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vato ostacoli davanti a sé. Il fatto<br />
che qualche anziano parli di una<br />
grossa nevicata seguita da piogge<br />
abbondanti corrisponde a quanto<br />
annotato dal curato di allora,<br />
don Domenico Pederiva, a fianco<br />
della prima vittima della tragedia:<br />
“…immerso da acqua, vento<br />
e neve gelata”. Si può ipotizzare,<br />
allora, il verificarsi di una valanga<br />
cosiddetta “a lastroni”, che si<br />
verifica allorché gli strati superficiali<br />
della neve vengono imbevuti<br />
dall’acqua. Il successivo congelamento<br />
(vento gelido) determ<strong>in</strong>a<br />
la rottura del collegamento<br />
fra questi e gli strati profondi.<br />
Questo, <strong>in</strong> condizioni particolari,<br />
può portare effettivamente al distacco<br />
di lastroni di neve gelata e<br />
molto compatta. Sul luogo <strong>in</strong> cui<br />
sia avvenuto il distacco vi è, nei<br />
racconti, discordanza. Qualcuno<br />
parla dei “Rich”, qualcun altro del<br />
“Pian dele Poiate”, un altro anziano<br />
ha fatto cenno, con sicurezza,<br />
ad un lago formatosi, sopra<br />
la neve, sul “col dal Mis”. In ogni<br />
caso, il terreno libero da costruzioni<br />
e, soprattutto, le abitazioni<br />
dell’epoca, forse costruite <strong>in</strong> legno,<br />
hanno condizionato pesantemente<br />
il verificarsi dell’avvenimento.<br />
Ora vogliamo ricordare i<br />
nostri paesani che <strong>in</strong> quella tragedia<br />
hanno perso la vita, così come<br />
elencati nel libro dei defunti.<br />
Non stupisca il ripetersi di nomi,<br />
né il numero di persone presenti<br />
nelle abitazioni, poiché è presumibile<br />
che i nuclei familiari fossero<br />
di tipo patriarcale.<br />
Nella casa <strong>in</strong>dicata con il numero<br />
2 perse la vita Broch Giovanni<br />
Vittore, di anni 41.<br />
Nella casa numero 3 perirono<br />
Broch Giovanni Domenico, di<br />
anni 23; Broch Giovanni Francesco,<br />
di anni 17; un altro Broch<br />
Giovanni Domenico, di anni<br />
11 e poi Broch Maria Domenica,<br />
di anni 21.<br />
Nella casa numero 5 morirono<br />
<strong>in</strong> 12: Broch Giacomo Stefano,<br />
di anni 12; Cattar<strong>in</strong>a, di anni<br />
48; Lucia, di anni 40; Lucia Natal<strong>in</strong>a,<br />
di anni 16; Maria Elisabet-<br />
ta, di anni 20; Lucia Domenica, di<br />
anni14; Paola Orsola, di anni 8;<br />
Pietro Paolo, di anni 10; Cattar<strong>in</strong>a<br />
Giust<strong>in</strong>a, di anni 1; Maria Domenica<br />
Maddalena, di anni 12; Angela,<br />
di anni 9; Maria Domenica, di<br />
anni 2. In totale, dunque, le vittime<br />
furono 17. Di queste, 5 erano<br />
figli di certo Giò Batta Broch e altri<br />
5 erano figli di Bortolo Broch.<br />
A fianco di ciascuno di questi nomi,<br />
il curato laconicamente <strong>in</strong>dica<br />
con “disgrazia” la causa di morte.<br />
Solo per il primo, come già detto,<br />
entra nel particolare. Ma non è f<strong>in</strong>ita.<br />
Pochi giorni dopo la tragedia,<br />
il 4 gennaio 1795, muore Broch<br />
Bartolamea. E’ la moglie di Giò<br />
Batta e sotto la levìna ha lasciato<br />
c<strong>in</strong>que figli più altri congiunti.<br />
Don Domenico Pederiva, a proposito<br />
della causa di morte, pietosamente<br />
annota: “… per dolore<br />
spaccante o passione con dolore<br />
di capo”. Noi, forse, lo chiameremmo<br />
crepacuore.