mazzini<br />
per le vie del Centro. Piazza Duomo, il Campanile<br />
restaurato e i “quadri viventi” saranno la cornice<br />
della spettacolare rievocazione trecentesca<br />
Con il patrocinio<br />
e contributo <strong>di</strong> :<br />
A cura <strong>di</strong> Ghi Meregalli<br />
PROGETTO<br />
MONZA BRIANZA<br />
Giovedì 12 Giugno 2008<br />
Arengario, ore 21.00<br />
Torte e composizioni floreali ispirate al Tesoro<br />
Giochi me<strong>di</strong>evali per tutti<br />
CONFINDUSTRIA<br />
<strong>Monza</strong> e Brianza
In copertina:<br />
“Antica pittura a tempra esistente nel Tempio<br />
<strong>di</strong> S. Giovanni a <strong>Monza</strong> che rappresenta Giovanni Visconte,<br />
Arcivescovo e Signore <strong>di</strong> Milano<br />
nell’atto <strong>di</strong> rimettere sull’Altare massimo<br />
<strong>di</strong> quella Basilica il tesoro ricuperato da Avignone,<br />
e da esso lui ristorato” (dal Frisi 1794).<br />
<strong>Monza</strong>, Biblioteca Civica.
Testi a cura <strong>di</strong> Ghi Meregalli<br />
Hanno collaborato:<br />
XXVII<br />
Corteo Storico<br />
Il Tesoro del Duomo<br />
per le vie <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Pier Franco Bertazzini<br />
Francesca Daverio<br />
un encomio particolare a<br />
Gianni Selvatico<br />
per aver profuso tutte le sue capacità<br />
e le sue conoscenze storiche in questo evento<br />
Progetto grafico e stampa : La Tipografia Monzese - <strong>Monza</strong>
Le autorità scrivono...<br />
Tra gli appuntamenti più significativi inseriti<br />
nel ricco calendario della Sagra <strong>di</strong> San Giovanni,<br />
indubbiamente spicca il corteo storico giunto alla<br />
sua 27esima e<strong>di</strong>zione.<br />
La manifestazione porta nelle antiche vie della<br />
città un episo<strong>di</strong>o della storia monzese, sottolineando<br />
quelle che sono le nostre tra<strong>di</strong>zioni e le ra<strong>di</strong>ci<br />
della nostra cultura.<br />
Quest’anno viene riproposto il ritorno del tesoro<br />
<strong>di</strong> Teodelinda dalla sede pontificia <strong>di</strong> Avignone dopo<br />
un esilio durato molti anni.<br />
Per due sere il centro storico citta<strong>di</strong>no farà da<br />
cornice alla rievocazione interpretata da centinaia<br />
<strong>di</strong> figuranti in costume d’epoca.<br />
L’evento ruota intorno ai simboli forti della nostra<br />
storia: il Duomo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>, il suo Tesoro e l’Arengario.<br />
Nel ricordare il ritorno del tesoro del Duomo, avvenuto<br />
nel 1345, ci riportiamo ai giorni nostri<br />
proprio nell’anno in cui è stato inaugurato il Nuovo<br />
Museo, frutto dell’impegno dei coniugi Gaiani,<br />
che hanno dato vita ad una vera e propria Fondazione.<br />
Un ringraziamento particolare va all’ideatrice<br />
dell’iniziativa, la monzese Ghi Meregalli, e a tutti<br />
gli appassionati volontari protagonisti del corteo.<br />
– 3 –<br />
Marco Mariani<br />
Sindaco <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>
Il corteo storico è ormai <strong>di</strong>ventato un appuntamento tra<strong>di</strong>zionale<br />
della Sagra <strong>di</strong> San Giovanni per merito soprattutto<br />
<strong>di</strong> Ghi Meregalli, monzese doc, volontaria del Comitato<br />
Maria Letizia Verga, che ha ideato e dato vita alla singolare<br />
manifestazione.<br />
Anche quest’anno potremo rivivere un episo<strong>di</strong>o della storia<br />
citta<strong>di</strong>na attraverso la rievocazione interpretata da<br />
centinaia <strong>di</strong> figuranti in costume d’epoca.<br />
In un momento in cui il patrimonio storico-culturale<br />
monzese ha visto certamente aumentare le sue già elevate<br />
potenzialità, grazie soprattutto all’apertura dello stupendo<br />
Museo del Duomo voluta dalla Fondazione Gaiani, il corteo<br />
non manca <strong>di</strong> sottolineare le ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> una città che affondano<br />
da sempre in un terreno ricco <strong>di</strong> cultura, <strong>di</strong> storia e<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zioni che si tramandano, rimarcando – se mai ce<br />
ne fosse bisogno – come il capoluogo della Brianza sia stato<br />
nei secoli il punto <strong>di</strong> riferimento <strong>di</strong> tutto un territorio.<br />
Il Tesoro del Duomo sfilerà per la città nella singolare<br />
ambientazione che per due sere riporterà la macchina del<br />
tempo al 1345, anno in cui i preziosi cimeli, donati alla<br />
città dalla Regina Teodelinda, dopo un lungo esilio nella sede<br />
pontifica <strong>di</strong> Avignone, tornano nelle sede storica <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
in un tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> folla.<br />
E’ sarà certamente festa anche il 12 e il 14 giugno quando<br />
il corteo storico rievocativo attraverserà le principali vie<br />
del centro toccando gli antichi siti monzesi, primi fra tutti<br />
Duomo e Arengario.<br />
Un saluto e un sentito ringraziamento agli organizzatori,<br />
ai figuranti, agli attori, a tutti gli appassionati volontari<br />
per aver regalato ai monzesi e agli ospiti un evento certamente<br />
memorabile.<br />
Dario Allevi<br />
Vice Sindaco <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Assessore al Turismo e Spettacolo<br />
– 4 –
XXVII Corteo Storico<br />
Il Tesoro del Duomo<br />
per le vie <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Tra<strong>di</strong>zionale evento ispirato alla storia monzese rievocato<br />
da centinaia <strong>di</strong> figuranti in costume d’epoca.<br />
Ideazione e realizzazione a cura <strong>di</strong> Ghi Meregalli, volontaria del Comitato<br />
Maria Letizia Verga.<br />
Manifestazione promossa dall’Assessorato Turismo Spettacolo del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Monza</strong>, in collaborazione con il Comitato Maria Letizia Verga, con il patrocinio<br />
e il contributo dell’Assessorato per l’Attuazione della Provincia <strong>di</strong> <strong>Monza</strong> e<br />
Brianza, della Circoscrizione 1, dell’Associazione Pro <strong>Monza</strong> e della Confindustria<br />
<strong>Monza</strong> e Brianza.<br />
Giovedì 12 giugno 2008<br />
• ore 21.00, <strong>Monza</strong> - Portici Arengario e Piazza Roma:<br />
- Composizioni floreali, gusti e sapori ispirati al Tesoro longobardo<br />
- Animazioni e giochi legati al Me<strong>di</strong>oevo, con il coinvolgimento del pubblico<br />
Sabato 14 giugno 2008<br />
• ore 21.00, <strong>Monza</strong> - Centro citta<strong>di</strong>no:<br />
- Corteo in costume d’epoca lungo le vie del centro storico, con partenza da<br />
Largo Mazzini; in Piazza Duomo, danze popolane e rappresentazione <strong>di</strong><br />
quadri viventi sulla storia locale del ‘300; a seguire, spettacolare rievocazione<br />
con suggestivo “volo” <strong>di</strong> un angelo dal campanile restaurato.<br />
Il campanile <strong>di</strong> Piazza Duomo,<br />
restituito in tutto il suo splendore<br />
alla vista dei citta<strong>di</strong>ni dopo lunghi<br />
anni <strong>di</strong> restauro, e il neo-nato<br />
Museo Gaiani, che in una cornice<br />
<strong>di</strong> sapiente modernità custo<strong>di</strong>sce il<br />
Tesoro della Basilica <strong>di</strong> San Giovanni<br />
Battista e preziosi cimeli storici fi-<br />
– 5 –<br />
nora mai mostrati al pubblico.<br />
Sono questi i due elementi attorno<br />
ai quali ruota quest’anno<br />
la tra<strong>di</strong>zionale manifestazione<br />
in costume d’epoca del giugno<br />
monzese, che per la prima volta<br />
in due <strong>di</strong>stinte serate, giovedì<br />
12 giugno e sabato 14 giugno
2008, riporterà la città al XIV<br />
secolo, precisamente all’anno<br />
del Signore 1345. Una data,<br />
quella, che le cronache locali<br />
del tempo associano a un evento<br />
assai significativo per il nostro<br />
borgo, allora Modoetia: dopo un<br />
lungo periodo <strong>di</strong> esilio in terra<br />
straniera nella sede pontificia<br />
<strong>di</strong> Avignone, il Tesoro del Duomo,<br />
dono della regina Teodolinda,<br />
torna nella sua sede storica, tra<br />
un tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> folla accorsa da ogni<br />
parte delle terre lombarde. Ad accoglierlo<br />
degnamente, tutte le maggiori<br />
personalità locali dell’epoca, a<br />
cominciare dal Signore <strong>di</strong> Milano,<br />
<strong>di</strong> <strong>Monza</strong> e <strong>di</strong> tutta la Lombar<strong>di</strong>a<br />
Luchino Visconti, affiancato dal fratello<br />
Giovanni, arcivescovo <strong>di</strong> Milano<br />
(vero artefice <strong>di</strong> questo ritorno), con<br />
largo seguito <strong>di</strong> familiari, <strong>di</strong> cortigiani<br />
e <strong>di</strong> ecclesiastici.<br />
Un ritorno al passato che darà<br />
lo spunto per la grande festa citta<strong>di</strong>na,<br />
che ogni anno raccoglie<br />
vasto consenso <strong>di</strong> pubblico e una<br />
sempre più viva partecipazione e<br />
collab or azione <strong>di</strong> nume rosi<br />
gruppi <strong>di</strong> figuranti in costume<br />
d’epoca provenienti da <strong>di</strong>verse<br />
zone, in particolare dai paesi limitrofi,<br />
uniti in piena collaborazione<br />
a testimonianza dello spirito<br />
della nuova Provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Monza</strong> e Brianza.<br />
Due le serate proposte quest’anno:<br />
la prima, giovedì 12 giugno, vedrà<br />
la piazza Arengario <strong>di</strong>ventare<br />
ideale museo a cielo aperto<br />
per dei pezzi del Tesoro sotto<br />
forma <strong>di</strong> torte proposte al pubblico<br />
dalle panetterie e pasticcerie <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
e del territorio brianteo. In una<br />
cornice floreale a forma <strong>di</strong> Corona<br />
Ferrea realizzata dal maestro<br />
fiorista Giovanni Santamaria,<br />
– 6 –<br />
verranno poi proposti giochi,<br />
musiche e animazioni <strong>di</strong> ispirazione<br />
me<strong>di</strong>evale con il coinvolgimento<br />
degli spettatori.<br />
Sabato 14 giugno sarà invece<br />
la volta del vero e proprio corteo<br />
storico, con centinaia <strong>di</strong> figuranti<br />
in costume d’epoca a rappresentare<br />
uomini e donne del tempo <strong>di</strong> ogni<br />
or<strong>di</strong>ne e grado, dalle autorità politiche<br />
e religiose, ai nobili, al clero fino<br />
al popolo, che muoverà dalla torre<br />
viscontea presso Largo Mazzini al<br />
suono <strong>di</strong> chiarine me<strong>di</strong>evali e <strong>di</strong><br />
tamburi, sbizzarrendosi in animazioni<br />
varie. La sfilata percorrerà via<br />
Italia, via Mons. Paolo Rossi, piazza<br />
Duomo, via Lambro, la più antica<br />
della città, per poi risalire in via Vittorio<br />
Emanuele e giungere in Piazza<br />
Duomo. Qui saranno rappresentati<br />
tre quadri viventi relativi<br />
alle vicende legate al ritorno<br />
del Tesoro a <strong>Monza</strong>, illustrati da<br />
un attore e intervallati da danze e<br />
musiche d’epoca. Nel primo “quadro”<br />
saranno esposti su un altare (seguendo<br />
le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> antichi<br />
documenti) i pezzi del Tesoro monzese<br />
riprodotti con sapiente maestria<br />
da volontari villasantesi. L’Arcivescovo<br />
Giovanni Visconti e suo fratello<br />
Luchino, con relativa corte, saranno<br />
gli “attori” degli altri due quadri.<br />
Quin<strong>di</strong>, alla presenza <strong>di</strong> tutti i figuranti<br />
del festoso corteo, il “volo”<br />
<strong>di</strong> un angelo dal campanile -<br />
evento ass ol utamente ine<strong>di</strong>to<br />
per la città <strong>di</strong> <strong>Monza</strong> - darà il<br />
via a uno spettacolo suggestivo<br />
ed emozionante ispirato alle vicende<br />
storiche trecentesche inerenti<br />
al Tesoro e interpretato magistralmente<br />
dalla Compagnia dei<br />
Folli, che sa sempre creare stupore e<br />
meraviglia, regalando agli spettatori<br />
magie ed emozioni <strong>di</strong>fficili da<br />
cancellare.
1979 - Nasce il Comitato Maria Letizia Verga<br />
con l’obiettivo <strong>di</strong> perseguire il sogno <strong>di</strong> combattere<br />
la leucemia infantile e <strong>di</strong> migliorare<br />
la qualità della vita dei piccoli ricoverati.<br />
1985 - Sono completate le camere sterili e si iniziano<br />
i primi trapianti <strong>di</strong> midollo.<br />
1995<br />
Si inaugura il nuovo Centro Ricerca “Tettamanti”.<br />
2000 - La cascina <strong>di</strong>venta un residence<br />
con 17 mini appartamenti<br />
pronti ad accogliere mamme e bambini.<br />
2004 - Progetto per la costruzione<br />
del <strong>di</strong>partimento materno-infantile<br />
presso l’Ospedale S. Gerardo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>.<br />
– 7 –<br />
1983 - Dalla Clinica Pe<strong>di</strong>atrica dell’Università<br />
<strong>di</strong> Milano, il Comitato si trasferisce<br />
presso l’Ospedale San Gerardo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>.<br />
1990 - Entra in funzione il day hospital<br />
<strong>di</strong> assoluta avanguar<strong>di</strong>a.<br />
1998<br />
Si dà inizio al progetto “foresteria Cascina Valera”.<br />
2002 - Costruzione del Laboratorio <strong>di</strong> Terapia Cellulare<br />
e Genica “Stefano Verri” all’interno dell’Ospedale<br />
San Gerardo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>. Il reparto viene inaugurato<br />
ufficialmente il 14 Dicembre 2002<br />
2006<br />
L’Ospedale Pe<strong>di</strong>atrico <strong>di</strong> alta specializzazione<br />
non è più solo un sogno, <strong>di</strong>venta realtà.<br />
Sorgerà sull’avancorpo dell’Ospedale San Gerardo.<br />
<strong>2007</strong> - La realizzazione del Nuovo Istituto Materno Infantile,<br />
vedrà riunite la Pe<strong>di</strong>atria, l’Emato-Oncologia Pe<strong>di</strong>atrica, la Neonatologia e l’Ostetricia-Ginecologia.<br />
Sarà in grado <strong>di</strong> fornire assistenza alle mamme ed ai bambini da -9 mesi a +18 anni.<br />
2008<br />
Procede il lungo cammino per la realizzazione operativa<br />
del Nuovo Istituto Maria Letizia Verga.<br />
Il progetto è altamente innovativo con un elevatissimo livello tecnologico<br />
per curare al meglio il bambino e la sua mamma.
Nel giorno<br />
<strong>di</strong> San Giovanni Battista,<br />
il ritorno del Tesoro<br />
a <strong>Monza</strong><br />
Modoetia, 24 Giugno 1345<br />
TRA FESTE E TRIPUDI, CON GRANDE AFFLUSSO DI GENTE<br />
DALLE TERRE LOMBARDE, VENNE ESPOSTO SULL’ALTARE MAGGIORE<br />
IL TESORO RESTAURATO, DOPO IL RITORNO DA AVIGNONE.<br />
Questo è l’evento ispirato<br />
alla storia monzese<br />
che si vuole rievocare<br />
con il 27° CORTEO STORICO<br />
per le vie e le piazze<br />
del centro <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>,<br />
giovedì 12 giugno<br />
e sabato 14 giugno 2008.
I personaggi storici dell’epoca<br />
Tra Signori,<br />
Canonici e Castellani<br />
L’Arcivescovo <strong>di</strong> Milano Giovanni Visconti nacque nel 1290 da<br />
Matteo e da Bonacosa Borri. Prima <strong>di</strong> intraprendere la carriera ecclesiastica<br />
ebbe due figli naturali, Leonardo, podestà <strong>di</strong> Novara nel<br />
1332, e Margherita, sposa <strong>di</strong> Ambrogio Visconti nel 1350.<br />
Prima del 1327 il padre Matteo lo nominò Canonico del Duomo<br />
<strong>di</strong> <strong>Monza</strong> e poi Arciprete <strong>di</strong> Milano. Dal clero milanese fu acclamato<br />
Vescovo <strong>di</strong> Milano nel 1339, ma il Papa tenne in sospeso l’approvazione,<br />
che giunse solo con Clemente VI il 17 luglio 1342. Nel 1341 <strong>di</strong>venne<br />
Signore <strong>di</strong> Milano insieme al fratello Luchino.<br />
Un aneddoto lo in<strong>di</strong>ca con il pastorale in una mano e con la spada nell’altra.<br />
Nel 1344 si adoperò per far ritornare il Tesoro della Basilica <strong>di</strong><br />
San Giovanni dalla sede pontificia <strong>di</strong> Avignone. Lo fece restaurarre<br />
a sue spese e lo arricchì con nuovi pezzi. Morì il 5 ottobre 1354.<br />
Luchino Visconti nacque nel 1287 (o nel 1292) da Matteo e Bonacosa<br />
Borri. Fu Signore <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong> <strong>Monza</strong> e <strong>di</strong> tutta la Longobar<strong>di</strong>a<br />
dal 1339 al 1349, subentrando nel governo della maggior potenza dell’Italia<br />
superiore al nipote Azzone, morto senza figli.<br />
Uomo d’armi e valorosissimo guerriero, ampliò ulteriormente il<br />
dominio visconteo, ma governò rigidamente: sedava le rivolte prima<br />
che si materializzassero, reprimendo gli elementi ostili. Protesse arti e<br />
scienze.<br />
Ebbbe tre mogli: Violante <strong>di</strong> Saluzzo, Caterina <strong>di</strong> Oberto e Isabella Fieschi,<br />
e sette figli. Morì nel 1349 avvelenato dall’ultima moglie.<br />
Prete Graziano Maggi <strong>di</strong> Arona, canonico della nostra Basilica, fu<br />
nominato sindaco e procuratore dal Capitolo del Duomo per il trasporto<br />
del Tesoro da Avignone a <strong>Monza</strong>.<br />
Guidolo del Calice, canonico, procuratore e rappresentante dei Visconti<br />
ad Avignone, accompagnò Graziano e un legato pontificio<br />
nel viaggio <strong>di</strong> ritorno delle preziose oreficerie.<br />
Jacopo Archinto, appartenente alla potente famiglia degli Archinto,<br />
fu Arciprete <strong>di</strong> <strong>Monza</strong> dal 1340 al 1350. Ebbe l’autorità spirituale e<br />
temporale su un vasto territorio e il privilegio delle insegne vescovili.<br />
Niccolino de’ Sacchi, uomo <strong>di</strong> fiducia dei Visconti, mantenne la carica<br />
dal 1340 al 1347 con i poteri <strong>di</strong> Podestà e Castellano delle fortificazioni<br />
del Borgo.<br />
Ghi Meregalli e Gianni Selvatico<br />
– 9 –
Il Tesoro del Duomo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Una Città<br />
e il suo Simbolo<br />
Un fantastico Tesoro <strong>di</strong> memorie fermate per sempre in materiali <strong>di</strong><br />
grande valore, in grado <strong>di</strong> conservare il passato e al tempo stesso <strong>di</strong><br />
valorizzare la fisionomia storica della città. È il Tesoro della nostra<br />
Basilica, qui custo<strong>di</strong>to da quattor<strong>di</strong>ci secoli, suscitando da sempre profonde<br />
suggestioni.<br />
Il nucleo più proprio è costituito dalle opere fatte espressamente<br />
realizzare da Teodolinda o a lei donate da Papa Gregorio<br />
Magno, che, attraverso l’influenza della pia sovrana, ottenne<br />
la conversione del popolo longobardo al cattolicesimo.<br />
Una eccezionale testimonianza storica e documentaria è<br />
costituita dal registro superiore della lunetta sovrastante il<br />
portale <strong>di</strong> facciata del Duomo, nella quale la regina stessa offre<br />
a San Giovanni Battista, a cui de<strong>di</strong>ca la chiesa, la Corona<br />
Ferrea e altri oggetti preziosi destinati al Tesoro della Basilica.<br />
È la prima raffigurazione iconografica del nostro Tesoro,<br />
tra cui si <strong>di</strong>stingue sopra tutto la Corona Ferrea, autentico capolavoro<br />
<strong>di</strong> oreficeria antica <strong>di</strong> grande valore orafo, storico e<br />
anche religioso. Presenta infatti al suo interno un anello in<br />
metallo che secondo una tra<strong>di</strong>zione, rafforzata dall’approvazione<br />
ecclesiastica, è stato ricavato da uno dei chio<strong>di</strong> della Passione<br />
<strong>di</strong> Gesù.<br />
“Cercò S. Elena (madre dell’imperatore Costantino) i chio<strong>di</strong> con i<br />
quali fu crocifisso il Signore. D’uno <strong>di</strong> essi comandò fosse fatto un freno<br />
(morso per il cavallo), d’un altro intessé un <strong>di</strong>adema; quello ad ornamento,<br />
questo a <strong>di</strong>vozione... Dell’uno e dell’altro fece uso Costantino<br />
e ne trasmise la fede ai suoi successori”.<br />
Non si sa come la Corona giunse a <strong>Monza</strong>. Non ci sono documenti<br />
che ne parlino. In questi casi soccorre la leggenda.<br />
Morto Costantino, la Corona fu depositata nel tempio <strong>di</strong> S. Sofia in<br />
Costantinopoli e lì fu custo<strong>di</strong>ta sino al tempo <strong>di</strong> Tiberio Augusto. Presso<br />
questo imperatore fu inviato dalla Santa Sede colui che sarebbe <strong>di</strong>venuto<br />
Papa con il nome <strong>di</strong> Gregorio Magno. Questi, ritornando da Costantinopoli,<br />
portò in Italia la Corona che fu poi donata alla Regina<br />
dei Longobar<strong>di</strong> che risiedeva a <strong>Monza</strong>.<br />
Ghi Meregalli<br />
– 10 –
Le peripezie legate all’esilio<br />
del Tesoro in terra straniera<br />
La cattività avignonese<br />
Il Palazzo dei Papi ad Avignone<br />
Nei primi decenni del ‘300,<br />
quando le impetuose e frequenti<br />
battaglie tra Guelfi e Ghibellini (ovvero<br />
tra i Torriani ed i Visconti) per<br />
assumere il potere a Milano e nelle<br />
terre circostanti devastavano le<br />
contrade lombarde ed in particolar<br />
modo <strong>Monza</strong>, i canonici della<br />
Basilica <strong>di</strong> S. Giovanni più volte<br />
temettero che il Tesoro fosse<br />
trafugato o <strong>di</strong>ventasse oggetto<br />
<strong>di</strong> bottino <strong>di</strong> guerra o peggio<br />
ancora <strong>di</strong>sperso in uno dei ricorrenti<br />
saccheggi.<br />
I Canonici nel 1323 decisero <strong>di</strong> nascondere il Tesoro sotterrandolo.<br />
Fu dato l’incarico a quattro <strong>di</strong> loro, che in gran segreto<br />
- col vincolo del giuramento - compirono l’operazione.<br />
Partirono imme<strong>di</strong>atamente da <strong>Monza</strong> per quattro destinazioni<br />
<strong>di</strong>verse a nessuno note, con l’obbligo del silenzio più assoluto,<br />
tranne che in pericolo <strong>di</strong> morte, nel qual caso dovevano trasmettere<br />
il loro segreto a persona <strong>di</strong> fiducia, che a sua volta era tenuta<br />
agli stessi vincoli.<br />
Purtroppo uno <strong>di</strong> loro, Aichino da Vercelli, arrivato a Piacenza<br />
si ammalò gravemente e rivelò il segreto all’Arcivescovo<br />
<strong>di</strong> Milano Aicardo, anch’esso momentaneamente trasferito in<br />
quella città. Costui, sconsideratamente, confidò la notizia al Legato<br />
Pontificio Bertrando del Poggetto, il quale non perse<br />
tempo ad informare il suo vicario in <strong>Monza</strong>, Emerico camerlengo<br />
della Chiesa Romana.<br />
Con l’aiuto <strong>di</strong> alcuni monzesi, Emerico rubò <strong>di</strong> notte il Tesoro e<br />
lo inviò alla Sede Apostolica <strong>di</strong> Avignone. Il Papa Giovanni<br />
XXII manifestò la propria contrarierà a questa appropriazione<br />
e informò subito i sette canonici monzesi che erano presenti<br />
in Avignone presso la Curia Papale, tra i quali Matteo Ribol<strong>di</strong>,<br />
il più attivo nelle vicende <strong>di</strong>plomatiche che porteranno alla restituzione<br />
del Tesoro venti anni dopo.<br />
– 11 –<br />
Gianni Selvatico
Le vicende legate alla<br />
restituzione del Tesoro a <strong>Monza</strong><br />
Sulla via del ritorno<br />
Inventario degli oggetti del Tesoro,<br />
del 21 Marzo 1345<br />
Nella Sede Papale in terra <strong>di</strong><br />
Francia gli emissari <strong>di</strong> <strong>Monza</strong> riuscirono<br />
a farsi consegnare il Tesoro<br />
nel 1344 e lo trasferirono<br />
nella casa <strong>di</strong> Avignone del Vescovo<br />
<strong>di</strong> Verona Matteo. Questi fece<br />
pressioni all'Arcivescovo <strong>di</strong> Milano,<br />
Giovanni Visconti, affinché il<br />
Tesoro venisse trasferito a Milano<br />
al più presto. Nelle trattative i monzesi<br />
ebbero l’appoggio determinante<br />
<strong>di</strong> Guidolo del Calice, già procuratore<br />
e rappresentante dei Visconti ad Avi-<br />
gnone nel 1337 e negli anni 1339-1341.<br />
Il Tesoro, riposto in una cassa ben ferrata, prese la via della Longobar<strong>di</strong>a,<br />
unitamente al prete Graziano <strong>di</strong> Arona, Guidolo del Calice<br />
e il Legato Pontificio. Giunsero a Milano il 13 marzo 1345. Una settimana<br />
dopo lo stesso Arcivescovo Giovanni portò a <strong>Monza</strong> il Tesoro e<br />
in quella occasione donò alla Basilica un calice d'argento <strong>di</strong> gran<br />
peso, dorato e smaltato, due orcioli (ampolle) <strong>di</strong> cristallo lavorati in oro<br />
e argento, una dalmatica <strong>di</strong> velluto verde (tunica aperta ai lati con<br />
maniche corte e larghe per le funzioni religiose), una navicella <strong>di</strong> cristallo<br />
per l’incenso e un cucchiaio per prendere l’incenso dalla navicella.<br />
Considerata l’unicità e l’alto valore <strong>di</strong> tutti i pezzi, realizzati in<br />
oro, argento e pietre preziose, Pietro de’ Vercellis, cancelliere e notaio<br />
dell’Arcivescovo, stilò l’inventario del Tesoro restituito, il giorno lunedì<br />
21 marzo 1345. Vi erano quattro calici d’oro, quattro corone d’oro, tre<br />
croci e una tavola in oro, due tavole a mo’ <strong>di</strong> libro in argento dorato, un<br />
contenitore con reliquia, una croce gemmata con il legno della Santa Croce,<br />
un calice d’argento e un vaso, un calice episcopale <strong>di</strong> calcedonio con piede<br />
in argento, un bacile <strong>di</strong> argento dorato, un pettine della regina Teodolinda.<br />
Alcuni <strong>di</strong>ademi e calici erano rovinati, allora l'Arcivescovo,<br />
preoccupato, mandò a <strong>Monza</strong> nel mese <strong>di</strong> giugno il maestro d'oreficeria<br />
Antellotto Bracciforte <strong>di</strong> Piacenza, che li restaurò perfettamente e<br />
ogni pezzo tornò al primitivo splendore.<br />
Tra feste e tripu<strong>di</strong> si celebrò una messa all'altare maggiore del<br />
Duomo, su cui fu posto tutto il Tesoro. Nella festività <strong>di</strong> San Giovanni<br />
del 1345 il Tesoro fu esposto e vi fu grande afflusso <strong>di</strong> gente<br />
da tutte le terre lombarde.<br />
Gianni Selvatico<br />
– 12 –
I pezzi del Tesoro <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
scomparsi nel tempo<br />
Alla ricerca<br />
del tesoro perduto<br />
I gran<strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> oreficeria che compongono il Tesoro<br />
della Basilica <strong>di</strong> San Giovanni Battista, realizzati con metalli<br />
nobili e gemme, hanno sempre attratto la curiosità della gente<br />
attraverso i secoli, forse più per il valore venale che per<br />
quello storico.<br />
Purtroppo tra gli ammiratori vi furono dei <strong>di</strong>sonesti che, per così<br />
<strong>di</strong>re, si innamorarono in esclusiva <strong>di</strong> alcuni degli antichi ori. Dopo<br />
gli ultimi più clamorosi<br />
furti avvenuti<br />
durante la dominazi<br />
one n apo -<br />
leo nica , la par te<br />
aurea del Tesoro è<br />
ridotta a meno <strong>di</strong><br />
un terzo rispetto a<br />
quanto accumulato<br />
con l e don azion i<br />
Registro superiore della lunetta del portale del Duomo<br />
me<strong>di</strong>evali.<br />
Dai <strong>di</strong>versi inventari del Tesoro stilati nei tempi antichi,<br />
risulta che mancano due corone simili alla superstite detta <strong>di</strong><br />
Teodolinda, ma più ricche <strong>di</strong> pietre; tre crocette gemmate, che venivano<br />
appese sotto le corone, un vassoio a bacile con 68 gemme e<br />
molte perle, tre calici pure con pietre, due gran<strong>di</strong> croci processionali<br />
sempre impreziosite da pietre, le copertine degli evangeli<br />
<strong>di</strong> Ariberto <strong>di</strong> Intimiano con rubini, smeral<strong>di</strong>, crisoliti, calcedoni,<br />
ametiste e perle, e poi tanti altri pezzi <strong>di</strong> minor valore.<br />
Se vogliamo avere un’idea visiva della parte <strong>di</strong> Tesoro perduto,<br />
dobbiamo fermarci davanti all’ingresso principale del<br />
Duomo e guardare la lunetta che lo sovrasta. Vedremo nella<br />
parte alta a sinistra tre corone con le relative crocette, al centro Teodolinda<br />
che porge la Corona Ferrea e la Croce <strong>di</strong> Agilulfo, San Giovanni<br />
con in mano il Bacile e a destra la Croce del Regno, quattro<br />
calici e la Chioccia con i pulcini.<br />
– 13 –<br />
Gianni Selvatico
Le più importanti incoronazioni<br />
“Ferree” della storia<br />
Di testa in testa<br />
I testi risalenti al XII secolo ci parlano <strong>di</strong> <strong>Monza</strong> come<br />
del primo luogo nel quale prendeva la corona il Re<br />
d’Italia.<br />
Pare fosse stabilita la consuetu<strong>di</strong>ne che il Re venisse incoronato<br />
prima a <strong>Monza</strong> e poi a Milano. Non esistono comunque<br />
documenti precisi circa le incoronazioni dell’alto Me<strong>di</strong>oevo;<br />
sono invece attestate quelle che avvennero a<br />
partire dal XIV secolo fino all’ultima del XIX.<br />
Un’incoronazione me<strong>di</strong>evale<br />
Duomo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>, lastra marmorea<br />
Le incoronazioni più famose furono quelle <strong>di</strong> Corrado <strong>di</strong> Svevia,<br />
<strong>di</strong> Federico Barbarossa, <strong>di</strong> Carlo IV <strong>di</strong> Boemia, <strong>di</strong> Federico<br />
III d’Asburgo, <strong>di</strong> Carlo V nel 1530 a Bologna (la Corona fu portata<br />
da <strong>Monza</strong> in questa città perché immune dalla peste), <strong>di</strong><br />
Napoleone Bonaparte nel 1805 a Milano e l’ultima, sempre a Milano,<br />
nel 1838 <strong>di</strong> Fer<strong>di</strong>nando I, Imperatore d’Austria.<br />
Nessun Savoia ebbe invece l’onore <strong>di</strong> cingere il capo<br />
con la Corona Ferrea.<br />
– 14 –<br />
Ghi Meregalli
L’incoronazione<br />
<strong>di</strong> Napoleone Bonaparte<br />
a Milano<br />
“Dio me l’ha data...”<br />
Il 5 maggio 1805 il Ministro degli Interni impartì alla Municipalità<br />
<strong>di</strong> <strong>Monza</strong> l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> provvedere al trasporto della<br />
Corona Ferrea a Milano per l’incoronazione <strong>di</strong> Napoleone Bonaparte.<br />
Nel nostro Duomo, alla presenza <strong>di</strong> numerosa folla, la Corona fu<br />
deposta in un’apposita custo<strong>di</strong>a, e così si fece anche per la<br />
Croce del Regno, che veniva posta al collo<br />
dei re al momento dell’incoronazione.<br />
Suonarono tutte le campane della<br />
città e la banda <strong>di</strong>ede fiato alle sue<br />
trombe. Il corteo, aperto e chiuso<br />
dalle truppe, partì per Milano, dove,<br />
a mo’ <strong>di</strong> saluto, furono sparati<br />
tre colpi <strong>di</strong> cannone seguiti<br />
dai colpi a salve delle artiglierie<br />
del Castello Sforzesco.<br />
Accolte in Duomo dal suono<br />
dell’organo e dal canto degli<br />
inni sacri, la Corona e la Croce<br />
furono esposte sull’altare<br />
maggiore. Il giorno 26 nella<br />
Basilica milanese, ornata per<br />
l’occasione con gli stupen<strong>di</strong> arazzi del<br />
Duomo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong> (prestati a Milano nelle<br />
gran<strong>di</strong> solennità), ebbe luogo l’incoronazione.<br />
Il cerimoniale si svolse come previsto, ad eccezione del fatto<br />
che Napoleone volle incoronarsi da solo. “Nel porsi in capo la Sacra<br />
Corona, prima la riguardò alquanto, e levata dal capo <strong>di</strong> bel nuovo<br />
la rimirò e riverentemente baciolla, pronunciando queste parole:<br />
«Dio me l’ha data, guai a chi la toccherà»”.<br />
Una lapide nera, posta nella Basilica monzese <strong>di</strong> fronte alla<br />
Cappella della Corona Ferrea, ricorda questa memorabile incoronazione.<br />
Napoleone, per l’occasione, donò al Tesoro monzese<br />
due pani d’argento, uno dei quali dorato.<br />
– 15 –<br />
Ghi Meregalli
Le vicende storiche legate alla<br />
Corona Ferrea<br />
Di mano in mano,<br />
<strong>di</strong> gente in gente<br />
Parecchie volte la Corona Ferrea corse il pericolo <strong>di</strong> andare<br />
perduta. Nel 1273 i Torriani, signori <strong>di</strong> Milano, per bisogno<br />
<strong>di</strong> denaro la impegnarono con il Tesoro. Ottone Visconti la riscattò<br />
nel 1319.<br />
Nel periodo della cattività avignonese il sacro cimelio seguì<br />
la corte papale per non essere in balia del “furore delle fazioni”. Fu<br />
restituita a <strong>Monza</strong> nel 1345.<br />
Durante la campagna napoleonica, nel 1797, la Corona<br />
corse il rischio <strong>di</strong> finire nei crogiuoli della zecca <strong>di</strong> Milano.<br />
Nel 1848 il Feld Maresciallo Radetzky la fece trasportare<br />
nella fortezza <strong>di</strong> Mantova, da cui ritornò per breve tempo nel nostro<br />
Duomo per essere successivamente trasportata a Vienna nel<br />
1859.<br />
Dopo tante vicende la Corona Ferrea ritornò a <strong>Monza</strong> alla fine<br />
del 1866. In seguito fu trasportata per pochi giorni a Roma e posta<br />
sul feretro del re Vittorio Emanuele II. Dopo l’uccisione del re<br />
Umberto I, avvenuta nella nostra città il 29 luglio 1900, la Corona<br />
ne seguì le spoglie fino alla tumulazione nel Pantheon.<br />
Durante le due guerre mon<strong>di</strong>ali il sacro cimelio fu messo al<br />
sicuro a Roma in Vaticano.<br />
Ghi Meregalli<br />
– 16 –
Le avventure della corona nel<br />
racconto dei protagonisti del ’900<br />
In viaggio tra i ricor<strong>di</strong><br />
Alla fine della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, tornando a <strong>Monza</strong>, pensavo<br />
che la Corona Ferrea si trovasse nella sua cassaforte, per l’esposizione pubblica,<br />
nell’altare ideato, per volere del Re Umberto I, da Luca Beltrami nella<br />
cappella degli Zavattari.<br />
Per caso, conversando con don Antonio Colombo, monzese, mio docente<br />
al Liceo Zucchi, illustre figura <strong>di</strong> sacerdote e <strong>di</strong> uomo <strong>di</strong> cultura (allora<br />
<strong>di</strong>rettore de “il Citta<strong>di</strong>no”, che riprendeva la pubblicazione dopo la<br />
soppressione repubblichina), appresi che, dopo l’8 settembre 1943, nel<br />
clima <strong>di</strong> confusione ma anche per il sospetto, forse giustificato, che i Tedeschi,<br />
inse<strong>di</strong>atisi in forze a <strong>Monza</strong>, si fossero mostrati interessati alla Corona,<br />
iil car<strong>di</strong>nale Ildefonso Schuster aveva esercitato il suo <strong>di</strong>rittodovere<br />
<strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a, ricoverando a Milano il prezioso oggetto.<br />
Per la verità don Colombo non sapeva o non voleva <strong>di</strong>re che la Corona<br />
non era più a Milano, ma che Papa Pio XII aveva voluto che fosse trasferita<br />
in Vaticano per maggior sicurezza.<br />
Nel giugno 1946, tornata la pace e scomparsa la monarchia in Italia,<br />
il Car<strong>di</strong>nale si interessò perché la Corona fosse restituita alla sua<br />
sede. Ricordo il racconto che circolò circa l’avventuroso ritorno. La preziosa<br />
Corona venne riportata a casa in segreto, senza scorta, da<br />
due preti del Duomo, custo<strong>di</strong>ta in una valigia <strong>di</strong> fibra. I sacerdoti<br />
avevano viaggiato, in andata e in ritorno, su treni nei tratti dove la ferrovia<br />
aveva ripreso a funzionare dopo le <strong>di</strong>struzioni belliche, o su vecchi<br />
autobus <strong>di</strong> linea. Non ho saputo chi fossero i due sacerdoti. Penso che uno<br />
fosse il già citato don Colombo, ma non ne ho la certezza.<br />
Da allora, dopo tante avventurose traversie, la Corona è rimasta chiusa<br />
nella cassaforte che, aperta, la mostra in una teca <strong>di</strong> cristallo. Il tranquillo<br />
sicuro riposo della Corona fu <strong>di</strong>sturbato però, a cominciare<br />
dal novembre 1993 e fino al 1997, da una lunga e approfon<strong>di</strong>ta<br />
ricerca che ha coinvolto non solo specialisti <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>scipline, ma anche<br />
tecnici e responsabili <strong>di</strong> laboratori nazionali ed internazionali e rappresentanti<br />
qualificati <strong>di</strong> biblioteche ed archivi europei ed extraeuropei.<br />
I risultati della ricerca, importanti anche se non sempre definitivi<br />
sulle ipotesi via via formulate sulla datazione della Corona, le con<strong>di</strong>zioni<br />
all’origine, le mo<strong>di</strong>fiche operate sull’oggetto, le sue funzioni, furono registrati<br />
e pubblicati nei due monumentali tomi che compongono “La Corona<br />
Ferrea nell’Europa degli Imperi”.<br />
È d’obbligo ricordare l’intelligenza e la munifica liberalità del Cavaliere<br />
del lavoro Giulio Fumagalli Romario che volle la ricerca e la<br />
pubblicazione.<br />
Pier Franco Bertazzini<br />
– 17 –
L’oggetto-testimonianza<br />
<strong>di</strong> questa manifestazione<br />
La Lunetta e il Tesoro<br />
La lunetta del portale maggiore, scelta quale simbolo del<br />
Duomo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>, custode <strong>di</strong> un Tesoro <strong>di</strong> grande valenza storica,<br />
religiosa, orafa.<br />
I manufatti riprodotti sono tra i più preziosi:<br />
— la Corona Ferrea, mitico <strong>di</strong>adema che incoronò sovrani e imperatori<br />
e che, secondo la tra<strong>di</strong>zione, conserva all’interno un<br />
chiodo della passione <strong>di</strong> Cristo;<br />
— la Croce <strong>di</strong> Agilulfo, dono del re longobardo alla Basilica;<br />
— la Chioccia con i pulcini, simbolo enigmatico della regina<br />
Teodolinda attorniata dai duchi longobar<strong>di</strong> o simbolo della<br />
Chiesa attorniata dai suoi credenti.<br />
La scritta “Avinione – 1345 – Modoetia” in<strong>di</strong>ca il ritorno del Tesoro<br />
nella sua sede storica.<br />
L’ideazione <strong>di</strong> Ghi Meregalli e la maestria <strong>di</strong> uno scultore-ceramista<br />
hanno consentito la realizzazione <strong>di</strong> questo oggetto-testimonianza<br />
del Tesoro monzese.<br />
– 18 –
I giochi me<strong>di</strong>evali<br />
in piazza Arengario<br />
Svaghi e <strong>di</strong>letti<br />
<strong>di</strong> un tempo lontano<br />
LO SPACCANOCE: occorre spaccare su <strong>di</strong> un ceppo una noce che appare<br />
all’improvviso dopo aver percorso un tratto nascosto.<br />
BASCULABIRINTUM: gioco <strong>di</strong> destrezza e abilità dove è necessario<br />
avere polso fermo per far correre una pallina in un percorso segnato,<br />
cosparso <strong>di</strong> trabocchetti.<br />
RICOSTRUTIUM: gioco <strong>di</strong> osservazione basato sulla capacità <strong>di</strong> riprodurre<br />
le forme e i colori <strong>di</strong> una figura <strong>di</strong>segnata o richiesta.<br />
LA SE SPOSTA LA TORRE: consiste in una base formata da tre perni,<br />
in uno dei quali è infilata una piramide <strong>di</strong> anelli <strong>di</strong>sposti in or<strong>di</strong>ne<br />
crescente. Occorre spostare la torre, un anello per volta, in un altro<br />
perno senza mai infilare un anello più grande sopra uno più piccolo.<br />
LE PIRAMIDI: gioco dove l’intuizione e le abilità geometriche servono<br />
per riuscire a ricostruire due pirami<strong>di</strong> formate da 2 o 5 pezzi.<br />
IL PENDOLO DEMOLITORE: gioco in cui bisogna avere la fortuna <strong>di</strong><br />
abbattere i birilli, posizionati a circa 1 metro da terra, con una boccia<br />
fissata ad un treppiede alto 2,50 metri, che può oscillare come un<br />
pendolo.<br />
LA BOCCIA IN BUCA: gioco composto da una base e da due aste lunghe<br />
3 metri, poste a circa un metro d’altezza per far correre la boccia<br />
fin sopra il buco della base.<br />
– 19 –
Il corteo storico<br />
per le vie della città<br />
A spasso nel tempo<br />
Squillano le chiarine, rullano i tamburi, sventolano le ban<strong>di</strong>ere:<br />
la città è subito avvolta dal fascino dell’atmosfera me<strong>di</strong>evale,<br />
densa <strong>di</strong> simbolismi.<br />
Aprono il Corteo i rappresentanti delle Corporazioni del<br />
Borgo <strong>di</strong> Modoetia, ognuno con la propria tavola identificativa. Divise<br />
in “arti maggiori” (mercanti e banchieri) e in “arti minori” (artigiani<br />
e commercianti), esse influenzarono profondamente l’organizzazione<br />
economica e politica <strong>di</strong> <strong>Monza</strong>, ora schierandosi dalla parte<br />
ghibellina, ora dalla parte guelfa.<br />
Seguono le famiglie agiate monzesi<br />
del primo Trecento. Tra queste, quelle più<br />
numerose e con maggiore potere decisionale<br />
nell’ambito comunale sfilano precedute<br />
da un araldo con il relativo stemma<br />
<strong>di</strong>pinto su uno scudo: sono le famiglie<br />
Cremosano, Pelucco, Lipran<strong>di</strong>, Scotis,<br />
Landriani, Cavaza.<br />
Un araldo con l’insegna monzese<br />
della luna rossa in campo bianco introduce<br />
il Podestà Niccolino de’ Sacchi.<br />
Prete Graziano Maggi <strong>di</strong> Arona, il procuratore Guidolo del<br />
Calice e un legato pontificio sono nelle vesti degli emissari <strong>di</strong><br />
<strong>Monza</strong> che riuscirono a farsi consegnare il Tesoro ad Avignone e a<br />
trasferirlo a Milano il 13 marzo 1345.<br />
Sei nobili cavalieri armati scortano una “cassa<br />
bene ferrata” in cui è deposto il Tesoro.<br />
Ai rappresentanti del Capitolo del Duomo e all’Arciprete<br />
Jacopo Archinto, annunciati da<br />
due stendar<strong>di</strong> con l’effigie <strong>di</strong> Teodolinda e San<br />
Giovanni Battista, è affidato il compito <strong>di</strong><br />
custo<strong>di</strong>re le sacre oreficerie restituite.<br />
Uno scriba e un servitore del notaio<br />
Pietro De Vercellis mostrano la<br />
pergamena con l’inventario dei pezzi<br />
tornati da Avignone, stilato il 21<br />
marzo 1345.<br />
La Corona Ferrea, la Chioccia con sette<br />
pulcini, due copertine <strong>di</strong> Vangelo, il reliquiario del dente <strong>di</strong><br />
– 20 –
San Giovanni, la croce <strong>di</strong> Agilulfo e la<br />
corona votiva <strong>di</strong> Teodolinda vengono<br />
esposti sull’altare maggiore, dopo il restauro<br />
del maestro <strong>di</strong> oreficeria Antellotto<br />
Bracciforte <strong>di</strong> Piacenza, voluto<br />
dall’Arcivescovo <strong>di</strong> Milano Giovanni Visconti.<br />
Questi, in occasione<br />
della restituzione del Tesoro,<br />
dona alla chiesa <strong>di</strong><br />
San Giovanni un calice<br />
d’argento <strong>di</strong> gran peso e<br />
altri arre<strong>di</strong> sacri.<br />
Sotto un baldacchino,<br />
attorniato da alcuni ecclesiastici, l’artefice<br />
del ritorno del Tesoro siede su una marmorea<br />
se<strong>di</strong>a arcivescovile vicino al fratello<br />
Luchino, Signore <strong>di</strong> Milano, <strong>di</strong> <strong>Monza</strong> e <strong>di</strong> tutta la<br />
Longobar<strong>di</strong>a.<br />
L’insegna del biscione visconteo e alcuni<br />
“homini d’arme” del Magnifico Signore ne<br />
annunciano la numerosa e ricca corte.<br />
Intanto il popolo presente all’importante<br />
evento citta<strong>di</strong>no esulta festoso, producendosi in danze, canti, piccoli<br />
scherzi e in travestimenti <strong>di</strong> animali fantastici per spaventare, <strong>di</strong>vertire<br />
e stupire.<br />
Anche i ceti più umili partecipano ai festeggiamenti, per cercare<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare le frustrazioni quoti<strong>di</strong>ane causate dalle carestie<br />
e dalle guerre.<br />
– 21 –<br />
Ghi Meregalli
Lo spettacolo in piazza Duomo<br />
Un Tesoro conteso<br />
tra il Bene e il Male<br />
Una principessa dai bion<strong>di</strong> lunghi capelli, proveniente dal<br />
nord, per <strong>di</strong>ventare la Regina <strong>di</strong> un popolo, o meglio <strong>di</strong> due popoli che<br />
convivono, uno che segue la Legge Longobarda, l’altro la Legge Romana,<br />
fa e<strong>di</strong>ficare una Basilica presso il suo palazzo, posto in<br />
un piccolo borgo ai limiti della pianura <strong>di</strong> mezzo, là dove terminano<br />
le nebbie e il clima è più salubre. Dona alla Basilica tante<br />
ricchezze, compreso un favoloso Tesoro con corone, calici, croci<br />
e parecchi altri oggetti finemente lavorati con molte pietre preziose.<br />
Sembrerebbe l’inizio <strong>di</strong> un racconto <strong>di</strong> fantasia, invece si tratta <strong>di</strong><br />
una realtà storica che ha per ambientazione la nostra città. Le corone<br />
sono ovviamente regali: del re, della regina, dell’erede al trono e la<br />
più preziosa, quella utilizzata per le incoronazioni, è anche la più<br />
enigmatica e leggendaria, in quanto si <strong>di</strong>ce che contenga del ferro ricavato<br />
da un chiodo della crocifissione <strong>di</strong> Cristo. Così pure una delle<br />
preziose croci contiene una porzione del legno usato sul Golgota.<br />
L’intero popolo <strong>di</strong>fende e venera il Tesoro e le sacre reliquie<br />
della Passione. I Canonici della Basilica lo custo<strong>di</strong>scono gelosamente<br />
in luoghi sicuri e segreti, ma spesso i detentori del<br />
potere temporale con meto<strong>di</strong> autoritari se ne impadroniscono<br />
per darlo in pegno, a fronte <strong>di</strong> eccezionali prestiti in monete<br />
d’oro.<br />
I Canonici, stanchi <strong>di</strong> queste indebite appropriazioni e per<br />
evitare peggiore sorte durante i saccheggi e le <strong>di</strong>struzioni a<br />
seguito degli asse<strong>di</strong> al Borgo, affidano a quattro uomini<br />
“giusti” i pezzi più preziosi del Tesoro, affinché lo nascondano<br />
in un luogo ignoto. I quattro si riuniscono in gran segreto una<br />
notte, prendono il Tesoro, si recano in un posto isolato, scavano una<br />
buca e vi interrano tutti i preziosi e sacri oggetti. Poi ognuno <strong>di</strong> loro<br />
parte per quattro <strong>di</strong>verse strade, tenendo ognuno per sè la<br />
destinazione finale e con la promessa <strong>di</strong> non rivelare ad alcuno<br />
il nascon<strong>di</strong>glio del Tesoro, salvo che in pericolo <strong>di</strong> morte,<br />
a persona in grado <strong>di</strong> mantenere lo stesso vincolo sotto<br />
giuramento.<br />
Ma ecco che le Forze del Male fanno credere ad uno <strong>di</strong> loro <strong>di</strong><br />
esser giunto ai suoi ultimi respiri. Costui rivela il segreto ad un<br />
religioso, che non si comporta da timorato <strong>di</strong> Dio. Con la complicità <strong>di</strong><br />
alcuni borghigiani tra<strong>di</strong>tori, il Tesoro viene tratto dal nascon<strong>di</strong>glio,<br />
trasportato e nascosto dove nessuno mai sospetterebbe: nel<br />
palazzo dove il Papa ha stabilito la sua nuova sede lontano da<br />
– 22 –
Roma, ad Avignone.<br />
Il Bene comincia a reagire: all’Uomo vestito <strong>di</strong> bianco viene<br />
confidato il furto del Tesoro con le Sacre Reliquie e il luogo<br />
dove è occultato. Si iniziano le procedure per riportarlo in<br />
quel borgo della terra <strong>di</strong> mezzo, <strong>Monza</strong>. Ma in quel territorio<br />
continuano le guerre e i saccheggi, perciò è più prudente che il Tesoro<br />
lo custo<strong>di</strong>sca il Papa.<br />
Il Male torna all’attacco attraverso l’avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> un uomo<br />
malvagio, desideroso <strong>di</strong> impossessarsi <strong>di</strong> così tanta ricchezza. Egli<br />
agisce <strong>di</strong> notte, in<strong>di</strong>vidua e sottrae tutto il Tesoro. Imme<strong>di</strong>atamente<br />
tenta <strong>di</strong> uscire dalla città per recarsi lontano a vendere i singoli pezzi,<br />
ma quando si avvicina ad ogni porta citta<strong>di</strong>na ha delle visioni <strong>di</strong><br />
cavalieri armati, che gli impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> uscire. Sconcertato, al primo<br />
albeggiare si rivolge ad un orefice fiorentino per tentare la<br />
ven<strong>di</strong>ta, ma costui, <strong>di</strong>vinamente ispirato, riconosce i pezzi del Tesoro<br />
e avvisa imme<strong>di</strong>atamente il Pontefice.<br />
Il ladro, sotto tortura, confessa il furto. Imme<strong>di</strong>atamente è<br />
trascinato a coda <strong>di</strong> cavallo per tutta la città, dopo<strong>di</strong>ché viene<br />
impiccato. Il custode della cattedrale della Santa Sede è castigato<br />
a tal punto da sfiorare la condanna a morte, mentre<br />
l’orefice ottiene un grande incarico presso la corte<br />
papale.<br />
Dopo <strong>di</strong>versi anni torna la pace nella terra<br />
<strong>di</strong> mezzo e così il Tesoro è trasferito nel Duomo<br />
<strong>di</strong> quel Borgo, dove la Regina dai capelli<br />
bion<strong>di</strong> lo destinò. I Canonici della<br />
Basilica fanno scolpire sopra il portale<br />
d’ingresso tutti i pezzi del Tesoro<br />
a perenne ricordo del loro ritorno<br />
e dell’appartenenza<br />
al Sacro e<strong>di</strong>ficio.<br />
Gianni Selvatico<br />
– 23 –
Questa storia<br />
del nostro passato sarà<br />
raccontata con<br />
competenza e passione da:<br />
Associazione “La Ghiringhella” <strong>di</strong> Villasanta<br />
Associazione “Villasanta Me<strong>di</strong>evale”<br />
Club del Buongustaio <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Compagnia del Corvo dell’Associazione Brianza Me<strong>di</strong>evale<br />
Compagnia per la Cultura e le Tra<strong>di</strong>zioni Popolari<br />
“Gli Zanni” <strong>di</strong> Ranica<br />
Compagnia dei Folli <strong>di</strong> Marino del Tronto<br />
Compagnia Teatrale “Il volto e la maschera”<br />
<strong>di</strong> Ida Pastori <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
G.A.P. Gruppo Amici del Presepe <strong>di</strong> Lissone<br />
Gruppo Padano Levrieristi <strong>di</strong> Castano Primo<br />
Gruppo Storico “La gente dei Ricetti” <strong>di</strong> Oglianico<br />
Gruppo Elisa Viganò <strong>di</strong> Villasanta<br />
“I Amis da la Cantunada” <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Musici dell’Urna <strong>di</strong> Urgnano<br />
Palio degli Zoccoli <strong>di</strong> Desio: contrada Dügana<br />
<br />
Speakers della manifestazione:<br />
Ivan Ottaviani e Marcello Pesenti<br />
– 24 –
Mille grazie<br />
per le specialità dolciarie<br />
ideate e gentilmente<br />
offerte da:<br />
Bettini Panettoni - Via Mo<strong>di</strong>gliani - <strong>Monza</strong><br />
Clara Caimi Cafaro - Via M. Praga 22 - <strong>Monza</strong><br />
Effemarket <strong>di</strong> Fossati - Bareggia <strong>di</strong> Lissone<br />
Gastronomia “La boutique dei sapori”<br />
Via C. Alberto - <strong>Monza</strong><br />
Gastronomia Casati - Via L. Manara 5 - <strong>Monza</strong><br />
Gruppo Cuochi - C.A.P.A.C. Via Murillo 19 - Milano<br />
Panificio “L’arte bianca”<br />
Via Tiziano Vecellio 26 - Lissone<br />
Panificio “Campo <strong>di</strong> grano”<br />
Via Cavallotti 135/a - <strong>Monza</strong><br />
Panificio Crivelli - Via V. Emanuele 28 - <strong>Monza</strong><br />
Panificio Santini - Via Lecco 10 - <strong>Monza</strong><br />
Pasticceria Caffetteria Gelateria “La Ferrea”<br />
Via C. Goldoni 23/b - <strong>Monza</strong><br />
Pasticceria Caffetteria Laura - Via C. Rota 29 - <strong>Monza</strong><br />
Pasticceria Luzzara - Via Buonarroti 26 - <strong>Monza</strong><br />
Pasticceria Mariani - Piazza Matteotti 7 - Muggiò<br />
Pasticceria “Profumo <strong>di</strong> dolce” <strong>di</strong> Pradella Silvio<br />
Via Roma 12 - Arcore<br />
Pasticceria Siciliana - Via C. Antonietti 4 - <strong>Monza</strong><br />
Pasticceria F.lli Viganò - Via Lecco 128 - <strong>Monza</strong><br />
Supermercato DI per DI <strong>di</strong> M.I.D.E. s.r.l.<br />
Via Guerrazzi 35 - <strong>Monza</strong><br />
– 25 –
Ringraziamenti<br />
Ghi Meregalli, a nome del Comitato Maria Letizia Verga, ringrazia<br />
l’Assessore al Turismo e Spettacolo del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Dario Allevi, l’Assessore per l’Attuazione della Provincia <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
e Brianza Pietro Luigi Ponti, i rappresentanti del Settore Turismo<br />
e Spettacolo, Eugenio Recalcati e Fernanda Timpani, il<br />
Presidente della Pro <strong>Monza</strong> Francesco de Giacomi, l’Arciprete<br />
del Duomo Mons. Silvano Provasi e Don Pietro Raimon<strong>di</strong> dell’Oratorio<br />
Redentore, i Rappresentanti delle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne e<br />
tutti coloro che hanno accettato <strong>di</strong> collaborare per un intento<br />
comune.<br />
I sentimenti della più sincera gratitu<strong>di</strong>ne alle persone che, singolarmente<br />
o riunite in associazioni, hanno offerto il loro intelligente<br />
e generoso operato, prestato volontariamente, al fine<br />
<strong>di</strong> arricchire questa rievocazione storica.<br />
Un particolare grazie a:<br />
Alice Aiolfi - Biassono<br />
Ugo Brambilla - <strong>Monza</strong><br />
Comitato Organizzatore del Palio degli Zoccoli <strong>di</strong> Desio<br />
Compagnia “S. Giorgio e il drago” - Milano<br />
Fotoreporter Fabrizio Radaelli<br />
Sacrestani del Duomo <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Volontari del Comitato M.L.Verga<br />
gruppo “Cascina Costa Alta” <strong>di</strong> Biassono<br />
Per il fattivo contributo nella realizzazione <strong>di</strong> manufatti<br />
e oggetti scenici si è riconoscenti a:<br />
Fili e profili <strong>di</strong> Sar<strong>di</strong> e Rossi s.n.c. - Via Galilei 5 - Villasanta<br />
Fiorista Giovanni Santamaria - Via V. Emanuele - <strong>Monza</strong><br />
Gioielleria Malberti - Via Italia - <strong>Monza</strong><br />
Angelo Magni - Villasanta<br />
Alfredo Oggioni - Villasanta<br />
Sergio Sorte - Bergamo<br />
– 26 –
Lo stemma me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
Lo stemma attuale del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Monza</strong><br />
– 27 –
PERCORSO CORTEO STORICO:<br />
Largo Mazzini - Via Italia<br />
Via Mons. Paolo Rossi<br />
Piazza Duomo - Via Lambro<br />
Via Vittorio Emanuele II<br />
Arengario (Piazza Roma )<br />
Via Italia - Via Mons. Paolo Rossi<br />
Piazza Duomo