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I Propulsori navali - Nauticokr.it

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7. −−−− I <strong>Propulsori</strong> <strong>navali</strong>.<br />

7.1 – General<strong>it</strong>à sui propulsori <strong>navali</strong>.<br />

Le navi sono classificate in base al<br />

tipo di propulsore di cui sono dotate. Nella<br />

classificazione delle navi si fa una differenza<br />

tra :<br />

- navi o imbarcazioni a remi<br />

- navi o imbarcazioni a vela<br />

- navi o imbarcazioni a motore.<br />

Queste ultime vengono a loro volta<br />

suddivise in navi o imbarcazioni entrobordo<br />

o fuoribordo, asseconda che il motore sia<br />

sistemato nello scafo o al di fuori di esso. Le<br />

grandi navi da traffico, i motopescherecci ed i<br />

grossi yacht hanno sistemazioni del tipo<br />

entrobordo con motori sol<strong>it</strong>amente a ciclo<br />

diesel. Ovviamente esistono svariati tipi di<br />

motori, ma qui intendiamo occuparci<br />

esclusivamente dei propulsori e non degli<br />

apparati motori di cui sono dotate le navi.<br />

A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

Il propulsore per eccellenza in campo<br />

navale è l’elica, oggi universalmente<br />

applicata e di cui ci occuperemo ampiamente<br />

nel segu<strong>it</strong>o. Tuttavia nel corso dello sviluppo<br />

della propulsione meccanica, che soppiantò la<br />

propulsione velica unica conosciuta per le<br />

navi da traffico fino alla fine del XIX secolo e<br />

fino alla metà del XX secolo, fecero la loro<br />

comparsa altri tipi di propulsori. Il primo ad<br />

essere ideato ed utilizzato fu la ruota a pale,<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da un cilindro sulle cui generatrici<br />

venivano fissate delle pale.<br />

L’elica comparve sub<strong>it</strong>o dopo e dopo<br />

di essa sono arrivati il propulsore vo<strong>it</strong>h ( o<br />

cicloide), cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un disco cilindrico<br />

dotato di pale e sporgente dalla carena<br />

ruotante orizzontalmente e, più recentemente,<br />

l’idrogetto, che sfrutta il principio<br />

dell’azione-reazione per far avanzare lo scafo<br />

pompando dell’acqua.


7.2 − La ruota a pale.<br />

A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

La propulsione meccanica venne adottata sulle navi con il perfezionamento e la diffusione<br />

delle macchine a vapore a partire dai primi anni del XIX secolo. Il primo propulsore navale ad<br />

essere adottato fu la ruota a pale cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da un cilindro sulle cui generatrici sono fissate in varia<br />

maniera le pale. Essa agisce eserc<strong>it</strong>ando una pressione sull’acqua, dovuta al moto rotatorio che ad<br />

essa viene forn<strong>it</strong>o da un sistema di bielle collegato al motore. La ruota è generalmente posta a<br />

poppa, con l’asse del cilindro ortogonale all’asse long<strong>it</strong>udinale della nave.<br />

7.3 – L’elica .<br />

In figura è mostrato quanto appena<br />

descr<strong>it</strong>to. Come si può vedere tale sistema di<br />

propulsione è adoperata su battelli fluviali a<br />

scopo turistico, soprattutto negli Stati Un<strong>it</strong>i,<br />

dove un<strong>it</strong>à di questo tipo hanno segnato<br />

un’epoca. Nell’esempio di figura è<br />

rappresentata una ruota a pale fisse che risulta<br />

essere poco efficiente in termini di<br />

rendimento, soprattutto durante il beccheggio<br />

della nave. Per migliorare le prestazioni venne<br />

ideata la ruota a pale articolate, dotate di un<br />

sistema di biellismi atto a mantenere sempre<br />

perpendicolare alla superficie del liquido la<br />

sezione della pala. Un’altra via che venne<br />

segu<strong>it</strong>a fu quella di sistemare due ruote a pale<br />

una per murata in prossim<strong>it</strong>à della sezione<br />

maestra, ma le oscillazioni dovute al rollìo<br />

della nave provocavano la fuoriusc<strong>it</strong>a delle<br />

stesse con conseguente aumento delle<br />

vibrazioni e rotture del sistema di biellismo.<br />

La prima nave a vapore costru<strong>it</strong>a in Italia che<br />

adottava un simile sistema di propulsione fu<br />

la Ferdinando I costru<strong>it</strong>a nel 1818 a Napoli<br />

dal cantiere Filosa (rappresentata nella figura<br />

della pagina precedente) era lunga 39 metri e<br />

raggiungeva una veloc<strong>it</strong>à di 6 nodi .<br />

L’elica navale deriva dall’elica geometrica che è una linea tracciata su di cilindro che<br />

interseca le sue generatrici secondo un angolo costante. Si può pensare decr<strong>it</strong>ta da un punto<br />

materiale che si muova di un moto composto da una rotazione uniforme attorno ad un asse e dalla<br />

traslazione uniforme in direzione dell’asse stesso; questo è chiamato moto elicoidale. L’asse ed il<br />

raggio del cilindro che contiene l’elica sono detti asse e raggio dell’elica. Le parti che cost<strong>it</strong>uiscono<br />

l’elica navale sono il mozzo, simile ad un’ogiva, sul quale vengono calettate in vario modo le pale.<br />

Un’elica navale è caratterizzata da alcuni elementi geometrici :<br />

- il diametro<br />

- il numero di pale<br />

- la proiettata<br />

- l’angolo di calettamento<br />

- il senso di rotazione<br />

- il passo<br />

- il regresso<br />

- il regresso percentuale


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

Il diametro è ovviamente dato dal doppio del raggio della circonferenza che contiene l’elica<br />

in esame. Il numero di pale è variabile tra 2 e 8÷10 e dipende dalle caratteristiche di veloc<strong>it</strong>à e<br />

potenza necessarie alla nave cui l’elica è accoppiata.<br />

La proiettata rappresenta l’area utile delle pale ottenuta proiettando la loro superficie su di<br />

un piano perpendicolare all’asse dell’elica.<br />

L’angolo di calettamento α rappresenta l’angolo di inclinazione che la corda della sezione<br />

della pala forma con l’asse dell’elica. L’angolo di calettamento risulta variabile procedendo dal<br />

mozzo verso il bordo esterno delle pale.<br />

Il senso di rotazione può essere destrorso ( o sinistrorso) se guardando da poppa verso<br />

prora l’elica ruota in senso orario ( o antiorario) all’avanzare della nave.<br />

Dal diametro e dal numero di pale può già intuirsi qualche caratteristica dell’elica. Eliche di<br />

potenza ( per esempio quelle dei rimorchiatori o dei pescherecci a strascico) hanno un grande<br />

diametro, 4 o 5 pale ed una bassa veloc<strong>it</strong>à di rotazione. Eliche destinate a navi veloci hanno<br />

diametro più piccolo e una maggiore veloc<strong>it</strong>à di rotazione ( per esempio le eliche dei fuoribordo).<br />

Il passo dell’elica p rappresenta lo spazio di cui avanza l’elica in un giro completo. Il<br />

valore del passo dipende dal raggio dell’elica e dall’angolo di calettamento α come mostrato nella<br />

figura in apertura di pagina. Nella figura sottostante sono rappresentati esempi di eliche a tre,<br />

quattro e cinque pale.<br />

7.4 −−−− Il regresso.<br />

Il passo p rappresenta lo spazio di cui avanza in un giro completo di 360° l’elica da sola,<br />

cioè senza essere accoppiata alla nave. In realtà quando l’elica è accoppiata ad una carena lo spazio<br />

di cui avanza in un giro completo di 360° il complesso elica-nave è inferiore e viene indicato con il<br />

nome di avanzo a.<br />

La differenza tra p ed a viene detta regresso dell’elica ed indicato con r :<br />

r = p – a


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

Il regresso rappresenta in qualche modo una misura dell’energia dissipata dal propulsore per<br />

vincere le resistenze al moto di avanzamento della nave.<br />

Consideriamo l’espressione:<br />

ε =<br />

p − a<br />

⋅⋅⋅⋅ 100<br />

p<br />

essa rappresenta il cosiddetto regresso percentuale dell’elica. Se ragioniamo sul fatto che la<br />

veloc<strong>it</strong>à di avanzamento in acqua dell’elica dipende sicuramente dal passo p e dal numero di giri al<br />

minuto n che la stessa fa, si può ottenere facilmente la veloc<strong>it</strong>à teorica dell’elica Vt secondo la<br />

semplice relazione :<br />

p ⋅ n<br />

Vt =<br />

60<br />

Analogamente, considerando l’avanzo a può ottenersi la veloc<strong>it</strong>à della nave Vn :<br />

a ⋅ n<br />

Vn =<br />

60<br />

Ricavando da ciascuna di queste espressioni il valore del passo p e dell’avanzo a si ottiene:<br />

Vt Vn p = ⋅60 e a = ⋅60<br />

n<br />

n<br />

Sost<strong>it</strong>uendo quanto adesso ricavato nell’espressione del regresso percentuale si ottiene:<br />

Vt Vn 60<br />

⋅ 60 − ⋅ 60 (Vt − Vn) ⋅ (Vt − Vn)<br />

n n<br />

n<br />

ε = ⎯⎯⎯⎯⎯⎯⎯ ⋅ 100 = ⎯⎯⎯⎯⎯⎯ ⋅ 100 = ⎯⎯⎯ ⋅ 100<br />

Vt 60<br />

⋅ 60 Vt⋅ Vt<br />

n<br />

n<br />

La relazione sopra ottenuta permette di valutare l’ent<strong>it</strong>à del regresso percentuale ε note la<br />

veloc<strong>it</strong>à teorica dell’elica Vt e la veloc<strong>it</strong>à della nave Vn (che può essere sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a anche con la<br />

veloc<strong>it</strong>à propulsiva Vp ), ciò consente in defin<strong>it</strong>iva di comprendere in maniera intu<strong>it</strong>iva che l’elica<br />

“perde” in veloc<strong>it</strong>à quando lavora accoppiata ad una carena e permette di dedurre l’esistenza delle<br />

resistenze idrodinamiche dello scafo.<br />

7.5 – Funzionamento dell’elica.<br />

Due sono le teorie che tentano di spiegare il funzionamento dell’elica marina: la teoria<br />

impulsiva e la teoria alare.<br />

La teoria impulsiva è stata formulata per prima e permette di determinare la spinta T che l’elica<br />

fornisce alla nave. Non spiega però come la spinta ha origine sulla singola pala.


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

Nella teoria impulsiva si considera la traslazione assiale del flusso d’acqua attraverso il<br />

disco dell’elica e mette in relazione la massa (dell’acqua) con la variazione di veloc<strong>it</strong>à e di<br />

pressione.<br />

In figura è schematicamente mostrato il principio di funzionamento dell’elica in base alla<br />

suddetta teoria. Si nota bene dal grafico che la massa d’acqua che entra nel disco dell’elica<br />

attraversandolo ne esce con una maggiore veloc<strong>it</strong>à, mentre il moto che ne risulta è<br />

contemporaneamente rotatorio e traslatorio. Anche la pressione del flusso d’acqua che attraversa<br />

l’elica subisce importanti variazioni; si può notare una diminuzione di pressione a monte del disco<br />

dell’elica, un notevole aumento di questa in corrispondenza del disco dell’elica ed una progressiva<br />

diminuzione a valle di questo. Il valore della pressione finale eguaglia quello iniziale a sufficiente<br />

distanza dall’elica.<br />

La teoria impulsiva pur con i suoi lim<strong>it</strong>i sull’origine della spinta T forn<strong>it</strong>a dall’elica permette<br />

di quantificarla, fornendo comunque utili informazioni sui parametri di accoppiamento tra elica e<br />

carena.<br />

Sappiamo dalla fisica che la quant<strong>it</strong>à di moto q di un corpo è forn<strong>it</strong>a dal prodotto della<br />

massa per la veloc<strong>it</strong>à ovvero :<br />

q = m⋅ V


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

La variazione della quant<strong>it</strong>à di moto della quant<strong>it</strong>à di acqua che attraversa il disco dell’elica<br />

può essere indicato da :<br />

Δq = m ⋅ Δ(V – V’)<br />

dove con V si indica la veloc<strong>it</strong>à d’ingresso dell’acqua e con V’ la veloc<strong>it</strong>à di usc<strong>it</strong>a dell’acqua a<br />

valle del disco dell’elica; evidentemente il termine Δ(V – V’) rappresenta la variazione di veloc<strong>it</strong>à<br />

dell’acqua attraverso il disco dell’elica.<br />

In fisica si definisce impulso il prodotto di una forza F che agisce per un piccolo intervallo<br />

di tempo dt ovvero :<br />

I = F ⋅ dt<br />

l’impulso I può però essere espresso anche mediante la variazione della quant<strong>it</strong>à di moto; quindi<br />

ragionando per analogie si può scrivere:<br />

e ponendo dt = 1 si ottiene :<br />

I = F ⋅⋅⋅⋅ dt = Δq = m ⋅ Δ(V – V’)<br />

F = m ⋅ Δ(V – V’)<br />

relazione che esprime la Teoria Impulsiva dell’elica e secondo la quale una stessa forza di spinta T<br />

può essere forn<strong>it</strong>a:<br />

- o agendo su di una grande massa d’acqua che subisce una piccola variazione di veloc<strong>it</strong>à<br />

- o agendo su di una piccola massa d’acqua facendole subire una forte variazione di veloc<strong>it</strong>à.<br />

Con la prima soluzione si ottengono eliche di grande diametro ed a bassa veloc<strong>it</strong>à come<br />

quelle dei rimorchiatori, con la seconda soluzione si ottengono le eliche veloci e di piccolo diametro<br />

come i motoscafi, i fuori bordo o per le navi bielica (a due eliche) come è il caso delle navi mil<strong>it</strong>ari<br />

o navi dove la veloc<strong>it</strong>à è una necessaria qual<strong>it</strong>à nautica.<br />

La teoria alare trae origine dallo studio della portanza, la forza che permette ad un aereo di<br />

volare mantenendosi in aria. La portanza P si origina quando una lastra posta in fluido si trova in<br />

moto relativo rispetto ad esso e viene inclinata rispetto al flusso della corrente: nascerà una forza P<br />

perpendicolare alla veloc<strong>it</strong>à dei filetti fluidi che compongono la corrente ed una forza R opposta<br />

alla veloc<strong>it</strong>à degli stessi filetti fluidi. La somma R + P rappresenta la forza F che agisce sulla<br />

lastra.<br />

La genesi della portanza P si può spiegare con il fatto che la presenza della lastra costringe i<br />

filetti fluidi ad addensarsi sulla faccia superiore e a diradarsi su quella inferiore; ciò provoca una<br />

depressione sul dorso che risucchia la lastra verso l’alto ed una pressione sul dorso inferiore che<br />

tende a spostarla nello stesso verso. La portanza è dunque generata dall’azione combinata di una<br />

pressione e di una depressione. Se al posto di una lastra si considera un profilo alare, ovvero una<br />

superficie spessa le cui facce sono curvate in maniera diversa, la portanza generata risulta essere<br />

superiore a quella della lastra. È questo che si fa con le ali degli aerei, da cui il termine profilo<br />

alare cioè sezione di un’ala.


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

In figura è rappresentata la sezione di una pala dell’elica assai simile al profilo di un’ala: si notano<br />

l’angolo di calettamento α, la corda del profilo alare, la portanza P. Quest’ultima si scompone nelle<br />

due componenti :<br />

φφφφ = P⋅ cos α e r = P⋅ sin α<br />

Il termine φ rappresenta la spinta utile prodotta dalla sezione di pala, mentre il termine r<br />

rappresenta la resistenza al moto. Ovviamente quanto appena ricavato vale per la sezione di pala in<br />

considerazione per determinare la spinta complessiva forn<strong>it</strong>a dalla pala risulta necessario<br />

considerare l’infin<strong>it</strong>à di possibili sezioni ottenibili, quindi moltiplicare per il numero di pale tenendo<br />

però presente la diversa veloc<strong>it</strong>à che ciascuna di esse avrà rispetto all’acqua e nei diversi istanti. Ne<br />

consegue che il calcolo non è per nulla facile. Come si diceva all’inizio del paragrafo, per<br />

determinare la spinta T forn<strong>it</strong>a dall’elica si adopera la teoria impulsiva, per spiegare l’origine della<br />

spinta è necessario considerare la teoria alare.<br />

7.6 – Il fenomeno della cav<strong>it</strong>azione dell’elica.<br />

La sezione di una pala si presenta simile ad<br />

un profilo alare quindi il moto relativo all’acqua<br />

determina una depressione sul dorso ed un aumento<br />

di pressione sulla faccia. Il principale contributo alla<br />

spinta prodotta dall’elica proviene dalla depressione.<br />

Se la pressione in un punto qualunque della pala<br />

scende al di sotto di un valore lim<strong>it</strong>e si producono<br />

delle bolle di vapore che successivamente<br />

implodono. Questo fenomeno è detto cav<strong>it</strong>azione e<br />

può risultare dannoso per il buon funzionamento<br />

dell’elica in quanto l’implosione delle bolle ( o<br />

cav<strong>it</strong>à ) produce rumore, corrosione della superficie<br />

delle pale, aumento delle vibrazioni e diminuzione<br />

del rendimento.<br />

Per ev<strong>it</strong>are il fenomeno della cav<strong>it</strong>azione si tende a far diminuire le differenze di pressione<br />

che si hanno sul profilo delle pale, allo scopo di compensare la diminuzione della spinta propulsiva<br />

viene aumentata la superficie di queste.


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

Durante le fasi di carenaggio è<br />

ab<strong>it</strong>udine ripristinare la superficie delle<br />

pale mediante levigazione come mostrato in<br />

figura. Sulle eliche lente e molto immerse<br />

come quelle delle navi mercantili il fenomeno<br />

della cav<strong>it</strong>azione è raro.<br />

È più frequente nelle eliche molto<br />

veloci e poco immerse come quelle dei<br />

motori fuoribordo o nelle navi mil<strong>it</strong>ari.<br />

Tuttavia oggi si progettano anche<br />

eliche supercav<strong>it</strong>anti, nelle quali il numero di<br />

giri è talmente elevato che la cav<strong>it</strong>azione è<br />

estesa uniformemente a tutta la superficie<br />

delle pale.<br />

Eliche di questo tipo richiedono l’impiego di materiali dotati di elevate caratteristiche<br />

meccaniche.<br />

7.7 – Eliche a pale reversibili.<br />

Per accoppiare un elica ad una carena (nave) è necessario eseguire dei calcoli sui dati di<br />

partenza sui quali il progetto si sviluppa:<br />

- la veloc<strong>it</strong>à della nave<br />

- la potenza all’asse occorrente per tale veloc<strong>it</strong>à<br />

- il numero di giri al minuto (rpm)<br />

Poiché questi elementi dipendono dal<br />

variare delle condizioni di esercizio della nave,<br />

nasce la necess<strong>it</strong>à di stabilire il valore di detti<br />

parametri per una determinata condizione<br />

operativa della nave.<br />

In questa condizioni l’elica funziona con il<br />

massimo rendimento, mentre allontanandosi da<br />

esse il rendimento tende a diminuire.<br />

Si deduce quindi che il funzionamento ottimale dell’elica si verificherà solo per la<br />

condizione d’esercizio presa a riferimento per la sua progettazione.<br />

Per eliminare questo inconveniente sono state ideate e realizzate le eliche a passo variabile<br />

o eliche a pale reversibili. Si tratta di eliche le cui pale possono ruotare intorno al proprio asse; la<br />

rotazione delle pale provoca conseguentemente la variazione del passo dell’elica p, per cui queste<br />

eliche sono dette a passo variabile.<br />

I principali vantaggi delle eliche a passo variabile sono :<br />

- possibil<strong>it</strong>à di mantenere inalterato il regime di funzionamento della macchina pur variando<br />

la veloc<strong>it</strong>à della nave con il variare del passo;<br />

- massimo rendimento in ogni condizione di carico e per qualunque veloc<strong>it</strong>à;<br />

- inversione del moto della nave indipendentemente dalla macchina con evidenti vantaggi per<br />

la sicurezza;


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

- facil<strong>it</strong>à e rapid<strong>it</strong>à di manovra, in quanto le variazioni di veloc<strong>it</strong>à della nave e l’inversione del<br />

moto si ottengono variando l’orientamento delle pale direttamente dalla plancia, senza<br />

variare il regime di funzionamento della macchina, con ulteriore notevole beneficio di<br />

quest’ultima.<br />

Eliche a passo variabile trovano<br />

applicazione sulle navi traghetto (vedi foto)<br />

che hanno necess<strong>it</strong>à di manovre pronte e<br />

frequenti durante l’attracco in porto e, per le<br />

identiche ragioni, sulle navi passeggeri.<br />

Difficilmente eliche a passo variabile<br />

trovano applicazione sulle grosse navi da<br />

carico.<br />

7.8 – Il propulsore Vo<strong>it</strong>h Shneider.<br />

Il propulsore Vo<strong>it</strong>h Shneider o rotor o<br />

cicloide è un sistema di propulsione<br />

alternativo all’elica.<br />

Si presenta come un grosso disco dal<br />

diametro di 5 metri circa con asse di rotazione<br />

verticale e con delle pale articolate<br />

(sol<strong>it</strong>amente cinque) sporgenti verso il basso,<br />

visibili nella figura a lato .<br />

Sol<strong>it</strong>amente una nave che adotta tale tipo di propulsione monta due vo<strong>it</strong>h uno a prua e uno a<br />

poppa. Per alloggiare un propulsore vo<strong>it</strong>h la carena deve avere una forma piatta verso le estrem<strong>it</strong>à<br />

prodiera e poppiera, per questa ragione sol<strong>it</strong>amente questo tipo di propulsore viene impiegato sulle<br />

navi traghetto bidirezionali quali le un<strong>it</strong>à<br />

classe “Agata” e classe “Riace” delle Ferrovie<br />

dello Stato in sevizio nello Stretto di Messina<br />

o le un<strong>it</strong>à classe “Isola di Caprera” della<br />

Saremar di Navigazione del gruppo Tirrenia<br />

Finmare in servizio in Sardegna.<br />

Un tale sistema di propulsione non richiede la presenza di eliche di manovra. Usualmente ad<br />

ogni vo<strong>it</strong>h è abbinato un motore collegato tram<strong>it</strong>e un asse ed un giunto cardanico. Una sistemazione


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

di questo tipo permette alla nave di ruotare anche di 360° da ferma e di accostare ed evoluire<br />

liberamente. L’articolazione delle pale consente un rapido passaggio dalla marcia indietro alla<br />

marcia avanti e viceversa, una rapida partenza da fermo e una buona manovrabil<strong>it</strong>à in fase di<br />

attracco e alle basse veloc<strong>it</strong>à.<br />

Di contro tra i lim<strong>it</strong>i del propulsore vo<strong>it</strong>h<br />

vi è la scarsa immersione e la chiglia piatta che<br />

espone questo tipo di nave ai movimenti di<br />

rollìo e beccheggio, la vulnerabil<strong>it</strong>à delle pale<br />

che sporgendo dal profilo della carena possono<br />

toccare il fondo danneggiandosi, la veloc<strong>it</strong>à<br />

massima non molto elevata, sol<strong>it</strong>amente intorno<br />

ai 15 nodi.<br />

7.9 – L’idrogetto.<br />

Come mostrato in figura un sistema di propulsione a idrogetto è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o essenzialmente da<br />

una presa a mare da dove entra l’acqua, da una pompa e da un ugello orientabile che rappresenta<br />

l’usc<strong>it</strong>a.


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

L’acqua aspirata entra dalla presa a mare e, attraverso il tunnel, giunge alla girante della<br />

pompa dove acquista veloc<strong>it</strong>à, quindi viene pompata verso l’ugello da dove fuoriesce fornendo la<br />

spinta all’imbarcazione.<br />

La pompa è connessa meccanicamente<br />

mediante un asse ed un riduttore ad uno o più<br />

motori diesel o ad una turbina a gas.<br />

L’idrogetto è assimilabile ad un<br />

propulsore entro fuoribordo.<br />

Il sistema di propulsione a idrogetto ha<br />

trovato una prima applicazione nella nautica<br />

da diporto come utile alternativa al motore<br />

fuoribordo.<br />

Successivamente ha cominciato ad<br />

essere applicato sulle un<strong>it</strong>à più grandi, trovando<br />

una diffusione notevole sulle un<strong>it</strong>à veloci HSV<br />

(High Speed Vessel) capaci di raggiungere<br />

veloc<strong>it</strong>à anche di 40 nodi e oltre come il<br />

“Guizzo” della Tirrenia Finmare prima un<strong>it</strong>à<br />

HSV a svolgere servizio regolare di linea in<br />

Italia.<br />

Una delle caratteristiche delle un<strong>it</strong>à HSV è lo scafo costru<strong>it</strong>o in leghe di alluminio allo scopo<br />

di garantire la necessaria robustezza allo scafo e contemporaneamente un dislocamento leggero che<br />

lo faccia immergere poco.


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

Proprio la scarsa immersione rappresenta uno dei lim<strong>it</strong>i degli HSV che hanno difficoltà a<br />

tenere il mare in presenza di moto ondoso e sono molto sensibili all’azione del vento.<br />

Ma la stessa scarsa immersione e la leggerezza dello scafo contribuiscono a dare a queste<br />

un<strong>it</strong>à una buona manovrabil<strong>it</strong>à in porto e con poco fondale a disposizione, elementi che hanno<br />

decretato il loro successo e la crescente diffusione.<br />

Tra gli altri vantaggi va considerato il maggiore comfort per i passeggeri data la notevole<br />

riduzione di rumore e di vibrazioni rispetto alle navi ad elica.<br />

Un punto debole si è rivelato il consumo di carburante a par<strong>it</strong>à di potenza impiegata rispetto<br />

alle navi tradizionali, anche se compensato dalla possibil<strong>it</strong>à di invertire la marcia senza provocare<br />

contraccolpi al basamento del motore e sul riduttore come avviene sulle navi ad elica.<br />

Tuttavia oggi il propulsore a getto trova larga applicazione nei catamarani passeggeri che<br />

riescono a compensare i problemi di consumo che invece hanno affl<strong>it</strong>to gli HSV.<br />

7.10 – Il propulsore azipodale (AZIPOD).<br />

A partire dagli anni novanta ha cominciato a trovare applicazione sulle navi il propulsore<br />

azipodale , cioè azimutale con motore propulsivo elettrico montato in un “pod” (piede a guscio


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

sommerso) che porta un’elica a passo fisso. Il nome con il quale è maggiormente noto questo tipo di<br />

propulsore è AZIPOD. Pur trattandosi di un nome commerciale legato alla d<strong>it</strong>ta che lo ha proposto,<br />

brevettato, prodotto e commercializzato per prima, nell’amb<strong>it</strong>o di questo lavoro verrà indicato con<br />

tale nome.<br />

L’azipod è un propulsore ad elica a passo fisso connessa ad un motore elettrico alloggiato<br />

all’interno di in un “siluro” che può ruotare di 360° intorno al suo asse verticale. La veloc<strong>it</strong>à del<br />

motore è controllata da convert<strong>it</strong>ore di frequenza che rende possibile la sua rotazione da zero alla<br />

massima veloc<strong>it</strong>à in entrambi i sensi di marcia . Tutto il blocco del propulsore è posto sotto la<br />

chiglia della nave. Delle appos<strong>it</strong>e guarnizioni garantiscono la tenuta stagna del blocco e la libera<br />

rotazione del sistema.<br />

Dal 1997 la produzione e la<br />

commercializzazione degli azipod<br />

inizia ad interessare le grandi navi<br />

passeggeri da crociera con propulsione<br />

diesel/elettrica.<br />

Su ogni impianto nave vengono<br />

montati due azipod laterali azimutali.<br />

In alcuni casi ne vengono istallati tre,<br />

con quello centrale fisso così da<br />

eliminare il timone convenzionale.<br />

Ciò rappresenta una piccola rivoluzione<br />

in campo navale in quanto l’ azipod<br />

unifica le funzioni di propulsione e di<br />

governo della nave.<br />

Nello schema di figura è mostrato lo<br />

spaccato di un impianto azipod con le<br />

sue componenti. Partendo dall’alto si<br />

nota sulla sinistra il motore elettrico<br />

per il moto azimutale, al centro<br />

l’ingranaggio di interfacciamento,<br />

sulla destra l’impianto di<br />

raffreddamento a circolazione di aria<br />

fredda. Scendendo si nota il blocco di<br />

installazione e sub<strong>it</strong>o sotto il siluro che<br />

contiene il motore elettrico connesso<br />

all’elica schematicamente<br />

rappresentata a sinistra e i cuscinetti di<br />

accoppiamento sulla destra.<br />

L’installazione di un propulsore<br />

azipod comporta un risparmio del<br />

10÷15 % sul costo totale della nave,<br />

risparmio e facil<strong>it</strong>à di manutenzione.


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

A fianco è mostrato un impianto pilota a<br />

tre azipod per una moderna nave passeggeri.<br />

Ai lati si vedono bene i due azipod capaci di<br />

ruotare a 360° mentre quello centrale è fisso<br />

ed ha una disposizione che richiama la tipica<br />

sistemazione per le eliche tradizionali.<br />

I principali vantaggi dell’impiego<br />

dell’azipod sono:<br />

- l’eliminazione del timone<br />

- l’eliminazione della linea d’assi<br />

dell’elica<br />

- l’eliminazione dei ringrossi e dei<br />

braccetti<br />

- il miglioramento del fattore di scia<br />

- la semplificazione della forma della carena<br />

- il miglioramento della propulsione e della manovrabil<strong>it</strong>à<br />

- l’aumento del comfort per i passeggeri a causa delle ridotte vibrazioni<br />

Le applicazioni del propulsore azipodale riguardano tipicamente navi bielica passeggeri da<br />

crociera come la “Costa Fortuna” (mostrata in figura) e le un<strong>it</strong>à gemelle Costa atlantica e Costa<br />

Med<strong>it</strong>erranea, numerose altre un<strong>it</strong>à della Carnival Cruise (Carnival Paradise, Carnival Pride,<br />

Carnival Glory, Carnival Spir<strong>it</strong>) navi traghetto, navi posatubi, navi posacavi, rompighiaccio, navi<br />

feeder chimichiere e shuttle tanker.<br />

Tuttavia, proprio a causa del fatto<br />

che i grossi motori elettrici sporgono<br />

sotto la poppa, l’azipod risulta esposto al<br />

rischio di danneggiamenti esterni durante<br />

la navigazione e nelle manovre in porto<br />

o su bassi fondali.<br />

Inoltre la tenuta stagna del blocco<br />

propulsivo potrebbe essere compromessa<br />

in caso di urti con il fondo.<br />

L’introduzione degli azipod ha di<br />

fatto incrementato l’utilizzo della propulsione diesel elettrica con una progressiva riduzione della<br />

lunghezza degli assi delle eliche e un sensibile miglioramento del confort dei passeggeri a causa<br />

della progressiva diminuzione delle vibrazioni.


A. Vega − I propulsori <strong>navali</strong><br />

Molto interessante risulta il sistema<br />

CODLAG (COmbined Diesel-eLectric And Gas)<br />

che è un sistema di propulsione navale basato<br />

sull'impiego di motori elettrici direttamente<br />

connessi agli assi (generalmente due) delle eliche. I<br />

motori vengono alimentati da generatori diesel e<br />

per avere veloc<strong>it</strong>à maggiori, viene inser<strong>it</strong>a la<br />

turbina a gas che viene disconnessa dal sistema di<br />

trasmissione per tornare alla veloc<strong>it</strong>à di crociera,<br />

come avviene nei sistemi di propulsione CODAG<br />

(COmbined Diesel And Gas -- Combinato diesel e<br />

gas) che a sua volta è un tipo di propulsione navale<br />

per imbarcazioni che richiedono una veloc<strong>it</strong>à<br />

massima considerevolmente superiore a quella di<br />

crociera, in particolare navi mil<strong>it</strong>ari.<br />

Quest’ultimo sistema consiste in motori diesel per la veloc<strong>it</strong>à di crociera e turbine a gas che<br />

possono essere inser<strong>it</strong>e per i tratti ad alta veloc<strong>it</strong>à. Nella maggior parte dei casi la differenza di<br />

potenza tra il solo motore diesel e il combinato tra diesel e turbina a gas, è tanta da richiedere eliche<br />

a passo variabile per lim<strong>it</strong>are la rotazione in modo che i motori diesel possano continuare ad operare<br />

senza cambiare il rapporto di trasmissione degli ingranaggi<br />

Il sistema CODLAG che usa i motori diesel sia per la propulsione che per la produzione di<br />

energia elettrica per i servizi di bordo riduce notevolmente i costi, poiché diminuisce il numero dei<br />

motori diesel destinati ai diversi servizi della nave e i motori elettrici necess<strong>it</strong>ano una minore<br />

manutenzione. Inoltre potendo i motori elettrici lavorare più efficacemente in un più ampio numero<br />

di giri, e potendo essere direttamente collegati all'asse dell'elica, risultano più semplici i sistemi di<br />

trasmissione per accoppiare e disaccoppiare i sistemi diesel-elettrici con la turbina a gas.<br />

Altro vantaggio della trasmissione diesel-elettrica<br />

è che, non essendo necessaria una connessione<br />

meccanica, i generatori diesel possono essere isolati<br />

acusticamente dallo scafo della nave, rendendola<br />

meno rumorosa. L'isolamento acustico dello scafo,<br />

molto usato nei sottomarini risulta molto utile anche<br />

in navi di superficie<br />

L'energia prodotta, oltre che ad alimentare i servizi di bordo della nave, alimenta anche i<br />

motori elettrici di propulsione collegati direttamente alle eliche (diversamente dal CODAG elettrico<br />

dove i motori elettrici sono collegati alle eliche tram<strong>it</strong>e degli ingranaggi di trasmissione). Questo<br />

sistema è usato sulla nave passeggeri inglese Queen Mary 2 con propulsori azimutali.<br />

La propulsione diesel-elettrica sulle<br />

navi da crociera è una soluzione ampiamente<br />

diffusa poiché offre le più alte prestazioni in<br />

termini di rumoros<strong>it</strong>à e di spazio e migliora<br />

l'esperienza dei passeggeri a bordo. Questa<br />

soluzione sta diventando sempre più utilizzata<br />

anche su altri tipi di navi tra cui: navi<br />

mercantili, FPSO (Floating Production,<br />

Storage and Off-loading vessel) e altre navi<br />

per applicazioni speciali perché offre minori<br />

costi di manutenzione e spazio ridotto.

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