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Noi credevamo - Istituto di Istruzione Superiore "Giovanni Falcone"

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Amor patriae nostra lex<br />

Alla ricerca <strong>di</strong> un’idea <strong>di</strong>menticata, ma non perduta<br />

È<br />

compito della Repubblicarimuovere<br />

gli ostacoli<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne economico<br />

e sociale, che, limitando<br />

<strong>di</strong> fatto la libertà e<br />

l’eguaglianza dei citta<strong>di</strong>ni,<br />

impe<strong>di</strong>scono il pieno<br />

sviluppo della persona<br />

umana e l’effettiva partecipazione<br />

<strong>di</strong> tutti i lavoratoriall’organizzazione<br />

politica, economica e<br />

sociale del Paese. Articolo<br />

3, Costituzione della<br />

Repubblica italiana<br />

Nelle parole della Costituzione<br />

si scorgono<br />

l’amore e la serietà <strong>di</strong><br />

persone che credevano<br />

sinceramente ad ideali<br />

oggigiorno smarriti.<br />

Forse un amore simile e<br />

la stessa determinazione<br />

che poterono animare<br />

i padri fondatori della<br />

nostra patria, uomini e<br />

donne <strong>di</strong>sposti a morire<br />

sul campo per la causa<br />

dell’Unità. Ricordando il<br />

Risorgimento sovvengono<br />

nomi <strong>di</strong> eroi mitizzati,<br />

i “soliti” Garibal<strong>di</strong>, Vittorio<br />

Emanuele, Cavour,<br />

ma spesso si <strong>di</strong>menticano<br />

gli autori materiali,<br />

i veri idealisti, giovani<br />

patrioti che credevano<br />

a cura <strong>di</strong> Joned SARWAR (VAs - Direttore E<strong>di</strong>toriale)<br />

e che in una certa misura sono stati usati, e con loro<br />

si perde quell’euforia, quel coinvolgimento emotivo<br />

che al<strong>di</strong>là della mera speculazione utilitaristica<br />

sull’Unità dovrebbe ancora oggi colpire i nostri<br />

cuori <strong>di</strong> italiani. E si parla <strong>di</strong> persone che in punto <strong>di</strong><br />

morte gridavano “Viva l’Italia” come ultime parole.<br />

Chi morirebbe oggi per un’Italia in cui la gente manifesta<br />

al grido <strong>di</strong> “10, 100, 1000 Nassiriya”? Parole<br />

impensabili, seppur sulla bocca <strong>di</strong> pochi antagonisti.<br />

Viviamo in uno stato incapace <strong>di</strong> evitare il frazionismo<br />

e con una politica che cerca <strong>di</strong> frazionare anche<br />

la Nazione a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> qualsiasi fondamento<br />

costituzionale. Se non possiamo contare sui nostri<br />

ministri (che tra l’altro giurano sulla Costituzione e<br />

quin<strong>di</strong> anche sull’articolo 5) per festeggiare l’unità,<br />

ci rivolgiamo alla televisione che, come recita un recente<br />

spot, è “nata per unire”, ma ancora una volta<br />

svolge il suo compito tra luci ed ombre.<br />

L’intervento <strong>di</strong> Benigni al Festival <strong>di</strong> Sanremo rispecchia<br />

la doppia faccia <strong>di</strong> queste celebrazioni. La<br />

gran<strong>di</strong>ssima dote artistica ed il profondo amore del<br />

comico per la propria patria, traspaiono dalle sue<br />

parole e sarebbe bello ci fossero più persone con la<br />

stessa passione e convinzione. Quando, tuttavia, ci<br />

si sofferma sull’aspetto storico non si possono transigere<br />

alcune espressioni, come “Il Risorgimento è<br />

stato un movimento <strong>di</strong> popolo”, tesi che ormai vacilla<br />

alla luce dell’evidenza. Il problema vero è che la<br />

storia del Risorgimento come ci è stata raccontata<br />

finora, non trova corrispondenza nella realtà dei fatti.<br />

O meglio, troppe cose, forse scomode, vengono<br />

taciute. Laddove non è immaginabile che il popolo<br />

stu<strong>di</strong> autonomamente la storia del Risorgimento, è<br />

compito degli intellettuali e sta nella loro onestà la<br />

responsabilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgare ciò che viene nascosto,<br />

<strong>di</strong> permettere a chiunque <strong>di</strong> farsi un’opinione non limitata<br />

alla fonte da un’ideologia, intesa come nega-

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