VIA MORETTO - Comune di Brescia
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Interno<br />
L’interno si presenta ad aula unica con pianta longitu<strong>di</strong>nale, quin<strong>di</strong> priva <strong>di</strong> transetto.<br />
Per suggerire una sorta <strong>di</strong> pianta a croce greca, l’architetto Domenico Corbellini<br />
ha voluto approfon<strong>di</strong>re le due cappelle centrali de<strong>di</strong>cate al Crocifisso e alla<br />
Madonna della Provvidenza. All’altezza <strong>di</strong> queste cappelle, in corrispondenza<br />
della navata centrale, si apre un’ampia cupola decorata con elementi prospettici<br />
che ne imitano le nervature e aperta alla base con otto occhielli che ne consentono<br />
l’illuminazione interna. L’articolazione in cappelle delle pareti laterali è scan<strong>di</strong>ta<br />
dalla presenza <strong>di</strong> possenti colonne <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne corinzio addossate alle pareti. Su<br />
<strong>di</strong> esse poggia un lungo cornicione, decorato alternativamente da motivi a rosetta<br />
e mensole con motivi vegetali, che funge da elemento unificatore dell’intero<br />
ambiente.<br />
Alla parete destra entrando (a) è addossato il monumento funerario <strong>di</strong> Bartolomeo<br />
Averol<strong>di</strong>, vescovo <strong>di</strong> Calamona. Il monumento, voluto dal fratello Alessandro,<br />
prevosto della chiesa <strong>di</strong> San Lorenzo, è quel che resta <strong>di</strong> un antico mausoleo,<br />
fatto erigere nel 1538, presso la cappella <strong>di</strong> famiglia, la terza del lato destro. Per<br />
l’esecuzione <strong>di</strong> questo sarcofago il committente ha probabilmente preso a modello<br />
quello della sua famiglia nella collegiata dei santi Nazaro e Celso, dove il vescovo<br />
Altobello Averol<strong>di</strong> è ritratto in analoga posizione giacente.<br />
Sulla parete orientale dell’atrio trova collocazione un <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> Grazio Cossali<br />
che ritrae l’Incontro <strong>di</strong> Gesù con la Madre sulla via del Calvario (1616). La tela<br />
proviene da un’antica cappella de<strong>di</strong>cata alla Passione, <strong>di</strong>strutta nel corso dei lavori<br />
<strong>di</strong> ricostruzione settecenteschi. A questo <strong>di</strong>pinto si lega un voto particolare<br />
della comunità laurenziana che, nel corso <strong>di</strong> una terribile epidemia <strong>di</strong> colera nel<br />
1836, si affidò alla sua venerazione per scampare dal terribile morbo.<br />
La prima cappella sul lato destro è de<strong>di</strong>cata a san Biagio (b) e fu costruita fra il<br />
1757 e il 1763, come attesta una lapide sulla parete sinistra. Oggi ospita una pala<br />
centinata <strong>di</strong> Luigi Sigurtà che ritrae san Biagio mentre guarisce un fanciullo agonizzante<br />
per una lisca che gli si era conficcata in gola. Al margine destro in secondo<br />
piano due figure femminili reggono una lunga candela, ricordo <strong>di</strong> quella<br />
offerta che ogni anno una vedova rivolgeva al santo per averle restituito il porcellino<br />
perduto, unica sua sostanza. Dalla sovrapposizione <strong>di</strong> questi due eventi miracolosi<br />
è nata l’usanza <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>re la gola con due ceri incrociati il 3 febbraio,<br />
giorno della festa del santo.<br />
Assai ricercato è il tabernacolo in onice e pietre orientali <strong>di</strong> grande pregio. Sembra<br />
che si conservassero e venerassero qui le reliquie del santo dal momento che<br />
nel tesoro della chiesa figura un reliquiario a braccio in argento databile tra la fine<br />
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