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Ciro Camera: una sfida al futuro! - Pro loco di San Giovanni Ilarione ...

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L’ ALPONE 2<br />

Luigi ceccato, da 35 anni commerciante <strong>di</strong> ciLiegie a<br />

san giovanni iLarione<br />

Luigi Ceccato, titolare dell'omonima azienda<br />

Da buon inten<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> ciliegie,<br />

non poteva certamente non<br />

capire l’importanza <strong>di</strong> un paese<br />

come <strong>San</strong> <strong>Giovanni</strong> <strong>Ilarione</strong> per il<br />

proprio lavoro: Luigi Ceccato è da<br />

ben 35 anni presente fra i commercianti<br />

cerasicoli che hanno scelto il<br />

nostro paese come luogo privilegiato<br />

per la propria professione.<br />

Giunto infatti nel 1978, proveniente<br />

da Tezze sul Brenta, venne ospitato<br />

inizi<strong>al</strong>mente in un capannone del<br />

signor Angelo Bevilacqua, dove<br />

rimase fino a poco prima del 2000.<br />

Mano a mano che il giro d’affari<br />

si ampliò <strong>di</strong>ventò necessario<br />

affiancare <strong>al</strong>l’azienda <strong>una</strong> società<br />

denominata “I cugini <strong>di</strong> campagna”,<br />

grazie <strong>al</strong>la qu<strong>al</strong>e vennero acquistati<br />

40 ettari <strong>di</strong> terreno con piantagioni<br />

a frutta <strong>di</strong>versa d<strong>al</strong> prodotto<br />

cerasicolo: <strong>al</strong> suo interno il person<strong>al</strong>e<br />

impiegato è formato d<strong>al</strong>le stesse<br />

famiglie che costituiscono la società.<br />

Nel 2006 per far fronte <strong>al</strong>le nuove<br />

esigenze imposte d<strong>al</strong> mercato, venne<br />

acquistato il capannone corrispondente<br />

<strong>al</strong>l’ex “V<strong>al</strong>brunella”, <strong>di</strong> proprietà del<br />

Comm. Angelo Zanchi. L’azienda, grazie<br />

anche a questi ampliamenti, esporta<br />

oggi i suoi prodotti in parecchie nazioni<br />

del nord Europa (Germania, Olanda,<br />

Svezia, Norvegia, Danimarca) e perfino<br />

in Russia, rappresentando accanto ad<br />

<strong>al</strong>tre aziende operanti sul territorio, un<br />

v<strong>al</strong>ido apporto <strong>al</strong> mondo dell’agricoltura<br />

loc<strong>al</strong>e e <strong>al</strong>la v<strong>al</strong>orizzazione dei prodotti<br />

della terra, <strong>di</strong> cui la nostra v<strong>al</strong>lata può<br />

andare certamente fiera.<br />

luciAno VAnzo<br />

Luigino Policante, la lunga marcia<br />

Che cosa c’è <strong>di</strong> meglio<br />

<strong>di</strong> <strong>una</strong> comoda<br />

se<strong>di</strong>a <strong>al</strong>l’ombra della folta<br />

chioma del gelso vicino a<br />

casa in un torrido pomeriggio<br />

d’estate? È proprio<br />

qui che incontriamo Luigino<br />

Policante, in contrada<br />

Cab<strong>al</strong>ini, ubicata in due<br />

settori ben <strong>di</strong>stinti, ma che<br />

un tempo si chiamavano<br />

“Anara e Sustre”. Posta a<br />

mezza costa, <strong>di</strong> fronte <strong>al</strong>la<br />

strada provinci<strong>al</strong>e molto<br />

trafficata, la contrada sta<br />

ripopolandosi <strong>di</strong> nuove famiglie<br />

e questo è certo un<br />

buon segno.<br />

“Sono io il più anziano <strong>di</strong><br />

tutti, purtroppo…”, commenta con un sorriso Luigino, classe 1923.<br />

Volto scavato, capelli brizzolati, sguardo ancora intenso ed idee<br />

molto chiare, ti guarda con occhio investigatore. La sua memoria<br />

è lucida.<br />

Nasce a Montecchia <strong>di</strong> Crosara il 24 settembre, figlio <strong>di</strong> <strong>Giovanni</strong><br />

ed Antonia Mella, <strong>una</strong> famiglia <strong>di</strong> nove tra fratelli e sorelle. La scuola<br />

si frequenta fino <strong>al</strong>la terza elementare con la maestra Babini e poi<br />

lavoro, tanto lavoro, solo lavoro. Papà è conta<strong>di</strong>no, ha pochi campi<br />

e con i frutti <strong>di</strong> questi non riesce a sfamare la numerosa prole ed<br />

<strong>al</strong>lora va “a opra” da conta<strong>di</strong>ni agiati, a volte è costretto (e non c’è<br />

assolutamente vergogna nel riferirlo) ad andare “par carità” per poter<br />

mettere in tavola il pane. Anche il nostro protagonista, cresciuto<br />

robusto <strong>al</strong>la scuola della vita e della miseria, è costretto ad andare<br />

“a opra”, <strong>al</strong> servizio <strong>di</strong> famiglie benestanti, come i Marchi e Sonaio,<br />

a volte solo per il mangiare. Alla festa viene chiamato in casa, gli<br />

danno poche p<strong>al</strong>anche, che subito consegna a papà per aiutare<br />

la famiglia. Al tempo della trebbiatura del frumento poi il lavoro è<br />

quasi insostenibile, anche 18 ore <strong>di</strong> fila, e l’<strong>al</strong>imento è un po’ <strong>di</strong><br />

polenta unita a <strong>una</strong> “sardela sotto s<strong>al</strong>e”, mentre i padroni mangiano<br />

in abbondanza. Luigino cresce grintoso, forte, forgiato d<strong>al</strong>la fatica e<br />

dagli strapazzi, ness<strong>una</strong> <strong>di</strong>fficoltà lo ferma. Di questo si ricorda pure<br />

il <strong>di</strong>stretto militare che il 06/01/1943, in piena guerra mon<strong>di</strong><strong>al</strong>e, lo<br />

chiama a vestire la <strong>di</strong>visa della fanteria, <strong>di</strong>visione Acqui. Viene inviato<br />

in Grecia a presi<strong>di</strong>are, prima ad Arpetra, poi ad Atene ed infine a<br />

Creta. La vita è abbastanza tranquilla, si mangia a sufficienza, non<br />

la popolazione però, che spesso bussa <strong>al</strong>le porte della caserma per<br />

sfamarsi. Verdura cotta, un po’ <strong>di</strong> patate, pasta con i vermi che si<br />

muovono, ma nessuno fa lo schizzinoso, vino natur<strong>al</strong>mente niente,<br />

si trova solo fuori ad un prezzo <strong>al</strong>tissimo. Si è <strong>al</strong>le <strong>di</strong>rette <strong>di</strong>pendenze<br />

dei tedeschi, con i qu<strong>al</strong>i si collabora amichevolmente.<br />

L’armistizio dell’8 settembre coglie impreparato il reparto, gli uffici<strong>al</strong>i<br />

in<strong>di</strong>cono un referendum per stabilire con chi stare. Ancora<br />

nulla si sa <strong>di</strong> quanto sta succedendo <strong>al</strong> grosso della <strong>di</strong>visione<br />

stanziata a Cef<strong>al</strong>onia. Luigino sceglie <strong>di</strong> stare con i<br />

Tedeschi, ma solo per mangiare, mentre tanti compagni si<br />

danno <strong>al</strong>la macchia e si uniscono ai partigiani loc<strong>al</strong>i. Si presi<strong>di</strong>ano<br />

i paesi, si fa la guar<strong>di</strong>a. Dopo un mese viene catturato<br />

dai partigiani, tra i qu<strong>al</strong>i ci sono gli ex commilitoni, non<br />

viene trattato m<strong>al</strong>e. La prigionia dura poco, riesce a fuggire<br />

e torna dai tedeschi, con i qu<strong>al</strong>i <strong>al</strong>meno si mangia, mentre<br />

con i partigiani è fame pura. Intanto si abbandona Creta,<br />

un’isola povera, brulla, molto secca. A nessuno passa per<br />

la mente, né tanto meno a lui, che l’isola è stata culla <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

splen<strong>di</strong>da civiltà antica. Si vedono solo le piante <strong>di</strong> carrube,<br />

che con i loro frutti riempiono lo stomaco della gente. Si<br />

arriva a S<strong>al</strong>onicco e qui Luigino rimane fino <strong>al</strong>la sconfitta<br />

delle truppe dell’Asse. Vista la piega presa d<strong>al</strong>le operazioni<br />

belliche, ad ottobre 1944 tutti scappano, it<strong>al</strong>iani e tedeschi<br />

in<strong>di</strong>stintamente. La meta per Luigino e compagni è l’It<strong>al</strong>ia,<br />

ma non ci sono mezzi per raggiungerla. Si parte a pie<strong>di</strong> e si<br />

cammina, per la maggior parte <strong>di</strong> notte, dopo aver buttato<br />

il moschetto “de drio de na seraia”. Scambiato il vestiario<br />

militare con abiti civili, girovaga per la Grecia, senza in<strong>di</strong>cazioni,<br />

mangia quello che ha, giunge perfino a riempirsi lo<br />

stomaco <strong>di</strong> erba, pur <strong>di</strong> tacitare i morsi della fame.” A raccontarlo<br />

adesso nessuno ci crede, ma è stato proprio così!”<br />

–conferma. Una sera bussa <strong>al</strong>la porta <strong>di</strong> <strong>una</strong> casupola, <strong>una</strong><br />

vecchia apre l’uscio, lo squadra intensamente e chiede “Sei<br />

it<strong>al</strong>iano?”. Avuta risposta affermativa, soggiunge: "Sono it<strong>al</strong>iana<br />

anch’io, son qua d<strong>al</strong>la I a guerra mon<strong>di</strong><strong>al</strong>e, a seguito<br />

della spe<strong>di</strong>zione d’oriente; hai fame?”.<br />

Non occorre rispondere, per Luigino parlano gli occhi<br />

stanchi e supplicanti. Sul tavolo c’è “on panaro de polenta<br />

freda”, ne mangia a sazietà, con<strong>di</strong>ta con latte freddo, infine,<br />

ringraziata l’ospite, si riempie le tasche <strong>di</strong> fette <strong>di</strong> polenta e<br />

<strong>di</strong> nuovo via verso casa. Nello zainetto porta un asciugamano,<br />

dei fazzoletti e <strong>una</strong> saponetta per lavarsi. Si attraversano<br />

tutti gli stati b<strong>al</strong>canici, si ris<strong>al</strong>e da sud a nord, si arriva a<br />

Lubiana si passa per Postumia ed ecco fin<strong>al</strong>mente Trieste,<br />

ove si risente parlare <strong>una</strong> lingua conosciuta. È l’11 giugno<br />

1945. Sono stati nove mesi <strong>di</strong> ritirata terribili, nove mesi <strong>di</strong><br />

sopravvivenza in territorio ostile, passati da ex occupanti<br />

invasori a sconfitti. Su un camion civile giunge ad U<strong>di</strong>ne. Da<br />

qui in treno fino a Verona. Insieme ha <strong>al</strong>tri compagni, tutti<br />

meri<strong>di</strong>on<strong>al</strong>i, ma bravissima gente. A casa intanto non sanno<br />

nulla, <strong>di</strong> Luigino si erano perse le tracce da più <strong>di</strong> un anno.<br />

Da Verona su un camion <strong>di</strong> Cesarin, quello delle marmellate,<br />

giunge fino <strong>al</strong>le “pomarola” e <strong>di</strong> lì a pie<strong>di</strong> a casa. La prima<br />

persona che incontra è Mario Cimmieri. La famiglia abita in<br />

piazza Castello, <strong>di</strong> fronte <strong>al</strong> cimitero. Papà ogni sera si metteva<br />

<strong>al</strong> portone ad aspettare…, la mamma invece era morta<br />

<strong>di</strong> crepacuore subito dopo la sua partenza.<br />

Fin<strong>al</strong>mente eccolo arrivare e un nodo gli stringe la gola,<br />

PAVIMENTI - RIVESTIMENTI - ARREDOBAGNO<br />

Acqua<br />

Terra<br />

Via Alpone, 49/D - Montecchia <strong>di</strong> Crosara (VR)<br />

Tel. 045 6540241 - Fax 045 6540242<br />

Fuoco<br />

I collaboratori dell'azienda <strong>di</strong> Luigi Ceccato, durante <strong>una</strong> pausa <strong>di</strong> lavoro<br />

vuol fare il duro, ma le lacrime scendono da sole a rigare il volto.<br />

È veramente finita. Dopo i primi giorni <strong>di</strong> festa, si deve affrontare<br />

la dura re<strong>al</strong>tà, la miseria è dappertutto. Il nostro protagonista<br />

torna a lavorare un po’ qua, un po’ là, infine viene assunto in<br />

pianta stabile <strong>al</strong>la “cava dei sassi” ai Lauri, <strong>una</strong> cava <strong>di</strong> bas<strong>al</strong>ti<br />

e la busta paga porta grande sollievo in famiglia. Con lui lavora<br />

un amico <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Giovanni</strong> <strong>Ilarione</strong> che gli fa presente che vicino<br />

a casa sua c’è <strong>una</strong> ragazza, <strong>una</strong> gran brava ragazza, Assunta<br />

Panarotto, figlia unica. Luigino non si fa ripetere l’invito e dopo 6<br />

mesi <strong>di</strong> fidanzamento la porta <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tare, nella chiesa <strong>di</strong> Castello.<br />

È il 16 gennaio 1952. Si trasloca in Via Cab<strong>al</strong>ini e da qui non si<br />

muoverà più. In casa c’è la suocera Beatrice Sartori e anche<br />

se il nostro protagonista “l’è ‘nà a grembi<strong>al</strong>e”, con lei si ha un<br />

accordo perfetto. Adesso è proprio un’<strong>al</strong>tra vita, si lavora, ci si<br />

aiuta, si riesce fin<strong>al</strong>mente a sorridere. In famiglia cinguettano i<br />

figli <strong>Giovanni</strong> e Lorenza che rappresentano l’avvenire. Terminata<br />

l’esperienza del lavoro in cava, si cambia, fa il becchino, lavora<br />

in conceria, poi manov<strong>al</strong>e sotto la <strong>di</strong>tta D<strong>al</strong> Cero, infine l’esperienza<br />

delle scarpe a Montecchia, non più a pie<strong>di</strong>, ma con la<br />

fidata vespa 50.<br />

Nel 1960 è protagonista <strong>di</strong> un curioso incidente. Raccogliendo<br />

l’erba, viene morso da <strong>una</strong> vipera. Non si perde d’animo, uccide<br />

il rettile e lo porta a casa. Viene poi accompagnato <strong>al</strong>l’osped<strong>al</strong>e<br />

<strong>di</strong> Soave e da qui portato a Verona-Borgo Trento, l’unico provvisto<br />

<strong>di</strong> siero antiofi<strong>di</strong>co. Nel 1974 arriva la pensione. Bella la vita,<br />

adesso. Può sbizzarrirsi nell’orto, i figli lavorano e si sposano, la<br />

moglie gli è sempre accanto. Nel 2002 festeggia il 50° anniversario<br />

<strong>di</strong> matrimonio e può tracciare un bilancio molto positivo<br />

della sua esistenza. Che emozione vedersi attorniato dai figli, nipoti<br />

e pronipoti. La moglie muore nel 2006; viene <strong>al</strong>lora accu<strong>di</strong>to<br />

nelle sue necessità d<strong>al</strong>la nuora, la moglie <strong>di</strong> <strong>Giovanni</strong>, anche lei<br />

originaria <strong>di</strong> Montecchia, molto paziente e <strong>di</strong>sponibile, anche se<br />

a volte lui è un po’ “roerso”.<br />

-Contento della vita, Luigino? – chie<strong>di</strong>amo scherzando<br />

“Contento sì, ma se non ci fosse stata la guerra sarebbe stato<br />

meglio per tutti” commenta amaramente.<br />

Attorno a questo patriarca giostrano nipoti e pronipoti e apprendono<br />

d<strong>al</strong>la sua voce vicende lontane, fosche, tetre, brut<strong>al</strong>i<br />

che rispondono <strong>al</strong> nome <strong>di</strong> guerra, un nome assolutamente da<br />

relegare sui libri <strong>di</strong> storia e mai più rispolverare. A tener compagnia<br />

a Luigino, nelle assolate giornate estive, c’è pure un vicino<br />

<strong>di</strong> casa, Giuseppe Pernigotto (Bepo Anara), <strong>una</strong> persona tutta<br />

particolare, arguta ed ironica. Parlano dei tempi passati, <strong>di</strong> vicende<br />

antiche, si commuovono insieme e si tira avanti.<br />

Nel s<strong>al</strong>utare Luigino, stringendogli la mano, si ha l’impressione<br />

<strong>di</strong> trovarsi davanti ad un monumento <strong>di</strong> storia, <strong>di</strong> <strong>una</strong> storia<br />

che non si deve assolutamente <strong>di</strong>menticare, perché ci ricorda<br />

gli errori del passato e<br />

la strada per non ripeterli<br />

in <strong>futuro</strong>. Ed <strong>al</strong>lora<br />

il dovuto rispetto verso<br />

coloro che, come<br />

il nostro protagonista,<br />

controvoglia hanno<br />

dovuto imbracciare il<br />

fucile, hanno fatto il<br />

loro dovere fino in fondo,<br />

ma non hanno mai<br />

trav<strong>al</strong>icato i limiti della<br />

decenza, della pietà e<br />

del <strong>di</strong>ritto natur<strong>al</strong>e insito<br />

in ogni uomo.<br />

A lui un augurio da<br />

parte <strong>di</strong> tutti <strong>di</strong> poter<br />

vivere gli ultimi anni in<br />

pace e serenità, quella<br />

pace e serenità che<br />

non ha potuto avere<br />

nella giovinezza.<br />

giAnni SArtori

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