Noi credevamo - Istituto di Istruzione Superiore "Giovanni Falcone"
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75<br />
60<br />
e<strong>di</strong>toriale<br />
5 Viva l’Italia<br />
auguri italia<br />
7 Amor Patriae nostra lex<br />
10 Bibliografie e recensioni<br />
14 Siamo più legati all’Italia <strong>di</strong> quanto ci piaccia immaginare<br />
18 La mia è un’opera <strong>di</strong> verità<br />
24 Auguri Italia<br />
27 <strong>Noi</strong> <strong>credevamo</strong><br />
28 Superare il mito<br />
32 Per non <strong>di</strong>menticare<br />
33 17 Marzo 2011<br />
36 Fratelli d’Italia?<br />
39 Le donne nel Risorgimento (Fra Patria e amori)<br />
44 Le donne nel Risorgimento (effetto donna)<br />
46 La spe<strong>di</strong>zione dei Mille<br />
48 150 anni d’Italia<br />
società<br />
53 Gemellaggio<br />
54 Donne o semplici... femmine?<br />
56 E se al posto <strong>di</strong> quel cane ci fosse il tuo cane?<br />
agorà<br />
58 Riforma dell’istruzione<br />
teatro<br />
60 Novecento<br />
poesie<br />
64 La confessione; Vorrei trovare le parole; L’ideologia; Libera rinascita<br />
78<br />
14<br />
scienze<br />
65 Canto <strong>di</strong> un pastore errante fra i bit<br />
musica<br />
68 Perché Sanremo è Sanremo!<br />
70 Il nostro genere? Pop-Punk e Punk-Rock<br />
moda&<strong>di</strong>ntorni<br />
72 Coco Chanel, una donna, tutte le donne<br />
74 La dea dell’eleganza<br />
sicurezza<br />
75 Molta sicurezza = pochi cavalli<br />
sport<br />
77 Old Trafford<br />
78 Magic Johnson: un campione senza tempo<br />
l’oroscopo<br />
80 Previsioni per i mesi <strong>di</strong> marzo ed aprile<br />
78<br />
36<br />
44
FALCONEXPRESS<br />
5<br />
5<br />
viva l’italia unita!<br />
a cura <strong>di</strong> Antonio CIRIGLIANO (Direttore Responsabile)<br />
Come festeggiare<br />
veramente i 150<br />
anni <strong>di</strong> vita della<br />
nostra Nazione, oggi<br />
che è così <strong>di</strong>ffusa una<br />
crisi d’identità nazionale?<br />
Secondo me in<br />
un modo molto semplice:<br />
ricordando i tantissimi<br />
e gran<strong>di</strong> personaggi<br />
che hanno<br />
dato lustro all’Italia nel<br />
mondo in tutti questi<br />
anni, in tutti i campi<br />
del sapere, delle arti,<br />
delle professioni. Il nostro<br />
pensiero va anche<br />
agli uomini dell’informazione<br />
e agli uomini<br />
<strong>di</strong> stato come <strong>Giovanni</strong><br />
Falcone e Paolo Borsellino<br />
che hanno testimoniato<br />
con la loro<br />
vita la lotta alle mafie.<br />
A tutti loro e a tutti i<br />
Padri della Patria che<br />
hanno lottato per unire<br />
e <strong>di</strong>fendere l’Italia<br />
va il nostro pensiero.<br />
Colgo inoltre l’occasione,<br />
nel momento in cui<br />
riprendo la <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong><br />
FXP, per salutare la redazione<br />
del giornalino, il<br />
collega Copertino, i colleghi<br />
tutti, gli alunni e le<br />
loro famiglie, la <strong>di</strong>rigente<br />
scolastica, la segreteria<br />
e gli operatori Ata.<br />
Buona lettura a tutti!!!<br />
W l’Italia unita!!!
Amor patriae nostra lex<br />
Alla ricerca <strong>di</strong> un’idea <strong>di</strong>menticata, ma non perduta<br />
È<br />
compito della Repubblicarimuovere<br />
gli ostacoli<br />
<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne economico<br />
e sociale, che, limitando<br />
<strong>di</strong> fatto la libertà e<br />
l’eguaglianza dei citta<strong>di</strong>ni,<br />
impe<strong>di</strong>scono il pieno<br />
sviluppo della persona<br />
umana e l’effettiva partecipazione<br />
<strong>di</strong> tutti i lavoratoriall’organizzazione<br />
politica, economica e<br />
sociale del Paese. Articolo<br />
3, Costituzione della<br />
Repubblica italiana<br />
Nelle parole della Costituzione<br />
si scorgono<br />
l’amore e la serietà <strong>di</strong><br />
persone che credevano<br />
sinceramente ad ideali<br />
oggigiorno smarriti.<br />
Forse un amore simile e<br />
la stessa determinazione<br />
che poterono animare<br />
i padri fondatori della<br />
nostra patria, uomini e<br />
donne <strong>di</strong>sposti a morire<br />
sul campo per la causa<br />
dell’Unità. Ricordando il<br />
Risorgimento sovvengono<br />
nomi <strong>di</strong> eroi mitizzati,<br />
i “soliti” Garibal<strong>di</strong>, Vittorio<br />
Emanuele, Cavour,<br />
ma spesso si <strong>di</strong>menticano<br />
gli autori materiali,<br />
i veri idealisti, giovani<br />
patrioti che credevano<br />
a cura <strong>di</strong> Joned SARWAR (VAs - Direttore E<strong>di</strong>toriale)<br />
e che in una certa misura sono stati usati, e con loro<br />
si perde quell’euforia, quel coinvolgimento emotivo<br />
che al<strong>di</strong>là della mera speculazione utilitaristica<br />
sull’Unità dovrebbe ancora oggi colpire i nostri<br />
cuori <strong>di</strong> italiani. E si parla <strong>di</strong> persone che in punto <strong>di</strong><br />
morte gridavano “Viva l’Italia” come ultime parole.<br />
Chi morirebbe oggi per un’Italia in cui la gente manifesta<br />
al grido <strong>di</strong> “10, 100, 1000 Nassiriya”? Parole<br />
impensabili, seppur sulla bocca <strong>di</strong> pochi antagonisti.<br />
Viviamo in uno stato incapace <strong>di</strong> evitare il frazionismo<br />
e con una politica che cerca <strong>di</strong> frazionare anche<br />
la Nazione a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> qualsiasi fondamento<br />
costituzionale. Se non possiamo contare sui nostri<br />
ministri (che tra l’altro giurano sulla Costituzione e<br />
quin<strong>di</strong> anche sull’articolo 5) per festeggiare l’unità,<br />
ci rivolgiamo alla televisione che, come recita un recente<br />
spot, è “nata per unire”, ma ancora una volta<br />
svolge il suo compito tra luci ed ombre.<br />
L’intervento <strong>di</strong> Benigni al Festival <strong>di</strong> Sanremo rispecchia<br />
la doppia faccia <strong>di</strong> queste celebrazioni. La<br />
gran<strong>di</strong>ssima dote artistica ed il profondo amore del<br />
comico per la propria patria, traspaiono dalle sue<br />
parole e sarebbe bello ci fossero più persone con la<br />
stessa passione e convinzione. Quando, tuttavia, ci<br />
si sofferma sull’aspetto storico non si possono transigere<br />
alcune espressioni, come “Il Risorgimento è<br />
stato un movimento <strong>di</strong> popolo”, tesi che ormai vacilla<br />
alla luce dell’evidenza. Il problema vero è che la<br />
storia del Risorgimento come ci è stata raccontata<br />
finora, non trova corrispondenza nella realtà dei fatti.<br />
O meglio, troppe cose, forse scomode, vengono<br />
taciute. Laddove non è immaginabile che il popolo<br />
stu<strong>di</strong> autonomamente la storia del Risorgimento, è<br />
compito degli intellettuali e sta nella loro onestà la<br />
responsabilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgare ciò che viene nascosto,<br />
<strong>di</strong> permettere a chiunque <strong>di</strong> farsi un’opinione non limitata<br />
alla fonte da un’ideologia, intesa come nega-
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
8<br />
marzo 2011<br />
zione dell’evidenza, fermo restando il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> interpretare<br />
liberamente quelli che sono i fatti.<br />
Questo numero <strong>di</strong> FXP si propone quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> svelare<br />
alcune delle tante, piccole storie che il velo <strong>di</strong> Maya<br />
dell’ideologia ci ha nascosto e che nemmeno nella<br />
scuola manca <strong>di</strong> agire. Lo scorso anno, un progetto<br />
del Sistema Museale Provinciale si proponeva <strong>di</strong><br />
ripercorrere le battaglie <strong>di</strong> Solferino e San Martino<br />
nel Risorgimento mantovano. Il percorso, non certopensato<br />
per ragazzi <strong>di</strong> 17-18 anni, si è concluso con<br />
la produzione <strong>di</strong> un video documentario, nel quale<br />
le poche note critiche espresse dagli studenti sono<br />
state tagliate, forse per esigenze <strong>di</strong> regia o forse perchè,<br />
ancora una volta, “Far conoscere la storia del<br />
nostro paese alle nuove generazioni” significa ripetere<br />
incessantemente quella celebrazione <strong>di</strong> retorica<br />
che <strong>di</strong>mostra l’incapacità <strong>di</strong> accettare la propria<br />
origine, nel bene e nel male.<br />
L’evento del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia<br />
deve essere l’occasione per rinnovare quel patto<br />
unitario che forse non è mai stato portato a compimento<br />
e per ciò vacilla in questi tempi duri. Bisogna<br />
riflettere sulla questione federalista, che se da un<br />
lato permette all’Italia <strong>di</strong> mantenere la sua straor<strong>di</strong>naria<br />
varietà e originalità, dall’altro, nelle intenzioni<br />
<strong>di</strong> alcuni, vuole essere il primo passo verso la secessione<br />
<strong>di</strong> una parte del Paese e rischia <strong>di</strong> sfumare<br />
il già flebile senso <strong>di</strong> identità nazionale che caratterizza<br />
ogni nazione, che in certi casi può essere in<strong>di</strong>-<br />
LeÊ vicendeÊ delÊ RisorgimentoÊ siÊ intreccianoÊ con<br />
laÊ nascitaÊ dellaÊ CroceÊ Rossa.Ê é Ê infattiÊ assistendoÊ allaÊ<br />
BattagliaÊ <strong>di</strong>Ê SolferinoÊ -Ê unaÊ delleÊ pi Ê cruentiÊ delÊ XIXÊ<br />
sec. - che Henri Dunant ha l’intuizione <strong>di</strong> creare<br />
la celebre associazione umanitaria<br />
BattagliaÊ <strong>di</strong>Ê SolferinoÊ<br />
24Ê giugnoÊ 1859<br />
8<br />
spensabile per la sua sopravvivenza.<br />
Rifondare<br />
il nostro Risorgimento è<br />
uno dei passi necessari<br />
per permetterci <strong>di</strong> resistere<br />
alle spinte in <strong>di</strong>rezione<br />
opposta e per<br />
dare finalmente<br />
la giusta <strong>di</strong>gnità, basata<br />
sul vero storicamente<br />
accertabile, alla nostra<br />
Nazione, troppo spesso<br />
derisa e “calpesta”, come<br />
recita il nostro inno. Ritroviamo<br />
motivo <strong>di</strong> poter<br />
<strong>di</strong>re ad alta voce<br />
“Viva l’Italia”, <strong>di</strong> poter<br />
esprimere il nostro orgoglio<br />
<strong>di</strong> essere italiani, <strong>di</strong><br />
commuoverci al suono<br />
dell’Inno <strong>di</strong> Mameli e <strong>di</strong><br />
ricordare la strada che il<br />
nostro popolo ha fatto e<br />
alla molta che lo aspetta<br />
in futuro, nel rispetto<br />
degli altri popoli con<br />
i quali oggigiorno siamo<br />
in contatto.<br />
Henri<br />
Dunant
FALCONEXPRESS<br />
9<br />
Antonio Canova, Ebe - 1801<br />
9
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
10<br />
marzo 2011<br />
Che bello ricordare come è<br />
nata l’Italia<br />
<strong>di</strong> Filippo Ceccarelli, (la<br />
Repubblica, 04/12/2010)<br />
Di norma si tendono<br />
a sottovalutare i<br />
guasti che derivano<br />
dalla retorica. Allo stesso<br />
modo è <strong>di</strong>fficile superare<br />
un senso <strong>di</strong> sovrabbondanza<br />
<strong>di</strong>nanzi ai libri d’occasione;<br />
e il caso del 150° ne<br />
è un chiaro e ormai già saturo<br />
esempio. Perciò bene<br />
ha fatto Aldo Cazzullo, in<br />
questo suo Viva l’Italia!, a<br />
raccontare il Risorgimento<br />
da giornalista intelligente,<br />
e cioè come una<br />
storia soprattutto <strong>di</strong> uomini<br />
e <strong>di</strong> donne: quanto basta<br />
a spolverarle <strong>di</strong> dosso,<br />
con prosa rapida come una<br />
spazzola, la solenne coltre<br />
del mito residuo e della<br />
noia.<br />
10<br />
bibliografia e recensioni<br />
Per uno sguardo panoramico sul Risorgimento<br />
Viva l’Italia!<br />
<strong>di</strong> Aldo Cazzullo<br />
a cura <strong>di</strong> Davide MICHELONI (VAs)<br />
Triste la patria che si sente<br />
minacciata dall’alluvione<br />
degli anniversari. La soluzione<br />
sta nell’attraversare<br />
le ricorrenze con il beneficio<br />
della sorpresa, lasciandosi<br />
trasportare dall’eloquenza<br />
dei particolari che<br />
via via s’incontrano. Le fregole<br />
sessuali <strong>di</strong> re Vittorio,<br />
il moro <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, l’acerba<br />
vitalità <strong>di</strong> Goffredo Mameli.<br />
E poi, con un salto, i<br />
poeti letterati della Grande<br />
Guerra, i crocifissi della<br />
Resistenza, il martirio <strong>di</strong><br />
Cleonice <strong>di</strong> tante coraggiosissime<br />
donne, il sa<strong>di</strong>smo<br />
<strong>di</strong>sperato dei torturatori fascisti.<br />
Tutto inutile, oggi?<br />
Tutto ancora incerto, affaticato<br />
e anche in pericolo.<br />
Il Risorgimento italiano<br />
<strong>di</strong> Mack Smith<br />
Dagli anni della Rivoluzionefrancese<br />
alla morte <strong>di</strong> Cavour,<br />
Denis Mack Smith<br />
– brillante storico inglese<br />
e fra le voci più autorevoli<br />
sulla storia d’Italia – demistifica<br />
molti luoghi comuni<br />
sul Risorgimento, attraverso<br />
la voce stessa dei<br />
protagonisti. Con l’avvertenza<br />
che «i documenti, bisogna<br />
ricordare, non sono<br />
la storia, ma gli elementi<br />
che contribuiscono a fare<br />
la storia», in queste pagine<br />
vengono riportati gli scritti<br />
e le testimonianze <strong>di</strong> Filippo<br />
Buonarroti e Eleonora<br />
de Fonseca Pimentel, Metternich<br />
e Manzoni, Mazzini<br />
e Garibal<strong>di</strong>, Gioberti e<br />
Pio IX, Carlo Alberto e Carlo<br />
Pisacane, Vittorio Emanuele<br />
II e Cavour, Giuseppe<br />
Massari e Carlo Cattaneo.<br />
Ogni documento è introdotto<br />
da acute riflessioni <strong>di</strong><br />
Mack Smith e il risultato è<br />
una immagine viva e palpitante<br />
<strong>di</strong> un periodo che<br />
ha profondamente trasformato<br />
la penisola italiana.<br />
(...) pagine intense il cui filo<br />
conduttore dello svolgersi<br />
degli eventi nasce da passioni<br />
politiche, ambizioni<br />
personali, ideali <strong>di</strong> popoli e<br />
interessi <strong>di</strong> singoli, aspirazioni<br />
rivoluzionarie, vittorie<br />
e sconfitte da cui è nata<br />
l’Unità d’Italia.<br />
www.qlibri.it
FALCONEXPRESS<br />
11<br />
Il cuore e la spada<br />
<strong>di</strong> Bruno Vespa<br />
Il libro <strong>di</strong> Vespa, sebbene<br />
il titolo faccia riferimento<br />
al periodo dal<br />
1861 al 2011 (suppongo<br />
che il riferimento ai centocinquanta<br />
anni sia stato<br />
considerato d’impatto) copre<br />
un periodo che va, in<br />
effetti, dalle guerre <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza<br />
e si ferma al<br />
2010, anno della pubblicazione.<br />
Personalmente ho trovato<br />
la parte relativa al Risorgimento<br />
ed all’unificazione<br />
completa, accessibile e<br />
ben documentata. Sicuramente<br />
è adatta ai ragazzi<br />
delle scuole superiori e<br />
delle università, ma anche<br />
a chi voglia un approfon<strong>di</strong>mento<br />
accessibile <strong>di</strong> una<br />
parte così importante della<br />
storia nazionale. Ad esempio,<br />
ho trovato molto ben<br />
trattate le vicende <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong><br />
in Brasile e Uruguay<br />
nel periodo anteriore alla<br />
spe<strong>di</strong>zione dei Mille. Altrettanto<br />
ben sviluppata<br />
mi è parsa la sezione relativa<br />
all’Italia post-unitaria:<br />
11<br />
i governi liberali, il trasformismo,<br />
i moti <strong>di</strong> fabbrica,<br />
l’avvento del fascismo. Ho<br />
trovato la trattazione del<br />
ventennio un po’ meno efficace,<br />
ma probabilmente<br />
solo perché non si <strong>di</strong>scosta<br />
troppo (anzi è molto simile)<br />
da recenti opere simili<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione storica.<br />
Molto belli, a mio avviso,<br />
anche i capitoli relativi<br />
al referendum sulla Repubblica,<br />
la Costituente<br />
e la campagna elettorale<br />
del 1948. Quanto al secondo<br />
dopoguerra (...) non<br />
possiamo fare una colpa<br />
all’autore se non ha trovato<br />
personaggi migliori <strong>di</strong><br />
Andreotti ed Aldo Moro in<br />
rappresentanza dell’epoca.<br />
Infine nell’ultima parte relativa<br />
alla seconda repubblica<br />
la narrazione scivola<br />
dalla storia al gossip politico<br />
(...) <strong>di</strong> cui, tuttavia, Bruno<br />
Vespa è maestro. Insomma,<br />
un bel libro, molto<br />
go<strong>di</strong>bile, <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgazione<br />
storico-politica.<br />
www.amazon.it<br />
Terroni<br />
<strong>di</strong> Pino Aprile<br />
Il libro “Terroni. Tutto<br />
quello che è stato fatto<br />
perché gli italiani del<br />
Sud <strong>di</strong>ventassero meri<strong>di</strong>onali”<br />
scritto da Pino Aprile<br />
è una descrizione coraggiosa<br />
nonché documentata<br />
<strong>di</strong> quello che gli italiani<br />
fecero a se stessi, del perché<br />
a centocinquant’anni<br />
dall’Unità <strong>di</strong> Italia la <strong>di</strong>fferenza<br />
tra Nord e Sud si<br />
sia ad<strong>di</strong>rittura accentuata,<br />
marcando tale <strong>di</strong>suguaglianza<br />
in maniera indelebile.<br />
Quanti hanno sempre<br />
creduto che questo <strong>di</strong>pendesse<br />
da un fatto puramente<br />
geografico dovranno<br />
ricredersi, così come<br />
dovranno ricredersi coloro<br />
che avevano l’errata convinzione<br />
che il Sud del nostro<br />
paese sia da sempre la<br />
parte più povera e arretrata<br />
d’Italia. Chi sono stati i<br />
veri fautori <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>versità?<br />
Con quanta coscienza<br />
hanno perpetrato i propri<br />
ideali traendone maggiore<br />
profitto? Chi ha reso parte<br />
della nostra società così<br />
sottomessa e spesso timorosa?<br />
Un testo che analizza il<br />
cambiamento sociopolitico<br />
<strong>di</strong> una nazione e che<br />
non teme <strong>di</strong> svelare quelle<br />
che sono le realtà scomode,<br />
tanto che persino i libri<br />
<strong>di</strong> storia le hanno da sempre<br />
taciute.<br />
“La costruzione della minorità<br />
del sud con stragi e<br />
saccheggi e leggi inique è<br />
il più grande affare <strong>di</strong> sempre<br />
per il nord”.<br />
Un linguaggio provocatorio<br />
e altamente professio-
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
12<br />
marzo 2011<br />
nale sviscera in maniera<br />
concreta i vari punti <strong>di</strong> forza<br />
<strong>di</strong> questa “messa in scena”.<br />
I Meri<strong>di</strong>onali sono stati<br />
definiti per decenni facenti<br />
parte <strong>di</strong> una sottospecie<br />
in <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>battiti e saggi<br />
pubblicati negli anni, a riprova<br />
<strong>di</strong> come il Sud fosse<br />
un luogo con un alto in<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> inferiorità. Senza<br />
fare sensazionalismo, Pino<br />
Aprile <strong>di</strong>chiara come i piemontesi<br />
fecero al Sud ciò<br />
che i nazisti fecero a Marzabotto,<br />
<strong>di</strong> come nelle rappresaglie<br />
si concesse libertà<br />
<strong>di</strong> stupro sulle donne<br />
meri<strong>di</strong>onali e poi ancora<br />
<strong>di</strong> come si incarcerarono i<br />
meri<strong>di</strong>onali senza accusa e<br />
senza condanna, <strong>di</strong> come<br />
l’Italia unificata impose tasse<br />
aggiuntive ai meri<strong>di</strong>onali.<br />
Queste e tante altre provocazioni<br />
lancia l’autore<br />
nei confronti <strong>di</strong> quelli che,<br />
<strong>di</strong>chiarandosi fratelli, umiliarono<br />
e soggiogarono la<br />
parte più soleggiata e vivace<br />
del nostro stivale.<br />
Dopo aver letto questo volume<br />
nessuno potrà <strong>di</strong>re<br />
“non lo sapevo”<br />
www. sololibri.net<br />
Arianna e Selena Mannella<br />
Il sangue del sud<br />
<strong>di</strong> Giordano Bruno Guerri<br />
Altro che ban<strong>di</strong>ti incivili<br />
e incolti: i briganti che<br />
s’opposero alle truppe savoiarde<br />
erano patrioti ribelli,<br />
conta<strong>di</strong>ni esasperati<br />
dall’avi<strong>di</strong>tà e dallo<br />
sfruttamento dei latifon-<br />
12<br />
<strong>di</strong>sti, citta<strong>di</strong>ni delusi dalla<br />
mendace propaganda<br />
garibal<strong>di</strong>na. E quella<br />
che venne combattuta<br />
tra 1861 e 1870 fu la prima<br />
guerra civile italiana.<br />
Parola del padre dell’Antistoria<br />
degli italiani. Lo<br />
storico più coraggioso,<br />
spirituale e anticonformista<br />
del nostro secondo<br />
Novecento, l’etrusco<br />
Giordano Bruno Guerri,<br />
celebra con la <strong>di</strong>sorientante<br />
onestà <strong>di</strong> sempre i<br />
150 anni dell’Unità d’Italia<br />
pubblicando Il sangue<br />
del Sud. Antistoria del Risorgimento<br />
e del brigantaggio<br />
(Mondadori, 300<br />
pp., euro 20), una lettura<br />
penetrante e lucida delle<br />
vicende post-unitarie,<br />
vicende fondanti per determinareincomprensioni,<br />
ostilità e inimicizie tra<br />
le due metà della nazione.<br />
Lo storico senese riba<strong>di</strong>sce<br />
che la repressione<br />
del “brigantaggio” fu una<br />
guerra civile, insabbiata<br />
nei libri <strong>di</strong> scuola: anche<br />
Angelo Del Boca, qualche<br />
anno fa, in Italiani, brava<br />
gente? (Neri Pozza) già lamentava<br />
«non un cenno<br />
alla grande alleanza politica<br />
tra le classi dominanti<br />
del Nord e i latifon<strong>di</strong>sti<br />
del Sud, a tutto danno<br />
delle classi subalterne». I<br />
briganti andrebbero chiamati<br />
con un altro nome<br />
nei libri <strong>di</strong> storia: ribelli.<br />
Tenendo presente, avverte<br />
Guerri, che è impossibile<br />
stendere una vera<br />
storia documentata del<br />
brigantaggio, perché larga<br />
parte dei documenti<br />
sono stati <strong>di</strong>strutti o censurati.<br />
Celebrare a dovere<br />
i 150 anni dell’Unità d’Italia<br />
potrebbe significare<br />
impegnarsi a «rintracciare<br />
i documenti mancanti,<br />
forse ancora nascosti e <strong>di</strong>menticati».<br />
Perché senza<br />
memoria e senza giustizia<br />
un popolo cresce sghembo.<br />
E non impara a rispettarsi<br />
www.lankelot.eu<br />
Gianfranco Franchi<br />
Risorgimento da riscrivere<br />
<strong>di</strong> Angela Pellicciari<br />
L’unità d’Italia è<br />
stata cucita a spese<br />
della Chiesa. Il<br />
processo storico <strong>di</strong> unificazione<br />
dal 1848 al ‘61 si<br />
è svolto contestualmente<br />
a una vera e propria guerra<br />
<strong>di</strong> religione condotta<br />
nel Parlamento <strong>di</strong> Torino -<br />
dove tra i liberali siedono<br />
i massoni - contro la Chie
FALCONEXPRESS<br />
13<br />
sa cattolica. I liberali aboliscono<br />
tutti gli or<strong>di</strong>ni religiosi<br />
della Chiesa <strong>di</strong> Stato,<br />
spogliano <strong>di</strong> ogni avere<br />
le 57.492 persone che li<br />
compongono, sopprimono<br />
le 24.166 opere pie, lasciano<br />
più <strong>di</strong> 100 <strong>di</strong>ocesi<br />
13<br />
senza vescovo, impongono<br />
al clero l’obbligo <strong>di</strong><br />
cantare il Te Deum per<br />
l’or<strong>di</strong>ne morale raggiunto,<br />
vietano la pubblicazione<br />
delle encicliche pontificie,<br />
pretendono siano loro<br />
somministrati i sacramenti<br />
nonostante la scomunica,<br />
e, come se nulla fosse,<br />
si proclamano cattolici.<br />
Perché? Perché proprio<br />
lo Stato sabaudo, che si<br />
<strong>di</strong>ce costituzionale e liberale,<br />
alla guida del moto<br />
risorgimentale de<strong>di</strong>ca accanite<br />
sessioni parlamentari<br />
per la soppressione<br />
degli or<strong>di</strong>ni religiosi? Con<br />
quali motivazioni ideologiche,<br />
morali, politiche e<br />
giuri<strong>di</strong>che? Sulla base <strong>di</strong><br />
una mole impressionante<br />
<strong>di</strong> fonti originali, Angela<br />
Pellicciari <strong>di</strong>mostra<br />
che colpendo il potere<br />
temporale della Chiesa<br />
s’intendeva annientarne<br />
la portata spirituale.<br />
Dell’iconografia tra<strong>di</strong>zionale<br />
resta un Ottocento<br />
tormentato, certo spregiu<strong>di</strong>cato,<br />
molto meno<br />
romantico, che apre<br />
a una più piena comprensione<br />
delle <strong>di</strong>fficoltà<br />
riscontrate fino a oggi<br />
nell’evoluzione della nostra<br />
identità nazionale<br />
(pp. 336)<br />
www.ares.mi.it
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
14<br />
marzo 2011<br />
FXP: Lei in<strong>di</strong>vidua<br />
un filo rosso che<br />
unisce il Risorgimento<br />
al sacrifico dei<br />
nostri soldati durante<br />
la prima guerra mon<strong>di</strong>ale<br />
e alla resistenza;<br />
può spiegarci meglio il<br />
senso <strong>di</strong> tale continuità<br />
storica?<br />
Cazzullo: Di solito noi italiani<br />
ci raffiguriamo la<br />
nostra storia come qualcosa<br />
fatto da altri, che<br />
non ci riguarda: la Controriforma<br />
senza Riforma,<br />
il Risorgimento incompiuto,<br />
la vittoria mutilata,<br />
la Resistenza tra<strong>di</strong>ta.<br />
Io credo invece si possa<br />
in<strong>di</strong>viduare anche una<br />
continuità positiva. Con<br />
il Risorgimento la nazione<br />
si unisce, nella Grande<br />
Guerra si tempra (pur tra<br />
i patimenti, gli errori <strong>di</strong>venuti<br />
crimini, le stragi),<br />
con la Resistenza rinasce<br />
dopo la notte del fascismo.<br />
Il suo libro, sicuramente<br />
in contro tendenza<br />
rispetto alla revisione<br />
che ultimamente si sta<br />
attuando del Risorgimento,<br />
ha avuto molto<br />
successo; crede che<br />
tale successo sia il segnale<br />
<strong>di</strong> una rinnova-<br />
14<br />
siamo più legati all’italia <strong>di</strong><br />
quanto ci piaccia immaginare<br />
Intervista ad Aldo Cazzullo, giornalista e saggista<br />
a cura della REDAZIONE<br />
ta, forse tar<strong>di</strong>va, presa<br />
<strong>di</strong> coscienza da parte<br />
degli italiani del valore<br />
dell’unità nazionale?<br />
In effetti siamo all’ottava<br />
e<strong>di</strong>zione e a 80 mila<br />
copie. Il che non sarebbe<br />
poi così importante in<br />
sé, se non fosse il segno<br />
che la scommessa è vinta:<br />
noi italiani siamo davvero<br />
più legati all’Italia <strong>di</strong><br />
quanto ci piaccia immaginare.<br />
Secondo lei è corretto<br />
parlare <strong>di</strong> guerra civile<br />
per il periodo del brigantaggio?<br />
Sì, ci fu una guerra civile.<br />
Ma è scorretto e strumentale<br />
presentarla come<br />
una guerra del nord contro<br />
il sud. Le prime vittime<br />
dei briganti furono i<br />
veri patrioti meri<strong>di</strong>onali,<br />
inquadrati nella Guar<strong>di</strong>a<br />
nazionale, che si battevano<br />
per l’unità faticosamente<br />
raggiunta. E<br />
dall’altra parte c’erano i<br />
briganti in senso tecnico,<br />
i nostalgici dei Borboni<br />
e i nostalgici del potere<br />
temporale del clero: non<br />
proprio un’alleanza per il<br />
progresso. Anche in quella<br />
guerra civile, come nella<br />
Resistenza, c’era una<br />
parte giusta e una parte<br />
sbagliata.<br />
Ci sembra <strong>di</strong> capire dai<br />
suoi scritti che lei accetti<br />
la versione <strong>di</strong> un<br />
processo risorgimentale<br />
compiuto dal popolo.<br />
Volendo tuttavia<br />
prescindere da<br />
tale questione, tuttora<br />
oggetto <strong>di</strong> accese<br />
controversie, non crede<br />
che l’Unità, seppure<br />
fatta con il popolo,<br />
non è stata fatta per il<br />
popolo? A tal riguardo<br />
ci vengono in mente<br />
l’esiguo numero del<br />
corpo elettorale postunitario<br />
– meno del 2%<br />
della popolazione -, la<br />
famigerata tassa sul<br />
macinato o la dura repressione<br />
delle riven<strong>di</strong>cazioni<br />
sociali messa<br />
in atto dai vari governi<br />
liberali all’indomani<br />
dell’Unità.<br />
In quale paese al mondo<br />
vigeva nel 1859 il suffragio<br />
universale? E’ ingeneroso<br />
attendersi dal Risorgimento<br />
cose che – come<br />
la riforma agraria – sono<br />
entrate nell’immaginario<br />
e nel lessico solo anni<br />
dopo, o attribuire al Risorgimento<br />
colpe che storicamente<br />
maturano in<br />
seguito. Io non scrivo che
FALCONEXPRESS<br />
15<br />
il Risorgimento fu fatto<br />
dal popolo, ma che c’era<br />
anche il popolo. Nel biennio<br />
1848ì-849 insorgono<br />
tutte le gran<strong>di</strong> città italiane,<br />
da Palermo a Brescia,<br />
da Messina a Venezia,<br />
da Genova che vuole<br />
continuare la guerra contro<br />
gli austriaci a Milano,<br />
dove certo non sarebbero<br />
bastati i sciuri, i signori,<br />
a cacciare le truppe <strong>di</strong><br />
Radetzky.<br />
Il libro <strong>di</strong> Pino Aprile<br />
si apre paragonando<br />
l’esercito piemontese a<br />
quello nazista. Tale similitu<strong>di</strong>ne<br />
non le sembra<br />
azzardata o quantomeno<br />
temeraria?<br />
In eventi oggettivamente<br />
simili, come ad<br />
esempio la fucilazione<br />
– dopo la resa – dei<br />
soldati italiani a Cefalonia<br />
e <strong>di</strong> quelli borbonici<br />
a Civitella del Tronto,<br />
è possibile stabilire<br />
un <strong>di</strong>scrimine, magari<br />
considerando la causa<br />
per cui combattevano i<br />
<strong>di</strong>versi eserciti?<br />
No. E’ un paragone insensato<br />
e ingiusto. Il nome <strong>di</strong><br />
Marzabotto è sacro e non<br />
andrebbe nominato invano,<br />
come fa Aprile nella<br />
prima riga del suo libro.<br />
Certo nel Sud l’esercito<br />
italiano – non piemontese;<br />
italiano, comandato<br />
da Cial<strong>di</strong>ni che era <strong>di</strong> Modena,<br />
presidente del Consiglio<br />
Ricasoli, fiorentino<br />
– commise atrocità, come<br />
15<br />
Con il Risorgimento la nazione si unisce, nella<br />
Grande Guerra (immagine) si tempra, con la Resistenza<br />
rinasce dopo la notte del fascismo.<br />
a Casalduni e Pontelandolfo.<br />
Precedute da atrocità<br />
commesse al danno<br />
dei soldati. A Marzabotto<br />
non aveva torturato e<br />
squartato soldati tedeschi.<br />
Aprile, anziché citare<br />
cifre alla rinfusa, dovrebbe<br />
vergognarsi e chiedere<br />
scusa anche a Boves, a<br />
Sant’Anna <strong>di</strong> Stazzema e<br />
agli altri paesi che hanno<br />
conosciuto davvero la furia<br />
nazista.<br />
Non crede che l’attuale<br />
revanscismo meri<strong>di</strong>onalista<br />
sia il frutto <strong>di</strong><br />
meri calcoli commerciali,<br />
<strong>di</strong> snobbismo e<br />
anticonformismo intellettuale?<br />
O piuttosto<br />
si possa parlare <strong>di</strong> una<br />
sorta <strong>di</strong> nemesi storica<br />
che rende giustizia<br />
<strong>di</strong> tutto il rimosso e la<br />
vacua retorica degli ultimicentocinquant’anni?<br />
È una risposta a vent’anni<br />
<strong>di</strong> invettive leghiste, che<br />
hanno inasprito una ferita<br />
latente. Ed è una re-<br />
azione orgogliosa e auto<br />
consolatoria, che se prende<br />
piede può essere pericolosa.<br />
Se il riscatto del<br />
Sud non è sentito come<br />
possibile e necessario,<br />
non ci sarà mai. Se si pensa<br />
che tutto va bene, o<br />
che la causa <strong>di</strong> ogni male<br />
sono i bersaglieri, allora<br />
non c’è bisogno <strong>di</strong> fare<br />
nulla, o non c’è nulla da<br />
fare.<br />
C’è il rischio che il revisionismoneoborbonico<br />
e quello leghista vadano<br />
paradossalmente<br />
a convergere, con conseguenze<br />
pericolose<br />
per il futuro della nazione?<br />
Al Nord si fa strada l’idea<br />
che il Nord non è la Germania<br />
per colpa del Sud.<br />
Nel Mezzogiorno l’idea<br />
che il Sud è Sud per colpa<br />
del Nord. La logica è<br />
esattamente la stessa: la<br />
colpa non è mai nostra;<br />
è sempre <strong>di</strong> altri italiani.<br />
Per questo nascerà presto<br />
la Lega, o forse le leghe
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
16<br />
marzo 2011<br />
del Sud.<br />
Nel XIX secolo vi erano<br />
<strong>di</strong>versi progetti unitari,<br />
anche non centralistici:<br />
da quelli federalisti<br />
alla Cattaneo ed<br />
alla Rosmini a quello<br />
repubblicano alla Mazzini<br />
e socialista alla Pisacane<br />
ed alla Ferrari.<br />
I problemi dell’Italia<br />
<strong>di</strong> oggi, agitati al Nord<br />
dalla Lega ed al Sud<br />
dai rinascenti movimentineo-borbonici,<br />
non sarebbero probabilmente<br />
all’or<strong>di</strong>ne<br />
del giorno del <strong>di</strong>battito<br />
politico se avessero<br />
prevalso l’ipotesi federalista<br />
<strong>di</strong> Cattaneo o<br />
<strong>di</strong> Rosmini. Perché tali<br />
progetti risorgimentali<br />
alternativi sono stati<br />
accantonati da Cavour<br />
e dai Savoia?<br />
Perché non erano realisti.<br />
Garibal<strong>di</strong> lo capì, e fece<br />
l’Italia parallelamente<br />
ai Savoia, da cui pure fu<br />
trattato con poca generosità,<br />
e non contro. L’unico<br />
modo in cui era possibile<br />
fare l’Italia.<br />
Augusto Del Noce affermava<br />
che “il Risorgimento<br />
è stato un<br />
capitolo della storia<br />
dell’imperialismo inglese”.<br />
In effetti si dovrebbe<br />
stu<strong>di</strong>are a<br />
fondo il contesto internazionale<br />
nel quale<br />
il Risorgimento ebbe<br />
luogo. In questo senso,<br />
posto che l’ideali-<br />
16<br />
AldoÊ CAZZULLO<br />
(Alba, 17 settembre<br />
1966) è un giornalista e<br />
saggista italiano.<br />
Entra a La Stampa<br />
come praticante, nel<br />
1988. Nel 1998 si trasferisce<br />
a Roma. Nel 2003,<br />
dopo quin<strong>di</strong>ci anni a La<br />
Stampa, passa al Corriere<br />
della Sera, chiamato<br />
da Stefano Folli,<br />
all’epoca <strong>di</strong>rettore. Scrive<br />
tuttora per il quoti<strong>di</strong>ano<br />
milanese come<br />
inviato speciale ed e<strong>di</strong>torialista.<br />
Ha raccontato i Giochi<br />
olimpici <strong>di</strong> Atene e <strong>di</strong><br />
Pechino, le reazioni del<br />
mondo arabo agli attentati<br />
dell’11 settembre<br />
2001, i fatti del G8<br />
<strong>di</strong> Genova, gli omici<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> Massimo D’Antona e<br />
Marco Biagi, le vittorie<br />
<strong>di</strong> Bush, Erdogan, Sarkozy,<br />
Zapatero, Obama,<br />
Cameron e dell’Italia al<br />
campionato del mondo<br />
2006. Insignito del Premio<br />
Nazionale ANPI “Renato<br />
B. Fabrizi” 2011 per<br />
il volume “Viva l’Italia”.<br />
smo a tinte fosche <strong>di</strong><br />
un Mazzini nulla poteva<br />
in concreto, <strong>di</strong>venta<br />
fondamentale la<br />
domanda se, al successo<br />
del processo unitario,<br />
hanno contribuito<br />
più la spregiu<strong>di</strong>catezza<br />
machiavellica della<br />
<strong>di</strong>plomazia <strong>di</strong> Cavour<br />
e le capacità strategiche<br />
<strong>di</strong> un guerrigliero<br />
come Garibal<strong>di</strong> oppure<br />
l’appoggio in funzione<br />
antiaustriaca <strong>di</strong> Napoleone<br />
III, che cercava<br />
<strong>di</strong> affermare anche<br />
attreverso la nascita<br />
<strong>di</strong> un regno dell’Italia<br />
del Nord, l’egemonia<br />
francese in Europa<br />
e l’aiuto finanziario<br />
e propagan<strong>di</strong>stico<br />
dell’Inghilterra all’impresa<br />
dei mille, aiuto<br />
finalizzato ad imprimere<br />
nel me<strong>di</strong>terraneo,<br />
a <strong>di</strong>spetto anche<br />
della Francia, l’egemonia<br />
navale inglese (non<br />
si <strong>di</strong>mentichi che i Borboni<br />
aveva tolto all’Inghilterra<br />
l’appalto delle<br />
miniere <strong>di</strong> sale e che<br />
quella napoletana era<br />
una marina concorrenziale<br />
per l’inglese).<br />
Augusto Del Noce amava<br />
epater les bourgeois.<br />
L’Inghilterra ebbe un ruolo<br />
tutto sommato marginale.<br />
Certo non si oppose,<br />
<strong>di</strong>ede una mano a Garibal<strong>di</strong>,<br />
ma credo che il suo<br />
ruolo sia stato enfatizzato.<br />
La sua <strong>di</strong>plomazia e il
FALCONEXPRESS<br />
17<br />
suo peso politico-economico<br />
fu importante semmai<br />
nell’evitare che l’Italia<br />
passasse dall’influenza<br />
austriaca a quella francese.<br />
Com’è noto, Napoleone<br />
III sognava un regno<br />
dell’Italia centrale da<br />
affidare a un suo parente.<br />
Per fortuna non è andata<br />
così. Ma il sangue <strong>di</strong><br />
Magenta e <strong>di</strong> Solferino fu<br />
francese. Sarebbe giusto<br />
riconoscerlo.<br />
Il Sud è stato indubbiamente<br />
trattato come<br />
una colonia dall’esercito<br />
sabaudo. Libri come<br />
“Terroni” <strong>di</strong> Pino Aprile<br />
o il recente “Il sangue<br />
del sud” <strong>di</strong> Giordano<br />
Bruno Guerri hanno<br />
avuto il merito <strong>di</strong> portare<br />
all’attenzione del<br />
grande pubblico acca<strong>di</strong>menti<br />
fino ad oggi<br />
noti solo a ristretti circoli<br />
<strong>di</strong> storici specialisti<br />
o ai minoritari gruppi<br />
neo-borbonici. Le celebrazioni<br />
ufficiali tendono<br />
invece a nascondere<br />
o minimizzare<br />
la tragicità <strong>di</strong> quanto<br />
è avvenuto nel Sud<br />
dell’Italia in nome <strong>di</strong><br />
un anti-storico “italiani<br />
brava gente” o della<br />
sacralità della memoria<br />
dei “padri della patria”<br />
(Cavuor, Vittorio<br />
Emanuele II, Mazzini e<br />
Garibal<strong>di</strong>). Non crede<br />
che in questo modo si<br />
faccia un cattivo servizio<br />
alla stessa identi-<br />
17<br />
tà nazionale privandola<br />
<strong>di</strong> una lettura a 360°<br />
che comprenda anche<br />
le pagine “nere”? Non<br />
sarebbe giusto che gli<br />
italiani siano messi in<br />
grado <strong>di</strong> conoscere e<br />
valutare criticamente<br />
anche i cosiddetti<br />
“panni sporchi” che si<br />
vogliono lavare <strong>di</strong> nascosto<br />
nella casa delle<br />
celebrazioni ufficiali?<br />
In definitiva, non è<br />
auspicabile il tentativo<br />
<strong>di</strong> rifondare il senso <strong>di</strong><br />
appartenza alla nazione<br />
sulla base <strong>di</strong> un’autentica<br />
memoria con<strong>di</strong>visa?<br />
Ma, tutti questi piagnistei<br />
sul Sud “colonia” non mi<br />
commuovono. Certo sul<br />
Sud ci sono pagine o<strong>di</strong>ose<br />
della classe <strong>di</strong>rigente liberale,<br />
non necessariamente<br />
piemontese. E ci furono<br />
inammissibili atrocità<br />
nella repressione del brigantaggio.<br />
Pagine nere,<br />
certo, che vanno raccontate,<br />
ma non strumentalizzate,<br />
come si fa oggi. È<br />
anche vero, più in generale,<br />
che al Sud uno Stato in<br />
senso moderno non esisteva.<br />
Le tasse non piacciono<br />
a nessuno, neanche<br />
oggi. Però bisogna<br />
pagarle. Come il servizio<br />
militare, un’altra cosa<br />
che al tempo dei Borboni<br />
non esisteva. Infatti mille<br />
volontari ebbero ragione<br />
dell’intero esercito <strong>di</strong><br />
Franceschiello. Quanto<br />
alla memoria con<strong>di</strong>visa,<br />
non esiste. La memoria è<br />
sempre <strong>di</strong> parte. Semmai<br />
si può comporre le varie<br />
memorie in una memoria<br />
comune.<br />
Non le sembra singolare<br />
il caso dell’Italia<br />
che nasce come nazione<br />
centralistica e attualmente,<br />
dopo 150<br />
anni, tende ad una<br />
forma federalista?<br />
Non è concreto il rischio<br />
che le forti spinte<br />
centrifughe portino<br />
il nostro paese sulla<br />
strada già intrapresa<br />
dal Belgio che, <strong>di</strong> fatto,<br />
come nazione, non<br />
esiste più?<br />
Dipende da quale federalismo<br />
si farà. Il localismo<br />
italiano è definito<br />
dal comune, non dalla<br />
regione. Se si danno più<br />
poteri ai sindaci, anche<br />
per la sicurezza, benissimo.<br />
Se si appesantisce<br />
la burocrazia regionale,<br />
con più costi e quin<strong>di</strong> più<br />
tasse, sarà un male.<br />
Dott. Cazzullo, lei si<br />
sente italiano? Che significato<br />
dà a questa<br />
parola?<br />
Certo che mi sento italiano.<br />
Parte <strong>di</strong> una storia<br />
molto più antica <strong>di</strong> 150<br />
anni, che nasce dalla poesia<br />
<strong>di</strong> Dante e Petrarca,<br />
dalla bellezza degli artisti<br />
rinascimentali. E anche<br />
dal sacrificio dei patrioti<br />
del Risorgimento e<br />
della Resistenza.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
18<br />
marzo 2011<br />
FXP: Si ha l’impressione,<br />
negli<br />
ultimi tempi, che<br />
l’auspicio <strong>di</strong> uno dei<br />
suoi libri più celebri sia<br />
stato accolto; assistiamo<br />
ad una riscrittura<br />
del Risorgimento.<br />
È in atto, infatti,lo sdoganamento<br />
<strong>di</strong> quelle<br />
ricerche, <strong>di</strong> cui lei è stata<br />
una pioniera e che<br />
solo fino a ieri venivano<br />
liquidate come ingenue<br />
e faziose nostalgie<br />
neoborboniche.<br />
Innanzitutto, come<br />
giu<strong>di</strong>ca questo nuovo<br />
orientamento all’interno<br />
dell’opinione pubblica,<br />
in modo positivo<br />
o è da considerarsi una<br />
sorta <strong>di</strong> moda intellettuale?<br />
Pellicciari: Lo ritengo ovviamente<br />
positivo, anche<br />
perché si basa sui fatti;<br />
essendo io una storica<br />
l’importante è analizzare<br />
i fatti, non solo le parole<br />
d’or<strong>di</strong>ne, le varie propagande<br />
<strong>di</strong> tipo liberale.<br />
Pino Aprile, nel suo<br />
libro “Terroni”, de -<br />
scrivendo gli artefici<br />
della piemontesizzazione<br />
del Su<strong>di</strong>talia,<br />
18<br />
la mia è un’opera <strong>di</strong> verità<br />
Intervista alla professoressa e storica Angela Pellicciari<br />
a cura della REDAZIONE<br />
Leone<br />
XIII<br />
usa spesso frasi del<br />
tipo: italiani del nord<br />
o, sarcasticamente, fratelli<br />
d’Italia venuti dal<br />
nord.<br />
Secondo lei, non si potrebbe<br />
invece parlare,<br />
più che <strong>di</strong> uno scontro<br />
politico e militare<br />
tra due Stati della penisola,<br />
<strong>di</strong> uno scontro<br />
tra ideologie, filosofie<br />
e visioni del mondo<br />
<strong>di</strong>verse? Si può <strong>di</strong>re<br />
cioè, che della rivoluzione<br />
borghese e liberale<br />
italiana, chiamata<br />
Risorgimento, furono<br />
vittime anche le classi<br />
meno abbienti del<br />
Nor<strong>di</strong>talia? In defini-<br />
tiva, non sarebbe più<br />
corretto leggere il processorisorgimentale<br />
come l’offensiva <strong>di</strong><br />
una classe sociale – e<br />
dell’ideologia che vi<br />
era <strong>di</strong>etro - sulle altre,<br />
piuttosto che <strong>di</strong> uno<br />
Stato o un territorio su<br />
un altro?<br />
Certo. Nel mio lavoro infatti,<br />
io non è che prenda<br />
in esame soprattutto<br />
gli eventi che riguardano<br />
l’Italia meri<strong>di</strong>onale, ma i<br />
fatti che riguardano tutta<br />
l’Italia, settentrione, centro<br />
e meri<strong>di</strong>one. Io indago<br />
l’avversione per noi italiani,<br />
ad opera <strong>di</strong> una cultura<br />
liberale, massonica<br />
ed elitaria che riguardava<br />
più o meno il 2% della<br />
popolazione. Tale élite<br />
ha voluto imporre al restante<br />
98% della popolazione<br />
le proprie idee e la<br />
propria visione del mondo,<br />
questo <strong>di</strong>sprezzo per<br />
gli italiani e in particolare<br />
per la Chiesa cattolica<br />
– tenga presente che eravamo<br />
tutti cattolici – ha<br />
prodotto una devastazione<br />
in tutta Italia che ha<br />
fatto sì che noi italiani <strong>di</strong>ventassimo<br />
per la prima
FALCONEXPRESS<br />
19<br />
volta nella nostra storia<br />
bimillenaria un popolo <strong>di</strong><br />
poveri, <strong>di</strong> emigranti. Ma<br />
<strong>di</strong> quest’aspetto, cioè del<br />
Risorgimento come lotta<br />
contro la Chiesa e pertanto<br />
come lotta contro<br />
gli italiani, purtroppo mi<br />
sembra che nessuno parli<br />
e invece questo è l’aspetto<br />
fondamentale, anzi è<br />
l’amima del Risorgimento.<br />
Dopo<strong>di</strong>ché, all’interno<br />
<strong>di</strong> questa anima c’è una<br />
conquista dell’Italia meri<strong>di</strong>onaleparticolarmente<br />
violenta, anche perché<br />
il Regno delle Due Sicile, il<br />
Regno più antico d’Italia<br />
se si esclude lo Stato pontificio,<br />
riven<strong>di</strong>cava e custo<strong>di</strong>va<br />
la propria identità<br />
cristiana.<br />
Torniamo per un attimo<br />
ai fatti. Le vicende<br />
che racconta nei<br />
suoi libri, come quelle<br />
<strong>di</strong> altri ricercatori,<br />
non sono mai state<br />
confutate, semmai<br />
sono state rimosse o<br />
sminuite. Dopo i fatti,<br />
tuttavia, subentrano<br />
necessariamente le<br />
interpretazioni. Alcuni<br />
autorevoli pensatori<br />
non potendo negare<br />
la violenza e la repressione<br />
che hanno caratterizzato<br />
il processo<br />
unitario nel meri<strong>di</strong>one,<br />
lo giu<strong>di</strong>cano come<br />
19<br />
uno scotto necessario,<br />
un fio da pagare alla civiltà<br />
e al progresso (a<br />
tali conclusioni sembra<br />
giungere anche l’ultimo<br />
lavoro <strong>di</strong> Giordano<br />
Bruno Guerri “Il sangue<br />
del sud”). Cosa si<br />
sente <strong>di</strong> <strong>di</strong>re a costoro<br />
che, sulla base <strong>di</strong> una<br />
lettura manichea della<br />
storia, <strong>di</strong>stinguono tra<br />
PioÊ IX<br />
vittime <strong>di</strong> serie A e vittime<br />
<strong>di</strong> serie B, tra carnefici<br />
e patrioti?<br />
Innanzitutto è una visione<br />
della storia ideologica,<br />
hegeliana, basata su una<br />
visone predeterminata<br />
del progresso. Tale visione<br />
non è solo degli autori<br />
che lei mi ha citato. Anche<br />
Gramsci, ad esempio,<br />
che pur critica il Risorgimento,<br />
lo fa all’interno <strong>di</strong><br />
una visione storicistica,<br />
che vede nella mala con-<br />
duzione del Risorgimento<br />
comunque un progresso<br />
rispetto alla con<strong>di</strong>zione<br />
precedente. A mio modo<br />
<strong>di</strong> vedere, come affermano<br />
le encicliche <strong>di</strong> Pio IX e<br />
Leone XIII – i papi del Risorgimento<br />
– come tutti<br />
i fatti del Risorgimento<br />
<strong>di</strong>mostrano, la nostra<br />
era una nazione carica <strong>di</strong><br />
primati, la storia d’Italia è<br />
una storia <strong>di</strong> primati, grazie<br />
al fatto che c’è Roma,<br />
in buona sostanza. La<br />
Chiesa ere<strong>di</strong>ta la grandezza<br />
<strong>di</strong> Roma inverandone<br />
l’universalità, con<br />
la Roma cristiana, infatti,<br />
non ci sono più, come ricorda<br />
San Paolo, né uomini<br />
né donne, né schiavi<br />
né liberi, né barbari né<br />
greci. Quin<strong>di</strong> la Roma cattolica<br />
ere<strong>di</strong>ta questa preziosa<br />
civiltà greco-romana<br />
e la conserva, perché<br />
durante le invasioni barbariche<br />
è la Chiesa, sono<br />
i monaci che conservano<br />
i testi <strong>di</strong> questa cultura<br />
preziosa; la Chiesa evangelizza<br />
e nel frattempo<br />
romanizza i barbari che<br />
arrivavano nella parte occidentale<br />
dell’Impero. La<br />
nostra penisola ha subito<br />
invasioni per otto secoli e<br />
chi è che ha retto, impedendo<br />
alla cultura greco-romama<br />
e cristiana<br />
<strong>di</strong> finire se non la Chiesa?
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
20<br />
marzo 2011<br />
Questo è un patrimonio<br />
enorme dal quale è nata<br />
l’Europa e anche <strong>di</strong> questo<br />
spesso ci scor<strong>di</strong>amo; e<br />
poi ci sono state le università,<br />
chi le ha inventate,<br />
se non la Chiesa? C’è stata<br />
la <strong>di</strong>fesa dell’Occidente<br />
dall’Islam, chi la organizzata<br />
questa <strong>di</strong>fesa se<br />
non la Chiesa? E poi tutta<br />
la civiltà urbana con la vitalità<br />
dei suoi comuni, chi<br />
l’ha <strong>di</strong>fesa se non la Chiesa?<br />
e poi l’arte, la meraviglia<br />
delle opere sociali e<br />
assistenziali, le opere pie<br />
e le confraternite. Tutta la<br />
meraviglia <strong>di</strong> questa cultura<br />
è stata protetta dai<br />
pontefici, che l’hanno salvaguardatadall’offensiva<br />
<strong>di</strong> una cultura altra,<br />
alternativa, più materialista,<br />
che badava solo al<br />
profitto. Basti pensare al<br />
colonialismo. Bisogna<br />
aspettare, infatti, l’Unità<br />
d’Italia perché <strong>di</strong>ventassimo<br />
un popolo <strong>di</strong> co-<br />
20<br />
lonialisti a nostra volta,<br />
guar<strong>di</strong> la Libia, le colonie<br />
il mito dell’Impero durante<br />
il fascismo. I papi dunque<br />
<strong>di</strong>fendono la nostra<br />
memoria storica e la nostra<br />
civiltà: è dunque evidente,<br />
in<strong>di</strong>scutibile che la<br />
nazione italiana non nasce<br />
150 cinquant’anni fa.<br />
<strong>Noi</strong> cattolici, come al solito,<br />
siamo primi rispetto<br />
al problema della strut-<br />
2oÊ settembreÊ 1870.<br />
BrecciaÊ <strong>di</strong>Ê PortaÊ Pia<br />
tura identitaria nazionale,<br />
già Francesco nel Duecento<br />
scrive in italiano,<br />
prima <strong>di</strong> Dante, Petrarca<br />
e Boccaccio. In ogni caso<br />
a partire almeno dal XIII<br />
secolo noi abbiamo una<br />
cultura, una lingua e soprattutto<br />
un’anima, ossia<br />
il cattolicesimo, che è<br />
capillarmente <strong>di</strong>ffusa in<br />
tutto il territorio; faccia<br />
conto che il nostro paese<br />
possiede più del 50%<br />
dei beni artistici e culturali<br />
del mondo; signifecherà<br />
qualcosa e certo questo<br />
patrimonio non è merito<br />
degli uomini del Risorgimenti.<br />
A mio modo <strong>di</strong><br />
vedere, il Risorgimento è<br />
stata una frattura violenta<br />
nella storia dìItalia, un<br />
tentativo <strong>di</strong> farci cambiare<br />
anima a noi italiani;<br />
tentativo che purtroppo<br />
negli ultimi decenni è riuscito,<br />
seppur non a opera<br />
degli uomini del Risorgimento.<br />
Ritengo, dunque, che noi<br />
dobbiamo riappropriarci<br />
della nostra identità, che<br />
bisogna riconoscere questo<br />
peccato originale che<br />
è stato compiuto contro<br />
<strong>di</strong> noi nell’Ottocento liberare<br />
e recuperare la linfa<br />
vitale da cui siamo stai<br />
alimentati da quasi duemila<br />
anni; questo perché<br />
ci conviene, non è solo<br />
un’operazione <strong>di</strong> verità, ci<br />
resistituisce un’ossatura.<br />
Ecco, a tal riguardo,<br />
cioè in riferimento al<br />
ruolo del papato nel<br />
corso dei secoli e al<br />
suo scontro con lo Stato<br />
nel periodo risorgimentale,<br />
cosa pensa<br />
dell’affermazione <strong>di</strong><br />
Paolo VI che giu<strong>di</strong>cava<br />
la per<strong>di</strong>ta del potere<br />
temporale come una<br />
manifestazione della<br />
Provvidenza.<br />
A questa osservazione <strong>di</strong><br />
paolo VI rispondo che, innazitutto,<br />
il papa non ha
FALCONEXPRESS<br />
21<br />
perso il potere temporale<br />
perché ha un potere temporale<br />
simbolico, ma effettivo<br />
in uno Stato piccolo<br />
che si chiama Città<br />
del Vaticano, e questo gli<br />
consente – come <strong>di</strong>cono<br />
Pio IX e Leone XIII – un’autonomia<br />
spirituale, dato<br />
che il potere temporale<br />
serve proprio a questo; è<br />
sempre stato in funzione<br />
dell’autonomia spirituale<br />
dei papi dall’influenza<br />
dei vari imperatori e re. I<br />
liberali certamente non<br />
volevano l’interesse della<br />
Chiesa e al <strong>di</strong> là dello<br />
slogan apparentemente<br />
innoquo e pacifico <strong>di</strong><br />
Cavour – libera Chiesa in<br />
libero Stato – lo scopo dei<br />
liberali era precisamente<br />
quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere la<br />
Chiesa. Se come popolo e<br />
come Chiesa non siamo<br />
scomparsi dalla storia, lo<br />
dobbiamo all’onnipotenza<br />
della Provvidenza <strong>di</strong>vina<br />
che riesce a tirar fuori<br />
da male un bene maggiore.<br />
Dunque è vero ciò che<br />
<strong>di</strong>ce Paolo VI, ma alla luce<br />
delle osservazioni che le<br />
ho appena fatto.<br />
Il comune sentire cattolico<br />
delle popolazioni<br />
italiane avrebbe<br />
qunque potuto servire,<br />
secondo lei, da collante<br />
identitario <strong>di</strong> una <strong>di</strong>versa<br />
opzione risorgimentale.<br />
Magari nella<br />
21<br />
<strong>di</strong>rezione del federalismo<br />
neoguelfo?<br />
Non c’è dubbio. Nella versione<br />
neoguelfa non credo,<br />
perché Gioberti è un<br />
personaggio particolare<br />
– mazziniano, rivoluzionario,<br />
il quale ha sposato<br />
tutte le tesi della<br />
modernità. Sicuramente<br />
però nella versione rosminiana.<br />
Tenga presente<br />
che nell’Ottocento erano<br />
tutti d’accordo a trovare<br />
una forma <strong>di</strong> unificazione,<br />
la chiamavano Lega,<br />
a cominciare dal papa.<br />
Quando poi, però, i Savoia<br />
hanno voluto fare da<br />
sé contro gli altri, allora<br />
è chiaro che gli altri sono<br />
stati spodestati in modo<br />
illegittimo e con la violenza.<br />
Augusto Del Noce affermava<br />
che “il Risorgimento<br />
è stato un<br />
capitolo della storia<br />
dell’imperialismo inglese”.<br />
In effetti si dovrebbe<br />
stu<strong>di</strong>are a<br />
fondo il contesto internazionale<br />
nel quale<br />
il Risorgimento ebbe<br />
luogo. In questo senso,<br />
posto che l’idealismo<br />
a tinte fosche <strong>di</strong><br />
un Mazzini nulla poteva<br />
in concreto, <strong>di</strong>venta<br />
fondamentale la<br />
domanda se, al successo<br />
del processo unitario,<br />
hanno contribuito<br />
più la spregiu<strong>di</strong>catezza<br />
machiavellica della<br />
<strong>di</strong>plomazia <strong>di</strong> Cavour<br />
e le capacità strategiche<br />
<strong>di</strong> un guerrigliero<br />
come Garibal<strong>di</strong> oppure<br />
l’appoggio in funzione<br />
antiaustriaca <strong>di</strong> Napoleone<br />
III, che cercava<br />
<strong>di</strong> affermare anche<br />
attreverso la nascita<br />
<strong>di</strong> un regno dell’Italia<br />
del Nord, l’egemonia<br />
francese in Europa<br />
e l’aiuto finanziario<br />
e propagan<strong>di</strong>stico<br />
dell’Inghilterra all’impresa<br />
dei mille, aiuto<br />
finalizzato ad imprimere<br />
nel me<strong>di</strong>terraneo,<br />
a <strong>di</strong>spetto anche<br />
della Francia, l’egemonia<br />
navale inglese (non<br />
si <strong>di</strong>mentichi che i Borboni<br />
aveva tolto all’Inghilterra<br />
l’appalto delle<br />
miniere <strong>di</strong> sale e che<br />
quella napoletana era<br />
una marina concorrenziale<br />
per l’inglese).<br />
Certamente, non c’è dubbio;<br />
il Risorgimento è stato<br />
un’opera coloniale,<br />
non solo dell’Inghilterra<br />
ma anche della Francia;<br />
del resto la Seconda<br />
Guerra d’In<strong>di</strong>pendenza è<br />
stata vinta con l’intervento<br />
determinante <strong>di</strong> Napoleone<br />
III, noi abbiamo<br />
sempre perso, sia la Prima<br />
Guerra d’In<strong>di</strong>pendenza<br />
che la Terza. Non è questo
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
22<br />
marzo 2011<br />
AngelaÊ PELLICCIARI<br />
Nasce a Fabriano l’8 aprile<br />
1948 ma vive a Roma da<br />
molto tempo. Nel 1969 ha<br />
frequentato come borsista<br />
la SISPE (scuola italiana<br />
<strong>di</strong> specializzazione in politica<br />
ed economia) <strong>di</strong>retta da<br />
Clau<strong>di</strong>o Napoleoni e Franco<br />
Rodano, poi si è laureata<br />
e fino al 2008 ho insegnato<br />
storia e filosofia. Negli<br />
anni settanta e nei primi<br />
anni ottanta collabora con<br />
la RAI, quin<strong>di</strong> si è occupata<br />
dei meccanismi <strong>di</strong> identificazione<br />
secondaria presso<br />
la cattedra <strong>di</strong> neuropsichiatria<br />
infantile a La Sapienza.<br />
Nel 1995 consegue un<br />
dottorato in Storia Ecclesiastica<br />
all’Università Gregoriana<br />
e si appassiona alla<br />
storia dell’Ottocento italiano:<br />
le sue pubblicazioni<br />
sul Risorgimento hanno<br />
contribuito in maniera<br />
significativa alla revisione<br />
storiografica <strong>di</strong> quel periodo.<br />
Collabora con Ra<strong>di</strong>o Maria<br />
dove il terzo lunedì del<br />
mese tiene una rubrica dal<br />
titolo “La vera storia della<br />
chiesa”. Scrive su vari giornali<br />
e riviste<br />
22<br />
il punto; il Risorgimento<br />
– come riconosce lo storico<br />
Valdese Giorgio Spini<br />
– non è stata solo una colonizzazione<br />
ai danni del<br />
nostro paese, ma anche<br />
e soprattutto un’opera <strong>di</strong><br />
accerchiamento dell’Italia<br />
cattolica da parte <strong>di</strong><br />
tutto il mondo protestante,<br />
una specie <strong>di</strong> crociata<br />
anticattolica che partendo<br />
da Lutero si conclude<br />
a Roma nel 1870 con la<br />
Breccia <strong>di</strong> Porta <strong>di</strong> Pia.<br />
Esiste dunque, a suo<br />
avviso, un filo rosso<br />
che collega la riforma<br />
protestante del XVI secolo<br />
al Risorgimento?<br />
E questo, seppure i Savoia<br />
si definivano cattolici?<br />
Ma certo. I Savoia attuano<br />
in Italia le stesse politiche<br />
anticattoliche dei<br />
sovrani protestanti, con<br />
la <strong>di</strong>fferenza che i sovrani<br />
del Regno <strong>di</strong> Sardegna<br />
– consigliati e manovrati<br />
dai liberali – definendosi<br />
moralmente migliori<br />
degli altri perchè<br />
costituzionali e dato che<br />
il primo articolo della<br />
Costituzione definiva la<br />
religione cattolica unica<br />
religione <strong>di</strong> Stato, non<br />
potevano proclamarsi,<br />
come avevano fatto Lutero<br />
e Calvino, avversari<br />
fierissimi del cattolicesimo,<br />
dovevano invece<br />
definirsi i migliori cultori<br />
della religione cattolica.<br />
Per questo la scomunica<br />
<strong>di</strong> Pio IX è una santa<br />
scomunica perchè smaschera<br />
questo criptoprotestantesimo<br />
dei liberali<br />
e dei massoni che hanno<br />
orchestrato il Risorgimento.<br />
Non c’è il rischio che<br />
letture critiche del Risorgimento,<br />
come la<br />
sua, vadano a convergere,<br />
<strong>di</strong>ventando ad<br />
esse funzionali, con le<br />
riven<strong>di</strong>cazioni secessioniste<br />
<strong>di</strong> certi ambienti<br />
politici?<br />
Non so, tutto è un rischio,<br />
la vita stessa è un<br />
rischio. Io credo però <strong>di</strong><br />
aver fatto un’opera <strong>di</strong> verità<br />
e la verità può essere<br />
anche strumentalizzata<br />
da destra, da sinistra,<br />
dal centro, ma resta pur<br />
sempre la verità.<br />
L’ultimissima domanda<br />
deve essere per<br />
forza a bruciapelo: lei,<br />
professoressa, si sente<br />
italiana?<br />
Certo che mi sento italiana,<br />
anzi sono italiana,<br />
certamente non nel senso<br />
ottocentesco – massonico<br />
e protestante – se<br />
lei intende questo. Sono<br />
contenta <strong>di</strong> essere italiana,<br />
cattolica e <strong>di</strong> vivere<br />
nel luogo scelto da Dio<br />
per la sede <strong>di</strong> Pietro.
FALCONEXPRESS<br />
23<br />
23
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
24<br />
marzo 2011<br />
Era dunque così<br />
che doveva concludersi<br />
l’epopea<br />
risorgimentale?<br />
Con l’imbarazzante<br />
balletto del governo<br />
sull’eventualità o meno<br />
<strong>di</strong> concedere la festività?<br />
Con gli adolescenti che<br />
giu<strong>di</strong>cano l’argomento<br />
– testuali parole – un<br />
pacco?<br />
Con un’Italia immemore<br />
e assolutamente priva<br />
d’identità, che sprofonda<br />
proprio nel luogo<br />
in cui dovrebbe trovare<br />
fondamento?<br />
Era dunque questo il destino<br />
della giovine Italia<br />
che a metà dell’Ottocento<br />
infiammò tanti nobili<br />
cuori? Ritrovarsi, ad appena<br />
un secolo e mezzo<br />
<strong>di</strong> storia, già esausta, <strong>di</strong>sincantata<br />
e senza fede?<br />
Tirando le somme, a<br />
centocinquant’anni dalla<br />
proclamazione, non<br />
solo non sono ancora<br />
stati fatti gli italiani, ma<br />
l’Italia stessa è in frantumi,<br />
se non proprio politicamente<br />
– non ancora<br />
perlomeno - certamente<br />
come idea, come forza<br />
storica, come significato.<br />
I nostri studenti possiedono<br />
vaghe cognizioni<br />
su cosa sia il Risorgimen-<br />
24<br />
auguri italia<br />
Rifondare su una memoria comune il senso <strong>di</strong> appartenenza alla nazione<br />
a cura <strong>di</strong> Fabrizio COPERTINO (Filosofia e Storia)<br />
to e non possono fare<br />
altro che ripetere pe<strong>di</strong>ssequamente<br />
i luoghi<br />
comuni che acquisiscono<br />
nei vari contesti comunicativi.<br />
Ed è singolare, quasi paradossale,<br />
che l’unità<br />
venga messa in <strong>di</strong>scussione<br />
proprio in quella<br />
parte del paese, in quelle<br />
regioni che si sono avvalse<br />
maggiormente del<br />
processo unitario. Che<br />
sullo stesso hanno fondato<br />
la loro ricchezza, la<br />
loro forza e quel vantaggio<br />
storico che non solo<br />
non è mai stato colmato,<br />
ma piuttosto alimentato<br />
negli anni da politiche<br />
asimmetriche e antimeri<strong>di</strong>onaliste.<br />
Era dunque così che doveva<br />
concludersi il nostro<br />
Risorgimento a<br />
Centocinquant’anni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stanza?<br />
Con un menestrello, applau<strong>di</strong>to<br />
come il più<br />
grande maître à penser<br />
della nazione, che, dal<br />
palco <strong>di</strong> Sanremo, ripete<br />
la più speciosa delle<br />
retoriche, infarcita <strong>di</strong> affermazioni<br />
tra il banale,<br />
l’ovvio e l’assolutamente<br />
falso? Emblematica, a<br />
tal riguardo, l’immagine<br />
<strong>di</strong> un processo unitario<br />
nato dal basso, condotto<br />
dal popolo e per il popolo<br />
o il rimando a Dante<br />
(si noterà, infatti, che<br />
l’élite che ha orchestrato<br />
il Risorgimento e, per<br />
tanti versi, strumentalizzato<br />
le nobili aspirazione<br />
e passioni <strong>di</strong> tanti uomini<br />
e <strong>di</strong> tante donne, era<br />
<strong>di</strong> un tipo antropologico<br />
– bramoso solo <strong>di</strong> profitto<br />
e <strong>di</strong> potere – decisamente<br />
<strong>di</strong>sprezzato dal<br />
Sommo poeta: Che dal<br />
collo a ciascun pendea<br />
una tasca/ch’avea certo<br />
colore e certo segno, e<br />
quin<strong>di</strong> par che ‘l loro occhio<br />
si pasca. Inferno,<br />
Canto XVII vv. 55-57).<br />
Qualche illustre commentatore<br />
ha anche auspicato<br />
che i docenti<br />
italiani insegnino la storia<br />
risorgimentale così<br />
come l’ha magistralmente<br />
insegnata Benigni;<br />
solo in tal modo,<br />
continuava l’opinionista,<br />
i nostri ragazzi conosceranno<br />
davvero il Risorgimento,<br />
potranno interiorizzare<br />
quell’identità<br />
e quei valori per i quali<br />
Mameli, come tanti altri,<br />
è morto sulle barricate<br />
della Repubblica<br />
romana.<br />
Del resto, dai vari opi
FALCONEXPRESS<br />
25<br />
nionisti <strong>di</strong> turno che<br />
pontificano dai me<strong>di</strong>a,<br />
non ci si poteva aspettare<br />
altro, affetti come<br />
sono dalla sindrome del<br />
gregge che li porta ad<br />
unirsi al coro del pensiero<br />
unico, a belare le parole<br />
d’or<strong>di</strong>ne del politicamente<br />
corretto.<br />
Eppure, è proprio questo<br />
modo stupidamente,<br />
vacuamente celebrativo<br />
che danneggia la<br />
memoria e l’identità della<br />
nostra nazione, che allonta<br />
i nostri ragazzi dal<br />
quell’evento così vicino<br />
in termini storici ma così<br />
lontano dal loro vissuto<br />
e dai loro interessi.<br />
Chi scrive, avverte forte<br />
la necessità <strong>di</strong> un nuovo<br />
patto fondativo e unitario;<br />
ma tale rifondazione<br />
può nascere solo<br />
sulla base della verità<br />
storica e <strong>di</strong> un’autentica<br />
memoria con<strong>di</strong>visa; è<br />
solo agendo sulle cause<br />
e non sui sintomi che si<br />
può sperare in un riscatto<br />
della nazione tutta<br />
intera, con la consapevolezza<br />
che senza guardare<br />
nella stessa <strong>di</strong>rezione,<br />
non c’è futuro, se<br />
non quello <strong>di</strong> tante piccole<br />
mona<strong>di</strong> politiche,<br />
assolutamente inermi <strong>di</strong><br />
fronte all’incipiente globalizzazione<br />
e prive <strong>di</strong><br />
qualunque sogno o possibilità<br />
<strong>di</strong> riscatto.<br />
Solo la verità può purificare<br />
l’anima dei nostri<br />
25<br />
ragazzi dai quei pregiu<strong>di</strong>zi<br />
ra<strong>di</strong>cati, <strong>di</strong>struttivi,<br />
che li portano a considerarsi<br />
– da nord a sud –<br />
quasi come nemici, per<br />
la fosca sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong><br />
coloro che tali pregiu<strong>di</strong>zi<br />
alimentano alla ricerca<br />
<strong>di</strong> consensi elettorali<br />
che, su ben altre e nobili<br />
basi, non riuscirebbero<br />
ad ottenere. Far comprendere<br />
a tutti, ma ai<br />
giovani in particolare –<br />
poiché il futuro è nelle<br />
loro mani – che l’evidente<br />
minorità del meri<strong>di</strong>one<br />
non è il frutto <strong>di</strong> una<br />
tara atavica o <strong>di</strong> natura<br />
antropologica, bensì il<br />
risultato <strong>di</strong> un processo<br />
storico, <strong>di</strong> una volontà<br />
politica, propugnato da<br />
determinate élite, con<br />
una ben precisa Weltanschauung.<br />
Per questi motivi l’aulica<br />
retorica – ma pur<br />
sempre retorica – <strong>di</strong> Benigni,<br />
volta a smuovere<br />
nell’animo dei nostri<br />
ragazzi il sentimento e<br />
l’identità nazionale si ribalta<br />
in una sorta <strong>di</strong> eterogenesi<br />
dei fini, allontanando<br />
ancora <strong>di</strong> più da<br />
quel presunto obiettivo,<br />
in quanto tra<strong>di</strong>sce un’artificiosa<br />
e speciosa propaganda.<br />
Suona infatti<br />
retorico, affermare che<br />
l’Unità è stata compiuta<br />
da uno Stato veramente<br />
italiano, quando è nota<br />
la proclamazione d’Italia,<br />
recitata da Cavour,<br />
DanteÊ Alighieri<br />
nel suo perfetto italiano:<br />
Le Royaume d’Italie est<br />
aujourd’hui un fait.<br />
Cosa è stato, infatti, il<br />
nostro Risorgimento<br />
– perlomeno nella sua<br />
concreta manifestazione<br />
storico-politica – se non<br />
una guerra <strong>di</strong> conquista,<br />
l’invasione illegittima <strong>di</strong><br />
uno Stato ai danni <strong>di</strong> un<br />
altro? L’avventura coloniale<br />
della borghesia capitalistica<br />
italiana non<br />
è cominciata nella baia<br />
<strong>di</strong> Assab, ma a Casalduni,<br />
Pontelandolfo e nei<br />
villaggi del meri<strong>di</strong>one.<br />
Si intravede infatti, nel<br />
trattamento riservato ai<br />
soldati borbonici a Civi-
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
26<br />
marzo 2011<br />
tella, i quali, dopo essersi<br />
arresi, furono passati<br />
per le armi – come i soldati<br />
italiani a Cefalonia<br />
– il volto cinico e spietato<br />
dell’imperialismo occidentale.<br />
Non solo il Risorgimento<br />
non è stato<br />
un movimento popolare<br />
– sappiamo bene degli<br />
agitatori mandati da Cavour<br />
in giro per le piazze<br />
della penisola e anche<br />
dei brogli elettorali – ma<br />
non è stato neanche per<br />
il popolo – che ben il<br />
98% del nuovo popolo<br />
italiano era privato del<br />
voto.<br />
Per il meri<strong>di</strong>one poi, il<br />
processo <strong>di</strong> piemontesizzazione,<br />
la rivoluzione<br />
liberale è stata particolarmente<br />
drammatica.<br />
Migliaia <strong>di</strong> giovani conta<strong>di</strong>ni<br />
che non conoscevano<br />
il servizio <strong>di</strong> leva in<br />
uno Stato, come quello<br />
borbonico, decisamente<br />
antimilitarista, strappati<br />
alle loro famiglie e<br />
mandati a combattere,<br />
per anni, in terre lontane<br />
e agli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> ufficiali<br />
stranieri; e a migliaia<br />
<strong>di</strong>sertarono andando ad<br />
alimentare le fila del brigantaggio.<br />
Un’economia<br />
florida e pronta – più <strong>di</strong><br />
altre – al grande balzo<br />
nella modernità, totalmente<br />
<strong>di</strong>strutta, ridotta<br />
al rango <strong>di</strong> mercato coloniale.<br />
Una guerra civile,<br />
durata ben <strong>di</strong>eci anni,<br />
condotta con estrema<br />
26<br />
durezza, per non <strong>di</strong>re ferocia<br />
dall’esercito del neonato<br />
Regno d’Italia.<br />
Ma nessuno, soprattutto<br />
fra i gran<strong>di</strong> affabulatori<br />
me<strong>di</strong>atici, soprattutto<br />
tra quelli che si atteggiano<br />
a pensatori <strong>di</strong> sinistra,<br />
sembra aver speso<br />
una sola parola per<br />
quei conta<strong>di</strong>ni meri<strong>di</strong>onali<br />
trucidati a migliaia<br />
dall’esercito regolare<br />
e dai mercenari al soldo<br />
dei gran<strong>di</strong> latifon<strong>di</strong>sti<br />
del sud. Quegli stessi<br />
conta<strong>di</strong>ni che fuggirono<br />
a milioni, un esodo <strong>di</strong><br />
proporzioni bibliche; milioni<br />
<strong>di</strong> famiglie abbandonarono<br />
le loro terre,<br />
andando a portare lavoro<br />
e ricchezza in altri<br />
mon<strong>di</strong>, ma togliendone<br />
al proprio. Nel vuoto lasciato<br />
da tale emorragia<br />
si annidarono le mafie,<br />
sin dall’inizio.<br />
Poi, quando la questione<br />
meri<strong>di</strong>onale poteva<br />
ancora non emergere<br />
in tutta la sua drammaticità,<br />
ci fu il capolavoro<br />
<strong>di</strong> Giolitti, la consacrazione<br />
definitiva del sud<br />
a realtà minoritaria, tramite<br />
il consolidamento<br />
tra gli interessi della<br />
parte più attiva, illuminata,<br />
ma spregiu<strong>di</strong>cata<br />
del settentrione e quella<br />
più retriva e corrotta<br />
del meri<strong>di</strong>one, tra l’alta<br />
borghesia industriale<br />
e finanziaria del nord e<br />
l’aristocrazia terriera, ba-<br />
ronale, del sud. Ed è ovvio<br />
che il serbatoio finì<br />
per <strong>di</strong>ventare una zavorra,<br />
una palla al piede,<br />
come inevitabilmente<br />
nota l’attuale ministro<br />
delle finanze; è proprio<br />
qui che si cela il peccato<br />
d’origine della nostra<br />
unità, ma è proprio da<br />
qui che bisogna ripartire.<br />
Si festeggi quin<strong>di</strong> l’Unità<br />
d’Italia, si esponga<br />
il tricolore, si canti l’Inno<br />
con la mano sul petto,<br />
ma lo si faccia con<br />
spirito critico e capacità<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento; si<br />
ricerchi una memoria,<br />
se non proprio con<strong>di</strong>visa,<br />
perlomeno comune<br />
e tale da cogliere quel<br />
complesso fenomeno<br />
che prende il nome<br />
<strong>di</strong> Risorgimento senza<br />
tentazioni ideologiche,<br />
senza pompose formule<br />
retoriche. Solo così,<br />
aiutando i nostri giovani<br />
ad acquisire gli strumenti<br />
della citta<strong>di</strong>nanza<br />
attiva, liberandoli dal<br />
pensiero unico e politicamente<br />
corretto, possiamo<br />
recuperare la nostra<br />
autentica identità<br />
secolare, plasmata dalla<br />
cultura, dal genio e dalla<br />
bellezza. E allora, non<br />
sarà più l’Italia a dover<br />
fare gli italiani, ma saranno<br />
gli italiani a forgiare<br />
l’Italia.<br />
Auguri vetusta e giovane<br />
nazione…
FALCONEXPRESS<br />
27<br />
Davanti alle teste<br />
mozzate dei leggendari<br />
ban<strong>di</strong>ti Capozzoli,<br />
promotori <strong>di</strong> una<br />
rivolta repressa nel sangue<br />
dall’esercito borbonico,<br />
Domenico, Salvatore e<br />
Angelo, poco più che adolescenti,<br />
giurano <strong>di</strong> consacrare<br />
la propria vita alla<br />
causa della libertà e dell’in<strong>di</strong>pendenza<br />
dell’Italia.<br />
Qualche anno più tar<strong>di</strong>,<br />
(...) i tre giovani amici<br />
si affiliano alla Giovine Italia<br />
<strong>di</strong> Giuseppe Mazzini,<br />
raggiungono Parigi, dove<br />
hanno modo <strong>di</strong> conoscere<br />
l’affascinante principessa<br />
Cristina <strong>di</strong> Belgiojoso,<br />
(...) e infine partecipano<br />
al tentativo <strong>di</strong> assassinare<br />
Re Carlo Alberto e ai moti<br />
savoiar<strong>di</strong> del 1834. Il fallimento<br />
<strong>di</strong> entrambe le missioni<br />
marca una profonda<br />
crisi nei tre giovani patrioti,<br />
acuendo le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />
classe (...) Angelo e Domenico,<br />
<strong>di</strong> ceto nobiliare, da<br />
Salvatore, umile figlio del<br />
popolo. Mentre Domenico<br />
(...) riprende l’attività cospiratoria,<br />
Angelo, approdato<br />
a una visione demoniaca<br />
della rivoluzione come teatro<br />
<strong>di</strong> pura violenza, uccide<br />
Salvatore, accusato <strong>di</strong> essere<br />
<strong>di</strong>ventato una spia.<br />
Passano gli anni, passa il<br />
’48, cade la Repubblica romana.<br />
Domenico, caduto<br />
in un’imboscata borbonica,<br />
viene condannato a<br />
una lunga pena detentiva.<br />
27<br />
noi <strong>credevamo</strong><br />
Sinossi del film <strong>di</strong> Martone tratta dal sito del film<br />
a cura <strong>di</strong> Paola ANTICO (VAs)<br />
In carcere (...) più il tempo<br />
passa, più l’abisso che <strong>di</strong>vide<br />
i repubblicani dai monarchici<br />
e gli aristocratici<br />
dai poveri si allarga: (...) e<br />
appare sempre più chiaro<br />
a Domenico che l’unità, se<br />
e quando ci sarà, non sarà<br />
<strong>di</strong> tutti gli italiani, ma solo<br />
<strong>di</strong> pochi privilegiati. (...) Angelo,<br />
intanto, sempre più<br />
posseduto dall’ossessione<br />
della violenza e del gesto<br />
risolutore, si reca a Londra<br />
e, entrato in contatto<br />
con i circoli ra<strong>di</strong>cali ispirati<br />
dal francese Simon Bernard,<br />
uno dei tanti rivoluzionari<br />
in esilio, rompe con<br />
Mazzini e si lega a Felice<br />
Orsini. Mazzini, dal canto<br />
suo, è in affanno sia perché<br />
il suo astro tra i rivoluzionari<br />
europei è fortemente<br />
decaduto, sia perché l’azione<br />
politica in Italia è ormai<br />
definitivamente passata<br />
alla monarchia piemontese<br />
ispirata da Cavour. In<br />
questo clima (...) matura il<br />
piano <strong>di</strong> Orsini per attentare<br />
alla vita <strong>di</strong> Napoleone<br />
III, a cui Angelo partecipa<br />
attivamente. Il bersaglio<br />
è fallito, ma le bombe provocano<br />
una strage tra la<br />
folla(...). Catturato e processato,<br />
Angelo muore sul<br />
patibolo con Orsini. Fra la<br />
folla (...) c’è Domenico, ormai<br />
uscito <strong>di</strong> prigione.<br />
(...) Il Risorgimento si è risolto,<br />
per lui, in una conquista<br />
<strong>di</strong> pezzi d’Italia da<br />
parte dei Piemontesi, il cui<br />
atteggiamento oppressivo<br />
e colonialista nei confronti<br />
del sud amareggia i patrioti<br />
meri<strong>di</strong>onali. (...) Domenico,<br />
ormai un maturo cinquantenne,<br />
ritorna nel suo<br />
sud sconvolto dalla guerra<br />
civile per seguire Garibal<strong>di</strong><br />
nel tentativo <strong>di</strong> conquistare<br />
militarmente Roma in contrasto<br />
con i voleri del neoparlamento<br />
italiano. Qui ha<br />
modo <strong>di</strong> conoscere un giovane<br />
che intende partecipare<br />
anch’egli alla spe<strong>di</strong>zione,<br />
un cilentano come lui.<br />
Costui altri non è che Saverio,<br />
figlio <strong>di</strong> quel Salvatore<br />
che la mano spietata <strong>di</strong><br />
Angelo aveva spento quasi<br />
trent’anni prima. E con<br />
grande <strong>di</strong>sperazione Domenico<br />
non potrà impe<strong>di</strong>re,<br />
naufragata l’impresa<br />
sulle montagne dell’Aspromonte,<br />
che il giovane Saverio<br />
perda la vita per mano<br />
della brutale repressione<br />
piemontese. In un parlamento<br />
<strong>di</strong> ombre, a Domenico<br />
non resterà che me<strong>di</strong>tare<br />
sul perché sia nata così<br />
tragicamente la nostra Italia<br />
contemporanea.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
28<br />
marzo 2011<br />
<strong>Noi</strong> <strong>credevamo</strong> significacontinuare<br />
a credere, continuare<br />
a <strong>di</strong>re la verità<br />
senza paura, senza nascondere<br />
o rimuovere”<br />
(Mario Martore durante<br />
la conferenza stampa in<br />
occasione della presentazione<br />
<strong>di</strong> “<strong>Noi</strong> <strong>credevamo</strong>”).<br />
E in occasione del 150°<br />
anniversario dell’Unità<br />
d’Italia è importante,<br />
quanto fondamentale,<br />
ricordare le ra<strong>di</strong>ci<br />
del nostro Paese. Festeggiare.<br />
Rendere onore<br />
a quanti <strong>di</strong>edero la<br />
vita per costruire la nostra<br />
Italia: ricordan-<br />
28<br />
superare il mito<br />
Riconoscere le ragioni degli sconfitti e le contrad<strong>di</strong>zioni<br />
del Risorgimento per capire da dove veniamo<br />
a cura <strong>di</strong> Paola ANTICO (VAs)<br />
do che tra questi non<br />
ci furono solo i gran<strong>di</strong><br />
“miti”, ma anche migliaia<br />
<strong>di</strong> “anonimi” che veramente<br />
credevano alla<br />
causa dell’Unità. Senza<br />
nascondere che il Risorgimento<br />
non fu perfetto,<br />
ma anzi fu pieno <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni.<br />
Ricordando<br />
che le speranze <strong>di</strong> molti,<br />
che avevano combattuto<br />
per la causa italiana,<br />
furono tra<strong>di</strong>te in nome<br />
<strong>di</strong> altri interessi.<br />
Fatti che Martore, in “<strong>Noi</strong><br />
Credevamo”, è riuscito<br />
ad evidenziare dando significativo<br />
risalto ad altri<br />
protagonisti meno noti<br />
ma comunque impor-<br />
tanti nella storia risorgimentale<br />
come la principessa<br />
Cristina Trivulzio<br />
<strong>di</strong> Belgiojoso, esponente<br />
dei valori democratici<br />
e benefattrice degli esuli<br />
rivoluzionari, ed altri, assolutamentesconosciuti,<br />
simbolicamente rappresentati<br />
da Domenico,<br />
Angelo e Salvatore.<br />
Egli è riuscito a riportare<br />
lo spirito <strong>di</strong> Unità dei<br />
nostri patrioti e contemporaneamente<br />
a mettere<br />
in luce alcune delle<br />
contrad<strong>di</strong>zioni del nostro<br />
Risorgimento, sottolineando<br />
che gli errori<br />
commessi a quel tempo<br />
sono alla base dei pro
FALCONEXPRESS<br />
29<br />
blemi <strong>di</strong> oggi. Continuità<br />
con il presente che è<br />
evidenziata con le apparenti,<br />
e quanto mai criticate,<br />
sviste del regista<br />
quali le case in costruzione<br />
in cemento armato<br />
nel Cilento. Errori <strong>di</strong><br />
regia troppo grossolani<br />
per essere considerati<br />
tali. Sembrano essere<br />
piuttosto un simbolo,<br />
quasi ad in<strong>di</strong>care che il<br />
processo <strong>di</strong> unificazione<br />
non è mai stato completato,<br />
non del tutto almeno.<br />
Problemi che provengono<br />
proprio dal comportamento<br />
dei Savoia che<br />
si arrogava il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />
“liberare” il Regno delle<br />
Due Sicilie dal giogo dei<br />
Borbone. Una necessità<br />
<strong>di</strong> liberazione, per altro,<br />
non sentita dalla maggioranza<br />
della popolazione<br />
meri<strong>di</strong>onale, dal<br />
momento che solo una<br />
irrisoria parte <strong>di</strong> essa<br />
partecipò alla rivoluzione.<br />
Atteggiamento giustificato<br />
dal comportamento<br />
dei Savoia, i quali trattarono<br />
il Sud come terra<br />
<strong>di</strong> conquista: applicarono<br />
le leggi piemontesi<br />
e lo statuto albertino<br />
all’intero territorio nazionale<br />
senza preoccuparsi<br />
degli interessi del Sud,<br />
estesero il liberalismo<br />
anche alle regioni “liberate”<br />
danneggiando in<br />
questo modo la nascen-<br />
29<br />
te industria meri<strong>di</strong>onale,<br />
imposero la leva obbligatoria<br />
danneggiando<br />
così i conta<strong>di</strong>ni che perdevano<br />
manodopera.<br />
Oltretutto Vittorio Emanuele<br />
II volle sottolineare<br />
la continuità della<br />
<strong>di</strong>nastia sabauda e continuò<br />
a chiamarsi “II”, allo<br />
stesso modo il neonato<br />
Parlamento, nella <strong>di</strong>citura<br />
ufficiale, venne chiamato<br />
“ottava” legislatura,<br />
anziché “prima”: aspetto<br />
che sottolinea il carattere<br />
<strong>di</strong> conquista dell’invasione<br />
del regno delle<br />
Due Sicilie.<br />
Senza <strong>di</strong>menticare le<br />
violenze compiute prima<br />
e dopo l’Unità: il Risorgimento<br />
non fu una<br />
un evento pacifico come<br />
ancora si vuol fare credere.<br />
Pochi infatti sono<br />
coloro che parlano delle<br />
violenze compiute dalla<br />
<strong>di</strong>nastia sabauda: eventi<br />
<strong>di</strong>menticati quali la<br />
strage <strong>di</strong> Bronte, gli asse<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> Civitella e <strong>di</strong> Gaeta,<br />
l’ultimo baluardo<br />
della resistenza borbonica,<br />
le “deportazioni” a<br />
Fenestrelle dei soldati e<br />
dei civili che resistevano<br />
alla conquista sabauda.<br />
La popolazione del Sud<br />
non sentiva la necessità<br />
<strong>di</strong> essere “liberata”, i<br />
soldati rimasero fedeli<br />
al giuramento prestato<br />
al loro Re Francesco<br />
II. Atteggiamento che<br />
venne ancor più inaspri-<br />
to a causa delle violenze<br />
compiute dall’esercito<br />
sabaudo.<br />
A Gaeta, infatti, l’annessione<br />
fu portata a termine<br />
a colpi <strong>di</strong> cannoni,<br />
contro la città, contro i<br />
civili: la città venne praticamente<br />
rasa al suolo. I<br />
soldati che parteciparono<br />
alla resistenza furono<br />
deportati a Fenestrelle<br />
o in altri luoghi, “progenitori”<br />
dei lager nazisti e<br />
sovietici. Qui pochissimi<br />
riuscirono a sopravvivere,<br />
anche a causa delle<br />
con<strong>di</strong>zione igieniche e<br />
del clima gelido cui non<br />
erano abituati: la loro<br />
colpa era essere rimasti<br />
fedeli a Francesco II, non<br />
aver creduto ai valori del<br />
nuovo Regno <strong>di</strong> cui non<br />
si sentivano parte.<br />
Questi luoghi sono un<br />
simbolo vergognoso<br />
del Risorgimento italiano.<br />
Per questo sono stati<br />
prudentemente celati,<br />
in nome dello spirito<br />
nazionale: esigenza che<br />
crebbe durante il regime<br />
fascista per il suo spirito<br />
nazionalistico. Fatti nascosti<br />
semplicemente<br />
perché compiuti dai vincitori<br />
e non dai vinti.<br />
A questo va aggiunto<br />
che l’Italia che venne a<br />
formarsi non fu quella<br />
che molti, combattendo<br />
per la causa piemontese,<br />
avevano sognato. Molti<br />
avevano combattuto<br />
per un’Italia repubbli-
ALCONEXPRESS<br />
30<br />
marzo 2011<br />
cana, i pochi che al Sud<br />
appoggiarono la causa<br />
dell’Unità speravano che<br />
questa avrebbe portato<br />
un interessamento anche<br />
verso i loro interessi.<br />
Ma tutto questo non<br />
avvenne. E questo risulta<br />
particolarmente evidente<br />
nel film <strong>di</strong> Martore.<br />
Innanzitutto quando<br />
Domenico in carcere, si<br />
trova a <strong>di</strong>scutere sul futuro<br />
da dare allo stato<br />
italiano: monarchica o<br />
repubblicana, piemontese<br />
o meri<strong>di</strong>onale? E,<br />
oltretutto, lui da sempre<br />
repubblicano, è costretto<br />
ad assistere al brin<strong>di</strong>si<br />
con il quale i patrioti reclusi<br />
giurano fedeltà alla<br />
causa monarchica. Domenico,<br />
rassegnato, comincia<br />
ad accorgersi che<br />
l’Unità, quando avverrà,<br />
sarà <strong>di</strong> pochi privilegiati.<br />
E queste sue preoccupazioni<br />
vengono confermate<br />
alla fine del film,<br />
quando Domenico, in<br />
un suo ultimo viaggio a<br />
Torino, assistette ad un<br />
<strong>di</strong>scorso filo monarchico<br />
dell’ex mazziniano Francesco<br />
Crispi.<br />
“Comunque la si pensi,<br />
resta un dato <strong>di</strong> fatto,<br />
che non possiamo<br />
più continuare a ignorare:<br />
l’unificazione dell’Italia<br />
non è stata l’allegra<br />
scampagnata a suon<br />
<strong>di</strong> fanfare e sventolio<br />
<strong>di</strong> ban<strong>di</strong>ere che ci hanno<br />
<strong>di</strong>pinto per anni; né<br />
30<br />
la realizzazione tar<strong>di</strong>va<br />
<strong>di</strong> un desiderio ra<strong>di</strong>cato<br />
nelle popolazioni della<br />
penisola. Si è trattato<br />
invece <strong>di</strong> un evento<br />
controverso, sanguinoso,<br />
che ha messo contro<br />
italiani e italiani e ha<br />
lasciato <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé uno<br />
strascico irrisolto <strong>di</strong> problemi,<br />
frustrazioni <strong>di</strong> cui<br />
non riusciamo tuttora<br />
a liberarci; come fosse<br />
un trauma collettivo<br />
che non superiamo perché<br />
abbiamo rimosso il<br />
ricordo della sua causa.<br />
[…]<br />
Davanti a questo dato <strong>di</strong><br />
fatto, abbiamo due possibilità.<br />
Una, continuare a nascondere<br />
la testa nella<br />
sabbia e bere una ricostruzione<br />
della storia<br />
parziale, retorica e – <strong>di</strong>ciamola<br />
tutta – oramai<br />
un ferrovecchio[…].<br />
La seconda opzione, iniziare<br />
a rispolverare anche<br />
le ragioni degli<br />
sconfitti; leggere le loro<br />
testimonianze; non necessariamentecon<strong>di</strong>videre,<br />
ma quantomeno<br />
stare ad ascoltare. E cercare<br />
finalmente <strong>di</strong> capire<br />
da dove veniamo: l’unica<br />
cosa rispettabile che<br />
un popolo serio possa<br />
fare”. (prefazione a “Un<br />
viaggio da Bocca<strong>di</strong>falco<br />
a Gaeta” <strong>di</strong> Giuseppe<br />
Buttà)<br />
“Capire da dove veniamo”<br />
per comprendere i<br />
problemi che ancora caratterizzano<br />
il nostro Paese:<br />
“questa <strong>di</strong>visione<br />
si è ripresentata in tutte<br />
le forme che la nostra<br />
storia successiva ha conosciuto,<br />
passando ovviamente<br />
attraverso fascismo<br />
e antifascismo e<br />
arrivando fino ai giorni<br />
nostri” afferma Martore.<br />
Ed è proprio per questo<br />
che è necessario non <strong>di</strong>menticare<br />
né nascondere<br />
gli aspetti più tragici e<br />
contrad<strong>di</strong>ttori della Nostra<br />
storia. Non per calpestare<br />
il Risorgimento<br />
in quanto tale, ma piuttosto<br />
per capire l’origine<br />
<strong>di</strong> quel <strong>di</strong>vario tra Nord<br />
e Sud che mai è stato risolto<br />
e per ritrovare quei<br />
valori che hanno spinto<br />
migliaia <strong>di</strong> “anonimi” a<br />
sostenere la causa italiana.<br />
Un monito a riprendere<br />
in mano la storia,<br />
a riprendere il processo<br />
<strong>di</strong> unificazione in quei<br />
punti in cui non è stato<br />
completato.<br />
Perché a 150 anni dalla<br />
nascita del Regno d’Italia,<br />
in un Paese in cui<br />
sempre <strong>di</strong> più si parla <strong>di</strong><br />
“in<strong>di</strong>pendenza della Padania”<br />
e in cui si “baratta”<br />
la festa per la celebrazione<br />
del 150° anniversario<br />
dell’Unità d’Italia con<br />
una festa regionale, quei<br />
valori sembrano scomparsi:<br />
e non è certo mitizzando<br />
gli eventi che<br />
possono essere ritrovati.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
32<br />
marzo 2011<br />
32<br />
per non <strong>di</strong>menticare<br />
Il Risorgimento italiano, un avvenimento <strong>di</strong> importanza fondamentale<br />
Non molto tempo<br />
fa, mi è capitato<br />
<strong>di</strong> vedere in televisione<br />
Roberto Benigni<br />
mentre faceva una lezione<br />
<strong>di</strong> storia Italiana in<br />
un noto programma. La<br />
cosa mi ha fatto riflettere.<br />
Perché è così importante<br />
un periodo storico<br />
chiamato “Risorgimento”?<br />
Quale tempesta scatena<br />
nella nostra mente<br />
una parola come quella?<br />
Con “Risorgimento” inten<strong>di</strong>amoletteralmente<br />
rinascita, ritorno alla<br />
vita, molto probabilmente<br />
dalle ceneri <strong>di</strong> un impero<br />
Romano decaduto<br />
secoli prima e dal grande<br />
guazzabuglio causato<br />
dalle <strong>di</strong>visioni delle <strong>di</strong>verse<br />
province sfociate<br />
poi in terribili guerre territoriali.<br />
I fautori <strong>di</strong> questo movimento<br />
culturale (<strong>di</strong><br />
stampo molto romantico)<br />
sono personaggi<br />
che ancora oggi vengono<br />
ricordati senza però<br />
il merito che gli spetta:<br />
voglio <strong>di</strong>re che sono persone<br />
che per contribuire<br />
alla nascita dello stato<br />
Italiano, hanno messo<br />
a repentaglio la loro vita<br />
per un ideale <strong>di</strong> unione,<br />
fratellanza e rispetto, ri-<br />
a cura <strong>di</strong> Alessandro MAGNANI (IVBs)<br />
Mazzini e Garibal<strong>di</strong><br />
valeggiando contro un<br />
consolidato dominio austriaco<br />
che non lasciava<br />
spazio a ideali come<br />
questi.<br />
Per questo motivo nacquero<br />
moti rivoluzionari<br />
<strong>di</strong> un’organizzazione<br />
chiamata “carboneria”,<br />
che non senza problemi<br />
riuscì, nei vari staterelli<br />
che componevano lo stivale,<br />
a strappare piccole<br />
vittorie.<br />
A questa organizzazione<br />
segreta poi si unì un<br />
certo Giuseppe Mazzini,<br />
che fondò la “Giovine Italia”,<br />
un altro movimento<br />
<strong>di</strong> stampo patriottico<br />
per dar vita ad uno stato<br />
Italiano. Purtroppo ogni<br />
moto fu represso, ma ormai<br />
la ruota stava girando,<br />
e non sarebbe mancato<br />
molto al grande<br />
avvenimento. Cominciarono<br />
così le guerre <strong>di</strong> In<strong>di</strong>pendenza,<br />
<strong>di</strong> cui la prima<br />
persa contro lo stato<br />
austriaco, nel 1848, scatenata<br />
dalla rivolta delle<br />
cinque giornate <strong>di</strong> Milano<br />
(in cui si ottenne una<br />
vittoria non in<strong>di</strong>fferente).<br />
Dopo la II guerra d’in<strong>di</strong>pendenza<br />
il meccanismo<br />
portò alla spe<strong>di</strong>zione dei<br />
Mille <strong>di</strong> Giuseppe Garibal<strong>di</strong>,<br />
il quale, risalendo<br />
l’Italia, tolse ai Borboni i<br />
loro posse<strong>di</strong>menti. Finalmente<br />
Vittorio Emanuele<br />
II fu eletto non Re degli<br />
Italiani, ma Re d’Italia,<br />
“per grazia <strong>di</strong> Dio e volontà<br />
della nazione”, era<br />
il 1861, proprio 150 anni<br />
fa, ed ecco il motivo per<br />
cui ricordare questo importante<br />
avvenimento,<br />
forse troppo trascurato.<br />
Non bisogna fare altro<br />
che ringraziare personaggi<br />
come quelli citati,<br />
che potrebbero essere<br />
benissimo ragazzi della<br />
nostra età, che combattendo<br />
in nome <strong>di</strong> un<br />
ideale hanno dato la loro<br />
vita affinché noi potessimo<br />
godere <strong>di</strong> uno stato<br />
tutto nostro, forse ancora<br />
troppo <strong>di</strong>viso ideologicamente,<br />
ma sempre il<br />
più bello <strong>di</strong> tutti.
FALCONEXPRESS<br />
33<br />
Dal 18 febbraio <strong>di</strong><br />
quest´anno, il 17<br />
marzo 2011 è festività<br />
nazionale.<br />
Il Consiglio dei Ministri<br />
ha ratificato la legittimità<br />
della festa per i 150<br />
anni dalla Proclamazione<br />
del Regno d´Italia,<br />
avvenuta a Torino il 17<br />
marzo 1861. Nonostante<br />
il parere favorevole <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />
ministri e del Capo<br />
dello Stato, raggiungere<br />
questa decisione non<br />
è stato facile. La polemica<br />
politica è scoppiata<br />
subito dopo le <strong>di</strong>chiarazioni<br />
rilasciate il 4 febbraio<br />
da Emma Marcegaglia,<br />
secondo la quale<br />
l´assenza dei lavoratori<br />
nelle fabbriche avrebbe<br />
comportato una per<strong>di</strong>ta<br />
<strong>di</strong> 4 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro<br />
per le già provate imprese<br />
italiane. A fianco della<br />
Presidente <strong>di</strong> Confindustria<br />
si sono poi schierati<br />
il segretario della Cisl<br />
Raffaele Bonanni e <strong>di</strong>versi<br />
parlamentari della<br />
Lega Nord, tra i quali<br />
il governatore del Veneto<br />
Luca Zaia. Ricordando<br />
come nel 1976 il governo<br />
Andreotti abbia cancellato<br />
la Festa della Repubblica<br />
del 2 giugno<br />
perché “gli italiani dove-<br />
33<br />
17 marzo 2011<br />
Quando l´unità <strong>di</strong>venta un incentivo alla <strong>di</strong>visione<br />
a cura <strong>di</strong> Jacopo GHIDINI (VAs)<br />
ilÊ PresidenteÊ della<br />
provinciaÊ autonoma<br />
<strong>di</strong> Bolzano<br />
LuisÊ Durnwalder<br />
vano lavorare”, Zaia si è<br />
detto contrario alla festività<br />
del 17 marzo, per<br />
poi precisare che deve<br />
esserci la “massima libertà<br />
<strong>di</strong> coscienza”. Espressamente<br />
contrario ai festeggiamenti<br />
anche il<br />
Presidente della provincia<br />
autonoma <strong>di</strong> Bolzano<br />
Luis Durnwalder, che<br />
l´8 Febbraio ha <strong>di</strong>chiarato:<br />
‘’Nulla da contestare<br />
ai moti Ottocenteschi<br />
ed alla figura <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong><br />
, ma per Bolzano l’anniversario<br />
rappresenta<br />
ben altro: ricorda anche<br />
la separazione dalla<br />
madrepatria austriaca<br />
e perciò non prenderemo<br />
parte alle celebrazioni’’.<br />
L´intervista a Durnwalder<br />
ha scatenato un<br />
putiferio politico: dopo<br />
il duro monito da parte<br />
del Presidente della<br />
Repubblica Napolitano,<br />
che ha espresso sorpresa<br />
e rammarico, sono<br />
arrivate le reazioni in<strong>di</strong>gnate<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi esponenti<br />
dell´opposizione<br />
e anche il Ministro della<br />
Difesa La Russa è andato<br />
su tutte le furie. Dei molti<br />
che si sono scagliati<br />
contro Durnwalder, alcuni<br />
hanno poi <strong>di</strong>chiarato<br />
<strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre il progetto<br />
<strong>di</strong> cancellare la Festa<br />
della Repubblica del 2<br />
giugno, sostituendola<br />
con i festeggiamenti del<br />
17 marzo. Ritengo una<br />
simile ipotesi alquanto<br />
priva <strong>di</strong> senso: premettendo<br />
l´importanza del<br />
senso <strong>di</strong> appartenenza<br />
alla propria nazione,<br />
perché dovremmo noi<br />
subor<strong>di</strong>nare ad esso la<br />
fedeltà verso i valori <strong>di</strong>fesi<br />
dalla Repubblica Italiana?<br />
Non sarebbe forse<br />
meglio, se non per il<br />
sentimento d´unità nazionale,<br />
porre fine a tutte<br />
queste polemiche<br />
almeno in nome del rispetto<br />
reciproco e della<br />
tolleranza, entrambi<br />
<strong>di</strong>fesi dalla Costituzione<br />
Repubblicana?
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
36<br />
marzo 2011<br />
Piazza Cavour, corso<br />
Vittorio Emanuele<br />
II, via Garibal<strong>di</strong>,<br />
via Mazzini, largo<br />
Risorgimento: non c’è<br />
città o paese in questa<br />
nostra nazione che non<br />
celebri questi personaggi<br />
e questi avvenimenti.<br />
Si tratterebbe quin<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui e fatti degni<br />
<strong>di</strong> essere ricordati e apprezzati<br />
da chiunque.<br />
A nessuno infatti verrebbe<br />
in mente <strong>di</strong> intitolare<br />
una via ad Adolf<br />
Hitler o una piazza alla<br />
“pulizia etnica” dei tempi<br />
più recenti. Da un po’<br />
<strong>di</strong> tempo a questa parte,<br />
però, il Risorgimento<br />
italiano con tutti i suoi<br />
eroi è stato smembrato<br />
pezzo per pezzo, e<br />
del mito che ancora sopravvive<br />
nei libri <strong>di</strong> storia<br />
propinati agli inconsapevoli<br />
studenti italiani<br />
dalle scuole elementari<br />
all’università, è rimasto<br />
poco <strong>di</strong> cui andare fieri,<br />
e quel poco rimanda ai<br />
nostri giorni con preoccupante<br />
attualità e chiaroveggenza.<br />
Sono rimaste infatti pagine<br />
ingloriose che rac-<br />
36<br />
FRATELLI D’ITALIA?<br />
L’unità d’Italia: una questione ancora aperta<br />
a cura <strong>di</strong> Michelle GALLI (VAs)<br />
BambiniÊ emigranti<br />
delÊ meri<strong>di</strong>one<br />
contano una storia fatta<br />
<strong>di</strong> corruzione, menzogne<br />
e violenze. Violenze<br />
<strong>di</strong> vario genere furono<br />
commesse soprattutto<br />
con la conquista del<br />
Sud: l’invasione del Regno<br />
delle due Sicilie da<br />
parte prima dei “Mille”<br />
garibal<strong>di</strong>ni e poi delle<br />
truppe del Regno <strong>di</strong> Sardegna,<br />
che si era assunto<br />
il “compito” <strong>di</strong> unificare<br />
la penisola, allora<br />
<strong>di</strong>visa in stati legittimamente<br />
governati dai<br />
propri sovrani, in un’unica<br />
entità politica. Dal<br />
momento che i meri<strong>di</strong>onali<br />
non ne vollero sapere<br />
<strong>di</strong> appartenere al nuovo<br />
Regno, si reagì con<br />
una carneficina, definita<br />
dai conquistatori “repressione<br />
del brigantaggio”.<br />
Fu una guerra civile,<br />
una specie <strong>di</strong> resistenza<br />
partigiana, condotta<br />
da ex-ufficiali del Regno<br />
borbonico rimasti fedeli<br />
al loro re, e dai conta<strong>di</strong>ni<br />
meri<strong>di</strong>onali che avevano<br />
imparato a conoscere il<br />
nuovo Stato soprattutto<br />
per tre motivi: imponeva<br />
la leva obbligatoria,<br />
sottraendo per anni forze<br />
giovani al lavoro dei<br />
campi, fonte della loro<br />
sussistenza; inviava gli<br />
esattori delle tasse per<br />
svuotare le tasche della<br />
gente e cercare così <strong>di</strong><br />
coprire il deficit del Regno<br />
<strong>di</strong> Sardegna, indebitatosi<br />
fino all’osso per le<br />
“guerre <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenza”;<br />
arrestava i sacerdoti<br />
e proibiva le processioni<br />
ferendo profondamente<br />
l’identità religiosa della<br />
popolazione meri<strong>di</strong>onale.<br />
Si apriva così ufficialmente<br />
la questione meri<strong>di</strong>onale.<br />
In alcuni paesi gli insorti<br />
si chiamano briganti,<br />
in altri patrioti. Il più
FALCONEXPRESS<br />
37<br />
delle volte non c’è <strong>di</strong>fferenza<br />
tra i termini se alla<br />
ra<strong>di</strong>ce dell’agire <strong>di</strong> queste<br />
persone c’è il desiderio<br />
<strong>di</strong> essere protagonisti<br />
del proprio futuro. Sta <strong>di</strong><br />
fatto che questi patrioti/briganti<br />
furono sterminati<br />
con un eccezionale<br />
impiego <strong>di</strong> forze e<br />
<strong>di</strong> mezzi. Metà dell’esercito<br />
piemontese fu spe<strong>di</strong>to<br />
al Sud e, pochi mesi<br />
dopo l’avvio delle operazioni<br />
militari, i risultati<br />
ottenuti nel napoletano<br />
furono strabilianti:<br />
8968 fucilati, tra i quali<br />
64 preti e 22 frati; 10604<br />
feriti; 7112 prigionieri;<br />
918 case bruciate; 6<br />
paesi interamente arsi;<br />
2905 famiglie perquisite;<br />
12 chiese saccheggiate;<br />
13629 deportati;<br />
1428 comuni in stato<br />
d’asse<strong>di</strong>o (dati forniti dal<br />
generale Cial<strong>di</strong>ni, allora<br />
a capo delle operazioni<br />
militari; Roberto Spataro<br />
Stu<strong>di</strong>o Teologico Salesiano,<br />
Gerusalemme). Cifre<br />
destinate ad aumentare<br />
vertiginosamente.<br />
quando la guerra civile<br />
finì la popolazione meri<strong>di</strong>onale<br />
reagì in un altro<br />
modo: fuggì. Emigrò<br />
in America. Tra il 1876 e<br />
il 1914 se ne andarono<br />
ben 14 milioni <strong>di</strong> italiani.<br />
Niente male come adesione<br />
a quell’ideale risor-<br />
37<br />
gimentale sban<strong>di</strong>erato<br />
dai Savoia.<br />
È davvero uno strano<br />
popolo quello italiano.<br />
Senza memoria e senza<br />
attenzione per la propria<br />
storia, senza curiosità<br />
per il proprio passato.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un qualunquismo<br />
generalizzato<br />
che ha messo profonde<br />
ra<strong>di</strong>ci anche nelle nuove<br />
generazioni smarrite<br />
nell’idea perversa <strong>di</strong> successo.<br />
A metà Ottocento si<br />
pensava ad un’Italia unita<br />
nelle sue <strong>di</strong>versità.<br />
Oggi che questo nostro<br />
giovane stato si prepara,<br />
un po’ troppo enfaticamente,<br />
a celebrare<br />
i centocinquant’anni<br />
dalla propria fondazione,<br />
sarebbe interessante<br />
proporre un pensiero<br />
sull’importanza della<br />
“memoria” per realizzare<br />
la speranza <strong>di</strong> un futuro<br />
migliore.<br />
Riconoscerci nelle nostre<br />
<strong>di</strong>versità, ma nello<br />
stesso tempo puntare<br />
sulla nostra unità: siamo<br />
infatti mantovani, cremonesi,<br />
siciliani, veneti,<br />
toscani, piemontesi, sar<strong>di</strong>,<br />
lombar<strong>di</strong>, campani e<br />
laziali, ma prima <strong>di</strong> tutto<br />
italiani. Se la celebrazione<br />
dell’Unità d’Italia dovesse<br />
veramente avere<br />
un senso e sfuggire così<br />
alla demagogia, dovrebbe<br />
avere un progetto <strong>di</strong><br />
approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> tutte<br />
le storie che compongono<br />
questo paese bellissimo,<br />
gettato come<br />
ponte nel Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
in <strong>di</strong>alogo da millenni<br />
tra Oriente e Occidente.<br />
L’Italia può essere considerata<br />
come un’Europa<br />
in miniatura per la<br />
presenza <strong>di</strong> tante culture<br />
<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong>sseminate<br />
tra le Alpi ed il Me<strong>di</strong>terraneo<br />
con una civiltà<br />
plasmata dai valori del<br />
cristianesimo.<br />
L’unico monumento che<br />
si potrebbe innalzare<br />
all’Unità d’Italia sarebbe<br />
la realizzazione <strong>di</strong> un<br />
solido impianto federalista,<br />
che non si ripieghi<br />
nel piccolo egoistico nazionalismo<br />
che viene attualmente<br />
proposto, ma<br />
che sia aperto, solidale,<br />
in grado <strong>di</strong> valorizzare<br />
il meglio <strong>di</strong> ogni peculiarità/particolaritàregionale.<br />
Il vantaggio <strong>di</strong><br />
un’unica appartenenza<br />
sta infatti nel rispetto<br />
del valore dell’interculturalità.<br />
La speranza è che la<br />
classe politica che ci governa,<br />
che da tempo sta<br />
lavorando e collaborando<br />
al <strong>di</strong>sastro sociale ed<br />
economico del nostro<br />
paese, riesca a ridare <strong>di</strong>-
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
38<br />
marzo 2011<br />
gnità ai sessanta milioni<br />
<strong>di</strong> italiani in Patria e agli<br />
altrettanti <strong>di</strong>scendenti<br />
dei quattor<strong>di</strong>ci milioni<br />
<strong>di</strong> emigranti che tra il<br />
1876 e il 1914 lasciarono<br />
l’Italia.<br />
La retorica celebrativa<br />
non serve a colmare<br />
i buchi <strong>di</strong> un’azione politica<br />
inesistente, <strong>di</strong> una<br />
società civile <strong>di</strong>stratta e<br />
<strong>di</strong> un impegno pubblico<br />
insufficiente.<br />
Non è un caso che a<br />
poco più <strong>di</strong> vent’anni<br />
dalla caduta del muro<br />
<strong>di</strong> Berlino, la Germania<br />
sia riuscita a “risa-<br />
38<br />
nare” gli ex territori comunisti,<br />
mentre dopo<br />
centocinquanta anni la<br />
questione meri<strong>di</strong>onale<br />
e non solo, rappresenti<br />
ancora per l’Italia un<br />
vicolo cieco senza via<br />
d’uscita. Gravano sulle<br />
spalle della nostra Patria<br />
profonde <strong>di</strong>visioni<br />
e contrapposizioni frutto<br />
<strong>di</strong> scelte non compiute.<br />
Così, neanche il<br />
17 marzo, che ricorda la<br />
proclamazione del Regno<br />
d’Italia sembra potere<br />
davvero unirci tutti<br />
almeno per un giorno.<br />
Questo la <strong>di</strong>ce lun-<br />
ga sulle con<strong>di</strong>zioni della<br />
politica italiana e sulle<br />
sue effettive capacita e<br />
possibilità <strong>di</strong> ripresa.<br />
Fare l’Italia senza fare<br />
gli italiani prima è ancora<br />
una questione aperta.<br />
Allora un invito: se abbiamo<br />
un tricolore<br />
esponiamolo alla finestra<br />
delle nostre case<br />
il 17 marzo. Sarà un<br />
modo per sentirci uniti<br />
una volta tanto <strong>di</strong>verso<br />
da quello che ci vede<br />
uniti solo quando vince<br />
la nazionale <strong>di</strong> calcio!<br />
Buon 17 marzo a tutti.
FALCONEXPRESS<br />
39<br />
La preparazione<br />
delle celebrazioni<br />
dei 150 anni<br />
dell´Unità d´Italia è<br />
ormai avviata, con una<br />
serie <strong>di</strong> eventi che percorreranno<br />
tutto l´anno<br />
2011, culminando il 17<br />
marzo, data della proclamazione<br />
ufficiale del<br />
nuovo Stato avvenuta a<br />
Torino. La ricorrenza potrebbe<br />
essere<br />
l´occasione per ripensare<br />
al ruolo e alla presenza<br />
delle donne nel<br />
percorso storico che ha<br />
portato all´unificazione.<br />
Esse hanno<br />
contribuito in modo rilevante<br />
e originale al Risorgimento,<br />
come più<br />
tar<strong>di</strong> alla Resistenza. Ma<br />
non ci sono nei libri <strong>di</strong><br />
storia.<br />
Si può provare a smascherare<br />
la rappresentazione<br />
tutta maschile<br />
dell´unificazione nazionale?<br />
Purtroppo il contesto<br />
della restaurazione postnapoleonica<br />
contribuì<br />
inizialmente a soffocare<br />
le istanze femminili che<br />
si erano sviluppate<br />
durante l´Illuminismo e<br />
la Rivoluzione francese,<br />
ristabilendo<br />
39<br />
le donne nel risorgimento<br />
Fra Patria e amori<br />
a cura <strong>di</strong> Sara TEBALDINI (IVAitc)<br />
un´organizzazione familiare<br />
<strong>di</strong> stampo patriarcale<br />
e delegando<br />
l´educazione delle donne<br />
alle “oblate”, donne<br />
che dopo aver ceduto i<br />
loro beni ai monasteri,<br />
vestivano l´abito senza<br />
prendere i voti, e che<br />
inevitabilmente perpetuavano<br />
una morale<br />
conservatrice. Le uniche<br />
donne<br />
che potevano avere una<br />
certa importanza erano<br />
quelle appartenenti<br />
all´élite politica e culturale<br />
che si <strong>di</strong>stingueva<br />
per gesta eroiche,<br />
nelle arti o nelle scienze,<br />
mentre le altre erano relegate<br />
all´ambito<br />
familiare con<br />
un´istruzione mirata<br />
solo alla loro formazione<br />
come<br />
mogli e madri. Fra le<br />
molteplici storie <strong>di</strong> donne,<br />
ho deciso <strong>di</strong><br />
riportare quella <strong>di</strong> Virginia<br />
Oldoini, la contessa<br />
<strong>di</strong> Castiglione.<br />
Virginia Oldoini Verasis<br />
nasce a Firenze il 22<br />
marzo 1837 dalla<br />
Marchesa Isabella Lamporecchi<br />
e dal Marchese<br />
Filippo Oldoini <strong>di</strong> La<br />
Spezia. Appena giovi-<br />
LaÊ Contessa<br />
<strong>di</strong>Ê Castiglione<br />
netta, all’età <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciassette<br />
anni, la bella<br />
Virginia, che tutti chiamano<br />
“Virginicchia” e poi<br />
semplicemente<br />
“Nicchia”, va in sposa al<br />
Conte Francesco Verasis<br />
Asinari <strong>di</strong><br />
Costigliole d’Asti e Castiglione<br />
Tinella, <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci<br />
anni più anziano<br />
<strong>di</strong> lei. La coppia si trasferisce<br />
in Piemonte e vive<br />
per lo più a<br />
Torino dove nasce il loro<br />
figlio Giorgio. Ma la vita<br />
coniugale non fa per lei;<br />
la Contessa, considerata<br />
da tutti una delle donne<br />
più belle<br />
d’Europa, è molto più attratta<br />
dalla vita <strong>di</strong> corte
ALCONEXPRESS<br />
40<br />
marzo 2011<br />
Cavour<br />
e pare che perfino<br />
Re Vittorio Emanuele<br />
la circon<strong>di</strong> <strong>di</strong> attenzioni.<br />
Virginia è bellissima:<br />
a Parigi la <strong>di</strong>cono alta,<br />
slanciata, con lunghi capelli<br />
bion<strong>di</strong> a spire,<br />
il viso delicatamente<br />
ovale, la bocca perfetta<br />
a volte atteggiata a<br />
sorrisi perlopiù tristi; la<br />
bella voce da contralto,<br />
armoniosa, lascia<br />
molti spazi a silenzi eloquenti<br />
che la rendono<br />
insondabilmente<br />
misteriosa. Gli occhi devono<br />
essere veramente<br />
straor<strong>di</strong>nari: chi li<br />
descrive <strong>di</strong> un verde<br />
cupo e chi ad<strong>di</strong>rittura<br />
viola. Stupende le mani<br />
ed<br />
altrettanto la pelle bianca<br />
e delicata. Nessuno<br />
poté sfuggire,<br />
vedendola, ad un senti-<br />
40<br />
mento vivo ed involontario<br />
<strong>di</strong> ammirazione.<br />
Virginia è donna <strong>di</strong> mondo,<br />
abile nel <strong>di</strong>stricarsi<br />
tra feste e impegni<br />
politici e <strong>di</strong> lei si ricorda<br />
Camillo Benso Conte <strong>di</strong><br />
Cavour che, al<br />
momento <strong>di</strong> convincere<br />
l’Imperatore <strong>di</strong> Francia<br />
Napoleone III a<br />
simpatizzare per la causa<br />
italiana, la invia a Parigi<br />
come<br />
“ambasciatrice” dell’Italia.<br />
A Parigi Virginia non<br />
tra<strong>di</strong>sce le<br />
aspettative e svolge alla<br />
perfezione il suo compito;<br />
pare infatti che<br />
sia stata proprio lei a<br />
convincere l’Imperatore<br />
<strong>di</strong> Francia ad invitare<br />
anche l’Italia al trattato<br />
<strong>di</strong> pace dopo la guerra<br />
<strong>di</strong> Crimea, trattato<br />
in cui Cavour poté farsi<br />
ascoltare da una platea<br />
internazionale.<br />
Insomma, il Re dei francesi<br />
fu travolto dallo<br />
splendore della nostra<br />
Contessa, la quale compirà<br />
il suo lavoro <strong>di</strong> “<strong>di</strong>plomatica<br />
particolare”.<br />
Lo testimoniano le parole<br />
dello stesso Cavour<br />
“Una bella contessa è<br />
stata arruolata nella <strong>di</strong>plomazia<br />
piemontese. Io<br />
l’ho invitata a<br />
civettare, se le riesce, a<br />
sedurre l’imperatore. In<br />
caso <strong>di</strong> successo<br />
le ho promesso che<br />
chiederò, per suo fratello,<br />
l’incarico <strong>di</strong><br />
segretario a Pietroburgo.<br />
Ieri con <strong>di</strong>screzione<br />
ha cominciato la sua<br />
missione, al concerto<br />
delle Tuileries” . Dopo il<br />
periodo <strong>di</strong> massimo<br />
splendore arriva però<br />
anche quello della decadenza:<br />
<strong>di</strong>versi fatti tra<br />
il politico ed il mondano,<br />
la fanno cadere in <strong>di</strong>sgrazia.<br />
Virginia vive<br />
gli ultimi anni della sua<br />
vita tra l’Italia e Parigi. Il<br />
28 Novembre<br />
1899, all’alba del nuovo<br />
secolo, moriva nella sua<br />
casa <strong>di</strong> Parigi.<br />
Subito dopo la sua morte<br />
la polizia e i servizi segreti<br />
frugarono tra<br />
le sue carte e bruciarono<br />
tutte le lettere e i documenti<br />
a lei inviati<br />
dalle massime personalità<br />
del tempo, re, politici,<br />
papi e banchieri.<br />
E’ sepolta al Père Lachaise,<br />
il cimitero monumentale<br />
<strong>di</strong> Parigi , come<br />
aveva or<strong>di</strong>nato il Re Umberto<br />
I.<br />
La figura della Contessa<br />
fu quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> rilievo in alcuni<br />
passi della<br />
nostra storia militare ma<br />
fu anche molto influente<br />
per il costume<br />
dell’epoca con le sue<br />
apparizioni e con il suo<br />
protagonismo
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
44<br />
marzo 2011<br />
Vogliano le donne<br />
felici ed onorate<br />
dei tempi avvenire<br />
rivolgere tratto tratto il<br />
pensiero ai dolori ed alle<br />
umiliazioni delle donne<br />
che le precedettero nella<br />
vita, e ricordare con qualche<br />
gratitu<strong>di</strong>ne i nomi <strong>di</strong><br />
quelle che loro apersero<br />
e prepararono la via alla<br />
non mai prima goduta,<br />
forse appena sognata, felicità!<br />
Celebre frase <strong>di</strong> Cristina<br />
<strong>di</strong> Belgioioso, donna<br />
che in epoca risorgimentale<br />
si ribella ai principi e<br />
ai doveri su cui la società<br />
milanese si fonda; infatti<br />
è la prima donna che<br />
rifiuta l’uomo scelto dal<br />
padre in matrimonio per<br />
ragioni politico-<strong>di</strong>nastiche<br />
scappando così dalla<br />
propria città natale.<br />
Dopo aver viaggiato in<br />
<strong>di</strong>versi paesi, colpita dalla<br />
povertà e dall’ignoranza<br />
della gente, si improvvisa<br />
riformatrice<br />
sociale prima per finire<br />
in seguito alla testa <strong>di</strong><br />
200 rivoluzionari coinvolti<br />
nello sciopero del<br />
tabacco.<br />
Possiamo ricollegare<br />
questa figura <strong>di</strong> donna<br />
moderna all’evento<br />
che nel 1908 ha dato poi<br />
44<br />
le donne nel risorgimento<br />
Effetto DONNA<br />
a cura <strong>di</strong> Giulia ANELLI, Francesca GROSSI, Benedetta RAVAGNA (IIIAs)<br />
CristinaÊ <strong>di</strong>Ê<br />
Belgioioso<br />
origine all’attuale “festa<br />
della donna”.<br />
Un gruppo <strong>di</strong> operaie<br />
<strong>di</strong> un industria tessile<br />
<strong>di</strong> New York scioperò<br />
per riven<strong>di</strong>care le terribili<br />
con<strong>di</strong>zioni in cui erano<br />
costrette a lavorare.<br />
Fu proprio l’8 marzo del<br />
medesimo anno che<br />
la proprietà dell’azienda<br />
bloccò le uscite dalla<br />
fabbrica impedendo alle<br />
operaie <strong>di</strong> uscire. Un incen<strong>di</strong>o<br />
ferisce mortalmente<br />
129 operaie tra<br />
cui italiane ed immigrate.<br />
Questa data vuole ricordare<br />
le oppressioni subite<br />
nel corso dei secoli da<br />
parte <strong>di</strong> tutte la donne e<br />
il punto <strong>di</strong> partenza per<br />
il riscatto della propria<br />
<strong>di</strong>gnità.<br />
Ma come viene festeggiata<br />
questa ricorrenza<br />
dalle donne <strong>di</strong> oggi?<br />
Probabilmente il contesto<br />
politico e sociale<br />
in cui viviamo non aiuta<br />
nel mantenere vivi il<br />
valore ed il profondo significato<br />
del sacrificio <strong>di</strong><br />
queste donne.<br />
Tutto si riduce all’opportunità<br />
per donne sposate<br />
o single <strong>di</strong> ritagliare<br />
lo spazio <strong>di</strong> una sera per<br />
mangiare una pizza in<br />
compagnia e finire poi<br />
in adorazione davanti al<br />
triste spettacolo <strong>di</strong> un<br />
giovane maschio superdotato<br />
che si spoglia davanti<br />
a loro.<br />
Nei decenni passati i<br />
movimenti femministi<br />
manifestavano e lottavano<br />
per la parità tra i<br />
sessi e per l’in<strong>di</strong>pendenza<br />
della donna! ma era<br />
questo quello che chiedevano<br />
quelle donne in<br />
piazza? Era questa la libertà<br />
in cui speravano? .<br />
Nel nostro tempo sembra<br />
un dato <strong>di</strong> fatto che<br />
la donna sia ormai parificata<br />
in tutto e per tutto<br />
all’uomo, pur essendo<br />
manifestamente palese<br />
che nella realtà è ancora<br />
soggetta a continue <strong>di</strong>
FALCONEXPRESS<br />
45<br />
scriminazioni in ambito<br />
lavorativo e sociale.<br />
Grazie anche all’azione<br />
<strong>di</strong>rompente dei me<strong>di</strong>a,<br />
del cinema, e <strong>di</strong> trasmissioni<br />
demenziali, ancora<br />
troppo spesso la donna<br />
viene usata ed esibita<br />
per la sua fisicità come<br />
fosse un bell’involucro<br />
da mostrare senza che a<br />
nessuno interessi il contenuto.<br />
D’ altro canto una nuova<br />
generazione <strong>di</strong> giovani<br />
arriviste <strong>di</strong>sposte a<br />
tutto (o quasi) in cambio<br />
<strong>di</strong> una carriera veloce<br />
senza gavetta o <strong>di</strong> sol<strong>di</strong><br />
facili, non fa nient’altro<br />
45<br />
che facilitare ed incrementare<br />
questo <strong>di</strong>sgustoso<br />
mercato.<br />
Fortunatamente la<br />
donne italiane che si<br />
identificano in questi<br />
modelli sono solo<br />
una piccola minoranza,<br />
mentre nell’anonimato<br />
della vita <strong>di</strong> tutti i giorni<br />
sta nascendo nella<br />
coscienza <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong><br />
italiane, la consapevolezza<br />
che la donna sta<br />
<strong>di</strong>ventando sempre più<br />
la cellula in<strong>di</strong>spensabile<br />
e fondamentale <strong>di</strong><br />
una società che desidera<br />
riscattarsi da uno stato<br />
<strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento e <strong>di</strong><br />
degrado che ci sta togliendo<br />
qualsiasi etica<br />
morale.<br />
A questo proposito<br />
abbiamo accolto con<br />
simpatia e profondo<br />
coinvolgimento la manifestazione<br />
“se non ora<br />
quando?”del 13 febbraio,<br />
pensata ed organizzata<br />
da sole donne intellettuali,<br />
del mondo<br />
dello spettacolo e della<br />
politica al quale hanno<br />
risposto centinaia <strong>di</strong><br />
migliaia <strong>di</strong> donne <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa<br />
età e astrazione<br />
sociale nell’intento <strong>di</strong><br />
far sentire la loro voce<br />
all’unisono.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
46<br />
marzo 2011<br />
Si celebra quest’anno<br />
il 150° anniversario<br />
dell’Unità<br />
d’Italia, <strong>di</strong> cui Garibal<strong>di</strong><br />
è certamente la figura<br />
più popolare; è, infatti,<br />
riuscito a conquistare<br />
tutto il Mezzogiorno italiano,<br />
governato all’epoca<br />
dai Borbone, guidando<br />
la spe<strong>di</strong>zione dei<br />
Mille.<br />
La figura <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> è<br />
stata per molti aspetti<br />
mitizzata ed è sicu-<br />
46<br />
la spe<strong>di</strong>zione dei mille<br />
Tra mito e realtà<br />
a cura <strong>di</strong> Sara MORBINI (VBss)<br />
ramente considerato<br />
l’eroe del Risorgimento.<br />
Ma ci si limita molto<br />
spesso a questa visione,<br />
non si analizza la situazione<br />
in modo più approfon<strong>di</strong>to.<br />
Come è possibile che<br />
Garibal<strong>di</strong> con solo 1000<br />
volontari, quin<strong>di</strong> non<br />
soldati <strong>di</strong> professione,<br />
riesca a neutralizzare in<br />
così poco tempo il più<br />
grande regno presente<br />
in Italia? Un’impresa<br />
epocale e per certi versi<br />
da far invi<strong>di</strong>a a Chuck<br />
Norris.<br />
Per fare chiarezza su<br />
come realmente sono<br />
andate gli avvenimenti<br />
è opportuno consulta-<br />
Battaglia <strong>di</strong> Calatafimi<br />
(15Ê maggioÊ 1860)<br />
Le truppe borboniche<br />
erano ben piazzate sulle<br />
alture del colle, in posizione<br />
favorevole, ottimamente<br />
armate e<br />
supportate da due moderni<br />
pezzi <strong>di</strong> artiglieria<br />
da campagna ed un reparto<br />
<strong>di</strong> cavalleria. All’opposto,<br />
i Garibal<strong>di</strong>ni si trovavano<br />
nelle posizioni<br />
sottostanti, senza l’appoggio<br />
<strong>di</strong> cavalleria e dotati<br />
<strong>di</strong> armamenti superati<br />
e fatiscenti. Ma<br />
quando le soverchianti<br />
forze borboniche erano<br />
sul punto <strong>di</strong> vincere, il<br />
generale Lan<strong>di</strong>, inaspettatamente<br />
or<strong>di</strong>nò la ritirata,<br />
cogliendo <strong>di</strong> sorpresa<br />
persino l’eroe dei due<br />
mon<strong>di</strong>.<br />
Il generale ricevette, l’anno<br />
successivo, la pensione<br />
dal governo italiano,<br />
mentre i suoi figli - già<br />
ufficiali dell’esercito borbonico,<br />
venivano arruolati<br />
nell’esercito del neonato<br />
Stato italiano
FALCONEXPRESS<br />
47<br />
re <strong>di</strong>verse fonti, alcune<br />
delle quali scritte da persone<br />
coinvolte in prima<br />
persona nella vicenda.<br />
È il caso, ad esempio,<br />
<strong>di</strong> don Giuseppe Buttà,<br />
cappellano militare<br />
nell’esercito <strong>di</strong> Francesco<br />
II, autore de Il viaggio<br />
da Bocca<strong>di</strong>falco a<br />
Gaeta – memorie della<br />
rivoluzione dal 1860 al<br />
1861.<br />
L’autore con quest’opera<br />
intende <strong>di</strong>mostrare<br />
come la caduta dei Borbone<br />
non avvenne per<br />
il valore delle armi garibal<strong>di</strong>ne<br />
o piemontesi<br />
ma unicamente per<br />
l’incompetenza e il tra<strong>di</strong>mento<br />
<strong>di</strong> alcuni comandanti<br />
militari. Don<br />
Giuseppe Buttà fu testimone<br />
oculare degli<br />
eventi più importanti<br />
del periodo e ne fornisce<br />
una ricostruzione<br />
oggettiva.<br />
L’autore sottolinea la superiorità<br />
numerica e militare<br />
dell’esercito borbonico,<br />
comandato,<br />
però, da generali corrotti<br />
e favorevoli alla causa<br />
piemontese, che, in momenti<br />
in cui la vittoria<br />
borbonica sembrava ormai<br />
certa, or<strong>di</strong>narono la<br />
ritirata ai propri soldati.<br />
Un esempio, tra i tanti<br />
proposti da Buttà, <strong>di</strong><br />
questo atteggiamento<br />
anti-borbonico, è quello<br />
dello sbarco a Marsala<br />
dei garibal<strong>di</strong>ni. Il re ave-<br />
47<br />
va, a questo proposito,<br />
incaricato il comandante<br />
della flotta napoletana,<br />
Caracciolo, <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re<br />
lo sbarco. Ma la mattina<br />
stessa egli abbandonò<br />
<strong>di</strong> proposito le proprie<br />
posizioni sul porto e,<br />
solo a sbarco avvenuto,<br />
cominciò a intervenire.<br />
Il cammino <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong><br />
da Marsala a Gaeta fu<br />
spianato, inoltre, da un<br />
altro generale borbonico,<br />
Lan<strong>di</strong>, che in <strong>di</strong>verse<br />
battaglie or<strong>di</strong>nò la ritirata<br />
ai suoi, proprio quando<br />
avevano in pugno la<br />
vittoria. Atteggiamento,<br />
questo, che suscitò<br />
molta rabbia e angoscia<br />
in Francesco II, impotente<br />
<strong>di</strong> fronte allo sviluppo<br />
delle vicende. A<br />
Lan<strong>di</strong> succedettero altri<br />
generali, Lanza e Ritucci<br />
per citarne solo alcuni,<br />
ma tutti o inerti o<br />
tra<strong>di</strong>tori. Un altro importante<br />
ruolo fu quello<br />
giocato dalla Camorra,<br />
quando Garibal<strong>di</strong> era<br />
ormai riuscito a entrare<br />
in Campania. Gli uomini<br />
<strong>di</strong> spicco del potere piemontese<br />
si servirono, infatti,<br />
dell’in<strong>di</strong>spensabile<br />
apporto fornito loro dalla<br />
“setta dei camorristi”.<br />
Essi, <strong>di</strong>visi per quartiere<br />
e per bande, assalivano<br />
i commissariati della<br />
vecchia polizia borbonica<br />
(quella rimasta fedele<br />
al re) e fungevano da<br />
vero e proprio braccio<br />
armato del Governo piemontese.<br />
L’epilogo della vicenda<br />
è perciò ovvio, il 26 Ottobre1860<br />
a Teano Garibal<strong>di</strong><br />
incontra Vittorio<br />
Emanuele II. L’impresa<br />
era riuscita, e non importava<br />
come, perché<br />
ciò che era veramente<br />
importante era che<br />
l’Unità d’Italia era stata<br />
raggiunta, con le successive<br />
conseguenze che<br />
questo comportò.<br />
LiborioÊ Romano<br />
... opportunismo e spregiu<strong>di</strong>catezza<br />
cancellano ogni forma<br />
<strong>di</strong> pudore e <strong>di</strong> decenza,<br />
tanto da bollarlo per sempre<br />
come il più classico dei voltagabbana.<br />
Eppure, l’uomo<br />
possedeva doti notevoli, che<br />
lo facevano naturalmente<br />
emergere nello squallido panorama<br />
dei ministri e dei burocrati<br />
napoletani.<br />
Pier Giusto Jaeger<br />
Francesco II <strong>di</strong> Borbone,<br />
l’ultimo re <strong>di</strong> napoli
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
48<br />
marzo 2011<br />
48<br />
150 anni d’Italia<br />
La mia classifica in 10 punti delle gran<strong>di</strong> personalità italiane<br />
a cura <strong>di</strong> Angelo BADINELLI (ex studente)<br />
Nella storia e tra<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> ogni paese,<br />
da sempre,<br />
sono presenti personaggi<br />
che hanno rappresentato<br />
un vero e proprio<br />
esempio o guida.<br />
In centocinquanta anni<br />
l’Italia ha visto dei veri<br />
e propri eroi che hanno<br />
fatto grande il nostro Paese.<br />
Quando Fabrizio Copertino<br />
mi ha chiesto <strong>di</strong><br />
scrivere un articolo sull’ an-<br />
niversario dell’unità d’Italia,<br />
ho pensato <strong>di</strong> stilare una<br />
top 10, nella quale sono elencate<br />
persone, o gruppi <strong>di</strong><br />
persone, che, secondo me,<br />
hanno fatto grande il nostro<br />
paese. Quin<strong>di</strong> partiamo.<br />
DECIMA POSIZIONE: Goffredo Mameli. Morto molto<br />
prima del 1861, è famosissimo per il Canto degli Italiani,<br />
scritto nel 1847, <strong>di</strong>ventato poi nostro inno nazionale.<br />
Con il suo canto, musicato da Michele Novaro, molti<br />
italiani si sono uniti, commossi, emozionati. Insomma,<br />
si sono sentiti una nazione.<br />
NONA POSIZIONE: i cantautori. De André, Guccini,<br />
Battisti, De Gregori, Gaber, Gaetano, Vecchioni,…<br />
cantanti, o meglio poeti, che con le loro canzoni esprimono,<br />
o hanno espresso, il lato più vero dell’Italia,<br />
quello <strong>di</strong> tutti i giorni. Hanno lanciato idee, inventato<br />
mode e hanno cambiato la vita <strong>di</strong> molte persone. Molti<br />
<strong>di</strong> loro se ne sono andati da tempo, ma le loro canzoni<br />
rimarranno per sempre!<br />
OTTAVA POSIZIONE: Gabriele D’Annunzio. Nato a<br />
Pescara nel 1863, è stato uno scrittore straor<strong>di</strong>nario, in<br />
grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere delle emozioni. Ma lui è un eroe<br />
per le sue imprese pazzesche. Rifiutata nel 1915 la cattedra<br />
<strong>di</strong> letteratura italiana che prima era stata <strong>di</strong> Pascoli,<br />
si arruolò volontario per partecipare a cinquantadue<br />
anni alla Prima Guerra Mon<strong>di</strong>ale. Nel febbraio<br />
1918 partecipò alla beffa <strong>di</strong> Buccari, nell’agosto dello<br />
stesso anno volò su Vienna lanciando dei volantini inneggianti<br />
la libertà e l’anno dopo, alla guida <strong>di</strong> moltissimi<br />
soldati, occupò Fiume, annettendola al Regno<br />
d’Italia. Morì nel 1938 e, per il grande impegno nei<br />
confronti dell’Italia, Mussolini organizzò i funerali <strong>di</strong><br />
stato per il Vate.<br />
SETTIMA POSIZIONE: i presentatori tv. Mike Bongiorno,<br />
Raimondo Vianello, Corrado, Pippo Baudo<br />
(anche se è ancora in vita) … in<strong>di</strong>menticabili. Questi<br />
sono i maestri della televisione italiana, in grado<br />
<strong>di</strong> portare istruzione e allegria nella case degli italiani<br />
con i quiz, con la Corrida, con la musica, e molti altri<br />
programmi. Ora abbiamo Gerry Scotti, Flavio Insinna,
FALCONEXPRESS<br />
49<br />
49<br />
Paolo Bonolis, Carlo Conti: alunni che quasi quasi stanno<br />
per superare i maestri.<br />
SESTA POSIZIONE: i premi Nobel. Attualmente sono<br />
<strong>di</strong>ciannove e dal 1906, con il premio a Giosuè Carducci<br />
per la letteratura e a Camillo Golgi per la me<strong>di</strong>cina, anche<br />
se non tutti gli anni, portano in trionfo l’Italia. Vale<br />
la pena ricordarli: Giosuè Carducci, Grazia Deledda,<br />
Luigi Pirandello, Salvatore Quasimodo, Eugenio<br />
Montale e Dario Fo per la letteratura; Camillo Golgi,<br />
Daniel Bovet, Salvador Luria, Renato Dulbecco<br />
e Rita Levi Montalcini per la me<strong>di</strong>cina; Ernesto Teodoro<br />
Moneta per la Pace; Guglielmo Marconi, Enrico<br />
Fermi, Emilio Gino Segrè, Carlo Rubbia, Riccardo<br />
Giacconi per la Fisica; Giulio Natta per la chimica;<br />
Franco Mo<strong>di</strong>gliani per l’economia.<br />
QUINTA POSIZIONE: Giorgio Perlasca. Funzionario<br />
e commerciante italiano, non è un eroe per le sue funzioni<br />
lavorative. Aderì fin da subito al Partito Fascista,<br />
ma quando avvenne l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati<br />
l’8 settembre 1943, si trovava a Budapest per motivi <strong>di</strong><br />
lavoro e non aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Ricercato<br />
dai tedeschi, chiese aiuto all’ambasciata spagnola.<br />
Quando il console spagnolo se ne andò da Budapest,<br />
Perlasca si finse tale e fu immerso nel traffico<br />
degli ebrei. Con timbri e passaporti falsi, Giorgio Perlasca<br />
riuscì a salvare da morte certa più <strong>di</strong> cinque mila<br />
ebrei. Ma quando i sovietici invasero l’Ungheria, Perlasca<br />
scappò dalla città perché era perseguitato. Solo<br />
negli anni ’80 è venuta a galla la sua storia. Dal 23 settembre<br />
1989 per Israele è “GIUSTO TRA LE NAZIONI”.<br />
Morì a Padova nel 1992. Nel 2002 Luca Zingaretti ha<br />
interpretato Giorgio Perlasca in “Perlasca. Un eroe italiano”,<br />
in occasione della giornata della memoria.<br />
QUARTA POSIZIONE: Salvo D’Acquisto. Napoletano,<br />
muore da eroe a quasi (e soli) 23 anni, il 23 settembre<br />
1943. Si arruola volontario nell’Arma dei Carabinieri e<br />
quando l’Italia entra in guerra parte sempre volontario<br />
per l’Africa settentrionale. Nonostante la <strong>di</strong>visa, Salvo<br />
era <strong>di</strong> animo calmo e gentile e negli suoi ultimi mesi <strong>di</strong><br />
vita aveva fatto progetti per il futuro: aveva conosciuto<br />
una ragazza con la quale sognava <strong>di</strong> costruire una<br />
famiglia, ma il destino e soprattutto il suo coraggio lo<br />
portarono ad altro. Poco dopo l’armistizio un reparto<br />
<strong>di</strong> SS si installò a Torrimpietra, un piccolo borgo dove<br />
lavorava Salvo. Un giorno, mentre i tedeschi stavano<br />
rovistando in una casa abbandonata, esplose una<br />
bomba a mano accidentalmente, uccidendo un soldato<br />
tedesco. Come vendetta, il comandante nazista<br />
imprigionò ventidue uomini con l’obiettivo <strong>di</strong> fucilar-
ALCONEXPRESS<br />
50<br />
marzo 2011<br />
Penso che sia naturale il<br />
fatto che non tutti possano<br />
essere d’accordo<br />
con questa classifica perché<br />
l’Italia ha visto tantissimi<br />
altri eroi, magari<br />
meno conosciuti. Infatti<br />
sono eroi tutti gli italiani<br />
che all’inizio del Novecento<br />
sono partiti verso terre<br />
sconosciute in cerca <strong>di</strong> un<br />
lavoro e <strong>di</strong> una nuova vita;<br />
sono eroi gli italiani che si<br />
svegliano al mattino, salutano<br />
i familiari, ma alla<br />
sera non ritornano perché<br />
muoiono sul lavoro;<br />
sono eroi gli italiani che<br />
onorano gli impegni familiari<br />
o de<strong>di</strong>cano la vita<br />
al prossimo come tutti i<br />
missionari (religiosi o laici);<br />
sono eroi gli italiani<br />
che si battono per ideali<br />
che non vengono seguiti.<br />
Infine, sono eroi tutti gli<br />
italiani che hanno fatto<br />
l’Italia, nel bene e nel male.<br />
50<br />
li il giorno dopo. Ma in questa occasione Salvo mostrò<br />
il suo lato eroico. Disse, infatti, al comandante <strong>di</strong> essere<br />
il colpevole e si offrì al posto dei ventidue prigionieri.<br />
Il 23 settembre venne fucilato e per tutti <strong>di</strong>venne un<br />
eroe. Svanirono i suoi sogni, ma la sua azione è rimasta<br />
per sempre. È stato proclamato “Servo <strong>di</strong> Dio” per il suo<br />
coraggio e la sua umanità.<br />
TERZA POSIZIONE: <strong>Giovanni</strong> Falcone e Paolo Borsellino.<br />
“Non sono né un eroe né un kamikaze, ma una<br />
persona come tante altre.” Diceva così Paolo Borselino<br />
dopo la morte del suo più caro amico <strong>Giovanni</strong> Falcone<br />
e in attesa <strong>di</strong> raggiungerlo nell’al<strong>di</strong>là. <strong>Giovanni</strong> era<br />
lo scudo <strong>di</strong> Paolo, Paolo poi <strong>di</strong>venne il bersaglio per<br />
la mafia. Questi due eroi si sono sacrificati battendosi<br />
fino all’ultimo, dando filo da torcere a Cosa Nostra.<br />
Palermitani doc, amici da una vita, hanno sempre vissuto<br />
con una compagna: la paura per la morte. Quella<br />
morte che a poco a poco ha colpito tutti i loro colleghi.<br />
Cosa Nostra li ha uccisi entrambi nel 1992. Loro sono<br />
morti, sono morti per noi: abbiamo un grande debito<br />
verso <strong>di</strong> loro. Dobbiamo lottare, come loro, contro la<br />
mafia.<br />
SECONDA POSIZIONE: <strong>Noi</strong> i ragazzi dell’82. Come<br />
scordare la finalissima del Mun<strong>di</strong>al <strong>di</strong> Spagna 1982. Nonostante<br />
l’inizio incerto, la nostra nazionale, guidata<br />
da Enzo Bearzot, vinse il terzo mon<strong>di</strong>ale strapazzando<br />
la Germania per 3 a 1, con i gol <strong>di</strong> Rossi, Tardelli e Altobelli.<br />
La formazione vedeva Zoff, Gentile, Collovati,<br />
Scirea, Cabrini, Conti, Oriali, Bergomi, Tardelli, Rossi<br />
e Graziani. Con questa vittoria l’intero paese fu unito:<br />
quelli <strong>di</strong> destra e <strong>di</strong> sinistra, Nord e Sud, Est e Ovest.<br />
Uniti anche grazie all’in<strong>di</strong>menticabile Sandro Pertini,<br />
allora Presidente della Repubblica che, con la sua gioia<br />
<strong>di</strong> ragazzino, fu il primo ad esultare durante e alla fine<br />
della partita.<br />
PRIMA POSIZIONE: il Milite Ignoto. Sul gra<strong>di</strong>no più<br />
alto del po<strong>di</strong>o vanno tutti quei militari, volontari e non,<br />
che dal 1861 (e anche prima!) hanno dato la vita per<br />
il nostro paese, durante tutte le guerre e missioni <strong>di</strong><br />
pace. Uomini (ora anche donne) che partono da semplici<br />
soldati, ma ritornano da eroi perché si sono sacrificati<br />
per una giusta causa, per la pace e per la libertà<br />
<strong>di</strong> un paese. Onore ai nostri soldati, onore ai caduti.<br />
Onore anche a quei poliziotti, carabinieri e tutte le forze<br />
dell’or<strong>di</strong>ne che tutti i giorni sono sulle strade per il<br />
lavoro e, come <strong>di</strong>ceva Giorgio Faletti, molte volte sono<br />
derisi da un umorismo <strong>di</strong> barzellette, nonostante il coraggio<br />
che mettono sul lavoro, sbattendosi per un’Italia<br />
più vera e più libera.
FALCONEXPRESS<br />
53<br />
Cerchiamo famiglie<br />
<strong>di</strong>sposte ad ospitare<br />
ragazzi dei<br />
comuni gemellati con<br />
Asola, Lésigny ( Francia)<br />
e Leingarten (Germania)<br />
durante<br />
il Torneo <strong>di</strong> calcio <strong>di</strong><br />
Pentecoste ( 11/12/13<br />
Giugno 2011)<br />
Nei giorni 11/12/13<br />
GIUGNO 2011 il Comune<br />
<strong>di</strong> Asola ospiterà i giovani<br />
delle classi ‘95/’96 e<br />
‘94/’95 provenienti dalle<br />
due città gemellate, Lésigny<br />
e Leingarten, per<br />
<strong>di</strong>sputare un torneo <strong>di</strong><br />
calcio presso il Campo<br />
Sportivo locale.<br />
L’ evento sportivo, avrà<br />
luogo Domenica 12 Giugno<br />
e occuperà l’intera<br />
giornata (mattino e pomeriggio).<br />
L’arrivo dei ragazzi<br />
e dei loro accompagnatori<br />
è previsto per<br />
la giornata <strong>di</strong> sabato 11<br />
Giugno mentre la partenza<br />
per le rispettive<br />
destinazioni è prevista<br />
per Lunedì 13 Giugno.<br />
Il “Torneo <strong>di</strong> Pentecoste”<br />
sarà anche un momento<br />
aggregativo e <strong>di</strong><br />
scambio culturale con<br />
le delegazioni francese<br />
e tedesca che verranno<br />
ospitate presso le famiglie<br />
locali.<br />
53<br />
GEMELLAGGIO<br />
FAMIGLIE OSPITANTI CERCASI !!!!<br />
a cura dell’INFORMA GIOVANI <strong>di</strong> Asola<br />
A tal proposito, considerando<br />
il numero elevato<br />
<strong>di</strong> giovani che giungeranno<br />
ad Asola per<br />
partecipare all’incontro<br />
<strong>di</strong> calcio, si chiede la <strong>di</strong>sponibilità<br />
delle famiglie<br />
<strong>di</strong> Asola, ad accogliere<br />
uno o più ragazzi e/o<br />
adulti accompagnatori<br />
presso le proprie case<br />
nelle notti <strong>di</strong> Sabato 11<br />
e Domenica 12 Giugno,<br />
garantendo due colazioni<br />
(Domenica e Lunedì<br />
mattina) e una cena (Sabato<br />
sera).<br />
Il Comitato per i Gemellaggi,<br />
in collaborazione<br />
con le associazioni locali,<br />
si occuperà della ge-<br />
stione dell’intera giornata<br />
<strong>di</strong> domenica (pranzo<br />
e cena).<br />
PER DARE LA PROPRIA<br />
DISPONIBILITA’ CON-<br />
TATTARE LO SPORTEL-<br />
LO INFORMAGIOVANI<br />
ENTRO E NON OLTRE IL<br />
14/05/2011 AL NUME-<br />
RO 0376/720160 O VIA<br />
MAIL ALL’INDIRIZZO<br />
inforturismo@comune.<br />
asola.mn.it
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
54<br />
marzo 2011<br />
Questa data ha assuntoimportanza<br />
tale da essere<br />
celebrata annualmente<br />
con l’obiettivo principale<br />
<strong>di</strong> ricordare e valorizzare<br />
la lotta che la donna<br />
si è impegnata a sostenere<br />
per ottenere i propri<br />
<strong>di</strong>ritti.<br />
A questo proposito si<br />
presume che l’8 marzo<br />
1908, nei pressi <strong>di</strong> una<br />
industria tessile <strong>di</strong> New<br />
York, morissero centinaia<br />
<strong>di</strong> operaie coinvolte in<br />
un rogo scoppiato proprio<br />
all’interno della fabbrica.<br />
Esse venivano considerate<br />
una categoria inferiore<br />
della specie umana<br />
a<strong>di</strong>bita al lavoro domestico<br />
ed al mantenimen-<br />
54<br />
DONNE O SEMPLICI... FEMMINE?<br />
8 marzo: ogni donna desidera ricevere gli auguri?<br />
a cura <strong>di</strong> Azra Hasani (IVAitc)<br />
MadreÊ Teresa<br />
<strong>di</strong>Ê Calcutta<br />
to del nucleo familiare.<br />
Queste donne, però,<br />
consapevoli della loro<br />
capacità <strong>di</strong> poter svolgere<br />
al meglio entrambi i<br />
compiti, si sono battute<br />
per ottenere la loro partecipazione<br />
dapprima<br />
nella vita politica, ossia<br />
la possibilità <strong>di</strong> ottenere<br />
il suffragio universale,<br />
poi per la manifestazione<br />
<strong>di</strong> tutte le risorse<br />
appartenenti ad esse<br />
poiché intrinseche nella<br />
loro natura.<br />
Negli anni la donna si è<br />
impegnata sempre maggiormente<br />
per mettere<br />
in evidenza le migliorie<br />
che la sua intraprendenza<br />
può applicare alla società<br />
e l’esempio più<br />
adeguato si può incar-<br />
nare nella limpidezza<br />
della santa Madre Teresa<br />
<strong>di</strong> Calcutta.<br />
Essa si impegnò con tutte<br />
le sue forze a portare<br />
a compimento l’obiettivo<br />
con cui era partita,<br />
la volontà <strong>di</strong> prendere i<br />
voti, ovvero la sua missione<br />
<strong>di</strong> soccorso alle<br />
anime meno fortunate.<br />
Essa, accompagnata dalla<br />
sensibilità e dal coraggio<br />
della sua anima <strong>di</strong><br />
donna, riuscì sempre a<br />
portare un sorriso dove<br />
ormai regnava la miseria<br />
e ad ottenere i mezzi necessari<br />
per l’assistenza e<br />
la carità e questo le attribuì<br />
il merito <strong>di</strong> ricevere<br />
il Premio Nobel per la<br />
Pace nel 1979.<br />
Nonostante questi<br />
esempi che sottolineano<br />
la <strong>di</strong>namicità della figura<br />
femminile, Angelo Scola<br />
recita una frase <strong>di</strong> notevole<br />
impressione: “Che<br />
le donne si sottraessero<br />
a un’oppressione millenaria<br />
è stato giusto. Ma il<br />
prezzo ingiusto è stata la<br />
per<strong>di</strong>ta della loro identità<br />
profonda. Quel talento<br />
che <strong>Giovanni</strong> Paolo II<br />
chiamava genio femminile:<br />
il fatto <strong>di</strong> saper tenere<br />
il posto dell’”altro”.<br />
Che non è un posto <strong>di</strong><br />
seconda fila, attenzione.
FALCONEXPRESS<br />
55<br />
Tenere il posto dell’altro<br />
vuol <strong>di</strong>re essere il segnavia<br />
<strong>di</strong> quell’ Altro per<br />
eccellenza che è Dio. Un<br />
compito gran<strong>di</strong>oso”.<br />
Con questa espressione<br />
non è <strong>di</strong>fficile constatare<br />
che, bensì la logica del<br />
tempo avrebbe dovuto<br />
assicurare il progresso,<br />
questo non si è verificato<br />
nel campo della <strong>di</strong>gnità<br />
femminile.<br />
È all’or<strong>di</strong>ne del giorno la<br />
situazione che coinvolge<br />
un gran numero <strong>di</strong><br />
giovani donne, che dovrebberorappresentare<br />
il futuro della nazione<br />
all’interno della società<br />
<strong>di</strong> cui fanno parte, ma<br />
55<br />
che attribuiscono una<br />
maggiore importanza al<br />
presente, all’effimero.<br />
Affermo ciò in conseguenza<br />
al fatto che oggi<br />
da molte giovani donne<br />
viene de<strong>di</strong>cata la massima<br />
cura all’aspetto della<br />
fisicità e dell’apparenza<br />
e, nella maggioranza<br />
dei casi, questo porta a<br />
trascurare i principi <strong>di</strong> rispettabilità<br />
che dovrebbero<br />
costituire l’amor<br />
proprio della donna.<br />
In questo modo vengono<br />
sminuite le capacità<br />
del genere femminile,<br />
ossia qualsiasi posizione<br />
che una donna possa<br />
raggiungere attraverso<br />
la sua intelligenza, questa<br />
potrà essere sempre<br />
sminuita dal pensiero<br />
ormai <strong>di</strong>ffuso della donna<br />
vista come oggetto.<br />
Nonostante questo però<br />
vi sono figure <strong>di</strong> carattere<br />
imponente a tal punto<br />
da trovare ancora il<br />
coraggio e la motivazione<br />
valida per scendere<br />
in campo con l’obiettivo<br />
<strong>di</strong> ottenere il rispetto<br />
che loro compete attivandosi<br />
in manifestazioni<br />
tenutesi in tutte le<br />
piazze principali italiane<br />
il 13 febbraio 2011,<br />
con il motto se non ora<br />
quando?, al quale mi associo.
ALCONEXPRESS<br />
56<br />
marzo 2011<br />
Ogni anno migliaia<br />
<strong>di</strong> cani innocenti<br />
trovano la morte<br />
nei canili lager spagnoli,<br />
le perreras.<br />
Ciò, per quanto possa<br />
apparire insensato e vergognoso<br />
poiché in contrasto<br />
con le normative<br />
europee <strong>di</strong> tutela degli<br />
animali, fa parte della<br />
normale quoti<strong>di</strong>anità.<br />
In Italia, così come in<br />
numerosi altri Paesi, la<br />
soppressione nei canili è<br />
vietata ormai da anni; in<br />
Spagna (esclusa la regione<br />
della Catalogna), NO!<br />
Ecco cosa accade ad un<br />
qualunque cane in una<br />
perreras: se viene accalappiato,<br />
ha tempo 15<br />
giorni per essere adottato;<br />
se viene portato là<br />
dai propri padroni (che<br />
evidentemente vogliono<br />
<strong>di</strong>sfarsene), ha tempo<br />
10 giorni. In seguito a<br />
ciò viene SOPPRESSO;<br />
una volta entrato in lista,<br />
gli vengono negati<br />
cibo e acqua. Molti <strong>di</strong><br />
loro nemmeno arrivano<br />
al giorno della soppressione,<br />
muoiono prima <strong>di</strong><br />
stenti;<br />
quando viene prelevato<br />
56<br />
E se al posto <strong>di</strong> QUEL cane<br />
ci fosse il TUO cane?<br />
Petizione contro i canili lager spagnoli<br />
a cura <strong>di</strong> Bianca CAZAMIR (IIIBitc)<br />
per essere soppresso, il<br />
cane sco<strong>di</strong>nzola, sperando<br />
<strong>di</strong> esser portato via<br />
da quell’inferno. Quando<br />
si avvicina alla soglia<br />
della stanza della MOR-<br />
TE, sentendone l’odore,<br />
si ferma, piange, non<br />
vuole entrare. La maggior<br />
parte delle volte<br />
le soppressioni non avvengono<br />
tramite veterinario,<br />
è <strong>di</strong>rettamente<br />
il gestore della perreras<br />
a pensarci, spesso nei<br />
mo<strong>di</strong> più cruenti (bruciandoli<br />
vivi, rinchiudendoli<br />
nelle camere a gas,<br />
me<strong>di</strong>ante iniezioni, senza<br />
anestesia, <strong>di</strong> veleni o<br />
paralizzanti neuromuscolari<br />
- quin<strong>di</strong> morte<br />
lenta e dolorosa -, attraverso<br />
cibo avvelenato);<br />
altri, peggio ancora,<br />
sono destinati ai centri<br />
<strong>di</strong> sperimentazione e<br />
vivisezione, i quali, pur<br />
prolungandone la vita,<br />
ne prolungano anche le<br />
sofferenze;<br />
i più fortunati, purtroppo<br />
davvero pochi, vengono<br />
adottati.<br />
Tutta Europa (e non<br />
solo) sta raccogliendo<br />
firme da far pervenire al<br />
Governo Spagnolo, in<br />
segno <strong>di</strong> protesta.<br />
Dai anche tu il tuo contributo<br />
a favore <strong>di</strong> queste<br />
povere bestiole,<br />
colpevoli solo <strong>di</strong> essere<br />
nate in un paese così<br />
crudele, dove per il profitto<br />
<strong>di</strong> uomini senza<br />
scrupoli e a causa <strong>di</strong> leggi<br />
immorali e complici,<br />
sono destinate ad un’orribile<br />
fine.<br />
Per firmare la petizione<br />
rivolgetevi in 3^B I.T.C.,<br />
muniti <strong>di</strong> Carta d’Identità,<br />
entro il 20 Aprile.<br />
Possono aderire alla raccolta<br />
firme solo i maggiorenni;<br />
per i 16 e<br />
17enni occorre la contro-firma<br />
<strong>di</strong> uno dei genitori.<br />
Grazie in anticipo a tutti<br />
coloro che aderiranno.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
58<br />
marzo 2011<br />
Negli ultimi due<br />
anni a infiammare<br />
l’animo <strong>di</strong> molti<br />
studenti italiani è stata<br />
sicuramente la riforma<br />
scolastica attuata progressivamente<br />
dal Ministro<br />
dell’istruzione entrato<br />
in carica nel 2008,<br />
Maria Stella Gelmini.<br />
All’epoca del cambio<br />
<strong>di</strong> governo il “popolo”<br />
tra le altre cose che si<br />
aspettava dal Governo<br />
neonato, attendeva<br />
una riforma delle istituzioni<br />
scolastiche dalla<br />
scuola primaria all’università<br />
al fine <strong>di</strong> migliorare<br />
la <strong>di</strong>sperata situazione,<br />
soprattutto dal<br />
punto <strong>di</strong> vista economico<br />
e organizzativo, della<br />
maggior parte degli<br />
istituti pubblici. L’obiettivo<br />
<strong>di</strong> buona parte delle<br />
normative era quello <strong>di</strong><br />
bilanciare alcuni cambi<br />
<strong>di</strong> orario, avvenuti negli<br />
anni per adeguarsi ai<br />
mezzi <strong>di</strong> trasporto, e <strong>di</strong><br />
ridurre il numero <strong>di</strong> personale<br />
sia nelle scuole<br />
primarie che nelle scuole<br />
secondarie; tuttavia<br />
questi cambiamenti non<br />
sono stati effettuati in<br />
parallelo con la riorganizzazione<br />
delle com-<br />
58<br />
riforma dell’istruzione<br />
necessità o speculazione?<br />
a cura <strong>di</strong> Michele ROMANI (IVAs - Caporedattore)<br />
Il Ministro dell’<strong>Istruzione</strong><br />
MariaÊ StellaÊ GELMINI<br />
pagnie <strong>di</strong> mezzi pubblici<br />
e questo, come molti<br />
ricordano, comportò<br />
nei primi mesi dell’anno<br />
scolastico 2010/2011<br />
un caos totale fra gli orari<br />
<strong>di</strong> ritorno dei mezzi <strong>di</strong><br />
trasporto nelle aree provinciali<br />
con gli orari del<br />
termine degli istituti e<br />
dei licei che, non avendo<br />
più ore <strong>di</strong> 50 minuti,<br />
terminano ora più tar<strong>di</strong><br />
rispetto a prima: citiamo<br />
il caso del nostro istituto<br />
G. Falcone che ha passato<br />
il mese <strong>di</strong> settembre<br />
con orari provvisori<br />
e sbilanciati per permettere<br />
agli studenti <strong>di</strong> non<br />
perdere il trasporto al<br />
termine della mattinata.<br />
Degni <strong>di</strong> nota furono anche<br />
i tagli che ridussero<br />
nelle scuole primarie<br />
gli insegnanti per classe<br />
da tre ad uno, togliendo<br />
<strong>di</strong> fatto il posto <strong>di</strong> lavoro<br />
a quegli insegnati<br />
che ancora non avevano<br />
il posto fisso e che scatenarono<br />
varie manifestazioni<br />
da parte dei sindacati.<br />
Ma oltre a questi cambiamenti,<br />
due fattori importanti<br />
hanno causato<br />
nel 2010 innumerevoli<br />
manifestazioni e scioperi<br />
in tutta Italia da parte<br />
<strong>di</strong> studenti delle scuole<br />
superiori, studenti<br />
universitari e i sindacati<br />
rappresentanti dei docenti<br />
(CGIL). Per quanto<br />
riguarda le scuole superiori,<br />
vi era negli anni<br />
passati un sistema che<br />
garantiva che il debito<br />
dello Stato nei confronti<br />
della scuola restasse<br />
aperto e <strong>di</strong> anno in anno<br />
lo Stato si sarebbe impegnato<br />
a versare oltre alla<br />
somma minima necessaria<br />
per far funzionare<br />
le strutture scolastiche,<br />
una somma aggiuntiva<br />
per saldarlo col tempo e<br />
con <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>.<br />
Nel 2009 dopo l’approvazione<br />
delle leggi<br />
133/2008 e 169/2008 si<br />
è ridotto ulteriormente
FALCONEXPRESS<br />
59<br />
il budget de<strong>di</strong>cato alle<br />
scuole pubbliche.<br />
Invece a creare lo scandalo<br />
maggiore è stata<br />
la neo-approvata legge<br />
n. 240/10 del 30 <strong>di</strong>cembre<br />
2010 ed entrata<br />
in vigore il 29 gennaio<br />
2011: riforma totalmente<br />
il sistema universitario<br />
italiano. Riguardando<br />
questa legge tutti<br />
gli universitari e gli studenti<br />
che da qui a pochi<br />
anni conseguiranno il<br />
<strong>di</strong>ploma, nell’autunno e<br />
nell’inverno 2010 centinaia<br />
<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> ragazzi<br />
e docenti in tutta Italia<br />
si sono riversati nelle<br />
piazze italiane e anche<br />
<strong>di</strong> fronte al Parlamento<br />
a protestare; sono state<br />
bloccate le vie principali<br />
<strong>di</strong> città come Milano e<br />
Roma e mandate molte<br />
richieste al Presidente<br />
della Repubblica per<br />
<strong>di</strong>chiarare l’incostituzionalità<br />
<strong>di</strong> questa legge.<br />
All’apice della rabbia, ci<br />
sono state anche esplosioni<br />
<strong>di</strong> violenza da parte<br />
<strong>di</strong> alcuni studenti che<br />
hanno ferito altri loro<br />
compagni o vigili urbani<br />
assegnati al contenimento<br />
del la folla (ad<br />
esempio il 14 <strong>di</strong>cembre<br />
2010 a Roma un ragazzo<br />
fu ferito con un casco<br />
tiratogli in testa) e il<br />
Ministro dell’<strong>Istruzione</strong><br />
ha lanciato un appello,<br />
che è parso più che altro<br />
59<br />
una offesa, affermando<br />
che gli studenti “bravi”<br />
sarebbero stati a casa a<br />
stu<strong>di</strong>are invece che manifestare.<br />
La legge fu infine<br />
approvata il 30 <strong>di</strong>cembre.<br />
Ma cosa prevede questa<br />
legge? Riassumendo<br />
viene ridotto il numero<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzi e riorganizzato<br />
il sistema degli organi<br />
scolastici. Viene concessa<br />
la <strong>di</strong>rezione degli<br />
atenei alle “fondazioni”<br />
e ridotto il potere della<br />
componente studentesca.<br />
Sebbene ci siano<br />
stati molti professori a<br />
favore della riorganizzazione,<br />
<strong>di</strong> fatto non si<br />
può fare a meno <strong>di</strong> notare<br />
che così all’università<br />
viene dato un input <strong>di</strong><br />
privatizzazione iniziale.<br />
Secondo una stima della<br />
CGIL relativa al comparto<br />
Università, nel<br />
2013 si avrà un taglio<br />
netto del 12,95%, rispetto<br />
al 2008, taglio pari a<br />
circa 960 milioni <strong>di</strong> euro.<br />
Questi tagli, sempre secondo<br />
questa stima, <strong>di</strong>mezzeranno<br />
le risorse<br />
destinati ai servizi rivolti<br />
agli studenti, in particolare,<br />
le risorse per Centri<br />
Universitari Sportivi,<br />
Diritto allo stu<strong>di</strong>o e residenze<br />
studentesche.<br />
Questi tagli non riguardano<br />
le scuole private<br />
che invece riceveranno<br />
sussi<strong>di</strong> maggiori rispetto<br />
a prima.<br />
E’ questo il valore che<br />
viene dato ai giovani<br />
studenti italiani? E’ lecito<br />
che ci si lamenti della<br />
fuga <strong>di</strong> cervelli quando<br />
nel nostro Paese lo stu<strong>di</strong>o,<br />
la ricerca e i meriti<br />
scolastici non vengono<br />
valorizzati?<br />
La cosa che più mi colpisce<br />
e la totale apatia <strong>di</strong><br />
buona parte dei giovani<br />
nei confronti persino<br />
<strong>di</strong> ciò che riguarda <strong>di</strong>rettamente<br />
loro. Il mio scopo<br />
scrivendo questo articolo<br />
è stato quello <strong>di</strong><br />
riassumere brevemente<br />
le vicissitu<strong>di</strong>ni legate<br />
a questa controversa riforma<br />
per informare coloro<br />
che la televisione<br />
la accendono per guardare<br />
programmi inutili<br />
e che internet lo usano<br />
per chattare soltanto coi<br />
propri amici. Certa gente<br />
decide per il nostro<br />
futuro e noi nemmeno<br />
sappiamo cosa succede;<br />
se ci fosse stato un interessamento<br />
più profondo<br />
probabilmente non<br />
centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong><br />
studenti, ma milioni sarebbero<br />
scesi nelle piazze<br />
a protestare contro<br />
questo progressivo degrado<br />
<strong>di</strong> un nostro <strong>di</strong>ritto.<br />
D’altronde lo <strong>di</strong>ce anche<br />
il nostro presidente<br />
del consiglio: la scuola<br />
pubblica, ormai, non insegna<br />
più niente.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
60<br />
marzo 2011<br />
La Compagnia Teatri<br />
Possibili, è<br />
attualmente una<br />
tra le più attive compagnie<br />
<strong>di</strong> prosa italiane,<br />
nasce nel 1996 per volontà<br />
dell’attore e regista<br />
Corrado D’Elia<br />
Fin dall’inizio della sua<br />
attività, la produzione<br />
della Compagnia si <strong>di</strong>stingue<br />
per originalità e<br />
per la capacità <strong>di</strong> attrarre<br />
l’attenzione <strong>di</strong> pubblico<br />
e critica con un innovativo<br />
approccio alle<br />
opere teatrali. Dalla sua<br />
fondazione e passando<br />
per fortunatissime produzioni<br />
quali, “Le nozze<br />
dei piccolo borghesi”,<br />
“Cirano”, “Otello”, “Caligola”,<br />
“Amleto”, “Novecento”,<br />
“Vero West” e tante<br />
altre, Teatri Possibili è<br />
oggi tra le Compagnie<br />
teatrali più attive ed apprezzate.<br />
Il gruppo <strong>di</strong> artisti<br />
che la costituisce,<br />
pur rinnovatosi, è caratterizzato<br />
da un nucleo<br />
stabile che lavora insiemecontinuativamente<br />
intorno alla figura <strong>di</strong><br />
Corrado d’Elia. Il fine del<br />
lavoro e dell’investimento<br />
comune è la promozione<br />
e la <strong>di</strong>ffusione del<br />
60<br />
novecento<br />
L’opera <strong>di</strong> Baricco nella riduzione teatrale<br />
della Compagnia Teatri Possibili<br />
a cura <strong>di</strong> Francesca SAVIOLA (IVAs)<br />
teatro attraverso la produzione<br />
<strong>di</strong> spettacoli (<strong>di</strong><br />
nuova drammaturgia<br />
o <strong>di</strong> grande teatro) e la<br />
formazione <strong>di</strong> un nuovo<br />
pubblico, nonché lo sviluppo<br />
<strong>di</strong> linguaggi capaci<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare col presente.<br />
“Suonavamo perché<br />
l’Oceano è grande, e fa<br />
paura, suonavamo perché<br />
la gente non sentisse<br />
passare il tempo, e si <strong>di</strong>menticasse<br />
dov’era e chi<br />
era. Suonavamo per farli<br />
ballare, perché se balli<br />
non puoi morire, e ti senti<br />
Dio. E suonavamo il Ragtime,<br />
perché è la musica<br />
su cui Dio balla quando<br />
nessuno lo vede”.<br />
“Novecento” è il primo<br />
monologo teatrale<br />
scritto da Alessandro<br />
Baricco e pubblicato<br />
nel 1994. Si configura<br />
in poche pagine come<br />
un racconto coinvolgente<br />
dalla narrazione<br />
scorrevole e fluida; racchiude<br />
dentro <strong>di</strong> sé molto<br />
più della descrizione<br />
del viaggio dal vecchio<br />
al nuovo mondo. La vicenda<br />
è semplice: la vita<br />
del pianista Novecento.<br />
Una vita banale e ripetitiva,<br />
da un certo punto<br />
<strong>di</strong> vista, ma che sarà<br />
il perno per una riflessione<br />
riguardo le scelte<br />
che determinano il nostro<br />
futuro, quelle che<br />
ci fanno sempre un po’<br />
penare per il peso che<br />
hanno. La scelta <strong>di</strong> Novecento<br />
esposta da Baricco<br />
è singolare, quella<br />
<strong>di</strong> intraprendere un<br />
viaggio ignoto anche se<br />
già effettuato molte volte.<br />
La <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> questo<br />
viaggio si forma nella<br />
nostra mente come<br />
un dolce dondolio, simile<br />
all’imperterrito oscillare<br />
<strong>di</strong> una barca in mezzo<br />
al mare, e che rimane<br />
per tutto il tempo della<br />
lettura un’amara e surreale<br />
favola. Questo libro<br />
non ha mai finito <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />
quello che vuole espri
FALCONEXPRESS<br />
61<br />
mere, come <strong>di</strong>ceva Italo<br />
Calvino, e ti fa rivivere<br />
molte <strong>di</strong> quelle emozioni<br />
che rimangono sepolte<br />
dentro <strong>di</strong> noi ma che<br />
quando scaturiscono<br />
hanno il potere <strong>di</strong> creare<br />
sensazioni meravigliose.<br />
Da questo libro è tratto<br />
lo spettacolo <strong>di</strong> Corrado<br />
D’Elia, che è stato<br />
rappresentato anche ad<br />
Asola al Teatro San Carlo<br />
il 3 Febbraio 2011.<br />
Proponiamo quin<strong>di</strong><br />
una piccola riflessione<br />
sul contenuto e sull’impostazione<br />
registica <strong>di</strong><br />
questo spettacolo, con<br />
alcuni cenni riguardanti<br />
la trama e un’intervista<br />
all’attore correlata.<br />
“Non si è fregato veramente<br />
finché hai da parte<br />
una buona storia, e qualcuno<br />
a cui raccontarla.”<br />
Questa è la definizione<br />
<strong>di</strong> Baricco, Novecento è<br />
una storia, un racconto<br />
che aiuta a trovare la nostra<br />
storia. È ambientata<br />
in un tempo passato:<br />
quello dei i meravigliosi<br />
Anni Venti, a cavallo tra<br />
le due guerre, è l’età del<br />
jazz, quando ogni cosa<br />
sembrava muoversi seguendo<br />
quel ritmo irresistibile.<br />
Il ritmo è gradevolmente<br />
denso, quello<br />
che si viene a creare<br />
quando parole e musica<br />
si incontrano in accordo<br />
e si scambiano i ruoli, le<br />
parole <strong>di</strong>ventano musica<br />
e le note racconto in<strong>di</strong>-<br />
61<br />
spensabile, fino a comporre<br />
una partitura originale,<br />
unica. Il luogo, è<br />
una nave, il Virginian, dal<br />
nome che sa <strong>di</strong> lontano,<br />
che fa la spola dall’Europa<br />
alla sognata America<br />
e che racchiude in sé<br />
tutte le storie del mondo.<br />
Si apre una <strong>di</strong>mensione<br />
surreale davanti a noi, <strong>di</strong><br />
una vita dura, quella del<br />
pianista sull’oceano.<br />
“Andavo <strong>di</strong> fantasia, e <strong>di</strong><br />
ricor<strong>di</strong>, è quello che ti rimane<br />
da fare, alle volte,<br />
per salvarti, non c’è più<br />
nient’altro. Un trucco da<br />
poveri, ma funziona sempre”.<br />
La <strong>di</strong>mensione è quella<br />
del ricordo, quei ricor<strong>di</strong><br />
raccontati dalle voci<br />
<strong>di</strong> chi ormai, dopo aver<br />
vissuto per troppo tempo,<br />
proprio in quei ricor<strong>di</strong><br />
è tornato a vivere,<br />
quel ricordo intenso,<br />
come quello delle gran<strong>di</strong><br />
storie che parlano <strong>di</strong><br />
un tempo andato. Novecento<br />
è sicuramente una<br />
buona storia da con<strong>di</strong>videre,<br />
forse una delle migliori.<br />
Avere sempre una storia<br />
da raccontare significa<br />
vivere giorno per giorno<br />
cercando un’esperienza<br />
<strong>di</strong> vita da raccontare<br />
e quest’esperienza motiva<br />
l’esistenza stessa <strong>di</strong><br />
ogni in<strong>di</strong>viduo. La storia,<br />
incre<strong>di</strong>bile, fantastica,<br />
quasi irreale <strong>di</strong> Danny<br />
Boodmann T.D. Lemon<br />
Novecento, un pianista,<br />
anzi il più grande pianista<br />
del mondo, nato su<br />
una nave e lì vissuto per<br />
tutta la vita, senza mai<br />
scendere. L’uomo che<br />
sapeva suonare la musica<br />
indefinibile.<br />
Suona al ritmo del jazz,<br />
<strong>di</strong> quella musica originale<br />
e irresistibile che<br />
invoglia al ballo chiunque<br />
la senta ed è bravo,<br />
tremendamente bravo,<br />
tanto che si <strong>di</strong>ce<br />
che quella musica possa<br />
uscire solo dal suo pianoforte.<br />
La compagnia Teatri<br />
Possibili sotto la regia<br />
<strong>di</strong> Corrado d’Elia ha<br />
una storia da raccontarci.<br />
Penserete <strong>di</strong> sicuro<br />
che la scelta <strong>di</strong> Corrado<br />
d’Elia è quella <strong>di</strong><br />
scontrarsi contro un mostro,<br />
<strong>di</strong> perfezione, e con<br />
un’introspezione psicologica<br />
a <strong>di</strong>r poco inavvicinabile.<br />
Invece Novecento è una<br />
figura geniale per quanto<br />
possa essere complessa.<br />
Ma al contempo<br />
è un personaggio<br />
impacciato, dato che la<br />
sua esperienza si esaurisce<br />
al <strong>di</strong> fuori dei corridoi<br />
della nave e la nave<br />
sa <strong>di</strong> un luogo lontano,<br />
vago, <strong>di</strong>sperso che racchiude<br />
in se tutte le storie<br />
del mondo. Per tutto<br />
questo Novecento non<br />
è un monologo, ma un
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
62<br />
marzo 2011<br />
incarnato <strong>di</strong> perfezione,<br />
una favola struggente e<br />
bellissima da raccontare<br />
con la stessa malinconia<br />
voluta che lui usava<br />
quando accarezzava le<br />
curve <strong>di</strong> un ragtime.<br />
Uno spettacolo teatrale<br />
riuscito e applau<strong>di</strong>to<br />
dalla critica a <strong>di</strong>scapito<br />
della <strong>di</strong>fficoltà a cui poteva<br />
andare in contro.<br />
Con capacità da acrobata<br />
e intensità poetica,<br />
quelle caratteristiche<br />
a cui ci ha abituati<br />
con i suoi personaggi e<br />
le sue in<strong>di</strong>menticabili interpretazioni,<br />
Corrado<br />
d’Elia racconta Novecento,<br />
con la leggerezza <strong>di</strong><br />
un sogno, suonando con<br />
magia una partitura <strong>di</strong><br />
fini emozioni.<br />
Al termine della rappresentazione<br />
teatrale, abbiamo<br />
avuto l’occasione<br />
<strong>di</strong> avere un’intervista significativa<br />
con Corrado<br />
d’Elia.<br />
Per iniziare abbiamo<br />
avuto una piccola conversazione<br />
riguardo la<br />
sua carriera precedente.<br />
Corrado d’Elia è un<br />
allievo <strong>di</strong>plomato della<br />
rinomata Milano Teatro<br />
Scuola Paolo Grassi:<br />
unica accademia in<br />
Italia, che offre percorsi<br />
<strong>di</strong> formazione per tutte<br />
le principali figure professionali<br />
nel campo del<br />
teatro e dello spettacolo<br />
dal vivo. Il sogno <strong>di</strong><br />
intraprendere la carrie-<br />
62<br />
ra attoriale, presente sin<br />
dall’infanzia nei suoi desideri,<br />
non ha fatto altro<br />
che incrementarsi durante<br />
tutto il suo percorso<br />
al punto tale da proclamalo<br />
il mestiere più<br />
bello del mondo. Diplomato<br />
all’Accademia vuole<br />
fondare un gruppo<br />
<strong>di</strong> laboratorio per continuare<br />
a lavorare con i<br />
suoi compagni <strong>di</strong> corso.<br />
Pertanto dopo lunghe<br />
ricerche <strong>di</strong>fficoltose nella<br />
città milanese sono riusciti<br />
a trovare un luogo<br />
adatto dove esibirsi e<br />
dove trascorrere le lunghe<br />
ore <strong>di</strong> prova. Grazie<br />
a questo impegno e<br />
al duro lavoro è nato un<br />
progetto molto complesso<br />
che è il circuito<br />
“teatri possibili” per cercare<br />
insieme una nuova<br />
idea <strong>di</strong> teatro e una nuova<br />
idea <strong>di</strong> circuitazione<br />
delle produzioni.<br />
Dopo questa breve introduzione<br />
biografica,<br />
siamo passati a domande<br />
più specifiche riguardanti<br />
lo spettacolo.<br />
C’è un collegamento<br />
con la giornata della<br />
memoria? È stato impostato<br />
un taglio specifico<br />
allo spettacolo per rendere<br />
questo aspetto?<br />
La giornata della memoria<br />
ha un compito fondamentale<br />
che è quello <strong>di</strong><br />
non <strong>di</strong>menticare. Di non<br />
<strong>di</strong>menticare qualcosa <strong>di</strong><br />
preciso: noi non <strong>di</strong>men-<br />
tichiamo che in passato<br />
ci sono state delle atrocità,<br />
dei campi <strong>di</strong> concentramento.<br />
Questa giornata<br />
è stata costituita per<br />
questo. Da qui poi partono<br />
una serie <strong>di</strong> considerazioni,<br />
per esempio questo<br />
spettacolo è all’interno <strong>di</strong><br />
un periodo <strong>di</strong> guerra, ma<br />
questa viene vissuta in<br />
maniera tangenziale, non<br />
è il tema.<br />
Quin<strong>di</strong> potremmo prendere<br />
in considerazione<br />
l’aspetto riguardante il<br />
tema del ricordo, intenso<br />
come volontà <strong>di</strong> ricordare<br />
atrocità avvenute<br />
nella storia?<br />
Il tema del ricordo è un<br />
tema fondamentale. Da<br />
una parte si <strong>di</strong>ce che l’uomo<br />
siccome <strong>di</strong>mentica,<br />
è fortunato e riesce a<br />
salvarsi. Dall’altra è uno<br />
sforzo che noi dobbiamo<br />
fare, quin<strong>di</strong> un compito,<br />
come quello <strong>di</strong> rispettare<br />
la società civile. Abbiamo<br />
un compito preciso ,come<br />
<strong>di</strong>re “facciamo la polvere”<br />
la stessa cosa è ricordare<br />
queste atrocità perché<br />
non avvengano più e riuscire<br />
a costruire un mondo<br />
migliore ogni giorno,<br />
affinché i nostri figli e le<br />
future generazioni possano<br />
avere qualcosa <strong>di</strong> migliore<br />
rispetto a quello<br />
che abbiamo avuto noi.<br />
Credo sia questo il senso<br />
profondo della giornata<br />
del ricordo. Al<strong>di</strong>là del suo<br />
valore storico che noi tut-
FALCONEXPRESS<br />
63<br />
ti riconosciamo e che non<br />
dobbiamo <strong>di</strong>menticare.<br />
Lo spettacolo è stato<br />
interpretato come una<br />
metafora della vita...<br />
con tutte le scelte che<br />
Novecento non compie,<br />
o che in un certo<br />
senso compie, restando<br />
sulla nave, perché<br />
questa interpretazione?<br />
La metafora della<br />
vita in Novecento.<br />
La vita già <strong>di</strong> per sé è una<br />
metafora.<br />
Novecento decide <strong>di</strong> non<br />
scendere. Perché? In realtà<br />
lui non lo spiega; è proprio<br />
questa la cosa buffa.<br />
E quin<strong>di</strong> sta a noi e alla<br />
nostra parte sensibile cercare<br />
<strong>di</strong> capire.<br />
Ognuno <strong>di</strong> noi è una persona<br />
<strong>di</strong>versa che perce-<br />
“Negli occhi della gente si vede<br />
quello che vedranno, non<br />
quello che hanno visto”<br />
Voglio rivedere Novecento<br />
negli occhi del pubblico.<br />
Questo era l’intento <strong>di</strong> Corrado<br />
d’Elia. Intento perfettamente<br />
riuscito con una<br />
platea commossa e toccata<br />
da uno spettacolo particolare<br />
ed avvolgente.<br />
63<br />
pisce in modo <strong>di</strong>verso la<br />
vita. Esiste qualcosa <strong>di</strong><br />
magico in noi, che nasce<br />
con noi, e fa sì che noi siamo<br />
noi stessi con le nostre<br />
pulsioni. Novecento<br />
decide <strong>di</strong> andare fino in<br />
fondo e <strong>di</strong> non tra<strong>di</strong>re se<br />
stesso. Credo sia questa la<br />
grande metafora, nel riconoscersi,<br />
nel sapere chi<br />
si è, e nell’andare fino in<br />
fondo. È come <strong>di</strong>re vivere<br />
su una nave, coltivare<br />
se stessi fino in fondo, che<br />
non vuol <strong>di</strong>re isolarsi, non<br />
deve essere presa come<br />
un “non voglio vedere<br />
nessuno” o un “faccio<br />
l’eremita” non è questo.<br />
La bellezza è fare ciò che<br />
ci si sente, in rapporto e<br />
in rispetto con gli altri. Io<br />
l’ho presa così e mi sem-<br />
Alessandro<br />
BARICCO<br />
bra una buona strada.<br />
È una strada che lascia<br />
aperti tanti altri pensieri<br />
e tanti altri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> interpretarlo.<br />
Non credo esistano<br />
delle vie uniche nella<br />
vita. Per me maestro è<br />
chi lascia aperte le porte,<br />
no? Le chiese o i teatri devono<br />
avere le porte aperte<br />
per chi vuole entrarci:<br />
nessuno deve obbligare<br />
nessun’altro a prendere<br />
una strada che non è la<br />
propria strada.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
64<br />
La confessione<br />
marzo 2011<br />
Tu che vai solo verso l’altare<br />
Io <strong>di</strong>etro ho la vita<br />
Che hai battezzato,<br />
un viaggio <strong>di</strong> sola andata,<br />
per il ritorno c’è tempo per pensare.<br />
Pensare a te in tutti questi anni<br />
Con nostalgica presenza<br />
Delle riflessioni e passioni<br />
Che accompagnano gli anni<br />
Bui <strong>di</strong> piombo e delle lotte<br />
Mai finite.<br />
Non so perché non riesco<br />
A <strong>di</strong>rti che convivo ad un<br />
Cuore straziante che<br />
Strazia da mane a sera<br />
E’ come una preghiera<br />
Che invoco e non smette mai<br />
Non so perché il mio tormento<br />
Non esce e mi confesso a te<br />
Sottopelle; vorrei guardarti<br />
Negli anni, <strong>di</strong> come<br />
Sono andate effettivamente le cose,<br />
<strong>di</strong> come le lagrime hanno sgorgato<br />
il viso stanco, <strong>di</strong> quanti sorrisi,<br />
a volte spenti, resistevano<br />
al pianto notturno<br />
e alla consolazione della notte.<br />
Vorrei trovare le parole<br />
Vorrei trovare le parole<br />
appese sugli alberi,<br />
ogni mattina coglierne<br />
delle nuove.<br />
Rosalba Le Favi<br />
Modena, Giugno 2006<br />
Rosalba Le Favi<br />
Casalromano, 25 febbraio 2010<br />
64<br />
L’Ideologia<br />
La fiamma della candela<br />
rischiara la stanza buia<br />
attirando una falena insicura<br />
Repentinamente <strong>di</strong>vampa<br />
avvolge e avvampa<br />
Brucia le sue ali<br />
Brucia la sua paura<br />
Brucia ardentemente l’anima confusa<br />
Dopo il delitto<br />
in fretta si scioglie la cera<br />
che cola spegnendo le fiamme<br />
rimane il fumo <strong>di</strong> una passione esangue<br />
e tenebra oscura.<br />
Libera Rinascita<br />
Ermanno Andrea Rosa<br />
Legatemi pure l’anima<br />
con pesanti catene forgiate dagli dei,<br />
finché essa <strong>di</strong>morerà nel corpo<br />
esso la porterà a spasso dove vorrà.<br />
E se mi imprigionerete il corpo<br />
allora reciderò con la forza <strong>di</strong> un neonato<br />
le sacre catene,<br />
simili a cordoni ombelicali<br />
che a lungo mi nutrirono<br />
a scapito della libertà.<br />
Gocce <strong>di</strong> sangue zampilleranno<br />
testimoniando una dolorosa evasione<br />
lavata da esultanti lacrime<br />
e gri<strong>di</strong> <strong>di</strong> felicità silenziosi.<br />
Ciò che si imprime nell’anima<br />
si ripercuote sul corpo marchiandolo,<br />
rimarrà il segno <strong>di</strong> un ombelico<br />
a simboleggiare il trionfo<br />
della rinascita.<br />
Ermanno Andrea Rosa
FALCONEXPRESS<br />
65<br />
SarellitiÊ inÊ orbitaÊ<br />
intornoÊ allaÊ Terra<br />
Un’economia in<br />
crisi è sintomo <strong>di</strong><br />
un sistema che<br />
ristagna, che produce<br />
troppo per un mercato<br />
che non ha abbastanza<br />
sol<strong>di</strong> per acquistare,<br />
consumare, generare<br />
guadagni. Un’economia<br />
tanto vecchia e ingessata<br />
da accanirsi nello<br />
sfruttare le solite risicate<br />
risorse, destinate a finire<br />
senz’altra speranza<br />
che <strong>di</strong> accelerare il ritmo<br />
del proprio esaurimento.<br />
Sembra tanto<br />
un cane che si morde la<br />
coda nella speranza che<br />
- cibandosene - questa<br />
ricresca. Stupido, no?<br />
Quanto a me, da qualche<br />
tempo sto pensan-<br />
65<br />
Canto <strong>di</strong> un pastore<br />
errante fra i bit<br />
alla fonte della risorsa eterna<br />
a cura <strong>di</strong> Andrea TURCATO (ex studente)<br />
do a qualcosa che per<br />
gli ingegneri energetici<br />
è un’eresia: ovvero che<br />
esista una risorsa non<br />
solo inesauribile, ma auto-rigenerante<br />
e il cui<br />
sfruttamento intensivo<br />
potrebbe risultare sostenibile<br />
da parte del Pianeta<br />
Blu. Dettaglio non<br />
trascurabile. Ma questo<br />
mondo si sa, i dettagli<br />
sono roba da visionari.<br />
E i visionari sono gente<br />
che, attorno al 20° anno<br />
<strong>di</strong> vita (come ad es. voi,<br />
S.Francesco, Mameli,<br />
Zuckerberg) pensa che<br />
certi dettagli abbiano il<br />
peso <strong>di</strong> una Rivoluzione.<br />
La risorsa a cui penso<br />
sta vivendo una crescita<br />
vertiginosa e questo – <strong>di</strong><br />
sicuro – il PIL non riesce<br />
a descriverlo. Qualcosa<br />
che quoti<strong>di</strong>anamente<br />
aumenta in volume<br />
e ridondanza, riempie i<br />
nostri iPad, giornali, <strong>di</strong>scorsi,<br />
ospedali, giorni,<br />
navigatori. Eccone la<br />
storia.<br />
Un giorno Galileo ci <strong>di</strong>ede<br />
un consiglio: “il mon-<br />
do è scritto in linguaggio<br />
matematico, chi<br />
vuole ne faccia tesoro!”.<br />
Pur dopo qualche secolo,<br />
siamo certi che Bill<br />
Gates accolse la dritta<br />
(chi meglio <strong>di</strong> lui ne fece<br />
tesoro!), creando un para<strong>di</strong>so<br />
<strong>di</strong> tecnologia in<br />
cui un linguaggio per la<br />
descrizione del mondo –<br />
matematicamente fondato<br />
– potesse <strong>di</strong>ffondersi<br />
ed essere usato da<br />
tutti. L’elettronica permise<br />
<strong>di</strong> corredare il tutto<br />
con memorie capienti,<br />
crescenti potenze <strong>di</strong><br />
calcolo e trasmissione<br />
planetaria velocissima.<br />
L’informatica (INFORMazione<br />
autoMATICA, ndr)<br />
cominciò a vivere i fasti<br />
dell’Era <strong>di</strong>gitale: l’epoca<br />
colonizzata da un pervasivo<br />
ed infestante esserino,<br />
il bit. È apparentemente<br />
innocuo, vista<br />
la banalità <strong>di</strong> un destino<br />
che lo obbliga ad essere<br />
0 o 1, vero o falso,<br />
si o no. Ma in realtà<br />
il bit racchiude nel proprio<br />
dualismo una gran-
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
66<br />
marzo 2011<br />
<strong>di</strong>osa possibilità. Non a<br />
caso “tradurre qualcosa<br />
in bit” si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong>gitalizzare,<br />
cioè trasformare quel<br />
qualcosa in numero. Un<br />
assist provvidenziale a<br />
chi, pensandola come<br />
Galileo, vede le con<strong>di</strong>zioni<br />
perfette affinché<br />
intervenga la matematica,<br />
con un universo <strong>di</strong><br />
formidabili strumenti.<br />
Digitalizzare ha significato<br />
dare ad alcune<br />
complesse realtà una<br />
struttura matematica<br />
appetibile, per cui altrimenti<br />
sarebbe stato arduo<br />
<strong>di</strong>venire abbordabili<br />
e risolvibili con potentissimi<br />
strumenti logici<br />
e statistici. Qui è iniziata<br />
la grande avventura<br />
dei ricercatori scientifici<br />
(e non) <strong>di</strong>nanzi a cui si<br />
è <strong>di</strong>spiegato un mondo<br />
finalmente con<strong>di</strong>visibile,<br />
facilmente elaborabile,<br />
arricchibile a volontà.<br />
Si è così avverata la profezia<br />
contenuta nella parola<br />
in-formare: se prima<br />
c’erano fenomeni, tutt’al<br />
più osservabili… ora a<br />
questi viene data una<br />
forma tanto comoda da<br />
renderli misurabili ed efficacemente<br />
descrivibili.<br />
Se voci conservatrici lamentano<br />
che “il mondo<br />
è cambiato” rispondete:<br />
falso! È drasticamente<br />
cambiata la forma del-<br />
66<br />
DNA<br />
la sua descrizione. Questo<br />
fatto ha reso alcune<br />
leggi Universali – cioè,<br />
già esistenti – fruibili,<br />
facilmente accessibili<br />
da tutti. Se vogliamo<br />
un’eresia… più universali<br />
<strong>di</strong> prima. La risorsa<br />
in crescita esponenziale<br />
è quin<strong>di</strong> l’informazione:<br />
dati, rilevazioni, misure,<br />
fatti, fenomeni e relazioni<br />
ben co<strong>di</strong>ficati e raccolti<br />
con tecniche certamente<br />
perfettibili, ma in<br />
modo rigoroso e in quel<br />
formato <strong>di</strong>gitale che ne<br />
rende velocissima la <strong>di</strong>ffusione<br />
ai quattro angoli<br />
del pianeta.<br />
Tre fenomeni testimoniano<br />
il sorprendente<br />
sviluppo <strong>di</strong> questa risorsa,<br />
assieme alle possibilità<br />
d’indagine, <strong>di</strong> sfruttamento<br />
e <strong>di</strong> scoperta:<br />
penso al TomTom, al<br />
DNA e a Facebook. Che<br />
avranno in comune?<br />
Partiamo dai satelliti artificiali,<br />
ovvero <strong>di</strong>gitalizzare<br />
il visibile. Quattro<br />
orbitanti bastano per sapere<br />
dove sei sulla Terra;<br />
se corredati <strong>di</strong> fotocamera<br />
trasformano ogni<br />
metro <strong>di</strong> Globo in un romantico<br />
album fotografico.<br />
Da cui navigatori<br />
per le auto, antifurto,<br />
Google maps & Earth,<br />
abusi e<strong>di</strong>lizi svelati, profili<br />
<strong>di</strong> deserti e ghiacciai<br />
monitorati, frane in avvio<br />
e balene spiaggiate<br />
segnalate. In secun<strong>di</strong>s<br />
il DNA, ovvero “il finito<br />
grande”. La scoperta che<br />
il DNA fosse organizzato<br />
in lettere (ACGT=2 bit),<br />
parole, poemi, lanciò la<br />
corsa al suo sequenziamento.<br />
10 anni e 1000<br />
computer ci hanno restituito<br />
“il testo completo”<br />
(725 Mbytes) in cui cerchiamo<br />
variazioni, rime,<br />
ritornelli e il loro significato<br />
tra malattie rare<br />
e geni pro<strong>di</strong>giosi. Infine<br />
i social network, ovvero<br />
<strong>di</strong>gitalizzare l’invisibile.<br />
Geniale l’idea <strong>di</strong> dare<br />
uno status informatico<br />
all’identità e all’amici-
FALCONEXPRESS<br />
67<br />
zia, formalizzando così il<br />
concetto <strong>di</strong> “Tizio è in relazione<br />
con Caio”. Ogni<br />
nostro click <strong>di</strong>venta un<br />
dato registrato e alimenta<br />
una rete <strong>di</strong> associazioni<br />
che cresce a <strong>di</strong>smisura.<br />
L’informazione<br />
è preziosa per chi vuole<br />
sapere gusti, amicizie,<br />
abitu<strong>di</strong>ni, luoghi e tendenze<br />
dei principali “tipi”<br />
<strong>di</strong> utenti. Mostruoso è il<br />
numero <strong>di</strong> ricerche sociologiche<br />
e psicologiche<br />
in atto, sommerse e<br />
segrete sono le mosse <strong>di</strong><br />
67<br />
marketing.<br />
Ecco come questi colossi<br />
tecnologici riversano<br />
sul Pianeta miliar<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Terabit<br />
<strong>di</strong> informazione: una risorsa<br />
nuova e nemmeno<br />
troppo inquinante.<br />
C’è spazio e possibilità<br />
per chi, dall’informazione,<br />
volesse estrarre conoscenza.<br />
Innumerevoli<br />
sono gli strumenti in via<br />
<strong>di</strong> sviluppo, tutti appartenenti<br />
al grande contenitore<br />
dell’intelligenza<br />
artificiale. Chi sviluppa<br />
tecnologie per estrarre<br />
conoscenza dalle informazioni<br />
sa <strong>di</strong> portare<br />
avanti – seppure nel suo<br />
piccolo – la gigantesca<br />
impresa dell’Umanità <strong>di</strong><br />
comprendere il mondo<br />
in cui vive.<br />
Cari benefattori che vi<br />
siete arricchiti con le risorse<br />
del Vecchio Mondo,<br />
prima della Fine vi<br />
andrebbe <strong>di</strong> finanziare<br />
i progetti degli operai<br />
dell’informazione? Che<br />
non sia per caso questa<br />
la risorsa più preziosa?
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
68<br />
marzo 2011<br />
Il 61° festival della<br />
canzone italiana si<br />
è concluso da più o<br />
meno un mese riservando<br />
delle belle sorprese.<br />
Seconda la critica, questa<br />
e<strong>di</strong>zione è stata una<br />
delle più belle della storia<br />
sanremese, forse grazie<br />
allo spirito <strong>di</strong> unità<br />
nazionale che per cinque<br />
giorni ha unito gli<br />
italiani. E grazie ad un<br />
Gianni Moran<strong>di</strong> eccezionale,<br />
aiutato dalle due<br />
muse Elisabetta Canalis<br />
e Belen Rodriguez e<br />
dai simpaticoni Luca e<br />
Paolo.<br />
Berlusconiani, bersaniani,<br />
finiani, vendoliani<br />
(e chi più ne ha più ne<br />
metta), insomma un’Italia<br />
casini…sta, sono stati<br />
unanimi a scegliere<br />
le canzoni da celebrare,<br />
votando non la posizione<br />
politica dei cantanti<br />
ma votando quelle<br />
canzoni con un contenuto<br />
poetico fantastico.<br />
Sul po<strong>di</strong>o, infatti, oltre<br />
ai “Modà e Emma” giovani<br />
promesse del futuro,<br />
sono saliti sul primo<br />
e sul terzo gra<strong>di</strong>no due<br />
quasi “sessantottini”:<br />
68<br />
perché sanremo è sanremo!<br />
Sanremo 61: il Sanremo dei quasi “68”<br />
a cura <strong>di</strong> Angelo BADINELLI (ex studente)<br />
Roberto<br />
Vecchioni<br />
Roberto Vecchioni con<br />
“Chiamami ancora amore”<br />
e il vecchio leone Albano<br />
Carrisi (si <strong>di</strong>ce che<br />
si sia offeso quando Moran<strong>di</strong><br />
lo ha definito così)<br />
con “Amanda è libera”.<br />
Nati entrambi nel 1943,<br />
sono stati protagonisti<br />
della musica italiana per<br />
decenni con brani in<strong>di</strong>menticabili.<br />
Poi, però,<br />
sono stati un po’ in silenzio.<br />
Ma quando il quasi<br />
coetaneo Moran<strong>di</strong> (nato<br />
nel ’44) li ha chiamati<br />
per partecipare a Sanremo61<br />
loro non hanno<br />
resistito e hanno accettato<br />
subito, proponendo<br />
due pezzi degni <strong>di</strong><br />
po<strong>di</strong>o.<br />
Il Vecchio Leone si è presentato<br />
con un brano<br />
che parlava <strong>di</strong> una storia<br />
molto delicata, vissuta<br />
da tante ragazze immigrate<br />
che accettano tut-<br />
to per <strong>di</strong> sopravvivere.<br />
Il Professore (Vecchioni<br />
è laureato in Lettere<br />
antiche alla Cattolica <strong>di</strong><br />
Milano ed è stato insegnate<br />
universitario e in<br />
vari licei) si è presentato<br />
con una poesia vera<br />
e propria nella quale era<br />
espresso il vero amore,<br />
quell’amore che resiste a<br />
tutto e a tutti.<br />
Gli italiani non hanno resistito<br />
al fascino poetico<br />
<strong>di</strong> Vecchioni, scegliendolo<br />
così come il vincitore.<br />
Il risultato, comunque,<br />
è più che giusto: in questo<br />
modo il Prof. ha vinto<br />
il suo primo festival,<br />
aggiu<strong>di</strong>candosi anche il<br />
premio della critica “Mia<br />
Martini” celebrando la<br />
sua infinita carriera iniziata<br />
nel 1966 e portata<br />
all’apice del successo<br />
con la sigla dei “Barbapapà”<br />
(cartoni animati)<br />
e nel 1977 con il brano<br />
“Samarcanda”.<br />
Il festival ha visto anche<br />
altri gran<strong>di</strong> artisti.<br />
Primo tra tutti Davide<br />
Van De Sfroos che con<br />
il suo folk rock ha portato<br />
per la prima volta<br />
(ed era ora!) un <strong>di</strong>alet-
FALCONEXPRESS<br />
69<br />
to <strong>di</strong>verso dal partenopeo<br />
e dal sardo (<strong>di</strong>aletti<br />
comunque molto belli):<br />
con il bellissimo <strong>di</strong>aletto<br />
laghèe ha cantato “Yanez”.<br />
Molti non capivano<br />
questo <strong>di</strong>aletto, però<br />
tantissime altre persone<br />
non capivano quello che<br />
veniva cantato da Anna<br />
Oxa e da Patty Pravo con<br />
“Il mio animo d’uomo”<br />
per la prima e “Il vento e<br />
le rose” per la seconda.<br />
Poi viene Tricarico che<br />
con “Tre colori” ha fatto<br />
emozionare il pubblico<br />
del teatro Ariston. La<br />
canzone parlava del nostro<br />
Tricolore, <strong>di</strong> come<br />
69<br />
è nato e <strong>di</strong> tutti i sacrifici<br />
fatti per la libertà<br />
dell’Italia.<br />
Ci sono state, infine,<br />
canzoni molto apprezzate<br />
dal pubblico e che<br />
tutt’ora sono proposte<br />
in tutte le ra<strong>di</strong>o nazionali:<br />
“Io confesso” dei La<br />
Crus; “Fino in fondo” <strong>di</strong><br />
Luca Barbarossa e Raquel<br />
del Rosario; “Vivo<br />
sospesa” <strong>di</strong> Nathalie; “Il<br />
mio secondo <strong>di</strong> tempo”<br />
(nonostante l’eliminazione)<br />
del “Peter Pan” Max<br />
Pezzali; “L’alieno” <strong>di</strong> Luca<br />
Madonia e Franco Battiato.<br />
Tra i big vanno ricordate<br />
anche le già citate Anna<br />
Oxa e Patty Pravo, Giusy<br />
Ferreri e Anna Tatangelo<br />
che purtroppo non hanno<br />
fatto delle apparizioni<br />
degne <strong>di</strong> memoria.<br />
Sanremo61 sarà ricordato<br />
per le canzoni che<br />
dopo qualche anno si<br />
sono veramente guadagnate<br />
gli applausi, per<br />
i vecchi leoni che con il<br />
loro ruggito si sono sbarazzati<br />
degli altri concorrenti<br />
più giovani e per<br />
l’identità nazionale che<br />
è emersa e che per cinque<br />
giorni ha fatto vivere<br />
gli italiani da veri italiani.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
70<br />
marzo 2011<br />
70<br />
Il nostro genere?<br />
pop-punk e punk-rock.<br />
Intervista ai DOPS 23, promettente band del panorama locale<br />
a cura <strong>di</strong> Nicola RIZZIERI, Bruno TRATTA e Carlo NEVIANI (VAs e VBs)<br />
Come annunciato nello scorso numero <strong>di</strong> FXP, iniziamo un viaggio tra le band<br />
emrgenti del nostro territorio, convinti che ce ne siano molte <strong>di</strong> promettenti, ma<br />
che stentino ad avere visibilità. FXP, nel suo piccolo, vuole contribuire alla crescita<br />
<strong>di</strong> questi giovani artisti. Seguiteci!<br />
Per prima cosa, ci<br />
spiegate il significato<br />
del vostro<br />
nome? È per caso un<br />
acronimo?<br />
Sì. sono le iniziali dei nostri<br />
nomi: Davide, Omar,<br />
Pietro, Paolo e Seba.<br />
Mentre il 23 si riferisce<br />
alle ultime cifre dei nostri<br />
anni <strong>di</strong> nascita: 1992 e<br />
1993.<br />
Bene, proseguiamo.<br />
Che cosa vi ha spinto<br />
a formare una band,<br />
quali sono le tappe<br />
fondamentali per la<br />
vostra formazione?<br />
Tutto è nato da una prova<br />
per caso, nel 2008, quando<br />
Bolo (Batterista) e<br />
Paolo(Chitarrista) hanno<br />
voluto provare una canzone<br />
dei Blink182. Da lì è<br />
nata la voglia e la curiosità<br />
<strong>di</strong> provare una nuova<br />
esperienza e pian piano<br />
si sono aggiunti gli altri<br />
componenti: Seba (Cantante),<br />
Omar (Bassista) e<br />
Pietro (Tastierista/Seconda<br />
Chitarra).<br />
La prima esibizione è avvenuta<br />
nell’estate dello<br />
stesso anno a una manifestazione<br />
nel nostro paese<br />
(Canneto sull’Oglio).<br />
Anima rock. Come avete<br />
capito che era il vostro<br />
genere?<br />
Il nostro genere è poppunk,<br />
punk-rock.<br />
Artisti preferiti: Sum41,<br />
Blink182, Relient K, Simple<br />
Plan, Good Charlotte.<br />
E’ un genere che abbiamo<br />
sempre ascoltato e<br />
volevamo approfon<strong>di</strong>rlo<br />
da un punto <strong>di</strong> vista più<br />
coinvolgente!<br />
Componete musica vostra?<br />
Finora abbiamo composto<br />
due canzoni, che sono<br />
state utilizzate come colonna<br />
sonora del film “Ti<br />
Mando Un Messaggio”,<br />
Ad<strong>di</strong>o e Cuore Nero.<br />
Per scrivere una canzone,<br />
da dove incominciate?<br />
Prima la musica poi un<br />
testo che si adatti.
FALCONEXPRESS<br />
71<br />
Convivenza nella<br />
band, cos’è una Band?<br />
Fate delle prove?<br />
Dove? Come vi preparate?<br />
Una band è un gruppo <strong>di</strong><br />
amici che suonano musica<br />
insieme per con<strong>di</strong>videre<br />
il proprio talento, per<br />
<strong>di</strong>vertirsi e migliorarsi.<br />
Proviamo nel garage del<br />
nostro chitarrista, e le<br />
prove sono in<strong>di</strong>spensabili<br />
per la buona riuscita del<br />
concerto, e anche per legare<br />
<strong>di</strong> più.<br />
Dimmi cosa pensi del:<br />
Chitarrista...<br />
fa il pirla col volume, tiene<br />
la chitarra altezza<br />
ascelle… ma è un bravo<br />
ragazzo!<br />
Cantante...<br />
non supera il metro e 65,<br />
ma vabè <strong>di</strong>cono che nella<br />
botte piccola c’è il vino<br />
buono e a noi va bene<br />
così.<br />
Batterista...<br />
vive nel suo piccolo mondo<br />
fatato, pieno <strong>di</strong> batterie<br />
immaginarie.<br />
Bassista...<br />
è ancora più pirla del chitarrista,<br />
in tutti i sensi!<br />
Tastierista...<br />
ha i capelli bianchi ma<br />
non lo vuole ammettere,<br />
<strong>di</strong>ce che son bion<strong>di</strong>…poverino<br />
è da compatire!<br />
Che emozione si prova<br />
a salire sul palco e a<br />
suonare davanti ad un<br />
pubblico in<strong>di</strong>avolato<br />
o zombie? Cosa fate in<br />
questi casi?<br />
71<br />
Salire su un palco è sempre<br />
una grande emozione,<br />
tutti gli sguar<strong>di</strong> e le<br />
aspettative su <strong>di</strong> te, soprattutto<br />
ad inizio concerto…<br />
ma bisogna essere<br />
sicuri <strong>di</strong> se e far sentire<br />
la propria musica! In ogni<br />
caso comunque il pubblico<br />
deve essere incitato e<br />
reso partecipe, per farlo<br />
<strong>di</strong>vertire ancora <strong>di</strong> più.<br />
Senza pubblico non<br />
ci sarebbe concerto<br />
live… serve coinvolgere<br />
il pubblico?<br />
Dipende dalle situazioni:<br />
dai luoghi, dal pubblico.<br />
Suonare in un locale<br />
significa a volte “creare<br />
atmosfera”, senza che il<br />
pubblico sia <strong>di</strong>rettamente<br />
coinvolto. In gran<strong>di</strong> eventi<br />
invece devi rendere partecipe<br />
il pubblico, che è lì<br />
per <strong>di</strong>vertirsi.<br />
Conoscete delle band<br />
come voi? C’è rivalità<br />
tra voi ed alcune band?<br />
Avete mai suonato insieme?<br />
Certo, e suonare con altre<br />
band è sempre un piacere<br />
perché ti permette<br />
anche <strong>di</strong> confrontarti<br />
con altri che hanno la tua<br />
stessa passione e vogliono<br />
con<strong>di</strong>viderla con altri.<br />
Siamo in ottimi rapporti<br />
con alcune band, come<br />
i Tram92, gli Strawdaze e<br />
i Kimera, un gruppo formatosi<br />
recentemente.<br />
È vero che il nostro territorio<br />
offre le giuste<br />
possibilità per emerge-<br />
re e farsi conoscere? Ci<br />
sono abbastanza locali<br />
e spazi de<strong>di</strong>cati alle<br />
band emergenti?<br />
Sì, un esempio è l’esperienza<br />
offertaci da “Ti<br />
Mando Un Messaggio”,<br />
un concorso per band<br />
emergenti i cui pezzi<br />
avrebbero poi formato la<br />
colonna sonora del film<br />
stesso, prodotto e lanciato<br />
dall’ASL <strong>di</strong> Mantova.<br />
Per quanto riguarda i locali,<br />
ce ne sono abbastanza<br />
che cercano band per<br />
esibizioni, soprattutto del<br />
nostro genere. Però molte<br />
volte non fanno pubblicità<br />
ed è necessario cercarsi<br />
da sè le opportunità!<br />
C’è attenzione al mondo<br />
della musica nel nostro<br />
territorio?<br />
L’attenzione al mondo<br />
della musica giovanile<br />
è sempre costante ma<br />
non elevata, a bassi livelli.<br />
Si dovrebbe investire <strong>di</strong><br />
più in questo mondo perché<br />
i giovani devono avere<br />
l’opportunità <strong>di</strong> esprimere<br />
le proprie abilità da<br />
non sottovalutare. Tutte<br />
le gran<strong>di</strong> band hanno cominciato<br />
dal basso, in locali<br />
dove hanno potuto<br />
“testare” la loro musica.<br />
Cosa <strong>di</strong>te ai nostri lettori?<br />
Buttatevi senza paura nel<br />
mondo della musica, imparate<br />
ad esprimere voi<br />
stessi senza timore <strong>di</strong> esser<br />
giu<strong>di</strong>cati!<br />
Ciao ragazzi! STAY ROCK!
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
72<br />
marzo 2011<br />
Il mito <strong>di</strong> Madmoiselle<br />
Chanel iniziò nel<br />
1912 quando nella<br />
sua botique in Rue<br />
Cambon 21 passò dalla<br />
creazione <strong>di</strong> cappelli<br />
a capi d’abbigliamento<br />
che segnarono una vera<br />
e propria rivoluzione nel<br />
mondo della moda e<br />
non solo …<br />
Le prime creazioni furono<br />
abiti semplici ed essenzialiprevalentemente<br />
bianchi e neri, infatti<br />
la stilista sosteneva che<br />
nel nero e nel bianco ci<br />
fosse tutto; un accordo<br />
perfetto!<br />
La vera rivoluzione nello<br />
stile Chanel fu l’ispirazione<br />
alla vita della gente<br />
comune, come quando<br />
al porto <strong>di</strong> Deuville, vedendo<br />
dei marinai, reinterpretò<br />
la loro <strong>di</strong>visa<br />
realizzando dei maglioni<br />
col medesimo scollo.<br />
Coco, così, oltrepassò i<br />
tipici canoni della moda<br />
dell’epoca caratterizzata<br />
da corsetti, bustini e impalcature<br />
per capelli che<br />
72<br />
coco chanel<br />
una donna, tutte le donne<br />
“Coco Chanel ha creato la nuova uniforme<br />
della donna moderna” (Vogue 1926)<br />
a cura <strong>di</strong> Sara MORENI e Martina RAMPONI<br />
tailleurÊ in<br />
jerseyÊ bianco<br />
con profili neri<br />
“bloccava” la donna sia<br />
fisicamente che socialmente.<br />
Infatti questo stile,<br />
chiamato Belle Epoque,<br />
era riservato alle<br />
classi sociali più abbienti<br />
ed elevate, le cui donne<br />
per infilarsi un “semplice”<br />
abito avevano bisogno<br />
dell’aiuto della governante.<br />
Karen Karbo <strong>di</strong>chiarò<br />
che Chanel «non attinse<br />
il suo stile dalle classi<br />
più povere, ma dal<br />
genere umano». Infatti<br />
seppe sfruttare le problematiche<br />
sociali incontrate<br />
con lo scoppio<br />
della Grande Guerra,<br />
un periodo nel quale le<br />
donne furono costrette<br />
a <strong>di</strong>ventare in<strong>di</strong>pendenti<br />
poiché lasciate al<br />
loro destino dai mariti<br />
partiti per il fronte. Queste,<br />
dovendo lavorare<br />
per la loro sopravvivenza<br />
e quella dei loro figli,<br />
quin<strong>di</strong> avevano bisogno<br />
<strong>di</strong> abiti como<strong>di</strong> e pratici<br />
da utilizzare quoti<strong>di</strong>anamente,<br />
senza però<br />
dover mai rinunciare<br />
all’eleganza e alla raffinatezza.<br />
Al termine della<br />
guerra nasce il prototipo<br />
della garçonne, ovvero<br />
<strong>di</strong> una donna che riveste<br />
ruoli anche maschili.<br />
E’ da questo momento<br />
che Chanel <strong>di</strong>venta<br />
un punto <strong>di</strong> riferimento<br />
per la nuova generazione<br />
<strong>di</strong> donne che si stava<br />
pian piano affermando.<br />
Basti pensare che negli<br />
anni ’20 lanciò la moda<br />
del capello corto, frutto<br />
<strong>di</strong> una fatalità: essendosi<br />
bruciata una ciocca <strong>di</strong><br />
capelli su un fornello, ta
FALCONEXPRESS<br />
73<br />
gliò anche il resto. Dopo<br />
poco tempo le giovani<br />
donne alla moda imitarono<br />
il suo taglio. Anche<br />
il capello corto <strong>di</strong>venne<br />
simbolo della donna rivoluzionaria,<br />
fino ad allora<br />
un taglio esclusivamente<br />
maschile.<br />
Il 1926 fu l’anno del debutto<br />
del famoso abitino<br />
nero, le petite<br />
robe noir, che la rivista<br />
americana Vogue elogiò<br />
paragonandolo ad<br />
un’automobile. Questo<br />
ricordava il tipico abito<br />
portato dalle commesse.<br />
Per l’utilizzo <strong>di</strong> materiali<br />
umili e per l’ispirazione<br />
che traeva dalle<br />
figure legate alla vita<br />
lavorativa, Chanel venne<br />
rinominata la regina<br />
del genre pauvre, una<br />
“povertà <strong>di</strong> lusso” molto<br />
moderna e snob.<br />
Tra i materiali utilizzati<br />
dalla stilista vi sono il<br />
jersey, materiale che veniva<br />
solitamente usato<br />
per la biancheria intima,<br />
molto aderente e che<br />
esaltava la figura femminile;<br />
inoltre vi è il tweed<br />
scozzese, che iniziò ad<br />
utilizzare dalla frequentazione<br />
con il duca <strong>di</strong><br />
Westminister, Hugh Richard<br />
Arthur Grosvenor,<br />
detto Bendor. Il tessuto<br />
venne addolcito da maxibottoni<br />
<strong>di</strong> perle e cate-<br />
73<br />
ne dorate che <strong>di</strong>vennero<br />
segni <strong>di</strong>stintivi dei suoi<br />
celebri tailleur.<br />
Il primo tailleur risale al<br />
1885 realizzato dallo stilista<br />
John Redfern, venne<br />
poi reinventato nel<br />
1935 da Madmoiselle<br />
Coco. Il primo tailleur<br />
Chanel era costituito da<br />
una giacca maschile e<br />
una gonna, il tutto rigorosamente<br />
in jersey.<br />
Successivamente nel<br />
1954 sostituisce al jersey<br />
il tweed.<br />
Al posto della gonna<br />
Coco proponeva anche<br />
il pantalone da donna<br />
femminile, idea che le<br />
venne dopo aver provato<br />
a cavallo i calzoni del<br />
suo scu<strong>di</strong>ero. Questa fu<br />
una delle tante invenzioni<br />
ispirate al mondo<br />
maschile. Per esempio,<br />
anche per creare la sua<br />
famosa borsetta 2.55, si<br />
ispirò alle giacche degli<br />
stallieri che indossavano<br />
all’ippodromo. La<br />
borsetta, detta anche<br />
matelassè (ovvero trapuntata),<br />
presentava<br />
l’aggiunta <strong>di</strong> una tracolla,<br />
che consisteva in una<br />
catenella <strong>di</strong> metallo intrecciata<br />
al cuoio.<br />
« Mi sono stancata <strong>di</strong><br />
dover portare la mia<br />
borsa in mano[…] quin<strong>di</strong><br />
ho aggiunto sottili<br />
cinturini, cosicché possa<br />
essere usata come una<br />
tailleur<br />
collezione<br />
2010-2011<br />
borsa a tracolla. » (Coco<br />
Chanel)La sua ossessione<br />
nel prendere spunto<br />
dalla moda maschile<br />
vuol porre la donna sullo<br />
stesso piano dell’uomo<br />
riven<strong>di</strong>candone <strong>di</strong>ritti,<br />
ponendo fine allo<br />
stereotipo <strong>di</strong> donna casalinga,<br />
ed è per questo<br />
che le invenzioni <strong>di</strong><br />
Coco sono considerate<br />
“ uniforme della donna<br />
moderna “Proprio per<br />
questo le sue creazioni,<br />
nate negli anni ’20 del<br />
‘900, rimango un must<br />
anche per la donna del<br />
XX secolo, che pretende<br />
<strong>di</strong> essere alla moda, ma<br />
con como<strong>di</strong>tà !
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
74<br />
marzo 2011<br />
74<br />
LA DEA DELL’ELEGANZA<br />
Orgogliosa, talentuosa e come si definisce lei: <strong>di</strong>versa.<br />
Di Francesca Pasquali e Francesca Ghio (IV Bs)<br />
Gabrielle Bonheur<br />
Chanel nasce a<br />
Saumur il 19 agosto<br />
del 1883 da Henri-<br />
Albert Chanel e Jeanne<br />
DeVolle, una famiglia<br />
<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>tori ambulanti.<br />
A causa della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />
entrambi i genitori passa<br />
la sua infanzia in un<br />
orfanotrofio. Riesce a superare<br />
i segni <strong>di</strong> un passato<br />
<strong>di</strong>fficile grazie alle<br />
sue ambizioni e la sua<br />
creatività. Apprende le<br />
sue prime nozioni <strong>di</strong> cucito<br />
dalle suore <strong>di</strong> Notre<br />
Dame e a 18 anni viene<br />
assunta nel negozio<br />
<strong>di</strong> biancheria e maglieria<br />
Maison Grampayre.<br />
Contemporaneamente<br />
lavora come cantante e<br />
ballerina in un cafè-bar.<br />
È proprio qui che un gio-<br />
vane soldato le <strong>di</strong>ede il<br />
soprannome “Coco” sentendola<br />
cantare Qui qu’a<br />
vu Coco? Il nome le piace<br />
talmente tanto che<br />
da quel giorno decide<br />
<strong>di</strong> accostarlo al cognome<br />
e inserirlo poi nel celebre<br />
simbolo del suo<br />
marchio. Nonostante le<br />
<strong>di</strong>fficoltà economiche e<br />
sociali all’età <strong>di</strong> 31 anni<br />
apre il suo primo negozio<br />
a Parigi. Qui inizia a<br />
creare i suoi celebri tailleur<br />
in jersey, le gonne<br />
ampie e corte, le giacche<br />
a car<strong>di</strong>gan e<br />
dritte, rigorosamente<br />
senza collo.<br />
Tutto questo<br />
impreziosito da<br />
gioielli Art Deco,<br />
che abbinati agli<br />
abiti innovativi<br />
riassumono lo<br />
stile Chanel.<br />
Una delle sue più celebri<br />
e innovative creazioni è<br />
il profumo “Chanel N°5”<br />
realizzato con molecole<br />
sintetiche, che si <strong>di</strong>scosta<br />
dalle tra<strong>di</strong>zionali<br />
fragranze « perché una<br />
donna deve odorare <strong>di</strong><br />
donna e non <strong>di</strong> rosa».<br />
Credeva <strong>di</strong> non essere<br />
bella, ma aveva il fascino<br />
della <strong>di</strong>versità, quella<br />
<strong>di</strong>versità che la portò<br />
all’apice del successo <strong>di</strong>ventando<br />
così la stilista<br />
più apprezzata del secolo.
FALCONEXPRESS<br />
75<br />
75<br />
Molta sicurezza = Pochi cavalli<br />
Questa, secondo il Ministero, l’equazione perfetta. Ma non è così<br />
I<br />
morti per incidenti<br />
stradali superano i<br />
4000 l’anno. Un quarto<br />
delle vittime ha età<br />
inferiore ai 30 anni. Per<br />
questo motivo una nuova<br />
legge uscita il 9 febbraio<br />
obbliga i neopatentati<br />
a condurre veicoli che abbiano<br />
un rapporto tra po-<br />
DaciaÊ SanderoÊ 3Ê stelleÊ<br />
euroncap (rispetta il rapporto<br />
<strong>di</strong> 55kw/t)<br />
tenza (espressa in kw, che<br />
si ottiene moltiplicando<br />
il numero <strong>di</strong> cv per 0.735)<br />
e peso (si intende la tara,<br />
quin<strong>di</strong> il dato del libretto<br />
più 75kg) non superiore<br />
a 55 kilowatt per tonnellata,<br />
ma sempre con un<br />
limite massimo <strong>di</strong> 70kw<br />
(95cv). La legge, già introdotta<br />
nel 2007, venne<br />
successivamente mo<strong>di</strong>ficata<br />
numerose volte in<br />
quanto il testo originale,<br />
in pratica, lasciava ai neopatentati<br />
la possibilità<br />
<strong>di</strong> guidare grossi SUV, ma<br />
non piccole utilitarie. L’ul-<br />
a cura <strong>di</strong> Enrico TONINELLI (IVAs)<br />
tima mo<strong>di</strong>fica del 13 agosto<br />
2010 è quella definitiva<br />
entrata in vigore il 9<br />
febbraio 2011.<br />
Secondo i nostri politici la<br />
causa principale degli incidenti<br />
stradali causati dai<br />
giovani è la “cavalleria” a<br />
<strong>di</strong>sposizione del neopatentato.<br />
Nulla <strong>di</strong> più sbagliato.<br />
La colpa <strong>di</strong> un incidente<br />
ad alta velocità<br />
non è certo la macchina<br />
che, essendo troppo<br />
potente, va troppo<br />
veloce. Il problema<br />
sta nel conducen-<br />
te. Le auto che rispettano<br />
questi rapporti<br />
inoltre hanno<br />
una velocità massima<br />
che arriva tranquillamente<br />
oltre i 150km/h,<br />
quin<strong>di</strong> gli incidenti causati<br />
dall’alta velocità non <strong>di</strong>minuiranno<br />
affatto. Questo<br />
limite <strong>di</strong> potenza è<br />
valido solo per un anno,<br />
quin<strong>di</strong> dopo un anno <strong>di</strong><br />
pratica il neopatentato<br />
può tranquillamente condurre<br />
una qualsiasi vettura,<br />
ma non è affatto automatico<br />
che un ragazzo<br />
dopo solo un anno non<br />
possa più commettere errori<br />
alla guida.<br />
Un altro problema non<br />
da poco è la <strong>di</strong>fficoltà che<br />
Au<strong>di</strong>Ê A1 5 stelleeuroncap<br />
(non rispetta il rapporto <strong>di</strong><br />
55kw/t)<br />
questa nuova legge impone<br />
a molte famiglie. Se<br />
per esempio una famiglia<br />
possiede un’autovettura<br />
familiare, il cui rapporto<br />
potenza peso sia superiore<br />
a 55, il figlio che prende<br />
la patente, si ritrova a<br />
casa un’auto che non può<br />
guidare. A questo punto<br />
ha due possibilità: o rinuncia<br />
a guidare per un<br />
anno, perdendo così la<br />
possibilità <strong>di</strong> fare pratica<br />
fresco dalle varie lezioni<br />
<strong>di</strong> guida o compra un’auto<br />
che sod<strong>di</strong>sfi le norme<br />
<strong>di</strong> legge. In questo periodo<br />
<strong>di</strong> crisi un’ auto nuova<br />
non è una spesa da poco,<br />
considerando anche bollo,<br />
assicurazione e altri<br />
costi extra, oppure per<br />
risparmiare si acquista<br />
un’auto usata, più vecchia<br />
e meno sicura.<br />
La gamma <strong>di</strong> auto nuove<br />
che un neopatentato può
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
76<br />
marzo 2011<br />
guidare è pari al 10% circa<br />
delle vetture presenti<br />
sul mercato. Questa restrizione<br />
colpisce anche<br />
alcune importanti marche<br />
che hanno un’importante<br />
parte del loro mercato<br />
de<strong>di</strong>cato ai giovani<br />
automobilisti come Mini<br />
(che <strong>di</strong> modelli che rispettano<br />
i limiti imposti ne ha<br />
solo 3) Au<strong>di</strong> (che propone<br />
solo la A3, un solo motore<br />
e la scelta tra 3 o 5 porte)<br />
Lancia (che propone solo<br />
la Ypsilon con un motore<br />
<strong>di</strong>esel e uno benzina) Alfa<br />
Romeo (stessa situazione<br />
dell’Au<strong>di</strong>, ma solo in versione<br />
3 porte per la MiTo)<br />
76<br />
e molte altre. Fortunatamente<br />
alcune marche<br />
come Fiat o Renault propongono<br />
<strong>di</strong>verse auto. Il<br />
paradosso è che molte<br />
vetture sicure sono escluse<br />
mentre le auto che nei<br />
crash test hanno ricevuto<br />
una valutazione molto<br />
bassa (tra le quali molte<br />
auto cinesi, rumene o in<strong>di</strong>ane,<br />
non certo costruite<br />
secondo i severi standard<br />
europei) rispettano il famoso<br />
rapporto.<br />
Ma allora come fare?<br />
Come ridurre il numero <strong>di</strong><br />
incidenti stradali?<br />
È molto semplice. Se il<br />
problema consta nel-<br />
la velocità basta inserire<br />
nell’auto un limitatore<br />
elettronico che viene<br />
tolto dal concessionario<br />
non dopo uno, ma dopo<br />
tre anni dall’acquisto della<br />
vettura. Un limitatore<br />
elettronico non danneggia<br />
le parti meccaniche<br />
dell’auto e non si tratterebbe<br />
<strong>di</strong> una mo<strong>di</strong>fica costosa.<br />
Se il problema invece<br />
riguarda la guida in<br />
stato <strong>di</strong> ebbrezza la soluzione<br />
più semplice è<br />
l’installazione <strong>di</strong> un etilometro<br />
che consente<br />
l’accensione della macchina<br />
solo se il risultato<br />
del test è negativo.
FALCONEXPRESS<br />
77<br />
Fu Bobby Charlton,<br />
stella del Manchester<br />
United dal<br />
1954 al 1963, ad attribuire<br />
a questo sta<strong>di</strong>o il soprannome<br />
<strong>di</strong> “Theatre of<br />
dreams”.Lo sta<strong>di</strong>o venne<br />
iniziato nel 1909 ed inaugurato<br />
l’anno dopo. Il costo<br />
totale fu <strong>di</strong> 60.000<br />
sterline, immensa cifra<br />
che fece valere ai <strong>di</strong>avoli<br />
rossi l’appellativo <strong>di</strong> “Money<br />
bags united”. La partita<br />
inaugurale, del 19<br />
Febbraio 1910, non fu favorevole<br />
alla squadra <strong>di</strong><br />
casa in quanto essa perse<br />
4 a 3 contro il Liverpool.<br />
Esso è situato nel quartiere<br />
<strong>di</strong> Trafford della Greater<br />
Manchester, ad 800 m<br />
dall’Old Trafford Cricket<br />
Ground e dalla Metrolink<br />
<strong>di</strong> Manchester.Appena<br />
superato dal nuovo sta<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> Wembley(trattato<br />
nello scorso articolo), è il<br />
secondo sta<strong>di</strong>o in Inghilterra<br />
per capienza con i<br />
suoi 76.216 posti a sedere<br />
raggiunti dopo l’espansione<br />
dello sta<strong>di</strong>o. Lo<br />
77<br />
old trafford<br />
Continua il nostro viaggio nelle Cattedrali del calcio internazionale<br />
a cura <strong>di</strong> <strong>Giovanni</strong> GERVASIO e Michele CHIARI (IVBs)<br />
sta<strong>di</strong>o presenta una copertura<br />
<strong>di</strong> 58.5 m che è<br />
la più grande d’Europa e<br />
in seguito alle ristrutturazioni<br />
degli anni novanta e<br />
degli anni duemila sono<br />
state aggiunte le gra<strong>di</strong>nate<br />
della North, West e<br />
East Stands,che hanno<br />
contribuito ad incrementare<br />
la capacità dello sta<strong>di</strong>o.<br />
La West Stand è conosciuta<br />
anche come la<br />
parte dello sta<strong>di</strong>o in cui si<br />
concentra il tifo più caldo<br />
del Manchester United,<br />
famosa anche come Stratford<br />
End. Fu bombardato<br />
durante la seconda guerra<br />
mon<strong>di</strong>ale e per questo<br />
motivo restò inagibile<br />
dal 1941 al 1949. Durante<br />
questo periodo i “Red<br />
Devil” furono costretti a<br />
con<strong>di</strong>videre lo sta<strong>di</strong>o con<br />
il Manchester City,altra<br />
squadra della città. Il “Teatro<br />
dei Sogni”, mentre lo<br />
sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Wembley veniva<br />
ristrutturato, ha ospitato<br />
numerose partite <strong>di</strong><br />
FA cup, e anche della nazionale<br />
inglese, comprese<br />
quelle del campionato<br />
del mondo del 1966 vinto<br />
dall’ Inghilterra stessa e<br />
l’europeo del 1996. Ospiterà<br />
inoltre alcune partite<br />
dell’Olimpiade <strong>di</strong> Londra<br />
2012. E’ inutile parlare<br />
dell’ importanza <strong>di</strong> que-<br />
sto sta<strong>di</strong>o e dei gran<strong>di</strong><br />
giocatori che lo hanno<br />
calcato. Si va da campioni<br />
del calibro <strong>di</strong> Bobby<br />
Charlton a George Best,<br />
da Ryan Giggs a Cristiano<br />
Ronaldo, scusandoci<br />
con le numerose altre<br />
leggende che non abbiamo<br />
menzionato. E ora lettori,<br />
lasciateci ricordare<br />
una grande notte per il<br />
calcio italiano( e mostrare<br />
pure la nostra fede milanista…anche<br />
se uno<br />
scrittore dovrebbe essere<br />
imparziale!!!!). All’Old<br />
Trafford infatti si <strong>di</strong>sputò<br />
la finale <strong>di</strong> Champions<br />
League del 2003 che vide<br />
affrontarsi le squadre italiane<br />
del Milan e della Juventus<br />
decisa ai calci <strong>di</strong><br />
rigore. In quella fantastica<br />
notte infatti proprio<br />
lì, al “Teatro dei sogni”,<br />
Shevchenko con quell’ultimo<br />
rigore permise a tutti<br />
i milanisti del mondo<br />
<strong>di</strong> realizzare il proprio sogno,<br />
<strong>di</strong>ventare campioni<br />
d’Europa e a Paolo Mal<strong>di</strong>ni<br />
<strong>di</strong> alzare per il Milan<br />
la sesta coppa “dalle<br />
gran<strong>di</strong> orecchie” che <strong>di</strong> lì<br />
a pochi anni avrebbe alzato<br />
nuovamente. Ecco<br />
ora abbiamo veramente<br />
terminato,a presto e mi<br />
raccomando… continuate<br />
a seguirci!
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
78<br />
marzo 2011<br />
Earvin Johnson<br />
jr., noto<br />
come MagicJohnson,statunitense,<br />
considerato<br />
uno dei più<br />
gran<strong>di</strong> giocatori<br />
della<br />
storia <strong>di</strong><br />
questo<br />
sport. Il<br />
soprannomeMagic<br />
deriva dalla<br />
sua bravura sul<br />
campo <strong>di</strong> gioco: lo<br />
conquistò ai tempi<br />
del liceo, dove cominciò<br />
ad affermare il suo stile <strong>di</strong><br />
gioco spettacolare.<br />
Come gran parte dei<br />
giocatori dell’Nba, Magic<br />
prima <strong>di</strong> approdare<br />
fra i professionisti giocò<br />
nell’NCAA, la lega statunitense<br />
del basket universitario.<br />
Qua cominciò<br />
a conquistarsi la fama <strong>di</strong><br />
campione, e <strong>di</strong>venne in<br />
breve tempo il leader in<strong>di</strong>scusso<br />
della squadra<br />
degli Spartans, cioè Michigan<br />
State, portandola<br />
nel 1979 alla vittoria nella<br />
finale del campionato National<br />
Collegiate Athletic<br />
Association (NCAA) contro<br />
i Sycamores della In<strong>di</strong>ana<br />
State University,<br />
78<br />
magic johnson:un campione senza tempo<br />
Storia <strong>di</strong> uno dei più gran<strong>di</strong> campioni della pallacanestro mon<strong>di</strong>ale<br />
a cura <strong>di</strong> Sebastiano CORRADINI e Matteo FERRO<br />
guidati da un’altra futura<br />
stella, Larry Bird. Ancora<br />
oggi la finale del 1979 tra<br />
Mi- chigan e<br />
In<strong>di</strong>ana rimane<br />
la partita<br />
<strong>di</strong> college<br />
più vista<br />
della storia<br />
del campionato.<br />
L’anno seguente<br />
passò alla NationalBasketballAssociation<br />
(NBA) come<br />
prima sceltaassoluta<br />
del Draft<br />
I Red Hot Chili Peppers,<br />
rock band losangelina,<br />
gli de<strong>di</strong>cano una canzone<br />
dell’album Mother’s Milk<br />
(1989)Ê intitolandola<br />
proprioÊ MagicÊ Johnson.<br />
NBA, atteso come pochi<br />
giocatori universitari prima<br />
e dopo <strong>di</strong> lui.<br />
Molti temevano che Magic<br />
potesse in un certo<br />
senso “sgonfiarsi” all’impatto<br />
con la lega professionistica<br />
(che avvene nel<br />
1980), fatto che accadeva<br />
(e accade tuttora) a molti<br />
promettenti giocatori<br />
universitari. Al contrario,<br />
però, Johnson sfruttò<br />
l’occasione per fare il definitivo<br />
salto <strong>di</strong> qualità,<br />
affermandosi già al suo<br />
primo anno come un elemento<br />
<strong>di</strong> grande spicco,<br />
riuscendo ad inserirsi in<br />
un team ricco <strong>di</strong> storia e<br />
stelle e molto competitivo.<br />
Riuscì al suo primo<br />
anno tra i professionisti<br />
a guadagnarsi un posto<br />
da titolare nella squadra<br />
dell’Ovest dell’Nba All<br />
Star Game dove, giocando<br />
con i migliori giocatori<br />
dell’epoca, riuscì a vincere<br />
anche il premio <strong>di</strong> MVP<br />
(Most Valuable Player)<br />
della partita. Vinse inoltre<br />
il campionato <strong>di</strong> quell’anno<br />
e il premio MVP delle<br />
finali, il premio per il miglior<br />
giocatore delle finali,<br />
quando ad<strong>di</strong>rittura<br />
giocò la sesta gara <strong>di</strong> finale<br />
contro i Philadelphia<br />
76ers ricoprendo il ruolo<br />
<strong>di</strong> centro al posto dell’infortunato<br />
capitano Kareem<br />
Abdul-Jabbar. La sua<br />
prestazione fu memorabile,<br />
specie considerando<br />
che si trattava del suo primo<br />
anno in NBA: totalizzò<br />
42 punti, 15 rimbalzi,<br />
7 assist e 3 palle rubate.<br />
Nessun altro giocatore è<br />
mai stato MVP delle finali<br />
nell’anno <strong>di</strong> debutto.<br />
Con Magic, i Lakers vincono<br />
in totale cinque campionati<br />
1980, 1982, 1985,
FALCONEXPRESS<br />
79<br />
1987 e 1988. Per tre<br />
anni, Magic vince l’NBA<br />
MVP Award (il premio<br />
per il giocatore dell’anno<br />
della National Basketball<br />
Association),<br />
nel 1989 e 1990. Sono gli<br />
anni d’oro del cosiddetto<br />
“Show Time”: ogni partita<br />
a Los Angeles registrava<br />
il tutto esaurito, con la<br />
folla che si combatteva la<br />
possibilità <strong>di</strong> veder Magic<br />
giocare. Si confermò in<br />
questi anni un giocatore<br />
rivoluzionario e completo,<br />
pronto per essere utilizzato<br />
in ogni ruolo, anche<br />
se è come playmaker<br />
che ha lasciato un segno<br />
indelebile nella storia della<br />
NBA e della pallacanestro<br />
mon<strong>di</strong>ale.<br />
Il 7 novembre 1991 il<br />
mondo del basket e dello<br />
sport mon<strong>di</strong>ale è scosso<br />
da una notizia tremenda:<br />
Magic Johnson<br />
annuncia inaspettatamente<br />
il suo ritiro, dopo<br />
essere risultato positivo<br />
al test HIV.Dopo le sue<br />
battaglie sul campo da<br />
gioco, Magic continua a<br />
lottare anche fuori, partecipando<br />
attivamente alla<br />
lotta contro il virus che<br />
aveva prematuramente<br />
messo fine alla sua carriera,<br />
impegnandosi in raccolte<br />
<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> con la “Magic<br />
Johnson Foundation”,<br />
per la ricerca scientifica,<br />
e conducendo campagne<br />
<strong>di</strong> sensibilizzazione,<br />
che ebbero un forte effetto<br />
grazie alla notorietà ed<br />
alla stima <strong>di</strong> cui godeva<br />
l’ex-campione NBA.<br />
79<br />
La carriera <strong>di</strong> Magic, però,<br />
non termina così. Qualche<br />
mese dopo il suo annuncio,<br />
torna in campo<br />
a grande richiesta per<br />
l’All Star Game dove viene<br />
eletto MVP dopo una<br />
grande partita con<strong>di</strong>ta da<br />
25 punti e il solito gioco<br />
spettacolare. Viene inoltre<br />
selezionato per prender<br />
parte a quello che <strong>di</strong>venterà<br />
famoso come il<br />
leggendario Dream Team<br />
originale, vincendo l’oro<br />
olimpico ai Giochi della<br />
XXIII Olimpiade, Barcellona<br />
1992, insieme a due<br />
altre leggende della pallacanestro,<br />
gli amici Michael<br />
Jordan e Larry Bird.<br />
Dopo le Olimpia<strong>di</strong>, Magic<br />
scatenò la gioia dei suoi<br />
ammiratori annunciando<br />
la sua intenzione <strong>di</strong> tornare<br />
a giocare, firmando<br />
un nuovo contratto<br />
nel settembre del 1992,<br />
sempre con i Los Angeles<br />
Lakers: non giocò però<br />
mai, anche perché alcuni<br />
giocatori, spaventati dalla<br />
possibilità <strong>di</strong> ferite e infezioni,<br />
manifestarono preoccupazione<br />
nel dover<br />
giocare con un giocatore<br />
sieropositivo.<br />
Nel 1994 allenò per un<br />
breve periodo i “suoi” Los<br />
Angeles Lakers, non riuscendo<br />
però a evitare l’eliminazione<br />
dai playoffs. Il<br />
bilancio complessivo fu <strong>di</strong><br />
solo 5 vittorie contro 16<br />
sconfitte.<br />
Nel Gennaio del 1996 tornò<br />
davvero in campo, ovviamente<br />
sempre con<br />
i Lakers, giocando tut-<br />
to il finale <strong>di</strong> stagione e i<br />
playoffs nel ruolo <strong>di</strong> ala<br />
grande, <strong>di</strong>mostrando <strong>di</strong><br />
esser capace, come un<br />
tempo, <strong>di</strong> ricoprire ancora<br />
tutti i ruoli nonostante<br />
i quasi 37 anni. Il definitivo<br />
ritiro arrivò dopo l’eliminazione<br />
al primo turno<br />
dei Playoffs 1996, alimentato<br />
anche da <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong> interni<br />
con alcuni giocatori<br />
(tra cui Nick Van Exel, su<br />
cui la società aveva deciso<br />
<strong>di</strong> investire come playmaker).<br />
Le sue statistiche parlano<br />
da sole: 6559 rimbalzi,<br />
10141 assist, 17707 punti<br />
(me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 19.5 punti per<br />
partita). Per tre volte fu il<br />
miglior marcatore dei Lakers,<br />
1987, 1989, 1990, e<br />
due volte il miglior rimbalzista,<br />
nel 1982 e 1983.<br />
Il suo stile rispecchiava<br />
la sua personalità altruista,<br />
creando un gioco<br />
spettacolare e ricco <strong>di</strong><br />
passaggi “no-look” (senza<br />
guardare il giocatore<br />
cui si passa la palla) e fantasiosi.<br />
Nel corso della stagione<br />
1995-96 i Lakers hanno ritirato,<br />
in segno <strong>di</strong> riconoscenza<br />
e <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, il<br />
suo numero <strong>di</strong> maglia, il<br />
32, che non indosserà più<br />
nessuno. Dopo il suo ritiro,<br />
Johnson è stato inserito<br />
nella prestigiosa Basketball<br />
Hall of Fame, il<br />
“tempio” del basket, a<br />
memoria <strong>di</strong> questo campione<br />
senza tempo, che<br />
tanto aveva fatto sognare<br />
la gente <strong>di</strong> Los Angeles e<br />
<strong>di</strong> tutto il mondo.
ALCONEXPRESS<br />
ALCONEXPRESSF<br />
80<br />
marzo 2011<br />
80<br />
previsioni per i mesi <strong>di</strong> marzo ed aprile<br />
a cura <strong>di</strong> Rachele VILLANI (VBs)
FALCONEXPRESS<br />
81<br />
81
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anno IV - numero 0 - febbraio 2011<br />
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