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La voce dei libri. Il "Fondo Fraccacreta" della Biblioteca di San Severo

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Francesco Giuliani<br />

<strong>La</strong> <strong>voce</strong> <strong>dei</strong> <strong>libri</strong><br />

<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

<strong>di</strong> Francesco Giuliani<br />

1. Un <strong>Fondo</strong> emblematico<br />

In <strong>libri</strong>s veritas. Cosa c’è <strong>di</strong> più significativo <strong>di</strong> una biblioteca? È un luogo<br />

strategico, centrale, che funge da cartina al tornasole degli interessi culturali <strong>di</strong> una<br />

collettività, <strong>di</strong> una famiglia, <strong>di</strong> un singolo in<strong>di</strong>viduo. Quando parliamo <strong>di</strong> biblioteca,<br />

infatti, ci riferiamo sia a quelle pubbliche, nazionali, provinciali o comunali che<br />

siano, sia a quelle private, ed in particolare a quelle <strong>di</strong> famiglia, al patrimonio <strong>di</strong> testi<br />

or<strong>di</strong>nato negli scaffali <strong>di</strong> una libreria a muro o ammassato in qualche stanza <strong>di</strong> servizio,<br />

magari in un ripostiglio.<br />

Le statistiche parlano <strong>di</strong> una nazione nella quale si legge sempre meno, proprio<br />

mentre, d’altra parte, esistono in commercio delle collane <strong>di</strong> testi economici,<br />

talvolta anche <strong>di</strong> buona fattura, che rendono <strong>di</strong>sponibili alla stragrande maggioranza<br />

delle persone le opere fondamentali <strong>della</strong> nostra tra<strong>di</strong>zione e gli strumenti in<strong>di</strong>spensabili<br />

per conoscere il passato e per esaminare criticamente il presente.<br />

Ma i dati, a ben pensarci, nascondono anche altri lati oscuri, se si considera<br />

che non tutti i <strong>libri</strong> acquistati vengono letti, specie quelli comperati per un regalo,<br />

in una qualsiasi occasione, che finiscono da qualche parte, talvolta senza nemmeno<br />

essere aperti.<br />

Per non parlare, poi, delle tante pubblicazioni <strong>di</strong> nessun valore, raffazzonate<br />

da qualche ‘negro’ <strong>di</strong> redazione e mandate in giro con la firma dell’attore o del<br />

cantante del momento, per meri fini speculativi.<br />

Si tratta <strong>di</strong> problematiche ormai note agli osservatori. Uno degli alibi che<br />

talvolta si sente ripetere è quello <strong>della</strong> mancanza <strong>di</strong> spazio nelle abitazioni: i <strong>libri</strong><br />

sono ingombranti, mentre l’appartamento è piccolo. Finisce, così, che lo spazio<br />

viene ritagliato per una tavernetta dove fare bisboccia, per una mansarda, ma non<br />

certo per uno scaffale appena decente.<br />

Forse anche per questo, come forma <strong>di</strong> reazione, non manca un certo ritorno<br />

<strong>di</strong> interesse verso la bibliofilia, verso i <strong>libri</strong> antichi e rari, che hanno trovato in Internet<br />

un importante ed insperato alleato, vista la grande presenza <strong>di</strong> siti specialistici accessibili<br />

per via telematica.<br />

Dall’esame <strong>di</strong> una libreria familiare o personale è facile comprendere quanto<br />

sia vivo e profondo l’amore per la cultura, quali ambiti siano preferiti, se si tratta <strong>di</strong><br />

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<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

testi organicamente acquistati o ammassati alla rinfusa, se la passione per il libro<br />

continua o si è spenta da tempo. I <strong>libri</strong> parlano in modo fin troppo eloquente, talvolta<br />

persino troppo, mettendo allo scoperto anche certi lati che ognuno preferirebbe<br />

tenere nascosti.<br />

Quando si tratta <strong>di</strong> scrittori, poi, l’esame delle biblioteche fornisce delle informazioni<br />

anche sulla genesi e sui caratteri delle opere letterarie, non a caso sfruttate<br />

da molti critici nei loro stu<strong>di</strong> e oggetto <strong>di</strong> specifiche pubblicazioni. Si pensi,<br />

solo per fare un esempio, ai testi sulla dotazione libraria <strong>di</strong> Verga o <strong>di</strong> Carducci o<br />

sui volumi a <strong>di</strong>sposizione del giovane Leopar<strong>di</strong> a Recanati.<br />

<strong>La</strong> rilevanza e la significatività <strong>di</strong> una biblioteca erano in passato probabilmente<br />

maggiori, considerata la generale <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> accesso alle informazioni, in<br />

un’epoca ben <strong>di</strong>versa dalla nostra.<br />

Di certo, in ogni caso, lo stu<strong>di</strong>o del “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta”, che è poi l’argomento<br />

del nostro saggio, offre una preziosa fonte <strong>di</strong> notizie su <strong>di</strong> una famiglia ragguardevole<br />

e su <strong>di</strong> un poeta come Umberto Fraccacreta, ma anche su <strong>di</strong> un ambiente<br />

provinciale, tra Ottocento e Novecento, in una fase <strong>di</strong> cruciali trasformazioni.<br />

<strong>La</strong> famiglia Fraccacreta ha dato alla nazione varie personalità, che hanno operato<br />

sia a livello locale che nazionale, nel campo politico, culturale ed economico.<br />

Un merito che ha trovato un autorevole riscontro nel 1997, quando il ponderoso<br />

Dizionario biografico degli Italiani, e<strong>di</strong>to dalla Treccani, giunto al quarantanovesimo<br />

volume, ha de<strong>di</strong>cato tre schede ad altrettanti personaggi, a partire dallo storico Matteo<br />

Fraccacreta, l’autore dell’importante Teatro topografico, <strong>di</strong> cui, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> molti<br />

anni dai volumi ottocenteschi e dalla continuazione del 1974, sembra essere imminente<br />

la pubblicazione delle restanti rapso<strong>di</strong>e ine<strong>di</strong>te, che permetteranno <strong>di</strong> completare<br />

questo grande, pur se alquanto confuso, affresco storico <strong>della</strong> nostra terra.<br />

Più recente è l’economista Angelo, rettore dell’Università <strong>di</strong> Bari e docente a<br />

Napoli, stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> orientamento liberale, splen<strong>di</strong>da figura <strong>di</strong> docente e <strong>di</strong> uomo, i<br />

cui <strong>libri</strong> sono almeno in parte conservati presso la <strong>Biblioteca</strong> Provinciale <strong>di</strong> Foggia,<br />

in un apposito <strong>Fondo</strong>.<br />

L’ultimo Fraccacreta al quale è stato de<strong>di</strong>cato un articolo nel Dizionario è<br />

Umberto, cugino <strong>di</strong> Angelo, noto anche come “poeta del Tavoliere”. A lui e al suo<br />

ramo familiare è appartenuto il <strong>Fondo</strong> Fraccacreta, che ha preso la strada <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong><br />

Comunale “Minuziano” <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong>.<br />

Umberto è un personaggio che alle giovani generazioni è poco noto, ma che<br />

ha goduto <strong>di</strong> una buona notorietà in vita, che è andata poi progressivamente <strong>di</strong>minuendo,<br />

specie in concomitanza, nel secondo dopoguerra, con la fine <strong>di</strong> quel mondo<br />

agreste a lui caro, presente in vari volumi <strong>di</strong> poesia, che rappresentano però solo<br />

una parte <strong>di</strong> una ragguardevole produzione in versi, alla quale si aggiungono delle<br />

pregevoli traduzioni.<br />

È bene ricordare che la produzione poetica del Fraccacreta copre il periodo<br />

che va dal 1929, anno <strong>della</strong> pubblicazione <strong>dei</strong> Poemetti, fino alla sua prematura<br />

scomparsa.<br />

Umberto Rodolfo Carlo Fraccacreta, nato a <strong>San</strong> <strong>Severo</strong> il 29 giugno 1892, è<br />

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Francesco Giuliani<br />

un privilegiato, vista la sua appartenenza ad una famiglia benestante, istruita e ben<br />

in vista nella citta<strong>di</strong>na dauna, ma la sua esistenza non fu particolarmente felice: un<br />

<strong>di</strong>fetto car<strong>di</strong>aco, in particolare, lo convincerà a rinunciare al matrimonio, ponendo<br />

i suoi rapporti sotto il segno <strong>della</strong> precarietà.<br />

Educato con ogni cura dalla famiglia, esperto e abile pianista, conosce alla<br />

perfezione le lettere classiche, perfezionandosi nello stu<strong>di</strong>o dell’inglese e del tedesco,<br />

che affiancava al francese.<br />

Dopo aver ottenuto il <strong>di</strong>ploma nel Liceo <strong>di</strong> Lucera, si trasferisce a Roma,<br />

dove si laurea in Legge, in ossequio alla volontà del padre, e nel 1922 prende anche<br />

la citta<strong>di</strong>nanza romana, che manterrà fino al 1929. Nei suoi progetti c’era una vita<br />

nella capitale, ma già nel 1923, <strong>di</strong> fronte alla malattia del genitore, si era reso necessario<br />

il suo impegno nella cura <strong>dei</strong> beni <strong>di</strong> famiglia, e così dovette giocoforza piegare<br />

il capo.<br />

Questa circostanza <strong>di</strong>venterà, letterariamente, il richiamo <strong>della</strong> Terra, che si<br />

insinua nel profondo dell’anima; né per questo rinunciò a viaggiare, utilizzando<br />

quelle guide turistiche che si ritrovano nella sua biblioteca personale, ma il poeta<br />

dovette coesistere con il “conduttore in proprio <strong>di</strong> azienda agricola”, come specificato<br />

nella sua scheda dai meticolosi <strong>di</strong>pendenti comunali <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong>, con l’attento<br />

e parsimonioso curatore del patrimonio familiare.<br />

L’uomo inquieto e malinconico, che non nutriva alcuna passione per la legge,<br />

a <strong>di</strong>fferenza del padre, attraversa negli anni Venti un non facile periodo <strong>di</strong> crisi e <strong>di</strong><br />

assestamento, che lo porterà alla certezza del proprio ruolo <strong>di</strong> poeta, dopo le prime<br />

prove giovanili, e <strong>della</strong> <strong>di</strong>gnità artistica <strong>della</strong> propria terra, mai celebrata nei versi,<br />

eppure così caratteristica e significativa.<br />

Un approdo che doveva guidare Umberto nel suo cammino, cercando <strong>di</strong> allontanare<br />

l’ansia che era dentro <strong>di</strong> lui, quell’insod<strong>di</strong>sfazione che lo prendeva <strong>di</strong> fronte<br />

alla precarietà e all’inquietu<strong>di</strong>ne <strong>dei</strong> giorni.<br />

Di qui il desiderio <strong>di</strong> raccontare le vicende <strong>della</strong> sua terra, nei Poemetti, e<strong>di</strong>ti<br />

dalla Zanichelli con la prefazione <strong>di</strong> Manara Valgimigli, già suo docente al Liceo <strong>di</strong><br />

Lucera. <strong>La</strong> sua vena lo porta a unire quadri e momenti <strong>della</strong> vita citta<strong>di</strong>na o agreste,<br />

come ne <strong>Il</strong> Pane, che consta <strong>di</strong> settecento endecasillabi sciolti.<br />

In quest’opera ritroviamo la ciclicità <strong>della</strong> natura e <strong>della</strong> vita umana: la scena<br />

si apre dopo un raccolto infelice e percorre tutte le fasi dell’anno agricolo, fino alla<br />

vigilia <strong>di</strong> una nuova mietitura, questa volta ricca <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni. <strong>La</strong> fede nella<br />

Terra <strong>di</strong>venta tutt’uno con la fede in Dio, così come il pane quoti<strong>di</strong>ano allude al<br />

nutrimento dell’anima.<br />

<strong>La</strong> natura, vivificata dalla luce <strong>di</strong> Dio, fornisce l’antidoto al negativo, e il<br />

poeta si soffermerà ancora su questo mondo e sui suoi valori positivi, nei Nuovi<br />

Poemetti del 1934, dove spiccano altre ampie e significative composizioni, come <strong>La</strong><br />

strada d’erba, <strong>di</strong> cinquecento endecasillabi, che descrive l’incontro, sotto gli occhi<br />

del Padre celeste, del mondo conta<strong>di</strong>no, ancora fiorente, e del mondo pastorale, in<br />

decadenza.<br />

<strong>La</strong> poesia <strong>della</strong> terra aveva <strong>dei</strong> modelli, ovviamente, nel cui solco egli si pone,<br />

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<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

da Virgilio a Pascoli, portando con sé gli amati autori romantici, ma trovando una<br />

sua <strong>di</strong>mensione, una sua via personale, che gli permette <strong>di</strong> evitare le cadute nel<br />

prosastico e nel manierato.<br />

<strong>Il</strong> poemetto, così, racconta le vicende <strong>di</strong> questo lembo <strong>di</strong> Puglia, con le sue<br />

dure fatiche, le sue opere e i suoi giorni, i suoi pellegrinaggi, le sue tra<strong>di</strong>zioni, le sue<br />

certezze, le sue gioie sentimentali, i suoi amori, senza mai rinunciare alla me<strong>di</strong>azione<br />

letteraria, senza mai andare sui righi e stonare.<br />

<strong>Il</strong> fascino <strong>di</strong> questi versi, incentrati su <strong>di</strong> una civiltà conta<strong>di</strong>na che da realtà<br />

quoti<strong>di</strong>ana si è trasformata, per noi posteri, in un riferimento culturale, in un<br />

inelu<strong>di</strong>bile legame con le nostre ra<strong>di</strong>ci, ci appare oggi più che mai vivo.<br />

D’altra parte, la storia dell’uomo è fatta <strong>di</strong> sentimenti e realtà eterni, gli stessi<br />

che sostanziano l’arte del Nostro.<br />

<strong>Il</strong> piacere <strong>di</strong> soffermarsi sulle avventure <strong>dei</strong> suoi personaggi si ritrova anche<br />

in Amore e Terra, del 1943, dove spicca L’Oliveta, rievocazione <strong>della</strong> storia d’amore<br />

<strong>di</strong> Oliveta e del pastore abruzzese Gildo, coronata dal lieto fine matrimoniale.<br />

<strong>Il</strong> gusto del poemetto si affianca, come in Pascoli, ai momenti più lirici <strong>dei</strong><br />

canti, compresi in Elevazione, del 1931, e questo ci porta a ricordare la varietà dell’arte<br />

del Nostro, che ha una sua evoluzione, attestata, tra l’altro, dalle bellissime<br />

liriche d’amore comprese nei Motivi lirici del 1936, dove domina il senso <strong>della</strong> labilità<br />

<strong>della</strong> vita umana e dello stesso amore.<br />

<strong>Il</strong> conoscitore dell’animo femminile dà qui delle superbe prove, mentre appaiono<br />

sempre più chiare, sia pure in un contesto profondamente fraccacretiano, le<br />

suggestioni dannunziane, che domineranno nelle liriche <strong>di</strong> Antea, nel 1942. In altri<br />

mo<strong>di</strong>, il poeta cerca la stessa evasione inseguita nel mondo pugliese.<br />

Gli anni <strong>di</strong> guerra vedranno la pubblicazione <strong>di</strong> Vivi e morti, nel 1944 e, in<br />

seconda e<strong>di</strong>zione accresciuta, nel 1945, con i loro momenti <strong>di</strong> commossa me<strong>di</strong>tazione,<br />

che si posa su rovine e defunti, senza mai indulgere all’o<strong>di</strong>o o alla faziosità, e<br />

soprattutto, senza rinunciare ad una speranza soffusa <strong>di</strong> certezze cristiane.<br />

Nel 1945, poi, nei versi <strong>di</strong> Sotto i tuoi occhi, che formano una collana <strong>di</strong> sonetti,<br />

sale in primo piano il dolore per la morte <strong>della</strong> madre, Angiolina Sassi, così<br />

presente nella sua vita.<br />

Di qui agli Ultimi canti, apparsi postumi nel 1948, il passo è breve, con la<br />

decantazione lirica che precede la scomparsa, che segna un punto <strong>di</strong> arrivo. Si pensi<br />

alle limpide descrizioni <strong>di</strong> Azzurro, dove si mettono a confronto la <strong>di</strong>stesa del <strong>La</strong>rio<br />

lombardo e la verde Puglia, le barche sul lago e le greggi che si incamminano per il<br />

tratturo.<br />

<strong>Il</strong> volume pubblicato dalla <strong>La</strong>terza si trasforma, a <strong>di</strong>spetto delle intenzioni,<br />

in un omaggio alla memoria del poeta da poco scomparso, che non vede nemmeno<br />

pubblicate le tre composizioni pascoliane che aveva tradotto su richiesta del suo<br />

vecchio docente <strong>di</strong> latino e greco a Lucera, Manara Valgimigli.<br />

<strong>Il</strong> moreto, <strong>Il</strong> Gallo morente e A Re Vittorio nel cinquantenario dell’Italia<br />

liberata sono in prosa, secondo le <strong>di</strong>sposizioni ricevute, per livellare quanto più<br />

possibile i contributi <strong>dei</strong> vari e autorevoli collaboratori, e attestano ancor oggi le<br />

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Francesco Giuliani<br />

straor<strong>di</strong>narie doti <strong>di</strong> traduttore del Fraccacreta, in grado <strong>di</strong> offrire una prosa chiara,<br />

elegante e precisa, in cui anche i passaggi più complessi <strong>di</strong>ventano sciolti ed espliciti.<br />

I Carmina pascoliani sono un punto <strong>di</strong> riferimento per tanti classicisti che<br />

guardano anche alla letteratura italiana; nel corso degli anni si sono avute varie altre<br />

traduzioni, ma quelle <strong>di</strong> Fraccacreta restano un punto fermo, amplificando la grandezza<br />

del Pascoli latino. <strong>Il</strong> suo maestro dovette esserne compiaciuto, ritrovando in<br />

queste pagine lo sviluppo coerente <strong>di</strong> quell’ottimo allievo del lontano anno scolastico<br />

1908-09.<br />

Fraccacreta, però, è un autore che non finisce <strong>di</strong> stupire, e così, <strong>di</strong> recente, tra<br />

le sue carte, sono stati scoperti anche due racconti, Le inseparabili e <strong>La</strong> signora<br />

Giovanna, che dovevano presumibilmente rientrare in un volume, progettato e mai<br />

realizzato, anche se annunciato a più riprese, dal titolo Racconti <strong>della</strong> mia terra.<br />

In queste due composizioni, la terra dauna, sempre presente, pur se mai nominata<br />

esplicitamente, rivela la sua capacità <strong>di</strong> trasformarsi in occasione artistica, in<br />

spunto per realizzare delle pagine <strong>di</strong> non comune valore, che si ricollegano, per il<br />

loro gusto delle minute descrizioni, all’alveo del Verismo. Di certo, anche in quest’ambito<br />

lo scrittore rivela il possesso delle non comuni qualità evidenziate nei<br />

suoi volumi <strong>di</strong> versi.<br />

E veniamo adesso più <strong>di</strong>rettamente alle vicende del “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong><br />

<strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong>, che si comprendono meglio proprio alla luce <strong>dei</strong> dati<br />

sulla vita <strong>di</strong> Umberto.<br />

Rimasto celibe per le sue precarie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute, come si è detto, a<br />

causa <strong>di</strong> quel cuore che in effetti doveva tra<strong>di</strong>rlo, fermandosi per sempre, dopo<br />

alcuni funesti avvertimenti, nel 1947, il poeta lasciò come ere<strong>di</strong> i fratelli, che gli<br />

sopravvissero per alcuni decenni. Essi amministrarono le proprietà familiari, curando<br />

anche la realizzazione <strong>di</strong> un premio nazionale <strong>di</strong> poesia intitolato allo scomparso,<br />

tenutosi a <strong>San</strong> <strong>Severo</strong>, nel 1953 e nel 1957, <strong>di</strong> notevole prestigio.<br />

Basta ricordare che nel 1953 la giuria era composta da Manara Valgimigli,<br />

Antonio Bal<strong>di</strong>ni, Maria Bellonci, Francesco Piccolo e Pasquale Soccio, mentre il<br />

premio andò a padre David Maria Turoldo; nel 1957, invece, si affermano Vittore<br />

Fiore e Gaetano Arcangeli, le cui opere sono state <strong>di</strong> recente ripubblicate, con grande<br />

risalto da parte <strong>della</strong> critica.<br />

Umberto conservava <strong>di</strong>ligentemente tutti i suoi <strong>libri</strong> e le sue carte, con una<br />

non comune meticolosità, che al fondo rivelava, oltre che un habitus mentale, anche<br />

la speranza che qualcuno potesse in futuro occuparsi <strong>di</strong> lui. Proprio il materiale<br />

<strong>di</strong> archivio, tra l’altro, sia pur noto solo in parte, ha ormai alzato un velo <strong>di</strong>screto<br />

sui suoi amori, locali e non, scartando ogni altra ipotesi intorno al suo status <strong>di</strong><br />

celibe.<br />

<strong>Il</strong> poeta ha conservato la sua fitta corrispondenza con personaggi <strong>della</strong> cultura<br />

nazionale e straniera, specie francese, ma anche le versioni manoscritte e<br />

dattiloscritte <strong>dei</strong> suoi lavori, che sono utilissime in chiave filologica, permettendoci<br />

<strong>di</strong> seguire l’iter <strong>della</strong> composizione, a partire dai primi abbozzi e dalle prime stesure,<br />

utilizzando quella sua inconfon<strong>di</strong>bile grafia, insieme minuta e chiara; non man-<br />

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<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

cano, poi, gli articoli che lo riguardano, ricevuti attraverso l’«Eco <strong>della</strong> stampa», e<br />

persino le pagelle e i quaderni scolastici, che confermano, tra l’altro, la precocità e la<br />

profon<strong>di</strong>tà <strong>dei</strong> suoi interessi culturali.<br />

I <strong>libri</strong> e le carte sono rimasti a lungo in custo<strong>di</strong>a <strong>dei</strong> fratelli, ed in particolare<br />

<strong>di</strong> Augusto, che a Roma è stato <strong>di</strong>rettore generale del Ministero dello Spettacolo.<br />

Egli ha avuto degli spiccati interessi culturali, concretizzatisi tra l’altro in alcune<br />

pubblicazioni risalenti agli anni Trenta, sul brigantaggio, sul monastero romano <strong>di</strong><br />

<strong>San</strong>ta Maria in Campo Marzio e sul viaggiatore italiano cinquecentesco Girolamo<br />

Benzoni, che ha esplorato le coste e le isole dell’America.<br />

A quest’ultimo, in particolare, ha de<strong>di</strong>cato un libro, e<strong>di</strong>to a Roma nel 1939,<br />

presso la Tipografia Terme, intitolato Alcune osservazioni su l’ “Historia del Mondo<br />

Nuovo” <strong>di</strong> Girolamo Benzoni. Oltre a ciò, ha scritto anche vari articoli culturali,<br />

apparsi su testate come «<strong>La</strong> Gazzetta del Mezzogiorno».<br />

Augusto scompare nel 1980, a 77 anni, ultimo superstite <strong>dei</strong> fratelli <strong>di</strong><br />

Umberto.<br />

Comincia così una fase <strong>di</strong> transizione. Negli anni successivi, la parte del<br />

palazzotto <strong>dei</strong> Fraccacreta, prima abitata dal ramo del poeta, nel cuore del centro<br />

storico sanseverese, viene messa in ven<strong>di</strong>ta, non senza rammarico da parte <strong>di</strong> chi,<br />

all’epoca, aveva auspicato un ruolo attivo dell’Amministrazione Comunale, in modo<br />

da acquisire l’immobile per creare un museo. Così non è stato, purtroppo, ma i <strong>libri</strong><br />

e i documenti, dopo alcune vicissitu<strong>di</strong>ni, sono stati donati dagli ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Augusto<br />

alla città <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong>.<br />

All’inizio degli anni Novanta, pertanto, numerosi sacchi pieni <strong>di</strong> documenti<br />

e circa cinquemila volumi varcavano le soglie <strong>della</strong> biblioteca citta<strong>di</strong>na, evitando i<br />

deprecabili scempi e le <strong>di</strong>spersioni che spesso si accompagnano a simili trapassi.<br />

L’esperienza insegna che troppe volte i <strong>libri</strong>, in caso <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta o <strong>di</strong> <strong>di</strong>visioni<br />

ere<strong>di</strong>tarie, vengono considerati un peso, finendo per essere ceduti per pochi sol<strong>di</strong> a<br />

qualche intraprendente commerciante o per essere abbandonati alle tarme. <strong>Il</strong> lieto<br />

fine <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong> è tutt’altro che una regola.<br />

<strong>Il</strong> 30 <strong>di</strong>cembre 1992, nell’interno del complesso <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco, che ospita<br />

la <strong>Biblioteca</strong> e il Museo, viene inaugurata, dal <strong>di</strong>rettore Benito Mun<strong>di</strong>, una sala<br />

intitolata ad Umberto Fraccacreta.<br />

In seguito, si è proceduto ad una verifica sommaria del materiale cartaceo,<br />

con una <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> massima, concentrandosi sulla catalogazione e sulla sistemazione<br />

<strong>dei</strong> volumi, che oggi sono a <strong>di</strong>sposizione degli stu<strong>di</strong>osi, nella sala intitolata al<br />

poeta.<br />

<strong>Il</strong> cammino <strong>di</strong> questi testi si è dunque concluso nel migliore <strong>dei</strong> mo<strong>di</strong>, rappresentando<br />

un patrimonio per l’intera collettività, oltre che una benemerenza per<br />

la famiglia Fraccacreta.<br />

I <strong>libri</strong> si sono aggiunti a quelli appartenuti ad altri nobili personaggi, che<br />

hanno permesso, in tempi <strong>di</strong>versi, con la loro sensibilità verso il prossimo, alla cultura<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondersi più facilmente, senza eccessivi ostacoli.<br />

Alcuni <strong>di</strong> questi benemeriti sono <strong>di</strong>ventati familiari ai fruitori <strong>della</strong> bibliote-<br />

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Francesco Giuliani<br />

ca, che leggono il loro nome impresso sulle pubblicazioni donate. Ricor<strong>di</strong>amo su<br />

tutti il lascito del sacerdote Salvatore Nittoli, <strong>di</strong> Teora, nell’avellinese, un dotto<br />

docente, che negli anni Settanta dell’Ottocento venne a <strong>San</strong> <strong>Severo</strong> ad insegnare<br />

nell’appena costituito Ginnasio, su raccomandazione del grande critico Francesco<br />

De <strong>San</strong>ctis, che per anni era stato deputato <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong>.<br />

Nittoli nel 1880 fondò un importante convitto privato; la sua biblioteca contava<br />

alcune migliaia <strong>di</strong> volumi e molti testi, giunti nella “Minuziano”, sono passati<br />

tra le mani degli studenti e degli uomini <strong>di</strong> cultura sanseveresi.<br />

2. L’avvocato e il poeta<br />

Nell’inventario del “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” i testi schedati sono precisamente<br />

4.489, ai quali però si devono aggiungere altri opuscoli e testi <strong>di</strong> miscellanea, superando<br />

così le cinquemila unità.<br />

<strong>La</strong> loro nuova <strong>di</strong>sposizione, <strong>di</strong>etro vetri trasparenti, permette <strong>di</strong> osservarne<br />

l’ottimo stato <strong>di</strong> conservazione, <strong>di</strong> valutarne i pregi anche estetici, <strong>di</strong> riconoscere<br />

alcuni nuclei tematici ben sviluppati. Ma com’erano <strong>di</strong>sposti all’origine? Un altro<br />

volume, con uno scritto <strong>di</strong> un testimone d’eccezione, ci permette <strong>di</strong> rispondere con<br />

esattezza a questa domanda:<br />

Poi c’erano i <strong>libri</strong>, moltissimi: una doviziosa biblioteca giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> rappresentanza<br />

(il padre del poeta era stato avvocato, ed anche lui aveva una laurea in<br />

legge), e poi un grande scaffale in cui il padre, che aveva avuto curiosità filosofiche,<br />

aveva raccolto una straor<strong>di</strong>naria collezione <strong>di</strong> Gesammelte Schriften <strong>di</strong><br />

tutti i filosofi tedeschi del primo Ottocento: Fichte, Schelling, Hegel,<br />

Schleiermacher, Herbart, Schopenhauer, ben rilegati in pergamena, sfilavano<br />

sotto gli occhi insieme con Kant, come in un manuale. A consumarli non bastava<br />

una vita intera. Così la grande biblioteca del poeta, prevalentemente letteraria<br />

e filologica, aveva trovato gli spazi già occupati e si era ristretta <strong>di</strong>etro le<br />

vetrate <strong>di</strong> un grande arma<strong>di</strong>o a muro, mentre il grosso era stato sistemato al<br />

piano superiore, nelle stanze <strong>di</strong> servizio. 1<br />

<strong>Il</strong> passo <strong>di</strong> Casiglio è straor<strong>di</strong>nariamente preciso, più <strong>di</strong> una fotografia, e sottrae<br />

al subdolo passare del tempo <strong>dei</strong> particolari per noi preziosi, riandando ad<br />

ambienti che, malgrado l’impressione <strong>di</strong> solida imponenza che suggerivano al visitatore,<br />

non hanno più la <strong>di</strong>sposizione originaria.<br />

Lo stu<strong>di</strong>oso ricorda anche che l’amore per il libro non era una prerogativa<br />

<strong>dei</strong> Fraccacreta, ma era con<strong>di</strong>viso da altre famiglie abbienti e colte <strong>della</strong> zona, che<br />

univano così, aggiungiamo noi, l’utile al <strong>di</strong>lettevole, sancendo il loro status <strong>di</strong> pro-<br />

1 Nino CASIGLIO, Umberto Fraccacreta nel suo tempo, in Francesco GIULIANI, L’Eterno e il Transitorio,<br />

<strong>San</strong> <strong>Severo</strong>, Fratelli Notarangelo, 1990, p. 71.<br />

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<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

fessionisti e <strong>di</strong> possidenti e insieme coltivando il loro desiderio <strong>di</strong> conoscenza, che<br />

si in<strong>di</strong>rizzava talvolta anche verso ambiti particolari, come vedremo proprio a proposito<br />

del “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta”.<br />

Comunque, in casa Fraccacreta si manifestava una viva sensibilità per questo<br />

in<strong>di</strong>spensabile strumento <strong>di</strong> trasmissione culturale e Casiglio rimarca tra l’altro<br />

“l’istintiva eccezionale cura del poeta nel ben trattare i <strong>libri</strong> evitando <strong>di</strong> sgualcirli”. 2<br />

I testi del <strong>Fondo</strong>, che in generale non presentano ex <strong>libri</strong>s o segni <strong>di</strong> appartenenza<br />

(in non molti casi si trovano delle de<strong>di</strong>che a Michele, Umberto e Augusto<br />

Fraccacreta), si concentrano nel periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento<br />

alla prima metà del Novecento.<br />

Siamo <strong>di</strong> fronte alla tipica biblioteca <strong>di</strong> una famiglia borghese, che univa l’esercizio<br />

<strong>della</strong> libera professione (nello specifico, riferendoci a Michele, <strong>di</strong> avvocato),<br />

all’amministrazione delle terre e delle proprietà <strong>di</strong> famiglia.<br />

Osservando l’elenco, non troviamo incunaboli o cinquecentine (il che si spiega,<br />

dal momento che non risulta che la biblioteca abbia subito delle asportazioni, semplicemente<br />

con il fatto che non ci sono mai stati), e solo in due casi risaliamo a<br />

prima dell’Ottocento (il testo più antico è rappresentato dalle Praelectiones del<br />

Whiston, stampato a Londra nel 1726).<br />

Quanto ai <strong>libri</strong> più recenti, si trovano anche volumi e<strong>di</strong>ti dopo la morte <strong>di</strong><br />

Umberto, nel 1947, e in qualche caso sono persino successivi alla scomparsa <strong>di</strong><br />

Augusto, l’ultimo <strong>dei</strong> fratelli, nel 1980.<br />

<strong>Il</strong> grosso, però, rinvia al periodo prima in<strong>di</strong>viduato e pone in evidenza il ruolo<br />

dell’avv. Michele Fraccacreta (1852-1925), un personaggio che doveva nutrire<br />

non poche curiosità intellettuali. <strong>Il</strong> figlio Umberto ci ha parlato <strong>di</strong> lui come <strong>di</strong> un<br />

uomo concreto e pratico, valente avvocato, che impose al poeta <strong>di</strong> seguire stu<strong>di</strong><br />

giuri<strong>di</strong>ci, come ricorda lo stesso Umberto: “Terminato con la licenza d’onore il<br />

liceo, il babbo volle che scegliessi la facoltà <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> Roma, per non so più quale<br />

via che avrei dovuto prender dopo”. 3 Ma, come sappiamo, il <strong>di</strong>ploma restò in un<br />

cassetto e il genitore non mancò <strong>di</strong> esprimere la sua contrarietà verso le scelte letterarie<br />

del figlio, come spesso avveniva e avviene in simili casi.<br />

Le parole <strong>di</strong> Umberto, d’altra parte, esprimono con molta chiarezza il <strong>di</strong>stacco<br />

con il quale guardava a quel momento <strong>della</strong> sua vita.<br />

Non c’è bisogno <strong>di</strong> essere degli esperti <strong>di</strong> psicoanalisi per pensare che<br />

Umberto, nel profondo dell’animo, dovette nutrire una forma <strong>di</strong> risentimento, più<br />

o meno inconscia, che lo porterà a sentirsi molto più vicino alla sensibilità <strong>della</strong><br />

madre, Angiolina Sassi, con cui vivrà fino alla scomparsa. Non a caso il primo libro,<br />

i Poemetti, sarà de<strong>di</strong>cato alla genitrice e solo il terzo, i Nuovi poemetti, al padre, e<br />

per giunta in memoria.<br />

2 Nino CASIGLIO, Umberto Fraccacreta…, cit., p. 72.<br />

3 Carlo GENTILE, Poesia <strong>di</strong> Umberto Fraccacreta, Foggia, Società Dauna <strong>di</strong> Cultura, 1956, p. 47.<br />

232


Francesco Giuliani<br />

Alla luce, però, del “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” e <strong>della</strong> stessa testimonianza <strong>di</strong><br />

Casiglio, l’avv. Michele si interessò anche <strong>di</strong> filosofia, oltre che <strong>di</strong> legge, <strong>di</strong> speculazioni<br />

intellettuali, oltre che del vasto patrimonio fon<strong>di</strong>ario <strong>di</strong> famiglia, che fu poi<br />

curato da Umberto, dopo la sua malattia.<br />

Dunque qualcosa trasmise al poeta anche il concreto avvocato pugliese, che<br />

doveva conoscere il tedesco, spingendo poi anche Umberto a fare altrettanto, perfezionandosi<br />

alla scuola <strong>di</strong> Giuseppe Antonio Borgese, l’autore <strong>di</strong> Rubè; in caso<br />

contrario, Michele non avrebbe potuto trarre alcun insegnamento da quegli austeri<br />

volumi ottocenteschi, che oggi si ritrovano negli scaffali del “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta”,<br />

già <strong>di</strong> per sé ardui da leggere.<br />

Gli eleganti testi coprono anche altri perio<strong>di</strong>, oltre a quello ricordato nella<br />

testimonianza sopra citata <strong>di</strong> Casiglio, come nel caso <strong>dei</strong> volumi <strong>di</strong> Leibnitz, e non<br />

sono solo <strong>di</strong> argomento filosofico. Sono largamente presenti, infatti, con imponenti<br />

raccolte, anche le opere <strong>di</strong> Lessing, Goethe, Schiller e Heine.<br />

Da alcune etichette si deduce che queste pubblicazioni erano almeno in parte<br />

acquistate a Napoli, presso la Libreria Detken & Rocholl, in Piazza del Plebiscito.<br />

<strong>La</strong> presenza <strong>di</strong> opere in tedesco, senza dubbio, rappresenta una delle note<br />

caratterizzanti <strong>della</strong> dotazione libraria <strong>dei</strong> Fraccacreta.<br />

Umberto, tra l’altro, già nei Poemetti premette delle citazioni in lingua da<br />

Heine (in L’assiolo), un autore caro tra gli altri al Carducci, e da Beethoven (in<br />

L’appassionata), con una scelta che rivelava il suo profondo legame con certi autori<br />

germanici; ne <strong>Il</strong> rapsodo, poi, nei Nuovi poemetti, sarà la volta <strong>di</strong> Goethe.<br />

Per rimanere nell’ambito filosofico, nella stessa elegante veste spiccano anche<br />

delle opere <strong>di</strong> Vico e <strong>di</strong> Rosmini. In francese (ma ci spostiamo al primo decennio<br />

del Novecento, tra il 1907 e il 1908) sono invece i sei volumi del Cours de<br />

philosophie positive, <strong>di</strong> Auguste Comte, in un’e<strong>di</strong>zione identica alla prima del 1830,<br />

e non manca anche una traduzione in lingua d’oltralpe <strong>di</strong> un celebre libro <strong>di</strong><br />

Schopenhauer, Le Monde comme volonté et comme representation, in tre tomi, e<strong>di</strong>to<br />

in seconda e<strong>di</strong>zione a Parigi, dal 1893 al 1896.<br />

Né sono trascurati i maestri del periodo greco, a partire da Platone.<br />

Gli interessi filosofici dell’avv. Michele, insomma, lo portano ad allestire una<br />

biblioteca molto fornita. Umberto ebbe delle buone conoscenze in quest’ambito,<br />

ma gli interessi letterari furono senz’altro predominanti. Comunque, non dovette<br />

avvertire il bisogno <strong>di</strong> acquisire altri testi, visti i tanti già a <strong>di</strong>sposizione.<br />

Centinaia <strong>di</strong> volumi del <strong>Fondo</strong>, e non poteva essere <strong>di</strong>versamente, sono legati<br />

alla professione <strong>di</strong> avvocato del padre <strong>di</strong> Umberto. Troviamo raccolte ponderose,<br />

dalla Giurisprudenza italiana e<strong>di</strong>ta a Torino dall’UTET (i volumi presenti vanno<br />

dal 1866 al 1889) ai molti tomi del Répertoire métho<strong>di</strong>que et alphabétique de<br />

législation de doctrine et de jurisprudence, a firma <strong>di</strong> Désiré Dalloz, con il Supplément<br />

<strong>di</strong> M. Dalloz, i cui <strong>di</strong>ciannove volumi coprono l’arco dal 1887 al 1897, fino al<br />

Commentario alle Pandette <strong>di</strong> Federico Gluck, e<strong>di</strong>to a Milano.<br />

Non mancano alcuni <strong>libri</strong> <strong>di</strong> Luigi Zuppetta, giurista e più volte onorevole<br />

del collegio <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong> (del 1867 è il Testo del progetto del co<strong>di</strong>ce penale <strong>della</strong><br />

233


<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

Repubblica <strong>di</strong> <strong>San</strong> Marino compilato dal prof. Zuppetta nel 1859 e convertito in<br />

co<strong>di</strong>ce penale, stampato a Napoli) e <strong>di</strong> altri stu<strong>di</strong>osi ottocenteschi e primo<br />

novecenteschi, dal <strong>La</strong>urent al Vidari, dal Lomonaco al Mattirolo e al Vignali.<br />

Scontata la presenza <strong>dei</strong> co<strong>di</strong>ci e degli altri ‘ferri del mestiere’, che Michele<br />

<strong>di</strong>mostrò <strong>di</strong> saper usare con competenza e con i quali Umberto dovette pur fare i<br />

conti, prima <strong>di</strong> ottenere la sua laurea in legge, senza <strong>di</strong>menticarli neppure dopo,<br />

quando si troverà ad amministrare i fon<strong>di</strong> familiari.<br />

Si incontrano, inoltre, <strong>dei</strong> volumi <strong>di</strong> economia, <strong>di</strong>sciplina nella quale eccelleva<br />

il cugino <strong>di</strong> Umberto, Angelo, rettore dell’Università <strong>di</strong> Bari e docente a Napoli.<br />

Di lui abbiamo i lavori più importanti, <strong>Il</strong> movimento operaio nell’agricoltura francese,<br />

del 1907, che riporta una de<strong>di</strong>ca allo zio Michele, <strong>La</strong> trasformazione degli<br />

impieghi <strong>di</strong> intrapresa, del 1920, che è il suo lavoro <strong>di</strong> maggiore impegno, e il bellissimo<br />

Le forme del progresso economico in Capitanata, del 1912, anch’esso, in una<br />

delle due copie presenti, fornito <strong>di</strong> una de<strong>di</strong>ca all’avvocato Michele.<br />

Notevole è la Raccolta delle più pregiate opere moderne italiane e straniere <strong>di</strong><br />

economia politica, <strong>di</strong>retta da Gerolamo Boccardo, stampata a Torino, <strong>di</strong> cui vengono<br />

acquistati i primi <strong>di</strong>eci volumi, alcuni in più tomi.<br />

Malgrado i suoi chiari interessi, Michele non lasciò scoperto il settore storico<br />

e letterario <strong>della</strong> sua biblioteca. Come tanti, ad esempio, con<strong>di</strong>vise la passione per<br />

Felice Cavallotti e molto presente con le sue opere è anche Giulio Carcano, <strong>di</strong> cui si<br />

procurò le traduzioni da Shakespeare, e<strong>di</strong>te dalla Hoepli.<br />

<strong>Il</strong> letterato, ovviamente, è Umberto e il catalogo del <strong>Fondo</strong>, tenendo conto<br />

delle presenze come delle assenze, ci permette anche <strong>di</strong> fare alcune considerazioni<br />

sui suoi interessi personali e sui caratteri <strong>della</strong> sua opera <strong>di</strong> scrittore.<br />

Ad esempio, nel dattiloscritto scritto nel 1936, in occasione <strong>di</strong> una conferenza<br />

tenuta a Parigi, alla Sorbona, sulla sua opera, Umberto lamenta il fatto che i suoi<br />

primi versi, alla fine degli anni Dieci, non abbiano avuto una buona accoglienza:<br />

“Ne riparlai ai miei maestri: niente da fare, imperversava il futurismo”. 4<br />

Forse il termine “futurismo” viene usato in senso lato, contrapponendosi<br />

alla sua formazione classica, al suo prudente atteggiamento <strong>di</strong> fronte alle sperimentazioni<br />

d’inizio secolo, ma sta <strong>di</strong> fatto che non c’è alcuna opera <strong>di</strong> Marinetti e <strong>dei</strong><br />

suoi rumorosi collaboratori nella sua biblioteca, a conferma <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio che restò<br />

nel tempo negativo e che, d’altra parte, non era peregrino. Erano lontani i tempi<br />

che dovevano rendere, come oggi avviene, i testi futuristi delle ricercate rarità sul<br />

mercato antiquario, pagati a caro prezzo.<br />

Anche su Pirandello la sua valutazione si mantenne negativa: “Tutto quanto<br />

<strong>di</strong> impoetico e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssonante si ritrova nella scrittura del gran<strong>di</strong>ssimo siciliano suonava<br />

per il Fraccacreta come qualcosa <strong>di</strong> stridente, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sarmonico, <strong>di</strong> prosaico”. 5<br />

Tra i <strong>libri</strong> del <strong>Fondo</strong>, <strong>di</strong> conseguenza, ci sono solo due opere, e<strong>di</strong>te dalla Bemporad,<br />

4 C. GENTILE, Poesia <strong>di</strong> Umberto Fraccacreta… cit., p. 48.<br />

5 CASIGLIO, op. cit., p. 73.<br />

234


Francesco Giuliani<br />

l’Enrico IV, in un’e<strong>di</strong>zione del 1928, e Come prima meglio <strong>di</strong> prima, del 1929. Né<br />

valse, a quanto si può dedurre, a fargli cambiare idea il conferimento del premio<br />

Nobel allo scrittore siciliano, nel 1934.<br />

In questo giu<strong>di</strong>zio si sentiva vicino a quello <strong>di</strong> Benedetto Croce, il maestro<br />

per eccellenza dell’epoca, al quale nel 1919 aveva mandato delle liriche, ricevendo<br />

una cartolina <strong>di</strong> risposta in cui, come racconta lo stesso Umberto, il filosofo affermava<br />

che le aveva trovate “molto pregevoli per semplicità e garbo, come ormai fatte<br />

rarissime!”. 6<br />

Fraccacreta ricercò sempre un colloquio <strong>di</strong>steso con il lettore, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> ogni<br />

possibile forma <strong>di</strong> cerebralismo, e in poesia non amò l’Ermetismo. Nel <strong>Fondo</strong> mancano<br />

autori come Montale e Ungaretti, la cui fama sarebbe cresciuta nel secondo<br />

dopoguerra; sta <strong>di</strong> fatto, però, che i testi <strong>dei</strong> poeti appena citati non sono entrati a<br />

far parte <strong>della</strong> biblioteca neanche dopo la morte <strong>di</strong> Umberto.<br />

Scontato, sul fronte delle presenze, il gran numero <strong>di</strong> testi carducciani, con<br />

numerosi testi dall’e<strong>di</strong>zione delle Opere apparsa a cavallo tra Ottocento e Novecento,<br />

comperati evidentemente dal genitore. Questo dovette <strong>di</strong>ssuadere Umberto<br />

dall’acquistare <strong>dei</strong> volumi dalla nuova E<strong>di</strong>zione nazionale, realizzata nel Ventennio,<br />

dal 1935 al 1940.<br />

In compenso, però, ci sono tre e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse <strong>della</strong> fortunatissima Antologia<br />

carducciana del Mazzoni e del Picciola, del 1909, 1921 e 1955, e non manca<br />

neppure la biografia del pugliese Michele Saponaro, Carducci, del 1940.<br />

Comprensibile la presenza dell’amato Pascoli, anche se i cinque titoli attestati<br />

(tra cui, in due copie, le Poesie curate dal Pietrobono) non sono <strong>di</strong>rettamente<br />

proporzionali all’importanza che il Romagnolo ebbe per Fraccacreta. Vari sono i<br />

<strong>libri</strong> <strong>di</strong> d’Annunzio, amato soprattutto nella sua produzione matura, e non manca<br />

un titolo del crepuscolare Gozzano (I primi e gli ultimi colloqui, ed. definitiva,<br />

Treves, 1928), al quale pure Umberto doveva guardare con una certa simpatia, per<br />

certe innegabili consonanze <strong>di</strong> ispirazione.<br />

Per sanare alcune lacune, il Nostro acquista opere <strong>di</strong> Boccaccio (prima nemmeno<br />

presente nella biblioteca <strong>di</strong> famiglia), Cellini, Chiabrera, Goldoni, Carlo Gozzi<br />

e vari altri, nella Collezione <strong>di</strong> classici italiani dell’UTET. Presta attenzione a Parini<br />

ed a Machiavelli, con una particolare considerazione per Fogazzaro, presente nel<br />

<strong>Fondo</strong> con un<strong>di</strong>ci titoli. Non c’è dubbio che il vicentino sia stato un autore caro ad<br />

Umberto, che possiede due e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Miranda e segue la sua evoluzione nel romanzo<br />

fino all’approdo narrativo <strong>di</strong> Leila.<br />

Di Verga, invece, sono attestati solo tre romanzi giovanili, Tigre reale, Una<br />

peccatrice e, non a caso, in due e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>verse, Storia <strong>di</strong> una capinera, l’ipersentimentale<br />

romanzo epistolare che in passato ha goduto <strong>di</strong> una grande considerazione<br />

presso i lettori e che anche <strong>di</strong> recente ha ispirato un film <strong>di</strong> Zeffirelli; mancano le<br />

6 GENTILE, op. cit., p. 48.<br />

235


<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

opere maggiori, quelle <strong>della</strong> stagione verista, a partire da I Malavoglia e da Vita <strong>dei</strong><br />

campi, sulle quali dovette comunque me<strong>di</strong>tare, vista la sua esperienza <strong>di</strong> autore <strong>di</strong><br />

racconti, alla quale abbiamo accennato.<br />

<strong>Il</strong> raffinato traduttore <strong>dei</strong> Carmina pascoliani, profondo conoscitore delle<br />

lingue classiche, ha, com’è logico attendersi, a <strong>di</strong>sposizione numerosi testi <strong>di</strong> letteratura<br />

latina e greca, <strong>di</strong> cui fece buon uso, insieme a vari vocabolari. Scontata, per<br />

l’italiano, la presenza <strong>dei</strong> sette tomi del Tommaseo-Bellini e del Novo <strong>di</strong>zionario <strong>di</strong><br />

Policarpo Petrocchi, nell’e<strong>di</strong>zione in un volume del 1906 e in quella in due tomi del<br />

1931 (noto, tra l’altro, anche per la preferenza, in Novo, per la forma monottongata).<br />

Né mancano le enciclope<strong>di</strong>e, come la Nuova Enciclope<strong>di</strong>a Italiana ovvero<br />

Dizionario generale <strong>di</strong> scienze, lettere, industrie, ecc., e<strong>di</strong>ta dall’UTET e <strong>di</strong>retta dal<br />

Boccardo (è presente la sesta e<strong>di</strong>zione, in 26 tomi, compresi l’in<strong>di</strong>ce e le tavole,<br />

e<strong>di</strong>ta dal 1875 al 1888).<br />

3. Curiosità, viaggi e antologie<br />

In questa solida e fornita biblioteca borghese si trovano, dunque, testi <strong>di</strong> base<br />

come anche volumi specialistici.<br />

Le biblioteche parlano, lo abbiamo detto all’inizio, e ci permettono anche <strong>di</strong><br />

rispondere a varie curiosità spicciole.<br />

Ad esempio, possiamo chiederci quanti siano i <strong>libri</strong> che Umberto Fraccacreta<br />

possedeva del suo maestro Valgimigli. Non moltissimi: si tratta <strong>di</strong> tre titoli, due <strong>di</strong><br />

traduzioni dal greco e uno <strong>di</strong> memorie, Uomini e scrittori del mio tempo, nell’e<strong>di</strong>zione<br />

del 1943 (sarà riproposto, aumentato, nel secondo dopoguerra, nel 1965).<br />

L’altro maestro, Ezio Levi, è presente con due opere, inviategli negli anni Trenta.<br />

Sei sono invece i testi del filologo Francesco Piccolo, docente universitario e<br />

per un periodo anche preside <strong>della</strong> facoltà <strong>di</strong> Magistero <strong>di</strong> Roma, conosciuto sin dai<br />

tempi del liceo, a Lucera.<br />

I due, nati entrambi nel 1892, mantennero <strong>dei</strong> buoni rapporti, improntati a<br />

reciproca stima, e Piccolo partecipò alle commemorazioni del 1947 in memoria del<br />

Fraccacreta, oltre a far parte <strong>della</strong> giuria del premio intitolato al suo nome.<br />

Un altro personaggio <strong>di</strong> spicco, Tommaso Fiore, inviò ad Umberto la seconda<br />

e<strong>di</strong>zione de <strong>La</strong> poesia <strong>di</strong> Virgilio, nel 1946, con relativa de<strong>di</strong>ca.<br />

A testimonianza <strong>dei</strong> rapporti e <strong>della</strong> stima che ebbe per Giambattista Gifuni,<br />

<strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> comunale <strong>di</strong> Lucera, restano quattro testi <strong>di</strong> storia, che<br />

vanno dal 1930 al 1942.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Fondo</strong> contiene pure opere <strong>di</strong> autori locali, alcuni <strong>di</strong> non facile reperimento,<br />

sanando delle lacune esistenti nella biblioteca “Minuziano”. Del sanseverese Giuseppe<br />

Marchese, così, si conservano le Noterelle filosofiche. Dell’amore e del dolore <strong>di</strong><br />

Giacomo Leopar<strong>di</strong>, del 1898, pubblicate in occasione del primo centenario <strong>della</strong> nascita<br />

del Recanatese, caratterizzato, com’è noto, da un notevole fiorire <strong>di</strong> iniziative.<br />

Marchese è un personaggio rimarchevole anche per essere stato uno <strong>dei</strong> rari allie-<br />

236


Francesco Giuliani<br />

vi meri<strong>di</strong>onali <strong>di</strong> Giosuè Carducci, all’Università <strong>di</strong> Bologna, con il quale si è laureato<br />

in Lettere, <strong>di</strong>scutendo, nel 1896, una tesi sulla Sofonisba del Trissino, data alle stampe<br />

l’anno dopo, presso lo Stabilimento Tipografico Zamorani e Albertazzi <strong>della</strong> città felsinea.<br />

In seguito si avviò all’insegnamento, chiudendo la sua carriera come preside<br />

<strong>di</strong> vari istituti superiori.<br />

Di Vincenzo De Girolamo si conserva il volume Profili e stu<strong>di</strong> letterari, del<br />

1894. Egli è stato un abile e raffinato stampatore, che ha legato il proprio nome a<br />

numerose pubblicazioni, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, ma si è<br />

<strong>di</strong>stinto anche come uomo <strong>di</strong> cultura, pubblicando <strong>dei</strong> saggi, tra l’altro, sulla «Rassegna<br />

Pugliese», e come giornalista pubblicista.<br />

Del <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong>dattico Felice Colapietro c’è una pubblicazione intitolata <strong>La</strong><br />

scuola del popolo e la sua riforma, stampata a <strong>San</strong> <strong>Severo</strong> nel 1896.<br />

Non poteva mancare un classico <strong>della</strong> storiografia dauna come le Memorie<br />

storiche <strong>della</strong> città <strong>di</strong> <strong>San</strong>severo, <strong>di</strong> Francesco de Ambrosio, apparso nel 1875, un<br />

testo che, per la sua rilevanza, ha avuto anche delle recenti ristampe anastatiche;<br />

stranamente, però, dell’avo Matteo, lo storico, mancano i cinque tomi ottocenteschi,<br />

mentre è presente solo il sesto, e<strong>di</strong>to nel 1974.<br />

Nella prima metà del Novecento l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> viaggiare era molto meno<br />

<strong>di</strong>ffusa rispetto ai nostri giorni, com’è facile comprendere, e l’orizzonte <strong>della</strong> maggioranza<br />

delle persone era limitato alla propria città ed alle zone limitrofe.<br />

Umberto, però, era celibe ed aveva <strong>dei</strong> sufficienti mezzi economici, cogliendo<br />

questa preziosa opportunità per ampliare i propri orizzonti. Di qui, dunque, a<br />

partire dal 1919, le varie Guide del Touring Club, che nel Ventennio assunse per un<br />

certo periodo il nome <strong>di</strong> Consociazione Turistica Italiana, e i volumi <strong>di</strong> argomento<br />

storico-turistico.<br />

I viaggi non furono limitati solo all’Italia, come <strong>di</strong>mostra il suo passaporto,<br />

rinvenuto nel <strong>Fondo</strong> cartaceo, e una delle mete preferite dovette essere la Francia,<br />

patria <strong>della</strong> poetessa Yvonne Lenoir, che tradusse nella sua lingua i Poemetti, che<br />

<strong>di</strong>ventano, nel 1935, i Chants d’Apulie. Tre anni dopo sarà la volta <strong>di</strong> Pierre de<br />

Montera, che pubblicherà Deux poèmes d’amour, un testo che trasporta nella lingua<br />

d’oltralpe quasi tutti i dolcissimi e malinconici Motivi lirici del 1936.<br />

Sembra che la Lenoir abbia avuto una relazione con il Nostro. Di certo, degli<br />

intensi rapporti tra i due ci restano nel <strong>Fondo</strong> cinque titoli in francese <strong>della</strong> donna,<br />

relativi agli anni Trenta.<br />

Fraccacreta conosceva, attraverso l’«Eco <strong>della</strong> Stampa», tutto quello che si<br />

scriveva <strong>di</strong> lui, conservando con cura le varie recensioni. Allo stesso modo, anzi a<br />

maggior ragione, nella biblioteca serbava copia <strong>dei</strong> <strong>libri</strong> che accennavano alla sua<br />

opera <strong>di</strong> poeta. È il caso del Novecento <strong>di</strong> Alfredo Galletti, nella Storia letteraria<br />

d’Italia <strong>della</strong> milanese Vallar<strong>di</strong>, un importante volume, ristampato più volte, <strong>di</strong> cui<br />

Umberto possiede la seconda e<strong>di</strong>zione, rivista ed aumentata, del 1939.<br />

<strong>Il</strong> Galletti accosta il Fraccacreta ad Umberto Saba, considerandoli <strong>dei</strong> modelli<br />

positivi <strong>di</strong> una poesia che contempera tra<strong>di</strong>zione e modernità, evitando l’oscurità<br />

per instaurare un proficuo colloquio con il lettore.<br />

237


<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

Anche Lionello Fiumi, nel suo Parnaso antico, che contiene saggi sui poeti<br />

italiani del Novecento, si ricorda del pugliese; il testo è pubblicato a Genova nel<br />

1942, dalla Casa E<strong>di</strong>trice Emiliano degli Orfini.<br />

<strong>Il</strong> nome <strong>di</strong> Umberto compariva anche sul Chi è? Dizionario degli italiani<br />

d’oggi, e nella biblioteca si conserva l’e<strong>di</strong>zione del 1940, stampata a Roma.<br />

Non mancano neppure le antologie che includono i suoi brani. Negli anni<br />

Trenta e Quaranta, gli studenti delle scuole me<strong>di</strong>e inferiori, accanto alle liriche <strong>di</strong><br />

Carducci, Pascoli e <strong>di</strong> altri poeti <strong>di</strong> spicco, potevano ritrovarsi a stu<strong>di</strong>are e ad imparare<br />

a memoria anche <strong>dei</strong> versi del Fraccacreta, e questa esperienza è stata più volte<br />

ricordata da stu<strong>di</strong>osi e da estimatori <strong>dei</strong> versi del Nostro.<br />

Voli d’aquila è un testo scolastico che si rivolge agli studenti delle me<strong>di</strong>e<br />

inferiori ed è curato da Arturo Avelar<strong>di</strong> e Luigi Papandrea, per i tipi <strong>della</strong> casa<br />

e<strong>di</strong>trice <strong>San</strong>dron. Nel 1937 l’antologia è alla sua quinta e<strong>di</strong>zione e contiene un’ampia<br />

scelta <strong>di</strong> liriche: Natale <strong>di</strong> pastori abruzzesi in Puglia, Inverno, <strong>Il</strong> gelsomino, <strong>La</strong><br />

tomba d’oro, Purificazione, Nevicata, <strong>La</strong> canzone dell’olio e <strong>La</strong> canzone del<br />

viandante (brani de <strong>Il</strong> Pane si incontravano anche in Romània, a cura degli stessi<br />

professori, che ha avuto più e<strong>di</strong>zioni nello stesso periodo, destinata agli studenti del<br />

ginnasio superiore e del primo anno del Liceo scientifico).<br />

Del 1940 è invece Palme, <strong>di</strong> cui il poeta ha conservato due copie, compilata<br />

da Luigi Bonaccorsi, per gli studenti delle me<strong>di</strong>e inferiori, e<strong>di</strong>ta sempre dalla <strong>San</strong>dron.<br />

Qui la scelta dai versi <strong>di</strong> Fraccacreta è simile a quella <strong>di</strong> Voli d’aquila, con in più<br />

Notte <strong>di</strong> luna.<br />

Ma il nome più importante è senza dubbio quello <strong>di</strong> Mario <strong>San</strong>sone, il grande<br />

stu<strong>di</strong>oso nato, com’è noto, a Lucera, nel 1900, ma <strong>di</strong> famiglia napoletana, che per<br />

molti studenti, formatisi per alcuni decenni sul suo manuale <strong>di</strong> storia <strong>della</strong> letteratura<br />

italiana, è rimasto il punto <strong>di</strong> riferimento per eccellenza.<br />

<strong>San</strong>sone nel 1940 pubblicò un’antologia, Novale, e<strong>di</strong>ta dalla Principato, ad<br />

uso delle scuole me<strong>di</strong>e inferiori. Nel <strong>Fondo</strong> è conservata una copia con una de<strong>di</strong>ca<br />

autografa al poeta, “A Umberto Fraccacreta con cuore memore e cor<strong>di</strong>ale”.<br />

L’antologia si apre con delle parole ispirate e rassicuranti, rivolte ad un ideale<br />

studente, posto <strong>di</strong> fronte ad un grande cambiamento: “Invece <strong>di</strong> ritornare nella<br />

scuola elementare, che ti era <strong>di</strong>ventata così familiare insieme con tutto il suo vicinato,<br />

ieri, primo giorno <strong>di</strong> scuola, hai fatto una strada nuova, ti sei trovato davanti ad<br />

un altro portone, con sopra scritto il nome <strong>di</strong> una scuola me<strong>di</strong>a, che ha cominciato<br />

col metterti in soggezione, ed hai salito le scale con l’animo ondeggiante tra vari<br />

sentimenti”. 7<br />

<strong>Il</strong> volume contiene un’ampia scelta <strong>di</strong> brani tratti da autori famosi ed è ben<br />

organizzato nelle sue sezioni, anche se non mancano inclusioni e giu<strong>di</strong>zi politici<br />

molto netti e inequivocabili su Mussolini, come politico e scrittore, e sul Fascismo,<br />

che <strong>di</strong> lì a pochi anni dovettero <strong>di</strong> certo imbarazzarlo.<br />

7 Mario SANSONE, Novale, Milano-Messina, Principato, 1940, p. 1.<br />

238


Francesco Giuliani<br />

In ogni caso, <strong>San</strong>sone, imme<strong>di</strong>atamente dopo una poesia <strong>di</strong> Diego Valeri,<br />

antologizza anche le due parti, In paese e In campagna, che formano la lirica <strong>di</strong><br />

Fraccacreta Visione <strong>di</strong> Natale, tratta dalla silloge Elevazione.<br />

<strong>Il</strong> critico evidenzia la grande dolcezza <strong>dei</strong> “melo<strong>di</strong>osi versi del poeta pugliese<br />

[…], anima sensibilissima che ha saputo immedesimarsi con la natura <strong>della</strong> sua fertile<br />

terra nativa e con i sentimenti primitivi, ma tenaci, del forte, paziente, modesto<br />

conta<strong>di</strong>no pugliese”. 8<br />

È evidente, nel complesso, che l’utilizzo scolastico dell’opera <strong>di</strong> Fraccacreta<br />

è facilitato dalle sue tematiche, che ponevano l’accento sulla terra e sui valori del<br />

mondo agricolo, in consonanza con alcuni temi del Ventennio; egli fu però estraneo<br />

alle motivazioni propagan<strong>di</strong>stiche del Regime, che restò sempre fuori, prima e dopo,<br />

dai suoi versi.<br />

Nel <strong>Fondo</strong>, lo segnaliamo per curiosità, ci sono due testi <strong>di</strong> Benito Mussolini,<br />

I <strong>di</strong>scorsi <strong>della</strong> rivoluzione, e<strong>di</strong>ti nel 1923, e la Vita <strong>di</strong> Arnaldo, del 1932.<br />

Dopo la prematura scomparsa <strong>di</strong> Umberto, nel 1947, la biblioteca conosce<br />

ancora altre aggiunte. Un testo del noto scrittore lucano Albino Pierro, <strong>Il</strong> mio villaggio,<br />

e<strong>di</strong>to nel 1959 dalla Cappelli <strong>di</strong> Bologna, con la sua de<strong>di</strong>ca al dr. Augusto<br />

Fraccacreta, brillante <strong>di</strong>rettore generale del Ministero dello Spettacolo, ce lo ricorda.<br />

Di Pierro, noto per l’uso del tursitano, sono conservate anche le raccolte poetiche<br />

I’ nnamurète, del 1963, e Metaponto, nelle e<strong>di</strong>zioni del 1963 e del 1966.<br />

Ad Augusto sono in<strong>di</strong>rizzati anche <strong>dei</strong> testi <strong>di</strong> altri scrittori, in <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong>.<br />

Segnaliamo in particolare la de<strong>di</strong>ca che l’ex sindaco socialista <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong>,<br />

Ernesto Mandes, anche lui poeta, scrive nel 1954, in occasione <strong>della</strong> pubblicazione<br />

<strong>della</strong> prima e<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> silloge Rosai: “Al carissimo amico Augusto Fraccacreta,<br />

fratello <strong>di</strong> Umberto, con affettuosa cor<strong>di</strong>alità”. I due fratelli si ritrovano legati nell’omaggio.<br />

Mandes, ricordato tra l’altro per essere stato allievo <strong>di</strong> Giovanni Pascoli a<br />

Livorno, intorno al 1894, aveva partecipato attivamente alle commemorazioni in<br />

memoria del poeta pugliese, scrivendo anche una lirica.<br />

Due anni dopo, nel 1956, invierà la seconda e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Rosai, con una nuova<br />

de<strong>di</strong>ca.<br />

È certo, dunque, che nel <strong>Fondo</strong> ci sono, almeno in parte, anche i <strong>libri</strong> del<br />

fratello minore <strong>di</strong> Umberto, che continuò ad incrementare la raccolta, con testi <strong>di</strong><br />

vario argomento, dalla narrativa alla storia, fino alla sua scomparsa.<br />

Di qui all’acquisizione da parte <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> comunale <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong>,<br />

allocata nell’antico complesso <strong>di</strong> <strong>San</strong> Francesco, il passo è breve.<br />

<strong>Il</strong> <strong>Fondo</strong>, nel complesso, fornisce degli elementi molto utili riguardo ad un<br />

ambiente, come quello <strong>della</strong> citta<strong>di</strong>na dell’Alto Tavoliere, tra Ottocento e Novecento,<br />

che si rivela, una volta <strong>di</strong> più, tutt’altro che chiuso in se stesso e provinciale,<br />

secondo l’accezione più gretta del termine.<br />

8 M. SANSONE, Novale…, cit., p. 477.<br />

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<strong>Il</strong> “<strong>Fondo</strong> Fraccacreta” <strong>della</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>San</strong> <strong>Severo</strong><br />

<strong>Il</strong> materiale librario, al contrario, evidenzia una notevole apertura mentale,<br />

conferma la qualità e la profon<strong>di</strong>tà degli interessi culturali, che rendono la biblioteca<br />

familiare <strong>dei</strong> Fraccacreta non un mero contenitore <strong>di</strong> testi, bensì, soprattutto, un<br />

efficiente strumento <strong>di</strong> conoscenza, a tutti i livelli.<br />

Inoltre, andando più nello specifico, il <strong>Fondo</strong> rappresenta anche un’utile chiave<br />

per penetrare nel mondo artistico e nei pregevoli scritti del poeta Umberto<br />

Fraccacreta, rivelatosi da poco anche autore <strong>di</strong> racconti.<br />

Insomma, i circa cinquemila volumi, legati all’avv. Michele ed ai suoi figli,<br />

parlano in modo esplicito: basta fare silenzio per ascoltarne la <strong>voce</strong>.<br />

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